Allegato B
Seduta n. 630 del 23/5/2005

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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

CASTELLANI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel mese di maggio 2004 il Ministero della difesa ha bandito tre concorsi per titoli ed esami pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale IV Serie Speciale, n. 38, del 14 maggio 2004;
i concorsi per titoli ed esami, miravano al reclutamento di 177 sottotenenti in servizio permanente del ruolo speciale delle Armi di Fanteria, cavalleria, artiglieria e genio e trasmissioni dell'Esercito, di 24 sottotenenti in servizio permanente nel ruolo speciale dell'Arma dei trasporti e dei materiali dell'Esercito e di 24 sottotenenti in servizio permanente nel ruolo speciale del Corpo di amministrazione e di commissariato dell'Esercito;
in tutti e tre i concorsi era prevista una riserva di posti a favore degli appartenenti al ruolo di marescialli e una restante riserva a favore degli ufficiali in ferma biennale e delle forze di complemento, così che, dei 225 posti da coprire, 134 erano riservati agli appartenenti al ruolo di marescialli e 91 agli ufficiali;
il concorso per 177 sottotenenti in servizio permanente nel ruolo speciale delle Armi di fanteria, cavalleria, artiglieria, genio, trasmissioni dell'Esercito si è concluso il 15 dicembre 2004 e 56 candidati sono risultati idonei a ricoprire i 71 posti riservati agli ufficiali in ferma biennale e delle forze di complemento;
a causa delle disposizioni dettate dalla legge finanziaria, lo Stato Maggiore dell'Esercito ha ridotto il numero dei posti a scapito della sola categoria degli ufficiali con l'esclusione di 42 ufficiali su 56;
durante il concorso, sia gli ufficiali che i marescialli, hanno affrontato le stesse prove;
le graduatorie, a differenza di altri concorsi pubblici, non rimangono aperte e gli esclusi, seppur idonei, perdono ogni diritto e devono ripetere tutte le prove concorsuali di un identico concorso futuro;
sarà presto indetto un nuovo concorso per ricoprire i posti «tagliati»;
gli appartenenti al ruolo degli ufficiali sono oggetto di un trattamento iniquo e discriminatorio nell'ambito dello stesso concorso;
quali iniziative il ministro in indirizzo, intenda adottare; se ritenga opportuno prorogare le graduatorie per un periodo di tre anni al fine di consentire la totale assunzione degli idonei al concorso così come previsto dalla legge e così come già applicato nell'ambito di altre pubbliche amministrazioni; se preveda di adottare per il futuro meccanismi che non discriminino i volenterosi e meritevoli del ruolo degli ufficiali in ferma biennale e di complemento.
(4-13483)

Risposta. - In via preliminare, si precisa che per il 2003 le nuove assunzioni di


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personale in servizio permanente delle Forze Armate, ad esclusione dei volontari, sono state assoggettate alla procedura autorizzativa prevista dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449.
Infatti, in base a tale norma le nuove assunzioni avrebbero potuto essere autorizzate solo se i corrispondenti costi avessero trovato capienza in un apposito fondo comune a tutte le amministrazioni interessate.
Tale disciplina è stata confermata anche per il 2004 dalla legge «finanziaria 2004».
In tale quadro, la competente Direzione generale per il personale militare, in attesa della predetta autorizzazione, ha emanato, per le assunzioni del 2004, i bandi di concorso, tra cui quello in argomento, che contemplavano la cosiddetta clausola di salvaguardia, per la quale «resta impregiudicata per la predetta DG la facoltà di revocare il bando, di sospendere o rinviare le prove concorsuali, di modificare, fino alla data di approvazione delle graduatorie di merito, il numero dei posti, di sospendere l'ammissione al concorso applicativo dei vincitori, in ragione di esigenze attualmente non prevedibili né valutabili, nonché in applicazione della legge 24 dicembre 2003, n. 350, in materia di assunzioni di personale per l'anno 2004».
Successivamente, in data 29 luglio 2004, il Consiglio dei ministri ha deliberato in merito alla riduzione delle assunzioni pianificate dalle Forze Armate per tale anno, deliberazione successivamente recepita con il decreto del Presidente della Repubblica 25 agosto 2004, che per le Forze Armate si è tradotta in una decurtazione del 33 per cento.
In esito a tale «taglio» sui reclutamenti pianificati, l'Esercito ha operato conseguentemente un'iniziale riduzione percentuale delle assunzioni dei ruoli speciali, ripartita uniformemente tra i singoli concorsi (varie Armi, Arma Trasporti e Materiali, Corpo di Commissariato e Amministrazione).
In tale ambito, tuttavia, è stato avviato il monitoraggio dei concorsi esperiti nel 2004, volto all'eventuale recupero di personale in sostituzione di taluni candidati dimissionari.
Tale iniziativa ha consentito di recuperare unità in misura tale da ridurre la citata decurtazione dal 33 per cento al 23,5 per cento, anche questa applicata uniformemente tra i vari concorsi.
Quanto alla riserva di posti ai marescialli, tenuto conto che il predetto personale risulta già in servizio permanente, ovvero titolare di un rapporto d'impiego con l'Amministrazione difesa di tipo fisso e continuativo, risulta evidente come, in termini finanziari, l'applicazione dei noti «tagli» alle assunzioni non potesse interessare tale categoria di personale ma esclusivamente i posti a concorso disponibili per il personale non proveniente dal servizio permanente.
Pertanto, l'Amministrazione ha operato secondo la normativa vigente in materia.
Con riferimento, in ultimo, alla possibilità di mantenere aperte le graduatorie dei citati concorsi anche successivamente alla conclusione dei relativi
iter, la stessa non appare percorribile per motivazioni dettate da una corretta alimentazione ed armonica dinamica dei ruoli soggetti a specifici vincoli.
Si assicura, comunque, che il Governo è sensibile alla tematica in questione, alla quale non mancherà di dedicare la massima attenzione, e di adoperarsi al fine di individuare le soluzioni che consentano, in avvenire, di evitare il ripetersi di simili situazioni e tali da salvaguardare le legittime aspettative di quanti hanno sostenuto una procedura concorsuale pubblica.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

CENTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la multinazionale americana Haworth, leader nel settore degli arredamenti da ufficio, ha tre importanti sedi in Italia: a Ozzano, Imola e a San Giovanni in Persiceto in provincia di Bologna;
le intenzioni della multinazionale sono quelle di attuare al più presto la


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ristrutturazione dell'azienda stessa cioè far diventare lo stabilimento di Persiceto il nuovo centro direzionale del gruppo e pertanto detta unificazione comporterà eccedenza di personale, cioè 62 esuberi: nello specifico di 20 lavoratori dipendenti ad Imola, 24 ad Ozzano e 18 a Persiceto -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero;
se non ritenga necessario aprire un tavolo di trattative tra la direzione dell'Azienda Haworth, i sindacati e gli enti locali interessati per tutelare il posto di lavoro di quei dipendenti considerati impropriamente in esubero.
(4-06242)

Risposta. - La Haworth SpA italiana, al fine di contenere i costi di struttura e razionalizzare le attività sia produttive che dei servizi, ha manifestato l'intenzione di accorpare le attività produttive, trasferendo n. 31 unità operative (operai) dallo stabilimento di Ozzano dell'Emilia a quello di Imola, concentrando il personale amministrativo nello stabilimento di San Giovanni in Persiceto, ad esclusione delle attività «logistiche» che saranno mantenute nella sede di Ozzano dell'Emilia.
Nel corso dell'anno 2003, l'Azienda e le Rappresentanze Sindacali hanno avuto diversi incontri, per analizzare congiuntamente la possibilità di addivenire ad un accordo. Tale accordo è stato raggiunto, tra le parti, presso la Provincia di Bologna, in data 3 luglio 2003.
Dagli accertamenti effettuati dalla Direzione Provinciale del Lavoro di Bologna è emerso che la ditta Haworth SpA ha rispettato integralmente quanto riportato nell'accordo suddetto.
Infatti l'azienda ha intimato n. 45 licenziamenti che hanno interessato n. 19 unità dello stabilimento di Ozzano dell'Emilia, n. 17 unità per quello di Imola e n. 9 unità per S. Giovanni in Persiceto.
Sono stati intimati n. 29 licenziamenti relativi a personale che maturava i requisiti per il pensionamento entro il periodo massimo di iscrizione alle liste di mobilità e n. 16 licenziamenti a lavoratori senza requisiti pensionistici. Tutti i lavoratori licenziati hanno sottoscritto un verbale di conciliazione in sede sindacale.
L'azienda ha corrisposto ai 45 lavoratori in esubero una somma, definita tra le parti con separata intesa, a titolo di incentivo all'esodo e a titolo transattivo.
Ha provveduto, poi, a richiedere, a decorrere dal 1o settembre 2003, la Cassa integrazione guadagni straordinaria, per crisi aziendale, per un periodo di 12 mesi e quindi fino al 31 agosto 2004, che è stata autorizzata con decreto ministeriale n. 33297 dell'11 dicembre 2003.
La CIGS ha comportato la riduzione dell'orario di lavoro settimanale, per cui è stato applicato il criterio della rotazione dei lavoratori nel rispetto delle esigenze tecnico-produttive ed organizzative.
Sono stati, inoltre, attivati processi di riqualificazione interni con l'affiancamento di personale esperto e con l'obiettivo di ricollocare e riqualificare personale ritenuto in soprannumero, e sono state distaccate, presso una società terza, n. 2 unità, tenendo conto delle esigenze di mobilità interaziendale.
Si fa presente, infine, che la società in parola ha trasferito tutta la residua attività produttiva dallo stabilimento di Ozzano dell'Emilia a quello di Imola, ha provveduto a trasferire le funzioni aziendali (uffici amministrativi) da Ozzano dell'Emilia a San Giovanni in Persiceto, escludendo dal trasferimento gli addetti alle attività logistiche e collegate ed ha anticipato quanto a carico dell'INPS per il trattamento di CIGS.
Le RSU di S. Giovanni in Persiceto, Ozzano dell'Emilia e Imola, interpellate sulla questione, hanno confermato tutto quanto sopra menzionato.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

CENTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 17 giugno i lavoratori occupati presso lo «Zio d'America» di Via


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Ugo Ojetti, storico punto di riferimento per la gastronomia della città di Roma, hanno trovato chiusi i locali del negozio con i sigilli apposti dall'Ufficiale Giudiziario per morosità da parte della società che ha gestito l'attività fino a questo momento;
all'interno del suddetto punto di ristoro sono impiegate 72 persone che, dal giorno di chiusura, hanno indetto una protesta permanente all'esterno della struttura per sensibilizzare la cittadinanza e le istituzioni, a difesa del loro posto di lavoro -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, al fine di tutelare i diritti e la dignità dei lavoratori, che, loro malgrado, rischiano di perdere il posto di lavoro, e per individuare, insieme alle parti, soluzioni capaci di scongiurare la chiusura dell'attività e utili a garantire gli attuali livelli occupazionali.
(4-10399)

Risposta. - A seguito dello sfratto esecutivo, la società GesmarK S.r.l. ha cessato l'attività di pubblico esercizio con l'insegna di «Lo Zio d'America» ed ha avviato la procedura di mobilità, ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 223 del 1991, per n. 60 dipendenti.
Ad ogni modo, si fa presente che la problematica occupazionale ha avuto un esito positivo, poiché tutti i lavoratori sono stati assunti dalla società Supermercati Sir S.r.l., nuovo gestore dell'attività in esame, a far data dal 10 settembre 2004.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

CIRIELLI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel mese di maggio 2004 il Ministero della difesa ha bandito i seguenti 3 concorsi per titoli ed esami:
a) concorso per titoli ed esami per il reclutamento di 177 sottotenenti in servizio permanente del ruolo speciale delle Armi di Fanteria, cavalleria, artiglieria e genio e trasmissioni dell'Esercito, con riserva di 106 posti a favore degli appartenenti al ruolo di marescialli e 71 a favore degli Ufficiali in ferma biennale e delle forze di complemento;
b) concorso per titoli ed esami per il reclutamento di 24 sottotenenti in servizio permanente del ruolo speciale delle Armi di trasporto e materiale dell'Esercito con riserva di 14 posti a favore degli appartenenti al ruolo di marescialli e 10 posti a favore degli Ufficiali in ferma biennale e delle forze di complemento;
c) concorso per titoli ed esami per il reclutamento di 24 sottotenenti in servizio permanente del ruolo speciale del corpo di amministrazione e di commissariato dell'Esercito con riserva di 14 posti a favore degli appartenenti al ruolo di marescialli e 10 posti a favore degli Ufficiali in ferma biennale e delle forze di complemento;
a causa delle disposizioni dettate dalla legge finanziaria, lo Stato Maggiore dell'Esercito ha ridotto drasticamente il numero dei posti a discapito della sola categoria degli Ufficiali che si sono visti ridurre il numero di assunzioni dell'80 per cento con la relativa assunzione di soli 18 Ufficiali su 99;
durante il concorso, sia gli Ufficiali che i Marescialli hanno affrontato le stesse prove, appare evidente che gli Ufficiali sono oggetto di un trattamento iniquo e discriminatorio nell'ambito dello stesso concorso -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di propria competenza intende adottare con particolare riferimento alla possibilità di prorogare la graduatoria per un periodo di tre anni per consentire la totale assunzione degli idonei al concorso così come previsto dalla legge e così come già applicato nell'ambito di altre pubbliche amministrazioni.
(4-12631)


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Risposta. - In via preliminare, si precisa che per il 2003 le nuove assunzioni di personale in servizio permanente delle Forze Armate, ad esclusione dei volontari, sono state assoggettate alla procedura autorizzativa prevista dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449.
Infatti, in base a tale norma le nuove assunzioni avrebbero potuto essere autorizzate solo se i corrispondenti costi avessero trovato capienza in un apposito fondo comune a tutte le Amministrazioni interessate.
Tale disciplina è stata confermata anche per il 2004 dalla legge «finanziaria 2004».
In tale quadro, la competente Direzione Generale per il Personale Militare, in attesa della predetta autorizzazione, ha emanato, per le assunzioni del 2004, i bandi di concorso, tra cui quello in argomento, che contemplavano la cosiddetta clausola di salvaguardia, per la quale «resta impregiudicata per la predetta DG la facoltà di revocare il bando, di sospendere o rinviare le prove concorsuali, di modificare, fino alla data di approvazione delle graduatorie di merito, il numero dei posti, di sospendere l'ammissione al concorso applicativo dei vincitori, in ragione di esigenze attualmente non prevedibili né valutabili, nonché in applicazione della legge 24 dicembre 2003, n. 350, in materia di assunzioni di personale per l'anno 2004».
Successivamente, in data 29 luglio 2004, il Consiglio dei Ministri ha deliberato in merito alla riduzione delle assunzioni pianificate dalle Forze Armate per tale anno, deliberazione successivamente recepita con il decreto del Presidente della Repubblica 25 agosto 2004, che per le Forze Armate si è tradotta in una decurtazione del 33 per cento.
In esito a tale «taglio» sui reclutamenti pianificati, l'Esercito ha operato, conseguentemente un'iniziale riduzione percentuale delle assunzioni dei ruoli speciali, ripartita uniformemente tra i singoli concorsi (Varie Armi, Arma Trasporti e Materiali, Corpo di Commissariato e Amministrazione).
In tale ambito, tuttavia, è stato avviato il monitoraggio dei concorsi esperiti nel 2004, volto all'eventuale recupero di personale in sostituzione di taluni candidati dimissionari.
Tale iniziativa ha consentito di recuperare unità in misura tale da ridurre la citata decurtazione dal 33 per cento al 23,5 per cento, anche questa applicata uniformemente tra i vari concorsi.
Quanto alla riserva di posti ai marescialli, tenuto conto che il predetto personale risulta già in servizio permanente, ovvero titolare di un rapporto d'impiego con l'Amministrazione Difesa di tipo fisso e continuativo, risulta evidente come, in termini finanziari, l'applicazione dei noti «tagli» alle assunzioni non potesse interessare tale categoria di personale ma esclusivamente i posti a concorso disponibili per il personale non proveniente dal servizio permanente.
Pertanto, l'Amministrazione ha operato secondo la normativa vigente in materia.
Con riferimento, in ultimo, alla possibilità di mantenere aperte le graduatorie dei citati concorsi anche successivamente alla conclusione dei relativi
iter, la stessa non appare percorribile per motivazioni dettate da una corretta alimentazione ed armonica dinamica dei ruoli soggetti a specifici vincoli.
Si assicura, comunque, che il Governo è sensibile alla tematica in questione, alla quale non mancherà di dedicare la massima attenzione, e di adoperarsi al fine di individuare le soluzioni che consentano, in avvenire, di evitare il ripetersi di simili situazioni e tali da salvaguardare le legittime aspettative di quanti hanno sostenuto una procedura concorsuale pubblica.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

COLASIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
al comma 2 dell'articolo 16 - Disposizioni in materia di organizzazione scolastica, della legge finanziaria si prevede che per l'anno 2005/2006 «la consistenza numerica della dotazione del personale


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docente in organico di diritto, non potrà superare quella complessivamente determinata nel medesimo organico di diritto per l'anno scolastico 2004/2005»;
esemplificando, si constata che, all'interno dell'orario previsto dalla riforma nella scuola primaria, ci possono essere le seguenti tipologie organizzative orarie:
27 ore di solo curricolo obbligatorio;
27 ore più: fino a tre ore opzionali senza mensa/rientri;
27 ore più: fino a tre ore di curricolo opzionale con: da 1 a 5 rientri, che comportano da 1 a 10 ore di mensa (vedasi caso estremo di 30 ore (27+3) con 5 rientri pomeridiani e sabato chiuso, con: da 7 a 10 ore di mensa) -:
come intenda procedere ai fini di salvaguardare le diverse tipologie organizzative e orarie, previste dalla riforma di cui alla legge 53, attuate dalle singole istituzioni scolastiche, dato che, secondo l'interrogante, il mantenimento del medesimo organico di diritto nel 2004/2005 può comportare situazioni di reale impossibilità di aumentare il tempo scuola dove è richiesto e lasciare un organico in eccedenza dove il tempo scuola è mantenuto a livelli minimi.
(4-13256)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante chiede interventi al fine di adeguare l'organico di diritto del personale docente alle tipologie organizzative orarie previste dalla legge del 28 marzo 2003, n. 53, di riforma del sistema scolastico, tenuto conto delle disposizioni riguardanti l'organico contenute nella legge finanziaria 2005.
Si precisa preliminarmente che gli interventi normativi sugli organici della scuola, operati nel corso dell'attuale legislatura, si sono resi necessari per avvicinare il rapporto alunni/docenti ai parametri europei e sono stati finalizzati ad una migliore utilizzazione delle risorse senza sacrificare i livelli qualitativi e di efficienza del servizio scolastico e senza incidere su quelli occupazionali.
Si precisa, anche che le economie di spesa realizzate attraverso la razionalizzazione degli organici sono e saranno utilizzate per valorizzare la professionalità docente, con conseguenti positive ricadute sulla qualità dei servizi scolastici e dell'offerta formativa.
Si chiarisce anche che la legge 30 dicembre 2004, n. 311 (legge finanziaria 2005) all'articolo 1, comma 127, prevede che, per l'anno scolastico 2005/2006, la consistenza numerica della dotazione dell'organico di diritto del personale docente non potrà superare quella complessivamente determinata per l'anno scolastico 2004/2005.
Tale disposizione, quindi non prevede alcuna diminuzione degli organici ma solo un loro contenimento entro i limiti dell'attuale contingente.
Per quanto riguarda, in particolare, le preoccupazioni rappresentate dall'interrogante, circa l'eventualità che il contenimento della consistenza organica possa pregiudicare la salvaguardia delle diverse tipologie organizzative e orarie, previste dalla legge 28 marzo 2003, n. 53, (Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale) e dal decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59 (Definizione delle norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione, a norma dell'articolo 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53) e attuate dalle singole istituzioni scolastiche, occorre tenere presente che la distribuzione dei posti tra le regioni e tra i diversi gradi di istruzione è stata effettuata in considerazione del numero degli alunni iscritti, dell'andamento della scolarità, delle condizioni di funzionamento delle singole scuole, della specificità dei diversi contesti territoriali e del disagio scolastico.
A loro volta, i direttori generali degli uffici scolastici regionali, nel rispetto della normativa vigente, avranno cura di operare una ripartizione provinciale della dotazione organica, al fine di garantire adeguate soluzioni per assicurare non solo i servizi scolastici essenziali, in rapporto alle diverse


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situazioni sociali e geografiche, ma anche la prosecuzione di progetti di particolare rilevanza didattica e/o sociale.
In tal senso sono state fornite puntuali indicazioni agli uffici scolastici regionali con circolare n. 36 dell'8 marzo 2005.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

COSTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società Trenitalia ha ritenuto opportuno sopprimere nei treni le carrozze riservate ai non fumatori;
è sempre più diffusa fra i viaggiatori la richiesta di viaggiare sui treni senza essere troppo disturbati dai telefonini, per leggere, riposare o anche soltanto guardare il paesaggio in serenità e senza rumori eccessivamente fastidiosi -:
se non ritenga opportuno intervenire presso la società Trenitalia affinché valuti l'opportunità di trasformare le carrozze prima riservati ai non fumatori «in carrozze di silenzio», ove non essere disturbati dal trillo dei cellulari, che in molti casi è divenuto eccessivo.
(4-11073)

Risposta. - Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che è attualmente allo studio da parte di Trenitalia s.p.a. l'ipotesi avanzata dall'interrogante circa la possibilità di convertire le carrozze dei treni Eurostar precedentemente riservate ai fumatori in carrozze «del silenzio» proprio al fine di favorire i clienti che non desiderino essere disturbati dal suono dei cellulari o da altri rumori molesti.
Ferrovie dello Stato ha pertanto avviato una apposita indagine di mercato per evidenziare, oltre il gradimento, anche i relativi fattori critici dell'ipotizzato nuovo servizio e poter pertanto valutarne la reale fattibilità.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

DEIANA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
lunedì 10 maggio alle ore 15 (notizia riportata su quotidiani locali pugliesi: Corriere del Giorno, Taranto sera, Gazzetta del Mezzogiorno) una nave militare della Marina statunitense, ha gettato gli ormeggi nelle banchine del porto civile di Taranto, terzo sporgente;
tale nave, armata con missili a pronto raggio, attraccava di prua, trovandosi così nella condizione di non poter eseguire manovre veloci ma necessitando, nel caso si fosse verificata una situazione di emergenza, dell'intervento di rimorchiatori;
l'attracco di navi militari nel porto civile, gestito dall'ILVA, non è una situazione inconsueta ma è diventata ormai prassi abituale. In tale situazione non è garantita alcuna misura a tutela di possibili attentati da parte di terroristi internazionali nei confronti della cittadinanza e delle maestranze che lavorano nel porto, contrariamente a quanto avveniva quando le navi USA attraccavano al molo polisettoriale, dove perlomeno veniva assicurata una parvenza di guardia armata;
la presenza di navi militari, di cui non si conosce il tipo di armamenti, nel porto civile, e in molti casi, come già si è verificato in passato, di navi e sottomarini a propulsione nucleare, oltre ad aumentare il rischio di attentati terroristici, provoca un evidente peggioramento della condizione di inquinamento ambientale, già estremamente precaria per tutta l'area marittima tarantina;
la zona portuale di Taranto è da tempo al centro di denunce delle forze sociali e di proteste delle popolazioni residenti per la valutazione del rischio globale sulla sicurezza e protezione civile oltre che ambientale, a cui è assoggettata e per la sempre maggiore e intensiva


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presenza di numerose strutture militari nonché per le molteplici inadempienze nella gestione del porto civile;
a tutt'oggi le amministrazioni locali e la prefettura non hanno adempiuto agli obblighi di legge in merito alla pubblicazione del piano di emergenza a tutela della salute e della sicurezza della popolazione civile -:
se il Governo sia a conoscenza della presenza della nave militare attraccata alla banchina del porto civile in data 10 maggio e quali iniziative intenda adottare affinché non abbiano a ripetersi situazioni analoghe a quella citata in premessa che costituiscono violazioni reiterate di ogni più elementare condizione di sicurezza;
se non ritenga altresì che la presenza sempre più rilevante di unità navali militari nelle acque del mare di Taranto, lo stesso ampliamento della base di Chiapparo che ha indiscriminatamente aumentato l'incidenza delle servitù militari sull'area marittima, non costituisca, in quel contesto, un livello di rischio talmente elevato per le popolazioni civili e l'integrità ambientale tale da rendere urgente e improcrastinabile la pubblicazione di un piano di emergenza contro il rischio nucleare.
(4-10472)

Risposta. - L'Unità Navale «THORN» della Marina militare statunitense - che ha fatto sosta nel porto di Taranto nel periodo compreso fra l'8 ed il 10 maggio 2004 - è a propulsione convenzionale ed è fornita di due eliche, con in dotazione armamento convenzionale, stivato in idonei depositi, strutturalmente adeguati a garantirne la sicurezza.
Stante l'impossibilità, a causa del suo elevato pescaggio, di ormeggiare la Nave presso la Stazione navale in Mar Grande, il Comando in capo del Dipartimento militare marittimo dello Jonio e del Canale d'Otranto ha chiesto alla Società ILVA, per il tramite della Capitaneria di Porto di Taranto, la possibilità di utilizzare una delle banchine normalmente occupate dalle navi commerciali che operano con la medesima azienda.
La direzione dell'ILVA, valutati i traffici mercantili in arrivo presso il proprio terminale, ha reso disponibile il 3o sporgente, lato di levante, in radice.
Gli elementi concernenti la sosta sono stati trasmessi all'Ufficio del Territorio di Taranto, il quale ha provveduto a definire i dispositivi di prevenzione generale e controllo del territorio, da attuare durante il periodo interessato.
In considerazione, peraltro, sia delle caratteristiche costruttive della
USS THORN, sia della cornice di sicurezza garantita dalle varie forze di polizia (Capitaneria di Porto-Guardia Costiera, Polizia di Stato, Compagnia Carabinieri, Guardia di Finanza), sotto il coordinamento del questore di Taranto e con il concorso del Nucleo sminamento difesa antimezzi insidiosi (SDAI) della Marina militare, si assicura l'Onorevole interrogante che la presenza della USS THORN nel porto di Taranto, nel periodo 8-10 maggio 2004, non ha comportato particolari problematiche sia sotto il profilo tecnico-nautico, sia per quanto riguarda la sicurezza della popolazione civile.
La sosta, infatti, è avvenuta regolarmente e non sono state segnalate problematiche di sorta.
In relazione, invece, alla presunta difficoltà che l'unità militare in questione avrebbe potuto incontrare nella manovra di disimpegno per la tipologia di ormeggio (con prora in radice), si precisa che:
il Comandante della
USS THORN si è avvalso, nella circostanza, dell'ausilio del pilota del porto e dei rimorchiatori in assistenza, sia in entrata che in uscita dal porto;
durante il disormeggio, una volta mollati i cavi di poppa, è possibile allargare verso l'esterno la poppa medesima, con conseguente libertà di utilizzo di eliche e timone per il successivo disimpegno con macchine indietro;
la manovra di allontanamento è facilitata dall'effetto dei filetti fluidi dell'acqua, generati in tale condizione, che tendono ad allargare lo scafo dalla banchina.

Per quanto concerne le incidenze sulla sicurezza della popolazione in esito alle


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servitù militari imposte/esistenti a Taranto, si sottolinea come da anni l'Amministrazione Difesa abbia intrapreso azioni concrete mirate alla sdemanializzazione di ampie zone in città ed in provincia, in ossequio alle esigenze della pubblica collettività ed abbia, nel contempo, mantenuto ottimi rapporti con la popolazione locale.
A tal proposito, l'ampliamento della Base di Chiapparo - cui fa cenno l'interrogante - si riferisce alla realizzazione della Nuova Stazione navale in Mar Grande finalizzata a soddisfare le esigenze operative delle unità della Marina militare italiana.
Con riferimento, in ultimo, all'elaborazione dei «Piani di emergenza», ciò è riconducibile alle attribuzioni della locale Autorità di Governo, che detta le disposizioni di dettaglio in merito alle azioni da attuare per il monitoraggio delle manovre e della sosta delle unità in esame negli ambiti portuali ed in rada ed allo scopo di prevedere e coordinare interventi di mezzi e uomini volti a fornire ogni più fattivo concorso ai competenti organismi della protezione civile, nell'eventualità di incidenti che vedano coinvolte tali unità.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

DEIANA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in merito alle recenti notizie riportate dalla stampa circa la chiusura del Centro Militare di Medicina legale di Catanzaro, il ministro Martino ha reso noto, in un recente comunicato stampa, che il futuro del CML di Catanzaro è legato al progetto di lungo periodo di ristrutturazione delle Forze Armate e che tale progetto è conseguente alla esigenza di rimodulare l'organizzazione territoriale militare per adeguarla alla riduzione complessiva dello strumento ed alla sospensione anticipata del servizio di leva;
la chiusura di tale centro determinerebbe enormi disagi a danno di tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine che per fruire dei servizi erogati dalla struttura di Catanzaro sarebbero costretti a recarsi in Sicilia oppure in Puglia, con notevole aumento delle risorse pubbliche connesse alle spese per missione del personale nonché con una riduzione di giornate lavorative;
tale scelta non sembra affatto tenere in considerazione quale sia il bacino d'utenza ditale struttura né tantomeno le condizioni territoriali sia in termini geografici che per quanto riguarda la totale assenza di una rete di trasporti funzionale ed efficace;
tale soppressione non tiene inoltre assolutamente conto degli investimenti in termini di professionalità, strumentazione diagnostica e di laboratorio, dell'efficacia e dell'efficienza dei servizi erogati dal CMML di Catanzaro, né della presenza nella regione di ben tre reggimenti e di un quarto che verrà collocato a Cutro (Crotone);
il Centro Militare di Medicina legale, per tradizioni storiche e impegno quotidiano di tutto il personale, si è qualificato come Ente di riferimento non solo per l'Amministrazione militare ma anche per l'intera sanità regionale;
in una nota del 1 aprile scorso il presidente dell'Ordine dei Medici della provincia di Catanzaro, esprime «profonda preoccupazione» per le sorti della struttura che ha operato «assolvendo puntualmente a tutti i compiti assegnati anche dal corpo normativo delle disposizioni legislative che attribuiscono competenze agli organi medico-legali funzionanti nell'ambito del CMML sul personale dipendente della pubblica amministrazione ma anche sui cittadini del bacino d'utenza calabrese che ha contribuito in percentuale considerevole (la più alta d'Italia), fra tutti gli organi sanitari delle Forze Armate, all'attività istituzionali per le missioni all'estero, con il continuo invio di personale medico e paramedico a tutt'oggi in corso. La soppressione determinerebbe gravi disagi per l'utenza (personale militare, forze di polizia e dipendenti pubblici).» -:
se il Ministro interrogato non ritenga doveroso ripensare alla scelta in merito


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alla chiusura di detto centro non solo per la tutela del personale interessato, a cui nella sua nota il Ministro fa solo riferimenti generici, ma anche e soprattutto per salvaguardare la professionalità e la qualità di questa importante struttura espresse nel lungo periodo in cui il CMML ha operato in un territorio tanto carente e insufficiente in merito alla qualità e alle prestazioni in materia sanitaria.
(4-14021)

Risposta. - Da tempo è in atto un articolato progetto di riorganizzazione dello strumento militare che coinvolge ogni sua componente allo scopo di renderlo più idoneo e rispondente alle nuove esigenze.
In tale quadro, la soppressione della Centro militare di medicina legale (CMML) di Catanzaro rientra nell'ambito del complesso processo di riordino che interessa il Comparto Sanità Militare, in linea con il più ampio progetto di revisione in chiave riduttiva di tutti i settori delle Forze Armate.
I conseguenti provvedimenti di ristrutturazione in ottica interforze concernenti gli organismi di ricovero e cura nonché di medicina legale, fra cui anche quello riguardante il CMML di Catanzaro, sono dettati dall'esigenza di conferire a dette unità una più spiccata capacità di proiezione e supporto ai reparti operativi impiegati fuori area.
Il riordino del comparto Sanità militare è, inoltre, motivato dal calo delle esigenze connesse all'attività di medicina legale discendenti dalla sospensione della leva e dal mutato quadro normativo di riferimento, derivante dal decreto del Presidente della Repubblica n. 461 del 2001, che consente anche ai dipendenti dell'Amministrazione Difesa di accedere al servizio di medicina legale delle Asl anziché a quello militare.
Nel merito, tuttavia, nonostante tale tendenza alla contrazione delle forze a livello nazionale, nella Regione Calabria, nel prossimo futuro, è previsto un incremento della presenza militare soprattutto in conseguenza della nuova costituzione di un reggimento a Cutro (Crotone) che si aggiungerà alle altre unità dislocate nella regione.
In ultimo, com'è consuetudine della Difesa nell'affrontare i delicati aspetti connessi all'eventuale reimpiego del personale civile, verranno rispettate le specifiche procedure con le Organizzazioni sindacali a livello locale, come previsto dalle norme in vigore.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
a margine della grande tragedia della siccità che ha colpito, nell'estate 2002, le regioni meridionali d'Italia, si colloca l'allarme ambientale lanciato dall'Organizzazione delle Nazioni Unite a Stoccolma in occasione del World Water Symposium, la conferenza mondiale sull'acqua svoltasi nella metà del mese di agosto 2002;
secondo il dottor Klaus Toepfer, direttore dell'agenzia ambientale delle Nazioni Unite, entro il 2020 il fabbisogno di acqua aumenterà del 40 per cento circa;
è evidente che, anche per ragioni interne, occorre un impegno governativo diretto a produrre un uso sostenibile dell'acqua senza dispersioni nell'ambiente, e dunque con una gigantesca politica infrastrutturale diretta ad una revisione globale della nostra rete di distribuzione idrica che, per vetustà, comporta sprechi di proporzioni addirittura risolutive del problema nazionale della siccità, destinata probabilmente a lievitare in ragione dei mutamenti climatici;
tale emergenza deve essere considerata di importanza primaria dal governo che può qualificarsi infrastrutturalmente come l'esecutivo che, dopo decenni di inerzia e di ignavia, ha avuto il coraggio di affrontare una delle più grandi questioni nazionali, dalla cui soluzione non dipende soltanto la qualità della vita dei cittadini del Mezzogiorno ma anche la prospettiva


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di sviluppo economico e produttivo dell'Italia del Sud -:
se non ritenga di dover sottoporre all'attenzione del Consiglio dei ministri la necessità di considerare come prioritario l'impegno di sostanziale ristrutturazione o di rifacimento della rete di distribuzione idrica con particolare riferimento alle condizioni delle regioni meridionali d'Italia.
(4-03737)

Risposta. - Si premette che questo Ministero ha già segnalato la necessità di disporre di risorse finanziarie adeguate sia per il monitoraggio delle reti idrauliche sul territorio nazionale sia per fronteggiare le più gravi inefficienze infrastrutturali presenti nella rete idraulica nazionale. Per il corretto inquadramento del problema idrico a scala nazionale, si ritiene utile riepilogare i cambiamenti istituzionali più recenti.
Con decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, è stato attuato il riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni. Riparto che, tra l'altro, comprende il trasferimento del demanio idrico, demanio che era stato già ampliato nella consistenza e nell'amministrazione, con l'istituzione delle autorità locali del settore idrico: Autorità di Bacino (legge n. 183 del 1989), Autorità d'ambito territoriale ottimale e contestualmente, il Servizio idrico integrato (legge n. 36 del 1994). Quest'ultimo garantisce il coordinamento tra uso, depurazione ed eventuale riuso ma questa fase di passaggio, da servizi idrici - variamente distribuiti sul territorio nazionale - al Servizio idrico integrato e localizzato in un preciso ambito territoriale, richiede un'azione di coordinamento da parte delle Regioni anche con il finanziamento di interventi tecnici sulle strutture. Alle Amministrazioni centrali del Governo residuano solo compiti di supervisione, di indirizzo e di controllo.
Tale azione d'indirizzo, ma anche di collaborazione, nei confronti delle Regioni è svolta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti assieme ai Ministeri dell'economia e delle finanze, dell'ambiente e della tutela del territorio e delle politiche agricole, attraverso gli Accordi di programma quadro regionali (APQ) per il tema tutela delle risorse idriche e dell'ambiente. Nell'ambito di ciascun APQ è previsto un programma concreto di interventi, con specifiche dei tempi di attuazione e le relative fonti di finanziamento disponibili.
Questo Ministero attraverso gli APQ promuove una collaborazione Stato-Regione finalizzata a migliorare l'efficienza tecnica delle reti e, più in generale, degli schemi idrici.
Il quadro normativo dei finanziamenti consente di intervenire sul riordino delle reti idrauliche con risorse sia dell'Unione Europea sia Nazionali.
L'iniziativa del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nel Quadro Comunitario di Sostegno (QCS) terminato nel 1999, ha consentito la realizzazione di interventi di risanamento e di potenziamento delle reti idrauliche nelle Regioni Obiettivo I, corrispondenti con l'Italia meridionale, per un importo di circa 1.700 milioni di euro. Per contro ed in coerenza con la riforma amministrativa suddetta, nel QCS 2000/2006 la gestione dei finanziamenti ricade sulle Regioni, attraverso programmi regionali, anche per le opere idrauliche.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti attraverso la cosiddetta legge obiettivo (legge 443 del 21 dicembre 2001) attua un piano di realizzazione di grandi opere infrastrutturali, identificando in particolare nel settore idrico 64 grandi opere localizzate nelle Regioni del Mezzogiorno, per un importo di circa 4.650 milioni di euro. Si tratta per la gran parte di interventi relativi alla grande adduzione anche finalizzata ai trasferimenti di risorsa idrica ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 36 del 1994.
Questo Ministero ha sempre segnalato la necessità di inserire nell'annuale legge finanziaria un opportuno stanziamento finalizzato proprio ad un efficientamento delle principali reti idrauliche del territorio nazionale, intervenendo sui grandi adduttori che sono il punto critico perché o di interesse interregionale o troppo onerosi per la Regione competente. Tali segnalazioni,


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opportunamente rappresentate, non hanno, però, trovato udienza in Parlamento.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Guido Viceconte.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
larga parte del territorio iracheno è stata «trattata», nel corso della guerra susseguente all'invasione del Kuwait da parte dell'esercito di Saddam Hussein, con proiettili contenenti uranio impoverito;
non è dato sapere se anche nel corso delle operazioni militari del marzo scorso le truppe anglo-americane abbiano fatto uso di tale materiale;
il nostro Paese ha inviato circa tremila uomini per l'operazione denominata «Antica Babilonia»;
appare evidentemente pregiudiziale garantire le condizioni di massima sicurezza dei nostri soldati presenti in Iraq -:
se l'area su cui opera, in territorio iracheno, il contingente italiano, risulti caratterizzata dalla presenza di polveri derivanti dall'uso di proiettili contenenti uranio impoverito.
(4-07164)

Risposta. - La Difesa pone grande attenzione sulla tematica dell'uranio impoverito e si è impegnata nella ricerca di verità scientifiche in tutte le direzioni e con la massima determinazione.
Sino ad ora le indagini effettuate e gli studi condotti, sia in ambito nazionale che internazionale, non hanno dimostrato scientificamente l'esistenza di un nesso di causalità tra l'utilizzo di munizionamento contenente uranio impoverito - peraltro mai usato dalle Forze Armate italiane - e le patologie riscontrate nei militari.
Nell'ambito delle iniziative finalizzate all'accertamento dei casi di tumore ed eventuali fatti espositivi eziopatogenetici verificatisi nell'impiego nelle aree operative di Bosnia e Kosovo, è stato previsto (
ex legge n. 27 del 2001) un monitoraggio volontario e gratuito su tutti i cittadini italiani che si fossero trovati in quelle zone a far data dall'agosto 1994.
In esito a ciò, il Ministero della difesa, con l'attivazione della Commissione ministeriale tecnico-scientifica presieduta dal professor Mandelli, ha avviato, sin dal 2001, il monitoraggio sui militari in servizio che ne avessero titolo, secondo un protocollo definito dalla Commissione.
Con il decreto interministeriale 22 ottobre 2002, che ha formalmente recepito il protocollo definito dalla Commissione Mandelli nel 2001, sono state disciplinate le modalità di accesso a tale iniziativa per tutte le altre categorie di cittadini italiani presenti nelle medesime aree balcaniche (personale della Polizia di Stato, personale di rappresentanza diplomatica e familiari, Organizzazioni non governative, eccetera).
Infine, con l'Accordo Stato-Regioni del 30 maggio 2002 è stato attivato un Comitato tecnico-scientifico interministeriale, presieduto dal Ministero della salute, con partecipazione di rappresentanti del Ministero della difesa e di altri comparti interessati, con il compito di dirigere le necessarie iniziative volte a dare piena realizzazione a tutte le attività previste dal monitoraggio stesso.
Le suddette attività comportano, fra l'altro, l'implementazione di un archivio informatico centralizzato del personale avente titolo al monitoraggio. L'archivio consentirà l'accurata registrazione di tutte le patologie tumorali del personale in questione.
Si rammenta, inoltre, che la citata Commissione «Mandelli» a conclusione dei lavori ha formulato alcune raccomandazioni conclusive, così riassumibili:
necessità di monitoraggio a lungo termine delle patologie neoplastiche insorgenti nelle coorti di soggetti impegnati nelle aree balcaniche;
necessità di studi ambientali di monitoraggio per l'uranio impoverito in tutte le aree balcaniche ove siano impiegati gli specifici munizionamenti;
necessità di promuovere studi nazionali ed internazionali finalizzati non solo a


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meglio definire gli effetti biologici dell'esposizione all'uranio impoverito, ma anche a individuare eventuali altri fattori di rischio causali o concausali nell'insorgenza di linfomi, presenti nelle aree di operazioni.
È in atto, inoltre, un monitoraggio sanitario da parte del Gruppo operativo interforze, le cui risultanze, afferenti a tutta la popolazione militare, vengono acquisite per la successiva sorveglianza epidemiologica.
Per di più, nel 2004, il Comitato scientifico interministeriale di cui all'accordo Stato-Regioni del 30 maggio 2002 ha sviluppato un progetto - i cui aspetti attuativi sono in fase di definizione - per l'istituzione di un registro tumori sia nella popolazione militare impegnata nei teatri operativi all'estero, che in quella impegnata sul territorio nazionale, da realizzarsi congiuntamente a cura dei Ministeri della salute e della difesa.
Ciò posto, per quanto concerne l'area in cui opera il contingente italiano in Iraq, i monitoraggi che la compagnia NBC (nucleare, biologica e chimica) svolge continuamente per la sicurezza del personale militare e della popolazione locale, hanno escluso l'esistenza di pericoli nella zona di competenza.
Per quanto riguarda le misure adottate a tutela della salute dei militari italiani in territorio iracheno, si precisa che l'immissione del personale nel teatro operativo è subordinata al completamento degli accertamenti previsti prima dell'invio in missione (preimpiego), nonché all'effettuazione delle misure di profilassi e di vaccinazione disciplinate dalla competente Direzione generale per la sanità militare.
Tutto il personale, peraltro, è opportunamente addestrato in patria sulle misure cautelative da adottare nelle zone ipotizzate a rischio. Tali misure si concretizzano in una serie di norme comportamentali riportate, peraltro, anche in due manuali pieghevoli in distribuzione ed oggetto di apposite lezioni.
Lo stesso, inoltre, ha come dotazione individuale l'indumento protettivo permeabile completo di maschera anti-NBC e di dosimetro per il rilevamento dell'eventuale esposizione a radiazioni presenti in teatro.
Nell'ambito delle misure di protezione nucleare, batteriologica e chimica (NBC), va sottolineato che la citata Compagnia NBC ha il compito di verificare l'assenza di aggressivi chimici e/o di anomali livelli di radioattività nelle aree di responsabilità, nonché di delimitare eventuali aree contaminate e di effettuare la decontaminazione di emergenza di persone, mezzi e materiali interessati da aggressivi chimici e radiologici.
È di tutta evidenza che la Difesa è fortemente impegnata nella ricerca di verità scientifiche e a questo scopo ha avviato uno studio teso a superare l'iniziale focalizzazione al solo uranio impoverito, ed in grado di fornire una risposta esaustiva ai molti dubbi in materia.
Lo studio, riprendendo anche le raccomandazioni contenute nella relazione finale della citata Commissione tecnico-scientifica, sviluppa un'indagine prospettica seriale sulle unità militari attualmente operanti nel teatro iracheno.
Il protocollo di una simile ricerca - la prima a livello mondiale - è il risultato di un ponderato lavoro di revisione scientifica promosso dal professor Mandelli, congiuntamente alla Sanità militare e vede la partecipazione di istituzioni nazionali di rilievo internazionale.
Con questo studio, denominato SIGNUM (studio sull'impatto genotossico nelle unità militari), potranno essere identificati eventuali nessi di causalità o concausalità esistenti fra fattori genotossici eventualmente presenti nelle aree di operazioni e patologie degenerative.
Si deve, infine, rimarcare come tale studio prenda in esame non solo l'eventuale impatto genotossico dell'uranio impoverito, ma anche molti fattori di pericolo, capaci di lasciare un segno anche indiretto della loro esistenza ed azione, mediante campionamento ed analisi incrociate su diverse matrici biologiche (urina, sangue e capelli).
In buona sostanza, nulla si sta tralasciando per acquisire ulteriori elementi di certezza sulla questione e si intende fermamente procedere a tutto campo sino alla determinazione di conoscenze scientifiche


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che consentano di comprendere il fenomeno nei suoi aspetti eziologici, diagnostici e profilattici.
Infine, anche l'attività che verrà svolta dalla Commissione parlamentare d'inchiesta a base monocamerale (Senato), istituita il 17 novembre 2004, potrà contribuire a fornire elementi nuovi per fare ulteriore chiarezza su questa questione che attiene alla sicurezza e alla salute dei nostri militari.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

LUCIANO DUSSIN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la situazione del trasporto ferroviario nazionale ed in particolare di quello regionale registra oramai un evidentissimo stato di crisi ed inefficienza con disfunzioni che gravano sui cittadini che utilizzano il treno come abituale mezzo di trasporto;
anche in Veneto si sono registrate condizioni di gravissimo disagio su diverse tratte ed in particolare sulla linea ferroviaria locale che collega Belluno a Padova e che interessa Comuni ad elevata presenza di pendolari quali Castelfranco Veneto (Treviso) e Camposampiero (Pordenone);
notevoli disservizi sono emersi negli ultimi mesi per problemi di sovraffollamento e scarsa pulizia su treni obsoleti, composti da un numero di carrozze assolutamente insufficiente rispetto alle necessità degli utenti, ritardi sistematici in arrivo e partenza e addirittura soppressioni dell'ultima ora non segnalate, situazioni esasperate che spesso sfociano in giustificate tensioni fra i cittadini e gli operatori ferroviari;
molteplici sono state le raccolte di firme dei cittadini, costituitisi anche in comitati, e le lettere di protesta, tra le quali anche una missiva dei sottoscritto, volte a denunciare sia in Regione Veneto che direttamente a Trenitalia S.p.a. la grave situazione di crisi in cui versa il trasporto locale, senza che tuttavia ad oggi sia stata approntata una qualche soluzione o sia comunque sortito un qualche effetto;
le responsabilità ricadono interamente su Ferrovie dello Stato Holding e Trenitalia S.p.a., e tuttavia le istituzioni sono chiamate ad esercitare il loro doveroso controllo al fine di porre rimedio ad una situazione che ogni giorno diventa più intollerabile;
dal canto suo la Regione Veneto, per l'interessamento dell'assessore alla Mobilità e Trasporti dottor Renato Chisso, ha potuto risolvere alcune specifiche problematiche segnalate dai cittadini grazie non solo allo stanziamento di risorse aggiuntive a proprio totale carico che ammontano a circa 4 milioni di euro l'anno, ad integrazione dei trasferimenti statali, ma anche a seguito della comminazione nei confronti di Trenitalia S.p.a. di ripetute sanzioni pecuniarie per violazione delle disposizioni contrattualmente definite, pari alla somma di euro 2 milioni e mezzo nell'anno 2003 e ad una cifra che risulterà pressoché analoga nel 2004 -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della grave situazione segnalata e quali iniziative urgenti, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano assumere presso le Ferrovie dello Stato Holding e Trenitalia S.p.a. affinché i cittadini che regolarmente pagano tariffe ben superiori alla qualità del servizio offerto, possano esercitare il loro diritto essenziale alla mobilità attraverso un trasporto ferroviario dignitoso ed efficiente e sia stabilito un impiego più razionale ed efficace delle risorse statali destinate al finanziamento del trasporto pubblico.
(4-12126)

Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in esame, occorre premettere che le problematiche rappresentate riguardano servizi di trasporto di interesse regionale che per le Regioni a statuto ordinario a seguito dall'attuazione del decreto legislativo


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422 del 1997 come modificato dal decreto legislativo 400 del 1999 non sono più di diretta competenza dello Stato ma sono oggetto di diretta regolazione da parte delle Regioni medesime tramite appositi contratti di servizio stipulati direttamente con Trenitalia s.p.a.
Tuttavia, considerata la rilevanza della questione, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha attivato un tavolo tecnico con le Regioni per promuovere un coordinamento ed una cooperazione più stretta tra i compiti dell'amministrazione delle Regioni e delle imprese ferroviarie.
Premesso il quadro generale fin qui esposto, al fine di fornire elementi di risposta agli specifici quesiti posti è stata interessata Ferrovie dello Stato s.p.a. che ha riferito quanto segue.
La Regione Veneto, in base al contratto di servizio sottoscritto per il 2003, ha comminato a Trenitalia s.p.a. penali per il mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità, puntualità e rispetto della composizione programmata dei treni, per un totale di 540.000 euro.
Pur non essendo concorde sulla metodologia di calcolo delle penali, la Direzione regionale Veneto di Trenitalia s.p.a. ha comunque dato seguito alle sanzioni emettendo abbonamenti ridotti per il mese di maggio 2004.
Il contratto di servizio relativo al 2004 non è stato ancora sottoscritto e quindi non sono state definite le nuove penali relative al mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità previsti.
La Direzione regionale Veneto nell'anno 2004 ha prodotto circa 16.400.000 treni km di cui soltanto 13.800.000 sono stati oggetto del contratto di servizio stipulato con la Regione stessa.
Sul territorio regionale i treni che circolano mediamente in un giorno feriale sono 624 e trasportano circa 180.000 passeggeri al giorno. Nell'anno 2004 in molte relazioni si è riscontrato un aumento di frequentazione rispetto all'anno precedente fino a raggiungere oltre l'11 per cento di aumento sulla relazione Vicenza-Schio.
Le maggiori criticità di esercizio e la scarsa puntualità sulla rete regionale sono determinate dai guasti al materiale rotabile in alcuni casi vetusto e non adeguatamente sostituito. Tuttavia, un parziale rinnovo dei mezzi porterà entro il 2007 l'età media dell'intero parco al di sotto dei 15 anni con grande beneficio per la regolarità del servizio.
Un esempio è offerto proprio dalla linea citata dall'interrogante, la Belluno-Padova, dove l'offerta è normalmente sufficiente tranne che per l'ultima tratta Camposampiero-Padova della durata di 20 minuti dove quando improvvise avarie al materiale rotabile rendono inevitabile la soppressione del treno non ci sono a sufficienza posti a sedere anche perché i servizi sostitutivi su gomma prontamente predisposti non sono mai utilizzati dai viaggiatori che preferiscono riversarsi sui treni successivi.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

FATUZZO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha più volte ribadito - nell'ambito dell'attuazione della legge di riforma dei cicli scolastici - l'importanza riservata all'educazione fisica;
l'impegno dichiarato di potenziare il ruolo dei docenti di educazione fisica e sportiva nella scuola - anche coinvolgendoli in altre attività quali l'educazione stradale, l'educazione alla salute, alimentare ed ambientale ecc. - mal si concilia tuttavia con la riduzione dell'orario complessivo delle lezioni dedicato a questa fondamentale disciplina;
i decreti di attuazione della riforma Moratti stabiliscono che l'insegnamento delle scienze motorie e sportive oscilli da un minimo di 54 ore annuali ad un massimo di 66 ore, un passo indietro rispetto alle attuali due ore settimanali obbligatorie che moltiplicate per 33 settimane di lezione garantiscono a tutti gli studenti 66 ore di lezione annuali, cioè la


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quota massima che la riforma assegna all'educazione fisica;
nei giorni scorsi, inoltre, il Ministero dell'istruzione ha presentato un'ipotesi di riforma per la Scuola superiore in cui si prevede di fatto una riduzione delle ore obbligatorie di educazione fisica da due ad un'ora; la seconda ora, infatti, sarebbe solo facoltativa e si farebbe solo in caso di rinuncia ad altre materie;
tale decisione sta ingenerando allarme e confusione tra i docenti e le famiglie, che vedono minacciati il ruolo e la funzione dello sport nel più generale processo di formazione dei giovani;
in un contesto dove si auspica, al contrario, un forte investimento nella formazione e nell'aggiornamento dei docenti in servizio, il paventato dimezzamento delle ore settimanali per l'educazione fisica lascerebbe senza tutela migliaia di insegnanti in quanto determinerebbe nel tempo una drastica riduzione degli organici;
grande preoccupazione nel merito è stata espressa, tra l'altro, dai vertici dello sport italiano i quali denunciano il fatto che l'Italia è già ultima in Europa per l'educazione motoria e che una tale misura ci porterebbe ancora più indietro rispetto agli altri paesi europei;
destano impressione i dati forniti daIl'Uisp in base ai quali un giovane italiano che completa il ciclo scolastico primario e secondario usufruisce di 850 ore di educazione fisica rispetto alle 2.500 di un suo coetaneo in Francia;
studi medico-scientifici hanno dimostrato che la progressiva sedentarietà e la chiusura individualistica del nostro vivere quotidiano stanno acutizzando preoccupanti tendenze, di origine articolata e complessa, prima fra tutte l'obesità;
nel nostro paese l'argomento è di grande attualità: si conta che il 36 per cento dei bambini di nove anni siano obesi e restino tali anche da adulti;
recentemente il Ministro della salute è più volte intervenuto annunciando una campagna di prevenzione del sovrappeso e dell'obesità e lo stesso Ministero dell'istruzione ha promosso in via sperimentale un progetto che prevede trenta minuti di attività fisica al giorno in più, all'interno o all'esterno delle scuole -:
se non ritenga opportuno assumere le necessarie iniziative per ripristinare se non addirittura aumentare le due ore settimanali obbligatorie di insegnamento dell'educazione fisica, ciò al fine di preservare la funzione educativa e sociale dello sport e al tempo stesso di contribuire maggiormente alla prevenzione dell'obesità giovanile, fenomeno che sta assumendo i caratteri di una vera e propria emergenza nazionale.
(4-12613)

Risposta. - Si precisa prima di tutto che l'amministrazione è consapevole che le attività motorie e sportive sono fondamentali per la crescita umana, culturale e civile delle giovani generazioni e che queste attività sono anche efficaci per prevenire fenomeni e patologie fisiche.
La riforma del sistema scolastico valorizza il ruolo e la funzione dell'educazione fisica nel processo della formazione dei giovani e, coerentemente con lo spirito che la anima, riconoscendo allo studente la capacità di concorrere alla costituzione del proprio percorso scolastico, distribuisce lo studio di detta disciplina tra il percorso obbligatorio e il percorso opzionale obbligatorio.
Nel primo ciclo sono state conservate le ore previste dalla disciplina previgente, e in più, sono state introdotte ore facoltative a scelta dello studente e delle famiglie, che diventano peraltro obbligatorie una volta effettuata la scelta.
Tali scelte, ad oggi limitate dall'esigenza di procedere con gradualità alla modifica delle dotazioni organiche, a regime potranno esplicarsi liberamente e presumibilmente si indirizzeranno in larga misura verso l'educazione motoria.
Si ricorda anche che nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo


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grado tra gli obiettivi specifici di apprendimento alla convivenza civile sono presenti l'educazione alla salute ed alimentare che, tutti i docenti, e quindi anche i docenti di educazione fisica sono chiamati a insegnare; tali educazioni potranno contribuire a prevenire il fenomeno dell'obesità giovanile.
Per quanto riguarda il secondo ciclo d'istruzione il procedimento di definizione della bozza del decreto legislativo si è ora concluso dopo il confronto con le regioni, le forze sociali, le associazioni professionali e disciplinari. I responsabili della scuola dei partiti della maggioranza hanno espresso una sostanziale intesa sull'impianto e sui contenuti della riforma del secondo ciclo di istruzione e istruzione e formazione professionale e, pertanto il provvedimento sarà sottoposto alla prima approvazione del Consiglio dei ministri. Il dibattito in merito ai contenuti del decreto legislativo stesso proseguirà poi presso le competenti sedi istituzionali: Conferenza unificata e assemblee parlamentari.
Nella suindicata bozza di decreto il monte annuale di ore per le scienze motorie, nell'ambito dell'orario annuale obbligatorio riservato a ciascun liceo, risulta essere di 66 ore per ciascun indirizzo.
Sono quindi le due ore settimanali obbligatorie così come nell'ordinamento previgente, e ciò potrà portare, ad un aumento dell'offerta formativa in questo campo in quanto alle ore obbligatorie potranno aggiungersi le ore offerte dalla scuola e fruibili a scelta dello studente.
In questa bozza di decreto è stata inserita anche apposita previsione che riconosce crediti formativi conseguiti nelle attività sportive svolte dallo studente presso associazioni sportive ed a tal fine impegna a promuovere apposite convenzioni.
Si ricorda a tale riguardo che per favorire la crescita, culturale, civile e sociale dei giovani, concorrere a prevenire e superare la dispersione scolastica, il disagio giovanile e la marginalità sociale, potenziare e diversificare le proposte, le occasioni di attività motoria e di pratica sportiva anche in base alle attitudini, alle preferenze ed alle capacità individuali, già nel giugno 2002 è stata stipulata apposita intesa con il Coni. Questa intesa, che ha validità di tre anni ed è annualmente soggetta a verifica, impegna il ministero ed il Coni a favorire l'attività ludico-motoria nella scuola dell'infanzia ed elementare, promuovere e diffondere, nella scuola media la conoscenza di base e l'avviamento alle diverse discipline sportive mediante convenzioni tra istituzioni scolastiche e i soggetti pubblici e privati titolari di impianti sportivi, promuovere e diffondere nella scuola secondaria di secondo grado l'attività sportiva in specifiche discipline, ponendo particolare riguardo alle attitudini, alle preferenze ed alle capacità degli allievi, sempre mediante convenzioni tra le istituzioni scolastiche, gli enti locali, le università ed i soggetti pubblici e privati titolari di impianti sportivi. La stessa intesa impegna i contraenti a promuovere ed organizzare i Giochi sportivi studenteschi favorendo la partecipazione ai giochi anche delle Comunità italiane all'estero.
Si fa presente infine che il ministero, aderendo alla decisione n. 291/2003 CE del 6 febbraio 2003 dal Consiglio e dal Parlamento europeo che ha proclamato l'anno 2004 «Anno europeo dell'educazione attraverso lo Sport», per riaffermare il valore formativo dello sport ha bandito, in collaborazione con il Comitato olimpico nazionale italiano, il concorso «Inventa lo sport» destinato alle classi quarte e quinte della scuola primaria statale e paritaria presenti su tutto il territorio nazionale.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

GASPERONI, DUCA, GIACCO, LUSETTI, COSSUTTA ARMANDO, GALEAZZI, ABBONDANZIERI, CALZOLAIO, RUGGIERI, PAOLA MARIANI, LION e BULGARELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la flotta di Trenitalia SpA dispone di diverse tipologie di rotabili che dovrebbero soddisfare la domanda di trasporto;


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il servizio ES (Eurostar) è solitamente espletato da ETR 500, elettrotreni ad alta velocità dotati di ogni comfort;
in particolare il servizio prevede ristorante e bar, distribuzione gratuita di quotidiani, welcome drink gratuito e salottini riservati in 1 classe;
in alcune tratte, come ad esempio la Roma-Ancona, il servizio viene espletato da elettrotreni ETR 450;
le carrozze di tale convoglio sono spesso in condizioni precarie: i predellini di salita/discesa sono pericolosi; i sedili scomodi e con interspazi minimi: le porte intercomunicanti non chiudono e i servizi igienici precari, sporchi e molto rovinati, essendo anche di più vecchia fabbricazione rispetto all'ETR 500;
a bordo, in 1 classe, non vengono distribuiti i quotidiani e le consumazioni sono a pagamento;
il diritto di ammissione su questi treni ha lo stesso costo di quello dell'ETR 500;
questi trattamenti di qualità più scadente non fanno altro che peggiorare la già critica situazione dei collegamenti con la fascia adriatica, che viene regolarmente penalizzata da Trenitalia con soppressione di fermate importanti, ristrutturazioni nei servizi di stazione e biglietteria, ed ora anche con un servizio di pessimo livello;
a giudizio degli interroganti non si comprende come Trenitalia possa sbandierare sul proprio sito la «cultura della qualità» (http://www.trenitalia.com/home/utmr/cultura.html) quando invece tratta in modo assolutamente iniquo i propri utenti -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale situazione;
se non consideri discriminatorio un trattamento così diverso dei passeggeri considerando che il costo del biglietto è lo stesso;
quali provvedimenti intenda prendere nei confronti di FS SpA e Trenitalia affinché i servizi vengano migliorati e affinché a parità di costo corrisponda parità di servizi.
(4-11065)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato S.p.A. ha riferito che l'ETR 450 è uno dei treni costituenti la flotta eurostar il cui servizio, oltre a coprire la tratta Roma-Ancona interessa attualmente anche altre relazioni in Italia.
Questo tipo di materiale rotabile è dotato di un ambiente di viaggio confortevole che comprende l'impianto di climatizzazione e la diffusione sonora delle informazioni nelle carrozze; non essendo stato dotato di carrozza ristorante il servizio di distribuzione di bevande e spuntini è affidato ad un carrello minibar.
Considerando gli indicatori di carico medio e di
load factor della tratta Roma-Ancona si può notare come questi siano inferiori rispetto a quelli medi eurostar:
carico medio RM-AN anno 2004: 171;
carico medio eurostar anno 2004: 308;
load factor RM-AN anno 2004: 46 per cento;
load factor eurostar anno 2004: 55 per cento.

L'offerta di 390 posti garantiti dagli ETR 450 è quindi di fatto ben al disopra del carico medio della tratta.
Il costo del biglietto eurostar sulla relazione di cui trattasi risulta inferiore rispetto al prezzo medio nazionale eurostar nella stessa fascia chilometrica; infatti l'abbonamento ha un costo inferiore di circa il 30 per cento in seconda classe mentre il biglietto ha un costo inferiore di circa il 20 per cento.
Il diritto d'ammissione è invece uguale per tutti i treni eurostar: ossia 1,55 euro in prima classe ed 1 euro in seconda classe acquistando il carnet; mentre è di 2 euro sia in prima sia in seconda classe acquistandolo singolarmente.
Con specifico riguardo ai giornali e alle consumazioni, Ferrovie dello Stato ha precisato che sulla tratta in questione, a fronte


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di un costo del biglietto inferiore rispetto al prezzo medio nazionale praticato sugli eurostar, non sono previsti i servizi gratuiti di distribuzione dei quotidiani ed il welcome drink.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

INTINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
vari Comitati per la difesa delle Valli Genovesi si sono costituiti dopo aver preso visione del progetto preliminare avanzato del nodo stradale ed autostradale di Genova elaborato con il pieno consenso del Comune, Provincia e Regione;
secondo l'interrogante con il tracciato della nuova autostrada chiamata «Gronda di Ponente» il ponente genovese sarà oggetto di un nuovo scempio ambientale causando, tra l'altro, danni alla falda acquifera del torrente Polcevera da cui dipende un terzo della disponibilità dell'approvvigionamento idrico del Comune di Genova. Determinerà pesanti conseguenze sulla qualità della vita e della sicurezza abitativa alle popolazioni dei centri abitati di alcune zone di Genova: le vallate di Voltri, Prà, Pegli, Sestri, Val Polcevera vedrebbero inoltre aumentare l'inquinamento acustico ed atmosferico e il traffico pesante da e per il Porto di Prà-Voltri;
il ponente genovese ha pagato nel recente passato un pesante tributo all'interesse comune. La costruzione di 11 viadotti e 8 gallerie nella sola Valle di Voltri costituiranno, ad avviso dell'interrogante, un ulteriore motivo di degrado non solo per l'impatto ambientale che avranno sulle valli ma determineranno anche un serio pericolo allo sviluppo delle attività industriali e commerciali e della comunità agricola che storicamente risiede in quei luoghi;
non esiste alcuna pregiudiziale ideologica contro la costruzione di una infrastruttura che, pare, sia fondamentale e necessaria per risolvere il problema del traffico locale, anche se, comunque, esistono forti dubbi in merito circa la risoluzione di questo problema;
il Consiglio regionale e comunale di Genova, nella seduta del 21 dicembre 2004, si sono espressi con appositi ordini del giorno volti a modificare il progetto Gronda di ponente e a rafforzare il trasporto delle merci via ferro, portando a compimento la linea di valico con il raccordo Borzoli-Fegino, nonché a prevedere la partecipazione dei Comitati ai sensi della legge n. 241 del 1990 -:
di fronte a queste evidenti problematiche:
1) quali iniziative intenda mettere in atto a difesa delle risorse ambientali e delle popolazioni interessate, che nel recente passato pagarono già un pesante tributo all'interesse comune con la realizzazione dell'autostrada A26 e del raddoppio della A10, così come delle attività economiche in costante espansione con particolare riguardo, ad esempio, alle aziende agricole che, con la costante manutenzione dei rispettivi fondi, svolgono una preziosa e costante funzione di presidio ambientale ed idrogeologico del territorio;
2) quali interventi intenda mettere in atto affinché, ai sensi della legge n. 241 del 1990 possa essere celermente attuata la partecipazione dei Comitati al fine di discutere ed esaminare con gli Enti preposti (Comune, Provincia, Regione, Anas e Società Autostrade) tutte le eventuali possibili alternative progettuali di modifica al tracciato autostradale che potrebbero eliminare o almeno ridurre i disagi e l'impatto sul territorio.
(4-13395)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, l'ANAS S.p.A., interessata al riguardo, fa presente che sulla costruzione dell'autostrada nota come «Gronda di Ponente», nodo autostradale di Genova, è stato costituito un tavolo tecnico, al quale partecipano Regione, Provincia e


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Comune. Esso si occupa della definizione di tutti gli aspetti tecnici nonché ambientali relativi all'opera di cui trattasi. Peraltro, l'opera stessa prevede gran parte del tracciato con interventi in sotterraneo, miranti a creare il minore impatto alla popolazione interessata e alla morfologia dei luoghi.
Per quanto riguarda la partecipazione diretta dei Comitati, l'ANAS ritiene che gli stessi siano rappresentati, in questa fase, dagli enti locali che fanno parte del tavolo tecnico di cui sopra.
La società stradale fa presente, infine, come le procedure approvative di un progetto consentano la massima partecipazione delle parti interessate.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

LA GRUA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la preside della scuola media «Ponte» di Palagonia (Catania), Mimma Stancanelli, nei giorni scorsi, ha preannunciato un incontro tra la scolaresca di detto Istituto e l'europarlamentare dei DS Claudio Fava, avente per oggetto l'Europa;
il signor Salvatore Astuti, genitore di uno studente di detta scuola, venuto a conoscenza dell'iniziativa della preside, invocando la par condicio, ha chiesto alla preside di abbinare all'onorevole Fava, come relatore, un altro euro deputato catanese, l'onorevole Nello Musumeci di AN;
secondo notizie giornalistiche, la preside avrebbe opposto un fermo diniego alla richiesta del signor Astuti, affermando testualmente, in presenza di altre persone: «Assolutamente no. I fascisti non hanno ideali da trasmettere ai ragazzi»;
la notizia, subito diffusasi nel popoloso centro etneo ed apparsa sui giornali locali, ha destato sdegno nella popolazione e, soprattutto, tra le famiglie degli studenti che frequentano detta scuola, i quali non hanno assolutamente gradito l'intolleranza politica e la faziosità della preside;
il rifiuto di fare intervenire ad un sereno e libero confronto sull'importante argomento dell'Europa - alla cui Costituzione ha contribuito proficuamente, quale autorevole Vice Presidente dell'apposita Commissione, il Vice Presidente del Consiglio dei ministri onorevole Gianfranco Fini, Presidente dello stesso partito dell'onorevole Musumeci - e la motivazione addotta riportata dalla stampa sono a giudizio dell'interrogante di una gravità inaudita e denotano un grado di intolleranza politica sicuramente incompatibile con il ruolo di educatrice e di capo di istituto, della preside Stancanelli -:
se sia a conoscenza dell'episodio sopra riferito, se non ritenga di disporre con urgenza una ispezione ministeriale presso la scuola media «Ponte» di Palagonia e quali provvedimenti intenda adottare nei confronti della preside per il caso descritto che, secondo l'interrogante, rappresenta un inqualificabile episodio di intolleranza politica e di faziosità di cui la stessa si è resa protagonista.
(4-12315)

Risposta. - Si premette che, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 11 agosto, n. 319 (Regolamento di organizzazione del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca), la vigilanza sulle istituzioni scolastiche è esercitata dagli uffici scolastici regionali, mentre l'amministrazione centrale esercita compiti di indirizzo e di programmazione.
Ciò preliminarmente precisato, in merito ai fatti esposti nel suddetto atto di sindacato ispettivo il competente direttore scolastico regionale ha chiesto una circostanziata relazione al dirigente scolastico, che ha riferito quanto segue.
Il Collegio dei docenti ha inserito al primo posto, nel Piano dell'offerta formativa dell'istituto relativo all'anno scolastico 2004-2005, il progetto «Legalità», nell'ambito dell'educazione alla cittadinanza; questo progetto prevede anche la conoscenza da parte degli alunni della Costituzione dell'Unione europea, di recente approvazione.


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Poiché i docenti, già nel mese di ottobre, avevano manifestato qualche difficoltà a comunicare agli alunni gli aspetti più significativi della Costituzione dell'Unione europea e avevano conseguentemente proposto l'intervento di un esperto, il dirigente, venuto a conoscenza della disponibilità dell'europarlamentare onorevole Claudio Fava, ha concordato con i docenti delle classi terze interessati al progetto di invitare il medesimo parlamentare per un incontro sul tema suddetto. Incontri su analoghi contenuti con eurodeputati sono stati suggeriti, successivamente, da esponenti di varie aree politiche.
La data fissata per l'incontro era il 17 dicembre 2004, ma l'onorevole Fava il giorno 16 dicembre ha rimandato l'appuntamento al 15 gennaio 2005.
Nel frattempo, il 20 dicembre 2004, come ogni anno, la scuola ha ricevuto la visita del sindaco della città, che alla vigilia delle festività natalizie viene a trovare gli alunni e i docenti per porgere gli auguri dell'amministrazione comunale e consegnare dei doni agli alunni.
Considerata l'importanza dell'evento, il dirigente ha predisposto che tutti i ragazzi fossero ospitati nella palestra, locale ampio, in grado di contenere oltre seicento studenti e gli ottanta insegnanti.
Il sindaco è arrivato puntuale, accompagnato dall'assessore alla pubblica istruzione e da un'altra persona, che è poi risultata essere il genitore nominato nell'interrogazione (il dirigente ha saputo dopo trattarsi anche del fornitore dei doni acquistati e distribuiti dall'amministrazione, mentre inizialmente aveva supposto si trattasse di un assessore comunale di recente nomina). Il sindaco, nel porgere gli auguri, ha invitato i ragazzi ad un dialogo franco e sereno, che si è protratto per circa tre quarti d'ora.
Nel corso dell'incontro della scolaresca con il Sindaco, il genitore in parola ha posto al dirigente scolastico una serie di domande inerenti l'incontro che la scuola avrebbe dovuto tenere nei giorni precedenti con l'onorevole Fava ed in proposito ha rappresentato insistentemente il preteso obbligo di organizzare un contraddittorio, quindi con la partecipazione di altro parlamentare di schieramento contrapposto, invocando il rispetto della
par condicio.
A fronte di queste richieste, il dirigente ha manifestato più volte il proprio avviso, secondo cui è inopportuno conferire ad un'iniziativa di natura formativa il taglio del contraddittorio politico; contestualmente il dirigente ha dichiarato l'immediata disponibilità a mettere in agenda, coinvolgendo anche altre scuole, altra analoga iniziativa con parlamentare di schieramento politico avverso a quello dell'onorevole Fava, su temi formativi.
Il genitore in questione, evidentemente non soddisfatto delle risposte avute, ha invece insistito nella sua richiesta di invitare un altro esponente politico non in occasione diversa, ma proprio nello stesso giorno in cui era stata organizzata la conferenza con l'onorevole Fava. Il dirigente ha replicato riaffermando trattarsi di un incontro diretto a tredicenni avente per oggetto l'illustrazione della Costituzione europea e non di un dibattito politico, ritenuto poco formativo e inopportuno per una scolaresca di terza media, e lo ha invitato a chiedere la disponibilità di un politico di «destra» per un successivo incontro.
La questione sembrava essere finita lì. Invece, il giorno 27 dicembre 2004, il Capo di istituto è venuto a conoscenza, attraverso gli organi di informazione, che il genitore in parola, subito dopo l'incontro del giorno 20, ha inoltrato un esposto sostenendo che il dirigente scolastico avrebbe dato del «fascista» all'onorevole Musumeci e che, addirittura, lo stesso non sarebbe portatore di sani principi e ideali.
Il Capo di istituto afferma di non avere pronunciato le suddette espressioni e di non avere fatto il nome dell'onorevole Musumeci; ha inoltre precisato di avere subito parlato con quest'ultimo per telefono informandolo della propria indignazione per le affermazioni che gli sono state attribuite.
Va evidenziato che, dopo la presentazione del suddetto esposto, sia il Consiglio di istituto che il Collegio dei docenti, in relazione all'invito del Capo di istituto a riflettere sull'eventuale opportunità di annullare il previsto intervento dell'onorevole


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Fava, in data 11 gennaio 2005 hanno deliberato all'unanimità, nell'ambito della competenza ad essi attribuita dall'ordinamento, di confermare il progetto «Educazione alla cittadinanza» già approvato ribadendo la necessità della sua realizzazione come previsto, anche con l'incontro con l'onorevole Fava sul tema «Costituzione europea». I medesimi organi collegiali hanno rilevato che l'eventuale contraddittorio politico richiesto dal genitore in questione non sarebbe stato confacente con il progetto didattico del Collegio.
Per quanto riguarda in particolare le frasi che il genitore in questione e le notizie giornalistiche avrebbero attribuito al dirigente scolastico, il Collegio dei docenti, sempre nella riunione dell'11 gennaio 2005, ha rilevato all'unanimità che nessuno dei docenti presenti all'incontro con il sindaco, avvenuto il 20 dicembre 2004, ha sentito pronunciarle dallo stesso dirigente.
L'incontro con l'onorevole Fava si è poi svolto il giorno 22 gennaio 2005 ed ha sviluppato come tema centrale le nuove opportunità di pace tra i popoli dell'Unione europea che la Costituzione appena approvata offrirà.
Il direttore scolastico regionale - al quale, come già detto, l'ordinamento affida la vigilanza sulle istituzioni scolastiche - ha ritenuto esaustivo quanto riferito dal Capo dell'istituto scolastico in argomento in relazione ai fatti oggetto dell'interrogazione parlamentare.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

LETTIERI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, già inadeguata e pericolosa prima delle nevicate dell'inverno che volge al termine ora è in uno stato ancora peggiore;
l'asfalto è del tutto scomparso in molti tratti, i giunti vanno rifatti, buche e voragini abbondano ed il tristemente noto Km 131, non esiste quasi più a causa di una frana;
con l'arrivo della stagione estiva il traffico è destinato ad aumentare e quindi anche i pericoli;
il tratto lucano della Salerno-Reggio Calabria è notoriamente il più pericoloso -:
se non intenda disporre con urgenza interventi atti a garantire le condizioni di percorribilità del tratto in questione e comunque di accelerare i lavori di adeguamento complessivo dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria.
(4-13458)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, l'ANAS S.p.A., interessata al riguardo, fa presente che a seguito delle intense precipitazioni atmosferiche che hanno interessato le regioni Campania, Basilicata e Calabria nel periodo gennaio-marzo 2005 e al conseguente utilizzo di ingenti quantità di sale, la pavimentazione stradale dell'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria ha subito notevoli danni.
Appena le condizioni meteorologiche lo hanno consentito sono stati avviati i lavori per il ripristino della pavimentazione che hanno interessato, al momento, tratti saltuari tra Cosenza e Falerno e tra Lagonegro e Lauria.
La società stradale rende noto che nel tratto lucano dall'11 aprile scorso, compatibilmente con le condizioni meteorologiche, sono ripresi i lavori di rifacimento della pavimentazione, a tratti saltuari, tra il km 108+181 e il km 148+442 di entrambe le carreggiate (nord e sud) che furono sospesi durante il periodo invernale. Sono in via di completamento i lavori di posa in opera delle nuove barriere di sicurezza sui viadotti tra i km 108+000 e 148+000 e quelli relativi al rifacimento dei giunti tra i km 126+000 e 148+000.
Inoltre sono previsti nel corso dell'anno 2005 lavori di pavimentazione sull'intera autostrada A3 per complessivi 7.500.000 euro, oltre al completamento di lavori già


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avviati nell'anno 2004 sempre relativi a pavimentazioni e barriere.
L'ANAS informa che il tratto autostradale in corrispondenza del km 131 è stato interessato, nei primi giorni di marzo, da un esteso movimento franoso, noto da anni, e rimobilitato a causa delle persistenti piogge. Tale fenomeno ha determinato in più punti cedimenti dell'ordine di 10-15 centimetri. Il suddetto tratto è stato presidiato, sin dai primi dissesti, dal personale ANAS 24 ore su 24. I tecnici della società stradale hanno effettuato sopralluoghi giornalieri per verificare l'evoluzione del fenomeno, mentre il personale di esercizio ha provveduto a ripristinare con bitume a freddo le lesioni che si venivano formando sulla pavimentazione.
La sala operativa di Cosenza ha monitorato costantemente il fenomeno.
L'ANAS ha sempre garantito la percorribilità in sicurezza dell'autostrada provvedendo a ripavimentare non appena il movimento franoso ha manifestato segni di stabilizzazione.
La società stradale rappresenta, infine, che nel corso dei prossimi mesi provvederà a dotare il tratto in questione di un impianto di illuminazione al fine di rendere ancora più sicura la circolazione.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

LOLLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'organizzazione italiana JuJitsu e Discipline Affini (AIJJ e DA), è una organizzazione che ha come scopo la diffusione tecnico agonistica del Ju Jitsu in Italia ed è una presenza attiva ed organizzata nello scenario delle arti marziali;
l'organizzazione raccoglie il più elevato numero di jutsuka agonisti in Italia e conta oggi più di 5.000 tesserati e moltissimi soci sostenitori e simpatizzanti;
l'organizzazione copre tutto il territorio nazionale ed è strutturata secondo le logiche della partecipazione allargata a tutte le società tesserate che ogni quattro anni sono chiamate alle elezioni per la Costituzione del Consiglio Nazionale e dei Comitati Regionali;
al Consiglio Nazionale fanno capo delle Commissioni tecniche specializzate che sviluppano i temi strategicamente più urgenti per lo sviluppo del settore;
negli anni settanta il Ju Jitsu italiano (metodo Bianchi) entra nella FIK (Federazione italiana Karate) come terzo settore. Questo importante inserimento del Ju Jitsu nell'ambito Federale consentì di divulgare questa Disciplina in tutta Italia facendo aumentare notevolmente il numero dei praticanti;
tra il 1977 e il 1987 il Ju Jitsu italiano ha promosso, insieme a Germania e Svezia, la European Ju Jitsu Federation (EJJF) e ha partecipato alla fondazione della Ju Jitsu International Federation (JJIF);
nel 1988 si è sciolta la FIK TE DA (sviluppo della iniziale Federazione Karate - FIK) ed il Ju Jitsu è stato invitato ad entrare nella FILPJ (Federazione italiana Lotta Pesi Judo) come Sport amatoriale, senza quindi poter continuare a svolgere la propria attività agonistica e la conseguente attività internazionale;
nel 1989 per evitare di perdere i risultati ottenuti fino ad allora, viene costituita l'Associazione Italiana Ju Jitsu, riconosciuta nello stesso anno quale rappresentate dell'Italia nella European Ju Jitsu Federation (EJJF);
dal 1989 ad oggi l'Associazione, autofinanziandosi, svolge annualmente quattro campionati nazionali, stages di formazione dei propri insegnanti tecnici, presidenti di giuria ed agonisti, organizza appositi raduni della Squadra nazionale Azzurra in preparazione ai campionati ed alle gare internazionali in calendario, partecipa annualmente all'attività della JJIF,


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campionati europei, mondiali, World Games, Coppa Europa;
nel 1997 la JJIF partecipa alle World Games in Finlandia ed in Giappone e l'Associazione Italiana Ju Jitsu è presente rappresentando il Ju Jitsu italiano in entrambi gli avvenimenti;
in Italia in questi anni si sono tenuti 2 Campionati Europei, 1 Campionato del mondo, 4 Stages di formazione per tecnici -:
quale sia il motivo per cui il Coni non abbia ancora fornito alcuna risposta alla domanda dell'Associazione Italiana Ju Jitsu, di riconoscimento diretto come disciplina associata del Coni presentata in data 11 novembre 2003 e sollecitata più volte.
(4-10167)

Risposta. - Innanzitutto, occorre rammentare che il Ju Jitsu, fa parte della Federazione italiana judo lotta karate arti marziali dal 1931, anno in cui venne assorbita la Federazione lotta giapponese.
Dal 1971, il
Ju Jitsu è una disciplina associata della Federazione e dal 1985, come Aikido, è autonomamente inserito nell'attività federale attraverso una Commissione nazionale.
Ferma restando la primogenitura delle arti marziali in genere e del judo in particolare, il
Ju Jitsu si distingue da quest'ultima disciplina in quanto è rivolta prevalentemente alla difesa personale.
Dal 1985, la suddetta Federazione, non condividendo l'espressione agonistica della Federazione internazionale di
Ju Jitsu, ne ha deciso lo sviluppo e la promozione a livello amatoriale come disciplina integrante e complementare del judo, con risultati ritenuti più che soddisfacenti quanto a numero di tesserati e di Società sportive affiliate.
Negli ultimi anni, anche a seguito dei contatti stabiliti con il nuovo Presidente della Federazione internazionale di
Ju Jitsu, Dr. Paul Hoglund, sono state avviate a titolo sperimentale alcune manifestazioni agonistiche, previste anche per l'anno in corso, che vengono monitorate allo scopo di valutare l'evoluzione tecnica delle competizioni e la frequenza delle partecipazioni.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Mario Pescante.

MIGLIORI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
le recenti politiche della TELECOM di drastica riduzione delle tradizionali sinergie collaborative di riduzione dei compensi e del budget con aziende collegate dislocate sul territorio sta comportando un inaccettabile taglio occupazionale all'intero settore;
in particolare, solo negli ultimi mesi, hanno cessato, sono in via di chiusura, o fallite alcune storiche aziende del settore quali: CET, Retegamma, Padovani SEIT, ITEA e ultimamente CITE ed ETS con contestuale perdita di migliaia di posti di lavoro;
fino al 1997, anno della privatizzazione della TELECOM, le aziende operanti in questo settore erano circa 30, e che, a seguito delle sopra citate strategie aziendali, il numero ad oggi delle imprese operanti supera di poco le 10 unità, riducendo il livello di concorrenzialità e di economicità del mercato favorendo aziende di notevoli dimensioni con la contestuale riduzione degli spazi per il tradizionale indotto;
risulta particolarmente penalizzata sul piano sociale la riduzione quantitativa e qualitativa dei compensi e delle collaborazioni tradizionali della TELECOM conseguente alla strategia sopra descritta;
ad avviso dell'interrogante tale strategia aziendale di fatto potrebbe costituire una forma di turbativa di mercato volta a ledere la libera concorrenza e a favorire forme di concentrazione degli operatori dell'indotto a discapito dell'economicità del sistema tali da richiedere un intervento


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dell'autorità garante della concorrenza e del mercato -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere per assicurare il mantenimento dei livelli occupazionali alle aziende operanti nel complessivo indotto della Telecom.
(4-09937)

Risposta. - La Telecom Italia assegna alle imprese, che operano su uno specifico territorio, volumi di attività in funzione dei fabbisogni di quel territorio, che possono variare nel corso del tempo, ne consegue che il numero e la tipologia delle risorse necessarie per ottemperare agli obblighi contrattuali, dipendono, singolarmente per ogni impresa, da processi di ottimizzazione interni all'azienda stessa.
Il miglioramento di tali processi, che è finalizzato ad aumentare la competitività dell'impresa e la sua capacità di sopravvivenza sul mercato, si è reso necessario a causa dell'attuale periodo di ridotta espansione della rete telefonica fissa, della progressiva diminuzione delle tariffe e dei prezzi, causata dalla situazione di libero mercato e dalla conseguente riduzione degli appalti specifici.
Per quanto riguarda, più in particolare, le società menzionate nell'interrogazione, si comunica quanto segue:
a) nel corso del 2004 sono stati revocati, per intervenuto fallimento, i rapporti contrattuali con le società ITEA S.p.A., Rete Gamma S.p.A. e CET S.r.l.;
b) la società ITEA S.p.A., peraltro, era stata precedentemente assorbita dalla società CEIT S.r.l. e la Rete Gamma S.p.A. da altre imprese esercenti l'istallazione di reti telefoniche, mentre la società ET S.r.l. aveva ceduto parte del personale alle società CIET S.p.A., CITE S.p.A. e ICOT-Tec S.r.l.;
c) i volumi di attività delle predette società sono stati riversati, dalla Telecom, sulle imprese di rete che hanno rilevato i cantieri e le maestranze delle imprese fallite.

Per quanto riguarda, invece, la Padovani S.p.A./Seit S.r.l. si rappresenta che la Telecom, in data 23 dicembre 2003, ha stipulato con quest'ultima un contratto, che scadrà il 31 dicembre 2005, per lavori sui territori del Piemonte, Val d'Aosta, Lombardia e Alta Toscana con lo specifico impegno di complessive 189 unità operative.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

MONTECCHI e MANZINI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 51 della legge n. 289 del 2002 (legge Finanziaria 2003) ha introdotto l'obbligo di assicurazione contro gli infortuni per gli sportivi dilettanti, lasciando libertà di scelta dell'ente assicurativo presso il quale stipulare la polizza;
tale normativa è stata modificata dalla legge n. 350 del 2003 (legge Finanziaria 2004) che ha imposto agli atleti dilettanti tesserati alle Federazioni sportive nazionali la stipula di assicurazioni presso la SPORTASS;
SPORTASS, Cassa di previdenza per l'assicurazione degli sportivi, è un ente pubblico;
è inoltre previsto che un decreto attuativo del Ministro per i beni e per le attività culturali, da emanarsi entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge Finanziaria, deve stabilire le modalità tecniche per l'iscrizione all'assicurazione obbligatoria presso SPORTASS;
tale decreto è attualmente all'esame della Corte dei Conti e per questo SPORTASS ha bloccato il pagamento di molte pratiche di infortunio indicando come motivazione la mancata emanazione del decreto ministeriale;
dalle informazioni fornite da diverse società sportive, SPORTASS risulta inadempiente anche per quanto riguarda i rimborsi di moltissimi infortuni avvenuti prima delle nuove norme;


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risulta anche che SPORTASS pretenda la firma delle quietanze di avvenuto pagamento per infortuni non ancora liquidati -:
se il Ministro sia a conoscenza di questa situazione che sta danneggiando molti sporti, soprattutto giovani;
quali iniziative intenda mettere in atto per sollecitare SPORTASS a regolarizzare i propri adempimenti.
(4-13338)

Risposta. - Come è noto, la SPORTASS, ente pubblico non economico per l'assicurazione degli sportivi contro i danni causati da infortuni durante pratiche di allenamento o manifestazioni sportive, si trova da tempo in gravi difficoltà economico-finanziarie, tali da non consentirle di provvedere con sollecitudine agli indennizzi di detti danni ai suoi assicurati, ed ai pagamenti degli emolumenti dei suoi dipendenti. Per tali motivi la SPORTASS è stata posta in stato di commissariamento.
In particolare, occorre precisare che tali difficoltà sono derivate dalla carenza di norme che imponessero agli sportivi dilettanti di assicurarsi obbligatoriamente contro gli infortuni presso il citato ente, con la conseguenza che molti di loro hanno disdetto o non stipulato contratti di assicurazione, facendo venir meno l'afflusso di sufficiente liquidità. Pertanto, con le leggi finanziarie 2003 e 2004 (leggi n. 289 del 2002 e n. 350 del 2003) è stata prevista l'introduzione di tale obbligo assicurativo.
La concreta applicazione di tali provvedimenti legislativi è tuttavia subordinata all'emanazione di un apposito decreto interministeriale (dei Ministri per i beni e le attività culturali, dell'economia e delle finanze, e del lavoro e delle politiche sociali) di precisazione delle modalità tecniche per l'iscrizione degli sportivi interessati all'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni presso la SPORTASS, nonché dei termini, della natura, dell'entità delle prestazioni e dei relativi premi assicurativi, da adottarsi entro un anno dall'entrata in vigore della legge n. 350 del 2003 (finanziaria 2004).
Detto decreto è stato predisposto in data 17 dicembre 2004 dalle competenti amministrazioni, registrato dalla Corte dei conti e trasmesso al Ministero della giustizia, per la sua pubblicazione.
In tal modo, l'obbligo di cui trattasi diventerà finalmente operativo e, con i proventi derivanti dal pagamento dei premi assicurativi da parte degli sportivi interessati, si ritiene che l'ente in questione potrà acquisire la liquidità necessaria per far fronte al proprio deficit, operando secondo le linee tracciate dagli sviluppi normativi e legislativi, in relazione alle proprie finalità istituzionali, terminando così una fase negativa con tutti i problemi gestionali e di immagine che ne sono scaturiti.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Mario Pescante.

PECORARO SCANIO. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
durante l'intervento bellico in Iraq duemila tonnellate di bombe all'uranio impoverito sono state sganciate e disperse nell'ambiente, creando una situazione di venti volte più grave rispetto a quella dei Balcani;
secondo gli esperti il territorio iracheno è in una situazione preoccupante e le conseguenze per la salute sono imprevedibilmente rischiose;
è assolutamente urgente avviare un vero intervento umanitario, verificando il livello di rischio per la popolazione, per i membri della nostra missione e avviando le possibili operazioni di bonifica e decontaminazione -:
quando verranno attivati gli aiuti e i contributi dei tecnici dell'ambiente e della sanità annunciati dal Governo;
quali interventi il Governo intenda attuare per verificare i danni ai militari e ai civili della missione umanitaria italiana in Iraq;


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se e quali precauzioni siano state adottate - o si intendano adottare - per creare condizioni di sicurezza sanitaria sia per coloro che parteciperanno alla missione in Iraq sia per la popolazione locale in ragione della presenza di forti quantità di uranio impoverito.
(4-06453)

Risposta. - Occorre preliminarmente precisare che sin dall'inizio dell'operazione «Antica Babilonia» il contingente nazionale in Iraq ha svolto numerose attività a favore della popolazione locale, nel campo del sostegno umanitario e della ricostruzione nella provincia di Dhi Qar, area territoriale di competenza.
Nell'ambito delle predette attività, sono stati effettuati interventi nel settore igienico-sanitario quali l'assunzione di manovalanza locale per la pulizia delle strade, la redazione di piani sanitari in supporto alle strutture ospedaliere locali (fornitura di medicinali, attrezzature sanitarie, potabilizzatori, eccetera), l'assistenza sanitaria specialistica a favore della popolazione, la medicina preventiva presso le scuole, il supporto alla cooperazione italiana del Ministero degli affari esteri per interventi nei settori agricolo e dell'istruzione.
Nel 2004, nell'ambito degli interventi riferiti al settore sanitario, sono stati conclusi 58 progetti che hanno comportato l'impegno di fondi CERP (
Commanders Emergency Response Programme) messi a disposizione della divisione multinazionale a guida britannica ed altri interventi finanziati con fondi esclusivamente nazionali, tra cui l'acquisto di medicinali e di strutture sanitarie.
Al riguardo si precisa che sono stati impegnati tutti i fondi nazionali disponibili per progetti di ricostruzione ed assistenza, mentre i residui fondi CERP sono stati destinati esclusivamente all'esecuzione di grandi opere, tra le quali la costruzione della rete fognaria ed il ripristino dell'acquedotto di An Nasiriyah.
Quanto alla tematica dell'uranio impoverito la Difesa pone grande attenzione e si è impegnata nella ricerca di verità scientifiche in tutte le direzioni e con la massima determinazione.
Sino ad ora le indagini effettuate e gli studi condotti, sia in ambito nazionale che internazionale, non hanno dimostrato scientificamente l'esistenza di un nesso di causalità tra l'utilizzo di munizionamento contenente uranio impoverito - peraltro mai usato dalle forze armate italiane - e le patologie riscontrate nei militari.
Nell'ambito delle iniziative finalizzate all'accertamento dei casi di tumore ed eventuali fatti espositivi eziopatogenetici verificatisi nell'impiego nelle aree operative di Bosnia e Kosovo, è stato previsto ai sensi della legge n. 27 del 2001) un monitoraggio volontario e gratuito su tutti i cittadini italiani che si fossero trovati in quelle zone a far data dall'agosto 1994.
In esito a ciò, il Ministero della difesa, con l'attivazione della Commissione ministeriale tecnico-scientifica presieduta dal professor Mandelli ha avviato, sin dal 2001, il monitoraggio sui militari in servizio che ne avessero titolo, secondo un protocollo definito dalla commissione.
Con il decreto interministeriale 22 ottobre 2002, che ha formalmente recepito il protocollo definito dalla Commissione Mandelli nel 2001, sono state disciplinate le modalità di accesso a tale iniziativa per tutte le altre categorie di cittadini italiani presenti nelle medesime aree balcaniche (personale della polizia di Stato, personale di rappresentanza diplomatica e familiari, organizzazioni non governative, eccetera).
Infine, con l'Accordo Stato-Regioni del 30 maggio 2002 è stato attivato un comitato tecnico-scientifico interministeriale, presieduto dal Ministero della salute, con partecipazione di rappresentanti del Ministero della difesa e di altri comparti interessati, con il compito di dirigere le necessarie iniziative volte a dare piena realizzazione a tutte le attività previste dal monitoraggio stesso.
Le suddette attività comportano, fra l'altro, l'implementazione di un archivio informatico centralizzato del personale avente titolo al monitoraggio. L'archivio consentirà l'accurata registrazione di tutte le patologie tumorali del personale in questione.
Si rammenta, inoltre, che la citata Commissione «Mandelli» a conclusione dei lavori


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ha formulato alcune raccomandazioni conclusive, così riassumibili:
necessità di monitoraggio a lungo termine delle patologie neoplastiche insorgenti nelle coorti di soggetti impegnati nelle aree balcaniche;
necessità di studi ambientali di monitoraggio per l'uranio impoverito in tutte le aree balcaniche ove siano impiegati gli specifici munizionamenti;
necessità di promuovere studi nazionali ed internazionali finalizzati non solo a meglio definire gli effetti biologici dell'esposizione all'uranio impoverito, ma anche a individuare eventuali altri fattori dì rischio causali o concausali nell'insorgenza di linfomi, presenti nelle aree di operazioni.

È in atto, inoltre, un monitoraggio sanitario da parte del gruppo operativo interforze, le cui risultanze, afferenti a tutta la popolazione militare, vengono acquisite per la successiva sorveglianza epidemiologica.
Per di più, nel 2004, il Comitato scientifico interministeriale di cui all'accordo Stato-Regioni del 30 maggio 2002 ha sviluppato un progetto - i cui aspetti attuativi sono in fase di definizione - per l'istituzione di un registro tumori sia nella popolazione militare impegnata nei teatri operativi all'estero, che in quella impegnata sul territorio nazionale, da realizzarsi congiuntamente a cura dei Ministeri della salute e della difesa.
Ciò posto, per quanto concerne l'area in cui opera il contingente italiano in Iraq, i monitoraggi che la Compagnia NBC (nucleare, biologica e chimica) svolge continuamente per la sicurezza del personale militare e della popolazione locale, hanno escluso l'esistenza di pericoli nella zona di competenza.
Per quanto riguarda le misure adottate a tutela della salute dei militari italiani in territorio iracheno, si precisa che l'immissione del personale nel teatro operativo è subordinata al completamento degli accertamenti previsti prima dell'invio in missione (preimpiego), nonché all'effettuazione delle misure di profilassi e di vaccinazione disciplinate dalla competente Direzione generale per la sanità militare.
Tutto il personale, peraltro, è opportunamente addestrato in patria sulle misure cautelative da adottare nelle zone ipotizzate a rischio. Tali misure si concretizzano in una serie di norme comportamentali riportate, peraltro, anche in due manuali pieghevoli in distribuzione ed oggetto di apposite lezioni.
Lo stesso, inoltre, ha come dotazione individuale l'indumento protettivo permeabile completo di maschera anti-NBC e di dosimetro per il rilevamento dell'eventuale esposizione a radiazioni presenti in teatro.
Nell'ambito delle misure di protezione nucleare, batteriologica e chimica (NBC), va sottolineato che la citata compagnia NBC ha il compito di verificare l'assenza di aggressivi chimici e/o di anomali livelli di radioattività nelle aree di responsabilità, nonché di delimitare eventuali aree contaminate e di effettuare la decontaminazione di emergenza di persone, mezzi e materiali interessati da aggressivi chimici e radiologici.
È di tutta evidenza che la difesa è fortemente impegnata nella ricerca di verità scientifiche e a questo scopo ha avviato uno studio teso a superare l'iniziale focalizzazione al solo uranio impoverito, ed in grado di fornire una risposta esaustiva ai molti dubbi in materia.
Lo studio, riprendendo anche le raccomandazioni contenute nella relazione finale della citata commissione tecnico-scientifica, sviluppa un'indagine prospettica seriale sulle unità militari attualmente operanti nel teatro iracheno.
Il protocollo di una simile ricerca - la prima a livello mondiale - è il risultato di un ponderato lavoro di revisione scientifica promosso dal professor Mandelli congiuntamente alla Sanità militare e vede la partecipazione di Istituzioni nazionali di rilievo internazionale.
Con questo studio, denominato Signum (studio sull'impatto genotossico nelle unità militari), potranno essere identificati eventuali nessi di causalità o concausalità esistenti


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fra fattori genotossici eventualmente presenti nelle aree di operazioni e patologie degenerative.
Si deve, infine, rimarcare come tale studio prenda in esame non solo l'eventuale impatto genotossico dell'uranio impoverito, ma anche molti fattori di pericolo, capaci di lasciare un segno anche indiretto della loro esistenza ed azione, mediante campionamento ed analisi incrociate su diverse matrici biologiche (urina, sangue e capelli).
In buona sostanza, nulla si sta tralasciando per acquisire ulteriori elementi di certezza sulla questione e si intende fermamente procedere a tutto campo sino alla determinazione di conoscenze scientifiche che consentano di comprendere il fenomeno nei suoi aspetti eziologici, diagnostici e profilattici.
Infine, anche l'attività che verrà svolta dalla Commissione parlamentare d'inchiesta a base monocamerale (Senato), istituita il 17 novembre 2004, potrà contribuire a fornire elementi nuovi per fare ulteriore chiarezza su questa questione che attiene alla sicurezza e alla salute dei nostri militari.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

PECORARO SCANIO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel 1998 la signorina Lidia Rita Bonomo, persona disabile al 75 per cento, partecipava ad un concorso per due posti indetto dal Ministero dei beni culturali riservato ai portatori di handicap;
nonostante la legge n. 104 del 1992 prevede in tali concorsi la partecipazione esclusiva solo di candidati diversamente abili e che tale titolo vada allegato contestualmente alla domanda (pena l'inammissibilità), sembrerebbe che alcune persone si munissero o presentassero la dichiarazione di invalidità in un momento successivo;
nel 2000 veniva notificata alla Bonomo la graduatoria e l'esclusione dal concorso essendo stata preceduta da tre persone di cui solo uno avrebbe avuto il titolo per partecipare al concorso al momento della domanda;
nel 2001 la Bonomo ottenne per decreto del Presidente della Repubblica, in seguito al ricorso straordinario, il diritto al posto;
una volta eseguita la visita all'ASL e il tirocinio di 6 mesi con le funzioni di centralinista presso il ministero la Bonomo chiese nel 2003 il telelavoro ai sensi della legge n. 68 del 1999 in quanto le sue condizioni di salute andarono peggiorando; situazione aggravata anche dalla madre a carico con un invalidità del 100 per cento;
l'8 maggio 2004 il ministero avrebbe richiesto alla Bonomo una nuova visita medica per farla retrocedere dalla mansione di centralinista a quella di usciere, qualifica questa che non prevederebbe il telelavoro;
la Bonomo avrebbe iniziato uno sciopero della fame -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti e se non sia il caso di garantire alla Bonomo la possibilità di espletare con serenità il telelavoro che le consentirebbe di continuare a vivere e lavorare con dignità.
(4-10038)

Risposta. - A seguito dell'accoglimento del ricorso straordinario al Capo dello Stato, nel 2001, la signorina Lidia Rita Bonomo è stata dichiarata vincitrice del concorso a 20 posti di «addetto ausiliario» - corrispondente alle mansioni di servizio di anticamera - riservato ai portatori di handicap.
Nell'anno 2002, la signorina Bonomo ha ottenuto, su richiesta del Ministero per i beni e le attività culturali, l'idoneità allo svolgimento di tali mansioni da parte dell'ASL di appartenenza, a cui avrebbe dovuto far seguito un tirocinio pre-lavorativo, come prescritto dalla direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri del 1o dicembre 1993, della durata di 6 mesi presso la sede da lei prescelta (inizialmente presso l'Archivio centrale di Stato).


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L'Amministrazione ha invitato formalmente la signorina Bonomo, per diverse volte, a frequentare il previsto tirocinio, ma l'interessata non ha adempiuto a tale obbligo, nemmeno nella diversa sede della Direzione generale per lo spettacolo dal vivo, per la quale l'interessata aveva successivamente espresso la propria preferenza, in quanto situata in località più facilmente raggiungibile.
In considerazione dell'appartenenza della stessa ad una categoria protetta, questa Amministrazione ha sempre cercato di offrire ampie possibilità alla signorina Bonomo, tra cui anche la facoltà, da parte della medesima, di fissare la data di inizio del tirocinio, ma nonostante ciò la signorina Bonomo non ha mai inteso avviare il prescritto tirocinio.
Inoltre, a seguito dei ripetuti rifiuti di iniziare tale periodo pre-lavorativo accompagnati da dichiarazioni di aggravamento - peraltro non adeguatamente certificate - l'Amministrazione ha richiesto un'ulteriore visita di idoneità, a livello domiciliare, tutto ciò sempre al fine di agevolare l'interessata, ma anche tale opportunità offertale non ha avuto seguito.
In ogni caso, occorre far presente che l'aspirazione della signorina Bonomo a svolgere il tirocinio semestrale in modalità di telelavoro - e peraltro con la mansione di centralinista - non può trovare accoglimento sia perché tale struttura organizzativa non è stata attuata presso questa Amministrazione, sia perché le mansioni (servizio di anticamera) corrispondenti alla qualifica funzionale con la quale è stata assunta non rientrano in tale tipologia.
Appare anche opportuno segnalare, tra l'altro, che tutti i candidati risultati vincitori del concorso in questione hanno regolarmente svolto il predetto tirocinio, anche in presenza di gravi menomazioni, ottenendo successivamente la nomina in ruolo.
Alla luce delle considerazioni sopra riferite, preme ancora una volta sottolineare che questa Amministrazione, nel rammaricarsi per le scelte operate dall'interessata, ha cercato di offrire ogni opportunità affinché anche la signorina Bonomo potesse essere nominata in ruolo, secondo le richiamate procedure.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.

PERROTTA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo, pubblicato sulla «Cronaca di Napoli», il 19 novembre 2004, 34 esperti d'arte sono stati accusati di aver costituito una associazione illegale;
si tratta di galleristi ed esperti di arti figurative ritenuti nomi eccellenti in quel mondo;
truffe come queste si verificano ripetutamente;
sui predetti galleristi ed esperti pende l'accusa di aver dato vita ad una associazione per delinquere finalizzata alla contraffazione delle opere d'arte -:
se il Ministro intenda adottare iniziative normative volte a disciplinare il mercato dell'arte, in modo da ridurre il verificarsi di truffe di tal genere.
(4-11898)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, riguardante la disciplina del mercato dell'arte, la Direzione generale competente ha reso noto che il settore è sottoposto regolarmente a controllo da parte degli organi periferici del Ministero, come dettato dagli articoli 63, 64 e 178 del decreto legislativo n. 42 del 2004.
In particolare, l'articolo 178 del Codice dei beni culturali e paesaggistici, che tratta della contraffazione di opere d'arte, ha recepito quanto disposto dall'articolo 127 del decreto legislativo n. 490 del 1999. Peraltro, già la legge n. 1062 del 1971 (legge Pieraccini) era intervenuta contro la falsificazione e la contraffazione, stabilendo che «l'oggettività giuridica della contraffazione deve essere individuata nella tutela anticipata del mercato d'arte» (articolo 9).


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Al fine di contrastare tali fenomeni, si fa presente che la suddetta Direzione generale opera in stretta collaborazione con il Comando carabinieri nucleo tutela patrimonio culturale.
Per quanto concerne «il fatto» richiamato dall'interrogante, il Comando dei carabinieri ha reso noto che, il 6 giugno 2001, il Nucleo carabinieri tutela patrimonio di Napoli, d'intesa con la locale procura della Repubblica, ha avviato delle indagini che hanno portato al sequestro di 28 dipinti non autentici. Tali accertamenti si sono protratti fino al 12 luglio 2003, quando il giudice per le indagini preliminari del Tribunale Napoli, sulla base delle prove raccolte ha accolto le richieste di provvedimenti cautelari ed ha emesso 17 ordinanze di custodia, nonché 43 decreti di perquisizione locale, che hanno portato al sequestro di ulteriori 200 dipinti falsi.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.

PERROTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo a firma di Chiara Pellegrini, pubblicato su Libero, sabato 15 gennaio 2005, curve, lavori in corso e deviazioni hanno provocato, in un solo mese, su quattro carreggiate del Grande Raccordo Anulare, tratto Cassia-Tomba di Nerone-Aurelia, 49 incidenti;
guidare lungo questo tratto di strada equivale a fare la «gimkana» tra muretti di cemento, non troppo alti, tanto da far sì che gli abbaglianti delle vetture e delle moto che sfrecciano su entrambe le carreggiate, non arrivino direttamente negli occhi di chi sta guidando. Ma gli abbaglianti debbono necessariamente accendersi poiché su quel tratto non si vede praticamente nulla e si fa una gran confusione a distinguere la segnaletica;
l'Anas ha fatto sapere che le deviazioni sono necessarie per l'esecuzione dei lavori di costruzione della terza corsia del Gra e che le stesse erano previste nei progetti di gara -:
quali iniziative si intendano adottare al fine di rendere maggiormente sicuro il tratto summenzionto, nonostante i lavori in corso.
(4-12868)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, l'ANAS Spa, interessata al riguardo, ha riferito che come noto sono in corso i lavori di adeguamento a tre corsie per ogni senso di marcia del grande raccordo anulare su una estensione complessiva di circa 19 chilometri.
La nuova carreggiata per lunghi tratti coincide con il tracciato esistente rendendo quindi frequenti gli scambi di carreggiata per realizzare i nuovi lavori.
La correzione dei raggi verticali obbliga anche a raccordi tra la nuova e la vecchia livelletta determinando una situazione di sinuosità verticale ed orizzontale comunque contenuta nei limiti delle norme geometriche funzionali alla velocità massima consentita di 50 km/h indicata e frequentemente ripetuta lungo l'intero tracciato.
Le barriere di calcestruzzo New Jersey sono di altezza pari a metri 1, come previsto nell'omologazione, ed uguali a quelle poste in migliaia di chilometri lungo il sistema autostradale italiano ed internazionale anche in assenza di barriere arbustive all'interno dello spartitraffico.
La società stradale precisa, inoltre, che il tratto di GRA compreso tra il km. 0+450 e il km. 18+800 è segnalato ai sensi degli articoli 30 e 31 del regolamento di esecuzione ed attuazione del codice della strada, ed evidenziato anche dalla segnaletica orizzontale di colore giallo sull'intero tratto, articolo 35 comma 2 del regolamento stesso.
L'ANAS fa presente che non sono comunque da trascurare i contenuti importanti degli articoli 140 e 141 del codice della strada i quali impongono regole comportamentali del conducente in ordine alla salvaguardia della sicurezza stradale e della regolazione della velocità del veicolo. Tali disposizioni fanno riferimento alle caratteristiche,


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allo stato ed al carico dei veicolo, alle caratteristiche ed alle condizioni della strada e del traffico ed a ogni altra circostanza di qualsiasi natura.
In ogni caso l'ANAS assicura la piena visibilità della segnaletica verticale anche con l'utilizzo dei fari anabbaglianti rendendosi quindi superfluo l'irregolare uso di quelli abbaglianti da parte delle moto e dei veicoli che crea il lamentato disturbo ai veicoli sopraggiungenti.
La società stradale rende noto che il puntuale e programmato avanzamento dei lavori, in una situazione di mantenimento delle due corsie per ogni senso di marcia, ha consentito, ad oggi, l'eliminazione di numerose deviazioni migliorando alcune obbligate tortuosità di tracciato. È stata incrementata la segnaletica luminosa nonché la posa di bande di rallentamento per sensibilizzare l'utenza al rispetto della segnaletica d'obbligo.
L'ANAS riferisce, infine, che il buon andamento dei lavori consentirà la rimozione del 70 per cento dei cantieri entro la prossima estate consentendo il transito su un nuovo GRA ammodernato con i migliori
standard di sicurezza e segnaletica oggi disponibili.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

PERROTTA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo a firma di Adriano Cisternino, pubblicato su Il Mattino, in data 11 febbraio 2005, l'ex pugile Ciro De Leva ha problemi economici e pertanto vorrebbe usufruire della legge Onesti;
in base alla legge 15 aprile 2003 n 86, viene assegnato l'assegno «Giulio Onesti», agli sportivi italiani che nel corso della loro carriera agonistica hanno onorato la Patria e che ora versano in condizioni di grave disagio economico;
altri pugili, in passato, hanno usufruito della summenzionata legge, nonostante non si trovassero nelle precarie condizioni del signor De Leva;
fino ad oggi gli è stata negata tale possibilità, e come spiegazione di ciò gli è stato detto che tra le sue vittorie non compaiono le olimpiadi. Ma il regolamento prevede che bisogna aver ottenuto risultati «di rilevanza internazionale» -:
quali siano le motivazioni che impediscono al signor De Leva di usufruire della legge di cui sopra;
se si intervenga con una certa celerità, onde evitare che i benefici, qualora dovessero arrivare, arrivino troppo tardi, come fu per il campione Gildo Arena.
(4-13029)

Risposta. - Come è noto la legge 15 aprile 2003, n. 86, articolo 2, commi 1 e 2, prevede che un'apposita commissione attribuisca ad un numero massimo di cinque sportivi, per ciascun anno, che si sono distinti nel corso della loro carriera agonistica, in ambito dilettantistico o professionistico, un assegno straordinario vitalizio, qualora sia comprovato che versino in condizioni di grave disagio economico.
Nel caso specifico, si rende noto che la predetta commissione, sulla base di un'accurata valutazione dei dati e degli elementi acquisiti, nonché delle informazioni pervenute dagli organi e dalle autorità territoriali interpellati, ha ritenuto, collegialmente, di non poter accogliere l'istanza presentata dall'ex pugile De Leva, in quanto «i titoli conseguiti nella carriera agonistica, peraltro interrotta volontariamente, non rispondono ai criteri indicati nell'articolo 1, comma 1, della legge n. 86 del 2003 e la condizione di parziale disagio economico potrebbe essere superata con un maggior impegno lavorativo, considerando la giovane età e l'assenza di problemi legati alla salute».
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Mario Pescante.


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PISCITELLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
due mesi fa veniva inaugurata, con dispendio di propaganda e di media, la A20 che collega Palermo a Messina, usando aggettivi e sostantivi altisonanti;
già nel momento della riapertura alcuni quotidiani, riportando dichiarazioni di tecnici che lavoravano sulla A20, scrivevano: «Alcuni tratti sono insicuri, l'asfalto è stato messo su fondo bagnato e la sua stabilità perciò è compromessa. Fra qualche mese bisognerà rifare il manto stradale»;
puntualmente questa previsione si è avverata in questi giorni, costringendo i tecnici a chiudere l'autostrada nel tratto fra Castelbuono e Tusa;
l'intero tratto autostradale è ancora incompleto, basti pensare che nel tratto tra Tusa e Castelbuono vi sono ancora da fare 13 chilometri e che i lavori procedono a rilento per difficoltà geologiche;
molti tratti di galleria non hanno illuminazione, non ci sono aeratori, manca la segnaletica orizzontale e verticale, le colonnine di emergenza sono fuori uso, manca del tutto la possibilità di contatto radio e telefonico, come più volte sottolineato dalla Polstrada di Buonfornello e Cefalù -:
se nel momento dell'inaugurazione anche al Presidente del Consiglio risultavano presenti i rischi, poi divenuti certezze, sottolineati dall'interrogante;
in caso negativo se non ritenga utile verificare le responsabilità dei tecnici che hanno autorizzato una inaugurazione, che secondo quanto delineato in premessa, tecnicamente impossibile;
se non si ritenga utile che vi sia una informazione reale per i cittadini sulla percorribilità della A20 pari a quella della finta apertura della stessa;
quali siano i tempi certi per il completamento reale e non virtuale della A20.
(4-13206)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l'ANAS Spa, interessata al riguardo, ha riferito che dal momento dell'apertura al traffico, avvenuta il 21 dicembre 2004, è stata assicurata la viabilità per l'intera tratta in direzione Palermo-Messina, mentre nella direzione Messina-Palermo è rimasta esclusa soltanto la tratta Tusa-Castelbuono (11 Km).
Le nuove tratte sono state aperte al traffico anticipatamente in quanto il livello di completamento era tale da garantire la transitabilità mantenendo le condizioni di viabilità richieste.
In alcuni casi, al fine di assicurare il completamento degli impianti e consentire le condizioni di viabilità richieste, sono state istituite in sede autostradale delle limitazioni di carreggiata nella gallerie «Piano Paradiso» e «Tusa» ed il dirottamento su una sola corsia di marcia nella direzione Palemo-Messina.
Al riguardo l'ANAS informa che il concessionario ha istituito un servizio assiduo di pattugliamento organizzando delle squadre aggiuntive di operai addetti alla sicurezza per fornire il massimo dell'assistenza agli utenti in transito. Inoltre risulta che il grado di incidentalità per cause imputabili alla strada è pressoché nullo.
La società stradale sottolinea che il completamento dei lavori di rifinitura e di impiantistica avviene speditamente.
Gli impianti delle gallerie e caselli sono alimentati provvisoriamente 24 ore su 24 da gruppi elettrogeni, non essendo state ancora del tutto completate le cabine elettriche; e, pertanto, il servizio è puntualmente garantito.
La chiusura nella tratta Castelbuono-Tusa, di soli tre giorni, è avvenuta esclusivamente per la stesa del tappeto di usura lungo le gallerie «Piano Paradiso» e «Torre Finale».
La società stradale rendo noto, infine, che il termine dei lavori è previsto entro il mese di giugno 2005.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.


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POLLEDRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la zona tra Castelvetro Piacentino e Cremona soffre di una situazione di notevole inquinamento ambientale, con diffuse patologie sanitarie che vanno crescendo di numero, non solo a causa del rilevante traffico veicolare e delle condizioni naturali di scarso ricambio d'aria, ma anche a causa della presenza di una raffineria, di un doppio inceneritore, della centrale nucleare di Caorso e di numerose attività produttive;
nel dicembre 2004 è stato creato un comitato spontaneo cittadino di Castelvetro Piacentino per farsi carico, in parte, delle questioni annesse alla viabilità del territorio e nello specifico della problematica relativa al ritorno del traffico pesante sul ponte in ferro del Po, tra Cremona e Castelvetro Piacentino;
il succitato Comitato ha promosso una raccolta firme sul tema «traffico e buon senso», già consegnata alle istituzioni locali, che ha trovato un largo consenso tra i cittadini di Castelvetro e anche tra i residenti di Monticelli, Cortemaggiore, Cremona e provincia; tuttavia la provincia di Piacenza non solo non ha risposto alle istanze dei cittadini e non ha promesso alcun approfondimento tecnico sulla questione, ma non ha nemmeno promosso una concertazione con la provincia di Cremona sulla risoluzione dei problemi di viabilità locali;
la popolazione locale ha più volte ribadito la propria perplessità sui lavori di manutenzione straordinaria del ponte sul Po che prevedono il ritorno del traffico pesante su tale ponte, chiedendosi, in particolare, come un ponte ormai centenario possa sopportare un traffico così intenso e impegnativo per le continue sollecitazioni a cui sarebbe sottoposto in caso di passaggio di TIR con portata oltre i limiti attualmente stabiliti;
la comunità locale chiede una soluzione alternativa concreta, ossia un nuovo ponte sul Po, in grado di sopperire alle necessità del traffico locale e di passaggio e soprattutto a quelle degli autotrasportatori e dei pendolari;
fino alla risoluzione definitiva del problema viario e alla messa in esercizio di un nuovo ponte sul Po sarebbe opportuno utilizzare il ponte in ferro solamente per il passaggio del traffico leggero e prorogare le direttive che prevedono le alternative al traffico, già adottate durante i lavori della manutenzione straordinaria del vecchio ponte in ferro, deviando il traffico pesante sul ponte autostradale delle Autostrade Centropadane, tratto Brescia-Piacenza -:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda urgentemente adottare al fine di rispondere alle esigenze dei cittadini e promuovere una concertazione tra le autorità statali e locali, diretta a risolvere i problemi della viabilità delle province di Piacenza e di Cremona, soprattutto con riferimento alla realizzazione di un nuovo ponte sul Po nel comune di Castelvetro Piacentino, e affonché sia disposta nell'immediato, la proroga della deviazione del traffico pesante sul ponte autostradale delle Autostrade Centropadane, tratto Brescia-Piacenza, fino alla costruzione del nuovo ponte.
(4-13325)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, l'Anas S.p.A., interessata al riguardo, ha comunicato che i lavori di manutenzione sul fiume Po vengono effettuati dall'amministrazione provinciale di Piacenza.
Gli stessi sono svolti nelle ore notturne ed il traffico viene deviato sulla tratta autostradale Brescia-Piacenza tra i caselli di Cremona e Castelvetro.
La società stradale rende noto che nel piano finanziario della Società Autostrade Centro Padane è prevista la realizzazione di un nuovo ponte sul Po il cui progetto definitivo sarà sottoposto all'ANAS dalla Concessionaria per la relativa approvazione.


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L'ANAS fa presente, infine, che le altre questioni in ordine alla proroga delle deviazione del traffico sono di esclusiva competenza del gestore della viabilità e cioè menzionata provincia di Piacenza.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

ROSATO e DAMIANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto Superiore Statale «da Vinci de Sandrinelli» di Trieste, che vanta una lunga esperienza nella formazione nel campo commerciale e turistico, ha progettato l'istituzione di un nuovo corso di studi di indirizzo alberghiero;
il progetto nasce dal sempre crescente interesse dimostrato dai giovani verso il settore alberghiero e dalle richieste in questo senso espresse dagli operatori del settore, nonché dall'assenza di un indirizzo scolastico simile a Trieste, condizione che attualmente costringe i giovani ivi residenti a spostarsi fuori città presso le strutture regionali che offrono questo tipo di istruzione;
l'Istituto, che già da anni collabora con il mondo del lavoro, ha già avviato dei contatti con Enti istituzionali tra cui il comune e la provincia di Trieste, la Camera di Commercio, Promotrieste, nonché con le associazioni rappresentative delle realtà della ristorazione locale, come l'Associazione degli Albergatori, la sezione provinciale della Federazione Italiana Cuochi, quella regionale dell'Associazione Italiana Sommeliers e dell'Associazione Italiana Maitres, che condividono la necessità e l'opportunità della realizzazione del corso di studi e dimostrano il loro assoluto appoggio nella sua realizzazione;
la realizzazione del progetto porterebbe alla creazione della prima offerta formativa di tipo alberghiero gestita direttamente da una scuola superiore con percorso quinquennale, oltre che offrire un percorso scolastico di elevato livello qualitativo in grado di far interagire fin dall'inizio gli studenti e il mondo del lavoro;
l'Istituto ha presentato domanda all'Ufficio scolastico regionale, il quale ha ritenuto il progetto meritevole e ha conseguentemente avanzato la richiesta al Ministero;
il Ministero ha posposto l'attivazione del nuovo indirizzo scolastico, in attesa della definizione dei percorsi didattici-ordinamentali, collegati alla riforma dei cicli prevista dalla legge 28 marzo 2003, n. 53 -:
se, nelle more dell'attuazione della riforma, non ritenga opportuna e possibile l'apertura della nuova sezione, anche in forma sperimentale e senza la necessità della definizione del personale di ruolo, al fine di non perdere un'utile occasione per rispondere ad un'esigenza sentita e che offre ottime opportunità di lavoro.
(4-13539)

Risposta. - Come è già noto all'interrogante, il ministero, in relazione a richieste pervenute da istituzioni scolastiche del Friuli Venezia Giulia, ivi compresa quella dell'istituto «da Vinci da Sandrinelli» di Trieste, con nota del 10 gennaio 2005, ha espresso al direttore scolastico regionale l'avviso che non si possa procedere all'attivazione di nuovi indirizzi e corsi di studio per l'anno scolastico 2005-2006, fino a quando non verranno emanate le norme di riforma del secondo ciclo.
A questo proposito, va detto che la prima stesura del decreto legislativo relativo al secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e di formazione, in attuazione della legge delega n. 53 del 2003, è disponibile sul sito del ministero dal 18 gennaio scorso, per promuovere un ampio dibattito pubblico affinché scaturiscano utili suggerimenti in vista della definizione del relativo progetto di riforma.
Attualmente le bozze di decreto attuativo del secondo ciclo sono nella fase di documento


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aperto al confronto con le regioni, le forze sociali, le associazioni professionali e disciplinari.
Pertanto, allo stato, non si può che confermare l'avviso già comunicato dal Ministero al Direttore generale regionale con la suddetta nota del 10 gennaio 2005.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

RUSSO SPENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la SITAF (Società Italiana Traforo Autostradale del Frejus) con sede a Torino e Susa, pur essendo chiusa da anni la sede di rappresentanza a Roma, continua a pagare gli stipendi a due dipendenti che sono a Roma;
non si hanno notizie sul luogo di lavoro dei due dipendenti e sulle loro mansioni. Tale situazione venne già evidenziata in una precedente interrogazione, presentata dall'interrogante il 6 giugno del 2000 al Senato della Repubblica (4-19506) -:
quali siano i motivi per i quali i due dipendenti di Roma non vengono trasferiti nella sede di Susa della SITAF, visto che la sede di Roma è chiusa e che i due percepiscono regolarmente lo stipendio.
(4-10564)

Risposta. - Si premette che la questione sollevata rientra nell'esclusiva potestà di gestione societaria della SITAF S.p.A..
Da notizie acquisite da ANAS S.p.A., si è appreso, tuttavia, che i due dipendenti cui fa riferimento l'interrogante, non fanno più parte dell'organico della società concessionaria SITAF.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

RUSSO SPENA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Corte dei conti è il massimo organo di controllo sulla gestione delle Amministrazioni Pubbliche;
attraverso la costituzione delle Sezioni Regionali di controllo ha adeguato le proprie funzioni alle trasformazioni politico-istituzionali del Paese;
la rilevanza costituzionale, la delicatezza delle attribuzioni e la composizione magistratuale di parte del personale di quest'organo ne fa una delle massime istituzioni esistenti il cui prestigio ed imparzialità non può essere offuscato in nessuna sua articolazione;
presso la Sezione Regionale di controllo per la Campania ad un funzionario da anni impegnato sindacalmente è stata inflitta una sanzione disciplinare per presunti «comportamenti non conformi agli obblighi cui è tenuto il pubblico impiegato ai sensi del C.C.N.L.»;
le organizzazioni sindacali F.P.-CGIL, FPS-CISL, UIL-PA, UNSA-SNACO, FLP, in una lettera al Segretario Generale della Corte dei conti, in data 6 settembre 2004, hanno stigmatizzato l'episodio sopraccitato; inoltre, il Segretario nazionale della F.P.-CGIL ha richiesto un incontro per ristabilire un clima di serenità tra Amministrazione e rappresentanza sindacale;
il provvedimento potrebbe, secondo l'interrogante avere un carattere antisindacale -:
se non ritenga di disporre le verifiche di competenza per accertare l'eventuale carattere antisindacale del provvedimento in questione.
(4-11499)

Risposta. - In relazione all'interrogazione indicata in oggetto, si fa presente quanto riferito dalla Direzione provinciale del lavoro di Napoli.
La Corte dei conti-Sezione regionale di controllo per la Campania ha fatto presente che il Presidente della stessa, nella qualità


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di responsabile del buon andamento dell'Organo di controllo, si è limitato ad effettuare un mera e circostanziata segnalazione alla Sede centrale dell'episodio da cui il procedimento disciplinare è scaturito, escludendo che la vicenda fosse in qualche modo connessa allo svolgimento dell'attività sindacale svolta dal dipendente in questione.
Ad ogni modo, si fa presente che, secondo quanto rappresentato dal responsabile della suddetta Sezione Regionale di Controllo, tutti gli atti relativi al procedimento disciplinare in questione sono in esclusivo possesso dell'ufficio procedimenti disciplinari, presso il Segretariato generale della Corte dei conti.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SANDI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'istituto comprensivo statale di San Pietro di Cadore ha indirizzato una lettera al Sindaco relativa alla deroga di formazione delle classi della prima seconda e terza scuola secondaria di primo grado per l'anno 2005-2006;
a seguito delle recenti iscrizioni nella prima scuola risultano iscritti 7 alunni, 11 nella seconda e altri 11 nella terza scuola secondaria di primo grado. Tenendo conto di questi numeri si prospetta la possibilità che le classi non possano costruirsi;
i piccoli centri montani devono confrontarsi con il problema del progressivo abbandono del territorio ed invecchiamento della popolazione che è quasi sempre accompagnato dalla diminuzione del pubblico servizio;
oggi la legislazione pone particolare attenzione alle zone di montagna svantaggiate dal punto di vista logistico, ambientale e nella funzione dei servizi collettivi quali la scuola e permette di organizzare strategie ed iniziative di rete locale che possono limitare il rischio di impoverimento del già fragile tessuto sociale dei piccoli comuni di montagna -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare affinché sia garantita la formazione delle classi della scuola secondaria di primo grado di San Pietro di Cadore.
(4-13362)

Risposta. - Si fa presente che il competente ufficio scolastico regionale per il Veneto è consapevole della serietà e della realtà dei problemi che gravano sulle scuole di montagna in generale ed, in particolare, sull'istituto comprensivo di San Pietro di Cadore (Belluno), ove alla scuola media sono state presentate iscrizioni per n. 7 alunni alla prima classe, n. 11 alla seconda e n. 11 alla terza, iscrizioni queste che a norma dell'articolo 16, comma 3 del decreto ministeriale 24 luglio 1998, n. 331, che disciplina tuttora la formazione delle classi, non consentirebbe la costituzione della classe prima. Ciò in quanto detta disposizione prescrive che nelle scuole funzionanti nei comuni montani, quale l'istituto suindicato, possono essere costituite classi uniche con un numero di alunni inferiore a quello minimo, e cioè 15 alunni, ma comunque non inferiore a 10 alunni.
Occorre anche far presente che sono ancora in corso i lavori relativi alla determinazione degli organici delle scuole secondarie di primo grado, che dovranno essere conclusi il 16 maggio 2005, e quelle relative alla scuola secondaria di secondo grado e, pertanto, allo stato non risulta possibile prevedere se nella regione Veneto le dotazioni di ciascun ordine di scuola richiederanno la necessità di una loro compensazione, atteso il consistente già accertato aumento del numero degli alunni nella scuola primaria e nella scuola secondaria di secondo grado che è di molto maggiore rispetto al più contenuto aumento del numero degli alunni della scuola secondaria di primo grado alla quale sono stati assegnati n. 19 posti in più rispetto al decorso anno scolastico.
L'ufficio scolastico regionale per il Veneto ha tuttavia fornito assicurazioni che,


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se le dotazioni organiche lo consentiranno e nessun riflesso negativo si determinerà sulle scuole che hanno un numero di alunni rientrante nei limiti indicati dalla vigente normativa, la classe di scuola media dell'istituto comprensivo di San Pietro di Cadore sarà autorizzata.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la multinazionale americana Haworth, nei giorni scorsi, ha annunciato 62 licenziamenti su un totale di 521 dipendenti dislocati nei tre stabilimenti del gruppo a Ozzano, Imola e San Giovanni in Persiceto, nel bolognese, dove si producono mobili per ufficio e arredamento;
le organizzazioni sindacali confederali di categoria Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil chiedono che l'eventuale eccedenza temporanea di manodopera sia affrontata dall'azienda con strumenti di sostegno come la cassa integrazione a rotazione o i contratti di solidarietà;
il coordinamento sindacale ha proclamato un pacchetto di otto ore di sciopero a sostegno delle proprie richieste, promuovendo il coinvolgimento delle amministrazioni locali interessate;
il piano di riorganizzazione sollecitato dai rappresentanti dei lavoratori dovrà contenere garanzie vere per l'occupazione e le condizioni di vita e di lavoro dei dipendenti oggi occupati -:
se non ritenga opportuno adoperarsi, con tutti gli strumenti in suo possesso, presso le parti, al fine di scongiurare le decisioni annunciate dai vertici aziendali, nell'intento di individuare soluzioni alternative, capaci di garantire gli attuali livelli occupazionali e tutelare i diritti e la dignità dei lavoratori.
(4-06152)

Risposta. - La Haworth S.p.A. Italiana, al fine di contenere i costi di struttura e razionalizzare le attività sia produttive che dei servizi, ha manifestato l'intenzione di accorpare le attività produttive, trasferendo n. 31 unità operative (operai) dallo stabilimento di Ozzano dell'Emilia a quello di Imola, concentrando il personale amministrativo nello stabilimento di San Giovanni in Persiceto, ad esclusione delle attività «logistiche» che saranno mantenute nella sede di Ozzano dell'Emilia.
Nel corso dell'anno 2003, l'azienda e le rappresentanze sindacali hanno avuto diversi incontri, per analizzare congiuntamente la possibilità di addivenire ad un accordo. Tale accordo è stato raggiunto, tra le parti, presso la Provincia di Bologna, in data 3 luglio 2003.
Dagli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Bologna è emerso che la ditta Haworth S.p.A. ha rispettato integralmente quanto riportato nell'accordo suddetto.
Infatti l'azienda ha intimato n. 45 licenziamenti che hanno interessato n. 19 unità dello stabilimento di Ozzano dell'Emilia, n. 17 unità per quello di Imola e n. 9 unità per San Giovanni in Persiceto.
Sono stati intimati n. 29 licenziamenti relativi a personale che maturava i requisiti per il pensionamento entro il periodo massimo di iscrizione alle liste di mobilità e n. 16 licenziamenti a lavoratori senza requisiti pensionistici. Tutti i lavoratori licenziati hanno sottoscritto un verbale di conciliazione in sede sindacale.
L'azienda ha corrisposto ai 45 lavoratori in esubero una somma, definita tra le parti con separata intesa, a titolo di incentivo all'esodo e a titolo transattivo.
Ha provveduto, poi, a richiedere, a decorrere dal 1o settembre 2003, la Cassa integrazione guadagni straordinaria, per crisi aziendale, per un periodo di 12 mesi e quindi fino al 31 agosto 2004, che è stata autorizzata con decreto ministeriale n. 33297 dell'11 dicembre 2003.
La CIGS ha comportato la riduzione dell'orario di lavoro settimanale, per cui è stato applicato il criterio della rotazione dei


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lavoratori nel rispetto delle esigenze tecnico-produttive ed organizzative.
Sono stati, inoltre, attivati processi di riqualificazione interni con l'affiancamento di personale esperto e con l'obiettivo di ricollocare e riqualificare personale ritenuto in soprannumero, e sono state distaccate, presso una società terza, n. 2 unità, tenendo conto delle esigenze di mobilità interaziendale.
Si fa presente, infine, che la società in parola ha trasferito tutta la residua attività produttiva dallo stabilimento di Ozzano dell'Emilia a quello di Imola, ha provveduto a trasferire le funzioni aziendali (uffici amministrativi) da Ozzano dell'Emilia a San Giovanni in Persiceto, escludendo dal trasferimento gli addetti alle attività logistiche e collegate ed ha anticipato quanto a carico dell'INPS per il trattamento di CIGS.
Le RSU di San Giovanni in Persiceto, Ozzano dell'Emilia e Imola, interpellate sulla questione, hanno confermato tutto quanto sopra menzionato.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 15 luglio 2003, una cinquantina di dipendenti della ditta «Fratelli Panarese» di Veglie (Lecce) ha occupato la sala consiliare del comune per protestare contro le lettere di licenziamento inviate dalla ditta a una quindicina di loro;
l'azienda è proprietaria di una cava che dovrebbe essere attraversata dal viadotto di completamento della circonvallazione del nord Salento e per questo motivo sarebbe costretta a ridimensionare il personale dipendente -:
se non ritengano opportuno adoperarsi, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso le parti in causa, al fine di sbloccare la situazione, per scongiurare i licenziamenti annunciati dall'azienda in oggetto, tutelando così la dignità ed i diritti dei lavoratori, salvaguardando gli attuali livelli occupazionali, in un'area già purtroppo segnata da altre e gravi crisi economiche e sociali.
(4-06943)

Risposta. - La Provincia di Lecce, in data 24 novembre 2004, ha convocato le parti in causa per un incontro sull'argomento. Durante l'incontro, il rappresentante della ANIEM CONFAPI ha dichiarato che l'azienda in questione, trovandosi in gravissima crisi di produzione a causa delle ragioni anzidette, ed avendo soprasseduto agli avvisi di licenziamento dopo la riunione avvenuta il 20 giugno 2003, presso il comune di Veglie, suo malgrado non può ulteriormente procrastinare la sospensione dei licenziamenti.
I licenziamenti, secondo la ditta, si sono rivelati «necessari», alla luce della sopravvenuta adozione, da parte della provincia di Lecce, del decreto di esproprio definitivo delle particelle della cava interessata al progetto, nonché in ragione di tutti i provvedimenti successivi connessi, che hanno reso impossibile la coltivazione della cava; pertanto, rimane valida la comunicazione da parte del gruppo Panarese del 23 giugno 2003.
In occasione del medesimo incontro, la FENEA UIL, prendendo atto della permanenza della situazione critica in cui versano le maestranze, ha rinnovato l'invito alla Direzione aziendale di procrastinare ulteriormente i paventati licenziamenti, in quanto il sindacato ritiene che potrebbero esistere le condizioni per comporre la vertenza interessando gli organi competenti della provincia di Lecce.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il 2 agosto 2004 la società Castellina S.p.A., l'azienda molisana di imbottigliamento


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delle acque, partecipata dalla finanziaria regionale Finmolise per un importo totale di circa un milione di euro, che ha lo stabilimento a Castelpizzuto, proprio dove sono situate le sorgenti, ha annunciato il licenziamento di 19 unità lavorative;
la società Castellina S.p.A e lo stabilimento di imbottigliamento, nate nel 1998 per volontà stessa dei cittadini di Castelpizzuto, è una società che può a tutti gli effetti dirsi di pieno azionariato popolare, avendo raccolto gli investimenti diretti di gran parte dei cittadini del paese -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, a tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori, al fine di convocare un tavolo di trattativa utile ad individuare, insieme alle parti, soluzioni e misure alternative a quelle annunciate dai vertici aziendali, capaci di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali e utili ad assicurare il futuro produttivo dello stabilimento.
(4-11120)

Risposta. - In data 2 agosto 2004 la società Castellina S.p.A. procedeva al licenziamento di n. 19 unità lavorative per fine lavoro. Il licenziamento veniva comunicato ai singoli lavoratori ed alla competente Sezione circoscrizionale del lavoro di Isernia in data 4 agosto 2004.
A seguito del licenziamento la società nei mesi di agosto, settembre ed ottobre comunque utilizzava le maestranze con orario di lavoro ridotto, senza procedere alla corresponsione delle spettanze maturate.
Per quanto sopra le maestranze proponevano, presso la suddetta Direzione provinciale del lavoro, il tentativo di conciliazione per impugnare i licenziamenti intimati a decorrere dal 2 agosto 2004, ritenendoli illegittimi, nulli e comunque inefficaci perché contrari alle norme di legge e contrattuali.
In data 26 ottobre 2004 venivano sottoscritti fra le parti i verbali di conciliazione nei quali la società si impegnava a revocare i licenziamenti nonché a provvedere, entro e non oltre il 20 novembre 2004 al «pagamento di tutte le spettanze maturate fino al 30 settembre 2004 ed al versamento degli oneri previdenziali e fiscali previsti dalla legge».
In base agli accordi sottoscritti, la società provvedeva a revocare i licenziamenti dandone comunicazione sia ai lavoratori che agli istituti competenti.
In data 15 novembre 2004 la società Castellina, nonostante la revoca dei licenziamenti, esperiva con esito positivo la procedura di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 218 del 2000, relativa all'intervento straordinario della Cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale, per tutte le maestranze (20 lavoratori), a far data dal 15 novembre 2004.
Nell'accordo, tra l'altro, veniva stabilito che l'entità e la durata delle eventuali parziali riprese dell'attività produttiva sarebbero state ripartite tra i lavoratori sospesi, con «la rotazione di quelli che, nel rispetto delle esigenze aziendali tecnico-organizzative, potranno essere temporaneamente richiamati in servizio».
In merito alla effettiva utilizzazione del personale nel periodo di Cassa integrazione guadagni straordinaria, si fa rilevare che le maestranze hanno lamentato le modalità adottate dall'azienda per i criteri di rotazione nonché il licenziamento di due operai per «mancata presenza sul turno di lavoro».
Circa la corresponsione delle spettanze economiche, concordata nel verbale di conciliazione del 26 ottobre 2004, l'azienda ha erogato entro il termine stabilito (20 novembre 2004), i salari relativi alle ore di lavoro effettivamente svolte nei mesi di agosto e settembre. I lavoratori hanno contestato tale corresponsione, ritenendo che le spettanze effettivamente dovute dovevano essere calcolate sulla base di tutte le giornate lavorative a prescindere dall'effettuazione della prestazione.
Tanto premesso, nell'evidenziare che permangono, al momento, le condizioni


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conflittuali innanzi esposte, si comunica che:
1) per i criteri di rotazione adottati dall'azienda nel periodo di C.I.G.S. la rappresentanza sindacale ha proposto ricorso ai sensi dell'articolo 28 della legge n. 300 del 1970;
2) per la quantificazione delle spettanze arretrate concordate nel verbale di conciliazione del 26 ottobre 2004, le maestranze hanno interessato la rappresentanza sindacale;
3) per i licenziamenti operati nei confronti di due lavoratori, sono state intraprese le iniziative presso la locale magistratura per il reintegro nel posto di lavoro.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da notizie provenienti da ambienti sindacali si apprende che, lunedì 11 ottobre prossimo, i 40 dipendenti della «Alovisi» di Volano, azienda privata che ha in gestione il servizio di igiene urbana della Vallagarina, saranno in sciopero;
sempre da notizie provenienti dalla Cgil del Trentino si apprende che i titolari si comportano in modo arrogante e non rispettano la dignità dei dipendenti, con frequenti violazioni delle norme contrattuali, sia nella mancata puntualità nella corresponsione degli stipendi e sia nella mancata erogazione mensile dei buoni pasto e dei cambi d'orario;
tale sciopero, a quanto denunciato dalla suddetta organizzazione sindacale di categoria, è la conseguenza di un disagio accumulato da troppo tempo, divenuto oramai insostenibile;
se non ritenga opportuno intervenire, presso i soggetti interessati, nell'intento di ripristinare un clima di correttezza e di rispetto sindacale, a tutela della dignità, della professionalità e dei diritti dei lavoratori.
(4-11198)

Risposta. - In data 22 settembre 2004
la CGIL del Trentino, funzione pubblica, ha proclamato una giornata di sciopero, da tenersi il successivo 11 ottobre 2004, al fine di agevolare una positiva definizione di talune problematiche sindacali concernenti i dipendenti della ditta Alovisi Mario S.r.l. di Volano, settore igiene urbana.
La mobilitazione del personale, così attivata, ha portato alla sottoscrizione, in data 7 ottobre 2004, di un protocollo d'intesa tra la società in questione, RSA aziendale e CGIL Fp, finalizzato alla risoluzione delle diverse questioni del settore igiene urbana, tramite l'individuazione di chiari modelli di comportamento.
A seguito della sottoscrizione del protocollo suddetto, lo sciopero proclamato per il giorno 11 ottobre 2004 è stato revocato.
Si sottolinea che permane, ad oggi, una forte attenzione delle organizzazioni sindacali dei lavoratori sul rispetto, da parte aziendale, degli impegni sottoscritti il 7 ottobre 2004.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori dell'Ast sciopereranno nei prossimi giorni per sollecitare una risposta del governo e delle istituzioni sulla situazione allo stabilimento Thyssn Krupp Acciai Speciali Terni;
sono trascorsi esattamente quattro mesi da quando, lo scorso 17 giugno, istituzioni e sindacati furono ricevuti al Ministero del Lavoro e fu loro assicurato che, in tempi ristretti, le parti sarebbero state nuovamente convocate per un esame


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globale del piano industriale e per fornire indicazioni sui problemi delle infrastrutture;
a tutt'oggi tale convocazione non è ancora avvenuta, per cui i sindacati hanno proclamato per il 21 ed il 22 ottobre 2004 scioperi di una ora e mezzo per ciascun turno di lavoro con assemblea in fabbrica per illustrare la situazione ai lavoratori;
lo sciopero, con le assemblee in fabbrica, riguarderà non solo i lavoratori della TK Ast ma anche quelli delle consociate, vale a dire Tubificio, Società delle fucine, Centro servizi e Titania;
secondo fonti sindacali l'azienda ha presentato il suo piano industriale che prevede investimenti cospicui, nell'ordine dei 30 milioni di euro, ma la situazione è in fase di stallo in quanto non si hanno chiarimenti da parte del governo sui problemi delle infrastrutture, primo fra tutti quello relativo alla fornitura di energia elettrica -:
se non ritengano opportuno intervenire, presso i soggetti interessati, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, al fine di tutelare i diritti, la dignità e la professionalità dei lavoratori coinvolti, individuando, insieme alle parti, soluzioni utili a garantire un futuro occupazionale certo e sicuro ai lavoratori, dando seguito a quanto convenuto tra le parti per una valutazione complessiva della situazione.
(4-11348)

SGOBIO e BELLILLO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
da notizie provenienti da ambienti sindacali si apprende che la Thyssen Krupp ha deciso di chiudere il reparto acciaio magnetico e di rimettere in discussione l'accordo sulle Acciaierie di Terni sottoscritto a febbraio che prevedeva la continuità produttiva dello stabilimento con tutte le sue produzioni, compresa quella del lamierino magnetico;
quanto avvenuto è, secondo l'interrogante, un fatto gravissimo prima di tutto perché con i tagli produttivi annunciati allo stabilimento di Terni, se ne mette in discussione il futuro occupazionale e si priva il Paese di produzioni di valore strategico;
come prontamente denunciato dalle organizzazioni sindacali di categoria la Thyssen Krupp, con tale decisione, mette in seria discussione gli impegni assunti, dopo una lunga e pesante vertenza, conclusasi presso la Presidenza del Consiglio, sottoscritti il 18 febbraio 2004 -:
se non ritengano opportuno intervenire, presso i soggetti interessati, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, convocando immediatamente un tavolo di trattativa, al fine di tutelare i diritti, la dignità e la professionalità dei lavoratori coinvolti, individuando, insieme alle parti, soluzioni utili a garantire un futuro occupazionale e produttivo certo e sicuro, nell'integrale rispetto delle intese sottoscritte lo scorso mese di febbraio.
(4-11962)

Risposta. - In data 26 febbraio 2005, è stato raggiunto un accordo con la predetta azienda e le organizzazioni sindacali, nel quale la società ha confermato la volontà di rafforzare il sito siderurgico ternano, per migliorare gli aspetti qualitativi e quantitativi delle proprie produzioni, con investimenti pari a 124 milioni di euro. Dei citati investimenti, 30 milioni saranno destinati alla realizzazione di un nuovo impianto di laminatoio a freddo, che entrerà in funzione, presumibilmente, entro il 2006. Inoltre, la Thyssen Krupp AST si è impegnata, per la società Titania, a mantenere le attuali produzioni ed a verificare i piani di consolidamento e rilancio.
Nel citato accordo, poi, si è convenuto di cessare definitivamente la produzione di lamierino magnetico, a far data dal 31 dicembre 2005, con la reintegrazione di tutti i lavoratori nelle altre produzioni del gruppo.
Infine, la società in esame ha assunto l'impegno di confermare gli attuali 634


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dipendenti, assunti a tempo determinato e di mantenere gli attuali livelli occupazionali fino al 2008/2009.
Da ultimo, si fa presente che la Thyssen Krupp ha revocato la richiesta di cassa integrazione guadagni straordinaria per n. 360 addetti al reparto magnetico, a far data 28 gennaio 2005, richiedendo per gli stessi la cassa integrazione guadagni straordinaria in considerazione della possibilità di riavviare detto impianto e quindi di richiamare in servizio tutto il personale interessato alla sospensione.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il 9 novembre 2004, a Gorizia, si è svolta una manifestazione di protesta, davanti alla sede dell'Assindustria, dei lavoratori dello scatolificio di Cormons (Gorizia), contro il piano di ristrutturazione aziendale, che prevede il licenziamento di 15 dipendenti su 26;
alla manifestazione hanno partecipato anche alcuni lavoratori provenienti dalla Ondulati di Villesse (Gorizia), fabbrica che appartiene al gruppo dello scatolificio di Cormons -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, al fine di tutelare i diritti, la dignità e la professionalità dei lavoratori coinvolti, convocando un tavolo di confronto per discutere della crisi dell'azienda e scongiurare la suddetta decisione, salvaguardando gli attuali livelli occupazionali e garantendo ai lavoratori stessi un futuro certo e sicuro.
(4-11572)

Risposta. - Per quanto riguarda la situazione produttiva, lo stabilimento è stato interessato da una crescente difficoltà di mercato, derivante da una forte concorrenza internazionale sul terreno dei costi, che ha determinato una significativa riduzione delle commesse, la perdita di quote di mercato e pesanti ricadute economico-finanziarie.
Sul piano occupazionale, l'impossibilità di invertire tale tendenza negativa, ha portato la società a dichiarare il proprio intendimento di pervenire alla riduzione del personale, quantificato in n. 13 operai e n. 2 impiegati.
Al fine di ottemperare alle disposizioni di legge di cui agli articoli 4, 5 e 24 della legge n. 223 del 1991, la società e le organizzazioni sindacali hanno proceduto, in data 29 novembre 2004, presso la sede dell'Unione industriali della provincia di Gorizia, al tentativo di accordo tra le parti.
Il tentativo si è concluso positivamente con un accordo che, dopo aver esaminato ogni possibile ed auspicabile soluzione che evitasse il ricorso alla mobilità, prevede la messa in mobilità di 11 operai in conseguenza della comune valutazione sulla impraticabilità di altre soluzioni.
Per i suddetti 11 operai, il rapporto di lavoro cesserà entro il 31 maggio 2005.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il 18 novembre 2004, la proprietà dell'ex pastificio «Maltagliati» di Massa e Cozzale, della «FabFin» di Castiglion Fiorentino (Arezzo), ha annunciato la chiusura dell'azienda e ha aperto la procedura di mobilità per tutti i 28 dipendenti, per cessazione della produzione;
le organizzazioni sindacali di categoria respingono con forza l'idea proposta dall'azienda che determinerebbe la chiusura di uno degli stabilimenti produttivi storici e più importanti della Valdinievole -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria


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competenza, presso i soggetti interessati, a tutela dei diritti, della dignità e delle professionalità dei lavoratori coinvolti, al fine di convocare un tavolo di trattativa per discutere della crisi dell'azienda e scongiurare la suddetta decisione, salvaguardando gli attuali livelli occupazionali e garantire ai lavoratori stessi un futuro certo e sicuro.
(4-11713)

Risposta. - Il 7 febbraio 2005, la summenzionata società e le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto un accordo, nel quale è stato deciso il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS), per crisi aziendale, per un periodo non superiore a dodici mesi.
Nel citato accordo, inoltre, si è convenuto che, nell'ambito del piano di CIGS, per il quale le parti hanno rinviato ad un'apposita procedura di legge, la gestione degli esuberi potrà avvenire anche attraverso la riqualificazione o formazione professionale, finalizzata al reimpiego del personale presso altre società, oppure altre azioni finalizzate sempre al reimpiego dei lavoratori, nonché alla mobilità, agli esodi incentivati e alla mobilità di accompagnamento alla pensione.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il 24 febbraio 2005 è prevista una giornata di mobilitazione e un corteo di protesta dei dipendenti della «Lugli Carrelli Elevatori» di Carpi, che conta 140 dipendenti, oltre ai lavoratori dell'indotto, per sensibilizzare le istituzioni locali e nazionali e la cittadinanza sulla grave situazione in cui versa l'azienda;
da notizie provenienti dalla Cgil si apprende che a tutt'oggi «le lavoratrici ed i lavoratori non hanno percepito le retribuzioni dei mesi di dicembre e gennaio nonostante la proprietà si fosse impegnata a trovare soluzioni con gli Istituti di credito locali»;
sempre secondo notizie provenienti dal suddetto sindacato si fa presente che «la pesante situazione finanziaria blocca da tempo l'attività interna nonostante la presenza di un portafoglio ordini consistente» -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, a tutela dei diritti, della dignità e delle professionalità dei lavoratori coinvolti, individuando, insieme alla parti in causa, tutte le soluzioni percorribili per salvaguardare questa importante realtà produttiva.
(4-13151)

Risposta. - La citata società sta attraversando una situazione di difficoltà economica tale da far prevedere il fallimento, essendo, tra l'altro, probabile la presentazione di tre istanze. Infatti, particolarmente pesante è la situazione debitoria sia nei confronti dei dipendenti, i quali debbono percepire il saldo di dicembre e le mensilità di gennaio e febbraio, sia dei fornitori che hanno, sostanzialmente, bloccato l'invio delle materie prime.
Sotto il profilo occupazionale, la crisi investe 140 lavoratori ed, attualmente, sono in corso febbrili trattative, che potrebbero portare all'affitto della parte produttiva dell'azienda.
Per quel che concerne il pagamento delle retribuzioni maturate ma non percepite sono in corso trattative con alcuni istituti di credito, mentre per la carenza di forniture è ipotizzabile una richiesta di intervento della cassa integrazione guadagni ordinaria.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

STUCCHI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia


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e delle finanze, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il territorio della Bergamasca è a forte vocazione manifatturiera: il 50 per cento del valore aggiunto che viene prodotto dai settori industriali e artigiani del cosiddetto secondario;
da tempo sono visibili i segni di una debolezza strutturale del settore tessile che riveste un ruolo fondamentale nell'economia bergamasca, ove sono presenti oltre 1.000 unità produttive, con un'incidenza di rilievo sul totale delle unità manifatturiere;
la fase particolarmente delicata per il settore è dovuta dalla diminuzione delle commesse e ai costi d'impresa, con il conseguente avvio di programmi di ristrutturazione aziendale e di delocalizzazione produttiva;
secondo dati diffusi, se si confronta il settore tessile con il totale delle attività manifatturiere, si nota che per le piccole imprese aumenta la quota di lavoratori del tessile presenti nelle liste di mobilità; se si analizzano i dati di CIGS e mobilità con i dati relativi alle unità produttive presenti sul territorio si nota immediatamente lo stato negativo del settore tessile; se si analizzano il numero di pratiche di CIGS relative ad imprese del tessile si riscontra che la percentuale di tali pratiche sul totale delle pratiche nel settore manifatturiero è di oltre il 50 per cento mentre per la mobilità la percentuale è di oltre il 34 per cento;
vi è quindi la necessità di interventi integrati di politica attiva per il lavoro, costruiti su un'analisi del sistema industriale e finanziario, al fine di procedere con politiche strategiche non unicamente di sostegno occupazionale ma di attivo sviluppo industriale che coinvolga non solo le Amministrazioni centrali dello Stato ma anche la Regione e gli Enti Locali, le organizzazioni di categoria, le parti sociali, anche con progetti di riqualificazione e di ricollocamento, e le Aziende con loro politiche di investimento nel territorio;
in una precedente interrogazione si evidenziava come il Cotonificio di Bottanuco (Bergamo), oggetto di un intervento per crisi aziendale da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, intenda ora procedere ad un'ulteriore riorganizzazione e rilancio produttivo;
l'azienda, che ad aprile 2004 contava 311 addetti, nel 2005 intende portare la pianta organica da 292 a 112 unità. Conseguentemente la proprietà, che persegue l'obiettivo di ridimensionare la propria produzione, ha confermato 180 esuberi, di cui 168 operai e 12 impiegati -:
quali iniziative intendano attuare i Ministri per rilanciare il settore del tessile e salvaguardare i lavoratori del Cotonificio Bottanuco.
(4-12648)

STUCCHI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con il 31 dicembre 2004 ha avuto termine l'Accordo Multifibre, trattato commerciale internazionale che ha regolato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, con tetti alle importazioni, il commercio internazionale dei tessili e dell'abbigliamento;
la conclusione dell'Accordo Miltifibre rappresenta uno degli obiettivi in materia di liberalizzazione commerciale attualmente in discussione in ambito di Organizzazione mondiale del Commercio (WTO);
le conseguenze di questa liberalizzazione preoccupano numerosi Paesi, tra cui l'Italia, che in questo settore conta 800 mila occupati. Vi è per questo motivo la necessità di monitorare anche a livello europeo gli effetti di tale apertura per potere eventualmente intervenire in sede WTO per correggere situazioni anomale o negative;


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le analisi della National Council of Textiles Organizations (NCTO) mostrano un impressionante aumento della presenza della Cina sul mercato del tessile. Parimenti, oltre 48 Paesi denunciano un serio calo della loro quota di mercato. Anche l'Africa, legata al mercato della fibra, rischia serie conseguenze economiche;
è necessaria quindi un'attenta politica industriale, un'attenzione alla competitività fatta di ricerca, di formazione, di innovazione, nonché di interventi selettivi di sostegno all'esportazione;
in Lombardia l'industria legata alla moda - tessile, abbigliamento, calzature - conta 200 mila lavoratori e 20 mila imprese;
il Cotonificio di Bottanuco (Bergamo), costituito nel 1969, è oggetto di un intervento per crisi aziendale da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (legge n. 223 del 1991 - Concessione del trattamento C.I.G.S.) dal 5 aprile 2004 al 4 aprile 2005 (decreto del 28 giugno 2004 - n. 34352);
l'Azienda ha recentemente annunciato ai sindacati l'apertura della procedura di mobilità per 180 dei suoi 292 dipendenti all'interno di un piano di riorganizzazione e rilancio produttivo -:
quali iniziative intendano attuare i Ministri per rilanciare il settore del tessile e salvaguardare i lavoratori del Cotonificio Bottanuco.
(4-12521)

Risposta. - In relazione alla interrogazione parlamentare in esame, concernente la società Cotonificio Di Bottanuco S.p.A. si rappresenta, preliminarmente, che la problematica della crisi del settore tessile assume indubbio rilievo per il Governo.
Per quanto riguarda, in particolare, la sopra indicata società si fa presente quanto comunicato, al riguardo, dalla Direzione provinciale del lavoro di Bergamo.
Presso la società stessa, attualmente, sono occupati n. 291 dipendenti, di cui n. 257 operai e n. 34 impiegati (il numero degli addetti in forza all'aprile 2004 era di 311 ridotto a 291 per pensionamenti o dimissioni spontanee).
La suddetta società, a causa del continuo acuirsi della crisi di mercato del settore tessile, ha usufruito del trattamento straordinario di integrazione salariale per crisi aziendale, per il periodo dal 5 aprile 2004 al 4 aprile 2005, per una media di 90/100 lavoratori.
Il 25 gennaio 2005, nel corso di una riunione con i rappresentanti sindacali, l'azienda ha manifestato la volontà di attuare una riduzione di personale, con conseguente messa in mobilità di circa 180 lavoratori. Al momento, la contrattazione non è ancora conclusa.
La Direzione sopra citata ha comunicato, infine, che la ditta è in regola con il pagamento delle retribuzioni per il personale ed è adempiente per i versamenti assicurativi e previdenziali.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.