Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 489 del 13/7/2004
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(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5088)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 5088 sezione 7).
L'onorevole Intini ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Violante n. 9/5088/2 di cui è cofirmatario.

UGO INTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi sappiamo - lo dice la Commissione d'inchiesta del Congresso degli Stati Uniti d'America - che in Iraq non vi erano armi di distruzione di massa, né minacce immediate all'Occidente.
Oggi sappiamo che la guerra è stata provocata dalle informazioni provenienti dall'intelligence degli Stati Uniti, che erano false, colposamente o dolosamente. Oggi, non senatori democratici, ma autorevoli senatori repubblicani, ossia dello stesso partito del presidente Bush, dicono che se fossero stati informati correttamente, avrebbero votato in modo diverso; avrebbero votato, in altre parole, contro la guerra.
Ora sappiamo, dunque, che la guerra è stato un tragico errore, il primo errore di cui porta la responsabilità l'amministrazione Bush, per colpa o per dolo.
Sappiamo, inoltre, che a tale primo errore ne è seguito un secondo, di cui portiamo la responsabilità noi italiani, così da dover fare una riflessione autocritica. I nostri soldati sono stati mandati in Iraq perché si pensava che la guerra fosse finita. Invece, la guerra era appena cominciata nella sua fase più sanguinosa. Ciò perché l'amministrazione Bush non ha capito l'Iraq, non ha saputo prevedere il dopo, non ha visto la trappola mortale in cui stava finendo ed in cui, seguendola, siamo finiti anche noi.
Su tali punti insistiamo, non per desiderio di polemica retrospettiva, ma perché


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nessun Governo può affrontare il futuro, con credibilità, persistendo nel fare vuota propaganda.
Per ripartire, voltando pagina, è necessario parlare il linguaggio della verità sul passato e rompere la continuità con lo stesso. Bisogna riconoscere i due errori prima ricordati.
Ciò detto, guardiamo, dunque, al futuro. Bush ha sbagliato, ma Bush passa, gli Stati Uniti restano. Resta la nostra alleanza strategica con gli Stati Uniti. Resta la necessità di combattere, tutti insieme, il terrorismo e di rimediare alla catastrofe irachena, che riguarda non solo gli Stati Uniti d'America, ma anche noi, perché compromette lo sviluppo e la stabilità del mondo.
L'Italia non può seguire l'unilateralismo americano nell'illusione di conquistarsi così un credito verso la potenza di riferimento o un posto di prestigio nel consesso internazionale. L'Italia sa che l'Iraq non è la Crimea, che Berlusconi non è Cavour, che Bush non è Napoleone III e non ha da offrirci la conquista di una patria. Al contrario, lavora per impedire la costruzione di quella seconda parte nella quale crediamo: l'Europa politicamente unita.
L'Italia, però, non può neanche cadere nell'eccesso opposto. L'Italia non può chiudersi nei suoi confini e nella retorica pacifista. La nostra politica estera deve, allora, avere una bussola precisa. Anzi, deve recuperare la bussola che è sempre stata usata dal dopoguerra sino al 2001, da tutti i Governi democristiani, laici e socialisti. La bussola si chiama multilateralismo, si chiama fiducia nelle istituzioni internazionali.
Ricordiamo un punto fermo: mai l'Italia si è impegnata in un'azione militare al di fuori, contemporaneamente, da tutte e tre le istituzioni internazionali che hanno dato stabilità e sicurezza a noi e al mondo: Nazioni Unite, Unione europea e NATO. Mai! La guerra in Iraq ha scavalcato e danneggiato, dividendole, tutte e tre queste istituzioni. Accanto alla devastazione materiale, la guerra ha aggiunto una devastazione politica e istituzionale che in prospettiva può essere persino più grave. Gli ultimi vertici e l'ultima riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno segnato l'inizio di una ricucitura. Questa è una novità importate che apprezziamo, ma non è ancora una novità sufficiente.
Nessun grande paese sinora assente militarmente dall'Iraq ha, infatti, cambiato idea e ha pensato di poter mandare truppe nelle attuali condizioni. Guardiamoci intorno: siamo isolati rispetto ai paesi fondatori dell'Europa e al nucleo traente dell'Unione europea. Nessun grande paese dell'Europa continentale, nessun grande paese i cui cittadini abbiano in tasca, come noi, l'euro ha truppe in Iraq; solo l'Italia! I conservatori canadesi le avrebbero probabilmente mandate, ma hanno appena perso le elezioni. Il Canada, ossia il paese più legato agli Stati Uniti, continua a non voler mandare truppe in Iraq. Se i laburisti australiani vinceranno le imminenti elezioni - come appare probabile - anche l'Australia ritirerà i suoi soldati.
Il Governo italiano ha abbandonato la sua bussola in politica estera per inseguire non gli Stati Uniti, ma il Presidente degli Stati Uniti più contestato degli ultimi decenni, un Presidente il cui operato in Iraq è condiviso ormai da una minoranza degli americani. Per inseguire questo Presidente l'Italia ha abbandonato la sua bussola ed ha perso il suo rapporto storico con il cuore dell'Europa, non soltanto con la sinistra democratica dell'Europa continentale - e questo al Governo certo non interessa - ma anche con la destra più autorevole, ossia con la destra francese.
Chiediamo al Governo - e mi avvio a concludere - di riprendere la bussola. Ci rivolgiamo, in particolare, ai rappresentanti della maggioranza che vengono dalla tradizione democristiana e che questa bussola l'hanno costruita da De Gasperi in poi. Ci rivolgiamo non agli antiamericani, non a chi considera la NATO un impaccio, ma a quanti si preoccupano della delegittimazione della NATO, della lesione nell'alleanza tra Europa e Stati Uniti provocata dalla guerra all'Iraq.


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Noi la bussola della politica estera italiana la teniamo ben stretta. Otto missioni militari all'estero hanno la copertura delle istituzioni internazionali: o delle Nazioni Unite o dell'Unione europea o della NATO o di tutte e tre queste istituzioni. La missione in Iraq non ha alle spalle né la bandiera dell'ONU, né quella dell'Unione europea, né quella della NATO. Se vi fosse la bandiera dell'ONU o quella dell'Unione europea, il nostro «sì» sarebbe fuori discussione. Se vi fosse quella della NATO e, quindi, la presenza di Francia o Germania, saremmo aperti a riconsiderare la situazione. Oggi la bussola indica con chiarezza la rotta della lista unica: un «sì» che abbiamo appena espresso alle missioni italiane svolte nell'anno delle istituzioni internazionali...

PRESIDENTE. Onorevole Intini...

UGO INTINI. ...è un «no» alla missione in Iraq - e concludo - che potrà cambiare, se e quando le istituzioni internazionali ne prendessero la guida, una prospettiva quest'ultima alla quale dobbiamo coerentemente lavorare (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti democratici italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Ulivo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. L'onorevole Fioroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5088/1.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, si tratta di tutt'altro ordine del giorno, che fa seguito ad una serie di richieste che avevamo presentato nel corso di questi mesi al Governo.
Io credo che per quanto riguarda la situazione igienico-sanitaria, in particolare quella delle scuole e degli ospedali esistenti in Iraq, non si sia registrato alcun intervento sostanziale né in termini di recupero né in termini di ristrutturazione.
La situazione dei bambini e degli anziani, soprattutto in Iraq, diviene ogni giorno più drammatica: noi chiederemo al Governo di accogliere questo ordine del giorno e di fare chiarezza in riferimento a tre aspetti: in primo luogo, vorremmo sapere l'entità della percentuale di fondi che il nostro Governo ha messo a disposizione per i progetti di ricostruzione in Iraq direttamente finanziati dal nostro paese. Questo perché il ministro Martino in Parlamento, su analogo dibattito, ci disse che il ritiro del nostro contingente sarebbe stato finalizzato non soltanto ad accompagnare le associazioni umanitarie, ma anche a sostenere gli impegni umanitari del nostro paese.
In secondo luogo, abbiamo appreso notizie di stampa nelle quali si sottolinea l'assenza delle associazioni umanitarie e delle organizzazioni non governative in Iraq nell'ambito di progetti di ricostruzione o di ristrutturazione di presidi sanitari per la popolazione irachena.
Credo sia opportuno che il Governo riferisca sul numero delle associazioni umanitarie che ha autorizzato e sul numero delle organizzazioni non governative autorizzate, nonchè sul numero dei progetti presentati che sono stati finanziati per poter aiutare i processi di ricostruzione in Iraq. Infine, vi chiediamo di assumere l'impegno - mentre in queste notti di crisi voi continuate a discutere della manovra finanziaria - di non «tagliare» i fondi per la cooperazione internazionale, ma soprattutto di prevedere stanziamenti aggiuntivi affinché quella percentuale dello zero per cento, che è la cifra che, come Italia, abbiamo messo a disposizione per la ricostruzione in Iraq, possa essere destinata a progetti di cooperazione internazionale che associazioni umanitarie e organizzazioni non governative hanno presentato; sino ad oggi, infatti, esse hanno operato soltanto confidando sulle proprie forze.
Credo che questo rappresenti un contributo in termini di trasparenza e di chiarezza nel nostro Parlamento, affinché la ricostruzione dell'Iraq avvenga anche con l'apporto del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!


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PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno Fioroni n. 9/5088/1 e Violante n.9/5088/2 ?

FILIPPO BERSELLI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fioroni n. 9/5088/1 a condizione che venga riformulato nel senso di premettere alle parole «a prevedere» le parole «a valutare la possibilità». Nell'ultimo capoverso della parte dispositiva, il Governo chiede poi la soppressione dell'avverbio «concretamente».
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Violante n. 9/5088/2, il Governo non accetta la parte motiva; per quanto concerne la parte dispositiva, il Governo la accetta come raccomandazione a condizione che il primo capoverso venga riformulato nel senso di sopprimere le parole da «verificando l'esistenza» fino alle parole «a Baghdad».
Per quanto riguarda il quarto capoverso della parte dispositiva, il Governo propone di riformularlo nel senso di inserire prima delle parole «a istituire» le parole «a valutare la possibilità». Per quanto riguarda il quinto capoverso, il Governo ne chiede la soppressione.
Nel penultimo capoverso il Governo propone di eliminare le parole da «e a disporre» fino a «pena di morte».
Con tali riformulazioni il Governo accoglie l'ordine del giorno come raccomandazione.

PRESIDENTE. Onorevole Fioroni, accoglie la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/5088/1?

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, poiché si tratta di fornire notizie sui nostri finanziamenti ai progetti presentati, ritengo cosa priva di senso che il Governo accolga come raccomandazione le prime due richieste e, nell'ultimo capoverso, chieda di aggiungere le parole «a valutare la possibilità di» e di eliminare la parola «concretamente». Se il Governo accettasse i primi due capoversi così come sono e non eliminasse la parola «concretamente» all'ultimo capoverso accetterei la riformulazione proposta.

FILIPPO BERSELLI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO BERSELLI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo ribadisce l'impegno ad accogliere l'ordine del giorno come raccomandazione lasciando l'avverbio «concretamente».

PRESIDENTE. Onorevole Violante, accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/5088/2?

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, apprezziamo lo sforzo del sottosegretario Berselli, ma non siamo d'accordo con la riformulazione perché snaturerebbe il senso politico complessivo del documento. Soprattutto, signor sottosegretario, sarebbe in contraddizione con un aspetto sul quale gran parte di questa Camera è d'accordo. Mi riferisco alla questione riguardante la pena di morte, sulla quale il collega Biondi e molte decine di colleghi di ogni parte politica hanno apposto la loro firma. Chiediamo sostanzialmente che il Governo si impegni a fare in modo che vengano rispettati in Iraq i diritti umani, che non vi sia la pena di morte e che i militari italiani non consegnino persone arrestate alle autorità di governo che applicano la pena di morte. Questo ci pare coerente con i nostri principi costituzionali e con la volontà espressa in quel documento da una parte significativa di questa Assemblea.
Pertanto, non possiamo accogliere la riformulazione proposta dal Governo.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Fioroni n. 9/5088/1 e Violante n. 9/5088/2 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fioroni n. 9/5088/1, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 419
Votanti 412
Astenuti 7
Maggioranza 207
Hanno votato
187
Hanno votato
no 225).

Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate dell'ordine del giorno Violante n. 9/5088/2, nel senso di votare gli ultimi due capoversi della parte motiva separatamente dal resto dell'ordine del giorno...

FRANCESCO GIORDANO. Presidente, del dispositivo, non della parte motiva!

PRESIDENTE. Onorevole Giordano, è stato un lapsus! Ho detto parte motiva, ma volevo dire dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Violante n. 9/5088/2, ad eccezione degli ultimi due capoversi del dispositivo, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 428
Votanti 427
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato
178
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che l'onorevole Lezza non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli ultimi due capoversi del dispositivo dell'ordine del giorno Violante n. 9/5088/2, non accettati dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 425
Votanti 424
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno votato
194
Hanno votato
no 230).

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