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ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, ho chiesto di parlare sull'ordine dei lavori, nel senso proprio del termine. Intendo infatti chiederle di proseguire la seduta con l'esame del provvedimento che segue nell'ordine del giorno, avendo raccolto informazioni su un orientamento diverso da parte della Presidenza.
Signor Presidente, formulo tale richiesta, in primo luogo, per un motivo istituzionale: è infatti improprio sospendere la seduta alle 19,15 pur essendo previsti ulteriori argomenti, peraltro rilevanti, all'ordine
del giorno. Formulo altresì tale richiesta per motivi di coerenza, in quanto già stamane ho chiesto insistentemente alla Presidenza - alle cui decisioni, come lei sa, comunque mi rimetto - di non dare ragione a coloro i quali miravano sostanzialmente a non discutere del provvedimento presentato dai colleghi di Rifondazione comunista, e in particolare dal collega Bertinotti.
Dobbiamo prendere atto, ahimè, che il risultato è stato esattamente quello: l'inversione dell'ordine del giorno, ancorché - come ha sostenuto il collega Cola e poi anche gli altri - non mirata ad ottenere questo risultato, però, alla fine, anche per le decisioni della Presidenza dell'Assemblea, a questo risultato ha condotto. Quindi, ancora una volta, questa sera, per coerenza, le chiedo di incardinare il provvedimento sull'istituzione di un nuovo meccanismo di indicizzazione automatico delle retribuzioni e di proseguire con la trattazione del successivo punto all'ordine del giorno, per evitare che, seppure - come è stato sostenuto - involontariamente, i colleghi della maggioranza ottengano il risultato di non far procedere l'Assemblea, nella giornata di oggi, all'esame di quel provvedimento.
Presidente, le chiedo questo anche perché non vorrei si creasse un precedente, che ritengo assolutamente negativo. Il provvedimento, infatti, è posto all'esame dell'Assemblea nella quota di argomenti riservati all'opposizione. Come lei sa molto bene - ed io sono certo che non è dipeso dalla sua volontà, perché conosco anche la sua particolare attenzione al rispetto del regolamento - gli argomenti richiesti dall'opposizione hanno la precedenza nell'ordine del giorno. Quindi, questo provvedimento avrebbe dovuto trovarsi al primo punto dell'ordine del giorno, anche perché - come lei ricorderà - la settimana scorsa stava per essere votato e, se non fosse stato per l'assenza del Governo, vi avremmo già provveduto. Quindi, vi è anche un motivo regolamentare per chiedere di procedere in tal senso, perché, nel decidere l'ordine del giorno, questo argomento non è stato anteposto e quindi un gruppo dell'opposizione sta ricevendo un danno.
Presidente, io le chiedo di incardinare il provvedimento, anche per una questione politica. Se noi (in questo caso la Presidenza) consideriamo come precedente il fatto che la maggioranza, quando c'è un provvedimento richiesto dall'opposizione, approva l'inversione dell'ordine del giorno, grazie ai numeri che essa possiede in aula, questo crea un precedente negativo che sta a significare che la maggioranza può sempre impedire in Assemblea che un argomento proposto dall'opposizione venga discusso! Allora va chiarito che quando un argomento è inserito all'ordine del giorno nella quota spettante all'opposizione, la maggioranza non può sistematicamente, come ormai accade da tre settimane, comportarsi in modo da evitare che quel provvedimento venga discusso, perché altrimenti il diritto riconosciuto all'opposizione dall'articolo 24 del regolamento, seppure con votazioni formali dell'Assemblea, verrebbe violato dalla stessa Assemblea che potrebbe posporre di questo argomento all'infinito! Si tratta di una questione di coerenza regolamentare!
Come vede, sono intervenuto questa mattina e intervengo questa sera al termine dei lavori. Il mio intervento non ha alcun intento ostruzionistico; intervengo nel momento in cui la Presidenza della Camera ha stabilito che possano essere poste delle questioni sull'ordine dei lavori. Si tratta di una questione che ritengo seria, perché vengono trasgredite norme regolamentari e principi comportamentali, si creano precedenti inopportuni e viene fatto uno sgarbo istituzionale nei confronti di un gruppo dell'opposizione.
Noi del gruppo della Margherita a tutto questo non intendiamo prestarci e quindi le chiedo con molta forza di incardinare il provvedimento e di procedere per quanto è possibile al suo esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, come già ho detto nel precedente intervento di
questa mattina, la Presidenza si rende perfettamente conto della valenza del problema posto riguardante la tutela dei diritti delle minoranze. Come ho detto stamattina, però, l'Assemblea è sovrana, per cui, a fronte delle indicazioni dell'articolo 24 del regolamento, che riserva alle opposizioni una quota dei provvedimenti da sottoporre all'esame della Camera, esiste un'altra norma che consente alla maggioranza della Camera di procedere all'inversione dell'ordine del giorno.
Non siamo in presenza di una contraddizione, ma di due norme che hanno entrambe piena legittimità in questa istituzione. Proprio per questa considerazione e proprio a tutela del diritto delle minoranze a vedere affrontati dalla Camera, nella proporzione prevista dall'articolo 24 del regolamento, gli argomenti che esse propongono, anche a seguito di un colloquio con il Presidente Casini, ritengo che questa materia debba essere affrontata e risolta immediatamente nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che è già iniziata.
Poiché si tratta di aspettare un quarto d'ora, ritengo doveroso sospendere la seduta per attendere la decisione della Conferenza dei capigruppo; dopodiché, ci regoleremo di conseguenza per quanto riguarda il prosieguo dei nostri lavori.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, la ringrazio intanto perché trovo saggia la sua decisione, come sempre, e mi pare opportuno che dopo la Conferenza dei capigruppo la Presidenza assuma una decisione in merito. Mi consenta però, Presidente, di sottoporle un'altra questione altrettanto importante. So che lei l'ha seguita in altre circostanze, quindi comprenderà il senso del mio intervento e le chiedo anche al riguardo un momento di attenzione.
Da tre anni a questa parte io ed il collega Ruzzante ci alterniamo periodicamente nel richiamare l'attenzione del Presidente della Camera sulla trasgressione permanente e costante del regolamento in relazione alla mancata presenza del Presidente del Consiglio e del Vicepresidente del Consiglio alle sedute dedicate al question time. Non intendo ripetere i vecchi argomenti, ma ho chiesto la parola per segnalarne di nuovi.
Signor Presidente, è stato inviato a noi parlamentari dal Presidente della Camera uno studio (credo per decisione dell'Ufficio di presidenza) nel quale si rileva che, pur essendovi un certo numero di telespettatori (mediamente tra il milione ed il milione e mezzo), il question time non trova da parte dei cittadini quel gradimento che, ovviamente, l'istituzione camerale si aspetterebbe.
Attraverso le domande poste, vengono fatte delle analisi tendenti a correggere l'impostazione del question time. Presidente, oggi noi abbiamo avuto un esempio di question time senza banchi vuoti, con un dibattito - per così dire - fatto di «carne e sangue» della democrazia, acceso, vivo, profondo, su questioni importanti in cui maggioranza e opposizione difendevano le proprie tesi e con domande e risposte puntuali in cui ciascuno ha fatto valere le proprie opinioni. Sono convinto, Presidente, che oggi l'ascolto sia stato molto alto. Anzi, chiederei alla Presidenza della Camera di rivolgersi alla stessa società autrice di quell'indagine, oppure all'Auditel, per avere un'informazione dettagliata sugli ascolti relativi al question time odierno.
Signor Presidente, considerato che la Presidenza della Camera ha commissionato un'apposita indagine, ribadisco la richiesta formale di acquisire il dato relativo agli ascolti di oggi, al fine di capire se, in presenza di un question time su un argomento così serio e tanto intensamente sentito, la risposta degli elettori, dei cittadini italiani, sia stata più ampia e partecipata.
Perché formulo tale richiesta? Signor Presidente, in una riunione della Giunta per il regolamento, alla quale ha partecipato
anche lei, ho proposto di adottare un accorgimento per assicurare finalmente il corretto svolgimento del question time. Più specificamente, ho proposto che, ove sia prevista la partecipazione del Presidente o del Vicepresidente del Consiglio, l'illustrazione delle interrogazioni e le correlate repliche competano esclusivamente ai presidenti dei gruppi. Ciò perché, se si confrontassero il capo del Governo ed i capi dell'opposizione, il tono e la qualità del dibattito susciterebbero - per questo solo fatto - l'interesse di larga parte dei telespettatori e, quindi, degli elettori (come suppongo sia avvenuto oggi).
Signor Presidente, io insisto: sono convinto che, qualora si adottasse l'accorgimento da me suggerito, il Governo potrebbe acconsentire di venire a rispondere nelle persone del Presidente o del Vicepresidente del Consiglio ed i gruppi potrebbero accettare di affidare l'illustrazione delle interrogazioni e le repliche esclusivamente ai capigruppo; sono convinto che, così facendo, da una parte, si assicurerebbe il rispetto del regolamento e, dall'altra, si susciterebbe un grande interesse da parte dei cittadini, i quali potrebbero avere le informazioni dagli organi di vertice del Governo e potrebbero partecipare in maniera più intensa alla vita politica del paese, in conformità con gli scopi che l'introduzione del question time si prefiggeva.
Pertanto, signor Presidente, le chiedo di acquisire il dato Auditel, di farcelo conoscere formalmente e di sottoporre ancora una volta al Presidente della Camera Casini l'opportunità di promuovere, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, un'intesa con il Governo sulla procedura di question time che io ho proposto e che, a mio avviso, potrebbe assicurare la partecipazione del Presidente e del Vicepresidente del Consiglio.
I capigruppo hanno già accettato questa impostazione. Mi auguro che, di fronte alla concreta possibilità di un'elevazione del confronto, anche il Presidente ed il Vicepresidente del Consiglio aderiscano alla proposta, in modo che l'istituto in parola e la Presidenza della Camera non debbano continuare ad essere mortificati da un diniego del Presidente e del Vicepresidente del Consiglio che, purtroppo, ancora persiste (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Boccia. Sottoporrò la questione da lei posta all'Ufficio di Presidenza; anzi, per quanto riguarda lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, ritengo che la questione vada sottoposta alla Giunta per il regolamento poiché, in sostanza, lei avanza una proposta di modifica che, se non investe il regolamento, concerne sicuramente la prassi relativa a questo tipo di sindacato ispettivo.
Per quanto riguarda il fatto che lei sia stato costretto a sollevare più volte la questione relativa alla mancata partecipazione del Presidente del Consiglio al question time, le faccio rilevare che la Presidenza della Camera non dispone di strumenti coercitivi. Pertanto, potrò nuovamente intervenire presso la Presidenza della Camera perché solleciti in tal senso il Presidente del Consiglio sulla base del regolamento che prevede l'obbligo della sua partecipazione al question time.
GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, mi appello a lei perché conosco la sua correttezza istituzionale. Vorrei segnalare una questione molto delicata riguardante la dignità di quest'Assemblea. Come lei sa, i Presidenti delle Camere, in modo assolutamente autonomo, designarono i membri del consiglio di amministrazione della RAI, dichiarando, in modo esplicito, che era un evento eccezionale un governo di garanzia con la presidenza dell'opposizione.
I Presidenti delle Camere, in una vicenda così delicata come quella di queste ore, hanno ritenuto di non dover intervenire in alcun modo. Tuttavia, Presidente,
c'è un dato che a lei non sfuggirà. Ieri, il ministro Tremonti ha fatto sapere che ritiene che i consiglieri debbano restare al governo. Oggi, il ministro Gasparri non solo è intervenuto nuovamente sull'argomento, ma ha anche chiesto (non si sa a quale titolo) le dimissioni del direttore del TG3, Antonio Di Bella, reo di essere ancora una voce fuori dal coro e di fornire documentazioni (mi auguro che il TG3 trasmetta integralmente l'intervista contestata). In modo continuato e ripetuto il Governo dà la fiducia a ciò che resta del governo della RAI mentre tacciono i Presidenti. Ma a che titolo? A che titolo quest'Assemblea non discute di una vicenda così delicata?
Lei sa che al Senato si è deciso di discutere di una grande questione (non è poca cosa): il problema delle garanzie nella campagna elettorale.
Non le chiedo nulla, se non di riferire al Presidente della Camera che è intollerabile che il Governo sostituisca le Assemblee parlamentari, che si chiedano le dimissioni dei giornalisti e dei direttori e che su un tema come guerra ed informazione si cerchi di impedire la documentazione.
Credo che su questo ci debba essere una discussione nelle aule parlamentari e non solo nella Commissione parlamentare di vigilanza. Le chiederei Presidente, nei modi e nelle forme che deciderà (perché questo vale per tutti nel futuro), di spiegare come si affrontano le campagne elettorali, cos'è un'idea di garanzia, come si esprimono le opinioni, e di spiegare al Governo che non è corretto chiedere le dimissioni di chi non è gradito; lei sa, Presidente, che è pericolosissimo.
Quest'aula ha vissuto nella scorsa legislatura momenti di tensione estrema. Lei se lo ricorderà. Noi, con molta attenzione e rispetto per questa Presidenza, non abbiamo sollevato la questione in questi giorni, non abbiamo travolto l'ordine dei lavori, non abbiamo ripetuto le scene che accaddero anni fa. Non vorrei che ciò venisse interpretato come una disattenzione, una omissione, una debolezza. Credo che non sia possibile. Si è giunti ad un punto di rottura. Mi rendo conto che ci vuole un grande rispetto delle istituzioni e lo garantiamo. Occorre che il Governo sia altrettanto rispettoso: stia al suo posto, faccia un passo indietro e non compia atti «di maleducazione istituzionale», che non potrebbero non portare, nelle prossime ore, anche in queste aule, ad atteggiamenti diversi.
Tutti devono avere senso di responsabilità. Mi pare che lo si stia perdendo. Il mio è un appello affinché la Presidenza valuti questa situazione e trovi il modo di ricostruire quell'indispensabile clima di fiducia che sta venendo meno in un settore delicatissimo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevole Giulietti, quello da lei posto indubbiamente è un argomento di grande valenza politica. Lei sa che la sede naturale per questi dibattiti è la Commissione per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e sa anche che per prassi eventuali strumenti di sindacato ispettivo sarebbero dichiarati inammissibili in quest'aula. Quindi, non rimane altro che sottoporre il problema all'Ufficio di Presidenza per vedere cosa sia possibile fare per aprire un dibattito su un argomento di così scottante attualità. Me ne farò senz'altro carico.
In attesa delle determinazioni della Conferenza dei presidenti di gruppo, sospendo la seduta.
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