Allegato B
Seduta n. 497 del 23/7/2004


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ANNUNZIATA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che alcuni Istituti di Credito starebbero sollecitando, tramite i propri procuratori, la pubblicazione degli avvisi d'asta relativi alle vendite giudiziarie su siti internet di cui direttamente o indirettamente sono comproprietari;
suscita perplessità il fatto che una parte del procedimento di vendita giudiziaria sia portatrice di interessi correlati ad attività funzionali alla vendita stessa (es. pubblicità alle vendite), specie quando detta parte sia nella condizione di disporre o condizionare la scelta di un servizio che costituisce un onere aggiuntivo per la parte debitrice -:
se non valuti opportuno intervenire, anche con idonee iniziative normative, al fine di assicurare maggiore trasparenza ed imparzialità nel campo della pubblicità telematica delle aste giudiziarie, e in particolare, di prevenire il rischio di oligopoli che escludano inevitabilmente i creditori non organizzati, rendendo per loro più gravoso lo sviluppo del processo di esecuzione che invece dovrebbe essere garantito a tutti con eguali modalità ed alle stesse condizioni.
(4-08991)

Risposta. - L'articolo 490 del codice di procedura civile, relativo alla pubblicità degli avvisi nelle espropriazioni immobiliari, prevede quanto segue: «Il giudice dispone inoltre che l'avviso sia inserito una o più volte sui quotidiani di informazione locali aventi maggiore diffusione nella zona interessata o, quando opportuno, sui quotidiani di informazione nazionali e, quando occorre, che sia divulgato con le forme della pubblicità commerciale. La divulgazione degli avvisi con altri mezzi diversi dai quotidiani di informazione deve intendersi complementare e non alternativa».
Dalla norma indicata si desume, non solo la discrezionalità del giudice di adottare forme di pubblicità commerciale ma, anche, il carattere aggiuntivo di quest'ultime, rispetto alla pubblicazione sui quotidiani d'informazione, avente carattere obbligatorio.
Si segnala, infine, che lo schema di disegno di legge recante «delega al Governo per la riforma del codice di procedura civile», di iniziativa di questo Ministero (AC 4578), prevede all'articolo 40, quale criterio e principio direttivo in materia di espropriazione immobiliare, «l'introduzione di adeguate forme di pubblicità dell'avviso di vendita o di assegnazione, anche mediante mezzi informatici».
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

ASCIERTO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 326 del 2003, all'articolo 26, comma 11-quater ha previsto la alienazione di una parte ben precisa di alloggi militari non ubicati all'interno delle infrastrutture militari, escludendo da tale alienazione


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quelli di cui alle lettere a), b) e c) dello stesso sopra citato comma 11-quater;
considerato che le alienazioni di cui sopra interessano anche gli alloggi ubicati all'interno delle infrastrutture militari purché «non operativamente posti al loro diretto e funzionale servizio, secondo quanto previsto con decreto del Ministero della difesa»;
visto che gli ordini del giorno 9/4447/1 Gamba e 9/4447/133 Coronella, Gamba, entrambi accolti, impegnano il Governo nella elaborazione, per la successiva emanazione, del previsto decreto ministeriale ad attenersi scrupolosamente ai criteri già individuati e stabiliti dalla legge n. 326 del 2003;
considerato che a circa quattro mesi dalla approvazione della succitata legge, a tutt'oggi non risulta essere stato emanato alcun decreto ministeriale con cui stabilire i criteri per la individuazione degli immobili ubicati all'interno delle suddette strutture militari;
visto infine che il ritardo circa la trasmissione dell'elenco degli alloggi alienabili all'Agenzia del demanio sta comportando il continuo esborso di canoni da parte degli utenti aventi i requisiti per l'acquisto delle unità abitative occupate e che al momento non potranno essere scomputati dal prezzo di vendita;
il su esposto comportamento da parte degli organi preposti istituzionalmente a tale fase esecutiva non possa far intravedere un atto di grave negligenza amministrativa -:
quali iniziative il Ministro della difesa intenda intraprendere al fine di evitare il protrarsi di un altrettanto grave danno economico nei confronti di quel personale in possesso dei requisiti richiesti per l'acquisto dell'alloggio occupato ed alienabile ai sensi della legge citata in premessa.
(4-09430)

Risposta. - Il Dicastero della difesa sta procedendo alle attività di concertazione con il Ministero dell'economia e delle finanze per la definizione degli atti formali di transito di quelle unità alloggiative definite dall'articolo 26, comma 11-quater, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito in legge n. 326/2003.
Riguardo al presunto ritardo per l'emanazione del decreto ministeriale, è opportuno sottolineare che dal momento dell'entrata in vigore della legge n. 326/2003 si è resa necessaria una complessa e delicata fase istruttoria che ha richiesto e richiede incomprimibili tempi tecnici per consentire: un approfondito esame della norma, per determinare puntuali e corretti adempimenti di ordine tecnico; l'individuazione, in aderenza alle disposizioni di legge, degli immobili alienabili nell'ambito dell'intero patrimonio abitativo della Difesa; l'attività di concertazione con il Ministero dell'economia e delle finanze per la definizione degli atti formali di transito delle unità alloggiative.
In conclusione, è interesse della Difesa completare nel più breve tempo possibile l'attività di concertazione propedeutica per l'emanazione del decreto ministeriale.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

BONITO, CARBONI e LUCIDI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere, per quale motivo nel corso della cerimonia per la festa della polizia penitenziaria non sia stato suonato l'inno nazionale.
(4-10288)

Risposta. - Alla festa della Polizia penitenziaria del 16 giugno 2004, l'Inno nazionale è stato eseguito dalla banda musicale del Corpo e cantato dal reparto d'onore ad inizio della cerimonia, nel momento di ingresso della bandiera nei ranghi dello schieramento.
Le disposizioni di presidio prevedono l'esecuzione dell'Inno nazionale alla bandiera e per la resa degli onori al Capo dello Stato.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

BULGARELLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro per l'innovazione e le tecnologie. - Per sapere - premesso che:


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il tribunale di Rimini presenta da anni un grave deficit di personale: l'organico dei magistrati, pur essendo recentemente aumentato di due unità, di cui una invero solo «teorica», è attualmente composto da 19 magistrati, ma per l'effettiva perequazione agli altri tribunali italiani, mancano ancora tre magistrati, anche se sembra che la situazione sia destinata a migliorare;
ma è per quanto riguarda la cancelleria che la situazione solleva forti preoccupazioni: 12 sono i posti vacanti su 77. Il personale nel 2002 ha accumulato oltre 1.000 ore di lavoro straordinario ed è allo stremo;
la sperimentazione di innovazioni informatiche, come il cosiddetto «sportello unico», sta creando notevoli problemi in termini di inefficienza, comportanti disagi per tutti gli operatori;
sulla questione l'interrogante ha già presentato un'altra interrogazione -:
se non si ritenga di dover procedere ad un incremento delle risorse in organico al tribunale di Rimini, con particolare riguardo alla cancelleria.
(4-05646)

BULGARELLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro per l'innovazione e le tecnologie. - Per sapere - premesso che:
il tribunale di Rimini è stato inserito in un progetto «pilota» per la sperimentazione di innovazioni informatiche nel settore dei servizi di cancelleria;
tali innovazioni, e in particolare la creazione del cosiddetto «sportello unico», stanno creando notevoli problemi sia in termini di inefficienza, comportanti disagi per tutti gli operatori, avvocati, consulenti tecnici d'ufficio e di parte, segretari, sia, il che è più grave, limitazioni di garanzie processuali, ad esempio riduzione di fatto dei termini per le repliche, dei termini utili per le notifiche eccetera;
a tali disagi doveva corrispondere un accrescimento di risorse, sia umane che finanziarie, mentre la pianta organica del tribunale, già deficitaria, è stata invece ridotta; l'ordine degli avvocati di Rimini stima che siano assolutamente necessari almeno tre impiegati di cancelleria -:
se, almeno in fase sperimentale, non sia indispensabile mantenere inalterato il personale, al fine di garantire l'efficienza e l'efficacia dei servizi, garantendo così il rispetto della legge; quali provvedimenti si intenda adottare per garantire quanto sopra, e in particolare per far sì che l'esame dei fascicoli sia reso possibile nel giorno successivo alla richiesta; che il rilascio delle copie autentiche avvenga nei termini consueti.
(4-05647)

Risposta. - Con riferimento alle interrogazioni in argomento, relative all'asserito sottodimensionamento delle piante organiche dei magistrati e del personale amministrativo del tribunale di Rimini e alla parziale scopertura delle stesse, si rappresenta che l'ufficio in questione ha beneficiato, negli ultimi anni, di ampliamenti della dotazione organica per complessivi 10 posti.
Le seguenti tabelle riportano le modifiche di cui sopra.

Personale di magistratura:
decreto ministeriale: 1 giugno 1999:
Funzione giudice più otto
modifica della pianta organica (da otto a sedici);
decreto ministeriale 23 gennaio 2003:
funzione: giudice più uno
modifica della pianta organica (da 16 a 17)
totale giudice più 9.

Personale delle cancellerie e segreteria giudiziarie:
decreto ministeriale del 30 dicembre 2000:
Profilo professionale C2 Cancelliere;


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Modifica della pianta organica più 4 (da 6 a 10)
Profilo professionale B3 Cancelliere;
Modifica della pianta organica più 7 (da 7 a 14)
Profilo professionale B2 Operatore giudiziario;
Modifica della pianta organica meno 8 (da 24 a 16)
Profilo professionale B1 Operatore giudiziario;
Modifica della pianta organica meno 5 (da 8 a 3)
decreto ministeriale del 6 aprile 2001:
Profilo professionale B3 Operatore giudiziario;
Modifica della pianta organica più 1 (da 0 a 1)
Profilo professionale B1 Ausiliario (autista);
Modifica della pianta organica meno 2 (da 4 a 2)
Profilo professionale B1 Ausiliario;
Modifica della pianta organica più 2 (da 1 a 3)
Profilo professionale A1 Ausiliario;
Modifica della pianta organica meno 1 (da 5 a 4)
Totale meno 2

Personale dell'ufficio notifiche, esecuzioni e protesti:
decreto ministeriale del 30 dicembre 2000:
Profilo professionale C2 Ufficiale giudiziario;
Modifica della pianta organica più 3 (da 0 a 3)
decreto ministeriale del 6 aprile 2001:
Profilo professionale C1 Ufficiale giudiziario;
Modifica della pianta organica più 2 (da 5 a 7)
Profilo professionale B3 Ufficiale giudiziario;
Modifica della pianta organica meno 2 (da 7 a 5)
Totale più 3

La dotazione organica dei magistrati del tribunale di Rimini è composta da 1 presidente, 1 presidente di sezione e da 17 giudici.
Allo stato non risultano vacanze.
È inoltre opportuno ricordare che la legge 13 febbraio 2001, n. 48 ha disposto l'aumento del ruolo organico del personale di magistratura per complessive 1.000 unità.
Il contingente verrà ripartito in fasi successive, attuate prima dello svolgimento della prova scritta di ciascuno dei tre concorsi banditi ai sensi dell'articolo 18 della stessa legge.
Il primo intervento di ripartizione, effettuato con decreto ministeriale 23 gennaio 2003, ha previsto l'assegnazione di 234 posti.
Nell'individuazione degli uffici presso cui ripartire il primo contingente dei posti recati in aumento, si è ritenuto di dover privilegiare le Corti di appello e la Corte suprema di cassazione, in funzione delle esigenze operative delle relative sezioni lavoro. Ciò in considerazione della rilevanza riconosciuta a tale settore dalla stessa legge n. 48/2001.
Si è ritenuto pertanto, per ciò che concerne gli uffici giudiziari di primo grado, di dover procrastinare ai successivi interventi la ripartizione delle ulteriori unità portate in aumento dalla legge citata.
Tuttavia, per quanto riguarda i soli tribunali di Rimini, Nola, Sciacca, Treviso e Vicenza, in considerazione dello sfavorevole rapporto rilevato tra iscrizioni complessive, bacino di utenza e dotazione organica, si è ritenuto di dover ampliare di una unità ciascuna le corrispondenti piante organiche.


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Per gli uffici giudiziari di primo grado, come sopra accennato, la ripartizione delle ulteriori unità recate in aumento dalla legge suindicata è condizionata dall'espletamento delle prove scritte degli ulteriori concorsi di cui all'articolo 18 citato. A tal riguardo, si rappresenta che con decreto ministeriale 28 febbraio 2004, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 17 del 2 marzo 2004 - 4a serie speciale, e con decreto ministeriale 23 marzo 2004 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 26 marzo 2004 4a serie speciale, sono stati indetti due concorsi pubblici, per esami, rispettivamente a 380 posti e 350 posti di uditore giudiziario. Le date di svolgimento della prova preliminare saranno stabilite con successivi decreti ministeriali che saranno pubblicati nella Gazzetta Ufficiale - 4a serie speciale, concorsi ed esami - il giorno 2 luglio 2004 e 24 giugno 2005.
Attualmente, la dotazione organica del personale amministrativo del tribunale di Rimini prevede complessivamente 77 unità, di cui sono presenti 70,5 (la frazione indica una unità in part time), con una percentuale di scopertura dell'Ufficio dell'8,44 per cento, a fronte di una scopertura nel distretto di Bologna dell'8,55 per cento e di quella nazionale dell'11,65 per cento.
Si comunica, inoltre, che presso il tribunale di Rimini è in corso l'assunzione di un ulteriore centralinista telefonico non vedente, posizione economica B1.
La dotazione organica del personale in servizio presso l'ufficio N.E.P. del tribunale di Rimini prevede complessivamente 20 unità, di cui sono presenti 16 con una percentuale di scopertura del 20 per cento a fronte di una scopertura nel distretto di Bologna del 27,64 per cento e di quella nazionale del 23,05 per cento.
In merito alla copertura dei posti vacanti di ufficiale giudiziario C1 si comunica che sono iniziate le prove orali del concorso pubblico a 443 posti indetto con P.D.G. 8 novembre 2002, ed è stato pubblicato, in data 20 gennaio 2004, l'interpello disposto ai sensi dell'articolo 19 dell'accordo sulla mobilità interna del personale sottoscritto il 28 luglio 1998 (nel quale sono stati inseriti i 3 posti vacanti di ufficiale giudiziario C1 presso l'UNEP di Rimini) e che la relativa procedura è tuttora in corso.
Per quanto riguarda la situazione dell'informatizzazione del tribunale di Rimini, detto ufficio, come gli altri uffici del territorio, è stato collegato alla rete unitaria della pubblica amministrazione.
A seguito del soprarichiamato collegamento, il tribunale di Rimini fruisce attualmente dei servizi di interoperabilità che consentono il trasferimento di documenti e dati informatici su una rete interna riservata per far pervenire e ricevere in tempo reale comunicazioni tra uffici, personale e soggetti, anche esterni alla amministrazione. In particolare, a tutti i magistrati sono stati attivati i servizi di posta elettronica e di accesso ai siti web. Anche alcuni dipendenti, scelti dal capo dell'ufficio, sono stati dotati di un indirizzo di posta elettronica, di accesso alla Intranet ed a Internet, mentre altri, sempre scelti dal capo dell'ufficio, possono utilizzare la casella di posta elettronica dell'ufficio e tutti possono accedere alla casella di posta attivata per il proprio settore di competenza.
Il palazzo di giustizia di Rimini, attuale sede del Tribunale, è stato dotato di un impianto di trasmissione dati e rete LAN.
In particolare, nell'edificio (dotato di
Router per il collegamento con la RUPA e di Firewall) sono state installate due infrastrutture di trasmissione dati (costituite da 4 nodi di distribuzione di piano) e collegate tra loro a mezzo del nodo di distribuzione di edificio (centro stella dell'impianto) per un totale di oltre n. 170 punti rete.
Sono, poi, in corso di completamento i lavori di installazione dell'impianto di cablaggio della nuova sede del palazzo di giustizia di Rimini.
Il tribunale di Rimini, grazie alle ultime integrazioni di forniture, dispone di 110 postazioni di lavoro fisse, con un rapporto dipendenti/postazioni fisse pari all'unità. Inoltre, alcune postazioni di lavoro sono state collocate presso le camere di consiglio delle aule di udienza.
Sono stati inoltre assegnati personal computer portatili sia a tutti i magistrati che ne hanno fatto richiesta, sia al dirigente amministrativo.


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Nel tribunale sono stati installati e risultano regolarmente funzionanti ed utilizzati numerosi programmi che hanno consentito la totale informatizzazione di molti settori, sia penali - ove il sistema Re.Ge. 2.2 funziona regolarmente in n. 84 postazioni di lavoro - sia amministrativi - ove sono utilizzati i programmi «Wtime» della OIS per la gestione del personale, «Argo» per la gestione dell'inventario, «Mod. 12» della SW Project per la gestione dei mandati di pagamento e relativa reportistica - sia civili.
In particolare, per il settore civile l'applicativo standard nazionale, denominato SICC, è stato installato e funziona a regime su 22 postazioni di lavoro.
Analogamente, il
software Polis, finalizzato alla redazione dei provvedimenti giurisdizionali civili, è stato installato su n. 10 postazioni di lavoro anche il software denominato SIEC, relativo alla gestione delle esecuzioni mobiliari.
Infine, sono stati installati sia il software che gestisce il processo del lavoro (MAC III in n. 7 postazioni di lavoro), sia quello che gestisce la volontaria giurisdizione (MAC III VG in n. 5 postazioni).
Lo «sportello unico» costituisce una modalità di erogazione del servizio di informazioni al pubblico ed è finalizzato a disciplinare l'afflusso di utenti all'interno degli uffici della cancelleria civile del tribunale di Rimini.
Lo «sportello unico», a disposizione sia degli avvocati, sia del pubblico, è stato attivato al piano terzo, stanza n. 13 e funziona dal lunedì al sabato, dalle ore 7,30 alle ore 13,30.
Il servizio - destinato al solo settore civile ed al quale risultano addette quattro unità di personale su quindici della cancelleria - consiste nello svolgimento dei compiti di ritiro degli atti (comprese le iscrizioni a ruolo e le richieste di rilascio copie e certificati), di ricezione di richiesta di visione fascicoli, di erogazione di specifiche informazioni sui procedimenti e di generiche notizie al pubblico (ad esempio aule udienze).
Per offrire tali servizi tutti gli addetti utilizzano i terminali collegati alla rete locale e dotati del programma MS Office, di antivirus e del SICC per accedere agli archivi dell'area civile.
Per poter consentire l'interrogazione del sistema informativo dell'ufficio oltre l'orario di apertura dello «sportello unico», sono a disposizione degli avvocati n. 4 personal computers che consentono loro, qualora registrati e muniti di password, di accedere - esclusivamente in lettura e solo relativamente alle cause in cui sono patrocinatori - ad una copia degli archivi del sistema SICC, realizzata automaticamente.
In particolare, gli avvocati costituiti possono acquisire direttamente notizie rilevanti visualizzando informazioni dettagliate del procedimento (storiche, termini, parti dei fascicoli ricercati), con conseguente riduzione dei tempi di attesa dello sportello unico.
Si segnala, infine, che gli utenti del tribunale vengono costantemente seguiti, sia dalla impresa appaltatrice del servizio di assistenza sistemistica ed applicativa, sia da un esperto informatico dipendente dell'amministrazione, assegnato alla sede giudiziaria di Rimini con compiti di amministratore di sistema.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

BULGARELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
secondo fonti giornalistiche (Ansa del 3 ottobre) il Ministro della difesa, Antonio Martino, il quale solo la scorsa estate, in visita alla Maddalena aveva smentito ogni ipotesi di incremento del contingente americano che dal 1972 è lì stanziato, avrebbe autorizzato il progetto di ampliamento della base delle Us navy, sita nell'arcipelago in vista dell'arrivo di altri 3.800 militari USA che, tra l'altro, comporterebbe la realizzazione di banchinamenti ed edifici per un totale di 52 mila metri cubi di nuove costruzioni nell'isola di Santo Stefano dove già sorge una base appoggio per sommergibili a propulsione e armamento nucleare e il posizionamento di otto nuovi sottomarini;


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si tratterebbe quindi del progetto d'ampliamento già bocciato dal Comitato misto paritetico sulle servitù regionali;
il sindaco de la Maddalena Rosanna Giudice ha espresso un forte disappunto per le notizie di stampa che riguardano il via libera del ministero della difesa al progetto ed ha dichiarato di essere in procinto di inviare una lettera con richiesta di chiarimenti al Ministro Martino;
questa decisione, se confermata, inaccettabile sia per il suo grandissimo impatto ambientale che per le modalità che del processo decisionale stesso, apparirebbe oltremodo inopinata, preannunciando un'escalation nei conflitti mediorientali -:
se le informazioni diffuse dalla stampa risultino in toto o in parte veritiere;
se esistano progetti di ampliamento della base in questione;
se non ritenga che simili decisioni dovrebbero avvenire nel rispetto delle autorità locali e con la massima trasparenza.
(4-07640)

Risposta. - Il Governo e la Difesa hanno già avuto modo di riferire sulle questioni sollevate dall'interrogante, rispondendo ad analoghi atti di sindacato ispettivo.
Le notizie diffuse dalla stampa nazionale circa il potenziamento dell'attuale base d'appoggio di Santo Stefano, allo scopo di ospitare otto sommergibili nucleari e la conseguente necessità di costruire una vera e propria nuova base navale è destituita di ogni fondamento.
Occorre, inoltre, precisare che il comprensorio militare dell'isola di Santo Stefano è una base italiana di cui una parte, sempre sotto comando nazionale italiano, è concessa in uso alla US Navy.
La ristrutturazione della base non prevede alcun potenziamento della stessa sia in termini di incremento di personale che di attività operativa, tanto meno alcun ampliamento dell'area attualmente in uso.
Il progetto di ammodernamento mira ad adeguare le strutture esistenti agli attuali standard di vita e di sicurezza antiterrorismo del personale e ad ottimizzare le attività lavorative e non comporta alcun incremento delle banchine.
Tale progetto, proposto dagli statunitensi a fine 2001, è stato certificato in ambito nazionale per verificarne la rispondenza ai requisiti necessari per il rilascio della dichiarazione di «opera destinata alla difesa nazionale».
È appena il caso di ricordare che nell'
iter di approvazione del progetto, la Soprintendenza per i beni architettonici, il paesaggio e il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico per le province di Sassari e Nuoro, dopo aver accertato che erano state apportate le varianti ad alcune modifiche progettuali precedentemente richieste, ha espresso parere tecnico favorevole.
Anche l'Ente parco «arcipelago della Maddalena», interessato in merito, non ha rappresentato alcuna eccezione.
Quindi, tenuto conto della presenza di problemi seri di tutela dei lavoratori e della necessità di mettere a norma dal punto di vista antinfortunistico strutture ormai obsolete, ho autorizzato - avvalendomi delle prerogative attribuitemi in materia dalla legge n. 898/1976 - l'esecuzione dei lavori superando, per prevalente interesse, la mancanza dell'unanime parere tecnico del Comitato paritetico misto della regione Sardegna.
La mancata realizzazione dei lavori avrebbe comportato l'inosservanza di norme vigenti, esponendo i titolari ad eventuali denunce penali.
Peraltro, la regione Sardegna, nell'ambito di una riunione tenutasi il 14 gennaio 2004 presso il dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha ritirato l'istanza con la quale aveva precedentemente chiesto al Governo il riesame dell'intera questione.
In quella stessa riunione è stato, inoltre, firmato un Protocollo con il quale la Difesa si è impegnata a fare propri tutti i suggerimenti e le migliorie progettuali che i


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competenti Uffici della regione autonoma Sardegna vorranno proporre, per il rispetto dell'ambiente e del paesaggio, tenuto conto della natura e delle finalità dell'opera.
È il caso di ricordare, in ultimo, che la Camera ha approvato nella seduta del 26 febbraio 2004 la mozione presentata dall'onorevole Leone che, tra l'altro, impegna il Governo «a portare avanti la realizzazione della riqualificazione del punto di appoggio logistico dell'isola di Santo Stefano secondo il progetto già approvato, tenendo conto che la sua realizzazione è opportuna sia per esigenze di tutela ambientale e paesaggistica, sia per migliorare le condizioni, anche di sicurezza, di chi lavora in tale struttura e considerando anche gli effetti positivi sull'economia locale e sull'occupazione».
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

BULGARELLI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un lancio d'agenzia del 10 marzo 2004 (ANSA) a un militare calabrese di soli 27 anni, che per circa due mesi ha partecipato nel 1999 a delle esercitazioni svoltesi nei poligoni della Sardegna di Capo Teulada e Perdasdefogu, sono stati diagnosticati ben due tumori, uno ad un polmone, l'altro ad un testicolo; nonostante l'intervento chirurgico e il ciclo di chemioterapia a cui è stato sottoposto, l'ex militare ha ancora una piccola metastasi al polmone sinistro;
secondo quanto riportato dal lancio d'agenzia in oggetto, al militare sarebbe stato negato il riconoscimento della causa di servizio, nonostante le esercitazioni che il militare ha svolto, che egli ricorda intense e prolungate, dovevano preparare le nostre truppe per la missione nei Balcani;
nel lancio d'agenzia vengono riportate dichiarazioni attribuite al giovane di particolare gravità; tra le altre, si legge: «mentre recuperavamo i resti dei proiettili sparati ho avuto modo di vedere che nel poligono c'erano anche bombe di aereo ed altri colpi sparati nel corso di esercitazioni. Nessuno dei miei superiori ci ha mai parlato di eventuali rischi o di possibili esposizioni a radiazioni»;
e inoltre: «Quando ho terminato la ferma volontaria, che è durata tre anni, l'esercito non mi ha pagato nemmeno il premio di congedo che comunque mi spettava. Durante la mia malattia nessuno dei miei superiori oppure altre autorità militari si sono interessati delle mie condizioni di salute»;
il medico legale cui lo sventurato militare chiese consulenza, nella sua relazione, scrive esplicitamente che il tumore si è sviluppato nel giro di due mesi, e raggiungendo il terzo stadio, a causa dell'esposizione a radiazioni -:
se non ritenga, una volta appurata la veridicità delle affermazioni riportate dal lancio d'agenzia, intervenire urgentemente per verificare se effettivamente il militare in oggetto e altri suoi commilitoni abbiano effettivamente maneggiato munizionamenti all'uranio impoverito senza alcuna protezione;
se risponda al vero che al militare non sia stato concesso neppure il premio di congedo, nonostante la gravità delle sue condizioni di salute;
se non ritenga che al militare, dietro presentazione della documentazione medica e sanitaria, vada riconosciuta l'indennità per causa di servizio.
(4-09336)

Risposta. - Come comunicato in risposta a precedenti atti di sindacato ispettivo, nei poligoni italiani non è previsto, né autorizzato, l'impiego di munizionamento «speciale», nel cui ambito è compreso quello all'uranio impoverito.
La Difesa pone grande attenzione su tale tematica e si è impegnata nella ricerca di verità scientifiche in tutte le direzioni e con massima determinazione.


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Sino ad ora le indagini effettuate e gli studi condotti, sia in ambito nazionale che internazionale, non hanno dimostrato scientificamente l'esistenza di un nesso di causalità tra l'utilizzo di munizionamento contenente uranio impoverito - peraltro mai usato dalle Forze armate italiane - e le patologie riscontrate nei militari.
Il Comitato di verifica non ha mai riconosciuto, ad oggi, l'eventuale esposizione ad uranio impoverito in rapporto di valida efficienza eziopatogenetica con l'insorgenza e l'evoluzione di un evento morboso.
Infine, per quanto concerne la specifica situazione oggetto dell'atto, la omessa specificazione del nominativo del militare interessato non consente di fornire risposta circa l'eventuale mancata corresponsione del premio di congedamento, nonché dell'assenza del riconoscimento della causa di servizio e relativo equo indennizzo.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

BURTONE, ENZO BIANCO, FINOCCHIARO, MEDURI e MARCORA. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
a seguito di una circolare (n. 168 del 2003) emanata dal Ministero delle attività produttive e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale è consentita la vendita di bibite con contenuti marginali o addirittura l'assenza totale di succo di frutta, sostituito dalla presenza di aromatizzanti, coloranti, acqua e zucchero;
in base alla citata circolare è permesso di riportare sulle confezioni figure o indicazioni che fanno riferimento a frutta non presente, ma di cui la bibita ha il sapore grazie solo all'impiego di specifici aromi;
secondo la circolare ministeriale, non è più in vigore l'articolo 29 del decreto del Presidente della Repubblica n. 719 del 1958, che vietava per le bevande analcoliche con denominazioni di fantasia l'utilizzo di immagini richiamanti frutta non presente o presente in percentuali insignificanti, in quanto ingannevoli nei confronti dei consumatori;
si rischia che possa essere aggirata l'attuale normativa per le bevande analcoliche a base di frutta, che stabilisce un contenuto di succo non inferiore al 12 per cento, in riferimento al quale l'Ispettorato Repressione Frodi ha eseguito nel corso del 2003 numerosi sequestri;
l'etichetta deve essere considerata come strumento di trasparenza per il consumatore anche per valutare la qualità del prodotto;
il via libera ad una iniziativa del genere rischia di porre le premesse per commercializzare bevande al gusto di arancia senza che all'interno della confezione vi sia la presenza di vero succo di arancia;
già nel 2002 vi era stato il tentativo di colpire il settore con la modifica della normativa per la preparazione delle bevande analcoliche;
l'attuazione della circolare rappresenta un durissimo colpo alle produzioni agrumicole di qualità della Sicilia e del Mezzogiorno;
le organizzazioni di categoria del settore agricolo hanno denunciato tale pericolo annunciando una forte mobilitazione a contrasto di questa sciagurata previsione:
se non si intenda ritirare la circolare assicurando la massima trasparenza delle etichette e assicurando la presenza di prodotti di qualità nell'interesse del settore agricolo e dei consumatori.
(4-10221)

Risposta. - Il Ministro delle attività produttive con la circolare n. 168 del 10 novembre 2003 ha voluto fornire dei chiarimenti sull'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 719/1958 sulla base della giurisprudenza consolidata e delle regole comunitarie che, in materia, sono dettate per tre esigenze fondamentali:
tutela ed informazione dei consumatori; correttezza delle operazioni commerciali; libera circolazione comunitaria.


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Questi tre obiettivi sono perseguiti con l'applicazione del decreto legislativo n. 109/1992 e successive modifiche, con cui sono state attuate le direttive comunitarie in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità degli alimenti.
È ai sensi di queste norme, che va guardata la materia delle bevande.
Al riguardo occorre anzitutto precisare che il settore nella sua complessità comprende quattro categorie di prodotti:
il succo di frutta costituito al 100 per cento da frutta; il nettare di frutta (succo e polpa) costituito, a seconda della natura del frutto, da almeno 25/50 per cento di frutta; le bevande a base di succo di frutta con un minimo del 12 per cento di succo (aranciata, limonata, cedrata, ecc.); le bevande di fantasia con o senza succo di frutta.

I problemi sorti a seguito dell'emanazione della citata circolare riguardano solo queste ultime, mentre le prime tre non sono state minimamente toccate dalla stessa;
Queste bevande di fantasia, disciplinate dall'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 719/58, generalmente sono senza succo di frutta, ma contengono aromi che possono fornire gusti diversi. Per esse la normativa in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità (decreto legislativo n. 109/1992) prescrive che l'etichettatura e la presentazione devono essere realizzate in maniera tale da non indurre in errore il consumatore sulle caratteristiche del prodotto, in particolare, tra l'altro, sulla composizione, sulla identità e sulla natura. Ciò significa che non possono essere menzionati né raffigurati in etichetta ingredienti non utilizzati. L'eventuale indicazione e/o raffigurazione di un ingrediente non utilizzato costituiscono frode in commercio, punita a norma del codice penale, perché si pone in evidenza la presenza di una sostanza assente.
Le sostanze aromatizzanti non danno alcun diritto a riportare in etichetta l'immagine di un frutto o di un estratto di pianta di cui viene richiamato il sapore, in quanto si tratta di sostanze di natura diversa.
È altrettanto vietato utilizzare contenitori che presentano la forma del frutto, in quanto l'articolo 2 del decreto n. l09/1992 pone gli stessi divieti dell'etichettatura alla presentazione laddove per presentazione si intende «la forma o l'aspetto conferito ai prodotti alimentari o alla loro confezione».
La circolare in pratica ha ribadito gli obblighi inerenti all'elencazione degli ingredienti utilizzati e presenti nel prodotto finito, proprio per garantire una maggiore informazione dei consumatori e trasparenza sulla composizione dei prodotti.
Il quadro normativo nazionale esistente rimarrebbe inalterato anche senza le precisazioni contenute nella circolare di cui si tratta.
Per quanto riguarda le bevande a succo tipo aranciata e limonata, si fa presente che il quadro normativo dei 15 paesi membri dell'Unione europea vede solo l'Italia tenuta al rispetto della percentuale del 12 per cento; gli altri Paesi o sono liberi o hanno valori molto più bassi compresa la Spagna, che come l'Italia è grande produttrice di arance e limoni. Pertanto le aziende italiane sostengono dei costi più elevati ma, per il principio della libera circolazione delle merci, non è possibile vietare l'introduzione sul mercato italiano della bevande di fantasia se non per motivi di natura prettamente sanitaria.
Tuttavia, in relazione ad alcune interpretazioni erronee della lettera
h) della circolare n. 168 del 10 novembre 2003 per quanto riguarda le bevande di fantasia, il Ministro delle attività produttive con successiva circolare n. 168 del 25 marzo 2004, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 74 del 29 marzo 2004, ha fornito maggiori chiarimenti con esplicito riferimento alle norme comunitarie in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari e in materia di additivi, da tempo attuate in Italia.
Inoltre, si fa presente che considerata l'importanza economica e sociale del comparto agrumicolo e di quello della frutticoltura da industria, quale fonte prevalente dei redditi da lavoro agricolo per gli operatori di estese aree meridionali del territorio nazionale, l'ispettorato centrale repressione


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frodi del Ministero delle politiche agricole e forestali, al fine di scoraggiare possibili frodi, nel corso degli ultimi anni, ha implementato l'attività di controllo nel settore degli agrumi, dei succhi e delle bevande analcoliche, indirizzandola essenzialmente verso la verifica della qualità merceologica e dell'origine dei suddetti prodotti destinati sia al consumo diretto che alla produzione di bevande a base di frutta.
Nell'ambito della sua attività istituzionale, mirata al settore ortofrutticolo, l'ispettorato continuerà anche nel corso del 2004 ad assicurare sull'intero territorio nazionale una costante ed attenta vigilanza nel settore di cui trattasi in modo da assicurare una efficace tutela del consumatore da possibili frodi in commercio attuate con presentazioni ingannevoli nonché tutelare i produttori agrumicoli e le loro produzioni.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.

CIMA. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
il variegato mondo che gravita intorno al servizio civile nazionale, da diversi mesi manda all'opinione pubblica ed al mondo politico inequivocabili segnali di malessere;
la prima a denunciare il disagio è stata la Caritas Italiana che il 23 aprile 2004 ha denunciato che: «il percorso ad ostacoli del servizio civile continua, incertezze e preoccupazioni economiche, lentezze burocratiche e uno stillicidio di circolari che richiedono tempi di risposta così brevi da mettere a dura prova pazienza, ritmi e carichi di lavoro di Caritas Italiana e delle Caritas Diocesane, ma anche di tutti gli altri enti impegnati nel servizio civile»;
il 13 maggio 2004 in una conferenza stampa congiunta, la Conferenza Nazionale Enti di Servizio Civile (CNESC) ed il Forum del Terzo Settore hanno denunciato che il servizio civile «rischia di scomparire a causa dell'insufficienza dei fondi e della gestione quotidiana sbagliata». Per questo hanno lanciato una campagna nazionale per difendere il servizio civile che prevede l'invio di una lettera indirizzata al ministro interrogato ed una manifestazione nazionale il 22 giugno prossimo a Roma, seguita da una mobilitazione permanente fino all'approvazione della prossima finanziaria;
malgrado nel Documento di programmazione economica e finanziaria presentato nel 2002 il Governo si era impegnato a «sviluppare e potenziare» il servizio civile, nella finanziaria del 2003 il fondo per il servizio civile è stato dotato di 119.474.000 euro, una cifra inferiore, anche se di poco dell'anno precedente quando il fondo è stato dotato di 119.600.00 euro, anche per il 2004 il fondo è stato dotato di soli 119.239.000 euro;
allo stanziamento del 2004 si sono potuti aggiungere 150 milioni di euro residui delle gestioni degli anni precedenti, permettendo così nell'anno in corso di inviare al servizio civile 38.000 volontari per il servizio civile nazionale e circa 30.000 obiettori di coscienza;
per il 2005 c'è ancora l'incertezza se ci saranno ancora gli obiettori di coscienza in servizio civile, infatti da diversi mesi è ferma al Senato la proposta governativa di anticipare la sospensione della leva al prossimo anno;
secondo la Conferenza Nazionale Enti di Servizio Civile ed il Forum del Terzo Settore per il 2005 se viene abolita la leva e quindi non ci saranno obiettori in servizio civile, occorrono almeno 280 milioni di euro per permettere di avere in servizio civile volontario almeno 40.000 giovani;
il Ministro interrogato ha più volte dichiarato negli anni passati di voler sostituire gli obiettori con lo stesso numero di volontari, in particolare di voler raggiungere quota 60.000 volontari entro il 2006;


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il ministro interrogato, in una intervista rilasciata al settimanale Vita del 14 maggio 2004 ha affermato: «Dobbiamo essere realisti. Penso che sarebbe un successo attestarci stabilmente a quota 30.000 volontari l'anno. Finanziare il servizio a 30.000 volontari significa più che raddoppiare il capitolo di spesa relativo al Scn passando da 119 milioni di euro a circa 250 milioni. Non è un'operazione banale in un momento in cui quasi tutte le amministrazioni dello Stato stanno tirando la cinghia. Anzi sarebbe un mezzo miracolo»;
ci permettiamo di ricordare che nell'ultima finanziaria all'Amministrazione della Difesa è stato concesso un finanziamento di 19.670 milioni di euro, ai quali si sono aggiunti 1.200 milioni di euro destinati alle missioni;
molte proteste ha sollevato la circolare della Presidenza del Consiglio dei ministri, Ufficio Nazionale per il Servizio Civile del 8 aprile 2004 su «Progetti di servizio civile nazionale e procedure di selezione dei volontari» che Capo I, comma 6, prevede per gli enti un contingentamento di oltre il 50 per cento del numero di posizioni di servizio civile per i progetti da presentare per il bando del 15 maggio 2003;
questo mentre con una precedente circolare dell'11 novembre 2003 sull'accreditamento è stato chiesto agli enti uno sforzo organizzativo, di programmazione e di investimenti in risorse umane notevole con il nobile obiettivo di qualificare l'offerta di servizio civile;
nella fase sperimentale della legge 64 del 2001 sul servizio civile volontario si è passati dai 181 volontari dell'unico bando del 2001 ai 38.000 previsti per l'anno in corso, con una evidente risposta positiva da parte dei giovani, trend che dovrebbe continuare a crescere considerando che questa parte sperimentale ha riguardato prevalentemente le donne, ma che dal prossimo anno, se in Parlamento passa l'anticipo dell'abolizione della leva, riguarda anche i ragazzi;
sempre la CNESC ha denunciato che da diversi mesi le ragazze volontarie non percepiscono la diaria prevista dalla legge e che questo crea non pochi problemi specialmente per quelle in servizio all'estero;
l'AMESCI denuncia che non esiste altro riferimento utile alla gestione dei volontari in servizio o inerente alle modalità di espletamento del servizio che non siano quelle indicate nel contratto che i volontari firmano all'atto dell'ingresso in servizio, inoltre il call center dell'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile, spesso unico riferimento dei giovani e di molti enti, fornisce risposte imprecise e sovente divergenti, creando disorientamento e spesso conflitti tra enti e giovani in servizio civile -:
se non ritenga opportuno rivedere la sua posizione ed adoperarsi affinché già dal prossimo DPEF vengano garantiti al servizio civile nazionale almeno 280 milioni di euro, come indicato dalle organizzazioni interessate;
se non ritenga opportuno un intervento sulla Direzione dell'Ufficio Nazionale affinché si risolvano tutte le questioni organizzative ed amministrative denunciate dai vari enti ed in particolare l'emanazione di un regolamento di gestione e di disciplina per i volontari e gli enti, la riqualificazione del call center, il rispetto dei tempi dell'erogazione delle paghe e si avvii una concertazione che permetta una programmazione seria senza costringere realtà del terzo settore, ma anche amministrazioni pubbliche ad investire risorse umane ed economiche senza che poi questo garantisca una risposta adeguata dello Stato.
(4-10058)

Risposta. - La legge n. 64 del 2001, che ha istituito il servizio civile volontario, si propone la realizzazione dei principi costituzionali di solidarietà, una crescita della cooperazione a livello nazionale ed internazionale, l'educazione alla difesa popolare non violenta e la salvaguardia del patrimonio nazionale.


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Pertanto il servizio civile volontario, come quello obbligatorio alternativo al servizio militare, è volto a rendere un servizio alla popolazione ed in particolare ai soggetti più deboli ed in difficoltà.
Tale servizio si sta trasformando da una mera modalità di impiego degli obiettori di coscienza, che assolvono gli obblighi di leva, in un istituto nuovo, che consente ai giovani di dedicare un anno della propria vita al servizio della comunità e che sta registrando una progressiva crescita.
L'anno 2003 si è, infatti, concluso con 20 mila volontari avviati e circa 4 mila progetti approvati e per il 2004 si prevede di avviare al servizio civile circa 37 mila giovani. Il 98 per cento è naturalmente costituito da ragazze in quanto gli uomini sono ancora tenuti ad adempiere al servizio di leva obbligatoria e pertanto potranno partecipare al servizio volontario solo successivamente alla soppressione di quest'ultima, che probabilmente sarà anticipata di due anni rispetto alla data originariamente prevista dalla legge n. 331 del 14 novembre del 2000.
Sulla base dei dati sopra riportati e considerata la rilevanza generale del tema del servizio civile, appare evidente che il passaggio dalla leva obbligatoria al reclutamento su base volontaria, previsto per il 1o gennaio 2005 dall'A.S. 2572, determinerà un incremento delle domande di servizio civile volontario.
Considerato, pertanto, che verranno coinvolti un maggior numero di giovani e che il costo di ognuno è di gran lunga superiore rispetto a quello del militare di leva, sarà necessario rendere più selettivo l'accesso al servizio volontario e qualificare lo stesso attraverso l'accreditamento dei soli enti in grado di certificare e garantire la serietà dell'impegno.
Sarà altresì necessario, per consentire l'ulteriore sviluppo del servizio civile nazionale, incrementare la dotazione del Fondo nazionale per il servizio civile, determinata per l'anno 2003 in euro 119.974.000 e per l'anno 2004 in euro 119.239.000, in quanto insufficiente nel prossimo anno a soddisfare le richieste.
A tale proposito, come Ministro per i rapporti con il Parlamento con delega all'Ufficio nazionale per il servizio civile, in più occasioni ho ribadito la necessità di prevedere, compatibilmente alla complessa situazione economica, stanziamenti adeguati per sviluppare e potenziare il servizio, civile nazionale, affinché possa apportare un significativo contributo al futuro sociale del Paese. In particolare ho proposto di inserire nella prossima finanziaria uno stanziamento per il Fondo nazionale per il servizio civile pari al doppio della dotazione determinata per l'anno 2004, al fine di consentire all'Ufficio, nel prossimo anno, di avviare al servizio almeno 30.000 volontari.
Per quanto concerne l'ulteriore richiesta dell'interrogante di indicare una possibile soluzione ai problemi, riscontrati dagli enti, relativi alla gestione del servizio civile, si ritiene opportuno evidenziare che tale servizio è un istituto nuovo per tutti, non solo per i giovani che lo stanno sperimentando e per gli enti del terzo settore, ma anche per l'amministrazione che ne assicura la gestione.
Tuttavia, l'Ufficio sta cercando di risolvere, con impegno e serietà, tutte le questioni organizzative ed amministrative relative alla gestione del servizio civile volontario.
In particolare, l'Ufficio sta predisponendo una circolare che disciplina la gestione dei volontari, con l'indicazione altresì dei doveri degli stessi e delle relative sanzioni disciplinari, nonché le sanzioni da irrogare a carico degli enti nelle ipotesi in cui siano accertate irregolarità nella realizzazione dei progetti o nella gestione dei volontari.
Per quanto riguarda le rilevate disfunzioni del
call center si fa presente che tale servizio, istituito nel dicembre 2000, è gestito da una società esterna ed ha l'obiettivo di offrire una prima accoglienza alle varie richieste degli utenti.
Dal settembre 2003, a seguito della scadenza del precedente contratto, il servizio è stato affidato ad una nuova società e in relazione a tale evento è stato ampliato l'orario del servizio informativo che è passato


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dalle 8 ore al giorno, con pausa, alle 11 ore giornaliere con orario continuato dalle ore 8,30 alle ore 19,30 ed è stato incrementato il numero delle postazioni per far fronte ad un numero medio di telefonate giornaliere pari a 1600.
Tuttavia, pur considerando le iniziative adottate dall'Ufficio per migliorare il servizio, le disfunzioni segnalate, si verificano a causa della particolare complessità della materia che non rende possibile standardizzare tutte le risposte da dare ai singoli quesiti degli utenti. Occorre, infatti, tenere conto che il
call center è un servizio che ha lo scopo di fornire unicamente informazioni standardizzate e codificate (esempio partenze, adozione di provvedimenti, informazioni di carattere generale agli enti e ai giovani interessati al servizio civile) in quanto i casi che richiedono una più accurata valutazione o l'acquisizione di informazioni specifiche devono essere risolti dall'Ufficio che, a tal fine, ha istituito un servizio per le relazioni con il pubblico. L'Ufficio, comunque, allo scopo di evitare che il call center dia informazioni imprecise, provvederà a ribadire allo stesso l'opportunità di non fornire direttamente all'utente risposte su quesiti particolarmente complessi.
In merito ai denunciati ritardi nell'erogazione delle paghe ai volontari, occorre rilevare che sussistono due procedure differenziate di pagamento, una relativa ai volontari impiegati in Italia e l'altra relativa a quelli impiegati all'estero.
Per quanto riguarda i volontari che svolgono il servizio in Italia, si precisa che il pagamento viene effettuato mediante accredito dei compensi su libretti postali nominativi on line a cura di Bancoposta e che i ritardi si verificano unicamente nei primi mesi di svolgimento del servizio, in quanto l'Ufficio deve preliminarmente definire le operazioni di acquisizione e validazione delle informazioni relative ai libretti postali dei volontari da inserire nella banca dati. Tali operazioni necessitano di norma di un periodo variabile da sessanta a novanta giorni.
Effettuati tali, iniziali adempimenti l'Ufficio, provvede regolarmente ad erogare le paghe. Infatti, allo stato attuale, ha già provveduto ad effettuare i pagamenti relativi al mese di aprile e sta predisponendo i mandati per il mese di maggio.
Tuttavia, al fine di evitare che si verifichino i segnalati ritardi, l'Ufficio sta attuando uno snellimento, delle procedure dei pagamenti attraverso l'informatizzazione dell'acquisizione dei dati relativi ai libretti postali.
Con riferimento ai volontari all'estero, si evidenzia che il pagamento viene effettuato dall'Ufficio tramite accreditamento sui conti correnti bancari o postali indicati dai volontari e i ritardi si verificano in quanto l'Ufficio emette mandati individuali, predisposti manualmente, e tale procedura richiede tempi lunghi di realizzazione.
Al fine di porre rimedio a tale situazione l'Ufficio, in occasione della riorganizzazione interna di cui al decreto ministeriale 12 dicembre 2003, ha previsto, nell'ambito del servizio amministrazione e bilancio, un ampliamento del personale che ha reso possibile una accelerazione nei tempi di pagamento sanando le disfunzioni verificatesi. L'Ufficio, infatti, ha già predisposto, a favore dei volontari impiegati all'estero, i mandati relativi a tutte le mensilità non ancora pagate, comprese quelle di maggio, ed entro il mese di giugno provvederà a predisporre i relativi rimborsi agli enti che hanno anticipato le spese di viaggio e quelle relative al vitto e all'alloggio.
Per il futuro, l'Ufficio si propone di informatizzare anche la procedura dei pagamenti relativa ai volontari impiegati all'estero attraverso l'implementazione di un nuovo programma.
Con riferimento alla segnalata opportunità di avviare una concertazione con gli enti per una programmazione del servizio civile nazionale, si fa presente che annualmente con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri viene stabilita, nei limiti delle disponibilità finanziarie del Fondo nazionale per il servizio civile, la consistenza del contingente dei volontari da impiegare in attività di servizio civile.
In relazione all'anno 2004 è stato adottato il decreto del Presidente del Consiglio


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dei ministri, in data 4 febbraio, che ha definito in 37.800 unità il contingente dei volontari.
Al riguardo, si segnala che l'Ufficio ha previsto il verificarsi, nell'anno 2004, di uno squilibrio tra risorse finanziarie disponibili e domande degli enti e, pertanto, ha provveduto a fissare, con la circolare n. 53529/I.1 del 10 novembre 2003, i criteri per qualificare e rendere più selettivo l'accesso al servizio civile, non potendo a priori, in un atto di programmazione, individuare anche i soggetti esuberanti le disponibilità finanziarie al fine di evitare che gli stessi enti investano risorse che non garantiscono la partecipazione al servizio civile.
Gli enti, infatti, essendo a conoscenza del contingente di volontari, indicato nell'atto di programmazione pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale e dei criteri di selezione stabiliti dall'Ufficio, devono essere in grado di valutare il rischio di investire risorse umane ed economiche per la partecipazione al servizio civile e l'opportunità di concorrere tra loro per l'accesso alle risorse disponibili.
Si fa, comunque, presente che è stato recentemente istituito, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 febbraio 2004, il «Comitato di indirizzo e coordinamento per l'attuazione del servizio civile» che svolge funzioni di consulenza e di supporto per la definizione delle linee strategiche e di indirizzo in materia di servizio civile. Tale organismo, composto da rappresentanti di enti pubblici e privati, promuove iniziative di confronto e ricerca, e suggerisce linee di indirizzo per l'attuazione del servizio stesso.
Pertanto, l'Ufficio, avvalendosi del supporto di tale Comitato, sarà in grado di garantire, in futuro, una più puntuale definizione delle linee programmatiche di sviluppo del servizio civile che tenga conto di tutti gli interessi coinvolti.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

CUSUMANO e MASTELLA. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro per gli affari regionali. - Per sapere - premesso che:
tutto il settore del turismo ha risentito in Italia della fase generale di stasi dell'economia a cui si è aggiunta, questo il punto di particolare gravità, una perdita delle competitività sul piano internazionale;
nella prima metà del 2003, il nostro Paese ha lamentato un calo del 2 per cento di turisti stranieri; calo che potrebbe essere anche più pesante, alla luce dei dati sul movimento dei clienti negli esercizi ricettivi del primo quadrimestre dell'anno 2004 risultato pari a -4 per cento di arrivi e -5,6 per cento di presenze, rispetto ai primi quattro mesi dell'anno precedente;
i turisti stranieri in Italia sono in maggioranza (93 per cento) di provenienza europea. Il 77 per cento circa vengono dai Paesi UE, il 15,6 per cento dagli altri paesi dell'Europa;
la bilancia valutaria del 2002 (fra turisti stranieri in Italia e turisti italiani all'estero) offre un saldo attivo di 10,4 milioni di euro. Ma è significativo che tra il 2000 e il 2002, l'Italia non ha partecipato alla crescita a due cifre delle principali aree del turismo mondiale: Asia (+ 17,4 per cento nel Nord Est; + 12,7 nel Sud Est), Pacifico (+ 13,3 per cento); né ha raggiunto gli incrementi dell'Europa centrale e dell'Est. L'Italia, insomma, ha perso delle posizioni significative proprio nel confronto internazionale;
in ordine alla perdita di competitività va sottolineato che il settore del turismo accentua ormai da tempo l'importanza di due fattori essenziali: il primo fattore è che l'offerta turistica si fa sempre più complessa; inoltre, questo è il secondo fattore, che l'offerta turistica si lega sempre di più alla qualità del «sistema paese» visitato dal turista, per il quale valgono sempre di più non solo gli elementi di costo, ma anche la qualità, l'accessibilità dei servizi, le infrastrutture, i collegamenti informatici, le tutele di sicurezza, sanitarie, eccetera. Questi due fattori sono particolarmente


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importanti per quel tipo di turismo che non è legato tanto alla «ricreazione» ed alla «vacanza» ma per quel tipo di turismo che - è un ulteriore elemento da considerare - costituisce una fonte di entrate sempre più importante e crescente del settore: il turismo culturale e il turismo professionale, nel cui ambito rientra quello congressuale;
in ordine a quest'ultimo tipo di turismo (culturale e professionale) fra gli elementi che risultano decisivi per l'attrazione della domanda, oltre a quelli menzionati della accessibilità, qualità e fruibilità dei servizi, fondamentale risulta sempre più l'elemento di appartenenza al territorio. Vale a dire, ad esempio, come è organizzato il rapporto fra popolazione residente e popolazione turistica; fra le attività economiche di un territorio e quelle turistiche; come è organizzato il territorio nel suo complesso, eccetera;
ogni territorio ha una sua specificità, che in Italia è molto varia. Per cui ogni territorio è in grado di esprimere una sua offerta turistica specifica, una offerta che appartiene ad un territorio piuttosto che ad un altro; la grande varietà e complessità di situazioni territoriali, e quindi delle possibilità di offerta turistica, significa, questo è il punto da sottolineare, che variano da luogo a luogo anche i termini della competitività turistica;
ai fini delle strategie di potenziamento e di rilancio del settore turistico, fra cui rientra come si è già accennato, il turismo culturale e professionale - un tipo di turismo che sta acquistando sempre maggiore rilevanza in termini di valore aggiunto e di recupero delle posizioni internazionali perdute - opera tra l'altro la legge n. 135 del 2001 che ha istituito e disciplinato i sistemi turistici locali (Stl), tenendo presenti le esperienze dei distretti industriali e dei sistemi produttivi locali, ma andando molto oltre per la precisione dei vincoli e delle indicazioni da rispettare nella loro organizzazione;
in base alla legge n. 135 del 2001 sono, in pratica, le Regioni che definiscono gli standard minimi dei prodotti e dei servizi turistici, gli standard minimi garantiti delle informazioni e assistenza, le tipologie delle imprese eccetera; in questo contesto, Il CIPE, l'organismo che provvede a ripartire gli stanziamenti disponibili per il settore, è tenuto a privilegiare quelle realtà che provvedono alla organizzazione dei sistemi turistici locali che sono caratterizzati, fra l'altro, come afferma la legge, da «un'offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell'agricoltura e dell'artigianato locale, o della presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate»;
da recenti verifiche e sondaggi, svolte da istituti di ricerca e organi di stampa, fra cui si cita ad esempio un importante lavoro de Il Sole 24 Ore, l'attuazione dei sistemi turistici locali - il vero, nuovo strumento per operare - registra dei risultati molto diversi da Regione a Regione. Alcune Regioni, ad esempio, come il Piemonte, il Friuli Venezia Giulia, la Toscana, risultano aver fatto la scelta di non applicare il concetto di sistema turistico locale in quanto, si rileva, esso rappresenta una incognita che potrebbe o intaccare l'equilibrio organizzativo esistente, o perché esistono già forme di collaborazione tra pubblico e privato che ricalcano, in certi casi, anche quanto previsto dalla legge n. 135 del 2001. In Sicilia sono state avviate iniziative di raccordo spontanee senza che vi sia ancora una legge regionale. Altre Regioni come il Lazio, la Calabria, la Campania stanno ancora esaminando leggi e modelli organizzativi da costruire nella logica della legge n. 135 del 2001;
il quadro regionale è dunque molto disomogeneo e in forte ritardo, quando non alieno da una piena e coerente attuazione della nuova legge dello Stato. In parallelo sta il fatto che nell'incertezza va a rilento, per non dire è quasi bloccata, anche l'assegnazione degli stanziamenti previsti dallo Stato in termini di cofinanziamenti -:
quale risulta al Governo la situazione reale circa l'effettiva attuazione in Italia dei sistemi turistici locali;


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quali iniziative di raccordo e di stimolo si intendono assumere al fine di dare piena attuazione alla legge n. 135 del 2001 relativamente al capitolo che riguarda l'attuazione dei sistemi turistici locali;
se e quali iniziative il Governo intenda assumere per sostenere, promuovere e favorire in Italia il turismo professionale ed in modo specifico il turismo congressuale tenendo conto, ad esempio, degli svantaggi che il nostro Paese registra attualmente sul piano fiscale rispetto ad altri Paesi europei concorrenti;
se e quali iniziative il Governo intenda assumere perché siano introdotti ed adottati dai piani turistici regionali e locali, nell'ambito dei sistemi turistici locali, dei criteri e parametri che consentano di misurare e valutare obiettivamente i grandi benefici che il turismo culturale e professionale, compreso il turismo congressuale, diffonde ai fini dello sviluppo della economia locale.
(4-08816)

Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione in argomento, con la quale gli interroganti, nel delineare le criticità del sistema turistico del nostro Paese, individuano nei Sistemi turistici locali, previsti dalla legge 135/2001, un meccanismo idoneo per il rilancio ed il potenziamento del settore, evidenziando peraltro la disomogeneità del quadro regionale di intervento e la non completa attuazione del disposto normativo.
Per quanto riguarda l'articolo 5 della precitata legge n. 135/01, che istituisce i Sistemi turistici locali, si fa presente che il comma 3 prevede il riconoscimento degli stessi da parte delle regioni, non essendo competenza dello Stato, stante anche la modifica costituzionale, poter impartire direttive in merito.
Si evidenzia inoltre che in attuazione del comma 5, che regola il cofinanziamento dei sistemi turistici locali per progetti di sviluppo che prestino ambiti interregionali e sovraregionali questo Ministero ha provveduto ad emanare il decreto ministeriale 18 novembre 2003, recante i criteri e le modalità procedurali per l'attuazione dell'intervento e l'assegnazione delle risorse alle regioni. Sono quindi stati presentati dalle regioni 34 progetti interregionali.
Il contributo statale, che ha natura di cofinanziamento, non può essere superiore all'80 per cento della spesa ammissibile e viene erogato previa specifica domanda dalle Regioni interessate secondo le seguenti modalità: 20 per cento a titolo di anticipazione; 60 per cento in correlazione alla comunicazione dell'inizio dei lavori; 20 per cento in correlazione alla comunicazione di fine lavori.
I progetti di sviluppo dovranno avere inizio entro 12 mesi dalla data del provvedimento di assegnazione delle risorse e dovranno concludersi entro 36 mesi dalla data di inizio lavori.
La competente direzione generale curerà anche il monitoraggio dei progetti cofinanziati nel 2003 e la predisposizione del decreto ministeriale per l'anno 2004 da proporre alla conferenza Stato-Regioni.
Quanto alla possibilità di individuare in tale contesto criteri e parametri utili alla valutazione, nell'ambito dei Sistemi turistici locali, dei benefici del turismo culturale, professionale e congressuale nell'economia locale, sembra che essi possano essere più idoneamente determinati dai soggetti promotori nell'ambito dello sviluppo delle varie iniziative progettuali in relazione alla tipologia di intervento che si intende realizzare sul territorio.
Si fa presente inoltre che, in attuazione dell'articolo 2 della legge n. 135/2001, è stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 settembre 2002 che ha inserito, fra le attività riconosciute come turistiche, proprio il turismo congressuale.
Si fa rilevare che questa è da ritenere una delle importanti novità introdotte proprio a seguito dell'attuazione della citata legge n. 131/01.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

DEIANA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse su quotidiani locali (la Nazione - Cronaca La Spezia) del


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2 marzo scorso, da una nave militare, il pattugliatore Bettica, all'ormeggio al molo Lagora della Base Navale di La Spezia, è partito, nel pomeriggio di venerdì 27 febbraio, un colpo di mitraglia che fortunatamente è finito in mare a 300 metri dalla nave, senza provocare danni;
il proiettile, un calibro 25/80 capace di abbattere un elicottero o di affondare un natante potrebbe essere rimasto inavvertitamente in canna in una esercitazione venerdì mattina, questo quanto si apprende dalle indiscrezioni filtrate da ambienti militari, senza che alcun comunicato ufficiale abbia ulteriormente chiarito l'episodio che ha messo a serio rischio le altre imbarcazioni e gli abitanti della zona, visto la prossimità della Base Navale alle abitazioni civili -:
che cosa sappia il Ministro in merito a questo incidente e se abbia proceduto a istruire un'inchiesta per appurarne la dinamica e le responsabilità;
se non ritenga che l'aumentata attività militare nella zona sia un rischio per la popolazione e non ravveda, quindi, la necessità di un piano di decongestione di tale attività.
(4-09446)

Risposta. - La notizia, apparsa su alcune testate giornalistiche di La Spezia, riguarda un evento verificatosi il giorno 27 febbraio 2004, nel porto spezzino, a bordo della nave della Marina militare italiana «Bettica», al rientro da un'esercitazione di tiro, durante lo svolgimento dell'attività di manutenzione della mitragliera 25/80 in dotazione all'unità.
In particolare, si è trattato dell'esplosione accidentale di un proiettile inerte, privo di massa esplodente, dalla mitragliera posta sul lato sinistro della nave, che cadeva in una zona di mare sgombra senza provocare danni di alcun genere.
L'inchiesta istruita dal Comando di bordo ha individuato le cause dell'incidente in un inconveniente tecnico occorso all'arma durante l'esercitazione di tiro svolta il giorno prima e nella non corretta applicazione delle norme di procedura da parte del personale militare preposto.
In seguito ai fatti descritti ed alle risultanze cui è pervenuta la commissione di bordo, è stata disposta un'inchiesta sommaria ai sensi della normativa vigente da parte del comando in capo del Dipartimento militare marittimo di La Spezia.
Al termine dell'inchiesta, conclusasi il 3 giugno scorso, l'ufficiale inquirente ha sostanzialmente confermato l'esito dell'inchiesta interna.
È stata, inoltre, avviata un'inchiesta giudiziaria da parte della Procura militare di La Spezia, tuttora in corso. Da ciò consegue che l'avvio della procedura per l'instaurazione del provvedimento disciplinare nei confronti del personale avverrà ad inchiesta conclusa.
Infine, nella considerazione che le esercitazioni a fuoco vengono svolte in appositi poligoni e nel rigoroso rispetto delle prescritte misure di sicurezza, non si ravvede alcun rischio per la popolazione.
Inoltre, si precisa che nell'area di La Spezia non si è verificato alcun aumento di attività militare, come ipotizzato dall'interrogante.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

DELMASTRO DELLE VEDOVE, MEROI, LA STARZA, GHIGLIA e GIANNI MANCUSO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, avvocato Remo Danovi, ha recentemente lamentato l'ingiustificato ritardo accusato dall'iter previsto per l'adeguamento delle tariffe professionali della categoria, ferme al 1994 (cfr. Il Sole-24 Ore di martedì 4 novembre 2003, alla pagina 27);
l'adeguamento richiesto, pari al 25 per cento, sconta una richiesta del Consiglio di Stato di un supplemento di informazioni relativo all'aggiornamento proposto dal Consiglio Nazionale Forense;
la richiesta è stata presentata nel mese di settembre 2002 ed ancora in data


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18 giugno 2003 si è tenuto un incontro fra i vertici del Consiglio Nazionale Forense e l'ufficio legislativo del ministero della giustizia per avere idonee garanzie circa la tempistica dell'iter di approvazione;
i ripetuti reiterati e sacrosanti solleciti non hanno sortito l'effetto desiderato di avere una decisione in tempi ragionevoli -:
se non ritenga di dover personalmente intervenire per assicurare il Consiglio Nazionale Forense circa la celerità dell'approvazione della proposta di adeguamento delle tariffe professionali della categoria, ferme al 1994.
(4-07979)

Risposta. - In data 5 maggio 2004 è stato registrato alla Corte dei conti il decreto ministeriale 8 aprile 2004 concernente il «regolamento recante approvazione della delibera del Consiglio nazionale forense in data 20 settembre 2002, che stabilisce i criteri per la determinazione degli onorari, dei diritti e delle indennità spettanti agli avvocati per le prestazioni giudiziali, in materia civile e penale, amministrativa, tributaria e stragiudiziale».
Il suddetto decreto (8 aprile 2004, n. 127) è stato pubblicato nel supplemento ordinario n. 95 alla
Gazzetta Ufficiale n. 115 del 18 maggio 2004.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

FRAGALÀ. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
presso la Direzione Distrettuale di Antimafia Catanzaro molti magistrati sono sottoposti a misure di protezione a tutela della loro incolumità personale;
a tal fine risultano loro assegnate autovetture blindate alla cui guida vi sono destinati autisti in ruolo al Ministero della giustizia e in servizio presso l'Ufficio di Procura di Catanzaro;
risulta all'interrogante che, sebbene l'organico degli autisti della Procura della Repubblica di Catanzaro sia al completo, sarebbe stato effettuato e mantenuto da molti anni un distacco di un autista proveniente dalla Procura della Repubblica di Cosenza il quale, pertanto, godrebbe a spese dello Stato, dell'indennità di missione -:
se quanto riferito in premessa corrisponda al vero e, in caso affermativo, se non intenda accertare i motivi di tale distacco, compiuto, a quanto risulta all'interrogante, in assenza dei presupposti di fatto e di diritto richiesti, ponendo fine così ad uno spreco di risorse economiche e procedendo al recupero delle somme indebitamente riscosse e al risarcimento dei danni erariali eventualmente causati.
(4-08280)

Risposta. - Il dottor Mario Spagnuolo, procuratore aggiunto della procura della Repubblica presso il tribunale ordinario di Catanzaro, è da tempo sotto protezione, sia per i trascorsi impegni in indagini di criminalità, anche organizzata, svolti nel precedente ruolo di sostituto presso la procura di Cosenza, sia per gli attuali incarichi in materia di criminalità ordinaria, comprendenti anche i procedimenti di cui all'articolo 11 del codice di procedura penale e quelli per fatti di terrorismo.
Detto magistrato usufruisce di auto blindata, di scorta e di vigilanza generica radiocollegata.
Poiché il dottor Spagnuolo risiede a Cosenza, regolarmente autorizzato con provvedimento del procuratore della Repubblica di Catanzaro in data 20 novembre 2000, e si reca giornalmente in ufficio, risultava troppo oneroso per l'amministrazione impiegare un autista della procura di Catanzaro, che avrebbe dovuto effettuare quotidianamente un doppio viaggio Catanzaro-Cosenza e viceversa, con gravi ripercussioni economiche per spese di straordinario, di carburante e di usura dell'auto.
Con l'intento di dimezzare le spese si è ricorsi all'applicazione del signor Andropoli Luigi, autista in servizio a Cosenza, che non gode neanche del trattamento di missione al quale ha rinunciato espressamente.
Pertanto, l'amministrazione ha tratto un risparmio sulle spese dalla predetta applicazione.


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Ad ogni buon fine, si comunicano le dotazioni dei due uffici menzionati nell'atto di sindacato ispettivo.
La dotazione organica della procura della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro prevede complessivamente 103 unità, di cui ne sono presenti 96.
Prestano, inoltre, servizio non conteggiate nell'organico: 5 unità di personale a tempo determinato, ai sensi della legge 42/2000 (ex LSU); 1 unità di personale comandata da altra amministrazione.
Pertanto le presenze effettive salgono a 102.
La dotazione organica della procura della Repubblica presso il tribunale di Cosenza prevede complessivamente 60 unità, di cui ne sono presenti 58.
Prestano, inoltre servizio, non conteggiate nell'organico: 1 unità di personale a tempo determinato ai sensi della Legge 242/2000 (ex LSU); 1 unità di personale comandata da altra amministrazione.
Pertanto le presenze effettive salgono a 60.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

FRAGALÀ. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
dall'articolo pubblicato dall'Agenzia di stampa Il veLino, si apprende che Baldassarre Di Maggio, venne ammesso, in data 1 febbraio 1993, alle misure urgenti ex articolo 11 legge 15 marzo 1991, n. 82, su proposta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo;
successivamente, in data 14 giugno 1993, fu deliberata in suo favore, dalla Commissione Centrale ex articolo 10 della citata legge n. 82 del 1991, l'ammissione allo speciale programma di protezione per i collaboratori di giustizia;
il predetto Di Maggio, soggiornò in Roma dal 25 gennaio 1993 al 23 febbraio 1993, presso il nucleo Scorte dell'Arma dei Carabinieri;
il 23 febbraio 1993, venne trasferito presso la Scuola Allievi Carabinieri di Roma, dove rimase fino al 30 giugno dello stesso anno, data in cui su provvedimento del GIP presso il Tribunale di Palermo, il predetto Di Maggio fu posto in libertà;
in data 10 luglio 1993, il Di Maggio venne trasferito in un'abitazione reperita dal servizio Centrale di Protezione in una località protetta;
in data 24 aprile 1996, la Commissione centrale deliberò di erogare al collaboratore Di Maggio, una capitalizzazione delle misure di assistenza pari ad un miliardo e mezzo di lire, da erogare in due o più soluzioni di pagamento e contestualmente, gli venne versata una somma di lire cinquecento milioni;
in data 13 ottobre 1997, il Di Maggio venne arrestato in esecuzione di un provvedimento di custodia cautelare dell'autorità giudiziaria di Palermo, a seguito di una confessione rilasciata dal medesimo, concernente un omicidio ed un tentato omicidio, commessi durante il regime di protezione;
in data 25 gennaio 2001, il Di Maggio venne tratto in arresto da personale della Direzione investigativa Antimafia di Palermo, in esecuzione del provvedimento di revoca della misura, emesso dalla Corte D'Assise di Palermo, sulla base di un rapporto pervenuto dalla Procura della Repubblica di Palermo, nel quale si faceva riferimento ad indagini della DIA sulle relazioni intrattenute dal Di Maggio con pregiudicati locali, che facevano trasparire la sua intenzione di sottrarsi agli arresti domiciliari;
la Commissione centrale, con delibera del 9 dicembre 1997, stabilì contestualmente alla revoca del regime di protezione speciale, di procedere al recupero della somma di lire cinquecentomilioni già erogati al Di Maggio; a tal fine, in data, 23 novembre 1998, fu emesso un decreto ingiuntivo, e decorsi trenta giorni dalla notifica dell'atto, venne informata l'Avvocatura Generale dello Stato, per la successiva


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procedura esecutiva nei confronti del Di Maggio;
detto Ente restituì gli atti al Servizio centrale di protezione, ritenendo che, come previsto dal decreto-legge 26 febbraio 1999, n. 46, il predetto Ufficio potesse procedere direttamente all'iscrizione a ruolo;
in data 18 gennaio 2001, vennero interessate la Commissione centrale e la procura di Palermo, in quanto tale iscrizione avrebbe potuto causare una possibile localizzazione del Di Maggio:
in quale posizione giuridica si trova, attualmente, Baldassarre Di Maggio;
se il medesimo rivesta lo status di detenuto in carcere;
se sia invece agli arresti domiciliari;
se sia possibile localizzare il Di Maggio o se debba, il medesimo, essere considerato latitante;
se sia stata fruttuosamente avviata la procedura esecutiva, volta al recupero della somma di lire cinquecento milioni, versati al Di Maggio a titolo di capitalizzazione delle misure di assistenza.
(4-08941)

Risposta. - Baldassarre Di Maggio venne ammesso allo speciale programma di protezione previsto dalla legge n. 82/1991, con delibera adottata dalla competente Commissione centrale nella seduta del 14 giugno 1993, su proposta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
La citata Commissione, il 24 aprile 1996, al fine di favorire il reinserimento sociale del Di Maggio al termine del programma, gli concesse un contributo straordinario di lire 500.000.000, per l'acquisto di un immobile da destinare alle esigenze abitative.
Il programma di protezione e i benefici connessi furono revocati dalla Commissione il 9 dicembre 1997 e il Servizio centrale di protezione avviò immediatamente le procedure per il recupero della menzionata somma.
Da ultimo, il 3 febbraio scorso, è stata notificata al Di Maggio, tramite la direzione della casa di reclusione dove era ristretto, un'ulteriore ingiunzione di pagamento.
Baldassarre Di Maggio si trova attualmente detenuto a seguito di ripristino della misura cautelare in carcere, disposta con ordinanza n. 32/1998 RG datata 24 gennaio 2001 emessa dalla Corte di Assise di Palermo-Sezione III.
Il Di Maggio ricopre la posizione giuridica di giudicabile, appellante e definitivo ed è ristretto in idonea struttura penitenziaria in cui sono altresì assicurate opportune misure di sicurezza e cautelari in ordine alla sua posizione di «già collaboratore di giustizia»:
status questo, che egli si è visto revocare, come sopra si è accennato, nel 1997 dalla competente Commissione centrale a seguito di indagini che vedevano il Di Maggio coinvolto in rapporti con alcuni pregiudicati.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

GIACCO, DUCA, GALEAZZI, CALZOLAIO, PAOLA MARIANI, GASPERONI e ABBONDANZIERI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il Ministero della giustizia, Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, Direzione Casa Circondariale di Ancona ha stipulato una convenzione, per l'espletamento del servizio tecnico infermieristico, con otto infermieri che prevedeva un monte ore di 32 ore medie giornaliere;
nell'aprile 2002 l'Amministrazione penitenziaria ha ridotto il monte ore a 24 ore medie giornaliere, a fronte di una riduzione della disponibilità finanziaria, causando disagi a livello professionale e alla popolazione carceraria;
negli istituti penitenziari italiani, a fronte di una popolazione carceraria di circa 56.000 detenuti, lavorano 323 medici incaricati, 1201 medici di guardia, 3000 medici specialisti, 1420 infermieri con


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contratto libero professionale e 449 infermieri dipendenti del Ministero della giustizia;
le necessità sanitarie di un istituto penitenziario, ad eccezione dei medici incaricati e degli infermieri dipendenti, vengono pagate da un unico fondo;
nel corso dell'anno per un eccesso di spesa in farmaci, o per richieste di maggiori prestazioni specialistiche o per il maggior consumo di prodotti parafarmaceutici accade molte volte che i fondi non bastano per il pagamento del personale;
la finanziaria 2003 ha decurtato 24 milioni di euro (sui 79 stanziati nel 2002) il fondo per la sanità penitenziaria -:
come intendano intervenire, nella realtà penitenziaria di Ancona, per continuare a garantire ai detenuti il servizio sanitario cui hanno diritto e al personale infermieristico modalità di lavoro stabili ed economicamente dignitose;
quali iniziative intendano intraprendere affinché si riordini, dopo un accurato monitoraggio della reale necessità, il sistema sanitario penitenziario sulla base di un concreto fabbisogno e non sulla base di un semplice calcolo matematico di divisione del fondo;
se ritengono opportuno adottare le opportune iniziative perché siano scorporate le spese per le parcelle infermieristiche dal capitolo delle spese generali del servizio sanitario penitenziario.
(4-07370)

Risposta. - Il decreto legislativo 22 giugno 1999 n. 230, recante disposizioni sul riordino della medicina penitenziaria, prevedeva, tra l'altro, l'elaborazione di un progetto obiettivo nazionale per la definizione degli obiettivi generali e specifici da perseguire nei settori della prevenzione, cura e riabilitazione in ambito penitenziario, nonché dei correlati modelli organizzativi di azione concertata tra Stato, regioni, aziende USL e istituti della amministrazione penitenziaria. Tale progetto, di fatto adottato con decreto del Ministro della sanità in data 21 aprile 2000, ha individuato, quale indirizzo a livello nazionale per una puntuale organizzazione della sanità in carcere, la costituzione di appositi comitati tecnici misti Salute-Giustizia per il coordinamento delle attività.
Il medesimo decreto legislativo 230/1999 sanciva inoltre, con decorrenza 1o gennaio 2000, il trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle sole funzioni sanitarie svolte dalla amministrazione penitenziaria nei settori della prevenzione della tossicodipendenza, ed il graduale trasferimento, al termine di una fase sperimentale da condursi in almeno tre regioni, di tutte le altre funzioni sanitarie espletate nelle carceri. In particolare l'articolo 8 comma 4, così come successivamente modificato dal decreto legislativo 22 dicembre 2000 n. 433, prevedeva che al termine della fase sperimentale, da concludersi entro il 30 giugno 2002, sulla base della sperimentazione svolta, si dovesse provvedere al riordino definitivo del settore con i decreti di cui all'articolo 7 della legge 59/1997, o altri strumenti normativi ritenuti idonei e necessari.
Questo Ministero ha a suo tempo avviato la prevista sperimentazione nelle regioni Toscana, Lazio, Puglia, Emilia Romagna, Campania e Molise, costituendo un apposito comitato per il monitoraggio e la valutazione della stessa.
Per dare seguito alla sperimentazione realizzata in ambito regionale e individuare le adeguate soluzioni normative auspicate dal citato comma 4 dell'articolo 8 ai fini di un effettivo rinnovamento del servizio sanitario penitenziario, in ottemperanza anche alle previsioni del citato progetto obiettivo in merito alla opportunità di una ridefinizione dei modelli organizzativi, è stata successivamente costituita, con decreto 16 maggio 2002 del Ministro della giustizia di concerto con il Ministro della salute, una Commissione mista di studio, che ha operato con la finalità di conseguire una ottimale armonizzazione delle esigenze sanitarie e penitenziarie nell'ambito di un modello organizzativo adeguato, tenendo conto delle criticità e dei punti di forza emersi nelle sperimentazioni regionali. I lavori della Commissione in parola si sono recentemente conclusi e la stessa ha proposto


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un ampio ventaglio di possibili soluzioni alle numerose e non facili problematiche della sanità penitenziaria.
Per quel che riguarda il servizio della tossicodipendenza, in data 31 luglio 2003, con l'assegnazione dei fondi alle regioni si è definitivamente conclusa la vicenda del transito delle risorse umane e finanziarie dal Ministero della giustizia al Servizio sanitario nazionale.
In data 16 luglio 2003, infatti, il Ministero dell'economia, con apposito decreto, ha provveduto ad apportare, negli stati di previsione di spesa per l'anno in corso le necessarie variazioni in termini sia di cassa che di competenza al fine di concretizzare il definitivo passaggio di funzioni relative all'assistenza e alla prevenzione della tossicodipendenza di cui al decreto legislativo 230/1999.
Precisamente, con tale decreto è stata prevista una diminuzione di spesa sul capitolo di bilancio n. 1768 dell'amministrazione penitenziaria relativo agli interventi in favore dei detenuti tossicodipendenti di euro 3.420.000,00 a beneficio del fondo sanitario nazionale. Il 31 luglio 2003, con successivo decreto, è stato autorizzato il versamento dello stanziamento indicato a favore delle regioni e province autonome secondo una apposita tabella, parte integrante del decreto stesso.
Premesso ciò, si rendono necessarie alcune precisazioni di carattere generale sulla programmazione che l'amministrazione penitenziaria ha dovuto predisporre, nei limiti della copertura finanziaria, per garantire il diritto alla salute della popolazione detenuta secondo quanto indicato non solo dalle leggi ordinarie ma anche dalla stessa Costituzione.
L'articolo 11 legge 354/1975 e l'articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica 230/2000, infatti, impongono all'amministrazione penitenziaria di predisporre, in ogni istituto di pena, l'organizzazione di un servizio sanitario «rispondente alle esigenze profilattiche e di cura della popolazione detenuta». Nelle ipotesi in cui siano necessarie cure ed accertamenti diagnostici non eseguibili all'interno degli istituti potrà essere disposto l'invio dei detenuti in strutture sanitarie esterne.
In applicazione di tali norme e tenuto conto delle risorse disponibili, in ogni istituto penitenziario è stato sempre organizzato un servizio sanitario per garantire una adeguata assistenza sanitaria ai detenuti.
Dal 1999 ad oggi, si è resa necessaria una approfondita opera di razionalizzazione delle risorse, anche in coerenza ai principi di efficienza ed economicità, nel rispetto del principio della tutela della salute del detenuto.
Infatti, nell'anno 1999 l'amministrazione penitenziaria, con circolare del 15 gennaio 1999, ha provveduto a classificare gli istituti penitenziari in tre livelli a ciascuno dei quali corrisponde uno specifico modello organizzativo di assistenza sanitaria, individuato mediante il criterio del numero di detenuti presenti e precisamente:
strutture sanitarie di primo livello - costituite dagli istituti aventi una capienza medio-bassa (fino a 225 detenuti), dove, pur essendo previsto un servizio medico non continuativo, viene comunque assicurata una adeguata assistenza sanitaria, in quanto, cumulando la presenza del medico incaricato con il servizio SIAS, si è in grado di coprire quasi l'intero arco della giornata. Il servizio specialistico offre le prestazioni specialistiche più richieste; strutture sanitarie di secondo livello - con un numero di detenuti superiore alle 225 unità, dove è previsto un servizio sanitario continuativo per tutto il giorno. Tali strutture hanno a disposizione molte specialità mediche e hanno in dotazione strumenti diagnostici di base, in modo da limitare il ricorso a visite specialistiche esterne e a ricoveri a fine diagnostico; strutture sanitarie di terzo livello - costituite dai centri clinici dell'amministrazione penitenziaria che sono in grado di affrontare necessità medico-chirurgiche anche di elevato livello, avendo a disposizione strumenti diagnostici adeguati.

Poiché, in base a quanto indicato da tale circolare, l'istituto penitenziario di Ancona è stato classificato come Istituto di secondo livello l'attuale monte ore del servizio integrativo di assistenza sanitaria (cosiddetto


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servizio SIAS) e quello infermieristico rientrano nel monte ore previsto per il livello assistenziale a cui tale istituto appartiene e precisamente: servizio SIAS: ventiquattro ore giornaliere organizzato con turnazioni, in cui si succedono sei medici convenzionati con rapporti libero professionali, che assicurano una copertura assistenziale nelle fasce orarie diurne e notturne; servizio infermieristico: ventinove ore giornaliere organizzato con turnazione in cui si succedono otto infermieri convenzionati che assicurano un'assistenza infermieristica per tutta la giornata.
Quindi, anche se per il servizio infermieristico nell'anno 2002 vi è stata una riduzione del monte ore giornaliero, che effettivamente è passato dalle 36 ore stabilite con la circolare che ha istituito i tre livelli di assistenza, a 24 ore, la Direzione della C.C. di Ancona, con le ore a disposizione, è comunque in grado di assicurare una turnazione che garantisce la presenza di un infermiere sia nelle ore diurne, sia in quelle notturne.
A tal riguardo, si rendono opportune alcune precisazioni sulle riduzioni finanziarie degli ultimi due anni rispetto a quanto indicato nell'interrogazione.
La legge di bilancio per l'anno 2002 ha previsto sul cap. 1764 ex 1821 uno stanziamento di euro 94.700.119,00 e non di 79 milioni di euro, mentre per l'anno 2003 sono stati stanziati euro 79.380.000,00 per cui risulta una riduzione di euro 15.320.119,00 rispetto all'anno 2002. In considerazione di ciò la competente direzione generale ha richiesto una integrazione di almeno euro 16.000.000,00 in termini di competenza e di euro 21.000.000,00 in termini di cassa. L'integrazione ottenuta è stata di euro 14.800.000,00. Quindi la riduzione fondi è stata pari a euro 520.119,00.
Tuttavia, l'amministrazione penitenziaria, non solo per la C.C. di Ancona, ma anche per tutti gli altri istituti penitenziari, ha cercato di salvaguardare sia il diritto alla salute della popolazione detenuta, sia il miglioramento delle condizioni lavorative del personale medico ed infermieristico convenzionato.
Infatti proprio per il biennio 2002/2003 è stato emanato il decreto con il quale a decorrere dall'1.7.2000 il compenso orario degli infermieri convenzionati è stato elevato a euro 15,49 per gli infermieri professionali e ad euro 14,46 per gli infermieri generici, rispetto a quello stabilito per il biennio 2000/2001 fissato, rispettivamente in L. 25.000 e in L. 24.500. Inoltre rispetto al problema del «pagamento del personale» dal capitolo 1764, relativo al funzionamento del servizio sanitario e farmaceutico, la competente direzione generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ritiene utile lo «scorporo» di tali spese purché, però, i fondi stanziati sul capitolo 1764 per l'organizzazione del servizio sanitario non subiscano alcuna decurtazione.
In relazione alla possibilità di distribuire le risorse finanziarie sulla base di un concreto fabbisogno in modo conforme ai principi di efficienza ed economicità e al fine di ottimizzare le risorse disponibili, il citato dipartimento, tramite la costituzione di un apposito staff tecnico composto da personale amministrativo, sta cercando di stabilire, nel rispetto della normativa contabile, dei criteri ben precisi e che integrino quelli basati sul dato oggettivo della capienza dei detenuti, per distribuire il
budget assegnato secondo il concreto fabbisogno degli istituti.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

LUCCHESE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
è in corso una grossissima speculazione che ha fatto lievitare i prezzi dai 30 al 100 per cento;
occorre, secondo l'interrogante, riportare i prezzi ai livelli che vi erano quando era ancora in uso la lira;
le famiglie a reddito fisso non riescono a far quadrare i conti e per questo motivo vi è un diffuso avvilimento -:


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se non ritengano di dover adottare le opportune iniziative affinché sia aperto un tavolo di confronto con i rappresentanti delle attività commerciali ed industriali nonché con i rappresentanti di grandi aziende, affinché si possa concertare una diminuzione dei prezzi dei prodotti e dei servizi che con il passaggio all'euro hanno subito un brusco aumento.
(4-08853)

Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione con il quale l'interrogante lamenta il notevole aumento dei prezzi dei prodotti e dei servizi a seguito dell'introduzione dell'euro che ha determinato enormi disagi alle famiglie a reddito fisso le quali non hanno alcuna possibilità di salvaguardare il proprio potere d'acquisto.
Si osserva, innanzitutto, in linea globale, che al fine di effettuare un efficiente intervento sui prezzi, non si può prescindere dall'esigenza di migliorare la trasparenza del mercato dei prodotti, innanzitutto agroalimentari, evidenziare comportamenti anomali lungo gli stadi delle filiere, nonché assicurare al consumatore una corretta informazione sui prezzi, sulle quantità offerte, sulla qualità e sulla provenienza dei prodotti.
Del resto, non sono legittimamente consentiti interventi d'imperio sui prezzi che risulterebbero limitatori della concorrenza, coercitivi rispetto ad un corretto sviluppo del mercato e non in linea con gli orientamenti dell'Unione Europea.
Si fa presente che iniziative concrete sono state assunte sul piano legislativo, con il decreto legge n. 269/2003 convertito in legge n. 326 del 25 novembre del 2003, nel quale sono previsti interventi da attuare nell'ambito della lotta al carovita.
Infatti, il primo comma dell'articolo 23 prevede che la Guardia di Finanza effettui alcune rilevazioni dei prezzi al consumo, al fine di revisionare alcuni studi di settore; il secondo comma, invece, istituisce un fondo di 5 milioni di euro per il 2003 e 20 milioni di euro per il 2004, per finanziare le iniziative attivate dai Comuni e dalle Camere di commercio. Le procedure per la erogazione del fondo saranno stabilite con decreto del Ministero dell'economia, di concerto con quello delle Attività produttive.
Al riguardo, si sono tenute diverse riunioni operative fra il Ministero dell'economia, quello delle Attività produttive e la Guardia di finanza, per mettere in grado l'organo di polizia giudiziaria di procedere ai controlli previsti dalla norma.
In attuazione di quanto previsto nel secondo comma della disposizione citata, il Ministero ha contattato l'ANCI, l'associazione dei comuni italiani, al fine di redigere il testo di una convenzione tra il Ministero e la stessa ANCI con la finalità principale di procedere alla raccolta dei dati presso tutti i comuni capoluogo di provincia ed utilizzare una unica metodologia di lavoro, per rendere possibili i confronti spaziali dei prezzi.
Interventi sul piano amministrativo sono stati realizzati con l'emanazione del decreto del Ministro delle attività produttive, con il quale è stato istituito, presso la direzione generale per l'armonizzazione del mercato e la tutela dei consumatori, il «Comitato tecnico per il monitoraggio dei prezzi dei beni e servizi di largo e generale consumo».
Il Comitato, presieduto dal Ministro delle attività produttive, è composto, oltre che dal direttore generale per l'armonizzazione del mercato e la tutela dei consumatori e da quello del commercio, delle assicurazioni e dei servizi, da rappresentanti degli enti territoriali, istituti, enti ed organismi associativi.
Nella prospettiva di una migliore comprensione dei fattori che influenzano la formazione dei prezzi ed allo scopo di eliminare le condizioni che ne favoriscono l'aumento, sono state individuate quali finalità del comitato quelle di:
a) effettuare analisi e monitoraggi sull'andamento dei prezzi, sull'intero territorio nazionale, in tutte le fasi della filiera produttiva, con particolare riferimento ai beni e servizi di largo e generale consumo, promuovendo eventuali accordi con amministrazioni, enti territoriali ed organismi pubblici e privati; b) proporre azioni ed interventi atti a promuovere la trasparenza del processo di formazione dei prezzi, con l'obiettivo fondamentale di stimolare la concorrenza, il


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corretto funzionamento del mercato e la tutela dei consumatori; c) individuare settori che necessitano campagne informative finalizzate a promuovere e sviluppare la cultura dell'autotutela del consumatore, realizzate anche attraverso modalità concordate con amministrazioni, enti ed organismi, e che sollecitino comportamenti virtuosi da parte dei diversi soggetti del mercato anche in relazione alla introduzione dell' euro; d) proporre l'adozione di eventuali misure normative.
Il programma di lavoro del Comitato prevede l'elaborazione e l'analisi dei dati risultanti da rilevazioni effettuati da amministrazioni, enti ed organismi sia pubblici che privati; la realizzazione di accordi di programma per definire modalità di collaborazione con tali soggetti, al fine di fornire informazioni aggiornate sull'evoluzione dei prezzi.
Sono state, inoltre, promosse forme di consultazione e di collaborazione con i rappresentanti delle varie categorie economiche ed altri soggetti interessati, soprattutto al fine di prevenire situazioni di tensione sui prezzi e favorire una maggiore trasparenza.
Gli esperti del Comitato hanno presentato uno studio approfondito sulla situazione dell'inflazione in Europa ed in Italia, analizzando anche gli effetti distributivi dell'inflazione su diverse tipologie di famiglie.
Per coadiuvare l'attività del Comitato è stata stipulata con l'IPI una convenzione per costituire la banca dati per il raccordo ed il coordinamento dei prezzi e delle tariffe sull'intero territorio nazionale.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

MIGLIORI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 13 e 14maggio 2003 due reclusi sono riusciti clamorosamente ad evadere dal carcere di Sollicciano in Firenze che ospita, tra l'altro, 50 detenuti socialmente pericolosi oltre la brigatista rossa Lioce;
i detenuti a Sollicciano sono 1.050 unità contro 324 agenti effettivi rispetto ai 482 previsti, mentre l'organico degli Ispettori di ruolo è di 22 unità rispetto alle 58 unità previste -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere per superare la vera e propria emergenza «Sollicciano» e quali responsabilità oggettive siano state individuate nella clamorosa evasione di cui sopra;
se sia possibile ripristinare immediatamente sicurezza al carcere di Sollicciano o prevederne, altrimenti, la chiusura.
(4-06579)

Risposta. - A seguito dell'evasione dei due detenuti di origine albanese, avvenuta in data 14 maggio 2003 dalla C.C. di Firenze Sollicciano, sono stati espletati accertamenti ispettivi che hanno determinato, da parte del competente ufficio, l'avvio di un procedimento disciplinare, tuttora pendente, nei confronti del dottor Cosimo Giordano, già direttore della casa circondariale di Firenze.
Inoltre, è stato avviato procedimento disciplinare nei confronti di due agenti di polizia penitenziaria, ai quali è stata irrogata la sanzione disciplinare della sospensione dal servizio per la durata di mesi sei per uno e di mesi quattro per l'altro.
Peraltro, l'Autorità giudiziaria competente ha comunicato che nessun procedimento penale è stato attivato nei confronti del personale in servizio presso il predetto istituto.
I due detenuti evasi, classificati come «comuni», sono stati tratti nuovamente in arresto in data 21 maggio 2003 e condotti nella Casa circondariale di Sanremo dagli agenti di Polizia di Stato del settore frontiera di Ventimiglia. Successivamente, sono stati trasferiti presso gli istituti di Voghera e di Livorno e nei loro confronti sono state applicate le misure di sicurezza del caso.
Si precisa, inoltre, che la competente direzione generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria segue con


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grande attenzione la situazione dell'istituto di Firenze Sollicciano, soprattutto riguardo alle problematiche relative al sovraffollamento. Infatti, per fare fronte ai disagi connessi allo stesso si è provveduto alla sospensione delle assegnazioni dei detenuti per un periodo di sei mesi, eventualmente rinnovabile.
Infine, si comunica che il 30 ottobre 2003 è stato effettuato uno sfollamento di 138 detenuti cosiddetti «comuni».
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

RUSSO SPENA e DEIANA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i detenuti del carcere di Sulmona sono in sciopero della fame da molti giorni;
essi protestano contro il nuovo regolamento interno del carcere che è, a loro avviso, restrittivo perché limita l'accesso di generi alimentari che possono essere ricevuti attraverso i colloqui e lesivo della dignità personale in quanto ha aumentato le «conte» (conto e battiture delle sbarre) dei detenuti, in particolare notturne, con conseguenti, ripetute sveglie;
sarebbe bene che il Ministro di giustizia desse indicazioni certe nazionalmente e rispetto della concezione costituzionale della pena -:
per quali motivi sia stato varato un regolamento che incide negativamente sui diritti di persone detenute, che vanno rispettati, in un Stato di diritto, puntigliosamente.
(4-09160)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in argomento, si rappresenta che la manifestazione di protesta è stata posta in essere da 59 detenuti del reparto «alta sicurezza» della casa di reclusione di Sulmona su 380. Tale manifestazione è consistita nel rifiuto di ricevere il vitto dell'Amministrazione ma non il sopravvitto, nella battitura delle inferriate e nella astensione dal lavoro. La stessa è durata dal 22 febbraio al 3 marzo 2004 ed ha avuto sempre carattere pacifico.
Per quanto attiene agli specifici motivi della protesta, costituiti dalle disposizioni del nuovo regolamento interno che avrebbero limitato l'accesso di generi alimentari che possono essere ricevuti attraverso i colloqui, la direzione dell'istituto ha rappresentato che la disposizione relativa - estratta dal nuovo regolamento interno predisposto dall'apposita Commissione ed in attesa di definitiva approvazione da parte dell'amministrazione penitenziaria - ha, di fatto, solo ribadito disposizioni preesistenti rispetto alle quali si erano riscontrati, da una parte di un gruppo di detenuti, alcuni tentativi per indurre la direzione a modificarle, in vista della predisposizione del citato nuovo regolamento interno.
La medesima direzione ha, inoltre, segnalato come la richiesta abbia riguardato solo due delle dodici sezioni dell'istituto.
Con riferimento alle lamentele in materia di controlli (battitura, conta), si comunica che la relativa disposizione non risulta contenuta nel nuovo regolamento interno. La suddetta direzione ha precisato che il personale si è limitato, nell'adempimento dei suoi doveri più volte ribaditi da circolari ministeriali, ad effettuare la conta delle ore 3 di notte mediante controllo, con una piccola torcia, della presenza dei detenuti nelle celle.
Ciò premesso, si ritiene che quanto rappresentato dalla direzione di Sulmona sia in linea con le direttive emanate dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria nelle circolari, relative al nuovo schema di regolamento interno per gli istituti penitenziari, ed a quelle in materia di ordine e sicurezza degli istituti.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

SGOBIO. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
entro il 31 marzo del 2004, dopo periodi «altalenanti» sotto il profilo produttivo,


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con 13 lavoratori posti in mobilità dal primo gennaio 2000, inserita nella crisi dell'industria tessile che sta investendo da anni anche la provincia di Trento, chiuderà i battenti la «Cederna» di Pergine, fabbrica tessile che produce federe ed occupa attualmente 26 dipendenti;
da notizie provenienti da ambienti sindacali si apprende che a tutt'oggi non sono state individuate soluzioni alternative alla chiusura -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per i propri ambiti di competenza, presso i soggetti interessati, al fine di individuare soluzioni alternative, utili a tutelare i diritti, la dignità e le professionalità dei lavoratori interessati e capaci, comunque, di assicurare ai lavoratori stessi un rassicurante futuro occupazionale.
(4-08406)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in discorso e sulla base anche di quanto riferito dal Ministero del lavoro, si comunica quanto segue.
In data 10 dicembre 2003 Cederna Fodere S.p.A., R.S.U. aziendale ed i rappresentanti di FILTEA CGIL e FEMCA CISL hanno sottoscritto il verbale di accordo relativamente al collocamento in mobilità di tutto il personale in organico, 26 unità, nel lasso temporale intercorrente tra il 19 dicembre 2003 ed il 31 marzo 2004.
Tale decisione, come si evince dal contenuto dell'accordo sopra richiamato, trova essenzialmente fondamento nell'insufficienza di una massa critica di volumi di attività per il modesto dimensionamento dell'attività produttiva e la stessa sua collocazione geografica, penalizzata rispetto alla competitività delle aree territoriali a forte vocazione tessile, che hanno di fatto reso indispensabile, anche considerata la situazione di prolungata e profonda crisi strutturale del mercato di riferimento, optare per la cessazione dell'attività dell'unità produttiva di Pergine Valsugana.
Peraltro una cordata di imprenditori e la stessa amministrazione comunale di Pergine Valsugana risulterebbero interessati all'acquisizione del compendio industriale di Cederna Fodere S.p.A. (circa 8.000 metri quadrati) per adibirlo ad attività artigianali, presso le quali potrebbe trovare occupazione parte del personale licenziato dalla stessa azienda.
Si evidenzia comunque che questa amministrazione può intervenire nei confronti di situazioni determinate a livello di azienda solo se viene formalmente richiesta l'apertura di una «vertenza» al fine di esaminare la problematica che di volta in volta viene evidenziata.
Non risulta allo stato pervenuta nessuna richiesta per l'apertura di una «vertenza o crisi» né da parte dell'azienda né dalle organizzazioni sindacali.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.