Allegato A
Seduta n. 600 del 10/3/2005


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INTERPELLANZE URGENTI

(Sezione 1 - Presunta presenza di ordigni nucleari sul territorio italiano)

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
alcuni quotidiani nazionali, tra cui La Stampa e l'Unità del 10 e del 12 febbraio 2005, riportano rivelazioni di Hans Kristensen - specialista del Natural resource defence council (Nrdc) - autore di un rapporto sulle armi atomiche in Europa (U.S. nuclear weapons in Europe), pubblicato dopo anni di ricerca, sulle presenza di ordigni nucleari sul territorio europeo. Le conclusioni di tale rapporto sono fondate sullo studio di documenti ottenuti in base alla legge americana sulla libertà d'informazione, pubblicazioni militari, fotografie aeree, informazioni confidenziali di fonti attendibili;
è emerso un quadro molto diverso da quello che anche in Italia i responsabili della difesa hanno tentato di avvalorare, soprattutto dopo che gli Stati Uniti qualche anno fa diedero un grande risalto alla decisione del presidente George Bush padre di ritirare gran parte dell'arsenale atomico in Europa;
una parte sostanziosa delle bombe ritirate da alcuni Paesi europei non vennero riportate negli Usa, ma concentrate in tre basi in Italia, Germania e Turchia, e, secondo il rapporto del Nrdc, attualmente le testate nucleari in Europa sarebbero ben 480, un arsenale superiore a quello della Cina;
90 di questi ordigni nucleari sono distribuiti nelle basi italiane di Aviano e Ghedi La Torre e apparterrebbero al tipo B61-3, con una potenza di 107 kiloton, dieci volte superiore all'atomica di Hiroshima, B61-4, con una potenza massima di 45 kiloton, e B61-10 di potenza 80 kiloton;
nelle basi di Aviano e Ghedi La Torre le bombe sono sotto custodia americana, ma, mentre ad Aviano si tratta di ordigni che i piani militari assegnano, in caso di conflitto, ad aerei da caccia degli Stati Uniti, le bombe nucleari presenti nei depositi di Ghedi La Torre sono invece assegnate ad aerei italiani Pa-200 Tornado, con la conseguente necessità di addestramento costante dei piloti italiani nell'eventualità che in caso di guerra il Presidente americano ordini il loro utilizzo;
secondo gli autori del rapporto «questo contraddice le regole di non proliferazione che Stati Uniti ed Europa cercano di imporre ad altri Paesi»;
anche l'addestramento di piloti italiani all'uso di armi nucleari in questo contesto potrebbe configurarsi, secondo gli interpellanti, come una violazione del trattato contro la proliferazione nucleare;
la presenza di ordigni bellici nucleari si configurerebbe come una violazione della legislazione italiana, che inibisce la presenza e l'uso del nucleare nel territorio nazionale;


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questa presenza e l'uso di armi nucleari in Europa sono regolati da accordi segreti fra i singoli Paesi e gli Usa e ciò che emergerebbe dalla lettura delle 102 pagine del rapporto riguarderebbe l'attuale assetto nucleare scelto dagli Stati Uniti per affrontare possibili scenari di crisi, con obiettivi nel Medio Oriente, come Iran, Siria e anche Russia;
il generale James Jones, comandante supremo delle forze Nato, ha sottolineato come alcuni Paesi che mantengono sul loro territorio ordigni nucleari, e tra questi l'Italia, insisterebbero per mantenere questa presenza; ciò perché, secondo Kristensen, ciò consentirebbe loro di mantenere uno strumento di influenza nell'ambito dell'alleanza;
negli ultimi cinque anni, rivela il rapporto, esperti americani hanno compiuto un intervento discreto su tutte le atomiche in Europa, per renderle più agevoli da controllare e più stabili durante il trasporto sui bombardieri, spostandole dalle aviorimesse e smontate per la manutenzione. L'aeronautica militare americana ammonisce che questa procedura può comportare il rischio di esplosioni nucleari accidentali se un fulmine, ad esempio, colpisse le testate del tipo B61: tutte le 90 atomiche di Aviano e di Ghedi la Torre appartengono a questo tipo;
questa ipotesi sarebbe avvalorata dal recente accordo segreto per la difesa nucleare in Europa, rinnovato tra gli Stati Uniti e l'Italia, una rinegoziazione successiva al 2001, denominato Stone ax. Il Ministro Giovanardi, rispondendo ad un'interrogazione a risposta immediata in assemblea sull'argomento, ha negato qualsiasi accordo, mentre la stampa non solo torna a confermarlo, ma riporta dichiarazioni tendenti a confermare di come il Governo abbia attraverso questo accordo ribadito la sua volontà di mantenere la presenza di bombe nucleari sul nostro territorio -:
cosa il Ministro interpellato abbia da riferire in merito a tutta questa complessa vicenda, visto che ha sempre smentito la presenza di ordigni nucleari nelle basi italiane, cosa, in particolare, abbia da dire in merito all'accordo denominato Stone ax e se sia vero che sia stato lo stesso Governo italiano a sollecitare la presenza degli ordigni nucleari;
quali misure di sicurezza per le popolazioni locali siano state adottate in passato o si abbia intenzione di adottare oggi, anche alla luce degli ammonimenti della aeronautica militare statunitense, a tutela e garanzia del territorio e della salute e incolumità pubblica;
che cosa intenda fare per fornire una rapida e trasparente informazione all'opinione pubblica, alle autorità politiche locali e al Parlamento italiano sullo stato di questa presenza nucleare sul territorio nazionale.
(2-01481) «Deiana, Pisa, Magnolfi, Ruzzante, Petrella, Carboni, Russo Spena, Alfonso Gianni, Titti De Simone, Grandi, Folena, Zanotti, Pisapia, Provera, Crucianelli, Cennamo, Calzolaio, Marone, Maurandi, Adduce, Luongo, Maran, Susini, Dameri, Leoni, Paola Mariani, Bandoli, Bulgarelli, Zanella, Cento, Valpiana, Cima».
(1o marzo 2005)