Allegato B
Seduta n. 607 del 6/4/2005


Pag. 18641


...

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:

DEIANA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
come riportato da notizie di stampa locali e nazionali (Liberazione - 10 marzo 2005) mentre una ventina di pescherecci della marineria di Sulci prendevano il largo nelle acque di fronte al Porto di Zafferano mettendo in atto un'azione di protesta pacifica contro l'ennesima esercitazione militare, un peschereccio veniva speronato da uno dei mezzi della Marina militare italiana che stazionava in quella porzione di mare per l'esercitazione;
più volte le motovedette dei carabinieri, polizia e capitaneria di porto che assistevano alla manifestazione al fine di verificare il normale svolgimento della protesta sono intervenuti richiamando il natante della Marina militare e invitandolo a fare dietro front, tanto che lo speronamento del mezzo militare nei confronti di uno dei pescherecci con tre


Pag. 18642

persone a bordo è apparso agli astanti del tutto intenzionale. L'impatto ha provocato il ferimento del comandante del peschereccio e seri danni all'imbarcazione;
dagli anni Cinquanta, quel tratto di mare - il Golfo di Zafferano - è assolutamente interdetto all'ancoraggio e alla pesca perché assoggettato, come molte altre parti della terra e del mare della Sardegna a servitù militari che ne inibiscono l'uso alla popolazione civile. Da molto tempo i pescatori dei comuni di Teulada, Sant'Anna Arresi e Sant'Antioco sono impegnati a rivendicare la possibilità di tornare ad esercitare la loro attività peschereccia nelle acque antistanti i comuni di residenza che da generazioni rappresentano l'unica possibilità di sostentamento in una situazione economicamente precaria come quella della Sardegna;
i pescatori con la loro protesta volevano sollecitare il rispetto della negoziazione stipulata a Roma con il ministero della difesa il 19 ottobre scorso. In quella sede era stato garantito loro il pagamento degli indennizzi arretrati, la riduzione del 50 per cento dei vincoli di servitù militare e una ricerca sui fondali da parte dell'Istituto di Scienze Marine del Cnr che si sarebbe dovuta effettuare entro il 2004, finalizzata alla bonifica di quel tratto di mare, tutti accordi dei quali si era fatto garante personalmente il sottosegretario alla difesa onorevole Salvatore Cicu -:
di quali informazioni il Ministro interrogato disponga su questo gravissimo episodio, e cosa abbia da riferire in merito;
per quale motivo a tutt'oggi gli impegni del Ministero non siano stati assolti, e cosa intenda fare il Ministro interrogato affinché l'accordo stipulato sia rispettato in tempi compatibili con le necessità di sopravvivenza economica dei pescatori e delle loro famiglie.
(3-04376)

Interrogazioni a risposta scritta:

PECORARO SCANIO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un'inchiesta del settimanale L'Espresso nel Golfo di Napoli vi sarebbero, da 35 anni ben 20 siluri nucleari sovietici;
a quanto risulta dalle indagini svolte, il direttore generale della protezione civile, Guido Bertolaso, avrebbe ricevuto, il 12 novembre 2004, un dossier riservato, consegnato da Mario Scaramella, un consulente della commissione parlamentare Mitrokhin, membro del Research Institute dell'Università californiana di San Josè;
nel rapporto viene riportato che il 10 gennaio 1970 un sottomarino nucleare della classe November, distaccato presso la Quinta Squadra (Mediterraneo) della marina sovietica, viene incaricato dal Gru (intelligence militare centrale) e dalla competente Ru (intelligence navale) di allocare un numero imprecisato di siluri atomici tattici nel golfo di Napoli;
secondo la ricostruzione, il sommergibile aveva a bordo 24 siluri, tra anti-portaerei e anti-sommergibile; tre mesi dopo, lo stesso sottomarino fu affondato nell'Atlantico con 4 siluri nucleari a bordo; si presume, quindi che gli altri 20 siano stati effettivamente dislocati nel Golfo per minare l'area dove si trovavano la metà delle unità della Sesta Flotta Usa;
Bertolaso ha spiegato di aver trasmesso il rapporto all'intelligence italiana e alle Forze Armate e di essere stato informato che l'episodio era da sempre noto, ma che non ci sono conferme;
secondo il consulente Scaramella nel 2001 l'Aiea avrebbe inserito nel dossier Tecdoc-1242 Inventory of accidents and losses at sea involving radioactive material il caso dei missili sganciati nel golfo di Napoli; inoltre, l'International Maritime Organization ha dichiarato che tutte le informazioni contenute nel documento


Pag. 18643

Aiea erano perfettamente confermate e che i governi Usa e Russia erano stati informati;
secondo Guido Bertolaso esiste il rischio che la corrosione possa provocare dispersioni di materiale radiattivo e che la ricerca dei siluri nel Golfo di Napoli potrebbe rivelarsi estremamente complessa e difficile, anche per le caratteristiche vulcaniche della zona;
lo stesso presidente della Commissione Mitrokhin Paolo Guzzanti ritiene che sia necessario intervenire al più presto, vista l'evidente delicatezza della situazione -:
se ilGoverno non ritenga di dover verificare immediatamente e con tutti i mezzi a disposizione la presenza di siluri nucleari nel Golfo di Napoli;
se il Governo non sia consapevole della pericolosità di una simile situazione e del gravissimo rischio per la popolazione, non solo campana, e per l'ambiente;
per quale ragione non sia stata fatta chiarezza già da tempo e, nel caso in cui fosse confermata la presenza dei siluri nucleari, quali misure si intendano adottare per provvedere all'immediata bonifica delle acque del Golfo di Napoli;
se risponda al vero che le autorità militari erano state informate della situazione e se siano stati presi provvedimenti per appurare la fondatezza della notizia;
di quali ulteriori elementi disponga il Governo in merito all'intera vicenda, e di quali informazioni dettagliate sia in possesso anche in merito ai provvedimenti che il Governo intenda adottare.
(4-13614)

ASCIERTO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in linea con la disciplina della trasformazione progressiva dello strumento militare in professionale, a norma dell'articolo 3, comma 1, della legge n. 331 del 2000, il decreto legislativo 8 maggio 2001 n. 215, ha previsto, fra l'altro, anche per l'Arma dei Carabinieri la nuova categoria degli Ufficiali in ferma prefissata. Tale normativa, che fissava una ferma iniziale di 18 mesi, prorogabili di ulteriori 12 mesi, è stata integrata dal decreto legislativo 31 luglio 2003, n. 236.
L'attuale disciplina prevede le seguenti novità:
a) all'articolo 23 decreto legislativo 215/2001, le parole «un anno e sei mesi» sono sostituite con quelle «due anni e sei mesi»;
b) l'articolo 24 del decreto legislativo 215/2001, concernente lo stato giuridico ed avanzamento degli Ufficiali in ferma prefissata, prevede tra l'altro, che agli stessi si applicano le norme di stato giuridico previste per gli Ufficiali di Complemento;
c) gli Ufficiali in ferma prefissata possono essere ammessi, a domanda, ad un'ulteriore ferma di 12 mesi;

gli Ufficiali in ferma prefissata possono, inoltre, essere trattenuti in servizio per un ulteriore periodo di sei mesi, su proposta del Comando Generale e previo consenso degli interessati, per consentire l'impiego o la proroga dell'impiego nell'ambito di operazioni condotte fuori dal territorio nazionale o in concorso con le Forze di Polizie per il controllo del territorio nazionale;
il transito in servizio permanente con le modalità su indicate, garantirebbe all'Istituzione la possibilità di assumere definitivamente nel proprio organico personale non solo già selezionato ma anche professionalmente qualificato. La maggior parte degli Ufficiali in ferma prefissata, ausiliari del ruolo speciale, sono, infatti, giovani laureati o in procinto di laurearsi;
un allievo ufficiale in ferma prefissata costa all'Amministrazione circa 11.000,00 euro solo per la durata del corso, che attualmente è di quattro mesi. Nel 2003 i primi 4 corsi A.U.F.P., nei quali sono stati formati 220 allievi ufficiali ausiliari


Pag. 18644

del ruolo speciale, sono costati all'Arma dei Carabinieri ben 2.420.000,00 euro;
il transito degli ufficiali in ferma prefissata nel servizio permanente consentirebbe un margine di risparmio da reinvestire, eventualmente, nella qualificazione professionale del personale o nelle tecnologie -:
se intenda il Ministro interrogato, in deroga al blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, adottare iniziative atte a consentire l'arruolamento straordinario ed il conseguente transito nel servizio permanente degli UFP già in servizio nell'Arma dei Carabinieri.
(4-13628)

BULGARELLI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il giorno 9 marzo 2005, nel corso di una manifestazione delle marinerie sulcitane nelle acque attorno al poligono di Teulada, un mezzo da sbarco della Marina italiana urtava due pescherecci; secondo la testimonianza dei proprietari delle barche danneggiate, l'impatto sarebbe avvenuto mentre un'unità anfibia della Marina Militare in esercitazione tentava di superare il blocco dei manifestanti; l'imbarcazione militare avrebbe infatti accelerato improvvisamente per superare il presidio dei pescatori e sarebbe entrata in collisione con le 2 barche dei pescatori;
secondo i signori Luciano Marica e Romeo Puddu, proprietari delle barche, la ricostruzione degli accadimenti - riportata dal quotidiano Liberazione in data 1o aprile 2005 - è la seguente: un gruppo di imbarcazioni di pescatori stava manifestando per chiedere la bonifica del mare davanti al poligono di Capo Teulada e contro l'interdizione delle acque alla pesca; a un tratto alcuni mezzi anfibi militari italiani e spagnoli tentavano di sfondare il presidio davanti a Porto Scudu, effettuando delle gimcane tra i pescherecci e compiendo brusche virate allo scopo di intimorire i manifestanti; alle proteste dei pescatori, che reclamavano a gran voce la tutela del diritto al lavoro, gli equipaggi spagnoli bloccavano i motori mentre il mezzo italiano tentava di accelerare e finiva per urtare le imbarcazioni dei pescatori;
il colonnello Giancarlo Cardaropoli, del Comando regionale sardo, avrebbe ammesso che: «da immagini filmate anche noi abbiamo rilevato che un contatto tra un mezzo anfibio e i pescherecci c'è stato ma non siamo in grado di ricostruire la dinamica e quindi le responsabilità», aggiungendo però che una volta ricostruita la dinamica dell'incidente e accertate le responsabilità la Marina avrebbe proceduto all'eventuale risarcimento;
i signori Puddu e Marica, hanno attualmente i pescherecci agli ormeggi in attesa di verificare eventuali cedimenti strutturali, operazione possibile solo portando la barca in un bacino di carenaggio, per farla periziare da un tecnico e quindi ripararla, ma non sono nelle possibilità economiche per poterlo fare; d'altra parte, la pesca è l'unica forma di sostentamento per le loro famiglie e con le imbarcazioni ferme vengono perse preziose giornate di lavoro;
i danni riportati dalle imbarcazioni sono i seguenti: la barca del signor Marica presenta un'evidente spaccatura sulla murata sinistra, mentre in quella del signor Puddu l'impatto ha danneggiato la prua e divelto un fregio; per stilare una stima precisa dei danni occorre stabilire se vi è stata compromissione del telaio delle imbarcazioni e il costo per trasportare i pescherecci al bacino di carenaggio è di circa 2000 euro -:
se non ritenga urgente attivarsi affinché si provveda al risarcimento dei danni subiti dalle imbarcazioni dei pescatori nel corso di una manifestazione pacifica per il diritto al lavoro e causati dal comportamento tenuto dall'equipaggio di un mezzo anfibio militare che secondo l'interrogante deve qualificarsi irresponsabile e che solo per una casualità non ha comportato conseguenze ben più gravi.
(4-13639)