...
a Carini nel 1974, era stato creato con il sacrificio di molte lotte e con l'ingente impiego di fondi pubblici, quello che è stato il sito industriale di manifattura e di ricerca per le telecomunicazioni che offriva posti di lavoro ad alta specializzazione a più di 1600 famiglie, polo di eccellenza per la ricerca e speranza per rompere quel muro che impediva al meridione di svilupparsi;
oggi, invece, per la totale assenza di una politica industriale nazionale e del territorio il comprensorio industriale si sta sgretolando ed è ridotto ad un condominio di aziende (500 dipendenti in tutto) precarie e fragili alle dure leggi del mercato;
nel 1999 l'Italtel «cede» 1800 lavoratori alla Tecnosistemi Group che eredita le corpose commesse di Italtel e Telecom relative all'istallazione, attivazione e manutenzione di tutti i prodotti di telecomunicazione reti fisse e mobili;
dal 2000 al 2003 la Tecnosistemi conosce una forte espansione e una forte esposizione di capitali. Nel 2003 conta più di 2400 lavoratori dislocati in Italia e all'estero;
nel marzo 2003 viene dichiarato lo stato di crisi finanziaria con il conseguente blocco di tutte le attività del gruppo che perde appalti in corso d'opera, contatti con i clienti di riferimento;
la situazione finanziaria all'aprile 2003 è caratterizzata dall'azzeramento del capitale sociale, da una grave esposizione debitoria con le Banche;
il 30 settembre 2003 il Tribunale di Milano dichiara la Tecnosistemi insolvente e avvia la procedura di Commissariamento Giudiziale, 1.100 lavoratori sono in cassa integrazione;
nel dicembre 2003 i Commissari straordinari con sentenza del Tribunale di Milano acquisiscono pieni poteri per la gestione del gruppo, e pongono - invece di riallacciare i rapporti con i clienti e gestire le commesse - come unica strada la cessione delle attività dell'intero gruppo;
nei primi mesi del 2004 la Sirti propone un progetto che attraverso la costituzione di un Gruppo «Sirti Progetto Reti» prevede l'acquisizione di 164 lavoratori e di altri probabili 300-400 a raggiungimento del fatturato fissato, non esiste nessun riferimento per i restanti 1000 lavoratori e nessun interessamento per «Energy System» di Carini;
il 31 marzo 2004 si è tenuto un tavolo tra il Presidente della Task Force Nazionale per l'occupazione, il Ministro delle attività Produttive, i Commissari straordinari del Gruppo e le organizzazioni sindacali, dove si è giunti alla definizione del «quadro programmatico» per la gestione della procedura di amministrazione straordinaria, delineando gli interventi necessari per la riconversione degli asset manifatturieri, ad oggi senza prospettive concrete;
il 21 aprile 2004 durante un incontro presso il ministero delle attività produttive tra rappresentanti del Governo, della Tecnosistemi Group e della Sirti, dove i rappresentati del governo nel confermare gli impegni già assunti nel precedente incontro hanno precisato la volontà di riprendere i rapporti di fornitura verso Sirti Progetto Reti da parte di Banca d'Italia, Enav/Enac, Pubblica Amministrazione, Telecom, Tim, Italtel e Simens e di assegnare le attività connesse allo sviluppo delle reti TLC (fisse e mobili) di competenza dei vari ministeri;
ad oggi gli impegni assunti negli incontri di marzo e aprile 2004 non hanno prodotto gli effetti sperati -:
quali iniziative intenda assumere immediatamente al fine di sostenere l'appello delle organizzazioni sindacali di categoria, per rilanciare la discussione su quella che, in mancanza di seri interventi strutturali e finanziari, sarà l'ennesimo episodio di smantellamento del sistema industriale italiano;
se intenda assicurare un tavolo di lavoro che preveda la presenza degli organismi istituzionali nazionali regionali e comunali, i rappresentanti della Sispi, della Gesip, di Italia Lavoro, Sviluppo Italia ed i rappresentanti dei lavoratori Energy Sistem Carini; sollecitandoli ad adottare tutti gli strumenti necessari per realizzare e/o partecipare alla realizzazione degli impegni assunti dalle parti negli incontri di marzo e aprile 2004 e per inserire il polo carinese in un progetto industriale;
se intenda garantire una soluzione adeguata al mantenimento dei livelli occupazionali, delle alte professionalità acquisite;
se intenda verificare la possibilità di coinvolgimento di altre realtà locali, in considerazione dell'alto grado di specializzazione raggiunto dal settore Ricerca e progettazione.
(3-03951)
l'amministratore delegato dell'Enel Paolo Scaroni avrebbe, in data 25 ottobre 2004, presentato ai sindacati il piano industriale, che prevederebbe la riconversione a carbone delle tre centrali di Civitavecchia Torrevaldaliga Nord, di Porto Torre e di Rossano Calabro (attualmente alimentate ad olio combustibile e gas) entro il 2010;
il piano prevederebbe anche, non solo la chiusura di sei centrali elettriche da destinarsi «a riserva», ma anche la riconversione a carbone della centrale di Montalto di Castro; centrale che sarebbe costata circa 20 mila miliardi delle vecchie lire e attualmente in uso per meno della metà del suo potenziale; l'Enel giustificherebbe tale scelta in quanto la produzione di energia risulterebbe oggi con quel tipo di impianto molto costosa;
la riconversione a carbone delle tre centrali verrebbe a costare circa 3,8 miliardi di euro; mentre per la conversione della centrale di Montalto l'Enel starebbe cercando partners privati;
il costo elevato, secondo l'Enel, verrebbe giustificato dai risparmi successivi legati alla economicità della materia prima «carbone» rispetto all'olio combustibile, senza pensare le ricadute sulla salute dei cittadini e sull'ambiente;
la costruzione di future centrali a carbone rappresenterebbe un serio pericolo per la salute dei cittadini e per l'ambiente, a causa della loro tecnologia non solo obsoleta, ma anche inadeguata rispetto agli accordi internazionali in materia di emissione dei gas climalteranti -:
se il Governo non abbia intenzione di rinunciare ad una politica energetica basata sulla conversione di nuove centrali a carbone;
se il Governo non intenda procedere alla definizione di un serio Piano Energetico Nazionale che tenga conto delle fonti di energia alternativa e rinnovabile (con particolare attenzione al Fotovoltaico) e del risparmio energetico (vista la scarsità delle risorse).
(4-11900)
l'azienda «Huntsman Tioxide» di Scarlino (Grosseto) ha annunciato l'intenzione di voler procedere nei prossimi mesi ad un taglio occupazionale che riguarderà 124 lavoratori dei 320 impiegati nello stabilimento;
tale decisione lascia intravedere dubbi sulla futura permanenza in vita dell'azienda, l'unica nel nostro Paese a produrre il biossido di titanio;
presso l'azienda negli anni si sono formate professionalità ed esperienze che oggi rischiano di essere compromesse dai tagli occupazionali e dalla terziarizzazione dei servizi. Essa, infatti, oltre ai 320 addetti altamente specializzati ed impegnati nel suo ciclo produttivo, coinvolge altri 120 lavoratori impiegati nell'indotto;
un eventuale ridimensionamento della «Huntsman Tioxide» comporterebbe preoccupanti ripercussioni sulla «Nuova Solvine», azienda tra i principali produttori di acido solforico dei quale la Tioxide è principale acquirente;
uno dei problemi della produzione riguarda lo scarto prodotto, infatti, alla fine del ciclo produttivo lo stabilimento di Scarlino a fronte di una produzione media annua di 60.000-80.000 tonnellate di biossido di titanio, che costituisce il 70 per cento di fabbisogno del nostro Paese, genera circa 400.000 tonnellate di rifiuto speciale non pericoloso, denominato «gesso rosso»;
per tutelare l'ecosistema è già in atto un processo di riutilizzo dei gessi rossi. Infatti in base ai princìpi vigenti in ambito comunitario e nazionale che disciplinano l'impatto ambientale dei cicli produttivi, la gestione dei rifiuti deve privilegiare, nell'ordine, la prevenzione delle quantità e della pericolosità dei rifiuti, il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero, così che lo smaltimento in discarica costituisca una fase residuale del ciclo di gestione dei rifiuti medesimi. Il decreto legislativo n. 22 del 1997 prevede che le autorità competenti adottino iniziative dirette a favorire, in via prioritaria, la prevenzione nonché la riduzione dello smaltimento finale dei rifiuti attraverso, tra l'altro, il reimpiego, il riciclaggio, le altre forme di recupero e l'impiego dei materiali recuperati. L'utilizzo dei gessi rossi provenienti dalla lavorazione del biossido di titanio, nel rispetto delle esigenze di tutela ambientale, può ridurre lo smaltimento di tali residui in discarica e favorire il ciclo economico produttivo dal quale i medesimi residui sono prodotti, con evidenti benefici ambientali -:
quali misure intendano adottare per sostenere e rilanciare l'attività produttiva della «Huntsman Tioxide» e mantenere i livelli occupazionali presenti;
quali misure intendano adottare per favorire il riutilizzo dei gessi rossi provenienti dalla lavorazione del biossido di titanio, contribuendo così al recupero ambientale ed al reimpiego dei materiali.
(4-11922)