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energia elettrica da vendere alla rete nazionale, ad essere stati bloccati dalle opposizioni popolari;
avevano chiesto la riconferma di Stefano Leoni come Commissario per la bonifica dell'Acna di Cengio per l'ottimo lavoro svolto nel rispetto dei tempi e degli obiettivi che ne ha fatto una delle esperienze di bonifica meglio riuscite in Italia, e la proroga dello stato di emergenza ambientale per quell'area;
recentemente passato a nuova gestione, è stato inaugurato ed aperto così al pubblico;
dopo la vittoria delcomune di Scanzano contro l'allocazione, nel territorio comunale, delle scorie nucleari, sembra prevalere nel nostro Paese la cosiddetta «sindrome di Nimby», acronimo inglese di not in my backyard («non nel mio cortile»);
secondo il censimento del Nimby Forum, oggi in Italia gli impianti fermi a causa di proteste di piazza sono 130, in forte aumento rispetto ai 92 casi registrati sei mesi or sono;
in testa alla classifica certamente vi sono i progetti nel campo dello smaltimento dei rifiuti;
sono una trentina circa gli impianti di incenerimento (o termovalorizzatori), destinati a bruciare i rifiuti ottenendo
insieme alla più assoluta buona fede che anima le proteste popolari, figlie, appunto, della «sindrome di Nimby», nasce il sospetto che vi siano precisi interessi malavitosi, legati al business delle discariche, interessi che crollerebbero con l'eventuale entrata in funzione dei termovalorizzatori -:
quante e quali siano le opere ed i progetti di fatto bloccati per le proteste popolari derivanti dalla cosiddetta «sindrome di Nimby»;
quali programmi di informazione abbia in cantiere il Ministero dell'ambiente per contrastare - laddove vi siano argomentazioni sufficienti - la cosiddetta «sindrome di Nimby»;
se risultino elementi oggettivi e significativi circa l'insidiosa contiguità degli interessi malavitosi con le manifestazioni popolari (che nessuno, ovviamente, desidera) soprattutto in tema di discariche e di termovalorizzatori, considerando le finalità comunque positive che si propongono le popolazioni locali, lontane anni luce dai ben diversi propositi che animano la criminalità organizzata.
(3-04110)
come è noto, la Città italiana più colpita dall'amianto è quasi certamente Casale Monferrato, in provincia di Alessandria;
nel centro alessandrino, infatti, per decenni ha lavorato la fabbrica manifatturiera della multinazionale svizzera titolare del marchi Eternit;
nel corso degli anni '70 la fabbrica occupava circa 2.000 dipendenti, stabilizzatisi in 1.000 circa a cavallo degli anni '80;
si registrò una vera e propria strage di dipendenti per malattie direttamente o indirettamente collegate all'esposizione all'amianto;
all'epoca l'amianto veniva trasportato da camion senza alcuna protezione e le polveri si disperdevano inevitabilmente lungo le strade, tanto che ancor oggi vi sono quaranta/cinquantenni malati, cittadini che non hanno mai lavorato alla Eternit, sì che ha preso corpo il sospetto che fossero i bambini dell'epoca che giocavano in strada quando le polveri venivano disperse senza precauzioni di alcun tipo;
proprio in queste settimane un pool di legali, per conto della Cgil, del patronato Inca e dell'Associazione familiari vittime dell'amianto, ha presentato al procuratore aggiunto di Torino dottor Raffaele Guariniello un documentatissimo e voluminosissimo esposto ipotizzando il reato di omissione dolosa di cautela antinfortunistiche;
l'assessorato all'ambiente della regione Piemonte sta valutando la possibilità di costituirsi parte civile nell'instaurando processo, tenuto conto del fatto che sono stati già stanziati 50 milioni di euro, 25 per Casale Monferrato e 25 per Balangero per bonificare le aree che negli anni passati sono state teatro della strage dell'amianto -:
se non ritenga di dover valutare l'opportunità di una costituzione di parte civile, in assoluta sinergia con la regione Piemonte, per la gravità dell'inquinamento ambientale subìto da Casale Monferrato e da Balangero.
(5-03851)
agli inizi di dicembre del 2004 sia la regione Liguria sia la regione Piemonte
in seguito ad un ripensamento che all'interrogante appare incomprensibile, il presidente della regione Liguria si è pronunciato contro la proroga, e l'11 gennaio scorso è stato convocato a Roma, al Dipartimento della Protezione Civile, un vertice sullo stato di emergenza dell'ex stabilimento chimico dell'Acna per decidere se proseguire la bonifica avviata;
dalla riunione è scaturita la decisione di prorogare di due anni lo stato di emergenza del sito industriale, scaduto il 31 dicembre 2004, ed è stato anche designato come nuovo Commissario di Governo il prefetto di Genova Giuseppe Romano, che andrà a sostituire Stefano Leoni che ha ricoperto l'incarico dal 2000 mettendo in sicurezza la metà dei veleni stoccati nelle vasche accanto allo stabilimento;
gli ambientalisti, in primo luogo il WWF e Legambiente, hanno denunciato l'iniziativa contraddittoria della regione Liguria, inizialmente concorde oltre che con la regione Piemonte, con tutte le province coinvolte di Savona, Cuneo, Asti e Alessandria, con quasi 30 comuni della Valle Bormida e diverse comunità montane, e le sollecitazioni venute dal Ministero dell'ambiente per la sostituzione di Stefano Leoni con altri candidati;
in coerenza con il sentire delle Amministrazioni locali e delle associazioni ambientaliste operanti sul territorio, l'interrogante esprime preoccupazione per i ritardi che il cambiamento di Commissario comporterebbe, per la necessità da parte del subentrante di acquisire le necessarie conoscenze della situazione, ritardi che, in tema ambientale, possono compromettere il lavoro fatto ed i risultati finora ottenuti. C'è poi preoccupazione per la possibile discontinuità nella linea operativa-gestionale, fatta di scelte tecnico-scientifiche, maturata in anni di esperienza e basata anche su rapporti di collaborazione e di fiducia che l'attuale commissario Stefano Leoni ha costruito con le autorità e le popolazioni locali -:
se il governo, alla luce dei buoni risultati finora conseguiti, non intenda confermare Stefano Leoni nella sua funzione di Commissario, e se, in caso di sua sostituzione non intenda motivarne le cause unitamente ai criteri seguiti nella scelta del suo successore Giuseppe Romano;
quali iniziative si intendano adottare affinché siano fornite adeguate garanzie alle popolazioni che dopo anni di rigorose e pacifiche battaglie per la rinascita dell'intera Valle Bormida intendono essere rassicurate sui tempi e sul buon esito della bonifica.
(4-12522)
lo zoo di Napoli è stato più volte oggetto di intervento dell'Autorità Scientifica del Ministero dell'ambiente (Commissione Cites), istituita ai sensi del comma 2 articolo 4 della legge n. 150 del 1992, la quale ha negato l'idoneità alla detenzione di animali pericolosi per la salute e l'incolumità del pubblico così come previsto dalla lettera a) comma 6, articolo 6 della legge n. 150 del 1992 e successive modifiche ed integrazioni;
nell'impossibilità di ottenere l'idoneità ministeriale, la struttura in oggetto deve essere sottoposta, così come previsto dalla legge, al perentorio divieto di detenzione di animali pericolosi, di cui elenco in decreto 19 aprile 1996, e come impedita per l'apertura al pubblico;
da un articolo riportato da il quotidiano Il Mattino di Napoli del 27 novembre 2004, si apprende che lo zoo di Napoli,
dallo stesso articolo risulta che la consulente del nuovo zoo abbia dichiarato che sostanzialmente allo stato attuale, ben poco è cambiato relativamente alle condizioni di detenzione degli animali rispetto alla precedente gestione;
la consulente del nuovo zoo di Napoli è anche componente della stessa Autorità scientifica del ministero dell'ambiente (Commissione Cites) incaricata di rilasciare l'idoneità alla detenzione di animali pericolosi per la salute e l'incolumità del pubblico -:
se alla data di apertura dello zoo di Napoli avvenuta lo scorso 27 novembre, la struttura fosse fornita della autorizzazione ministeriale per la detenzione di animali pericolosi per la salute e l'incolumità pubblica;
se, nel caso di mancato rilascio della suddetta autorizzazione, il Ministro interrogato non ritenga di dovere informare subito l'Autorità Prefettizia di Napoli affinché disponga la chiusura dello stesso zoo;
se esista incompatibilità tra l'incarico assunto in Uffici dello stesso Ministero (quale quello della consulente citata nella Autorità Scientifica Cites) e consulenze private fornite da Enti, quale la Società che gestisce lo zoo di Napoli, sottoposte ad attività ispettive da parte dello stesso Ministero dell'ambiente.
(4-12541)
la Commissione Europea ha deciso di adire la Corte di giustizia nei confronti di Belgio, Finlandia, Grecia e Italia per non aver recepito completamente nell'ordinamento interno la direttiva sullo scambio delle quote di emissione entro la data prevista (31 dicembre 2003);
la direttiva in questione è finalizzata a dar vita a un sistema comunitario di scambio delle quote di emissione che dovrebbe consentire all'Unione europea ai suoi Stati membri di conseguire i rispettivi obiettivi di emissione previsti dal protocollo di Kyoto del 1997, garantendo l'abbattimento delle emissioni di gas serra nei settori dell'energia e dell'industria al minor costo economico possibile;
la Commissione ha avviato il procedimento anche nei confronti dell'Italia per non avere attuato in modo completo la direttiva;
la Commissione considera incompleto il piano nazionale predisposto per fissare dei limiti alle emissioni prodotte da impianti ad alta intensità energetica che assegna a questi quote di emissione di CO2;
finché l'Italia non avrà presentato un piano completo che la Commissione dovrà approvare, alle industrie italiane non verranno rilasciate quote nell'ambito del sistema di scambio delle emissioni -:
quali iniziative intenda adottare il Governo italiano per adeguarsi pienamente alla normativa comunitaria in materia, evitando di essere presto condannato per infrazione e di creare pregiudizio alle imprese nazionali.
(4-12542)