Allegato B
Seduta n. 450 del 6/4/2004


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

AMATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con l'entrata del nuovo codice della strada in particolare con l'articolo 174, viene fatto obbligo agli autisti di Tir e mezzi pesanti di effettuare 4 ore di guida consecutiva con successivo periodo di riposo e così via;
gran parte del trasporto dei prodotti agricoli siciliani viene effettuata su strada e dalla Sicilia partono a giorni alterni oltre 500 Tir con direzione Nord Italia coprendo oltre 1500 chilometri per consegnare tali prodotti ai mercati generali;
poiché i prodotti vengono raccolti circa 24-26 ore prima dell'apertura nei mercati ortofrutticoli e debbono essere consegnati entro le 24 ore per essere considerati freschi, gli autisti dei Tir spesso non possono rispettare gli orari di guida e di riposo imposti dall'articolo 174;
anche volendo rispettare gli orari di riposo lungo l'autostrada che collega la Sicilia al resto della penisola non vi sono area di sosta capaci di contenere l'intenso traffico dei mezzi pesanti;
l'alternativa al trasporto su strada sarebbe il trasporto su strada ferrata o via mare, ma sia le condizioni delle Ferrovie nel sud Italia, sia la capacità dei porti siciliani nonché l'orario di partenza e d'arrivo delle navi non consentirebbero di rispettare gli orari di consegna dei prodotti;
gran parte dell'economia della Sicilia, si basa sull'agricoltura e numerosi sono i lavoratori impiegati sia nel settore agricolo che dei trasporti che vedono continuamente in pericolo il loro posto di lavoro -:
se siano a conoscenza di tale situazione di fatto e se non intendano istituire un tavolo tecnico presso il Ministero dei trasporti, coinvolgendo sia la regione Sicilia che le associazioni di settore e altri enti di trasporto presenti sul territorio siciliano al fine di risolvere in qualche modo la situazione descritta in premessa.
(4-08529)

Risposta. - Riguardo le problematiche concernenti l'applicazione dell'articolo 174 del codice della strada a fronte e l'assenza di aree di sosta e degli orari di apertura e chiusura dei porti siciliani, si sottolinea che nell'ambito del ministero delle infrastrutture e trasporti i rapporti esistenti fra i vari dipartimenti in merito alle differenti tematiche di competenza, assicurano, già oggi, il necessario esame delle problematiche attinenti le varie tipologie di trasporto.
Peraltro, nell'ambito della consulta generale per l'autotrasporto è già stata istituita la 6a Sottocommissione dedicata alle questioni del Mezzogiorno che può, nel suo ambito, già essere considerata un «Tavolo Tecnico». Detta sottocommissione oltre a studiare ed intervenire proprio sulle tematiche del Mezzogiorno e delle isole, nella seduta del 23 ottobre 2003, alla presenza dei responsabili regionali dell'autotrasporto e delle associazioni di categoria delle imprese, ha preso in esame gli aspetti principali delle difficoltà nelle


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quali si dibatte l'autotrasporto di merci siciliano.
In tale sede, sono stati presi in considerazione e studiati diversi aspetti relativi alle possibilità di incremento del trasporto combinato strada-mare, ed a tal fine, considerando proprio il legame tra agricoltura e trasporto siciliano, si è discusso circa l'eventualità di modificare gli orari di apertura e chiusura dei porti interessati, oltre che, ove si consideri l'ipotesi di un combinato su rotaia, circa l'eventualità del raddoppio della ferrovia «Palermo-Castelbuono-Catania-Messina».
Vi è da tener conto altresì degli impegni già presi dal Governo in ordine al miglioramento dell'autotrasporto siciliano, utilizzando per questa finalità i fondi assegnati con gli articoli da 133 a 137 della legge 23 dicembre 2002 n. 388.
Al riguardo, inoltre, risulterà determinante l'attivazione del Regolamento di esecuzione della legge n. 265 del 22 novembre 2002, che prevede le modalità di ripartizione ed erogazione dei fondi destinati all'innovazione del sistema di autotrasporto di merci, ivi comprendendo lo sviluppo delle catene logistiche, il potenziamento dell'intermodalità con particolare riferimento alle «autostrade del mare», l'incentivazione del cabotaggio marittimo e dei processi di ristrutturazione aziendale, oltre che l'innovazione tecnologica e gli interventi di miglioramento ambientale.
Si consideri inoltre che, proprio per favorire tale intermodalità, per tutti i trasportatori che si debbano recare nei porti per operazioni di carico e scarico sono state previste opportune deroghe al «Calendario Divieti» per l'anno in corso.
Pertanto, sebbene alcune competenze in materia di autotrasporto non siano più di pertinenza statale, l'impegno del ministero infrastrutture e trasporti è tangibile e costante, volto a garantire sempre la più completa disponibilità per un concreto e proficuo ausilio agli autotrasportatori siciliani.
La costituzione della consulta regionale e l'avvenuto insediamento della consulta generale dell'autotrasporto e della logistica, che ha dedicato, come si è detto, la 6a sottocommissione ai problemi del Mezzogiorno ed in particolare a quelli relativi all'insularità, si ritiene siano da considerare strumenti idonei a superare l'esigenza manifestata dall'interrogante circa l'istituzione di un Tavolo Tecnico permanente presso il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Paolo Uggè.

BIELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 28 ottobre ricorre l'ottantesimo anniversario della marcia su Roma compiuta dai fascisti, preludio all'instaurarsi in Italia della dittatura;
questa data, funesta per la democrazia, nonostante che la Costituzione italiana, dichiaratamente antifascista e frutto della lotta di Resistenza, abbia messo al bando il fascismo e la sua apologia, per i nostalgici, è diventata simbolo e appuntamento per onorare quella spedizione e per rendere omaggio al Duce;
il 28 ottobre, Predappio città che ha dato i natali a Mussolini e che ospita nel cimitero di Cassiano la sua tomba, deve ogni anno subire l'affronto, della celebrazione della marcia su Roma, con una presenza organizzata di tutte le sigle e organizzazioni di chiare simpatie fasciste, finanche di gruppi che apertamente si richiamano al fascismo e al nazismo e perfino di quelli che annoverano tra i propri militanti persone condannate per partecipazione a banda armata (Fonte Nazionale Sociale di Adriano Tilgher, Forza Nuova);
quest'anno l'appuntamento riveste per i nostalgici del Duce un'importanza particolare, tant'è che la stampa (vedi Unità del 10 e del 17 ottobre 2002) riporta informazioni per l'organizzazione alla presenza a Predappio assai significativa e inquietante;
il Presidente del Consiglio Comunale di Montecatini di Alleanza Nazionale organizza


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in prima persona pulman e da varie province si sta lavorando per una partecipazione straordinaria e di massa;
da anni in questa occasione, ma non solo, a Predappio si assiste ad innumerevoli episodi di apologia del fascismo - vietata dalla nostra Costituzione - senza che si abbia notizia di alcuna denuncia o condanna per questo reato, con la presenza di cori e gesti inneggianti al Duce, di bandiere celtiche e svastiche, con la presenza di fasci littori e di innumerevoli provocazioni e insulti verso i cittadini di Predappio, una città che è governata, dalla caduta del fascismo dalla sinistra e dal centrosinistra e che oggi ha un sindaco DS;
accanto a questi innumerevoli episodi a Predappio è sorto una specie di supermarket del fascio, con negozi che vendono gadget inneggianti quel periodo, busti di Mussolini, e dei gerarchi fascisti, dischi e cassette con le canzoni del regime, vi si può trovare, su ordinazione, tutto ciò che era simbolo del fascismo;
da un anno, dentro il cimitero, ininterrottamente, nelle ore di apertura del cimitero stesso, un gruppo di filofascista milanese, ha istituito una guardia d'onore, che si alterna, con cambi, ai lati della tomba del Duce;
a questo proposito ho presentato un'interrogazione a risposta in Commissione che non ha avuto risposta -:
quale sia l'opinione del Governo in merito a quanto, quali provvedimenti intenda prendere rispetto:
a) alla celebrazione di un avvenimento che ha segnato la nascita della dittatura del nostro paese;
b) alle ostentate manifestazioni di apologia al fascismo che si preannunciano;
c) alla vendita di gadget che inneggiano al fascismo ai suoi gerarchi;
d) alla presenza di una «legion d'onore» presso la tomba del duce;
e) alla attivazione di livelli istituzionali, (come il Presidente del Consiglio Comunale di Montecatini) per l'organizzazione della partecipazione alla Commemorazione della Marcia su Roma.
(4-04233)

Risposta. - Come ricordato dall'interrogante, nei giorni 27 e 28 ottobre 2002 si è svolta, presso il comune di Predappio, la commemorazione dell'80o anniversario della «Marcia su Roma».
Alla manifestazione hanno partecipato circa 6000 persone, affluite a Predappio da varie città italiane. Verso le ore 11.00 è stata celebrata una messa all'interno del cimitero di San Cassiano, innanzi alla «Cripta Mussolini», alla quale erano presenti circa 200 persone.
Il giorno successivo, alla medesima cerimonia, officiata secondo identiche modalità, sono stati registrati soltanto un centinaio di partecipanti.
Le celebrazioni, e la manifestazione nel suo complesso, si sono svolte in un clima di assoluta tranquillità, sebbene la stampa locale avesse dato ampio risalto alla ricorrenza.
Per quanto riguarda eventuali ipotesi di reato riconducibili alla fattispecie di «apologia del fascismo», si comunica che la questura di Forlì, il 29 ottobre 2002, ha prontamente trasmesso una dettagliata informativa alla procura della Repubblica competente circa le modalità di svolgimento di tutte le iniziative intraprese in occasione della commemorazione in parola. L'autorità giudiziaria, tuttavia, non ha ravvisato il concretizzarsi di alcuna ipotesi di reato, sia per quanto riguarda le celebrazioni, sia per la presenza della cosiddetta «Guardia d'Onore» all'interno della cripta Mussolini.
Per quanto riguarda, poi, il diffuso commercio di
gadget e souvenir di natura «nostalgica», si ricorda che il sindaco di Predappio, allo scopo di garantire l'osservanza di proprie ordinanze in merito, emesse già dal 1992 e finalizzate a reprimere il commercio non autorizzato di cimeli del regime fascista, ha, in diverse occasioni, disposto servizi di polizia municipale per verificare il rispetto del divieto di commercio e di promozione del commercio nell'area dove è ubicato il cimitero


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comunale e nel raggio di 150 metri dallo stesso.
Gli esiti ditali servizi, unitamente a quelli specificatamente svolti dalle Forze dell'ordine, hanno evidenziato situazioni in merito alle quali l'autorità giudiziaria non ha finora ravvisato estremi di reato. Si sono soltanto registrati alcuni casi di sequestro amministrativo di materiale che alcuni esercenti cercavano di vendere in violazione del disposto delle richiamate ordinanze sindacali.
Quanto alla richiesta partecipazione alla commemorazione del presidente del consiglio comunale di Montecatini Terme, si comunica che, a seguito del rilievo dato alla notizia da diversi quotidiani locali e nazionali, l'esponente politico è stato radiato dalla locale segreteria del partito di alleanza nazionale e la programmata partecipazione non ha più avuto luogo.
Infine, si precisa che alla commemorazione del 2003 ha partecipato all'incirca lo stesso numero di persone e che le celebrazioni si sono svolte pacificamente e per di più senza il consueto picchetto d'onore.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

BUEMI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da tempo ormai, l'Associazione Nazionale giudici di pace, denuncia le deficienze organizzative e la carenza di organico che impediscono il corretto funzionamento dei relativi uffici, dove lo spirito di servizio e la disponibilità degli stessi operatori del diritto non risultano più sufficienti a compensare le mancanze evidenziate;
emblematica a tal proposito è la situazione in cui versa la sede di Cuneo dove, nel gennaio 2003, sono stati insediati cinque nuovi giudici di pace mentre il personale di cancelleria è rimasto invariato risultando di conseguenza assolutamente incapace a supportare una mole di lavoro che, al contrario, per effetto dell'incremento dei magistrati, si è a dir poco quintuplicata;
il quadro delineato, è destinato ad aggravarsi in vista di un futuro ulteriore impoverimento dell'organico (congedo per maternità di un operatore giudiziario, scadenza di incarico di un cancelliere) che porterà ad una paralisi definitiva dell'ufficio, considerato che l'attività dei giudicanti deve essere necessariamente supportata da quella degli impiegati;
a tal proposito, è stata segnalata la presenza di personale in forza presso altre sedi che non versano in analoga situazione di emergenza, che, direttamente interpellato, si è dichiarato disponibile ad essere trasferito presso l'Ufficio di Cuneo;
come già denunciato dall'ufficio di Cuneo, con lettera indirizzata al CSM, e come più volte sostenuto dall'Associazione Nazionale giudici di pace, un normale funzionamento del servizio richiede interventi urgenti, pena la disfunzione dello stesso -:
se sia consapevole della gravità delle disfunzioni rilevate che, soprattutto con l'appesantimento determinato dall'entrata in funzione della competenza penale del giudice di pace, rischiano di trascinare l'intero servizio nel quadro della più complessiva inefficienza della giustizia;
quali provvedimenti si intendano adottare per rimediare a questo stato di cose, al livello generale così come nello specifico caso dell'ufficio di Cuneo dove, come rilevato, la pressochè assoluta carenza di personale impedisce ai cittadini la piena fruizione del servizio giustizia.
(4-07551)

Risposta. - Si rappresenta che la dotazione organica dell'ufficio del giudice di pace di Cuneo consta di complessivi 6 posti, distribuiti come segue: 1 cancelliere C2, 1 cancelliere B3, 2 operatori giudiziari B2, 1 operatore giudiziario B1 e 1 ausiliario A1.
Attualmente le presenze sono ridotte a 4 unità.
Presta, inoltre, servizio non conteggiato nell'organico 1 dipendente comunale comandato ai sensi della legge 468/1999.
Pertanto le presenze effettive salgono a 5.


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In merito ai 2 posti vacanti uno di cancelliere C2 e uno di operatore giudiziario B1, si fa presente che potranno essere coperti all'esito delle procedure di riqualificazione riservate al personale dipendente.
Per le esigenze di servizio dell'ufficio in esame, il giudice di pace coordinatore potrà interessare il presidente del locale tribunale affinché voglia attivare il comando di ulteriori dipendenti comunali ai sensi dell'articolo 26, comma 4 della legge n. 468/1999.
Si precisa, inoltre, che il presidente della corte di appello di Torino, per sopperire nell'immediato alla carenza di personale degli uffici del distretto di propria competenza, è stato autorizzato nell'anno 2003 ad assumere 34 unità di personale ai sensi del decreto legislativo n. 368/2001.
Da ultimo si fa presente che lo stesso presidente può disporre l'applicazione di personale in servizio in altri uffici del distretto, ai sensi dell'articolo 18 dell'accordo sulla mobilità interna del 28 luglio 1998, garantendo ove possibile l'avvicendamento.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

BULGARELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in Italia, le scuole medie superiori, le biblioteche pubbliche e gli Archivi di Stato sono una miniera di preziose risorse umane, tra cui molti profondi conoscitori di materie umanistiche, cui troppo spesso, l'ordinaria amministrazione delle mansioni lavorative impedisce di svolgere attività di ricerca e di approfondire studi e competenze;
tra i rari istituti che permettono, tramite concorso per titoli, a professori di ruolo, bibliotecari e archivisti di valorizzare queste risorse umane, è la Scuola Storica Nazionale di Studi mediovali istituita nel 1923, centro di formazione storiografica e filologica di fama internazionale ha avuto tra gli allievi studiosi di spicco;
i membri della scuola attendono alla ricerca, allo studio e alle pubblicazione delle fonti della storia d'Italia, svolgendo un attività particolarmente preziosa, anche dal punto di vista materiale, per un paese come il nostro che ha un patrimonio di beni culturali non ancora sufficientemente valorizzato;
il Presidente dell'istituto in questione, i membri del Consiglio direttivo ed un numero elevatissimo e qualificato di studiosi italiani hanno indirizzato un allarmata lettera al Ministro della pubblica istruzione in cui denunciano che l'istituto sarà presto costretto a chiudere i battenti, a causa di un infondata interpretazione della legge n. 448 del 1998 (articolo 26, comma 10) e soprattutto di una contestata interpretazione del decreto legislativo n. 165 del 2001 (articolo 70, comma 12) fatta propria dall'Ufficio legislativo del Ministero secondo le quali gli oneri stipendiari, previdenziali e d'altro genere degli allievi comandati presso la Scuola dovrebbero essere totalmente a carico dell'istituto, oneri che la scuola non è assolutamente in grado di ottemperare, data la natura della sua missione, la modica entità del contributo ordinario annuale erogato dal Ministero;
le disposizioni contestate, contenute nella legge n. 448 del 1998 e nel decreto legislativo n. 165 del 2001, fanno riferimento alle destinazioni di personale presso «altre pubbliche amministrazioni», qualifica che non si confà alla Scuola in questione, la cui autonomia finanziaria è comunque da escludersi, inoltre il periodo di alunnato non può comunque essere assimilato a comandi e distacchi legati a carenze di personale, trattandosi in questo caso palesemente di formazione di personale che farà ritorno all'Amministrazione a cui appartiene arricchita a tutto vantaggio della stessa -:
se non si reputi opportuno riesaminare attentamente l'intera questione per il bene della cultura italiana e per il rispetto della correttezza giuridica; quali misure intenda comunque prendere il Ministero


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per salvaguardare in ogni modo la sopravvivenza e la piena operatività della Scuola Storica Nazionale di Studi medioevali; se esistano, ed in caso affermativo quali e quanti, casi analoghi di scuole ed istituti che, per effetto delle contestate interpretazioni della legge n. 448 del 1998 e del decreto legislativo n. 165 del 2001, rischiano la chiusura.
(4-07911)

Risposta. - L'interrogante chiede a questo ministero ed al ministero per i beni e le attività culturali di riesaminare la questione relativa, all'assunzione degli oneri connessi al comando di personale docente presso la scuola storica nazionale per gli studi medioevali.
Al riguardo si fa presente preliminarmente che detta scuola è un ente di diritto pubblico posto sotto la vigilanza del ministero per i beni e le attività culturali che eroga all'ente i contributi finanziati per il suo funzionamento; l'ente è dotato di un proprio bilancio che gestisce autonomamente.
Ciò premesso si fa anche presente che, tenendo conto della specifica richiesta avanzata dall'amministrazione vigilante per conto dell'ente, in data 12 luglio 2002, l'ufficio scolastico regionale per il Lazio ha disposto il comando del professor Maurizio Campanelli.
In data 10 settembre 2002 l'ente ha comunicato la data di assunzione in servizio del docente.
All'atto di predisposizione del provvedimento di comando è stato accertato che il quadro normativo di riferimento era sostanzialmente modificato dall'articolo 26, comma 8 della legge 448/98 il quale, nel prevedere la facoltà di autorizzare comandi, dispone anche che gli oneri debbono essere interamente a carico dei richiedenti ed inoltre dall'articolo 70, comma 12 del decreto legislativo 125/2001 il quale ha disposto anche l'annullamento degli effetti di tutte le normative speciali che riguardavano i comandi e previsto che le autorizzazioni vengano concesse solo previa assicurazione dell'amministrazione richiedente del rimborso dell'onere relativo al trattamento economico fondamentale spettante al personale richiesto.
Com'è già noto all'interrogante l'ufficio scolastico regionale per il Lazio ha anche sottoposto la questione a questo ministero che ha concordato con l'interpretazione della succitata normativa data da detto ufficio.
Da parte sua il ministero per i beni e le attività culturali ha rilevato che «il comma 10 dell'articolo 26, legge n. 448/1998, si applica ai comandi nella legge indicati, ma non si applica a quei comandi che sono retti da una disciplina speciale che, per la natura della fattispecie e per la procedura tramite la quale il comando viene disposto, costituisce eccezione a tale norma generale, che, peraltro, non ha abrogato la disciplina speciale».
Sulla base di tali considerazioni e rappresentando che detto ente, alla stregua degli altri istituti storici, non ha fondi che possano provvedere agli oneri economici relativi al personale scolastico comandato, considerato che i contributi erogati dal ministero per i beni e le attività culturali sono destinati alle attività culturali, il dicastero stesso ha segnalato a questo ministero l'opportunità di rivedere la decisione assunta.
Questa amministrazione, a seguito di un attento riesame della normativa concernente la materia, si vede costretta a confermare la posizione assunta ritenendo che le disposizioni che pongono l'onere di corrispondere il trattamento economico del personale comandato a carico dell'amministrazione o dell'ente che utilizza il personale stesso, atteso il loro contenuto vincolante e generale, non possono essere derogate.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

BULGARELLI e CENTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sempre più spesso sono chiamati a svolgere compiti di istituto, presso la Presidenza


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del Consiglio dei ministri, in particolare attraverso le cosiddette strutture di missione, dipendenti appartenenti alle forze dell'ordine o militari, (ultimamente, ad esempio, 12 appartenenti alla Guardia di Finanza), anche in sostituzione di personale civile (di ruolo e in prestito) in servizio alla Presidenza del Consiglio, creando disagio e disparità di trattamento sul piano economico oltre che professionale al medesimo personale;
per la formazione di personale non appartenente in modo durevole alla Presidenza del Consiglio l'Amministrazione sostiene costi aggiuntivi, come il pagamento del recente Master in organizzazione e funzionamento della Pubblica Amministrazione diretto dal prof. S. Cassese;
l'integrazione nell'attività amministrativa di personale militare, contrasta palesemente con il parere espresso dalla Commissione per la riforma amministrativa circa il ridondante organico della Presidenza del Consiglio dei ministri -:
quanti siano complessivamente i militari trasferiti in varia forma al servizio della Presidenza, con quali costi e, nel caso vi fosse reale necessità di personale specializzato, quali ragioni particolari abbiano spinto a preferire una simile opzione all'assunzione di civili mediante regolari concorsi;
se non si ritenga che il personale proveniente dal settore militare, generalmente di età non avanzata, potrebbe meglio servire il Paese svolgendo compiti all'interno dei corpi d'appartenenza;
se non si reputi opportuno che i fondi stanziati per la formazione, istituto indispensabile per il migliore andamento dell'Amministrazione e crescita professionale dei destinatari, debba essere riservato al personale amministrativo e non a personale estraneo alla Presidenza del Consiglio dei ministri, presunti esperti (che dovrebbero avere nei loro contratti le peculiarità necessarie per svolgere tale attività) e soprattutto ufficiali appartenenti alla Guardia di Finanza che, come sopra, dovrebbero avere la specifica preparazione che ne motivi l'utilizzo.
(4-08850)

Risposta. - Nell'ambito del personale delle forze dell'ordine che presta servizio presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, vi sono 99 unità appartenenti al Corpo della Guardia di finanza. Questo personale è stato chiamato a svolgere attività connesse ai propri compiti d'istituto, sia in ragione della peculiare professionalità che da sempre lo contraddistingue, da ultimo confermata ed ampliata dal decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 68, sia in ragione di precise disposizioni di legge.
Ai sensi della legge 15 marzo 1997, n. 59, sono state istituite, due apposite strutture di missione nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei ministri presso il dipartimento per gli affari giuridici e legislativi, con compiti di analisi e valutazione delle implicazioni economiche-finanziarie dei provvedimenti normativi e presso il dipartimento delle politiche comunitarie, con compiti di coordinamento dell'azione di Governo su tematiche di carattere prioritario e per lo snellimento delle procedure di recepimento delle direttive comunitarie.
Tali strutture sono a composizione «mista» (personale militare e civile appartenente ad altre amministrazioni pubbliche) onde trarre un immediato vantaggio operativo dalle specifiche professionalità e dalle consequenziali sinergie multi-disciplinari.
Si fa presente che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 gennaio 1995 aveva già previsto un apposito contingente riservato al Corpo della guardia di finanza nell'ambito del dipartimento per le politiche comunitarie, quale organo di supporto al Comitato interministeriale previsto dalla legge 19 febbraio 1992 n. 142. Successivamente, ai sensi della legge 23 agosto 1988, n. 400, diversi elementi appartenenti ai corpi di polizia, anche ad ordinamento militare, sono stati chiamati a svolgere le necessarie attività di vigilanza e di tutela della sicurezza dell'intera struttura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il decreto del Presidente della Repubblica 30 novembre 2002 e successive


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modificazioni ha poi previsto l'attribuzione di personale in supporto al Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle politiche antidroga.
In ragione di una sempre più marcata mobilità dell'intero settore pubblico, tale personale, militare ed anche civile, è chiamato a prestare in maniera «concordata» la propria opera in posizione di «comando», ai sensi della disciplina recata
in primis dal decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957 n. 3, nonché dalla legge n. 127/97 e dal decreto legislativo n. 165/2001. Pertanto, attraverso un istituto speciale disposto per un tempo determinato e in ragione di particolari esigenze lavorative o quando sia richiesta una speciale competenza, il personale in questione «non» viene posto in organico alla Presidenza del Consiglio dei ministri e riceve il «proprio» trattamento economico fondamentale direttamente dall'amministrazione di appartenenza.
Sul piano della formazione l'apertura dei corsi di qualificazione a tutto il personale che presta servizio presso la Presidenza del Consiglio risponde all'esigenza di favorire il più possibile l'accrescimento della produttività e quindi il miglioramento dell'efficienza dell'attività svolta, indipendentemente da distinzioni di ruolo, ma in ragione soltanto di concrete esigenze lavorative. Nel caso specifico del recente master in organizzazione e funzionamento della pubblica amministrazione giova, comunque, tenere in considerazione che la selezione dei partecipanti è stata operata direttamente dall'Università sulla base di proprie prove selettive per titoli ed esami.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

CAMO, PAPPATERRA e OLIVERIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
un consigliere comunale del comune di Paola (Cosenza) ha presentato le dimissioni dalla carica: ciò nonostante il presidente del consiglio comunale si ostina a non far procedere regolarmente alla surroga, così come prescrive espressamente la legge, facendo addirittura partecipare ai lavori del consiglio il consigliere dimissionario;
nello stesso comune, situazione analoga, nella consiliatura in corso, è stata risolta procedendo regolarmente alla surroga;
nella materia esiste informativa del Ministero dell'interno, indirizzata ai prefetti, che pone ostacolo alla surroga immediata solo qualora vi fosse in essere denuncia motivata presentata agli organi giurisdizionali competenti, in riferimento esclusivamente al disconoscimento della firma apposta alla lettera di dimissioni;
il prefetto di Cosenza, sollecitato nella sua qualità di ufficiale di Governo, a fare rispettare la legge, ritiene di dovere attendere l'esito delle indagini e la pronunzia della magistratura di Paola, nonostante le denunzie (del consigliere e la sua controparte) non riguardino l'autenticità della firma, peraltro, riconosciuta dal consigliere comunale in questione;
tale situazione, unitamente ad altre illegittimità che si stanno consumando nell'attività del consiglio comunale, puntualmente denunciate da molti componenti del consiglio medesimo, sta creando una notevole tensione tra la popolazione amministrata che potrebbe mettere addirittura a rischio la stessa tenuta dell'ordine pubblico -:
quali provvedimenti si intendano porre in essere allo scopo di ripristinare, da una parte, l'ordine giuridico violato e, dall'altra, restituire serenità ai tanti cittadini di Paola, nella cui coscienza si fa sempre più spazio l'idea secondo la quale, in questa fase storica, «la legge si applica per gli altri, mentre si interpreta per gli amici».
(4-04010)

Risposta. - In merito alle modalità di presentazione delle dimissioni dalla carica da parte degli amministratori locali, l'articolo 38, comma 8, del decreto legislativo 18


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agosto 2000, n. 267, stabilisce che: «...le dimissioni dalla carica di consigliere, indirizzate al rispettivo consiglio, debbono essere assunte immediatamente al protocollo dell'ente nell'ordine temporale di presentazione» e che «... esse sono irrevocabili».
In applicazione delle suddette disposizioni, il ministero dell'interno ha sempre ritenuto che le dimissioni presentate sono immediatamente efficaci e sono irretrattabili dopo la loro acquisizione al protocollo dell'ente, momento al quale è da ricollegare la perdita della carica.
Relativamente al caso delle dimissioni presentate dal consigliere comunale di Paola (Cosenza) segnalato dall'interrogante, poiché lo stesso aveva denunciato la parziale falsificazione delle dimissioni alla procura della Repubblica che avviava un procedimento penale, il ministero dell'interno ha chiesto l'avviso del consiglio di Stato in ordine all'individuazione delle esatte modalità di presentazione delle stesse. Ciò al fine di subordinare l'avvio del procedimento di surroga o di scioglimento a talune garanzie formali e procedurali in grado di prevenire le anomalie e le interferenze registrate.
In particolare, la richiesta di parere tendeva a chiarire la possibilità e la fattibilità di un intervento normativo che stabilisca criteri rapidi in merito ai requisiti formali richiesti per l'atto delle dimissioni. Ciò, tuttavia, alla stregua delle norme in materia di liberalizzazione della documentazione amministrativa recentemente introdotte nell'ordinamento con il decreto del Presidente della Repubblica n. 445/2000, del principio della libertà delle forme, e del divieto di aggravamento del procedimento.
Il supremo consesso, nel condividere le osservazioni formulate dal Ministero dell'Interno, ha espresso l'avviso che la materiale e personale consegna del documento contenente le dimissioni al protocollo dell'ente, da parte dell'interessato, con la connessa identificazione da parte del personale addetto, sia necessaria al fine di dare rilevanza giuridica alla volontà di dimettere il mandato.
Detto orientamento è stato recepito da questo ministero e comunicato alle amministrazioni con circolare n. 10/2002 dell'URAEL (ufficio per rapporti con gli amministratori degli Enti Locali) del 4 dicembre 2002. Ciò anche perché, secondo la «ratio legis», viene in tal modo rispettata l'esigenza di assicurare la massima garanzia della certezza e veridicità dell'atto di dimissioni in questione.
Successivamente, in esito ad ulteriore consultazione avviata da questo dicastero, il consiglio di Stato, nel riconfermare l'orientamento sopra espresso, a fronte dell'insorgenza di un impedimento fisico o, comunque, meritevole di apprezzamento, che impedisca all'amministratore di osservare le sopradescritte modalità, ha ritenuto congrua ed ammissibile la soluzione secondo la quale il consigliere dimissionario può presentare al protocollo dell'ente le proprie dimissioni, - eventualmente con le medesime modalità prescritte ai fini di legge - anche per interposta persona, purché in tal caso previamente autenticate in data certa e con l'indicazione (contestuale o - a sua volta - separatamente autenticata) delle generalità della persona delegata alla presentazione.
Anche detto orientamento è stato recepito da questo Ministero e comunicato alle amministrazioni con circolare n. 1/3/2002 - URAEL del 18 dicembre 2002.
Relativamente al caso in esame si rappresenta che, a causa delle dimissioni rassegnate dal sindaco, il consiglio comunale di Paola è stato sciolto con decreto del Presidente della Repubblica del 12 dicembre 2002 e gestito, in attesa delle elezioni, da un commissario straordinario.
Nelle consultazioni elettorali del 25 maggio 2003 è stato eletto il nuovo consiglio comunale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

CARBONI, GIACCO, BATTAGLIA, MAURANDI, CABRAS, CAPITELLI, ZANOTTI, DUCA, GASPERONI e CALZOLAIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da notizie di agenzie stampa abbiamo appreso che ad una bambina disabile è


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stato impedito di prendere un volo da Alghero a Milano;
la bambina sarebbe dovuta partire domani 18 febbraio 2004, con il volo della compagnia Airone delle 6.30 per una importante visita medica ma al momento di ritirare il biglietto è stato comunicato alla mamma che animali, carichi speciali e disabili non possono partire con i primi voli;
la carrozzina, necessaria per il movimento della bambina disabile, non può essere caricata sull'aereo in quanto considerata carico speciale;
vista l'urgenza della visita medica la mamma ha dovuto chiedere all'equipe medica, che la tiene in cura, di spostare l'appuntamento e prendere quindi l'aereo delle ore 13.15;
di recente la Commissione Europea ha promosso un codice di autoregolamentazione per le compagnie aeree che impegnerebbe a rispettare i diritti umani dei viaggiatori disabili -:
quali urgenti iniziative intendano intraprendere affinché sia annullata qualsiasi forma di discriminazione nei confronti dei disabili e che il libero movimento sui trasporti sia consentito senza obbligo di modificare tempi e orari della propria vita.
(4-08971)

Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate con l'interrogazione indicata in oggetto, si fa presente che l'ENAC - ente nazionale per l'aviazione civile - interessato a riguardo, ha assicurato di essere prontamente intervenuto presso la società Air One a seguito dell'episodio segnalato dall'interrogante.
La società Air One ha pertanto provveduto alla revoca della propria disposizione interna che non consentiva la prenotazione automatica dei passeggeri denominati «WCHC» (passeggero che necessita di assistenza per l'imbarco, lo sbarco ed il raggiungimento del posto assegnato a bordo) per il volo AP 5511 Alghero-Linate delle ore 06,30.
La compagnia Air One ha comunque reso noto che tale limitazione era applicata unicamente per il volo delle 6,30 e unicamente per tale volo la compagnia procedeva alla conferma della prenotazione solo dopo aver sottoposto al cliente le alternative disponibili. Ciò con l'intento proprio di assicurare ai passeggeri che richiedono un'assistenza speciale la scelta da essi ritenuta più opportuna rispetto alle loro esigenze di mobilità.
Non si è trattato, quindi, di un caso di mancato imbarco di una passeggera disabile presentatasi in aeroporto bensì di una mancata prenotazione su di un volo specifico dovuta a direttive aziendali impartite al
call center della compagnia Air One.
Più in generale, l'ENAC fa presente che per il trasporto di passeggeri con difficoltà motorie, l'Air One opera sulla base di un manuale operativo di compagnia approvato dalle autorità competenti il quale disciplina le restrizioni e le procedure operative volte ad adeguare il servizio di terra e di bordo ad ogni particolare esigenza.
Le disposizioni del predetto manuale prevedono che i passeggeri cosiddetti «WCHC» possano essere trasportati fino ad un limite di due a volo e, qualora essi viaggino in gruppo, il limite è aumentato fino a otto passeggeri per volo. Non sussiste alcun limite di numero qualora vi sia almeno un accompagnatore ogni cinque passeggeri «WCHC».
A dimostrazione dell'insussistenza di alcun intento discriminatorio da parte della compagnia Air One nei confronti dei passeggeri «WCHC», la stessa rende noto di aver trasportato nel 2003 più di 7000 passeggeri con tali caratteristiche di cui ben 1700 solo con i voli da Cagliari ed Alghero verso Milano.
Proprio con il volo delle 6,30 Alghero-Milano, la compagnia ha trasportato recentemente 3 passeggeri «WCHC» nei giorni 3 e 10 dicembre 2003.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.


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CATANOSO, LO PRESTI e FRAGALÀ. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
gli interroganti hanno appreso che nella notte tra il 3 e 4 ottobre 2002, a Trento, in P.le Sanseverino, sei ragazzi, accusati di essere «nazi», sono stati aggrediti da circa quaranta persone appartenenti all'area anarchica, come da loro stesso affermato;
dal sito italy.indymedia.org l'aggressione è stata rivendicata dai gruppi anarchici e no-global della città di Trento, ovviamente stravolgendo i fatti, per cui «cinque naziskin hanno aggredito quaranta anarchici»;
uno dei ragazzi, che era riuscito a sottrarsi al pestaggio, è stato inseguito e, quindi, investito da una autovettura di colore scuro e successivamente, mentre era riverso per terra, provvedevano a completare l'opera spaccandogli una bottiglia in testa;
inutile aggiungere che nessuno dei sei ragazzi è un naziskin o appartenente a Forza Nuova, cosa che non legittima alcun tipo di pestaggio, e la loro unica colpa è il fatto di aver fatto innervosire i partecipanti al convegno organizzato, all'università di Trento, organizzato da questi «sinceri democratici», provenienti dai locali centri sociali occupati, con la loro semplice presenza nel parcheggio antistante la struttura universitaria;
fra i partecipanti all'aggressione è stato riconosciuto l'anarchico Massimo Passamani sotto processo a Roma nell'ambito dell'inchiesta sull'organizzazione anarchica «Orai»;
il Passamani è un personaggio noto anche alle autorità giudiziarie francesi, visto che nelle more del processo in Italia, era fuggito in Francia e lì era finito sotto processo per la richiesta di estradizione emessa dalle autorità italiane;
l'estradizione non è stata eseguita perché Passamani, trovato in Francia con alcuni documenti falsi, era obbligato a firmare presso un commissariato parigino e questo obbligo non poteva essere rispettato se veniva estradato -:
se la magistratura abbia avviato un'indagine sulla vicenda;
se non si intenda rafforzare la tutela dell'ordine pubblico così da evitare il ripetersi di aggressioni quali quella descritta in premessa.
(4-04686)

Risposta. - Per i fatti avvenuti a Trento la notte tra il 3 e 4 ottobre 2002, è pendente il procedimento penale n 5510/2002 r.g.n.r. presso la locale procura della Repubblica.
Il predetto procedimento a carico di Passamani Massimo ed altri, per i reati di cui agli articoli 588 e 582 del codice penale è tuttora in fase di indagini preliminari.
Il ministero dell'interno, con nota 30 gennaio 2003, ha comunicato che, a seguito del verificarsi degli episodi riportati dagli interroganti, sono stati ulteriormente sensibilizzati i servizi di prevenzione generale e controllo del territorio soprattutto nei luoghi ritenuti maggiormente a rischio.
Con successiva nota del 12 dicembre 2003, il ministero dell'interno ha, altresì, comunicato che le attività di indagine condotte dalla digos di Trento hanno consentito di segnalare all'autorità giudiziaria nove esponenti del movimento anarco-insurrezionalista, tra i quali Massimo Passamani, per i reati di lesioni personali e rissa.
Il Passamani si era reso latitante a seguito di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, nei suoi confronti, dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma in data 14 settembre 1996, nell'ambito dell'inchiesta sull'organizzazione rivoluzionaria anarchica insurrezionalista.
Nel giugno 2000, a seguito dello stralcio della propria posizione dal processo cosiddetto «ORAI», la predetta misura cautelare è stata revocata.
Per quanto riguarda la procedura d'estradizione della Francia a carico del medesimo Passamani, la competente direzione generale ha precisato che il 15 luglio 2000 è stata ritirata la domanda di estradizione,


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per intervenuta revoca della citata ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

CENTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 10 aprile 2003 il S.U.L.T.A. (Sindacato Unitario Lavoratori Trasporto Aereo) ha organizzato un sit-in dalle ore 14.00 alle ore 16.00 di fronte agli arrivi internazionali all'Aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, sul piazzale sottostante la stazione ferroviaria;
il sit-in fatto in nome della Pace e per le problematiche relative alla S.A.R.S., polmonite atipica, era previsto e si è svolto con la presenza preannunciata di 20/30 persone;
lo svolgimento del sit-in è stato comunicato dal presidente del SULTA in data 7 aprile 2003 ad un funzionario della Polaria (Polizia dell'Aeroporto di Fiumicino), come da prassi consolidata negli ultimi 20 anni nel sedime aeroportuale di Fiumicino, a meno che non si tratti di una manifestazione o corteo con la partecipazione di centinaia di persone, caso in cui la richiesta di autorizzazione deve essere inoltrata alla questura di Roma;
il sit-in è svolto con la massima correttezza e senza il minimo disturbo per i passeggeri e per il traffico, alla presenza dell'ordine pubblico, ed è terminato intorno alle ore 15,15 alla presenza di giornalisti e fotografi;
nei giorni successivi un dirigente nazionale del SULTA veniva chiamato dal commissariato di Ostia e gli veniva consegnata una denuncia del commissariato di Fiumicino Paese, per manifestazione non autorizzata;
si fa presente che questa è la terza denuncia in tre mesi che colpisce alcuni dirigenti sindacali del SULTA, tutte per manifestazione non autorizzata;
il ruolo di detto sindacato è stato solo quello di incanalare e mettere ordine alla proteste dei lavoratori per rendere lo svolgimento dei sit-in tranquillo e in effetti in tutte le manifestazioni già svolte non si sono verificati mai incidenti o scontri di ordine pubblico -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero;
se non ritenga necessario provvedere al ritiro delle denunce nei confronti dei dirigenti del SULTA poiché, in particolare per il sit-in sulla S.A.R.S., la richiesta di autorizzazione, e la conferma è stata la presenza delle forze dell'ordine all'inizio dello svolgimento della manifestazione, era stata inoltrata correttamente secondo la normale prassi alla Polaria che fino ad oggi ha gestito l'ordine pubblico nell'aeroporto di Fiumicino con maestria tanto che da oltre 20 anni non sono mai esistiti grandi problemi e di conseguenza se non ritenga estremamente eccessivo e forse fuori luogo il comportamento del Commissariato di Fiumicino paese nei confronti della citata Organizzazione Sindacale;
se il Ministero stesso stia predisponendo nuove disposizioni per il restringimento delle libertà all'aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino.
(4-06313)

Risposta. - Il 10 aprile 2003, verso le ore 14.00, un gruppo di circa 30 persone hanno raggiunto il piazzale antistante la palazzina degli arrivi internazionali, all'interno dell'aeroporto «Leonardo da Vinci» di Roma, ove hanno inscenato una manifestazione che si è conclusa un'ora dopo circa.
Al termine, sono stati distribuiti due distinti tipi di volantini, uno a firma del «Comitato fermiamo la guerra», con il quale veniva preannunciata anche la manifestazione nazionale del giorno successivo, l'altro, a firma «S.U.L.T.A.-C.U.B.», dal titolo «Il virus e la guerra minacciano l'umanità ed i lavoratori aeroportuali».


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L'organizzatore della manifestazione è stato, peraltro, denunciato alla procura della Repubblica presso il tribunale di Civitavecchia in quanto non risulta agli atti della questura, né a quelli dell'ufficio polizia di frontiera aerea di Fiumicino, il «preavviso» al questore, previsto dall'articolo 18 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza n. 773/1931.
Del resto, agli uffici di polizia di frontiera presso gli scali aerei non spettano le attribuzioni delle Autorità provinciali di Pubblica Sicurezza.
Si rappresenta, inoltre, che le forze dell'ordine in circostanze simili, si limitano a rimettere alle autonome determinazioni degli organi giudiziari ogni valutazione di merito su episodi che, costituendo violazioni di legge nei termini formali e sostanziali, sulla base di quanto rilevato dagli operatori di polizia, possono e debbono essere sottoposte al vaglio della competente Magistratura.
Per tali motivi, non è consentito, né d'altra parte potrebbe avere rilevanza, procedere al «ritiro» della denuncia presentata.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

CENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti del Lazio e Molise, con due distinte lettere dell'8 gennaio e del 29 aprile 2003, ha sottoposto all'attenzione e valutazione del ministro della giustizia se il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti avesse legittimazione ad adottare la deliberazione assunta a Torino con la quale - attraverso una sua interpretazione del 3 comma dell'articolo 34 del regolamento di esecuzione della legge 3 febbraio 1963, n. 69 - consente a coloro che non sono iscritti all'albo dei giornalisti, ma che svolgono attività di addetto stampa negli Uffici stampa della Pubblica amministrazione, nonché in quelli privati, o svolgono attività di collaborazione libero-professionale, di accedere all'elenco pubblicisti sulla scorta di una serie di documenti stabilita dal Consiglio nazionale stesso. Deliberazione che prendeva le mosse dalla legge 150/2000, che conferisce facoltà alla Pubblica amministrazione di istituire, anche in forma consorziata, Uffici stampa;
sempre il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti stabiliva che coloro che lavorano negli Uffici stampa del settore privato, sia come dipendenti o sia sotto forma di collaborazione libero-professionale, oltre a presentare la stessa documentazione prevista per chi opera nella Pubblica amministrazione, dovessero frequentare corsi di formazione e di aggiornamento promossi dall'Ordine dei Giornalisti o organizzati d'intesa con esso;
il citato Consiglio Interregionale del Lazio e Molise di fronte ad un siffatto provvedimento, che a suo parere stravolge la collaudata applicazione del ricordato articolo regolamentare, eccepiva che il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, sulla scorta dell'articolo 20 della legge sull'Ordinamento della professione di giornalista, non aveva legittimazione attiva ad adottare provvedimenti che fossero di competenza del legislatore;
nello stesso tempo sottolineava che i corsi di formazione, che i Consigli dell'Ordine avrebbero dovuto organizzare, creavano problemi di bilancio e non era inoltre chiaro se dovessero essere utilizzate al riguardo le risorse che gli iscritti all'albo annualmente corrispondono o si dovesse invece operare con una gestione extrabilancio non prevista dall'articolo 27 dal regolamento di esecuzione, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 4 febbraio 1965, n. 115 -:
quali iniziative intenda intraprendere per dare una risposta esaustiva alle questioni poste dall'Ordine dei giornalisti del Lazio e Molise e se il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, sulla base dell'attuale legislazione e della giurisprudenza della Corte di cassazione, abbia poteri di autonormazione e di interpretazione.
(4-07051)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in argomento, con la quale l'interrogante


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chiede chiarimenti in merito alla delibera del consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti, assunta in data 5 dicembre 2002, sulle modalità integrative per l'iscrizione nell'elenco dei pubblicisti di chi svolge attività giornalistica negli uffici stampa pubblici e privati, si rappresenta quanto segue.
La competente direzione generale di questo ministero al seguito della nota del 6 ottobre 2003 del consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti al riguardo, ha precisato che la delibera del consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti sugli uffici stampa pubblici e privati trae origine:
1) dalla legge 150 del 2000 sulle «attività di informazione e di comunicazione della pubblica amministrazione», in particolare dall'articolo 9 per il quale l'attività di ufficio stampa della pubblica amministrazione deve essere affidata a iscritti all'albo dei giornalisti e dall'articolo 5 che fissa i princìpi in base ai quali definire gli interventi formativi di aggiornamento per i non iscritti all'albo che già svolgono attività di ufficio stampa;
2) dal regolamento attuativo del ministero della funzione pubblica, ed in particolare dall'articolo 6 che in fase di prima applicazione consente di svolgere l'attività di ufficio stampa anche al personale dei ruoli organici che già esercita tale funzione.

La facoltà di chiedere l'iscrizione all'albo dei giornalisti, elenco pubblicisti, da parte di chi già svolge attività di ufficio stampa trae origine dall'articolo 34 del regolamento di esecuzione della legge 3 febbraio 1963 n. 69 che consente a chi non è in grado di allegare i giornali e periodici previsti dall'articolo 35 della legge citata di comprovare con «idonea documentazione» la concreta ed effettiva attività svolta.
Nella «idonea documentazione» rientrano gli strumenti tipo dell'attività di ufficio stampa indicati nella delibera (comunicati stampa: schede informative, articoli di presentazione ecc.). Presupposto per esercitare tale facoltà è la frequentazione di corsi di formazione e di aggiornamento professionale previsti dal regolamento di esecuzione della legge 150/2000.
Possono inoltre chiedere l'iscrizione all'albo dei giornalisti, elenco pubblicisti, gli addetti agli uffici stampa privati che si trovino nelle analoghe condizioni degli addetti agli uffici stampa pubblici.
Inoltre, va precisato che le lettere indirizzate dall'ordine interregionale del Lazio e Molise a questo ministero in data 8 gennaio e 29 aprile 2003 e alle quali fa riferimento l'interrogante sono di fatto superate.
Successivamente, all'invio delle due lettere citate si è svolto un incontro chiarificatore tra l'esecutivo del consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti e il consiglio interregionale del Lazio e Molise. Entrambi hanno convenuto di comune accordo di apportare alcune modifiche alla premessa che motiva la delibera e tali modifiche sono state approvate nella riunione del consiglio nazionale del 9 giugno 2003. In conseguenza di tale chiarimento il consiglio interregionale del Lazio e Molise sta ora organizzando, in collaborazione con il consiglio nazionale, con la federazione nazionale della stampa e con l'associazione stampa romana il corso di formazione per gli addetti agli uffici stampa privati del Lazio.
Per quanto riguarda le iniziative normative intraprese da questo dicastero, si informa che il consiglio dei ministri nella seduta del 13 febbraio 2004 ha approvato il regolamento, recante modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 4 febbraio 1965 n. 115, che istituisce un autonomo ordine regionale dei giornalisti a Campobasso, in Molise, facendo così cessare l'attuale ordine interregionale comprendente il Lazio e il Molise.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

CENTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la RBM è una società per azioni che esegue studi tossicologici per farmaci o altri prodotti chimici, nonché studi di sviluppo chimico e pre-clinico di nuovi farmaci. Gli studi vengono compiuti su roditori e altre cavie;


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detta società ha sede a Collaretto Giocosa, in provincia di Torino vicino ad Ivrea;
durante questi ultimi anni vi sono state molte iniziative antivivisezioniste che hanno avuto la RBM come centro di attenzione;
nel maggio 2002, vi fu una manifestazione durante la quale si creò il movimento «No RBM»;
da allora il «No RBM» inizia una seria di presidi a cadenza settimanale davanti agli ingressi dell'azienda poiché detta società è stata scelta come simbolo di una campagna di sensibilizzazione di ampio respiro rispetto alla sperimentazione animale;
i leaders di detto movimento hanno sempre avuto cura di informare la Questura di ogni presidio;
dopo la manifestazione del 24 giugno 2003 il movimento No RBM si è visto notificare un provvedimento da parte della Questura contenente limitazioni alle condizioni di svolgimento della predetta manifestazione nonché la programmazione del calendario delle manifestazioni di ogni mese, imponendo quindi un preavviso ulteriore rispetto a quello previsto dalla legge in materia -:
se il ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero;
quali provvedimenti intenda intraprendere affinché al movimento No RBM venga assicurato e tutelato il diritto di poter manifestare pacificamente, senza dover subire limitazioni non contemplate appunto dalle leggi vigenti in materia.
(4-08316)

Risposta. - Il questore di Torino, a partire dal 24 giugno 2003, ha vietato lo svolgimento di sit-in o altre manifestazioni di aderenti ad un movimento animalista dinanzi all'ingresso dello stabilimento bio-chimico di Collaretto Giocosa, prescrivendo come luogo delle iniziative il vicino parcheggio, allo scopo di impedire contatti tra i dimostranti ed il personale dell'impresa contestata, essendosi già verificate, in passato, situazioni di forte tensione.
Tra l'altro, risultano pendenti dinanzi alla procura della Repubblica di Ivrea alcuni procedimenti penali a carico di manifestanti per i reati di ingiuria e diffamazione nei confronti di dipendenti dello stabilimento, alcuni dei quali hanno anche dichiarato di essere stati vittime di telefonate minatorie e di episodi di danneggiamento.
Sempre a partire da quella data, il questore ha inoltre precisato che non sarebbero stati più accettati preavvisi unici per più manifestazioni, essendo necessaria, invece, in coerenza con l'articolo 18 del testo unico delle leggi di Pubblica Sicurezza, «una comunicazione per ogni singola iniziativa, accettando, peraltro, la contemporanea presentazione di più preavvisi, purché ognuno riferito ad un singolo presidio».
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

CIRIELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la cancelleria dell'ufficio del giudice di pace di Nocera Inferiore versa in gravissime condizioni, a causa della mancanza di personale;
il già insufficiente organico, pari a 15 unità operanti (di cui 2 B1, provenienti dal Ministero della difesa e distaccati fino al 31 marzo 2003), non riesce a smaltire l'enorme carico di lavoro dell'ufficio, anche in considerazione che le cause iscritte a ruolo, nei soli primi due mesi del 2003, ascendono a 4.200, oltre i 300 decreti ingiuntivi concessi e alle 1.300 sentenze pubblicate e che lo stesso personale di cancelleria deve attendere ad altri onerosi compiti quali le apposizioni di sigilli;
questa difficile situazione potrebbe tradursi in paralisi totale dell'ufficio con gravi disagi all'attività dell'intera classe


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forense e dei cittadini del circondario di Nocera Inferiore -:
se e quali urgenti provvedimenti intenda adottare per porre fine, in maniera definitiva, alle gravissime insufficienze di personale e per far sì che cancelleria dell'ufficio del giudice di pace di Nocera Inferiore possa riprendere, finalmente, a lavorare a pieno regime.
(4-05929)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in argomento, si rappresenta che la pianta organica del personale amministrativo dell'ufficio del giudice di pace di Nocera Inferiore consta di complessive 11 unità, distribuite tra i vari profili professionali come da tabella che segue.
C2 Cancelliere 1; B3 Cancelliere 3; B2 Operatore giudiziario 3; B1 Operatore giudiziano 3; A1 Ausiliario 1; Totale 11. Sono attualmente vacanti il posto di cancelliere C2 e 2 dei 3 posti di cancelliere B3. Tuttavia, nell'ufficio sono presenti in soprannumero 2 unità appartenenti al profilo professionale di ausiliario A1 ed è in attesa di possesso 1 unità di operatore giudiziario B2.
Prestano inoltre servizio, in posizione di comando, non conteggiati in organico 2 dipendenti comunali ai sensi dell'articolo 26, comma 4 della legge n. 468/99, e 5 unità di dipendenti provenienti da altre amministrazioni.
Pertanto le presenze effettive sono di 16 unità su una dotazione organica di 11 unità.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

COLASIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è stata costituita con decreto del 9 luglio 2002 dal ministero della salute la commissione ministeriale di studio per la predisposizione di una tabella delle cosiddette microinvalidità, le menomazioni all'integrità psicofisica, poi arbitrariamente individuate tra quelle comprese tra 1 e 9 punti di invalidità, composta da rappresentanti interni del ministero e da esperti esterni;
che degli esperti esterni due sono stati designati dalla Società Italiana di medicina legale e delle Assicurazioni (SIMLA): il professor Marigo e il professor Albarello, uno designato dall'INAIL: il dottor Cimaglia, due designati dall'ANIA cioè dell'Associazione Nazionale fra le imprese assicuratrici: il dottor Mastroroberto e il dottor Verdone e altri due rappresentanti di una associazione privata «Melchiorre Gioia»: il dottor Chini e il dottor Cannavò;
che esistono strettissimi legami fra la Melchiorre Gioia e l'ANIA attraverso intrecci di responsabilità fra i rispettivi rappresentanti nominati nella Commissione e la società di servizi Medexpert, società fondata con capitale sociale di 25.000 euro ciascuno dai dottori Cannavò (in commissione come Melchiorre Gioia) e Mastroroberto (in commissione come ANIA) e pertanto diventa automatico un blocco decisionale in Commissione fra i due rappresentanti dell'ANIA e i due rappresentanti della Melchiorre Gioia da cui la messa in minoranza sistematica dei rappresentanti della SIMLA;
il Ministro è al corrente di tale situazione;
in tale Commissione mancano totalmente i rappresentanti dei consumatori e dei cittadini (gli unici che ne subiranno poi le conseguenze!) oltre ai rappresentanti del Sindacato Italiano Specialisti di Medicina Legale e delle Assicurazione (SISMLA);
i rappresentanti SIMLA si sono autosospensi dalla Commissione avendo denunciato più volte la scelta dei Membri della Commissione da parte del Ministero della salute, e l'impossibilità ad un confronto con essi, costruttivo;
nel merito il Sindacato ha denunciato l'intendimento del Governo di minimizzare i risarcimenti per il settore della infortunistica stradale attraverso la rigida e preordinata tabellazione dei postumi e


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ribadito come il diritto del danneggiato al giusto risarcimento non possa essere prestabilito da una tabella, in sprezzo della sua salute e della sua individualità soggettiva;
l'originario incarico alla Commissione di stilare una tabella per la microinvalidità dall'1 al 9 per cento verrebbe addirittura esteso a tutte le menomazioni fino al 100 per cento di invalidità -:
se non ritenga effettivamente carente la composizione della commissione stessa in ordine all'attuale esclusione della rappresentanza sindacale e dei rappresentanti dei cittadini;
se non ritenga opportuno valutare seriamente se esistano all'interno della commissione, dei casi di interesse incrociato a totale vantaggio della parte rappresentativa dell'ANIA e ciò non sia lesivo dell'autorevolezza della Commissione e comunque causa di irrigidimento da parte della più alta componente scientifica della Commissione (la Società Italiana) a punto di arrivare alla sua autosospensione.
(4-05886)

Risposta. - La legge 5 marzo 2001, n. 57, recante «Disposizioni in materia di apertura e regolazione dei mercati», nel capo I (interventi nel settore assicurativo), all'articolo 5, comma 5, prevede che «con decreto del ministro della sanità, di concerto con il Ministro dèl lavoro e della previdenza sociale e con il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, si provvede alla predisposizione di una specifica tabella delle menomazioni alla integrità psicofisica comprese tra 1 e 9 punti di invalidità».
Tale provvedimento riguarda il risarcimento dei danni alla persona di lieve entità, derivanti da sinistri conseguenti alla circolazione dei veicoli a motore e dei natanti.
Al fine di procedere alla definizione del provvedimento indicato, questo Ministero ha provveduto alla costituzione di una commissione di esperti del settore, unitamente a rappresentanti dei dicasteri indicati, istituita con decreto ministeriale 9 luglio 2002 ed integrata, nello spirito di dare rappresentanza agli interessi dei consumatori, con decreto ministeriale 6 agosto 2002 da un rappresentante dell'istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo (ISVAP), designato nell'ambito del Servizio Consumatori.
Nella fase di predisposizione della composizione della commissione, considerata la specificità dell'argomento, sono stati opportunamente individuati il dirigente dell'ufficio medico legale ed un funzionario dell'ufficio legislativo del ministero della salute; inoltre, è stata chiamata a partecipare anche l'associazione medico-giuridica «Melchiorre Gioia», particolarmente rappresentativa ed esperta del settore.
Dalla documentazione prodotta dai componenti, al momento dell'adesione alla Commissione, non è emerso alcun elemento da cui poter evincere l'esistenza di interessi particolari di ostacolo alle attività previste dal mandato.
La commissione si è insediata in data 30 luglio 2002 ed ha organizzato le proprie attività prevedendo riunioni plenarie e riunioni di un sottogruppo tecnico, composto dai componenti medico legali.
I rappresentanti della società italiana di medicina legale (SIMLA) hanno partecipato ai primi due incontri in seduta plenaria (30 luglio e 30 settembre 2002) ed ai primi due incontri del gruppo tecnico (13 settembre e 16 ottobre), esprimendo forti riserve circa il mandato dato dalla legge, considerato troppo ampio.
Successivamente, i rappresentanti SIMLA non sono stati più presenti a nessuna riunione.
In merito a tale assenza, i rappresentanti della SIMLA, insieme a rappresentanti del sindacato specialisti in medicina legale e delle assicurazioni (SISMLA), hanno richiesto un incontro urgente al Ministro, in data 18 dicembre 2002, per poter presentare le proprie osservazioni.
Delegato dal Ministro, il presidente della commissione dottor Fabrizio Oleari, ha ricevuto i rappresentanti SIMLA e SISMLA in data 23 dicembre 2002.
La loro richiesta di integrare la commissione con altri quattro esperti del


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mondo accademico e di una audizione per il sindacato è stata posta all'attenzione del Ministro, che l'ha approvata.
Con il decreto ministeriale 16 maggio 2003, si è provveduto a integrare la composizione con gli esperti indicati dalla SIMLA.
La commissione si è successivamente riunita più volte in seduta plenaria, licenziando un documento finale condiviso in data 24 giugno 2003.
Lo schema di decreto interministeriale, valutato e approvato dal Ministro della salute, dopo l'acquisizione del concerto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali ed il Ministro delle attività produttive, è stato emanato e pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, parte prima, n. 211 di giovedì 11 settembre 2003, con il seguente titolo: «Tabella delle menomazioni alla integrità psicofisica comprese tra 1 e 9 punti di invalidità».
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Guidi.

ALBERTA DE SIMONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il comune di Baiano (Avellino) ha presentato, in data 27 giugno 2003, alla Presidenza del Consiglio dei ministri- Ufficio nazionale per il servizio civile, il progetto «Baiano Città Giardino» per l'impiego di volontari in servizio civile in Italia;
in data 15 settembre 2003, in base alla legge n. 64 del 2001 e ai relativi decreti e circolari, la Presidenza del Consiglio dei ministri ha accolto ed approvato il progetto;
in data 27 novembre 2003, l'Ufficio nazionale per il servizio civile fa recapitare al Comune di Baiano una seconda e nuova determinazione, sostitutiva della precedente, con la quale viene richiesto di far pervenire entro il 5 dicembre 2003 alcune correzioni ed integrazioni al progetto in modo da poterlo inserire nel bando di concorso del 12 dicembre 2003;
in data 4 dicembre 2003, il Comune di Baiano corregge ed integra la scheda progetto «Baiano Città Giardino» secondo le disposizioni richieste;
in data 9 dicembre 2003, l'Ufficio nazionale per il servizio civile trasmette al Comune di Baiano la determinazione di non approvazione del progetto -:
se non intenda rivedere la decisione assunta, anche condizionandola ad eventuali altre integrazioni, in considerazione del grave danno che ne deriva all'Ente, che, avendo ottenuto sin dal 15 settembre la regolare approvazione del suo progetto, ha attivato le procedure di impegno di fondi e di raccolta di domande e non è più in condizione di tornare indietro.
(4-08419)

Risposta. - In data 27 giugno 2003 il comune di Baiano (Avellino) ha presentato il progetto di servizio civile nazionale denominato «Baiano Città Giardino» per la realizzazione del quale è previsto l'impiego di 10 volontari.
L'ufficio nazionale per il servizio civile, con determinazione del direttore generale, in data 15 settembre 2003, ha approvato tale progetto che è stato, pertanto, inserito nell'elenco allegato al bando - pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale IV serie speciale concorsi ed esami n. 85 del 31 ottobre 2003 - per la selezione di 18.845 volontari da impiegare in progetti di servizio civile.
A seguito di un riesame del progetto stesso l'Ufficio ha, tuttavia, riscontrato la sussistenza di alcuni vizi di legittimità. In particolare ha rilevato:
la violazione dell'articolo 5 della legge 6 marzo 2001, n. 64, in quanto alla voce 28 della scheda del progetto è stato previsto che possono partecipare alla selezione solo cittadini italiani residenti entro un raggio di 30 Km dalla sede di svolgimento del servizio;
la violazione dell'articolo 3 della legge n. 64 del 2001 e delle disposizioni di cui al


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capo II, paragrafo 3, n. 2, lettera a) della circolare dell'ufficio nazionale per il servizio civile n. 31550/III/2.16 del 29 novembre 2002, in quanto non è stata presentata la necessaria documentazione idonea a dimostrare la sussistenza del requisito concernente la capacità organizzativa e la possibilità di impiego in rapporto al servizio civile.

L'ufficio nazionale per il servizio civile, riscontrata tale illegittimità, ha adottato il provvedimento del 27 novembre 2003 con il quale ha annullato, in via di autotutela, la determinazione del 15 settembre 2003 relativa all'approvazione del progetto «Baiano Città Giardino».
L'ufficio, tuttavia, non si è limitato ad annullare la precedente determinazione del 15.9.2003 ma ha invitato il comune di Baiano a sanare gli evidenziati vizi di illegittimità ed ha fatto salve le domande di partecipazione al progetto già presentate dagli interessati alla data di ricezione della nuova determinazione del 27 novembre 2003.
Considerata, inoltre, l'urgenza di annullare il precedente provvedimento di approvazione l'ufficio stesso non ha ritenuto necessario comunicare agli interessati l'avvio del procedimento ex articolo 7, della legge 18 agosto 1990, n. 241.
Il comune di Baiano, in ottemperanza a quanto richiesto dall'Ufficio, ha provveduto a modificare la voce 28 della scheda del progetto e ad integrare la documentazione concernente il requisito della capacità organizzativa e di impiego in relazione al servizio civile. La nuova documentazione, esaminata congiuntamente a quella già acquisita agli atti, non è risultata tuttavia sufficiente a dimostrare il possesso di tale requisito ritenuto essenziale per la presentazione dei progetti di servizio civile nazionale.
In particolare l'ente non ha indicato i nominativi del personale con conoscenze specifiche nelle quattro aree indicate al capo II, paragrafo 3, n. 2, lettera
a) della citata circolare (formazione del personale, attività di tutoraggio, progettazione sociale e monitoraggio dei progetti, informatica).
Dall'esame dei curricula inviati sono risultate coperte l'area informatica (dottor professor Franco Mungasi) e l'area della formazione (dottor Nicola Bianco, funzionario della comunità montana Vallo di Lauro e Baianese).
Per quanto concerne le ulteriori aree relative alla progettazione sociale e monitoraggio dei progetti e al tutoraggio dei volontari, l'ufficio ha rilevato che il curriculum del geometra Lorenzo Napoletano, di elevato valore tecnico-urbanistico, non ha alcuna attinenza con le aree rimaste scoperte.
L'ufficio, pertanto, dopo aver accertato che la documentazione trasmessa non era idonea a dimostrare il possesso del requisito richiesto, ha adottato il provvedimento del 9 dicembre 2003, con il quale il progetto «Baiano Città Giardino» non è stato approvato.
Alla luce di quanto esposto è evidente che la richiesta espressa nell'atto in oggetto «di rivedere la decisione assunta» risulta essere già stata soddisfatta, in quanto l'ufficio, una volta rilevata la violazione delle disposizioni in materia di servizio civile volontario, ha invitato il comune di Baiano a perfezionare il procedimento in argomento, ma quest'ultimo ha provveduto a sanare solo parzialmente i vizi rilevati.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è stata prospettata l'apertura di un Commissariato di Polizia a Feltre (Belluno), sostenuta dalle organizzazioni dei lavoratori della Polizia si Stato;
la questione è già stata sottoposta all'attenzione del Sindaco di Feltre e del Comitato Provinciale O.S.P.;
la proposta deriva dall'incremento delle attività criminose nella zona del Feltrino e della Comunità Montana Feltrino -:
se non si ritenga di dover esaminare con attenzione l'opportunità e/o la necessità di istituire un Commissariato di Polizia a Feltre.
(4-06853)


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Risposta. - La situazione delle comunità montane Feltrina e Valbelluna è stata in più occasioni esaminata dal comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Belluno che, in una seduta del febbraio 2003, ha valutato anche la proposta di istituire un nuovo commissariato di pubblica sicurezza nel comune di Feltre, ritenendola inopportuna, tenuto conto, in primo luogo, che quel Comune è già sede di un Comando Compagnia dei Carabinieri e di una Stazione dell'Arma.
Dal comando compagnia, che ha competenza sul territorio dei 19 comuni delle due comunità montane, dipendono un nucleo operativo e radiomobile ed 8 stazioni, con un organico complessivo di 91 militari, superiore di tre unità rispetto alle previsioni organiche.
Il parere contrario all'istituzione del presidio è stato ribadito dal prefetto di Belluno, il quale ritiene che, in prospettiva, un potenziamento dell'azione di controllo del territorio possa essere più proficuamente conseguito attraverso l'incremento degli organici degli attuali presidi dell'arma dei carabinieri.
Alle riunioni del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica dedicate all'argomento hanno preso parte anche i sindaci del comprensorio, tutti sentiti, che hanno fornito indicazioni preziose per una programmazione più efficace dei servizi di controllo del territorio, in collaborazione con le polizie municipali.
In particolare, da tempo vengono svolti, periodicamente, i così detti «piani modulari», con l'impiego di personale della polizia di Stato, dell'arma dei carabinieri, della guardia di finanza e del corpo forestale dello Stato.
A tali servizi si aggiungono quelli svolti dai Reparti anticrimine della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri, su richiesta del Prefetto.
Il prefetto di Belluno ha inoltre riferito che la situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nella zona non presenta profili di particolare criticità, né tassi di incremento della delittuosità che giustifichino la istituzione del presidio, tenuto conto anche dei positivi risultati raggiunti nell'ultimo periodo.
L'incremento del numero dei reati denunciati nel territorio delle due comunità montane nel 2003 ha riguardato soprattutto i furti, spesso commessi in abitazioni o su autovetture, che sono stati 887 nella Feltrina (erano stati 565 nel 2002) e 239 nella Valbelluna (erano stati 174); sono invece diminuite le rapine che, rispettivamente, sono state 5 (erano state 8) e 3 (erano state 4).
Sono stati, comunque, arrestati i componenti di una organizzazione di extracomunitari autori di numerosi furti in abitazioni, eseguiti con stessa tecnica criminale.
I primi dati del 2004, relativi al numero dei reati riscontrati, benché ancora parziali, denotano un andamento in linea con le medie annuali della provincia.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

DI GIOIA. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la società Poste italiane Spa avrebbe deciso secondo quanto risulta all'interrogante, di chiudere tutti gli uffici postali nei comuni con meno di mille abitanti nell'intera area del subappennino dauno settentrionale;
tale decisione se realizzata determinerebbe un nuovo colpo ad un'area che già vive profondi problemi di sviluppo e un disagio sociale crescente che sta portando, tra l'altro, ad un progressivo abbandono del territorio;
a parere dell'interrogante tale decisione sarebbe in totale contrasto con quanto previsto all'articolo 7 del disegno di legge n. 1942 (attualmente in discussione al Senato, dopo l'approvazione dell'altro ramo del Parlamento) «Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti», che prevede al comma 1 quanto segue «Il Ministero delle comunicazioni provvede ad assicurare, mediante apposita previsione da inserire


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nel contratto di programma con il concessionario del servizio postale universale, che gli sportelli postali siano attivi in tutti i piccoli comuni» -:
se sia a conoscenza di tale decisione da parte di Poste italiane Spa e quali iniziative intenda adottare affinché su questo delicatissimo problema non vi sia una decisione unilaterale che priverebbe moltissimi piccoli comuni di un servizio essenziale;
se non ritenga che sia necessario favorire l'apertura di un tavolo di trattative tra Poste Italiane Spa e una rappresentanza dei comuni interessati affinché si possa arrivare ad una soluzione che soddisfi entrambe le parti.
(4-08868)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno precisare che a seguito della trasformazione dell'ente poste italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di intervenire sulla gestione aziendale che, come è noto, rientra nella competenza specifica degli organi statutari della società la quale, pertanto, organizza secondo le logiche imprenditoriali ritenute più opportune le risorse di cui dispone, al fine di raggiungere il duplice obiettivo di assicurare condizioni di operatività compatibili con una gestione economicamente equilibrata, nonché di garantire un efficiente servizio all'utenza.
In tale ottica è noto che la società poste ha introdotto negli ultimi anni cambiamenti profondi nella propria struttura e nelle modalità della propria presenza sul territorio, anche attraverso una diversificazione dell'orario di apertura al pubblico dei propri uffici.
La medesima società poste ha più volte significato che nell'ambito delle iniziative adottate è rimasto fermo l'impegno di garantire, nel territorio di ciascun comune, l'apertura giornaliera di almeno un ufficio postale.
Nel suddetto contesto, pertanto, i provvedimenti di riduzione dell'orario di apertura - e, tanto più quelli, comunque numericamente molto limitati, di chiusura - hanno riguardato uffici che, in considerazione della vicinanza con altri uffici postali, sono stati ritenuti non particolarmente penalizzanti per l'utenza.
Tutti gli interventi di riorganizzazione, ha continuato Poste italiane - non hanno intaccato l'estensione, la capillarità e la funzionalità generale della rete operativa in quanto è stata posta la massima attenzione alle specifiche realtà locali e, quando la situazione lo ha richiesto, accanto ai provvedimenti di ridimensionamento, si è proceduto all'apertura di nuovi uffici postali.
A conferma di ciò la predetta società ha precisato che dal 31 dicembre 2002 ad oggi sono stati attivati 58 nuovi presidi postali.
Da quanto sin qui esposto deriva che la notizia riferita dall'interrogante circa la paventata chiusura degli uffici postali ubicati nei comuni che servono meno di mille abitanti nell'arco del subappennino dauno settentrionale, è destituita di fondamento e, come sottolineato dalla società Poste, una simile iniziativa confliggerebbe con l'interesse aziendale di mantenere ed, ove possibile, potenziare la propria presenza sul territorio.
In tale ottica, ha concluso la società, particolare impegno è stato dedicato agli uffici siti nei piccoli comuni nei confronti dei quali sono state intraprese varie iniziative al fine di riportarli ad una gestione economicamente equilibrata, anche attraverso un'offerta commerciale mirata che ne favorisse la valorizzazione e potesse assicurare livelli di servizio adeguati alle richieste della clientela ed, in proposito, molto proficua si è rivelata la collaborazione con le locali amministrazioni comunali.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

ALFONSO GIANNI. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha già presentato un'interrogazione concernente l'applicazione della legge 801 del 1977, con particolare riferimento all'articolo 7, alla quale non è stata data una risposta soddisfacente -:
dove sia da considerare in organico effettivo il personale appartenente ad altra


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amministrazione dello Stato una volta trasferito nella consistenza organica istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (emerge infatti, da quanto riferito, che detto personale, in modo del tutto anomalo, è considerato in «soprannumero» sia presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri che presso l'amministrazione di provenienza);
perché le domande di collocamento in quiescenza, per anzianità, prodotte in costanza di servizio presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri del personale in argomento, nonostante fossero accolte dalla Presidenza stessa, non abbiano prodotto alcun effetto né presso la Presidenza né presso il mistero della difesa (diversamente hanno proceduto gli uffici in ordine al personale deceduto; in materia il direttore generale del personale militare del ministero della difesa, interpellato per iscritto, ha sostenuto, con una giustificazione, esservi una diversa posizione di stato giuridico tra detto personale e quello che ha avanzato istanza di collocamento a riposo per anzianità);
perché al personale in parola, nonostante siano applicabili le disposizioni della legge n. 801 del 1977 e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 7/80, il C.S.I.S. non applica il disposto dell'articolo 18 secondo comma - di tale decreto;
perché nonostante il trattamento economico di natura stipendiale a carico della Presidenza dei Consiglio dei Ministri, di pertinenza del personale in parola, produca contributi previdenziali rapportati all'entità degli stipendi erogati che sono di gran lunga superiori a quelli dell'Amministrazione di provenienza: detti contributi, finalizzati anche a determinare la base pensionabile degli aventi diritto, di fatto, disattendendosi le disposizioni di legge, non producono effetti, creando un illecito arricchimento dello Stato in danno dei propri dipendenti;
perché C.E.S.I.S. contrariamente a quanto riferito, nell'anno 1998 abbia emanato delle direttive alle amministrazioni di provenienza del personale in argomento concernenti disposizioni sulle trascrizioni da apporre sui fogli matricolari del personale trasferito alla P.C.M., tali da creare i presupposti per un erroneo inquadramento della posizione giuridica dei dipendenti, che va poi ad incidere negativamente sul riconoscimento dei loro diritti.
(4-08310)

Risposta. - Nel confermare quanto già rappresentato all'interrogante in risposta alla precedente interrogazione, si precisa che il particolare «status» giuridico ed economico del personale degli organismi di informazione e sicurezza è determinato da speciali norme emanate con decreti ai quali, in forza dell'articolo 7 della legge n 801 del 24 ottobre 1977, è attribuito carattere derogatorio rispetto al quadro generale del pubblico impiego.
In merito, si specifica che il collocamento nelle peculiari posizioni di «soprannumero» o di «fuori ruolo» dei dipendenti provenienti rispettivamente da amministrazioni militari e civili dello Stato avviene con provvedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri di concerto con il dicastero cedente, previo consenso del dipendente trasferito che, nei confronti della propria Amministrazione, assume le indicate posizioni di «status».
In tali posizioni i dipendenti continuano a mantenere il «rapporto di impiego» con l'amministrazione originaria sino all'atto dell'eventuale adozione nei loro confronti di un provvedimento di trasferimento in via definitiva nei ruoli della speciale consistenza organica istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, circostanza che comporta la contestuale cancellazione da quelli dell'Amministrazione di appartenenza se civili, o il collocamento in congedo illimitato o nella riserva, se militari.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

LION. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
in data 21 luglio 2003 veniva presentato alla stampa il testo aggiornato delle


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Linee Guida per una Sana Alimentazione Italiana predisposto dalla commissione di esperti all'uopo costituita presso l'istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (INRAN);
tale presentazione avveniva in notevole ritardo rispetto alla consegna del testo da parte della Commissione di esperti e in un momento successivo alla presentazione di una apposita interrogazione parlamentare (4-06894 del 10 luglio 2003);
la presentazione veniva effettuata dal Ministro per le Politiche Agricole e Forestali, dal Presidente dell'INRAN, dal Presidente della suddetta Commissione di esperti e dal Vice Presidente Scientifico dell'INRAN;
in tale occasione il Presidente dell'INRAN si impegnava a porre in atto iniziative volte a diffondere capillarmente il relativo opuscolo presso i consumatori, naturali destinatari di tali direttive il cui scopo è quello di fornire una serie di semplici informazioni e indicazioni che, attraverso la valorizzazione dei prodotti agroalimentari nazionali, insegnino a mangiare meglio e con gusto proteggendo contemporaneamente la propria salute;
risulta all'interrogante che a tutt'oggi tale impegno non sia stato mantenuto;
l'opuscolo non è stato stampato in un numero di copie proporzionato al vastissimo numero di destinatari, ma esclusivamente in poche decine di esemplari di fatto introvabili;
risulta all'interrogante che l'unica iniziativa presa a tal riguardo sia relativa a contatti presi con il quotidiano Il Corriere della Sera per una eventuale diffusione del testo in allegato al supplemento «Salute» del Corriere della Sera;
tale iniziativa, laddove anche portata a compimento, non risulterebbe sufficiente alla necessaria diffusione del testo in quanto destinata ad un target limitato e culturalmente elevato di consumatori e, come tale, meno bisognoso di ricevere questo tipo di informazioni;
il comportamento inerte dell'INRAN, è ancor più censurabile in un momento in cui i problemi legati alla errata alimentazione sono costantemente sottoposti alla attenzione dell'opinione pubblica ed oggetto di particolari attenzioni ed iniziative da parte del Ministero della Salute;
risulta all'interrogante che delle due precedenti edizioni delle linee guida (1986 e 1997) furono stampati e diffusi oltre dieci milioni di copie;
tale capillare diffusione avvenne nonostante le esigue risorse finanziarie messe a tale scopo a disposizione dell'INRAN;
al contrario risulta all'interrogante che il Ministro delle Politiche Agricole e Forestali con decreto ministeriale 329 del 9 ottobre 2002 abbia attribuito all'INRAN ingenti risorse economiche (euro 3.326.000,00) per un piano di «Comunicazione Istituzionale 2002 per il Settore Agroalimentare» -:
quali iniziative il Ministero intenda oggi adottare al fine di sollecitare l'INRAN a diffondere il testo delle linee guida in un adeguato numero di copie utilizzando a tal fine le ingenti risorse finanziarie poste a disposizione dell'ente dallo stesso Ministero per iniziative di comunicazione;
se risulti al ministro che tali risorse siano state impegnate per altri fini e, in caso affermativo, quali essi siano.
(4-07769)

Risposta. - Si fa presente che, in occasione della presentazione del testo aggiornato delle linee guida per una sana alimentazione italiana, avvenuta il 21 luglio 2003, l'INRAN ha proceduto, in prima battuta, alla stesura di un numero limitato di copie dell'opuscolo, il cui formato, consegnato in conferenza stampa, era finalizzato a raggiungere unicamente soggetti istituzionali.
La divulgazione capillare delle linee guida tra i consumatori è stata nel contempo assicurata attraverso l'inserimento sul sito internet dell'INRAN della versione integrale del testo, in formato pdf, facilmente consultabile e comprensibile a tutti,


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grazie all'estrema diffusione dello strumento ed allo stile semplice e divulgativo, studiato proprio per i consumatori.
Parallelamente, l'INRAN ha continuato a svolgere, soprattutto con i fondi ordinari, la propria attività istituzionale di informazione e formazione dei consumatori in merito all'importanza di acquisire corrette abitudini alimentari e di effettuare consumi consapevoli ed oculati, tramite iniziative di diverso genere, tra cui organizzazione di convegni e manifestazioni, promozione dei programmi di educazione alimentare nelle scuole ed interventi in trasmissioni televisive dedicate al tema della salute e della sicurezza alimentare.
Per quanto più specificamente concerne le iniziative volte alla diffusione capillare presso i consumatori delle linee guida, l'INRAN sta tuttora valutando con attenzione molteplici possibilità editoriali, tra le quali è contemplata anche, ma non solo, quella di abbinamento del testo al supplemento «Salute» del
Corriere della Sera.
Infatti l'Istituto ha ricevuto richieste di offerte da varie testate, tra cui «La Repubblica» ed «Il Mattino», ciascuna delle quali ha prospettato ipotesi diverse, sia in termini economici che editoriali, attualmente in corso di valutazione.
Del resto, l'importanza della pubblicazione, i cui contenuti non sono di certo soggetti a scadenza, impone oculata e ponderata valutazione dell'intera gamma di opzioni disponibili al fine di individuare la soluzione ottimale che consenta di soddisfare con la minore spesa, la massima diffusione del testo.
Le due precedenti versioni delle linee guida furono stampate e diffuse in oltre dieci milioni di copie; si rileva tuttavia, che ciò è avvenuto nell'arco di più di dieci anni, dal 1986 al 1997, quando peraltro non era possibile avvalersi della comunicazione via internet.
Si ritiene, inoltre, opportuno precisare che nel 1986, l'allora INN, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua nascita, ha percepito un contributo straordinario per la stampa della prima edizione delle linee guida, mentre nel 1997 l'edizione rivista delle linee guida è stata stampata solo in minima parte con fondi INRAN.
Si sottolinea, infine, che il contributo di euro 3.326.000,00, di cui al decreto ministeriale 329 del 9 ottobre 2002, relativo alla realizzazione del piano di comunicazione istituzionale 2002 per il settore agroalimentare, approvato dal MiPAF, non prevede voci di spesa finalizzati alla stampa ed alla diffusione delle linee guida 2003.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

LOSURDO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
in data 1 febbraio sarebbe dovuta entrare in vigore, in attuazione del regolamento n. 753/02, la normativa contenente le modalità di denominazione, presentazione e protezione di alcuni vini pregiati prodotti nella comunità europea;
l'entrata in vigore della normativa comunitaria avrebbe consentito all'Italia di proteggere da possibili imitazioni ben 17 vini pregiati, invidiatici da tutto il mondo, e per questo ad elevato rischio di imitazione;
in tale quadro estremamente favorevole per la viticoltura italiana e per la difesa dei suoi prodotti di qualità interviene la inopinata iniziativa della Commissione europea che ha sottoposto al comitato tecnico di gestione una bozza di rettifica che vanifica nella sostanza il contenuto del regolamento n. 753/02 motivandola con l'intento di favorire una accordo sul commercio internazionale. Contro tale posizione della Commissione europea hanno votato l'Italia e gli altri tradizionali paesi produttori di vino che pur tuttavia non sono riusciti a bloccare l'infausta iniziativa comunitaria;
le conseguenze del nuovo dispositivo di rettifica del regolamento comunitario, nel caso dovesse essere confermato nella prossima votazione, sarebbero devastanti


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per la viticoltura italiana se si tiene conto che i vini di qualità del nostro paese non potrebbero godere di alcuna menzione e assoluta tutela. Conseguenza inevitabile sarebbe che chiunque potrebbe produrre un qualsiasi vino rosso e magari chiamarlo Brunello di Montalcino del Sud America, ovviamente a prezzi irrisori. La vitivinicoltura italiana ed europea verrebbe privata del suo autentico valore aggiunto che sarebbe contenuto nelle menzioni contenenti le qualità peculiari dei vini pregiati (metodi di produzione, invecchiamento colore ecc. ) nonché nel legame fra i prodotti ed il territorio, la sua storia e la cultura del vino ivi formatasi. Si tratta, in altre parole, di un autentico e mortale attentato alla vitivinicoltura italiana e di una palese e quasi provocatoria vanificazione dell'impegno e degli sforzi dell'attuale politica agricola italiana in difesa della qualità dei prodotti che il Ministro delle politiche agricole Alemanno sta realizzando con indiscutibile successo -:
quali urgenti iniziative intenda adottare per rappresentare la posizione italiana e, in tal modo, contrastare e vanificare nel modo più efficace possibile la proposta di rettifica al regolamento n. 753/02 da parte della Commissione europea in tema di etichettatura dei vini.
(4-08770)

Risposta. - L'interrogazione in oggetto fa riferimento alla proposta di regolamento di modifica del regolamento n. 753 del 2002; proposta che ha portato ad un nuovo regolamento sull'etichettatura dei vini, il regolamento CE n. 316 del febbraio 2004, pubblicato sulla GUCE del 24 febbraio 2004.
Il provvedimento, che introduce sostanziali cambiamenti sulle modalità di designazione, denominazione, presentazione e protezione dei vini, offre la possibilità a Paesi terzi di ricorrere ad alcune menzioni tradizionali di grandi vini europei, indebolendo così la protezione comunitaria sulle etichette ed, in particolare, sulle menzioni tradizionali dei vini italiani.
Naturalmente contrari a tale proposta sono stati tutti i Paesi europei a forte vocazione vitivinicola.
Le menzioni tradizionali costituiscono un patrimonio collettivo di carattere economico-produttivo e culturale degli utilizzatori di una denominazione di origine (D.O.) dei vini.
I produttori che legittimamente hanno determinato la notorietà e la reputazione di una menzione tradizionale (es.: Amarone, Brunello, Recioto) devono poter tutelare questo importante patrimonio, caratteristico della viticoltura comunitaria e non correre il rischio che, tra alcuni anni, produttori di altri Paesi possano chiederne l'utilizzo sul mercato comunitario.
Il Governo italiano si è opposto decisamente al provvedimento, fin dall'inizio.
Infatti, già durante i lavori del comitato di gestione vino della commissione, nel corso dei quali è stata discussa la proposta di regolamento di modifica del regolamento CE n. 753 del 2002, in particolare per gli aspetti relativi alla protezione delle menzioni tradizionali dei vini, il ministero ha interposto ogni utile iniziativa atta a scongiurare l'approvazione del provvedimento.
In particolare, oltre a presentare alla commissione memorie scritte contrarie alla proposta di regolamento di modifica, specialmente per gli aspetti legati alle menzioni tradizionali, l'Italia, insieme alla Francia, Spagna, Portogallo, Grecia e Lussemburgo, ha espresso voto contrario alla proposta di regolamento nel corso del Comitato di Gestione Vino del 10 febbraio 2004.
A tali iniziative, si aggiungano due note ufficiali inviate al Presidente della Commissione Prodi ed al commissario Monti, datate 17 febbraio 2004.
Tuttavia, nonostante tutto, la Commissione ha adottato il regolamento di modifica, senza il parere del comitato di gestione.
Il ministero, a questo punto, considerato che è tuttora all'esame della corte di giustizia il ricorso presentato dal Governo italiano avverso talune previsioni del regolamento n. 753 del 2002 relative alle menzioni tradizionali, che peraltro sono state oggetto di modifica con il regolamento n. 316 del 2004, ha di recente interpellato il servizio del contenzioso diplomatico del ministero affari esteri e l'avvocatura generale dello Stato, al fine di valutare le


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soluzioni da adottare per il proseguimento dell'iter procedurale del contenzioso in essere.
Si assicura, infine, che il Governo italiano vigilerà affinché la Commissione gestisca al meglio il regolamento, attraverso l'utilizzo di tutti gli strumenti di difesa che lo stesso prevede.
Non di meno, saranno valutate ulteriori iniziative nazionali in aggiunta alle difese europee.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

LUCCHESE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le società pagano centinaia di milioni per ogni giocatore, tali cifre potrebbero essere ridotte e investite per curare l'ordine negli stadi;
la polizia di Stato, in tal caso, potrebbe limitarsi a coadiuvare o intervenire in casi particolari -:
se non ritengano di adottare le opportune iniziative normative volte a prevedere rispetto alle questioni della sorveglianza degli stadi di calcio un impegno delle società calcistiche per curare a loro spese un servizio d'ordine, anche ricorrendo alle agenzie di polizia privata.
(4-07432)

Risposta. - Si comunica che tra le misure allo studio del ministero dell'interno per accrescere gli standard di sicurezza in occasione di manifestazioni agonistiche, figurano anche quelle volte ad un ulteriore coinvolgimento delle società sportive.
In particolare, è allo studio, d'intesa con la federazione italiana giuoco calcio e la lega nazionale professionisti, un progetto volto al progressivo affidamento dei servizi di sicurezza interna allo stadio alla società sportiva che gestisce l'evento (c.d. progetto «Stewards»), anche sulla scorta delle positive esperienze in tal senso già maturate in diversi Paesi europei, come Belgio, Inghilterra ed Olanda.
Il progetto prevede l'impegno delle società ad avvalersi di specifico personale denominato «steward», sotto la direzione di un «Responsabile della sicurezza», cui assegnare compiti di accoglienza ed assistenza degli spettatori, nonché verifica e controllo delle condizioni di sicurezza dell'impianto e del rispetto delle disposizioni che ne regolano l'uso, l'accesso, la permanenza e l'agibilità.
Si tratta di funzioni che dovranno essere svolte, comunque, nel rispetto delle indicazioni fornite dal questore.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

LUMIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data sabato 10 gennaio 2004 sul quotidiano il Giornale di Sicilia è stato pubblicato un articolo in cui si denuncia lo stato di agitazione del personale di Polizia penitenziaria destinatario di un provvedimento di mobilità temporanea dalle sedi siciliane ad istituto del settentrione;
le esigenze di servizio riscontrate nelle sedi di destinazione del personale non possono tradursi in una assoluta mortificazione dei più elementari diritti dei dipendenti;
il rispetto dei predetti diritti presuppone che l'adozione del piano di mobilità temporanea sia stata preventivamente discussa con le organizzazioni sindacali e, soprattutto, elaborata tenendo conto delle pertinenti modalità e dei criteri previste dal vigente ordinamento del Corpo di Polizia penitenziaria -:
sulla base di quali elementi siano state individuate le carenze nelle sedi cui è stato assegnato il personale;
se siano stati rispettati, per i lavoratori in mobilità, inviati nelle carceri, tutti i diritti e i compensi economici;


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quali siano i parametri per la individuazione dei dipendenti soggetti a mobilità;
quali siano gli adempimenti istruttori effettuati prima di procedere a tale soluzione.
(4-08799)

Risposta. - Come è noto, l'attuale organico delle strutture penitenziarie è stato fissato con decreto ministeriale 8 febbraio 2001.
La consistenza organica del personale in servizio presso ciascun istituto penitenziario non è stata adeguata alle previsioni del menzionato decreto, per cui la distribuzione dei contingenti di polizia penitenziaria nelle varie regioni è risultata disomogenea.
Al fine di attenuare detto fenomeno, il dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria ha intrapreso varie iniziative, tra le quali la mobilità d'ufficio di 300 unità di personale di polizia penitenziaria da sedi con esubero, ubicate nel sud del Paese, a sedi con particolari carenze, ubicate al nord.
Le attività connesse alla predetta mobilità sono state oggetto di regolare informazione preventiva ed esame congiunto con le organizzazioni sindacali a livello centrale; al riguardo, le predette organizzazioni sindacali hanno manifestato una ferma opposizione ai trasferimenti d'ufficio ed hanno espresso il loro consenso solo in relazione a quelli su base volontaria. Tenendo conto delle indicazioni di parte sindacale, l'amministrazione ha suddiviso il procedimento di mobilità d'ufficio cui trattasi in due fasi, la prima basata sulla eventuale disponibilità espressa dagli interessati e l'altra sulla individuazione dei dipendenti da trasferire secondo criteri obiettivi e trasparenti, la cui concreta esecuzione è stata demandata ai provveditori regionali competenti (Abruzzo e Molise, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia).
In esito alla prima fase, sono state trasferite 65 unità, mentre per le residue 235 unità da trasferire si è provveduto a disporre, provvisoriamente, con provvedimento del 18 dicembre 2003, servizio di missione, con possibilità di rotazione mensile dei destinatari. Tale ultima scelta è apparsa opportuna in relazione ai lavori per la legge finanziaria per l'anno 2004, la quale, così come approvata, ha previsto la possibilità per l'Amministrazione penitenziaria di assumere un congruo numero di agenti (articolo 3, comma 158).
Ciò premesso, deve tenersi conto che la mobilità di cui trattasi è stata disposta nel pieno rispetto del sistema di relazioni sindacali vigente (articolo 23 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 2002 n. 164), che non prevede una contrattazione fra le parti, bensì un esame congiunto. Più specificamente, l'esame congiunto fra amministrazione centrale e parte sindacale si è protratto per un considerevole periodo di tempo (dal 27 maggio al 16 ottobre 2003, data dell'ultimo incontro), al termine del quale la competente direzione generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha emesso i provvedimenti di propria competenza, nel rispetto delle disposizioni di legge e delle regole di buona amministrazione; si precisa, al riguardo, che i provvedimenti di missione hanno una durata limitata nel tempo, con rotazione mensile, per cui i disagi del personale sono stati ridotti al minimo indispensabile, a fronte delle gravi esigenze sul piano della sicurezza che li hanno determinati.
Tuttavia, al fine di mantenere delle serene relazioni sindacali, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, in data 5 febbraio 2004, ha avuto un incontro con le organizzazioni sindacali, in esito al quale è stato redatto un protocollo d'intesa che prevede sostanzialmente:
l'individuazione delle unità da inviare in servizio di missione in base solo al principio di volontarietà, con sospensione del piano di mobilità antecedentemente redatto;
il riconoscimento al personale in servizio di missione della facoltà di consumare un pasto al giorno presso esercizi pubblici;
l'emissione dei provvedimenti amministrativi esecutivi dello stesso protocollo d'intesa.

In seguito all'incontro le forme di protesta sono cessate.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.


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MARAN. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 5 aprile 2003 si è svolta tra gli ospedali di Gorizia e di Sempeter (Slovenia), una marcia Transfrontaliera a sostegno della loro progressiva collaborazione nella prospettiva della loro integrazione funzionale;
gli obiettivi dell'iniziativa, promossa dal Comitato transfronataliero del «Goriziano» per la sanità senza confini, sono quelli di:
a) sostenere il processo di integrazione europea nel campo della sanità con la tutela della salute delle persone a prescindere dalla loro identità nazionale, attraverso la progressiva collaborazione, nella prospettiva della loro integrazione funzionale, tra gli ospedali di Gorizia e di Sempeter;
b) potenziale le attuali ed anche programmare nuove strutture, servizi e specialità che possano avere il sostegno da parte dell'Unione Europea, a vantaggio dell'intera fascia confinaria del «Goriziano», coinvolgendo sinergicamente le strutture ospedaliere ed universitarie di Trieste, Udine e Lubiana;
c) valorizzare il ruolo del servizio pubblico e la funzione delle realtà territoriali «minori», per garantire la pari dignità dei cittadini nel diritto alla migliore tutela della salute;
d) sostenere ed esaltare la collaborazione ospedaliera e socio-sanitaria tra la regione Friuli Venezia Giulia e la Repubblica di Slovenia, a favore anche delle persone provenienti da altri paesi»;
l'allora presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, ha espresso il proprio apprezzamento per l'iniziativa «che promuove, nell'importante settore della sanità, la collaborazione con la vicina Repubblica di Slovenia», la Vicepresidente uscente Alessandra Guerra, complimentandosi con gli organizzatori, ha manifestato «la piena condivisione dei qualificanti messaggi che la Marcia Transfrontaliera tra gli ospedali veicola» ed il Ministro della Sanità, Girolamo Sirchia, declinando l'invito a partecipare alla Marcia Transfrontaliera per impegni istituzionali già assunti in quella data, ha formulato agli organizzatori i migliori auguri per il successo dell'iniziativa -:
quali iniziative intende assumere il Ministero della Sanità al fine di sostenere il processo integrazione e gli obiettivi dell'iniziativa.
(4-06635)

Risposta. - Relativamente alla richiesta di iniziative che il ministero della salute intende assumere per sostenere il processo di integrazione funzionale tra gli ospedali di Gorizia e Sampter (Slovenia) si esprimono le seguenti considerazioni:
1. Premesso che è ormai prossimo l'ingresso della Repubblica di Slovenia nell'Unione europea (aprile 2004), con i correlati riflessi sulla libera circolazione dei pazienti di cui potranno beneficiare anche i cittadini transfrontalieri, in applicazione della disciplina comunitaria che regola la materia (regolamento del Consiglio (CEE) n. 1408/71 e regolamento del Consiglio (CEE) 574/72), deve dirsi che questi ultimi godono già oggi della specifica protezione sanitaria apprestata dalla vigente convenzione italo-slovena.
Questa convenzione in vigore dal 1o agosto 2002, all'articolo 14 garantisce ai transfrontalieri italiani l'assistenza sanitaria in Slovenia, pur nel rispetto delle condizioni da essa poste, che naturalmente non possono essere eluse dai cittadini in via autonoma, praticando il cosiddetto «turismo sanitario» (al cittadino, a meno che non vi sia previamente autorizzato, non è permesso lo spostamento nell'altro Stato al solo scopo di sottoporsi a cure - secondo un principio generale valido sia per la convenzione italo-slovena che per la normativa comunitaria di cui si è detto).
2. Una delle volontà dei promotori, come si dedurrebbe dal citato atto parlamentare, sarebbe quella di mettere insieme le singole capacità operative ospedaliere, italiane e slovene, creando così sinergie positive in


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termini di risorse umane, tecnologiche e scientifiche dei nosocomi in questione.
Se questo primo obiettivo dell'iniziativa è stato rettamente inteso e se l'integrazione funzionale auspicata consentirà di massimizzare, senza generare costi aggiuntivi, la disponibilità dell'offerta di servizi sanitari a vantaggio di tutti i cittadini - oltre che di quelli della fascia del «Goriziano» - da parte ministeriale non può che manifestarsi condivisione per il progetto transfrontaliero, in quanto conforme all'interesse generale e rispondente a canoni di efficacia e di economicità.
3. Riguardo all'ulteriore obiettivo, indicato dall'interrogante, di potenziare le predette strutture ospedaliere o di realizzarne di nuove, si nutrono perplessità sulla possibilità di un fattivo intervento ministeriale. Dall'interrogazione, posta la sua necessaria sinteticità, non si evincono particolari utili ad orientare lo studio delle azioni che sarebbe possibile intraprendere a livello centrale, sia sul piano qualitativo che economico; il solo dato che emerge è che l'implementazione di questa parte dell'iniziativa genererebbe dei costi.
Per quanto riguarda in particolare le iniziative adottate dalla regione Friuli Venezia-Giulia si riferisce quanto comunicato dal commissariato del Governo nella regione.
«Tra, le molteplici iniziative transfrontaliere, l'Italia e la Slovenia hanno partecipato negli ultimi dieci anni ai Programmi Interreg-Phare CBC che hanno contribuito all'intensificazione della cooperazione transfrontaliera in questa zona. Per l'attuale periodo di programmazione 2000-2006 la Regione Friuli-Venezia Giulia ha presentato al comitato di pilotaggio tramite il servizio autonomo per i rapporti internazionali alcune proposte di bandi inerenti la cooperazione transfrontaliera per l'armonizzazione dei sistemi con il superamento degli ostacoli derivanti dalle differenze linguistiche e della diversità dei sistemi, amministrativi, giuridici, sociali e sanitari.
Tra i bandi presentati vi è quello che prevede studi, approfondimenti sui sistemi sanitari dell'area transfrontaliera al fine di favorire una maggiore integrazione fra i sistemi ed una migliore collaborazione nell'assistenza medica.
Un'altra iniziativa riguardante la collaborazione tra gli ospedali di confine ha previsto l'istituzione di un gruppo di lavoro sulla sanità che ha predisposto, con il coinvolgimento di altri professionisti dei due Paesi, un progetto di ricerca «Prevenzione, giovani e uso di sostanze» ed intervento nelle scuole; un progetto di prevenzione nell'ambito delle malattie cardiovascolari; un progetto per la riduzione dell'abitudine tabagica e la promozione di modelli nutrizionali favorevoli per la salute; un progetto di studio comparato dei sistemi sanitari della provincia di Trieste e dell'area territoriale di competenza della «Casa della Salute» di Koper - Capodistria e da ultimo, un progetto di collaborazione sulla salute mentale.
Infine da segnalare la recente acquisizione di un'attrezzatura di RMN (risonanza magnetica nucleare) che prevede la condivisione sia della proprietà che della gestione fra la Regione Friuli-Venezia Giulia e la Slovenia.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

MARONE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra sabato 9 e domenica 10 maggio 2003, sotto il portone della Caserma Podgora in piazzetta Stella a Napoli è successo un fatto di inaudita gravità;
un gruppo di delinquenti con assurda ferocia, ha assediato per almeno 30 minuti un automobile con due persone a bordo. Rumore, insulti, urla, calci, tentativi di ribaltare l'auto;
gli aggressori hanno tirato fuori catene e cominciato a colpire vetri, cruscotto, tetto e sportelli;
i cittadini del quartiere sono intervenuti per difendere i due poveretti aggrediti;


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i carabinieri della caserma, invece non sono intervenuti, mentre sotto i loro occhi veniva consumato un delitto grave e feroce, asserendo, secondo quanto risulta all'interrogante, che non era compito loro, in quanto la caserma era solo investigativa e non operativa;
episodi di questo tipo creano grande preoccupazione per il grave segnale di impotenza che viene lanciato nella lotta contro la criminalità;
da oggi in poi scippatori e delinquenti sanno di essere più forti e più potenti. Potranno agire più indisturbati che mai -:
se corrisponda al vero che la caserma Podgora è solo una caserma investigativa senza compiti di controllo del territorio;
se non ritenga che la caserma Podgora così come è, è una caserma inutile e non sia quindi indispensabile potenziarla e farla divenire una caserma operativa vera;
quali misure il Ministro intenda assumere per garantire la sicurezza dei cittadini.
(4-06311)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in argomento si fa presente che l'11 maggio 2003, intorno a mezzanotte, il militare di servizio alla caserma in cui ha sede la compagnia carabinieri Napoli-Stella notava nei monitor dell'impianto di videosorveglianza un'autovettura che procedeva davanti all'ingresso della caserma.
Il veicolo raggiungeva a retromarcia un incrocio vicino all'edificio dei carabinieri urtando contro un ciclomotore fermo sulla strada con due giovani a bordo. Dopo l'impatto, l'autovettura, nel tentativo di svoltare in una via laterale, collideva con un altro ciclomotore.
Il militare, ritenendo che tra le persone coinvolte potessero esserci dei feriti, chiedeva per telefono alla centrale operativa l'intervento di un'ambulanza o di un'autoradio del nucleo radiomobile di Napoli. Sul posto giungevano un ufficiale e un ispettore del nucleo operativo della compagnia e, in rapida successione, tre autoradio il cui personale provvedeva ad accompagnare negli uffici della caserma il conducente e il passeggero dell'autovettura.
Dalla ricostruzione dei fatti effettuata dal comando provinciale dell'Arma dei carabinieri anche sulla base delle dichiarazioni rese dal conducente del veicolo, è verosimile ritenere che lo stesso, affiancato nei pressi di un semaforo, da alcuni giovani a bordo di ciclomotori, nell'erroneo convincimento di sottrarsi ad una minaccia da parte di questi ultimi, avesse tentato la fuga fino a giungere nelle vicinanze della caserma della compagnia Napoli Stella.
Le repentine manovre dello stesso causavano la collisione con uno dei ciclomotori che lo avevano seguito, provocando la reazione dei giovani e il danneggiamento dell'autovettura con una catena protetta da guaina in plastica. Al momento, non sono stati identificati gli autori del danneggiamento, nei confronti dei quali l'interessato, peraltro, non ha proposto querela.
Per completezza di informazione, preciso che, indipendentemente dai diversi orari di apertura al pubblico dei presìdi territoriali dell'arma dei carabinieri, il servizio di pronto intervento è sempre assicurato attraverso unità operative attivabili tramite il numero unico «112».
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MASCIA e VENDOLA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in data 10 luglio 2003, il dipartimento di prevenzione della Asl Roma H comunicava al 1 reparto Volo Polizia di Stato, Pratica di Mare, gli esiti delle analisi eseguite su campioni di acqua potabile prelevati presso la sede del reparto e del C.A.S.V.;
le analisi dei campioni di acqua potabile non risultano conformi a quanto prescritto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 236 del 1988 e a causa della presenza di coliformi totali e fecali;
la comunicazione affermerebbe, tra l'altro, che «l'accertata contaminazione


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rende necessario e urgente effettuare opere di bonifica sulla condotta idrica e nel particolare: approvvigionarsi immediatamente con fornitura idrica alternativa; prima di utilizzare l'eventuale nuova rete di distribuzione eseguire disinfezione della stessa e successivi risciacqui; è vietato l'utilizzo dell'acqua per qualunque impiego, fino a ripristino della potabilizzazione della stessa, mantenere i cartelli apposti sui rubinetti di informazione «acqua non potabile»; prima di utilizzare l'acqua per consumo umano, accertarsi della potabilità mediante analisi batteriologiche e chimiche -:
quali iniziative intendano prendere per scongiurare rischi per la salute dei dipendenti del 1 Reparto Volo e del C.A.S.V. di Pratica di Mare;
se intendano prendere iniziative urgenti per verificare le cause dell'inquinamento idrico e se intendano estendere le analisi dell'acqua potabile all'intero complesso aeroportuale e alle zone limitrofe.
(4-07192)

Risposta. - In risposta all'interrogazione si comunica che la direzione I reparto volo della polizia di Stato, ricevuta la notizia, nel luglio 2003, della non conformità al decreto del Presidente della Repubblica n. 236 del 1988 dei campioni di acque destinate al consumo umano, prelevati presso vari luoghi del menzionato reparto, informò tempestivamente il competente ufficio sanitario provinciale, adottando tutte le misure urgenti indicate dai sanitari.
Più specificamente, veniva disposta la chiusura del bar interno e tutto il personale dipendente veniva sensibilizzato anche mediante l'apposizione di cartelli informativi; veniva acquistata acqua minerale; il comando provinciale dei vigili del fuoco forniva una cisterna di 14.500 litri di acqua non potabile per i servizi. Inoltre, si provvedeva a richiedere alla protezione civile la fornitura di un container con doccia e bagno chimici da collegare a monte della fornitura idrica del reparto, dove l'acqua è risultata batteriologicamente pura.
Dal 14 agosto 2003 il reparto volo non è stato più operativo rischierando alcuni mezzi negli aeroporti dell'Urbe e di Fiumicino; anche l'attività manutentiva veniva sospesa.
In attesa dei lavori di risanamento della rete, si procedeva alla installazione, nel settembre, di due sistemi di clorazione in continuo della rete idrica.
L'attività di volo operativa ed addestrativa degli elicotteri è stata ripristinata l'8 settembre, grazie anche all'ausilio dell'aeronautica militare che ha assicurato il rifornimento degli elicotteri (mentre gli aerei sono stati riforniti negli aeroporti vicini).
Il 16 settembre, a seguito dell'esito favorevole delle analisi, è ripresa anche l'attività manutentiva, cosiddetta «insudiciante».
I campioni di acqua prelevati nei giorni scorsi negli uffici e nella palazzina degli alloggi sono risultati conformi alle prescrizioni del decreto del Presidente della Repubblica n. 236 del 1988.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MIGLIORI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dal mese di marzo 2003 si rileva un forte deciso aumento delle richieste di ristrutturazioni agevolate, stante i dati dell'Agenzia delle entrate secondo la quale le comunicazioni di richiesta di detrazioni fiscali sono state 25.930 con un incremento del 55 per cento rispetto al marzo 2002;
in particolare, tra il 2001 ed il 2002, l'analisi di territoriale dei dati registra un significativo aumento delle domande del 33,2 per cento nelle regioni del sud, a fronte di un 7,8 per cento nelle regioni del nord e del 16,2 per cento in quelle centrali;
da parte della stessa ANCE si è rilevata la positività degli effetti sull'economia e sull'occupazione del settore delle


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costruzioni, nonché i benefici derivanti all'intera collettività per il netto miglioramento della qualità anche estetica dei centri abitati -:
se non si reputi opportuno ed urgente, sulla base dei risultati ottenuti tramite lo strumento agevolativo, la sua trasposizione in misura strutturale.
(4-06508)

Risposta. - Con l'interrogazione cui si risponde si chiede di valutare la possibilità di trasformare in misura di carattere strutturale l'agevolazione fiscale per le ristrutturazioni edilizie introdotta, originariamente, dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449.
L'articolo 1 della legge n. 449 del 1997 ha previsto la possibilità di detrarre dall'imposta lorda, fino a concorrenza del suo ammontare, un importo pari al 41 per cento delle spese sostenute, contenute in un tetto massimo di 150 milioni delle vecchie lire (77.468,53 euro), per gli interventi di ristrutturazione realizzati in ciascuno degli anni 1998 e 1999. Con successivi provvedimenti è stata disposta la proroga dell'agevolazione in questione estendendola anche alle spese sostenute nel successivo biennio 2000-2001 ampliando, da un lato, la tipologia di interventi ammessi e dall'altra, riducendo la detrazione al 36 per cento.
L'articolo 9 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, modificando il testo dell'articolo 1 della legge n. 449 del 1997, ha disposto:
la proroga dell'agevolazione fiscale in questione, estendendola anche alle spese sostenute nell'anno 2002;
l'obbligo di ripartire la detrazione in dieci quote annuali di pari importo (per gli anni precedenti era data facoltà di scegliere tra 5 e 10 quote annuali di pari importo);
di tener conto, nel limite massimo di spesa, anche delle spese sostenute negli anni precedenti che già fruiscono della detrazione, nell'ipotesi in cui gli interventi realizzati nel 2002 consistano nella mera prosecuzione di interventi iniziati a partire dal 10 gennaio 1998;
la possibilità di fruire del beneficio in esame anche per gli interventi di restauro e risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia riguardanti interi fabbricati, eseguiti entro il 31 dicembre 2002 da imprese di costruzione o di ristrutturazione immobiliare e da cooperative edilizie che entro il 30 giugno 2003 provvedono alla vendita o all'assegnazione dell'immobile. La detrazione spetta all'acquirente o all'assegnatario dell'immobile in misura pari al 36 per cento calcolato su un ammontare pari al 25 per cento del prezzo di acquisto dell'immobile medesimo nel limite massimo comunque di 77.468,53 euro.

La legge 27 dicembre 2002, n. 289, proprio in considerazione del notevole incremento delle domande presentate negli anni per fruire della detrazione d'imposta ai fini Irpef e dell'esigenza di favorire ulteriormente l'emersione del lavoro irregolare nel comparto dell'edilizia, ha prorogato fino al 30 settembre 2003 l'incentivo fiscale per i lavori di recupero del patrimonio edilizio.
Con la proroga sono state previste anche alcune novità ed in particolare:
il limite massimo sul quale calcolare la detrazione è stato ridotto a 48.000 euro;
tra gli interventi per i quali è possibile fruire della detrazione sono stati ricompresi anche quelli di bonifica dall'amianto;
per gli interventi effettuati da soggetti anziani, proprietari o titolari di un diritto reale sull'immobile oggetto dell'intervento edilizio, la detrazione può essere ripartita in un periodo inferiore di tempo e più precisamente in 5 o 3 quote annuali di pari importo per i soggetti di età non inferiore rispettivamente a 75 e 80 anni;
è stata prorogata l'agevolazione relativa all'acquisto di immobili ristrutturati da imprese di costruzione o ristrutturazione o da cooperative. È pertanto possibile detrarre il 36 per cento di un ammontare pari al 25 per cento del prezzo di acquisto dell'immobile medesimo nel limite massimo comunque di 48.000 euro. Gli interventi di ristrutturazione devono concludersi entro il


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31 dicembre 2003 e l'assegnazione deve avvenire entro il 30 giugno 2004.

La legge 1o agosto 2003, n. 200, che ha convertito, con modificazioni, il decreto-legge 24 giugno 2003, n. 147, ha ulteriormente prorogato al 31 dicembre 2003, le agevolazioni tributarie a favore degli interventi di ristrutturazione edilizia.
Da ultimo, con il decreto-legge del 24 dicembre 2003, n. 355, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 47 è stata disposta la proroga per gli anni 2004 e 2005 dell'agevolazione di cui trattasi.
È opportuno, infine, evidenziare che con il medesimo provvedimento è stata ripristinata (fino al 31 dicembre 2005) anche l'aliquota IVA ridotta del 10 per cento per le prestazioni aventi ad oggetto interventi di recupero del patrimonio edilizio.
Tale iniziativa è legittimata, a livello comunitario, dalla direttiva 10 febbraio 2004, n. 2004/15 e dalla decisione del Consiglio dell'Unione europea che autorizzano gli Stati membri a proseguire ancora per due anni nell'esperimento della riduzione dell'aliquota IVA su alcuni servizi indicati nell'allegato K della sesta direttiva (direttiva n. 77/388 del 17 maggio 1977).
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 6 luglio 1937 lo Stato lituano acquistò in via Nomentana un imponente complesso immobiliare che fu destinato ad Ambasciata presso il Regno d'Italia;
con l'occupazione dello Stato baltico la sede diplomatica venne occupata, come lo è oggi, dall'allora URSS (odierna Federazione Russa), tanto che con atto notarile dell'agosto 1945 il nostro Ministero degli esteri - preso atto che l'URSS aveva estinto il mutuo che gravava sull'immobile stesso - «reintegrava l'URSS quale Stato successore della Repubblica lituana nei suoi diritti di proprietà sulla villa Maria Luisa sita in Roma via Nomentana 116»;
nel 1990 la Lituania ha finalmente recuperato la propria indipendenza riproponendo conseguemente in sede sia bilaterale che internazionale la questione della riacquisizione della proprietà delle sue sedi diplomatiche o relativa congrua compensazione finanziaria;
nel corso degli anni ed in modo differenziato la Francia, la Svezia, la Svizzera, il Regno Unito, la Germania hanno ottemperato reintegrando nei propri diritti materiali o tramite compensazioni la Repubblica lituana;
pare urgente e doveroso un atto di amicizia e riparazione della Repubblica italiana nei confronti della Repubblica lituana considerando anche gli orientamenti in merito espressi il 4 novembre 1998 da parte del Consiglio d'Europa -:
quali concrete iniziative urgenti e di propria competenza si intendano assumere perché sia assicurata alla Repubblica lituana i diritti storici e legittimi sulla proprietà della sede diplomatica di via Nomentana in Roma o equivalenti compensazioni monetarie.
(4-08669)

Risposta. - 1. Nel 1937 lo Stato lituano acquistò l'immobile «Villa Maria Luisa» (in seguito ridenominato «Villa Lituania»), sito in via Nomentana 116 a Roma, allo scopo di farne la sede della propria rappresentanza diplomatica presso lo Stato italiano.
La proprietà dell'edificio, stimato all'epoca per un valore di 3 milioni di lire, fu acquistata da parte dello Stato lituano mediante il versamento di 1 milione di lire ai proprietari e l'accollo di un mutuo di 2 milioni di lire acceso dagli stessi proprietari presso la banca nazionale del lavoro. Il mutuo era garantito da un'ipoteca iscritta sull'immobile.
A seguito dell'invasione della Lituania da parte dell'Unione Sovietica nell'agosto del 1940 l'immobile passò sotto il controllo delle autorità diplomatico-consolari sovietiche. Al momento di lasciare l'immobile, le


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autorità lituane avevano pagato la somma di lire 1.014.706 ai venditori e rimborsato semestralmente, fino al 1o gennaio 1940, la somma complessiva di lire 323.534 alla banca naziona1e del lavoro. La somma complessivamente corrisposta dalle autorità lituane equivaleva al 46,6 per cento del valore dell'immobile.
Le autorità sovietiche utilizzarono l'immobile fino all'entrata in guerra dell'Italia contro l'URSS nel 1941 pagando alla banca nazionale del lavoro due rate mensili del mutuo (essendo l'URSS subentrata di fatto alla Lituania nel debito con la banca). Con l'apertura delle ostilità tra l'Italia e l'Unione Sovietica il debito con la banca nazionale del lavoro non fu più onorato e nel 1943 la banca, facendo valere il titolo esecutivo collegato al proprio credito, ottenne l'esproprio dell'immobile che fu trasferito alla società immobiliare «Viareggio».
Alla fine della guerra, nel 1945, la società «Viareggio» cedette l'immobile al Governo italiano che ne trasferì a sua volta la proprietà all'Unione Sovietica. Quest'ultima si fece altresì carico dell'estinzione del mutuo acceso sull'immobile per una somma pari a lire 2.348.303.
2. In seguito alla dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991 Villa Lituania è divenuta la sede di uffici diplomatico-consolari della Federazione Russa, mentre la Lituania, nel ripristinare i rapporti diplomatico-consolari con lo Stato italiano, ha affittato un immobile allo scopo di farne la sede della propria missione diplomatica a Roma.
Tuttavia, le autorità di Vilnius si sono reiteratamente rivolte al Governo italiano allo scopo di ottenere una soluzione della questione che tenesse conto della proprietà lituana del bene immobiliare dal 1937 al 1940, della perdita dello stesso per causa di forza maggiore in seguito all'occupazione sovietica e dell'erogazione, nel periodo citato, di un importo equivalente al 46,4 per cento del valore di Villa Lituania.
La questione riveste un elevato valore simbolico per l'opinione pubblica lituana, i cui organi di informazione si sono spesso occupati del problema. Da parte italiana è stata più volte confermata, nel corso di recenti incontri, anche al massimo livello politico, avuti con le autorità lituane, l'intenzione di rinvenire in tempi solleciti una soluzione mutuamente accettabile che valga a chiudere l'annosa e controversa questione e la pesante eredità del passato.
Le pretese lituane, in un primo momento formalmente mirate alla restituzione dell'edificio sulla base di argomentazioni volte a dimostrare l'invalidità del titolo di proprietà vantato dall'URSS, prima, e dalla Federazione Russa, poi, sull'immobile, sono poi state modulate su più realistici obiettivi. Gli incontri che hanno avuto luogo nel corso del 2003 a livello tecnico con la controparte lituana, hanno infatti riconosciuto l'impraticabilità di soluzioni che vertano sulla restituzione dell'immobile alla Lituania dal momento che la proprietà su di esso è attribuita secondo il diritto italiano alla Federazione Russa, riconosciuta quale legittimo successore dell'Unione Sovietica nei diritti di proprietà su Villa Lituania.
3. Da parte italiana è stata ventilata la proposta di concessione per 99 anni dell'edificio Casale Strozzi Lotto «B»", sito in prossimità di piazzale Clodio, che la legge su Roma capitale assegna in uso governativo al ministero degli affari esteri. In occasione di un incontro con il segretario di Stato lituano ambasciatore Germanas, in visita a Roma il 17 settembre 2003, le autorità lituane, nell'esprimere grande apprezzamento per l'offerta italiana e pur senza declinare tassativamente la nostra proposta, hanno tuttavia sottolineato come diverse ragioni, soprattutto di ordine politico, facciano ritenere difficilmente percorribile tale via.
Partendo da osservazioni legate alla qualità dell'immobile casale Strozzi Lotto «B» (che presenta, tra l'altro, problemi di accesso e di sicurezza la cui soluzione comporterebbe investimenti difficilmente giustificabili a fronte della non titolarità del bene) il segretario di Stato Germanas ha ricordato l'elevatissima sensibilità che la questione riveste presso l'opinione pubblica lituana, che costituisce ormai l'ultima pendenza del periodo sovietico, sottolineando il


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problema dell'inevitabile raffronto sul piano estetico e funzionale che la nuova sede dovrà inevitabilmente sostenere con la prestigiosa sede del consolato generale russo a Roma, le cui immagini sono continuamente diffuse dai mezzi di informazione lituani allorché viene affrontata la questione.
Per queste ragioni, analogamente a quanto avvenuto in Francia e Germania, Vilnius privilegerebbe la via dell'acquisto di un altro immobile in Roma, accordandosi al contempo con l'Italia per ottenere un contributo finanziario all'operazione, il cui ammontare potrebbe essere diluito nel tempo (la richiesta lituana è di 4,5 milioni di euro, pari al 40 per cento dell'attuale valore immobiliare di «Villa Lituania», mentre secondo alcune stime l'esborso finanziario sostenuto dalle Autorità lituane tra il 1937 ed il 1940 equivarrebbe ad un milione di euro circa).
Con lettera indirizzata al Ministro degli esteri il 25 settembre 2003, il Ministro degli esteri lettone Antanas Valionis ha nuovamente evocato la questione, auspicando che i colloqui tra i rappresentanti dei due Governi avviati a Roma lo scorso 17 settembre possano proseguire in occasione di un prossimo incontro a Vilnius in data da stabilirsi.
Mentre alla luce degli sviluppi che precedono è in corso la definizione di una nuova proposta italiana, da parte nostra - anche sulla base delle necessarie indicazioni del ministero dell'economia e delle finanze - si sta attivamente perseguendo una soddisfacente soluzione della vicenda sulla base di una transazione finanziaria con le autorità di Vilnius e nello spirito di grande amicizia e fruttuosa collaborazione bilaterale instaurato in questi anni.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

MUSSOLINI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per conoscere - premesso che:
la vicende delle fideiussioni false presentate, tra le altre, dalle società di calcio A.S. Roma e S.S.C. Napoli, non è né nuova né originale;
nel luglio 1998 l'Ischia Calcio, militante nel campionato nazionale di C1, vittima di una truffa, come da processo penale in corso presso il Tribunale di Roma, presentò una fideiussione emessa dal Banco di Roma, poi risultata falsa;
nel giro di 24 ore l'Ischia Calcio venne deferita e depennata dagli organici della F.I.G.C. con conseguente rifiuto alla iscrizione nel campionato dilettanti e sostituita in C1 dalla squadra del Palermo;
a causa di questi provvedimenti draconiani l'Ischia Calcio fallì, con grave pregiudizio economico e sportivo per tutta la comunità;
per analogo «reato» commesso dalle società A.S. Roma e S.S.C. Napoli la F.I.G.C. sta usando un metodo operativo ben diverso da quello utilizzato nei confronti dell'Ischia Calcio nel luglio 1998 -:
posto che le sanzioni previste per la presentazione di false fideiussioni non sono state modificate rispetto a quelle che determinarono nel luglio 1998 la cancellazione dell'Ischia Calcio dalle competizioni calcistiche, se il Ministro intenda adottare iniziative presso il CONI affinché tale organo accerti le ragioni della descritta disparità e intervenga affinché la FIGC non violi per il futuro il fondamentale principio di parità di trattamento.
(4-07561)

Risposta. - In ordine all'interrogazione parlamentare in argomento si rappresenta quanto segue.
La federazione Italiana Gioco Calcio premette che i provvedimenti che hanno determinato l'estromissione di tale società dal Campionato di serie C/1 nella stagione sportiva 1998/1999, non possono essere, per tipologia e sviluppo delle indagini, equiparate a quelle che hanno portato il consiglio federale a deliberare una riapertura dei termini per altre squadre.
La stessa federazione riferisce che la società in questione non è stata ammessa,


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con provvedimento del consiglio federale del 30 luglio 1998, al suddetto campionato per inadempienze economico-finanziarie rilevate dalla lega professionisti serie C e dalla CO.VI.SO.C.. Successivamente, in data 16 settembre 1998, la commissione disciplinare della lega professionisti serie C, attivatasi a seguito del deferimento della Procura Federale, ha accertato l'illecito amministrativo.
La F.I.G.C. precisa che il reato commesso dalla predetta società riguarda la produzione di tre fideiussioni, utili ai fini dell'ammissione al campionato, poi disconosciute dall'istituto bancario che, apparentemente, risultava averle rilasciate ed il procedimento è stato concluso dalla commissione disciplinare con il riconoscimento della responsabilità del presidente della società ischitana, il quale è risultato coinvolto direttamente nell'illecito.
La F.I.G.C. rende noto che la società in questione è stata sanzionata in base alle disposizioni regolamentari, con punti di penalizzazione; inoltre, la stessa precisa che la dichiarazione di fallimento è intervenuta il 10 marzo 1999 e la revoca dell'affiliazione è avvenuta in data 30 aprile 1999, a distanza di nove mesi dal provvedimento di ammissione al campionato regionale campano.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Mario Pescante.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
durante l'ultima visita della Commissione Nazionale Antimafia a Salerno, il prefetto della città, ha comunicato che tra gli altri, era stato attenzionato anche il comune di Baronissi;
già nel mese di novembre 2002, per l'allora sindaco del comune, Moscatiello Giovanni, era stato richiesto il rinvio a giudizio nel procedimento penale n. 1637/2002RG/PM;
dall'esame degli atti processuali, così come riportato nel verbale di deliberazione del curatore speciale, ex articolo 77 del codice di procedura penale, «non potevano escludersi l'esistenza di danni di natura patrimoniale derivati al comune di Baronissi dalle attività criminose ascritte agli imputati, che, secondo la prospettazione accusatoria, hanno gestito l'esecuzione delle più importanti opere pubbliche realizzate nel territorio comunale, quantomeno a partire dall'anno 1998, sostituendosi ai formali aggiudicatori degli appalti per svariate tipologie di lavorazioni, mediante il ricorso a forme di subappalto non autorizzate ovvero in via di mero fatto»;
nonostante gli inviti ufficiali prodotti al prefetto di Salerno anche dall'interrogante, la Commissione d'accesso è stata inviata solo nel mese di maggio 2003, ossia in tempi ravvicinati con la competizione elettorale per il rinnovo del civico consesso;
non è dato conoscere i risultati della Commissione d'accesso, che sembrerebbe aver riscontrato gravi irregolarità;
l'ultima competizione elettorale ha visto l'elezione di un nuovo sindaco, nella persona del vice sindaco della precedente amministrazione e l'ex sindaco è risultato eletto consigliere con il maggior numero di voti -:
se non ritenga necessario ed urgente avviare la procedura per lo scioglimento del Consiglio Comunale di Baronissi, viste le gravissime accuse giudiziarie imputate all'ex sindaco e considerati i danni patrimoniali che gli Amministratori di oggi, coincidenti con quelli di ieri, hanno procurato all'Ente locale in questione.
(4-07762)

Risposta. - In merito alle censure mosse nei confronti dell'amministrazione comunale di Baronissi (Salerno), rinnovatasi in occasione delle consultazioni amministrative del 25 maggio 2003, si precisa che i nuovi organi elettivi del comune di Baronissi - sulla base di quanto riferisce l'Ufficio territoriale del Governo di Salerno - sono oggetto di un'attenta attività di


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monitoraggio da parte degli organi istituzionali competenti.
Le risultanze di tale attività di monitoraggio, tuttavia, non hanno al momento evidenziato la sussistenza delle condizioni per avviare la procedura di scioglimento del consiglio comunale in argomento, come richiesto dall'interrogante.
Si soggiunge infine che a tutt'oggi il giudice per le indagini preliminari non si è ancora pronunciato in ordine alla richiesta di rinvio a giudizio formulata nei riguardi dell'ex sindaco dottor Giovanni Moscatiello.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

NESI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
nella città di Cento (Ferrara), l'Amministrazione Comunale si appresta a «riqualificare» la zona denominata «giardini di Ugo Bassi» e che tale progetto prevede l'abbattimento di 39 alberi, e lo spostamento in altro luogo della statua di Ugo Bassi;
contro tale decisione si sono costituiti due Comitati di cittadini, che hanno iniziato una raccolta di firme, (che sta incontrando una grande adesione) allo scopo di promuovere un referendum fra la popolazione residente a Cento;
il referendum sarebbe reso impossibile dal fatto che non esiste il comitato dei garanti per i procedimenti referendari che ogni comune dovrebbe prevedere nel proprio statuto e che ogni giunta dovrebbe nominare entro sei mesi dal suo insediamento;
i suddetti comitati di cittadini hanno chiesto un parere sul progetto in questione a due illustri docenti dell'Università di Bologna, Dipartimento di Colture Arboree e di Economia Agraria -:
se è fatto obbligo ad una Amministrazione Comunale di nominare il Comitato dei Garanti per i procedimenti referendari, ed entro quanto tempo dall'insediamento di una Giunta dopo le elezioni;
in caso di inadempienza, qual siano le sanzioni, e chi le deve stabilire;
riguardo allo spostamento della statua di Ugo Bassi a quali istituzioni spetta il compito di stabilire il luogo dove dovrebbe essere ricollocata, trattandosi di un martire del nostro Risorgimento.
(4-08320)

Risposta. - L'Ufficio territoriale del Governo di Ferrara, ha riferito che il progetto di riqualificazione della zona denominata «Giardini Ugo Bassi», in località Cento (Ferrara), ha avuto origine dallo stato di grave degrado dovuto ad un'iniziale, errata scelta colturale e da operazioni di piantumazione poco corrette. Il piano di riqualificazione prevede l'abbattimento delle piante malate o già morte, il mantenimento delle poche sane ed il reimpianto in numero superiore di piante autoctone La statua eretta al martire Ugo Bassi verrebbe spostata di alcuni metri, con manutenzione e rifacimento del piedistallo.
In ordine, poi, all'impossibilità di dare corso all'applicazione dell'istituto del referendum consultivo, stante la mancata elezione del Comitato dei garanti, l'U.T.G. di Ferrara riferisce che ai sensi del vigente regolamento comunale sul referendum suddetto, l'amministrazione comunale di Cento ha richiesto ai soggetti esterni individuati dall'articolo 6 della norma regolamentare la rosa dei candidati da eleggere nel consiglio comunale.
Il regolamento è stato adottato con deliberazioni del consiglio comunale n. 174 del 22 dicembre 1994 e n. 27 del 13 marzo 1995, integrato ed adeguato con deliberazione consiliare n. 151 del 17 dicembre 2003, in esecuzione dell'articolo 9 dello Statuto comunale, approvato con delibera consiliare n. 123 dell'11 ottobre 1991, modificato ed integrato con deliberazioni n. 26 del 28 aprile 1992, n. 113 del 29 ottobre 1993, n. 148 del 21 dicembre 1993, n. 9 del 16 febbraio 1994, n. 51 del 27 aprile 1994 e n. 134 del 20 dicembre 1999.
È la norma statutaria ad introdurre lo strumento di partecipazione popolare del


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referendum consultivo, in genere strumento ed istituto a carattere di certo non obbligatorio ma discrezionale per gli enti locali; è sempre la norma statutaria a scandire i tempi di elezione del comitato dei garanti da parte del consiglio comunale con maggioranza qualificata e cioè nella prima seduta successiva a quella in cui è stata comunicata la norma dei componenti della giunta. Nelle uniche sedi deputate, ovvero nello statuto e nel regolamento di dettaglio, nulla viene aggiunto in merito alla natura perentoria del termine di elezione dell'organo deputato ad esprimersi sull'ammissibilità dei quesiti referendari proposti e, di conseguenza, in merito alle sanzioni da applicare in caso d'inerzia dell'amministrazione comunale.
Non emerge dagli atti del comune di Cento che i comitati citati nell'interrogazione dell'interrogante abbiano acquisito un parere da illustri docenti dell'università di Bologna. È certo, invece, che un gruppo di minoranza ne abbia richiesto uno ad un istituto specializzato, dal contenuto pressoché collimante con la perizia commissionata dal Comune di Cento.
Riguardo allo spostamento della statua di Ugo Bassi è competente la Soprintendenza del patrimonio storico archivistico e demoetnoantropologico per le province di Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, con sede a Bologna, la quale, con propria nota del 19 dicembre 2003, ha provveduto all'invio del parere favorevole allo spostamento secondo la planimetria del progetto, previo sopralluogo.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

NESPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
da qualche tempo si assiste, nella regione Campania, ad una sempre preoccupante spirale di episodi di violenza nei confronti degli arbitri di calcio della Federazione Italiana Gioco Calcio;
troppo spesso incolpevoli vittime di tali deprecabili fatti sono arbitri giovanissimi appena avvicinatisi a tale pratica sportiva;
vasta eco tali episodi hanno avuto sulla stampa nazionale e locale ed in particolare quelli relativi a violenze subite da giovanissimi direttori di gara non ancora maggiorenni;
particolare scalpore hanno provocato gli episodi delle ultime settimane, in uno dei quali un direttore di gara ha riportato lo sfregio permanente del viso;
come riferito dagli organi di stampa, è in corso una indagine da parte degli organi tutori della Federazione Italiana Gioco Calcio, al fine di accertare se sono state poste in essere attività di condizionamento dei confronti degli arbitri vittime degli episodi per limitare le conseguenze di tipo disciplinare a carico dei responsabili;
appaiono irrisorie le sanzioni a carico dei responsabili di gravi episodi;
gli organi direttivi regionali della Federazione Italiana Gioco Calcio, al di là di sterili proclami riportati ampiamente dalla stampa locale, null'altro hanno fatto per arginare il dilagare del fenomeno ed anzi alla portata limitata delle sanzioni rischia di avere un effetto controproducente, diffondendo una sensazione di impunità;
è viva la preoccupazione fra gli addetti ai lavori, arbitri, dirigenti, calciatori e loro familiari per la incapacità manifestata dagli organi regionali della Figc a porre in essere correttivi adeguati alla portata del fenomeno -:
se il Governo sia al corrente della situazione verificatasi in Campania e se conosca altre situazioni simili in altre regioni italiane;
se e quali interventi abbia già adottato o intenda adottare presso il Coni e la Figc per sollecitare provvedimenti adeguati ad arginare il fenomeno, non esclusa la sostituzione dei dirigenti periferici di tale federazione sportiva qualora rivelatisi in


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capaci di svolgere il loro dovere d'ufficio, che è per giunta retribuito con i contributi che lo Stato, attraverso il Coni, destina al funzionamento, tra le altre, della Federazione italiana giuoco calcio;
se, in generale, il Governo abbia esaminato o fatto esaminare le caratteristiche del fenomeno e confrontato o fatto confrontare la situazione del calcio dilettantistico e giovanile in Italia e analoghi settori di altre discipline sportive, per desumere eventuali linee di azione politica adeguata a tenere quanto più possibile la violenza al di fuori dell'attività sportiva al di là di facili sociologismi e approssimazioni giornalistiche.
(4-05541)

Risposta. - Innanzitutto, si rende noto che la Federazione italiana giuoco calcio è particolarmente impegnata a ricercare soluzioni dirette alla prevenzione di tali fatti, i quali peraltro si inquadrano nel più ampio fenomeno della violenza e della aggressività negli stadi per il quale sono state già assunte specifiche iniziative legislative.
In proposito, la stessa Federazione premette che, dall'esperienza acquisita, i metodi d'intervento per arginare tali accadimenti richiedono un'accurata conoscenza del fenomeno dal punto di vista sportivo, sociale e culturale, in quanto questi sono gli unici elementi che permettono di fornire una spiegazione all'atteggiamento aggressivo e violento.
In particolare, con riguardo agli episodi segnalati, la Federazione italiana giuoco calcio ha reso noto che sono stati organizzati, a cura delle componenti arbitrali, incontri con le Società calcistiche, finalizzati sia a creare un contatto diverso da quello del campo di gioco sia a raggiungere una consapevolezza dei rispettivi ruoli e del reciproco rispetto.
La predetta Federazione sottolinea, inoltre, che tali incontri hanno dato esiti positivi, così come anche il confronto organizzato tra le componenti federali periferiche della Campania e la stessa Federazione, avvenuti appunto per analizzare la particolare recrudescenza registratasi proprio nella regione campana, anche se non possono rappresentare la soluzione dei problemi in questione, che restano fondamentalmente legati a fattori sociali e culturali.
Il Comitato olimpico nazionale italiano segnala, infine, che, - così come dimostrato da rilevazioni compiute da fonti arbitrali - nella stagione sportiva 2002/2003, gli atti di violenza sui campi di calcio in Campania hanno registrato una rilevante diminuzione.
Il ministero dell'interno, per quanto di competenza, ha reso noto che, a seguito dei gravi incidenti avvenuti nel febbraio 2003, è intervenuto in più occasioni per richiamare l'attenzione dei sindaci e dei commissari dei comuni campani ed anche alla F.I.G.C. sulla necessità di assicurare condizioni di sicurezza agli impianti sportivi, all'occorrenza d'intesa con gli organismi sportivi, ricordando, altresì, che gli impianti utilizzati per lo svolgimento di attività agonistiche, avrebbero dovuto ottenere le prescritte autorizzazioni.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Mario Pescante.

NUVOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che, con delibera n. 110 del 2003 il commissario dell'autorità portuale di Olbia e Golfo Aranci, dottor Felice D'Aniello, avrebbe diffuso un avviso tendente al rilascio di una concessione demaniale marittima in località «Il Macello» in Golfo Aranci per la realizzazione di un chiosco prefabbricato in cui somministrare cibi e bevande;
la stragrande maggioranza degli operatori commerciali dell'area portuale di Golfo Aranci si oppone decisamente con osservazioni formalmente notificate alla predetta autorità portuale che però le ha disattese;
in particolare i suddetti operatori denunciano che «l'istituzione nell'area portuale di Golfo Aranci di altro esercizio commerciale con le medesime tabelle merceologiche determinerebbe una pesante


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contrazione delle vendite a discapito dei concessionari già presenti»;
così facendo il dottor D'Aniello creerebbe una concentrazione di esercizi commerciali similari nel porto di Golfo Aranci non riscontrabile, a quanto risulta all'interrogante, neppure nelle stazioni marittime di Olbia e Genova ove gravita una maggior mole di traffico di persone e merci: -:
se non ritenga opportuno un intervento per riportare a ragionevolezza la gestione dell'autorità portuale di Olbia-Golfo Aranci, accogliendo nel contempo le ragioni degli operatori commerciali del porto di Golfo Aranci.
(4-07734)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, relativa alla richiesta di una concessione demaniale marittima in località «il Macello» nel porto di Golfo Aranci per un locale adibito a somministrazione di cibi sono state richieste informazioni all'Autorità portuale di Olbia e Golfo Aranci la quale riferisce quanto segue.
Al momento nessuna concessione demaniale è stata rilasciata ma risulta tuttavia in corso una procedura istruttoria sulla domanda avanzata in data 30 giugno 2003 dal signor Elio Astara Prontu di Golfo Aranci.
A seguito della pubblicazione dell'istanza avvenuta in data 27 luglio 2003, in conformità del Regolamento di disciplina delle forme di pubblicità dei procedimenti relative alle concessioni demaniali marittime di competenza della Autorità portuale, emanato con delibera n. 48 del 2002, diverse osservazioni e opposizioni giungevano alla citata Autorità portuale. Alcune di queste sono relative all'opportunità di una nuova concessione di tipo commerciale nell'area, altre invece relative a precedenti rifiuti dell'Autorità marittima al rilascio di una concessione nell'area in oggetto.
Di queste ultime, che peraltro rappresentano la quasi totalità delle osservazioni pervenute, si dà atto a soli fini di completezza, avendo l'Autorità portuale stabilito un congruo termine per la presentazione di istanze in concorrenza ed essendo tale termine scaduto senza che alcuna domanda fosse presentata.
L'avviso dell'Autorità medesima di destinare le aree ai servizi d'interesse degli utenti è stato motivato dalla valutazione del traffico portuale al fine di pervenire ad una migliore loro funzionalità e produttività in relazione anche alle iniziative che le imprese di servizi possono assumere nel quadro di una programmazione anche in via provvisoria e di breve durata.
Ciò sia per l'attuale regime commissariale della gestione portuale, sia perché la destinazione definitiva delle aree del porto di Golfo Aranci, così come quelle del porto di Olbia, potrà aver luogo solo con l'adozione del prossimo Piano regolatore portuale, previsto dall'articolo 5 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, per il quale, riferisce l'Autorità portuale, sono in fase di predisposizione i necessari elementi di valutazione.
In questa prospettiva devono essere valutate anche le poche osservazioni di segno negativo dei concessionari che esercitano attività di distribuzione/somministrazione di cibi e bevande nel porto di Golfo Aranci.
È comprensibile che gli esercenti diffidino di nuovi concorrenti temendo una contrazione del proprio volume d'affari, ma non è loro compito negare, in modo protezionistico e utilitaristico, nuovi ingressi nell'ambito della stessa attività commerciale.
Come più volte stabilito dalla Corte di Giustizia europea, l'ambito portuale deve essere considerato come un mercato geografico rilevante e sufficiente e, come tale, sottoposto alle regole comunitarie sulla concorrenza, il cui apprezzamento e valutazione rientra tra i fini istituzionali dell'Autorità portuale.
L'Autorità portuale rappresenta inoltre che tale valutazione obiettiva, non può essere fatta sulla base esclusiva delle preoccupazioni degli attuali concessionari operanti nel settore. Gli stessi già godono, peraltro, di una consolidata rendita di posizione nel mercato portuale, mentre si deve tenere conto, come detto, di logiche di breve e lungo periodo e del volume di traffico passeggeri estivo in progressivo aumento.


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L'obiezione per cui una nuova concessione verrebbe a concretare un'offerta della tipologia commerciale in oggetto superiore a quella presente nel porto non sembra rilevante in quanto, a detta dell'Autorità portuale, in questa fase di consolidamento ed in attesa del PRP, verranno valutate le istanze presentate dai richiedenti, secondo i parametri istituzionali.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.

PECORARO SCANIO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
a partire dal giugno 2000 e fino a tutto il primo semestre del 2001 venivano avviati incontri presso il Ministero delle politiche agricole e forestali al fine di individuare un percorso per la registrazione della Specialità Tradizionale Garantita (STG) della «Pizza Margherita Tradizionale» ai sensi del regolamento CEE n. 2082/92;
in data 23 novembre 2001 l'associazione pizzaiuoli napoletani in persona del suo Presidente pro-tempore signor Gaetano Esposito, presentava domanda di registrazione della «Pizza Margherita Tradizionale (STG)»;
a seguito di numerosi incontri con il Dipartimento della qualità dei prodotti agroalimentari del Mipaf in data 5 marzo 2003, prot. 61275, i signori Sergio Miccù e Antonio Pace, nella rispettiva qualità di presidenti dell'associazione pizzaiuoli napoletani e dell'associazione Verace Pizza Napoletana, presentavano istanza di registrazione della «Pizza Napoletana (STG)»;
gli stessi presidenti in data 8 ottobre 2003 dichiaravano concluso lo studio per la realizzazione del disciplinare di produzione della «Pizza Napoletana (STG)» e consegnavano l'intera documentazione agli uffici preposti del Mipaf;
in data 14 gennaio 2004 il presidente dell'Associazione Pizzaiuoli Napoletani in una lettera indirizzata al Ministro delle politiche agricole e forestali chiedevano notizie in merito all'iter di registrazione per la pubblicazione del disciplinare della «Pizza Napoletana (STG)» sulla G.U.R.I. -:
quali siano i tempi di registrazione della Pizza Napoletana (STG) e quali iniziative intenda adottare per tutelare un prodotto riconosciuto in tutto il mondo e di particolare interesse per l'intera categoria dei pizzaioli e per la città di Napoli.
(4-08594)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame si chiede di conoscere lo stato attuale della domanda di registrazione della STG «Pizza Napoletana», ai sensi del Reg. n. 2082 del 1992.
Al riguardo si fa presente che la richiesta di registrazione ai sensi del Reg. (CEE) n. 2082 del 1992, della denominazione «Pizza Napoletana (STG)» è stata presentata da due associazioni, rispettivamente l'Associazione pizzaioli napoletani e l'Associazione verace pizza napoletana».
L'amministrazione nel corso dell'esame dei due disciplinari si è resa conto che gli stessi erano formulati più sulla base di un piano di controllo che sugli elementi di un disciplinare, così come regolato dal Reg. (CEE) 2082/92.
Pertanto, i competenti uffici delll'amministrazione hanno illustrato ai due proponenti gli elementi necessari per la formulazione di una disciplina produttiva della STG e per la redazione delle relazioni storica e tecnica atte a testimoniare la tradizionalità e la tecnica di lavorazione della pizza napoletana.
Successivamente, sono pervenuti al MiPAF due differenti disciplinari, presentati dalle due associazioni, e non un unico documento così come richiesto.
Una volta venuti in possesso di tale documentazione, gli uffici di competenza hanno compilato un disciplinare di produzione corretto secondo il citato Regolamento comunitario, sulla base della documentazione fornita da entrambe le associazioni.


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Tale disciplinare è stato inviato alle associazioni proponenti per essere approvato definitivamente prima del suo invio alla Commissione europea.
Allo stato attuale, non è ancora pervenuta agli Uffici competenti una risposta da parte delle associazioni in merito al disciplinare di produzione della «Pizza Napoletana (STG)», con le osservazioni sollevate durante l'esame dello stesso.
Una volta acquisito il disciplinare nella forma corretta, l'amministrazione provvederà ad inviare alla Commissione europea tutta la documentazione necessaria alla pubblicazione della denominazione sulla
Gazzetta Ufficiale della Comunità europea.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come risulta da una denuncia dell'Assoconsum fatta pervenire all'interrogante, un cittadino per il rilascio o il rinnovo del passaporto deve pagare «3 tributi»: 30 euro per la tassa di concessione governativa, 5 euro per il versamento del conto corrente postale alla questura con causale «rilascio passaporti» ed infine 1 euro per il pagamento del bollettino postale;
dai risultati delle ricerche effettuate emerge che ogni individuo contribuente, nell'arco di una vita di 60 anni, paga per le tasse occulte circa 30 mila euro fra tributi locali e 12 mila euro in cosiddetti ammennicoli -:
se il Ministro intenda adottare provvedimenti al fine di «alleggerire» il cittadino dal pagamento di inutili tributi.
(4-07971)

Risposta. - L'interrogante ha chiesto di sapere se l'onorevole Ministro dell'economia e delle finanze intenda adottare provvedimenti «al fine di alleggerire il cittadino dal pagamento di inutili tributi», in particolare per quanto concerne il rilascio o il rinnovo del passaporto.
Al riguardo, si fa presente che l'articolo 1 della tariffa allegata al, decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 641, e successive modificazioni, prevede che per il rilascio del passaporto è dovuta la tassa di concessione governativa nella misura di lire 60.000 (ora euro 30,99).
Gli altri emolumenti, quali il rimborso del costo del libretto e la tariffa postale, non hanno natura fiscale e sono determinati con provvedimenti delle autorità competenti.
Infatti, il rimborso del costo del libretto è previsto dall'articolo 18 della legge 21 novembre 1967, n. 1185, laddove è stabilito che detto costo è determinato dal Ministero degli affari esteri, sentito il ministero del tesoro.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

PISAPIA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il signor Salvatore Morelli, nato a Genova il 3 luglio 1946, ivi residente in Via Antonio Malfante 12/9, è affetto da linfoma non Hodgkin, mielopatia da spondiloartrosi cervicale con discopatie multiple ed ernia C6 C7, BPCO, pancreatite cronica, nonché epatopatia cronica;
in data 27 aprile 2000, la Commissione Medica per l'accertamento degli stati di invalidità civile, presso la competente USL genovese, pur riconoscendo a Salvatore Morelli l'invalidità civile nella misura del 100 per cento, non gli ha riconosciuto il beneficio di cui all'articolo 1 della legge 11 febbraio 1980, n. 18, (indennità di accompagnamento agli invalidi civili totalmente inabili);
le alterazioni anatomo-funzionali, nonché le continue terapie a cui il signor Morelli viene sottoposto (trattamenti chemioterapici, notoriamente invasivi e debilitanti),


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lo rendono incapace di espletare le comuni attività di vita, se non con la continua assistenza di terzi;
la parziale abilità deambulatoria, di cui il Morelli ancora dispone, è vanificata dall'insufficienza respiratoria (BPCO) e vertebrale (mielopatia spondiloartrosica) da cui è affetto;
la totale assenza di autonomia del Morelli nel compiere qualsiasi atto quotidiano della vita comporta che la moglie debba prestargli continua assistenza, con la conseguente impossibilità di svolgere una attività lavorativa;
l'unico mezzo di sostentamento di cui i coniugi dispongono è quindi costituito dalla pensione I.N.P.S, di cui il Morelli è titolare, ammontante a 218,65 euro mensili: somma di gran lunga inferiore a qualsiasi minimo vitale;
al signor Morelli non è stata riconosciuta la pensione lavorativa in quanto, a causa delle gravi condizioni di salute e dell'inabilità permanente, si è trovato nell'impossibilità di versare tutti i contributi necessari per ottenere la pensione -:
se risultino ai Ministri i motivi per i quali non sia stata riconosciuta al signor Morelli l'indennità di accompagnamento;
se, in ogni caso, ritengano di dover intervenire, ed eventualmente in quali modi e tempi, al fine di garantire la possibilità di un'esistenza dignitosa al signor Morelli, nonché a quanti versino in analoghe condizioni.
(4-07309)

Risposta. - L'accertamento dell'invalidità civile ai fini della concessione dei relativi benefici di legge compete, ai sensi della legge n. 295 del 1990, alle apposite Commissioni operanti presso le Aziende, sanitarie locali, ed i verbali di visita sono trasmessi alle Commissioni mediche periferiche per le pensioni di guerra e d'invalidità civile del ministero dell'economia e delle finanze, che possono avallare il giudizio precedente o procedere ad ulteriori accertamenti.
Tali Commissioni sono direttamente responsabili dei pareri emessi.
Terminata la procedura di accertamento, l'Azienda sanitaria locale competente per territorio notifica i risultati all'interessato.
Il decreto del Presidente della Repubblica n. 698 del 1994 prevedeva che, contro gli accertamenti sanitari effettuati dalle Aziende sanitarie locali e contro eventuali accertamenti effettuati dalle Commissioni mediche periferiche per le pensioni di guerra e di invalidità civile, gli interessati potessero presentare, entro 60 giorni dalla notifica, ricorso alla Commissione medica superiore di invalidità civile del ministero dell'economia e delle finanze.
Successivamente, il decreto-legge n. 269 del 30 settembre 2003, convertito, con modificazioni nella legge 24 novembre 2003, n. 326, ha stabilito (articolo 42) che non trovano più applicazione le disposizioni in materia di ricorso amministrativo avverso i provvedimenti emanati in esito alle procedure concernenti il riconoscimento d'invalidità civile ma che, invece, è ammessa la tutela giurisdizionale dinanzi al giudice ordinario.
La domanda iniziale deve essere proposta all'autorità giudiziaria competente, entro e non oltre sei mesi dalla data di comunicazione del provvedimento emanato in sede amministrativa.
Per quanto riguarda il caso segnalato nell'atto parlamentare in esame, l'Ufficio territoriale del Governo di Genova ha riferito quanto comunicato dal direttore generale della competente Azienda sanitaria locale genovese.
Il signor Salvatore Morelli venne riconosciuto, dalla Commissione medica di prima istanza per l'accertamento degli stati di invalidità, soggetto capace di compiere autonomamente gli atti della vita quotidiana e, come tale, privo del requisito sanitario prescritto ai fini del riconoscimento dell'indennità di accompagnamento.
La valutazione compiuta dalla Commissione di prima istanza è stata successivamente verificata e confermata dalla competente Commissione medica periferica per le pensioni di guerra e di invalidità civile del ministero dell'economia e delle finanze.


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Questo Ministero si sta impegnando attraverso riunioni con i direttori generali e presidenti delle Commissioni di invalidità civile di fare applicare le nuove norme ICF dettate dall'OMS che, valutando le capacità. residue e incapacità, riducono al minimo errori e sottovalutazioni.
Mi permetto di aggiungere che come neurologo colgo una notevole discrasia tra la patologia descritta a carico del signor Moretti e le decisioni delle Commissioni.
Mi farò quindi parte attiva nel garantire il rispetto della legge.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Guidi.

PISICCHIO, OSTILLIO, MAZZUCA POGGIOLINI, POTENZA e CUSUMANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel rapporto approvato dall'Europarlamento «sulla situazione dei diritti fondamentali nell'UE nel 2001» è stato fatto un espresso richiamo al Governo italiano per il mancato rispetto di diritti fondamentali sanciti dalla Carta Europea;
i richiami contenuti nel rapporto riguardano i profili del pluralismo dell'informazione, vulnerati dalla concentrazione dei media; della tutela dei diritti individuali di libertà, come l'espressione, la circolazione e l'integrità fisica, messi in discussione nel corso delle manifestazioni del G8 di Genova; i profili, infine, concernenti la lungaggine dei procedimenti giudiziari, che sono tali da creare un vero e proprio vulnus nel diritto dell'imputato;
nella parte riguardante la libertà di espressione il rapporto esprime una preoccupazione per la situazione italiana in cui «gran parte dei media e del mercato della pubblicità è controllata in forma diversa, dalla stessa persona» -:
quali iniziative intenda adottare per dare seguito ai rilievi contenuti nella citata relazione.
(4-05079)

Risposta. - La tutela del pluralismo dell'informazione e della libera concorrenza nel settore delle comunicazioni di massa è garantita nel nostro ordinamento da due normative indipendenti sia sotto il profilo formale che applicativo.
La tutela del pluralismo viene assicurata in via primaria attraverso il divieto di posizioni dominanti disposto dalla legge n. 249 del 1997, la cui applicazione è demandata all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Tale legge vieta all'articolo 2, comma 1, la costituzione o il mantenimento di posizioni dominanti nel settore. In particolare vengono normativamente prefissate quote di mercato soglia al superamento delle quali l'Autorità può intervenire a garanzia del pluralismo.
La tutela della concorrenza, funzionale alla libertà di iniziativa economica, è invece demandata all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, cui spetta di applicare la legge n. 287 del 1990, contenente norme in materia di intese, abusi e concentrazioni. Con particolare riferimento alla concentrazione del potere di mercato la legge n. 287 del 1990 consente di intervenire unicamente in relazione alla crescita esterna delle imprese, realizzata attraverso operazioni di fusione o di acquisizione. A differenza della legge n. 249 del 1997, la legge n. 287 del 1990, non individua delle soglie rigide, che siano di per sé costitutive di posizioni dominanti, ma soltanto delle soglie di fatturato al di sopra delle quali sorge l'obbligo di notifica delle concentrazioni, che, una volta comunicate all'Autorità, vengono valutate in relazione alla loro idoneità di condurre alla costituzione o al rafforzamento di una posizione dominante tale da ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza. Mentre, dunque, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato può intervenire sulla struttura del mercato solo nel caso di un'operazione di fusione o acquisizione, sempre che siano superate le soglie di fatturato previste dalla legge e che venga provata la posizione dominante, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni può intervenire sulla struttura del mercato anche quando la posizione dominante, peraltro individuata sulla base


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di quote di mercato soglia, viene raggiunta tramite la crescita interna delle imprese.
Per quanto riguarda, invece, la tutela dei diritti individuali di libertà, ed in particolare della libertà di espressione, si ricorda l'iniziativa presa dal Ministro della giustizia di costituire una Commissione di riforma del codice penale, i cui lavori, giunti ormai quasi alla conclusione, riformulano dell'ottica di una più ampia tutela dei diritti di libertà, le incriminazioni in tale materia.
Molteplici sono poi le iniziative assunte in tema di snellimento dei tempi dei procedimenti giudiziari, sia sotto il profilo della rilevazione della eventuali anomalie nel funzionamento degli uffici, sia sotto quello di promuovere modalità di svolgimento del processo in grado di rendere più rapido il suo corso (ad esempio il processo telematico).
Si fa, infine, presente che sono all'esame del Parlamento il disegno di legge governativo per il riassetto del sistema radiotelevisivo, che dovrebbe garantire maggiore pluralismo nell'informazione, e quello sulle «norme in materia di risoluzione dei conflitti di interesse».
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

PISTONE, MAURA COSSUTTA e SGOBIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il servizio di assistenza per i tossicodipendenti detenuti nelle carceri italiane, che sarebbe dovuto passare alle dipendenze delle Asl già dal 1 gennaio 2003, è stato invece rinviato al 1 luglio 2003 ma a tutt'oggi non è stato ancora operato il necessario trasferimento dei fondi per assicurare la riforma -:
quali siano le ragioni del suddetto rinvio e quali atti intenda assumere al fine di garantire l'efficienza del servizio, scongiurando gli allarmismi e le preoccupazioni dei tossicodipendenti stessi e di tutto il personale dei Sert preposto a tale compito.
(4-06817)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si rendono necessarie alcune precisazioni di carattere generale sulla normativa che, dal 1999 ad oggi, ha gradualmente disciplinato il transito delle risorse, umane e finanziarie, deputate alla cura e all'assistenza dei detenuti tossicodipendenti, dal Servizio sanitario penitenziario al Servizio sanitario nazionale.
Tale transito s'inquadra, infatti, nell'ambito del processo di riordino del Servizio sanitario nazionale avviato dalla legge delega n. 419 del 30 novembre 1998 che, nell'articolo 5, prevedeva importanti modifiche anche nel Servizio sanitario penitenziario.
Con il decreto legislativo 22 giugno 1999 n. 230, emesso in attuazione della legge delega indicata, si sono stabilite le linee di indirizzo per il riordino di tutta la medicina penitenziaria, compreso il servizio deputato alla cura e all'assistenza dei detenuti tossicodipendenti.
Relativamente a tale servizio, il decreto legislativo prevedeva il graduale trasferimento delle risorse, umane e finanziarie, dal Ministero della giustizia al Servizio sanitario nazionale. Precisamente si stabiliva, come primo passaggio, che alla data del 1o gennaio 2000 tutto il personale, convenzionato da questa amministrazione (medici, infermieri e psicologi), transitasse, limitatamente alle sole funzioni, alle dipendenze del Sert. Il personale, quindi, che prestava la propria attività professionale per il presidio, organizzato appositamente da questa amministrazione per coadiuvare i Sert deputati per legge (309/1990) alla cura e all'assistenza dei soggetti tossicodipendenti, pur rimanendo convenzionato per gli aspetti amministrativi ed economici con il ministero della giustizia, già dal 1o gennaio 2000 dipendeva per l'organizzazione funzionale del servizio direttamente dal Sert (circolare del 28 dicembre 1999 a firma congiunta dei Ministri della sanità e della giustizia).
Con decreto del 10 aprile 2002, pubblicato nel supplemento ordinario della
Gazzetta Ufficiale serie generale n. 181 del 3 agosto 2002, veniva poi individuato in modo specifico il personale, le cui convenzioni


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nel momento del passaggio dei fondi sarebbero transitate, per tutti gli aspetti sopra indicati, al Servizio sanitario nazionale.
In data 16 luglio 2003 il ministero dell'economia, con apposito decreto, ha provveduto ad apportare, negli stati di previsione di spesa per l'anno in corso le necessarie variazioni in termini sia di cassa che di competenza al fine di concretizzare il definitivo passaggio di funzioni relative all'assistenza e alla prevenzione della tossicodipendenza di cui al decreto legislativo n. 230/1999.
Con tale decreto è stata prevista una diminuzione di spesa sul capitolo di bilancio n. 1768 dell'amministrazione penitenziaria relativo agli interventi in favore dei detenuti tossicodipendenti di euro 3.420.000,00 a beneficio del Fondo sanitario nazionale. Il 31 luglio 2003, con successivo decreto, è stato autorizzato il versamento dello stanziamento indicato a favore delle regioni e province autonome secondo una apposita tabella, parte integrante del decreto stesso.
L'amministrazione penitenziaria con apposita nota, indirizzata non solo ai provveditorati regionali, ma anche a tutte le altre Autorità interessate alla vicenda, ha provveduto a comunicare quanto sopra indicato, visto che con tali ultimi decreti si è definitivamente concluso il passaggio delle competenze relativo alla cura delle tossicodipendenze dall'amministrazione penitenziaria al Servizio sanitario nazionale, invitando gli enti sanitari locali a mantenere in servizio risorse umane che già hanno acquisito specifica preparazione professionale nel settore delle dipendenze in ambito penitenziario (presidio per detenuti tossicodipendenti).
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

PORCU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i giornali regionali della Sardegna di mercoledì 18 febbraio riportano in prima pagina la notizia di un episodio incredibile e gravissimo;
Francesca (nome di fantasia assegnato dai giornali) una bambina disabile, in partenza da Alghero con un volo della compagnia Airone si è vista rifiutare la possibilità di essere imbarcata sul primo volo per Milano previsto alle 6.25;
la bambina, che doveva raggiungere Milano per delle visite mediche, ottenute dopo lunghe attese, è stata costretta a rimandare l'appuntamento;
questo grave e triste episodio ha sollevato una giustificata ondata di indignazione generale, e comunque non può avere alcuna giustificazione il comportamento tenuto dal vettore, in quanto i diritti delle persone disabili, specie quelli costituzionalmente garantiti, come il diritto alla mobilità, non possono essere ancora calpestati e in maniera così clamorosa;
l'inaccettabile discriminazione quale è stata sottoposta questa giovane disabile è da condannare secondo l'interrogante in maniera decisa e perentoria -:
quali immediate iniziative si intendano adottare affinché sia garantito alle persone disabili il pieno godimento dei diritti compreso quello alla mobilità e sia impedito che analoghi gravissimi episodi abbiano a ripetersi.
(4-09003)

Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate con l'interrogazione in argomento, si fa presente che l'Enac - Ente nazionale per l'aviazione civile - interessato a riguardo, ha assicurato di essere prontamente intervenuto presso la Società Air One a seguito dell'episodio segnalato dall'interrogante.
La società
Air One ha pertanto provveduto alla revoca della propria disposizione interna che non consentiva la prenotazione automatica dei passeggeri denominati «WCHC» (passeggero che necessita di assistenza per l'imbarco, lo sbarco ed il raggiungimento del posto assegnato a


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bordo) per il volo AP 5511 Aighero-Linate delle ore 06,30.
La compagnia
Air One ha comunque reso noto che tale limitazione era applicata unicamente per il volo delle ore 6,30 e unicamente per tale volo la compagnia procedeva alla conferma della prenotazione solo dopo aver sottoposto al cliente le alternative disponibili. Ciò con l'intento proprio di assicurare ai passeggeri che richiedono un'assistenza speciale la scelta da essi ritenuta più opportuna rispetto alle loro esigenze di mobilità.
Non si è trattato, quindi, di un caso di mancato imbarco di una passeggera disabile presentatasi in aeroporto bensì di una mancata prenotazione su di un volo specifico dovuta a direttive aziendali impartite al
call center della compagnia Air One.
Più in generale, l'Enac, fa presente che per il trasporto di passeggeri con difficoltà motorie, l'
Air One opera sulla base di un manuale operativo di compagnia approvato dalle autorità competenti il quale disciplina le restrizioni e le procedure operative volte ad adeguare il servizio di terra e di bordo ad ogni particolare esigenza.
Le disposizioni del predetto manuale prevedono che i passeggeri cosiddetti «WCHC» possano essere trasportati fino ad un limite di due a volo e, qualora essi viaggino in gruppo, il limite è aumentato fino a otto passeggeri per volo. Non sussiste alcun limite di numero qualora vi sia almeno un accompagnatore ogni cinque passeggeri «WCHC».
A dimostrazione dell'insussistenza di alcun intento discriminatorio da parte della compagnia
Air One nei confronti dei passeggeri «WCHC», la stessa rende noto di aver trasportato nel 2003 più di 7000 passeggeri con tali caratteristiche di cui ben 1700 solo con i voli da Cagliari ed Alghero verso Milano.
Proprio con il volo delle ore 6,30 Alghero-Milano, la compagnia ha trasportato recentemente 3 passeggeri «WCHC» nei giorni 3 e 10 dicembre 2003.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.

REALACCI, GENTILONI SILVERI e GIACHETTI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella cronaca di Roma del quotidiano nazionale La Repubblica è stata pubblicata, in data 1 maggio 2003, la notizia che il preside del liceo classico «Torquato Tasso» di Roma avrebbe respinto l'iscrizione di un ragazzo quindicenne di origine etiope che vive a Toronto;
l'iscrizione del ragazzo alla quinta ginnasio, dal prossimo settembre, è stata avanzata grazie ad un programma di scambi culturali;
sempre dalla lettura dell'articolo pubblicato dal quotidiano emerge che i genitori adottivi del ragazzo non sarebbero riusciti a parlare con il preside dopo il suo rifiuto di accettare la domanda di iscrizione, e che non è stata ancora data nessuna motivazione scritta al rifiuto di iscrizione: viene inoltre riportata una dichiarazione del Preside del Liceo «Tasso» con la quale spiega i motivi per i quali ha deciso di non accettare il ragazzo canadese «...È mio preciso dovere tutelare la salute dei 1.150 alunni dell'istituto, dei loro genitori e dei docenti. Di questi tempi di questi tempi se si presenta a casa sua un cinese le che fa, lo lascia entrare?»;
inoltre sempre dallo stesso articolo si vuole evidenziare un altra dichiarazione del Preside «...Se qualcuno degli studenti dovesse andare in un paese a rischio pretendo una documentazione sanitaria completa prima di riammetterlo...»;
senza entrare nel merito di tali dichiarazioni gli interroganti intendono evidenziare che il Ministero della salute ha recentemente comunicato che i viaggi verso il Canada non sono più sconsigliati e, comunque, il cordone sanitario nelle scuole o nei luoghi di lavoro non è mai stato istituito -:
quali misure intendano intraprendere per ripristinare la correttezza delle procedure nel senso di garantire l'accesso e la


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libera fruizione dei programmi scolastici, anche all'interno di un programma di scambi culturali;
se non intendano, per quanto di rispettiva competenza, garantire un quadro di misure adeguate di tutela sanitaria evitando atti lesivi delle libertà individuali o suscettibili di creare forme di psicosi capaci di minare la civile convivenza.
(4-06235)

Risposta. - Il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha comunicato che, in data 17 luglio 2003, lo studente Ahmed Mohamed Isse è stato regolarmente iscritto, nell'ambito di un programma di scambi culturali internazionali, alla classe V ginnasio del liceo classico «Torquato Tasso» di Roma.
La domanda d'iscrizione, presentata il 28 aprile 2003, era stata accolta con riserva di disponibilità del posto, riserva che sarebbe stata sciolta verso la metà del mese di luglio.
A seguito della presentazione della domanda veniva rilevato che l'allievo è originano di Toronto (Canada).
Il dirigente scolastico contattava telefonicamente la famiglia affidataria comunicando che la domanda di iscrizione veniva congelata e che sarebbe stata sbloccata, a condizione della disponibilità del posto, soltanto in presenza di una idonea certificazione medica, attestante il perfetto stato di salute del ragazzo.
Tale certificazione è stata successivamente presentata.
Il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha precisato che la cautela del dirigente scolastico appare giustificata dal contesto di allerta ed emergenza sanitaria mondiale, dovuta alla diffusione della Sindrome acuta respiratoria severa «Sars» che in quei mesi coinvolgeva anche il Canada ed, in particolare, la città di Toronto.
Nessun altro motivo, infatti, avrebbe potuto impedire, ad eccezione della garanzia di un certificato medico, l'accoglienza di uno studente straniero nel liceo classico «Tasso», che già da tempo, e quasi ogni anno, è coinvolto nella mobilità studentesca internazionale.
Il ministero della salute ha emanato molteplici comunicati volti sia a prevenire l'importazione della «Sars» e ad assicurarne il controllo in ambito nazionale sia a garantire una informazione corretta ai cittadini e agli operatori, proprio al fine di evitare reazioni e comportamenti che non possono trovare motivazione sulla base di evidenze scientifiche.
Il ministero, infatti, ha sempre ribadito che costituisce rischio di infezione l'esposizione, tramite contatti ravvicinati (intesi come coabitazione, assistenza sanitaria, contatto diretto con secrezioni respiratorie di persone malate) a casi sospetti o probabili di «Sars» in fase sintomatica (presenza di febbre superiore a 38 gradi Celsius, tosse ed altri disturbi respiratori in persone soggiornanti in zone affette, o di ritorno da tali aree da meno di 10 giorni).
Pertanto, non sono mai state date disposizioni - in quanto non sarebbero state scientificamente appropriate e giustificabili - per periodi di quarantena da osservare da parte di persone provenienti da aree in cui è stata dimostrata la trasmissione in ambito locale della «Sars».
Nel giugno 2003 è, stato elaborato, a cura degli esperti facenti parte del «Gruppo permanente per la valutazione del rischio ed il controllo della "Sars" e delle emergenze di origine infettiva», costituito presso la sezione III del Consiglio superiore di sanità, un documento che contempla tutte le problematiche correlate alla patologia in questione, consultabile sul sito internet del ministero della salute, nelle sezioni «In Primo Piano» e «Archivio in primo piano».
Inoltre, è stato recentemente inaugurato il nuovo numero di pubblica utilità «15», dedicato alle emergenze sanitarie e raggiungibile tramite la rete telefonica fissa: a questo numero rispondono medici ed operatori specializzati, in grado di riscontrare le richieste dei cittadini.
È, altresì, sempre attivo il numero verde del ministero «800.571.661» dedicato a fornire informazioni sulla «Sars», raggiungibile anche attraverso telefoni cellulari.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.


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REALACCI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è giunta in questi giorni presso la casella di posta elettronica di molti deputati e senatori una lettera del signor Giovanni Fiorentini, presidente del Movimento di Difesa del Cittadino delle Marche, che annuncia l'inizio del suo digiuno per sensibilizzare la autorità competenti nei confronti della mortalità per tumori che segnala un notevole incremento nei confronti dei giovani;
la lettera, che prende spunto da un doloroso fatto personale del signor Fiorentini, che ha visto la sua figliola Daniela soccombere a questo male, e che per tale motivo vede talvolta utilizzate terminologie e modalità irrituali ma naturalmente compensibili, ripropone con forza la necessità della ricerca per la cura di questo male;
nella lettera si legge:
«Chi Vi rivolge questo appello è un padre distrutto dal dolore per la perdita prematura della propria amatissima figlia Daniela. Non è solo per questo tragico evento però - seppur ciò abbia rappresentato una terribile tragedia personale e familiare - che vi rivolgo questo appello, ma è invece per la conoscenza che, mio malgrado, ho acquisito sui tumori in generale, in particolare sulle neoplasie cerebrali e all'astrocitomi nello specifico, durante la brevissima fase della malattia di mia figlia, dai primi sintomi della patologia all'epilogo, fase durata appena due mesi.
In questo periodo ho invano cercato in tutto il mondo una struttura ed un neurochirurgo in grado di salvare mia figlia o che, quantomeno, avesse avuto esperienze specifiche, confidando negli enormi progressi della ricerca e scienza medica: purtroppo, e nonostante le innumerevoli ricerche, ho appreso che patologie come quella di Daniela non sono curabili, né chirurgicamente, né con terapie così dette alternative - radioterapia chemioterapia - né con i farmaci esistenti. Mi è anche stato riferito da molti famosi neurochirurghi e neurologi (...) che questa patologia è in vertiginoso aumento e prevalentemente colpisce i giovani ed i giovanissimi. Le affermazioni dei neurochirurghi e dei neurologi sono state confermate dalle molte centinaia di messaggi e-mail giunti ai miei indirizzi: tanti, nel condividere il mio dolore e nel cercare di lenirlo - consapevoli del tragico epilogo che avrebbe segnato la mia esistenza, per averlo già vissuto sulla propria pelle - mi hanno riferito di un loro congiunto, amico od anche solo conoscente colpito da questa patologia.
Al di là della tragedia che ha sconvolto la mia esistenza, l'apprendere che per tanti altri giovani e giovanissimi (...), non ci sarà alcuna speranza, mi fa sorgere dal cuore un grido di dolore e disperazione che non può non esser ascoltato. Grido che mi induce ad esigere dai nostri parlamentari che gran parte degli sforzi o delle vostre energie sia mirato ed abbia come scopo quello di sensibilizzare il Governo ed il Ministero della salute ad intensificare la ricerca su queste micidiali patologie. Nel nostro Paese diversamente che in altri i grandi cervelli della scienza medica non mancano, sono invece insufficienti le risorse economiche e sono carenti le azioni politiche. È necessario avere cansapevolezza che i nostri giovani e giovanissimi figli - pur non sapendolo - sono a rischio da questo micidiale killer...» -:
quali siano i dati del Ministero relativi all'andamento delle malattie tumorali in generale e della forma segnalata nella lettera in particolare;
se tali dati vengano reputati preoccupanti e, se del caso, se verranno stanziati particolari finanziamenti per la ricerca.
(4-06900)

Risposta. - L'astrocitoma è un tumore di tipo benigno ma suscettibile di trasformazione maligna che si esprime in gradi: 1-2 sono benigni, 3-4 progressivamente più maligni.
L'astrocitoma negli adulti si localizza prevalentemente negli emisferi cerebrali, dove prevalgono le forme a più elevata malignità, al contrario nel midollo spinale.


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Nei bambini l'astrocitoma predilige il tronco cerebrale, specie il ponte.
In relazione al caso riportato, non si conosce l'età della ragazza, sebbene si ritenga di poterla collocare, nella fase infantile o di giovane adulta. Per i tumori, i giovani adulti condividono in gran parte la tipizzazione e l'esito che questi hanno in età infantile, per cui le informazioni più disponibili riferite all'età infantile possono essere di aiuto.
Per quanto riguarda l'esito di tumori cerebrali e dell'astrocitoma in particolare, insorti in età infantile (0-14 anni), si hanno stime in Italia basate su dati dell'insieme dei registri tumori italiani (1-2).
I sopravviventi a 5 anni dalla diagnosi per l'astrocitoma insorto in età infantile sono più del 70 per cento dei casi, e questa percentuale è andata aumentando nel tempo, dal 66 per cento dei primi anni ottanta al 79 per cento della metà degli anni novanta.
Per il complesso dei tumori cerebrali insorti in età infantile, gli esiti sono simili (dal 53 per cento nei primi anni ottanta, al 65 per cento all'inizio degli anni novanta.
Naturalmente, la sopravvivenza peggiora con l'aumentare dell'età di insorgenza del tumore a causa della diversa localizzazione del tumore ed il diverso grado di malignità proprio dell'età adulta.
Dai dati del Registro tumori infantili del Piemonte e della Valle d'Aosta, si rilevano circa 40 casi di astrocitoma infantile ogni 5 anni su base regionale, senza visibili tendenze di aumento.
Si nota invece in Piemonte una leggera tendenza in aumento per il complesso dei tumori del sistema nervoso centrale. Un aumento dell'incidenza dei tumori cerebrali negli ultimi 20 anni si osserva nei dati di tutti i registri tumori italiani e internazionali. I miglioramenti diagnostici avvenuti nel periodo con la diffusione di TAC, NMR, PET, ecc., sicuramente hanno portato ad una migliore e più circostanziata diagnosi che, almeno in parte, può essere esplicativa di un aumento della frequenza di queste diagnosi. Possibili cause per questo aumento sono oggetto di studi (campi elettrici e elettromagnetici) non ancora conclusivi.
Recentemente sta crescendo l'attenzione alla salute ed, in particolare, al problema dei tumori nei giovani che, al contrario dei bambini e degli adulti ed anziani, sono stati finora poco studiati. Uno studio sui tumori negli adolescenti e nei giovani adulti, promosso dall'Associazione ALTEG e condotto in collaborazione tra Istituto Superiore di Sanità (ISS) ed ISTAT, è disponibile come pubblicazione dell'ISTAT nel sito
http://mirrors.cib.unobo.it/www.istat.it/novita/tumgiov/tumgiovinvito2.html.
Non sembrano fondate particolari preoccupazioni di incurabilità dell'astrocitoma, a meno di rari casi di spiccata malignità, né di vertiginoso aumento di questa patologia nei giovani e nei bambini.
Il cancro, come è noto, rappresenta da tempo una delle patologie più complesse e diffuse nel panorama epidemiologico clinico attuale, da cui una particolare attenzione da parte degli organismi nazionali competenti.
Diversi sono, infatti, i documenti di primaria importanza, prodotti a livello nazionale, che hanno dedicato ampio spazio alla trattazione di questa malattia, riconoscendo, fra le priorità assolute in tema di tutela della salute, l'esigenza di un controllo della stessa.
A tal proposito, va menzionato il Piano sanitario nazionale 2003-2005 - approvato con decreto del Presidente della Repubblica in data 23 maggio 2003 (supplemento ordinario) alla
Gazzetta Ufficiale n. 139 del 18 giugno 2003) - che, dopo aver individuato i fattori di maggiore incidenza sulla malattia ed aver evidenziato l'importanza della diagnosi precoce, analizza gli aspetti più problematici relativi all'assistenza fornita ai pazienti oncologici.
In particolare, si segnala la scarsità di adeguate strutture ospedaliere specializzate nel trattamento del cancro come uno dei problemi maggiori nella cura della malattia, a causa - secondo quanto viene specificato - della grande variabilità della casistica clinica, nonché della limitatezza dei fondi disponibili, che non permette di acquisire le apparecchiature necessarie per erogare prestazioni adeguate.


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A ciò si aggiunga che l'intensa attività di ricerca (di base, traslazionale e clinica), svolta in questo settore, comporta il coinvolgimento di molti enti, portatori di diversi interessi primari.
La mancanza di uno specifico accordo formale sulla suddivisione dei compiti fra i suddetti organismi, ha inoltre generato una situazione «non ben definita», a cui si sta cercando di ovviare attraverso una specifica iniziativa lanciata dall'Unione europea definita
European cancer research initiative.
Si fa presente che nel nostro Paese gli Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico (Irccs) ad indirizzo pediatrico (Bambino Gesù, Burlo Garofolo, Giannina Gaslini) hanno tra gli obiettivi prioritari la ricerca in campo oncologico. Infatti nell'ambito della Ricerca corrente e finalizzata, il finanziamento a carico del ministero della salute, per i tre istituti, è di circa 69 milioni di euro per il quadriennio 2000-2003, di cui una parte consistente viene spesa per l'oncologia.
Il Ministro della salute è particolarmente sensibile alla problematica in oggetto. Infatti, ha istituito l'Associazione «Alleanza contro il cancro», costituita dai sette Irccs oncologici e dall'Istituto neurologico «C. Besta» di Milano, con l'impegno finanziario da parte del Ministero di oltre 276 milioni di euro per il quadriennio 2000-2003.
Per quanto riguarda, invece, i sistemi di monitoraggio e controllo, relativi alle malattie oncologiche, occorre evidenziare come sia possibile trarre utili elementi di conoscenza sull'argomento dalla lettura del provvedimento 8 marzo 2001, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n. 100 del 2 maggio 2001, con il quale è stato stipulato l'«Accordo tra il ministero della sanità, le regioni e province autonome di Trento e Bolzano sulle linee-guida concernenti la prevenzione, la diagnostica e l'assistenza in oncologia».
In particolare, detto documento descrive accuratamente l'attività svolta dai Registri tumori, definendoli come «il sistema informativo di riferimento sulla patologia neoplastica per i Governi nazionale e regionali, nonché l'unica fonte sistematica di incidenza disponibile in Italia che riguardi una patologia di tale importanza sociale ed economica».
Più nel dettaglio, le citate strutture raccolgono, valutano, organizzano ed archiviano, in modo continuativo e sistematico, le più importanti informazioni su tutti i casi di neoplasia che insorgono nella popolazione interessata.
Per alcune neoplasie, inoltre, vi sono i Registri specializzati (tumori infantili, tumori dell'osso e del colon-retto, mesoteliomi), strumenti particolarmente validi per: 1) la conduzione di grandi studi epidemiologici; 2) la valutazione di attività diagnostiche e terapeutiche; 3) la valutazione di qualità degli
screening; 4) la ricerca eziologica e 5) la clinica nazionale ed internazionale. Costituiscono, altresì, la base informativa altamente qualificata per la programmazione e la valutazione di efficacia degli interventi di prevenzione primaria.
È possibile quindi ritenere, ed è quanto viene rimarcato nel documento in questione, che il debito informativo, per quanto riguarda i tumori, sia «pienamente assolto» dall'attività svolta dai Registri tumori.
D'altro canto, giova rammentare che i più volte menzionati organismi collaborano con le Istituzioni nazionali di raccolta ed analisi dei dati. Particolare importanza assume, in tal senso, il rapporto con l'Istat, con l'ISS e con l'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro Ispesl.
Con quest'ultimo ente, i Registri tumori costituiscono anche la base informativa sui tumori di origine professionale.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

ROMANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Windshear, consiste in una forte e repentina variazione del vento in intensità e direzione, generata da svariate cause, non individuabili con una unica tecnologia. La pericolosità di questo fenomeno si manifesta soprattutto nelle fasi di volo che si svolgono nello strato d'aria (500 metri)


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più vicino al suolo, in cui l'assetto dei velivoli può risultare più critico. Pertanto, sarebbe auspicabile che, per gli aeroporti italiani che ne sono particolarmente afflitti ed in particolare per quello di Palermo-Punta Raisi, fosse acquisito o sviluppato un sistema capace di elaborare e distribuire allarmi chiari ed affidabili ai controllori del traffico aereo, per l'assistenza ai piloti nelle fasi di atterraggio e di decollo che sono le più critiche del volo; in pratica, un sistema il cui «prodotto finale» sia la sicurezza del volo;
negli anni, le organizzazioni sindacali dei controllori di volo e dei piloti, le associazioni professionali dei piloti e la stessa società di gestione dell'aeroporto di Palermo, a seguito di alcuni incidenti accaduti, hanno presentato numerose ed inascoltate proteste, per la mancanza a Punta Raisi di un sistema che, con la massima attendibilità, individuasse il fenomeno, creando, per le notizie apparse sulla stampa locale e nazionale, un giustificato allarme;
l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile (ENAC), nell'ambito delle attività dei team ispettivi per la verifica della conformità agli standard internazionali degli aeroporti nazionali, ha riscontrato, presso l'aeroporto di Palermo-Punta Raisi, la mancanza di sistemi operativi idonei alle misure ed alla determinazione del Windshear;
recentemente Parlamentari nazionali e regionali hanno manifestato, con quesiti ufficiali, gravi perplessità circa il comportamento nel merito di ENAV SpA, e che la stessa ENAV SpA, ha riconosciuto l'insufficienza dei sistemi di monitoraggio del Windshear dell'aeroporto Falcone e Borsellino;
dotare l'aeroporto in questione di un efficace sistema di monitoraggio di tutte le cause che generano il pericoloso fenomeno, soprattutto nelle aree di avvicinamento e di allontanamento dall'aeroporto, ENAV SpA ha bandito una apposita gara successivamente annullata, con il proposito di ripeterla secondo le norme comunitarie, ma consentendo il perdurare di condizioni che inficiano la sicurezza del volo presso l'aeroporto di Palermo Punta Raisi, ed ignorando i presupposti di necessità e di urgenza che avrebbero consentito uno più spedito iter alla acquisizione;
i sistemi Wind Profiler, operando esclusivamente sulla verticale di un punto, siano insufficienti da soli a rilevare tutte le possibili cause e manifestazioni del Windshear, soprattutto su di un'area aeroportuale vasta e complessa come quella dell'aeroporto di Palermo-Punta Raisi, e ritenuta tra le aree di maggior interesse scientifico a livello mondiale per lo studio di questo tipo di fenomeno -:
perché il rilevamento di un fenomeno così critico per la sicurezza del volo, dopo 17 anni dalla prima installazione, debba ancora trovare soluzione presso l'aeroporto di Palermo-Punta Raisi e di conseguenza presso gli altri aeroporti italiani affetti dal fenomeno windshear;
perché ENAV SpA possieda neanche un solo sistema windshear operativamente ed efficacemente impiegato per l'assistenza al volo, nonostante i numerosi fondi impegnati negli anni, in svariati «tentativi» per la realizzazione di sistemi windshear quali i tre Low Level Windshear Alert System di Palermo, Genova e Reggio Calabria, i due SODAR di Albenga e Palermo e per il LIDAR sperimentale a Genova;
perché le normative internazionali in materia (ICAO) e le esperienze internazionali come quella dell'aeroporto di Hong Kong e degli aeroporti americani, vengano tanto spesso trascurate;
perché ENAV SpA abbia abbandonato il progetto che prevedeva la realizzazione, a Palermo-Punta Raisi, di un vero e proprio laboratorio di ricerca per la sperimentazione, il confronto e quindi l'impiego sinergico delle varie tecnologie per la rilevazione del fenomeno windshear.
(4-09419)


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Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il cosiddetto
wind shear è un pericoloso fenomeno meteorologico per la navigazione aerea di difficile individuazione in quanto determinato da numerosi fattori.
Le stazioni
wind shear, il cui scopo generale è quello di potenziare il livello di sicurezza dello scalo aeroportuale, sono finalizzate, per l'appunto, alle rilevazioni di parametri meteorologici quali direzione e velocità del vento e temperatura dell'aria.
La realizzazione di tali sistemi è prevista dal piano di investimenti dell'Enav - Ente nazionale assistenza al volo, oltre che per l'aeroporto di Palermo Punta Raisi, anche per gli scali di Malpensa, Fiumicino, Napoli, Bari, Alghero, Catania ed Olbia.
L'importo previsto per l'installazione presso ciascuno dei suddetti aeroporti del sistema in questione ammonta ad euro 937.500. La data prevista per la messa in esercizio del sistema è stata fissata nel piano dell'Enav per il dicembre 2006.
Nel prossimo mese di aprile 2004 l'Enav darà quindi avvio alle procedure di affidamento con la successiva contrattualizzazione prevista per il mese di settembre.
Nello specifico dell'aeroporto di Palermo, l'Enav riferisce che, nelle more dell'attuazione degli interventi previsti per l'installazione delle suddette stazioni
wind shear, è attualmente in corso di completamento l'installazione di un Low Level Wind Shear Alert System, sistema complementare a quello della stazione wind shear, il quale, dopo il collaudo previsto per il mese di giugno 2004, potrà fornire un significativo contributo alla rilevazione del fenomeno meteorologico del wind shear.
L'Enav non ha pertanto in alcun modo abbandonato il progetto che prevedeva la realizzazione a Palermo Punta Raisi di una stazione per il rilevamento del fenomeno del
wind shear ma ha, più opportunamente, ritenuto di avvalersi dei più noti esperti della Federal aviation administration (FAA), l'ente che fornisce i servizi di assistenza al volo negli Stati Uniti, per avere conferme sui percorsi sistemistici più adeguati da adottare.
È stata inoltre costituita una commissione tra Enac e Enav, cui partecipa anche la società di gestione dell'aeroporto di Palermo, al fine di individuare in tempi rapidi le migliori soluzioni tecniche da implementare in loco.
Per quanto riguarda, infine, il riscontro con le esperienze internazionali in materia, l'Enav ha fatto conoscere che la normativa Icao
(International civil aviation organization) di riferimento fornisce indicazioni sulle procedure operative di avviso ai piloti in caso di wind shear mentre prevede solo indirizzi di carattere generale sui sistemi preposti al rilevamento del fenomeno stesso (Annesso 3, Cap. 7.6).
Le esperienze maturate nel mondo sul fenomeno del
wind shear non sono molte e non sono facilmente riconducibili da aeroporto ad aeroporto. Questo fenomeno, infatti, è fortemente correlato all'orografia del territorio circostante l'aeroporto e qualunque sistema preposto al suo rilevamento non può prescindere da una lunga ed approfondita fase di correlazione tra i dati rilevati e la fenomenologia atmosferica del sito.
In tale contesto, l'esperienza dell'aeroporto di Hong Kong, fa conoscere l'Enav, è stata tenuta in debita considerazione. La campagna sperimentale ivi condotta ha infatti insegnato che, pur essendoci condizioni meteorologiche completamente diverse da quelle europee, il miglior meccanismo per il rilevamento del fenomeno è verosimilmente l'insieme di più sistemi che, ciascuno con le proprie peculiarità, concorre ad elevare la probabilità di rilevamento del fenomeno stesso.
Analogamente non è stata sottovalutata l'esperienza degli Stati uniti dove oltre cinquanta aeroporti sono dotati di sistemi di rilevamento per il
wind shear del tipo Low level windshear alert system.
A riguardo, in data 12 dicembre 2003, l'Enav ha siglato con la Faa un memorandum di accordo per sviluppare approfondimenti prioritariamente su questo tema e, a partire dal corrente mese di marzo 2004, esperti della succitata organizzazione inizieranno la visita presso quegli aeroporti


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italiani potenzialmente interessati dal fenomeno del wind shear.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.

ROTUNDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i tempi, mediamente molto lunghi, con cui vengono erogati i rimborsi Iva ai sensi degli articoli 30-38 e 38-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 26 ottobre 1972, in provincia di Lecce, stanno mettendo in grave difficoltà tantissime aziende;
in effetti si è in presenza di un fenomeno molto corposo che incide pesantemente sulla vita delle imprese che interessa attualmente, solo in provincia di Lecce circa 500 domande che sono giacenti presso la Sobarit in attesa di essere evase per un importo complessivo di 8-10 milioni di euro di rimborsi;
spesso queste aziende per far fronte alle proprie esigenze finanziarie e di liquidità sono costrette a rivolgersi al sistema bancario, con aggravio di costi, per avere degli anticipi sui rimborsi, oppure nei casi peggiori a cadere vittime della rete dell'usura;
in sostanza avviene che nonostante l'avvenuta definizione delle pratiche da parte dell'agenzia dell'entrata si determinano inaccettabili ritardi a causa della mancanza di fondi da parte della Sobarit -:
quali iniziative urgenti intenda adottare il Ministro per ovviare ai ritardi sopra denunciati e per consentire che le aziende aventi diritto possano ottenere i rimborsi Iva in tempi tali da non esporle alla necessità di doversi procurare liquidità finanziaria ricorrendo ad esosi anticipi sui rimborsi.
(4-06979)

Risposta. - L'interrogante ha chiesto di conoscere le iniziative che si intendano adottare per ovviare ai ritardi nella erogazione dei rimborsi Iva alle imprese in provincia di Lecce.
Al riguardo, l'Agenzia delle entrate ha fatto presente quanto segue.
Su scala nazionale, al mese di novembre 2003, sono stati effettuati, tramite la procedura del conto fiscale di tutti i crediti certi ed esigibili alla data del 4 luglio 2003, rimborsi per un importo pari a 6.333 milioni di euro, contro 5.878 milioni di euro rimborsati nel 2002, con un incremento di 455 milioni di euro pari all'8 per cento.
All'importo sopra indicato vanno aggiunte le compensazioni Iva esercitate dai contribuenti in sede di versamento unificato di imposte, tasse e contributi che, nel periodo gennaio-novembre 2003, sono state pari a 11.467 milioni di euro contro i 10.236 milioni di euro del 2002, con un incremento di 1.231 milioni di euro pari al 12 per cento.
In particolare, l'ammontare dei rimborsi eseguiti, nell'anno 2003, per la provincia di Lecce ammontano a circa 20 milioni di euro; sostanzialmente in linea con l'analogo periodo del 2002, mentre le compensazioni esercitate dai contribuenti nella medesima provincia e nello stesso periodo (gennaio-novembre 2003) sono state pari a circa 68 milioni di euro, contro i 62 dell'analogo periodo del 2002.
Pertanto, complessivamente, le imprese nella provincia di Lecce hanno ricevuto, nel periodo in esame, rimborsi per un totale di 88 milioni di euro, contro gli 82 milioni di euro dell'analogo periodo del 2002, con un incremento di 6 milioni di euro pari al 7 per cento.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

RUSSO SPENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Ministro per la Protezione Civile con leggi 730/86 e 120/87, entrambe aventi ad oggetto: «Disposizioni in materia di calamità naturali», stanziava 50 miliardi


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delle vecchie lire per il completamento dell'opera di ricostruzione del centro urbano di Ariano Irpino (Avellino);
i fondi venivano assegnati al comune di Ariano Irpino, il quale, con deliberazione del Consiglio comunale, doveva stabilire le modalità di assegnazione del contributo di ricostruzione;
il comune di Ariano Irpino, con propri atti, destinava tali fondi per la realizzazione delle seguenti opere:
a) edilizia privata piani di recupero22.500.000.000;
b) Rione Valle 19.815.061.042;
c) Cinema comunale 3.312.682.870;
d) Palazzo Forte 570.000.000;
e) Infrastrutture Rione Valle 3.000.000.000;
con delibere del Consiglio comunale 169/88 e 110/90 veniva approvato il finanziamento della ricostruzione del Comparto Rione Valle per una superficie di metri quadri 22.626, per un costo complessivo di lire 19.814.719.500;
il 10 maggio 1988 veniva definito l'atto di convenzione, tra il comune di Ariano Irpino ed il Consorzio Rione, per la gestione dei fondi assegnati e la ricostruzione del Comparto Rione Valle;
la ricostruzione, suddivisa in 10 isole, interessava la proprietà di oltre 190 consorziati per 200 alloggi e 160 locali tra cantine, garage e negozi;
con le sopraccitate convenzioni venivano stabilite le modalità di assegnazione dei fondi al Consorzio. Assegnazione dei fondi sulla base dello stato di avanzamento dei lavori, presentato bimestralmente dai Direttori dei lavori delle singole isole del Rione Valle;
risulta all'interrogante che in entrambe le convenzioni non veniva menzionato il criterio per la determinazione del contributo spettante ad ogni consorziato. Né veniva fatto cenno che ai consorziati o proprietari sarebbero stati concessi contributi per la ricostruzione ai sensi della legge 219/81. Non veniva fatto cenno che i consorziati erano obbligati ad un accollo delle maggiori spese; così come non veniva stabilito che le maggiori spese fossero riferite al contributo massimo spettante secondo la legge 219/81. Non veniva detto che le maggiori spese sarebbero state anticipate dal comune di Ariano Irpino e poi restituite dai singoli consorziati. Né il comune di Ariano Irpino determinava, prima della ricostruzione di Rione Valle, il contributo (secondo la legge 219/81) spettante ad ogni singolo consorziato, affinché i proprietari degli immobili valutassero la convenienza o meno della ricostruzione;
il costo di costruzione a metri quadri definito dal Consiglio comunale con delibera 110/90 doveva essere di lire 875.750;
sono stati realizzati 19.362 metri quadri sui 22.626 previsti, con un costo complessivo di 21.125.470.628 di vecchie lire, pari a circa 1.100.000 a metri quadri una somma di gran lunga superiore a quella indicata nell'ultima convenzione (del 1 maggio 1990, n. 2389), che era di 19.815.061.042, utile a realizzare 22.626 metri quadri;
il comune di Ariano Irpino, secondo gli interroganti in contrasto con le finalità della legge 730/86 e quanto stabilito con le due convenzioni citate, ha stabilito che il contributo spettante, secondo la legge 219/81, a tutti i consorziati è di 10.123.126.994 di vecchie lire e che, quindi, l'accollo di maggiore spesa, sempre a carico dei consorziati, è pari a 8.867.351.990 di vecchie lire, affidando a due legali il recupero di detta somma -:
se il Ministro per la Protezione Civile intenda richiedere al Comune di Ariano Irpino un rendiconto dettagliato e documentato dell'utilizzo dei 50 miliardi delle vecchie lire, assegnati con le leggi 730/86 e 120/87;
se non ritenga di dover acquisire la documentazione riguardante i contratti d'appalto con le varie imprese di Rione Valle, nonché la contabilità finale;


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se sia conforme a legge che il Comune, che definisce la ricostruzione un'opera «indifferibile ed urgente oltre che di pubblica utilità», assegni il contributo ai proprietari secondo la legge 219/81 e richieda, a questi ultimi, l'accollo delle maggiori spese;
se non ritenga che la ricostruzione di un'opera «indifferibile ed urgente oltre che di pubblica utilità», come la definisce, appunto, il comune di Ariano Irpino, debba essere a totale carico dei fondi assegnati con le leggi 730/86 e 120/87.
(4-06563)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame si fa presente quanto segue.
Il completamento e la ricostruzione nella zona del centro urbano di Ariano Irpino ha richiesto, ai sensi dell'articolo 3, comma 15, della legge 28 ottobre 1986, n. 730, lo stanziamento della somma di 40 miliardi di lire, pari a 20.658.275,96 euro. Per effetto dell'articolo 13 della medesima legge, è stato richiesto il rendiconto delle somme trasferite dal dipartimento della protezione civile alla sezione di tesoreria provinciale dello Stato ed alla delegazione regionale della Corte dei conti. È stata, inoltre, concessa, ai sensi dell'articolo 13-
ter della legge 27 marzo 1987, n. 120, una ulteriore somma di 10 miliardi di lire, pari a 5.164.569,00 euro, da destinare agli interventi di ricostruzione e risanamento del «Rione Valle».
La somma complessiva, prevista dalle citate leggi n. 730 del 1986 e n. 120 del 1997, è stata di 50 miliardi di lire, pari a 25.822.844,95 euro e interamente trasferita presso la tesoreria comunale.
Con riferimento ai predetti stanziamenti, le provvidenze effettivamente erogate ammontano a 23.985.494,44 euro, mentre quelle ancora da utilizzare sono di 1.837.350,50 euro.
Il dipartimento della protezione civile, in data 22 dicembre 2003, ha effettuato in loco un sopralluogo, nel corso del quale è stata acquisita la relazione integrativa, più volte sollecitata dallo stesso dipartimento, concernente l'utilizzo dei fondi.
Infatti il comune di Ariano Irpino ha fornito un resoconto dettagliato sulle spese relative alla ricostruzione dei fabbricati del centro storico danneggiati dal sisma del 23 novembre 1980 ed ha specificato i nominativi dei beneficiari, l'importo erogato e le eventuali somme ancora da saldare.
In particolare sono state erogate somme per la ricostruzione dell'isola 6 del Comparto Valle, riguardante lo stesso Rione Valle, per un importo di lire 200.000.000 pari a 103.291,37 euro mentre, per l'elettrificazione ed altre spese di carattere generale, sono state spese lire 269.414.315 pari a 139.140,88 euro. Infine per le infrastrutture sono state corrisposte lire 3.063.312.287 pari a 1.582.068,76 euro.
Per quanto riguarda la ricostruzione del Palazzo del Museo e del palazzo dell'Auditorium comunale le somme impiegate sono state rispettivamente di lire 480.542.683 pari a 248.179,58 euro e di lire 3.212.682.870 pari a 1.659.212,23 euro.
Inoltre per gli interventi relativi all'edilizia privata è stata distribuita, agli aventi diritto, una somma complessiva pari a lire 22.372.408.645 (11.554.384,79 euro).
Infine il dipartimento della protezione civile, in data 24 gennaio 2004, ha comunicato al comune di Ariano Irpino che la scadenza ultima, perentoria, per provvedere all'utilizzo delle somme residue, è fissata al 30 novembre 2004, pena la restituzione delle provvidenze al dipartimento stesso.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

RUSSO SPENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 407 del 1998, recante norme in favore delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, individua specificamente, all'articolo 1, comma 2, le categorie di soggetti aventi diritto ai benefici previsti dalla legge stessa contemplando il coniuge e i figli superstiti, i fratelli conviventi e a carico qualora siano


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gli unici superstiti dei soggetti deceduti o resi permanentemente invalidi;
dall'applicazione della legge in questione è in evidente crescita il numero di persone che, pur colpite da delitti di mafia, non possono accedere ai benefici previsti dalla legge n. 407 del 1998, perché non rientranti nella casistica espressamente indicata -:
se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative normative dirette alla modifica del comma 2 dell'articolo 1 della legge n. 407 del 1998, affinché vengano estesi i benefici anche a fratelli e/o familiari conviventi (ma non a carico) della vittima se unici superstiti.
(4-08802)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame si fa presente quanto segue.
La richiesta di un allargamento, ai fratelli e ai familiari conviventi non a carico, dei destinatari degli interventi di sostegno previsti dalla legge 23 novembre 1998 n. 407 allo stato attuale non può essere recepita.
Bisogna, infatti, considerare che le misure previste dalla predetta legge sono finalizzate a recare sollievo a situazioni caratterizzate dal venir meno del soggetto che provvedeva, nel contesto familiare, al mantenimento dei beneficiari. Tale situazione non si riscontra in soggetti autosufficienti perché non a carico.
Mi risulta, tuttavia, che l'interrogante ha presentato al riguardo una proposta di legge; a tale problematica, quindi, che potrà essere approfondita in sede parlamentare, potranno essere eventualmente apportati correttivi migliorativi nel senso dell'interrogante auspicato.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

SANDI. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
secondo una ricerca condotta dalla «Fondazione Nord Est» su richiesta di Assindustra e di Cgil, Cisl, e Uil il calo dell'attività del settore dell'occhialeria nel periodo 1995-2002, ha raggiunto il 38,6 per cento;
molti laboratori che operano in questo settore, nel feltrino, rischiano oggi la chiusura dell'attività;
la grave crisi è causata, come noto, dalla tendenza delle grandi aziende a delocalizzare la produzione all'estero e dalla concorrenza del Sud-est asiatico, non solo perché là si produce a costi molto più bassi ma anche a causa dell'uso improprio dei marchi CE e Made in Italy da parte della Cina;
le cause della crisi che si sono riflesse nel calo allarmante degli ordinativi sono spiegate nella lettera d'appello lanciato dagli imprenditori ed indirizzata ai maggiori esponenti della politica locale ma anche ai ministri e sottosegretari;
con questo intervento si chiede l'intervento dello Stato per impedire il fallimento del settore, ricordando al Governo che finora ha sempre utilizzato i proventi delle imposte derivanti dal settore ed è pertanto auspicabile che anche «adesso, nel momento in cui si rende urgente un intervento, lo Stato sia presente»;
l'appello è rivolto anche alle banche «che non aiutano le imprese a risollevarsi dalla crisi e contribuiscono a stringere ipiccoli imprenditori in una morsa dalla quale non riescono a liberarsi» -:
come il Ministro giudica la situazione, che cosa si intende fare, visto i nuovi rapporti economici che si stanno sviluppando con la Cina, per l'uso improprio dei marchi CE e Made in Italy, che cosa si intende fare per sostenere le medie e piccole imprese, e specialmente il comparto artigianale del bellunese, un territorio già nel passato soggetto alla emigrazione, per aiutarli a superare l'attuale crisi del settore che negli ultimi anni ha trainato lo sviluppo della intera provincia, in gran parte territorio montano.
(4-08275)


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SANDI. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
in Parlamento sono depositate da tempo 15 proposte di legge che riguardano «il marchio Made in Italy», per la tutela della qualità dei prodotti italiani, tra cui anche quelli del settore dell'occhialeria;
numerosissime piccole imprese impegnate nel settore dell'occhialeria, che si trovano sopratutto nella Provincia di Belluno, specialmente nell'area del Cadore, segnano un significativo calo dell'attività e rischiano la chiusura;
la grave crisi è causata non solo dalla tendenza delle grandi aziende a delocalizzare la produzione all'estero e dalla concorrenza del sud-est asiatico dove i costi sono più bassi, ma anche a causa dell'improprio uso del marchio «Made in Italy»;
in queste settimane tutti i Comuni interessati hanno approvato un ordine del giorno che, spedito alle autorità locali e nazionali, mette in luce una grande preoccupazione condivisa dalle popolazioni della provincia di Belluno e Treviso e chiede «che alla stregua di altri prodotti tipici italiani, è necessario che anche l'occhiale venga considerato prodotto tipico italiano, tutelato con la legge "Made in Italy«";
una legge che definisse l'uso appropriato del marchio «Made in Italy» potrebbe mettere ordine nel settore ed impedire la ricerca di guadagni rapidi ma destinati a colpire la nostra produzione e l'occupazione nazionale perché a discapito della qualità e della tipicità del prodotto e a discapito della piccola industria e dell'artigianato che con la sua professionalità, l'intelligenza e fantasia ha portato questo settore ad essere apprezzato in tutto il mondo -:
come il Ministro giudica la situazione, se intenda adottare iniziative normative dirette a garantire un'efficace tutela del marchio «Made in Italy» garantendo una soluzione soddisfacente anche per il settore dell'occhialeria.
(4-08774)

Risposta. - In via preliminare occorre sottolineare come, durante il semestre di Presidenza italiana presso la Unione europea, il problema della contraffazione e della pirateria commerciale sono state tematiche «focali - basti citare il brevetto comunitario e la direttiva sulla brevettabilità - ed è opportuno evidenziare il rilevante impegno del Governo italiano nella lotta alla contraffazione.
A questo proposito si ricorda che nella legge finanziaria 2004 sono state inserite apposite norme, finalizzate a promuovere il
made in Italy e a tutelare i diritti di proprietà industriale e intellettuale delle imprese italiane sui mercati esteri e nazionali.
In particolare la legge finanziaria prevede, a tutela delle merci prodotte integralmente in Italia o considerate prodotto italiano ai sensi del Regolamento CE n. 2913/1992, la regolamentazione dell'etichettatura
made in Italy oltre che la possibilità di adottare un apposito marchio; tali misure sono dirette a rafforzare la riconoscibilità dei prodotti italiani all'estero, anche per la tutela dei consumatori.
È bene altresì far presente che, sempre ai sensi della legge finanziaria 2004 (articolo 4, commi 72-76) è in corso di costituzione, presso questo ministero, un Comitato nazionale anti-contraffazione, con funzioni di monitoraggio dei fenomeni in materia di violazione dei diritti di proprietà industriale ed intellettuale, di coordinamento e di studio delle misure volte a contrastarli, e di assistenza alle imprese per la tutela contro le pratiche commerciali sleali; è inoltre previsto un fondo destinato all'assistenza legale per le controversie di questo genere. Presso l'Istituto commercio estero saranno invece istituiti uffici di consulenza, di monitoraggio per la tutela del marchio e delle indicazioni di origine, nonché di assistenza legale per le suddette problematiche. Il relativo regolamento di attuazione stabilirà se nel concetto di concorrenza sleale potranno essere inseriti anche gli strumenti di difesa commerciale.
Inoltre il prossimo 1o luglio 2004 entrerà in vigore il Regolamento CE n. 1383/2003, che prevede la possibilità, su richiesta


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del titolare del diritto di proprietà intellettuale, di distruggere senza risarcimento o di mettere fuori dei circuiti internazionali le merci di importazione che violano i diritti di proprietà intellettuale, mentre attualmente ne è previsto il solo sequestro.
Si ricorda inoltre che, solo per la Cina, esistono gli specifici strumenti di difesa commerciale, ovvero lo strumento di salvaguardia speciale (attivo per 12 anni, a partire dal 2001) e l'
antidumping. Il primo strumento si può adottare quanto l'industria europea di un determinato prodotto è in crisi proprio a causa di importazioni massicce di tale prodotto provenienti dalla Cina; in questo caso il Consiglio, su proposta della Commissione europea, potrà applicare quote o dazi per un periodo di 4 anni. Il secondo strumento, l'antidumping, si applica quanto le aziende di un Paese terzo vendono in Europa un certo prodotto a prezzo inferiore a quello praticato nel mercato interno di quel Paese. In questo caso l'Unione europea può applicare dazi (che durano in media 5 anni) sulle importazioni del prodotto in questione; tali dazi possono essere rinnovati anche dopo la scadenza quinquennale. Proprio nel febbraio scorso è stata portata a termine la semplificazione dei meccanismi decisionali sull'antidumping (finora occorrevano otto Stati favorevoli al superdazio, con l'attuale riforma ne occorrono otto esplicitamente contro, e successivamente tredici voti contro a partire dal 1o maggio 2004). Molto importanti sono anche le agevolazioni introdotte per le PMI che intendono avvalersi di questi strumenti di difesa commerciale, finora appannaggio delle sole grande imprese.
La nostra ambasciata e gli uffici ICE di Pechino svolgono, inoltre, opera di consulenza e assistenza alle nostre ditte, in continuo contatto con il ministero del commercio cinese, per la soluzione dei casi di concorrenza sleale segnalati.
Si segnala, infine, l'avvio di una campagna informativa per le ditte, al fine di diffondere i citati strumenti di difesa commerciale proprio sul sito internet del ministero, la pubblicizzazione capillare dello strumento di salvaguardia speciale per la Cina, i numerosi convegni con le Associazioni di categoria e le Camere di commercio, oltre al tradizionale Forum della pubblica amministrazione, solitamente organizzato nel mese di maggio presso la fiera di Roma.
Per quanto riguarda lo specifico comparto dell'occhialeria, presso la direzione generale per lo sviluppo produttivo è stato istituito un gruppo di lavoro per la creazione di una banda dati informatizzata, al fine di elaborare proposte e misure di intervento, sia fattoriale che settoriale, volte allo sviluppo precipuo del settore in argomento. Da tale gruppo di lavoro sono stati avviati contatti con le associazioni di categoria per concertare un
panel di proposte concrete per questo settore produttivo, molto significativo per l'economia del nostro Paese. Come già detto, la tutela dei prodotti italiani sui mercati nazionali ed esteri sarà incentrata, da parte del Governo, da più incisivi controlli dei prodotti importati nei mercati dell'Unione europea, affinché siano nel pieno rispetto dei requisiti essenziali di sicurezza, resi obbligatori dalla direttiva CEE 89/686.
Per tutte le problematiche prese in esame dalle presenti interrogazioni, il ministero attività produttive ha promosso un tavolo di lavoro, in collaborazione con le altre amministrazioni competenti al fine di individuare tutte le azioni atte a contrastare e ridurre i fenomeni di concorrenza sleale, che sono capaci di incidere in modo rilevante sul mancato fatturato nazionale del settore.
Il Viceministro delle attività produttive: Adolfo Urso.

SERENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'esecutivo di Tony Blair sta per attuare un piano per espellere dal paese gli immigrati che vengano trovati a chiedere l'elemosina per strada;
il progetto prevede un acceleramento delle procedure giudiziarie, in modo che i mendicanti siano giudicati e allontanati


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dalla Gran Bretagna al massimo entro quattro settimane dalla denuncia;
in particolare, Blair intende colpire quanti sfruttano i figli minori per chiedere la carità;
secondo il governo britannico non è ammissibile che gli immigrati stiano sulla strada a domandare denaro ai passanti, visto che lo Stato concede aiuti sociali e un alloggio a chi sia sprovvisto di fonti di reddito;
negli ultimi sei mesi, secondo la polizia, è aumentato notevolmente il numero di mendicanti nella metropolitana, così come degli episodi di violenza;
negli ultimi 12 mesi nel Regno Unito i reati di accattonaggio sono stati 900 il doppio dell'anno precedente -:
se il Governo non intenda adottare provvedimenti e atti concreti, volti in primo luogo al rispetto delle leggi vigenti, per affrontare il fenomeno dell'accattonaggio e dello sfruttamento di donne e di minori, in continua e triste ascesa anche in Italia.
(4-01234)

Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare in esame, nel premettere che sulle problematiche sollevate dall'interrogante la Camera dei deputati è già stata chiamata a dibattere il 5 febbraio 2003, presso la Commissione Infanzia e più volte, presso l'Assemblea - da ultimo lo scorso 26 febbraio 2004, in risposta ad un'interpellanza dell'onorevole Burani Procaccini - si deve ribadire che il fenomeno dello sfruttamento e, più in generale, dell'abuso sui minori, riguarda in prevalenza minori rom; tale fenomeno genera preoccupazione diffusa sia per la fragilità intrinseca del minore quale soggetto in età evolutiva sia per la labilità della difesa che la vittima può opporre.
A rendere più difficoltosa l'azione di prevenzione e di contrasto è la resistenza culturale delle famiglie nomadi che non percepiscono come illecita la pratica dell'accattonaggio o addirittura quella dei furti; anzi, essi la ritengono una doverosa forma di contributo alle esigenze della famiglia e della comunità.
Diverso è il caso di altri minori di origine marocchina ed albanese recentemente coinvolti nell'accattonaggio. Questi ultimi infatti risultano spesso gestiti da vere e proprie organizzazioni criminali che determinano uno stato di dipendenza e di sudditanza fisica e psicologia accentuata con minacce e maltrattamenti.
L'amministrazione dell'interno ha sempre seguito con attenzione queste forme di sfruttamento, predisponendo iniziative adeguate. Si ricordano in primo luogo gli uffici per i minori istituiti presso ciascuna questura a pochi mesi dall'entrata in vigore della legge n. 66 del 1996 sulla violenza sessuale. A questi uffici sono attribuite, oltre a funzioni conoscitive e di raccolta di documentazione, finalità di pronto soccorso in relazione alle esigenze dei minori e delle famiglie, nonché di raccordo con altri enti ed organismi che si occupano dell'infanzia per una gestione coordinata ed armonica del problema.
Si tratta di uffici della polizia di Stato che operano sul territorio in un'ottica globale, comprensiva sia della lotta alla delinquenza minorile sia di quella nei confronti dei reati commessi in pregiudizio dei minori, fra i quali quelli relativi all'accattonaggio. Ad essi è addetto personale formato specificamente per le particolari problematiche del settore.
Nel corso del 2003 sono state diramate direttive ai questori, con l'obiettivo di intensificare i servizi di prevenzione e di repressione dell'impiego di bambini ed adolescenti nell'accattonaggio. Ricordo, in particolare, la circolare del 14 febbraio 2003, con la quale è stata segnalata l'opportunità di curare, in sede locale, ulteriori intese tra le forze di polizia, le polizie municipali e i servizi sociali dei comuni, al fine di definire in sede tecnica gli interventi più adeguati per arginare il fenomeno.
Il coinvolgimento delle polizie municipali è essenziale, per la vicinanza di tali corpi alle realtà territoriali e per i collegamenti più diretti che essi hanno con i servizi sociali presenti nella zona.


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Con l'entrata in vigore della legge n. 228, del 2003, recante «Misure contro la tratta di persone», è stata diramata, il 29 dicembre, una nuova direttiva ai questori, che aggiorna quella del 14 febbraio 2003.
La nuova direttiva, nel richiamare l'attenzione sulla fattispecie prevista dall'articolo 600 del codice penale, modificato da tale legge, ha sottolineato la necessità di interventi di prevenzione e di repressione del fenomeno, attraverso attività informative e investigative ed appositi servizi di controllo del territorio.
La circolare ha, inoltre, segnalato l'opportunità di definire intese con le istituzioni interessate (tribunale dei minori, enti locali, eccetera) all'interno dei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, per affrontare in modo organico i profili strettamente operativi, di competenza delle forze dell'ordine, ed i profili legati al recupero sociale dei minori e alle procedure di rimpatrio assistito, nei casi praticabili.
In tale ottica, vanno ricordate, brevemente, le intese promosse sul territorio che miglioreranno l'efficacia dell'azione delle forze dell'ordine.
La prefettura di Torino ha siglato, il 19 giugno 2003, un protocollo di collaborazione con il comune le autorità consolari della Romania, per il rimpatrio dei minori rumeni vittime di sfruttamento, per il reinserimento nelle famiglie di origine, ovvero per la protezione del bambino ove ciò non sia possibile in tempi brevi.
A Napoli, il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica si è occupato della problematica in due riunioni, tenute lo scorso settembre, durante le quali sono state individuate alcune strutture di accoglienza e di assistenza dei minori costretti all'accattonaggio, specie di coloro che hanno un'età compresa tra i 4 e i 12 anni.
Per sottolineare il carattere assistenziale e non meramente repressivo delle operazioni programmate, si è convenuto che le forze di polizia intervengano, in collaborazione con la polizia municipale, in abiti civili e con mezzi che non abbiano i colori di istituto.
Da ultimo, non può essere sottaciuta l'inaugurazione a Roma, il 2 febbraio 2004 del «Centro di accoglienza alla mendicità minorile», istituito dal comune per accogliere ed assistere, con personale specializzato, i minori trovati in strada a mendicare dagli operatori di polizia.
Quanto al reato, di natura contravvenzionale, di impiego di minori di anni 14 nell'accattonaggio, previsto dall'articolo 671 del codice penale, nel corso del 2003 sono state denunciate, in tutto il territorio nazionale, 477 persone. È ovvio che un aumento di tali denunce porterà ad incremento delle persone coinvolte.
Le regioni in cui il fenomeno è risultato più frequente sono state la Lombardia (102 persone denunciate dalle forze dell'ordine all'Autorità giudiziaria), la Campania (70 persone denunciate), il Lazio (57 persone), il Veneto (35 persone), l'Emilia Romagna (32 persone) e la Liguria (30 persone).
Il Comando generale dell'Arma dei carabinieri, anche alla luce delle disposizioni contenute nella legge n. 228 del 2003, ha emanato direttive ai comandi provinciali per organizzare servizi di contrasto dei fenomeni di abbandono, sfruttamento ed abuso di minori, incaricando gli stessi comandi di riferire gli esiti periodicamente.
Tra il 30 ottobre ed il 15 dicembre 2003, è stata effettuata l'operazione «infanzia violata», che ha interessato l'intero territorio nazionale e nel corso della quale sono state arrestate 22 persone.
Dal punto di vista strettamente normativo, si ricorda che l'articolo 670 del codice penale prevedeva l'arresto fino a tre mesi per chi compisse attività di accattonaggio, con un'aggravante se essa veniva svolta in modo ripugnante o vessatorio, simulando deformità o altro. L'ultima legge relativa alla depenalizzazione - la n. 205 del 1999 - ha abrogato tale norma. Attualmente ha rilievo penale la sola ipotesi di impiego di minori nell'accattonaggio, di cui all'articolo 671 del codice penale. La norma punisce chiunque si avvale per mendicare di una persona minore di 14 anni e la sanzione è l'arresto da tre mesi a un anno ed è prevista, come pena accessoria, la sospensione dell'esercizio della potestà dei genitori o l'ufficio di tutore, se il fatto è imputabile al genitore o al tutore.


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In pratica, l'efficacia deterrente di questa sanzione è molto ridotta ove si consideri la difficoltà di individuare gli sfruttatori, specie nei casi, assai frequenti, nei quali i minori vengono mandati a mendicare da soli, sotto la minaccia di severe punizioni.
La predetta disposizione normativa è ripresa nella già ricordata legge 11 agosto 2003, n. 228 - Misure contro la tratta delle persone - e la riduzione in schiavitù - che apporta significative modifiche al quadro normativo in vigore e offre alla magistratura e alle forze dell'ordine strumenti più efficaci per la lotta e la repressione dei fenomeni criminosi connessi all'immigrazione forzata di esseri umani. Il testo normativo recepisce le indicazioni contenute nel protocollo delle Nazioni unite sulla prevenzione, la lotta e la repressione della tratta di persone, sottoscritto nella conferenza di Palermo del dicembre 2000 e attua una più vigorosa strategia di contrasto, modificando l'attuale normativa contenuta nel codice penale (articoli 600, 601 e 602).
Con specifico riferimento allo sfruttamento di soggetti costretti all'accattonaggio, la relativa previsione sanzionatoria contempla una specifica aggravante in caso di reato commesso in danno di minore di anni 18.
Sul piano internazionale ed europeo, il nostro Paese è sempre stato in prima linea nella lotta ad ogni forma di sfruttamento minorile, adottando provvedimenti legislativi che mirano a colpire le organizzazioni criminali che ne traggono profitto ed impegnandosi affinché tale questione fosse all'ordine del giorno in tutti i fori internazionali.
L'Italia ha, infatti, ratificato il protocollo alla convenzione di York del 1989 sui diritti del fanciullo, che impegna gli Stati a mettere in atto misure incisive per la lotta alla prostituzione infantile e alla pedofilia, e la convenzione dell'organizzazione internazionale del lavoro, del giugno 1999, sul divieto e l'eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile. Ha, inoltre, sottoscritto la convenzione delle Nazioni unite di Palermo del 2000 sul crimine transnazionale e i due annessi protocolli sul traffico dei clandestini via mare e sul traffico di donne e minori a fini della prostituzione.
All'interno dell'Unione europea, l'Italia è impegnata perché la lotta all'immigrazione clandestina rientri tra le priorità dell'Unione, anche attraverso specifici programmi di collaborazione fra gli Stati membri contro il traffico degli esseri umani (il cosiddetto programma STOP), contro il crimine organizzato (programma Falcone) e in tema di frontiere, visti, asilo e immigrazione (programma ARGO).
Il Consiglio giustizia e affari interni (GAI) si è occupato, più volte, in sede europea, del problema e il 28 febbraio del 2002 ha approvato il piano globale per la lotta all'immigrazione clandestina e alla tratta di esseri umani nell'Unione europea. Il piano prevede, in particolare, interventi di prevenzione, quali il potenziamento di Europol, il consolidamento di una rete di punti di contatto nelle aree sensibili, la creazione di banche dati per centralizzare le informazioni; contiene, inoltre, misure di sostegno diplomatiche, tecniche e finanziarie per intavolare con i paesi terzi di provenienza e di transito dei flussi negoziati di riammissione e forme di collaborazione per lo sviluppo di un'azione di contrasto sempre più integrale.
Sono, inoltre, previste misure organizzative e procedurali, quali l'attivazione di uffici consolari comuni e la previsione di caratteristiche antifalsificazione per i visti.
Si tratta di una strategia integrata alla cui progettazione l'Italia ha sensibilmente contribuito con una serie di proposte che sono state recepite dal piano europeo.
Sui progetti per le vittime della tratta curati dal ministero dell'interno, il «Progetto per assicurare il ritorno volontario assistito e la reintegrazione del paese di origine delle vittime della tratta» si è concluso nel settembre 2002, rendendo possibile il rimpatrio assistito di 80 vittime di tratta.
La commissione interministeriale per l'attuazione dell'articolo 18 del testo unico sull'immigrazione, istituita al dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio, ha disposto, per l'anno 2003, il rifinanziamento dell'iniziativa, al fine di


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accogliere le richieste delle vittime di tratta che denunciano il loro trafficante o sfruttatore, e per consentire il ritorno nei paesi di origine.
La seconda annualità del progetto ha avuto avvio dalla stipula, il 4 aprile 2003, della convenzione sottoscritta tra il dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'interno e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, che collabora alla realizzazione dell'iniziativa.
Da quella data sino ad oggi sono stati autorizzati ed effettuati in totale 58 nuovi rimpatri, sugli 80 programmati e finanziati con la nuova annualità. Di essi, 39 hanno interessato la Romania, 6 la Bulgaria, 2 la Moldavia, la Russia e l'Ucraina, 1 la Polonia e la Lettonia e, per la prima volta, 5 la Nigeria. Delle 58 vittime rimpatriate, 6 erano minorenni (tutti rumeni) e 5 erano già in possesso di permesso di soggiorno ex articolo 18 della legge sull'immigrazione.
Il secondo progetto, denominato «Prevenzione tratta», ha trovato attuazione a partire dal dicembre 2002 in 4 paesi dell'Europa centrorientale - Albania, Romania, Ucraina e Moldavia - particolarmente interessati dal fenomeno. Vengono programmate attività di prevenzione e di informazione e tavoli di lavoro comuni con gli operatori e i funzionari delle amministrazioni locali, tesi a stimolare forme di cooperazione continuative.
Tale ultimo progetto è stato finanziato fino a dicembre dello scorso anno, ai sensi della legge n. 212 del 1992, mediante fondi del ministero degli affari esteri e, posto che ha avuto risultati positivi, è stata già inviata al predetto dicastero, per il tramite del Gabinetto del Ministro dell'interno, una nuova richiesta di finanziamento per consentire la prosecuzione e l'ampliamento dell'iniziativa.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

SERENA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
su un sito sloveno di Internet è presente un gioco che consiste nel far cadere nelle foibe il maggior numero di persone -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro al fine di sollecitare l'intervento delle autorità slovene ed ottenere l'oscuramento di un gioco offensivo e diseducativo che riduce una vicenda drammatica come quella delle foibe ed un passatempo di dubbio gusto.
(4-08999)

Risposta. - L'11 febbraio 2004 il ministero degli affari esteri ha convocato l'ambasciatore di Slovenia a Roma, in relazione alla pubblicazione di un gioco on-line sulle foibe da parte del sito sloveno Mladina. La sera precedente, su istruzione della Farnesina, l'ambasciatore d'Italia a Lubiana ha compiuto un analogo passo presso il ministro degli affari esteri della Slovenia.
Il Ministro degli affari esteri sloveno e l'ambasciatore di Slovenia a Roma hanno espresso valutazioni concordanti di netta contrarietà verso la volgarità ed il pessimo gusto dell'iniziativa di inserire un gioco sulle foibe da parte del sito del periodico sloveno
Mladina, pur nel pieno rispetto della libertà di stampa e di informazione.
Attraverso i summenzionati colloqui è stato possibile acquisire alcuni elementi rilevanti:
a) il gioco sulle foibe è presente da più di un anno sul sito sloveno Mladina e, nonostante le numerose proteste, sia in Slovenia sia in Italia, il gioco non è stato finora cancellato;
b) nella valutazione slovena l'orribile gioco, nel suo cattivo gusto, sarebbe da ricondurre ad un contesto interno sloveno, colpendo «domobranci (collaborazionisti/nazionalisti)» e «partizanci (partigiani)» e non sarebbe rivolto, nemmeno provocatoriamente, contro gli Italiani. È un elemento di distinzione che naturalmente non diminuisce in alcuna maniera il forte disagio che un gioco del genere può provocare.

Il ministero degli affari esteri continuerà a verificare con attenzione gli eventuali


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seguiti, utilizzando ogni utile occasione di contatto con le Autorità slovene.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

VENDOLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nella città di Foggia, in pieno centro e, precisamente, in via Catalano, è situato l'ex cinema Italia chiuso dal 1998;
la copertura dell'ex cinema Italia è costituita da eternit, composto cementizio contenente amianto e considerato dalla letteratura scientifica altamente cancerogeno per l'uomo;
il 21 luglio 1998 due agenti dell'ANPANA (Corpo nazionale delle guardie zoofile ambientali), presentarono all'allora sindaco di Foggia, alla procura della Repubblica, al prefetto, all'Asl FG/3 e al Comando dei vigili urbani, un esposto in cui si sottolineava la pericolosità della situazione e l'impossibilità di approfondire gli accertamenti del caso per l'inaccessibilità dei locali;
i cittadini del quartiere nel marzo 2000 effettuarono una raccolta di firme su una petizione indirizzata al sindaco e al servizio igiene pubblica del dipartimento prevenzione della Asl FG/3;
la petizione sortì effetti assai modesti, un rapido sopralluogo e nessuna seria ricognizione, nessun serio provvedimento di bonifica;
la ragione che determinò la chiusura del cinema era legato proprio a quella copertura in eternit del soffitto;
attualmente la struttura è in stato di abbandono e la copertura del cinema è oggetto di degrado;
i residenti, i bimbi e il corpo docente delle due scuole elementari poste nei pressi del cinema, i giovani che frequentano la piazzetta antistante all'immobile: tutti costoro vivono a contatto quotidiano con un rischio gravissimo, quello di poter respirare micro-fibre di amianto;
dinanzi a questo pericolo non vi è stata alcuna iniziativa delle competenti autorità -:
quali iniziative urgenti si intenda porre in essere per richiamare le competenti autorità al dovere di rimuovere le cause di rischio per la salute dei cittadini di Foggia;
quali provvedimenti si intenda adottare per l'immediata bonifica dell'ex cinema Italia che, con la sua copertura in eternit e nelle attuali condizioni di degrado, rappresenta un pericolo di grave inquinamento ambientale della città di Foggia.
(4-06262)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei ministri, sulla base dei dati acquisiti dall'ufficio territoriale del Governo di Foggia, presso le competenti Autorità regionali e locali.
Infatti, in virtù della disciplina normativa contenuta nella Legge Costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, recante «Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione», il ministero della salute non ha oggi alcun potere di tipo organizzativo e gestionale nei riguardi dei servizi sanitari regionali.
Dai dati pervenuti, risulta che l'Ufficio tecnico A.S.A. 9 - Ufficio ordinanze del comune di Foggia, ha provveduto a predisporre gli atti necessari alla eliminazione di alcuni problemi di carattere igienico-sanitario e di pericolo per la pubblica e privata incolumità; con le ordinanze sindacali n. 69/2000 e n. 6/2001, è stato ordinato al proprietario di eliminare il rischio di crollo delle parti pericolanti del fabbricato limitrofo dell'ex cinema Italia.
A questa ordinanza venne, tuttavia, data ottemperanza parziale.
Successivamente, con nota del 10 febbraio 2003 rivolta alle autorità amministrative ed ai Servizi sanitari interessati,


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l'Azienda sanitaria denunciava la presenza di materiale in amianto nella copertura dell'immobile, chiedendo «l'adozione di un provvedimento nei confronti del proprietario dell'immobile in cui venga pretesa la rimozione della copertura del medesimo».
Con nota del 17 marzo 2003, l'Ufficio tecnico A.S.A. 9 invitava la ditta proprietaria dell'ex Cinema Italia a voler adottare i necessari provvedimenti al fine di eliminare ogni possibilità di rischio per l'igiene pubblica, mediante la rimozione dei pannelli in eternit.
Il successivo 29 maggio 2003, il prefetto di Foggia richiedeva il prelievo di campioni di copertura in lastre ondulate presso l'ex Cinema Italia, per le necessarie analisi chimiche: il prelievo veniva effettuato dal personale del Presidio multizonale di prevenzione - settore chimico ambientale della Asl FG/3, il 18 giugno 2003, alla presenza del proprietario.
Il risultato delle analisi, reso noto il 14 luglio 2003, indica la «presenza di fibre di amianto, miscela di diverse tipologie»: pertanto, il sindaco di Foggia, anche in considerazione del fatto che le precedenti ordinanze erano state solo parzialmente ottemperate, senza che il pericolo per la pubblica utilità venisse totalmente eliminato, ha emesso l'ordinanza n. 6218 del 12 agosto 2003, ordinando ai proprietari degli immobili in questione di rimuovere il materiale di copertura, contenente fibre di amianto, e di trasportarlo in una discarica autorizzata, entro e non oltre il 14 settembre 2003.
In caso contrario, i necessari lavori di bonifica e di risanamento ambientale sarebbero stati effettuati dal comune di Foggia, «con addebito della somma, preventivamente quantificata, pari ad euro 80.000,00 circa».
I lavori sono stati affidati dai proprietari degli immobili alla «Cooperativa Nuova San Michele» e consistevano nella rimozione del materiale di risulta e/o abusivamente abbandonato all'interno del muro di cinta in via Catalano/solitatio e nel completo sgombero delle poltrone e di quanto contenuto all'interno dell'ex Cinema Italia.
Le ulteriori opere di bonifica, da eseguirsi da ditta specializzata, dovranno essere effettuate nel rispetto delle norme igienico-sanitarie indicate dalla Asl FG/3.
Infine, si segnala che la procura della Repubblica di Foggia ha provveduto ad iscrivere, nel Registro generale notizie di reato, il procedimento penale n. 7513/03/21, a carico di persona da identificare, indagata per il reato previsto dall'articolo 328 C.P., in relazione alla Legge 27 marzo 1992, n. 257.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Guidi.