Allegato B
Seduta n. 606 del 22/3/2005


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA
RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ANNUNZIATA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'ETR spa è il concessionario che assicura allo Stato e agli enti locali il servizio di riscossione tributi per la Provincia di Salerno. In sostanza tale società - facente parte del gruppo Banca Intesa - ha il compito di riscuotere entrate tributarle (imposte, tasse o contributi) e patrimoniali per conto dell'Erario (Agenzia delle entrate), dei Ministeri, degli enti locali (Comune, Provincia, eccetera) e degli enti pubblici (Inail, Inps, nonché Consorzio di bonifica);
l'ETR spa per lo svolgimento del servizio di riscossione, ha attualmente lo sportello presso il capoluogo di provincia e idoneamente, in base all'esigenze e alla popolosità del territorio, in alcuni centri della Provincia e precisamente Battipaglia, Nocera inferiore, Sala Consilina, Angri e Vallo della Lucania;
in riferimento agli sportelli di Angri e di Nocera inferiore al servizio del comprensorio Nord della Provincia di Salerno (fra l'altro anche il più popoloso) si è appresa notizia dalla stampa locale e dai rappresentanti di ordini professionali (avvocati, commercialisti e ragionieri commercialisti) di una imminente chiusura di tali sportelli con il conseguente abbandono da parte dell'ETR spa del servizio di riscossione tributi nell'intero territorio dell'Agro Nocerino Sarnese;
tale circostanza verrebbe a creare non pochi disagi per tutti i contribuenti ed i professionisti che operano sul territorio in relazione ai diversi servizi prestati dall'ETR spa, quali pagamenti e informazioni relative a cartelle esattoriali e alle conseguenti procedure esecutive;
di fatto, con l'eliminazione di questi sportelli i cittadini di Sarno, Scafati, Nocera inferiore e tutti gli altri comuni dell'Agro e della vicina Cava dei Tirreni si vedrebbero costretti, anche per il pagamento di un minimo importo (vedi cartelle del Consorzio di bonifica) o per richiedere qualche delucidazione a recarsi presso lo sportello di Salerno, tra l'altro posto nell'estrema periferia della città capoluogo, mal servita da mezzi pubblici di trasporto -:
se il Ministro in indirizzo, per quanto di propria competenza, non ritenga urgente ed opportuno rappresentare al suddetto concessionario l'inopportunità di addivenire alla chiusura dei suoi sportelli dell'Agro Nocerino Sarnese che priverebbe una vasta popolazione di oltre trecentomila persone di un delicato ed essenziale servizio.
(4-12627)

Risposta. - L'interrogante nel premettere che la società ETR spa concessionaria della riscossione dei tributi per l'ambito territoriale di Salerno, svolge, attualmente, la sua funzione mettendo a disposizione dei contribuenti sportelli nel capoluogo di provincia ed anche in alcuni grandi centri - quali Battipaglia, Nocera Inferiore, Sala Consilina, Angri e Vallo della Lucania - rappresenta che la società avrebbe l'intenzione


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di chiuderne alcuni, con conseguente disagio per le popolazioni interessate e chiede, pertanto, di valutare l'opportunità di intervenire presso la ETR affinché la stessa riveda il suo eventuale piano di contrazione degli sportelli.
L'Agenzia delle entrate riferisce in proposito che la decisione di aprire e chiudere sportelli per la riscossione dei tributi non rileva ai fini del rapporto di concessione del servizio nazionale della riscossione, come configurato dal decreto legislativo 13 aprile 1999, n. 112 (concernente il riordino del servizio nazionale della riscossione).
Infatti, non è previsto il rilascio di alcuna autorizzazione da parte della predetta Agenzia per l'apertura e per la chiusura degli sportelli delle aziende concessionarie, in quanto espressione della libertà di organizzazione di tali aziende.
Di conseguenza, l'amministrazione finanziaria non può intervenire in alcun modo sulla decisione della società in questione di procedere alla chiusura di alcuni suoi sportelli.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

BORRIELLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
tra diversi siti internet rivolti precipuamente al mondo degli studenti di ogni ordine e grado, si trova il sito «www.iocopio.com» all'interno del quale anche per la semplice consultazione è previsto l'accesso a pagamento;
nella presentazione del suddetto sito si dà inspiegabilmente per scontato una pregiudiziale condizione di disagio a priori e sotto ogni punto di vista nell'universo dell'apprendimento scolastico ed universitario, in particolare nel rapporto tra studenti e insegnanti, come ad esempio le seguenti frasi «hai bisogno di aiuto nello studio? I professori ti fanno disperare? Hai paura degli esami di maturità e non sai come prepararti per superare le prove? I docenti mentre spiegano non si fanno capire e non riesci a prendere appunti? Non riesci a concentrarti e studiare? Hai paura di non superare gli esami?»; inoltre, nell'epigrafe il dominio internet presenta a caratteri cubitali «studiare è bene... Copiare è meglio!!!»; sembra, infatti, che sono disponibili molteplici e diversi «aiuti», relativi alle più svariate discipline di ogni indirizzo scolastico ed universitario consentendo così, sempre a pagamento, di «scaricare» intere pagine di traduzioni classiche in lingua greca e latina, insieme a temi, tesine e quant'altro, di autori e correnti varie;
tutto ciò costituisce a giudizio dell'interrogante un allarmante e preoccupante incitamento ad intraprendere percorsi e paradigmi diseducativi ed inopportuni, che allontanano lo studente da una corretta e adeguata formazione, alla quale lo stesso è chiamato diligentemente a prepararsi, con il costante confronto del corpo docente ed in un contesto non meramente pedissequo ed inappagante -:
quali iniziative si intendano promuovere in merito a quanto descritto in premessa;
se non ritenga opportuno, adottare iniziative di carattere normativo volte a definire una regolamentazione in proposito nonché nominare una commissione per verificare le reali problematiche che inducono i giovani a preferire i canali telematici nel risolvere illusoriamente e senza profitto alcuno gli impegni di studio e di crescita formativa.
(4-12481)

Risposta. - Si precisa preliminarmente che non compete al ministero interrogato la regolamentazione dei siti Internet. Il ministero interrogato, invece, è impegnato da tempo nell'analisi delle situazioni di disagio giovanile e nella ricerca di soluzioni adeguate.
L'esigenza di realizzare interventi mirati a risolvere le problematiche alle quali fa riferimento l'interrogazione, e più in generale, a potenziare i livelli di base, è stata oggetto di valutazione in una Conferenza Nazionale sugli apprendimenti di base (italiano,


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matematica e scienze) che si è tenuta a Roma nei giorni 9 e 10 febbraio 2005 e alla quale hanno partecipato i direttori generali del ministero interrogato, gli ispettori delle aree disciplinari, rappresentanti dei docenti, dei capi d'istituto, delle associazioni professionali e delle forze sociali. Hanno affiancato i lavori sei gruppi di studio riuniti a Roma ed inoltre esperti e docenti riuniti in punti di collegamento distribuiti in tutta Italia e collegati in videoconferenza.
Per mettere a punto interventi operativi sarà realizzata una cabina di regia nazionale, collegata con cabine di regia regionali in modo da monitorare le azioni svolte dalle singole istituzioni scolastiche.
Il piano di azione si propone:
a) di promuovere una formazione dei docenti che conduca ciascuno di essi ad essere protagonista della ricerca educativa;
b) di spostare il baricentro dalla trasmissione di conoscenze ed abilità astratte alla loro applicazione in contesti di problem solving;
c) di aumentare le sinergie e le opportunità di educazione informale;
d) di favorire gli scambi delle migliori pratiche tra le scuole, utilizzando anche le opportunità di scambio culturale e gemellaggio offerti dall'Unione Europea per aumentare le occasioni di crescita e di confronto;
e) di incrementare le azioni di contrasto alla dispersione scolastica;
f) di effettuare un monitoraggio sistematico dei livelli di apprendimento nazionali attraverso il Servizio Nazionale di Valutazione.

Come già riferito, per migliorare gli apprendimenti di base ed incrementare la qualità complessiva del sistema, task force nazionale e regionali supporteranno le scuole autonome.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

BRIGUGLIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere:
quali provvedimenti il Governo intenda assumere al fine di assicurare il recupero dei posti di insegnante di sostegno drasticamente ridotto negli istituti scolastici del Mezzogiorno e l'erogazione dei servizi di educazione, formazione e diritto allo studio agli alunni disabili e alle loro famiglie;
se sia a conoscenza dell'abnorme quantità dei tagli nella regione Sicilia che ha dato vita a forme di protesta e disagio diffuso.
(4-10878)

Risposta. - Al riguardo si fa presente preliminarmente che, diversamente da quanto affermato dall'interrogante, tutte le esigenze di posti di sostegno sono state soddisfatte tant'è che per l'anno scolastico 2004-2005 si è realizzata una ulteriore crescita di oltre 3.000 posti rispetto alle 79.000 unità dell'anno scolastico 2003-2004.
Anche nella regione Sicilia, nonostante il calo della popolazione scolastica di circa 6.000 alunni registratisi quest'anno, vi è stato su scala regionale comunque un incremento di posti di sostegno rispetto al decorso anno.
Le osservazioni dell'interrogante forse nascono dal fatto che nel mese di luglio il Direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale per la Sicilia, al quale compete concedere le autorizzazioni in deroga, ha rilevato che in tre province (Messina, Siracusa, Trapani) le richieste di autorizzazione in deroga se accolte avrebbero comportato situazioni molto vicine al rapporto un insegnante/un allievo, e ciò a differenza delle altre province.
Non deve trascurarsi che sul piano didattico-pedagogico la corretta integrazione dell'allievo portatore di handicap non risiede soltanto e di per sé nell'incremento dei posti di sostegno. È stato infatti evidenziato che «il rapporto di uno ad uno» (un disabile/un docente con 22 o 18 ore settimanali, a seconda che trattasi di scuola elementare o secondaria) aumenta la delega all'insegnante di sostegno, con conseguente


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isolamento dell'alunno disabile dalla classe e dal docente curricolare comportando una sorta di marginalizzazione per l'allievo medesimo sul piano della comunicazione, dell'autonomia, della socializzazione oltre che dell'apprendimento; e questo è in contrasto con la finalità dell'integrazione.
Poiché su grandi numeri non dovrebbero sussistere grandi disparità tra le varie province, il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale ha tentato di riallineare gradualmente il rapporto posti/alunni delle varie province alla media regionale.
Ciò ha portato nelle tre province summenzionate ad una riduzione di posti rispetto all'anno scolastico precedente.
Comunque il medesimo ufficio scolastico regionale ha riesaminato la situazione alla luce degli elementi informativi richiesti ai centri servizi amministrativi ed ha provveduto ad assegnare ulteriori posti.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

BULGARELLI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 8 giugno 2004, in località Capo Teulada, un gruppo di pescatori del luogo effettuava una manifestazione pacifica per il diritto al lavoro nelle acque interdette del Poligono militare di Capo Teulada, regolarmente comunicata alle autorità di pubblica sicurezza; tale manifestazione si ripete tutti i giorni dal 1 dicembre 2003 nel porto di Teulada ma il giorno 8 giugno, a causa delle condizioni avverse del mare, è stata spostata all'ingresso del 1 Reggimento Corazzato di Capo Teulada, alla presenza dei carabinieri del luogo e senza creare alcun disagio al personale della base;
verso le ore 16,15 sopraggiungeva il colonnello comandante del 1 Reggimento, Claudio Mongiorgi, che, giunto in prossimità dell'ingresso della base militare a bordo di un fuoristrada dell'Esercito, prima si fermava a parlare brevemente con il maresciallo della stazione dei carabinieri, presente al presidio, per poi avvicinarsi, sempre a bordo del fuoristrada, ai manifestanti, che apostrofava con insulti e minacce, sebbene questi non stessero ostruendo in alcun modo il transito all'interno della base; in seguito all'invito del maresciallo dei carabinieri, i manifestanti si allontanavano pur avendo tutto il diritto di svolgere la loro pacifica manifestazione -:
se non ritenga inaccettabile e provocatorio il comportamento del colonnello Mongiorgi, lesivo del diritto a manifestare dei pescatori e, in quanto tale, meritevole di essere adeguatamente sanzionato.
(4-10344)

Risposta. - La Difesa ha posto sempre la massima attenzione alla problematica generale delle marinerie, con lo scopo di contemperare le attività di natura addestrativa svolte presso il Poligono di Capo Teulada con le esigenze connesse all'esercizio della pesca nelle aree interdette.
A tal fine, nell'ottica di una fattiva collaborazione e per andare incontro alle aspettative dei pescatori, si sono tenute apposite riunioni, alle quali hanno partecipato anche i rappresentanti di categoria interessati, per esaminare gli aspetti della ridefinizione dei termini del Protocollo d'intesa, relativamente all'estensione ed al tipo di utilizzazione del Poligono, nonché della rinegoziazione degli indennizzi, con particolare riguardo al pagamento degli stessi.
Ciò premesso, l'episodio richiamato dall'interrogante si colloca nell'ambito delle forme di protesta attuate, dal mese di dicembre 2003, dai pescatori delle marinerie di Teulada e di Sant'Anna Arresi.
I manifestanti hanno espresso il proprio malcontento sia attraverso assemblee permanenti e
sit-in nei pressi della base militare di Teulada, che a bordo di imbarcazioni nell'area antistante il Poligono militare, rivendicando il mancato pagamento delle indennità per lo sgombero degli specchi d'acqua ed il rinnovo del Protocollo d'Intesa sulle indennità medesime.
Le varie iniziative realizzate dai pescatori, nonché le problematiche sottese, vengono costantemente seguite in sede locale,


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dove finora non hanno, peraltro, provocato particolari contrasti, in quanto improntate alla correttezza dei rapporti e ad un sereno dibattito.
Corre l'obbligo di segnalare, tuttavia, che rispetto al passato gli interessati hanno posto in essere alcune azioni effettivamente più decise e conflittuali.
In particolare:
a) il 27 maggio 2004, circa 60 pescatori, dopo aver distribuito alcuni volantini in località «Porto Pino» del comune di Sant'Anna Arresi, al sopraggiungere di un'autocolonna militare l'hanno preceduta camminando a passo d'uomo, per circa 2 chilometri, fino ad uno degli ingressi della base militare;
b) il 31 maggio 2004, all'incirca 40 pescatori, a bordo di 17 imbarcazioni, hanno sostato nello specchio acqueo interdetto, antistante il Poligono di Capo Teulada, impedendo lo svolgimento delle previste esercitazioni a fuoco;
c) il 3 giugno 2004, i comandanti delle imbarcazioni dei pescatori in protesta, al rientro dalla consueta manifestazione a mare nelle acque interdette, denunciavano ai militari della stazione carabinieri di Teulada che nella mattinata, per una durata complessiva di circa 20 minuti, alcuni colpi di artiglieria erano caduti in mare ad una distanza di circa 150 metri dalle imbarcazioni, provocando la morte di numerosi pesci.

Con riferimento a quest'ultima vicenda, le circostanze di luogo e di tempo in cui si sono svolti i fatti sono documentate in una ripresa filmata effettuata dal Reparto che ha svolto l'esercitazione e messa a disposizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Cagliari.
A tal riguardo, è meritevole di riflessione il fatto che l'azione delle marinerie - oltre a violare palesemente le ordinanze emanate a norma di legge - ha inciso sia sotto il profilo addestrativo, stante l'annullamento di tutte le altre attività previste per lo stesso 3 giugno, sia sotto quello finanziario per gli oneri connessi allo svolgimento di tali attività.
Nel contesto fin qui rappresentato è, quindi, maturato l'episodio riportato nell'interrogazione, nel corso del quale, davanti all'ingresso della porta carraia del 1o Reggimento corazzato di stanza a Teulada, si è verificato un vivace scambio di battute fra il comandante del suddetto reggimento ed i manifestanti presenti, che successivamente hanno sporto querela per il presunto proferimento di «epiteti ingiuriosi».
L'ufficiale ha presentato, a sua volta, nei confronti di tutti i partecipanti alla manifestazione, denuncia per ingiurie, minacce, interruzione di pubblico servizio e violenza privata.
La questione è tuttora all'esame dell'autorità giudiziaria per gli accertamenti del caso.
Per le valutazioni definitive è, pertanto, necessario attendere gli esiti dell'autorità inquirente.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

CARDIELLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il comune di Eboli ha sottoposto ad espropriazione per pubblica utilità i fabbricati di abitazione ricadenti nel centro storico e distrutti per gli eventi bellici del 1943, di proprietà di migliaia di sinistrati di guerra, facendo gravare sulle già misere indennità di esproprio addirittura anche la ritenuta d'imposta di cui all'articolo 11 della legge 30 dicembre 1991, n. 413, e ciò in contrasto con la circolare di codesto Ministero n. 194/E del 24 luglio 1998 «Tassazione indennità di esproprio» di cui alla predetta legge, che al 20 capoverso stabilisce «non danno luogo a plusvalenze le somme relative a indennità di esproprio di fabbricati e annesse pertinenze»;
va fatto notare, inoltre, che per i fabbricati distrutti i proprietari non hanno mai percepito dallo Stato alcun indennizzo pur dovuto a titolo di risarcimento per il danno di guerra subito -:
quali utili iniziative intenda adottare affinché la predetta categoria di fabbricati


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sia esentata dalla tassazione delle indennità di esproprio, conformemente a quanto previsto dalla circolare sopra indicata.
(4-10476)

Risposta. - Con l'interrogazione cui si risponde l'interrogante chiede di conoscere le iniziative che si intendono adottare affinché l'indennità di esproprio relativa ai fabbricati adibiti ad abitazione, sottoposti ad espropriazione per pubblica utilità dal comune di Eboli, non sia assoggettata a tassazione.
Al riguardo si osserva che l'articolo 11, commi da 5 a 7, della legge 30 dicembre 1991, n. 413 disciplina il trattamento tributario delle somme percepite a titolo di indennità di esproprio o di cessione volontaria nel corso di procedimenti espropriativi, delle indennità di occupazione, nonché delle somme per risarcimento dovuto a seguito di occupazione acquisitiva.
In particolare, il comma 5 della norma citata prevede che «Per le plusvalenze conseguenti alla percezione, da parte di soggetti che non esercitano imprese commerciali, di indennità di esproprio o di somme percepite a seguito di cessioni volontarie nel corso di procedimenti espropriativi nonché di somme comunque dovute per effetto di acquisizione coattiva conseguente ad occupazioni d'urgenza divenute illegittime relativamente a terreni destinati ad opere pubbliche o ad infrastrutture urbane (...), si applicano le disposizioni di cui all'articolo 81 (ora articolo 67), comma 1, lettera
b) ultima parte, del testo unico delle imposte sui redditi approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, introdotta dal comma 1, lettera f), del presente articolo».
Ai sensi del comma 6 del citato articolo 11 della legge n. 413 del 1991, «Le indennità di occupazione e gli interessi comunque dovuti sulle somme di cui al comma 5 costituiscono reddito imponibile e concorrono alla formazione dei redditi diversi di cui all'articolo 81 (ora articolo 67) del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni (...).
Con il comma 7 viene stabilita l'applicazione di una ritenuta alla fonte del 20 per cento a titolo di imposta all'atto della corresponsione delle predette somme «... comprese le somme per occupazione temporanea, risarcimento danni da occupazione acquisitiva, rivalutazione ed interessi ...». È facoltà del contribuente, in sede di dichiarazione, optare per la tassazione ordinaria e, in tale caso, le ritenute si considerano effettuate a titolo di acconto.
Con la circolare n. 194 del 24 luglio 1998 del ministero delle finanze sono stati forniti chiarimenti in ordine alle fattispecie impositive che l'articolo 11 in esame ha inteso attrarre a tassazione.
In particolare, con detta circolare è stato espressamente affermato che non danno luogo a plusvalenza le somme relative ad indennità di esproprio di fabbricati ed annesse pertinenze. Così pure non devono essere assoggettate a tassazione le somme corrisposte a titolo di indennità di servitù, in quanto nei casi di specie il contribuente conserva la proprietà del cespite.
Pertanto, il Dipartimento per le politiche fiscali e l'Agenzia delle entrate evidenziano che le somme relative ad indennità di esproprio di fabbricati ed annesse pertinenze, a differenza di quelle relative ad indennità di esproprio di terreni destinati ad opere pubbliche ed infrastrutture urbane, non sono soggette a ritenuta alla fonte in quanto non costituiscono reddito imponibile.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

CASTAGNETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
all'inizio di febbraio 2003, a seguito di una pressante mobilitazione dei cittadini di Villa Cadè (RE) e grazie alla mediazione del comune e della provincia di Reggio Emilia, si era giunti alla sottoscrizione di un accordo tra l'assessorato allo sviluppo del comune di Reggio Emilia e la società Rete Ferroviaria Italiana (RFI),


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secondo il quale, nonostante la soppressione della stazione di Villa Cadè, entro un anno i treni sarebbero tornati a fermarsi nella frazione di Cadè. Ciò sarebbe stato possibile grazie alla costruzione di un cosiddetto «sovrappasso» che, così come già avviene nelle stazioni di Anzola e Castelfranco Emilia, avrebbe garantito il passaggio dei passeggeri da una pensilina all'altra senza attraversare i binari e, pertanto, avrebbe permesso a RFI di organizzare automaticamente la stazione utilizzando un numero limitato di personale;
da quanto si legge nella Carta dei Servizi di RFI «Il Gruppo Ferrovie dello Stato ha da tempo lanciato grandi progetti per trasformare radicalmente le stazioni italiane attraverso interventi di modernizzazione infrastrutturale, di riorganizzazione dei servizi ai viaggiatori, di miglioramento dei sistemi di informazione ferroviaria (...) e che l'impegno di RFI per assicurare un'ampia disponibilità di servizi e riqualificare le stazioni ha previsto lo stanziamento di circa 600 milioni di euro a cui si devono aggiungere altri 520 milioni di euro che saranno utilizzati dalle altre società del Gruppo Ferrovie dello Stato specificatamente costituite per gestire e valorizzare il patrimonio immobiliare delle stazioni -:
se, all'interno del programma di riqualificazione delle stazioni, possano essere inseriti interventi volti a riqualificare e rendere fruibili stazioni di dimensioni limitate e a frequentazione ridotta che, sebbene non abbiano rilevanza da un punto di vista aziendalistico hanno ancora una elevata importanza sociale per molti cittadini pendolari;
quali atti abbia intrapreso o intenda intraprendere per far sì che gli interventi infrastrutturali, a carico di RFI, volti a garantire la riapertura della Stazione di Villa Cadè siano attuati in tempi rapidi.
(4-07647)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che, oltre ai programmi interessanti le stazioni della rete (Grandi Stazioni, Centostazioni, stazioni AV, progetto Pegasus per le piccole stazioni del Sud Italia eccetera), Rete Ferroviaria Italiana spa è impegnata in un programma mirato a rendere più funzionali e a migliorare tutte le stazioni ferroviarie per il quale sono previsti finanziamenti, graduati per annualità, già disponibili.
Nel quadro delle iniziative tendenti a favorire lo sviluppo del trasporto su ferro per la stazione di Villa Cadè, Ferrovie dello Stato ha fatto conoscere che è stato convenuto tra l'Assessorato allo sviluppo del Comune di Reggio Emilia e Rete Ferroviaria Italiana spa di effettuare una serie di interventi infrastrutturali per riattivare la fermata dei treni nella stazione citata.
Le opere in questione, che consistono nella realizzazione di un sottopasso di stazione in sostituzione del sovrappasso previsto in convenzione, hanno avuto inizio nel mese di ottobre 2004.
La riapertura all'esercizio della stazione, da concordare con la Direzione regionale del trasporto locale sulla base dei servizi richiesti dalla regione Emilia Romagna, potrà avvenire a conclusione dei lavori prevista per dicembre 2005.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

CHIANALE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la ferrovia Chivasso-Casale M.to e ritorno, è un collegamento essenziale per molti lavoratori e studenti, che usano questo mezzo per contenere tempi e costi di spostamento altrimenti elevati;
a partire dall'11 dicembre 2004, Trenitalia ha predisposto una modifica degli orari delle corse;
l'orario proposto obbliga ad anticipare la partenza da Chivasso e ritardare il rientro da Casale di circa venti minuti costringendo i viaggiatori a tempi d'attesa giornalieri superiori a quelli di percorrenza;


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ulteriore disagio deriva dalla mancanza di mezzi pubblici in coincidenza con l'arrivo e la partenza dei treni;
gli orari proposti non hanno nessuna attinenza né con le attività lavorative né, tantomeno, con gli orari degli Istituti Scolastici -;
se il Ministro sia a conoscenza di tale grave situazione, se intenda intervenire presso Trenitalia affinché modifichi le decisioni assunte confermando le corse attualmente programmate, almeno negli orari di maggior utilizzo, come richiesto da oltre 500 passeggeri della tratta Chivasso-Casale M.to.
(4-11993)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato spa ha riferito che la Divisione Piemonte del trasporto regionale ha più volte contattato le Associazioni dei pendolari in appositi incontri organizzati dalla Regione per affrontare le problematiche connesse all'introduzione del nuovo orario ferroviario 2004-2005 e addivenire, nel limite imposto dal rispetto delle esigenze tecniche, ad una programmazione dei servizi maggiormente condivisa dagli interessati sulla linea Chivasso-Casale Monferrato.
Alcune variazioni introdotte hanno tuttavia suscitato le proteste di una parte della clientela; la Direzione Piemonte ha quindi ritenuto opportuno riavviare i contatti con le Istituzioni e con i rappresentanti dei pendolari della zona per verificarne le effettive esigenze di mobilità.
A seguito di tali incontri è emerso che gli attuali orari di arrivo alla stazione di Casale Monferrato, anticipati rispetto a quelli precedenti, sono compatibili con l'orario di inizio delle lezioni e consentono il regolare avvio dell'attività scolastica da parte degli studenti pendolari prima costretti a fruire di permessi per l'ingresso posticipato.
Sono allo studio invece soluzioni tecniche che consentiranno di garantire agli studenti il rientro da Casale Monferrato alla località di provenienza in tempo utile al termine delle lezioni.
In tali incontri sono stati concordati sia l'effettuazione della fermata di Giarole del treno R 4763 sia l'attivazione del collegamento anche per la giornata del sabato; tali provvedimenti sono già stati resi operativi.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

DELBONO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2, comma 31, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2004)», prevede che «le disposizioni della legge 16 dicembre 1991, n. 398, e successive modificazioni, e le altre disposizioni tributarie riguardanti le associazioni sportive dilettantistiche si applicano anche alle associazioni bandistiche e cori amatoriali, filodrammatiche, di musica e danza popolare legalmente riconosciute senza fini di lucro»;
il riferimento, contenuto nella norma citata della legge finanziaria 2004, al riconoscimento legale non considera il fatto che le associazioni bandistiche, pur legalmente costituite, nella loro totalità non presentano la forma di associazioni giuridicamente riconosciute;
in conseguenza di quanto esposto, le associazioni in questione non possono in realtà beneficiare delle disposizioni agevolative in materia tributaria da tempo applicate ai Gruppi sportivi dilettantistici e alle Pro Loco -:
quali iniziative anche normative intenda assumere il Ministro interrogato affinché si realizzino le condizioni per l'effettiva ed equa applicazione di quanto introdotto dalla legge finanziaria 2004 a favore di una componente rilevante del panorama culturale e sociale del nostro Paese.
(4-10352)


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Risposta. - In ordine alla problematica prospettata con il documento di sindacato ispettivo cui si risponde, l'Agenzia delle entrate ha evidenziato che l'attuale formulazione dell'articolo 2, comma 31, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, non contiene più il riferimento al riconoscimento giuridico delle associazioni bandistiche ed ai cori amatoriali, filodrammatiche, di musica e danza popolare.
Infatti, l'articolo 1, comma 114, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (legge finanziaria per il 2005), ha modificato il citato articolo 2, comma 31, della legge n. 350 del 2003, sostituendo le parole «legalmente riconosciute» con le seguenti «legalmente costituite».
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Federazione Italiana Tabaccai (F.I.T.) ha recentemente chiesto di poter incontrare con la massima urgenza il Ministro dell'economia professor Siniscalco al fine di rappresentare al medesimo il disagio dei tabaccai e, soprattutto, dei cittadini derivante dall'arrotondamento, operante dal 1 agosto 2004, del valore delle marche da bollo, portato da euro 10,33 ad euro 11;
come sempre, infatti, al momento dell'entrata in vigore della norma, non sono state poste in circolazione né le marche da 11 euro né le marche integratrici della differenza di 67 centesimi di euro;
la questione si ripropone in ogni circostanza analoga facendo sempre più rinvigorire l'irritazione dei cittadini e dei tabaccai, atteso che appare incredibile che il ministero non sia in grado di attrezzarsi di fronte ad una evenienza di tal genere;
continuano ad essere oscure, per un cittadino di buon senso, le ragioni che impediscono allo Stato di provvedere alla stampa delle marche con il nuovo valore (o delle marche integratrici) sì da coordinare l'entrata in vigore dell'aumento con l'effettiva distribuzione, ai tabaccai ed agli uffici, delle nuove marche;
gravissimi sono i disagi e giustificatissime le lamentele che una tale situazione crea, lasciando letteralmente sbigottiti i cittadini che, sempre, in circostanze analoghe hanno avuto la disperante sensazione di uno Stato incapace persino di gestirsi in modo serio gli aumenti che esso stesso dispone e che dunque potrebbero essere programmati con la preventiva consapevolezza dei tempi necessari per la stampa e per la distribuzione delle nuove marche da bollo o di quelle integratrici delle vecchie marche da bollo -:
quali siano le ragioni che, ad oggi, non hanno consentito di rifornire i tabaccai delle marche da 11 euro o delle marche da 67 centesimi di euro integratrici di quelle di vecchio stampo e del valore di euro 10,33;
quali siano gli ostacoli che impediscono una tale semplicissima organizzazione di coordinamento fra provvedimento legislativo di aumento ed entrata in vigore dei nuovi valori.
(4-10729)

Risposta. - In ordine alla problematica prospettata con il documento di sindacato ispettivo in esame, si fa presente che l'articolo 1-bis, comma 10, lettera d) del decreto-legge 12 luglio 2004, n. 168 (convertito dalla legge 30 luglio 2004, n. 191), nel modificare la tariffa dell'imposta di bollo allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 642, ha elevato l'importo indicato da lire 20.000 ad euro 11,00. Pertanto, al fine di agevolare l'utenza nell'assolvimento di tale imposta, si è reso necessario, provvedere all'istituzione di un nuovo taglio di marca da bollo a tassa fissa da 11,00 euro.
A tal fine, l'Agenzia delle entrate, oltre ad interessare il Dipartimento del Tesoro per stabilire le caratteristiche tecniche del valore di nuova istituzione, ha chiesto all'Istituto


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Poligrafico e Zecca dello Stato la fornitura di n. 60.000.000 esemplari del nuovo taglio.
Tenuto conto del fermo della produzione, dal 9 al 21 agosto 2004, da parte della Officina Carte e valori, dipendente dell'Istituto Poligrafico, e l'impossibilità, pertanto, di effettuare, entro la prima settimana di settembre 2004, la consegna dei valori di cui trattasi, l'Agenzia delle entrate ha precisato che, in attesa di tale fornitura, ha provveduto, nel periodo dal 26 luglio al 17 settembre 2004, a consegnare a Poste italiane spa quale distributore primario dei valori bollati, complessivamente n. 17.800.000 marche a tassa fissa da euro 0,15 e n. 18.300.000 marche a tassa fissa da euro 0,52, al fine di consentire gli abbinamenti ad integrazione della marca da euro 10,33.
Tale fornitura, secondo quanto rappresentato dall'Agenzia delle entrate, è stata effettuata in misura notevolmente superiore rispetto ai consumi storici del periodo, nella considerazione che il nuovo taglio sarebbe stato consegnato a Poste italiane non prima del 15 settembre 2004.
Acquisite, in data 23 agosto 2004, le caratteristiche tecniche della nuova marca da bollo a tassa fissa da realizzare, la medesima Agenzia ha emanato il provvedimento 31 agosto 2004 di istituzione della nuova marca da bollo a tassa fissa da euro 11,00, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale in data 3 settembre 2004.
A seguito di detta pubblicazione, è stata consegnata a Poste italiane, in data 10 settembre 2004, non appena ricevuta dall'Istituto Poligrafico, una prima fornitura di n. 10.550.000 esemplari della marca di nuovo taglio, per la successiva distribuzione agli Uffici postali dipendenti ed ai tabaccai.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
la tabella analitica per Ministero relativa agli atti inviati ed agli atti attuati dall'inizio della XIV Legislatura alla data del 30 settembre 2004 indicano in 190 gli atti inviati al Ministero delle Attività Produttive ed in 74 gli atti attuati, con una percentuale pari al 38,94 per cento; la percentuale, in realtà, appare certamente dignitosa anche se, ovviamente, non del tutto soddisfacente;
in particolare l'interrogante ritiene di dover essere di stimolo in considerazione della straordinaria rilevanza che ha assunto, in questa XIV Legislatura, il Ministero delle Attività Produttive, alle prese, oggi come non mai in passato, con le grandi sfide che nascono dalla globalizzazione e dalla necessità di grande ammodernamento del nostro sistema-imprese che deve essere aiutato a scrollarsi di dosso il residuo di provincialismo di cui ancora in parte soffre e che gli impedisce, a volte, di riuscire ad interpretare adeguatamente il nostro straordinario «made in Italy» conquistando quei mercati che, pur difficili, non sono in grado di competere con la qualità ed il gusto delle nostre produzioni -:
quali siano, sostanzialmente, gli atti più significativi ad oggi non ancora attuati di maggior rilievo quali siano le difficoltà od i problemi che ne abbiano impedito o ritardato l'attuazione e quali siano i tempi occorrenti per l'attuazione della totalità degli atti inviati, e se vi sia la piena consapevolezza della necessità di non frapporre indugi di sorta alla ricerca di una competitività del nostro sistema-imprese, in ragione del fatto che qualsiasi ritardo può essere pregiudizievole per la sorte delle aziende italiane che, frenate ad ovest dal drammatico rapporto euro-dollaro che stronca l'esportazione, sono frenate altresì ad est da una concorrenza spietata e dal fenomeno apparentemente incontenibile delle contraffazioni delle merci, soprattutto dai Paesi dell'Oriente.
(4-12823)

Risposta. - In relazione ai dati indicati nell'interrogazione in esame, si ritiene opportuno fornire un aggiornamento al 31 dicembre 2004.


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Dai dati pubblicati dal Servizio per il Controllo parlamentare della Camera dei Deputati (notiziario mensile n. 23/XIV - gennaio 2005) risulta, infatti, che il totale degli atti inviati al ministero dall'inizio della XIV legislatura è di 195 atti ed il totale di quelli attuati è di 90 atti, con una percentuale di attuazione pari al 46,15 per cento, nella media delle altre amministrazioni.
Ciò precisato, si condivide la considerazione che emerge dall'atto medesimo circa il ruolo assunto dal ministero delle attività produttive nell'attuale contesto di economia globalizzata con le grandi sfide produttive in atto che richiedono alle nostre imprese un percorso in grado di condurle, nel breve-medio periodo, all'innovazione ed all'ammodernamento degli apparati produttivi. Ciò, al fine di consentire alle stesse di poter far fronte alla concorrenza dei paesi emergenti, di tendere alla conquista di nuovi mercati e di consolidarsi nei mercati già conquistati.
Al fine di consentire il perseguimento di tali obiettivi, particolarmente alle imprese dedite alle produzioni
Made in Italy, il ministero delle attività produttive è fortemente impegnato ad attuare, in tempi brevi, gli impegni assunti nelle diverse sedi ed occasioni, anche di quelli assunti solo come raccomandazione, pur nella consapevolezza delle difficoltà, anche di natura finanziaria, che occorre, talvolta, affrontare.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.

FOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 6 febbraio 1995, la società CASA PIÙ SRL, in liquidazione, ebbe a presentare al Comune di Piacenza, ai sensi della legge n. 724 del 1994, 2 richieste di sanatoria (prot. gen. 1395 e 1396) per abusi edilizi;
in relazione alle richieste di sanatoria di cui sopra, la predetta società ebbe a versare al Comune di Piacenza la somma equivalente a euro 3.629,25 a titolo di oneri concessori e al Ministero delle Finanze, ex Ufficio di Intendenza di Finanza di Piacenza, la somma equivalente a euro 5.737,45 a titolo di oblazione;
la richiesta di sanatoria venne respinta ma, mentre il Comune di Piacenza ha provveduto a rimborsare la predetta somma equivalente a euro 3.629,25, l'Agenzia delle Entrate Ufficio di Piacenza, nonostante siano state presentate numerose istanze di rimborso in merito, non ha ancora provveduto al rimborso della somma percepita a titolo di oblazione equivalente a euro 5.737,45;
i decreti 19 luglio 1995, articolo 1 e 7 luglio 1997, articolo 1 del Ministero del Tesoro e le Circolari 31 ottobre 1997 n. 283 e 30 dicembre 1997, n. 333 del Ministero delle Finanze impongono «di rimborsare le somme versate e non dovute a titolo di oblazione per sanatoria degli abusi edilizi ex legge n. 724 del 1994 e ss.mm.» -:
se intenda intervenire affinché sia garantito il rimborso alla società CASA PIÙ SRL in liquidazione della somma indicata nel presente atto di sindacato ispettivo.
(4-10803)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame, l'interrogante chiede notizie sul rimborso, alla società Casa Più srl della somma di 5.737,45 euro versata a titolo di oblazione per sanatoria degli abusi edilizi, ai sensi della legge 23 dicembre 1994, n. 724.
Detto rimborso, come si evince dal verbale di liquidazione dell'Agenzia delle entrate, si è reso necessario poiché la citata società ha ritenuto opportuno rinunciare alla richiesta di condono edilizio.
Al riguardo, l'Agenzia delle entrate ha fatto presente che, relativamente al rimborso di 5.737,45 euro richiesto dal signor Bottazzi Roberto - in qualità di liquidatore di «Casa Più in liquidazione» -, il locale ufficio di Piacenza, in data 3 dicembre


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2004, ha emesso i seguenti ordinativi individuali di pagamento:
a) capitolo 3812 ordinativo n. 83/392 di 5.736,16 euro,
b) capitolo 4016 ordinativo n. 37/193 di 194,53 euro.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

FOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere:
i motivi per i quali, a tutt'oggi, non si sia provveduto al rimborso Irpef, riferito ai redditi per l'anno 1985, a favore di Calamari Emilio (nato a Piacenza il 28 gennaio 1928, ed ivi residente in Via Dante Alighieri 69) cod. fisc. CLMMLE28A28G535U;
se non si ritenga di dover impartire opportune disposizioni, affinché detta liquidazione sia immediatamente disposta, considerata l'attesa da parte del contribuente di oltre tre lustri.
(4-11643)

Risposta. - Con l'atto parlamentare cui si risponde l'interrogante chiede di conoscere i motivi per i quali non si è provveduto al rimborso Irpef, riferito ai redditi per l'anno 1985, a favore del signor Calamari Emilio (nato a Piacenza il 28 gennaio 1928, ed ivi residente in via Dante Alighieri n. 69 - codice fiscale CLM MLE 28A28 G535U).
Al riguardo, l'Agenzia delle entrate ha comunicato che il rimborso in questione, ammontante a 4.516,42 euro di capitale e 5.323,73 euro di interessi, è stato disposto mediante accredito della somma sul conto corrente del beneficiario.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

GALANTE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo degli Stati Uniti d'America ha comminato multe ad alcune società italiane (Alitalia, Ex Comit, Industria composizioni stampate; Società industriale accumulatori) per aver violato il blocco commerciale imposto alla Repubblica di Cuba dagli Usa;
tale blocco e notoriamente illegale;
l'embargo statunitense contro la Repubblica di Cuba è stato condannato da una risoluzione dell'Onu approvata da 179 Stati e respinta soltanto da 4 (Usa, Israele, Palau e Isole Marshall) -:
quali atti siano stati compiuti, o si intendano compiere, da parte del Governo italiano per impedire che misure extraterritoriali decise da Washington ledano gli interessi economici delle imprese italiane e, più in generale, gli interessi e la sovranità del nostro Paese.
(4-11731)

Risposta. - In relazione all'atto parlamentare in esame, il ministero interrogato segnala che la materia delle sanzioni statunitensi per le società che commerciano con Cuba è stata affrontata regolarmente dall'Unione Europea in occasione della deroga («waiver») semestrale all'efficacia del Titolo III dell'«Helms Burton Act» («Cuban liberty and democratic solidarity act» del 1996). Tale Titolo conferisce ad un cittadino statunitense il diritto di adire un tribunale degli Stati Uniti contro un'impresa che traffichi in proprietà nel territorio cubano precedentemente confiscate a cittadini americani. Il Titolo III dell'Helms Burton Act è stato sospeso fino al dicembre dello scorso anno in forza di decisioni semestrali di «waiver» del Presidente degli Stati Uniti, previste dalla stessa legge statunitense. Il Titolo IV dello stesso «Act» prevede il diniego di visti per le persone che «traffichino» nelle proprietà confiscate.
Per quanto riguarda le società italiane indicate nel testo dell'interpellanza, si fa presente che nessuna di esse ha mai informato di eventuali sanzioni ricevute l'Ambasciata d'Italia a Washington, né la Rappresentanza Permanente d'Italia presso l'Unione Europea, né la Commissione Europea.
In linea generale, si può segnalare al riguardo il Reg. (CE) 2271/96 del Consiglio


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del 22 novembre 1996, relativo alla protezione dagli effetti extraterritoriali derivanti dall'applicazione di una normativa adottata da un Paese terzo, come, in particolare, la legge Helms Burton. Ai sensi dell'articolo 2 di tale Regolamento, qualora gli interessi economici di qualunque persona siano lesi da atti normativi di Paesi Terzi, l'interessato è tenuto ad informarne la Commissione Europea nei trenta giorni successivi. Secondo l'articolo 11 del Regolamento dovrebbe trattarsi, in linea di principio, di persona fisica o giuridica residente nella Comunità. Secondo l'articolo 5 dello stesso Regolamento nessuna delle persone minacciate da tali lesioni è tenuta a rispettare le richieste o i divieti che rappresentino applicazione degli atti normativi con effetti extraterritoriali.
Si segnala infine che, in occasione di una riunione di Alti Funzionari dell'Unione Europea e degli Stati Uniti (EU-US Senior Level Group), il 6 dicembre scorso la Commissione Europea, sulla base del sostegno dell'Italia e di tutti gli Stati Membri, ha sottolineato la necessità di mantenere la tregua raggiunta il 1998 con gli USA riguardo all'imposizione unilaterale da parte degli Stati Uniti di sanzioni extraterritoriali e misure che penalizzino le società europee. In questo contesto la Commissione ha ribadito l'attesa che il Presidente Bush proroghi la deroga al Titolo III della legge Helms Burton e si astenga dall'applicazione del Titolo IV della stessa legge alle società europee.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Giampaolo Bettamio.

GAZZARA, FRIGERIO, BURANI PROCACCINI, CAMINITI, PITTELLI, AZZOLINI, PAOLETTI TANGHERONI, LAZZARI, CALIGIURI, LICASTRO SCARDINO, MILANESE, TARANTINO, CARDIELLO, GERMANÀ, PERROTTA, GRIMALDI, COLLAVINI, BLASI, CUCCU, SCHERINI, MAURO, SARDELLI, DEODATO, VIALE, LECCISI, BAIAMONTE, SANTORI, GIUDICE, GIACOMO ANGELO ROSARIO VENTURA, SPINA DIANA, LEZZA, DI TEODORO, BORRIELLO, LO PRESTI, CARRARA, COSENTINO, DI VIRGILIO e CAPUANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il silenzio più assordante ha ormai coperto l'indignazione per i processi sommari e per le condanne disumane irrogate a Cuba nella primavera del 2003 contro gli intellettuali del «Gruppo Varela»;
i 75 condannati per aver auspicato libertà e pluralismo marciscono nelle prigioni del popolo del regime cubano e l'Unione europea non alza un dito per difendere i valori di libertà ed i diritti umani;
anzi, molti politici italiani, molti Enti locali, molte regioni, intensificano le iniziative turistico-economiche verso quel Paese e gli scambi commerciali che sostanzialmente di fatto aiutano la dittatura di Fidel Castro, dimentichi dei loro proclami di libertà e di strenua difesa dei valori umani;
l'Italia e l'Unione europea sembrano dimenticare i diritti dei dissidenti cubani -:
quali iniziative, in Italia ed in Europa, sono state promosse dal Governo italiano o lo stesso intende promuovere a tutela dei diritti dei dissidenti cubani.
(4-09613)

Risposta. - L'arresto da parte del regime castrista dei 75 dissidenti nel marzo 2003 ha determinato la dura condanna da parte della Comunità internazionale e, in particolare, dell'Unione Europea che, in risposta all'inasprimento della repressione del Governo cubano, ha concordato una serie di misure sanzionatorie di carattere politico, contenute nella dichiarazione comune del 5 giugno 2003.
Da parte italiana, dinanzi alla Sessione plenaria del Parlamento Europeo, il 21 luglio 2003, il Ministro Frattini, nella sua qualità di Presidente del Consiglio dell'UE, ha apertamente criticato la mancanza di azioni positive da parte del governo cubano


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in diversi settori, dal risanamento economico, allo stabilimento di un processo di transizione ad una democrazia pluralistica. In tema di rispetto dei diritti umani - notò in quell'occasione il Ministro Frattini - la situazione si era addirittura deteriorata, né si erano notati miglioramenti quanto alla libertà di movimento o alla libertà dei mezzi di informazione. Nella stessa data, il Consiglio dell'UE lanciò un appello alle autorità cubane perché i prigionieri politici fossero immediatamente rilasciati ed i detenuti non fossero «sottoposti a sofferenze né a trattamenti disumani». Inoltre, nell'agosto 2003 l'incaricato d'affari cubano venne convocato al Ministero degli Esteri, su istruzioni del Ministro Frattini, per manifestargli la preoccupazione dell'Italia e dell'Unione Europea (di cui il nostro Paese esercitava in quel periodo la Presidenza) sulle condizioni di salute in cui versavano alcuni dissidenti detenuti.
L'Unione Europea ha assunto una posizione comune su Cuba fin dal 1996, basata sulla ricerca un dialogo costruttivo con le Autorità de L'Havana, al fine di incoraggiare un miglioramento della situazione dei diritti umani e la promozione di istituzioni effettivamente democratiche e pluraliste. Proprio a seguito dell'arresto dei dissidenti, tuttavia, l'UE ha deciso di intensificare i rapporti con i dissidenti anche con una iniziativa eclatante quale quella di invitare alle feste nazionali celebrate dalle varie Ambasciate dei paesi europei all'Havana fra cui quella italiana gli esponenti più autorevoli della dissidenza cubana e gli oppositori politici al regime. Ciò ha determinato una situazione di pressoché totale isolamento delle Ambasciate UE a Cuba per opera delle Autorità locali, rendendo di fatto estremamente problematico quel dialogo costruttivo che era comunque una delle finalità della posizione comune del 1996.
Il 15 aprile 2004, nel corso della 60a sessione annuale della Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite che ha avuto luogo a Ginevra, è stata adottata una Risoluzione, cosponsorizzata dall'Italia, con la quale si sollecita il Governo cubano a collaborare con il Rappresentante dell'Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, ad adottare le misure necessarie per favorire l'instaurazione di un dialogo fruttuoso con tutti i gruppi politici organizzati della società cubana, e a favorire l'instaurazione di istituzioni democratiche.
Nonostante il sopraccitato provvedimento, nel periodo aprile-maggio 2004, si è registrato un ulteriore inasprimento della repressione da parte delle Autorità cubane nei confronti dei dissidenti, che ha portato all'arresto di altre 16 persone tra attivisti per i diritti umani e giornalisti, I Capi Missione dell'UE a l'Avana hanno reagito denunciando come tali arresti ed il relativo processo siano avvenuti senza alcun rispetto delle garanzie a favore degli imputati ed a tutela dell'indipendenza ed imparzialità del procedimento.
A tutt'oggi delle 75 persone arrestate nel marzo 2003, 14 sono state rilasciate dalle autorità cubane. In particolare il 30 novembre u.s. le autorità cubane hanno rilasciato due prigionieri tra i più noti ed autorevoli del gruppo dei 75. Si tratta di Raul Rivero, recentemente insignito di un premio dell'UNESCO per la libertà di stampa e Osvaldo Alfonso Valdes, Presidente del clandestino Partito Liberal Democratico. Nessuna delle 21 persone arrestate nel corso del 2004 sarebbe invece stata scarcerata.
Si evidenzia peraltro che la liberazione sia dei 12 dissidenti del «Gruppo dei 75» che dei 5 attivisti per i diritti umani e giornalisti non è avvenuta grazie a indulto o amnistia, ma in base ad una
licentia exrapenal, figura giuridica che lascia inalterata la condanna, ma sospende l'esecuzione della pena a seguito di sopravvenuti motivi di salute.
Va inoltre sottolineato che il 5 novembre u.s. le autorità cubane hanno consentito ad alcuni Ambasciatori accreditati a L'Havana di visitare due stabilimenti penitenziari, per verificare le condizioni locali di detenzione. Tale visita, secondo quanto riferito dal nostro Ambasciatore, che peraltro non è stato inserito nel ristretto gruppo di diplomatici cui é stato consentito di partecipare, contrariamente agli intendimenti delle autorità


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cubane, non è risultata soddisfacente per quanto attiene alla verifica del rispetto degli standard internazionali in materia di trattamento dei detenuti.
Ai provvedimenti di scarcerazione adottati dal Governo cubano ha fatto seguito il recente scongelamento di tutte le Ambasciate comunitarie a L'Avana, tra cui anche quella italiana (avvenuto in due riprese, il 3 e il 10 gennaio scorsi). Questa ultima decisione rappresenta un importante sviluppo positivo nei rapporti tra l'Unione Europea e Cuba, consentendo l'avvio dell'auspicato processo di normalizzazione dei rapporti politico-diplomatici con il Governo cubano, dopo circa 18 mesi di crisi. Tale importante sviluppo, che consente, in pratica, la ripresa del dialogo critico con il Governo cubano e dei contatti ufficiali ad alto livello, è stato presentato dalle Autorità cubane come una risposta alle misure proposte dal Gruppo di Lavoro per l'America Latina (COLAT) nel corso della riunione del 14 dicembre scorso e, in particolare, alla sospensione temporanea degli inviti ai dissidenti alle feste nazionali, che sono sempre stati interpretati in modo provocatorio da parte cubana. Le proposte in questione, che sono state il frutto di un lungo e faticoso negoziato, sono state formalmente adottate nelle Conclusioni del CAGRE del 31 gennaio scorso. Va inoltre rilevato che nelle predette Conclusioni si prevede che l'UE sviluppi un dialogo rafforzato e più regolare con la dissidenza, le cui modalità saranno concordate tra i Partners, e si reitera la richiesta alle Autorità cubane di liberare in modo incondizionato tutti i dissidenti e i prigionieri politici attualmente detenuti. Sulla base quindi dei progressi che si registreranno a Cuba nelle condizioni dei dissidenti e nel settore dei diritti umani, l'UE riesaminerà entro il prossimo mese di luglio se confermare o meno la sospensione delle predette sanzioni nei confronti del Governo cubano.
In questa prospettiva, l'Italia e l'UE guardano positivamente alla possibilità di un miglioramento delle relazioni con le Autorità cubane, nel quadro di un generale miglioramento dei diritti umani nel Paese e di una soddisfacente soluzione del problema dei dissidenti politici.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Giampaolo Bettamio.

GIORDANO e VENDOLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
nei Comune di Cecina in provincia di Livorno esiste un Protocollo d'Intesa tra l'Ente Locale e la Rete Ferroviaria Italiana che prevede la costruzione di numerosi palazzoni senza che sia osservata la sede ferroviaria e i palazzoni stessi (Tirreno - 17 ottobre 2004);
questi palazzoni andrebbero a congestionare una zona già ad alta densità abitativa con alto traffico veicolare e con un'unica via di fuga, tra l'altro individuata come sede del più grosso mercato settimanale toscano con circa 280 punti vendita;
un albergo di 35 metri sarà costruito a 20 metri dalla sede ferroviaria ed in una zona ad alto rischio alluvionale;
tutti i palazzoni saranno costruiti a ridosso di strade, senza rispettare le distanze di sicurezza, previste dal rischio sismico;
non esiste un piano del rumore adeguato e veritiero, né uno studio di impatto ambientale, né uno studio sulle ricadute sul traffico veicolare, né piani di fuga, né uno studio sulle maggiori esigenze di acqua potabile e di smaltimento delle acque di fognatura dovute all'incremento di popolazione -:
se il Ministro interrogato intenda intervenire presso Ferrovie affinché si addivenga ad una modifica del Protocollo d'Intesa sopra ricordato.
(4-11440)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato spa ha riferito che la questione attiene sostanzialmente


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alla trasformazione urbana di aree ferroviarie nell'ambito della stazione di Cecina (Livorno).
L'inserimento nella pianificazione urbana comunale di aree ferroviarie già dalla metà degli anni novanta (epoca in cui erano ancora necessarie allo svolgimento dell'esercizio ferroviario) rientrava tra le priorità del comune di Cecina.
La conseguente realizzazione del processo di trasformazione urbana in variante di piano regolatore generale è stata strutturata attraverso lo strumento contrattuale della finanza di progetto-articolo 37-
bis e seguenti della legge n. 109 del 1994 e successive integrazioni e modificazioni. Questo prevede a valle della sottoscrizione della convenzione attuativa, nella quale Rete Ferroviaria Italiana spa opziona al comune di Cecina l'area ferroviaria interessata un bando ad evidenza pubblica per la ricerca di un partner privato che assumendosi tutti gli oneri derivanti e corrispondendo a Rete Ferroviaria Italiana spa il valore della aree aggiudicate a seguito di gara pubblica realizzi prioritariamente l'intero progetto comprensivo delle opere pubbliche.
Il sopra indicato progetto è derivato dal Protocollo d'Intesa sottoscritto il 19 settembre 2002. Il programma di realizzazione delle opere è stato approvato dal consiglio comunale con delibera n. 33 del 12 marzo 2003 e successivamente dal consiglio di amministrazione di Rete Ferroviaria Italiana spa nella seduta dell'11 settembre 2003. In data 16 ottobre 2003 tra Rete Ferroviaria Italiana spa e comune di Cecina è stata sottoscritta la Convenzione attuativa per la disciplina delle modalità e previsione urbanistiche da riportare nel bando ad evidenza pubblica.
La Convenzione attuativa a fronte delle volumetrie con destinazione residenziale e terziaria, ritenute urbanisticamente congrue dall'amministrazione comunale con la variante al PRG, prevede a cura e spese dell'aggiudicatario di:
a) adeguare le normative sull'abbattimento delle barriere architettoniche dell'attuale sottopasso pedonale di stazione;
b) riqualificare l'innesto nel fabbricato viaggiatori;
c) migliorare l'interscambio treno/bus con il prolungamento del sottopasso sino al terminal bus (da realizzare) lato mare;
d) delocalizzare gli impianti ferroviari insistenti su parte delle aree oggetto di cessione nell'ex fascio merci della stazione di Vada in comune di Rossignano;
e) provvedere al riassetto complessivo del piazzale antistante la stazione;
f) delocalizzare sede ed impianti del DLF, entrambi obsoleti, in altra area che rimane di proprietà di Rete Ferroviaria Italiana spa;
g) realizzare il nuovo centro sportivo che rimane di proprietà di Rete Ferroviaria Italiana spa e che sarà locato al DLF; parcheggi pubblici e privati; sistemazione della viabilità dell'intero sistema fognante e di rete dell'intero comparto oggetto dell'intervento;
h) realizzare area e fabbricato terminal bus con 5/6 stalli di sosta nonché le altre opere necessarie previste dall'aministrazione comunale.

Si tratta di un percorso progettuale tutto da sviluppare in armonia alle normative vigenti sotto l'aspetto urbanistico, come ad esempio la mitigazione del livello dell'attuale impatto acustico e la sicurezza dell'esercizio ferroviario.
A tale riguardo il ministero delle infrastrutture e dei trasporti si è già attivato ai fini dell'osservanza di quanto prescritto dall'articolo 49 e seguenti e dall'articolo 60 del decreto del Presidente della Repubblica n. 753 dell'11 luglio 1980.
Per quanto concerne gli studi ed il rispetto delle normative vigenti in merito alle distanze dalla sede stradale, rischio sismico, studio di impatto ambientale, ricadute sul traffico veicolare, esigenze acqua potabile e smaltimento acque nere di cui all'atto ispettivo questi saranno definiti negli elaborati del progetto definitivo che


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l'aggiudicatario dovrà presentare al Comune e a Rete Ferroviaria Italiana spa per l'approvazione.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

LION. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'ambiente per il quale si auspica una accettabile vivibilità non attiene alle sole espressioni ecologiche del territorio poiché anche l'ambiente tecnologico entrato nella quotidianità esistenziale del nostro Paese, è parte integrante dell'attuale espressione culturale e politica italiana;
l'ambiente tecnologico esige una cura responsabile e particolare da parte delle forze politiche per gli equilibri instabili sui quali si fonda e per il rispetto dovuto ai cittadini con il quale convivono, o perlomeno sperano di convivere, fino a quando eventi dissuasivi, come la paralisi dei voli del 6 ottobre 2004 in un Paese a tecnologia avanzata per i tre collassi della centrale elettrica di Linate, impongono una seria riflessione sul da farsi;
entrando nel merito della questione, l'aumentato fabbisogno elettrico del crescente numero di impianti di Assistenza al Volo installati nell'Aeroporto di Linate, ha causato con tutta probabilità, un assorbimento di punta (come talvolta accade anche con le utenze domestiche) che superando il limite massimo consentito, ha determinato il primo black out della centrale Enav;
mentre, in tal caso, una simile distrazione nelle abitazioni per un concomitante eccessivo assorbimento di energia elettrica, si risolve con il semplice ripristino del teleruttore di sicurezza, in un aeroporto come quello di Linate il rischio del black out della centrale come poi, è avvenuto, doveva far prevedere ai responsabili dell'Assistenza al Volo che le conseguenze annesse e connesse sarebbero state ben altre;
la centrale Enav di Linate è dotata, come negli altri aeroporti, di generatori sempre in funzione che aumentano l'affidabilità dell'alimentazione elettrica; essi la filtrano di ogni disturbo, sovratensione, o cali di tensione, contrastando ogni possibile black out con batterie di emergenza;
quando il generatore in servizio va fuori uso per un guasto o per una caduta di tensione, entrano in funzione in virtù di un dispositivo di commutazione, due apparati denominati Ups, che garantiscono la continuità operativa del sistema, attingendo energia da altra fonte disponibile;
ad avviso dell'interrogante, questi Ups durante l'interruzione dell'energia elettrica non si sono messi in funzione, ovvero, sono stati esclusi dal dispositivo di commutazione, per cui mancando sia la normale fonte di alimentazione Enel o Sea, sia quella dei generatori supplementari, il sistema che avrebbe dovuto assicurare la continuità, si è bloccato;
a questo punto, doveva subentrare a sostegno anche un altro complesso ausiliario, formato da un gruppo elettrogeno autonomo ma a quanto pare, anche questo non ha saputo assicurare all'utenza la relativa sorgente di alimentazione elettrica necessaria;
è plausibile ritenere che questa unità di scambio installata nella centrale elettrica di Linate (che per rendere l'idea agisce un po' come quella dei semafori in sequenza tra di loro ad un incrocio), non sia sufficientemente sincronizzata in caso di emergenza, con i tempi di intervento delle varie sorgenti elettriche aeroportuali della rete Enel, della rete Sea, dei due Ups con il relativo sistema di megabatterie e del (solo) gruppo elettrogeno supplementare di dotazione a Linate;
il menzionato dispositivo di commutazione, vero cervello del sistema, probabilmente non è stato all'altezza della situazione per non aver collegato con la corretta sequenza, le varie sorgenti di


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alimentazione realizzate da ditte differenti ed ancora diverse dalla società addetta alla manutenzione dell'intera centrale elettrica di Linate;
risulta all'interrogante che il problema analogo di mancato sincronismo, era già accaduto all'Enav all'aeroporto di Bari, circa due anni fa, fortunatamente durante le fasi di collaudo di questi gruppi Ups; infatti, simulando mancanza di energia, essi intervenivano regolarmente come previsto, ma durante il funzionamento il menzionato dispositivo «vedendo» erroneamente che l'energia di rete (Enel o altra) era ritornata, staccavano gli Ups e commutavano il sistema di utenza sulla rete ancora mancante, provocando il blackout;
il gravissimo inconveniente portato a conoscenza dello stesso Enav, fu ovviato attraverso una modifica della scheda elettronica di comando che fu adattata dalla ditta fornitrice alle caratteristiche locali dell'aeroporto;
un simile episodio è probabilmente avvenuto anche a Linate per carenza di energia determinata dall'eccessivo carico di utenza (tanto che Enav dopo il primo blackout, ha chiesto alla Sea di Linate una erogazione supplementare di corrente) e il dispositivo di scambio vedendo, come si suol dire, «lucciole per lanterne», ha poi disattivato, come nel caso di Bari, gli Ups lasciando il sistema di Linate senza alimentazione esterna e senza alimentazione interna;
per quanto riguarda il caso di Linate, quando quattro sorgenti di alimentazione ritenute valide, si rivelano una dopo l'altra tutte quante improvvisamente inidonee a soddisfare le esigenze di utenza, è molto più plausibile ritenere che il guasto possa risiedere in un settore comune del sistema come il dispositivo di scambio -:
se gli apparati di alimentazione elettrica, ovvero, gli Ups predisposti per intervenire automaticamente all'occorrenza, siano stati forniti a Linate dalla medesima ditta con il relativo dispositivo automatico di commutazione per lo scambio Enel-Ups in caso di necessità o se invece, tale dispositivo sia stato fornito da altra ditta, ovvero, modificato rispetto all'originale;
se si reputi urgente al fine di ripristinare la sicurezza in un settore così strategico come il trasporto aereo, accertare, sia l'aspetto tecnico prospettato dalla presente interrogazione al fine di prevenire ogni eventuale occultamento delle prove, sia l'aspetto della sottostante responsabilità diretta degli addetti ai lavori e di quella «in vigilando» degli Organi incaricati.
(4-11487)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, l'ENAV - Ente Nazionale per l'Assistenza al Volo, interessato al riguardo, ha riferito che la centrale elettrica associata al Centro di Controllo del traffico aereo di Milano Linate è costituita da:
a) N. 2 trasformatori da 630 kVA ciascuno, in configurazione «uno in riserva all'altro»;
b) N. 2 gruppi elettrogeni ad intervento automatico «Caterpillar», da 700 kVA ciascuno, in configurazione «uno in riserva all'altro» (per utenze operative + servizi);
c) N. 2 UPS SIEL da 250 kVA ciascuno, in configurazione «di parallelo operativo» (solo per utenze operative);
d) Doppia linea di collegamento elettrico centrale-Centro di Controllo Linate per la continuità assoluta (UPS), e doppia linea di collegamento centrale-Linate per le utenze non operative, tutte in configurazione «uno in riserva all'altra».

Il carico elettrico, ampiamente stabilizzato in termini di nuove utenze e comunque monitorato continuamente in sede di manutenzione, presenta mediamente i seguenti valori:
a) Carico in continuità assoluta (UPS): inferiore a 100 kVA;


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b) Carico ENEL - Gruppi elettrogeni: inferiore a 130 kVA.

Si evidenzia chiaramente l'abbondante e sicuro dimensionamento delle macchine della centrale elettrica rispetto al carico (per la parte operativa, superiore di circa due volte e mezza in condizioni di degrado di 1 UPS).
Premesso che alla data del 7 ottobre 2004, parte della centrale elettrica (UPS e cavi di collegamento) è stata posta sotto sequestro giudiziario dal Tribunale di Milano e che sino ad oggi non è stato possibile provare le macchine o effettuare misure, si ritiene utile precisare che, nelle ore intercorrenti gli eventi di black out ed il successivo atto della Magistratura, sono state effettuate alcune simulazioni di mancanza di energia con macchine di diversa configurazione ed il comportamento della centrale nel suo complesso è sempre stato corretto sia per quanto concerne gli UPS ed i gruppi elettrogeni, sia per elementi di commutazione della centrale elettrica.
Non è stato possibile quindi, da allora, operare autonomamente per ricercare eventuali cause tecniche.
Nel frattempo, il Tribunale, per mezzo di suoi consulenti, ha continuato le indagini che sono tuttora in corso.
Eventuali richieste rivolte a SEA in termini di «erogazione supplementare di corrente» sono da intendersi come attivazioni di percorsi alternativi di energia elettrica, in conseguenza del sequestro giudiziario disposto dal tribunale di Milano.
Per quanto riguarda l'evento segnalato a Bari, non risulta all'ENAV che, nel recente passato, siano stati acquisiti e collaudati nuovi UPS che abbiano generato problematiche di commutazione.
Gli UPS attualmente operativi a Bari, installati nel 1990, sono stati costruiti da diversa società rispetto a quelli di Milano.
In merito al dispositivo di commutazione ENEL-UPS, si precisa che le macchine UPS contengono al proprio interno il citato dispositivo ENEL-UPS (interruttore di
by-pass) e, quindi, il fornitore di tale dispositivo è lo stesso degli UPS.
Non risulta siano state effettuate modifiche a detto componente di
by-pass.
Per quanto concerne le attività di accertamento, perdurando lo stato di sequestro giudiziario, l'ENAV riferisce che è in attesa di conoscere le conclusioni del tribunale e di effettuare ulteriori prove e verifiche, soprattutto nella componente cavi di collegamento.
L'ente medesimo al fine di assicurare i massimi livelli di sicurezza ha reso operative due diverse linee di alimentazione che, indipendentemente, forniscono energia ai sistemi primari e ai sistemi di
back-up della Sala Operativa.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.

LUCCHESE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
l'assise di scienziati che si è recentemente tenuta al centro Maiorana di Erice ha chiaramente confermato l'assoluta sicurezza del sistema nucleare;
non si capisce il motivo per cui l'Italia importi energia elettrica prodotta dal sistema nucleare di paesi confinanti quali la Francia e non lo produca direttamente -:
se non ritengano di porre in essere provvedimenti urgenti e straordinari per la rapida costruzione di centrali elettriche, non scartando anche la scelta del nucleare;
se non ritengano che sia opportuno che l'Enel esca dal settore delle comunicazioni ed investa nella costruzione di nuove centrali elettriche.
(4-07251)

Risposta. - In riferimento all'atto ispettivo indicato in esame si rappresenta quanto segue.
Il settore dell'energia elettrica è stato oggetto, negli ultimi anni, di una notevole modificazione a seguito delle norme disciplinanti il mercato interno.


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La liberalizzazione del settore elettrico, prevista dal decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, ha rappresentato l'occasione per conseguire il rafforzamento della struttura energetica nazionale, tenuto conto della continua crescita della domanda interna, della marcata dipendenza estera per l'approvvigionamento energetico e della necessità conseguente al processo di liberalizzazione, di sviluppare strumenti che garantiscano l'installazione di un'adeguata potenza di generazione, atta alla copertura del fabbisogno nazionale e quindi al mantenimento della sicurezza del sistema.
Nel nuovo contesto, si collocano le più recenti norme che semplificano e accelerano i tempi delle procedure per l'autorizzazione alla produzione di nuova potenza elettrica.
Per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale sono stati approntati provvedimenti urgenti e straordinari al fine di una rapida costruzione di centrali elettriche e, precisamente sono stati emanati il decreto-legge 7 febbraio 2002, n. 7, convertito con modificazioni in legge 9 aprile 2002, n. 55, integrato dal decreto-legge 18 febbraio 2003, n. 25 convertito in legge 17 aprile 2003, n. 83, decreto-legge 29 agosto 2003, n. 239, convertito in legge 27 ottobre 2003, n. 290. I suddetti provvedimenti, dal 2002 ad oggi, dovranno consentire, in prospettiva, un rapido ammodernamento del parco di generazione nazionale con circa 20.000 MW di nuova potenza autorizzata dal ministero interrogato.
In relazione al quesito di costruire centrali elettriche non scartando l'opzione nucleare, si fa presente che, successivamente all'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 febbraio 2003 e dell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri (di seguito indicata O.P.C.M.) 7 marzo 2003, n. 3267 con cui è stato dichiarato lo stato di emergenza in relazione all'attività di smaltimento dei rifiuti radioattivi fino al 31 dicembre 2003 e si sono state dettate disposizioni urgenti in relazione alla suddetta attività di smaltimento, in condizioni di massima sicurezza, dei materiali radioattivi dislocati nelle centrali nucleari e nei siti di stoccaggio situati sul territorio delle suddette regioni, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 maggio 2004, è stato prorogato lo stato di emergenza fino al 31 dicembre 2004 e con O.P.C.M. 7 maggio 2004, n. 3355, si sono dettate ulteriori disposizioni urgenti ad integrazione e modifica dell'O.P.C.M. n. 3267.
Oggetto specifico della delega è, dunque, l'attività di messa in sicurezza dei materiali nucleari con particolare riferimento al combustibile nucleare irraggiato ed ai rifiuti radioattivi ad alta attività, nonché alla predisposizione dei piani per l'avvio delle procedure di smantellamento delle centrali elettronucleari di Garigliano (Caserta), di Trino Vercellese (Vercelli), di Caorso (Piacenza) e di Latina, degli impianti di ENEA e Nucleco, limitatamente al settore del ciclo del combustibile, dei depositi di materie radioattive Eurex e FIAT-Avio di Saluggia (Vercelli), impianto plutonio e impianto celle calde di Casaccia (Roma), ITREC di Trisaia (Matera), degli impianti nucleari FN di Bosco Marengo (Alessandria).
Con le OPCM in parola, si evidenzia, quindi, l'esigenza di perseguire in tempi brevi l'obiettivo dello smantellamento degli impianti nucleari e dello smaltimento dei materiali radioattivi.
Con la legge 23 agosto 2004, n. 239, recante «Riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia», si è disciplinata l'attività del settore energetico e, per quanto attiene l'energia nucleare, si sono previste alcune integrazioni alle norme già vigenti per la gestione e la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. Con la stessa legge è stata resa possibile la partecipazione ad attività nucleari all'estero della stessa società Sogin Spa, anche tramite la partecipazione ad associazioni temporanee d'impresa.
Inoltre, con decreto del Ministro delle attività produttive 2 dicembre 2004 sono stati dati indirizzi alla società Sogin spa affinché il combustibile nucleare irraggiato venga inviato all'estero per il riprocessamento. La decisione è stata presa con l'obiettivo di ridurre i costi complessivi del programma di rimozione dei rifiuti radioattivi e rendere possibile le operazioni di smantellamento degli impianti.


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Per quanto attiene l'importazione di energia elettrica prodotta da paesi confinanti, c'è da sottolineare che l'apertura del mercato elettrico sviluppa reali processi di competitività tra i nuovi soggetti imprenditoriali che vogliono investire nel settore. La spinta agli investimenti, però, deve essere valorizzata, non soltanto dalla presenza di un quadro normativo certo ed efficace in tema di autorizzazioni, garantito dalle amministrazioni statali e dagli enti territoriali, ma anche da una certa stabilità sul fronte dell'approvvigionamento energetico in termini di disponibilità quantitativa del combustibile e del relativo prezzo.
Su questo tema è evidente un differenziale di vulnerabilità dell'Italia in confronto ad altri Stati europei, specie con Paesi come la Francia che utilizzano regolarmente il nucleare, dovuto alla prevalente incidenza del petrolio e dei prodotti derivati sul tessuto economico.
L'attuale politica energetica nazionale insiste sulla necessità di garantire al sistema Paese un adeguato mix di combustibili per l'abbattimento dei costi di generazione elettrica, la promozione dell'innovazione tecnologica per l'utilizzazione pulita del carbone e la promozione delle fonti rinnovabili.
Infine, sul quesito se si ritenga opportuno che l'Enel spa esca dal settore delle comunicazioni ed investa nella costruzione di nuove centrali elettriche, si ritiene di non poter entrare nel merito delle scelte strategiche imprenditoriali del gruppo. Tuttavia, come indicato nel piano industriale, l'Enel spa prevede un'espansione in campo nazionale e internazionale in altri settori mantenendo, come «core business» il mercato dell'energia elettrica e il gas naturale.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

LUCCHESE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere:
quali iniziative di propria competenza si intendano adottare affinché sia stabilito che per tutta la durata della stagione estiva TIR e camion viaggino di notte lungo le autostrade e le strade di scorrimento, al fine di evitare gli incidenti stradali, sempre più spesso disastrosi, che si verificano tutti i giorni;
se non si ritenga altresì di vietare il transito dei camion di giorno sul tratto del Grande Raccordo Anulare di Roma dalla via Aurelia a via Salaria, nonché sulla Pontina, ormai definita «la strada della morte».
(4-10531)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si rappresenta che in data 15 dicembre 2004 è stato emanato il consueto decreto ministeriale concernente le direttive e il calendario per la limitazione alla circolazione stradale fuori dai centri abitati nei giorni festivi e particolari per l'anno 2005.
Per quanto riguarda l'introduzione di ulteriori limitazioni quale quella dell'obbligo di circolazione nelle ore notturne per i veicoli e sulle strade indicate nell'atto ispettivo, si ritiene che queste, oltre ad indurre un elemento di rischio non trascurabile, attese tra l'altro le condizioni generali della viabilità extraurbana, non possono essere ritenute uno strumento idoneo a risolvere le problematiche in questione.
In ordine alla proposta di vietare il transito dei camion durante le ore diurne su un tratto del Grande raccordo Anulare nonché sulla strada Pontina, sulla quale il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è sostanzialmente concorde, il ministero dell'interno rileva che tale soluzione non potrebbe prescindere da una più precisa definizione dei mezzi in questione in quanto il termine camion non è ricompreso nel codice della strada ed una classificazione corretta dei veicoli risulterebbe indispensabile al fine di individuare la fascia da prendere in considerazione in quanto appare problematico precludere la circolazione a tutti i veicoli adibiti al trasporto di cose.
Il citato ministero ha inoltre evidenziato che il Grande raccordo anulare dalla uscita «Aurelia» alla uscita «Salaria» non dispone di viabilità complanare su cui convogliare il traffico «pesante» eventualmente


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interdetto che finirebbe quindi per congestionare ulteriormente la restante parte di Raccordo e paralizzare tutta la viabilità ordinaria limitrofa.
Per quanto riguarda infine l'ulteriore proposta di interdizione sulla via Pontina, anche questa appare di difficile realizzazione considerando la localizzazione della zona industriale e la parcellizzazione delle aziende produttrici presenti lungo la strada in parola; peraltro il traffico dovrebbe essere deviato su arterie quali la via Laurentina, la via Nettunese o la via Litoranea che di per sé risultano già congestionate.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.

MASINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 1, del decreto-legge n. 328 del 1997, convertito nella legge n. 410 del 1997, ha introdotto dal 1 ottobre 1997 la nuova aliquota IVA da applicare al vino, aumentando l'imposta dal 16 per cento a1 20 per cento;
con il predetto decreto si è operata una distinzione tra beni di prima necessità assoggettati ad aliquota IVA del 10 per cento e beni voluttuari o di lusso ai quali si applica l'aliquota IVA del 20 per cento;
conseguentemente è stato classificato anche il vino tra i beni voluttuari o di lusso, non considerando invece che esso è parte integrante dell'alimentazione abituale delle famiglie, un alimento importante nella dieta mediterranea e che la coltivazione della vite rappresenta un elevato interesse socio-economico del Paese;
il rincaro del prezzo del vino negli ultimi anni, dovuto anche all'incremento dell'aliquota disposta dal suddetto provvedimento, ha provocato una flessione dei consumi, riducendo l'efficacia degli sforzi, anche finanziari, dei viticoltori i quali negli ultimi anni hanno ottenuto importanti riconoscimenti e visto aumentare il prestigio a livello internazionale dei vini italiani -:
se non ritenga necessario ed urgente in considerazione delle suesposte motivazioni, attivare iniziative normative volte a ridurre l'aliquota IVA da applicare al vino al 10 per cento, così come previsto per gli altri beni di largo consumo compresi gli altri prodotti agroalimentari, favorendone la ripresa del settore, nel quadro della riduzione delle imposte e aiutando un comparto tra i più importanti dell'agricoltura italiana.
(4-11119)

Risposta. - Con l'interrogazione cui si risponde l'interrogante chiede di conoscere se il Governo intenda intervenire per diminuire, dal 20 al 10 per cento, l'aliquota IVA che grava sul vino, affinché attraverso la diminuzione dei prezzi siano rilanciati i consumi interni e le esportazioni.
Al riguardo, il Dipartimento per le politiche fiscali e l'Agenzia delle entrate hanno fatto presente che la proposta di ridurre dal 20 al 10 per cento l'aliquota IVA applicabile alle cessioni di vino, non appare in linea con quanto stabilito dall'articolo 12 della VI Direttiva CEE del 17 maggio 1977, n. 77/388, che prevede la possibilità di applicare un'aliquota IVA ridotta solo per alcuni beni e servizi compresi nell'allegato H alla Direttiva stessa fra i quali non rientra il bene in esame.
In particolare, al numero 1) del citato allegato H è espressamente prevista l'esclusione dell'applicabilità dell'aliquota ridotta per le cessioni di bevande alcoliche.
Pertanto, l'eventuale approvazione di una proposta di legge di tal genere potrebbe provocare il deferimento dell'amministrazione italiana al giudizio della Corte di Giustizia della Comunità Europea.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

MOLINARI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la decisione da parte del ministero dell'istruzione di procedere ad un ulteriore


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taglio degli organici del personale Ata, ed in particolar modo del personale ausiliario, rischia di compromettere gravemente e in maniera definitiva la funzionalità dei servizi nelle scuole;
nella sola provincia di Potenza verranno cancellati per il prossimo anno scolastico 2004/2005 ulteriori 50 posti di collaboratore scolastico, con una incidenza in termini percentuali pari ad un meno 3 per cento, superiore a quella prevista dal Miur e dalla Legge finanziaria che corrispondeva al 2 per cento;
un taglio ingiustificato, che va abbondantemente oltre le stesse tabelle modificate del decreto ministeriale 201 del 2000, del tutto incoerente, secondo l'interrogante, con la complessità amministrativa e gestionale della scuola dell'autonomia;
tale decisione ove confermata acuirà le difficoltà già registrate in molte scuole della provincia durante lo svolgimento dell'anno scolastico che sta volgendo al termine, e pregiudicherà il funzionamento delle istituzioni scolastiche, a cui non potrà più essere garantita adeguatamente l'igiene e la pulizia, l'apertura in orario pomeridiano, la sorveglianza degli spazi scolastici, le attività di assistenza all'handicap e di cura alla persona per i bambini delle scuole materne;
le organizzazioni sindacali Cgil e Cisl scuola di Potenza hanno proclamato lo stato di agitazione del personale Ata di tutte le scuole di ogni ordine e grado della provincia contestando tale prospettiva -:
quali iniziative di carattere urgente il Ministro interrogato intenda attivare affinché sia scongiurato per il prossimo anno il taglio di 50 posti per il personale Ata e sia così assicurato il normale svolgimento delle funzioni svolte per la funzionalità stessa degli istituti scolastici.
(4-10329)

Risposta. - Il ministero interrogato, con la nota protocollo n. 38 del 10 maggio 2004, aveva trasmesso alle Direzioni generali regionali il decreto interministeriale sulla determinazione degli organici del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario del comparto scuola per l'anno scolastico 2004/2005 nel quale, alla regione Basilicata, venivano assegnati, complessivamente, n. 3959 posti, dei quali n. 2564, di collaboratore scolastico.
Ai sensi dell'articolo 2, comma 2 del citato decreto «I Direttori generali degli Uffici scolastici regionali garantiscono l'attivazione dei posti entro i limiti assegnati, anche mediante l'eventuale deroga di cui al comma 1»: tale deroga consiste nell'assicurare il rispetto dei contingenti assegnati anche mediante diversi criteri e parametri nella determinazione degli organici di istituto come previsto dal decreto medesimo, secondo quanto disposto dall'articolo 35, comma 2, della legge n. 289 del 27 dicembre 2002 che stabilisce una progressiva riduzione dei posti del personale ATA.
Il Direttore generale per la Basilicata, nell'informare le organizzazioni sindacali della Scuola, aveva messo in evidenza che la riduzione dei posti a livello regionale, relativamente al profilo di collaboratore scolastico, rispetto all'anno scolastico 2003/2004, era di n. 71 unità, corrispondente al 2,695 per cento mentre la dotazione complessiva del personale A.T.A. era ridotta di n. 70 unità pari all'1,73 per cento: pertanto, in relazione all'organico complessivo e per profilo determinato nelle due province nel 2003/2004, applicando la riduzione percentuale indicata, è stata distribuita la dotazione regionale per il 2004/2005, assegnando alla provincia di Potenza 2701 posti, dei quali 1664 di collaboratore scolastico, con una riduzione di 52 unità.
La CGIL, CISL e UIL Scuola di Cosenza hanno proclamato lo stato di agitazione del personale ATA ed hanno chiesto al Prefetto di esperire il tentativo preventivo di conciliazione come previsto dalla legge 146 del 1990: non avendo raggiunto un accordo, le suddette organizzazioni sindacali hanno proclamato lo sciopero di un'ora per tutto il personale ATA della provincia per il 20 settembre 2004, giorno d'inizio delle lezioni.
Lo sciopero è stato però revocato per due volte in quanto la commissione di garanzia per l'attuazione della Legge sullo


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sciopero nei servizi pubblici essenziali ha individuato due diverse violazioni della suddetta legge n. 146/1990.
Nel frattempo il dirigente del centro servizi amministrativi di Potenza, con provvedimenti distinti, a fronte delle richieste pervenute da parte dei dirigenti delle istituzioni scolastiche della provincia che rappresentavano le rispettive necessità di un numero maggiore dei posti di collaboratore, in presenza dell'aumento del numero degli alunni, di collaboratori inidonei ed, in generale, per difficoltà nella gestione delle strutture scolastiche, ha istituito in organico di fatto, ulteriori 32 posti di collaboratore scolastico.
Alle scuole della provincia di Potenza, pertanto, è stato assegnato personale sufficiente a garantire la loro funzionalità.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante, con atti ispettivi n. 4-01672 e n. 4-01955 presentati rispettivamente il 13 dicembre 2001 ed il 30 gennaio 2002, ha provveduto a denunziare i gravi disagi conseguenti alla gestione del dottor Franco Inglese, direttore generale scolastico della Calabria;
le stesse organizzazioni sindacali scuola (Cisl-Cesi-Uil-Seios) hanno provveduto a denunziare al ministro dell'istruzione la mancata trasparenza nelle nomine, effettuate dal direttore Inglese, dei coordinatori responsabili dei centri servizi amministrativi;
le stesse organizzazioni sindacali scuola denunziano l'assoluta mancanza di concertazione, perpetrata dal direttore Inglese, su quanto deciso dallo stesso;
il direttore scolastico regionale della Calabria ha, peraltro, assunto provvedimenti relativi alla istituzione, per l'anno scolastico 2002/2003, indirizzi e sedi coordinate riguardanti istituzioni scolastiche della provincia di Reggio Calabria, non concordati con la relativa amministrazione provinciale;
le lamentele nei confronti dei comportamenti del direttore Inglese vengono prodotte, non solo dall'interrogante, ma anche da parlamentari di altre appartenenze politiche e, tuttavia, risulta all'interrogante che il dirigente avrebbe dichiarato di non attribuire alcuna importanza agli atti ispettivi parlamentari;
non si riesce a comprendere come mai il nucleo ispettivo amministrativo del Ministero dell'istruzione taccia di fronte ai, più volte denunziati, gravi comportamenti -:
se non ritenga necessario ed urgente avviare un adeguato intervento ispettivo e provvedere, conseguentemente, alla sostituzione del dottor Franco Inglese nell'incarico di direttore regionale scolastico della Calabria.
(4-02189)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame riguardante il dottor Franco Inglese, al quale in sede di conferimento degli incarichi per la direzione degli uffici scolastici regionali, in applicazione delle disposizioni contenute nel decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300 e nel decreto del Presidente della Repubblica 6 novembre 2000, n. 347 era stato conferito l'incarico di dirigente generale dell'ufficio scolastico regionale per la Calabria.
Al riguardo si fa presente che l'entrata in vigore della legge 15 luglio 2002, n. 145, recante disposizioni per il riordino della dirigenza statale, ha comportato per tutte le amministrazioni di prendere in esame con tempestività le posizioni di ciascun dirigente in servizio con incarico di direzione generale, al fine di valutare la possibilità di riconferma o di cambiamento dei relativi incarichi, dovendo tali incarichi cessare automaticamente decorsi sessanta giorni dall'entrata in vigore della legge stessa.
In questa sede al dottor Franco Inglese è stato conferito l'incarico di direttore generale


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dell'ufficio scolastico regionale per la Basilicata che tutt'ora ricopre.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante, con atto ispettivo n. 4-01672 ha inteso denunziare il comportamento istituzionalmente scorretto del direttore regionale scolastico della Calabria, dottor Franco Inglese;
la risposta al citato atto ispettivo, datata 14 marzo 2002, non appare attinente ai punti sollevati dall'interrogante, se non nei richiami normativi, peraltro spesso disattesi dal dottor Franco Inglese;
si ricorda che i comportamenti assunti, secondo l'interrogante, in violazione della legge da parte del direttore scolastico della Calabria sono stati oggetto di denunzia, oltre che dell'interrogante, anche di altri parlamentari, della dottoressa Vincenzina Greco, ex provveditore agli studi di Catanzaro nonché della Confederazione Europea Sindacati Indipendenti;
il decreto ministeriale n. 21 del 2001 affida l'esercizio delle funzioni amministrative degli uffici regionali ai Centri Servizi Amministrativi guidate da un dirigente, eppure risulta all'interrogante che il Direttore Regionale avrebbe affidato il C.S.A. di Catanzaro ad un funzionario 9 qualifica, negandola alla dottoressa Vincenzina Greco, dirigente da circa 30 anni;
risulta all'interrogante che sempre lo stesso direttore scolastico regionale, avrebbe affidato compiti di verifica sull'attività svolta dall'ex provveditore agli studi di Catanzaro a funzionari di 9 qualifica funzionale, che, peraltro, erano stati oggetto di provvedimenti sanzionatori per scarso rendimento, inerzia e violazioni da parte dello stesso Provveditore agli Studi;
risulta inoltre, all'interrogante che sempre il direttore scolastico regionale in questione, nonostante il dissenso del già Provveditore agli Studi di Catanzaro, avrebbe conferito alla vigilia delle scorse elezioni politiche, nomine in ruolo al personale A.T.A. sulla base di una graduatoria provvisoria, ancora gravata da ricorsi;
altre irregolarità sono state già denunziate nei precedenti atti ispettivi presentati dall'interrogante -:
se non ritenga necessario ed urgente acquisire e valutare tutte le documentazioni relative alle varie denunzie poste a carico del dirigente scolastico della Regione Calabria;
se non ritenga, altresì, di dover valutare gli elementi, più che sufficienti ad avviso dell'interrogante, per revocare l'incarico al dottor Franco Inglese.
(4-03013)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame riguardante il dottor Franco Inglese, al quale in sede di conferimento degli incarichi per la direzione degli uffici scolastici regionali, in applicazione delle disposizioni contenute nel decreto legislativo 30 luglio 1999 n. 300 e nel decreto del Presidente della Repubblica 6 novembre 2000 n. 347 era stato conferito l'incarico di dirigente generale dell'ufficio scolastico regionale per la Calabria.
Al riguardo si fa presente che l'entrata in vigore della legge 15 luglio 2002, n. 145, recante disposizioni per il riordino della dirigenza statale, ha comportato per tutte le amministrazioni di prendere in esame con tempestività le posizioni di ciascun dirigente in servizio con incarico di direzione generale, al fine di valutare la possibilità di riconferma o di cambiamento dei relativi incarichi, dovendo tali incarichi cessare automaticamente decorsi sessanta giorni dall'entrata in vigore della legge stessa.
In questa sede al dottor Franco Inglese è stato conferito l'incarico di direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per la Basilicata che tutt'ora ricopre.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.


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OSTILLIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è in corso da tempo un ampio dibattito circa l'opportunità di trasformare le agenzie - facenti capo al ministero - in fondazioni, e ciò anche per effetto delle norme previste con l'ultima legge finanziaria 2003;
su tale argomento, e sulle più generali proposte di riforma della materia e di modifica dell'assetto giuridico ed organizzativo delle agenzie, grava l'interrogativo circa la possibilità di procedere alla privatizzazione totale o parziale di un ramo della pubblica amministrazione che presenta caratteristiche tali da giustificare il mantenimento del pieno controllo pubblico su procedure, personale ed attività svolte;
la eventuale accelerazione di un qualsivoglia disegno di riforma non può prescindere - a parere dell'interrogante - da una corretta valutazione dei risultati sinora raggiunti dalle agenzie, da indirizzi politici che tendano a tutelare le peculiari attività poste a carico di tali strutture, da ipotesi normative volte ad assicurare la massima trasparenza in un ambito di così rilevante importanza, strategicità e delicatezza;
tra i problemi maggiormente avvertiti in questa fase ed in tale situazione, particolarmente per quanto attiene all'Agenzia del Territorio, vi sono certamente quelli relativi al personale, quali ad esempio il mantenimento delle attuali sedi di destinazione e la stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato (ex L.S.U.) in servizio sin dal 1998 -:
come intenda procedere il Governo su tale materia e se preveda radicali trasformazioni nell'assetto giuridico delle agenzie facenti capo al ministero dell'economia e delle finanze;
in tale caso, quali siano gli elementi più importanti nelle modifiche che si intende introdurre rispetto all'attuale quadro normativo ed organizzativo, in quali tempi si preveda l'avvio del processo e se siano previste particolari norme di salvaguardia e tutela dei lavoratori, con particolare riguardo alla Agenzia del territorio ed ai lavoratori a tempo determinato da essa impiegati.
(4-06372)

Risposta. - In riferimento alle problematiche prospettate dall'interrogante, per quanto riguarda, in particolare, l'eventuale trasformazione dell'assetto giuridico delle Agenzie fiscali, ai sensi dell'articolo 28 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, come modificato dall'articolo 34, comma 23, della legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria per l'anno 2003), si fa presente che, a tal fine, non è stata posta in essere, dal ministero dell'economia e delle finanze, alcuna iniziativa.
Per quanto concerne, inoltre, la stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato impiegati, in attività connesse alla realizzazione dell'anagrafe dei beni immobili, presso l'Agenzia del territorio, si rileva che la validità dei relativi contratti di lavoro è stata prorogata fino al 31 dicembre 2005, ai sensi dell'articolo 1, comma 117, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (legge finanziaria per il 2005).
Peraltro, con il piano triennale 2004-2006, l'Agenzia del territorio ha previsto lo sviluppo di ulteriori attività di allineamento delle basi informative, nell'ambito del completamento della costituzione dell'anagrafe dei beni immobili, per le quali è stata ravvisata l'esigenza di risorse straordinarie, che potrà essere soddisfatta ricorrendo ai suddetti lavoratori.
La predetta Agenzia ha rilevato, inoltre, che, vista la professionalità acquisita nel tempo da tali lavoratori, si sta cercando, con i soggetti istituzionali interessati, ogni utile percorso che possa agevolare la loro stabilizzazione con la partecipazione, ad esempio, a procedure concorsuali, non soltanto presso l'Agenzia del territorio, ma anche presso altri rami della pubblica amministrazione, procedure nelle quali possa essere dato l'opportuno peso all'esperienza tecnica pluriennale maturata in Agenzia. Ciò nel rispetto del più generale quadro di riferimento normativo e di compatibilità economico-finanziarie.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.


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PASETTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
si è venuti a conoscenza che, durante la riunione tenutasi il 28 ottobre presso il Dipartimento per la navigazione ed il trasporto Marittimo ed Aereo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'Assessorato Regionale ai trasporti della Regione Siciliana ha espresso parere favorevole al piano di ammodernamento della flotta che assicura il collegamento con le Isole Minori;
da quanto si apprende nel programma di ammodernamento non sono state incluse le navi «Pietro Novelli» e «Paolo Veronese» che, sebbene ormai vetuste e in pessime condizioni, rappresentano gli unici mezzi che collegano l'Isola di Pantelleria con Trapani;
la nave «Paolo Veronese» sarebbe soggetta a frequenti guasti che non assicurano la continuità del collegamento con Trapani nonché presenta numerosi punti di ruggine ed incrostazioni in molti dei settori utilizzati dagli utenti e parti mancanti nei gradini delle scale interne ed esterne. La nave risulta altresì sprovvista di poltrone dove poter trascorrere il tempo di navigazione e di un numero sufficiente di sedie, che sebbene presenti nel salone, sono del tutto insufficienti alle richieste dei passeggeri, che sono costretti a permanere lungo i corridoi, e non conformi agli standard di sicurezza visto che non essendo assicurate al pavimento provocano gravi sconvenienti durante le mareggiate;
la nave «Pietro Novelli» sarebbe anch'essa soggetta a frequenti guasti e, da quanto riferito dal Comune di Pantelleria, presenta alcuni difetti alle Pinne di stabilizzazione;
lo stato di queste navi rende particolarmente complessi i collegamenti, specialmente da ottobre a giugno, con l'Isola di Pantelleria determinando pertanto gravi conseguenze per i panteschi che, per motivi di lavoro, ma anche per motivi medico sanitari, devono raggiungere Trapani, nonché gravi conseguenze per il mancato approvvigionamento delle derrate alimentari, di sanitari e di altri materiali -:
quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere per assicurare le esigenze di continuità territoriale delle comunità periferiche e gli obblighi di servizio pubblico e con riferimento all'Isola di Pantelleria, quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere per inserire le navi che la collegano a Trapani all'interno del piano di ammodernamento della flotta recentemente presentato dalla società SIREMAR al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e alla Regione Siciliana.
(4-08133)

Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate con l'atto ispettivo in esame, si rappresenta che il decreto interministeriale 9 marzo 2004, il quale approva la variante al Piano Quinquennale Tirrenia 2000/2004, registrato alla Corte dei Conti il 1o aprile 2004, prevede alcuni interventi di riorganizzazione della flotta Siremar. Tra questi, sulla linea che collega Trapani con Pantelleria - dove la ricettività del porto impedisce l'impiego di unità di maggiori dimensioni - è indicata la sostituzione del moto/traghetto «Pietro Novelli» (destinato alla radiazione) con il moto/traghetto «Paolo Veronese» che opera attualmente sulla linea Porto Empedocle-Linosa-Lampedusa.
A quest'ultima linea è stata destinata una motonave tipo «Palladio», già sottoposta a lavori di trasformazione per migliorarne le condizioni di manovrabilità, proprio per l'utilizzo in tale settore.
Purtuttavia nella riunione tenutasi presso il Dipartimento della Protezione Civile il 21 dicembre 2004, così come richiesto formalmente dall'Amministrazione comunale di Linosa e di Lampedusa, è stato convenuto di continuare ad utilizzare il moto/traghetto «Paolo Veronese» sui predetti collegamenti fino alla realizzazione delle opere infrastrutturali portuali, necessarie a garantire l'attracco della motonave di tipo «Palladio» nel porto di Lampedusa anche nel caso di condizioni meteomarine particolarmente avverse.


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Si ricorda peraltro che il programma di svecchiamento della flotta Siremar sarà completato entro il 2005 e che il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha in corso di esame la proposta di Piano Quinquennale riferita al quadriennio 2005/2008 avanzata dalla società Siremar che prevede ulteriori investimenti per quanto riguarda i servizi in atto.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.

PATARINO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
in data 31 ottobre 2004 su Rai Tre è andata in onda la trasmissione «Blu Notte» presentata e scritta da Carlo Lucarelli, avente ad argomento l'attività criminosa svolta nella città di Milano durante la seconda metà del secolo scorso (1950-1999);
nel corso della trasmissione, alla quale partecipava, in qualità di intervistato, il prefetto di Roma, dottor Achille Serra, già funzionario della Polizia di Stato in servizio a Milano negli anni '70, veniva presentata la ricostruzione di uno degli omicidi consumati da Renato Vallanzasca e, precisamente, l'assassinio avvenuto al casello autostradale di Dalmine (Bergamo) il 6 febbraio 1977 di due operatori della polizia stradale;
detta ricostruzione, discordante in più punti rispetto a quanto accaduto realmente così come ampiamente documentato negli atti processuali e nelle ricostruzioni ufficiali, ha provocato sgomento nell'opinione pubblica e sdegno nei parenti delle vittime;
la vedova del brigadiere Luigi D'Andrea, la signora Gabriella Vitali che seguiva la trasmissione, è rimasta profondamente amareggiata specialmente quando il prefetto Serra, riferendosi a Vallanzasca, ha sostenuto che «Vallanzasca era uomo coraggioso»;
la stessa vedova D'Andrea, il giorno dopo, ha scritto una lettera inviandola a tutti i maggiori quotidiani nazionali e Telegiornali nazionali per chiedere spiegazioni in merito all'aggettivo usato dal prefetto Serra ed una lettera al conduttore della trasmissione dicendosi meravigliata per la ricostruzione dei fatti e dichiarandosi disponibile a chiarire episodi e circostanze in cui rimase vittima il marito, essendo lei stessa in possesso degli atti del processo con le relative confessioni ed avendo scritto un libro sul fatto criminoso -:
ad avviso dell'interrogante il conduttore della trasmissione televisiva ha contravvenuto alla deontologia professionale ed ai criteri del servizio pubblico riportando in maniera arbitraria e lontana dalla realtà una ricostruzione di importanti e gravi fatti storici di un recente passato che può aver distorto;
se non ritengano di dover fornire chiarimenti in merito alle affermazioni del prefetto Serra e quali eventuali iniziative si intendano adottare al riguardo.
(4-11585)

Risposta. - La RAI radiotelevisione italiana, interessata dal ministero delle comunicazioni, in merito ai contenuti della trasmissione «Blu Notte», ha comunicato che il conduttore e autore della citata trasmissione televisiva Carlo Lucarelli, in linea con lo stile del programma, ha raccontato le vicende criminali milanesi e come, successivamente, le bande criminali siano state sconfitte dalle forze dell'ordine.
Secondo quanto riferito, in tale trasmissione non erano previste interviste, in quanto lo scrittore ha utilizzato, per il suo racconto, filmati di repertorio,
fiction e testimonianze di protagonisti delle vicende narrate.
L'approssimazione del racconto televisivo della dinamica dello scontro a fuoco tra Renato Vallanzasca e il poliziotto D'Andrea non mette in discussione il fatto che il primo rappresenta la criminalità organizzata ed il secondo coloro che la contrastano rimanendone, a volte, vittime.
In relazione alle parole pronunciate dal Prefetto Serra, intervistato in quanto personalmente si è reso attore dell'arresto del


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bandito Vallanzasca e delle indagini che hanno portato allo smantellamento della sua banda, la RAI ha precisato che queste vanno lette ed interpretate nel contesto nel quale sono state pronunciate: «Renato Vallanzasca era certamente un criminale, un criminale che tolse la vita a tanta gente, con le sue mani, attraverso la sua organizzazione; ma era contemporaneamente un uomo intelligente, coraggioso, un leader».
Per completezza d'informazione, si precisa che il Lucarelli ha già avuto modo di chiarirsi, direttamente, con la vedova D'Andrea.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Italia è il primo produttore di vino al mondo;
il vino è anche un alimento importante nella dieta mediterranea;
sui generi alimentari quali pane, olio, latte, frutta, verdura, l'Iva è al 4 per cento, mentre sul vino essa ammonta al 20 per cento;
la produzione italiana deve fare i conti anche con il rafforzamento dell'euro sul dollaro, per cui le esportazioni sono notevolmente diminuite;
non sarebbe logico perdere quote di mercato poi difficilmente recuperabili;
una diminuzione dell'Iva al dieci per cento porterebbe ad una riduzione del gettito di circa 500 milioni di euro;
molti viticoltori operano in regime di Iva compensata per cui l'onere dello Stato non supererebbe i 250 milioni di euro -:
se non si intendano adottare iniziative normative volte a ridurre l'Iva sul vino dal venti al dieci per cento, affinché, attraverso l'indubbio abbassarsi dei prezzi, siano rilanciati i consumi interni e siano riconquistate notevoli quote di mercato estero.
(4-10724)

Risposta. - Con l'atto parlamentare cui si risponde l'interrogante chiede di conoscere se il Governo intenda intervenire per diminuire, dal 20 al 10 per cento, l'aliquota IVA che grava sul vino, affinché attraverso la diminuzione dei prezzi siano rilanciati i consumi interni e le esportazioni.
Al riguardo, il Dipartimento per le politiche fiscali e l'Agenzia delle entrate hanno fatto presente che la proposta di ridurre dal 20 al 10 per cento l'aliquota IVA applicabile alle cessioni di vino, non appare in linea con quanto stabilito dall'articolo 12 della VI Direttiva CEE del 17 maggio 1977, n. 77/388, che prevede la possibilità di applicare un'aliquota IVA ridotta solo per alcuni beni e servizi compresi nell'allegato H alla Direttiva stessa fra i quali non rientra il bene in esame.
In particolare, al numero 1) del citato allegato H è espressamente prevista l'esclusione dell'applicabilità dell'aliquota ridotta per le cessioni di bevande alcoliche.
Pertanto, l'eventuale approvazione di una proposta di legge di tal genere potrebbe provocare il deferimento dell'amministrazione italiana al giudizio della Corte di Giustizia della Comunità Europea.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

PERROTTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
i quotidiani arrivano in 4.329 scuole (66 per cento del totale) e sono letti da circa 1 milione di alunni;
l'informazione giovanile è, sicuramente, un indice di progresso -:
a) se i quotidiani vengano regalati dagli editori o al contrario acquistati dalle scuole;
b) in questo secondo caso, a chi spetta la scelta del quotidiano da acquistare;
c) se in merito a questo argomento esista una statistica sui quotidiani più


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venduti e su quelli maggiormente letti dagli studenti.
(4-11623)

Risposta. - Rispondendo alla interrogazione parlamentare in esame riguardante la consultazione dei quotidiani nelle istituzioni scolastiche si comunica che sin dall'anno scolastico 1996/1997 è stata effettuata, d'intesa con la Fieg (Federazione italiana editori giornali), l'Ordine dei giornalisti e la Federazione nazionale della stampa, una sperimentazione sulle modalità dell'uso didattico del giornale che ha coinvolto numerose scuole secondarie di I e II grado.
L'obiettivo di tale sperimentazione è stato quello di avvicinare e stimolare i giovani alla lettura dei quotidiani come occasione di conoscenza ed approccio alla realtà che li circonda con lo scopo di poter elaborare una personale coscienza critica. L'abitudine alla lettura dei giornali, infatti, rappresenta una fonte di apprendimento esterna, ma certamente complementare, ai canoni della classica didattica scolastica e favorisce lo svilupparsi di un consapevole atteggiamento di curiosità e di interesse nei confronti dell'informazione e della comunicazione.
Al ministero risulta che i quotidiani, di norma, vengono distribuiti gratuitamente alle scuole che chiedono di ricevere la stampa quotidiana: qualora ciò non accadesse le istituzioni scolastiche possono deliberare l'acquisto di particolari quotidiani, la cui scelta è legata a specifici indirizzi di studio: tale scelta rientra nelle competenze degli organi collegiali delle scuole nell'esercizio della propria autonomia decisionale.
Si fa presente, infine, che quest'amministrazione interrogata non dispone di indicazioni in merito ai quotidiani di maggiore diffusione nelle scuole, anche se è presumibile che la stampa quotidiana, a diffusione nazionale, sia quella maggiormente consultata senza trascurare, nelle diverse realtà territoriali, i quotidiani a carattere locale e regionale.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

PERROTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un comunicato Ansa del 25 novembre 2004, il turismo cinese, in Italia, è a rischio flop;
uno degli ostacoli è costituito dalla legge Bossi-Fini, in base alla quale i turisti extracomunitari che arrivano nel nostro Paese possono fermarsi al massimo sei giorni, trascorsi i quali debbono chiedere il permesso di soggiorno;
un altro ostacolo è rappresentato dai collegamenti aerei, in quanto esistono solo 4 voli diretti settimanali;
in altri Paesi sono garantiti molti più voli durante la settimana, si pensi ad esempio alla Francia, 42 voli ogni settimana o alla Gran Bretagna, più di 40, eccetera -:
se il Ministro intenda adottare iniziative perché sia garantito un maggior numero di voli tra il nostro Paese e la Cina.
(4-11921)

Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate con l'atto ispettivo in esame per quanto di competenza dell'amministrazione interrogata, si fa presente che i rapporti aeronautici tra l'Italia e la Repubblica popolare della Cina sono regolamentati da un accordo aereo firmato l'8 gennaio 1973, emendato da ultimo da una nuova intesa firmata a Roma il 18 febbraio 2003, che nella sostanza prevede:
a) un aumento delle frequenze da cinque a quattordici che saranno portate a ventuno a partire dall'estate del 2006;
b) una nuova tabella delle rotte che rende liberi e flessibili i punti intermedi con l'ulteriore aggiunta di un nuovo punto sui rispettivi territori scelto liberamente da ciascuna delle parti;
c) l'inserimento di una clausola di code sharing - anche con vettori di Paesi terzi - che, oltre a prevedere condizioni di maggior flessibilità e di programmazione operativa a favore dei vettori interessati,


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permette di operare su quattro nuovi punti a scelta di ciascuna delle parti.

A fronte di ciò si rappresenta, tuttavia, che l'intesa raggiunta è stata oggetto di contestazione comunitaria per la mancanza di alcune clausole di adeguamento al diritto comunitario. Conseguentemente, gli ulteriori sviluppi dei rapporti aeronautici tra i due Paesi non potranno che essere oggetto di valutazioni delle stesse istituzioni comunitarie.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo a firma di Marco Esposito, pubblicato su Il Mattino, il 6 gennaio 2005, a seguito di una indicazione pervenuta dall'Assoconsum, le società concessionarie di riscossione dei tributi non possono addebitare al contribuente le spese per le visure catastali e per i certificati ipotecari;
ciò è stato stabilito dall'Agenzia per le Entrate, con una risoluzione del 3 gennaio 2005;
i ricarichi non dovuti vanno dai 50 ai 250 euro per pratica;
lo «scandalo» è partito dalla Gestline S.p.A., la vecchia Esaban del Banco di Napoli, oggi società del gruppo torinese Sanpaolo, la quale nella sua azione di recupero crediti nei confronti dei contribuenti, oltre alla richiesta della somma dovuta, agli interessi ed alle spese forfetarie, faceva pagare il costo della misura catastale;
a seguito della risoluzione dell'Agenzia delle Entrate non dovranno pagare né l'Agenzia stessa né i contribuenti, e ciò significa che quest'ultimi potranno ottenere il rimborso delle spese sostenute nel 2004 e negli anni precedenti -:
così come chiesto dall'Assoconsum:
quali e quante siano le società di riscossione dei tributi che hanno fatto pagare al contribuente le spese per le visure catastali e per i certificati ipotecari;
a quanto ammontino le somme versate;
quanti siano i cittadini che sono risultati «vittime» di questi illegittimi addebiti;
quali provvedimenti verranno presi nei confronti di quelle società che hanno agito nel modo di cui sopra;
se il Ministro intervenga al fine di garantire la restituzione ai contribuenti delle somme versate.
(4-12337)

Risposta. - Con l'atto parlamentare cui si risponde l'interrogante, facendo riferimento alla risoluzione n. 1 del 3 gennaio 2005 dell'Agenzia delle entrate, chiede chiarimenti in merito all'illegittimo addebito delle spese per visure ipotecarie e certificati catastali che alcune società concessionarie del servizio nazionale della riscossione avrebbero operato a carico dei debitori sottoposti ad ipoteca.
Al riguardo, l'Agenzia delle entrate ha fatto presente che, nel rispetto dei compiti e delle funzioni istituzionali in materia di controllo sui concessionari della riscossione, ha emanato la citata risoluzione al fine di evitare che gli stessi concessionari adottassero comportamenti illegittimi.
La stessa Agenzia delle entrate ha rappresentato di non aver ricevuto, successivamente alla risoluzione n. 1 del 2005, alcuna segnalazione di violazione delle istruzioni con la stessa impartite, e, sempre nell'esercizio delle citate funzioni di controllo, di continuare a vigilare con attenzione sul rispetto della risoluzione in questione da parte delle aziende concessionarie.
Quanto, poi, ad addebiti delle predette spese eventualmente verificatisi prima dell'emanazione della risoluzione n. 1 del 2005, a parere dell'Agenzia delle entrate, non potrà che essere l'autorità giudiziaria, laddove sia investita di controversie promosse


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dai debitori iscritti a ruolo, a dichiarare la sussistenza o meno, per tali debitori, del diritto ad ottenere il rimborso delle spese in argomento.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

PINTO. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il23 agosto la Direzione di Wella Italia di Castiglione delle Stiviere, in Provincia di Mantova, ha comunicato la chiusura dello stabilimento entro il primo trimestre 2005 con il licenziamento di quasi 200 lavoratori;
la produzione riguarda prodotti destinati ai parrucchieri, lo stabilimento produce quasi esclusivamente per il mercato italiano, dopo di che gli stabilimenti europei, si specializzano, ed all'Italia viene destinato il settore Styling (paste, creme di gel);
la Wella un anno fa, nella primavera del 2003, viene acquisita dalla Procter & Gamble, per una somma di 7 miliardi di euro;
la nuova proprietà avvia un processo di riorganizzazione alla ricerca di sinergie tra i due gruppi: la P&G ha una linea di prodotti simili alla Wella, che in Unione europea non è mai riuscita a commercializzare, sono particolarmente forti nella grande distribuzione al pubblico;
Procter è una grande multinazionale che, soltanto nel settore Beauty, ha registrato un fatturato di 12 miliardi di dollari nell'esercizio Finanziario 2002/2003, un risultato che la pone tra le maggiori aziende del settore a livello mondiale con 130 marchi commercializzati in 180 nazioni;
a seguito dell'accordo di dominio e di trasferimento degli utili siglato il giugno scorso è stato fatto uno studio internazionale congiunto sulle produzioni il cui risultato è stato il consolidamento delle strutture produttive;
tale consolidamento è contraddetto in Italia in quanto viene decisa la chiusura dello stabilimento di Castiglione delle Stiviere che ha sempre brillato per la sua capacità produttiva e per la sua redditività;
quello di Castiglione delle Stiviere è l'unico stabilimento della Wella esistente in Italia e la sua chiusura equivale, di fatto, all'abbandono di una produzione nazionale toccando direttamente il sistema economico nazionale; ad oggi non sono ancora chiari gli impegni presi dalla P&G, per lo stabilimento di Castiglione -:
quali iniziative immediate intenda assumere in relazione alla situazione sopra descritta.
(4-11819)

Risposta. - Il giorno 25 gennaio 2005, si è svolto presso il ministero delle attività produttive, un ulteriore incontro finalizzato alla risoluzione della vertenza relativa alla società Wella a seguito della decisione della società di voler procedere alla chiusura delle produzioni nello stabilimento di Castiglione dello Stiviere.
Alla riunione, presieduta dai responsabili dell'Ufficio iniziative per le Imprese in Crisi, hanno partecipato parlamentari della zona, il presidente della commissione attività produttive della Lombardia, l'assessore al lavoro della provincia di Mantova, il sindaco e l'assessore di Castiglione dello Stiviere, i rappresentanti della Unionchimica e dell'Osservatorio Chimico Nazionale, i rappresentanti della Wella Maier e della Procter & Gamble nonché i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, nazionali, provinciali ed aziendali.
Nel corso della riunione è stato riconfermato dal rappresentante del ministero l'impegno a svolgere ogni utile iniziativa al fine di ricercare una soluzione alla vertenza attraverso il coinvolgimento di soggetti imprenditoriali che possano garantire la continuazione dell'attività produttiva nell'area.
I rappresentanti della Wella hanno illustrato le azioni intraprese dalla società


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per pervenire a tale risultato. In particolare, hanno riferito sugli approfondimenti realizzati sull'ipotesi di coinvolgimento di una cooperativa tra gli stessi dipendenti della società in una iniziativa di rilancio delle produzioni, così come di contatti intrattenuti con altri soggetti imprenditoriali e con Sviluppo Italia sempre nella prospettiva di garantire il mantenimento nel sito delle produzioni. Hanno altresì confermato l'incarico attribuito ad un advisor di ricercare soggetti imprenditoriali interessati a rilevare e rilanciare lo stabilimento.
Inoltre, il rappresentante dell'Osservatorio Nazionale per la Chimica, ha illustrato le iniziative da avviare di concerto con l'osservatorio locale per individuare percorsi di crescita utili a favorire uno sviluppo del sistema produttivo fondato sulla valorizzazione delle potenzialità locali.
La Wella ha ribadito i tempi di gestione del progetto che le impongono l'apertura della procedura di mobilità ed ha, inoltre, ribadito che l'apertura della procedura non rappresenta un vincolo al proseguimento di tutte le trattative ed azioni intraprese con l'obiettivo di ricercare le attese soluzioni, interne ed esterne, al personale coinvolto. Wella e Procter & Gamble hanno manifestato altresì la volontà di favorire l'identificazione di un processo di gestione del personale del sito produttivo, con l'intento di trovare soluzioni concordate per tutti i dipendenti coinvolti.
Le organizzazioni sindacali, contrarie all'apertura della procedura di mobilità, si sono però dichiarate disponibili a condividere la gestione di un piano industriale di rilancio dell'attività produttiva, conseguente alla chiusura delle produzioni da parte di Wella, che preveda anche il ricorso alla CIGS.
Al termine dell'incontro, il ministero dell'attività produttiva, ha preso atto degli impegni della Wella e della Procter&Gamble, soprattutto con riferimento alle garanzie circa la mancata attivazione di unilaterali risoluzioni del rapporto di lavoro e confermato che continuerà a svolgere tutte le azioni che possano agevolare il raggiungimento degli obiettivi di salvaguardia occupazionale e di sviluppo produttivo nell'area.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.

RIVOLTA, PINTO, CALIGIURI, MICHELINI, STERPA, PAOLETTI TANGHERONI, AZZOLINI, PALMIERI, LICASTRO SCARDINO, LAINATI e GARAGNANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in più di una occasione il nostro Governo si è adoperato ad esortare le ambasciate italiane all'estero e gli Istituti di cultura a fungere da reali rappresentanti del nostro Paese e fucine della cultura italiana;
è ormai nota ai più la spiacevole vicenda del direttore dell'Istituto di cultura italiano a Mosca, Angelica Carpifave, nominata il 27 febbraio 2003 ed insediatasi il 18 settembre 2003 sulla quale è stato prodotto un dossier dai sindacati, quattro interrogazioni parlamentari e tre ispezioni della Farnesina;
in seguito ad un ricorso per l'anomalia della nomina della Carpifave il TAR Lazio il 25 febbraio 2004 ha ordinato al Ministero degli affari esteri di produrre una documentazione particolareggiata;
la signora Carpifave vanta una serie di problemi con la Federazione russa già dal 1999, per una serie di inconvenienti legati all'organizzazione della mostra «Splendori della corte degli Zar», al punto che si rasentò l'incidente diplomatico: nel marzo 1999 una giornalista russa firmava due articoli, nei quali raccontava la vicenda dei 546 pezzi preziosi (icone, vasellame, gioielli, abiti, mobili), già della famiglia dello Zar Paolo I, di proprietà del museo russo di Pavlosk, arrivati in Italia per la mostra in questione, quest'ultima promossa dalla fondazione Helikon di cui la Carpifave era presidente e tenuta con successo a Roma e Torino. Detti pezzi


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sarebbero poi scomparsi per un lungo periodo a Firenze dove, in teoria, si sarebbe dovuto tenere una terza esposizione, e riottenuti dalle autorità russe solo grazie ad un gran lavoro diplomatico. Nell'occasione, il Soprintendente di Firenze Antonio Paolucci scrisse all'ambasciatore Spassky una lettera in cui manifesta il suo «disagio ed imbarazzo» per il comportamento «scorretto ed assolutamente inammissibile» della presidente della Fondazione Helikon, auspicando che nessuno, in Russia, le affidasse mai più incarichi di tal genere. Quando, infatti, nel 2003, venne reso noto il nome della nuova direttrice dell'Istituto italiano di cultura a Mosca, il Ministro della cultura Shvydkay spedì due lettere ufficiali alle nostre autorità, spiegando perché la Carpifave fosse persona non gradita;
i dipendenti dell'Istituto sono, nel frattempo, scomparsi o completamente inutilizzati: Elena Kuprenina è volontariamente andata via, Vladimir Sabattini è stato licenziato; i due addetti culturali Del Bravo e Cioni sono temporaneamente applicati agli uffici dell'ambasciata insieme ad un contabile D. Bassalygo; un'impiegata Tatiana Popova, dai primi di maggio 2004 è tenuta in ufficio senza alcun incarico e senza strumenti di lavoro; altra dipendente, A. Pretato è stata a lungo assente perché incapace di reggere le violenze verbali ed il turbinoso e contraddittorio succedersi di ordini di servizio; ai primi di giugno è andata in pensione l'addetta alle borse di studio A. Musci, dopo aver ricevuto in circa sei mesi una ventina di lettere di censura; due «consulenti» russi assunti di fiducia del direttore, sono stati allontanati dopo una breve e tormentata esperienza (trattasi di Martinov e Trusov);
l'organico effettivo è oramai, quindi, ridotto al Direttore, la consulente contabile moldava, tre guardie di sicurezza e due donne delle pulizie;
a ciò si aggiunga che, come reso noto dalle organizzazioni sindacali in un apposito memoriale, la Carpifave, ha spedito, in soli diciannove giorni, dodici contestazioni di addebito ai dipendenti dell'Istituto (in tutto, alla fine le contestazioni saranno settanta), li ha mandati a sfamare i cani randagi del quartiere, rifiutato di pagare gli stipendi dell'autista, mandato una nota di demerito ad una funzionaria ricoverata in ospedale per un'ischemia; ha costretto gli agenti della «Zao Chop» l'agenzia incaricata di vigilare sulla sicurezza dell'Istituto, a spostare di continuo le macchine parcheggiate sul marciapiede opposto, perché era convinta fossero autobomba di terroristi ceceni e, di fronte alle loro resistenze, ha revocato il contratto; ha chiuso la biblioteca e la videoteca dell'Istituto (che, con i loro tremila volumi e millecinquecento Vhs, sono gli archivi più ricchi della cultura italiana in Russia) perché, sosteneva, a contatto con il personale e con gli studenti, libri e cassette si sarebbero impolverati e rovinati, ha fatto comprare un divano letto e dormire in Istituto la sua collaboratrice personale arrivata dall'Italia;
inoltre, si apprende che Carpifave si sarebbe spacciata ambasciatrice del nostro Paese o si sarebbe comunque qualificata come «Presidente della rappresentanza per gli affari culturali del ministero degli affari esteri della Repubblica italiana a Mosca» (carica che non esiste!), che ha accusato l'Ambasciatore italiano a Mosca di aver assoldato mafiosi russi per sparare sulla sua auto e di aver subappaltato la sede dell'Istituto a trafficanti di liquori e tabacco;
fonti di stampa riportano che la Carpifave ha aggredito il regista Nikita Michailkov, sostenendo che, se aveva ottenuto il Leone d'Oro a Venezia lo doveva unicamente a lei;
dal dossier preparato dai sindacati, risulta che la Carpifave abbia presentato una denuncia contro il dottor Dimitrij Bassalygo, contrattista di ruolo presso l'Istituto di cultura, con l'accusa di averla aggredita e di averle spezzato la quinta vertebra del collo. La denuncia è stata archiviata dal commissariato di polizia di zona in quanto è stato subito accertato che il fatto non sussiste;


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da fonti informali, si è appreso che il ministero degli affari esteri intende costituire una task-force presso l'Ambasciata d'Italia a Mosca con il compito di «sovrintendere all'organizzazione ed alla realizzazione delle manifestazioni culturali italiane collegate alla seconda fase del grande Progetto "Italia-Russia", previste a Mosca per la prima metà del prossimo anno.» Riconoscendo così, implicitamente, l'inadeguatezza della Carpifave;
una ventina tra i più noti italianisti russi ha reso pubblica una lettera aperta al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nella quale vengono riproposte polemiche e lamentele sull'attuale gestione dell'Istituto di cultura italiano a Mosca. Nella missiva, sottoscritta da diversi accademici, storici, filologi e storici dell'arte, si critica la gestione «non professionale» dell'Istituto da parte della Carpifave, la quale avrebbe manifestato un atteggiamento «offensivo» verso un Paese, la Russia che incarna un patrimonio culturale «tra i più importanti al mondo». Tra le firme, sono da evidenziare quella di Vladimir Goriainov, direttore della sezione arte contemporanea del Museo Puskin e di Ielena Oparkova, responsabile della fondazione musicale create dalla cantante Galina Vishnevskaia;
le perplessità espresse dalle autorità politiche e culturali russe sono confermate da quella che appare, al di là del linguaggio diplomatico, una sostanziale bocciatura, da parte del direttore generale della promozione culturale Francesco Aloisi de Larderel, del programma delle manifestazioni culturali presentate dall'istituto italiano di cultura di Mosca per il 2004 e dalla esclusione dell'istituto da tutte le manifestazioni culturali di alto livello tenutesi a Mosca nell'ultimo anno -:
come e perché il MAE sia giunto alla nomina della Carpifave in così importante incarico;
cosa intenda fare il Governo italiano per restituire serenità interna alle rappresentanze diplomatiche e culturali italiane in Russia e altresì salvaguardare l'immagine che, attraverso i nostri rappresentanti in loco, l'Italia deve offrire in un Paese così importante nelle nostre relazioni internazionali;
quali siano le motivazioni che hanno indotto il ministero degli affari esteri a non procedere nei confronti della dottoressa Carpifave al momento dell'archiviazione del caso Bassalygo da parte della polizia russa.
(4-11376)

Risposta. - Come noto, la nomina della dottoressa Angelica Carpifave a direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura di Mosca (ex articolo 14, legge n. 401 del 1990) fu effettuata dal Ministro degli affari esteri a seguito di parere favorevole della Commissione nazionale per la promozione della Cultura italiana all'estero, in occasione della seduta del 27 febbraio 2003.
In quell'occasione la Commissione in parola, ai sensi dell'articolo sopra menzionato, si espresse a maggioranza, con l'astensione di due dei suoi membri in relazione anche alle nomine in altri Istituti di Cultura.
Risponde a realtà il fatto che a Mosca fosse venuto meno un clima di serenità in ambito lavorativo, a seguito della situazione di contrasto fra la direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura ed il personale di ruolo e a contratto del medesimo istituto. Il ministero è stato messo al corrente dei fatti segnalati nell'interrogazione in parola sulla gestione dell'Istituto Italiano di Cultura in Mosca, che è stata oggetto di esame nell'ambito di una missione ispettiva tenutasi presso l'Istituto stesso dal 5 all'8 maggio 2004. In particolare, circa la denuncia-querela per aggressione nei confronti del signor Dmitrij Bassalygo, presentata dal Direttore dell'IIC sia presso le autorità russe che presso quelle italiane, le competenti autorità russe hanno archiviato il procedimento penale per assenza di reato, in quanto i testimoni indicati dal Direttore non avrebbero confermato l'accaduto.
A seguito dell'aggravarsi delle cose, il Ministro degli affari esteri ha deciso di avviare il procedimento di revoca dell'incarico di direttore dell'IIC di Mosca nei


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confronti della dottoressa Carpifave, che si è concluso il 22 novembre 2004 con l'adozione del decreto ministeriale che ha fissato la cessazione dall'incarico per la dottoressa Carpifave al 27 dicembre 2004. L'interessata ha comunicato la propria cessazione il 24 dicembre 2004.
Attualmente, e sino alla nomina di un nuovo direttore, la gestione dell'Istituto italiano di Cultura di Mosca è affidata all'ambasciata d'Italia in Mosca.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Giampaolo Bettamio.

ROSATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la situazione del trasporto ferroviario in Italia ed in particolare di quello regionale versa in una gravissima situazione, con evidenti disfunzioni che gravano sui cittadini che utilizzano il treno abitualmente per i loro spostamenti;
anche in Friuli-Venezia Giulia si sono lamentate numerose disfunzioni, ed in particolare il comune di Gemona, che conta tra i suoi abitanti un elevato numero di pendolari che quotidianamente devono raggiungere Udine per arrivare sul luogo di lavoro, ha segnalato il disagio a Trenitalia;
notevoli problemi sono emersi negli ultimi mesi per quanto riguarda proprio i collegamenti ferroviari con Udine, caratterizzati da ritardi, talvolta rilevanti, che si verificano frequentemente, treni obsoleti, scarsa frequenza del servizio che copre la tratta;
la condizione che caratterizza il collegamento con Udine ha comportato il levarsi di numerose proteste da parte dei pendolari, motivate dal fatto che tali carenze spesso costringono i cittadini di Gemona e dei comuni limitrofi ad usare l'automobile, con le conseguenti difficoltà di raggiungere il centro e reperire un parcheggio, oltre al congestionamento della statale che collega i due centri e l'incremento dei livelli di inquinamento;
a tal proposito, il sindaco di Gemona Gabriele Martini, ha rivolto numerose richieste a Trenitalia per sollecitare un intervento, ultima delle quali in una lettera del 4 novembre 2004, con la richiesta di potenziamento dei collegamenti tra Gemona e Udine con un mezzo veloce e cadenza almeno oraria, e la sostituzione dei mezzi obsoleti, al fine di eliminare una delle cause dei frequenti ritardi;
con il decreto legislativo 1 aprile 2004, n. 111, sono state stabilite le norme per il trasferimento di funzioni in materia di viabilità e trasporti dallo Stato alla regione Friuli-Venezia Giulia -:
se ritenga che nelle more del perfezionamento del suddetto trasferimento di competenze il Governo debba segnalare la necessità di una rinnovata attenzione anche al fine di ridurre i tempi per la ricerca di una soluzione totale al problema;
se ritenga di rappresentare a Ferrovie dello Stato la necessità che la stazione di Gemona sia inserita tra quelle toccate dal nuovo treno internazionale Venezia-Vienna «Allegro Stradivari» d'imminente istituzione, come sollecitato dal sindaco Martini vista anche l'esclusione della stazione di Gemona dalle fermate dei treni Roma-Vienna, nella loro attuale fascia oraria.
(4-11924)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato spa ha riferito che nel territorio di Gemona la tratta ferroviaria Udine-Gemona-Tarvisio è la più avanzata tecnologicamente dell'intera regione ed i collegamenti sono svolti con materiale Ale 801 803 e media distanza a seconda delle frequentazioni registrate in flussi di traffico ormai consolidati da tempo.
Il servizio ferroviario integrato da quello su gomma prevede tra Udine e Gemona 12 treni nei giorni feriali e 6 in quelli estivi, 12 autobus feriali e 2 festivi mentre tra Gemona e Udine 13 treni nei giorni feriali e 5 nei festivi, 11 autobus feriali e 2 festivi.


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A causa di guasti al materiale rotabile negli ultimi mesi sono avvenute 10 soppressioni di treni e la puntualità nella fascia 0-5 minuti di ritardi di arrivo a destinazione si è assestata sul 90 per cento dato inferiore a quello normalmente registrato su tale linea.
Nello scorso mese di novembre 2004 è stato siglato un accordo tra la Regione Friuli Venezia Giulia e Trenitalia spa per l'acquisto di nuovi mezzi e precisamente 10
Minuetto di cui 5 elettrici e 5 diesel, 8 locomotive E 464 per un investimento complessivo di oltre 51 milioni di euro di cui 15,5 finanziati dalla regione stessa.
Con l'arrivo di questi nuovi mezzi (la fornitura completa è prevista per il 2006) la Direzione Friuli Venezia Giulia migliorerà sensibilmente la qualità del proprio parco rotabili sia per i mezzi leggeri sia per le locomotive, alcune delle quali sono datate e non garantiscono alti livelli di efficienza e di puntualità.
Per quanto concerne infine l'intensificazione dei servizi si ricorda che a tutt'oggi non esiste un Contratto di servizio regionale neppure a carattere sperimentale per cui il trasporto locale è gestito secondo i canoni del Contratto di servizio nazionale: peraltro l'attuale produzione superando i 4 milioni di treni/km è decisamente maggiore dei volumi previsti a livello nazionale.
Per quanto concerne il potenziamento dei collegamenti da/per la stazione di Gemona attraverso l'inserimento della fermata del nuovo treno internazionale Venezia-Vienna
Allegro Stradivari si fa presente che i treni giorno Allegro costituiscono il nuovo brand di Trenitalia spa e delle Ferrovie austriache per i collegamenti tra l'Italia e l'Austria.
Con il nuovo orario entrato in vigore dal 12 dicembre 2004 è stata migliorata la qualità del servizio dei collegamenti internazionali tra i due Stati mediante una forte velocizzazione dei convogli che ha comportato la soppressione di alcune fermate in territorio austriaco ed il recupero di circa 1 ora sui tempi totali di percorrenza.
Sono state inoltre avviate azioni per il progressivo rinnovo del materiale rotabile sia italiano sia austriaco ed è stato istituito un nuovo servizio di ristorazione.
Le iniziative suddette hanno fatto registrare un buon gradimento delle clientela che a tutt'oggi è riscontrabile in un aumento dei viaggiatori pari a circa l'11,6 per cento.
Tutto ciò premesso non si ritiene quindi che una politica di maggiore capillarità attraverso l'istituzione di fermate aggiuntive possa ritenersi commercialmente valida in quanto risulterebbe penalizzata la clientela interessata ai viaggi internazionali che garantisce la sostenibilità economica del collegamento in esame.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

RUSSO SPENA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Prefetto di Torino ha inviato al Presidente del Consiglio comunale di Chivasso e al sindaco del Comune di Chivasso una nota in cui adombra responsabilità di consiglieri comunali che svolgono l'attività prevista legittimamente e costituzionalmente dal mandato popolare ricevuto;
il mandato consiliare può essere svolto nelle forme previste entro gli unici limiti della legge e del parlamento, né il Prefetto può giudicare le forme stesse dell'opposizione, quando esse rientrino nell'ambito della legittimità -:
in quali forme intenda intervenire affinché la dialettica democratica nel Consiglio comunale di Chivasso possa svolgersi serenamente senza che vengano adombrate responsabilità dal momento che i consigli comunali rispondono solo alle regole dello Stato di Diritto.
(4-11530)

Risposta. - In merito alla vicenda richiamata dall'interrogante, si precisa che il consiglio comunale di Chivasso (Torino), nella seduta del 21 ottobre 2004, non ha approvato la surroga di un consigliere comunale, le cui dimissioni, motivate da


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ragioni strettamente personali, erano state consegnate al protocollo del comune il 6 ottobre 2004.
Come comunicato dalla citata amministrazione comunale alla Prefettura di Torino con nota del 20 ottobre 2004, la dichiarazione di voto contrario alla surrogazione è stata effettuata per asseriti motivi «politici», senza che sia stato eccepito nulla in merito al diritto del soggetto individuato quale surrogante a ricoprire la carica di consigliere, nonché in merito alla sua eleggibilità.
La citata prefettura, pertanto, con nota del 27 ottobre 2004, ha richiamato l'attenzione del Presidente del consiglio comunale sulla palese illegittimità dell'atto, in quanto carente di motivazione, tenuto conto che, ai sensi delle disposizioni di cui al decreto legislativo n. 267/2000, le uniche eccezioni che possono essere opposte alla surroga o, più propriamente, alla convalida dell'eletto, consistono nella dichiarata sussistenza delle cause di incandidabilità, ineleggibilità e incompatibilità, oppure nella posizione del surrogando nella lista rispetto all'ultimo eletto.
Al di fuori di tali ipotesi, la deliberazione del consiglio comunale in ordine alla surroga si palesa come mera presa d'atto e, quindi, atto dovuto.
Considerato che tale comportamento omissivo integra una grave lesione del diritto del consigliere surrogando all'esercizio della carica elettiva, la prefettura ha invitato il presidente del consiglio comunale di Chivasso a riconvocare il consiglio - riproponendo all'ordine del giorno la surrogazione del consigliere dimissionario - al fine di rendere edotto l'organo elettivo di tali valutazioni per l'adozione degli adempimenti di competenza.
A seguito di tale richiesta, il consiglio comunale, nella seduta dell'11 novembre 2004, ha provveduto alla surroga del consigliere dimissionario.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

SASSO, GRIGNAFFINI e CAPITELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
moltissimi docenti che sono andati in pensione prima del settembre 2000, data in cui l'Inpdap ha preso in carica l'erogazione diretta delle pensioni, percepiscono ancora la pensione provvisoria;
tale pensione provvisoria è inferiore rispetto alla definitiva persino del 10 per cento;
tale percentuale viene sottratta ormai da molti anni al reddito di pensionati che vedono peraltro diminuire sempre di più il loro potere d'acquisto -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per sanare al più presto un disservizio del Ministero che tanti danni sta creando ad insegnanti, ormai in pensione, che hanno prestato per anni il loro servizio e pagato contributi allo Stato.
(4-12053)

Risposta. - Si fa presente che nel decreto-legge 25 settembre 2002, n. 212, recante misure urgenti per la scuola, l'università, la ricerca scientifica e tecnologica e l'alta formazione artistica e musicale, convertito nella legge 22 novembre 2002 n. 268, su iniziativa del Governo, è stato introdotto l'articolo 3-bis, finalizzato a semplificare ed accelerare la definizione delle pensioni dei dipendenti della scuola. Per queste pratiche si era accumulato un grandissimo arretrato (circa 911.00 pratiche) e di conseguenza i dipendenti della scuola, cessati dal servizio, dovevano aspettare più di dieci anni per vedersi riconosciuta la pensione definitiva.
Ai fini della definizione della posizione giuridico-amministrativa del personale in questione, relativamente ai rapporti di lavoro instauratisi prima dell'entrata in vigore del CCNL del comparto scuola del 1995, tale disposizione prevede che il rapporto di impiego si intende validamente costituito anche in mancanza del provvedimento formale di nomina qualora risulti documentato dalla dichiarazione dell'avvenuta nomina.


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Questa disposizione consente di snellire notevolmente l'iter di definizione delle pratiche stesse.
Occorre anche rilevare che il trattamento di pensione, disposto dagli ex Provveditorati agli studi in favore del personale del comparto scuola fino al 31 agosto 2000, è stato determinato, secondo la normativa vigente, sulla base sia delle retribuzioni pensionabili spettanti all'interessato che dell'anzianità di servizio maturata dal medesimo.
Questa circostanza fa sì che il trattamento provvisorio di pensione coincida, nella gran parte dei casi, con quello definitivo.
Pertanto l'affermazione dell'interrogante secondo la quale la pensione provvisoria sarebbe inferiore del 10 per cento rispetto a quella definitiva non appare fondata.
Peraltro, qualora in rari casi si accertasse una anzianità e/o una retribuzione diversa da quella presa a base del calcolo della pensione, l'amministrazione in autotutela o su istanza di parte, provvede, fatti gli opportuni accertamenti, a definire rapidamente il trattamento in questione, modificandolo in più o in meno.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

SASSO, GRIGNAFFINI, CAPITELLI e BOGI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con la circolare ministeriale n. 85 del 2004 si stabiliscono le modalità per la valutazione periodica e finale nelle scuole in regime di autonomia e si propongono modelli delle «schede» che sostituiranno le vecchie schede;
la religione cattolica, la cui frequenza è facoltativa fin dal 1985, non solo è inserita fra le materie obbligatorie, ma è presente fra le discipline la cui valutazione compare nella scheda;
l'articolo 309 del Testo Unico n. 297 del 1994 della legislazione scolastica stabilisce con chiarezza che «viene redatta... e comunicata alla famiglia una speciale nota, da consegnare unitamente alla scheda o alla pagella...;
tale nota separata, già prevista in una legge del 1930 e confermata dalla legislazione vigente in seguito ad un ampio dibattito culturale e parlamentare, si prefigge lo scopo di tutelare il principio di «non discriminazione» previsto sia dal nuovo Concordato sia dalle Intese con le altre confessioni religiose;
secondo gli interroganti l'inserimento della religione cattolica nella scheda non può in alcun modo ascriversi ad una svista: infatti la stessa circolare pubblica i modelli delle schede per la seconda e terza classe della scuola media in cui è ancora vigente il vecchio ordinamento;
ad avviso degli interroganti, si è in presenza di un'ulteriore gravissimo episodio di aggiramento della legge per via amministrativa, secondo una prassi adottata largamente dal ministero dell'istruzione, e particolarmente frequente in tutto ciò che concerne la normativa relativa all'insegnamento della religione cattolica -:
se, alla luce di quanto sopra esposto, non ritenga di dover modificare la circolare n. 85 del 2004.
(4-12065)

Risposta. - Si fa presente che l'avvenuta abrogazione degli articoli 144 e 177 del Testo unico delle disposizioni in materia di istruzione (decreto legislativo n. 297/1994) - che assegnavano al ministero dell'istruzione la competenza esclusiva nella definizione dei criteri e delle modalità di valutazione degli alunni, con conseguente determinazione della modulistica nazionale unica per la valutazione e l'attestazione degli esiti scolastici degli alunni - ha modificato radicalmente la subordinazione delle scuole ai modelli nazionali di scheda dell'alunno, rimettendo alla autonoma decisione delle stesse la competenza nella


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strutturazione e nell'impiego degli strumenti valutativi.
A tale proposito la circolare n. 85/2004, al paragrafo C «Strumenti per la valutazione», precisa che «Per quanto attiene invece alle classi della scuola primaria e a quelle del primo anno di corso della scuola secondaria di primo grado, le istituzioni scolastiche, nella loro autonomia, possono, con i necessari adattamenti e con i vincoli riferiti agli apprendimenti ed al comportamento, predisporre una scheda personale dell'alunno, ispirandosi al precedente modello ministeriale, oppure elaborando modelli diversamente impostati».
I modelli di scheda, allegati alla suindicata circolare n. 85 rappresentano, pertanto, esempi rimessi alla autonoma determinazione delle istituzioni scolastiche alle quali compete, per effetto delle prerogative di autonomia didattica (articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275), l'individuazione delle modalità e dei criteri delle valutazioni degli studenti.
Per quanto riguarda la collocazione della religione cattolica all'interno del modello di scheda proposto ad esempio, la cui determinazione conclusiva è comunque rimessa alle istituzioni scolastiche si precisa che l'orientamento rappresentato dal ministero interrogato è conseguenza del fatto che l'offerta dell'insegnamento della religione cattolica è obbligatoria, come si evince dall'articolo 7 del decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59, per la scuola primaria, laddove si precisa che «...l'orario annuale delle lezioni della scuola primaria, comprensivo della quota riservata alle regioni, alle istituzioni scolastiche autonome e all'insegnamento della religione cattolica, in conformità alle norme concordatarie... è di 891 ore...» e dall'articolo 10 del medesimo decreto per la scuola secondaria di primo grado di uguale contenuto.
A tale offerta obbligatoria da parte delle scuole corrisponde la piena facoltà delle famiglie di avvalersi o non avvalersi di tale insegnamento.
Pertanto, l'insegnamento della religione cattolica, qualora i soggetti interessati se ne siano avvalsi, al pari di tutte le altre discipline ed attività prescelte dalle famiglie, diventa oggetto di valutazione.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

SERENI, CALZOLAIO e SPINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 14 settembre 2004 il Consiglio dei ministri bavarese ha deciso di finanziare i nuovi corsi di tedesco per stranieri negli asili della Baviera recuperando, nel corso di cinque anni, i fondi attualmente previsti per i Muttersprachlichen Erganzungsunterricht (corsi di sostegno ed integrazione nella madrelingua);
l'orientamento del Governo bavarese è stato chiaramente espresso dal Ministro per la pubblica istruzione Hohlmeier, che ha formalmente dichiarato: «Al massimo in cinque anni ridurremo a zero i corsi in lingua materna, per potere assegnare una chiara priorità alla lingua tedesca»;
questa soluzione mette in discussione le stesse possibilità di efficace integrazione in quanto, come riconoscono i più accreditati pedagogisti, l'incerto apprendimento della madrelingua ritarda e limita lo stesso processo di inserimento nella società di accoglimento;
la misura, per quanto riguarda la comunità italiana, rischia di avere negative e pesanti conseguenze sia per l'ampiezza della presenza di nostri connazionali, stimati in oltre centomila persone, sia per il fatto che le statistiche anche più recenti segnalano la persistenza di difficoltà e limiti nel profitto scolastico dei figli degli italiani, soprattutto ai livelli di base -:
se non intenda adottare immediate iniziative presso le autorità federali tedesche e presso quelle bavaresi volte a preservare i corsi di sostegno ed integrazione in madrelingua nel quadro della tutela di comunità immigrate di grande peso sociale e con l'intento di favorire e sviluppare il


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loro processo di integrazione nella società tedesca.
(4-11535)

Risposta. - Il problema dell'impegno tedesco sui corsi di lingua e cultura italiana è di ordine generale in quanto interessa da anni tutti i Länder della Germania. I Ministri degli affari esteri italiano e tedesco ne hanno parlato nel corso dell'ultimo vertice bilaterale e il Ministro Fischer, pur ricordando l'autonomia dei Länder, ha assicurato che avrebbe sensibilizzato gli organi competenti.
La recente decisione del Consiglio dei Ministri bavarese di ridurre a zero, nell'arco di cinque anni, i corsi di lingua e cultura d'origine - tra cui l'italiano - è motivata dall'orientamento di politica scolastica bavarese di investire maggiormente nell'apprendimento del tedesco, anche in età prescolare, come massima priorità e premessa al successo scolastico dei bambini stranieri, senza considerare che l'insegnamento della lingua materna favorisce sia la consapevolezza della propria identità di origine, sia il migliore apprendimento della lingua dei Paese di accoglienza.
Da parte italiana, sul piano immediato, il Consolato Generale d'Italia a Monaco ha tempestivamente espresso alle locali Autorità la forte preoccupazione per tale decisione, riscontrando una disponibilità di massima a cercare di ridurre i disagi per la collettività, seppure entro i limiti delle decisioni adottate dal Governo bavarese.
Il ministero interrogato intende inoltre perseguire una strategia volta a cercare di ottenere quantomeno la costituzione di un tavolo di lavoro presso il quale negoziare delle misure compensative che siano in linea con i nuovi orientamenti di politica scolastica bavarese, in particolare per ciò che concerne il problema degli alunni che frequentano le Scuole Speciali (Sonderschulen). In questa occasione si potrà discutere dei più generali problemi di integrazione della nostra collettività scolastica e richiamare l'attenzione delle autorità tedesche sulla Direttiva Comunitaria n. 486 del 1977, che prevede, a carico degli Stati membri, l'obbligo di adottare misure appropriate atte a promuovere l'insegnamento della madrelingua per i figli dei lavoratori comunitari.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Giampaolo Bettamio.

SQUEGLIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
lo scalo merci di Maddaloni-Marcianise è un impianto ad alta specializzazione per la manipolazione dei treni merci, unico nel suo genere in tutto il Mezzogiorno ed ai primi posti in Europa per l'elevato livello di tecnologia, la qualità degli impianti, l'estensione e le potenzialità;
lo stesso svolge una fondamentale funzione di complementarità e di supporto per l'intero sistema interportuale della Campania, il cui futuro sviluppo è legato soprattutto alla possibilità di sfruttarne appieno l'enorme potenziale logistico;
la struttura, a causa della cronica carenza di personale è costretta ad operare al minimo regime, peraltro garantito solo grazie ai turni massacranti cui vengono sottoposti i lavoratori dello scalo;
sulla questione è in atto un aspro contenzioso tra FS-Cargo e Sindacati Confederali che da anni denunciano il sovraccarico forzato e illegittimo dei turni di lavoro;
con un provvedimento della società Ferrovie è stato imposto, a tutto il personale, il congedo ordinario obbligatorio, per lo smaltimento di ferie non godute, determinando la conseguente paralisi totale delle attività dello scalo -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in ordine a tale problematica ed in particolare se e quali iniziative intenda assumere nei confronti delle Ferrovie dello Stato per ottenere, dalla stessa, l'adeguamento dell'organico in forza allo scalo merci di Maddaloni-Marcianise, in grado di garantire la ripresa, a pieno regime, della attività della struttura,


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la tutela della sua funzione strategica per lo sviluppo, della dignità e della salute dei lavoratori, nonché della produttività dei cospicui investimenti pubblici impiegati per la sua realizzazione.
(4-11066)

Risposta. - In merito all'interrogazione cui si risponde, Ferrovie dello Stato spa ha riferito che nell'impianto di Maddaloni-Marcianise è attualmente attestato il 65 per cento della produzione dell'intera regione Campania dei treni della Divisione cargo di Trenitalia spa. Inoltre negli ultimi due anni l'impianto di Maddaloni-Marcianise per far fronte alle nuove esigenze di mercato ha modificato la conformazione ampliando gli spazi operativi, valorizzando aree interne non utilizzate, e trasformandosi da impianto tecnico operante unicamente nel campo dello smistamento carri a struttura polifunzionale attrezzata a consentire gli scambi intermodali ferro-gomma.
L'impianto di Marcianise presenta interessanti prospettive di sviluppo avendo ancora possibilità di incrementare le attività e la produzione con le attuali risorse umane e tecniche disponibili e rappresenterà sempre più una piattaforma logistica in grado di offrire nuove opportunità agli operatori commerciali locali e nazionali con i suoi servizi e la vicinanza alle principali arterie stradali e ferroviarie.
Per quanto riguarda il personale impiegato presso lo scalo tale aspetto non risulta di diretto controllo del ministero delle infrastrutture e dei trasporti alla luce dei principi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera
a), del decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188 che espressamente sancisce l'autonomia e indipendenza gestionale, amministrativa e contabile delle imprese ferroviarie.
A tale proposito Ferrovie dello Stato ha evidenziato che tale personale viene utilizzato adeguatamente rispetto al carico di lavoro da svolgere.
Per quanto attiene il «congedo ordinario obbligatorio» si fa presente che non viene imposta alcuna costrizione ma il personale viene invitato durante l'anno a smaltire le ferie secondo quanto prescritto dall'articolo 25 del CCNL.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

STRAMACCIONI. - Ministro delle attività produttive, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel mese di ottobre la multinazionale Nestlè ha comunicato durante una riunione del CAE (Comitato Aziendale Europeo) la volontà di procedere ad una ristrutturazione del proprio gruppo ed in particolare di voler dismettere l'attività autonoma di torrefazione del cacao chiudendo il reparto della Perugina-Nestlè, attualmente operante nella fabbrica di San Sisto (Perugia);
questa situazione è particolarmente preoccupante perché oltre a coinvolgere alcune decine di lavoratori, provocherebbe da un lato la perdita di autonomia produttiva dello stabilimento di San Sisto (Perugia) in ordine all'approvvigionamento della materia prima che sarebbe dipendente dalla multinazionale Gerkens, ditta che rifornirebbe tutti gli stabilimenti della Nestlè operanti in Europa;
nella realtà umbra tale situazione è particolarmente grave in quanto andrebbe ad incidere direttamente sulla qualità del prodotto che verrebbe confezionato con una tipologia di cioccolato standard per tutti i prodotti del marchio Nestlè;
altrettanto grave e preoccupante è la strategia complessiva del gruppo che da alcuni anni a questa parte è basata sulla riduzione di costi e personale senza sviluppare la qualità;
la situazione ha quindi dimensioni europee che devono essere affrontate con un impegno del governo nazionale -:
quali azioni il Ministro delle attività produttive intenda compiere per impedire la chiusura presso lo stabilimento Nestlè-Perugina


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di San Sisto (Perugia) dei reparti della torrefazione e delle presse;
quali azioni il Ministro del Welfare intenda intraprendere per seguire la vertenza aperta dai lavoratori della Nestlè-Perugina che rivendicano dal Governo un'attenzione sulle conseguenze sociali delle decisioni che la multinazionale Nestlè si appresta ad assumere.
(4-11551)

Risposta. - La decisione della multinazionale Nestlè di cedere l'attività di torrefazione del cacao di due aziende europee alla GERKENS - con sede legale in Olanda - e, quindi, di dismettere gli stabilimenti di San Sisto (Perugia) e di Praga, rientra nella strategia della società che ha deciso di acquistare direttamente da un'unica azienda, appunto la Genker, specializzata nella torrefazione del cacao grezzo, il liquore di cacao e la polvere di cacao.
Tale decisione, secondo quanto precisato dall'azienda, è stata determinata dalla necessità di conseguire un notevole abbattimento dei costi e, in particolare, per quanto riguarda lo stabilimento di San Sisto, dalla necessità di dismettere macchinari obsoleti.
Riguardo, alla richiesta oggetto dell'atto di sindacato ispettivo in argomento, risulta che l'azienda, nell'incontro Azienda-organizzazioni sindacali del dicembre 2004, svolto presso l'Associazione industriali di Perugia, nel ribadire che la dismissione del settore torrefazione presso lo stabilimento di Perugia rientra in una scelta strategica europea, ha precisato che la miglior risposta a qualsiasi timore di eventuali ripercussioni occupazionali è data dalla richiesta di un allungamento dei tempi di lavoro di alcune linee operative nei giorni di sabato e domenica per le esigenze organizzative del 2005, in previsione di un incremento produttivo.
In tale sede, l'azienda ha altresì affermato che un incremento delle ore di lavorazione denota un
trend di sicura crescita.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.

STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
malgrado le numerose iniziative promosse dagli enti locali interessati, e l'attenzione dedicata da vari parlamentari eletti nella Bergamasca, continua a non avere soluzione la vicenda relativa all'Asse interurbano di Bergamo, collegamento Ponte San Pietro-Seriate i cui lavori nonostante le varie e ripetute promesse dei responsabili Anas sono ancora lontani dal completamento;
una soluzione in tempi rapidi a tale questione dimostrerebbe finalmente la dovuta sensibilità istituzionale alle esigenze dei cittadini di tutta la Bergamasca, che da troppo tempo attende risposte adeguate, e non sicuramente tascendentali, alle proprie problematiche viarie -:
quali siano le problematiche in essere che stanno determinando questi ritardi nell'ultimazione del tratto di asse interurbano citato in premessa, che secondo l'interrogante, inaccetabili e intollerabili.
(4-11532)

STUCCHI.- Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
facendo riferimento ad una precedente interrogazione ancora in attesa di risposta, continua, malgrado le numerose iniziative promosse dagli Enti Locali interessati, e l'attenzione dedicata da vari parlamentari eletti nella Bergamasca, a non avere soluzione la vicenda relativa all'Asse interurbano di Bergamo, collegamento Ponte San Pietro-Seriate i cui lavori nonostante le varie e ripetute promesse dei responsabili ANAS sono ancora lontani dal completamento;
una soluzione in tempi rapidi alla questione in oggetto dimostrerebbe finalmente la dovuta sensibilità istituzionale alle esigenze dei cittadini di tutta la Bergamasca, che da troppo tempo attende


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risposte adeguate, e non sicuramente trascendentali, alle proprie problematiche viarie;
in data 8 novembre 2004 numerosi Parlamentari e i rappresentanti Istituzionali maggiormente rappresentativi della comunità Bergamasca hanno incontrato, presso la Borsa Merci della Camera di Commercio di Bergamo, il Ministro Lunardi, il quale ha potuto constatare la profonda insoddisfazione delle Comunità locali per il mancato completamento dei lavori, e la necessità di intervenire tempestivamente -:
quali siano le problematiche in essere che stanno determinando questi ritardi nell'ultimazione del tratto di Asse interurbano citato in premessa, che secondo l'interrogante, sono inaccettabili ed intollerabili.
(4-11628)

STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
facendo riferimento a due precedenti interrogazioni ancora in attesa di risposta, continua, malgrado le numerose iniziative promosse dagli enti locali interessati, e l'attenzione dedicata da vari parlamentari eletti nella Bergamasca, a non avere soluzione la vicenda relativa all'Asse interurbano di Bergamo, collegamento Ponte San Pietro-Seriate i cui lavori nonostante le varie e ripetute promesse dei responsabili ANAS sono ancora lontani dal completamento;
una soluzione in tempi rapidi alla questione in oggetto dimostrerebbe finalmente la dovuta sensibilità istituzionale alle esigenze dei cittadini di tutta la Bergamasca, che da troppo tempo attende risposte adeguate alle proprie problematiche viarie;
in data 8 novembre 2004 numerosi parlamentari e i rappresentanti istituzionali maggiormente rappresentativi della comunità Bergamasca hanno incontrato, presso la Borsa merci della Camera di commercio di Bergamo, il Ministro Lunardi, il quale ha potuto constatare la profonda insoddisfazione delle Comunità locali per il mancato completamento dei lavori, e della necessità di intervenire tempestivamente;
in data 12 novembre 2004, tutta la comunità Bergamasca e i rappresentanti istituzionali hanno partecipato ad una speciale trasmissione televisiva dell'emittente Bergamo TV durante la quale hanno manifestato il loro profondo disappunto per l'inerzia dimostrata dall'ANAS nell'affrontare la materia in oggetto -:
quali siano le problematiche in essere che stanno determinando questi inaccettabili e intollerabili ritardi nell'ultimazione del tratto di Asse interurbano in oggetto.
(4-11697)

STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
facendo riferimento a precedenti interrogazioni ancora in attesa di risposta, continua, malgrado le numerose iniziative promosse dagli Enti Locali interessati e l'attenzione dedicata da vari parlamentari eletti nella Bergamasca, a non avere soluzione la vicenda relativa all'Asse interurbano di Bergamo, collegamento Ponte San Pietro-Seriate i cui lavori nonostante le varie e ripetute promesse dei responsabili ANAS sono ancora lontani dal completamento;
una soluzione in tempi rapidi alla questione in oggetto dimostrerebbe finalmente la dovuta sensibilità istituzionale alle esigenze dei cittadini di tutta la Bergamasca, che da troppo tempo attende risposte adeguate;
il Ministro Lunardi ha potuto constatare la profonda insoddisfazione delle Comunità locali per il mancato completamento dei lavori, e la necessità di intervenire tempestivamente;
le rappresentanze sindacali hanno invitato le forze economiche e sociali a


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procedere uniti al fine di tenere alta l'attenzione delle Istituzioni, Enti Locali, Parlamento e Governo, sulle problematiche concernenti le infrastrutture nella Bergamasca e i ritardi cronici nelle opere pubbliche viarie;
quali siano le problematiche in essere che stanno determinando questi ritardi nell'ultimazione del tratto di Asse interurbano in oggetto che, secondo l'interrogante, sono inaccettabili e intollerabili.
(4-11775)

STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
rimangono ancora in attesa di risposta le precedenti interrogazioni nelle quali si denuncia che, a fronte delle numerose iniziative promosse dagli enti locali interessati e l'attenzione dedicata dai parlamentari eletti nella Bergamasca, continua a non risolversi la vicenda relativa all'asse interurbano di Bergamo, collegamento Ponte San Pietro-Seriate i cui lavori sono ancora lontani dal completamento;
proseguono contestualmente, anche a livello istituzionale, le proteste per i rilevanti disagi che questa situazione causa ai cittadini;
il recente incontro istituzionale a Bergamo con il Ministro Lunardi ha lasciato delusi gli amministratori e i parlamentari intervenuti;
come ha anche ricordato il prefetto, la provincia di Bergamo patisce un cronico ritardo sul fronte delle infrastrutture, con pesantissime ricadute sull'economia locale: «Negli ultimi tre anni - ha sottolineato - di tutte le opere in corso, solo la variante di San Pellegrino Terme ha visto la luce» -:
quali siano le problematiche in essere che stanno determinando questi ritardi nell'ultimazione del tratto di asse interurbano in oggetto, che, all'interrogante appaiono inaccettabili e intollerabili.
(4-11925)

STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il miglioramento delle infrastrutture per la mobilità e il traffico è una questione da tempo all'attenzione delle maggiori organizzazioni imprenditoriali della Bergamasca, come si legge nel documento comune presentato a settembre 2004 dall'Associazione Artigiani, dall'Associazione Commercianti (ASCOM), dall'Associazione dei Costruttori Edili della Provincia (ACEB), dall'Associazione Piccole e Medie Industrie (API), dalla Confesercenti, dalla Federazione Artigiani (CNA), dall'Unione Provinciale Agricoltori;
il Presidente dell'Associazione Industriali di Bergamo in occasione della «Assemblea 2004» evidenziò come «negli ultimi 18 anni la provincia di Bergamo non ha visto realizzata nessuna opera che riguardasse la sua interconnessione con le altre Province lombarde o altre Regioni e che le stesse opere infrastrutturali di significato sovracomunale si contano in poche unità e qualcuna non ancora terminata dopo anni e anni con i cartelli "lavori in corso". Di fronte ad un'offerta bloccata la domanda è cresciuta di circa il 4 per cento l'anno. Il traffico autostradale in dodici anni è aumentato di oltre il 50 per cento»;
la questione della mobilità costituisce quindi un argomento su cui è alta l'attenzione della popolazione in generale, anche perché ha essenziali ricadute sulle attività economiche e sullo sviluppo di un territorio. Il completamento dell'Asse interurbano di Bergamo produrrà sicuramente benefici in termini di competitività;
rimangono ancora in attesa di risposta le precedenti interrogazioni nelle quali si fa presente che, a fronte delle numerose iniziative promosse dagli Enti Locali interessati e dell'attenzione dedicata dai parlamentari eletti nella Bergamasca per dare voce alle proteste dei cittadini, rimane irrisolta la vicenda dei lavori di completamento dell'Asse interurbano di Bergamo, collegamento Ponte San Pietro-Seriate -:


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quali siano le problematiche in essere che stanno determinando questi ritardi nell'ultimazione del traffico di Asse interurbano in oggetto, che all'interrogante appaiono inaccettabili e non più tollerabili.
(4-11936)

STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sono ancora in attesa di risposta le precedenti interrogazioni nelle quali si fa presente che, a fronte delle numerose iniziative promosse dagli Enti Locali interessati e dell'attenzione dedicata dai parlamentari eletti nella Bergamasca per dare voce alle proteste dei cittadini, rimane irrisolta la vicenda dei lavori di completamento dell'Asse interurbano di Bergamo, collegamento Ponte San Pietro-Seriate;
la realizzazione nella provincia di Bergamo di un sistema viario efficiente è una questione di grande rilevanza ed interesse, come si evince anche dalla posizione espressa all'inizio di questo mese dalla Camera di Commercio di Bergamo che ha elencato tra i propri progetti prioritari a favore dello sviluppo dell'economia Provinciale nel 2005 quello relativo al miglioramento della mobilità e della circolazione di merci e persone -:
quali siano le problematiche in essere che stanno determinando questi ritardi nell'ultimazione del tratto di Asse interurbano in oggetto, che all'interrogante appaiono inaccettabili e intollerabili.
(4-12113)

STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la rete stradale delle otto regioni settentrionali conosce oggi un traffico molto intenso, e per di più crescente. Se prendiamo in esame le statistiche dei flussi autostradali, osserviamo che sulle tratte più trafficate (le tangenziali e alcuni rami di adduzione ai grandi poli metropolitani) si superano ormai i 120 mila veicoli al giorno, con tassi di crescita che, anche in questi casi, possono superare il 3 per cento all'anno. Il traffico automobilistico è destinato ad aumentare ulteriormente;
si è ancora in attesa di risposta alle precedenti interrogazioni nelle quali si rammenta al Governo le gravi problematiche derivanti dalla non ancora conclusa vicenda del completamento del I lotto dell'Asse interurbano di Bergamo, collegamento Ponte San Pietro-Seriate. Il progetto prevede la realizzazione di una strada a due carreggiate separate, con due corsie per ogni senso di marcia;
l'intero intervento è finalizzato a rendere scorrevole il traffico nell'area periferica di Bergamo, ad Ovest, Sud ed Est della città, in quanto l'asse attraversa un'area densamente urbanizzata e caratterizzata dal passaggio di un numero molto elevato di veicoli leggeri e pesanti che rendono sovente la circolazione poco fluida. In particolare il completamento del I lotto potrebbe sgravare parte del traffico oggi presente sulla strada statale 342, in entrata ed in uscita da Bergamo in direzione Ovest. I Comuni interessati sono Treviolo, Ponte S. Pietro e Mapello;
il completamento dell'opera è necessario quindi per realizzare un sistema viario che coniughi una mobilità più dinamica per decongestionare l'attuale pressione di traffico -:
quali siano le problematiche in essere che stanno determinando i ritardi nell'ultimazione del tratto di Asse interurbano richiamato in premessa, che all'interrogante appaiono inaccettabili e intollerabili.
(4-12219)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, l'ANAS Spa, interessata al riguardo, ha riferito che i lavori relativi all'asse interurbano di Bergamo-Collegamento Ponte S. Pietro Seriate prevedono:
a) il completamento delle opere incompiute dei lavori del 1o lotto, eseguiti da


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altra Impresa, dal viadotto su fiume Brembo alla strada provinciale n. 155 «via Milano»;
b) il collegamento dalla strada provinciale n. 155 «via Milano» alla strada statale n. 342 a Mapello, comprensivo della variante alla strada provinciale n. 166;
c) la variante alla strada statale n. 42 in località Colognola.

La società stradale informa che sin dalla consegna i lavori in argomento hanno subito un susseguirsi di interruzioni, impedimenti e sospensioni tali che ne hanno reso estremamente irregolare lo sviluppo. Si sono, infatti, verificati ritardi per l'eliminazione delle interferenze.
Inoltre, nel corso dei lavori è intervenuta la necessità di introdurre varianti progettuali, in adeguamento alle sopravvenute normative relative alta sicurezza in galleria ed alle modalità di raccolta e smaltimento delle acque della piattaforma stradale.
Le problematiche sopra citate, riferisce l'ANAS, unitamente ad ulteriori variazioni rispetto al progetto hanno richiesto una rivisitazione totale dell'opera concretizzatasi nella perizia di variante tecnica redatta ed approvata il 18 maggio 2004 con contestuale proroga del tempo di ultimazione dei lavori di 264 giorni.
A causa della presenza dì sottoservizi, non ancora rimossi dagli Enti gestori, è stato possibile riprendere i lavori relativi alla tratta di completamento funzionale dal fiume Brembo alla strada provinciale n. 155.
Per detta tratta funzionale i lavori stanno procedendo senza ulteriori difficoltà e l'ANAS prevede l'ultimazione e la messa in esercizio delle tratte nella primavera del 2005.
Per quanto attiene, infine, il collegamento dalla strada provinciale n. 155 alla strada statale n. 342 a Mapello e la variante alla strada statale n. 42 in località Colognola, la società stradale prevede l'ultimazione dei lavori per la primavera 2006.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.

ZANELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la cittadina di Arzignano, che raccoglie circa 500 unità produttive e ottantamila addetti per la lavorazione della pelle, è da tempo polo di attrazione per gli immigrati per la possibilità di inserirsi a livello lavorativo; su una popolazione residente di 24.164 abitanti si registra una presenza di circa 3.282 stranieri, pari al 13,5 per cento, negli ultimi 12 anni sono state concesse 140 cittadinanze ad immigrati;
secondo quanto riportato da fonti di stampa (Il giornale di Vicenza del 10 ottobre 2003 e il Il Gazzettino del 10 ottobre 2003) il sindaco di Arzignano Gianfranco Signorin e l'assessore all'immigrazione Paolo Cassan hanno denunciato episodi, verificatesi negli ultimi mesi e mai accaduti prima, che riguardano il rifiuto della cittadinanza a cittadini stranieri e che non seguono né uno schema temporale né uno geografico o di nazionalità: l'unico denominatore comune, è quella di portare tutti la firma del Sottosegretario all'interno Maurizio Balocchi;
l'assessore Cassan dichiara a il Il giornale di Vicenza che le domande sono prodotte nel rispetto delle normative e il rifiuto non è giustificato da motivazioni tecniche, ma ci si richiama a valutazioni di opportunità, ad una sorta di tutela dell'interesse pubblico e, nello stesso quotidiano, cita l'ambigua motivazione a supporto del rifiuto: «l'introduzione a titolo stabile di un soggetto nell'ordinamento nazionale non procuri allo stesso danni o lacerazioni» -:
se non ritenga il Ministro che la motivazione addotta per rifiutare la cittadinanza sia di carattere strettamente politico e non tecnico e quindi inaccettabile a fronte di istanze compilate correttamente e nel rispetto delle normative;
se non ritenga doveroso intervenire e predisporre opportune verifiche per fare luce su quanto sta accadendo che lede di fatto il diritto di immigrati lavoratori che


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hanno i requisisti necessari di avere la cittadinanza italiana;
se non ritenga che la situazione in oggetto configuri un non rispetto della legge n. 91 del 5 febbraio 1992 e del decreto del Presidente della Repubblica n. 362 del 18 aprile 1994.
(4-07687)

Risposta. - Come è noto, la normativa sulla cittadinanza italiana, prevista nella legge n. 91 del 5 febbraio 1992 e nei successivi regolamenti di esecuzione - il decreto del Presidente della Repubblica n. 572 del 1993 e il decreto del Presidente della Repubblica n. 362 del 1994 - disciplina per il soggetto straniero due distinte modalità di acquisizione della cittadinanza su istanza di parte:
a) per residenza decennale sul territorio della Repubblica (articolo 9, comma 1, lettera f) della legge n. 91 del 1992);
b) per matrimonio con cittadino italiano (articolo 5 della predetta legge).

Nel primo caso, che è quello che qui interessa, ovvero quello della residenza decennale, l'amministrazione dell'interno, ai fini della concessione della cittadinanza italiana, è tenuta a valutare, sulla base di precise indicazioni normative, il pieno inserimento dello straniero nella vita economico-sociale del nostro Paese attraverso una serie di accertamenti sia di carattere penale (inesistenza di precedenti o pendenze giudiziarie) che di ordine economico (svolgimento di attività lavorativa e conseguente assolvimento degli obblighi fiscali).
Particolare rilievo assume, quindi, la condotta tenuta dall'interessato, il livello di integrazione nel tessuto sociale, la posizione reddituale e l'assolvimento dei correlati obblighi fiscali, nonché l'inequivocabile volontà di entrare a far parte della collettività italiana.
Viene, in particolare, valutato l'impegno del richiedente ad assumere gli obblighi di solidarietà derivanti dall'ammissione della comunità italiana e di non gravare sul bilancio dello Stato italiano come «soggetto di pubblica assistenza» (come affermato costantemente dal Consiglio di Stato), nonché la condotta tenuta dall'interessato, nel periodo antecedente all'esame dell'istanza, al fine di garantire l'interesse pubblico da eventuali danni o lacerazioni che potrebbero derivare dall'introduzione a titolo stabile di un soggetto nell'ordinamento nazionale mediante la concessione della cittadinanza italiana.
Pertanto, i decreti di diniego della concessione della cittadinanza italiana - notificati tramite l'Ufficio Territoriale del Governo di residenza all'interessato per consentire la conoscenza dei motivi del diniego nonché per l'eventuale ricorso giurisdizionale - vengono elaborati in base agli elementi istruttori acquisiti che hanno determinato il diniego stesso.
Recentemente, al fine di esplicitare al meglio l'effettiva motivazione del diniego, i competenti uffici del ministero dell'interno hanno provveduto ad apportare talune modifiche ritenute necessarie.
Alla luce di queste considerazioni, con riferimento al caso sollevato dall'interrogante, il ministero dell'interno, e in particolare il Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione, ha ritenuto di non concedere la cittadinanza italiana ad alcuni stranieri residenti nel comune di Arzignano per mancanza dei requisiti previsti dalla legge.
In particolare, i sei provvedimenti di diniego sono stati motivati dall'Amministrazione con la mancanza, in un caso, del requisito relativo agli aspetti penali, in quanto è in corso un procedimento penale per ricettazione; in un altro caso, con la mancanza del requisito della residenza decennale, poiché una delle domande è stata presentata a fronte di una residenza di sei anni, mentre i dieci anni richiesti si sono compiuti solo, successivamente, nel luglio 2004; nei restanti quattro casi la motivazione è consistita nell'insufficienza di reddito: in due casi il reddito è completamente azzerato, mentre negli altri due uno ammonta a 10 milioni annui e l'altro a 11 milioni, a fronte del limite previsto di 16 milioni.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.


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ZANELLA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 124 del 3 aprile 1999 ha apportato parecchie modifiche alle norme preesistenti in materia di personale scolastico e di assunzioni a tempo indeterminato e determinato;
un intero articolo della citata legge, l'articolo 4, ha riformulato la classificazione e la gestione delle supplenze, abrogando alcuni articoli del testo unico delle leggi della scuola, decreto legislativo n. 297 del 1994, tra i quali l'articolo 521 (Supplenze temporanee); l'abrogazione di tale articolo di fatto annulla l'esistenza di una differenziazione per le supplenze fino a sei ore, come confermato dal comma 2 dell'articolo 4 della legge 124 del 1999, che unifica tutte le frazioni orarie: «Si provvede parimenti al conferimento di supplenze temporanee fino al termine delle attività didattiche per la copertura delle ore di insegnamento che non concorrono a costituire cattedre o posti orario»;
la gestione indifferenziata degli spezzoni, siano essi di durata inferiore o superiore alle 6 ore settimanali, è confermata anche dall'articolo 1 del decreto ministeriale n. 201 del 25 maggio 2000, «Regolamento sulle supplenze», previsto dalla stessa legge 124 del 1999, entrato in vigore a partire dall'anno scolastico 2000/2001, che tratta le disponibilità di posti e la tipologia delle supplenze;
la legge n. 333 del 2001 stabilisce inoltre che fino al 31 luglio (termine portato solo per quest'anno al 25 agosto dalla legge 186 del 2004) la competenza delle nomine annuali e temporanee fino al termine delle attività didattiche è dei dirigenti territorialmente competenti (cioè dei CSA provinciali), che nominano attingendo alle Graduatorie permanenti; trascorso tale termine, la competenza passa ai dirigenti scolastici (D.S.), che nominano attingendo sempre alle Graduatorie permanenti e, solo in caso di loro esaurimento, alle Groduatorie d'Istituto;
per garantire il rispetto dell'ordine di graduatoria il MIUR, già da tre anni è ricorso all'istituto delle «scuole di riferimento», per il quale un Dirigente Scolastico di riferimento si assume l'onere, su delega e per conto di tutti i Dirigenti Scolastici della provincia, di individuare gli «aventi diritto» ad una nomina annuale o sino al termine delle attività didattiche, per un numero definito di graduatorie. Il contratto definitivo viene poi stipulato dal D.S. della scuola interessata. Le disponibilità residue vengono gestite dai D.S. delle corrispondenti scuole, sempre attingendo prioritariamente alle Graduatorie permanenti;
la circolare ministeriale del 19 luglio 2002 prot. n. 2103, cui fanno esplicito riferimento sia la Nota del 23 luglio 2003 prot. n. 2067 che la recente Nota del 25 agosto 2004 prot. n. 476, impongono un ordine temporale ben preciso per l'attribuzione degli spezzoni eventualmente residui: «A conclusione delle operazioni di conferimento delle supplenze annuali e di quelle con durata sino al termine delle attività didattiche e prima ancora di procedere al conferimento delle supplenze di propria competenza, sulla base delle graduatorie di istituto e di circolo, i dirigenti scolastici dovranno proporre ai docenti in servizio nella scuola l'attribuzione delle ore residue in aggiunta all'orario d'obbligo, ai sensi dell'articolo 22 comma 4 della legge n. 448 del 2001 e del decreto interministeriale sugli organici in corso di perfezionamento»;
secondo quanto noto all'interrogante ognuno dei tre punti esposti viene regolarmente violato in sede di nomina a tempo determinato, senza alcun intervento da parte ministeriale e con il pieno avallo delle organizzazioni sindacali locali: a) gli spezzoni inferiori alle 7 ore, la cui differenziazione non esiste più dall'anno scolastico 2000/01, vengono illegittimamente cancellati dalle disponibilità per supplenza fino al termine delle attività didattiche; b) i Dirigenti scolastici, per le nomine annuali e fino al termine delle attività didattiche, disponibili entro il 31 dicembre presso le


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proprie scuole, utilizzano illegittimamente le Graduatorie di Circolo e d'Istituto in luogo delle Graduatorie permanenti; c) i Dirigenti scolastici invertono illegittimamente l'ordine temporale previsto dalla circolare ministeriale 82/02, anticipando l'attribuzione di tutti gli spezzoni ai docenti in servizio nella scuola rispetto alla conclusione della fase di nomina provinciale da graduatoria permanente (nomine annuali e fino al termine delle attività didattiche, in cui gli spezzoni sono ricompresi);
quest'anno si sono addirittura registrate lamentele per intere cattedre sparite dalle disponibilità, ancor prima della convocazione dei candidati presso le scuole di riferimento, in quanto frammentate e attribuite dai DS ai propri docenti, approfittando dei ritardi verificatisi nelle nomine provinciali di supplenza;
l'effetto immediato è la sparizione di una molteplicità di posti di lavoro per i docenti precari iscritti nelle Graduatorie permanenti, con dei danni notevoli sia in termini di retribuzione, sia di progressione nel punteggio e nella carriera individuale. Una preclusione illegale, che va a penalizzare proprio la classe lavorativa più debole nel contesto sociale della scuola: il precario -:
per quale motivo il Miur, a partire dal 2000, ignorando le modifiche imposte dalla legge 124 del 1999, ha continuato a fare un errato inapplicabile riferimento agli spezzoni fino alle 6 ore, come riportato in alcune sue Circolari e Note (circolare ministeriale n. 220 del 27 settembre 2000, Nota del 23 luglio 2003 prot. n. 2067, Nota del 25 agosto 2004 prot. n. 476), inducendo comportamenti illegittimi da parte dei Dirigenti dei CSA e delle scuole (Le citate Note, che comprendono le Note tecniche del Gestore del Sistema informativo del Miur, addirittura impongono l'azzeramento preventivo di tutti gli spezzoni inferiori alle 7 ore dalle liste delle disponibilità per le nomine provinciali e forniscono errate indicazioni sull'utilizzo delle Graduatorie d'Istituto);
per quale motivo il Ministro non fornisce corrette indicazioni ai Dirigenti dei CSA ed ai Dirigenti scolastici, presso le scuole di riferimento, i quali, nonostante le proteste e le contestazioni sulla irregolarità nella procedura di nomina avanzate dagli insegnanti precari convocati, hanno comunque proceduto alle assunzioni a tempo determinato escludendo tutti gli spezzoni inferiori alle 7 ore (poi andati ai docenti già in servizio nelle scuole con orario completo);
per quale motivo i Dirigenti scolastici, disattendendo continuamente la legge 333/2001, ricorrono direttamente alle Graduatorie di circolo e d'Istituto per le nomine sugli spezzoni residui, invece di attingere alle Graduatorie permanenti, fino a loro eventuale esaurimento;
per quale motivo i Dirigenti scolastici, disattendendo la circolare ministeriale 82 del 2002, senza rispettare la sequenza operativa prevista, attribuiscono gli spezzoni residui ai docenti in servizio nella scuola senza attendere che sia completata la fase provinciale di nomina su cattedra o su spezzone orario (nomine annuali e fino al termine delle attività didattiche) di loro competenza;
per quale motivo il Miur non interviene tempestivamente prescrivendo ai Dirigenti dei CSA e ai Dirigenti scolastici di revocare le attribuzioni illegittime degli spezzoni fatte ai docenti in servizio nelle scuole e di riattribuire tutti gli spezzoni ai docenti iscritti nelle Graduatorie permanenti, fino a loro eventuale esaurimento.
(4-11039)

Risposta. - Nell'atto parlamentare in esame, l'interrogante formula alcune osservazioni in ordine alle modalità seguite dall'Amministrazione, dall'anno scolastico 2000/2001 in poi, per la copertura delle ore di insegnamento non superiori alle 6 ore settimanali non utilizzate per la costituzione delle cattedre orarie; in particolare l'interrogante, facendo riferimento alle disposizioni in materia di supplenze dettate dall'articolo 4 della legge n. 124 del 3


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maggio 1999 e dal regolamento emanato con decreto ministeriale n. 201 del 25 maggio 2000, esprime perplessità circa le indicazioni operative al riguardo fornite, per l'anno scolastico 2000/2001, con circolare ministeriale n. 220 del 27.9.2000, nonché in ordine alle analoghe indicazioni fornite dal Ministero per i successivi anni scolastici, rispettivamente, con circolare n. 82 del 19 luglio 2002, con nota protocollo n. 2067 del 23 luglio 2003 e nota protocollo n. 476 del 25 agosto 2004.
A tale proposito, si fa presente quanto segue.
In sede di prima applicazione del regolamento, l'amministrazione, acquisito il parere degli uffici scolastici provinciali e conseguita l'intesa con le organizzazioni sindacali, ritenne di dover riproporre, per via amministrativa, con circolare ministeriale n. 220 del 27 settembre 2000 una misura organizzativa già presente nel quadro normativo previgente; fu pertanto previsto che gli «spezzoni» d'insegnamento non superiori a 6 ore settimanali non utilizzati per la costituzione delle cattedre orario restassero nella competenza e disponibilità dei capi d'istituto, che avrebbero provveduto ad attribuirli al personale titolare nella scuola nei casi contrattualmente previsti ovvero ad assumere i relativi supplenti mediante le graduatorie di circolo e di istituto.
Tale disposizione era stata unanimemente ritenuta opportuna sotto l'aspetto funzionale per non gravare con una miriade di disponibilità relative a piccoli raggruppamenti di ore le già onerose operazioni degli uffici scolastici provinciali nell'attribuzione delle supplenze mediante lo scorrimento delle graduatorie permanenti e per assicurare, invece, che per tali minimi «spezzoni» orari fosse data tempestiva copertura da parte di ogni singola scuola interessata.
Va segnalato, peraltro, che la sopra citata circolare n. 220/2000 non risulta essere stata mai oggetto di impugnativa.
Successivamente è intervenuta la disposizione dell'articolo 22, comma 4, della legge n. 448 del 28 dicembre 2001 (Legge Finanziaria per l'anno 2002), in base alla quale i dirigenti scolastici attribuiscono ai docenti in servizio nell'istituzione scolastica, prioritariamente e col loro consenso, le frazioni inferiori a quelle stabilite contrattualmente come ore aggiuntive di insegnamento oltre l'orario d'obbligo fino ad un massimo di 24 ore settimanali». Coerentemente con questa disposizione legislativa, per gli anni scolastici successivi al 2000/2001, il Ministero ha emanato la circolare n. 82/2002 e le note n. 2067 del 23 luglio 2003 e n. 476 del 25 agosto 2004, che hanno riconfermato la misura organizzativa oggetto dell'interrogazione.
Va rilevato, infatti, che se, come sostiene l'interrogante, tutte le disponibilità, a prescindere dalla loro entità oraria, fossero ricoperte mediante l'utilizzazione delle graduatorie permanenti, la fattispecie prevista dalla disposizione della suddetta legge finanziaria, e la sua stessa valenza, risulterebbe estremamente residuale ed esigua, poiché la competenza dei dirigenti scolastici sulle disponibilità di cui trattasi si verificherebbe esclusivamente nei casi di esaurimento delle graduatorie permanenti e cioè in situazioni che hanno un carattere di frequenza assolutamente sporadico e minimale.
Pertanto, alla luce di quanto sopra esposto, le osservazioni contenute nella interrogazione non hanno, allo stato, ragione d'essere.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

ZANETTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle attività produttive, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
la rimozione del combustibile irraggiato presente nella piscina della Centrale di Trino e nei depositi Avogadro ed Eurex di Saluggia si impone in relazione alle seguenti considerazioni:
costituisce una condizione pregiudiziale per poter avviare la gran parte


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delle operazioni di smantellamento degli impianti e per poter essere in grado di rispettare la data del 2020 fissata dal Ministero delle attività produttive per il completamento di tale smantellamento;
evita di protrarre rilevanti oneri connessi alla gestione in sicurezza del combustibile irraggiato depositato in piscina;
soddisfa l'esigenza di ridurre il rischio anche in presenza di eventuali atti dolosi;
il Ministero delle attività produttive nel dicembre 1999 (decreto Letta) indicava come soluzione di riferimento per la sistemazione del combustibile irraggiato quella dello «stoccaggio a secco» in appositi contenitori (cask) che dovevano restare per un periodo dell'ordine di dieci anni in apposite strutture ingegneristiche da realizzare presso i siti degli stessi impianti, in attesa del successivo smaltimento nel deposito nazionale;
la realizzazione di queste strutture ha incontrato una serie di difficoltà in quanto le amministrazioni locali non danno corso alle autorizzazioni di competenza per tali realizzazioni;
ulteriori difficoltà derivano da prescrizioni richieste dall'autorità di sicurezza (APAT) che si riflettono sui costi e sui tempi;
considerando che per tali difficoltà la SOGIN, su sollecitazione del Commissario delegato per la sicurezza dei materiali nucleari, ha avviato una soluzione alternativa (riprocessamento e/o stoccaggio all'estero);
il riprocessamento all'estero, pur con costi più elevati di quelli di «stoccaggio a secco», riduce sensibilmente il rischio radiologico in Italia, dal momento che il combustibile irraggiato può essere allontanato in tempi brevi ed i rifiuti ottenuti dal relativo riprocessamento risultano di volume relativamente ridotto;
risulta che il Presidente della Regione Piemonte abbia dato parere positivo sulla richiesta ai sensi dell'articolo 1 comma 4 dell'OPCM n. 3267 del 2003 -:
se non intendano modificare il cosiddetto «decreto Letta» in tempi brevi, ed autorizzare la SOGIN a procedere al trasferimento del combustibile all'estero per il riprocessamento.
(4-13097)

Risposta. - Il Ministro delle attività produttive con decreto 2 dicembre 2004, ha definito nuovi indirizzi strategici ed operativi, affinché le attività della società Sogin spa siano coerenti con gli obiettivi generali del Governo per la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare irraggiato.
Tale necessità è scaturita dalla considerazione che, ai fini dello smantellamento delle centrali nucleari disattivate e della sicurezza, la rimozione del combustibile irraggiato dalle piscine delle centrali, degli impianti e dei depositi provvisori ove esso è collocato, rappresenta un obiettivo prioritario ed urgente in quanto:
a) la rimozione del combustibile nucleare riduce il rischio sotto il profilo della sicurezza ambientale e della salvaguardia, anche alla luce della evoluzione della situazione internazionale per quanto concerne possibili atti terroristici. Si richiama che in merito a tali aspetti il Governo ha ritenuto che la messa in sicurezza del combustibile nucleare irraggiato dovesse essere oggetto di disposizioni d'urgenza di cui ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, 14 febbraio 2003 e 7 maggio 2004, e alle Ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri, 7 marzo 2003, n. 3267 e 7 maggio 2004, n. 3355;
b) la rimozione del combustibile nucleare costituisce una condizione pregiudiziale per poter avviare la gran parte delle operazioni di smantellamento degli impianti e per poter rispettare i programmi per il completamento di tale smantellamento e della messa in sicurezza.

Il precedente decreto ministeriale del 7 maggio 2001, sugli indirizzi strategici ed operativi alla società Sogin spa, ai fini


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dell'allontanamento del combustibile nucleare irraggiato, indicava come soluzione di riferimento lo stoccaggio a secco del combustibile in appositi contenitori o cask in attesa del successivo trasporto e smaltimento. Tale indicazione ha incontrato notevoli difficoltà per l'opposizione da parte delle amministrazioni locali alla realizzazione dei necessari depositi temporanei per lo stoccaggio a secco presso i siti, dove collocare temporaneamente tali cask, in quanto paventavano il rischio che i depositi temporanei potessero assumere carattere permanente.
In considerazione di tali difficoltà si è ritenuto opportuno confrontate in un'analisi comparata con la soluzione di riferimento, basata sullo stoccaggio a secco e attualmente prevista, altre opzioni quali il riprocessamento all'estero, tenendo conto degli aspetti tecnici, (ivi inclusi quelli relativi alla sicurezza e alla salvaguardia), economici, finanziari, normativi e procedurali, in modo da poter riconsiderare la strategia complessiva per la sistemazione del combustibile nucleare irraggiato che permettesse di allontanare il combustibile.
Il presupposto dell'analisi comparata condotta è stato che la soluzione che permette l'allontanamento del combustibile nucleare e la sua gestione fino al conferimento definitivo al Deposito Geologico a minor costo e nel modo più efficace sia la soluzione preferibile.
Da tale analisi comparata, di cui alla relazione tecnica allegata al decreto del Ministro 2 dicembre 2004 sopra richiamato, è emerso che i costi dell'opzione che prevede l'esportazione temporanea ai fini del riprocessamento del combustibile nucleare irraggiato nel breve termine e il rientro in Italia dei materiali e rifiuti radioattivi ottenuti dal processo (per lo più sotto forma di vetri) nel lungo termine, cioè dopo un periodo di stoccaggio all'estero dell'ordine dei 20 anni, sono inferiori agli altri scenari considerati tra cui lo stoccaggio a secco precedentemente previsto.
Pertanto nel sopra citato decreto del Ministro 2 dicembre 2004, si è prevista la possibilità di una esportazione temporanea ai fini del trattamento e riprocessamento del combustibile nucleare irraggiato esistente presso gli impianti nucleari.
I rifiuti, al rientro in Italia in forma di vetri, verrebbero stoccati presso il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e quindi smaltiti definitivamente nel Deposito Geologico.
A tal proposito va notato che nel lungo periodo la problematica relativa all'individuazione di un sito definitivo per il Deposito Geologico dei rifiuti radioattivi può essere affrontata in un contesto europeo, vista l'importanza che attualmente in sede di Unione Europea si attribuisce alla formazione di un mercato unico dell'energia elettrica, entro cui si ritiene possa essere inquadrata una strategia europea per l'energia nucleare e per i materiali nucleari.
L'Italia intende quindi promuovere la definizione di una strategia europea per la gestione dei rifiuti radioattivi ad alta attività che porti alla realizzazione di siti geologici europei, anziché a molti siti geologici nei singoli Stati Membri.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.