Risposta. - Come evidenziato anche dall'interrogante, le investigazioni svolte dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Bologna hanno consentito di rintracciare, nel giugno scorso, a Parigi - dove viveva in clandestinità - Giuseppe Maj, leader dei Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo (C.A.R.C.).
militare, il Governo italiano e l'Autorità portuale di Brindisi per la costruzione di un punto di attracco e rifornimento per sommergibili nucleari sulla banchina di Capobianco, nella zona industriale di Brindisi;
Risposta. - Si sottolinea che la realizzazione di un impianto di rigassificazione della British gas nella zona industriale del porto di Brindisi si riferisce ad un terminale di gas naturale liquefatto ritenuto di interesse strategico per la sicurezza energetica dal Governo e dall'Unione europea ed oggetto di una delibera del CIPE del 21 dicembre 2001.
con asservita banchina per l'ormeggio per unità navali di superficie della Marina militare in località Capo Bianco.
del patrimonio ambientale siciliano.
Risposta. - Si risponde all'interrogazione indicata in discorso, intesa a sollecitare iniziative, come per la regione Calabria, a favore dei lavoratori forestali della regione Sicilia, in situazione di precarietà, consentendo in tal modo anche una migliore protezione e valorizzazione del patrimonio ambientale locale.
l'utilizzo di immagini che fanno riferimento a frutta non presente), infatti, mette seriamente in pericolo il principio della correttezza dell'etichetta e la sua verifica, che è uno strumento indispensabile di trasparenza nel rapporto tra produttori e consumatori;
Risposta. - Il Ministro delle attività produttive, con la recente circolare n. 168 del 2003 ha voluto fornire dei chiarimenti sull'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 719 del 1958 sulla base della giurisprudenza consolidata e delle regole comunitarie che, in materia, sono dettate per tre esigenze fondamentali:
Questi tre obiettivi sono perseguiti con l'applicazione del decreto legislativo n. 109 del 1992 e successive modifiche, con cui sono state attuate le direttive comunitarie in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità degli alimenti.
I problemi sorti riguardano solo queste ultime, mentre le prime tre non sono state minimamente toccate dalla circolare.
pianta di cui viene richiamato il sapore, in quanto si tratta di sostanze di natura diversa.
Risposta. - Nella mattinata del 5 novembre scorso un gruppo di «Disobbedienti ha inscenato, in piazza Verdi di Bologna, una manifestazione estemporanea di protesta contro l'amministrazione comunale.
Risposta. - Si osserva, in via preliminare, che le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI Italia della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI Global.
Risposta. - Il Ministero delle attività produttive ha attivato un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali per monitorare le conseguenze, sul piano produttivo ed occupazionale, derivanti dalla crisi delle attività TLC del gruppo Alcatel in Italia.
Risposta. - La mostra dedicata a Giorgio Perlasca è stata inaugurata a Carpi (MO) il 27 gennaio 2003, dal Signor Presidente della Camera dei deputati onorevole
Pierferdinando Casini, nell'ambito delle iniziative per la giornata della memoria, ed allestita all'interno del museo al deportato politico e razziale nella Sala dei nomi. La mostra, intitolata «Il Silenzio del Giusto» è terminata il 30 marzo scorso.
Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare presentata si comunica che effettivamente il parco veicolare della polizia stradale risulta deficitario di 166 auto di colore di istituto, mentre ha una maggiori disponibilità di vetture in colore di serie pari a 75 veicoli. Il Ministero dell'interno, peraltro, ha proceduto, nel
corso del 2003, all'acquisizione di veicoli di servizio (autovetture e motocicli) di avanguardia nella motoristica e nell'equipaggiamento, nonché all'acquisizione di strumentazioni al passo con gli sviluppi della ricerca scientifica e tecnica.
Attualmente sono in corso di distribuzione ai reparti della polizia stradale i motocicli BMW R850 RT, il cui contratto di fornitura è stato ampliato da 250 a 300 unità.
«bevande di fantasia», rappresenta un duro colpo sia per i produttori agricoli e agrumicoli che dei consumatori;
Risposta. - Il Ministro delle attività produttive con la recente circolare n. 168 del 2003 ha voluto fornire dei chiarimenti sull'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 719 del 1958 sulla base della giurisprudenza consolidata e delle regole comunitarie che, in materia, sono dettate per tre esigenze fondamentali:
Questi tre obiettivi sono perseguiti con l'applicazione del decreto legislativo n. 109 del 1992 e successive modifiche, con cui sono state attuate le direttive comunitarie in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità degli alimenti.
il nettare di frutta (succo e polpa) costituito, a seconda della natura del frutto, da almeno 25/50 per cento di frutta;
I problemi sorti riguardano solo queste ultime, mentre le prime tre non sono state minimamente toccate dalla circolare.
riguardo la corretta applicazione della normativa inerente sia la commercializzazione degli agrumi freschi e sia la produzione e commercializzazione delle bibite analcoliche al fine di accertare attraverso controlli, prelievo ed analisi chimiche di campioni, la percentuale di succo in esse contenuta.
Risposta. - Il Ministro delle attività produttive con la recente circolare n. 168 del 2003 ha voluto fornire dei chiarimenti sull'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 719 del 1958 sulla base della giurisprudenza consolidata e delle regole comunitarie che, in materia, sono dettate per tre esigenze fondamentali:
Questi tre obiettivi sono perseguiti con l'applicazione del decreto legislativo n. 109 del 1992 e successive modifiche, con cui sono state attuate le direttive comunitarie in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità degli alimenti.
il succo di frutta costituito al 100 per cento da frutta;
I problemi sorti riguardano solo queste ultime, mentre le prime tre non sono state minimamente toccate dalla circolare.
riguardo la corretta applicazione della normativa inerente sia la commercializzazione degli agrumi freschi e sia la produzione e commercializzazione delle bibite analcoliche al fine di accertare attraverso controlli, prelievo ed analisi chimiche di campioni, la percentuale di succo in esse contenuta.
Risposta. - L'articolo pubblicato il 23 gennaio 2003 dal quotidiano La Stampa che a sua volta riprendeva quanto pubblicato pochi giorni prima sul Wall Street Journal si riferiva alle indagini che il 2 ottobre 1998 condussero al fermo del fondamentalista egiziano Ali Hassanayn Misbah e di altri due connazionali ritenuti appartenenti alla così detta «cellula di via Tonale».
di indagini su persone ritenute appartenenti o contigue a formazioni terroristiche islamiche, la questura del capoluogo piemontese ha riferito di aver eseguito, dal 1998, 3 arresti e 20 perquisizioni, prima di quelle cui si è fatto cenno da ultimo.
Risposta. - In merito all'interrogazione in oggetto, si osserva, in via preliminare, che le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI Italia della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI Global.
Risposta. - Il comitato di solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura ha riesaminato di recente l'istanza del signor Giovambattista Gulino e ha deliberato nei confronti dello stesso e della coniuge, signora Concetta Occhipinti, l'elargizione di euro 270.341,74, subordinando il pagamento della somma soltanto alla consueta verifica della sussistenza dei requisiti relativi alla copertura assicurativa ed alla produzione dell'idonea documentazione comprovante l'utilizzo delle somme corrisposte ad attività economiche ed imprenditoriali (articoli 12 e 15 della legge n. 44 del 1999).
sarebbe confluita nella massa fallimentare rendendo impossibile il suo impiego a fini imprenditoriali.
presuntivamente i redditi, mai denunciati dall'istante, del 1991 e del 1992.
Risposta. - Il Ministro delle attività produttive con la recente circolare n. 168 del 2003 ha voluto fornire dei chiarimenti sull'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 719/58 sulla base della giurisprudenza consolidata e delle regole comunitarie che, in materia, sono dettate per tre esigenze fondamentali:
Questi tre obiettivi sono perseguiti con l'applicazione del decreto legislativo n. 109 del 1992 e successive modifiche, con cui sono state attuate le direttive comunitarie in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità degli alimenti.
I problemi sorti riguardano solo queste ultime, mentre le prime tre non sono state minimamente toccate dalla circolare.
materia di etichettatura, presentazione e pubblicità (decreto legislativo n. 109 del 1992) prescrive che l'etichettatura e la presentazione devono essere realizzate in maniera tale da non indurre in errore il consumatore sulle caratteristiche del prodotto, in particolare, tra l'altro, sulla composizione, sulla identità e sulla natura. Ciò significa che non possono essere menzionati né raffigurati in etichetta ingredienti non utilizzati. L'eventuale indicazione e/o raffigurazione di un ingrediente non utilizzato costituiscono frode in commercio, punita a norma del codice penale, perché si pone in evidenza la presenza di una sostanza assente.
Risposta. - Si fa riferimento alla interrogazione specificata in discorso, che sottolinea la possibilità, nell'ambito delle importazioni di prodotti da paesi extra Unione europea, di imporre certificazioni igienico-sanitarie e di sicurezza, per tutelare la salute dei consumatori e quella della tutela del lavoro minorile e della difesa dei diritti fondamentali del lavoro.
rivedere la prevista costruzione del nuovo istituto italiano di cultura all'Avana;
Risposta. - L'ondata di arresti e condanne che ha coinvolto 78 esponenti della dissidenza cubana e l'esecuzione capitale di tre cittadini rei di aver sequestrato un battello, hanno riportato all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale la grave situazione di Cuba: le ripetute violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali perpetrate dal regime.
Troika comunitaria, insieme alla Grecia e alla commissione dell'Unione europea. Infatti, oltre agli interventi compiuti nel mese di aprile, in data 5 giugno 2003, la Troika ha inviato alle autorità cubane, che si sono rifiutate di riceverla, una nota verbale, il cui contenuto è stato comunicato agli organi di informazione internazionali. Fra l'altro, nella nota si legge: «L'Unione europea, fortemente preoccupata per la continua flagrante violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali dei membri dell'opposizione cubana e di giornalisti indipendenti, privati della loro libertà per aver espresso liberamente le loro opinioni, richiama ancora una volta le Autorità cubane a rilasciare immediatamente tutti i prigionieri politici». L'Unione europea inoltre, in seguito alle preoccupanti informazioni circa le precarie condizioni di detenzione dei prigionieri affetti da gravi problemi di salute, fa appello alle Autorità cubane affinché evitino ai prigionieri sofferenze inutili e affinché non siano esposti a trattamenti inumani e degradanti.
cubani non è una mistificazione di parte, l'8 luglio 2003 la signora Alina Fernandez Castro, la figlia di Fidel Castro che risiede negli Usa, ha denunciato i crimini del castrismo nel corso di un'audizione presso il Comitato permanente per i diritti umani della Camera, presieduto dall'interrogante;
Risposta. - Immediatamente dopo l'ondata di arresti e condanne che ha coinvolto i dissidenti cubani, l'ambasciata d'Italia a L'Avana ha espresso a nome del Governo una ferma protesta formale sull'accaduto. Successivamente, in data 14 aprile 2003 il segretario generale del Ministero degli affari esteri, ambasciatore Giuseppe Baldocci, incaricato dall'onorevole Ministro, ha convocato l'ambasciatore di Cuba a Roma, Maria de Los Angeles Florez Prida, per esprimerle il disappunto, la preoccupazione e la riprovazione del Governo italiano nei confronti degli eventi in parola.
ha potuto votare non facendo parte dei 53 membri della commissione, Tuttavia, questa risoluzione non presenta un carattere di dura condanna contro l'isola caraibica e soprattutto non contiene alcun riferimento ai drammatici avvenimenti di quei giorni. Proprio per queste mancanze, l'Unione Europea, su specifica richiesta italiana e di altri partner, in una dichiarazione letta dalla presidenza greca si è rammaricata che il testo in questione non riflettesse in maniera adeguata la situazione dei diritti umani nell'isola caraibica. Nella stessa dichiarazione l'Unione europea ha condannato senza mezzi termini le tre esecuzioni capitali che hanno interrotto la moratoria de facto sulla pena di morte che Cuba aveva applicato negli ultimi tre anni.
il poliziotto di quartiere e potenziare il settore investigativo;
Risposta. - Il prefetto di Gorizia, nel precisare che la segnalazione relativa ad una «situazione di crescente allarme sociale e della sicurezza pubblica a Monfalcone e nel Monfalconese» proviene da una nota della segreteria provinciale del SIULP di Gorizia e non da fonti istituzionali delle Forze di polizia, ha evidenziato che il commissariato di pubblica sicurezza di quel comune dispone di una forza effettiva di 53 elementi, l'ultimo dei quali assegnato dal 1o gennaio scorso, a fronte di una previsione organica di 52.
i furti, passati dai 182 casi del 2002 ai 151 dello corso anno.
Risposta. - Nel pomeriggio del 17 marzo 2003, un gruppo di circa 20 giovani, con il volto coperto, faceva irruzione nella sede di azione giovani-movimento giovanile di Alleanza nazionale di Massa Carrara disegnando sulla porta il simbolo della falce e martello, rompendo le vetrine laterali dell'ingresso e rovesciando il mobilio.
provincia di Pisa, provocando, anche in questo caso, la frantumazione di una vetrata. Nelle vicinanze sono state rinvenute delle scritte murali minatorie e simboli anarchici.
e intimidire l'attività della amministrazione della città e della maggioranza che la sostiene -:
Risposta. - Sono tuttora in corso le indagini relative all'invio della lettera, rinvenuta il 16 novembre 2002, contenente un proiettile calibro 7,65 ed un biglietto recante frasi minatorie nei confronti del sindaco di Cosenza, Eva Catizone.
Risposta. - L'onorevole interrogante prospetta gli effetti negativi sulla posizione lavorativa, ai fini dell'attribuzione dei punteggi e dei riconoscimenti professionali, della mancata equiparazione del diploma di magistero in scienze religiose ad una laurea breve o ad una laurea specialistica, per coloro i quali, come il dottor Monserrati Donato, la cui situazione viene dettagliatamente descritta, conseguano questo titolo e con questo insegnino religione cattolica nelle scuole statali di ogni ordine e grado, si rappresenta quanto segue.
Vincenzo Iannuzzi è stata oggetto di un grave atto intimidatorio;
Risposta. - Il 5 novembre 2002 il sindaco del comune di Lungro (Cosenza), signor Vincenzo Iannuzzi, ha denunciato alla locale stazione dell'Arma dei Carabinieri che ignoti, nel corso della notte, avevano esploso alcuni colpi di pistola contro una finestra della sua abitazione infrangendola e forato due pneumatici della propria autovettura parcheggiata nelle vicinanze.
amministratori locali, di titolari di funzioni pubbliche, di sedi di uffici pubblici o di partiti e forze politiche nonché dell'imprenditoria. Anche quando simili episodi non sono ascrivibili a gruppi organizzati essi sono comunque espressione di metodi violenti, che puntano a condizionare la normale dialettica democratica, il corretto svolgimento delle funzioni amministrative e la vita economica della comunità locale, potendo, inoltre, degenerare in più gravi atti di intolleranza.
Risposta. - Nel quadro di rinnovati contatti con l'amministrazione USA per l'incidente del Cermis è stato svolto un passo ulteriore ad alto livello presso l'Assistant secretary per l'Europa del dipartimento di Stato, ambasciatore Elisabeth Jones, per esprimere il vivo disappunto italiano per la promozione a maggiore del marine Chandler P. Seagraves.
Risposta. - Si comunica, sulla scorta delle notizie acquisite dal comando generale dell'Arma dei carabinieri e dal questore di Benevento, che nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 2003, un giovane ha telefonato al commissariato di pubblica sicurezza di Telese Terme (Benevento) e alla compagnia carabinieri di Cerreto Sannita, riferendo di essere stato poco prima aggredito, unitamente ad un gruppo di amici, nel comune di Cusano Mutri, da alcune persone che
viaggiavano a bordo di un'autovettura con targa straniera.
caso in cui ciò non sia avvenuto quale ne siano le ragioni.
Risposta. - Sulla base di quanto riferito dal questore di Verona, che in occasione della partita di calcio «Hellas Verona-Torino» del 30 novembre scorso, circa 2.000 tifosi «ultras» veronesi hanno inscenato iniziative di protesta nei confronti della propria società di calcio, rendendo obiettivamente difficoltoso l'espletamento dei servizi di ordine pubblico da parte delle Forze di polizia.
innovativa fu presentato anche al Simposium Internazionale sulle uve da mensa, tenuto in Bari-Palermo nell'agosto del 1991;
Risposta. - In merito a quanto rappresentato nell'interrogazione in oggetto si precisa, innanzi tutto, che compiti istituzionali degli istituti di ricerca e sperimentazione agraria sono esclusivamente la conduzione di ricerche in campo agricolo e la conseguente divulgazione degli eventuali risultati utili acquisiti.
per il soccorso stradale ha comportato per la propria società controllata Aci 116 una riduzione di personale per ben 259 unità, delle quali una parte in prepensionamento e la restante (n. 176) assorbita da Aci Italia per mezzo di selezioni d'idoneità;
Risposta. - Le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI Italia della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI Global.
provveduto negli ultimi anni a far corrispondere un potenziamento delle forze dell'ordine;
Risposta. - Il dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, nell'ambito di un progetto di riforma delle «specialità» della Polizia di Stato, sta definendo un piano di riordino della Polizia ferroviaria, con l'obiettivo di potenziare i servizi di vigilanza, specie a bordo dei treni, recuperando a compiti operativi parte del personale addetto a mansioni prevalentemente burocratiche.
delle carenze di organico di molti uffici e reparti delle Forze dell'ordine, con l'avvio di un rilevante programma di potenziamento.
Risposta. - Attorno alle ore 23 del 29 maggio scorso un cittadino ha chiamato telefonicamente la sala operativa della questura di Verona per segnalare che due individui stavano tracciando scritte sui muri di alcune strade; di tali individui era in grado di fornire sia una descrizione fisica, sia il numero di targa dell'autovettura a bordo della quale si spostavano.
Risposta. - Sono tuttora in corso specifiche indagini da parte dei militari dell'Arma dei carabinieri, coadiuvati dalla Digos della questura di Taranto sull'episodio avvenuto la notte del 25 ottobre scorso nel comune di Sava (TA), allorché ignoti hanno imbrattato con scritte e simboli nazisti la locale sezione di Rifondazione comunista, tentando anche di dare alle fiamme la porta di ingresso.
ancora possibile procedere ad una quantificazione dei relativi interessi.
Risposta. - L'interrogante ha lamentato la mancata erogazione del rimborso Irpef per l'anno 1993 di lire 12.257.000 (pari a euro 6.330,21) a favore del signor Roberto Bardi e, in particolare, ha chiesto quando, lo stesso rimborso, sarà concretamente effettuato.
il possibile legame emerso dalle recenti indagini che hanno portato all'arresto di Giuseppe Maj, tra frange di esponenti dei Carc e delle Brigate Rosse, rende ancor più preoccupante il disegno eversivo che in Emilia-Romagna ed in particolare a Modena ha avuto e continua ad avere un terreno di fertile coltura;
negli ultimi mesi componenti dei Carc hanno partecipato a Modena anche a riunioni del Comitato per il «Sì» al referendum a fianco di esponenti del Movimento No Global modenese e della Cgil;
dalla realtà modenese emerge un mosaico di esponenti legati all'estremismo rosso dove è difficile prevedere chi, in nome di un'utopia comunista, ormai condannata dalla storia, si limiterà ad imbracciare una bandiera e chi, invece, sceglierà la strada della violenza eversiva -:
se non ritenga assolutamente indispensabile dedicare una particolare attenzione in tutta l'Emilia-Romagna ed in particolare nella provincia di Modena, a tutta quella che appare all'interrogante una zona grigia tra legittima attività politica e frange violente ed eversive dell'estremismo rosso al fine di prevenire azioni violente e scongiurare, una volta per tutte, il ripetersi di quella terribile stagione terroristica che ha insanguinato il nostro Paese negli anni settanta ed ottanta.
(4-06864)
La perquisizione richiesta dalla citata Procura per rogatoria ha portato all'arresto da parte dell'Autorità francese per reati commessi in Francia del Maj e di Giuseppe Czeppel, entrambi tuttavia scarcerati nel dicembre del 2003 a seguito di decisione in tal senso della magistratura francese.
Detto questo, si informa che la questura di Modena ha in corso un'attività di indagine, d'intesa con la Procura della Repubblica, tuttora coperta da segreto investigativo.
Il Ministero dell'interno segue con particolare attenzione, in Emilia Romagna e a Modena - come del resto in altre aree dove sono presenti - le attività dei Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo (CARC) che hanno sostenuto posizioni tese al sovvertimento dell'ordinamento statuale promuovendo, tra l'altro, una campagna per un «Fronte popolare per la ricostruzione del partito comunista».
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
secondo quanto riportato dalla rivista Senza colonne in data 30 gennaio 2004, sarebbero in corso accordi tra la Marina
il sito dovrebbe sorgere accanto al futuro impianto di rigassificazione della British Gas e a breve distanza dalle centrali termiche che si trovano tra la zona industriale e la costa sud;
sempre secondo l'articolo della rivista, al punto di rifornimento sarebbero interessati le flotte nucleari di Stati Uniti, Francia e Russia;
appare superfluo sottolineare gli enormi rischi che un simile progetto, in virtù della collocazione prevista per il sito, comporterebbe per la popolazione civile, sia in caso di incidente - eventualità che potrebbe provocare una vera e propria catastrofe - che in seguito all'inquinamento radioattivo derivante dal transito dei sommergibili -:
se risponda al vero quanto riportato dalla rivista Senza colonne e, in tal caso, quali siano le considerazioni di ordine strategico che abbiano indotto le nostre autorità a considerare l'autorizzazione per la costruzione del sito in oggetto e quali siano le misure previste per la tutela della sicurezza e della salute della popolazione civile.
(4-08760)
Tale progetto è stato esaminato in sede di conferenza di servizi indetta dal Ministero delle attività produttive con lo scopo di valutare la richiesta di autorizzazione alla costruzione e all'esercizio del terminale da parte della società interessata.
La valenza dell'opera in parola e la circostanza che l'area scelta per la realizzazione è attigua all'area designata per la realizzazione di un deposito di combustibili della Marina militare, ha reso necessario l'interessamento di tutte le amministrazioni competenti per la valutazione della compatibilità dei due impianti.
In sede di conferenza di servizi, infatti, sono state esaminate con particolare attenzione tutte le possibili situazioni di incompatibilità a fronte delle esigenze operative dalla Marina militare e all'evoluzione delle sue Unità nell'avanporto di Brindisi, col preciso obiettivo di rispondere ai requisiti previsti dalla legge in materia di sicurezza e tutela ambientale.
Le risultanze della conferenza di servizi hanno portato all'autorizzazione per la realizzazione del progetto in argomento benché sia subordinata all'adempimento di una serie di prescrizioni, tra cui, alcune, poste a tutela degli interessi della Difesa.
A ciò si aggiunge che l'ispettorato dei vigili del fuoco della regione Puglia si esprimerà favorevolmente solo dopo aver valutato il rapporto di sicurezza definitivo supportato da uno studio concernente gli scenari incidentali e relative conseguenze, nonché dall'analisi del rischio per le operazioni di attracco al terminale della nave gasiera e di movimentazione del prodotto. Inoltre, le opere da realizzare saranno sottoposte a collaudo ai sensi del codice della navigazione ed il relativo esercizio sarà oggetto del rapporto di sicurezza portuale.
Ciò premesso, per quanto attiene all'impianto di degassificazione si osserva che nell'ambito del piano di sviluppo della città di Brindisi, nell'anno 2000 è stato siglato un accordo di programma fra la Marina militare e il comune della città secondo il quale:
viene ceduta alla Forza armata un'area adiacente all'arsenale per realizzare i piani di razionalizzazione dello stabilimento;
viene consegnata all'autorità portuale brindisina l'area dell'ex deposito combustibili della Marina militare;
viene realizzata a spese dell'Autorità portuale un nuovo deposito di combustibili
In conclusione, premessa l'infondatezza delle notizie di stampa da cui ha tratto origine l'interrogazione, si può assicurare che le attività in itinere non coinvolgono in alcun modo mezzi subacquei né comportano alcun fattore di rischio a carico della popolazione o del personale militare.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
la stagione estiva appena trascorsa ha riportato drammaticamente all'attenzione di tutti il problema degli incendi boschivi, che rappresenta una grave minaccia per l'ecosistema del nostro paese;
l'attività di vigilanza finalizzata alla prevenzione degli incendi dolosi svolta dalle Guardie volontarie venatorie ed ambientaliste, anche dette «guardaboschi», ha carattere di prestazione volontaria e perciò non è retribuita e non comporta l'acquisizione di diritti connessi al rapporto di lavoro ed alla contribuzione assistenziale e previdenziale;
lo stato normativo e di fatto degli interventi di tutela, manutenzione e rimboschimento delle foreste, è precario e necessita sempre di interventi finanziari di emergenza;
le migliaia di lavoratori impegnati nel settore forestale esercitano la loro attività quasi esclusivamente come «stagionali», senza alcuna certezza retributiva e previdenziale;
la Regione Siciliana, in attuazione dell'articolo 11 della legge regionale n. 11 del 1989, ha elaborato il «Piano regionale di difesa dei boschi e delle aree protette dagli incendi», che rappresenta un fondamentale strumento operativo di riferimento per la difesa e la lotta degli incendi boschivi;
da più parti è stata sollevata l'esigenza di potenziare e tutelare definitivamente il patrimonio ambientale, che è una delle risorse più importanti per lo sviluppo socio-economico della Sicilia, strettamente collegato, insieme a quello dei beni culturali, al turismo; a tal fine si rende necessario adottare tutti gli strumenti normativi che possano permettere di superare lo stato di precarietà dei lavoratori del settore e dei guardaboschi;
in tale prospettiva è possibile utilizzare i finanziamenti previsti dalla legge n. 353 del 2000 («Legge quadro in materia di incendi boschivi») per la prevenzione nonché i finanziamenti previsti dalle leggi vigenti in materia di protezione civile e i finanziamenti dell'Unione europea;
le organizzazioni sindacali, nell'esprimere forti preoccupazioni per la grave situazione in cui si vengono a trovare i lavoratori forestali, hanno più volte chiesto alle autorità competenti garanzie in merito al futuro occupazionale di questa importante categoria;
migliaia di lavoratori forestali quest'anno non hanno avuto la concreta possibilità di effettuare neppure una giornata di lavoro;
i finanziamenti riconosciuti dall'Assessorato Agricoltura e Foreste della Regione Sicilia si sono rivelati insufficienti, comportando non solo la mancanza di opportunità di lavoro per i lavoratori forestali, ma anche pregiudicando le normali operazioni colturali nei bacini forestali montani;
nonostante la disponibilità del governo regionale siciliano, non è stato ancora raggiunto un accordo per la tanto agognata stabilizzazione occupazionale -:
se non ritenga opportuno adottare un idoneo strumento finanziario che permetta di superare lo stato di precarietà dei lavoratori forestali della Regione Sicilia - così come è stato fatto recentemente per la Regione Calabria - e consentire, nel contempo, una più efficace protezione e valorizzazione
(4-07326)
Al riguardo, si fa presente che la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale forestale della regione Sicilia rientra nella competenza esclusiva della regione stessa, ai sensi dell'articolo 14 del regio decreto legislativo 15 maggio 1946, n. 455, convertito in legge costituzionale dalla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2.
Per quanto concerne il riferimento alla regione Calabria, si precisa che l'articolo 13 della legge 31 luglio 2002, n. 179, recante interventi nel settore della manutenzione idraulica e forestale in Calabria, sospende il divieto di assunzione per il personale con contratto di lavoro a tempo determinato, negli anni 2002, 2003 e 2004, senza comportare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio statale. L'intervento, infatti, rientra nell'ambito delle risorse finanziarie già finalizzate al settore idraulico-forestale della regione Calabria.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Giuseppe Vegas.
la circolare 10 novembre 2003, n. 168 «Etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari» del Ministero delle attività produttive (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 4 del 7 gennaio 2004) contiene, tra l'altro, disposizioni in materia di bevande di fantasia al gusto di frutta;
com'è noto, si definiscono tali quelle bibite il cui contenuto di succo frutta è inferiore al 12 per cento ma che devono essere poste in vendita con un nome di fantasia tale da non ingenerare confusione con le bevande, di cui all'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 19 maggio 1958, n. 719, che disciplina le bevande analcoliche con almeno il 12 per cento di succo;
secondo la circolare ministeriale la bevanda potrebbe essere composta anche solamente da acqua, zucchero, aromi e coloranti evidenziando il tipo di aromatizzazione utilizzato con la dicitura «al gusto di ...», «al sapore di ...» o dicitura simile;
è da ritenersi abrogato l'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica 719 del 1958, secondo il quale le confezioni per le bibite analcoliche con denominazioni di fantasia non debbono avere forma o colore né portare figure o indicazioni che facciano comunque riferimento a frutta, piante o loro parti;
in Sicilia, regione leader nella produzione di agrumi, in questi giorni si stanno muovendo dure critiche al provvedimento il quale viene da più parti considerato come un gravissimo attentato all'economia agricola dell'isola, dal momento che finisce col penalizzare proprio quegli imprenditori che investono ingenti risorse per garantire la qualità;
se per il ministero non si tratta di un modo per trarre in errore il consumatore ma di una precisazione per identificare la natura della bevanda, non la pensano così le organizzazioni agricole siciliane;
per la Coldiretti di Catania, in particolare, si tratta di «un provvedimento che si contrappone alla vocazione di migliaia di imprese agricole seriamente impegnate nella produzione di qualità, nella valorizzazione delle produzioni tipiche e nella non facile azione di difesa degli interessi dei consumatori in materia di trasparenza sull'origine e sulla qualità degli alimenti ed in tema di sicurezza alimentare»;
la vendita di bevande «al gusto» o «al sapore» di arancia senza arance (con
sempre secondo l'organizzazione agricola catanese la circolare ministeriale «interviene in un momento assai particolare per il settore agrumicolo, il quale, proprio nella fase più delicata della campagna, è così costretto a subire, in termini assai negativi gli imprevedibili effetti che investono i consumi dei veri, naturali e genuini succhi di frutta» -:
se non ritenga opportuno intervenire con la massima urgenza modificando la circolare n. 168 del 2003 nella parte in cui autorizza di fatto la commercializzazione e la vendita di bevande con il solo sapore di agrumi, ciò allo scopo di porre fine ad una ingiustizia che - qualora non vi si ponga rimedio - rischierebbe di danneggiare l'intera filiera e le imprese che producono il vero succo d'arancia;
se tra le future iniziative che intenda intraprendere in quelle materie suscettibili di effetti sul mondo agricolo - misure da adottare possibilmente in concertazione con il Ministro delle politiche agricole e forestali - non ve ne siano alcune dirette ad incentivare il consumo di vere aranciate, ciò al fine di premiare la qualità e tutelare i consumatori.
(4-08521)
tutela ed informazione dei consumatori;
correttezza delle operazioni commerciali;
libera circolazione comunitaria.
È ai sensi di queste norme, che va guardata la materia delle bevande.
Al riguardo occorre anzitutto precisare che il settore nella sua complessità comprende quattro categorie di prodotti:
il succo di frutta costituito al 100 per cento da frutta;
il nettare di frutta (succo e polpa) costituito, a seconda della natura del frutto, da almeno 25/50 per cento di frutta;
le bevande a base di succo di frutta con un minimo del 12 per cento di succo (aranciata, limonata, cedrata, eccetera);
le bevande di fantasia con o senza succo di frutta.
Generalmente queste bevande di fantasia, disciplinate dagli articoli 6 e 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 719 del 1958, sono senza succo di frutta, ma contengono aromi che possono fornire gusti diversi. Per esse la normativa in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità (decreto legislativo n. 199 del 1992) prescrive che l'etichettatura e la presentazione devono essere realizzate in maniera tale da non indurre in errore il consumatore sulle caratteristiche del prodotto, in particolare, tra l'altro, sulla composizione, sulla identità e sulla natura. Ciò significa che non possono essere menzionati né raffigurati in etichetta ingredienti non utilizzati. L'eventuale indicazione e/o raffigurazione di un ingrediente non utilizzato costituiscono frode in commercio, punita a norma del codice penale, perché si pone in evidenza la presenza di una sostanza assente.
Le sostanze aromatizzanti non danno alcun diritto a riportare in etichetta l'immagine di un frutto o di un estratto di
La circolare in pratica ha ribadito gli obblighi inerenti all'elencazione degli ingredienti utilizzati e presenti nel prodotto finito, proprio per garantire una maggiore informazione dei consumatori e trasparenza sulla composizione dei prodotti.
Il quadro normativo nazionale esistente rimarrebbe inalterato anche senza le precisazioni contenute nella circolare di cui si tratta.
È altrettanto vietato utilizzare contenitori che presentano la forma del frutto, in quanto lo stesso articolo 2 più volte richiamato del decreto n. 109 del 1992 pone gli stessi divieti dell'etichettatura alla presentazione laddove per presentazione si intende «la forma o l'aspetto conferito ai prodotti alimentari o alla loro confezione».
Per quanto riguarda le bevande a succo tipo aranciata e limonata, si fa presente che il quadro normativo dei 15 paesi membri dell'Unione europea vede solo l'Italia tenuta al rispetto della percentuale del 12 per cento; gli altri Paesi o sono liberi o hanno valori molto più bassi compresa la Spagna, che come l'Italia è grande produttrice di arance e limoni. Pertanto le aziende italiane sostengono dei costi più elevati ma, per il principio della libera circolazione delle merci, non è possibile vietare l'introduzione sul mercato italiano della bevande di fantasia se non per motivi di natura prettamente sanitaria.
Tuttavia, stante gli equivoci sorti, al fine di rendere ancora più chiaro il significato effettivo della circolare in questione, il Ministero delle attività produttive ha in corso incontri con le varie categorie interessate, tra cui Confagricoltura, Coldiretti e Federalimentari.
Si fa inoltre presente che al fine di scoraggiare possibili frodi l'Ispettorato centrale repressione frodi del Ministero delle politiche agricole e forestali, nel corso degli ultimi anni, considerata l'importanza economica e sociale del comparto agrumicolo e di quello della frutticoltura da industria, quale fonte prevalente dei redditi da lavoro agricolo per gli operatori di estese aree meridionali del territorio nazionale, ha espletato ed implementato l'attività di controllo nel settore degli agrumi, dei succhi e delle bevande analcoliche, indirizzandola essenzialmente verso la verifica della qualità merceologica e dell'origine dei suddetti prodotti destinati sia al consumo diretto che alla produzione di bevande a base di frutta.
Nell'ambito di detti settori, nell'anno 2003 sono state impartite disposizioni operative agli uffici periferici dell'Ispettorato per intensificare la vigilanza sul territorio riguardo la corretta applicazione della normativa inerente sia la commercializzazione degli agrumi freschi e sia la produzione e commercializzazione delle bibite analcoliche al fine di accertare attraverso controlli, prelievo ed analisi chimiche di campioni, la percentuale di succo in esse contenuta.
Comunque, nell'ambito della sua attività istituzionale e mirata al settore ortofrutticolo, l'Ispettorato continuerà nel corso del 2004 ad assicurare sull'intero territorio nazionale una costante ed attenta vigilanza nel settore di cui trattasi in modo da assicurare una efficace tutela del consumatore da possibili frodi in commercio con presentazioni ingannevoli nonché tutelare i produttori agrumicoli e le loro produzioni.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.
il giorno 5 novembre 2003 si sono verificati momenti di tensione in P.zza Verdi a Bologna, nella zona universitaria, tra alcuni esponenti di Alleanza Nazionale e un gruppo di «Disobbedienti»;
durante questo episodio è intervenuta la polizia e, secondo alcune testimonianze, un agente di polizia avrebbe estratto la pistola dalla fondina;
a detta dell'interrogante questo fatto rischia di determinare ulteriore tensione nel clima politico della città di Bologna e nel resto del paese -:
se i fatti corrispondano al vero e in caso affermativo quali siano state le motivazioni che hanno spinto l'agente di polizia ad estrarre la pistola.
(4-08005)
I manifestanti sono venuti a contatto con alcuni attivisti di «azione universitaria», espressione di Alleanza Nazionale, in procinto di montare un «gazebo» per la raccolta di firme contro i finanziamenti pubblici in favore dei centri islamici.
Alcuni «disobbedienti» hanno lanciato uova contro i giovani di «azione universitaria», colpendone due anche a calci.
Nella circostanza, venivano aggrediti anche due degli agenti di polizia intervenuti per impedire scontri; gli operatori si sono trovati circondati dai «disobbedienti», che li hanno scalzati dei berretti della divisa d'ordinanza.
Considerata la delicata situazione, uno dei poliziotti, per motivi di sicurezza, ha estratto la pistola in dotazione dalla fondina esterna per riporla nella cintura dei pantaloni, coperta dal giubbotto dell'uniforme.
Il questore ha evidenziato come il gesto sia stato effettuato con discrezione e non sia stato percepito dalla maggior parte dei presenti. Del resto, un portavoce dei «disobbedienti», nel riferire il fatto alla stampa locale, ha sostenuto di aver visto l'operatore solo estrarre la pistola.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
la perdita da parte di Aci Italia sin dal 1997 della posizione di gestore unico per il soccorso stradale ha comportato per la propria società controllata Aci 116 una riduzione di personale per ben 259 unità, delle quali una parte in prepensionamento e la restante (176 unità) assorbita da Aci Italia per mezzo di selezioni d'idoneità;
l'Aci 116, oggi Aci Global, in data 10 febbraio 2003, ha formalmente comunicato (ex articoli 4 e 24 legge n. 223 del 1991) l'avvio di procedura di un'ulteriore riduzione di personale per 171 unità (con la conseguente totale chiusura dei Centri diretti per il soccorso nella viabilità ordinaria ed autostradale), appartenenti a diverse qualifiche professionali;
di detti 171 lavoratori solo 30, al termine del periodo di mobilità, potranno essere collocati in pensione e, di conseguenza, ben 141 lavoratori verrebbero a trovarsi senza lavoro e senza reddito;
questi 141 dipendenti di Aci Global potrebbero essere riassorbiti dall'Aci Italia la cui pianta organica, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in data 6 settembre 1995, prevede nelle varie qualifiche una vacanza di oltre 500 posti;
per detto provvedimento di assunzione l'Erario non solo non avrebbe a suo carico alcun onere, vivendo l'Aci Italia dei proventi delle proprie attività istituzionali, ma verrebbe addirittura a conseguire un notevole risparmio per la mancata corresponsione del finanziamento per la mobilità di cui alla legge n. 223 del 1991 -:
se non intendano adottare le opportune iniziative per perseguire la soluzione adottata nel 1998, vale a dire la riassunzione presso l'Aci Italia delle 141 unità lavorative, per evitare, altrimenti, che le spese relative alle indennità di mobilità prevista dalla citata legge n. 223 del 1991 debbano essere sostenute dallo Stato.
(4-08327)
Come è noto, nel febbraio di quest'anno, l'ACI Global ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.
Ciò detto, occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame, (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.
le dichiarazioni del presidente della società Alcatel, riguardanti la dismissione degli stabilimenti di Rieti e Battipaglia, disegnano una fuoriuscita di Alcatel da tutte le realtà produttive e di conseguenza in futuro anche dal settore della ricerca e sviluppo;
l'organico in Alcatel in Italia a dicembre 2002 contava circa 4.300 dipendenti; l'obiettivo annunciato dalla direzione di Alcatel Italia è quello di ridurre il personale di 1.300 unità; lo stabilimento di Rieti sta già concorrendo al raggiungimento di tale numero con l'ausilio della mobilità;
a questo quadro si aggiungono le esternalizzazioni che molto spesso non sono altro che licenziamenti differiti;
lo stabilimento di Rieti impiega circa 1.000 addetti tra diretti, indiretti, e tutte le sue attività sono state individuate dalla stessa dirigenza Alcatel come strategiche;
il citato stabilimento è all'avanguardia per strutture architettoniche, attrezzature, alta specializzazione del personale; il raggiungimento di questo livello è il risultato di investimenti finanziari, professionali e tecnologici che il territorio di Rieti ha messo in campo nel corso degli anni;
lo stabilimento di Rieti si qualifica per la produzione di apparati per telecomunicazioni di grande capacità, e per la presenza di un moderno centro di ricerca e sviluppo;
chiudere o dismettere uno stabilimento di tale importanza, in un territorio che è gia fortemente svantaggiato e con un forte tasso di disoccupazione, significa, oltre a perdere le competenze per tale territorio, creare un forte disagio economico e sociale -:
quali iniziative intenda porre in essere il Governo affinché possano essere evitati ulteriori licenziamenti e riduzioni di personale nello stabilimento Alcatel di Rieti e per sostenere lo sviluppo delle attività collegate alle telecomunicazioni nel nostro Paese.
(4-07868)
Dopo l'esternalizzazione degli stabilimenti di Maddaloni e Frosinone, ceduti a nuovi soggetti imprenditoriali, la Casa madre francese ha recentemente anticipato l'intendimento di procedere, nell'ambito del programma di ristrutturazione delle attività di Gruppo nello specifico settore, anche alla cessione degli stabilimenti di Rieti e Battipaglia.
Il Ministero delle attività produttive ha avviato le necessarie azioni volte ad acquisire maggiori elementi sulla strategia del gruppo ormai indirizzata verso la chiusura o cessione di tutti gli stabilimenti TLC in Italia.
Il Ministero pertanto non lesinerà i propri sforzi, sia nel monitoraggio delle operazioni di esternalizzazione già avviate dall'Alcatel, attraverso l'attenta ricognizione dell'attività dei nuovi soggetti industriali che hanno acquisito gli stabilimenti di Maddaloni e Frosinone, sia nel seguire gli sviluppi delle situazioni che riguardano gli stabilimenti di Rieti e Battipaglia, con l'obiettivo di assicurare comunque agli stessi continuità produttiva e la salvaguardia dei livelli occupazionali. In tal senso si procederà altresì a verificare la praticabilità di ipotesi di riconversione degli stessi su attività che possano manifestarsi coerenti con le strategie di sviluppo, pur in altri ambiti settoriali, del gruppo Alcatel in Italia.
Permane in ogni caso l'impegno che il Ministero delle attività produttive sta realizzando nella ricerca e attivazione di iniziative di politica industriale che possano favorire un più generale rilancio delle attività nel settore delle TLC e che possano indurre Alcatel a differenti determinazioni sulle prospettive dei due stabilimenti.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.
forti polemiche ha suscitato la decisione del comune di Carpi di consentire che nel museo degli ex-deportati di Fossoli, di «aggiungere», sopra le frasi drammatiche e disperate degli ebrei vittime dei campi di concentramento, fotografie di donne islamiche con il velo, per una sorta di ... attualizzazione della tragedia degli anni '40 lasciando intendere che, ora, vi sia uno sterminio di pari portata da parte degli ebrei nei confronti dei musulmani arabi;
a fronte di tale grave provocazione, ha fortemente protestato Franco Perlasca, figlio di Giorgio Perlasca, cosi come hanno vanamente protestato gli ebrei e associazioni di amicizia con in Israele;
secondo Franco Perlasca ci si troveremmo di fronte ad una vera e propria forma di antisemitismo (confronta: Libero di sabato 15 marzo 2003 pagina 7), e, in particolare, le vicende certamente drammatiche che affliggono il popolo palestinese non possono essere contrabbandate semplicisticamente come un Olocausto alla rovescia, con gli ebrei in funzione di aguzzini;
ad una troupe della trasmissione televisiva Excalibur, recatasi a Carpi per documentare questa inconsueta modalità di celebrazione della Shoà sarebbe stato interdetto l'ingresso nel Museo;
appare evidente come, essendo ancora fresca l'approvazione della normativa sulla «giornata del ricordo», il consentire una mostra fotografica come quella di Carpi, ed indipendentemente dal giudizio che può essere dato della politica di Israele nei confronti del popolo palestinese, costituisce una vera e propria provocazione ed un oltraggio alla memoria delle vittime dell'Olocausto -:
se, nella vicenda esposta, si ravvisino gli estremi della violazione della legge 25 giugno 1993, n. 205, cosiddetta «legge Mancino».
(4-06132)
Nel corso della sua visita nella provincia di Modena anche il Presidente della Repubblica ha visitato il museo al deportato ove sono scolpite frasi tratte dalle lettere che alcuni condannati a morte e deportati scrissero alle loro famiglie.
In particolare la mostra era inserita nell'ambito di varie iniziative collaterali alla mostra su Perlasca ed era stata organizzata dal comune di Carpi con il titolo «Il volto dell'altro» e raccoglieva sculture, fotografie e dipinti realizzati da giovani artisti carpigiani. Il comune di Carpi aveva invitato i giovani a produrre delle opere che avessero come tema «l'altro» e il «diverso» per stimolare ad una riflessione su cosa sia la «diversità».
Non risulta, infine, che sia stato impedito l'ingresso all'interno del museo ad una troupe del programma giornalistico «Excalibur».
La procura della Repubblica presso il tribunale di Modena ha altresì comunicato che in data 31 marzo 2003 tale Oreste Bisazza Terracini, in proprio e quale presidente dell'Associazione Internazionale Giuristi Ebrei, presentava denuncia alla procura di Roma, trasmessa in data 11 aprile 2003 per competenza alla citata procura di Modena, con allegate due fotocopie di articoli di stampa, che sollevavano questioni analoghe a quella dell'interrogazione.
Il procuratore aggiunto incaricava i carabinieri di Carpi di indagare e riferire in merito a quanto lamentato nella denuncia ed inoltre di individuare l'organizzatore di detta mostra.
All'esito delle indagini i carabinieri di Carpi riferivano che al momento dei sopralluoghi non erano state rintracciate le foto in questione; identificavano, peraltro, quale autore della mostra, l'assessore alle politiche culturali del comune di Carpi.
Il pubblico ministero ha richiesto al giudice per le indagini preliminari l'archiviazione del procedimento ritenendo che i fatti accertati non fossero sufficienti ad integrare la fattispecie di chi «diffonda in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità e sull'odio razziale o etnico» (articolo 3 legge 13 ottobre 1975, richiamata dalla legge 25 giugno 1993 n. 205 «Legge Mancino»).
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
è stato autorevolmente lanciato un grido d'allarme circa le condizioni generali in cui è costretta ad operare la Polizia stradale;
in particolare, oltre ad un parco autovetture insufficiente ed obsoleto, mancano i pezzi di ricambio, scarseggiano le risorse per le trasferte, e scarseggia persino il carburante;
non paiono, queste, le condizioni ottimali per consentire un adeguato svolgimento dei compiti istituzionali assegnati alla Polizia stradale -:
quali siano le effettive condizioni in cui versa la Polizia stradale;
se si ritengano sufficienti le risorse ad essa destinate o se, al contrario, non si ritenga di dover «investire» (e non spendere!) sulla Polizia stradale, tanto più ora che sono entrate in vigore le nuove norme del codice della strada;
quale sia la condizione generale del parco automezzi assegnato alla Polizia stradale, per qualità e vetustà dei mezzi medesimi.
(4-07135)
Quanto ai veicoli, sono state effettuate le seguenti assegnazioni:
1) n. 60 autovetture Fiat Marea Weekend (già distribuite);
2) n. 64 autovetture Subaru Legacy (in distribuzione);
3) n. 65 autovetture AR 156 SW (già distribuite);
4) n. 65 autovetture BMW 320 SW (in distribuzione).
Per l'acquisto delle apparecchiature in uso alla polizia stradale si è fatto ricorso alle risorse previste dal capitolo di bilancio 2762, per complessivi euro 583.200,00, dal capitolo 2811 per un totale di euro 4.186.000,00 e dal capitolo 7458 per complessivi euro 1.514.003,00 in aggiunta ai fondi resi disponibili dall'Unione europea con il programma operativo nazionale per la sicurezza e lo sviluppo del Mezzogiorno d'Italia, per un totale di euro 7.379.067,10.
La manutenzione delle apparecchiature speciali è stata finanziata con i fondi del capitolo 2734 per complessivi euro 332.100,00; mentre, sia per l'acquisto che per la manutenzione degli etilometri si è fatto ricorso al suddetto stanziamento del capitolo 2762.
Si soggiunge che la riduzione delle disponibilità di bilancio per i così detti «consumi intermedi», quali quelli per l'acquisto di beni e la fornitura servizi, in conseguenza del così detto «decreto taglia-spese» (decreto-legge 6 settembre 2002, n. 194, convertito con modificazioni dalla legge 31 ottobre 2002, n.246) e della legge finanziaria 2003, ha effettivamente determinato problemi in molte realtà territoriali per la manutenzione e la riparazione dei veicoli della Polizia di Stato.
Già lo scorso anno si è fronteggiata la consistente riduzione delle somme a disposizione dei direttori degli autocentri della Polizia di Stato, da un lato attraverso manovre compensative di bilancio e, dall'altro, attraverso misure di contenimento e razionalizzazione della spesa, che hanno consentito di ridurre sensibilmente l'impatto sui livelli operativi.
La legge di bilancio 2004 ha incrementato di 16,2 milioni di euro (+33,3 per cento), rispetto alle previsioni iniziali dell'anno precedente, le risorse per la manutenzione degli automezzi in questione; inoltre, è stata mantenuta la dotazione di 110,248 milioni di euro sul «fondo per i consumi intermedi», istituito lo scorso anno, per fronteggiare le eventuali nuove o maggiori spese relative agli stessi consumi.
Va rilevato, infine, che la Polizia Stradale, nel quadro della più generale rimodulazione degli organici della Polizia di Stato, resa necessaria dall'esigenza di schierare forze aggiuntive sul fronte di nuove e più accentuate emergenze (immigrazione clandestina e minaccia terroristica interna e internazionale), non sta subendo riduzioni di organico; infatti, nel corso dell'anno 2003 sono stati assegnati 87 operatori (di cui 52 in potenziamento) per assicurare una maggiore presenza in alcune aree geografiche più sensibili sotto il profilo della sicurezza stradale (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna). Per i prossimi avvicendamenti previsti entro le prossime settimane, è stata programmata l'assegnazione di ulteriori 62 unità (di cui 50 in potenziamento).
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
la circolare n. 168/2003 del Ministero delle Attività Produttive, relativa alle cosiddette
in particolare, le aziende siciliane ravvisano un grave pregiudizio patito dalle proprie produzioni, nelle quali la qualità ne costituiva il fiore all'occhiello;
i numeri del settore agrumicolo siciliano parlano chiaro: 51 per cento della quota siciliana della produzione nazionale, un milione e mezzo di tonnellate di agrumi prodotto ogni anno (900 mila arance, 48 mila clementine, 505.340 limoni e circa 95 mila mandarini), circa 31 mila aziende impiegate nel settore a fronte di una superficie coltivata di 108 mila ettari (dunque con una media aziendale di circa 3,4 ettari) 58 per cento il contributo dato alla produzione lorda vendibile (nella quale arance e limoni coprono addirittura il 90 per cento dell'intera produzione, mentre il rimanente 10 per cento è determinato da mandarini e clementine) 80 per cento dell'agrumicoltura concentrata principalmente nei quattro comprensori provinciali di Catania, Siracusa, Palermo e Messina, 26,7 milioni di tonnellate il quantitativo di agrumi freschi destinato a livello mondiale all'industria di trasformazione (ovvero un terzo dell'intera produzione di agrumi nel mondo) 84 per cento la quota di arance lavorate dall'industria;
di particolare gravità è infatti il permesso di riportare nell'etichetta delle bevande di succhi di frutta la dicitura «al gusto di» o «al sapore di», mentre addirittura nelle confezioni l'esplicito riferimento alla frutta, in realtà del tutto assente nella bevanda;
inoltre, la circolare in oggetto mette ad avviso dell'interrogante in serio pericolo la politica commerciale relativa ai prodotti agrumicoli in tema di concorrenza: Spagna, Sudafrica, Brasile e Uruguay, i cui prezzi e costi di produzione sul mercato sono già di per sé imbattibili, favoriranno così di un'enorme agevolazione;
d'altra parte, anche i consumatori risulteranno danneggiati da tale disposizione visto che berranno solo aranciate virtuali composte da acqua, zucchero e aromatizzanti alla frutta grazie all'inganno fotografico riportato nei contenitori di succhi che ritrae immagini di frutta;
desta infine dubbi il fatto che bevande al gusto di frutta, ma in realtà composte da aromatizzanti, non siano dannose alla salute dei consumatori;
di sicuro, almeno il supporto energetico e vitaminico degli agrumi non potrà essere sostituito da fotografie o diciture non veritiere -:
se il Ministro interrogato ritenga opportuno considerare la possibilità di modificare il testo della suddetta circolare n. 168 del 2003 al fine di non colpire le produzioni agricole e agrumicole siciliane e, al tempo stesso, di garantire la sicurezza alimentare dei prodotti.
(4-08464)
tutela ed informazione dei consumatori;
correttezza delle operazioni commerciali;
libera circolazione comunitaria.
È ai sensi di queste norme, che va guardata la materia delle bevande.
Al riguardo occorre anzitutto precisare che il settore nella sua complessità comprende quattro categorie di prodotti:
il succo di frutta costituito al 100 per cento da frutta;
le bevande a base di succo di frutta con un minimo del 12 per cento di succo (aranciata, limonata, cedrata, eccetera);
le bevande di fantasia con o senza succo di frutta.
Generalmente queste bevande di fantasia, disciplinate dagli articoli 6 e 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 719 del 1958, sono senza succo di frutta, ma contengono aromi che possono fornire gusti diversi. Per esse la normativa in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità (decreto legislativo n. 199 del 1992) prescrive che l'etichettatura e la presentazione devono essere realizzate in maniera tale da non indurre in errore il consumatore sulle caratteristiche del prodotto, in particolare, tra l'altro, sulla composizione, sulla identità e sulla natura. Ciò significa che non possono essere menzionati né raffigurati in etichetta ingredienti non utilizzati. L'eventuale indicazione e/o raffigurazione di un ingrediente non utilizzato costituiscono frode in commercio, punita a norma del codice penale, perché si pone in evidenza la presenza di una sostanza assente.
Le sostanze aromatizzanti non danno alcun diritto a riportare in etichetta l'immagine di un frutto o di un estratto di pianta di cui viene richiamato il sapore, in quanto si tratta di sostanze di natura diversa.
La circolare in pratica ha ribadito gli obblighi inerenti all'elencazione degli ingredienti utilizzati e presenti nel prodotto finito, proprio per garantire una maggiore informazione dei consumatori e trasparenza sulla composizione dei prodotti.
Il quadro normativo nazionale esistente rimarrebbe inalterato anche senza le precisazioni contenute nella circolare di cui si tratta.
È altrettanto vietato utilizzare contenitori che presentano la forma del frutto, in quanto lo stesso articolo 2 più volte richiamato del decreto n. 109 del 1992 pone gli stessi divieti dell'etichettatura alla presentazione laddove per presentazione si intende «la forma o l'aspetto conferito ai prodotti alimentari o alla loro confezione».
Per quanto riguarda le bevande a succo tipo aranciata e limonata, si fa presente che il quadro normativo dei 15 paesi membri dell'Unione europea vede solo l'Italia tenuta al rispetto della percentuale del 12 per cento; gli altri Paesi o sono liberi o hanno valori molto più bassi compresa la Spagna, che come l'Italia è grande produttrice di arance e limoni. Pertanto le aziende italiane sostengono dei costi più elevati ma, per il principio della libera circolazione delle merci, non è possibile vietare l'introduzione sul mercato italiano della bevande di fantasia se non per motivi di natura prettamente sanitaria.
Tuttavia, stante gli equivoci sorti, al fine di rendere ancora più chiaro il significato effettivo della circolare in questione, il Ministero delle attività produttive ha in corso incontri con le varie categorie interessate, tra cui Confagricoltura, Coldiretti e Federalimentari.
Si fa inoltre presente che al fine di scoraggiare possibili frodi l'Ispettorato centrale repressione frodi del Ministero delle politiche agricole e forestali, nel corso degli ultimi anni, considerata l'importanza economica e sociale del comparto agrumicolo e di quello della frutticoltura da industria, quale fonte prevalente dei redditi da lavoro agricolo per gli operatori di estese aree meridionali del territorio nazionale, ha espletato ed implementato l'attività di controllo nel settore degli agrumi, dei succhi e delle bevande analcoliche, indirizzandola essenzialmente verso la verifica della qualità merceologica e dell'origine dei suddetti prodotti destinati sia al consumo diretto che alla produzione di bevande a base di frutta.
Nell'ambito di detti settori, nell'anno 2003 sono state impartite disposizioni operative agli uffici periferici dell'Ispettorato per intensificare la vigilanza sul territorio
Comunque, nell'ambito della sua attività istituzionale e mirata al settore ortofrutticolo, l'Ispettorato continuerà nel corso del 2004 ad assicurare sull'intero territorio nazionale una costante ed attenta vigilanza nel settore di cui trattasi in modo da assicurare una efficace tutela del consumatore da possibili frodi in commercio con presentazioni ingannevoli nonché tutelare i produttori agrumicoli e le loro produzioni.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.
una recente circolare, la 168 del 2003, emanata dal ministero delle attività produttive ha di fatto dato il via libera alle cosiddette «bevande a fantasia», sostanze al gusto di frutta ma che con la frutta nulla hanno a che vedere;
tale provvedimento, fra l'altro già pubblicato dal ministero interrogato consentirebbe alle imprese la produzione e commercializzazione di bibite definite «al gusto di ...» ovvero «al sapore di ...» arancia, limone, mela, pera ed altri frutti senza che degli stessi sia presente la pur minima traccia nella bevande;
la cosa particolarmente grave è che tale circolare legittimerebbe la possibilità per le aziende di stampare sulla confezione l'immagine dell'agrume o di altro frutto dando vita ad una pubblicità altamente ingannevole nei confronti del consumatore e arrecando notevoli danni al settore dell'agricoltura di qualità già costretto a fare i conti con gli ingenti danni arrecati dagli sconvolgimenti climatici;
la circolare in questione non tiene assolutamente in considerazione che l'agricoltura di qualità, ed in particolare quella agrumicola, costituisce un settore trainante dell'economia del Mezzogiorno già costretta a subire la concorrenza di alcuni paesi stranieri;
la frutta in generale e gli agrumi in particolare posseggono un gusto, delle proprietà organolettiche, nutritive e terapeutiche insostituibili -:
se non ritenga opportuno intervenire urgentemente al fine di tutelare il diritto dei consumatori ad individuare con chiarezza le bevande contenenti realmente succhi di frutta;
se non ritenga necessario intervenire urgentemente con provvedimenti diretti a sostenere l'agricoltura di qualità che, oltre a rappresentare un settore trainante dell'economia del Mezzogiorno, rappresenta un aspetto che caratterizza la cultura e le tradizioni del nostro Paese.
(4-08534)
tutela ed informazione dei consumatori;
correttezza delle operazioni commerciali;
libera circolazione comunitaria.
È ai sensi di queste norme, che va guardata la materia delle bevande.
Al riguardo occorre anzitutto precisare che il settore nella sua complessità comprende quattro categorie di prodotti:
il nettare di frutta (succo e polpa) costituito, a seconda della natura del frutto, da almeno 25/50 per cento di frutta;
le bevande a base di succo di frutta con un minimo del 12 per cento di succo (aranciata, limonata, cedrata, eccetera);
le bevande di fantasia con o senza succo di frutta.
Generalmente queste bevande di fantasia, disciplinate dagli articoli 6 e 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 719 del 1958, sono senza succo di frutta, ma contengono aromi che possono fornire gusti diversi. Per esse la normativa in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità (decreto legislativo n. 199 del 1992) prescrive che l'etichettatura e la presentazione devono essere realizzate in maniera tale da non indurre in errore il consumatore sulle caratteristiche del prodotto, in particolare, tra l'altro, sulla composizione, sulla identità e sulla natura. Ciò significa che non possono essere menzionati né raffigurati in etichetta ingredienti non utilizzati. L'eventuale indicazione e/o raffigurazione di un ingrediente non utilizzato costituiscono frode in commercio, punita a norma del codice penale, perché si pone in evidenza la presenza di una sostanza assente.
Le sostanze aromatizzanti non danno alcun diritto a riportare in etichetta l'immagine di un frutto o di un estratto di pianta di cui viene richiamato il sapore, in quanto si tratta di sostanze di natura diversa.
La circolare in pratica ha ribadito gli obblighi inerenti all'elencazione degli ingredienti utilizzati e presenti nel prodotto finito, proprio per garantire una maggiore informazione dei consumatori e trasparenza sulla composizione dei prodotti.
Il quadro normativo nazionale esistente rimarrebbe inalterato anche senza le precisazioni contenute nella circolare di cui si tratta.
È altrettanto vietato utilizzare contenitori che presentano la forma del frutto, in quanto lo stesso articolo 2 più volte richiamato del decreto n. 109 del 1992 pone gli stessi divieti dell'etichettatura alla presentazione laddove per presentazione si intende «la forma o l'aspetto conferito ai prodotti alimentari o alla loro confezione».
Per quanto riguarda le bevande a succo tipo aranciata e limonata, si fa presente che il quadro normativo dei 15 paesi membri dell'Unione europea vede solo l'Italia tenuta al rispetto della percentuale del 12 per cento; gli altri Paesi o sono liberi o hanno valori molto più bassi compresa la Spagna, che come l'Italia è grande produttrice di arance e limoni. Pertanto le aziende italiane sostengono dei costi più elevati ma, per il principio della libera circolazione delle merci, non è possibile vietare l'introduzione sul mercato italiano della bevande di fantasia se non per motivi di natura prettamente sanitaria.
Tuttavia, stante gli equivoci sorti, al fine di rendere ancora più chiaro il significato effettivo della circolare in questione, il Ministero delle attività produttive ha in corso incontri con le varie categorie interessate, tra cui Confagricoltura, Coldiretti e Federalimentari.
Si fa inoltre presente che al fine di scoraggiare possibili frodi l'Ispettorato centrale repressione frodi del Ministero delle politiche agricole e forestali, nel corso degli ultimi anni, considerata l'importanza economica e sociale del comparto agrumicolo e di quello della frutticoltura da industria, quale fonte prevalente dei redditi da lavoro agricolo per gli operatori di estese aree meridionali del territorio nazionale, ha espletato ed implementato l'attività di controllo nel settore degli agrumi, dei succhi e delle bevande analcoliche, indirizzandola essenzialmente verso la verifica della qualità merceologica e dell'origine dei suddetti prodotti destinati sia al consumo diretto che alla produzione di bevande a base di frutta.
Nell'ambito di detti settori, nell'anno 2003 sono state impartite disposizioni operative agli uffici periferici dell'Ispettorato per intensificare la vigilanza sul territorio
Comunque, nell'ambito della sua attività istituzionale e mirata al settore ortofrutticolo, l'Ispettorato continuerà nel corso del 2004 ad assicurare sull'intero territorio nazionale una costante ed attenta vigilanza nel settore di cui trattasi in modo da assicurare una efficace tutela del consumatore da possibili frodi in commercio con presentazioni ingannevoli nonché tutelare i produttori agrumicoli e le loro produzioni.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.
in un articolo comparso a pagina 45 del quotidiano La Stampa del 23 gennaio 2003, a firma di Massimo Numa, dal titolo: «Allarme dagli USA: a Torino Mirafiori una base di Al Qaeda», si riporta un articolo comparso sul Wall Street Journal del 17 gennaio 2003 che cita un appartamento sito in Torino, via Tonale 27-bis, come base del gruppo terroristico Al Qaeda;
negli ultimi anni si sono fatte sempre più consistenti le prove secondo cui Torino sarebbe uno dei centri del terrorismo islamico in Italia;
su un milione di musulmani presenti in Italia, i fiancheggiatori di Al Qaeda sarebbero ufficialmente 547, ma altre 4.000 persone sarebbero seguite dai servizi segreti e considerate «cellule in sonno pronte a colpire»;
da tutte le indagini emergerebbe un collegamento diretto tra molti luoghi di culto islamico e il terrorismo;
nell'agosto 1998 agenti della Digos fecero irruzione nell'appartamento di via Tonale e sequestrarono un'ingente quantità di armi -:
se, sulla base di tali inquietanti notizie, non si ritenga di potenziare, sul territorio torinese, l'attività di intelligence tesa a prevenire eventuali azioni di terrorismo o se, al contrario, si ritenga sufficiente il numero di investigatori presenti a Torino;
se risultino al Governo collegamenti tra qualche moschea del torinese e gruppi terroristici o contatti tra i suddetti luoghi di culto e persone tenute sotto sorveglianza e, in caso affermativo, quale sia l'attività posta in essere dalle Forze dell'Ordine al fine di tutelare la sicurezza dei cittadini torinesi;
se fra i 547 fiancheggiatori ufficiali di Al Qaeda vi siano dei residenti a Torino;
quale sia il numero, dal 1998 ad oggi, dei fermi, degli arresti e delle perquisizioni effettuate nella provincia di Torino, in seguito all'attività investigativa di prevenzione o repressione del terrorismo islamico;
se ritenga la Città di Torino obbiettivo a particolare rischio di attentati.
(4-05241)
Il Misbah era ricercato anche dalle autorità di polizia del suo paese quale membro della Jihad Islamica egiziana.
Nel corso delle perquisizioni eseguite presso due abitazioni ed un garage di via Tonale, a Torino, furono rinvenute una mitraglietta, 4 pistole, 2 silenziatori, munizioni, nonché lingotti, oggetti preziosi ed altro materiale ritenuto interessante dagli investigatori.
L'operazione era stata avviata a seguito di una segnalazione d'intelligence, secondo la quale era giunto nella città piemontese un presunto appartenente alla Jihad Islamica egiziana con il compito di pianificare attentati contro obiettivi statunitensi. Nel febbraio 2001, il tribunale di Torino condannò il Misbah a 18 mesi di reclusione per il reato di false generalità, non accogliendo le richieste, ben più pesanti, del pubblico ministero per i reati di concorso in detenzione e porto illegali di armi e ricettazione.
In generale, nel corso di indagini sui gruppi estremisti islamici, sempre condotte in un ampio contesto di collaborazione internazionale, è stato spesso rilevato che attivisti noti per il radicalismo delle loro posizioni gravitassero intorno a determinati centri di aggregazione religiosa torinesi.
Di fatto, tuttavia, le attività investigative condotte a Torino ed in altre città in direzione dell'integralismo islamico hanno sempre interessato singoli individui, spesso anche in associazione tra loro, senza tuttavia coinvolgere, nel loro complesso, le strutture religiose da essi frequentate.
In ogni caso, le forze dell'ordine del capoluogo piemontese svolgono una costante attività di vigilanza ed investigativa sugli ambienti islamici, luoghi di culto o centri di aggregazione di altra natura, e ciò sia sul territorio metropolitano che nella provincia, in costante contatto con gli uffici investigativi delle altre città.
Un'indagine condotta per oltre due anni dalla questura di Torino ha portato, lo scorso 18 novembre, ad eseguire in varie città italiane 23 decreti di perquisizione domiciliare, disposte dalla procura della Repubblica dello stesso capoluogo, a carico di un gruppo di extracomunitari sospettati di appartenere ad una cellula islamica piemontese, con ramificazioni in campo nazionale ed internazionale.
La cellula era particolarmente attiva nel reclutare «mujaheddin» da inviare in zone di conflitto; nel corso dell'operazione è stata sequestrata una notevole quantità di documentazione cartacea e documentale, tuttora al vaglio degli inquirenti.
Sulla base degli elementi raccolti, 6 cittadini marocchini ed un algerino sono stati espulsi dal territorio nazionale ed accompagnati alla frontiera, in attuazione di un decreto del Ministro dell'interno, in quanto considerati pericolosi per l'ordine pubblico e la sicurezza dello Stato.
Nell'ambito dello stesso procedimento sono stati emessi 11 avvisi di garanzia per associazione con finalità di terrorismo internazionale e falso documentale.
Nel corso delle stesse indagini sono emersi rilevanti elementi anche a carico di un cittadino libico, che è stato pure espulso con decreto del prefetto di Cuneo.
Infine, con decreto del Ministro dell'interno, è stato espulso il cittadino senegalese Fall Mainour, noto come «Imam di Carmagnola», il quale aveva acquisito una certa notorietà per una serie di dichiarazioni pubbliche ed «avvertimenti» al nostro Paese in merito a probabili attentati terroristici contro obiettivi italiani, anche all'estero.
Al momento, sono pendenti dinanzi alla procura della Repubblica di Torino ulteriori attività investigative, sulle quali vi è, in questa fase, un doveroso riserbo.
Non vi sono elementi, comunque, per ritenere la città di Torino particolarmente esposta al rischio di attentati o di iniziative terroristiche, né vi sono segnali specifici di eventi di tal genere che abbiano come obiettivo il territorio italiano, finora utilizzato da gruppi estremisti islamici soprattutto come base logistica e di reclutamento.
Si soggiunge che, a seguito dei tragici eventi dell'11 settembre 2001, i reparti delle Forze di Polizia preposti alla lotta al terrorismo, a Torino come nelle altre grandi città, sono stati rafforzati sia in termini di personale, che di mezzi ed attrezzature tecnologiche, al fine di accrescerne la capacità operativa alla luce della nuova emergenza.
Inoltre, sono state definite procedure operative volte a garantire l'immediato e costante interscambio informativo tra tutti gli uffici impegnati su questo versante.
Infine, rispondendo alla domanda relativa agli arresti e alle perquisizioni effettuate nella provincia di Torino nell'ambito
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
la perdita da parte di Aci Italia sin dal 1997 della posizione di gestore unico per il soccorso stradale ha comportato per la propria società controllata Aci 116 una riduzione di personale per ben 259 unità, delle quali una parte in prepensionamento e la restante (n. 176) assorbita da Aci Italia per mezzo di selezioni d'idoneità;
l'Aci 116, oggi Aci Global, in data 10 febbraio 2003, ha formalmente comunicato, ex articoli 4 e 24 legge 223 del 1991 l'avvio di procedura di un'ulteriore riduzione di personale per n. 171 unità (con la conseguente totale chiusura dei Centri diretti per il soccorso nella viabilità ordinaria ed autostradale), appartenenti a diverse qualifiche professionali;
dette 171 unità, solo 30 lavoratori, al termine del periodo di mobilità, potranno essere collocati in pensione e, di conseguenza, ben 141 lavoratori verrebbero a trovarsi senza lavoro e senza reddito;
questi 141 dipendenti di Aci Global potrebbero essere riassorbiti dall'Aci Italia la cui pianta organica, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in data 6 settembre 1995, prevede nelle varie qualifiche una vacanza di oltre 500 posti;
per detto provvedimento di assunzione l'Erario non solo non avrebbe a suo carico alcun onere, vivendo l'Aci Italia dei proventi delle proprie attività istituzionali, ma verrebbe addirittura a conseguire un notevole risparmio per la mancata corresponsione del finanziamento per la mobilità di cui alla legge n. 223 de1 1991 -:
se non intendano adottare le opportune iniziative per perseguire la soluzione adottata nel 1998; vale a dire la riassunzione presso l'Aci Italia delle 141 unità lavorative, per evitare, altrimenti, che le spese relative alle indennità di mobilità prevista dalla citata legge n. 223 del 1991 debbano essere sostenute dallo Stato.
(4-08329)
Come è noto, nel febbraio di quest'anno, l'ACI Global ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.
Ciò detto, occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame, (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.
il quotidiano La Sicilia di Catania di martedì 30 settembre 2003 ha riportato, a pagina 8, un articolo dal titolo «Contro lo Stato decreto ingiuntivo di un commerciante taglieggiato»;
detto articolo riferisce la vicenda di un imprenditore di Vittoria (Ragusa), Giovambattista Gulino, che - dieci anni fa - mentre era titolare di una fiorente azienda del settore energetico - è rimasto vittima di estortori che hanno cominciato a taglieggiarlo;
il Gulino si è sempre rifiutato di pagare il pizzo, subendo per tale motivo la distruzione della sua auto e l'incendio del portone d'ingresso della sua abitazione;
il predetto imprenditore ha denunciato i fatti alla Polizia, incurante delle minacce e degli eloquenti «avvertimenti» a cui è stato sottoposto;
a quel momento la sua attività imprenditoriale è entrata in crisi e si è conclusa con il fallimento;
il Gulino avrebbe diritto, in forza della legge antiracket, ad un risarcimento da parte dello Stato, pari a circa 250.000 euro;
il commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura ha negato l'erogazione di detto risarcimento;
il TAR di Catania nel novembre 2002 ha dato ragione al Gulino disponendo l'immediata erogazione della somma spettantegli;
nonostante detta sentenza favorevole del TAR, e sebbene sia trascorso quasi un anno dalla pronunzia del Tribunale adito il Gulino non ha ricevuto neppure una lira e minaccia di agire esecutivamente per ottenere il risarcimento spettantegli -:
quali siano gli ostacoli che si frappongono all'ottenimento da parte del Gulino di quanto dovutogli e se può ritenersi conforme alla normativa vigente il comportamento mantenuto in questa vicenda dal commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura.
(4-07548)
Detto questo, si ritiene opportuno ricostruire la vicenda in questione e gli ostacoli che ne hanno ritardato la conclusione.
Il 21 giugno 2000 il signor Gulino presentava una istanza di elargizione tesa ad ottenere 469.000.000 di lire quale vittima di estorsione per fatti accaduti nel 1993.
La Prefettura di Ragusa, ai sensi dell'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 455 del 1999 (regolamento di attuazione della legge n. 44 del 1999), il 7 ottobre successivo esprimeva parere favorevole alla concessione dell'elargizione ma evidenziava la circostanza che il signor Gulino era stato dichiarato fallito nel 1994 e che la relativa procedura concorsuale era stata chiusa il 22 gennaio 1999.
Il comitato di solidarietà, quindi, rigettava l'istanza per insussistenza dei requisiti soggettivi previsti dalla legge n. 44 del 1999 poiché l'erogazione di una somma di denaro
Il 4 maggio 2001 il signor Gulino opponeva domanda di riesame contro il citato decreto che veniva, però, respinta poiché, non contenente alcun elemento di novità rispetto all'istruttoria già effettuata su cui fondare un eventuale nuovo giudizio valutativo.
Avverso i suddetti decreti commissariali, il Gulino ha proposto ricorso giurisdizionale al TAR di Catania che, con sentenza n. 2190 del 13 giugno 2002, nell'accogliere il gravame, ha annullato i provvedimenti amministrativi a suo tempo emanati dal signor commissario antiracket ed antiusura, sull'assunto che "... la cessazione dell'attività imprenditoriale è stata proprio la conseguenza dell'evento lesivo subito, sicché, insomma, costituisce quel danno che è il presupposto dell'elargizione...».
Secondo il T.A.R.-sezione di Catania, la chiusura dell'esercizio commerciale ha rappresentato il presupposto su cui basare la concessione dell'elargizione, anche in considerazione del fatto che la qualifica di imprenditore deve essere posseduta dagli istanti al momento in cui subiscono gli eventi delittuosi, non già quando formulano l'istanza di accesso al fondo di solidarietà.
Successivamente alla notifica della citata sentenza alla prefettura di Ragusa, il signor Gulino ha presentato per la terza volta, in data 22 gennaio 2003, l'istanza di riesame della pratica di accesso al Fondo di solidarietà ex legge n. 44 del 1999, riproponendo la medesima documentazione a sostegno della pretesa risarcitoria.
A seguito della sentenza del TAR Sicilia n. 2190 del 13 giugno 2002, citata dall'interrogante, il Comitato di solidarietà disponeva la riapertura dell'istruttoria relativa alla richiesta del signor Gulino sulla base dell'istanza di riesame presentata in data 22 gennaio 2003, con la quale lo stesso chiedeva l'esecuzione del giudicato amministrativo e l'elargizione di 268.012,98 euro, articolata in 141.480,78 euro per danno emergente e 126.531,90 per lucro cessante.
La richiesta veniva formulata sulla base dei bilanci relativi agli anni 1989 e 1990 nonché su un elenco di beni non più godibili a causa dell'attività estorsiva, valutati dallo stesso ricorrente a mezzo di dichiarazione sostitutiva di atto notorio, per la predetta somma di 141.480,78 euro.
Dalla nuova istruttoria curata dalla prefettura-U.T.G. di Ragusa si ricava quanto segue.
Come danno emergente, così come riscontrato negli atti ufficiali, era individuata soltanto la distruzione dell'autovettura del Gulino il cui valore era, tuttavia, ritenuto irrilevante dall'ufficio tecnico erariale di Ragusa.
In relazione al lucro cessante, non era stata presentata documentazione fiscale, ovvero copia dei bilanci relativi ai due anni precedenti l'evento lesivo (1991-1992) come prescritto dall'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica n. 455 del 1999.
In particolare, dalla relazione formulata dal curatore fallimentare al giudice delegato nella procedura fallimentare riferito alla s.a.s. «Il Girasole di Gulino», è risultato che il fallito non aveva tenuto una regolare contabilità ed aveva omesso di curare gli adempimenti connessi ad alcune scritture contabili obbligatorie; inoltre non erano state presentate le dichiarazioni dei redditi e le dichiarazioni IVA per gli anni sopraindicati.
Sulla base di queste risultanze, la Prefettura non era in condizioni di formulare alcun giudizio di congruità della somma richiesta e tale conclusione veniva comunicata al comitato di solidarietà il 6 marzo 2003.
Successivamente, il commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura ha potuto avviare un ulteriore approfondimento istruttorio dopo aver appreso che al signor Gulino erano state notificate delle cartelle esattoriali per mancato versamento di imposte relative agli anni di interesse; con questo acquisiva un verbale di accertamento fiscale, redatto dalla guardia di finanza, nel quale erano stati ricostruiti
Tale nuovo elemento di valutazione ha permesso alla Prefettura competente di quantificare il danno subìto dal signor Gulino.
Per queste motivazioni, come già detto, essendo venute a cessare le ragioni che avevano in precedenza motivato il non accoglimento della domanda di accesso ai benefici della legge n. 44 del 1999, il comitato di solidarietà ha potuto riesaminare favorevolmente l'istanza del signor Gulino, deliberando l'elargizione della citata somma di 270.341,74 euro.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la circolare n. 168 del 2003 che consente la produzione e la commercializzazione di bibite all'aroma di frutta e quindi prive del benché minimo quantitativo di succo di frutta;
detta circolare consente altresì di riportare sulle confezioni immagini della frutta assolutamente assente nelle bibite che di detta frutta hanno solo l'aroma;
gli effetti di detta circolare saranno deleteri per le produzioni agrumicole della Sicilia e delle altre Regioni meridionali;
le organizzazioni professionali e agricole e le imprese agrumicole hanno già manifestato il loro totale dissenso nei confronti di detta circolare che penalizza un comparto che già, per molteplici ben note ragioni, versa in gravi difficoltà economiche e preannunciano manifestazioni di protesta -:
se non ritenga di revocare la circolare n. 168 del 2003 che, peraltro, ad avviso dell'interrogante, va in controtendenza rispetto alla politica di trasparenza, di tutela della qualità e della salubrità dei prodotti agroalimentari oltre che di salvaguardia dei consumatori posta in essere dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.
(4-08513)
tutela ed informazione dei consumatori;
correttezza delle operazioni commerciali;
libera circolazione comunitaria.
È ai sensi di queste norme, che va guardata la materia delle bevande.
Al riguardo occorre anzitutto precisare che il settore nella sua complessità comprende quattro categorie di prodotti:
il succo di frutta costituito al 100 per cento da frutta.
il nettare di frutta (succo e polpa) costituito, a seconda della natura del frutto, da almeno 25/50 per cento di frutta.
le bevande a base di succo di frutta con un minimo del 12 per cento di succo (aranciata, limonata, cedrata, eccetera).
le bevande di fantasia con o senza succo di frutta.
Generalmente queste bevande di fantasia, disciplinate dagli articoli 6 e 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 719 del 1958, sono senza succo di frutta, ma contengono aromi che possono fornire gusti diversi. Per esse la normativa in
Le sostanze aromatizzanti non danno alcun diritto a riportare in etichetta l'immagine di un frutto o di un estratto di pianta di cui viene richiamato il sapore, in quanto si tratta di sostanze di natura diversa.
La circolare in pratica ha ribadito gli obblighi inerenti all'elencazione degli ingredienti utilizzati e presenti nel prodotto finito, proprio per garantire una maggiore informazione dei consumatori e trasparenza sulla composizione dei prodotti.
Il quadro normativo nazionale esistente rimarrebbe inalterato anche senza le precisazioni contenute nella circolare di cui si tratta.
È altrettanto vietato utilizzare contenitori che presentano la forma del frutto, in quanto lo stesso articolo 2 più volte richiamato del decreto n. 109 del 1992 pone gli stessi divieti dell'etichettatura alla presentazione laddove per presentazione si intende «la forma o l'aspetto conferito ai prodotti alimentari o alla loro confezione».
Per quanto riguarda le bevande a succo tipo aranciata e limonata, si fa presente che il quadro normativo dei 15 paesi membri dell'Unione europea vede solo l'Italia tenuta al rispetto della percentuale del 12 per cento, gli altri Paesi o sono liberi o hanno valori molto più bassi compresa la Spagna, che come l'Italia è grande produttrice di arance e limoni. Pertanto le aziende italiane sostengono dei costi più elevati ma, per il principio della libera circolazione delle merci, non è possibile vietare l'introduzione sul mercato italiano della bevande di fantasia se non per motivi di natura prettamente sanitaria.
Tuttavia, stante gli equivoci sorti, al fine di rendere ancora più chiaro il significato effettivo della circolare in questione, il Ministero delle attività produttive ha in corso incontri con le varie categorie interessate, tra cui Confagricoltura, Coldiretti e Federalimentari.
Si fa inoltre presente che al fine di scoraggiare possibili frodi l'ispettorato centrale repressione frodi del Ministero delle politiche agricole e forestali, nel corso degli ultimi anni; considerata l'importanza economica e sociale del comparto agrumicolo e di quello della frutticoltura da industria, quale fonte prevalente dei redditi da lavoro agricolo per gli operatori di estese aree meridionali del territorio nazionale, ha espletato ed implementato l'attività di controllo nel settore degli agrumi, dei succhi e delle bevande analcoliche, indirizzandola essenzialmente verso la verifica della qualità merceologica e dell'origine dei suddetti prodotti destinati sia al consumo diretto che alla produzione di bevande a base di frutta.
Nell'ambito di detti settori, nell'anno 2003 sono state impartite disposizioni operative agli uffici periferici dell'ispettorato per intensificare la vigilanza sul territorio riguardo la corretta applicazione della normativa inerente sia la commercializzazione degli agrumi freschi e sia la produzione e commercializzazione delle bibite analcoliche al fine di accertare attraverso controlli, prelievo ed analisi chimiche di campioni, la percentuale di succo in esse contenuta.
Comunque, nell'ambito della sua attività istituzionale e mirata al settore ortofrutticolo, l'ispettorato continuerà nel corso del 2004 ad assicurare sull'intero territorio nazionale una costante ed attenta vigilanza nel settore di cui trattasi in modo da assicurare una efficace tutela del consumatore da possibili frodi in commercio con presentazioni ingannevoli nonché tutelare i produttori agrumicoli e le loro produzioni.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.
anche senza cedere a tentazioni autarchiche, c'è la necessità di una maggiore tutela e valorizzazione del «made in Italy». Per contrastare la indiscriminata immissione sul nostro mercato di prodotti importati dai Paesi extra CEE e destinati alla persona (abiti, calzature, giocattoli, ecc.) sarebbe opportuno richiedere una specifica certificazione igienico-sanitaria e di sicurezza. Ciò anche per tutelare la salute dei consumatori. Giappone, USA, Russia ed altri Paesi già la richiedono;
naturalmente in un sistema di libero scambio i complessi problemi, che portano all'immissione sui mercati europei di prodotti a basso costo e spesso di scarsa sicurezza e qualità andrebbero affrontati soprattutto nelle competenti sedi internazionali per imporre nei Paesi produttori le necessarie tutele del lavoro, a partire da quello minorile -:
quali iniziative di propria competenza intenda adottare e quali azioni abbia in merito intrapreso in sede internazionale.
(4-07325)
Al riguardo, nel sottolineare che l'applicazione di misure igienico-sanitarie non è di competenza di questa amministrazione, si desidera comunque informare che il Ministero Attività produttive, per l'immissione di prodotti extra Unione europea sul mercato nazionale, richiede una serie di certificazioni sia di conformità sia per la sicurezza, sia per gli standard di igiene per un gran numero di prodotti.
Per quanto riguarda invece il secondo punto, ovvero la tutela del lavoro minorile, occorre ricordare come tale problema, in particolare per quanto riguarda il divieto dello sfruttamento del lavoro minorile è stato più volte oggetto di discussione nelle varie conferenze ministeriali in sede WTO (si ricordi quella di Singapore del 1996), ove però emerse netta l'opposizione dei Paesi in via di sviluppo, quasi che la tutela del lavoro minorile potesse essere una forma di protezionismo nei confronti delle loro esportazioni.
Proprio in seno alla conferenza di Singapore si arrivò alla redazione di un paragrafo della dichiarazione ministeriale nel quale si riaffermava l'impegno all'osservanza dei diritti fondamentali del lavoro; si riaffermava la competenza dell'OIL a trattare tali diritti; si rifiutava l'utilizzo di norme in materia di lavoro per fini protezionistici e si prendeva l'impegno alla collaborazione fra i segretari del WTO e dell'OIL.
Il risultato fu del tutto insoddisfacente per i Paesi, tra cui l'Unione europea, che avevano cercato di indurre al rispetto dei diritti del lavoro e al divieto di sfruttamento del lavoro minorile, per arrivare all'adozione di «minimum standards». Il tentativo fu rinnovato anche durante la conferenza di Seattle del 1999, ma l'esito disastroso di quella conferenza non portò a nessun progresso.
Esistono tuttora forti contrasti tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo nell'ambito del WTO su tale materia, ma il Governo italiano rimane fermamente determinato ad intervenire nelle altre sedi internazionali per affermare l'esigenza del rispetto di tutte le Convenzioni in materia di diritti del lavoro.
A tal proposito si può ricordare che l'Italia, in ambito comunitario, ha sostenuto l'adozione del regolamento 2501 (G.U.C.E. n. 346 del 31 dicembre 2001) con cui viene applicato uno schema di preferenze tariffarie generalizzate, ossia agevolazioni daziarie nei confronti dei Paesi in via di sviluppo per il periodo 2002/2004. Lo stesso regolamento prevede ulteriori incentivi daziari per i paesi la cui legislazione nazionale incorpora la sostanza delle Convenzioni fondamentali OIL sul lavoro minorile, tra cui la n. 138 e la n. 182.
La Moldavia ha già ottenuto tali ulteriori incentivi daziari ed altri paesi in via di sviluppo hanno presentato analoga domanda alla Commissione europea.
La delegazione italiana sosterrà il mantenimento di tali incentivi in occasione di futuri dibattiti in ambito comunitario.
Per quanto riguarda invece la tutela del made in Italy, si segnala che nel corso del semestre di Presidenza italiana questa amministrazione ha condotto un'azione volta all'adozione dell'obbligo di apposizione del «made in ...» per le merci importate dai Paesi terzi. Tale proposta è attualmente al vaglio della commissione europea, che la sta esaminando congiuntamente a quella di istituire un marchio, obbligatorio o facoltativo, anche per le merci di provenienza all'interno Unione europea.
Infine la legge finanziaria 2004 prevede diversi interventi a sostegno del made in Italy, incentrati su una campagna straordinaria di promozione dello stesso e su iniziative a tutela del prodotto e degli imprenditori italiani.
È proprio di questi giorni l'elaborazione degli atti consequenziali di competenza di questa amministrazione per dare seguito alle disposizioni volute da questa amministrazione medesima nella citata legge n. 350/2003 (legge finanziaria 2004), atti destinati a dare maggiori garanzie e tutela al prodotto italiano ed al consumatore in genere.
Il Viceministro delle attività produttive: Adolfo Urso.
nel mese di marzo 2003 Fidel Castro ha dato il via a Cuba ad una durissima repressione di qualsiasi forma di dissenso politico: 78 persone, intellettuali e semplici cittadini sospettati di cospirare ai danni del regime col responsabile dell'ufficio d'interessi americano all'Avana, sono state arrestate con inconsistenti accuse di spionaggio e tradimento. Di queste circa la metà è già stata condannata a pene che vanno da venti anni all'ergastolo dopo processi che, per ammissione stessa di alti esponenti del regime castrista, sono stati sommari. Quasi avesse la premonizione della tempesta che si sarebbe abbattuta su Cuba, il giornalista e poeta Raùl Rivero, condannato a vent'anni per «attività cospirative» dopo l'uscita della prima pubblicazione indipendente sotto Castro, la «Revista de Cuba», pochi giorni prima del suo arresto aveva dichiarato in un'intervista «Ora aspettiamo la reazione del governo» (cfr. Il Messaggero 18 aprile 2003);
nei giorni scorsi tre persone, che avevano sequestrato un battello, prendendone in ostaggio l'equipaggio e i passeggeri, per poter raggiungere le coste della Florida, sono state fucilate senza processo e utilizzate da Castro come esempio per scoraggiare i cubani che cercano di espatriare;
ancora una volta, a dispetto degli apparenti miglioramenti negli ultimi anni, il governo dell'Avana ha violentemente riconfermato il suo volto peggiore: da quarantaquattro anni Castro ha instaurato un regime nel quale non si può esercitare il diritto di libertà d'opinione ed è impossibile essere sottoposti a processi equi;
i recenti gravi episodi verificatisi a Cuba hanno sollevato le proteste unanimi di un grande numero di Governi, indipendentemente dalle appartenenze politiche, e allertato le principali Organizzazioni non governative;
anche nei due rami del nostro Parlamento si è registrata un'ampia e quasi unanime mobilitazione;
nella seduta del 17 aprile 2003, la Commissione sui diritti umani delle Nazioni Unite non è riuscita a stilare una risoluzione di espressa condanna al drammatico giro di vite imposto da Castro -:
quali iniziative intenda adottare per richiamare il governo cubano al rispetto dei diritti fondamentali dei suoi cittadini e se intenda prendere in considerazione, tra gli opportuni strumenti di pressione diplomatica, la possibilità già ventilata di
se non ritenga opportuno adoperarsi a livello internazionale per promuovere un vasto movimento di opinione affinché in sede Onu si adottino espliciti documenti di censura nel confronti del governo di Cuba.
(4-06137)
L'Italia, che da sempre ha inserito la promozione dei diritti umani fra le sue priorità di politica estera e come punto di riferimento costante per tutte le componenti della sua azione internazionale, e che si è sempre impegnata in modo coerente e costante per la loro promozione e tutela, sia sul piano bilaterale che su quello multilaterale, ha ritenuto irrinunciabile far conoscere alla controparte cubana il proprio pensiero e la propria voce in merito ai noti eventi.
Pertanto l'ambasciatore italiano a L'Avana ha espresso a nome del Governo una ferma protesta formale e convinta sull'accaduto. Successivamente, in data 14 aprile 2003 il segretario generale del Ministero degli affari esteri, ambasciatore Giuseppe Baldocci, incaricato dall'onorevole ministro, ha convocato l'ambasciatore di Cuba a Roma, Maria de Los Angeles Florez Prida, per esprimerle il disappunto, la preoccupazione e la riprovazione del Governo italiano nei confronti degli eventi in parola.
Nel corso dei colloqui l'ambasciatore Baldocci ha in particolare sottolineato come l'elevato numero di persone coinvolte e il carattere sommario dei processi abbiano destato notevole impressione in Italia e in Europa, alimentando forti perplessità sul rispetto dei diritti umani a Cuba e rischiando di compromettere il dialogo politico fra l'Unione europea e l'isola caraibica.
Nei mesi successivi agli eventi, non è mancato il costante interessamento della nostra ambasciata rispetto alle condizioni di salute dei dissidenti arrestati e sono stati compiuti dei passi presso le Autorità cubane competenti in favore dei casi più preoccupanti.
Infine, per dare un segnale chiaro e inequivocabile alla controparte cubana, e in seguito all'approvazione della mozione «La Russa e altri» nella seduta del 29 aprile 2003 della commissione affari esteri della Camera dei deputati, è stata decisa la sospensione di tutti i programmi di cooperazione allo sviluppo con Cuba, sia quelli sul canale bilaterale, sia quelli sul canale multilaterale, ad eccezione degli interventi di emergenza umanitaria.
L'Italia non ha mancato di dare forte impulso alle iniziative assunte in sede comunitaria e nell'ambito della commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite, riunita a Ginevra nella sua 59a sessione annuale proprio nei giorni in cui a Cuba si verificava il noto irrigidimento del regime.
In particolare, in data 17 aprile la commissione ginevrina ha adottato una risoluzione nei confronti di Cuba, promossa da Costa Rica, Nicaragua, Perù e Uruguay, che l'Italia ha co-sponsorizzato ma che non ha potuto votare non facendo parte dei 53 membri della commissione. Tuttavia, questa risoluzione non presenta un carattere di dura condanna contro l'isola caraibica e soprattutto non contiene alcun riferimento ai drammatici avvenimenti di quei giorni. Proprio per queste mancanze, l'Unione europea, su specifica richiesta italiana e di altri partner, in una dichiarazione letta dalla presidenza greca si è rammaricata che il testo in questione non riflettesse in maniera adeguata la situazione dei diritti umani nell'isola caraibica. Nella stessa dichiarazione l'unione europea ha condannato senza mezzi termini le tre esecuzioni capitali che hanno interrotto la moratoria de facto sulla pena di morte che Cuba aveva applicato negli ultimi tre anni.
Si possono inoltre ricordare i passi compiuti dall'Italia come membro della
Di fronte all'attuale situazione, l'Unione europea ha deciso all'unanimità di limitare le visite bilaterali di alto livello; di ridurre il profilo delle manifestazioni culturali organizzate nel Paese; di estendere gli inviti alle cerimonie in occasione delle feste nazionali ai membri della dissidenza cubana; di procedere ad una rivalutazione della «posizione comune» dell'Unione europea nei confronti di Cuba.
Durante la riunione del CAGRE (Consiglio affari generali - relazioni esterne) che si è tenuto il 16 giugno 2003 a Lussemburgo, i Ministri degli esteri dell'Unione europea hanno ribadito le misure politico-diplomatiche enunciate nella dichiarazione dell'Unione europea al Governo cubano il 5 giugno 2003.
A seguito delle manifestazioni di protesta orchestrate dal regime cubano contro l'ambasciata italiana a L'Avana e contro l'ambasciata di Spagna, i Ministri degli esteri dell'Unione europea hanno definito il comportamento delle Autorità cubane come «inaccettabile» e hanno ribadito che «l'Unione continuerà a controllare la situazione nel Paese e in particolare quella dei cittadini cubani che sono impegnati in un'opposizione politica pacifica». Forte preoccupazione è stata espressa per il «serio deterioramento della situazione dei diritti umani», auspicando che l'attuale monitoraggio possa continuare. Infine, nelle conclusioni del Consiglio affari generali - relazioni esterne sui rapporti con il Paese caraibico, è stato precisato che «tutti i detenuti per ragioni politiche dovrebbero essere rilasciati immediatamente».
La condanna del regime cubano espressa dal Consiglio, non ha coinvolto la popolazione cubana, verso la quale sono state pronunciate parole di solidarietà e che rimarrà destinataria degli aiuti umanitari e di emergenza di cui ha bisogno.
Infine, al di là dei passi già compiuti dal Governo italiano e della pausa di riflessione che il nostro Paese ha deciso rispetto ai programmi culturali, in particolare rispetto al negoziato per l'apertura dell'Istituto italiano di cultura a L'Avana che non è stato mai avviato, rimane la decisa condanna che si continuerà ad esprimere nei confronti di tutte le violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali di cui il regime cubano, si renderà colpevole.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.
negli ultimi mesi gli eventi che hanno caratterizzato la vita politica cubana hanno tenuto banco sui giornali di tutto il mondo, dall'arresto di settantotto presunti cospiratori contro il regime castrista, alla fucilazione di tre dissidenti che hanno cercato la fuga verso gli Stati Uniti, alle marce di protesta sotto le ambasciate italiana e spagnola a L'Avana alle quali migliaia di cubani sono stati costretti a partecipare da Castro. In seguito è giunta la condanna che, nel vertice di Porto Carras, i quindici paesi dell'Unione europea hanno diretto all'unanimità verso Cuba;
a dimostrazione che la drammatica situazione in cui sono costretti a vivere i
dal mese di marzo 2003 in poi sono giunte, in tutta la loro drammaticità, in Europa numerose testimonianze di scrittori, poeti, giornalisti e intellettuali cubani perseguitati dal regime castrista. Particolarmente significativa è stata quella del giornalista e poeta Manuel Vazquez Portàl, il cui diario quotidiano, scritto in clandestinità nella prigione in cui è rinchiuso e aggiornato al 24 maggio, è filtrato all'esterno attraverso alcuni siti Internet. In questo diario, Vazquez Portàl descrive con lucidità le disperanti condizioni igienico-sanitarie in cui è costretto a vivere e i maldestri tentativi di indottrinamento della «ortodossia» castrista da parte di una psicologa del carcere. Il 22 giugno 2003 il quotidiano Libero ha pubblicato alcuni stralci del diario di Vazquez Portàl. Il 20 maggio il poeta ha scritto: «Verso le cinque è caduto un bel, sereno e argentato acquazzone... Era come se la natura stesse augurando buon compleanno alla Repubblica e, contemporaneamente, piangesse per i suoi 44 anni di prigionia». Fidel Castro è al potere dal 1959, appunto da 44 anni -:
quali misure ritenga opportune per sapere dal governo cubano in quali condizioni versino gli oppositori condannati in marzo e se ritenga necessario utilizzare tutti i mezzi di pressione possibili per spingere il regime castrista, per quanto possa essere possibile, al rispetto dei diritti umani elementari dei detenuti;
se, nel caso specifico di Vazquez Portàl, si abbiano notizie su eventuali ritorsioni ai suoi danni da parte del regime di Cuba in seguito alla pubblicazione del suo diario.
(4-06912)
Nel corso dei colloqui l'ambasciatore Baldocci ha in particolare sottolineato come l'elevato numero di persone coinvolte e il carattere sommario dei processi abbiano destato notevole impressione in Italia e in Europa, alimentando forti perplessità sul rispetto dei diritti umani a Cuba e rischiando di compromettere il dialogo politico fra l'Unione europea e l'isola caraibica.
Nei mesi successivi agli eventi, non è mancato il costante interessamento della nostra ambasciata rispetto alle condizioni di salute dei dissidenti arrestati e sono stati compiuti dei passi presso le autorità cubane competenti in favore dei casi più preoccupanti.
Infine, per dare un segnale chiaro e inequivocabile alla controparte cubana, e in seguito all'approvazione della Mozione «La Russa e altri» nella seduta del 29 aprile 2003 della Commissione affari esteri della Camera dei deputati, è stata decisa la sospensione di tutti i programmi di cooperazione allo sviluppo con Cuba, sia quelli sul canale bilaterale, sia quelli sul canale multilaterale, ad eccezione degli interventi di emergenza umanitaria.
L'Italia non ha mancato di dare forte impulso alle iniziative assunte in sede comunitaria e nell'ambito della commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite, riunita a Ginevra nella sua 59a sessione annuale proprio nei giorni in cui a Cuba si verificava il noto irrigidimento del regime.
In particolare, in data 17 aprile la Commissione ginevrina ha adottato una risoluzione nei confronti di Cuba, promossa da Costa Rica, Nicaragua, Perù e Uruguay, che l'Italia ha co-sponsorizzato ma che non
Si possono inoltre ricordare i passi compiuti dall'Italia come membro della Troika comunitaria, insieme alla Grecia e alla Commissione dell'Unione europea infatti, oltre agli interventi compiuti nel mese di aprile, in data 5 giugno 2003, la Troika ha inviato alle autorità cubane, che si sono rifiutate di riceverla, una nota verbale, il cui contenuto è stato comunicato agli organi di informazione internazionali. Fra l'altro, nella nota si legge: «L'Unione europea, fortemente preoccupata per la continua flagrante violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali dei membri dell'opposizione cubana e di giornalisti indipendenti, privati della loro libertà per aver espresso liberamente le loro opinioni, richiama ancora una volta le Autorità cubane a rilasciare immediatamente tutti i prigionieri politici». L'Unione europea, inoltre, in seguito alle preoccupanti informazioni circa le precarie condizioni di detenzione dei prigionieri affetti da gravi problemi di salute, fa appello alle Autorità cubane affinché evitino ai prigionieri sofferenze inutili e affinché non siano esposti a trattamenti inumani e degradanti.
A seguito delle manifestazioni di protesta orchestrate dal regime cubano contro l'ambasciata italiana a L'Avana e contro l'ambasciata di Spagna, i Ministri degli esteri dell'Unione europea hanno definito il comportamento delle Autorità cubane come «inaccettabile» e hanno ribadito che «l'Unione continuerà a controllare la situazione nei Paese e in particolare quella dei cittadini cubani che sono impegnati in un'opposizione politica pacifica». Forte preoccupazione è stata espressa per il «serio deterioramento della situazione dei diritti umani», auspicando che l'attuale monitoraggio possa continuare. Infine, nelle conclusioni del CAGRE sui rapporti con il Paese caraibico, è stato precisato che «tutti i detenuti per ragioni politiche dovrebbero essere rilasciati immediatamente».
La condanna del regime cubano espressa dal Consiglio, non ha coinvolto la popolazione cubana, verso la quale sono state pronunciate parole di solidarietà e che rimarrà destinataria degli aiuti umanitari e di emergenza di cui ha bisogno.
Infine, durante il CAGRE del 21 luglio 2003 si è giunti alla XIII valutazione della posizione comune dell'Unione europea su Cuba, in anticipo rispetto a quanto era stato deciso lo scorso dicembre sotto Presidenza danese. Nella posizione comune si invitano le autorità cubane a rilasciare immediatamente tutti i prigionieri politici e si ribadisce l'appello affinché i detenuti non siano sottoposti a sofferenze, né a trattamenti inumani.
In merito al caso specifico di Vazquez Portal, che è stato seguito con attenzione dall'ambasciata italiana a l'Avana, non sono state registrate eventuali ritorsioni da parte del regime cubano ai danni del signor Portal a seguito della pubblicazione del suo diario.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.
gli organi di polizia segnalano una situazione di crescente allarme sociale e di sicurezza pubblica che si registra a Monfalcone (Gorizia) e nel Molfalconese;
in relazione a questo si ravvisa la necessità di aumentare gli organici di almeno 8/10 unità per raddoppiare l'unica volante oggi presente nel territorio, istituire
il potenziamento è necessario per restituire gli elementi minimi di rassicurazione ad una collettività che manifesta sempre più evidenti segni di incertezza e insicurezza. Comportamenti che inevitabilmente incidono negativamente nelle relazioni sociali tra individui: cresce l'intolleranza tra le varie comunità, aumenta la sfiducia nelle istituzioni statali mentre guadagna terreno il concetto di «privatizzazione della sicurezza» e del «farsi giustizia da sé»;
il seguente episodio esemplifica le difficolta operative: nel luglio 2003 in Monfalcone c'è stata una rapina presso la banca di Roma; nella circostanza è scattato regolarmente l'allarme al Commissariato (tutte le banche sono collegate con un sistema d'allarme al Commissariato). Ma poiché l'unica volante era impegnata nell'attività di fotosegnalamento a Gorizia di alcuni clandestini rintracciati nel territorio monfalconese, non è stato possibile inviarla sul posto. Naturalmente sul posto è giunto l'equipaggio in borghese e più tardi altre pattuglie ma è di tutta evidenza che l'effetto dell'immediatezza, dal quale nel 90 per cento dei casi dipende l'esito dell'intervento, è venuto meno;
a Monfalcone qualora dovesse perdurare questa situazione anche in seguito al trasferimento presso la nuova sede, paradossalmente potrebbe verificarsi un ulteriore impoverimento di risorse poiché maggiori, risulteranno le attività di vigilanza alla struttura medesima -:
quali siano i provvedimenti che il Ministro ritiene di dover attuare per dare soluzione a questa situazione insostenibile e garantire un livello di sicurezza sociale adeguato.
(4-07540)
A tali dipendenti della Polizia di Stato ne vanno aggiunti 5 dell'amministrazione civile dell'Interno; pur tenendo conto delle mansioni non operative di tali ultimi dipendenti, bisogna riconoscere che essi consentono di evitare l'immobilizzazione di personale di Polizia in servizi burocratici e amministrativi, sicché debbono considerarsi a pieno titolo come forza effettiva del Commissariato, il cui organico reale risulta dunque superiore a quello previsto dell'11 per cento in un contesto nazionale che vede una carenza media del 10 per cento.
Il personale della squadra volante è dimensionato per operare sulle 24 ore con un equipaggio per ogni turno e, nelle situazioni di pieno organico, con un secondo equipaggio su due dei quattro turni giornalieri.
Il settore investigativo anticrimine del commissariato in questione è composto da 8 elementi, pari al 42 per cento dell'intera squadra mobile della questura.
Quanto alla situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nel territorio di Monfalcone, i dati statistici relativi allo scorso anno non evidenziano particolari peggioramenti o motivi di specifico allarme.
I dati forniti dallo stesso commissariato, per l'intero mandamento monfalconese, denotano una leggera diminuzione per quanto riguarda i reati di tipo predatorio (346 furti denunciati o accertati da quell'ufficio nel 2003, contro i 351 del 2002; 8 rapine nel 2003, contro le 11 del 2002), mentre un incremento si è verificato per gli omicidi colposi (17, contro i 9) e le lesioni personali dolose (80 casi, contro i 44).
I dati dell'Arma dei carabinieri, che dispone nell'area di un comando compagnia e di sette stazioni, relativi ai primi dieci mesi del 2003, indicano una diminuzione complessiva del numero dei reati denunciati (260, contro i 369 dello stesso periodo del 2002), più marcata per quanto riguarda
Per tali ragioni, pur tenendo conto delle nuove esigenze di sicurezza dell'area di Monfalcone, non sembra obiettivamente plausibile, tanto più nel raffronto con altre realtà territoriali, un potenziamento degli organici del locale commissariato di pubblica sicurezza nella misura proposta dall'interrogante.
Quanto alla rapina eseguita nel luglio scorso presso l'agenzia cittadina della Banca di Roma, la «Volante» in servizio della Polizia di Stato, al momento della segnalazione, si trovò nella impossibilità di intervenire poiché impegnata in attività di polizia giudiziaria conseguenti al fermo di quattro extracomunitari e del conducente dell'autoarticolato a bordo del quale erano entrati clandestinamente in Italia.
L'allarme fu perciò subito dirottato dal menzionato commissariato al comando di compagnia dell'Arma dei carabinieri presente a Monfalcone, che inviò immediatamente alcuni equipaggi, ai quali se ne aggiunsero altri della Polizia di Stato in un secondo momento.
È infatti prassi consolidata, nell'ambito del coordinamento delle Forze di polizia, che laddove una di esse si trovi nella pratica impossibilità di operare con l'urgenza richiesta da un determinato evento, l'intervento venga eseguito dall'altra Forza.
Per quanto concerne l'apertura del nuovo commissariato di pubblica sicurezza, è previsto che le esigenze di protezione della struttura saranno soddisfatte in primo luogo con l'installazione di appositi strumenti tecnici e, quindi, con un limitato impiego del personale già in organico al commissariato.
Si soggiunge, infine, che l'istituzione del poliziotto di quartiere in città non capoluogo di provincia rientra in un programma che verrà attuato a livello nazionale secondo modalità e tempi ancora in fase di elaborazione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
è in atto in Toscana un piano evidente ed organizzato di violenze sistematiche nei confronti delle sedi di Alleanza Nazionale, come già accaduto a Massa, Capannoli, Carrara e oggi ancora a Calci -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere a livello nazionale per la tutela dei diritti politici fondamentali in Toscana e per disattivare prontamente una rete organizzativa estremista che, in una regione già recentemente duramente colpita dall'assassinio dell'agente Petri ad Arezzo non può tollerare oltre episodi di criminalità politica.
(4-05795)
Nella sede erano presenti alcuni esponenti del movimento giovanile che si rifugiavano nella parte posteriore della sala; uno di loro, tuttavia, rimaneva ferito e veniva medicato presso il locale ospedale, con una prognosi di dieci giorni.
Le indagini, svolte da personale del comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri, hanno condotto all'identificazione e al deferimento all'Autorità giudiziaria di 11 persone, ritenute responsabili dei delitti di cui agli articoli 415 (istigazione a disobbedire alle leggi), 582 (lesioni personali volontarie), 610 (violenza privata), 635 (danneggiamento), e 655 (adunata sediziosa) del codice penale.
La sera del successivo 18 marzo 2003 ignoti facevano esplodere un grosso petardo dinanzi alla serranda d'ingresso della sede di Alleanza nazionale a Capannoli, in provincia di Pisa, infrangendo una vetrata.
La notte seguente è stato fatto deflagrare un artificio pirotecnico davanti alla sede dello stesso partito di Calci sempre in
A seguito di tali episodi, le competenti Autorità di pubblica sicurezza hanno proceduto ad intensificare il controllo del territorio nelle province interessate e ad adottare misure di vigilanza più incisive nei confronti delle sedi di partito fatte oggetto delle azioni violente.
Inoltre, su scala nazionale, in relazione alla recrudescenza degli episodi di violenza politica registrati anche di recente in diverse città, e in vista delle prossime scadenze elettorali, è stata potenziata l'azione di contrasto con i tradizionali strumenti informativi e investigativi, con l'intensificazione dei servizi di controllo del territorio e con il rafforzamento dei dispositivi di vigilanza e sicurezza a tutela degli obiettivi.
Alla citata attività di protezione e contrasto, si aggiunge la costante opera di monitoraggio della rete-Internet, abituale strumento di comunicazione fra gruppi eversivi.
Si fa presente, in particolare, che il dipartimento della pubblica sicurezza ha trasmesso, da ultimo, due direttive, il 9 e il 23 gennaio, alle Autorità di pubblica sicurezza, per elevare ai massimi livelli le misure di vigilanza alle sedi dei partiti e di organizzazioni politiche, con particolare riguardo a quelle di Alleanza nazionale.
Si ribadiscono, infine, le informazioni e le riflessioni svolte in diverse occasioni dal Ministro dell'interno per richiamare l'attenzione del Parlamento sul fenomeno nel suo complesso.
Gli episodi evidenziati dall'interrogante vanno ad inserirsi in una lunga sequenza di atti di intolleranza spesso sfociata in vera e propria violenza a danno di politici o di sedi di partito - ma anche di movimenti, sindacati o associazioni - che ha caratterizzato il 2003. Si assiste a un crescendo, come dimostrano i dati statistici (tra il 2002 e lo scorso anno gli episodi si sono più che raddoppiati), che preoccupa, e che induce a non sottovalutare nessun evento, neanche se ha un impatto minimo.
Questi episodi, e la carica di violenza che comunque da essi discende, rischiano di inquinare la dialettica politica e di avviare una nuova fase di scontri. In tal senso l'impegno delle forze di polizia non può non essere accompagnato, nel pieno rispetto della legalità, dall'appoggio di tutte le forze istituzionali e politiche.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
il sindaco di Cosenza signora Eva Catizone è stato informato il 16 novembre 2002 da due ispettori della polizia postale, del sequestro - avvenuto presso l'ufficio postale di Cosenza - di una lettera scritta a mano contenente un proiettile e minacce rivolte contro la sua persona firmata da un sedicente «brigatista Bruzio»;
nello stesso giorno è stata spedita all'onorevole Nicola Adamo, segretario regionale dei Democratici di sinistra, un'altra lettera minatoria, anche essa scritta a mano;
è doveroso ricordare come fra i primi atti compiuti dalla Giunta che amministra la città di Cosenza e dal nuovo sindaco che ne è espressione vi sia stata l'accettazione di un affidamento di beni (Palazzo Lorè) sottratti alle organizzazioni illegali, trasformati in alloggi per i cittadini meno abbienti;
nello scorso novembre la stessa amministrazione comunale si è costituita in giudizio nel processo denominato «Luce» che può ritenersi il seguito del più grosso processo svoltosi nella Provincia di Cosenza (processo Garden) che ha accertato con sentenza irrevocabile l'esistenza di due gruppi criminali, i quali a partire dall'anno 1992 siglarono tra loro un accordo per la spartizione del territorio;
tali comportamenti costituiscono atti di limpida coerenza amministrativa;
i contenuti delle lettere minatorie, le modalità di inoltro, i riferimenti che vi appaiono indicano l'obiettivo di condizionare
quali siano le valutazioni del ministro sui fatti sopraesposti e quali misure intenda prendere per la protezione personale degli amministratori minacciati.
(4-04597)
Sono tuttora in corso anche le indagini relative alle missive intimidatorie ricevute il 18 ed il 22 novembre 2002, nonché il 2 dicembre successivo, dal dottor Nicola Adamo, segretario regionale dei democratici di sinistra e membro del consiglio comunale di Cosenza.
Il prefetto ha riferito al riguardo che, nell'immediatezza dei fatti criminosi, era stata immediatamente disposta la misura della vigilanza generica radiocollegata all'abitazione delle vittime, successivamente prorogata in più riunioni tecniche di coordinamento delle Forze di Polizia.
Il 17 giugno scorso, in sede di riunione tecnica interforze, è stata proposta la revoca del dispositivo di tutela a seguito del venir meno delle condizioni di effettiva ed attuale esposizione a rischio degli interessati; il 26 giugno è stata disposta la cessazione delle misure di vigilanza, su concorde avviso dell'ufficio centrale interforze per la sicurezza personale del dipartimento della pubblica sicurezza.
Per completezza d'informazione, va rilevato che gli atti intimidatori in danno di amministratori locali, in ambito provinciale e regionale, in molti casi sono risultati riconducibili ad isolate forme di protesta violenta per il mancato accoglimento di istanze amministrative o come reazioni verso atteggiamenti più rigorosi delle autorità locali.
Più in generale, si rileva che gli atti intimidatori, quale quelli citati in premessa, non richiedono particolari capacità operative o sforzi organizzativi, né modalità e tempi di esecuzione che espongano a rilevanti rischi di essere individuati attraverso attività d'indagine, inoltre, possono rivolgersi verso un numero indeterminato ed incontrollabile di potenziali obiettivi.
Sulla base di queste considerazioni occorre riconoscere l'obiettiva difficoltà per le Forze di Polizia sia di un'attività di prevenzione capace di impedire, in assoluto, il verificarsi di tali atti, sia di un'attività di repressione capace di individuare, in ogni caso, i responsabili degli episodi delittuosi.
Il Governo non sottovaluta il significato di tali gesti e, in generale, di tutti gli atti di vandalismo o di intimidazione ai danni di amministratori locali, di titolari di funzioni pubbliche, di sedi di uffici pubblici o di partiti e forze politiche nonché dell'imprenditoria.
Anche quando simili episodi non sono ascrivibili a gruppi organizzati o a forme di intolleranza politica, essi sono comunque espressione di metodi violenti, che puntano a condizionare la normale dialettica democratica, il corretto svolgimento delle funzioni amministrative e la vita economica della comunità locale, potendo, inoltre, degenerare in più gravi atti di intolleranza.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
il dottor Monserrati Donato residente a Potenza, in via Londra, ha conseguito un diploma di magistero in scienze religiose con specializzazione pedagogico didattica rilasciato dalla Pontificia facoltà teologica di Napoli con 44 esami sostenuti e una votazione finale corrispondente a 110/110;
per quanto riguarda la questione ci troviamo in presenza di documenti dell'associazione Rui, delegata dal Ministero dell'università e della ricerca scientifica in merito alle equivalenze accademiche che attestano il riconoscimento di tale laurea in scienze religiose;
detta laurea è stata riconosciuta dall'università degli studi di Salerno che ha consentito l'accesso con ammissione al terzo anno della facoltà di lettere moderne;
in realtà il conseguimento da parte del dottor Monserrati del diploma di magistero in scienze religiose non ha mai portato al riconoscimento né di una laurea breve né tanto meno di laurea con percorso completo di studi;
il Ministero dell'università ha asserito che il magistero non è una laurea e serve esclusivamente ad insegnare religione cattolica nelle scuole statali di ogni ordine e grado;
è evidente che questo mancato riconoscimento pur in presenza di un corso di studi completo comporti una serie di disagi per il dottor Monserrati il quale si trova ad essere penalizzato nella sua attività lavorativa in un ente pubblico per l'attribuzione di punteggi e riconoscimenti professionali;
il Tar di Catania sezione 3 con decisione n. 698/97 del 28 novembre 1996 e con decisione n. 2332 dell'11 dicembre 2001 si è espresso sul valore giuridico del titolo di studio di magistero in scienze religiose -:
quali iniziative intenda porre in essere affinché venga ad essere colmato il vuoto legislativo del decreto del Presidente della Repubblica n. 175 del 1994 che riconosce giuridicamente solo il diploma di laurea in sacra teologia e in sacra scrittura e non anche il diploma accademico di magistero in scienze religiose come risulta invece dalle intese del 14 dicembre 1985 e del 13 giugno 1990.
(4-07358)
Come l'onorevole interrogante ha affermato, fino ad oggi, l'ordinamento universitario italiano non equipara il diploma in questione, ad una laurea triennale o ad una specialistica.
L'intesa del 14 dicembre 1985, intervenuta tra lo Stato italiano e la Santa Sede, prevede, solo, che il diploma di magistero in scienze teologiche, rilasciato da istituti superiori di scienze religiose presso le facoltà teologiche, costituisca un titolo valido ai fini dell'insegnamento ma, non contempla alcun riconoscimento.
La predetta intesa, resa esecutiva con l'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 175 del 1994, precisa, infatti, che solo i titoli accademici di baccalaureato in S. Teologia e le licenze in S. Teologia ed «in S. Scrittura», possano essere riconosciuti, a richiesta dell'interessato, rispettivamente come diploma universitario e come lauree, con decreto del Ministro dell'università e della ricerca scientifica, e tecnologica, oggi Miur, su parere conforme del CUN.
Il problema prospettato dall'onorevole interrogante potrebbe essere risolto solo se si addivenisse ad una nuova intesa tra lo Stato italiano e la Santa Sede.
La formazione culturale raggiunta da coloro che si trovano nella posizione del Monserrati potrebbe, comunque, essere riconosciuta dal nostro ordinamento universitario in quanto potrebbe essere utilizzata per l'ottenimento di crediti al fine di poter conseguire un titolo effettivamente valutabile per il punteggio e per la progressione di carriera.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.
nella notte tra il 4 e 5 novembre 2002 l'abitazione del sindaco di Lungro (Cosenza)
ignoti hanno sparato quattro colpi di pistola in direzione di una finestra adiacente all'accesso che sono finiti in una vetrata e nella parete di una stanza dell'abitazione del sindaco;
il vile attentato ha determinato profondo turbamento nell'opinione pubblica e creato allarme e comprensibile preoccupazione in una comunità di grandi tradizioni democratiche e civili, ispirata da valori di solidarietà e di libertà che ha sempre combattuto ogni forma di criminalità e di violenza;
numerose sono state le espressioni di solidarietà nei confronti di Vincenzo Iannuzzi e della sua famiglia da parte di rappresentanti istituzionali, di forze politiche e sociali del comprensorio del pollino e dell'intera provincia di Cosenza, di semplici cittadini -:
quali iniziative intenda assumere per combattere fenomeni di violenza quali quelli verificatisi per garantire tranquillità al sindaco Iannuzzi e alla sua famiglia ed un clima di convivenza civile e di sicurezza per la comunità di Lungro.
(4-04435)
Le indagini condotte dai Carabinieri, tuttora in corso, non hanno consentito di accertare movente ed autori del gesto delittuoso.
Il prefetto di Cosenza ha riferito al riguardo che, acquisiti elementi di valutazione circa la sua esposizione a rischio, il 28 novembre successivo è stata disposta la misura della vigilanza generica radiocollegata all'abitazione della vittima.
Tale misura è stata, peraltro, revocata a decorrere dal 30 aprile 2003 in sede di riunione tecnica di coordinamento delle Forze di Polizia, non essendo stato ravvisato, al momento, alcun concreto ed incombente pericolo per il menzionato amministratore locale.
Il prefetto ha, inoltre, evidenziato che la situazione della sicurezza nel comune di Lungro non presenta connotazioni di particolare allarme. Sulla base dei dati disponibili, aggiornati al 30 settembre scorso, si rileva che il numero dei reati commessi in quell'area assommano a 54 (9 scoperti), consistenti in 12 danneggiamenti, 16 furti consumati (di cui uno scoperto) e 2 tentati, una rapina (scoperta) e 23 reati minori (8 scoperti). Sostanzialmente assenti nell'arco dell'intero ultimo triennio risultano tipologie delittuose di particolare allarme come gli omicidi, le associazioni per delinquere, i sequestri di persona, gli attentati dinamitardi o i reati connessi al traffico di stupefacenti.
Per completezza d'informazione, va rilevato che gli atti intimidatori in danno di amministratori locali, in ambito provinciale e regionale, in molti casi sono risultati riconducibili ad isolate forme di protesta violenta per il mancato accoglimento di istanze amministrative o come reazioni verso atteggiamenti più rigorosi delle autorità locali.
Più in generale, si rileva che gli atti intimidatori, quale quelli citati in premessa, non richiedono particolari capacità operative o sforzi organizzativi, né modalità e tempi di esecuzione che espongano a rilevanti rischi di essere individuati attraverso attività d'indagine; inoltre, possono rivolgersi verso un numero indeterminato ed incontrollabile di potenziali obiettivi.
Sulla base di queste considerazioni occorre riconoscere l'obiettiva difficoltà per le Forze di polizia sia di un'attività di prevenzione capace di impedire, in assoluto, il verificarsi di tali atti, sia di un'attività di repressione capace di individuare, in ogni caso, i responsabili degli episodi delittuosi.
Il Governo non sottovaluta il significato di tali gesti e, in generale, di tutti gli atti di vandalismo o di intimidazione ai danni di
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
apparsa sulla stampa nazionale del 22 settembre 2003 la notizia riguardante la promozione a maggiore del marine Charndler P. Seagraves, appartenente al Corpo dei Marines responsabile della tragedia del Cermis, risalente al giorno 3 febbraio 1998, nella quale l'aereo statunitense EA-6B Prowler, del Corpo dei Marines rischierato ad Aviano per l'operazione «Deliberate Guard» in Bosnia ed assegnato alla squadriglia VMAQ-2, nell'ambito della missione «EASY 01», urtò contro i cavi della funivia del Cermis, provocando la caduta di una delle cabine e la morte delle 20 persone trasportate;
viste le evidenti prove di responsabilità della sciagura attribuite al corpo dei Marines, composto dallo stesso Charndler P. Seagraves, in specifico provanti la sistematica violazione, da parte dell'equipaggio dell'aereo, e quindi anche dei due piloti seduti nei sedili posteriori, delle regole di volo disciplinate dalla legislazione italiana, americana, e, in sede comune, da quella Nato, cui era vincolata quella missione di addestramento, in particolare quelle relative alla velocità ed alla quota di sorvolo, stilate dalla Commissione parlamentare d'inchiesta, di cui, l'interrogante ha fatto parte, istituita il 19 ottobre 1999, con il compito di:
a) fare piena luce sugli avvenimenti, sulle cause e sulle responsabilità ad ogni livello;
b) accertare l'adeguatezza delle norme che disciplinano i voli di addestramento militare in Italia;
c) verificare le procedure ed i sistemi di controllo di tali attività di volo;
infine considerando che l'equipaggio del volo incriminato, per assunzione di comportamento indisciplinato e irresponsabile, cui la Commissione implicò gli estremi della colpa, sia generica che specifica, comprende a pieno titolo come componente anche il marine in questione, il cui compito, benché non fosse in posizione di comando del Prowler era quello altrettanto importante di controllare la rotta ed individuare gli ostacoli -:
quali atti si intendano intraprendere mediante i canali diplomatici più opportuni;
se non ritengano opportuno presentare una nota diplomatica, mediante il nostro Ambasciatore a Washington, alle forze e autorità politiche competenti e responsabili della promozione del marine in questione, perché causa di un forte dissenso da parte dell'opinione pubblica italiana e oggetto di gravi danni morali a scapito dei parenti delle venti vittime dell'immane tragedia del Cermis.
(4-07459)
La parte americana ha preliminarmente rinnovato il cordoglio per le vittime della sciagura del 1998 ed il profondo rincrescimento del Governo per il tragico episodio.
L'interlocutore, nel confermare la notizia circa la promozione al grado di maggiore del marine Seagraves, si è riservato di far conoscere ulteriori elementi di informazione al riguardo già richiesti al Pentagono, anticipando peraltro che difficilmente potranno essere forniti i criteri di merito comparativo.
Da parte americana, si è attirata l'attenzione sulla circostanza che i due piloti del velivolo sono stati sottoposti a giudizio per la vicenda e, benché ritenuti non colpevoli dal tribunale militare, sono stati «dismessi» dal servizio, a seguito della sentenza che ha di fatto posto termine alla loro carriera militare. Il marine Seagraves invece era stato a suo tempo ritenuto esente da responsabilità, in quanto a bordo senza compiti di equipaggio (non poteva pertanto essere considerato il «navigatore» dell'aereo EA-6B Prowler che recise i cavi della funivia). Per questo motivo egli non è stato sottoposto a giudizio, a differenza dei piloti. Di conseguenza la sua presenza fisica a bordo non avrebbe potuto essere presa in considerazione come elemento negativo ai fini della promozione e della futura carriera militare.
Da parte italiana non si è mancato di ribadire come la promozione del marine Seagraves - aldilà delle giustificazioni tecniche - non possa non aver suscitato sentimenti di profondo sconcerto, rammarico e dissenso nell'opinione pubblica e in particolare nelle famiglie delle vittime.
Nel corso del colloquio è stata consegnata all'Ambasciatore Jones una nota riguardante il passo svolto, che, ci è stato assicurato, sarebbe stata comunicata alle competenti Autorità militari statunitensi.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.
nella notte tra il 4 ed il 5 ottobre 2003, in prossimità di Cusano Mutri (Benevento), quattro marines statunitensi, appartenenti alle forze militari USA in Campania, avrebbero aggredito violentemente, per due volte, quattro ragazzi napoletani, usando mazze e bastoni;
il doppio violento attacco sarebbe stato premeditato, senza motivazione, e sarebbe stato videoripreso da una telecamera ad infrarossi di proprietà dei militari statunitensi;
i quattro marines avrebbero usato, per speronare l'auto dei ragazzi napoletani, un'automobile Alfa 145, targata A.F.I. (Allied Forces Italy);
non sarebbe la prima volta che soldati americani delle basi statunitensi di stanza in Campania provocano risse e baldoria in locali di periferia della zona;
dopo il primo agguato armato, i ragazzi napoletani avrebbero chiesto immediatamente soccorso telefonico alla vicina stazione di Polizia, da cui si sarebbero sentiti rispondere di andare a rivolgersi al Consolato;
l'intervento delle forze di Polizia avrebbe evitato almeno il secondo attacco ai ragazzi napoletani feriti -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti, e se non sia il caso di avviare un'inchiesta sul mancato intervento delle forze di Polizia;
se siano state avviate indagini da parte della magistratura;
quali siano le iniziative che verranno prese per prevenire altri eventuali spiacevoli avvenimenti simili ad opera dei soldati statunitensi nelle zone limitrofe alle basi militari.
(4-07862)
Successivamente, alcuni giovani si sono presentati presso il commissariato in parola e hanno dichiarato di essere stati aggrediti, senza motivo, da quattro persone che viaggiavano a bordo di una autovettura Alfa Romeo 145 targata AFI. L'aggressione si sarebbe ripetuta, pochi minuti dopo, sulla strada Telese-Cerreto Sannita.
Le ricerche della predetta autovettura, attivate sia nell'immediatezza dei fatti che successivamente, hanno dato esito negativo.
Il 12 ottobre, gli aggrediti, accompagnati dal loro legale di fiducia, hanno sporto denuncia-querela presso la stazione carabinieri di Telese Terme nei confronti di quattro persone, presumibilmente di nazionalità statunitense, che si erano rese responsabili della immotivata aggressione.
I carabinieri hanno identificato il proprietario dell'autovettura, un militare americano in forza alla Marina militare USA, in servizio presso la base Nato Afsouth di Napoli, ed hanno provveduto ad interessare la procura della Repubblica di Benevento.
L'esito delle prime indagini è peraltro coperto da segreto ai sensi dell'articolo 329 del codice di procedura penale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
domenica 30 novembre 2003, allo stadio Bentegodi di Verona, nel corso dell'incontro di calcio tra la squadra di Verona e quella del Torino è stata sfiorata una strage;
organi di stampa riportano che a venti minuti dal termine dell'incontro, un migliaio di ultras del Verona hanno invaso la tribuna centrale dello stadio provocando gravi disordini nonché la violenta reazione di alcune decine di tifosi del Torino;
da prime indiscrezioni si apprende che ci sia un rimpallo di responsabilità su chi abbia autorizzato l'apertura anticipata dei cancelli;
infatti nel corso di dichiarazioni sul dopo partita il vicequestore si è assunto in un primo momento la responsabilità di aver dato il via libera agli ultras in base ad accordi presi precedentemente con gli stessi anche al fine di sopperire alla mancanza di agenti delle forze dell'ordine che potessero contrastare l'avanzata dei tifosi del Verona;
in un secondo momento la responsabilità della apertura anticipata dei cancelli è attribuita al Verona Calcio che avrebbe deciso autonomamente;
la società Verona Calcio risponde precisando di non avere alcuna colpa poiché i cancelli sono stati aperti solo dopo l'ordine del responsabile di polizia presente al Bentegodi. Afferma inoltre la società sportiva che è prassi che in tutti gli stadi del nostro paese si applichino alcune norme di sicurezza tra le quali quella di aprire i cancelli un quarto d'ora prima della fine della partita ed agevolare il deflusso degli spettatori. Nel caso in cui una situazione di pericolo è imminente è compito di ogni Questura disporre come nella fattispecie di domenica 30 novembre l'apertura anticipata dei cancelli. Infatti quei cancelli sono stati aperti solo dopo l'ordine del responsabile di polizia presente al Bentegodi. La società calcistica ha inoltre avuto modo di precisare che sia gli agenti delle forze dell'ordine, sia gli addetti della società, per evitare il caos, hanno ritardato il più possibile l'apertura anticipata dei cancelli -:
se non ritenga di dover fare piena luce sulla vicenda anche individuando le eventuali responsabilità di chi abbia dato l'ordine di aprire i cancelli dello stadio venti minuti prima della fine della partita;
come intende intervenire affinché episodi di questa gravità non capitino mai più;
se sia stato disposto dalla polizia nell'immediatezza dei fatti il fermo a carico degli ultras veronesi responsabili di aver creato disordini e gravi incidenti, nel
(4-08284)
Queste ultime hanno dovuto, in primo luogo, impedire il tentativo di picchettaggio, da parte degli «ultras», agli ingressi in curva sud riservato agli stessi tifosi locali.
Verso la fine del secondo tempo, approfittando dell'apertura dei cancelli per il necessario deflusso degli spettatori, circa quattrocento dei duemila tifosi veronesi rimasti all'esterno dello stadio hanno fatto irruzione nella tribuna centrale infrangendo, nell'azione di forza, anche una porta a vetri ed invadendo il settore riservato alla stampa. Il questore, al riguardo, ha smentito la notizia secondo la quale l'ingresso della tifoseria veronese nella circostanza sarebbe avvenuto in base ad un accordo con il funzionario responsabile del servizio di ordine pubblico.
All'arrivo degli «ultras» veronesi sugli spalti, i tifosi torinesi si sono avvicinati al divisorio tra la curva nord, loro riservata, e la tribuna centrale; si è così creata una situazione di forte tensione tra le due tifoserie che si sono scambiate insulti reciproci, lanciandosi oggetti contundenti. Sostenitori del Torino hanno lanciato anche un petardo di grosse dimensioni che, peraltro, rimbalzando contro la cancellata divisoria, ritornava indietro ed esplodeva tra gli stessi tifosi torinesi ferendone uno.
Le Forze di polizia, tempestivamente intervenute all'interno del settore ospiti, sono state costrette ad una carica di alleggerimento per sedare la situazione, che ritornava prontamente alla normalità.
Alla fine degli incidenti è stato tratto in arresto un tifoso veronese ma non è stato possibile identificare il responsabile del lancio del petardo, né i tifosi che si sono resi protagonisti delle intemperanze reciproche.
Sono, tuttavia, ancora in corso indagini da parte della questura di Torino per ulteriori accertamenti.
Il questore di Verona ha, inoltre, riferito che, dallo stesso esame dei filmati, si evidenzia che la situazione non è ulteriormente degenerata solo grazie all'immediato intervento delle Forze dell'ordine.
Per quanto riguarda, più in generale, gli interventi di prevenzione per evitare il verificarsi di simili episodi, si segnala che, oltre agli interventi legislativi emanati nel corso del 2003 (cosiddetta «normativa antiviolenza»), sono allo studio misure volte ad un ulteriore coinvolgimento delle stesse società sportive, che potrebbero utilizzare, nella prospettiva di un progetto di graduale privatizzazione degli impianti, proprio personale di vigilanza all'interno degli stadi in funzione di raccordo tra l'evento agonistico e gli spettatori.
Tale iniziativa consentirebbe, tra l'altro, di recuperare personale delle Forze dell'ordine per i servizi di prevenzione all'esterno dello stadio e corrisponderebbe, in pieno, alle raccomandazioni del Consiglio d'Europa, che ha invitato gli Stati membri ad affidare all'organizzatore dell'evento la sicurezza all'interno degli impianti, secondo una procedura già attuata in molti Paesi Europei quali Belgio, Inghilterra e Olanda.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
De Quarto Vincenzo, agricoltore da sempre, nel 1986 acquistò terreni in Agro di Taranto, destinati alla coltivazione della vite;
dopo contatti con l'Istituto Sperimentale di Viticoltura di Turi (Bari), si convinse ad affidarsi completamente a tale Istituto per realizzare una struttura innovativa che gli avrebbe consentito di ottenere prodotti qualitativamente superiori agli standard di mercato. Si decise così di realizzare l'impianto; per la sua valenza
l'impianto sperimentale suddetto consisteva in pali alti quattro metri, sovrastati da una copertura di reti di materiale plastico, con sottostante copertura in plastica, sì da stabilire una intercapedine isolante sotto il profilo termico;
l'installazione dell'impianto fu curata dall'Istituto suddetto attraverso suoi impiantisti, e lo stesso fornì indicazioni precise circa la fornitura delle reti;
nel 1997 l'impianto cominciò a presentare lesioni nelle reti, che progressivamente si accentuarono, fino a distruggere pressoché completamente la copertura;
la causa del disfacimento dell'impianto, secondo quanto certificato da tecnici di fiducia del settore, andrebbe attribuita all'eccessivo tiraggio delle reti, a causa delle dimensioni ridotte rispetto a quelle pattuite, commissionate, ordinate e pagate;
il De Quarto investì nella esecuzione del progetto sperimentale centinaia di milioni, rivestendo esso importanza internazionale, comprovata dalle frequenti e numerose visite di esperti stranieri, convogliati sul posto dall'Istituto Sperimentale;
suscitano perplessità all'interrogante le modalità con cui l'istituto suddetto, che ha curato la progettazione e l'esecuzione del progetto, ha operato nell'espletamento dell'incarico ricevuto, attesa anche la circostanza che l'intervento dell'istituto stesso era dovuto, stante la novità del progetto che il De Quarto da solo non sarebbe stato in grado di seguire -:
quali iniziative intenda adottare, nell'ambito della propria attività di vigilanza, al fine di evitare che episodi del genere abbiano a ripetersi.
(4-08410)
Premesso ciò, si ricorda che nell'anno 2000 l'azienda agricola De Quarto Vincenzo ha citato in giudizio l'istituto sperimentale per la viticoltura di Conegliano, unitamente alla s.r.l. Retiplast.
A detta della parte attrice l'oggetto della controversia era da ascrivere al rapporto di consulenza instaurato con l'Istituto medesimo nel corso del 1992 sulla base del quale venne realizzato dal signor De Quarto, titolare dell'azienda omonima, un impianto per la protezione di un vigneto.
In particolare, veniva lamentata la non conformità, rispetto all'ordinazione, del materiale fornito dalla Retiplast e la conseguente rottura dell'impianto di protezione.
Tale evenienza avrebbe, quindi, lasciato esposte le colture alle avversità climatiche, causando all'azienda De Quarto ingenti danni dei quali si chiedeva risarcimento.
L'istituto, non avendo mai formalizzato alcun rapporto contrattuale con l'azienda De Quarto né condotto la direzione dei lavori per la realizzazione dell'impianto in questione, ha investito l'avvocatura dello Stato per la difesa del caso.
Il tribunale di Taranto, con sentenza del 13 agosto 2001, ha rigettato le istanze avanzate dall'azienda agricola De Quarto Vincenzo nei confronti sia della Retiplast s.r.l. sia dell'istituto sperimentale per la viticoltura di Conegliano, condannando, altresì, l'azienda De Quarto al rimborso delle spese processuali.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
la perdita da parte di Aci Italia sin dal 1997 della posizione di gestore unico
l'Aci 116, oggi Aci Global, in data 10 febbraio 2003, ha formalmente comunicato, ex articoli 4 e 24 legge n. 223 del 1991, l'avvio di procedura di un'ulteriore riduzione di personale per n. 171 unità (con la conseguente totale chiusura dei Centri diretti per il soccorso nella viabilità ordinaria ed autostradale), appartenenti a diverse qualifiche professionali;
di dette 171 unità solo 30 lavoratori, al termine del periodo di mobilità, potranno essere collocati in pensione e, di conseguenza, ben 141 lavoratori verrebbero a trovarsi senza lavoro e senza reddito;
questi 141 dipendenti di Aci Global potrebbero essere riassorbiti dall'Aci Italia la cui pianta organica, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in data 6 settembre 1995, prevede nelle varie qualifiche una vacanza di oltre 500 posti;
per detto provvedimento di assunzione l'Erario non solo non avrebbe a suo carico alcun onere, vivendo l'Aci Italia dei proventi delle proprie attività istituzionali, ma verrebbe addirittura a conseguire un notevole risparmio per la mancata corresponsione del finanziamento per la mobilità di cui alla legge n. 223 del 1991 -:
se non intendano adottare le opportune iniziative per perseguire la soluzione adottata nel 1998, vale a dire la riassunzione presso l'Aci Italia delle 141 unità lavorative, per evitare, altrimenti, che le spese relative alle indennità di mobilità prevista dalla citata legge n. 223 del 1991 debbano essere sostenute dallo Stato.
(4-08328)
Come è noto, nel febbraio di quest'anno, l'ACI Global ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.
Ciò detto, occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame, (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.
la provincia di Treviso risulta al penultimo posto a livello nazionale per quanto riguarda la dotazione organica delle forze di polizia;
da più parti si è fatto notare come ad un continuo aumento dei reati non si sia
addirittura, nella scorsa legislatura, il sottosegretario agli interni Massimo Brutti, in risposta ad un atto di sindacato ispettivo (5-07580), confermò l'intenzione di chiudere il posto Polfer di Castelfranco Veneto, una delle zone più a rischio della provincia di Treviso e principale punto di snodo per quanto concerne la criminalità legata soprattutto alla prostituzione -:
se non si intenda fornire quanto prima notizie certe in merito al mantenimento del posto Polfer di Castelfranco Veneto, anche per evitare inopportune demotivazioni del personale in servizio.
(4-02911)
In questo quadro, non sono state assunte determinazioni in merito al presidio di Castelfranco Veneto, nel senso paventato dall'interrogante.
Per quanto concerne gli organici delle Forze dell'ordine, corrisponde al vero la circostanza per cui il rapporto tra operatori di polizia effettivamente in servizio e popolazione residente è, per la provincia di Treviso, tra i meno favorevoli a livello nazionale (1 operatore ogni 570 abitanti secondo una rilevazione eseguita nell'aprile 2003, che non tiene conto, però, del personale impiegato in servizi tecnico-logistici, addestrativi, amministrativi, eccetera).
Tuttavia, occorre tenere presente che, con l'eccezione del 1998, nell'ultimo decennio gli indici provinciali della delittuosità sono sempre risultati sensibilmente inferiori sia a quelli regionali che a quelli nazionali; i dati del 2003, aggiornati alla fine del mese di ottobre, sembrano segnare, invece, un arresto del trend decrescente degli ultimi anni, essendo stati denunciati nella provincia 22.743 delitti a fronte dei 19.591 dello stesso periodo dell'anno precedente.
L'incremento è dovuto soprattutto ad una forte crescita delle truffe, passate dalle 361 del 2002 alle 2.640 del 2003; il tipo di reato di gran lunga più frequente continua ad essere il furto, con 13.749 casi denunciati (erano stati 13.486); va considerato, comunque, che nel periodo in esame è sensibilmente cresciuto anche il numero delle persone arrestate (913, erano state 614 nel 2002), a testimonianza dell'accresciuta capacità operativa delle Forze dell'ordine trevigiane.
In ogni caso, la questura di Treviso, secondo dati aggiornati al 1o ottobre 2003, dispone di una forza effettiva di 295 unità di personale nei ruoli ordinari della Polizia di Stato, con una eccedenza, rispetto alle previsioni organiche, pari al 3 per cento.
Tale percentuale raggiunge il 25 per cento ove si considerino le 24 unità appartenenti ai ruoli tecnici della Polizia di Stato e le 42 dell'amministrazione civile dell'interno le quali rappresentano forza lavoro che contribuisce alla funzionalità delle strutture di polizia consentendo di evitare l'immobilizzazione di personale operativo in servizi burocratici e amministrativi.
Peraltro, il Ministero dell'interno è pienamente consapevole che i mutati scenari socio-economici della provincia di Treviso e la stessa crescita di alcuni indici della criminalità registrata quest'anno possono rendere non più adeguate le dotazioni attuali di personale della Polizia di Stato, anche se in linea con le previsioni organiche.
Tali esigenze di potenziamento, tuttavia, incontrano il limite delle risorse disponibili, obiettivamente insufficienti, tenuto conto delle concomitanti, analoghe esigenze di personale dei presidi di numerose altre realtà territoriali, in Veneto ed in altre regioni.
In prospettiva, però, il Governo sta operando concretamente per risolvere il problema
In particolare, nell'ambito delle autorizzazioni alle assunzioni di personale nella pubblica amministrazione, previste dalla legge finanziaria per il 2003, con decreto del Presidente della Repubblica del 31 luglio è stata autorizzata l'assunzione di 1465 operatori per la Polizia di Stato e di 1435 per l'Arma dei Carabinieri (oltre a 882 unità per la Guardia di finanza, 120 per la Polizia Penitenziaria e 88 per il Corpo forestale dello Stato).
Per quanto riguarda la Polizia di Stato, al contingente che si è detto va aggiunto quello, di 1000 agenti, stabilito con decreto-legge n. 253 del 10 settembre scorso, convertito dalla legge n. 300 del 6 novembre 2003, che ne prevede il reclutamento attraverso procedure accelerate, utilizzando risorse appositamente stanziate dalla citata legge finanziaria.
Sono in corso le procedure attuative di tali programmi.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
verso le 23.15 del giorno 29 maggio 2003 due agenti della mobile di Verona si sono recati in Via Scuderlando 383 presso la residenza del segretario provinciale di Rifondazione Comunista Renato Peretti, e, senza dare spiegazione alcuna del motivo della loro visita, hanno chiesto alla moglie del suddetto di esibire il proprio documento e, sempre senza spiegazioni, si sono trattenuti oltre mezz'ora in attesa del suo rientro, creando comprensibile allarme nella moglie e nel figlio minorenne;
il signor Perretti, nel frattempo rientrato a casa, su richiesta telefonica da parte del figlio, veniva richiesto di esibire i documenti e, solo a richiesta del motivo veniva esplicitato trattarsi di una verifica eseguita a seguito di una segnalazione telefonica riguardante la sua autovettura che sarebbe stata usata come «base» da un gruppetto di persone dedite ad effettuare scritte abusive;
il segretario provinciale di Rifondazione Comunista Renato Peretti ammetteva immediatamente e senza difficoltà alcuna di essere l'autore della scritta «Il 15 giugno vota sì - articolo 18» su alcuni vecchi muri industriali, anzi rivendicava il gesto come deliberato atto di disobbedienza civile contro il vergognoso silenzio steso contro il diritto costituzionale dei cittadini a partecipare informati alla consultazione referendaria del 15 e 16 giugno 2003 e ribadiva la propria volontà di ristabilire, con il proprio gesto e proprio violando la legge, un minimo di giustizia, richiamando quello «stato di necessità» riconosciuto dalla stessa giurisprudenza quando si manifesti una «contraddizione tra i valori generali» e «singole leggi o situazioni ritenute ad essi non conformi» (Ernesto Benelli) e la propria «rigorosa disponibilità a subire determinate e previste situazioni di svantaggio quali i procedimenti penali e le conseguenti sanzioni irrogate ai trasgressori»;
il signor Peretti, proprio in virtù del ruolo politico svolto nella città di Verona, è perfettamente conosciuto dalle locali Forze dell'ordine che avrebbero avuto facilità a convocarlo il giorno seguente piuttosto che irrompere a tarda ora nella sua abitazione senza esplicitarne i motivi e creando notevole apprensione e timori tra i familiari -:
se non ritenga che nel comportamento messo in atto dalle forze dell'ordine sia possibile intravedere se non proprio un'azione intimidatoria perlomeno un «eccesso di zelo»;
se sia prassi abituale quella di recarsi nella residenza dei cittadini per verificare comportamenti anche eterodossi, ma che comportano sanzioni meramente amministrative;
se gli agenti delle forze dell'ordine non siano sempre tenuti a fornire spiegazioni circa le motivazioni alla base di eventuali richieste di documenti;
se esistono direttive precise e quali in merito agli «accertamenti» domiciliari da parte delle Forze dell'ordine.
(4-06616)
L'equipaggio intervenuto ha notato che effettivamente erano state apposte poco tempo prima delle scritte sui muri di alcuni edifici pubblici e privati.
Si fa presente che l'apposizione delle scritte in questione poteva integrare il reato previsto dall'articolo 639 del codice penale, che punisce il deturpamento e l'imbrattamento di cose di interesse storico o artistico ovunque siano ubicate e degli immobili ubicati nei centri cittadini, prevedendo, altresì, la procedibilità d'ufficio.
Gli agenti si sono recati presso l'abitazione dell'intestatario della vettura segnalata, signor Renato Peretti, per identificarlo.
Il signor Peretti, al momento assente, veniva contattato telefonicamente dalla moglie e dal figlio ed invitato a rientrare.
Agli operatori della Polizia di Stato, incontrati sulla strada, quest'ultimo ha spontaneamente riferito di essere l'autore delle scritte e di rivestire la carica di segretario provinciale di Rifondazione comunista.
Per il reato commesso il signor Peretti è stato segnalato all'Autorità giudiziaria; alla data del 20 gennaio scorso, il procedimento era in trattazione presso la procura della Repubblica di Verona.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
nella notte di sabato 25 ottobre 2003 i locali del circolo di Rifondazione Comunista di Sava (Taranto), siti nella centralissima via Croce, venivano devastati e imbrattati di scritte ingiuriose e simboli a vernice;
in particolare veniva distrutta l'insegna di partito, distrutta la vetrina della porta, prodotto un principio di incendio che fortunatamente non si è poi propagato, e venivano imbrattati i muri con svastiche naziste e scritte ingiuriose;
pochi giorni prima gli stessi locali erano già stati oggetto di pesanti atti vandalici;
il circolo di Rifondazione Comunista di Sava è impegnato in una campagna per il ripristino della legalità nella vita amministrativa della cittadina;
gli atti di violenza suddescritti hanno un inequivocabile sapore di intimidazione ad un partito e ai suoi militanti -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per rafforzare la vigilanza sul territorio e per garantire la sicurezza delle sedi di partito sempre più frequentemente sottoposte ad inaccettabili intimidazioni.
(4-07921)
Analoghe azioni vandaliche erano state compiute ai danni della stessa sede il 12 giugno (lancio di una bottiglia che ha danneggiato l'insegna del partito) ed il 20 ottobre scorsi (lancio di un sasso che ha infranto il vetro di una finestra).
Dagli accertamenti finora espletati non sono emersi elementi che facciano ritenere tali gesti collegabili con l'attività politico-amministrativa del comune di Sava o che riconducano a responsabilità di oppositori determinati di quel partito.
Il prefetto di Taranto ha riferito che potrebbe trattarsi di gesti di mero vandalismo portati a segno da qualche sbandato.
I servizi di vigilanza della sede politica in questione sono stati comunque intensificati da parte dei carabinieri del luogo.
Più in generale, il Governo non sottovaluta il significato degli atti di vandalismo o di intimidazione ai danni di sedi di forze politiche ovvero di uffici pubblici, anche quando hanno carattere solo dimostrativo o simbolico e non sono tali da produrre danni di rilievo, come nei casi di specie.
Si tratta, comunque, di atti che puntano a condizionare con metodi violenti la normale dialettica democratica ed il corretto svolgimento delle funzioni amministrative e che potrebbero degenerare in più gravi atti di intolleranza.
Occorre, però, riconoscere l'obiettiva impossibilità sia di un'attività di prevenzione capace di impedire in assoluto il ripetersi di episodi del genere, che possono rivolgersi ad un numero altissimo di possibili obiettivi in ogni parte del Paese, sia di un'attività di repressione capace di individuare in ogni caso i responsabili di gesti che non richiedono particolari capacità operative o sforzi organizzativi, né modalità e tempi di esecuzione che espongano a rischi concreti di essere individuati.
Si assicura, comunque, che la protezione delle sedi di partiti, di circoli e di movimenti politici, di uffici pubblici, così come degli amministratori locali, nonché, nella misura del possibile, di tutte le persone esposte a rischio a causa delle funzioni esercitate, costituisce una delle priorità dei servizi di controllo del territorio svolti dalle Forze dell'ordine in ogni regione del Paese secondo una programmazione definita provincia per provincia.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
nel 1994, relativamente all'anno 1993, il signor Roberto Bardi, nato a Pisa il 7 novembre 1944 e residente ora a Viareggio, via Pacinotti 53 ed al tempo residente in Verbania, via Rosa Franzi 14, codice fiscale BRDRRT44S07G702I, presentava regolare dichiarazione dei redditi portante ad un suo credito verso l'Erario pari a lire 12.257.000, importo per il quale chiedeva il relativo rimborso;
risulta come successivamente l'interessato si è più volte rivolto ai competenti uffici fiscali ottenendo conferma sulla regolarità della dichiarazione da lui presentata, ma anche il periodico annuncio che non si poteva ancora far fronte al rimborso per mancanza di fondi;
nelle scorse settimane apprendeva dal Centro Servizi di Torino che la pratica era tuttora pendente, ma che lo stesso centro andrà a chiudersi con passaggio di tutti gli incartamenti ad altra sede;
tale circostanza gli è stata recentemente confermata anche dall'Ufficio delle Entrate di Verbania -:
perché dopo quasi un decennio, non si sia ancora proceduto al rimborso, nonostante reiterate richieste ed anche un precedente atto ispettivo parlamentare del sottoscritto;
a quale autorità deve essere ascritta la responsabilità di tale disservizio, che appare all'interrogante in palese contrasto con tutte le norme di tutela del contribuente;
quali strutture prenderanno in carico le pratiche di rimborso relative agli ex centri di servizio;
quando si ritiene concretamente che potrà procedere al rimborso e perché, ad oggi, il Centro servizi comunica che non è
(4-07348)
Al riguardo, l'agenzia delle entrate fa presente che la tesoreria provinciale dello Stato, con nota protocollo n. 291495 del 24 novembre 2003, ha comunicato che tale rimborso risulta già accreditato sul conto corrente fornito dal signor Roberto Bardi.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.