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regolazione artificiale. La sua gestione è affidata ancora oggi alla Società Lago d'Idro, incaricata dal Comitato istituzionale. Le modalità di regolazione del livello di questo lago sono passate da un'escursione massima di 7 metri ai circa 3 metri attuali. Una regolamentazione attenta di queste modalità è resa necessaria dall'esigenza di soddisfare bisogni spesso contrastanti quali l'uso irriguo, un deflusso che non provochi danni ambientali e la fruibilità delle sponde;
ratificato la convenzione 13 dei 15 paesi dell'Unione europea e 21 dei 25 che compongono la cosiddetta UE allargata; l'Italia, al contrario, non ha ratificato la convenzione -:
il lago d'Idro è stato uno dei primi laghi alpini europei ad essere sottoposto a
il lago d'Idro è un invaso naturale la cui regolazione dei deflussi viene controllata da un sistema di opere costituito da una diga e da due gallerie. Gli usi della risorsa idrica sono essenzialmente irrigue ed industriali;
il consorzio di bonifica del Medio Chiese e quello Mantovano gestiscono le quote idriche destinate all'irriguo, mentre a livello industriale l'uso idroelettrico si riferisce alla grande centrale Enel di Vobarno. Le elevate variazioni di livello idrometrico dovuto a questi due sfruttamenti della risorsa idrica, comportano soprattutto d'estate, una riduzione media della superficie, corrispondente ad un arretramento della linea di battaglia di alcune decine di metri. Queste variazioni comportano evidenti disagi alle popolazioni dei comuni rivieraschi e rilevanti problemi a livello igenico-sanitario ed ambientale;
nel 1987 è scaduta la concessione di regolazione delle acque del lago assegnata alla Società lago d'Idro e l'Autorità di Bacino del Po ha istituito una nuova modalità di regolazione, applicata a livello sperimentale per cinque anni, che però non modifica se non marginalmente il regolamento originario; infatti, l'unica variazione sostanziale apportata riguarda la fissazione del limite provvisorio di massimo invaso a quota 368 metri sul livello del mare rispetto agli 369,5 metri del regolamento iniziale;
sulla base degli studi effettuati in merito e in relazione alle esigenze primarie delle diverse utenze del lago, la comunità montana Valle Sabbia e i comuni rivieraschi hanno formulato una proposta di regola alternativa a quella attuale che è risultata non sufficiente a garantire la tutela ambientale e non permette a questi comuni di sviluppare compiutamente un rilancio economico basato sul turismo. La loro proposta alternativa, verificata nella sua efficienza in collaborazione con il Dipartimento di ingegneria civile dell'Università degli studi di Brescia, consisterebbe in linee essenziali nello svincolare il livello di massimo e minimo invaso dalla criticità degli afflussi naturali, a meno di condizioni particolarmente critiche. Inoltre, si propone la diminuzione della massima escursione consentita di circa un metro rispetto all'attuale, in quanto l'innalzamento del livello minimo di invaso dovrebbe far fronte alle necessità di carattere ambientale, con una maggiore attenzione al vincolo di riempimento all'inizio della stagione estiva. Questa razionalizzazione dell'uso della risorsa idrica e l'ottimizzazione delle gestione delle capacità di invaso rappresentano poi gli obiettivi primari e prioritari delle più recenti normative in materia di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio idrico nazionale -:
se siano a conoscenza dell'annosa e gravosa situazione riguardante le modifiche del livello delle acque del lago d'Idro;
se non ritenga opportuna o quantomeno necessaria un'attenta analisi dei fatti al fine di permettere una modalità di regolazione del lago d'Idro, che lo renda usufruibile in modo compiuto e adeguato almeno nella stagione turistica estiva senza che questo subisca modifiche di livello d'acqua, provocando danni ambientali e impedendo la valorizzazione dei comuni rivieraschi che vivono e vogliono rilanciare il sistema economico sul turismo;
se non ritenga di intervenire al fine di raccordare la provincia autonoma di Trento e la regione Lombardia per la propria competenza e responsabilità con lo Stato e con gli uffici competenti per divenire ad un disciplinare di utilizzazione del lago d'Idro che rispetti le necessità delle popolazioni dei comuni del lago d'Idro.
(4-09229)
Castri di Lecce è un paesino di circa 3.000 abitanti ubicato a 10 chilometri da Lecce nel quale è stato impiantato da circa cinque anni un ripetitore Tim; questo ripetitore è situato al centro del paese ed intorno ad esso vi sono una chiesa, una scuola materna, l'ufficio postale, un bar, case, la piazza principale;
da poche settimane un secondo ripetitore di nuova generazione è stato montato in gran fretta e con i lavoratori che sembrerebbe abbiano lavorato senza le vigenti norme di sicurezza sul lavoro; questi è ubicato ai margini del centro urbano, di fronte al cimitero e in un area ove insiste un canile;
il piano regolatore generale non prevede aree dove impiantare i ripetitori di telefonia mobile né sembra che il Comune si sia dotato di apposito regolamento per l'impianto di ripetitori;
tali impianti hanno creato preoccupazione tra la popolazione di Castri di Lecce per il rischio alla salute a causa delle emissioni di onde elettromagnetiche -:
se corrisponda al vero che i recenti lavori per l'installazione del secondo ripetitore siano avvenuti senza l'applicazione delle norme vigenti in materia di sicurezza sul lavoro;
se non ritengano opportuno proporre all'Istituto superiore di sanità di avviare una indagine epidemiologica.
(4-09241)
come riportato da vari quotidiani in data 4 marzo 2004 in un cantiere abbandonato dell'ex linea tranviaria rapida (Ltr) di Napoli, a pochi metri dalla stazione FS di Mergellina, sono state rinvenute due sorgenti radioattive alimentate da cesio 137; le sorgenti erano contenute in due sfere d'acciaio del peso di 20 chilogrammi l'una, ricoperte di rifiuti e celate da una folta vegetazione; secondo il nucleo carabinieri del Noe, autore della scoperta dietro sollecitazione di varie associazioni ambientaliste, le sorgenti si trovavano nel cantiere da oltre dieci anni e il loro rinvenimento è da mettere in relazione all'incidente accaduto il 13 gennaio scorso presso le acciaierie Beltrame di Vicenza, dove si verificò la fusione nell'altoforno di una sorgente radioattiva sigillata contenente cesio 137, con conseguente contaminazione di parte dell'impianto e rilascio di polveri radioattive nell'atmosfera;
l'incidente di Vicenza e la scoperta delle sorgenti radioattive a Napoli dimostra - qualora ve ne fosse ancora bisogno - che esiste un fiorente traffico di materiali radioattivi, alimentato dalle condizioni di assoluta precarietà in cui vengono abbandonati spesso i rifiuti radioattivi e dallo stoccaggio irrispettoso dei più elementari criteri di sicurezza adottato per la conservazione dei fusti di scorie nucleari presenti nelle ex centrali atomiche presenti sul nostro territorio;
il 10 gennaio 2004 è entrata in vigore la legge n. 368 del 2003 con la quale il Governo si assumeva il compito di nominare, entro 12 mesi, il commissario straordinario e la commissione tecnico-scientifica che avrebbe dovuto procedere all'individuazione di un sito nazionale per lo stoccaggio delle scorie ma - a conoscenza dell'interrogante - ancora alcun passo concreto è stato effettuato in tal senso;
l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) di Vienna ha adottato nel settembre 1997 una convenzione congiunta in materia di smaltimento del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi e l'Italia ne ha sottoscritto l'accordo preliminare nel gennaio del 1998; tale convenzione è entrata in vigore il 18 giugno 2001, quando si sono raggiunte le 25 ratifiche da parte di altrettanti Stati contraenti, alle quali si sono aggiunte, nei mesi successivi, quelle di molti altri paesi, così che nell'agosto 2003 risultavano aver
quali passi siano stati fatti, a partire dall'entrata in vigore della legge 368/2003, per l'individuazione e la nomina del commissario unico e l'insediamento della commissione tecnico-scientifica;
quali siano i motivi che hanno indotto il nostro Governo a non ratificare la convenzione congiunta in materia di smaltimento del combustibile nucleare esaurito promossa dall'AIEA nel settembre del 1997.
(4-09249)