Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 470 del 19/5/2004
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(Modalità di intervento rispettose dell'Islam seguite da agenti delle Forze di polizia - n. 3-03394)

PRESIDENTE. L'onorevole Parolo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cè n. 3-03394 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmatario.

UGO PAROLO. Signor Presidente, come è noto, la settimana scorsa a Firenze sono stati arrestati alcuni cittadini musulmani accusati di tramare attentati terroristici contro i cittadini italiani e contro il patrimonio artistico italiano. Questo arresto sarebbe avvenuto con modalità del tutto insolite, almeno da quanto si apprende dagli organi di stampa.
Gli agenti di polizia, prima di entrare nell'appartamento dove si trovavano questi cittadini musulmani accusati di terrorismo, avrebbero aspettato che gli stessi terminassero le preghiere, si sarebbero tolti le scarpe e, una volta entrati, si sarebbero guardati bene dal toccare gli oggetti «sacri» presenti all'interno dell'appartamento, senza rinvenire quindi nessun elemento di prova.
Chiediamo pertanto al Governo se queste modalità di intervento derivino da un regolamento specifico di polizia o da qualche direttiva ministeriale all'uopo emanata.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Nel corso di questa operazione condotta nel capoluogo toscano e in provincia di Siena, sono state eseguite cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal GIP del tribunale di Firenze per il delitto di cui all'articolo 270 del codice penale (associazione con finalità di terrorismo internazionale) nei confronti di quattro tunisini e di un algerino, tutti residenti nelle province indicate, ritenuti organici ad una


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struttura di ispirazione salafita, incaricata dell'indottrinamento e del reclutamento di combattenti da inviare in Iraq attraverso la Siria. Non risponde al vero, infatti - come qualche organo di stampa ha riportato erroneamente -, che gli arrestati avessero in programma l'organizzazione di un attentato in territorio italiano; le conversazioni intercettate si riferiscono ad azioni terroristiche da compiersi in territorio iracheno, perché il riferimento ad un centro commerciale non era in sintonia con questi progetti, che sono stati definiti ed identificati e che hanno portato poi agli arresti.
Per quanto riguarda la perquisizione del centro islamico di Sorgane di Firenze, che è ubicato all'interno di locali dove vi è anche una moschea - che poi è una stanza -, l'ordine di perquisizione della procura della Repubblica riguardava gli uffici, la biblioteca, lo studio e la dimora di Maamri Rachid, l'imam che è stato arrestato nel corso di quella perquisizione. La procura, come unica cautela, aveva suggerito alle Forze di polizia di agire, nel momento della perquisizione, in maniera tale da non offendere il sentimento religioso all'interno della moschea, e quindi di non perquisire il locale della moschea, che è luogo di preghiera.
Il problema consiste nel fatto che il centro è costruito in maniera tale che si accede agli uffici, allo studio e alla dimora passando obbligatoriamente attraverso quella stanza della moschea. Risulta che gli agenti di polizia, che erano in forze sul luogo, nel momento in cui sono transitati, siano effettivamente entrati togliendosi le scarpe, abbiano aspettato che si concludesse la preghiera, che volgeva al termine, e dunque abbiano avuto un gesto di sensibilità nei confronti delle persone raccolte in preghiera, gesto che non ha portato a strumentalizzazioni, perché la perquisizione è stata effettuata e l'imam è stato arrestato, come anche gli altri soggetti.
Non esiste alcuna disposizione di tipo imperativo, se non quella che, qualora si tratti di edifici di culto italiani, come una chiesa, o musulmani, suggerisce alle Forze di polizia impegnate nell'attività di perquisizione di tenere atteggiamenti non strumentalizzabili e che non possano comportare proteste da parte di coloro che non sono coinvolti in attività di tipo criminale.

PRESIDENTE. L'onorevole Parolo ha facoltà di replicare.

UGO PAROLO. Signor Presidente, vorrei ribadire che dalla stessa risposta del signor ministro risulta chiaro che stiamo parlando di persone accusate di presunti reati molto gravi. Siamo di fronte ad arresti, a reati di terrorismo e a cellule di combattenti, così come le ha definite anche il ministro Giovanardi.
Signor ministro, noi non possiamo che stigmatizzare il comportamento posto in essere, che non riteniamo opportuno. Ci rendiamo conto che, anche se qualche procura o tribunale danno indicazioni non adeguate, è comunque necessario che il Governo faccia la sua parte ed intervenga, perché di fronte a questi presunti reati non vi possano essere dubbi né tentennamenti.

ALFONSO GIANNI. Dovevate torturarli!

UGO PAROLO. Non possiamo non far presente che molte volte ai cittadini italiani accusati di reati comuni non viene riservato alcun tipo di scrupolo. È noto che i cittadini italiani accusati di reati vengono perquisiti nelle loro abitazioni alle prime ore dell'alba, anche per reati comuni, e che molti cittadini italiani noti, che magari svolgono anche attività politica, vengano inquisiti o perquisiti nello svolgimento dell'attività politica vera e propria, cioè in luoghi pubblici.
Non comprendiamo perché ai cittadini musulmani accusati di reati di terrorismo debbano essere riservati trattamenti così - oserei dire - privilegiati. Non vi è alcun motivo per farlo e, oltretutto, con queste modalità si rischia veramente di vanificare l'azione di polizia e di mettere a repentaglio la vita stessa degli agenti. Peraltro, tali presunte moschee non sono riconosciute


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e riteniamo che usare la religione come barriera o come strumento per impedire il rispetto della legge in Italia non sia una modalità accettabile sul nostro territorio.
Dunque, l'invito che rivolgiamo al Governo è quello di sollecitare, per quanto possibile, le Forze di polizia, ma anche i tribunali, affinché non diano disposizioni che siano in contrasto con la legge e non riservino trattamenti di favore a cittadini musulmani accusati di reati così gravi, che rischiano di mettere in pericolo la vita di tutti i cittadini italiani, come anche il nostro patrimonio (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

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