Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 471 del 20/5/2004
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(Discussione congiunta sulle comunicazioni del Governo e sulle linee generali delle mozioni)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle comunicazioni del Governo e sulle linee generali delle mozioni.
Onorevoli colleghi, voi sapete che oggi i tempi per la ripresa televisiva richiedono soprattutto al Presidente della Camera di essere molto preciso.


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È iscritto a parlare l'onorevole Collè. Ne ha facoltà.
Ricordo all'onorevole Collè che ha due minuti di tempo a disposizione. Sarò fiscale: non lo dico a lei, onorevole Collè, ma a coloro che dopo si lamenteranno, come al solito.

IVO COLLÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, permettetemi di introdurre il mio intervento ringraziando doverosamente...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, adesso non incominciate a recarvi in processione dal Presidente del Consiglio, che ha il diritto e il dovere di ascoltare il dibattito! I complimenti che certamente gli amici della maggioranza vorranno manifestargli, potranno essere espressi fuori dall'aula. Adesso, manteniamo un po' di ordine. Prego, onorevole Collè.

IVO COLLÈ. Come dicevo, vorrei rivolgere un doveroso ringraziamento al valoroso operato dei nostri soldati nel mondo in difesa della pace e della libertà, a volte, purtroppo, anche a costo della loro vita.
Ci troviamo quest'oggi ad analizzare la situazione creatasi in Iraq, un paese in ginocchio e allo sbando, profondamente colpito dall'azione di una rappresaglia terroristica locale destabilizzante, che cerca con ogni mezzo di scacciare i popoli invasori. È, dunque, sfruttando tale motivazione che questi criminali ricercano, e a volte ottengono, un ampio consenso tra i propri connazionali a scapito, invece, di quelle che sono le reali intenzioni di chi cerca di portare stabilità, pace e indipendenza.
Dovremmo chiederci, a questo punto, perché non siamo riusciti nell'intento di ripristinare una situazione normale in Iraq. Sicuramente, sono stati commessi una serie di errori nella nostra politica estera e in quella dei nostri alleati all'interno di una coalizione troppo ristretta. È chiaro come vi sia stato un fallimento dell'azione disgiunta dei paesi europei senza la ricerca di un accordo e di un coinvolgimento più ampio, ad esempio, di Francia e Germania. È chiaro come vi sia stato un fallimento della politica di invasione e liberazione degli Stati Uniti che ha addotto delle motivazioni alla guerra false e infondate.
Come possiamo, poi, non denunciare i gravi atti di crudeltà compiuti ai danni dei prigionieri che tutto il mondo ha potuto fissare nella propria mente? Uno sdegno e un insulto alla responsabilità morale nel rispetto dei diritti umani.
Occorre ora ritrovare il dialogo e ricercare una cooperazione tra le nazioni. Ciò potrà avvenire solamente se l'ONU avrà tutti gli strumenti necessari per intervenire. Le Nazioni Unite possono dare, attraverso una nuova risoluzione, una svolta decisiva al conflitto iracheno e allo scontro etnico, culturale e religioso che attraversa il mondo occidentale e quello musulmano. Per farlo, però, l'ONU deve riappropriarsi del suo ruolo di attore unico, sia a livello politico sia militare, ottenendo il giusto e unanime sostegno. Ma oggi le garanzie che queste ipotesi risolutive possano concretizzarsi non vi sono. Oggi la situazione in Iraq è degenerata e si è passati da una presenza di pace ad una guerriglia efferata e senza quartiere, sempre più intensa, al limite delle regole di ingaggio dei nostri soldati.
Oggi, quindi, in assenza di azioni chiare e supportate da fatti altrettanto concreti, ci sentiamo in dovere di richiedere la preparazione per il rientro delle truppe italiane in Iraq (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Minoranze linguistiche e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Moroni. Ne ha facoltà.
Ricordo all'onorevole Moroni che ha tre minuti di tempo a disposizione.

CHIARA MORONI. Signor Presidente, ringrazio il Presidente del Consiglio per la sua presenza e per le parole che ha pronunciato, oltre che per i positivi sforzi che il Governo italiano sta compiendo nel tentativo di contribuire ad una soluzione positiva della difficile situazione irachena, sforzi ampiamente apprezzati dal Segretario


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dell'ONU nel suo recente colloquio con il Presidente del Consiglio.
Il percorso verso una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU è di fondamentale importanza. Si tratta di una risoluzione che deve realizzare il massimo coinvolgimento internazionale attorno al passaggio dei poteri dalla coalizione al nuovo Governo di transizione, dando legittimità ed autorevolezza politica al nuovo Governo iracheno, definendo il ruolo dell'ONU in Iraq dopo il 30 giugno e ridefinendo il ruolo delle truppe straniere destinate a rimanere in Iraq a garanzia della stabilità del nuovo Governo iracheno, realizzando una sorta di doppio binario con un ruolo per le forze della coalizione e di uno parallelo per un corpo di Caschi blu che opereranno a protezione della missione ONU.
Questo quadro va, a nostro avviso, integrato - soprattutto dopo gli episodi deprecabili di torture di cui siamo venuti a conoscenza e che condanniamo fermamente - da un coinvolgimento più diretto e da un consenso più esplicito da parte dei governi arabo-islamici, a partire da quelli più vicini all'Iraq.
Un tale coinvolgimento si basa necessariamente sulla possibilità e la disponibilità dell'amministrazione americana e dell'intera coalizione di costruire con tali paesi posizioni condivise su alcuni punti determinanti relativamente alla situazione in Iraq dopo il 30 giugno, coinvolgendo soprattutto i paesi confinanti nella formazione e nel funzionamento del governo di transizione. Si deve tentare il coinvolgimento della Lega araba nel «dopo 30 giugno», tentando di coinvolgere le truppe dei paesi arabo-islamici, almeno nella missione dei Caschi blu.
Occorre poi il recupero di un confronto con la Lega araba intorno alla Great Middle East initiative per evitare che essa appaia come una specie di iniziativa neocoloniale, allontanandosi dalle opinioni pubbliche dei governi arabi, compresi quelli moderati.
Su questo punto i rapporti italiani con la Tunisia, l'Egitto e l'Union du Maghreb Arabe possono aiutare molto; infine, è necessario ricercare un rapporto fra l'amministrazione americana e i paesi arabi sulla questione israeliano-palestinese e della Road Map. Si tratta di insistere con l'amministrazione americana perchè riequilibri l'appoggio dato al piano Sharon, attraverso una presa di posizione che dimostri la volontà di procedere in modo non unilaterale nella direzione dei «due popoli-due Stati»; su questo sarebbe determinante un ruolo attivo dell'Unione europea.
Il coinvolgimento dei paesi arabi è fondamentale per tentare di rafforzare la coalizione dell'antiterrorismo, consentendo di invertire veramente la tendenza in Iraq.
Il ruolo dell'Italia può essere fondamentale sia nei confronti dell'amministrazione Bush perché assuma posizioni tali da consentire un nuovo rapporto con i paesi arabo-islamici sia nel contribuire ad un confronto, visti i nostri buoni rapporti, con tutti gli attori principali.
Sarebbe importante, onorevoli colleghi, che l'intero Parlamento, in modo compatto, di fronte ad una crisi internazionale di questa portata, anziché... (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Mi perdoni onorevole Moroni, ha parlato trenta secondi oltre il limite consentito.
È iscritto a parlare l'onorevole Pecoraro Scanio, al quale ricordo che il tempo a sua disposizione è di tre minuti. Ne ha facoltà.

ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non siamo riusciti a seguire fino in fondo il comizio del Presidente del Consiglio dei ministri in aula (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale), perché abbiamo grande rispetto del Parlamento e pensavamo che in questa sede venissero portati elementi di novità, nonché i riconoscimenti degli errori commessi, non un comizio aggressivo!
Vediamo ogni sera ed ogni giorno, insieme a tutti gli italiani, una guerra, torture,


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sgozzamenti, disastri e morte. Questo è quello che noi vediamo e questo si chiama in un solo modo: guerra!
Ci è stato detto che il nostro paese non doveva essere un paese belligerante; ci è stato chiesto in questo Parlamento (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)... Signor Presidente, la prego di consentirmi di svolgere il mio intervento, la claque del Presidente del Consiglio «fa caos» contro l'opposizione...

PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio, mi sembra che possa parlare con calma. Nessuno la sta interrompendo.

ALFONSO PECORARO SCANIO. La ringrazio, signor Presidente. Comprendo che siamo costretti a seguire un comizio in aula mentre preferiremmo sentire le verità che non abbiamo sentito.
La missione è stata inviata per svolgere un incarico che doveva essere di pace ed è stata costretta a sparare. Abbiamo militari italiani morti; di fronte a questo sentiamo tuttavia che tutto procede bene! Sentiamo che non c'è alcun problema!
Dopo sei mesi, ci dicono le stesse cose, ovvero che ci sarà un governo provvisorio. Esisteva già un governo provvisorio in Iraq e non ha funzionato! Sappiamo perfettamente che quello che c'è in Iraq è invece una rivolta pacifica, e non soltanto quella armata, quella delle comunità (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)... Signor Presidente, vorrei parlare, se fosse possibile. Perché impedite di parlare alle opposizioni?

PRESIDENTE. Mi sembra di capire che sia poco conveniente ed intelligente interrompere i colleghi, in generale; nel caso specifico, probabilmente lo è di più. Onorevole Pecoraro Scanio, sarà «risarcito» dei trenta secondi!

ALFONSO PECORARO SCANIO. La ringrazio, signor Presidente. Ciò che noi vediamo quindi è una guerra: quello che lei ci illustra è la posizione del presidente americano Bush, che abbiamo già appreso dai giornali, ovvero che tra 15 giorni - è vero - ci sarà un ennesimo governo provvisorio; chi ci garantisce tuttavia del consenso degli iracheni, che sono continuamente in rivolta? Parlo di quelli non violenti; parlo dei cittadini pacifici, che vediamo sfilare con i cartelli, chiedendo la fine dell'occupazione militare. Con le bombe si è potuta abbattere una dittatura sanguinaria, quella di Saddam Hussein, ma oggi gli iracheni sentono che c'è un altra dittatura occidentale, quella dell'occupazione militare.
Noi non vogliamo che l'Italia sia complice di questa occupazione. Vogliamo che l'Italia faccia come i grandi paesi europei: come la Germania, come la Francia, come la Spagna di Zapatero. La Spagna ha ritirato le truppe e non è successo nulla. Quindi, il problema è che lei ci vuole continuare a far stare in una situazione di guerra. Infatti, siamo in una guerra che questo Parlamento non ha mai autorizzato.
A ciò si aggiunge il dramma della tortura a cui lei ha fatto alcuni riferimenti, ma pochi, signor Presidente del Consiglio. Il campanello di allarme sulla vicenda di torture sistematiche doveva già essere lanciato dopo l'abolizione dei diritti dei prigionieri nella base di Guantanamo. Perfino Blair ha chiesto a Bush di risolvere tale problema e lei non ha fatto nulla! Il nostro paese, in questo momento, appare assolutamente subalterno alle politiche della destra americana, dei neoconservatori, ormai in crisi anche negli Stati Uniti.
Noi andremo fino in fondo con l'arma della non violenza e della pace. Come fanno i nostri amici Verdi americani ed i Verdi in tutta Europa, noi andremo fino in fondo a chiedere pace e libertà. Non vogliamo che l'Italia abbia altri morti e causi altri morti in una guerra indecente (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Boselli, al quale ricordo che ha quattro minuti a disposizione. Ne ha facoltà.


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ENRICO BOSELLI. Signor Presidente, ormai la consapevolezza che la situazione irachena sia in pieno caos e che sia molto difficile uscirne è comune a tutti. La ragione sta, innanzitutto, nell'intervento militare unilaterale degli Stati Uniti che si è rivelato un gravissimo errore perché non è servito a contrastare l'ondata di terrorismo che, invece, ha insanguinato drammaticamente anche l'Europa, a cominciare dalla tragedia di Madrid. L'intervento militare non è stato neppure giustificato dall'esistenza di armi di distruzione di massa, che non sono mai state trovate una volta abbattuto il regime di Saddam Hussein.
Il Governo, che a suo tempo ha appoggiato l'intervento militare americano con quella dichiarazione degli otto paesi, tra cui l'Italia, non ha mai corretto tale impostazione che si è rivelata completamente sbagliata e che oggi appare largamente isolata in Europa. Oggi, accanto a qualche puntata polemica di troppo, il Presidente del Consiglio, con le sue parole, disegna per la politica estera dell'Italia un futuro ancorato alla ricerca di una transizione in Iraq da parte delle Nazioni Unite: lo fa oggi dopo tanto tempo. Tuttavia, il Presidente del Consiglio in quest'aula non ha aggiunto che, nel caso in cui non si riuscisse a trovare una soluzione in sede ONU, sarebbe necessario ritirare le nostre Forze armate dall'Iraq.
La vicenda delle torture inflitte ai prigionieri iracheni ha fatto registrare un fortissimo calo di credibilità degli Stati Uniti nel popolo iracheno. Proprio oggi il Financial Times ha pubblicato un sondaggio secondo cui l'82 per cento dei cittadini iracheni vuole che le forze di occupazione escano dal paese. Ripeto, l'82 per cento dei cittadini iracheni, non i terroristi che hanno insanguinato anche l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti democratici italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Verdi-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
Signor Presidente del Consiglio, in tale contesto la possibilità che vi sia una diversa guida militare in Iraq sotto l'egida delle Nazioni Unite è ridotta a zero. Non è ipotizzabile, né oggi né in futuro, che possa esservi una presenza militare da parte di nazioni importanti come la Francia e la Germania o un ritorno della Spagna. Il ministro degli esteri francese, proprio nei giorni scorsi, ha tassativamente escluso che la Francia possa impegnarsi militarmente in Iraq anche nel caso che vi sia una soluzione in sede ONU.
In tali condizioni l'opposizione ha deciso di chiedere il rientro delle nostre Forze armate dall'Iraq. Ciò, tuttavia, non elimina la speranza che possa esservi in sede di Nazioni Unite, se non una soluzione comprensiva degli aspetti militari, almeno un nuovo assetto della transizione dal punto di vista politico secondo le linee del piano Brahimi.
Noi, quindi, continueremo ad impegnarci in tale direzione sapendo che il destino del popolo iracheno - e l'abbiamo sempre saputo in questi mesi - può essere positivamente assicurato solo dalle Nazioni Unite.
È con tale convinzione che i deputati dello SDI voteranno la richiesta di rientro delle nostre truppe dall'Iraq (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti democratici italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Verdi-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Congratulazioni).

ALFREDO BIONDI. Bella coerenza!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mastella, che ha quattro minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

MARIO CLEMENTE MASTELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo un anno di richieste il Parlamento avrebbe l'occasione di concordare sulla posizione che da sempre sosteniamo: l'unica, per la verità, che tiene insieme i valori della pace e la responsabilità di un paese che vuole essere presente e forte negli scenari internazionali. La nostra ispirazione ideale e religiosa ci porta naturalmente a stare dalla parte della pace. Ma che cos'è la pace, quando essa non riesce a dare sicurezza,


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diritti e serenità. La pace è un ideale - per noi cristiani è il più alto degli ideali -, ma come spesso accade la realtà rende gli ideali insufficienti. Dalla parte opposta, l'intervento unilaterale è stato un grande errore, che ha contribuito all'escalation delle orrende tragedie che in questi mesi abbiamo avuto davanti gli occhi. Ha sancito il prevalere dello strumento militare e, cosa ancor più grave, di una logica militare. Così, nello scontro senza mediazioni, è cresciuto il terrorismo e si sono aperti gli infami spazi alle violazioni dei diritti umani, che facciamo fatica solo a ricordare.
Oggi però c'è l'opportunità di tornare alla politica: una politica alta, seria e responsabile. La presenza umanitaria sotto l'egida dell'ONU è il ritorno della politica e alla politica: una politica guidata dall'ispirazione ideale, ma che cerca gli strumenti per fare e realizzare la pace. Finalmente il Governo, signor Presidente, dopo i suoi ondeggiamenti e l'eccessiva compiacenza verso l'amico americano, si avvicina all'unica posizione ragionevole, peraltro sostenuta da larga parte - successivamente non più così - dell'opposizione: una posizione, la nostra (quella di dare la sovranità all'ONU), che per oltre un anno ha negato, trascinando il paese in quella che solo cinismo e paura portano ancora qualcuno a nominare diversamente da «guerra». Una guerra in cui i nostri militari stanno mostrando tutto il proprio valore: un valore militare, di uso legittimo e umanitario della forza, ma soprattutto un valore umano di rispetto degli altri.
È una posizione coerente con la storia del nostro paese. L'Italia non è abituata al disimpegno. L'Italia può con orgoglio vantare una storia di ricerca di spazi di mediazione, di saldezza di principi, ma anche un'autonoma visione strategica. Questa è la storia dei migliori Governi in questo paese. Una storia che è bene ricordare per la maggioranza e per l'opposizione da parte di tutti coloro che vogliono presentarsi a guidare in futuro il paese. Una storia, però, che oggi non riesce a trovare degni rappresentanti. Chi governa e chi vuole governare non può cedere a pressioni, non a quelle di alleati troppo potenti, non a quelle di un'opinione pubblica che va ascoltata, ma senza passività, perché la politica guida, pur avendo il dovere dell'ascolto.
Noi di Alleanza popolare siamo per natura, come forza di centro e di mediazione, contrari agli estremismi e al realismo secondo cui la guerra è guerra. Siamo però contrari anche all'estremo sterile pacifismo troppo ideologizzato. La novità degli ultimi giorni, con il Presidente Bush protagonista di un cambiamento di vedute - chiamarla svolta, per la verità, signor Presidente del Consiglio, è prematuro, ma minimizzare le nuove prospettive significa anche avere miopia -, sembra aprire una nuova soluzione, finalmente multilaterale, che rafforza la nostra posizione. Una posizione comune che, non senza stupore, vediamo abbandonata (proprio ora che sta per concretizzarsi) da quanti nel centrosinistra l'hanno difesa per un anno con notevole intelligenza. Noi siamo per il passaggio della sovranità provvisoria all'ONU, con l'incarico di aiutare la costituzione di un governo provvisorio iracheno, che assuma gradualmente i poteri in vista di future elezioni.
Come ha giustamente ricordato il cardinal Martini, la situazione è così grave che non può lasciare indifferente nessuno e il problema oggi non è quello di abbandonare l'Iraq, ma cercare di aiutarlo in modo nuovo. Non concordiamo perciò con la richiesta immediata di ritiro delle unità militari italiane, che dai banchi del Parlamento tanti oggi sostengono, con motivazioni contraddittorie. Non possiamo oggi scegliere, signor Presidente, un comodo disimpegno e, pur coscienti della modestissima frazione di responsabilità che ci riguarda, non possiamo riconoscerci, amici della sinistra, nell'ambiguità di una mozione che, per apparire unitaria, dissimula la verità di un contrasto irrisolto.
Alleanza Popolare, signor Presidente, è una piccola forza, ma i nostri pochi numeri sono al servizio dell'interesse comune, nel solco di una storia e di una prospettiva di grande responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDEUR-Alleanza


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Popolare e di deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Diliberto. Ne ha facoltà.

OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, quanti altri morti, italiani, iracheni, americani, uomini in armi, donne, bambini, civili inermi, quanti altri morti farà questa sporca guerra coloniale? Ieri, altri quaranta ad una festa di nozze, ieri l'altro un soldato italiano ed in Palestina, sempre ieri, oltre venti assassinati, moltissimi ragazzi, abbattuti disarmati da una cannonata israeliana.
Ma non vedete che la guerra genera altra guerra, altro odio ed altra disperazione? Non vi rendete conto che tutto ciò ha aumentato vertiginosamente il terrorismo in tutte le parti del mondo? Le immagini di torture atroci sono entrate nelle nostre case, ma l'indignazione ed il disgusto non bastano! Occorre agire, porre fine all'occupazione militare dell'Iraq, ritirare le truppe occupanti, quelle dei paesi che hanno fatto la guerra, gestire con l'ONU e solo con essa, senza americani ed inglesi, una breve transizione per restituire l'Iraq agli iracheni.
Torture! Massacri! L'unica grande potenza rimasta al mondo fa valere, con sconfinata arroganza, la propria forza, ma questa politica la rende drammaticamente anche più fragile, più isolata, più indifesa e noi, senza più alcun straccio di politica estera autonoma, ridicolizzati, senza contare più niente, siamo assediati nel bunker insieme agli Stati Uniti ed esposti a rischi gravissimi.
Abbiamo appreso da un colonnello italiano, comandante a Nassiriya, che il nostro contingente consegnava prigionieri ad un carcere iracheno, alla polizia irachena da noi addestrata e pagata, sapendo che gli uomini che venivano consegnati rischiavano concretamente la tortura. Ma a quale grado di abiezione siete arrivati? Dovreste provare vergogna per le vostre azioni, come per il vostro silenzio e le vostre omissioni di fronte a fatti enormi.
Ma come chiedere di provare vergogna ad una maggioranza che, poche settimane fa (non bisogna dimenticare nulla di questi tre anni), ha fatto approvare in quest'aula un emendamento del gruppo della Lega che autorizza in Italia, non in Iraq, l'uso della tortura (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)?

ALESSANDRO CÈ. Buffone!

OLIVIERO DILIBERTO. State facendo...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego, ogni interruzione viene...

OLIVIERO DILIBERTO. Grazie, Presidente.
State facendo sprofondare il paese in un baratro di ignominia e di vergogna. È il sonno della ragione che genera i mostri!

SERGIO COLA. Lasciamo perdere!

OLIVIERO DILIBERTO. Bush sapeva da mesi delle torture sistematiche e lo dice la Croce rossa internazionale. Altro che diritti umani, valori dell'Occidente, la pace e la democrazia! Bugie ed ipocrisie, come quelle sulle armi di distruzione di massa!
Siamo in guerra! L'Italia è in guerra contro la Costituzione, contro i valori morali del nostro popolo, contro il buonsenso e non ci dobbiamo abituare all'idea.
Il centrosinistra è unito nel chiedere il ritiro immediato dall'Iraq.

SERGIO COLA. Non immediato. Non c'è scritto!

OLIVIERO DILIBERTO. Bene, ma quando il Presidente che ha autorizzato o coperto le torture, Presidente di un'America completamente diversa, anzi opposta a quella che contribuì a liberare l'Italia, quando il Presidente George W. Bush il 4 giugno verrà in Italia per fare un odioso spot elettorale a favore del Governo Berlusconi,


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bene, noi saremo in piazza con l'Italia migliore, con l'Italia della Costituzione che ripudia la guerra!
Questa Italia migliore vi manderà a casa (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale), perché state disonorando il nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bertinotti, al quale cui ricordo che ha otto minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

FAUSTO BERTINOTTI. Signori Presidenti, signore e signori deputati, signor Presidente del Consiglio, mi lasci dire a lei ed alla sua maggioranza, che sarebbe richiesto, in un paese in guerra, con dei cittadini ostaggi che rischiano molto, con dei morti, una compostezza nel dibattito diversa da quella che si può vivere legittimamente in una curva dello stadio.
Oggi, tocca alle opposizioni cercare di interpretare l'anima profonda di questo paese. E, in questi tempi oscuri segnati anche dalla tragedia, vorrei dire che verifichiamo un motivo di soddisfazione, in quanto le opposizioni, su un tema decisivo come quello del rapporto tra la pace e la guerra, parlano con una voce sola: è la voce giusta che chiede il ritiro delle truppe italiane dal teatro di guerra.
Non guardate maliziosamente e provincialmente a questa discussione, non vince nessuno: ha vinto il popolo della pace, la stragrande maggioranza del popolo italiano. Oggi può dirsi che, se al posto del vostro Governo ci fosse quello delle opposizioni, avremmo deciso il ritiro delle truppe italiane e potremmo dire: ieri la Spagna, oggi l'Italia.

CARLA CASTELLANI. Ricordati il Kosovo!

FAUSTO BERTINOTTI. Il ritiro delle truppe italiane è necessario per ragioni etiche e per ragioni politiche. Per ragioni politiche perché il ritiro è la condizione necessaria per realizzare una svolta in Iraq, vale a dire la fine della guerra, l'avvento della pace e la costruzione di un governo degli iracheni.
Certo, sarebbe necessario un concorso internazionale, un sostegno, ma per farlo occorre rimuovere le cause di questo massacro. Come si fa? Si fa ritirando le truppe di occupazione e realizzando un intervento di altre forze non coinvolte nella guerra, allora sì sotto la guida reale dell'ONU. Questa è la svolta, il resto è soltanto un belletto sulla guerra che prosegue!
Vi è un'accusa grottesca che viene rivolta a noi che chiediamo il ritiro delle truppe: che questa sarebbe la porta aperta e spalancata verso il caos. Ciò si potrebbe affermare se in Iraq ci fosse qualche tensione, qualche conflitto locale, ma lì c'è la guerra totale, che sprofonda nella morte e nella barbarie. Di fronte a ciò anche l'incontro di ieri di Berlusconi con Bush non tocca nulla dell'essenziale, come conferma lo stesso Dipartimento di Stato che prevede che, dopo il 30 giugno, ci sarà un aumento della violenza con conseguente aumento delle truppe militari americane da inviare sul luogo e così come aggiunge che la riorganizzazione del comando militare non cambierebbe niente rispetto all'esistente.
Del resto, noi possiamo avanzare previsioni, in quanto il movimento della pace ha detto il giusto e il partito della guerra ha sbagliato tutto. Hanno detto di aver fatto una guerra per le armi di distruzione di massa, ma non c'erano; avete fatto una guerra pensando che gli americani sarebbero stati accolti come liberatori dopo un tempo breve e, invece, siete riusciti nel capolavoro di mettere insieme sciiti, sunniti, curdi, tutti a reclamare l'allontanamento delle truppe di occupazione e di guerra; hanno detto di aver fatto la guerra contro il terrorismo e Al Qaeda, che non c'era in Iraq, oggi c'è.
Il terrorismo cresce in un'escalation che arriva fino alla guerra a Madrid e il Governo di Madrid, per nascondere la relazione stringente tra la guerra e il


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terrorismo, deve dirottare la responsabilità sull'ETA ed è punita dal responso popolare.
Avete affermato che, probabilmente, questa guerra poteva accompagnare almeno la soluzione del conflitto in Palestina, fermare l'intervento israeliano di occupazione. Al contrario, Sharon applica la dottrina Bush della guerra preventiva, viola la Convenzione di Ginevra; infatti ieri a Gaza un'altra strage colpisce ragazzi e bambini e, contemporaneamente, oggi il tribunale di Israele condanna uno dei leader più autorevoli del movimento palestinese, Barguti, dopo averlo segregato in carcere. La guerra incendia tutto il vicino Oriente, la terra di Palestina e quella di Mesopotamia, terre di civiltà si apprestano a divenire le tombe della civiltà. C'è la barbarie e, francamente, voi non capite neppure la nostra indignazione nei confronti delle barbarie!
Ci imputate un silenzio su un soldato americano sgozzato e non sapete che noi non facciamo alcuna differenza tra quella sgozzatura e il volto orribile delle torture, perché imputiamo queste e quella alla guerra e al terrorismo, che ci sono nemici e avversari dichiarati (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Ulivo).
Ma, signor Presidente, posso chiederle perché lei non ha usato il termine «tortura» nel suo intervento? La tortura tocca quello che è chiamato Occidente, ne sfigura il volto, ma sempre la tortura è stata portata con sé da quelli che hanno preteso di civilizzare altri. Forse non ci divide lo sdegno nella confronti della tortura, ma ci divide la politica.
Quelli non sono atti di maniaci, di pervertiti: sono la conseguenza del sistema di guerra. Non si fanno delle fotografie se si pensa di dover nascondere il proprio atto; si scattano per esibirle e sono la conferma di una modalità di intervento. Non appagatevi di un processo ad un esecutore! Bush loda Rumsfeld, il capo della catena di montaggio!
È il sistema di guerra ad essere sotto accusa; del resto ci sono le scuole e i manuali di tortura, nonché Guantanamo. Dovreste ribellarvi a tutto ciò; non lo potete fare. Allora siamo noi a dire che bisogna sradicare la tortura, il volto più orribile della pretesa di civilizzazione, battendo il sistema di guerra. La guerra è un sistema che corrode la democrazia.
Non vi accorgete che le classi dirigenti dei più grandi paesi del mondo sono sotto accusa per essere menzogneri: quello nordamericano, quello spagnolo, quello inglese e quello italiano. Voi avete parlato di una missione di pace, avete indotto il Parlamento a votare per una missione di pace. E invece si tratta di guerra, come dicono i tecnici, gli esperti e come provano i fatti: i soldati italiani sparano e muoiono in terra straniera! Il Governo italiano è responsabile di questa scelta.
Nei giorni scorsi ero vicino a Dolo, la città e i luoghi che hanno visto morire un soldato italiano. Lì, signor Presidente, c'era un'incredulità che rispetto e capisco. L'incredulità della gente che si chiede come mai uno di noi possa morire oggi in guerra. Vede, noi siamo contro la guerra e pensiamo che il suo Governo sia colpevole perché fa la guerra, ma è colpevole anche perché durante la guerra privilegia la guerra politica interna nel suo paese.

ALFREDO BIONDI. E invece voi...

FAUSTO BERTINOTTI. Questo davvero non se lo può permettere! Noi siamo contro la guerra. L'Italia è in guerra! E allora concludo prestandomi a dare voce da questo scranno ad una personalità di grande autorità morale del nostro paese. Mi riferisco al Presidente emerito della Camera, Pietro Ingrao, che ripetutamente ha chiesto al Presidente della Repubblica che fine abbia fatto l'articolo 11 della Costituzione. Riprendiamo la sua voce. Signor Presidente della Repubblica, che fine ha fatto l'articolo 11 della Costituzione? Noi oggi difendiamo la Costituzione repubblicana (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista, del Misto-Verdi-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Congratulazioni)!


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PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente del Consiglio dei ministri, onorevoli colleghi, ricordiamo insieme perché i militari italiani sono in Iraq. Non abbiamo partecipato all'attacco armato, ma siamo intervenuti a conflitto concluso per imporre condizioni di sicurezza, indispensabili ai nostri volontari al fine di soccorrere una popolazione stremata dalla guerra, con aiuti di emergenza ed interventi di ricostruzione di strutture civili.
Il nostro intervento, insieme a quello di ben altri 38 paesi, è stato benedetto da una risoluzione delle Nazioni Unite e dall'auspicio di Kofi Annan. Il Parlamento lo ha deciso perché crediamo che il nostro impegno possa portare ad un futuro migliore per il popolo iracheno, un futuro di maggiore benessere e democrazia.
Molti fatti e testimonianze confermano che i nostri militari sono apprezzati dalla stragrande maggioranza dei cittadini di quel paese. Oggi il centrosinistra compattamente, tranne il gruppo Misto-Alleanza Popolare-UDEUR di Mastella, chiede il ritiro immediato delle nostre truppe. L'ala massimalista della sinistra e del pacifismo senza se e senza ma hanno sconfitto, all'interno del centrosinistra, lo schieramento che fino ad oggi era sembrato più riflessivo, razionale e più attento alle disastrose conseguenze di una ritirata dall'Iraq. Sostanzialmente ha vinto Rifondazione Comunista. Prendiamo atto che sulla politica internazionale la guida dell'Ulivo è il comunista Bertinotti (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza nazionale ). Riteniamo sbagliata e irresponsabile questa soluzione per vari motivi.
Innanzitutto, non ci troviamo in stato di guerra, a meno che la sinistra voglia legittimare sul campo i terroristi di Al Qaeda o l'esercito al-Mahdi di Al Sadr (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza nazionale ), che non esita a farsi scudo - come ha già detto il Presidente del Consiglio dei ministri - di civili, ospedali e moschee, pur di inasprire la lotta. Lo stesso Al Sadr, tra l'altro, è contestato dalla più elevata carica religiosa dello sciismo iracheno.
L'azione più o meno simultanea di questi soggetti concorre a fare dell'Iraq attuale un luogo violento, ma non autorizza nessuno a sostenere che l'Italia sia in guerra con il popolo iracheno. Non esiste pertanto alcuna illegittimità dal punto di vista costituzionale, onorevole Bertinotti!
Secondo: ritirarsi oggi significherebbe lasciare il popolo iracheno e l'intera area mediorientale in balia dell'aggressività di queste bande di guerriglieri e terroristi, con le inevitabili conseguenze sanguinose e di destabilizzazione anche dei paesi arabi limitrofi più moderati. Tale pericolo è stato ripetutamente sottolineato in questi giorni anche dal presidente egiziano Mubarak e dal re di Giordania Abdallah.
Terzo: la nostra presa di distanza dagli Stati Uniti e dal Regno Unito costituirebbe un ulteriore segnale di indebolimento della coalizione impegnata in Iraq, producendo un aggravamento dei rischi per le forze alleate che rimarranno dispiegate sul campo.
Quarto: una scelta di questo genere incrinerebbe ulteriormente, dopo la decisione di Zapatero, l'alleanza tra Europa e Stati Uniti, rafforzando enormemente il network terroristico. Spesso sentiamo enunciare correlazioni perlomeno stravaganti da parte di molti esponenti del centrosinistra. Si sostiene che il terrorismo è direttamente legato all'attacco militare in Iraq, dimenticando che molto prima del devastante e proditorio attacco alle Torri gemelle furono molte le stragi terroristiche perpetrate dal fondamentalismo islamico.
Riteniamo che il terrorismo debba essere sempre condannato e combattuto con ogni mezzo a disposizione. Giustificare il terrorismo, come fate voi, non può che attribuirgli forza. Ripiegare oggi dall'Iraq avrebbe questo significato ed esporrebbe sicuramente l'Europa ad un'escalation di violenza e di ricatti che potrebbe addirittura minarne la sovranità e le regole democratiche.


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L'Europa non può permettersi un nuovo «effetto Zapatero»: diventerebbe un'area a sovranità limitata. Qualcuno sottovaluta il disegno del terrorismo fondamentalista: condizionare oggi e conquistare domani l'Europa. Per tali motivi ritengo che la posizione assunta oggi dal centrosinistra sia sbagliata e irresponsabile, e lo è ancor di più nel momento in cui sembra profilarsi concretamente una soluzione che possa trovare il consenso di tutti in tempi brevi. Sotto questo profilo, le comunicazioni del Presidente Berlusconi sono state rassicuranti. La Lega Nord, da sempre, sostiene l'importanza del ruolo delle Nazioni Unite e il diritto intangibile all'autodeterminazione e all'autogoverno dei popoli. Gli iracheni si devono governare da soli e questo traguardo deve essere raggiunto in tempi brevi. La presenza italiana è funzionale esclusivamente a tale scopo: non è e non sarà mai forza di occupazione!
Il percorso da lei indicato, signor Presidente del Consiglio, va in questa direzione. Il documento unitario del centrosinistra, pertanto, oltre a contrastare con l'interesse del paese, giunge proprio nel momento sbagliato, vale a dire nel momento in cui l'ONU, più volte da loro stessi invocata, sembra realmente in grado di riprendere il centro della scena e portare ad una felice soluzione questa difficile pagina della storia contemporanea.
Riteniamo che neppure le imminenti elezioni avrebbero dovuto portare ad una frattura così netta tra maggioranza e opposizione su un tema che tocca la stessa credibilità internazionale dell'Italia. Meglio sarebbe stato oggi, onorevoli colleghi, sostenere l'ONU e stringerci intorno ai nostri militari, ringraziandoli per quanto stanno facendo per gli iracheni e per il nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cè, anche per aver rispettato il tempo a sua disposizione.
È iscritto a parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi è il giorno nel quale a Camponogara si sono celebrati i funerali di Stato del giovane militare Matteo Vanzan. È un dovere morale e civile esprimere fin da subito i nostri sentimenti di affettuosa e commossa partecipazione al dolore di quella famiglia e la nostra continua e rinnovata vicinanza alle famiglie dei diciannove morti di Nassiriya, ai familiari di Fabrizio Quattrocchi e delle vittime del terrorismo internazionale ed italiano, da Marco Biagi a Massimo D'Antona, sino a quelle degli anni Settanta, dal commissario Calabresi alla strage dell'Italicus.
A loro e alle famiglie dei militari e civili italiani impegnati in tutte le azioni di pace va il nostro cuore. Da qui parte la responsabilità delle nostre parole e delle nostre azioni. Abbiamo figli della patria impegnati in missioni di pace in Iraq: portano i viveri a Falluja assediata, si prendono cura dei vecchi e dei bambini, degli uomini e delle donne negli ospedali della Croce rossa.
Come fin da ieri speravamo fortemente, il Presidente del Consiglio, reduce dagli Stati Uniti dove ha incontrato il Segretario dell'ONU e il Presidente Bush, ci ha appena comunicato che quel piano c'è e ci sarà e consentirà che il 30 giugno si insedi il nuovo governo iracheno, costituito da personalità scelte da Brahimi nelle prossime settimane. Secondo quel progetto, il progetto dell'inviato dell'ONU, sarà anche insediato un comitato elettorale a presidenza ONU per preparare le elezioni del prossimo gennaio. La strada verso l'emancipazione democratica dell'Iraq è dunque tracciata e Kofi Annan, durante la conferenza stampa dell'incontro, aveva già annunciato: con Berlusconi, con il Governo italiano abbiamo avuto una buona discussione sull'Iraq ed è emersa anche la possibilità di una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza. Non è più una speranza; è una certezza. Grazie al nostro paese, lunedì scorso finalmente i ministri


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dell'Unione europea hanno approvato un documento comune sulla centralità dell'ONU e sull'appoggio al piano Brahimi. Diamo atto al Governo di essersi impegnato per un coinvolgimento più chiaro e più diretto dell'ONU, come è stato chiesto da più parti e anche nella risoluzione n. 1551.
Eravamo in una fase difficile, siamo in un momento difficile. Dobbiamo evitare due cose: da un lato, non possiamo lasciare le cose così come stanno (e per questo l'impegno e l'accelerazione verso l'ONU per un Governo più rappresentativo e non con un semplice sigillo); dall'altro, il ritiro unilaterale sarebbe rovinoso.
Oggi che c'è il ritorno in campo dell'ONU come protagonista, il centrosinistra chiede con chiarezza che noi lasciamo il campo. Eppure c'è stata una parte seria del centrosinistra, quella di Fassino, che qualche settimana fa ha detto pubblicamente: Zapatero non è la Bibbia. Ci mancherebbe! Zapatero non ha scritto i 10 comandamenti. Per fortuna!
C'è la parte seria di Prodi e di Amato, i quali non anni fa, ma settimane fa dicevano che lasciare l'Iraq era la cosa più assurda ed impensabile. Anche chi era contrario alla guerra, cari amici, sapeva e diceva che era impossibile e sbagliato ritirare i nostri militari. Come sostenere il contrario? Come fingere di non capire la realtà di oggi? Si evidenzia, di fatto, che alla stretta decisiva, come fu per il Kosovo, anche oggi purtroppo la sinistra italiana subisce la pressione della piazza, vota cercando i voti della sinistra antagonista, trova in Bertinotti il riferimento invece che in Kofi Annan! Preferite Agnoletto piuttosto che il piano Brahimi! Questo è il voto di oggi (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)!
Dentro il centrosinistra ha vinto una posizione sbagliata, che noi riteniamo irresponsabile. È stato fatto dieci giorni fa. In politica estera non si esce dalle aule parlamentari e quella di oggi è la logica conseguenza: si sposa la tesi del ritiro quando l'ONU, come tutti chiedono, entra in campo. Questa è l'unione, questa l'unità, questa è la strada che il centrosinistra ha scelto! Avete limpidamente scelto l'estrema sinistra italiana, avete scelte i vostri riferimenti internazionali. L'ho detto prima e lo ripeto: Zapatero invece di Kofi Annan, Agnoletto al posto di Brahimi! Siete uniti non per allargare il centro del centrosinistra, ma per Bertinotti. Questa è la vostra posizione: per Bertinotti e contro le Nazioni Unite! Lo volete fare oggi, nel tempo del dolore. Voterete contro una strada certa e certamente difficile che vogliamo perseguire: l'appoggio alla centralità e all'azione delle Nazioni Unite. Ripensateci! Il voto contro l'ONU è figlio della rassegnazione di un'Europa che non troverà la sua unità, come è accaduto lunedì scorso.
Non spetta alla nostra parte darvi consigli politici; noi abbiamo il solo dovere di ricordarvi le vostre e le nostre comuni responsabilità, il bene del nostro paese, della nostra patria. In questo, vedete, c'è la differenza: la nostra unità, l'unità della Casa delle libertà intorno all'azione del Governo e del Presidente del Consiglio, è per qualcosa: per l'ONU, per la pace, per il mantenimento dei nostri soldati, che sono in pace!
Siamo soddisfatti. Le nostre posizioni di sempre trovano nelle parole e nelle azioni del Presidente del Consiglio e dell'intero Governo una certezza in più: ora è più forte l'azione delle Nazioni Unite. La strada, percorriamola assieme, amici del Parlamento che state dall'altra parte!
Il futuro dell'Italia non può essere nell'ignavia di taluni; per noi, per il gruppo UDC ma per l'intera coalizione, il futuro italiano è quello della dignità del nostro popolo e della nostra nazione, del concerto internazionale, dell'Europa, della libertà di ogni persona e di ogni popolo, e cioè i nostri principi di sempre, i principi della nostra civiltà cristiana italiana, nella tradizione della nostra Italia che sempre ha portato nel mondo pace, libertà e democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Unione dei democratici cristiani e dei democratici


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di centro, di Forza Italia, di Alleanza nazionale - congratulazioni)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rutelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO RUTELLI. Signor Presidente, signori del Governo, oggi dobbiamo votare...

ALFREDO BIONDI. Non siete obbligati, però!

FRANCESCO RUTELLI. ...quindi dobbiamo esprimere un giudizio preciso: la svolta, ovverosia il radicale cambiamento della situazione in Iraq, che da mesi sollecitiamo come l'unica condizione possibile per uscire da una situazione che di giorno in giorno peggiora, c'è oppure no? È almeno iniziata, anche a seguito dell'incontro di ieri tra il Presidente del Consiglio e il Presidente Bush? Perché è indispensabile questa svolta? Perché tutti gli obiettivi, fissati all'inizio della guerra e poi nel dopoguerra, stanno drammaticamente fallendo e producendo guasti per l'intera comunità mondiale?
Non vi era la minaccia di armi di distruzione di massa in Iraq, ma ora sta proliferando una guerriglia armata e organizzata che provoca migliaia di morti. Non vi era legame tra Bin Laden e Saddam Hussein, ma quello che si presentava come un capitolo della lotta al terrorismo non è stato solo una deviazione da quella lotta, ma si è trasformato nel più formidabile alimento del terrorismo.
Si è rovesciato il dittatore di Baghdad e questo è un bene, ma oggi gli iracheni vivono persino peggio di allora; e, interpellati oggi da un istituto di ricerca vicino alla coalizione alleata, chiedono che la coalizione lasci l'Iraq. Erano appena il 20 per cento nell'ottobre scorso e ora ben l'88 per cento degli iracheni vede la coalizione come forza di occupazione e non di liberazione.
Si doveva stabilizzare il Medio Oriente e invece si sta trasformando in catastrofe il conflitto tra israeliani e palestinesi, mentre sono a rischio molti regimi islamici, amici dell'Occidente.
Per questo credo, Presidente, che ci sia una larga concordanza tra noi, anche nel centrodestra, se è vero che la parola «svolta» è diventata negli ultimi giorni anche il richiamo costante nelle posizioni del Governo per una nuova risoluzione delle Nazioni Unite, nonostante lei stesso, signor Presidente del Consiglio, avesse dichiarato più volte ancora nell'aprile scorso: una nuova risoluzione dell'ONU non cambierebbe la reale situazione in Iraq (Applausi dei deputati del gruppo Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo). Anche voi dunque sposate oggi la nostra forte sollecitazione, che ha animato tutti i precedenti dibattiti parlamentari, e a cui non avevate voluto dare ascolto.
Quali sono, Presidente, le condizioni perché la «svolta» ci sia davvero? Noi abbiamo indicato tre condizioni: il varo da parte del Consiglio di sicurezza di un autorevole rappresentativo nuovo governo iracheno; il passaggio pieno delle responsabilità politiche e militari dalle forze che sono giuridicamente occupanti alle Nazioni Unite; la costituzione sotto mandato ONU di una nuova forza multinazionale con la partecipazione di altre nazioni, sia tra quelle occidentali che non hanno partecipato alla guerra, sia tra quelle del mondo arabo ed islamico.
Nelle ultime settimane si è aggiunta una quarta condizione: una aperta sconfessione dell'operato del ministro della difesa americano Rumsfeld (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e del deputato Vendola), al quale arriva la catena di comando militare e alla cui responsabilità vanno fatti risalire molti dei disastri iracheni, inclusa la gestione delle torture.
Lei ha sostenuto, ieri, nei suoi colloqui con Bush, le condizioni per questo radicale cambiamento? No! Lei ha detto che in Iraq occorre completare un'opera iniziata che non si può lasciare a metà!
«Svolta», nella lingua italiana, significa cambiamento di direzione. Lei propone di proseguire, non di svoltare! Eppure, il mandato ricevuto dal Parlamento è per


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una missione umanitaria e di ricostruzione (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
Potete, signori del Governo, riassumere oggi, davanti a noi, l'impegno per una simile missione? E cosa farete nel momento in cui, non essendo possibile, sotto il fuoco di attacchi di guerriglia, assistere le popolazioni, dovrete soltanto cercare di difendere i nostri uomini? Chiederete al Parlamento di autorizzare una vera e propria missione di guerra, oppure pensate di proseguire con l'ipocrisia di definirla missione di pace anche mentre si combatte e, con dolore, si contano le vittime?
Signor Presidente, siedono in questi banchi deputati che hanno votato, con chiara determinazione, l'invio dei nostri soldati in varie parti del mondo, a mantenere, anche con le armi, pace e sicurezza. L'abbiamo fatto per l'Afghanistan, consapevoli dei rischi di quella missione; lo confermiamo e confermiamo ai nostri soldati la vicinanza che nasce dall'amore di patria.
Ma lei no! Lei ha preferito rassicurare l'alleato americano, mai costruire una strada nuova (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale - Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo)! Lei ha tolto all'Italia l'autorevolezza per influire, la capacità di dissentire, lo spirito di iniziativa per cambiare il corso delle cose! Lei ci ha incatenati agli errori dell'amministrazione conservatrice di Bush, che, per questo, oggi si trova in minoranza anche nell'opinione dei cittadini americani!
Una domanda è risuonata in quest'aula: cosa fareste se foste al Governo? La mia risposta è semplice: se fossimo stati noi al governo del paese, avremmo scoraggiato Bush affinché non facesse la guerra. Se fossimo stati al Governo, avremmo fatto come la Francia, la Germania, il Canada (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Bugiardo!

FRANCESCO RUTELLI. ...e la maggioranza dei paesi democratici del mondo: non avremmo inviato i nostri militari senza il mandato dell'ONU!

GIACOMO BAIAMONTE. Bugiardo!

GENNARO MALGIERI. Ignorante!

FRANCESCO RUTELLI. Se fossimo al Governo, diremmo ogni giorno la verità al nostro storico amico ed alleato americano (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!

GIACOMO BAIAMONTE. Non sei stato capace di fare il sindaco di Roma e vuoi fare il Capo del Governo!

FRANCESCO RUTELLI. Oggi, signor Presidente, occorre un nuovo inizio. Oggi, occorre cambiare politica. Oggi, occorre il coraggio di dare all'ONU poteri reali ed immediati. Noi abbiamo esercitato, per oltre un anno - e per intero - le nostre responsabilità. Ne siamo orgogliosi. Oggi, occorre la distinzione delle responsabilità: noi la sfidiamo a cambiare strada, poiché ancora non l'ha fatto.
La domanda che viene dal nostro popolo non è, infatti, una domanda di fuga dall'Iraq, ma di un nuovo inizio in Iraq. Invece, lei ha confermato che andrà diritto sulla vostra strada sbagliata. Noi le diciamo che ci andrà senza di noi, senza di noi che siamo stati sempre con l'ONU ...

GREGORIO FONTANA. Ma questa volta no!

FRANCESCO RUTELLI. ...e che saremo al fianco dell'ONU nel momento di una svolta (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo - Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)...


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VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Quando?

MASSIMO MARIA BERRUTI. Non va bene!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!

FRANCESCO RUTELLI. ...noi che, nel momento della conferma del più grave dei suoi errori, distinguiamo le nostre dalle sue responsabilità, fedeli ai valori più alti della democrazia occidentale, fedeli al vincolo su cui è basata la Repubblica italiana (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rutelli.
È iscritto a parlare l'onorevole Anedda. Ne ha facoltà.

GIAN FRANCO ANEDDA. Signor Presidente, giorni fa, un giornalista di sinistra, direttore di un giornale di sinistra, ha invitato la sinistra a guardare le fotografie dell'orrida uccisione del giovane ebreo americano.
Non lo diciamo per contrapporre crudeltà a violenza. Lo ricordiamo per coloro i quali si sono fatti ciechi per non vedere cosa diverrebbe l'Iraq se fosse abbandonato alla guerra civile (una guerra civile che non è il futuro ma il presente), per non vedere quale sarebbe l'Iraq senza le forze di pace e se l'Italia e tutte le forze della coalizione lasciassero libero il campo alle bande criminali che lo devastano con la violenza e il terrore per imporsi, per prevalere con il terrorismo contro coloro i quali intendano avviare - come sta facendo l'ONU, come l'ONU si è decisa a fare dopo le insistenze anche dell'Italia - il ripristino della democrazia e della libertà.
Noi siamo in Iraq interpretando la volontà e l'animo degli italiani sopra ogni cosa per un dovere di solidarietà, per la difesa dei valori nei quali crediamo, perché intendiamo portarli avanti con fermezza e determinazione.
Le aggressioni contro gli italiani e contro l'Italia che, per motivi umanitari, contribuisce ed agisce per riportare l'ordine e la pace, sono la migliore dimostrazione, se mai ve ne fosse la necessità, che le aggressioni, gli atti di terrorismo poco hanno a che vedere con la rivendicazione di liberazione degli occupanti.
So bene che richiamare quest'opposizione all'elementare rispetto per i morti, per le vittime e per i vivi, più che impossibile, è inutile. Basti pensare che l'unica polemica creata dalla sinistra è quella sulla pubblicazione delle fotografie dell'assassinio del giovane ebreo americano. Basti pensare all'uso di fotografie false pubblicate, senza scuse e senza smentite, da un giornale di sinistra. Affermare che l'Italia si deve ritirare senza nemmeno chiedersi se l'ONU abbia la possibilità o sia disponibile (come lo è oggi) ad intervenire, significa riconoscere che l'Iraq non può essere lasciato a se stesso nelle mani dei terroristi. Se l'Iraq non può essere lasciato solo, ne consegue che l'intervento dell'Italia quale forza di pace e di solidarietà era giusto e doveroso; e se era giusto e doveroso allora è giusta e doverosa la permanenza dei nostri soldati, ai quali rivolgiamo un pensiero di riconoscenza e di solidarietà (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia).
Conosciamo le difficoltà tutte interne all'Iraq nelle quali si muove il piano Brahimi. Sappiamo dell'impegno assunto. Sappiamo che la svolta è nella certezza che, fra due settimane, si arriverà alla formazione del Governo, nella certezza che, tra alcuni mesi, gli iracheni andranno alle urne.
Siamo impegnati a combattere e a battere il terrorismo che non si debella con la fuga cedendo alla paura. Siamo consapevoli dei rischi, ma siamo altrettanto consapevoli che il mutare strategia non significa atteggiamento rinunciatario infarcito di antiamericanismo di sinistra.


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Il vostro atteggiamento, colleghi dell'opposizione, danneggia e dileggia i nostri soldati e favorisce direttamente il terrorismo. Il fatto che dagli atti di terrorismo e dal sacrificio dei nostri soldati nasca la richiesta del ritiro delle nostre truppe ne è la dimostrazione. Si tratta di un atto di viltà.
Voi non volete comprendere e non avete mai compreso cosa sia l'onore, il rispetto della parola data (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana) e la solidarietà nei confronti dei deboli e degli oppressi!
Per questo ringraziamo il Governo, il Presidente Berlusconi per l'impegno, per la fermezza, per la volontà di rispettare le alleanze, per i risultati ottenuti, per lo sforzo diretto a instaurare in Iraq un governo voluto e votato dagli iracheni.
Ringraziamo il Governo e rinnoviamo con convinzione la nostra fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, della Lega Nord Federazione Padana e Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, questa mattina ero a Camponogaro, dove ho voluto rendere omaggio a Matteo Vanzan: la sua morte, così come il sacrificio dei 19 soldati e carabinieri caduti anch'essi a Nassiriya, è lì a dirci quanto tragica e drammatica sia l'avventura irachena.
Una guerra che appare sempre più insensata, che non ha debellato il terrorismo, non ha reso più vicina la pace in Medio Oriente e ha invece alimentato la febbre antioccidentale sotto la pelle delle società islamiche e dei paesi arabi. Per non parlare delle armi di distruzione di massa che non sono mai state trovate, rivelando così la menzogna su cui quella guerra era fondata.
Il dopoguerra iracheno è stato anche peggio, come testimonia il numero dei tanti soldati e civili morti in Iraq. E le torture inflitte ai prigionieri iracheni dai militari americani, di cui abbiamo visto nei giorni scorsi le immagini vergognose e raccapriccianti, hanno tolto ogni legittimità morale, oltre che politica, a quella guerra.
Da tempo era dunque evidente la necessità di una svolta radicale; l'abbiamo chiesta ripetutamente, senza che mai venissimo ascoltati e senza che il Governo italiano assumesse una qualunque iniziativa in questa direzione. Lei, in particolare, signor Presidente, non ha saputo far altro, per mesi e mesi, che appiattirsi acriticamente e passivamente su qualsiasi scelta compiuta dal presidente Bush. Le ricordo che lei ha dichiarato, fino a poche settimane fa, non essere necessaria una seconda risoluzione dell'ONU; che lei ha dichiarato non essere utile un Consiglio straordinario dell'Unione europea; che lei, ancora qualche settimana fa, ha usato parole sprezzanti nei confronti delle Nazioni Unite, dichiarando che in quell'organizzazione siedono troppi paesi retti da regimi dittatoriali (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo) Anzi, ancora le ricordo che lei decise di inviare i soldati in Iraq quando il segretario generale Kofi Annan chiedeva che si desse ancora tempo agli ispettori per cercare una soluzione politica alla crisi irachena (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-socialisti democratici italiani). Oggi, signor Presidente, lei pretende di richiamare noi ad una lealtà all'ONU che fino ad ora lei non ha mai ha ritenuto di avere (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-socialisti democratici italiani). È una lezione che francamente non accettiamo.

GUSTAVO SELVA. Perché sentite che è vera!

PIERO FASSINO. Adesso invece, di colpo, scopre la centralità delle Nazioni


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Unite. Se fosse vero, le direi: meglio tardi che mai; ma la realtà è che non è così. Lei torna da Washington sbandierando una notizia peraltro nota da mesi: che il rappresentante speciale per l'Iraq, Brahimi, sta lavorando alla formazione di un nuovo governo iracheno. Non c'era bisogno di andare a Washington per saperlo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo)! Sarebbe bastato leggere i giornali e in ogni caso avrebbe potuto chiedere informazioni al suo ministro degli esteri, che ha incontrato a Roma Brahimi, come lo abbiamo incontrato noi dell'opposizione.
Per il resto, quella presunta svolta verso l'ONU che lei ci sta vendendo, è del tutto aleatoria e fumosa. Non si sa neanche quando si formerà il nuovo Governo, né soprattutto che poteri avrà. Non solo, ma non è prevista alcuna assunzione di responsabilità dell'ONU in materia di sicurezza, né è prevista alcuna sostituzione delle attuali truppe di occupazione con una nuova forza multinazionale, che svolga effettivamente un ruolo di peace keeping su mandato ONU (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo). Anzi, ancora nei colloqui con lei, il Presidente Bush ha rivendicato l'assoluta determinazione di Washington a mantenere saldamente nelle sue mani il controllo di ogni attività militare e di sicurezza.
Dunque, caro Presidente, la svolta non c'è. La svolta ci sarebbe davvero se si realizzassero atti visibili di discontinuità rispetto alla conduzione seguita fino ad oggi: l'effettiva assunzione da parte dell'ONU della responsabilità della transizione irachena; in secondo luogo, l'insediamento di un Governo iracheno effettivamente sovrano, a cui sia riconosciuta piena competenza sulla sicurezza nelle città, nonché sull'uso delle risorse petrolifere; in terzo luogo, la sostituzione delle attuali truppe di occupazione con una nuova forza multinazionale di pace, che agisca su mandato ONU, risponda al suo Segretario generale e la cui composizione veda il coinvolgimento significativo e forte dei principali paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza, nonché di altri paesi che non abbiano partecipato alla guerra e, tra essi, anche paesi arabi e di religione musulmana. Tutto questo oggi non c'è e, soprattutto, questo lei non l'ha chiesto (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia - Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, calma!

PIERO FASSINO. E soprattutto lei non ha chiesto questo, perché lei, in realtà, è andato a Washington per aprire la strada non all'ONU, ma alla ricerca, ancora una volta, soltanto di una legittimazione da parte di Bush (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia); tanto è vero che lei non ha ritenuto di chiedere le dimissioni di Rumsfeld (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo), ma si è limitato ad una condanna di circostanza delle torture (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

NITTO FRANCESCO PALMA. Che dici?!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi (Una voce dai banchi di Forza Italia: «È meglio Bertinotti!»)...

PIERO FASSINO. E, ancora una volta, lei si è mosso da solo, non ricercando minimamente un'intesa con gli altri partner europei, a partire dai cinque paesi europei che sono membri del Consiglio di sicurezza dell'ONU (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo).


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Sono queste le ragioni per cui noi oggi chiediamo il rientro dei soldati italiani. Contrariamente ad altri, noi lo chiediamo oggi, dopo aver assunto per mesi un atteggiamento responsabile, sollecitando in ogni modo quella svolta che era necessaria, ma che non abbiamo visto maturare.
Al contrario, la situazione è venuta via via precipitando sempre di più, e noi oggi ci troviamo «impelagati» in una guerra che il Parlamento italiano non ha mai deciso, perché il suo Governo a questo Parlamento ha chiesto l'autorizzazione ad inviare soldati in Iraq per finalità umanitarie. Noi oggi siamo impegnati in operazioni belliche che ci fanno percepire dai cittadini (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, direi che finora abbiamo svolto un dibattito sereno: per favore, sarebbe bello se potessimo concluderlo in questo modo!

PIERO FASSINO. Come dicevo, signor Presidente, siamo impegnati in operazioni belliche che ci fanno percepire dai cittadini iracheni come degli occupanti e dei nemici, esponendo a rischi drammatici sia i nostri soldati, sia i civili che operano in Iraq, come testimoniato dall'assassinio di Fabrizio Quattrocchi e dal rapimento di altri tre cittadini italiani, della cui sorte siamo fortemente preoccupati.
Nel chiedere il rientro dei nostri soldati non c'è, dunque, alcuna strumentalità. Noi non abbiamo mai avuto paura di assumere la responsabilità di sostenere l'invio di soldati italiani laddove era necessario per sedare conflitti o mantenere fragili accordi di pace. Tuttavia, noi abbiamo sempre ritenuto fondamentale un requisito: che l'impegno dei soldati italiani avvenisse in un quadro multilaterale, sulla base di decisioni assunte dall'ONU o da istituzioni sovranazionali equivalenti e in base a principi di legalità internazionale, per finalità di stabilità e di pace.

PIETRO ARMANI. In Kosovo ci siete andati senza l'ONU!

PIERO FASSINO. Tali requisiti non c'erano in Iraq e continuano a non sussistere oggi, e fino a quando non ci saranno, noi riteniamo che non possa esservi l'impegno di soldati italiani. Se e quando le Nazioni Unite assumeranno l'effettiva responsabilità politica e militare della transizione irachena, noi condivideremo un attivo impegno dell'Italia.
Infine, lei non può venire in questo Parlamento ad accusare l'opposizione democratica di cedimento al terrorismo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevoli Fassino...

PIERO FASSINO. Soprattutto - ho concluso, signor Presidente -, non lo può fare nel giorno in cui il suo Governo dimentica di commemorare l'assassinio di Massimo D'Antona (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...

PIERO FASSINO. ... e ringrazio il Presidente Casini di aver voluto rimediare alla colpevole insensibilità del Governo.
Concludendo, signor Presidente del Consiglio, vorrei dirle che non può accusarci di assenza di responsabilità (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale) quando, nelle ore in cui i soldati italiani rischiavano la vita a Nassiriya, lei festeggiava allegramente la vittoria della sua squadra di calcio (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.


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FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, noi continuiamo, nonostante tutto, a sognare un paese nel quale le grandi scelte di politica estera possano essere affrontate in un quadro di valori condivisi, che produca almeno quel rispetto reciproco, decisivo per comporre l'identità di una grande nazione.

GIUSEPPE ROSSIELLO. Venduto!

ANDREA LULLI. Sei un professionista delle scelte!

FERDINANDO ADORNATO. Nella scorsa legislatura, il centrodestra, dall'opposizione, non si tirò indietro rispetto a tale dovere. Oggi, invece, in quest'aula, abbiamo assistito ad un fenomeno opposto, assai rilevante per il futuro politico del paese, una vera e propria abdicazione politica della sinistra di Governo.
I banchi dell'opposizione hanno definitivamente sancito la vittoria dell'estremismo politico (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana). Che, poi, la proposta di ritiro delle nostre truppe arrivi anche dal Presidente della Commissione europea rende ancora più pericoloso tale passaggio, perché dequalifica un ruolo che dovrebbe essere di unione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana), e non di divisione della comunità internazionale. Stupisce che Romano Prodi abbia, così facilmente, smarrito il senso della sua responsabilità istituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Chiedevate una svolta e, invece, la svolta l'avete fatta voi, paradossale, illogica, quasi incredibile. Per mesi avete gridato: ONU, ONU, ONU! ed avete chiesto una nuova risoluzione, come se noi non la volessimo; un'accelerazione del passaggio dei poteri agli iracheni, come se noi non la volessimo (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo). Ed oggi, che tutto ciò viene annunciato ufficialmente da Kofi Annan e da George Bush, oggi che si prospetta un nuovo governo iracheno entro maggio (non entro giugno), oggi, infine, che - grazie all'iniziativa del Presidente Berlusconi - si programmano ulteriori e importanti passaggi politici...

BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Ma di che parla?

FERDINANDO ADORNATO. ... quali una grande conferenza internazionale di pace, voi che fate? Addio ONU! L'onorevole Fassino dice: non è vero, già si sapeva e, con tre piccole righe - zac! -, chiedete il ritiro delle nostre truppe! È incredibile (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana)!
La verità è che voi purtroppo, non fate più politica, fate solo propaganda (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana). Onorevole Fassino, non so se si è accorto che lei ha chiesto a Berlusconi tutto ciò che o Berlusconi ha già ottenuto o lo stesso Berlusconi ha oggi indicato come linea del programma di Governo dell'Italia. Vi accontentate di essere una fabbrica di slogan senza strategie. Tutto ciò, per dirla con Ennio Flaiano...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, basta, per cortesia! Prego, onorevole Adornato.

FERDINANDO ADORNATO. ... è grave, ma non è serio! Oggi diventa chiaro, di fronte a tutto il paese, come la vostra invocazione delle Nazioni Unite fosse, fin dall'inizio, solo un paravento dietro al quale nascondersi per contestare Bush o Berlusconi o nascondere un sentimento antiamericano. Voi nell'ONU, in realtà,


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non ci credete. Ne è prova ulteriore l'accurato occultamento politico che avete sempre fatto - anche oggi Rutelli, Fassino - della risoluzione n. 1511 dell'ONU, in base alla quale l'Italia è oggi in Iraq in missione di pace per mandato dell'ONU, non in guerra, onorevole Rutelli (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana).
Ma voi fate finta di niente: evviva la propaganda! Questa, dite oggi non è più una missione di pace. Vorrei rispondervi con le parole del lagunare, Gianfranco Galizia, compagno di Matteo Vanzan, ferito nello stesso assedio di Nassiriya. Le cito da un giornale: «Ci sparano addosso, ma la nostra resta una missione di pace. Loro ci attaccano e noi rispondiamo. Le regole dell'ingaggio, secondo me, non vanno cambiate; dobbiamo resistere, tenere alto l'onore dell'Italia». Gianfranco Galizia ha soli 25 anni ma, con queste parole, mostra un'incredibile maturità, una maturità maggiore della vostra (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana). È la stessa maturità che ispira tutte le nostre Forze armate, impegnate nel mondo in tante missioni di pace. A loro va la riconoscenza di tutti gli italiani. Del resto, una missione di pace non cambia la natura solo perché vi è qualcuno che non vuole la pace. È del tutto evidente, al contrario, che una missione di pace si rivela tanto più necessaria quanto più vi sono sul campo forze che la pace non la vogliono. Altrimenti, che senso avrebbe una serie di pace (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana)?

BENITO PAOLONE. Bravo!

FERDINANDO ADORNATO. Di fronte a tali difficoltà, noi ce la siamo posta la domanda: basta ritirare le truppe per restituire serenità all'Iraq? Se così fosse, dovremmo davvero ritirarci tutti e anche di corsa; ma, purtroppo, non è così. Andarsene via oggi dall'Iraq significa solo abbandonare quel popolo ad un destino amaro. Questo è ciò che proponete, ma sarebbe un atto irresponsabile e cinico. Per ciò ci siamo risposti che non possiamo ritirarci, e questa, per fortuna, è la stessa risposta dell'ONU e di tanti altri governi e istituzioni mondiali. È la stessa risposta del Presidente egiziano Mubarak ed è, infine, la stessa risposta della Chiesa, dietro le cui bandiere pacificatrici ci chiediamo perché la sinistra oggi non sfili più. Com'è volubile la vostra fede, cari colleghi della sinistra (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

LUIGI OLIVIERI. Proprio tu lo dici!

MIMMO LUCÀ. Sei ridicolo!

FERDINANDO ADORNATO. Abbandonare oggi l'Iraq significherebbe anche arrendersi al terrorismo internazionale. Al Qaeda non vuole un Iraq democratico; vuole che le truppe si ritirino e l'ha dimostrato uccidendo il presidente Salim, un uomo saggio, uno sciita moderato. Ebbene, ritirarsi dall'Iraq significa lasciare campo libero a questi terroristi, ai carnefici di Salim e di Matteo Vanzan: l'Italia non lo farà!
Nel combattere il terrorismo le democrazie devono stare attente a rimanere se stesse, a non tradire i propri principi, come è accaduto nel carcere di Abu Ghraib. Altrimenti, non riconosceremmo più noi stessi; diventeremmo barbari anche noi. Ma attenzione: non riconosceremmo più noi stessi, anche se cedessimo a quella assurda par condicio dell'orrore che molti media ci suggeriscono.
Non vi può essere nessuna equidistanza, onorevole Bertinotti. Per una democrazia le torture sono un'abominevole


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eccezione; per il fanatismo terrorista, invece, l'assassinio è la regola (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana). Non ci sarà nessun tribunale islamico a condannare quel boia incappucciato; gli autori delle torture, invece, stanno già giustamente cominciando a pagare (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana)!

SERGIO COLA. Bravo!

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Bravo!

FERDINANDO ADORNATO. E noi chiediamo che non ci si fermi dinanzi a nessun livello di responsabilità (Commenti dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo).
Signor Presidente, concludo. È giunto il tempo che il mondo faccia uno sforzo di generosità e di responsabilità: si lasci alle spalle le divisioni sull'opportunità della guerra e combatta oggi unito per vincere la battaglia della pace.
L'intera Europa dovrebbe ragionare così, Presidente Prodi, finalmente assumendo un ruolo di rilievo nello scenario mondiale. Comunque, così ragionano le forze del partito popolare europeo.
La via d'uscita è ormai chiara: sta nel piano precisato in questi giorni e non c'è altra possibile politica di responsabilità. Quelli che verranno saranno ancora giorni difficili, ma siamo sicuri che il nostro popolo saprà affrontarli con saggezza. Ormai, gli italiani esprimono con maturità i valori e la forza di una grande nazione occidentale che per la sua storia e per la sua cultura aperta al dialogo con tutte le civiltà possiede la sapienza politica per affrontare, forse meglio di chiunque altro, le missioni di pace.
Gli italiani non subiscono più, colleghi dell'opposizione, l'eredità di un'antica «Italietta», sempre pronta a fuggire da ogni responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana), che oggi voi, purtroppo, avete scelto di rievocare. Siamo un grande paese di pace e di libertà. Siamo, dunque, certi che il nostro popolo confermerà al mondo il senso di responsabilità, l'intelligenza e la passione dell'Italia (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
È iscritto a parlare, a titolo personale, l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, al suo discorso, signor Presidente del Consiglio, è mancata una premessa. Ella avrebbe dovuto pronunciare tre semplici ed oneste parole: finora abbiamo sbagliato (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo). Ha, invece, preferito un linguaggio a dir poco imprudente, provocatorio nei confronti dell'opposizione; uno statista ne avrebbe cercato l'intesa.
I frutti avvelenati di una guerra sciagurata, mal concepita, mal calcolata, senza prospettive e strategie sono dinanzi agli occhi del mondo. Come mai voi non li vedete?
L'abbattimento di una dittatura sanguinaria doveva essere l'inizio di un'età di pace. Si sono scatenati, invece, i demoni della ferocia, dell'odio antioccidentale, poiché più complessa è la situazione dell'Iraq e dell'area mediorientale, dato che la insensatezza delle semplificazioni conduce solo a terribili disastri.
Era da una operazione di verità che occorreva ed occorre partire; ella, signor


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Presidente del Consiglio, avrebbe dovuto dire al presidente Bush che la guerra irachena è stata una soluzione sbagliata, che è pericolosa per la legalità internazionale e per la pace del mondo la concezione della guerra preventiva. Avrebbe dovuto dire che l'unilateralismo è suicida: non si può governare così il mondo, che è cosa più complessa della conquista del West. Avrebbe dovuto dire, dopo le torture che hanno sconvolto il mondo, che non può esservi più fiducia nel ministro della difesa statunitense.
Tuttavia, ella queste cose non le ha dette: avrebbe dovuto ammettere troppi errori, calcoli sbagliati, incredibili gaffe commesse per l'ossessione di essere il primo accanto al presunto vincitore e per aver sottovalutato sempre il ruolo dell'ONU, per avere infranto quell'unità europea che dovrebbe essere l'obiettivo primario tenacemente perseguito.
Avete invece opposto la pretesa di una accondiscendenza passiva alle vostre scelte. Che cosa sono le vostre parole nei confronti dell'opposizione, se non la pretesa di ottenere un consenso passivo? Invece di capire, avete preferito polemizzare. Eppure, vi erano state delle importanti aperture da parte dell'opposizione, che andavano utilizzate (Commenti del deputato Selva). Invece, voi vi incamminate su quella strada dell'ONU, che era stata indicata, ed usate persino la parola «svolta», ma non ci sembra che ne comprendiate il contenuto.
Credo tuttavia che oggi, dinanzi alla tragedia irachena, a quella del Medio Oriente e della disperata e sanguinosa lotta in terra di Palestina, dobbiamo tutti interrogarci severamente, con spirito di verità: è, questo, un dovere morale rispetto alla gente che muore e alle stragi degli innocenti, di soldati di ogni paese e dei nostri valorosi e straordinari militari, che hanno pagato un alto tributo di sangue e che operano in condizioni difficili in un'area che è diventata di guerra, con i limiti e le regole di una missione di pace.
Altra strada io non vedo per una speranza che è difficile da realizzare, se non il ripristino della legalità internazionale che soltanto con l'ONU si può conseguire. Il piano Brahimi ne può essere una prospettiva: aspettare la deliberazione dell'ONU, non precipitare gli eventi, come accadrebbe con un immediato ed improvviso ritiro del nostro contingente, sembra a noi, e ad altri autorevoli amici, come Maccanico, Marini, Enzo Bianco, la scelta al momento più saggia.
Un fatto singolo, isolato, non inquadrato in una strategia complessiva di ricostruzione di una multilateralità fra l'Europa, l'ONU, i paesi arabi e gli Stati Uniti d'America, per quanto nobili possano essere le motivazioni che lo ispirano, non può portare a conclusioni positive.
Non possiamo pertanto aderire - e concludo - alla richiesta del ritiro. Oggi il presidente egiziano Mubarak ed altri leader arabi hanno detto che non si può lasciare l'Iraq nel caos nel quale la guerra lo ha precipitato. Il ritiro non è la soluzione: più prudente e ragionevole sarebbe stato attendere la decisione dell'ONU.
Spero, e vorrei immaginare, che si possa ripartire, per un nuovo dialogo fra l'Occidente e il mondo arabo, proprio da quella famosa Baghdad che accendeva, con i suoi racconti, la fantasia di noi ragazzi! Occorre, signor Presidente del Consiglio, porsi dalla parte giusta ed in modo giusto, come finora non è stato fatto né da questo Governo né da questa maggioranza. Imploro tuttavia che Dio ci illumini tutti: Governo, maggioranza ed opposizione (Applausi di deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, di Alleanza Popolare-Misto-UDEUR, e Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.

DARIO RIVOLTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei scusarmi con i colleghi se il mio intervento prolungherà questo dibattito particolarmente interessante.
Avrei tuttavia voluto avere il tempo per poter svolgere un'analisi di carattere geopolitico,


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come hanno fatto altri colleghi di maggioranza e opposizione durante questo dibattito. Tuttavia, non essendovi tempo, mi limito ad una serie di osservazioni che ritengo utile formulare.
Innanzitutto, voglio esprimere il mio apprezzamento, che credo condiviso da tutti i colleghi della maggioranza, per la relazione svolta dal Presidente del Consiglio. In modo particolare, esprimo apprezzamento per l'azione che il Governo italiano, da quando iniziò, ormai quattro anni fa, la crisi irachena, ha svolto nei limiti delle sue possibilità di movimento sul piano internazionale.
L'Italia, e non per responsabilità di questo Governo, non è riuscita ad ottenere l'obiettivo che si era prefissata di far parte, seppure come membro temporaneo, del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Già questo limitava moltissimo il peso delle nostre azioni sul piano diplomatico internazionale. Ciò nonostante, l'Italia si è mossa, anche senza avere diritto di voto su quelle decisioni, con tutti i suoi alleati all'interno di una grande lealtà e chiarezza di comportamento. Prima che scoppiasse la guerra, ha fatto ciò che era nelle sue possibilità affinché l'evento bellico venisse scongiurato.
Poco fa l'onorevole Rutelli ha detto: noi avremmo impedito la guerra. Credo, purtroppo, che l'onorevole Rutelli sopravvaluti se stesso (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia). Nessuno era in grado di impedire una guerra che in molti, compreso il sottoscritto, abbiamo ritenuto fin dall'inizio, e prima ancora che scoppiasse, strategicamente sbagliata. Tuttavia, va dato atto che il nostro Governo, nei ridotti limiti di spazio a sua disposizione, ha cercato di far sì che questo, cioè la non guerra, potesse avvenire con altre soluzioni di carattere diplomatico.
Quando lo guerra scoppiò, il nostro Governo, che ha il senso dell'onore come è stato ricordato dal collega Anedda, si è attenuto ai suoi ruoli internazionali, alle sue alleanze, e ha preso una posizione netta e precisa. Ha detto: noi non parteciperemo a questa guerra, ma nel momento in cui si dovesse ricostruire uno Stato, che deve essere ricostruito, saremo pronti a fare la nostra parte.
Quando la risoluzione n. 1511 dell'ONU, giustamente ricordata dal collega Adornato, ha consentito la nostra presenza, il Parlamento ha votato su quella base l'invio delle nostre truppe con il compito di mantenimento della pace e di ricostruzione del paese.
Il nostro Governo, nel frattempo, ha aumentato la propria autorevolezza, non l'ha diminuita, caro onorevole Rutelli. Oggi, il viaggio del Presidente Berlusconi a Washington ha avuto un risalto internazionale; il segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, ha pubblicamente elogiato l'azione dell'Italia. L'Italia ha potuto esprimere a voce alta la propria posizione e svolgere le pressioni, che già prima aveva annunciato di voler esercitare, affinché l'ONU possa riacquistare un giusto ruolo nella gestione della rinascita dell'Iraq sotto forma democratica. Se tutto ciò è possibile è perché il nostro Governo, con senso di realismo, senza perdere il senso della misura, con la capacità di contare sulle proprie possibilità, ha fatto ciò che altri Governi prima di questo non erano mai riusciti a realizzare: dare un ruolo internazionale all'Italia che va addirittura al di là di quello che il nostro peso economico, pure importante, ci potrebbe autorizzare ad avere.
Quello che voglio aggiungere, a conclusione del mio breve intervento, è che il Presidente del Consiglio ha parlato di sorpresa davanti all'atteggiamento dell'opposizione. Io sono in parte sorpreso come lui, ma sono soprattutto deluso. Sono deluso non soltanto come membro del Parlamento, ma come cittadino italiano. Infatti, non è possibile che qualcuno di voi, se è osservatore di fatti internazionali, possa in buona fede pensare che l'abbandono oggi dell'Iraq da parte delle forze internazionali possa essere in qualunque modo, seppur piccolo, un bene per quel paese, per quell'area geografica, per il mondo. Gli osservatori internazionali tutti, le autorità di varia provenienza politica in tutto il mondo sanno - e lo sapete anche


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voi - che il ritiro delle truppe internazionali oggi significherebbe soltanto un disastro immane per i cittadini iracheni, per quell'area e per tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Noi quindi dobbiamo restare in Iraq, perché sappiamo tenere fede alla parola data, ma soprattutto perché abbiamo quel senso di responsabilità che supponevo (pur nella diversità) esistesse anche all'interno di gran parte di questa opposizione. Invece, solo due deputati dell'opposizione hanno parlato - criticando il Governo e la maggioranza, perché questo è un loro, un vostro diritto - prendendo le distanze dalla posizione irresponsabile, che è la vostra: l'onorevole Mastella e, in misura ammirabile, l'onorevole Gerardo Bianco. Questa è l'opposizione che io mi aspettavo. Così un cittadino membro di questo Stato si aspetta che sia un'opposizione, non necessariamente in linea con la volontà della maggioranza, quindi libera di criticare, libera di porre dei distinguo, ma sempre senza mai dimenticare il senso di responsabilità che il nostro ruolo internazionale ci richiede (ma anche solo il ruolo di un paese civile nella comunità internazionale).
Mi avete deluso, mi dispiace molto; ma credo che i cittadini italiani, se osserveranno questi eventi, sapranno anch'essi trarre delle giuste valutazioni (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle comunicazioni del Governo e sulle linee generali delle mozioni.
Avverto che è stata presentata la risoluzione Elio Vito ed altri n. 6-00095 (vedi l'allegato A - Mozioni e risoluzioni sezione 2).

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