Allegato A
Seduta n. 471 del 20/5/2004


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MOZIONI DILIBERTO ED ALTRI N. 1-00358, BERTINOTTI ED ALTRI N. 1-00367, VIOLANTE ED ALTRI N. 1-00368, CENTO ED ALTRI N. 1-00369, PISA ED ALTRI N. 1-00374, MASTELLA ED ALTRI N. 1-00378 E VIOLANTE ED ALTRI N. 1-00379 SULLA SITUAZIONE IN IRAQ

(Sezione 1 - Mozioni)

La Camera,
premesso che:
i drammatici sviluppi del conflitto in Iraq, ove perdura una perversa spirale di violenza e di odio, rendono attuale e assolutamente condivisibile la coraggiosa iniziativa del leader della sinistra spagnola Zapatero, che ha dato l'ordine di ritiro immediato dei suoi soldati dalla regione irachena;
il rapimento di quattro ostaggi italiani da parte dei fondamentalisti iracheni, sfociato nella barbara esecuzione mortale di uno di loro, testimonia ancora una volta che in quella regione oramai governa solo il caos e che i nostri soldati, cui si sono affiancati anche nostri compatrioti civili, sono stati mandati allo sbaraglio ed esposti al pericolo, senza la copertura di quella indispensabile rete di rapporti ed intese necessari quando si opera in territorio di guerra;
in questo frangente occorre tornare all'interesse nazionale, che è quello della definitiva pacificazione dell'Iraq, che può avvenire solo con il ritiro immediato di tutte le truppe di occupazione, a partire da quelle italiane;

impegna il Governo

a ritirare immediatamente il contingente militare italiano impegnato in tutta la regione irachena e consentire così l'avvio di un processo costituente gestito dal popolo iracheno e garantito dall'Onu, anche con l'invio di caschi blu appartenenti ai Paesi arabi ed a quelle nazioni che non abbiano partecipato alla guerra ed all'occupazione militare contro l'Iraq.
(1-00358)
«Diliberto, Armando Cossutta, Rizzo, Bellillo, Maura Cossutta, Nesi, Pistone, Sgobio, Vertone, Boato».
(19 aprile 2004).

La Camera,
premesso che:
il perdurare dell'occupazione militare in Iraq sta facendo precipitare quel Paese in una guerra civile sempre più sanguinosa, tanto da rendere ormai priva di ogni senso non soltanto la data del 30 giugno 2004, ma ogni attesa di svolta e ruolo dell'Onu;
la ripresa dei bombardamenti statunitensi e l'assedio delle città di Falluja e Najaf confermano la feroce determinazione della Casa Bianca nella volontà di mantenere il controllo militare dell'Iraq;
la cosiddetta «battaglia dei tre ponti» a Nassiriya ha visto per la prima volta il contingente militare italiano usare la forza delle armi anche nei confronti dei civili, facendo un numero imprecisato di vittime tra la popolazione locale;
anche in seguito a questi fatti, l'Italia viene percepita dal popolo iracheno come un Paese complice dell'occupazione anglo-americana e stanno, per questo, aumentando gli atti di ostilità nei confronti dei nostri concittadini;


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la partecipazione attiva alle iniziative di guerra da parte degli italiani ha costretto le organizzazioni non governative del nostro Paese a sospendere la preziosa iniziativa umanitaria lì svolta e a richiamare ad Amman il personale per mancanza delle misure minime di sicurezza;
il sequestro di quattro cittadini italiani e la successiva barbara uccisione di uno di essi, Fabrizio Quattrocchi, evidenziano in modo drammatico l'ostilità crescente nei confronti dell'Italia, oltre che portare alla luce una vera e propria «privatizzazione della guerra» operata da alcune multinazionali;
è da valutare positivamente la decisione assunta dal nuovo Governo spagnolo di iniziare da subito il ritiro del proprio contingente militare dall'Iraq, in quanto - perdurando l'occupazione militare - non esistono le condizioni affinché l'Onu operi la svolta auspicata a garanzia del popolo iracheno e della sua sovranità;
si ritiene necessario:
a) isolare chi ha scatenato la guerra preventiva ed unilaterale, mentendo all'opinione pubblica mondiale sul possesso da parte dell'Iraq di armi di sterminio di massa;
b) arrestare la spirale guerra/terrorismo paurosamente alimentata dalla guerra all'Iraq;
c) restituire all'Onu un ruolo attivo per la pace e per la transizione alla democrazia in quell'area;

impegna il Governo

a disporre il rientro delle truppe italiane dall'Iraq, impartendo le necessarie disposizioni perché questo avvenga celermente, in modo ordinato e garantendo la sicurezza del personale militare lì impiegato.
(1-00367)
«Bertinotti, Giordano, Deiana, Titti De Simone, Alfonso Gianni, Mantovani, Mascia, Pisapia, Russo Spena, Valpiana, Vendola».
(3 maggio 2004).

La Camera,
premesso che:
radicalmente negativo è il giudizio sulla guerra irachena, un intervento militare unilaterale e privo dell'autorizzazione delle Nazioni Unite e di ogni legittimazione internazionale, le cui motivazioni si sono dimostrate completamente infondate;
a distanza di un anno dalla caduta del regime di Saddam Hussein, tutti gli obiettivi conclamati sono lontanissimi dall'essere raggiunti. La situazione irachena è segnata da uno stillicidio di attentati e di azioni di guerriglia che sfociano sempre più nella guerra aperta, con un altissimo prezzo di vite umane, anche tra i civili; cresce l'ostilità e l'insofferenza della popolazione, mentre l'autorità provvisoria insediata dalle forze occupanti si manifesta priva di rappresentatività; nel frattempo, la minaccia del terrorismo internazionale non è stata ridotta, ma è anzi cresciuta l'area del fiancheggiamento al fanatismo fondamentalista e si è aggiunta in Iraq l'odiosa pratica del sequestro di ostaggi, che così dolorosamente ha colpito anche nostri connazionali. Le sconvolgenti immagini delle pratiche di tortura inflitte da forze occupanti ai prigionieri iracheni rafforzano nell'opinione internazionale l'idea di una spirale di errori ed orrori. Nulla, per ora, lascia intravedere il passaggio dalla fase dell'occupazione militare a quella di un'effettiva stabilizzazione e pacificazione;
si rinnova la preoccupazione per l'ulteriore aggravarsi del conflitto israelo-palestinese, di cui sono evidenti le implicazioni con la crisi irachena e con lo stato di criticità politica dell'intera area medio-orientale. Le ultime decisioni unilaterali del Governo Sharon, irresponsabilmente avallate dall'amministrazione Bush, hanno inferto un colpo durissimo alle prospettive di pacificazione segnate dalla road map, rendendo ancora più lontana la prospettiva della soluzione di quello storico conflitto, in un contesto in cui non si arresta la spirale di atti di terrorismo e di ritorsione militare;


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si manifesta la più profonda preoccupazione per la deriva unilateralistica avviata con la guerra in Iraq, che minaccia di minare non solo le Nazioni Unite, ma anche tutte le istituzioni sulle quali si è basata sinora la stabilità internazionale;
netta è la contrarietà al modo con cui il Governo italiano ha fin qui operato a proposito del conflitto iracheno. La decisione di inviare in Iraq un nostro contingente, inquadrato nell'ambito delle forze d'occupazione, ha esposto ed espone sempre più i nostri militari al rischio di essere considerati alla stregua delle truppe occupanti, accrescendo la pericolosità della missione - come purtroppo ha drammaticamente mostrato l'eccidio dei nostri militari a Nassiriya - e mettendo in serio dubbio il raggiungimento degli annunciati obiettivi di pacificazione, nonostante la dedizione dei militari e dei civili italiani. Del tutto inconsistente si è rivelata, nel frattempo, l'iniziativa politico-diplomatica posta in essere dal Governo, che ha mancato di chiedere una svolta nella conduzione della vicenda irachena, giungendo, all'opposto, ad annunciare unilateralmente e senza un mandato parlamentare la prosecuzione della missione anche oltre il 30 giugno 2004;
vi è l'urgente necessità di porre in atto tutte le iniziative politiche volte a produrre un'effettiva svolta nello scenario iracheno, a partire dal pieno successo delle proposte avanzate dall'inviato speciale dell'Onu Brahimi al Consiglio di sicurezza. In particolare, si tratta di assegnare all'Onu la responsabilità politica e militare del processo di transizione, di garantire l'insediamento di un governo transitorio iracheno rappresentativo e credibile, che realizzi a breve termine un processo democratico, costituente ed elettorale, restituendo piena sovranità al popolo iracheno, e di costruire le condizioni per porre fine all'attuale stato di occupazione e per il dispiegamento di una forza multinazionale sotto l'egida delle Nazioni Unite, costituita anche attraverso il coinvolgimento di Paesi arabi e musulmani;

impegna il Governo:

ad agire affinché l'Unione europea, superando le sue divisioni, decida un'iniziativa unitaria per affidare alle Nazioni Unite la responsabilità politica e militare della transizione in Iraq;
a sostenere, in ogni sede e con ogni altra azione utile, la possibilità di produrre un radicale cambiamento nella gestione della transizione irachena;
a predisporre, in assenza del passaggio all'Onu della conduzione politica e militare della situazione in Iraq, il rientro del contingente militare italiano;
a dichiarare contestualmente la disponibilità italiana a contribuire ad una presenza multinazionale sotto l'egida delle Nazioni Unite in Iraq;
ad esercitare ogni possibile pressione per la ripresa del negoziato ed il rispetto della road map nel conflitto israelo-palestinese;
a condannare le torture inferte ai detenuti iracheni e ad adoperarsi perché sulla materia intervenga la Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite.
(1-00368) «Violante, Castagnetti, Intini».
(5 maggio 2004).

La Camera,
premesso che:
la situazione irachena è caratterizzata da un aumento drammatico delle violenze e sono ormai migliaia i morti civili e centinaia i caduti militari dell'esercito degli Stati Uniti e degli altri eserciti alleati;
nel carcere di Abu Ghraib e in altre situazioni sono state documentate torture e sevizie su diversi prigionieri iracheni da parte di militari americani e secondo il Pentagono sono almeno 25 i detenuti morti a causa di torture nelle prigioni irachene e afgane;


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nella città di Falluja e di Najaf durante gli scontri e sotto i bombardamenti americani sono rimasti uccisi centinaia e centinaia di civili, molti dei quali donne e bambini;
lo stesso Sottosegretario di Stato alla difesa statunitense Wolfowitz ha dichiarato che sul territorio è ormai in corso una vera e propria guerra e il generale Richard Myers, capo di stato maggiore statunitense, ha annunciato l'invio di rinforzi militari in Iraq per far fronte ai problemi della sicurezza e all'isolamento dell'esercito militare di occupazione anglo-americano;
la guerra in Iraq è stata motivata da parte dei Paesi della coalizione, compresa l'Italia, con la sistematica costruzione di prove e notizie false;
negli Usa e in Gran Bretagna sono in corso inchieste per accertare le responsabilità dei Governi in questa campagna di menzogne: diversamente nulla si è voluto fare in Italia;
nell'ultimo incontro Blair-Bush è stato confermato che il comando reale in Iraq, ovvero i problemi della sicurezza e della ricostruzione, resteranno saldamente nelle mani degli Stati Uniti;
molte imprese hanno rinunciato ai lavori in appalto;
nell'incontro Bush-Sharon, il Presidente degli Stati Uniti ha avallato il piano del premier israeliano che cancella i confini del 1967, autorizza l'annessione di alcune parti dei territori occupati e cancella milioni di profughi palestinesi;
la scelta dell'amministrazione americana di sostenere il piano Sharon cancella, di fatto, quello che era stato presentato come percorso di pace previsto dalla road map e rappresenta un grave colpo alla possibilità di una soluzione multilaterale al conflitto mediorientale;
il 25 aprile 2004 il Sottosegretario di stato Marc Grosman di fronte al Congresso ha dichiarato: «fino al 31 gennaio 2005 rimarranno in vigore le norme stabilite da Paul Bremer, il nuovo governo provvisorio che sarà insediato il 30 giugno 2004 non potrà emettere né leggi, né decreti, senza l'accordo del comando americano, né avere il controllo per la sicurezza»;
il 26 aprile 2004 dichiarazioni del tutto simili a quelle di Marc Grosman sono state rese dal Segretario di Stato Colin Powell;
il premier spagnolo Zapatero ha deciso di avviare da subito il ritiro delle truppe spagnole dall'Iraq, che sarà completato entro il 27 maggio 2004, convinto che non esistano le condizioni per una svolta reale che preveda il comando effettivo nelle mani delle Nazioni Unite;
altri Paesi hanno effettuato, annunciato o iniziato a prendere in considerazione il ritiro;
alla luce degli eventi iracheni e per le scelte dell'amministrazione statunitense, il 30 giugno 2004, data prevista per il passaggio dei poteri, ha perso sempre più di valore politico, né, tantomeno, può rappresentare una «svolta» della situazione in Iraq;
il contingente italiano a Nassiriya ha partecipato a diversi scontri a fuoco per riconquistare tre ponti occupati da manifestanti iracheni. Durante gli scontri sono rimasti feriti 11 bersaglieri italiani e sono morti diversi cittadini iracheni;
i militari italiani in Iraq, in contraddizione con gli stessi deliberati del Parlamento italiano, approvati dalla maggioranza di governo e in violazione della Costituzione, sono parte della guerra in corso nel territorio iracheno;
tre ostaggi italiani «operatori privati di sicurezza» sono nelle mani della «Falange verdi di Maometto», che minacciano di ucciderli dopo aver ucciso il quarto ostaggio Fabrizio Quattrocchi;


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impegna il Governo:

ad adoperarsi con tutti gli strumenti diplomatici per la liberazione degli ostaggi;
a condannare le torture di prigionieri iracheni nel carcere di Abu Ghraib e a denunciare la violazione della Convenzione internazionale contro la tortura depositata a New York il 10 dicembre 1984 e entrata in vigore il 26 giugno 1987;
a ritirare con effetto immediato le truppe italiane dall'Iraq;
a promuovere, di concerto con gli altri Paesi europei, una nuova risoluzione del consiglio di sicurezza che preveda:
a) il passaggio all'Onu della guida della transizione irachena, per garantire la sicurezza, la ricostruzione e il futuro democratico dell'Iraq;
b) un percorso certo per una piena sovranità del popolo iracheno sul proprio Paese;
a promuovere un'iniziativa europea sul conflitto israelo-palestinese che rifiuti il piano Sharon e riaffermi l'obiettivo di una soluzione multilaterale e negoziata.
(1-00369)
«Cento, Crucianelli, Folena, Giordano, Grandi, Rizzo».
(5 maggio 2004).

La Camera,
premesso che:
l'intera comunità internazionale sta reagendo con orrore e sdegno dinanzi alle immagini che testimoniano quanto avveniva nei centri di detenzione in territorio iracheno;
le torture e i maltrattamenti inflitti dai soldati inglesi e americani della coalizione ad inermi prigionieri iracheni non possono in alcun modo essere considerati episodi sporadici e isolati, ma i rapporti della Croce rossa internazionale, le denunce di Amnesty international e di Human rights watch e lo stesso rapporto del generale statunitense Antonio M. Tabuga, tra i massimi responsabili delle forze di terra Usa, mostrano un contesto in cui torture e violazioni dei diritti umani venivano condotte in maniera sistematica e continuativa e, addirittura, secondo procedure codificate;
parlamentari dell'opposizione avevano già nei mesi scorsi presentato atti di sindacato ispettivo finalizzate a sensibilizzare il Governo sulla questione dei diritti umani in Iraq;
tutto questo non può lasciare indifferente il Governo italiano, che ha chiesto e ottenuto il voto del Parlamento, definendo la missione in Iraq una missione umanitaria e di pace, e, invece, si rende di fatto corresponsabile di gravissime violazioni del diritto internazionale;
è stato dichiarato dal Governo che i prigionieri iracheni arrestati dal contingente italiano vengono consegnati alle forze della coalizione, in particolare ai britannici e alla polizia irachena, che gestisce il carcere di Nassiriya;

impegna il Governo:

a far sì che le forze armate italiane non consegnino le persone arrestate durante le operazioni della missione «Antica Babilonia» alle forze della coalizione e alla polizia irachena che gestisce il carcere di Nassiriya, responsabili per gli interrogatori e i centri di detenzione.
(1-00374)
«Pisa, Deiana, Vertone, Crucianelli, Bielli, Sciacca, Amici, Fumagalli, Grandi, Marone, Buffo, Folena, Dameri, Coluccini, Crisci, Tocci, Giulietti, Calzolaio, Pinotti, Rossiello, Ruzzante, Labate, Caldarola».
(12 maggio 2004).

La Camera,
premesso che:
la situazione in Iraq si sta vieppiù aggravando e ormai minaccia di far precipitare


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quel Paese nella guerra civile, etnica e religiosa, di dare spazio al terrorismo interno ed internazionale e di creare una situazione di instabilità nel Medio Oriente, tale da aggravare anche lo stato di conflitto tra Israele e il popolo palestinese,
si ribadisce il giudizio negativo sull'intervento unilaterale, politico e militare, degli Stati Uniti d'America e del Regno Unito e degli Stati della cosiddetta «coalizione» e sull'adesione ad essa del Governo italiano, con l'invio di unità militari in quel teatro;
si è preso atto che grave è l'attuale situazione di violenza in quel Paese, anche tra gli stessi iracheni;

impegna il Governo:

ad assumere urgentemente tutte le iniziative opportune e necessario perché le Nazioni Unite, attraverso una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza, assumano l'esercizio provvisorio della sovranità in quel Paese fino allo svolgimento di libere elezioni, che esprimano una rappresentanza del popolo iracheno e che diano una nuova costituzione e nuove istituzioni al Paese, conformi alla sua storia ed alle sue tradizioni, e affinché l'organizzazione delle Nazioni Unite provveda, a tal fine, alla costituzione di un nuovo Governo provvisorio iracheno, delegando ad esso i necessari poteri, e sovrintenda direttamente, o per mandato o con l'autorizzazione a Paesi membri dell'organizzazione, al controllo del territorio ed al ristabilimento dell'ordine mediante unità militari poste sotto il suo comando o controllo;
a proporre ai Paesi dell'Unione europea la convocazione di una sessione straordinaria del Consiglio europeo che esamini la situazione nell'Iraq e promuova l'assunzione di responsabilità da parte delle Nazioni Unite;
qualora non si realizzasse entro il 30 giugno 2004 l'assunzione di responsabilità delle Nazioni Unite, con l'adozione di una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza che crei un nuovo e diverso quadro giuridico e politico per una presenza internazionale in quel Paese, a disporre l'immediato ritiro delle unità militari italiane dispiegate nell'Iraq e, per l'intanto, ad assicurare con idonee direttive e regole il massimo di sicurezza ai militari colà impiegati.
(1-00378)
«Mastella, Acquarone, Cusumano, De Franciscis, Mazzuca Poggiolini, Montecuollo, Ostillio, Luigi Pepe, Potenza, Boato».
(19 maggio 2004).

La Camera,
valutata la situazione politica, civile e militare dell'Iraq,

impegna il Governo

a disporre il rientro del contingente militare italiano.
(1-00379)
«Violante, Castagnetti, Boato, Giordano, Rizzo, Intini, Zanella».

(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente sullo stesso argomento).