ricostruzione dell'ordine civile, politico e materiale di un paese popolato di rovine e di fosse comuni, - prosegue l'appello - i cittadini ceceni sopravvissuti sarebbero chiamati ad eleggere il proprio parlamento e il proprio governo. Auspichiamo che, secondo questa logica, venga nominato al più presto un rappresentante speciale del Segretario generale dell'Onu per la Cecenia»;
deciso richiamo all'Uganda a un impegno a tutela dei civili che sia decisamente maggiore di quello, quasi inesistente a dispetto dei proclami di Musuveni, oggi profuso;
il Ministro dell'economia della Repubblica argentina, Roberto Lavagna, pur avendo legittimato qualche modesta speranza di significative concessioni ai creditori privati parlando genericamente di «ingegneria finanziaria», ha peraltro ribadito che difficilmente il rimborso potrà salire oltre la soglia del 25 per cento;
la novità riguarda una «speranza» di ulteriore recupero legata alla cedola delle obbligazioni legata alla crescita, in ragione, cioè, dell'andamento dell'economia argentina dei prossimi anni;
le prospettive, dunque, continuano a non essere rosee per i detentori di «bond»;
appare peraltro necessario chiarire l'effettivo rispetto, da parte del governo argentino, del principio della par condicio creditorum, essendo ovviamente inammissibile che risultino privilegiati creditori particolarmente immeritevoli;
in sostanza, si tratta di verificare se anche il debito nei confronti del Fondo Monetario Internazionale sia destinato a subire la stessa decurtazione percentuale già annunciata agli altri creditori privati -:
se, nell'ambito dell'azione del Governo a tutela dei risparmiatori italiani coinvolti nel crac argentino, sia già stato acclarato quale sia l'atteggiamento del governo argentino nei confronti del creditore Fondo Monetario Internazionale e se quest'ultimo sia disponibile ad accettare la riduzione del proprio credito alla misura del 25 per cento, dovendosi in caso contrario intervenire sia presso il governo di Buenos Aires che presso il Fondo Monetario Internazionale per ottenere la più rigorosa par condicio creditorum.
(3-03249)
è prevista fra qualche settimana la riunione della Commissione Sviluppo Sostenibile dell'ONU -:
quali sono i temi prioritari in discussione, quale è la posizione dell'Unione europea e dell'Italia;
come è composta la delegazione italiana, se sono previste presenze di esponenti non governativi nella delegazione italiana o in altre delegazioni nazionali;
se è previsto un pronunciamento ufficiale della Russia in merito alla ratifica del protocollo di Kyoto.
(5-03058)
dal 1994 si trascina nell'ambito della Federazione Russa il tragico scontro tra il governo di Mosca e gli indipendentisti ceceni che ha provocato centinaia di migliaia di morti;
il Partito radicale transnazionale ha presentato un appello al Segretario generale delle Nazioni Unite perché la massima organizzazione internazionale intervenga attivamente, nonostante i delicati equilibri politici che sottostanno al conflitto ceceno, nella ricerca di una soluzione negoziale. Il piano appoggiato presentato dal Ministro degli affari esteri della Repubblica cecena d'Ichkeria, Ilyas Akhmadov, propone «l'istituzione di un'amministrazione provvisoria delle Nazioni Unite, sulla base del disarmo dell'insieme delle forze cecene e del ritiro di tutte le forze militari e dell'amministrazione civile russe». «Al termine di tale periodo di transizione, durante il quale l'Onu avrebbe l'incarico di amministrare il paese e di coordinare la
a parere dell'interrogante si tratta di una soluzione ragionevole e, se supportata dalla buona volontà delle parti in causa, praticabile. «La sicurezza dei russi e la vita dei ceceni - conclude infatti l'appello - non possono essere sacrificate alla logica di un conflitto che nessuno può più sperare di vincere sul campo di battaglia» -:
se - accanto all'impegno, riconfermato dal Ministero degli affari esteri in una lettera trasmessa il 18 febbraio 2004 alla Camera in attuazione della risoluzione 7-00323 presentata dall'interrogante, nella ricerca di una soluzione negoziata della crisi cecena e nella doverosa condanna di ogni forma di terrorismo - intenda appoggiare il piano di pace Akhmadov che allo stato attuale appare l'unico in grado di offrire una concreta speranza di pace;
se, pur nel rispetto della sovranità della Federazione russa, ritenga finalmente giunto il momento in cui le Nazioni Unite, in virtù degli scopi per le quali sono state istituite e dei principi contenuti nel loro statuto, abbiano il dovere di far sentire la loro voce per porre fine alle sofferenze dei civili ceceni.
(5-03065)
all'alba del 21 febbraio 2004 si è consumato l'ennesimo massacro di civili inermi da parte dei guerriglieri del Lord's Resistance Army, fantomatico «Esercito del Signore» che da diciotto anni insanguinano il nord dell'Uganda in una devastante guerra civile contro il governo di Kampala: 192 persone, tra cui numerosi bambini, sono state torturate, mutilate e uccise all'interno del campo profughi di Barlonya Camp;
il Corriere della Sera del 24 febbraio 2004 ha riportato la testimonianza del padre comboniano Sebhat Ayele che è accorso tra i primi sul luogo dell'eccidio: «C'era sangue dappertutto. Ho potuto personalmente contare 121 morti. I soldati, giunti poco prima di me, avevano appena finito di seppellirne cinquantadue. Come al solito, i ribelli hanno rapito parecchie persone: adulti per poter trasportare il bottino del saccheggio, bambini da utilizzare come soldati e schiavi»;
il 25 febbraio a Lira, capitale della provincia settentrionale dell'Uganda, ha avuto luogo una manifestazione nella quale 10 mila persone hanno protestato contro le violenze dello LRA e l'incapacità delle forze di polizia di proteggere gli abitanti dei campi profughi e dei villaggi oggetto di attacchi e razzie. Il panico provocato dall'ennesimo eccidio ha provocato gravi disordini nel corso della manifestazione, tanto che cinque persone hanno perso la vita e altre dieci sono state ricoverate dalla Croce Rossa. Nei giorni successivi al massacro, lo stesso presidente dell'Uganda Musuveni si è recato a Lira per stigmatizzare le carenze delle forze di polizia;
il 28 ottobre 2003, rispondendo in Commissione affari esteri a una precedente interrogazione sul dramma dell'Uganda, il rappresentante del governo ha confermato l'impegno profuso dall'Italia per favorire la mediazione tra le parti in conflitto e supportare l'ammirevole azione dei missionari italiani presenti nel nord dell'Uganda -:
quali siano le attuali condizioni di sicurezza dei campi profughi presenti nel nord dell'Uganda e quali teorici impegni abbia preso il governo di Kampala per la sicurezza dei civili in essi presenti;
se il pur notevole impegno dell'Italia nella mediazione politica tra le autorità centrali e i ribelli sia accompagnato ad un
se il governo dell'Uganda, pur di non cedere il potere e di portare avanti le rivalità politiche con il Sudan che colpevolmente fornisce armi e denaro allo LRA, stia concorrendo al clima di insicurezza nella frontiera settentrionale tra l'Uganda e il Sudan invece di avere come unico obiettivo la sicurezza e l'incolumità dei suoi connazionali.
(5-03066)
una delegazione delle associazioni del Veneto ha svolto dal 29 dicembre al 5 gennaio nel territorio di Israele e Palestina un'intensa attività di incontri con forze politiche, religiose, istituzionali;
la delegazione ha visitato i campi profughi, villaggi palestinesi, insediamenti israeliani per poter meglio rendersi conto della situazione economica, sociale e culturale del Paese;
la situazione che si è prodotta a seguito delle decisioni del Governo israeliano di erigere il muro di separazione dalla Cisgiordania e alla striscia di Gaza, ha determinato un deterioramento delle condizioni di vita e di reddito dei territori palestinesi;
il reddito medio pro capite è precipitato del 15 per cento e il 35 per cento delle famiglie vive al di sotto la soglia di povertà. Tra la popolazione attiva, la disoccupazione supera il 70 per cento ed è causata sia per la impossibilità di uscire per recarsi in Israele a lavorare sia per il clima di incertezza che aleggia sulla società;
il turismo nei luoghi santi è oggi quasi sparito a causa del conflitto. La delegazione ha visitato siti archeologici e monumentali di fondamentale importanza per la religione cristiana come la chiesa di Santa Maria a Betlemme o di Santa Barbara ad Aboud in cui la follia della guerra ha distrutto molti dei beni culturali dell'umanità;
l'economia palestinese sopravvive grazie agli aiuti caritatevoli dei vari paesi del mondo e alle rimesse degli emigranti. Questi aiuti però sono insufficienti ad assicurare i mezzi indispensabili per la sopravvivenza della popolazione;
il 1o dicembre 2003 è stato sottoscritta a Ginevra, su impulso di personalità non governative israeliane e palestinesi, il patto per la pace. Il patto si fonda sul principio di due Stati, definisce i nuovi possibili confini, prevede una co-sovranità sulla città santa di Gerusalemme, suggerisce una soluzione praticabile alla delicata questione dei profughi palestinesi, contiene minuziose proposte e indica in termini dello status finale per tutte le questioni controverse;
il patto mostra che è possibile giungere ad un futuro di pace basato sul reciproco riconoscimento e può essere lo strumento per aprire il dialogo e riprendere il negoziato governativo -:
se il Ministro interrogato intenda farsi interprete, in concreto presso l'Unione europea, della ripresa della negoziazione del processo di pace tra le parti affinché la soluzione 2 popoli 2 stati possa essere raggiunta prima che il totale degrado sociale dell'economia e le speranze di pace siano annullate dalle operazioni militari;
se non ritenga utile attivarsi per sostenere tutti gli spazi di dialogo fra israeliani e palestinesi e perché sia verificata al più presto in sede ONU la coerenza dei contenuti del Patto per la pace con le risoluzioni dell'ONU relative all'area in questione.
(4-09627)