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comprendente esclusivamente gli elementi retributivi fissi, escludendo gli elementi accessori;
numerose aziende operanti nel nostro Paese hanno attuato o stanno attuando piani di ristrutturazione volti alla razionalizzazione delle proprie strutture, anche ricorrendo alla chiusura di unità produttive locali o alla cessione o fusione con altri gruppi;
la Fbm-Hudson Italiana, con sede a Terno D'Isola, in provincia di Bergamo pare intenda attuare un'importante cessione di strutture e di interventi sul personale a seguito dei processi di razionalizzazione che il Gruppo Franco-Belga Hamon sta operando sull'azienda controllata;
questa decisione, se confermata, contribuirebbe ad aggravare la situazione occupazionale non solamente a Terno d'Isola e nei comuni circostanti, dove la Fbm rappresenta una delle principali aziende, ma anche nella intera bergamasca, già provata da decisioni simili che altre aziende, ad esempio quelle del tessile, paiono voler porre in essere;
già con decreto 23 dicembre 1997, del Ministro del lavoro e della previdenza sociale furono accordati alla FMB Hudson italiana i benefici previsti dall'articolo 8, comma 4, e dall'articolo 25, comma 9, della legge 23 luglio 1991, n. 223, concernente norme in materia di cassa integrazione, mobilità, trattamenti di disoccupazione, attuazione di direttive della Comunità europea, avviamento al lavoro ed altre disposizioni in materia di mercato del lavoro -:
quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di individuare una positiva soluzione della problematica inerente la Fbm-Hudson Italiana.
(4-11566)
il 9 novembre 2004, il sindacato Slp-Cisl ha denunciato la delicata situazione in cui versa il sistema della corrispondenza postale nella città di Modena, a causa della disorganizzata assistenza tecnica dei motorini di «Posteitaliane», con cui i postini sono soliti consegnare la corrispondenza stessa, che vengono mandati in officina per le necessarie riparazioni o manutenzione e che non vengono riparati oppure vengono riconsegnati con ritardi fino a trenta giorni;
secondo il sindacato Slp-Cisl, mentre l'azienda si giustifica dicendo che ci sono problemi con la società che detiene il contratto di assistenza, le officine, dal canto loro, replicano lamentando il mancato pagamento delle riparazioni;
stante questa situazione, «Posteitaliane» obbliga i portalettere ad utilizzare i pochi e male funzionanti mezzi superstiti in maniera alterna su più zone di recapito, come a Finale Emilia (dove un portalettere esce con il mezzo, fa una parte delle consegne sulla propria zona poi rientra, sempre in giornata, e passa il motorino al collega di un'altra zona per permettergli una consegna parziale), oppure obbliga il singolo portalettere, rimasto sprovvisto di moto a utilizzare la propria auto (come a Savignano sul Panaro), oppure ancora i portalettere sono costretti a uscire a piedi per consegnare la corrispondenza anche su zone che si estendono per chilometri (come a Sassuolo);
tale incredibile situazione, come ha precisato la stessa organizzazione sindacale di categoria, oltre ai lavoratori, penalizza fortemente gli stessi cittadini, «perché all'interno degli uffici si stanno accumulando notevoli giacenze di corrispondenza dovute alle difficoltà nella consegna» -:
se non ritengano opportuno intervenire presso Poste italiane spa nell'intento di correggere tale disorganizzata assistenza tecnica, al fine di tutelare i diritti, la dignità e la professionalità dei lavoratori coinvolti, e anche e soprattutto nell'interesse generale della cittadinanza del modenese, che risulta fortemente colpita da questa inconcepibile situazione.
(4-11571)
il 9 novembre 2004, a Gorizia, si è svolta una manifestazione di protesta, davanti alla sede dell'Assindustria, dei lavoratori dello scatolificio di Cormons (Gorizia), contro il piano di ristrutturazione aziendale, che prevede il licenziamento di 15 dipendenti su 26;
alla manifestazione hanno partecipato anche alcuni lavoratori provenienti dalla Ondulati di Villesse (Gorizia), fabbrica che appartiene al gruppo dello scatolificio di Cormons -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, al fine di tutelare i diritti, la dignità e la professionalità dei lavoratori coinvolti, convocando un tavolo di confronto per discutere della crisi dell'azienda e scongiurare la suddetta decisione, salvaguardando gli attuali livelli occupazionali e garantendo ai lavoratori stessi un futuro certo e sicuro.
(4-11572)
gli ex dipendenti dell'Ente Portuale di Venezia (circa 120), collocati in prepensionamento nel maggio del 1998 per effetto del decreto-legge n. 457 del 1997, così come convertito il 27 febbraio 1998, stanno usufruendo di un trattamento pensionistico calcolato sulla base delle normative precedenti alla data del loro prepensionamento,
tale modalità di calcolo è secondo l'interrogante palesemente errata; tali lavoratori hanno maturato un credito nei confronti dell'Inpdap, e di conseguenza si ravvisa la necessità di ricalcolare l'ammontare della loro pensione;
tali lavoratori hanno inoltrato fin dalla data del loro pensionamento domanda all'Inpdap di Venezia per l'ottenimento di quanto loro dovuto ai sensi dell'articolo 8, comma 4 della legge n. 30 del 1998, previo il pagamento da parte degli interessati dei relativi oneri contributivi;
dopo sei anni l'Inpdap di Venezia non ha ancora provveduto a ricalcolare le pensioni e a liquidare gli arretrati, nonostante si tratti solo di 120 casi -:
se il Ministro intenda intervenire per sollecitare l'Inpdap di Venezia a risolvere il caso dopo sei anni.
(4-11576)
nei giorni scorsi si sono svolte diverse manifestazioni di protesta, e altre ne seguiranno nei prossimi giorni, dei lavoratori della «Sandoz Industrial Products» di Rovereto, per contestare la decisione assunta dall'azienda di licenziare 120 dei 240 dipendenti dello stabilimento;
lo stabilimento produce intermedi e principi attivi per antibiotici macrolidi (eritromicina), tiamulina (antibiotico per uso veterinario) e clavulanato di potassio (principio attivo utilizzato in combinazione con amoxicillina per potenziarne l'azione) -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, a tutela dei diritti, della dignità e delle professionalità dei lavoratori coinvolti, al fine di convocare un tavolo di trattativa per discutere della crisi dell'azienda e scongiurare la suddetta decisione, salvaguardando gli attuali livelli occupazionali e garantire ai lavoratori stessi un futuro certo e sicuro.
(4-11579)
l'8 novembre scorso Cgil, Cisl e Uil della Basilicata e della Calabria hanno lanciato l'allarme licenziamento per i 331 lavoratori ex Lsu del Parco nazionale del Pollino, stabilizzati con la società «Duemila», il cui progetto sarebbe finanziato dal Parco solo fino alla fine di novembre;
secondo le suddette organizzazioni sindacali, il pericolo di perdere il posto di lavoro sta facendo aumentare la tensione già forte fra i lavoratori, che vivono con profonda e comprensibile angoscia la delicata situazione -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, al fine di tutelare i diritti, la dignità e la professionalità dei lavoratori coinvolti, per scongiurare il pericolo licenziamento, e garantendo ai lavoratori stessi un futuro certo e sicuro, in aree geografiche estremamente delicate dal punto di vista occupazionale e purtroppo già interessate da altre e gravi vertenze.
(4-11580)
il 9 novembre 2004 i lavoratori dell'Istat hanno organizzato un sit-in di protesta davanti al Palazzo dei Congressi di Roma, dove era in corso la «Conferenza nazionale di Statistica», contro il mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro, che attendono da oltre 30 mesi;
i lavoratori dell'Istat e degli enti pubblici di ricerca, che in mancanza di risposte adeguate sono pronti a bloccare la produzione statistica, chiedono agli organi competenti di assumersi le proprie responsabilità, affinché si vada ad una rapida conclusione della vertenza contrattuale -:
come intendano intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, a tutela dei diritti, della dignità e delle professionalità dei lavoratori per risolvere questa situazione, che il prolungarsi dei tempi del rinnovo contrattuale determina, e affinché la vertenza si concluda al più presto in maniera positiva per tutti.
(4-11582)
il 9 novembre 2004, i dipendenti della Fuzzi dello stabilimento di Baragiano (Potenza), azienda tessile con sede centrale in provincia di Rimini, hanno proclamato lo stato di agitazione per protestare contro la decisione dell'azienda di collocare in cassa integrazione, a causa di un calo delle commesse, otto operai per 13 settimane, a partire dal prossimo 22 novembre;
la Filtea-Cgil e Uilta-Uil locale hanno chiesto un incontro urgente alla società prima dell'avvio del periodo di cassa integrazione, riguardo alla quale hanno sollecitato la sospensione di ogni decisione;
i lavoratori della Fuzzi di Baragiano vivono con profonda ansia e giustificata angoscia la delicata situazione, preoccupati per il progressivo ridimensionamento dell'attività produttiva dello stabilimento;
da notizie in possesso dell'interrogante, risulta che la fabbrica suddetta è stata realizzata, circa due anni fa, con i benefici del contratto d'area -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, al fine di tutelare i diritti, la dignità e la professionalità dei lavoratori coinvolti, convocando un tavolo di confronto per discutere della crisi dell'azienda e scongiurare la suddetta decisione, salvaguardando gli attuali livelli di lavoro e garantendo ai lavoratori stessi un futuro certo e sicuro, in un'area già purtroppo attraversata da altre e gravi crisi occupazionali.
(4-11583)