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PRESIDENTE. Avverto che le interrogazioni Grandi n. 3-02050, Burtone n. 3-02065 e Cusumano n. 3-03120, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 4).
Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, onorevole Viespoli, ha facoltà di rispondere.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, vorrei preliminarmente precisare che le attività di recupero delle prestazioni indebitamente erogate rappresentano il momento finale di un'operazione avviata alla fine del 1999, rilevato che l'articolo 1 della legge n. 412 del 1991 impone all'Istituto nazionale della previdenza sociale di effettuare annualmente la verifica dei redditi posseduti per le prestazioni correlate al reddito.
Per quanto riguarda l'attività di recupero degli indebiti, nel gennaio 2000 sono state inviate le richieste di dichiarazione reddituale a 6.651.211 destinatari con riferimento a 7.480.645 prestazioni legate al reddito. Poiché nel corso del 2000 non tutti i pensionati avevano trasmesso le dichiarazioni, alla fine dello stesso anno sono stati effettuati solleciti nei confronti di coloro che non avevano risposto. A seguito del sollecito, sono pervenute circa 1.400.000 dichiarazioni. Ciò ha consentito di procedere al ricalcolo, con procedure
centralizzate, delle prestazioni interessate. Per le pensioni che diminuivano, si è provveduto a darne comunicazione agli interessati con raccomandata nel mese di settembre 2001. La pensione è stata corrisposta, nell'importo mensile ridotto, a partire da novembre 2001.
Successivamente, la legge n. 448 del 2001 (legge finanziaria per il 2002), all'articolo 38, dal comma 7 al comma 10, ha disciplinato il recupero delle somme indebitamente percepite per i periodi anteriori al 1o gennaio 2001 a titolo di prestazioni pensionistiche o trattamenti di famiglia. La norma ha stabilito che non si doveva procedere al recupero dell'indebito nei confronti dei pensionati che nell'anno 2000 avevano percepito un reddito personale imponibile ai fini IRPEF di importo pari o inferiore a 8.263,31 euro (pari a 16 milioni di lire). Per coloro che avevano percepito nel 2000 un reddito superiore al predetto importo, si doveva procedere al recupero dell'indebito nei limiti di un quarto dell'importo riscosso.
Inoltre, è stato stabilito che il recupero dovesse essere effettuato con trattenute sulla pensione nei limiti di un quinto ed in 24 mesi. Il limite dei 24 mesi è stato superato solo al fine di garantire che la trattenuta non superasse appunto un quinto della pensione. La normativa di sanatoria introdotta dall'articolo 38 presuppone per la sua operatività la conoscenza del reddito 2000 dei pensionati interessati.
Poiché nel frattempo era stata effettuata una nuova operazione generalizzata RED per l'acquisizione dei dati reddituali per gli anni 1999, 2000 e 2001, è stato possibile procedere all'applicazione dell'articolo 38 utilizzando i redditi 2000 pervenuti con tale operazione, senza necessità di una richiesta apposita. L'applicazione dell'articolo 38 della legge n. 448 del 2001 ha dato i seguenti risultati: sanatoria totale indebiti fino al 31 dicembre 2000 per 22.746 pensioni (il reddito 2000 dei pensionati era pari o inferiore a 8.263,31 euro); sanatoria totale con conguagli a credito dei pensionati per 2.078 pensioni; sanatoria al 25 per cento dell'indebito per 31.250 pensioni. Dell'esito dell'elaborazione è stata data comunicazione ai pensionati nel mese di ottobre 2003. Per le pensioni con conguaglio a debito la comunicazione è stata effettuata con raccomandata. Per le pensioni con aumento si è provveduto da novembre 2003 al pagamento della pensione nella nuova misura e all'erogazione dei conguagli a credito. Per le pensioni con conguaglio a debito è stato corrisposto l'importo mensile ridotto ed è iniziato il recupero del residuo debito da novembre 2003.
PRESIDENTE. L'onorevole Grandi ha facoltà di
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, non sono soddisfatto della risposta, mi dispiace dirlo, perché speravo che il sottosegretario venisse qui con una indicazione su come attuare l'impegno che il Governo ha dichiarato, ma non attuato, di sanare la situazione senza chiedere la restituzione di somme. Ricordo che, in particolare, queste dichiarazioni fanno capo a esponenti del Governo e al ministro del lavoro e delle politiche sociali. Quindi, era ragionevole attendersi una traduzione in provvedimenti, anche di legge se necessario - non sono certo i decreti-legge che mancano all'attività di questo Governo - e dunque la modifica di una normativa anche con misure di urgenza.
stiamo parlando di redditi del 2000: quindi, intanto era auspicabile una maggiore rapidità.
PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, anch'io, come il collega Grandi, mi dichiaro insoddisfatto della risposta del Governo, che di fatto smentisce alcune dichiarazioni rilasciate dal ministro del lavoro subito dopo le manifestazioni organizzate da tanti pensionati, che si sono immediatamente mobilitati quando hanno appreso dell'iniziativa assunta dal Governo.
del Consiglio nel cosiddetto «contratto con gli italiani», quella cioè di aumentare ad un milione di vecchie lire tutte le pensioni minime. Ebbene, su 6 milioni di pensionati solo un milione e mezzo hanno ricevuto questo aumento. Ecco perché torniamo a chiedere il rispetto di quell'impegno e, soprattutto, chiediamo al Governo di concludere questa vicenda legata alla restituzione delle somme percepite dai pensionati.
PRESIDENTE. L'onorevole Mazzuca Poggiolini ha facoltà di
CARLA MAZZUCA POGGIOLINI. Signor Presidente, intervengo anche a nome dell'onorevole Nuccio Cusumano, primo firmatario dell'interrogazione cui il sottosegretario di Stato ha appena dato una risposta che, per quanto burocraticamente corretta, a nostro avviso è del tutto insoddisfacente dal punto di vista sia politico, sia soprattutto sociale, se è vero che la politica deve essere un fattore di riequilibrio sociale e deve fornire risposte soprattutto alla parte più debole della società.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Un milione e mezzo di persone non sono una sciocchezza!
CARLA MAZZUCA POGGIOLINI. ...ma, alla fine, conduce alla vicenda dei rimborsi, evidenziando soprattutto il dolo.
anche un po' avaro - con meccanismi complessi, dall'altro il Governo possa successivamente recuperare tali risorse, attraverso l'INPS, sempre all'interno della stessa categoria di persone. Ciò rappresenterebbe una politica che prende in giro i più deboli e che tra l'altro contrasta, come ha poc'anzi ricordato il collega Burtone, anche con alcune promesse ed alcuni impegni assunti dallo stesso ministro del welfare.
Prendo atto del fatto che con un'iniziativa del 2000 è stata sostanzialmente sanata la situazione senza richiedere somme a percettori di redditi estremamente bassi. Infatti, occorre tener conto che stiamo parlando di redditi molto bassi; di redditi che, in sostanza, sono andati a volte poco al di sopra degli 8 mila euro. In passato era stata fatta una sanatoria che aveva consentito di risolvere il problema ma questa volta la sanatoria è assolutamente parziale. Una parte dei pensionati che si trovano in questa condizione sono stati chiamati a restituire. La cosa è particolarmente delicata perché la richiesta di restituzione avviene nell'ottobre 2003, mentre
La seconda questione è che l'INPS ha commesso un errore perché ha presunto che ci fosse una determinata situazione e non ha tenuto conto di un meccanismo molto semplice, l'inflazione: questa ha fatto gonfiare i redditi i quali, praticamente tutti, hanno superato la soglia semplicemente per effetto, appunto, dell'inflazione. Quindi, a fronte dell'errore commesso dall'INPS, è del tutto ragionevole pretendere un altro atteggiamento per sanare questa situazione.
In questo senso, è fin troppo facile, come facciamo nell'interrogazione, richiamare misure che hanno favorito altri settori della società come l'utilizzo dei condoni a raffica; e, naturalmente, immagino che anche il sottosegretario sa che coloro che hanno esportato illegalmente capitali all'estero non hanno nemmeno pagato la tassa sui buoni del tesoro perché hanno pagato il 2,5 per cento contro il 12,5 per cento che si paga sui BOT. Mentre a costoro è stato riservato un trattamento di favore, con pagamenti dilazionati nel tempo, nei confronti di questi settori della società che fanno parte degli strati deboli della società è stato adottato un comportamento del tutto diverso, diciamolo pure, di natura fiscale. Va bene che almeno 22.746 pensionati non siano stati chiamati a pagare nulla e siano entrati nella sanatoria, ma va molto male che 33 mila cittadini italiani, che sono titolari di una pensione estremamente bassa - a fronte di un Governo che aveva promesso di portare la pensione minima a un milione di lire per tutti i pensionati italiani - si vedono invece costretti a restituire delle somme, si dice, nell'ambito massimo del 20 per cento della pensione.
Non è poco quando si tratta di pensioni di basso livello; a volte, si tratta di cifre estremamente rilevanti.
Quindi, è stato commesso un errore politico: c'è una chiara scelta a favore delle fasce più abbienti, e non c'è un'attenzione sufficiente nei confronti di quelle più disagiate.
Chiedo al Governo di riconsiderare, attraverso il sottosegretario qui presente, le valutazioni che sono state svolte - non me ne voglia, ma in modo estremamente burocratico - e di ripensare, sotto il profilo politico, una scelta a favore di strati sociali, ripeto, disagiati, titolari di redditi bassi, che solo l'inflazione ha portato al di sopra della soglia di povertà. Hanno concorso a creare tale situazione un errore evidente nelle previsioni effettuate dall'INPS, ma anche - diciamolo pure - la promessa non mantenuta di portare a 516 euro la pensione minima nel nostro paese. Credo sia auspicabile che il Governo cambi atteggiamento e linea politica nella direzione indicata e riconsideri il provvedimento su cui si è attestato fino a questo momento.
Quando si è svolta questa manifestazione, mi trovavo a Catania. Sono andato dai pensionati che protestavano davanti alla sede dell'INPS e sono rimasto particolarmente colpito da questi anziani, che si trovano in condizioni di difficoltà e che sono preoccupati per le richieste del Governo. Sono i soggetti più deboli della nostra comunità, quelli che hanno pagato e pagano per il processo inflazionistico in atto nel nostro paese. Tra l'altro, in Sicilia la loro condizione è ancora più pesante, perché scontano alcune scelte del governo regionale, ad esempio quelle relative ai ticket sui farmaci, al pronto soccorso, agli esami di laboratorio. Questi anziani sono particolarmente delusi per il mancato rispetto di una promessa fatta dal Presidente
Per concludere, a proposito di INPS, ricordo al Governo che, in occasione dell'esame della legge finanziaria per il 2004, è stato accolto come raccomandazione un ordine del giorno che impegnava il Governo ad estendere ai datori di lavoro agricolo la norma approvata al Senato per il ripianamento dei debiti INPS con una rateizzazione quinquennale. Ebbene, ad oggi, nessun provvedimento è stato adottato. Tanti datori di lavoro, soprattutto nella catena di commercializzazione degli agrumi, stanno ricevendo le cartelle esattoriali e rischiano il fallimento. Voglio ricordare che questo settore, soltanto in Sicilia, occupa oltre 13 mila addetti ed è un anello fondamentale della filiera alimentare. Si tratta, tra l'altro, di aziende che hanno subito danni per le calamità naturali e che non hanno ricevuto un solo euro di aiuto, nonostante sia stata approvata la cosiddetta «legge omnibus».
Chiediamo al Governo di rispettare l'impegno nei confronti del Parlamento e di attivarsi immediatamente per frenare una grave crisi occupazionale e sociale, che potrebbe investire soprattutto il Mezzogiorno e la Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
È vero che vi è tutta una linea politica, passante attraverso i vari governi che si sono succeduti, volta al recupero delle somme indebitamente percepite anche a livello pensionistico, ma è certo che non è possibile applicare tale norma in modo così automatico nei confronti di soggetti che hanno «sforato» la somma prevista soltanto per una cifra veramente irrisoria. Ciò, come ha anche ricordato il collega Grandi, anche e soprattutto in virtù dell'adeguamento automatico di tali pensioni all'inflazione.
La norma in oggetto, approvata da questo Governo con la legge 28 dicembre 2001 n. 448, aumenta, tra l'altro, al famoso milione di vecchie lire al mese le pensioni a favore delle persone meno abbienti, peraltro molto poco applicata rispetto alle reali necessità...
Ora, non intendo parlare di dolo, ma se vi è una colpa, questa è imputabile all'INPS, non certo ai pensionati che hanno percepito somme leggermente superiori a quanto previsto. Credo, allora, che soprattutto in Sicilia - una regione che certamente non brilla per l'alto reddito dei suoi abitanti - vi sia bisogno di un'attenzione particolare, proprio perché le persone meno abbienti non possono pagare loro stesse, in maniera così rilevante, quanto previsto dalla normativa (il quinto della pensione, o comunque la quota stabilita).
Ritengo davvero assurdo il fatto che, se questa stessa legge da un lato ha concesso risorse - come ho già detto, in modo
Si tratta certamente di una quota non ampia di pensionati, ma sono comunque migliaia di persone, e non sono certamente poche. Riteniamo molto importante, pertanto, che il recupero delle somme (attraverso la trattenuta di un quinto della pensione, o comunque con le altre misure poste in essere dall'INPS) possa avvenire attraverso una forma di realistica sanatoria che si accontenti dell'emersione di questa differenziazione rispetto alla norma, ma che faccia carico all'INPS per quanto riguarda l'adeguamento automatico all'inflazione di tali trattamenti pensionistici.
Ciò per dare anche forti motivi giuridici nell'applicare la normativa in modo intelligente, non avaro e attento ai bisogni delle persone, specialmente quando si tratta di pensionati anziani che, comunque, possiedono un livello di reddito molto basso e nei confronti dei quali sembra veramente assurdo che ci si debba - mi scusino il termine - «incarognire», pur se protetti da norme che la legge stessa prevede possano essere applicate con molta più umanità.