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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato dei progetti di legge di iniziativa dei deputati: Molinari; Cola; Peretti; Gambini ed altri; d'iniziativa del Governo; Polledri e Rodeghiero; Buontempo: Disciplina dell'attività delle discoteche e delle sale da ballo.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare dei Democratici di sinistra-l'Ulivo ne ha chiesto l'ampliamento, senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto altresì che la I Commissione (Affari costituzionali) s'intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole D'Alia, ha facoltà di svolgere la relazione.
GIAMPIERO D'ALIA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Commissione affari costituzionali, dal mese di ottobre dello scorso anno, ha esaminato i diversi progetti di legge recanti disposizioni concernenti l'attività delle discoteche e delle sale da ballo, tra i quali è compreso anche un disegno di legge presentato dal Governo.
La finalità comune di tutte le iniziative legislative in materia consiste nell'adozione di misure volte a ridurre, per quanto possibile, il drammatico fenomeno degli incidenti stradali, spesso mortali, che si verificano soprattutto nelle notti di fine settimana e che coinvolgono, principalmente, i giovani che escono dalle discoteche
e dai locali di ritrovo notturno (come testimonia, ancora una volta, il tragico evento occorso all'alba dello scorso sabato, in provincia di Pavia).
La Commissione ha svolto un'attività istruttoria ampia e approfondita, al fine di verificare quali siano le cause dalle quali primariamente traggono origine le cosiddette stragi del sabato sera e di individuare le misure di tipo preventivo da adottare, per porre argine alle medesime stragi.
Contributi significativi all'approfondimento conoscitivo sono stati, in particolare, apportati dalle audizioni di esperti e di rappresentanti delle associazioni rappresentative delle istanze più direttamente coinvolte dal provvedimento al nostro esame.
Ad esito dell'istruttoria conoscitiva, la Commissione ha ritenuto che, tra le cause alle quali va principalmente ricondotta l'incidentalità del sabato sera, un ruolo non certamente trascurabile sia da iscrivere a tre elementi critici: l'ora tarda di chiusura dei locali, le condizioni estreme dal punto di vista acustico e di illuminazione in cui normalmente si svolge l'attività di intrattenimento e, non ultimo, l'abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti.
Il complesso delle disposizioni recate dal testo elaborato dalla Commissione mira, pertanto, ad incidere su questi tre fattori.
L'articolo 1 del testo unificato approvato dalla Commissione stabilisce, infatti, quale requisito per la concessione della licenza ai gestori di pubblici esercizi, locali e circoli che erogano servizi di intrattenimento musicali e danzanti la previa iscrizione del titolare in un apposito registro tenuto presso la camera di commercio, novellando il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza mediante l'introduzione dei nuovi articoli 68-bis e 68-ter.
Il medesimo articolo 1 disciplina, altresì, la durata massima delle attività di intrattenimento musicale e danzante stabilendo che nei predetti esercizi le stesse debbano cessare entro le 3 del mattino. La prosecuzione di tale attività fino alle 4 del mattino nei mesi di giugno, luglio ed agosto si giustifica in relazione alle più ampie possibilità di recupero fisico presenti in un periodo dell'anno in cui sono maggiori i momenti di riposo. Merita, comunque, di essere approfondita, anche in seno al Comitato dei nove, la possibilità di estendere a tutti i mesi dell'anno il termine delle 4 antimeridiane. Voglio comunque precisare che con tale disposizione non si è voluto incidere sull'orario di chiusura degli esercizi interessati che non è, quindi, oggetto di regolamentazione da parte del legislatore statale. La norma si limita, infatti, ad introdurre un vincolo limitato solo alle attività musicali e danzanti prevedendosi, del resto, che gli avventori presenti nei locali al momento della cessazione delle predette attività possano continuare a trattenervisi.
Esplicite deroghe al predetto obbligo sono previste solo in limitatissimi casi: il 31 dicembre, a Ferragosto e nei giorni di carnevale in cui si è soliti festeggiare. Una deroga parziale, non prevista nel testo unificato predisposto ad esito dei lavori del Comitato ristretto, è stata invece successivamente prevista per le isole nelle quali è interdetta la circolazione degli automezzi ad uso privato, atteso che in tale ambito è per definizione esclusa la problematica che il provvedimento intende affrontare. A tale proposito sarebbe, probabilmente, opportuno circoscrivere tale deroga alle isole minori, ed anche su questo punto mi riservo un'ulteriore riflessione.
Come ho già detto all'inizio del mio intervento, il progetto di legge individua l'abuso di bevande alcoliche e superalcoliche quale concausa degli incidenti stradali che coinvolgono soprattutto i giovani. Sotto tale profilo introduce, sempre all'articolo 1, il divieto di vendita e consumo di tali bevande tra le ore 2 e le ore 6 di mattina. Ove tale arco temporale fosse ritenuto troppo limitativo potrebbe valutarsi la possibilità di rimodularlo tra le 3 e le 6 del mattino. È comunque importante precisare che tale prescrizione è estesa a tutti i locali pubblici o aperti al pubblico, che sono, altresì, tenuti a distribuire
gratuitamente acqua, e non ha, quindi, un ambito di applicazione limitato alle sole discoteche e sale da ballo, per le quali, peraltro, il citato divieto opera comunque a partire dall'ora precedente alla cessazione delle attività musicali o danzanti. Con riferimento a tali esercizi è stato, inoltre, introdotto un vincolo in ordine al prezzo di vendita delle bevande non alcoliche finalizzato ad incentivarne l'uso a scapito di quelle alcoliche.
Il più generale problema del contrasto all'alcolismo è affrontato nei successivi articoli da 2 a 5, non presenti nel testo unificato inizialmente predisposto, e quindi frutto di emendamenti successivi approvati dalla Commissione.
In particolare, ai sensi dell'articolo 2, che introduce nel testo unico delle leggi di pubblica sicurezza il nuovo articolo 86-bis, si dispone che il ministro dell'interno, con decreto emanato di concerto con il ministro della salute, abbia la facoltà di sospendere il rilascio delle licenze per la somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche, che viene comunque vietata tra le ore 23 e le ore 8 nei casi in cui avvenga in forma ambulante, con apparecchi di distribuzione automatica o sulle aree pubbliche o negli esercizi siti nelle aree di servizio delle strade. Preannuncio che, per finalità di coordinamento con il già vigente divieto di vendita di tali bevande sulle autostrade, potrebbe valutarsi di ridurre l'ambito di applicazione di tale disposizione dalle ore 23 alle ore 7 antimeridiane.
Il disfavore nei confronti del consumo notturno di alcolici, laddove possa tradursi in un rischio per l'ordine e la sicurezza pubblici è, del resto, confermato dal divieto di trasportare nelle autovetture bevande alcoliche e superalcoliche in contenitori aperti dalle ore 22 alle ore 6. A tale proposito, sarebbe forse opportuno ampliare l'ambito di applicazione di tale divieto a tutti i veicoli, oltre ad estendere anche alla sua violazione la sanzione già prevista al comma 3 dello stesso articolo 2.
L'articolo 2 reca, poi, altre disposizioni in materia di contrasto all'alcolismo. Si pensi, a tale proposito, all'obbligo di apporre sui contenitori delle bevande alcoliche e superalcoliche le informazioni in ordine al loro corretto consumo, che i ministri dell'interno e della salute sono chiamati a dettare. Il consumo da parte dei giovani di tali prodotti dovrebbe essere disincentivato con la previsione del divieto di qualsiasi attività promozionale in materia di alcolici, oltre che dei messaggi pubblicitari volti ad assimilarli ad avvenimenti sportivi o musicali. Viene altresì fatto obbligo ai titolari di tutti gli esercizi in cui si vendono o si somministrano alimenti e bevande di esporre in modo visibile l'indicazione di quali siano i soggetti per i quali, ai sensi dell'articolo 689 del codice penale, vige il divieto di vendita previsto per alcolici e superalcolici.
Ritengo tuttavia che sui commi 5, 6 e 7 dell'articolo 2 debba essere fatta un'ulteriore riflessione, valutando appieno l'effettiva efficacia del divieto di attività promozionale rispetto all'obiettivo perseguito, nonché il potenziale impatto negativo che tali disposizioni rischiano di arrecare ad importanti attività economiche. Per questo mi riservo di sollevare delle questioni in sede di Comitato dei nove e di proporre, se del caso, un'apposita proposta emendativa.
L'articolo 3 del provvedimento interviene sull'articolo 689 del codice penale, riscrivendone il comma 1, di cui peraltro non altera significativamente la portata, limitandosi a specificare che la sanzione dell'arresto fino ad un anno si applica a chiunque venda per asporto o somministri bevande alcoliche o superalcoliche ai minori di anni 16 o a chi si trova in manifeste condizioni di deficienza psichica. L'articolo 4 è invece volto ad inasprire il divieto di vendita al banco di bevande alcoliche nelle aree di servizio lungo le autostrade, già previsto dall'articolo 14 della legge 30 marzo 2001, n. 125 (legge quadro in materia di alcol e di problemi alcol-correlati). Tale prescrizione, infatti, oltre ad essere estesa anche alle bevande superalcoliche, riguarderà anche la somministrazione e il consumo, con uno slittamento di un'ora dell'arco temporale attualmente previsto per l'operare
del divieto. La parte del testo dedicata alle disposizioni di contrasto dell'alcolismo si conclude con l'articolo 5, che rimanda, per la definizione delle locuzioni «bevande alcoliche» e «bevande superalcoliche», più volte utilizzate nel provvedimento, alle definizioni già introdotte nell'ordinamento dall'articolo 1, comma 2, della predetta legge quadro sull'alcolismo.
L'articolo 6 del provvedimento, non presente originariamente nel testo ma elaborato in sede di Comitato ristretto, prevede la possibilità per il questore di stabilire il divieto di accesso alle discoteche e alle sale da ballo, che non può avere durata superiore ad un anno, nei confronti di coloro che risultano condannati con sentenza definitiva per uno dei delitti puniti a norma dell'articolo 73 del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309.
Gli articoli 7, 8 e 9 affrontano, infine, le problematiche connesse alla persistenza e al volume della musica, al microclima dei locali e all'intermittenza delle luci, nel presupposto che si tratti di fattori che, a vario titolo, possono indurre nei frequentatori delle discoteche e delle sale da ballo l'insorgere di condizioni psicofisiche inadeguate alla guida dei veicoli. Si rimette in particolare ad un regolamento governativo di attuazione la fissazione dei ritmi di diffusione della musica, che devono essere determinati in modo da assicurare pause temporali ed una diminuzione graduale del volume nell'ora precedente alla cessazione delle attività di intrattenimento musicale e danzanti. Con lo stesso strumento normativo, sono altresì disciplinati l'uso delle luci, comprese quelle stroboscopiche e ad intermittenza, i parametri microclimatici delle sale, in termini di temperatura, di ricambio d'aria e di tasso minimo di anidride carbonica, e l'uso di fumogeni e dei fasci di luce.
Tenuto conto delle difficoltà oggettive connesse all'adeguamento delle strutture alle prescrizioni tecniche, si potrebbe in realtà prevedere che il regolamento sia da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, rimettendo altresì a tale fonte normativa secondaria il compito di stabilire il termine entro il quale i gestori devono adeguarsi a tali prescrizioni. Le strutture tenute al rispetto dei parametri stabiliti dal predetto regolamento dovranno dotare i locali di supporti tecnici idonei a garantire l'osservanza delle prescrizioni dettate da esso e più in generale dalla stessa legge per la definizione delle caratteristiche tecniche di tali supporti e per le modalità inerenti il loro impiego, mentre quanto al termine entro il quale il loro uso sarà considerato obbligatorio si rimanda ad un successivo regolamento del Ministero delle attività produttive.
L'articolo 8 introduce uno strumento, che ritengo molto importante e necessario per valutare l'impatto effettivo delle prescrizioni contenute in questa legge e, più in generale, il rapporto tra gli eventi mortali e traumatologici connessi agli incidenti stradali che si verificano nelle ore notturne e l'abuso di sostanze stupefacenti o psicotrope e di bevande alcoliche e superalcoliche. Si tratta dell'attività di monitoraggio, attribuita al Ministero della salute, che la esplicherà anche sulla base dei dati forniti dalle aziende sanitarie locali e dalle direzioni regionali e provinciali del lavoro. È, peraltro, previsto che un decreto del ministro dell'istruzione promuova, nell'ambito delle iniziative e dei programmi sociali, scolastici e dei corsi universitari, piani di informazione dei giovani sulla sicurezza stradale, con particolare riferimento agli effetti derivanti dall'assunzione di bevande alcoliche e superalcoliche e di sostanze stupefacenti o psicotrope.
L'articolo 10, introdotto dalla Commissione al fine di recepire una condizione espressa dalla V Commissione, ai sensi dell'articolo 81, comma 4, della Costituzione, reca la clausola in base alla quale dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
L'ultimo articolo dispone l'entrata in vigore del provvedimento il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
Resta, infine, da precisare il quadro sanzionatorio. A tale proposito, vorrei precisare che l'esercizio non autorizzato delle attività di intrattenimento musicale e danzante è sanzionato, a norma dell'articolo 666 del codice penale, con la previsione della chiusura del locale per un periodo non inferiore a 15 giorni in caso di difetto di licenza. Laddove, inoltre, le attività non autorizzate siano poste in essere al di fuori di pubblici esercizi, è sempre disposta la confisca delle attrezzature tecniche, anche se di proprietà di soggetti diversi dagli organizzatori.
La mancata cessazione delle attività autorizzate entro gli orari massimi previsti, così come il mancato rispetto delle prescrizioni in materia di divieto di vendita degli alcolici e superalcolici nell'ora precedente la cessazione delle medesime attività, comportano l'applicazione di sanzioni amministrative pecuniarie.
Una sanzione analoga è prevista anche a carico di chi, tra le ore 23 e le ore 8, somministra o vende alcolici e superalcolici in forma ambulante nelle aree pubbliche o negli esercizi siti nelle aree di servizio delle strade, nonché ai danni di chi trasporta, tra le 22 e le 6 antimeridiane, bevande alcoliche e superalcoliche in contenitori aperti.
Anche la violazione del divieto di accesso alle discoteche ed alle sale da ballo disposto dal questore è sanzionato con l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria, mentre per il mancato adeguamento alle prescrizioni tecniche in materia di volume della musica, microclima e luce, è prevista la sospensione temporanea della licenza, di cui al nuovo articolo 68-bis del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Grillini. Ne ha facoltà.
FRANCO GRILLINI. Signor Presidente, è in corso in questi giorni una lodevole e ben impostata campagna informativa, promossa dal Ministero delle attività produttive, sugli incidenti domestici (come risulta anche dal sito Internet www.casasicura.info), sulla quale vorrei svolgere alcune osservazioni, prima di esprimere la mia opinione, anche a nome del gruppo cui appartengo, sulla questione degli incidenti stradali, che costituisce il cuore del provvedimento in esame (che prende il nome del ministro per i rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi).
Nel sito Internet del Ministero delle attività produttive si evidenzia che dall'indagine multiscopo del 1999, condotta dall'ISTAT, sugli aspetti della vita quotidiana emerge che in Italia ogni anno si verificano 3 milioni e 672 mila incidenti domestici, che coinvolgono 3 milioni e 48 mila persone, di cui 68 mila bambini.
Secondo i dati emersi, molti incidenti potrebbero essere prevenuti e le lesioni responsabili di invalidità permanente sono più frequenti di quelle conseguenti ad incidenti stradali (dalla grave disabilità al ritardo mentale). Nessuno finora, a proposito di quest'enorme quantità di incidenti domestici, ha proposto di chiudere ovvero di limitare l'uso delle abitazioni domestiche, come invece il ministro Giovanardi pretende di fare a proposito delle discoteche.
Il ministro delle attività produttive ha dato vita ad una campagna intelligente, fornendo consigli su come evitare i 2 mila morti circa tra le mura delle abitazioni ogni anno, per non parlare, come ho affermato precedentemente, delle centinaia e centinaia di invalidi permanenti.
La Presidenza del Consiglio dei ministri propone un discorso diverso a proposito di tempo libero, di divertimento notturno, di sale da ballo, di discoteche e locali notturni in generale, che vengono additati alla pubblica opinione ormai da anni. È un discorso, ministro, che va avanti, se non sbaglio, da una quindicina di anni e che si ricollega ad un impegno particolare con
cui lei si è identificato, per così dire, anima e corpo; è diventato, oserei dire, persino una sua ossessione.
La mia opinione è che lei, ministro Giovanardi, in questi anni abbia commesso un errore madornale, soprattutto per quanto concerne l'indicazione dei locali da ballo, dei locali notturni, dell'uso del tempo libero in orari notturni quali massimi responsabili degli incidenti stradali.
In questi giorni, in televisione abbiamo visto uno spot, a cura della Presidenza del Consiglio dei ministri, che non condivido per nulla. Ritengo che il messaggio di tale spot sia sbagliato e mi chiedo se sia corretto che la Presidenza del Consiglio dei ministri avvii una campagna con questi contenuti prima dell'approvazione del provvedimento in esame. Chiaramente, la Presidenza del Consiglio si assumerà le proprie responsabilità sia per l'utilizzo del danaro pubblico, sia per i messaggi che veicola attraverso questo spot.
Presidente, ministro, mi sono preso la briga di appuntarmi le frasi pronunciate in questo spot. La prima frase è: «Vai in discoteca per vedere Laura, ma ci arrivi così tardi che lei è già con Marco». Francamente, già in questa prima frase emerge quella cultura maschilista che spesso è alla base delle risse nei locali da ballo; infatti, le poche risse che avvengono sono dovute esattamente al tipo di cultura che ritroviamo nello spot della Presidenza del Consiglio dei ministri. Mi riferisco, cioè, all'idea che si vada in discoteca per «rimediare» e che, se non si arriva in tempo, la ragazza si è già messa con un altro. Ministro, il messaggio è terribile sotto il profilo morale, sotto il profilo dei contenuti, sotto il profilo della concezione che abbiamo della donna.
Prosegue lo spot: siccome, evidentemente, Laura si è messa con Marco, il ragazzo è talmente depresso che si beve una «bomba», si prende due pasticche. A questo punto, si vede un cervello che si spappola e la voce in sottofondo dice: «Questo è quello che si è modificato nel tuo cervello». Subito dopo, alle 4, il ragazzo inforca la moto senza indossare il casco e, come se non bastasse, telefona a Laura. Quindi, si vede un ragazzo in motocicletta che ha bevuto, con il cervello spappolato, senza casco, a un tot di chilometri all'ora, che parla al cellulare. Ministro, chi ha mai visto una cosa del genere? Ci vogliono capacità straordinarie!
Dunque, il ragazzo telefona a Laura, la quale non può rispondere perché sta baciando Marco. Ovviamente, il giudizio morale di chi vede lo spot è immediato e si rivolge al comportamento di Laura che sta baciando Marco (altra scena di maschilismo allo stato puro). A questo punto, incidente, frenata, rumore di impatto, voce di sottofondo (si vede il ragazzo con la gamba amputata) che dice: «E intanto ti sei giocato il posto in squadra. Ma ne valeva la pena? Accorcia la notte, allunga la vita».
Ministro Giovanardi, trovo questo spot veramente terribile. Se sono stati spesi dei soldi - e saranno stati spesi - si poteva fare uno sforzo di creatività maggiore e anche - me lo lasci dire - di maggiore correttezza politica.
«Accorcia la notte, allunga la vita»: qui veniamo al nocciolo del provvedimento. Si dice che, ogni anno, il venerdì e il sabato sera si registrano un certo numero di morti sulle strade. La maggior parte di questi morti è costituita da giovani. La colpa di questo fatto - perché di colpa si tratta nel vostro messaggio, perché avete colpevolizzato senza dare soluzione al problema, avete cercato e trovato un capro espiatorio, indicandolo ovviamente ai genitori e alle famiglie, giustamente preoccupati - sono i locali da ballo, i locali notturni e il tempo libero dei ragazzi, da colpevolizzare e da criminalizzare per queste morti che preoccupano tutti, signor ministro.
Nessuno vuole sottovalutare l'importanza di ciò che avviene sulle strade. Ma perché, signor ministro, visto che in Italia si verificano oltre 230 mila incidenti l'anno, ci preoccupiamo soltanto delle cosiddette stragi del sabato sera? Lo sa, ministro Giovanardi, che l'ISTAT finalmente ha cancellato la dizione «stragi del
sabato sera» dal suo annuario? Lo sa perché, signor ministro, questa dizione è stata cancellata? Questa dizione era tanto cara ai mezzi di informazione di massa, così capaci a creare miti, fatti e modi di pensare che, a mio parere, proprio come in questo caso, producono danni. Il danno è questo provvedimento che critichiamo così aspramente.
Non c'è nessuna dimostrazione che ci sia un rapporto di connessione causale e diretta tra frequentazione dei locali da ballo, incidentalità stradale e soprattutto mortalità per incidentalità stradale. Questa dimostrazione non c'è: lo dice l'ISTAT, signor ministro. L'ISTAT afferma che non si può affermare con certezza da dove arrivano le persone morte sulle strade o cosa facevano prima dell'impatto incidentale. Soprattutto, non si possono dire tante altre cose che ci aiuterebbero a capire, per esempio, il numero di morti per chilometri. Non abbiamo questo dato, a proposito di nomadismo.
Quindi, stiamo facendo una discussione in assenza di dati reali, e si è indicato all'opinione pubblica un capro espiatorio. L'opinione pubblica è preoccupata degli incidenti stradali, ma credo che questa preoccupazione dovrebbe sussistere non solo per il venerdì e il sabato notte, ma ventiquattro ore su ventiquattro e sette giorni su sette. I morti sulle strade sono tanti, migliaia. Ricordiamolo per chi ci sta ascoltando: nel 2000 ci sono stati 228.912 incidenti, con 6.649 morti, nel 2001 ci sono stati 235.142 incidenti, con 6.682 morti.
Credo che questi dati dovrebbero far riflettere tutti noi sul fatto che è assolutamente urgente e necessario prendere una serie di misure per evitare queste stragi. Dal dopoguerra ad oggi sono morte centinaia di migliaia di persone, è morta una città intera; credo che dovremmo veramente riflettere su questo.
La questione degli incidenti stradali, a mio parere, è stata legata in modo sbagliato alla frequentazione dei locali da ballo. Siamo di fronte, signor ministro ad uno stile di vita - affronto una questione che mi sta particolarmente a cuore - che è lo stesso in tutto il mondo, tranne che nelle dittature, naturalmente. Nelle dittature, le persone non possono fare quello che credono (si sta parlando di adulti e di vita privata di adulti consenzienti) perché nei regimi autoritari tutto è regolato, a partire dalla vita privata.
In questo caso lo Stato interviene pretendendo di regolare la vita privata dei cittadini e di definire un ordinamento morale. Ciò viene affermato con chiarezza, e anche con ingenuità, nel provvedimento in esame: il Governo vuole insegnare ai giovani un modo corretto di divertirsi. Ma scherziamo, ministro Giovanardi? È il Governo che insegna ai giovani il modo corretto di divertirsi? Le persone si divertono come meglio credono!
La scelta del divertimento, come la scelta delle persone da frequentare o dei luoghi in cui andare, da parte di una persona adulta, costituisce l'elemento centrale della libertà individuale e il nucleo decisivo dello Stato democratico e liberale. La pretesa di regolare per legge gli stili di vita e di sostituire lo Stato alle famiglie, non soltanto è sbagliata ma costituisce un'operazione inquietante dal punto di vista della democrazia. Il messaggio proveniente dal testo in esame è dunque sbagliato anche da tale punto di vista.
Viviamo in un paese nel quale progressivamente tutto diventa proibito: in questo paese non si può fare quasi niente. O meglio: vi è da parte della maggioranza un atteggiamento bifronte, per cui accanto ad un liberismo sfrenato nel campo economico e, spesso, anche per quanto concerne la legalità, ci troviamo di fronte a una tempesta di provvedimenti regolativi della vita privata delle persone. Siamo riusciti ad impedire l'approvazione di una norma che prevedeva addirittura la conservazione per cinque anni della posta elettronica privata: fortunatamente, in tal caso il Parlamento si è opposto al Governo. Tuttavia, la tendenza all'invasività e al controllo sociale della vita privata si registra in numerosi provvedimenti; mi riferisco, ad esempio, alle proposte in materia di
prostituzione e di stupefacenti, per non parlare dell'approvazione della legge sulla fecondazione assistita.
La tendenza è quella di proibire, vietare, ostacolare, dire di no: suggerisco che a questo punto la Casa delle libertà cambi nome e diventi Casa del proibito, Casa del vietato, Casa del «non si può»! C'è un'ampia possibilità di scelta, quanto ai nomi che potreste darvi: anche Casa della galera, dal momento che il provvedimento prevede addirittura l'arresto nei confronti di chi somministra bevande alcoliche a un minore di sedici anni o ad uno psicolabile! Abbiamo tentato di spiegare che non si può pretendere che le persone, soprattutto nel caso di chi lavora ad un bar, siano fisiognomiche, o si improvvisino psichiatri, per capire se chi si ha di fronte non ci sta molto con la testa! Si prevede un anno di arresto, senza eccezione.
Inoltre, lasciano esterrefatti le norme sull'associazionismo. Al riguardo, introduco un ulteriore argomento che mi sta a cuore: l'illegittimità costituzionale del provvedimento. La regolamentazione degli orari degli esercizi commerciali rientra infatti nelle competenze degli enti locali, secondo quanto previsto dal Titolo V della Costituzione e ribadito recentemente dalla Corte costituzionale, e come peraltro ammesso privatamente da numerosi colleghi. Ho dunque chiesto per quale motivo si sia ugualmente proseguito su questa strada, e qualcuno ha risposto che era comunque necessario dare un segnale. Dunque, per dare un segnale sono stati bloccati i lavori del Parlamento, sono state spese numerose ore di riunioni in Commissione ed è stato predisposto un progetto di legge che non funziona.
L'illegittimità costituzionale emerge anche dalle norme relative all'associazionismo. Il mondo delle associazioni è contrario al provvedimento, in quanto viola l'articolo 17 della Costituzione sulla libertà di associazione (anche su questo argomento si è pronunciata la Corte costituzionale). Non si può infatti proibire alle persone di associarsi liberamente.
Signor ministro, questo provvedimento non reggerà neppure cinque minuti al vaglio della Corte costituzionale! Non a caso, alcuni consiglieri regionali dell'Emilia Romagna hanno già presentato una proposta di delibera contro il testo in esame.
La questione del tempo libero dei giovani è una questione rilevante e riguarda anche l'immagine del paese. Decine di migliaia di italiani alla ricerca della libertà lasciano l'Italia per altri lidi! Oltretutto, ministro, con le compagnie aeree low cost, di questi tempi è facilissimo andarsene dall'Italia per trascorrere un weekend altrove, dove non ci sono limitazioni, in paesi come la Spagna che pure, fino a qualche tempo fa, era governata dai democristiani (che oltretutto avevano il 40 per cento dei voti, a differenza dei democristiani locali che, tutti insieme, sono ben lontani dal 10 per cento). È impossibile pensare a Madrid senza la movida, o alle Canarie, alle Baleari, all'area di Barcellona o alla costa spagnola con questo tipo di provvedimento, con questo tipo di limitazioni! Tra l'altro, in passato, provvedimenti di questo genere sono già stati sperimentati. Ad esempio, furono sperimentati in Grecia, nel breve periodo del Governo Karamanlis, dopodiché l'esperimento fu immediatamente abbandonato perché si constatò che il proibizionismo provocava il doppio dei morti rispetto alla precedente normativa.
Non a caso, signor ministro, ho parlato di proibizionismo, perché questo provvedimento è infarcito di proibizioni, alcune delle quali, obiettivamente, sono anche comiche. Ad esempio, quella secondo la quale, se ti trovano in macchina con un contenitore di alcol aperto - ad esempio una lattina di birra -, incorri in sanzioni pesantissime. Spero che tale norma sia cancellata nel corso dell'esame del provvedimento e che lo stesso relatore proponga di eliminarla; l'ho sentito dire, non so se verrà fatto, ma spero vi sia un momento di resipiscenza. Lo stesso vale per il divieto di qualsiasi pubblicità degli alcolici: ma quale avvenimento sportivo, quale avvenimento musicale potrebbe avere luogo senza la sponsorizzazione dei
produttori di alcolici? Non mi riferisco al whisky o ai superalcolici, ma al vino, alla birra!
Signor ministro, ci abbiamo messo una vita, in questo paese, a raggiungere altri paesi con la qualità del vino che si produce in Italia. Adesso, improvvisamente, dovremmo smettere di pubblicizzarlo perché il divieto vale ventiquattr'ore al giorno, per tutta la settimana, per sempre: non si può più pubblicizzare nulla che riguardi l'alcol! Questa è veramente una follia. Non a caso, la Commissione finanze ha chiesto di cancellare queste misure, perché arrecherebbero un danno al paese. Ma il danno al paese e soprattutto alle strutture produttive lo arrecherebbe il provvedimento nel suo complesso!
Vorrei spiegare, sia pure brevemente, di che cosa stiamo parlando. Stiamo parlando di 300 mila imprese che sono investite dal cosiddetto provvedimento Giovanardi, di un milione di lavoratori diretti e 600 mila lavoratori indiretti, per un fatturato di 45 miliardi di euro. Queste sono le dimensioni. Cito alcuni esempi di perdite, se il provvedimento venisse approvato così com'è. I bar: 360 milioni di euro di fatturato e 7 mila occupati; i ristoranti: 500 milioni di euro di fatturato e 10 mila occupati; i locali serali: 250 milioni di euro e 6 mila occupati; le discoteche: 600 milioni di euro di fatturato e 12 mila occupati. Credo che basti leggere questi dati per avere un'idea delle dimensioni dei danni che il provvedimento in esame provocherebbe se venisse approvato così com'è. D'altra parte, dobbiamo chiederci...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Grillini.
FRANCO GRILLINI. Concludo, Presidente.
Dobbiamo chiederci se il discorso del ministro Giovanardi sull'indice di mortalità sia vero. La risposta è: no. Giovanardi afferma: l'indice di mortalità (numero di morti per cento incidenti) del venerdì notte e del sabato notte è il doppio di quello degli altri giorni.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. È il triplo!
FRANCO GRILLINI. Non è vero, ministro!
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. È vero!
FRANCO GRILLINI. No. L'indice di mortalità del sabato notte è di 5,9 (dati ISTAT); l'indice di mortalità del giovedì notte è di 5,36: sono dati ISTAT! È ben vero che il venerdì e il sabato si muore di più; in genere, la notte si muore di più sulle strade. È ben vero che sono i giovani a morire di più, ma perché, ministro Giovanardi, il fine settimana la gente esce, si va a divertire dopo una settimana di lavoro, di impegno e di studio...
PRESIDENTE. Onorevole Grillini, la invito cortesemente a concludere.
FRANCO GRILLINI. Allora, per concludere, vorrei citare un testo...
PRESIDENTE. Ancora? No!
FRANCO GRILLINI. Come?
PRESIDENTE. Non citi testi, deve concludere! Termini la frase.
FRANCO GRILLINI. Chiedo solo 30 secondi, signor Presidente!
PRESIDENTE. Le concedo 5 secondi.
FRANCO GRILLINI. Vorrei citare un testo di Richard Florida, L'ascesa della nuova classe creativa, edizioni Mondadori (quindi, di una casa editrice non sospetta, signor ministro). Egli afferma: «Anche l'indice della vita notturna è uno degli elementi che segna la qualità della vita e del progresso delle città più progredite. Più c'è libertà, anche nella vita notturna...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Grillini.
FRANCO GRILLINI. ...più c'è progresso nelle città».
PRESIDENTE. Grazie!
FRANCO GRILLINI. Legga questo libro, ministro Giovanardi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Teodoro. Ne ha facoltà.
ANDREA DI TEODORO. Signor Presidente, non nascondo la mia difficoltà nell'intervenire sul provvedimento al nostro esame, data dall'oggettiva complessità della materia che stiamo trattando.
Infatti, mi sembra che il disegno di legge presentato dal Governo miri a contemperare due esigenze, che giudico egualmente legittime ed importanti: da una parte, la tutela dell'ordine e della salute pubblica, nel tentativo di evitare un fenomeno - che non cercherò di negare, come invece ha fatto il collega della sinistra - quale l'alta incidentalità giovanile notturna, soprattutto durante i weekend, e, dall'altra, la libertà di comportamento del privato, che deve essere lasciata alla sua autodeterminazione, con l'ovvio e unico limite dell'uguale esercizio, da parte altrui, della medesima libertà.
Queste due esigenze appaiono egualmente legittime, ed il disegno di legge governativo cerca in qualche modo - forse è su questo che vale la pena di svolgere una piccola riflessione - di contemperarle; tuttavia, cerca di conseguire tale obiettivo, a mio avviso, in modo non del tutto riuscito, o non del tutto equilibrato.
Non voglio svolgere il mio intervento parlando sull'onda di un'emotività cui è fin troppo facile appellarsi; anche le notizie dell'ultimo weekend, infatti, ci consegnano un quadro tragico delle tragedie della strada, che vedono molto spesso protagonisti giovani o giovanissimi che guidano macchine troppo potenti, e che finiscono con la morte di questi ragazzi, usciti semplicemente per divertirsi, ma che poi non trovano più la via di casa.
Anche se questo tragico quadro suscita un'ondata di emozione in noi che ascoltiamo tali notizie, tuttavia credo che ciò non debba costituire il criterio principale nell'elaborazione di un provvedimento, perché sarebbe sbagliato che il legislatore intervenisse sull'onda di tale emotività, almeno se si intende raggiungere l'obiettivo di consegnare al paese una legge giusta ed equilibrata.
A mio parere una legge equilibrata, al fine di contemperare le due esigenze cui facevo precedentemente riferimento, deve, ispirandosi ad una visione liberale, ricordare sempre - e si tratta, a mio parere, del punto cardine dal quale partire - che la sfera della libertà di comportamento dei privati non è mai, e non può strutturalmente diventare, oggetto della potestà dello Stato, se non per quegli aspetti di rilevanza pubblica relativi alla compatibilità con l'esercizio di altrettanta libertà da parte degli altri.
Questa distinzione tra la libertà privata e le conseguenze pubbliche dei comportamenti - perché esse sole possono essere il possibile oggetto di un intervento legislativo da parte dello Stato - è ben chiara e presente in tutta la dottrina politica liberale, anche nella dottrina politica cattolico-liberale: ci sono delle bellissime pagine di Antonio Rosmini al riguardo.
Quindi, lo Stato non può e non deve diventare una metafora ingigantita della figura paterna; non deve essere educatore; non deve proporre modelli etici di comportamento; non deve proporre valori coscienza: piuttosto, deve stabilire norme chiare, possibilmente neutre, e procedure oggettive.
Il provvedimento, ovviamente, persegue tale obiettivo; tuttavia, in alcuni punti, signor ministro, perde di vista la distinzione testé enunciata e palesa in tal senso talune sbavature. Infatti, a mio parere, non può essere lo Stato ad indicare come e quanto i giovani possano divertirsi; né credo sia giusto incentivare i giovani a perseguire modelli di comportamento virtuosi attraverso la minaccia di sanzioni che colpiscano i comportamenti che a quei modelli virtuosi non si vogliano uniformare.
A mio avviso, taluni eccessi proibizionistici del provvedimento sono il frutto, forse, di un fraintendimento da parte del proponente; forse, di un eccesso di tutela apprestata per quell'esigenza di salvaguardia della salute pubblica cui dianzi facevo riferimento e che, certamente, deve rimanere l'obiettivo dell'intervento del legislatore.
Però, questa cultura sbagliata, che incide così profondamente sulla libertà privata di comportamento, deve a mio parere essere corretta negli aspetti di eccesso presenti nel provvedimento.
Lo Stato, come abbiamo sottolineato, deve tutelare l'ordine e la salute di tutti; ma ciò ha a che fare con la legge della strada ovvero con la sicurezza stradale non con la libertà di divertimento. È come se, in qualche modo, per gli incidenti stradali si volessero perseguire, anziché i comportamenti scorretti dei conducenti sulla strada, i produttori di autoveicoli. È a mio avviso sbagliato colpire l'attività dei locali notturni di divertimento per ridurre il tasso di incidentalità notturna giovanile; così provvedendo, non si raggiungerà l'obiettivo.
Tuttavia, avendo chiarito che condivido l'obiettivo di fondo del provvedimento in esame, non voglio assumere un atteggiamento tanto negativo quale quello manifestato dal collega dianzi intervenuto. Credo che il provvedimento conservi un impianto fondamentalmente sano, che può essere migliorato con opportuni interventi emendativi volti a correggere eccessi proibizionistici esulanti da un'ottica propriamente liberale. Eccessi proibizionistici che tendono a considerare lo Stato un po' come una sorta, per così dire, di «superpapà», che spiega ai giovani come debba intendersi il divertimento sano. A mio avviso, è dunque possibile ricondurre il provvedimento ad un'ottica e ad un impianto più liberale, meno etico ed eticistico; quindi, si può varare con il provvedimento in esame, una normativa più equilibrata.
Non voglio addentrarmi in discorsi relativi all'indotto economico, alle 300 mila imprese operanti, e via dicendo; anche perché, sinceramente, non è a tale riguardo che sono intervenuto in questo dibattito. Un tale discorso mi interessa relativamente meno; certo, è importante salvaguardare l'occupazione di questo settore della nostra economia, che non è di secondaria importanza. Però, in tal caso, si ha dinanzi una questione più fondamentale, afferente ai seguenti aspetti: quale debba essere il rapporto tra Stato e cittadino; quale debba essere la sfera di intervento della potestà regolativa statale; come, infine, debba essere correttamente perseguito il fine di salvare più vite possibili, evitando che il tasso di incidentalità notturna giovanile continui ad essere così elevato, soprattutto nei weekend.
Quindi, vorrei sinteticamente sollevare alcune questioni relative a talune previsioni del provvedimento che farò oggetto di specifiche proposte emendative. Disposizioni che, a mio parere, possono essere emendate correggendo quegli eccessi contenuti nel provvedimento cui dianzi ho fatto riferimento.
Al riguardo, ritengo in parte superata la questione circa la costituzionalità del provvedimento; ciò, nella misura in cui non è più quest'ultimo a stabilire un orario di chiusura per le discoteche e per gli esercizi notturni. Tale determinazione, infatti, viene demandata ad un provvedimento dei sindaci dei vari comuni.
Viene stabilito un orario di cessazione delle attività di intrattenimento e svago, musicali o danzanti, che, se può avere una sua legittimità nel caso degli esercizi commerciali, delle attività professionali di intrattenimento notturno, non può essere assolutamente condiviso nel caso delle attività delle associazioni e dei circoli privati. Su questo punto, a mio avviso, andrebbe sollevata una questione di costituzionalità, per la lesione che ne deriva alla libertà di associazione sancita dalla nostra Costituzione. Peraltro, mi sembra veramente impensabile che un gruppo di amici, i quali vogliano riunirsi nella tavernetta della casa di campagna di uno di essi per organizzare una notte di ballo
liscio, debbano vedersi sottoposti alle stesse limitazioni, alle stesse restrizioni cui è sottoposta la discoteca!
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Ma dove? Ma in quale provvedimento è previsto?
ANDREA DI TEODORO. Mi riferisco al disposto dell'articolo 1, comma 2, ai sensi del quale le disposizioni del comma 1 si applicano ai circoli privati ed alle associazioni di qualsiasi tipo.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Ma a quelli che esercitano attività di intrattenimento, mica alle feste private!
ANDREA DI TEODORO. Signor ministro, se alcuni amici costituiscono un'associazione con rogito notarile e si danno uno statuto qualsiasi allo scopo di offrire al paese od al quartiere una festa nella tavernetta della casa di uno di loro, secondo il dettato dell'articolo che ho citato, si vedono sottoposti alle stesse restrizioni che valgono per la discoteca, il che, a mio parere, ingenera dubbi di costituzionalità.
Vi è, poi, il problema relativo all'articolo 2 sull'alcolismo. Anche il relatore, se non erro, ha convenuto sul fatto che i commi 6 e 7 (sulla pubblicità e sulle sponsorizzazioni) denotano una visione meramente proibizionistica, che male si attaglia all'obiettivo che si vuole perseguire con il provvedimento in esame. A tale riguardo, annuncio che mi riservo di presentare un emendamento soppressivo dei predetti commi 6 e 7, relativi al divieto di associare, ad esempio, una marca di birra al concerto di una popstar piuttosto che ad una sagra di paese.
Peraltro, per quanto riguarda la cessazione della somministrazione di bevande alcoliche nei locali notturni un'ora prima che cessi l'attività di intrattenimento, vorrei citare l'esempio dei pub inglesi, nei quali, a mezzanotte, cessa la distribuzione della birra. Alle ventitré, una campanella avverte gli avventori che, a partire dall'ora successiva, non verranno più somministrate bevande alcoliche. Cosa succede a quel punto? Si verifica quello che viene definito «effetto scorta»: i ragazzi inglesi si alzano, vanno al banco, fanno una bella scorta di cinque o sei pinte di birra e le portano al tavolo, dove possono starsene tranquillamente a bere per tutta la notte fino all'ora di chiusura del locale!
Altri problemi sono relativi al divieto di accesso ai locali notturni. Si tratta di una norma che condivido, ma che ritengo di difficile applicazione. Essa prevede che possa essere stabilito il divieto di accesso alle discoteche ed alle sale da ballo nei confronti di coloro che risultino condannati con sentenza definitiva per determinate fattispecie di reato. Ripeto: la disposizione è condivisibile, ma di difficile applicazione, a meno che il buttafuori non si metta a chiedere il certificato penale a tutti coloro che vogliono entrare in discoteca per verificare se, tra loro, vi siano persone condannate con sentenza definitiva!
D'altro canto, nel provvedimento in esame mancano previsioni normative che, a mio parere, potrebbero raggiungere l'obiettivo di diminuire il tasso di incidentalità notturna in maniera più efficace e, ciò che pure è importante, senza limitare quella libertà di svago della quale dicevo in precedenza.
Il problema vero, oltre alla questione legata agli stupefacenti che di frequente circolano in questi locali, riguarda il mezzo con cui i ragazzi (molto spesso, si tratta di giovani neopatentati) si recano in discoteca: macchine di grande cilindrata, superbolidi, spesso presi in prestito dai propri genitori, che, se lanciati ad una velocità di 160,180 chilometri orari, non costituiscono il mezzo più adeguato per un giovane neopatentato che torna a casa a notte fonda o nelle prime ore della mattina. Sono convinto che, se si intervenisse sulla possibilità, per i giovani in possesso della patente di guida da due o tre anni, di guidare macchine al di sopra di una determinata cilindrata, si potrebbe ridurre in maniera più efficace il tasso di incidentalità giovanile.
In questo provvedimento, inoltre, non è prevista la prova obbligatoria del test dell'etilometro. Nelle discoteche e nei locali di intrattenimento notturno che effettuano la somministrazione di alcolici, potrebbe essere interessante prevedere il test obbligatorio dell'etilometro per i clienti ai quali, durante la permanenza nel locale, sono state servite una o più bevande alcoliche o superalcoliche e, per i conducenti di auto che non risultassero in linea con i parametri previsti per legge e non in grado di mettersi alla guida, servizi di accompagnamento coatto.
Inoltre, non sono previste norme per il potenziamento degli organismi di coordinamento e di pianificazione della sicurezza stradale con il coinvolgimento delle autorità preposte, ad iniziare dai prefetti, che nei weekend potrebbero dedicare a questo problema una diversa attenzione.
Non vorrei soffermarmi - l'ho ricordato precedentemente - sulla questione dei gestori dell'indotto economico, tuttavia ritengo una penalizzazione per i gestori che in questo campo già svolgono attività commerciali l'obbligo di presentare nuovamente una domanda per vedersi riconosciuta una licenza che già possiedono. Infatti, in base al nuovo articolo introdotto nel testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, per continuare a svolgere la loro attività, questi gestori, di fatto, devono vedersi riconosciuta, di una apposita domanda, la legittimità della licenza che già possiedono. Ma è un discorso che vorrei lasciare a latere.
Signor ministro, credo che l'obiettivo di questo provvedimento sia legittimo. Do atto a lei e all'intero Governo della sanità dell'intenzione e della giustezza dell'obiettivo. Tuttavia, credo che tale obiettivo sia stato perseguito anche durante il dibattito in Commissione (quindi, non tutta la colpa è da ricondurre al testo originario; mi sembra che l'articolo sull'alcolismo sia stato introdotto successivamente, attraverso l'approvazione di alcune proposte emendative), con un testo che, in alcuni punti, va sopra le righe, nel senso che coarta eccessivamente la sfera della libertà di comportamento privata e non interviene sulle dimensioni rilevanti propriamente attinenti all'ordine pubblico (il retto comportamento sulla strada, la sicurezza stradale). Colpisce, invece, in modo esagerato, l'attività di divertimento nei locali notturni e delle discoteche. Anche perché - su ciò vorrei spendere qualche parola prima di concludere il mio intervento -, se alcuni ragazzi esagerano nel fare uso di pastiglie di ecstasy, nel bere come spugne e si rintronano al ritmo di musica techno prima di rimettersi in macchina, tanti altri (forse la maggioranza) vanno in discoteca per ballare, non bevono, se non in modo moderato, non prendono l'ecstasy e non interpretano la discoteca come una sorta di rave party (per cui si balla costantemente in pista ad un ritmo forsennato con gli amplificatori assordanti); quindi, quando si rimettono alla guida per tornare a casa sono in possesso delle proprie facoltà mentali, non guidano come pirati della strada e non provocano incidenti.
Queste migliaia di giovani si vedrebbero penalizzate come la minoranza di quelli che si imbottiscono di ecstasy, che bevono in maniera eccessiva e che soprattutto guidano in modo improprio autoveicoli spesso - come ho detto - di grossa cilindrata; dovrebbero subire le stesse conseguenze limitanti e restrittive, al pari degli altri, pur non avendo alcuna responsabilità nel fenomeno dell'incidentalità giovanile.
Quindi, l'appello che posso fare - riservandomi con altri colleghi del mio gruppo, di presentare emendamenti su questi specifici aspetti (perché sul resto del provvedimento l'atteggiamento sarà assolutamente favorevole) - è di concentrarci di più sugli aspetti attinenti l'ordine pubblico e la sicurezza stradale e di valutare in maniera meno punitiva l'attività propria del divertimento, che attiene più alla sfera della libertà privata e personale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cento. Ne ha facoltà
PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, credo che ci troviamo di fronte ad un provvedimento - già alcuni colleghi che
mi hanno preceduto lo hanno rilevato - proibizionista. Si tratta di un provvedimento sbagliato, inutile, che non risolve, purtroppo, il problema della sicurezza, della diminuzione degli incidenti stradali, del modo in cui garantire un divertimento, oseremmo dire noi Verdi, sostenibile, nel rispetto della propria salute e di quella degli altri.
Credo che proprio oggi tutti dovremmo fare qualche riflessione, alla luce di quanto è accaduto ieri sera durante il derby Roma-Lazio, dei gravi incidenti che si sono verificati e di ciò che si muove intorno ad uno stadio e ad una partita di calcio. Anche in questo caso c'è stato il fallimento di una normativa proibizionista repressiva, quella contenuta nel cosiddetto decreto contro la violenza negli stadi, che ha mostrato tutti i suoi limiti. Non è sufficiente, per risolvere il problema e per governare e contenere fenomeni così complessi (a volte comportamenti così criminali), aumentare una sanzione - nel caso del decreto contro la violenza negli stadi, una sanzione penale - o addirittura mettere in discussione alcune garanzie costituzionali (come fa la norma sull'arresto differito). Credo che lo stesso valga anche per un problema diverso, ma in qualche modo attinente (riguardando l'organizzazione del tempo libero nel nostro paese), come quello di cui stiamo discutendo: anche se fossero veri i dati che il ministro Giovanardi ci ha fornito in questi mesi (dati peraltro contestati dal collega Grillini nel suo intervento precedente), sarebbe una pia illusione o, peggio, un'azione demagogica e strumentale pensare di risolvere il problema degli incidenti e della mortalità sulle strade del sabato sera con norme che incidono così pesantemente su alcuni principi e su alcune libertà che sono garantite dal nostro ordinamento costituzionale. Se rimanessero così come risultano nel testo approvato dalla Commissione, queste norme sarebbero incapaci di reggere a qualsiasi giudizio di legittimità costituzionale.
D'altra parte la Commissione, durante i suoi lavori, ha raggiunto un compromesso, riconoscendo le ragioni delle critiche e delle obiezioni a questa normativa, ma tentando in maniera ipocrita di non sconfessare il lavoro e la proposta avanzata dal Governo, in particolare dal ministro Giovanardi. Nella sostanza, si accolgono, senza andare fino in fondo nelle conseguenze legislative, alcune delle obiezioni di fondo che nei confronti di questo provvedimento sono state avanzate.
Credo che il Governo farebbe bene - anche alla luce del dibattito che si sta svolgendo - a rivedere radicalmente la propria impostazione ed a ritirare questo provvedimento, consentendo alle Commissioni competenti di svolgere un ragionamento serio sull'organizzazione del tempo libero e delle forme di divertimento nel nostro paese. Ciò anche al fine di evitare di coprirci di ridicolo svolgendo una discussione parlamentare che pretenderebbe, su indicazione del Governo, di fissare addirittura gli orari entro cui è possibile bere e divertirsi, limitando fortemente anche l'attività imprenditoriale di chi gestisce il settore delle discoteche (problema importante ma, a mio avviso, non il principale), e di intervenire nelle forme di organizzazione del tempo libero amatoriali, associative e culturali. Mi riferisco a quelle forme di organizzazione che non hanno in sé il carattere ed il contenuto dell'impresa che fa profitto, ma che organizzano il divertimento ed il tempo libero in maniera orizzontale e sociale.
Se il provvedimento in esame entrasse in vigore, cosa accadrebbe a centinaia e centinaia di circoli culturali, di centri anziani, di associazioni e di centri sociali? Non abbiamo paura di nominare i centri sociali. In realtà, credo che dietro questo provvedimento vi sia anche il tentativo surrettizio di mettere qualche macigno sull'attività di autorganizzazione culturale e di organizzazione del divertimento che si svolge in tanti spazi comunemente chiamati centri sociali, che in realtà sono qualcosa di molto più complesso rispetto a ciò che viene rappresentato e raccontato nel dibattito e nella polemica, anche politica.
Le ragioni della contrarietà mia e dei deputati Verdi rispetto a questo provvedimento
sono di carattere generale. Siamo convinti che in questo come in altri campi non sia con il proibizionismo - con un proibizionismo, peraltro, impossibile da applicare con equità e che dà corso a fenomeni di iniquità, di ingiustizia e, a volte, di vera e propria vessazione nei confronti dei destinatari della norma - che si garantiscono alcuni valori che stanno a cuore a tutti. Ciò non accade con riferimento alle droghe ed alla violenza negli stadi, e tanto meno può accadere in un campo di intervento come quello del tempo libero e dell'organizzazione serale del divertimento.
Noi Verdi abbiamo presentato alcuni emendamenti e su di essi condurremo la nostra battaglia parlamentare. Tuttavia, riteniamo che la scelta migliore sia di ritirare questo provvedimento e far sì che il Parlamento possa occuparsi in maniera seria, senza interventi strumentali e nuove forme di proibizionismo, del modo in cui garantire la sicurezza e la tutela della persona e della salute attraverso prescrizioni che afferiscono ad un tempo libero non sottoposto ad un'organizzazione decisa dal Governo e dalle leggi. Quando queste ultime diventano così vincolanti ed entrano così pesantemente nel merito dell'organizzazione della singola attività di tempo libero, sono sbagliate e, peraltro, ci allontanano anche dall'obiettivo perseguito.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, vorremmo ribadire anche in questa sede, dopo averlo fatto a lungo in Commissione, che il provvedimento in discussione non ci piace. Il motivo è evidente: si tratta di un testo ultra proibizionista, che persegue una logica repressiva tanto insopportabile quanto inutile, anche rispetto agli obiettivi dichiarati.
In particolare, vorrei sottolineare due aspetti: il primo è di carattere formale e riguarda le competenze legislative. La riforma del Titolo V della Costituzione ha modificato l'assetto interno delle competenze, per cui il commercio interno non rientra tra le materie riservate allo Stato, neanche in modo concorrente; al contrario, rientra tra le competenze esclusive delle regioni.
Su questo aspetto, naturalmente, abbiamo sottoscritto la questione pregiudiziale di costituzionalità Montecchi ed altri n. 1, insieme ai colleghi del centrosinistra. Se quest'ultima venisse approvata - come naturalmente auspichiamo - il problema sarebbe risolto. Se, invece, la questione pregiudiziale venisse respinta ed il provvedimento venisse approvato, riteniamo che sarebbe la stessa Corte costituzionale a risolvere la questione, perché sicuramente i ricorsi non mancheranno.
Infatti, il tentativo del Governo di superare il problema trasformandolo in una questione di ordine pubblico e quindi ad esclusiva competenza da parte dello Stato, non è sufficiente a farne un provvedimento di potestà esclusivamente statale. Cercheremo in tutti i modi di rompere questo schema - peraltro difficilmente sostenibile - per far decadere la legittimità dell'intero provvedimento, visto che il suo cuore risiede nelle norme che regolano gli orari delle discoteche.
Per quanto mi riguarda (ed è questo l'altro aspetto che vorrei affrontare) preferisco mettere da parte le statistiche sugli incidenti stradali con cui ci avete sommerso nei mesi e nelle settimane passate. È inutile fare la guerra dei numeri, ma non si può tacere sul fatto che i dati forniti dalla Federazione dei pubblici esercizi costringono tutti ad esprimere forti perplessità sulla connessione causale tra l'orario di chiusura delle discoteche e l'alto numero di incidenti stradali nei fine settimana. Altri colleghi hanno sollevato questi aspetti, portando anche altri dati, ma preferisco sottolineare l'insieme dei fenomeni e cioè il fatto che, per fortuna, le persone tendono sempre di più a vivere le città, soprattutto la sera e in particolare nei weekend. È quindi evidente che, con l'aumento delle auto in circolazione, crescono anche le probabilità di incidenti stradali; pensare di affrontare il problema anticipando l'orario di chiusura delle discoteche
è allora quantomeno illusorio. Viceversa, va rilevato che l'Italia investe per la sicurezza stradale somme decisamente inferiori rispetto agli altri paesi europei; è bene poi ribadire che gli stessi controlli volti al rispetto del codice della strada sono completamente inadeguati. Forse sarebbero proprio queste le misure da intraprendere se vogliamo discutere di incidenti stradali e di sicurezza.
È piuttosto inutile introdurre norme rigorosissime, aumentando i divieti, se poi, in caso di trasgressione, si ha la quasi certezza di non incorrere neppure nei controlli. Pensate quindi di risolvere il problema allargando le proibizioni riguardo alle bevande alcoliche, quando tutte le concrete esperienze proibizionistiche in questo campo dimostrano che tali logiche non hanno mai risolto nulla, tanto che non vengono applicate neppure le norme repressive già esistenti. In ogni caso non so come pensiate di impedire di bere alcolici alle persone che non guidano, - di questo stiamo parlando - o di arrestare il barista o il ristoratore che dovesse vendere alcolici ai minori di 16 anni. Non capisco come pensiate di risolvere il problema con queste misure.
Con questa legge pretendete di regolare tutti i divertimenti e persino le iniziative culturali e ricreative delle associazioni. In tali contesti -dove peraltro la comunicazione e le iniziative possono riguardare linguaggi differenti dalla parola, ad esempio la musica - la somministrazione di bevande è fatta al solo scopo di recuperare le spese, come ci riportano quasi tutte le realtà e le esperienze concrete.
Pretendete di regolamentare tutto, comprese quindi le iniziative culturali e ricreative delle associazioni, ma anche in questo caso incorrete nella violazione dell'articolo 17 della Costituzione, relativo alla libertà di associazione. In ogni caso, anche riferendoci soltanto alle discoteche, è bene ricordare che stiamo parlando di un settore che conta 2.500 imprese e circa 60 mila addetti; tale settore subirà, per colpa di questa legge, pesanti ripercussioni.
Parliamo di un settore che si trova già in crisi profonda, e che ha visto calare le presenze almeno del 25 per cento, solo negli ultimi tre anni, con un dimezzamento del fatturato. Le ragioni di tale crisi mi pare siano state anche indicate su diversi quotidiani.
Non ci sono soldi nelle famiglie. Vi è un forte aumento del costo della vita e i ragazzi (quando va bene) svolgono lavori precari e, quindi, è diventato difficile - se non impossibile - riuscire, ad esempio, a scegliere tra il pub e la discoteca, la birra, il panino e la discoteca, o la pizza e la discoteca. Ormai, ognuno è costretto a scegliere uno di tali ritrovi. Difficilmente riesce a frequentarli tutti. È una delle cause - se non la principale - del notevole calo della frequenza delle discoteche.
Se pensate che tale debba essere l'obiettivo, per perseguire le cosiddette ragioni di sicurezza annunciate in questo provvedimento, potete continuare tranquillamente nella vostra politica economica: è abbastanza probabile che le frequentazioni delle discoteche diminuiscano ulteriormente. Non so se, assieme ad esse, diminuiranno anche gli incidenti stradali, ma tale è lo schema che avete prospettato.
In ogni caso, non è la prima volta che si tentano campagne per anticipare la chiusura dei locali: non mi pare si siano mai riscontrati risultati efficaci. In alcuni comuni, sono stati adottati provvedimenti del genere ma, almeno da ciò che abbiamo spesso letto nel corso delle ultime settimane, non mi sembra che i risultati vadano nella direzione da voi auspicata.
Il vostro ragionamento non tiene conto di alcuni aspetti del fenomeno, a partire dal fascino del buio. Ammesso che l'anticipazione degli orari di chiusura non determini gli stessi problemi, anche in orari diversi, dubito che le persone si possano rassegnare a non vivere la notte. La notte è il tempo del mistero, del nascondersi ed è l'opposizione al giorno, fatto di lavoro, di monotonia, spesso di insoddisfazioni. L'atmosfera al buio è diversa: consente comportamenti alternativi, compensa bisogni irrisolti.
Andare in discoteca, per molti, è un rito: la musica deve essere forte, ripetitiva e deve scuotere tutto il corpo. In discoteca si diventa anonimi, signor ministro, si perde la propria identità, a favore di una dimensione corale. È vero: il ballo può essere anche una forma di «sballo», che può diventare liberatoria e terapeutica. Per i giovani delle zone più produttive del paese - quali quelle del nord-est - magari dopo cinque-sei giorni di lavoro, anche ad orari incredibili (per i manager o per gli impiegati), essendo totalmente diverso dalla propria quotidianità, il ballo può rappresentare, come detto, una forma liberatoria e terapeutica. È vero che ballare stanca molto: a tale fatica qualcuno pensa di rimediare con alcol e droga.
Nemmeno il capitolo prevenzione si risolve anticipando gli orari di chiusura. Semmai, andrebbero indagati, tra l'altro, gli stili di vita e le motivazioni di processi di alienazione che inducono a comportamenti lesivi della propria e dell'altrui incolumità.
In ogni caso, signor ministro, le scelte di vita non possono essere cambiate in modo autoritario, per fortuna! Lo Stato, infatti, non può - e non deve - normare i comportamenti, non può mettere «le braghe al mondo».
Il ballo - o lo «sballo» - in discoteca rappresenta anche una cultura giovanile, che dura da decenni e che ha prodotto musica e letteratura eccellenti.
Avete proposto spot assurdi ed indegni per come viene rappresentata la figura femminile e per come vengono visti i ragazzi: il collega Grillini ha parlato di Mandrake, ma a mio avviso i ragazzi che si vanno a divertire in quel modo vengono considerati solo come cretini. Forse, invece di proporre tali spot o di parlare di orari di chiusura, avrebbe più senso predisporre spazi e tempi che facilitino il ritorno alla realtà da parte dei ragazzi che vivono l'esperienza della discoteca come un momento di sballo, di forma liberatoria. Mi riferisco, ad esempio, a musica più soft e riposante ad una certa ora, a spazi per riprendersi un po' prima di uscire, ad un piatto di pasta, ad un panino, ad una camera di decompressione: qualsiasi cosa, insomma, che serva ad indicare un passaggio dalla fase dello «sballo» a quella della normalità.
Questa è la strada che hanno cercato di seguire tanti paesi europei e, forse, varrebbe la pena di fare tesoro dell'esperienza altrui e lavorare su quel terreno. Il divieto assoluto di guidare per chi ha bevuto, ad esempio, può essere accompagnato da altre misure, quali l'ingresso gratuito per chi si dichiara autista del gruppo e per tale motivo rinuncia a bere alcolici, treni ed autobus notturni gratuiti, tanta acqua fresca (come abbiamo previsto con gli emendamenti in Commissione), sale di defaticamento: si tratta di piccoli aspetti di buon senso. Naturalmente, sono necessari operatori di strada fuori dalle discoteche - avrebbero molta più efficacia ed incisività rispetto ai poliziotti - che facciano conoscere ai ragazzi gli effetti nefasti dei mix tra pasticche ed alcool e che aiutino a ridurre i danni derivanti da tali consumi.
Invece, nel corso di questi anni, voi siete riusciti ad indicare in termini negativi anche quelle associazioni che, in modo volontario, hanno cercato di produrre depliant e materiale informativo su tali temi. Addirittura, avete letto tali suggerimenti come istigazioni a delinquere, senza cogliere che l'obiettivo della riduzione del danno non può essere raggiunto semplicemente perché qualcuno scrive qualcosa di più repressivo su un pezzo di carta. Ci vuole un lavoro paziente: bisogna affrontare la questione in modo non demagogico, abbandonare qualsiasi logica proibizionista, prendere atto della realtà ed apprezzare il fatto che ormai in tutte le capitali europee la gente tende a vivere di notte. Tale dato diventa qualificante per le stesse città dal punto di vista turistico, indipendentemente dalle temperature climatiche.
Insomma, se la gente vuole vivere è cosa buona e nessuna politica autoritaria, per fortuna, lo può impedire, neanche la vostra legge. Secondo il vostro schema dovremmo dire addio ai concerti, ai festival sponsorizzati dalle birre, alle sagre
paesane, ai pacchetti turistici enogastronomici perché anche questi diventerebbero fuori legge.
Contiamo sul fatto che i disagi emersi anche tra i parlamentari della maggioranza possano aiutarci a modificare radicalmente o a respingere il provvedimento in aula.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Carli, iscritto a parlare; si intende che vi abbia rinunciato.
È iscritto a parlare l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, la materia oggetto del provvedimento in esame non vede schieramenti preconcetti perché gli obiettivi complessivi della tutela della salute e dell'incolumità dei nostri giovani sono comuni. Tutti abbiamo intenzione di fare sforzi per trovare il miglior modo per coniugare la libertà con la regolamentazione in un campo assai particolare e complesso in cui non vi sono certezze assolute e, ovviamente, non vi sono intenti demagogici.
Detto ciò, non mi riferirò agli spot del Governo che sono stati qui citati da due autorevoli colleghi, perché non li ho visti e quindi non ho motivo né argomentazioni per poterli criticare nel merito, né tantomeno su un piano di legittimità. Dico semplicemente che tutto quello che si fa - sperando che sia fatto bene -, se effettivamente contribuisce a ridurre, anche di un solo caso, gli incidenti mortali in cui sono coinvolti i nostri giovani, andrebbe apprezzato. Se, tuttavia, gli spot non sono fatti bene, credo allora che il Governo debba rivederli, ma, ripeto, non ho titolo per pronunciarmi nel merito, proprio perché non li ho visti.
La relazione del collega D'Alia mi è sembrata puntuale e, allo stesso tempo, problematica. Richiamandomi, pertanto, a quella relazione, prendo inoltre atto del fatto che vi sarebbe una proposta emendativa tesa ad accogliere le proposte avanzate in Commissione dai colleghi del mio gruppo in tema di orari, che andrebbero eliminati, stante al riguardo la competenza accertata delle regioni e non dello Stato. Il problema è talmente grave da non consentire la disattenzione del Parlamento. Dato che c'è il tempo per valutare tutti gli emendamenti, che sono stati presentati in maniera trasversale, mi auguro che da parte del Governo - in questo caso del ministro Giovanardi, che è presente in aula - e da parte della maggioranza non vi sia una chiusura e che si guardi al merito delle proposte, al fine di trovare la migliore delle soluzioni, perché se nel 2002 vi sono stati complessivamente oltre seimila morti (non so quanti siano effettivamente legati al dopo-discoteca), occorre prendere atto che si tratta di un'ecatombe e dunque bisogna che si attivino tutte le politiche necessarie.
Come ho già detto, si tratta peraltro di politiche complessive, che riguardano le infrastrutture, i trasporti alternativi, il potenziamento del trasporto su rotaia, l'attivazione delle cosiddette autostrade del mare (per le quali ho sottoscritto l'altro giorno una proposta di legge, insieme ad altri colleghi): dunque, tutta una serie di provvedimenti che certamente non finiscono con il testo particolare al nostro esame. Il fatto che l'altro giorno siano morti cinque giovani in provincia di Pavia che uscivano dalla discoteca e che l'altra sera sulla Potenza-Melfi ne siano morti altri due, di età compresa tra i 18 e i 20 anni, che invece non uscivano dalla discoteca, ma andavano al lavoro, dimostra, quindi, che vi è un problema complessivo che riguarda la sicurezza sulle strade. È necessaria una politica diversa in tema di infrastrutture ed in tema di educazione e prevenzione stradale, anche se riconosco che qualcosa è stato già fatto. Non ho difficoltà a dire che il provvedimento sulla patente a punti tutto sommato sta dando alcuni risultati. Anche se ci siamo astenuti quando è stato votato (perché non erano stati accolti alcuni nostri emendamenti), tuttavia ne registriamo gli effetti positivi. Peraltro, dato che ogni legge non è perfetta e può essere migliorata, potremo valutare anche quel provvedimento fra qualche anno.
Le responsabilità del Governo, onorevole ministro, su alcuni di questi aspetti vi sono, perché la politica delle grandi infrastrutture sta tardando. Voi l'avete predicata e programmata, ma in effetti non l'avete attivata; ad esempio, nel Mezzogiorno, per quanto riguarda la rete ferrata, non vedo alcun progetto o cantiere, mentre per quanto riguarda le grandi infrastrutture autostradali, quella relativa all'autostrada Salerno-Reggio Calabria è un cantiere avviato molti anni fa ed ancora incompleto. Ad ogni modo, tutto questo - ripeto - fa parte di un discorso più generale.
La proposta di legge in esame ha l'ambizione di disciplinare un'abitudine sociale dei nostri giovani, con riferimento alla quale, in verità, noi genitori abbiamo da tempo ingaggiato una disputa assai limitata, purtroppo, nei successi. C'è, infatti, il problema del rientro a casa, dopo una serata trascorsa in discoteca, in un orario ragionevole ed in buone condizioni di sicurezza.
Credo che ogni genitore viva l'angoscia del rientro dei propri figli a casa passata una certa ora, ma ciò non significa che dobbiamo vietare ai giovani di cercare, legittimamente, un'occasione di divertimento, soprattutto dopo l'attività lavorativa. Bisognerebbe fare in modo che questi giovani, nella ricerca del legittimo divertimento, non incorrano in motivi di insoddisfazione tali da far ricorso ad un uso eccessivo di alcol o, peggio ancora, di droga. In tal senso, la scuola e tutti noi ci dovremmo impegnare per fare in modo che prevalga la cultura della vita e che si creino le condizioni perché il giovane si realizzi nel lavoro (purtroppo, è un obiettivo mancato, soprattutto nel Mezzogiorno, dove vi è un tasso di disoccupazione ancora di prima grandezza che angoscia in maniera drammatica ogni famiglia con un giovane a carico).
L'obiettivo del provvedimento in esame dovrebbe essere condiviso da tutti. L'articolato, al termine dell'esame del testo, dovrà essere il migliore possibile, nel senso di non cadere nel proibizionismo tout court, ma di tentare di coniugare diversi aspetti, proponendo una disciplina che non contrasti con il principio della libera scelta; sarebbe grave se, in ordine a tale materia, facessimo passi indietro.
Per quanto riguarda l'emendamento cui ha fatto riferimento il relatore, che apre lo spiraglio ad un maggiore confronto, è stato da noi sollevato un aspetto di costituzionalità: abbiamo affermato che la fissazione degli orari di chiusura delle discoteche e dei locali rientra nella competenza delle regioni. Tale problematica permane e, pertanto, vedremo come sarà affrontata, in particolare con riferimento all'emendamento succitato.
Siamo convinti, per esempio, che lo Stato potrebbe legittimamente emanare una norma che disponga gli orari degli esercizi pubblici su tutto il territorio nazionale solo se vi fosse un aggancio con le competenze in materia di sicurezza, perché la suddetta non è di competenza regionale. Affinché ciò sia possibile, bisogna ritenere che la proposta di legge in esame riguardi la materia dell'ordine e della sicurezza pubblica. Non è così, perché l'orario dei pubblici esercizi (sempre che tale aspetto sia stato espunto) riguarderebbe le attività produttive ed il commercio, che è di specifica competenza della regioni. Probabilmente, il mio riferimento è superato, perché è stato presentato al riguardo un emendamento di cui non conosco i termini.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. È già nel testo!
MARIO LETTIERI. No, nel testo non c'è; il relatore vi ha semplicemente fatto riferimento.
Parlo di competenza dei comuni e delle regioni, perché non vorrei - come diceva la collega Mascia - che si facesse del proibizionismo eccessivo, arrivando anche ad abolire le cosiddette notti bianche organizzate dai comuni per far vivere le nostre città, come ha fatto Roma, emulando Parigi; in molte occasioni potrebbero essere aperti tutti gli esercizi pubblici, tranne quelli da ballo; si potrebbe, peggio ancora, vietare solo il ballo, mentre
sarebbe possibile ogni altro genere di intrattenimento (sarebbe davvero un'assurdità). Sarebbe vietato fare tardi nelle feste padronali dei nostri comuni, compresa la veglia danzante nelle nostre località turistiche per la notte di San Lorenzo, perché nel testo si fissa la deroga soltanto per il carnevale, il Ferragosto e l'ultima notte dell'anno, mentre sappiamo che, nelle località turistiche e nei nostri paesi, d'estate, si è abituati a festeggiare fino a tardi anche in altre occasioni, come la notte di San Lorenzo.
Altrettanto singolare ci sembra la deroga per le isole, nelle quali non è consentito il traffico di autoveicoli. Allora, mi domando: quale sarà la classificazione di una discoteca aperta sull'isola Bella, di fronte a Taormina, oppure a Venezia che, pur non essendo un'isola, non ha traffico di autoveicoli? Ciò per evidenziare che la materia è complessa e che non si può adottare un parametro a cuor leggero, in quanto si potrebbe creare una sperequazione con evidenti storture.
Non voglio addurre inconvenienti né confutare l'esigenza di regolamentare in qualche modo la materia, ma la legislazione regionale, oltre ad essere costituzionalmente più corretta, consentirebbe di promuovere una classificazione molto più accorta delle diverse realtà.
Riteniamo particolarmente arduo affidare ai divieti il mutamento dei fenomeni sociali - che pure auspichiamo -, senza procedere ad un'analisi puntuale delle cause e dei rimedi. Crediamo che, sul versante del contrasto dell'abuso di sostanze alcoliche da parte degli adulti e dell'uso delle stesse da parte dei minorenni, non si faccia abbastanza. E non è solo un problema di leggi; possiamo approvare le migliori leggi ma, se restano disapplicate, non si riesce a raggiungere l'effetto voluto.
Sono indubbiamente insufficienti le leggi che consentono ai sedicenni di acquistare alcoolici, diversamente da quanto accade in moltissimi altri paesi dove lo si consente solo ai maggiorenni; inoltre, le sanzioni sono troppo modeste e i controlli sull'inosservanza delle stesse appaiono persino inesistenti. Occorre far rispettare le leggi già esistenti; dunque, se l'alcol non può essere somministrato a chi ha meno di 16 anni, bisogna attenersi a quanto contenuto nella vigente normativa.
Manca persino l'informazione di base da parte dei commercianti che, già oggi, non chiedono a nessun minorenne i documenti per accertare se abbia compiuto almeno il sedicesimo anno d'età, né sono previste sanzioni per coloro che abbiano servito bevande alcoliche a chi già si trovava in stato di ebbrezza. A tale proposito, proponiamo l'innalzamento della soglia d'età, innanzitutto a tutela della salute dei minorenni, visto che l'assunzione di alcoolici non giova né al loro sviluppo né alla loro formazione.
Resta la questione dei controlli sul traffico, che non può essere esclusa da una disciplina di questa natura, pena la manifesta illegittimità costituzionale della legislazione e l'assegnazione ad un destino di inefficacia della tutela di giovani vite umane.
Ci ha molto colpito il dato fornito nel corso delle audizioni in Commissione, in base al quale, nel Veneto, una campagna seria delle forze di polizia, con risorse adeguate e mezzi tecnologici appropriati, specie per i controlli del tasso alcolometrico, ha comportato una riduzione dell'indice di incidentalità del 35 per cento. Quindi, quando si vuole e si fa funzionare l'apparato dello Stato, i risultati positivi si ottengono! Quanto si è fatto nella regione Veneto può essere fatto in tutte le altre regioni con sistematicità.
Ritengo che, su questo terreno, non vi debbano essere divisioni tra le forze politiche e che su questo testo vi siano ancora spazi di convergenza. Non preannuncio quale sarà il voto del mio gruppo sul provvedimento in esame; dico semplicemente che, se in sede di Comitato dei nove si discuterà in maniera approfondita degli emendamenti presentati, non ci saranno ostacoli al raggiungimento di una soluzione condivisa su una materia che - ripeto - riguarda quasi tutte le famiglie italiane. In ogni caso, è dovere del Parlamento
tutelare la sicurezza, rispettando però la libertà dei giovani e dei meno giovani.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
CARLO LEONI. Ci sono tanti argomenti sui quali la Casa delle libertà ha fatto fin qui esattamente il contrario di ciò che promise in campagna elettorale: lo ha fatto sicuramente per quanto riguarda fisco, pensioni e giustizia, ma sul federalismo si è particolarmente distinta rispetto al tradimento degli impegni presi con gli elettori.
Al Senato è in discussione la riforma della Costituzione. C'è una accelerazione dei tempi per arrivare entro una certa data all'approvazione in prima lettura. Sappiamo che la riforma costituzionale richiede un determinato iter e quindi certi tempi. Alla fine, magari, qualcuno otterrà la bandierina della devolution in prima lettura, ma questa bandierina non cancellerà due anni e mezzo di legislazione ipercentralistica. Credo che non si sia mai visto in un così breve lasso di tempo una tale concentrazione di poteri presso l'apparato dello Stato com'è accaduto con i provvedimenti del Governo Berlusconi, cioè della Casa delle libertà, di quella coalizione alla quale partecipa la Lega nord, che del tema del federalismo ha fatto il suo obiettivo prioritario.
La proposta di legge sulle discoteche, in questo ambito, punta a fissare con legge del Parlamento un orario unico nazionale per la cessazione delle attività delle discoteche. Quindi - come già è stato detto da altri colleghi - è incostituzionale, perché è chiarissimo che il nuovo titolo V della Costituzione assegna esclusivamente alle regioni questa competenza. Di questo parleremo domani quando discuteremo la pregiudiziale di costituzionalità da noi presentata.
In ogni caso, questa filosofia e questo obiettivo di disciplinare per legge nazionale un orario unico per la cessazione delle attività delle discoteche sono in clamoroso contrasto con i principi di base di un federalismo, neanche tanto estremo, o di un qualcosa che comunque possa essere chiamato tale. Infatti, se non possono neanche decidere sugli orari degli esercizi commerciali...
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Non è così!
CARLO LEONI. No, è esattamente così!
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. È la musica! Bisogna dire la verità.
CARLO LEONI. Se ne accorgerà, come già è stato detto, alla prima pronuncia della Corte costituzionale. Replicherà dopo, perché questa è la verità e non è una bugia. Continui pure la sua telefonata, signor ministro...!
Quindi, la prima ragione di contrarietà è che si sottrae a regioni ed enti locali una materia di loro esclusiva competenza innanzitutto secondo il buonsenso, perché tutti possono capire che ogni regione ha una storia, una particolarità, uno stile di vita e un certo clima meteorologico, quindi è del tutto logico che, a seconda dei luoghi, si decida in maniera differenziata.
È inoltre una materia di competenza delle regioni secondo un principio federalista e secondo la Costituzione. Ripeto che questo provvedimento è destinato a soccombere alla prima pronuncia sul tema da parte della Corte costituzionale.
La seconda ragione di radicale contrarietà da parte nostra è che si usa la legislazione per ragioni meramente propagandistiche. Non ho nulla contro la propaganda politica, ma per farsi propaganda andrebbero usati gli strumenti della propaganda politica e non le leggi. Ciò soprattutto quando si punta a fare della propaganda sul dramma degli incidenti stradali mortali e di famiglie colpite dal dolore.
Perché dico propaganda? Perché si cerca di far credere che basti chiudere prima le discoteche per risolvere un problema drammatico come quello che stiamo affrontando. In modo assolutamente
illogico, chi può pensare che se una discoteca chiuderà, o cesserà le sue attività alle tre, alle tre e mezza staranno tutti sotto le lenzuola a dormire tranquilli perché gliel'ha detto il Governo? Naturalmente nessuno.
È chiaro che accadrà tutt'altro. Chi ha deciso di trascorrere il sabato notte fuori casa, lo farà, anche se la discoteca chiude alle 3: andrà altrove, e dunque si incentiveranno i raduni illegali e aumenteranno il nomadismo e il caos nella circolazione. Nella migliore delle ipotesi, ciò che avviene oggi alle 5,30 avverrà alle 4,30.
Non è con questi provvedimenti che si fanno passi in avanti, e la logica che li ispira non sta in piedi. Se si verificano incidenti stradali la domenica pomeriggio durante la stagione sciistica, non credo che a qualcuno possa venire in mente di chiudere gli impianti! Semmai, se si ha idea di come si governa un paese civile, viene in mente di rafforzare il controllo sulle strade; ricordo tuttavia che a questo Governo è venuto in mente di aumentare i limiti di velocità.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Il 30 per cento di morti in meno!
CARLO LEONI. Proprio perché vi sono giovani che perdono la vita e famiglie preoccupate, e dunque si tratta di una situazione drammatica e preoccupante, occorrono risposte serie, rigorose e ben ponderate: l'incremento degli agenti di polizia stradale nelle strade; aiuti, anche finanziari, ai comuni per un maggiore impegno della polizia municipale, anche nel controllo dell'alcolismo; maggiore impegno da chiedere ai gestori.
Signor ministro, lei è titolare dell'incarico per i rapporti con il Parlamento. Ritengo che il ministro per i rapporti con il Parlamento debba avere la dote di rispettare il Parlamento. Lei ha rilasciato oggi un'intervista al quotidiano L'Avanti, nella quale afferma: sono tutti d'accordo con me. Alla domanda: da dove vengono gli ostacoli, lei risponde: i guai cominciano a livello parlamentare, laddove un'azione legittima di lobby furibonda da parte dei gestori dei locali influenza i parlamentari. Il rispetto per i parlamentari significa comprendere i dissensi, che, come lei sa, sono numerosi anche nel suo schieramento. Al fine di ottenere l'approvazione del provvedimento, lei si sta accingendo a frettolose retromarce: sono stati annunciati alcuni emendamenti, che non sono stati presentati in Commissione e che saranno presentati in sede di Comitato dei nove. Nel caso contrario, i dissensi, che non provengono soltanto dall'opposizione ma anche dal suo schieramento, l'avrebbero lasciata senza alcuna maggioranza.
La invito, signor ministro, dal momento che per la carica che ricopre dovrebbe rispettare il Parlamento, a comprendere che i parlamentari, sia del centrosinistra sia del centrodestra, hanno le loro idee...
Lei, signor ministro, sta facendo un gesto che il nostro gruppo riporterà nelle sedi opportune: ha fatto il gesto di chi maneggia denaro, intendendo dire che c'è una lobby che con questi strumenti sta influenzando l'opinione dei parlamentari.
RENZO INNOCENTI. Signor ministro, deve verificare questa ipotesi, la deve provare, altrimenti la deve smentire immediatamente! Signor Presidente, mi scuso con lei e con i colleghi, ma questi gesti in aula non sono assolutamente ammissibili!
PRESIDENTE. Il ministro interverrà in sede di replica, e spero si chiarisca tutto.
CARLO LEONI. Il ministro Giovanardi dovrebbe dimettersi, o almeno cambiare dicastero, dal momento che non sa tenere i rapporti con il Parlamento.
I gestori vanno dunque chiamati ad assumersi le proprie responsabilità per quanto riguarda la somministrazione delle bevande e affinché siano previste sale di decompressione e adottate misure sul volume della musica e sull'illuminazione, ma non possono essere costretti a chiudere gli esercizi: le restrizioni rischiano infatti di condurre a risultati negativi, provocando danni a un settore strategico per il turismo, nel quale sono occupati migliaia di lavoratori.
Il problema certamente esiste. Occorre coinvolgere tutti i soggetti interessati - regioni, enti locali, gestori, associazioni giovanili, forze dell'ordine - per costruire una strategia vincente. Tuttavia, alla fatica di governare giorno per giorno lei, signor ministro, preferisce la semplificazione propagandistica della chiusura anticipata. Si tratta di un pasticcio, del quale ci si dovrebbe vergognare: l'esercizio chiude a una determinata ora, ma il locale può rimanere aperto senza svolgere l'attività di discoteca, come se alle 4 o alle 5 di mattina vi fosse qualcuno che va in una discoteca a bere un'aranciata o a fare due chiacchiere!
Verrebbe da ridere, se questo provvedimento non fosse costruito su un dramma vero, che interessa moltissime persone.
A me dispiace non per il Governo, che annuncia il suo ennesimo fallimento e la sua ennesima brutta figura, ma per i giovani e le famiglie italiane, a cui si fa credere che si risolverà il problema, quando tutti sanno che non è così. Ma, per un pugno di voti e per qualche preferenza in più, c'è chi è disposto anche a questo atteggiamento cinico.
Noi ci batteremo, signor ministro, per cancellare questo provvedimento attraverso l'approvazione della questione di costituzionalità, per cambiarlo radicalmente perché è sbagliato, inutile ed illiberale (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
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