Allegato B
Seduta n. 475 del 27/5/2004


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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SASSO, GRIGNAFFINI e CAPITELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
lo studio dell'inglese nella «riforma» Moratti vive, secondo gli interroganti, una palese contraddizione tra le «parole» e i «fatti»;
le «parole», affidate a programmi tv sostanzialmente privi di contraddittorio, agli slogan elettorali e agli spot televisivi, inducono a credere che la «riforma» incrementi e migliori lo studio dell'inglese;
i «fatti», contenuti nel primo decreto applicativo della legge 53/2003, rivelano invece che:
1) l'inglese non verrà incentivato alle elementari e sarà quasi dimezzato nell'attuale scuola media in quanto:
prima della Riforma Moratti nella Scuola Elementare si offrivano 297 ore in 3 anni a partire dalla classe terza (3 ore settimanali) + ulteriore quota oraria (variabile e facoltativa) nelle classi prima e seconda per un monte ore totale, calcolato sui 5 anni, fino a 429 ore;
nella Scuola Media 132 ore annue (nel tempo prolungato: 4 ore settimanali) e 99 ore annue (nel tempo normale: 3 ore settimanali);
dopo la Riforma Moratti nella Scuola primaria si offrono 297 ore in tutto in 5 anni, a partire dalla classe prima (1 ora settimanale in prima, 2 ore settimanali nelle classi successive);
nella Scuola Media sono previste 54 ore annue (1 ora e 38 minuti settimanali);
come è stato segnalato con grande stupore e preoccupazione dalla stampa: «Ore di inglese dimezzate - le sorprese della riforma. La lingua era una delle "tre I" del programma di Berlusconi» (la Repubblica, 20 marzo 2004) e sottolineato dal gruppo LEND di Bergamo che ha promosso un appello, già sottoscritto da migliaia di cittadini, in cui denuncia la «massiccia e ingiustificata riduzione che rende palesemente insufficiente per uno sviluppo ragionato di competenze comunicative il tempo d'insegnamento previsto»;
2) la seconda lingua comunitaria verrà studiata per un numero di ore inferiore a quello previsto nelle classi in cui l'insegnamento della doppia lingua è già in atto da anni, in quanto:
prima della Riforma Moratti nella Scuola Media si offrivano 297 ore totali nel triennio (3 ore settimanali), oppure circa 240 (80 ore annue circa) per le classi che aderivano al Progetto lingue 2000;
dopo la Riforma Moratti nella Scuola Media sono previste 66 ore annue (2 ore settimanali); l'inefficacia della proposta didattica - secondo la denuncia del LEND - è aggravata dal carattere certo di discontinuità e frammentazione legata alla libera scelta dei genitori perché essa in realtà è vincolata alle contingenti competenze degli insegnanti presenti nell'organico provinciale, così la riduzione dell'orario di insegnamento limiterà inevitabilmente il raggiungimento di importanti obiettivi linguistici e formativi legati all'apprendimento delle lingue. La possibilità di introdurre ore aggiuntive opzionali in lingua straniera non potrà colmare, per il carattere facoltativo, la lacuna creatasi dalla drastica riduzione delle ore obbligatorie per tutti. Inoltre, la frantumazione dei tempi dell'apprendimento fra attività obbligatorie ed opzionali, insieme alla diversificazione imposta da scelte individuali


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di tempi e attività da parte delle singole famiglie, provocherà la rottura dell'unità classe, dell'organicità del curriculum e del continuum temporale, didattico e relazionale della formazione degli allievi. Le lingue straniere saranno inoltre ulteriormente mortificate in termini di riduzione oraria e di livello culturale e pedagogico, anche nel futuro sistema dei licei e della formazione professionale;
3) le preoccupazioni degli insegnanti sono condivise dai più autorevoli esperti di didattica delle lingue straniere: «È ormai riconosciuto in tutto il mondo - dice il professor Paolo Balboni, preside di Lingue all'università di Venezia "Ca' Foscari" - che non si può apprendere una lingua con un impegno inferiore alle tre ore a settimana...» (Corriere della Sera, 11 marzo 2004: «Il Premier e la scuola»). Guardando al futuro dei nostri ragazzi, Balboni spiega che quanto proposto dalla riforma Moratti non è iscrivibile nell'ambito della politica dell'Unione europea e non consentirà di «...facilitare la mobilità degli studenti e il riconoscimento dei titoli» in ambito europeo (P.E. Balboni «Il ruolo delle lingue straniere nella Riforma Moratti nel quadro della politica linguistica dell'Unione europea»); e John McRae, il «professore ambulante» di lingua e letteratura inglese in numerose università straniere, afferma: «E mentre gli altri paesi avanzano aumentando nel curriculum le ore di insegnamento destinate alla lingua inglese, il Belpaese vive la contraddizione tra la parola e il fatto. Privilegia la lingua comunitaria riducendone le ore». (L'Unità, 19 marzo 2004, «L'inglese secondo Moratti - Un disastro, of corse») -:
se il ministro sia venuto a conoscenza di tali situazioni;
se non intenda fermare l'attuazione della «riforma» e procedere alla costituzione di nuove commissioni di studio e di lavoro, composte da esperti e docenti qualificati nel settore delle lingue straniere, per riformulare tutti i programmi d'insegnamento della lingua inglese, dalla scuola primaria fino alle superiori, vista l'approssimazione dei programmi proposti, in cui ad abilità linguistiche poco identificabili si mescolano elenchi di contenuti grammaticali, (LEND) nonché i programmi e le modalità d'insegnamento della seconda lingua comunitaria, in modo che il potenziamento dell'insegnamento delle lingue sia realmente efficace perché:
a) basato su principi pedagogici e glottodidattici riconoscibili;
b) coerente con le linee guida del Consiglio d'Europa per il riconoscimento dei titoli di studio nei Paesi dell'UE;
c) fruibile per un monte ore annuo effettivamente rispondente ai bisogni di apprendimento degli studenti, e non a calcoli ragionieristici di contenimento della spesa.
(5-03261)

TOCCI, GRIGNAFFINI, CAPITELLI, CHIAROMONTE, GIULIETTI, CARLI, BUFFO, LOLLI, MARTELLA e SASSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale 18 luglio 2001, prot. n. 672/MR, il Ministro Moratti ha nominato un Gruppo di lavoro ristretto, formato da esperti, allo scopo di svolgere una complessiva riflessione sull'intero sistema di istruzione e, nel contempo, fornire concreti riscontri per un nuovo piano di attuazione della riforma degli ordinamenti scolastici;
questo gruppo di lavoro, presieduto (come si legge nel decreto citato) dal professor Giuseppe Bertagna, dell'Università di Torino, composto dai professori Chiosso, Colasanto, Tagliagambe, Bottani e Montuschi e coadiuvato da una segreteria tecnica composta dalla dottoressa Scardaccione e dai professori Sugamiele e Drago, si è progressivamente «espanso» fino a diventare una vera e propria commissione, a sua volta articolata in sottocommissioni, con l'incarico di predisporre


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le indicazioni per i piani nazionali di studio conseguenti alla nuova riforma dei cicli (legge 53 del 2002);
tutto ciò è avvenuto semplicemente in forza del decreto ministeriale 31 agosto 2001, Prot. n. 1573/MR, secondo il quale al gruppo di lavoro costituito con i decreti ministeriali in premessa citati è conferita la facoltà di giovarsi dell'apporto di esperti esterni di comprovata esperienza e professionalità appartenenti al mondo accademico, della scuola, delle associazioni professionali e delle altre componenti sociali che interagiscono con il mondo della scuola;
sostanzialmente, ciò ha significato la massima discrezionalità da parte di Bertagna e del gruppo ristretto nell'indicare e nominare tali «esperti esterni»;
è altresì significativo che sui nominativi chiamati a integrare il gruppo di lavoro in qualità di esperti esterni non sia stata data comunicazione agli organi di stampa, né siano mai stati «ufficializzati» con un apposito provvedimento di formazione secondaria. Solo chi ha avuto contatto con qualcuno di coloro che hanno partecipato a una sorta di riunione plenaria a Fiuggi nel febbraio 2003 ha potuto apprendere di chi si trattasse;
va invece sottolineato come i Ministri Berlinguer e De Mauro si fossero preoccupati di nominare, con appositi decreti ministeriali (decreto ministeriale n. 50 del 21 gennaio 1997 e decreto ministeriale 15 giugno 2000), le commissioni preposte, in prima istanza, a individuare le conoscenze fondamentali su cui si sarebbe dovuto basare l'apprendimento dei giovani nella scuola italiana nei prossimi decenni, e successivamente alla progressiva attuazione della legge n. 30 del 2000 sul riordino dei cicli di istruzione;
il fatto che la commissione e le sottocommissioni formate in forza dei decreti dell'attuale ministro abbiano operato confrontandosi scarsamente con il mondo scolastico, accademico e scientifico italiano è dimostrato dal risultato ottenuto relativamente alle indicazioni nazionali per i piani di studio del primo ciclo, dove non si fa menzione della teoria darwiniana dell'evoluzione biologica e dove l'insegnamento della storia antica viene confinato agli ultimi due anni della scuola primaria, con criteri poco chiari relativamente alla sua valenza scientifica -:
per quale motivo non si è ritenuto opportuno procedere con criteri ispirati alla più ampia trasparenza e pubblicità delle procedure nel nominare i membri di tale commissione, nel formalizzare dal punto di vista normativo i loro incarichi e nell'informare adeguatamente la stampa, le associazioni di docenti e studiosi, il mondo scolastico in generale sull'avanzamento dei lavori e sulla messa a punto delle indicazioni nazionali dei nuovi piani di studio;
se non ritenga opportuno, una volta constatato come la messa a punto dei piani di studio del primo ciclo abbia condotto ad alcuni «incidenti di percorso» (come quello relativo all'insegnamento dell'evoluzione biologica), invertire la rotta per quanto attiene ai piani di studio della scuola secondaria superiore, informando tempestivamente l'opinione pubblica sulle intenzioni della commissione e su tutti i dettagli relativi ai «lavori in corso».
(5-03262)

SASSO, GRIGNAFFINI e CAPITELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
è apparsa sul quotidiano la Repubblica un'intervista al ministro Moratti in cui è messo in evidenza il problema della scarsa trasparenza con cui il ministro ha nominato le commissioni incaricate di predisporre i nuovi programmi attuativi della riforma dei cicli scolastici;
alle domande dei giornalisti il Ministro ha fornito risposte;
1) «Ho ritenuto che un gruppo ristretto potesse lavorare meglio sulle indicazioni nazionali. Devo anche aggiungere


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che questo gruppo ha operato in stretto raccordo con gli stakeholder, ossia con le parti sociali coinvolte nelle tematiche della scuola, e successivamente con una Commissione allargata e con 65 associazioni disciplinari. Come vede, s'è trattato d'un lavoro assai approfondito, che è andato ampliandosi in corso d'opera»;
2) «Devo dire che, quando abbiamo consultato le associazioni, sull'evoluzionismo non era stato mosso alcun rilievo. In seguito, dinanzi alle proteste, abbiamo dato una risposta immediata»;
3) «Ripeto: la consultazione capillare avviata con le associazioni disciplinari non aveva registrato obiezioni. Poi ci siamo mossi con tempestività»;
4) «Lei ha ragione. Ma è per questo che anche i gruppi di studio che stanno lavorando sui licei, così come quelli che hanno lavorato sul primo ciclo, sono molto più numerosi e articolati, rispondenti alle diverse culture del paese. Una volta concluso il lavoro sulle differenti tipologie della scuola superiore, sarà avviata la consultazione con le associazioni disciplinari. La finalità della riforma è quella di rispondere ai nuovi bisogni di una società che cambia»;
in realtà le cose sono andate diversamente in quanto, sospesa la riforma dei cicli, (legge 30/2000) venne varato il decreto ministeriale 18 luglio 2001, con il quale si procedette alla nomina di un «Gruppo di lavoro ristretto, formato da esperti, allo scopo di svolgere una complessiva riflessione sull'intero sistema di istruzione e, nel contempo, fornire concreti riscontri per un nuovo piano di attuazione della riforma degli ordinamenti scolastici». Questo gruppo di lavoro, presieduto dal professor Giuseppe Bertagna, dell'Università di Torino, composto dai professori Chiosso, Colasanto, Tagliagambe, Bottani e Montuschi e coadiuvato da una segreteria tecnica composta dalla dottoressa Scardaccione e dai professori Sugamiele e Drago, si è progressivamente espanso fino a diventare una vera e propria commissione, a sua volta articolata in sottocommissioni, con l'incarico di predispone le «Indicazioni nazionali per i piani di studio» conseguenti alla nuova riforma dei cicli (legge 53 del 2002). Il tutto è avvenuto in forza del decreto ministeriale 31 agosto 2001, protocollo n. 1573/MR, secondo il quale al «gruppo di lavoro costituito con i decreti ministeriali in premessa citati è conferita la facoltà di giovarsi dell'apporto di esperti esterni di comprovata esperienza e professionalità appartenenti al mondo accademico, della scuola, delle associazioni professionali e delle altre componenti sociali che interagiscono con il mondo della scuola». Sostanzialmente, ciò ha significato la massima discrezionalità da parte del ministro e dei membri del gruppo di lavoro ristretto nell'indicare e nominare tali «esperti esterni»; è comunque significativo che dei nominativi chiamati a integrare il gruppo di lavoro in qualità di esperti esterni non sia stata data comunicazione agli organi di stampa, né siano mai stati «ufficializzati» con un apposito provvedimento di normazione secondaria;
i Ministri Berlinguer e De Mauro nominarono, con appositi decreti ministeriali (decreto ministeriale n. 50 del 21 gennaio 1997 e decreto ministeriale del 15 giugno 2000), le commissioni preposte, in prima istanza, a individuare le conoscenze fondamentali su cui si sarebbe dovuto basare l'apprendimento dei giovani nella scuola italiana nei prossimi decenni e, successivamente, alla progressiva attuazione della legge n. 30 del 2000 sul riordino dei cicli di istruzione;
la commissione e le sottocommissioni formate in forza dei decreti dell'attuale ministro hanno operato confrontandosi scarsamente con il mondo scolastico, accademico e scientifico -:
quali siano le ragioni per cui l'intera commissione preposta all'attuazione della riforma dei cicli non è mai stata formalizzata con un decreto ministeriale, come accadde invece con quelle di Berlinguer, di De Mauro (confronta il decreto ministeriale 15 giugno 2000) e di tanti ministri precedenti;


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quali siano le ragioni per cui esiste solo un gruppo ristretto, coordinato da Giuseppe Bertagna, che può avvalersi di esperti esterni a sua discrezione (decreto ministeriale 31 agosto 2001) e i nomi di tali esperti non sono stati rivelati al Parlamento e al grande pubblico, quasi che occorresse secretarli;
quante volte detta commissione si è riunita dopo i lavori plenari di Fiuggi di un paio di anni fa;
quali siano le ragioni per cui nessuno è al corrente di come procedano i suoi lavori;
quali siano i criteri con cui sono stati individuati tali esperti.
(5-03265)

Interrogazioni a risposta scritta:

CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con legge 27 dicembre 2002, n. 289 il Parlamento ha approvato l'istituzione in Italia delle Università telematiche;
con decreto ministeriale 17 aprile 2003 venivano stabiliti i parametri e i requisiti per l'accreditamento di tali Università;
tale innovazione allinea il sistema universitario italiano a quello degli altri paesi economicamente avanzati colmando finalmente un vuoto ultra quarantennale rispetto alle altre nazioni sviluppate;
sin dall'inizio dell'iter di applicazione della legge sono state espresse forti opposizioni da parte della Conferenza dei Rettori delle Università italiane (CRUI) culminate nel documento del 29 aprile 2004 diretto contro l'operato del Ministero dell'istruzione, università e ricerca e anche contro l'Università Guglielmo Marconi, prima università telematica ufficialmente riconosciuta tramite decreto ministeriale del 1o marzo 2004 (Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18 marzo 2004);
l'Università Guglielmo Marconi ha ottenuto il riconoscimento dopo una lunga e minuziosa analisi di tutti i requisiti previsti effettuata dagli Uffici competenti e dal Comitato di esperti istituito con funzioni consultive dal Ministero dell'istruzione, università e della ricerca;
l'università è dotata, diversamente da tutti gli altri atenei, di certificazione di qualità UNI-ISO 9001:2000, e fornisce adeguate garanzie di assoluta solidità economica, essendo nata da una proposta del Consorzio Tertium, ente senza fini di lucro costituito da WIND Telecomunicazioni s.p.a., Banca di credito cooperativo di Roma, Cassa di risparmio in Bologna-gruppo San Paolo, ANFE (Associazione Nazionale famiglie emigrati);
nonostante il possesso certificato di tutte le garanzie di livello scientifico, didattico ed economico, l'Università Marconi ha subito e subisce continui attacchi da parte degli organi consultivi del Ministero dell'istruzione, università e della ricerca (Comitato di esperti; Consiglio Universitario Nazionale), nonché dalla CRUI, che hanno più volte pubblicamente contestato anche a mezzo stampa la rispondenza dell'Università ai requisiti fissati dal decreto ministeriale con asserzioni, che secondo l'interrogante, sono prive di qualunque fondamento di realtà -:
come il ministro intenda provvedere alla completa applicazione di una legge approvata dal Parlamento garantendo nel contempo alle Università telematiche il clima di serenità indispensabile per l'espletamento di compiti di natura istituzionale così essenziali e delicati per lo sviluppo del paese;
se ritenga che gli organi consultivi, sopra richiamati, abbiano operato nel rispetto delle competenze loro attribuite.
(4-10168)

STUCCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la risposta del Governo all'interrogazione n. 4-07228 del 1o agosto 2003, inerente


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la riconversione universitaria dei docenti di stenografia e dattilografia, appartenenti alla Classe di Concorso 75/A, non ha avuto attuazione;
è necessario quindi dare soluzione al disagio dei docenti di stenografia e dattilografia, che da sempre rispondono ai bisogni formativi ed innovativi dei giovani, anche con il puntuale e costante ricorso agli aggiornamenti professionali;
il Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/3387/44, del 18 febbraio 2003, relativo alla Riforma dei Cicli Scolastici;
la risoluzione n. 7-00225, del 17 marzo 2003, presentata in Commissione Cultura della Camera, ricorda che in mancanza «della riconversione universitaria» i docenti in parola «rischiano [...] di ritrovarsi, ingiustamente, fuori dall'insegnamento e, soprattutto, senza lavoro;»;
con il Protocollo d'Intesa sottoscritto il 23 settembre 2003 dal ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dalla regione Lombardia, dal ministero del lavoro e delle politiche sociali, si prospetta l'eliminazione dal sistema liceale degli Istituti Tecnici Commerciali, Turistici e per Periti Aziendali Corrispondenti in Lingue Estere Statali, anziché favorirne la promozione con il liceo economico;
i corsi triennali di «Operatore commerciale» ed «Operatore turistico» sono stati soppressi dall'inserimento del così detto «Progetto '92»;
quanto sopra espresso obbliga i docenti, appartenenti alla Classe di Concorso 75/A, le cui discipline sono materia di insegnamento negli Istituti tecnici commerciali, Turistici, e per Periti aziendali corrispondenti in lingue estere, a trasformare la propria Classe di Concorso nella 76/A, di pertinenza dell'istruzione professionale;
ciò ingenera l'eliminazione di fatto della Classe di Concorso 75/A senza che sia sopraggiunta la riformulazione delle classi di concorso e, quindi, del ruolo docente che, attualmente, è nazionale non regionale -:
quali azioni intenda assumere affinché si avviino le trattative e venga convocato dal ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, l'Ente Unione Professionale Stenografica Italiana, per discutere le problematiche dei docenti di stenografia dattilografia - trattamento testi - Classe di Concorso 75/A, rispetto ai restanti insegnanti inseriti nella medesima Tabella «A» delle classi di concorso;
quali provvedimenti intenda adottare per dare attuazione ai Corsi di Riconversione Universitaria per i docenti di stenografia-dattilografia-trattamento testi-tecnologie dell'informazione e della comunicazione-Classe di Concorso 75/A, onde evitare ulteriori discriminazioni rispetto all'intero personale insegnante inserito nella Tabella «A» delle Classi di Concorso;
quali decisioni intende assumere per non sopprimere la Classe di Concorso 75/A.
(4-10184)