![]() |
![]() |
![]() |
PRESIDENTE. L'onorevole Deiana ha facoltà di
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, si tratta di un tema da me sollevato altre volte e il sottosegretario Bosi conosce benissimo le problematiche che ho messo in evidenza.
tratta di un punto di grandissima portata perché una trasformazione di questo genere non può essere camuffata nel capitolo «migliorie infrastrutturali».
PRESIDENTE. Il sottosegretario per la difesa, senatore Bosi, ha facoltà di
FRANCESCO BOSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il Governo ha già avuto modo di riferire sulle questioni sollevate dagli onorevoli interpellanti, rispondendo a molteplici atti di sindacato ispettivo sulla medesima materia. In tali circostanze, sono state chiarite in modo puntuale ed esaustivo sia le motivazioni della riqualificazione della base militare di Santo Stefano, sia il carattere di urgenza, nonché la reale portata dei lavori.
presso la banchina dell'isola di Santo Stefano, destinata a fornire supporto tecnico- logistico ai sommergibili statunitensi che, a seguito di autorizzazione diplomatica, sostano per il tempo strettamente necessario ad effettuare rifornimenti e manutenzioni.
operano complessivamente tre reti fisse appartenenti alla marina militare italiana, all'azienda sanitaria locale di Sassari ed ai vigili del fuoco. In particolare, le prime due sono specificatamente dedicate al monitoraggio radiologico dell'arcipelago.
dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici, dell'Istituto culturale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare, del presidio multizonale di prevenzione di Cagliari, nonché docenti universitari di Sassari, per definire un programma di monitoraggio straordinario della radioattività ambientale nel parco de La Maddalena.
PRESIDENTE. L'onorevole Deiana ha facoltà di
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, vorrei ringraziare il sottosegretario per la mole di informazioni benevole da lui fornite circa la sicurezza della salute degli abitanti dell'isola.
Ovviamente, in proposito aggiungo soltanto che esistono molte altre interpretazioni sui dati epidemiologici citati dal sottosegretario, con altre analisi e altre argomentazioni.
caduta dell'impero sovietico e che l'Italia ha accettato, battezzandolo «nuovo sistema di difesa», senza alcuna reale discussione all'interno del Parlamento e con conseguenze pesantissime, perché sostanzialmente l'Italia, nel Mediterraneo, per la posizione che ha e per il rischio che corre di accettare tutte le avventure militari degli Stati Uniti d'America, è esposta ad un altissimo rischio di attentati e azioni terroristiche.
PRESIDENTE. Onorevole Deiana, la prego di concludere.
ELETTRA DEIANA. Ho terminato, Presidente. Voglio ricordare che il nuovo presidente della regione Sardegna, Renato Soru, ha espresso sulla questione una posizione completamente diversa: ha ribadito la volontà di chiedere la desecretazione dei patti tra il Governo italiano e quello statunitense e ha dichiarato che se garantire la massima sicurezza è uno degli obiettivi della sua giunta, il disegno di rendere definitiva - perché questo è il punto, signor sottosegretario, si rende definitiva una presenza che il memorandum del 1972 assicurava come temporanea - una presenza militare e di trasformare l'insediamento da unità d'appoggio a base militare è quanto di più possa contraddire, da una parte, le esigenze di sicurezza dell'isola e dall'altra le esigenze di sviluppo di un'alternativa di utilizzazione dell'isola che possa effettivamente rappresentare un vantaggio per la popolazione locale.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Da notizie di stampa, si apprende che i lavori per il cosiddetto ampliamento della base americana sono iniziati il 15 settembre di quest'anno. Come il sottosegretario sa, la tesi sostenuta, non solo da me, ma da numerosissime persone impegnate contro la militarizzazione dell'isola e contro le servitù militari in Sardegna, è che non si tratti di un progetto di ampliamento della base, bensì di un vero e proprio mutamento della struttura. Di conseguenza, si tratterebbe di una modifica sostanziale dell'accordo intercorso tra gli Stati Uniti d'America e il Governo italiano l'11 agosto 1972.
Non si tratta, appunto, di una modificazione di qualificazione dell'ambiente, come sicuramente il sottosegretario mi dirà, ma di una collocazione ex novo di una base sulla spiaggia prospiciente il punto di attracco della nave arsenale. Questo era il punto nodale dell'accordo del 1972.
Vi sono tantissimi problemi connessi a tale decisione del Governo. Il ministro, con una nota ministeriale del 30 settembre 2003, ha deciso, avvalendosi della facoltà prevista dall'articolo 3 della legge n. 898 del 1976, di avallare il progetto statunitense intitolandolo «migliorie infrastrutturali». Non tenendo conto delle rimostranze, delle critiche e delle opposizioni sia di settori della società sarda, sia di istituzioni dell'isola ha proseguito nell'accettazione della richiesta americana.
Insisto su un punto, rispetto al quale vorrei che vi fosse una risposta da parte del Governo. Vorrei che il sottosegretario non mi ripetesse le solite storie sul fatto che sono migliorie per la salute dei militari americani, per l'abbellimento delle coste sarde, e così via. Si tratta di storie che non corrispondono assolutamente alla realtà delle cose e non rispondono al quesito di fondo che ho posto nell'interpellanza.
Vorrei sapere perché si sia addivenuti ad una modifica sostanziale del contenuto dell'accordo del 1972. Tale accordo prevedeva il diritto di attracco. La decisione del Ministero della difesa muta quel contenuto: trasforma il punto di attracco in un insediamento ex novo vero e proprio, in una strutturazione militare americana. Si
In secondo luogo, vorremmo sapere quale sia l'interesse dell'isola e, soprattutto, quello italiano in tale vicenda. Si tratta - ripeto - di un insediamento ex novo di un'area nucleare statunitense sul territorio. Ciò avviene in forme anomale, perché si tratta di un'interpretazione assolutamente arbitraria sia da parte della marina militare americana, che ha avanzato la richiesta, sia da parte del Governo italiano che l'ha accettata.
Di conseguenza, vorrei che il sottosegretario rispondesse seriamente al quesito posto: vorrei sapere in base a quali valutazioni di urgenza avanzate dalla US Navy statunitense e dal Pentagono il Ministero della difesa italiana abbia consentito all'avvio dei lavori per la trasformazione del punto di approdo dell'isolotto di Santo Stefano in un vero e proprio insediamento americano sul territorio italiano. Ciò, nonostante l'esistenza di una chiara opposizione da parte delle popolazioni locali e soprattutto nonostante l'esistenza di un trattato bilaterale, che era di un certo tipo e che ora viene trasformato, senza che ne siano chiare le ragioni (o comunque, anche se sono chiare, queste non sono però materia di discussione e di valutazione pubblica), per vedere se corrispondono effettivamente agli interessi del nostro paese.
Di conseguenza, chiedo perché il Governo continui a non chiarire quale sia l'entità dei lavori di ampliamento del punto di appoggio della US Navy dal punto di vista qualitativo e non dal punto di vista quantitativo; chiedo cioè cosa viene ristrutturato, dal momento che non c'è nulla da ristrutturare, bensì è tutto da costruire ex novo.
Chiedo inoltre in base a quali considerazioni politiche e valutazioni strategiche relative alla difesa nazionale - quindi torna il tema dell'interesse nazionale - il Governo abbia ritenuto legittimo interpretare il memorandum del 1972 nel senso di concedere un'espansione, di questa qualità, alla marina americana nell'arcipelago della Maddalena.
È inoltre opportuno ricordare che la Camera dei deputati ha approvato, nella seduta del 26 febbraio ultimo scorso, la mozione, presentata dall'onorevole Anedda n. 1-00327, che impegna il Governo «(...) a mantenere gli impegni sottoscritti dall'Italia con gli Stati Uniti, nell'ambito della storica alleanza tra i due paesi, anche nel quadro della NATO (...); a portare avanti la realizzazione della riqualificazione del punto di appoggio logistico dell'isola di Santo Stefano secondo il progetto già approvato, tenendo conto che la sua realizzazione è opportuna sia per esigenze di tutela ambientale e paesaggistica, sia per migliorare le condizioni, anche di sicurezza, di chi lavora in tale struttura e considerando anche gli effetti positivi sull'economia locale e sull'occupazione».
L'affermazione riportata in premessa nell'atto di sindacato ispettivo «sull'ampliamento della base» o sul suo mutamento funzionale è priva di fondamento. È altresì opportuno precisare che il comprensorio militare dell'isola di Santo Stefano è una base italiana - e dunque non americana -, di cui una sola parte, sempre sotto comando nazionale italiano, è concessa in uso alla US Navy, in virtù dei tradizionali rapporti di alleanza in ambito NATO. Trattasi, dunque, di un approdo per l'ormeggio di una nave appoggio
Pertanto, l'affermazione riportata nell'atto di sindacato ispettivo di «area nucleare» è priva di qualsiasi fondamento. I lavori di ristrutturazione dell'area di supporto logistico della marina statunitense non prevedono ampliamenti dell'area attualmente in uso e gli interventi previsti riguardano, soprattutto, opere di bonifica ambientale rispetto a manufatti che, realizzati circa trent'anni fa, sono ormai obsoleti e fuori norma.
L'esecuzione dei lavori è stata giudicata urgente per assicurare l'improcrastinabile adeguamento dei manufatti alle norme in vigore in materia di sicurezza del personale militare e civile che lavora nell'area, nonché a garantire la necessaria protezione antiterrorismo.
Per quanto concerne il volume delle infrastrutture, le contenute variazioni da apportare sono ampiamente ricomprese nel recupero di superfici oggi destinate, in una situazione di profondo degrado, a depositi di materiale in parte anche a cielo aperto. Inoltre, le realizzazioni non comporteranno incrementi né dell'attività operativa né del personale destinato alla struttura.
Tali risultanze trovano anche conferma nel progetto reso pubblico ed illustrato dalle autorità militari statunitensi anche alle autorità comunali de La Maddalena.
Dai documenti forniti, infatti, risulta che dai volumi attuali di 57.710 metri cubi si passa ai 48.832 metri cubi, quindi con un ampio decremento. Si tratta di migliorie infrastrutturali, per le quali non è necessaria alcuna revisione dei preesistenti accordi bilaterali riguardanti l'ormeggio di una nave d'appoggio presso la banchina dell'isola di Santo Stefano. Il progetto, proposto dagli statunitensi a fine 2001, è stato certificato in ambito nazionale per verificarne la rispondenza ai requisiti necessari per il rilascio della dichiarazione di opera destinata alla difesa nazionale.
Quindi, attesi i seri problemi di tutela dei lavoratori e stante la necessità di mettere a norma dal punto di vista antinfortunistico strutture ormai obsolete, il ministro della difesa ha autorizzato, avvalendosi delle prerogative attribuitegli in materia dalla legge n. 898 del 1976, l'esecuzione dei lavori, superando, per prevalente interesse, la mancanza dell'unanime parere tecnico del comitato paritetico misto della regione Sardegna.
È da osservare che la mancata realizzazione dei lavori avrebbe comportato l'inosservanza di norme vigenti, esponendo i titolari ad eventuali denunce penali.
Relativamente all'impatto ambientale delle opere da realizzare, valgono per tutte le parole del sindaco de La Maddalena affidate ad un documento, inviato il 14 ottobre 2003 agli organi di stampa: «Sono d'accordo sulla distruzione e sulla ricostruzione delle strutture logistiche della base americana, affinché chi vi opera, compresi i centocinquanta dipendenti italiani, non abbia a patire condizioni igienico-sanitarie da terzo mondo (...). Non si può accettare, del resto, che l'impatto visivo offerto all'imponente diportistica estiva dal lato orientale di Santo Stefano debba essere ancora quello vergognoso dell'accozzaglia di baracche più o meno mimetizzate, di palazzine stile popolare, di strutture cresciute al di fuori di ogni logica razionale e legate fra loro in maniera improvvisata (...)».
Tali valutazioni sono state istituzionalmente condivise anche dalla Sovrintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Sassari che, dopo vari sopralluoghi ed incontri in situ, ha espresso, sotto il profilo paesaggistico ed architettonico, il proprio nulla osta.
Altresì, l'ente parco arcipelago de La Maddalena, interessato in merito, non ha rappresentato alcuna eccezione.
A tali benefici si aggiungono, non ultimi, quelli occupazionali a favore dell'indotto economico locale che trarrà sicuro vantaggio dalla realizzazione di opere per l'ammontare di circa 50 milioni di euro.
Con riferimento al controllo e monitoraggio ambientale, si informa che nell'area
È utile inoltre ricordare che, a seguito dei controlli ambientali effettuati, il Presidio multizonale di prevenzione di Sassari (Aria fisica geologica ambientale dell'azienda unità sanitaria locale n. 1 - Sassari - Agenzia regionale protezione ambientale Sardegna) ha confermato che i risultati del monitoraggio sistematicamente effettuato indicano l'assenza di pericolo sia per la popolazione che per l'ambiente; per quanto riguarda la presenza di torio-234, misurato dalla commissione per la ricerca e l'informazione indipendente sulla radioattività, nell'alga rossa, è stato ipotizzato un fenomeno di bioaccumulo e la stessa commissione in una nota ha sottolineato l'origine naturale del torio - che non è quindi ricollegabile a reazioni nucleari di fissione - nonché la difficoltà dell'interpretazione dei dati raccolti. Inoltre, le analisi effettuate dal personale del Presidio multizonale di prevenzione su campioni di sedimenti prelevati mensilmente non hanno indicato valori di attività del torio-234 superiori a quanto riportato nei testi scientifici; lo spettro accumulato dalle centraline acqua viene monitorato durante la giornata e memorizzato alle ore 24: pertanto, la comparsa di picchi anomali di tutti gli isotopi gamma emettitori, naturali o artificiali, sarebbe prontamente segnalata ed indagata; l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT), in collaborazione con l'Istituto culturale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare e con l'Agenzia regionale per la protezione ambientale, ha recentemente redatto un rapporto tecnico nel quale si esclude che la presenza di torio e di uranio sia da mettere in relazione alla presenza di sommergibili nella base di Santo Stefano; l'Istituto di radioprotezione e di sicurezza nucleare francese, il quale effettua nella zona interessata controlli mensili sui mitili ed acqua di mare, non ha segnalato attività radioattiva anormale.
A riprova della trasparenza di quanto la Difesa stia attuando per fugare ogni timore della popolazione connesso con la presenza della base, è stato siglato, in data 14 gennaio 2004, un documento di accordo con la regione Sardegna, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento coordinamento amministrativo -, con il quale è stato determinato di consentire a tutti gli enti pubblici territoriali interessati di effettuare analisi concernenti la qualità dell'aria, dell'acqua e del fondale marino della rotta di transito delle unità navali statunitensi all'interno del comprensorio militare in questione.
Il Centro interforze studi ed applicazioni militari (CISAM), organismo tecnico-scientifico della Difesa, ha prelevato campioni ambientali per accertare, come peraltro già in atto semestralmente ed ininterrottamente sin dal 1974, l'eventuale presenza di elementi inquinanti nell'aria questione. In particolare, si tratta di campioni di acqua di mare, sedimenti, organismi marini vegetali ed animali (mitili), dal cui esame è emerso che il torio-234 era già presente, con concentrazioni paragonabili alle attuali, anche nei campioni di alghe e sedimenti prelevati ed analizzati nel corso delle precedenti campagne semestrali.
I dati elaborati dal CISAM che, peraltro, già collabora con la ASL 1 di Sassari, vengono forniti in tempo reale alla regione e al comune.
Inoltre, la marina militare continua ad assicurare, a favore della provincia di Sassari, una fattiva collaborazione ed il necessario supporto alle periodiche attività di prelievo di campioni di flora, fauna e sedimenti da sottoporre ad analisi di laboratorio. Ciò nel più generale contesto del monitoraggio ambientale dell'area in questione che è, da anni, costantemente monitorata mediante diverse reti di rilevamento della radioattività.
Peraltro, in data 23 febbraio scorso, presso il presidio multizonale di prevenzione di Sassari, si è tenuta una riunione alla quale hanno partecipato i rappresentanti
Per quanto riguarda invece le affermazioni degli onorevoli interpellanti secondo le quali «(...) nei territori che ospitano gli insediamenti militari dell'intera Sardegna (...) si registra da tempo una elevata incidenza di tumori (...)», ipotizzando quindi un nesso di casualità con lo svolgimento delle attività militari, è opportuno fornire alcune precisazioni sui risultati ottenuti a seguito di un controllo ambientale sistematico.
L'amministrazione della Difesa ha commissionato all'Università degli studi di Siena uno studio per stabilire lo stato dell'ambiente della zona del poligono di Salto di Quirra.
L'ateneo senese ha reso, recentemente, disponibili i risultati degli studi svolti, relativi agli oltre 1.500 campioni e a circa 25 mila determinazioni analitiche, da cui, a conferma di quanto reso noto a suo tempo dal presidio multizonale ASL di Cagliari, si evince che all'interno dell'area del poligono non è individuabile alcuna traccia di uranio che abbia origine diversa da quella naturale, con il riscontro di valori anomali di metalli pesanti di accertata origine naturale.
Lo studio, al contempo, ha consentito di rilevare che in alcune zone al di fuori del poligono, interessate da attività minerarie pregresse, le concentrazioni di alcuni elementi tossici raggiungono valori molto superiori ai limiti accettabili.
Al riguardo, è da evidenziare che da tempi molto remoti l'intera area è stata di interesse minerario e che, al di fuori del perimetro del poligono, è presente un'ex miniera, che è stata gestita dalla società Rumianca dal 1938 al 1965, anno della sua dismissione.
In merito, il responsabile scientifico della ricerca, il professor Riccobono, ha concluso lo studio proponendo un intervento di recupero, consistente nella rimozione e nell'appropriato collocamento dei fanghi di miniera consolidati.
Tali materiali, estremamente inquinati da elementi tossici - soprattutto arsenico - sono al momento oggetto dell'erosione fluviale e dell'azione del vento che li distribuiscono continuamente su più vaste superfici, propagando questa anomalia geochimica artificiale fino al mare.
I risultati dello studio sono stati resi noti alle autorità istituzionali e al presidente della regione Sardegna; sono inoltre consultabili sul sito internet del Ministero della difesa.
A tal riguardo, è meritevole di riflessione la deliberazione resa dalla giunta municipale di Perdasdefogu nello scorso mese di luglio che recita «...preso atto che da tempo è in corso una campagna mediatica che tende a legare i decessi e/o le malformazioni fisiche alle attività svolte nel poligono citato.... esprime viva preoccupazione per gli effetti dell'azione di chi, a qualsiasi titolo o qualsiasi mezzo, diffonde notizie prive di alcun fondamento e che potrebbero creare gravi danni alla nostra comunità».
In conclusione, l'azione della Difesa, indirizzata ad armonizzare i molteplici aspetti che attengono alla sicurezza e all'impatto ambientale, unitamente all'azione di controllo esercitata dagli enti tecnici locali forniscono ampia assicurazione in ordine alla tutela della salute pubblica ed alla salvaguardia dell'area dell'arcipelago della Maddalena.
In realtà, non ha risposto affatto alle mie domande, focalizzate su punti completamente diversi rispetto alle informazioni e agli esami fatti per rassicurare sulle condizioni di salute esistenti sull'isola.
Ma non è certo questo il tema centrale della mia interpellanza. Innanzitutto, vorrei chiarire che la mozione presentata dall'onorevole Anedda è del tutto legittima, in quanto si tratta di una mozione a sostegno della decisione del Governo. Il problema da me sollevato riguarda, però, il fatto che il Governo non ha mai compiuto alcun passo o atto per fornire informazioni e consentire un serio dibattito sulla materia in questione. Sono quindi due problemi assolutamente diversi: da una parte, è indubbia la legittimità da parte di alcuni colleghi di appoggiare la decisione del Governo presa a fronte di una mozione proveniente dall'opposizione; dall'altra, la responsabilità dell'esecutivo di prendere decisioni di tal genere, senza consultare il Parlamento.
La base è italiana o statunitense? Il territorio è italiano e finora non vi è una base statunitense (concordo al riguardo con il sottosegretario). La base è italiana e su di essa è consentito l'approdo della nave arsenale e di alcuni sommergibili a propulsione nucleare.
Per quanto riguarda la sicurezza, ricordo che un anno fa si è verificato un incidente a un sommergibile statunitense, tenuto nascosto alla popolazione dell'isola e di cui le autorità italiane non hanno tempestivamente informato le autorità dell'isola stessa. Tale incidente ha comportato, a causa della sua gravità, la rimozione di tutti gli ufficiali responsabili del sommergibile. Non è successo nulla? Il fatto che la marina militare statunitense abbia sostanzialmente «tagliato la testa» all'intera direzione militare del sommergibile, dimostra che l'incidente è stato estremamente rilevante.
Ho chiesto, e continuerò a chiedere, perché, a 32 anni distanza e in un contesto completamente diverso da quello che fece ritenere opportuna al Governo italiano di allora la conclusione del trattato con gli Stati Uniti per la concessione del punto di approdo, si trasformi tale punto di approdo in una vera e propria base statunitense. Tutte le costruzioni alle quali, signor sottosegretario, ha fatto riferimento, costituiscono una proliferazione di manufatti assolutamente illegali e peraltro inaccettabili dal punto di vista paesaggistico. La casualità e la sedimentazione caotica di tali costruzioni è la conseguenza del fatto che il Governo italiano di allora concesse esclusivamente un punto di attracco: gli statunitensi sarebbero dovuti rimanere sulla nave arsenale. Successivamente, vi è stata tale espansione casuale.
Approfittando del fatto che si può mascherare tale situazione dietro la necessità di sanare il degrado - tale esigenza effettivamente sussiste - si racconta la favola che si intende sanare il degrado. In questo modo, si nasconde il problema di fondo politico-giuridico, storico e strategico, costituito dal fatto che una concessione che doveva essere temporanea si è trasformata in un insediamento stabile. È questo l'interrogativo al quale non rispondete, e continuate a non rispondere: ma da parte mia, continuerò a interrogarvi.
È scandaloso che fingiate di ignorare che il trattato del 1972 concedeva l'attracco. È questa la ragione per la quale ora giustificate la concessione rilasciata alla marina degli Stati Uniti, vale a dire il fatto che in quel luogo si trovi una serie di costruzioni incongrue con il paesaggio. Si tratta della conseguenza del mancato rilascio di alcuna ulteriore concessione da parte dell'Italia, salvo quella relativa alla possibilità di attraccare davanti alla spiaggia di una base italiana.
Perché dopo 32 anni si decide di trasformare il punto di attracco in una vera e propria base? Qual è il contesto che lo giustifica? Lei ha parlato genericamente di sicurezza. Io contesto che la sicurezza delle coste italiane possa essere affidata ad un inasprimento, un appesantimento delle servitù militari. La ragione è un'altra: l'Italia è una zona di massima importanza e di massimo interesse strategico per il nuovo sistema di controllo militare del territorio planetario che gli Stati Uniti d'America hanno messo in atto dopo la
Noi siamo di fronte alla trasformazione di una base che rischia di far diventare l'isola uno dei punti sensibili. Ve ne sono moltissimi altri in Italia, ma la Sardegna rischia di essere uno dei punti sensibili non della difesa nazionale, ma dei rischi che l'Italia, così aggravata da servitù militari, può subire nei nuovi scenari di guerra globale in cui, purtroppo siamo costretti a vivere in questa fase.
Lei ha citato il parere positivo espresso da una signora - credo fosse una «sindaca» de La Maddalena, se ricordo bene - che rappresentava una delle poche voci consenzienti rispetto alla decisione del ministero.