Allegato B
Seduta n. 437 dell'11/3/2004


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DIFESA

Interrogazione a risposta orale:

CARLI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
solo da pochi anni in Italia si comincia a parlare dei campi di concentramento e delle atrocità commesse dal fascismo in Africa e nei Balcani;
i campi nacquero con l'occupazione in Africa negli anni '30, prima che in Germania. La lista dei crimini commessi dall'Italia fascista nella costruzione del suo impero in Africa (Libia, Etiopia, Somalia) è lunga. Attraverso i commenti di testimoni e storici possiamo risalire ai massacri di civili, alla distruzione di interi villaggi, allo sterminio delle élite intellettuali e politiche, all' uso sistematico di armi chimiche, alla distruzione delle colture e del bestiame per ridurre alla fame la popolazione con una mortalità che arrivò sino al 50 per cento degli internati. Una serie di orrori, incontestabilmente provati da documenti ufficiali e testimonianze di sopravvissuti, con un bilancio, che secondo un documentario prodotto dalla BBC «The fascist legacy» cui hanno dato un contributo storici importanti, di circa 300 mila etiopi e 100 mila libici uccisi;
in Africa gli italiani fecero un ampio impiego degli aggressivi chimici. Usati sporadicamente in Libia, nel 1928, contro la tribù dei Mogàrba er Raedàt, e nel 1930, contro l'oasi di Taizerbo, i gas vennero invece impiegati in maniera massiccia e sistematica durante il conflitto italo-etiopico del 1935-36 e nelle successive operazioni di «grande polizia coloniale» e di controguerriglia. L'Italia fascista aveva firmato


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a Ginevra, il 17 giugno 1925, con altri venticinque paesi, un trattato internazionale che proibiva l'utilizzazione delle armi chimiche e batteriologiche, ma, come abbiamo visto, neppure tre anni dopo violava il solenne impegno usando fosgene ed iprite contro le popolazioni libiche;
in Etiopia le violazioni furono così numerose e palesi da sollevare l'indignazione dell'opinione pubblica mondiale. Le prime bombe all'iprite furono lanciate sul finire del 1935 per bloccare l'avanzata dell'armata di ras Immirù Haile Sellase, che puntava decisamente all'Eritrea, e quella di ras Destà Damtèu, che aveva come obiettivo Dolo, in Somalia. In tutto, durante il conflitto italo-etiopico del 1935-36, furono sganciate su obiettivi militari e civili grandi quantità di bombe con aggressivi chimici;
tra i crimini di cui si macchiò l'Italia fascista c'è quello della deportazione di intere popolazioni e la costruzione di campi di concentramento;
con il fascismo le vessazioni nei confronti degli indigeni raggiunsero livelli mai prima segnalati. Dall'esproprio dei terreni, dalla confisca dei beni dei «ribelli», dal diffuso esercizio del lavoro forzato, si passò alla deportazione di intere popolazioni e alla loro segregazione in campi di concentramento, definiti cinicamente nei documenti ufficiali «accampamenti»;
il più noto e drammatico di questi trasferimenti coatti avvenne in Cirenaica nel 1930, dopo che Graziani aveva fallito il tentativo di domare la ribellione capeggiata da Omar el-Mukhtàr. Su ordine del governatore generale Badoglio, il quale era convinto che la rivolta si sarebbe potuta infrangere soltanto spezzando i legami tra gli insorti e le popolazioni del Gebel cirenaico, Graziani predisponeva il trasferimento di 100mila civili dalla Marmarica e dal Gebel el-Ackdar ai campi di concentramento che aveva fatto costruire nella Sirtica, una delle regioni più inospitali dall'Africa del Nord;
quando i campi di concentramento vennero definitivamente sciolti nel 1933, i sopravvissuti erano appena 60mila. Gli altri 40mila erano morti durante le marce di trasferimento, per le pessime condizioni sanitarie dei campi (per i 33mila reclusi nei campi di Soluch e di Sidi Ahmed el-Magrun c'era un solo medico), per il vitto insufficiente e spesso avariato, per le epidemie, per le violenze compiute dai guardiani e per le esecuzioni sommarie per chi tentava la fuga;
i campi di concentramento nella Sirtica non furono i soli. Graziani ne istituì uno anche in Somalia, a Danane, a sud di Mogadiscio. Secondo Micael Tesemma, un alto funzionario del ministero degli Esteri etiopico, che fu recluso a Danane per tre anni e mezzo, dei 6.500 etiopici e somali che si avvicendarono nel campo, tra il 1936 e il 1941, 3.171 vi persero la vita;
un campo fu istituito nell'isola di Nocra, in Eritrea. Qui le condizioni di vita erano anche più difficili, perché i detenuti erano costretti al lavoro forzato nelle cave di pietra, con temperature che a volte raggiungevano i 50 gradi. L'alto tasso di mortalità a Nocra era causato principalmente dalla malaria e dalla dissenteria, poi dal cattivo nutrimento e dalle insolazioni;
questi crimini furono accuratamente nascosti agli italiani con tutti gli strumenti di cui può disporre una dittatura. E se qualche verità filtrava all'estero, ad esempio sui gas impiegati in Etiopia, il regime reagiva rabbiosamente sostenendo che un popolo che stava portando la civiltà in Africa non poteva macchiarsi di tali infamie;
molti testimoni italiani di stragi o dell'impiego delle armi chimiche hanno svelato la verità soltanto molti decenni dopo gli avvenimenti e sempre con qualche reticenza. Altri, invece, e sono i più numerosi, non hanno mai testimoniato sui crimini;
i crimini commessi dal regime fascista in Africa sono rimasti spesso non trattati nei libri di testo italiani;


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sarebbe un importante gesto, che lo Stato italiano presentasse attraverso le sue massime autorità le proprie scuse a questi popoli che furono vittime di queste atrocità, così come ha fatto il Presidente della Repubblica Federale Tedesca, Johannes Rau, che accompagnato dal presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi, il 17 aprile 2002, ha fatto visita a Marzabotto per chiedere perdono per le stragi compiute dai soldati tedeschi in Italia -:
se il Governo abbia notizia che vi siano stati processi a carico dei responsabili di detti efferati crimini contro l'umanità;
se abbia notizia che negli anni passati siano state presentate le scuse del nostro Paese alle vittime di tali crimini e se eventualmente intende assumere una iniziativa di tal genere.
(3-03173)

Interrogazioni a risposta scritta:

BULGARELLI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Giornale 10 marzo 2004, a sud del golfo di la Spezia sarebbero in corso delle esercitazioni militari cui parteciperebbero unità navali di varia nazionalità;
secondo l'articolista del giornale numerosi elementi indiziari, tra cui una conversazione tra la nave francese «Sabre» e dei pescherecci italiani farebbero pensare che nell'ambito di queste esercitazioni un sommergibile nucleare francese abbia «perso» un siluro;
la conversazione di cui sopra, andata in onda sul canale 16 delle frequenze riservate alla navigazione, conterrebbe un'intimidazione da parte della nave francese ai pescherecci a non calare le reti e ad allontanarsi dalla zona in piene acque italiane (ad un miglio circa da Sestri Levante) perché «stiamo assistendo un sottomarino nucleare»;
inoltre Il Giornale scrive che oggi 10 marzo è imminente nella zona l'arrivo di una nave specializzata in ricerca e recupero di materiali sott'acqua;
l'oggetto smarrito sarebbe secondo le indiscrezioni negli ambienti militari, infatti un preziosissimo missile in dotazione ad un sottomarino classe «Rubis» che in sé costituirebbe una summa di preziose informazioni militari -:
se non ritenga che, qualora le notizie riportate dovessero rivelarsi fondate, l'incidente in oggetto costituisca motivo di grave preoccupazione per il traffico che attraversa un paese teoricamente denuclearizzato come il nostro; se corrisponda al vero che le navi francesi stiano cercando nelle acque territoriali un siluro disperso, se il siluro sia caricato con testata nucleare per cui è progettato, come si giustifichi che esercitazioni di questa natura siano effettuate a ridosso della costa italiana, in acque territoriali molto frequentate e fuori dai tracciati previsti, senza che vi sia alcuna informativa preventiva.
(4-09313)

QUARTIANI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'ex caserma «Riccardo Moioli» ubicata nel comune di Presezzo, è stata trasformata in deposito di auto da demolire (cioè in discarica) cambiando destinazione d'uso e la notizia è di dominio pubblico, giacché i quotidiani locali ne hanno dato notizia;
l'ex caserma da anni non è più sede di reparti militare, ma ha continuato a recare sulla sua facciata la dicitura: «Caserma Fante Riccardo Moioli M.O. al V.M.», ancora ben visibile all'esterno;
il Fante Riccardo Moioli cadde nel 1941 sul fronte greco-albanese, fu decorato con medaglia d'oro e nei primi anni 1960 gli fu dedicata una caserma della Divisione «Legnano» sita nel comune di Presezzo (Bergamo);


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tale caserma, dopo lo smantellamento dei reparti della suddetta Divisione di stanza a Bergamo, è stata abbandonata alle intemperie;
i figli del Fante Riccardo Moioli, Ernesto e Vittorio, hanno indirizzato al Comando della Brigata Meccanizzata Legnano una formale lettera in cui chiedono un diverso trattamento alla memoria di chi alla Patria ha donato la propria esistenza, cominciando con la rimozione della intestazione della ex caserma ora trasformata in discarica;
la competenza ad effettuare un intervento riparatore dell'attuale increscioso trattamento riservato alla memoria della medaglia d'oro Riccardo Moioli è del Ministero della difesa;
a parere dell'interrogante, debbono tramandarsi e non disperdersi i valori sui quali si impernia il rispetto verso chi la Patria ha servito con valore, sino al massimo sacrificio della vita;
tali valori sono stati invece messi a repentaglio dalla trascuratezza e dal disinteresse da parte di chi, nello specifico caso richiamato, portava la responsabilità di valorizzarne la memoria -:
quali provvedimenti il Ministro della difesa intenda adottare al fine di procedere alla rimozione, dalla Caserma di Presezzo della scritta dedicata al Fante Moioli;
come lo stesso Ministro intenda in altro modo provvedere in ordine alla valorizzazione della memoria della Medaglia d'Oro al Valore Militare citata.
(4-09316)

PERROTTA. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come si evince dai maggiori quotidiani d'informazione, le segnalazioni di militari malati, forse o meglio, probabilmente colpiti dall'uranio impoverito, aumentano. La lunga serie di morti sospette è comincia cinque anni fà -:
se i Ministri intendano accertare quanti sono i militari che, di ritorno dal Kosovo, si sono ammalati e quanti ne sono già morti;
se i Ministri intendano appurare se i diversi casi tumorali denunciati possono essere ricondotti all'inalazione delle particelle di metallo durante le operazioni militari;
se intendano verificare la pericolosità del munizionamento fornito.
(4-09321)

PINOTTI, RUZZANTE, MINNITI e PISA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sta creando grande preoccupazione la notizia diramata dalla stampa che potrebbe esserci un siluro o altra apparecchiatura dispersa da un sottomarino nucleare francese nelle acque del Golfo del Tigullio;
in tali acque è stata autorizzata la presenza di una nave, la Sabre, della Marina Militare francese a effettuare interventi di navigazione a seguito di riparazioni avvenute in un cantiere privato di Genova;
un marinaio di tale nave avrebbe comunicato ai pescherecci presenti in zona e impediti, per la presenza della nave, ad effettuare la loro battuta di pesca, di essere una nave appoggio che sta eseguendo rilevamenti per un sottomarino nucleare francese in immersione;
nessuna delle Capitanerie di porto, nè quella di La Spezia né quella di Genova, ha diramato la notizia della presenza di un sommergibile nucleare a poche miglia dalle coste di Moneglia e di Sestri Levante;
dichiarano di non aver avuto alcuna segnalazione i responsabili della guardia costiera e il comando di Maridipart di La Spezia -:
se il Governo sia a conoscenza di una esercitazione internazionale di un sottomarino d'assalto francese della classe Rubis nelle acque dell'alto Tirreno;


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nel caso sia in atto, di quale esercitazione si tratti;
perché sia stata autorizzata nelle acque territoriali italiane;
se sia stata preventivamente informata l'Autorità militare italiana;
se, ammesso che ci sia tale esercitazione, stiano partecipando navi italiane;
perché non sia stata informata la Capitaneria di porto;
perché, nel caso la notizia rispondesse al vero, non sia stato emesso un avviso di pericolosità per i pescatori e i piccoli natanti;
quali misure si ritengano mettere in atto per il recupero dell'eventuale siluro e la messa in sicurezza dell'area.
(4-09331)

BULGARELLI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un lancio d'agenzia del 10 marzo 2004 (ANSA) a un militare calabrese di soli 27 anni, che per circa due mesi ha partecipato nel 1999 a delle esercitazioni svoltesi nei poligoni della Sardegna di Capo Teulada e Perdasdefogu, sono stati diagnosticati ben due tumori, uno ad un polmone, l'altro ad un testicolo; nonostante l'intervento chirurgico e il ciclo di chemioterapia a cui è stato sottoposto, l'ex militare ha ancora una piccola metastasi al polmone sinistro;
secondo quanto riportato dal lancio d'agenzia in oggetto, al militare sarebbe stato negato il riconoscimento della causa di servizio, nonostante le esercitazioni che il militare ha svolto, che egli ricorda intense e prolungate, dovevano preparare le nostre truppe per la missione nei Balcani;
nel lancio d'agenzia vengono riportate dichiarazioni attribuite al giovane di particolare gravità; tra le altre, si legge: «mentre recuperavamo i resti dei proiettili sparati ho avuto modo di vedere che nel poligono c'erano anche bombe di aereo ed altri colpi sparati nel corso di esercitazioni. Nessuno dei miei superiori ci ha mai parlato di eventuali rischi o di possibili esposizioni a radiazioni»;
e inoltre: «Quando ho terminato la ferma volontaria, che è durata tre anni, l'esercito non mi ha pagato nemmeno il premio di congedo che comunque mi spettava. Durante la mia malattia nessuno dei miei superiori oppure altre autorità militari si sono interessati delle mie condizioni di salute»;
il medico legale cui lo sventurato militare chiese consulenza, nella sua relazione, scrive esplicitamente che il tumore si è sviluppato nel giro di due mesi, e raggiungendo il terzo stadio, a causa dell'esposizione a radiazioni -:
se non ritenga, una volta appurata la veridicità delle affermazioni riportate dal lancio d'agenzia, intervenire urgentemente per verificare se effettivamente il militare in oggetto e altri suoi commilitoni abbiano effettivamente maneggiato munizionamenti all'uranio impoverito senza alcuna protezione;
se risponda al vero che al militare non sia stato concesso neppure il premio di congedo, nonostante la gravità delle sue condizioni di salute;
se non ritenga che al militare, dietro presentazione della documentazione medica e sanitaria, vada riconosciuta l'indennità per causa di servizio.
(4-09336)

SGOBIO. - Al Ministro delle difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
documenti non secretati del Pentagono attesterebbero la trasformazione della base navale di Taranto in base NATO e che, sin dall'ottobre del 2002, Taranto sarebbe diventata Comando Nato con la sigla «ComitMarFor»;


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la fonte http://www.pacelink.it profila l'eventualità che la base navale di Taranto sia chiamata dal 2005 ad ospitare la sesta flotta americana, di cui sarebbe già stato deciso il trasferimento da Gaeta;
in particolare, sempre secondo la detta fonte, documenti ufficiali del Pentagono attesterebbero, sempre a Taranto, la costituzione di una «high readiness force» (comandi proiettabili ad alta prontezza) di tipo navale, che si andrebbe ad affiancare ad una «high readiness force» di terra, ubicata a Milano, in un apposito nuovo quartier generale della NATO;
malgrado le intervenute smentite da parte di alcuni rappresentanti del ministero della difesa italiano, dalla mappa del Pentagono, ricavabile dal sito del Dipartimento della difesa USA, risulta chiaramente che l'unica sede deputata ad accogliere la sesta flotta USA nel nuovo ruolo del comando NATO è Taranto -:
se rispondano al vero le notizie diffuse dalle sopraccitate fonti e quale sia la posizione del Governo in merito alle ipotesi di Taranto quale sede per la costituenda base NATO, anche alla luce delle recenti dichiarazioni del Ministro degli affari esteri Frattini, relativamente alle nuove scelte della NATO che saranno decise nel prossimo vertice di Instanbul.
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