Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 429 del 26/2/2004
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(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorremmo consegnare all'Assemblea la nostra insoddisfazione per il parere espresso dal Governo in questo momento, ed esprimere la nostra costernazione, non saprei come definirla, per le dichiarazioni rese dal Governo, attraverso il sottosegretario Cicu, nei giorni scorsi, nel corso della discussione di queste mozioni.
È stata sprecata da parte del Governo un'occasione importante per fare chiarezza non su una questione di interesse locale o regionale, ma su un tema che riguarda la sicurezza del nostro paese, delle persone e dell'ambiente nel nostro territorio, nonché la sovranità sul nostro territorio. Ne è investito il ruolo del Parlamento nei rapporti con il Governo e per questo abbiamo trovato inaccettabile il profilo minimalista ed elusivo del Governo, nonché sinceramente irriguardoso il tentativo di banalizzare la questione.
Il problema reale che è stato posto da tutte le mozioni, e prima di oggi dal consiglio regionale della Sardegna, dalla commissione paritetica per le servitù militari in Sardegna e da diverse interrogazioni e interpellanze presentate in Parlamento, riguarda la natura ed il fondamento convenzionale delle attività di supporto navale della marina degli Stati Uniti nell'arcipelago de La Maddalena. Vorremmo sapere se la natura è quella definita nel 1972 dall'accordo fra il Governo italiano e quello degli Stati Uniti. Ancora: vorremmo sapere se davvero, come ha detto il sottosegretario Cicu, si tratta di una concessione in uso di un supporto logistico alla marina navale degli Stati Uniti.
Se è così, ciò significa la concessione di un diritto di approdo, di attracco, di stazionamento, a condizioni sicuramente non assimilabili al diritto di edificazione a terra di strutture edilizie per 52 mila metri cubi. Sembrerebbe pertinente il sospetto che le strutture edilizie esistenti attualmente, quelle definite dal sottosegretario Cicu come una baraccopoli malsana - non ci ha detto, però, chi ha costruito tale baraccopoli -, costituiscano anch'esse un abuso rispetto al contratto che ha stabilito i termini del rapporto di sostegno alla marina militare degli Stati Uniti.
Il Governo non ha dato risposte compiute. L'onorevole Cicu ritiene di cavarsela con la sua personale disponibilità a garantire la trasparenza, l'informazione, la sicurezza. Noi chiediamo: quando ed in quale sede se non ora ed in Parlamento? Il Governo affronta in Parlamento una questione seria con gli stessi toni e gli stessi argomenti che potrebbero agevolmente essere usati in un qualsiasi consiglio comunale.
L'onorevole Cicu ha detto tre cose: quello programmato dalla marina militare degli Stati Uniti è un semplice intervento di risanamento edilizio; è un intervento di buon impatto ambientale perché è certificato dalla sovrintendenza ai beni architettonici (che, notoriamente, in Sardegna non ha mai consentito costruzioni di brutto impatto ambientale!); è un intervento utile perché l'edilizia crea occupazione ed indotto nell'economia locale. Sono argomenti che abbiamo già sentito altre volte in molti consigli comunali dei paesi costieri, non solo in Sardegna ma in tutta Italia, e - ci consenta il rappresentante del Governo - forse un po' arretrati anche in quelle sedi.
Il problema vero è quale sia la reale destinazione di un progetto di 52 mila metri cubi. Il progetto insiste sulla stessa area o impegna eguale superficie in aeree diverse dell'arcipelago, cioè anche nelle aree di elevato pregio ambientale di Vena


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Longa e Vigna Grande? Perché la commissione paritetica ha espresso parere contrario rispetto a tale progetto? Che relazione esiste tra il nuovo insediamento e la funzione della base nella strategia di intervento militare statunitense nel mondo? È in corso una modifica di tale funzione, così come definita nel 1972, nel senso evocato ieri dal ministro Martino di una ridislocazione delle forze americane in Italia? Tale ipotesi si appoggia su un nuovo accordo intervenuto tra il Governo italiano e quello degli Stati Uniti? Credo che il Parlamento dovrebbe sapere se le cose stanno così.
In secondo luogo, vi è il programma della sicurezza per l'ambiente e per le persone. Il sottosegretario ci ha risposto che garantisce lui e ci sembra un po' eccessivo che il Parlamento italiano possa avere una così grande fiducia nelle garanzie personali dell'onorevole Cicu. Avremmo apprezzato se il Governo avesse dato una risposta alle seguenti domande. Esistono nelle acque dell'arcipelago concentrazioni di sostanze radioattive 400 volte superiori alla norma? Esiste una relazione tra la contaminazione radioattiva delle alghe nell'arcipelago e l'incidente al sottomarino dotato di energia nucleare riferito dalla stampa degli Stati Uniti, oppure la presenza di sostanze radioattive in misura così elevata precede tale incidente? Se così fosse, quale ne è la causa? Quali sono, concretamente, gli strumenti di cui il Governo italiano si servirà per il monitoraggio dell'inquinamento radioattivo nell'arcipelago, al di là delle scorciatoie di una delega agli enti locali, che in sé non significa niente?
A tali domande un Governo serio risponde con dati, cifre ed affermazioni verificabili. Il Governo ha risposto offrendo la sua assicurazione personale. Tale intervento è operato nel parco nazionale dell'arcipelago della Maddalena, un'area individuata dal nostro Parlamento come sito di straordinario pregio ambientale, destinato dalle nostre leggi ad un regime speciale di tutela e sottoposto a vincoli e controlli superiori a quelli normali.
Può un'area come questa essere sottratta al suo naturale destino e assoggettata a decisioni, considerate dal ministro della difesa come indifferibili ed urgenti, al di sopra e al di fuori di un trasparente confronto con la comunità regionale e nazionale, nel nome dell'interesse militare, per sua natura sottoposto (lo ha ricordato ieri il ministro) ad un elevato grado di segretezza? Chiediamo se esiste, in questo orizzonte, un riguardo, un'attenzione ed un rispetto per la comunità degli uomini e delle donne della Sardegna, una parte di Italia che, attraverso uno statuto speciale di autonomia, partecipa alla vita della Repubblica e difende il suo stato di cittadinanza e che, attraverso quell'autonomia, vorrebbe disegnare il carattere del suo sviluppo futuro, che non coincide con quello immaginato dal ministro della difesa Antonio Martino. Non è in gioco - non lo è mai stata - la nostra amicizia con gli Stati Uniti, ma l'amicizia è una dimensione informata alla reciprocità, al rispetto e alla tutela, reciprocamente vissuti in regime di parità. Nel momento in cui vengono meno queste condizioni, non esiste amicizia, ma subordinazione imbelle e dannosa per gli interessi del nostro paese.
Per queste ragioni, il nostro gruppo voterà a favore delle mozioni presentate dall'opposizione e contro quella presentata dalla maggioranza, che, per la sua proposizione, non rappresenta un'attiva partecipazione al dibattito, ma l'accettazione acritica di una posizione che noi non condividiamo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.

CARMELO PORCU. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, vorrei preannunciare il voto favorevole del gruppo di Alleanza nazionale sulla mozione n. 327 presentata dai rappresentanti della Casa delle libertà.
La questione sollevata dalle mozioni presentate in questo dibattito è annosa ed antica e riguarda ormai la storia politica


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e sociale della Sardegna. La Maddalena è da sempre sede di insediamenti militari, il primo dei quali risale al 1882. Da allora in poi la presenza è stata continuata ed attiva in un arcipelago che, non per questo, ha cessato di essere una perla ambientale, turistica ed artistica del Mediterraneo. Il contrasto, che sempre la parte politica della sinistra ha espresso nei confronti di questa presenza, è antico pure esso, quanto la storia dell'alleanza tra gli Stati Uniti e l'Italia. Il concerto occidentale è sempre stato contrastato, anche con manifestazioni di piazza, che quasi sempre non hanno trovato alcun ascolto, peraltro, nella popolazione locale.
Vedete, colleghi, a noi sembra che questa polemica nasca all'esterno della popolazione maddalenina e che venga portata (periodicamente) all'interno dell'isola, senza essere sentita come tale dalla popolazione dell'arcipelago. Infatti, la popolazione dell'arcipelago sa bene che non è in discussione la sicurezza ambientale e neanche la salubrità del posto, così come sa bene che l'integrazione esistente tra presenza militare e amministrazione civile è assolutamente ottimale e non ha provocato sconquassi (che magari si sono visti altrove).
Del resto, la presenza militare in Sardegna rappresenta anch'essa un dato acquisito da parte dei mezzi di informazione e da parte della gente che conosce i fatti della Sardegna. Quest'ultima ha un'antica vocazione militare, che si sostanzia sia nell'assumere il peso delle cosiddette servitù militari, sia, come adesso - soprattutto con la fine della leva obbligatoria e con l'introduzione del servizio volontario nelle Forze armate -, nella volontà di gran parte dei giovani sardi di prestare la propria opera come volontari nelle Forze armate.
La presenza delle forze armate italiane nelle missioni in vari conflitti all'estero è dignitosissima (cito, ad esempio, la presenza della brigata Sassari a Nassiryia in giornate di lutto, che ancora volta ha dimostrato quanto sia forte nella storia italiana la vocazione alla tradizione militare del popolo sardo). Ecco perché riteniamo che questa polemica sia del tutto speciosa e che non esistano dati di allarme. In particolare, è emerso un dato confortante da parte di un istituto di rilevazione francese, deputato dal Governo francese alla rilevazione dei dati ambientali nell'arcipelago: tale istituto ha sostenuto che la situazione è del tutto normale. Non ha fornito notizie allarmanti, confortando le rilevazioni effettuate da un organo indipendente, non sottoposto alla disciplina militare, come l'ASL territoriale di Sassari.
Dal punto di vista ambientale, quindi, salvo questa periodica polemica, non vi è nulla di nuovo e tutto procede bene. Del resto, importanti personaggi istituzionali hanno le loro basi turistiche vicino alla Maddalena e, certamente, non andrebbero in una zona addirittura a rischio nucleare. Mi sembra sia un dato da tenere nella dovuta considerazione, anche perché i sindaci, gli amministratori locali della Maddalena hanno sempre difeso la loro capacità di controllare la salubrità dell'ambiente.
Il protocollo di intesa tra il Governo nazionale e la regione sarda garantisce a tutti gli enti territoriali interessati il diritto di procedere, in qualsiasi momento e con interventi diretti, alle rilevazioni ambientali che si rendessero necessarie ed utili.
Per quanto riguarda la crescita della cubatura ed il fatto che si deturperebbe il paesaggio in seguito agli interventi di carattere strutturale sulle opere edilizie della Maddalena, vorrei sottolineare una cosa fondamentale: l'area interessata dalla ristrutturazione è di 12.500 metri quadri, quindi, assolutamente irrisoria rispetto a quella di tre milioni di metri quadri a Santo Stefano.
La ristrutturazione è stata approvata dagli organi di controllo della sovrintendenza all'ambiente della provincia di Sassari ed incontra il favore delle autorità locali e della comunità della Maddalena, anche per l'impatto benefico che questo tipo di opera può avere sul risanamento dei siti, finora obiettivamente poco curati.
Vi sarebbe, inoltre, una buona ricaduta occupazionale, in seguito all'intervento


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economico in favore della comunità, che non è di poco conto, considerate le scarse attività che si svolgono in quell'arcipelago nel periodo non estivo, quindi non interessato dalla stagione turistica.
Mi sembrano del tutto fuorvianti le affermazioni sull'inutilità di questa presenza militare e, soprattutto, sulla pericolosità dell'accordo segreto tra gli Stati Uniti e l'Italia che risale al 1972. Torno sommessamente a chiedere ai colleghi che muovono questo tipo di obiezione e che oggi chiedono a gran voce che tale patto sia reso pubblico, perché non hanno provveduto a farlo i vari Governi, anche di sinistra, che si sono succeduti dal 1972 fino ad oggi in Italia. Ci chiedete un certo comportamento quando siete all'opposizione e vi dimenticate di tenerlo quando siete al Governo!
Mi sembra che questa polemica sia assolutamente fuorviante, perché se non siete stati voi a riconoscere il diritto alla chiarezza del citato accordo internazionale, non vedo perché lo si debba chiedere a questo Governo.
Comunque, il Governo sa bene ciò che deve fare, soprattutto in materia di accordi internazionali. Si tratta di una materia un po' delicata, anche per l'oggettiva emergenza internazionale esistente in questo periodo nel Mediterraneo.
In conclusione, riteniamo si possano tenere presenti sia gli interessi di difesa nazionale, sia quello al rispetto dei patti liberamente sottoscritti dal nostro paese in campo internazionale, sia naturalmente quello riguardante la tutela ambientale e della salute dei cittadini della Maddalena, che non è stata mai messa in discussione dalla presenza militare italiana e americana. Dunque, non occorre accendere polemiche che, a nostro avviso, sono esagerate e prive di senso (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, ritengo che il Governo, non a caso, si sia lasciato sfuggire l'occasione di fare seriamente i conti con una questione che riveste aspetti nodali sul piano della democrazia, della sovranità popolare rispetto al territorio, delle grandi questioni legate alla tutela dell'ambiente e della salute, della salvaguardia del patrimonio paesaggistico e, non ultimo, con l'aspetto relativo a come oggi si debbano ridefinire i rapporti con gli Stati Uniti d'America, nell'ambito di una nuova interpretazione del Trattato della NATO, che avviene soltanto sulla base di orientamenti, interessi e prerogative dettate dalla potenza egemone.
Nell'isola - e non solo - siamo di fronte alla crescita di una grande coscienza civile in relazione a questioni fondamentali della convivenza. Si tratta di un diritto primario, di un diritto, per così dire, materno al rapporto con la propria terra, dunque del diritto delle popolazioni alla sovranità sul territorio, alla sicurezza dell'ambiente sotto la propria responsabilità - e non per chiacchiere di chi governa centralmente o per rassicurazioni dei sottosegretari sul fatto che, in quell'area, tutto vada bene -, alla tutela della salute, alla valorizzazione del patrimonio naturale e paesaggistico.
In questa maturazione della coscienza civile si iscrivono straordinari episodi che si sono succeduti in Italia nell'ultimo periodo. Basti pensare a Scanzano, alla lotta che stanno svolgendo i cittadini di Civitavecchia e a tutta la vicenda della Sardegna, a partire dalla questione delle scorie fino ad arrivare, oggi, alla netta opposizione al cosiddetto raddoppio della base di Santo Stefano, che si sta realizzando con una forzatura volontaristica da parte del Governo rispetto alla lettera dello stesso accordo bilaterale del 1972.
Credo che l'ordine del giorno votato dal consiglio regionale della Sardegna sia assolutamente chiaro e perentorio, e contenga una richiesta che il Governo, in questa sede, vuole evidentemente eludere. Difatti, in ordine alla mozione che noi abbiamo presentato, dichiara di essere disponibile ad accettare il secondo e il terzo punto del dispositivo (relativi al monitoraggio della salute e alla pubblicizzazione


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di un eventuale piano di evacuazione, nel caso in cui si verificasse un disastro a causa della presenza di sottomarini a propulsione nucleare americani), ma sostanzialmente ribadisce il suo «no» al punto centrale della mozione, cioè alla richiesta di fare un passo indietro rispetto alla decisione del ministro Martino di autorizzare il cosiddetto ampliamento della base di Santo Stefano. Da ciò si evince che il Governo non ha nessuna disponibilità a misurarsi con la richiesta rivolta, con assoluta chiarezza e perentorietà, dall'autorità regionale.
L'altro punto su cui il Governo continua a latitare - recentemente ci sono state moltissime occasioni, in termini di esame di interpellanze e di discussioni, da cui è emerso chiaramente quest'aspetto - riguarda le potenzialità reali di rischio. Con ciò non è che noi vogliamo creare dell'allarmismo su possibili disastri, come si è permesso di dire il sottosegretario Cicu intervenendo in questa sede durante la discussione sulle linee generali, ma stiamo soltanto sottolineando il rischio potenziale che simili disastri possano accadere. E la responsabilità rispetto a questo potenziale rischio deve, a nostro avviso, essere assunta in primis, con estrema chiarezza e senza mascheratura, da parte di chi pretende di governare.
Ci sono una serie di episodi allarmanti, di boati, di rumori e il rilevamento, effettuato dall'istituto di ricerche francese indipendente Criirad, di radioattività anomala nella zona; si tratta, quindi, di una situazione che non è adeguatamente monitorata, per cui avvengono una serie di episodi strani. C'è soprattutto un episodio che, a nostro parere, è denso di elementi molto significativi. Mi riferisco al fatto che il 20 ottobre scorso in tutto l'arcipelago fu udito un fortissimo boato, che creò un grandissimo allarme nella popolazione; solo qualche giorno dopo venne classificato come terremoto, ma su di esso, non si hanno riscontri adeguati. In quei giorni, probabilmente, il sommergibile americano Hartford, uno dei due sottomarini che hanno il diritto di appoggiarsi alla base di Santo Stefano, di sei mila tonnellate di stazza e armato di missili tomawak, s'incagliò su alcuni scogli denominati «gli sperduti» al largo dell'isola di Caprera. Sulla data dell'incidente non si è saputo nulla per diversi giorni, così come nulla fu detto dalle autorità italiane sulla natura del boato.
Si è saputo qualcosa il 12 novembre, quando abbiamo appreso del licenziamento in tronco del commodoro Greg Parker, «numero uno» della base statunitense, e del comandante dell'Hartford, Christopher Van Metre, mentre altri otto componenti dell'equipaggio sono stati sottoposti a misure disciplinari.
Si tratta di un episodio su cui il Governo, interrogato in diverse occasioni, non ha fornito alcuna risposta e non ha detto nulla, continuando sulla scia del silenzio che aveva inaugurato nel momento in cui avrebbe, anziché tacere, dovuto dare conto delle cause del boato.
L'adozione da parte delle autorità militari statunitensi di misure così pesanti nei confronti della dirigenza della base de La Maddalena è fondata evidentemente su ragioni che riguardano la sicurezza, la salute e la salvaguardia dell'isola. Il Governo non fornisce spiegazioni al riguardo, non dice nulla, continua ad assicurarci che tutto va bene. Ritengo si tratti di un modo di procedere assolutamente incredibile.
Affronto brevemente un'ulteriore questione. Il Governo sottolinea continuamente - da ultimo, lo ha fatto nella seduta di ieri il ministro Martino, rispondendo a un'interrogazione a risposta immediata a mia firma - che l'accordo del 1972 è classificato, ovvero segreto, e pertanto non se ne può conoscere il contenuto. Richiamo l'attenzione sul fatto che l'accordo del 1972 è un accordo bilaterale reso possibile dal Trattato istitutivo della NATO del 1949: quest'ultimo costituisce la fonte di legittimazione degli accordi bilaterali. Nel momento in cui la NATO cambia natura e funzione - si pensi al summit di Washington del 1999, al nuovo concetto strategico della NATO, al fatto che la NATO va in giro per il mondo a presidiare le «zone calde» -, gli accordi bilaterali debbono essere desegretati e rinegoziati.


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Non è possibile che la US Navy statunitense ci dica quello che vuole fare dell'isola della Maddalena e passi dal diritto di approdo all'installazione di una vera e propria base.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grotto. Ne ha facoltà.

FRANCO GROTTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo a sostegno della mozione Deiana ed altri n. 1-00302, che ho sottoscritto.
Le servitù militari alle quali è sottoposto il territorio sardo sono da tempo ben note a tutti: circa 24 mila ettari dell'isola sono destinati ad attività militari. Le aree di Vena Longa, di Vigna Grande e delle isole della Maddalena e di Santo Stefano sono legate da decenni ai piani logistici e strategici delle forze militari sia italiane sia statunitensi.
Il nuovo panorama internazionale e la presenza del nostro paese in alcuni teatri di guerra, con finalità che discutiamo animatamente proprio in questi giorni, non possono rimanere estranei alle decisioni assunte dal ministro Martino mediante la nota del 30 settembre 2003. Con tale atto il ministro, in modo diretto e autonomo, ha sostenuto quanto richiesto dalla Marina statunitense, operando all'interno dei confini del proprio mandato ma eludendo gravemente i necessari momenti di confronto con la popolazione e gli enti locali interessati, nonché con il competente comitato paritetico.
È difficile interpretare quale sia l'obiettivo del progetto proposto dal Dipartimento della difesa americana, un progetto che, in relazione alle necessità, si presenta nel titolo come migliorie infrastrutturali o, in altre occasioni, come progetto di consolidamento. Comunque, al di là degli appellativi, mi sembra giusto ribadire in toto quanto sottoscritto e formulato nella nostra mozione. La presenza di un punto di approdo per navi appoggio e sommergibili d'attacco nevralgico per la Marina americana, sito nell'isola de La Maddalena-Santo Stefano, costituisce senza ombra di dubbio una grave anomalia.
Due questioni suscitano le mie perplessità. Il progetto americano, nella sua fase più compiuta, si presenta come un'effettiva base nucleare e militare, mentre come progetto dovrebbe identificarsi in una normale attività di ammodernamento delle strutture esistenti; ma, soprattutto, quanto in programma per l'isola di Santo Stefano non rientra in nessuna condivisa pianificazione della presenza militare statunitense nell'arcipelago de La Maddalena. Per tali motivi, ritengo credibile e giustificabile l'anomalia del progetto in esame, considerando un fatidico errore politico il porre in secondo piano i vincoli derivanti dalla sicurezza ecologica, ambientale, sanitaria, dai rapporti istituzionali, dalle regole urbanistiche e dalla compatibilità con il Parco nazionale dell'arcipelago de La Maddalena. Le priorità della Marina americana non possono essere le sole priorità del nostro ministero, il quale, per l'ennesima volta, non ha saputo porsi in maniera dialettica di fronte alle volontà dell'alleato americano.
È giusto ricordare che - oltre alla difesa dell'ambiente, della salute dei cittadini e al diritto-dovere di salvaguardare un'area geografica tra le più belle d'Italia - il metodo di assenso utilizzato dal ministro lede, sotto certi aspetti, in primis la volontà dei cittadini sardi. Infatti, in merito alla base nucleare statunitense di Porto Santo Stefano e alla presenza di un deposito di munizioni NATO, è stato ricordato che il consiglio regionale della Sardegna ha sempre espresso unitariamente la propria contrarietà, come ha formulato parere negativo anche su qualsiasi minimo incremento della presenza militare nell'isola.
Inoltre, bisogna ricordare che con decreto del Presidente della Repubblica, l'11 maggio 1996 è stato istituito il Parco nazionale dell'arcipelago de La Maddalena, con le finalità che facilmente si possono intuire. Tutto ciò a riprova del valore del territorio in questione, una parte d'Italia che vive già un difficile compromesso tra la salvaguardia delle isole e degli isolotti appartenenti al comune de La Maddalena, le aree marine


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circostanti e la presenza assai massiccia di attività militari: Santa Maria, Piana, Budelli, La Maddalena, Santo Stefano, Caprera, Bisce e Nibani sono alcune delle stupende isole che costituiscono il grande patrimonio del nostro paese.
La difesa del territorio, dell'ambiente, della salute e della volontà dei cittadini, in particolare di quelli sardi, deve dunque tornare tra le priorità di questo Governo. In conclusione, esprimo il voto favorevole dei Socialisti democratici italiani non solo sulla mozione Deiana n. 1-00302, che ho sottoscritto, ma anche su tutte le altre presentate dalla minoranza (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti democratici italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bricolo. Ne ha facoltà.

FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del nostro gruppo sulla mozione unitaria della maggioranza Anedda n. 1-00327, che va incontro alle legittime richieste dei cittadini sardi che chiedono garanzie soprattutto dal punto vista della tutela dell'ambiente. Queste ultime sono state tutte incluse nelle mozioni presentate dal centrodestra e, allo stesso tempo, rispettano gli accordi internazionali che, per quanto riguarda il settore della difesa, impegnano ormai da decenni il nostro paese.
Voteremo chiaramente contro tutti quei punti inseriti nelle mozioni del centrosinistra e di Rifondazione comunista che hanno un impianto chiaramente demagogico. Evidenziamo ancora una volta che la sinistra, il centrosinistra con Rifondazione, si dimostra forza di non Governo, perché le sue mozioni hanno un chiaro impianto antiatlantico.
Addirittura, è stata messa in discussione l'alleanza con la NATO, (che come è noto, ha permesso all'Europa di fermare l'espansione territoriale dei comunisti). Evidentemente, gli ex comunisti, in questo paese, riescono a compiere giri di valzer incredibili! Cinque anni fa il Governo D'Alema «bombardava» Belgrado assieme agli americani, e oggi si oppone all'ampliamento di una base militare già presente nel nostro paese.
Penso sia da evidenziare l'atteggiamento vergognoso di un centrosinistra sempre più confuso in materia di difesa, che dimostra come non possa essere, in futuro, forza di Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carboni. Ne ha facoltà.

FRANCESCO CARBONI. Le mozioni illustrate nella seduta di lunedì 23 febbraio sono state proposte in quanto non avevano ricevuto risposta le numerose interrogazioni presentate sullo stesso tema. Tali interrogazioni - così come le mozioni in esame - intendevano rappresentare la situazione difficile, e non chiara in cui si trovano gli abitanti dell'isola de La Maddalena, ma anche quella di tutti gli abitanti dei paesi della costa nordorientale della Sardegna. Si tratta di una situazione difficile per la presenza della Marina militare americana nell'isola di Santo Stefano.
Gli atti di cui oggi discutiamo riprendono tali temi.
Noi abbiamo ritenuto di impegnare il Governo su diverse questioni, in primo luogo sulla legittimità della presenza della Marina militare americana nelle isole de La Maddalena e di Santo Stefano, argomento già richiamato dal collega Folena nel suo intervento di lunedì scorso. Anch'egli ha richiamato il dibattito che si svolse in Senato nel 1972, in occasione dell'insediamento della Marina americana nell'isola di Santo Stefano, le risposte elusive che fornì il ministro della difesa dell'epoca e la constatazione, che facciamo anche oggi, che tale insediamento è stato autorizzato al di fuori di ogni controllo parlamentare.
Il cosiddetto «punto di approdo» concesso alla Marina militare americana fu allocato in un'area demaniale della Marina militare italiana, sulla banchina nord del


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l'isola di Santo Stefano, in cui vi sono un deposito di carburante ed alcune strutture della stessa Marina militare italiana. Tale punto di approdo nacque a supporto del gruppo di sommergibili della VI flotta statunitense nel Mediterraneo. Si tratta di sommergibili a propulsione nucleare e, dal 1990, ad armamento atomico. Dunque, contrariamente a quanto sostenuto dal sottosegretario Cicu, i sommergibili sono dotati non solo di motori a propulsione nucleare, ma anche di armi a testata nucleare. I sommergibili sono assistiti da una nave-appoggio, che inizialmente ospitava anche il comando di gruppo di assistenza.
Sin dall'inizio, dal 1972, la struttura fu corredata da una ricca dotazione di servizi: un gabinetto dentistico, un commissariato militare, uffici per i lavori civili, circoli per ufficiali, sottufficiali e marinai, una scuola elementare, empori, locali ricreativi e spazi sportivi. Grandi installazioni evidentemente, per un solo punto di appoggio, ma soprattutto grandi installazioni, consentite in un'area demaniale, senza alcuna autorizzazione e al di fuori di ogni controllo parlamentare.
Tale era la tipologia dell'accordo, successivamente modificato in tre occasioni: nel 1978, nel 1983 e nel 1993. Nel 1978, per consentire l'installazione di nuove strutture di supporto logistico e di manutenzione, non solo per i sommergibili ma anche per la flotta americana, nel tentativo di regolarizzare una situazione di crescita strutturale realizzata al di fuori di ogni controllo in una delle zone naturalistiche più belle del Mediterraneo. Sempre nel 1978, il personale raggiunse il numero di 1.060 unità, delle quali 150 già con alloggio a terra, nell'isola de La Maddalena. Vennero anche realizzati edifici e prefabbricati, collocati container, sempre senza alcuna autorizzazione.
Nel 1983 avviene il primo salto di qualità dal punto di vista militare. Viene, infatti, istituito il comando della XXII squadriglia sommergibili, con compiti nuovi: garantire il supporto logistico a tutte le unità navali dislocate nel Mediterraneo.
Un altro salto di qualità avviene nel 1993, anno in cui, sempre con gli abituali percorsi autorizzativi illegittimi, irregolari e senza alcun controllo parlamentare, il sistema di supporto allarga il proprio raggio d'azione alle unità navali di superficie. Non più, quindi, punto d'approdo, ma base navale vera e propria, con punti di servizio logistico a La Maddalena, a Santo Stefano, a Palau e nei paesi limitrofi, ma con una condizione non convalidata e non quantificata. Questa è la situazione che la Marina militare vuole superare realizzando gli ulteriori 32 mila metri cubi, oltre gli 11 mila realizzati irregolarmente nell'isola di Santo Stefano, per sanare quindi l'irregolarità realizzata in precedenza, per darsi un'autonomia logistica ed operativa, con la silenziosa connivenza del nostro Governo. Queste le finalità del progetto che è stato presentato dal comando con sede a Napoli. Quindi, ampliamento della base con realizzazione di nuove strutture.
La richiesta di approvazione del progetto ha riproposto questi problemi, che già allora erano presenti; problemi legittimi non soltanto per i cittadini de La Maddalena, ma anche per il Parlamento, che è stato sino ad oggi espropriato delle proprie prerogative costituzionali ed istituzionali. Il progetto presentato dalla Marina militare americana, è vero, è stato presentato al comitato paritetico, ma tale comitato lo ha rigettato a maggioranza. Pur nella consapevolezza che la RAS non aveva partecipato ai lavori del comitato, il ministro Martino ha autorizzato l'esecuzione dei lavori, preoccupato evidentemente della sicurezza del personale della base e non della sicurezza dei cittadini residenti a La Maddalena.
La questione istituzionale e quella militare, le modalità e i contenuti dell'approvazione hanno richiamato l'attenzione su altri problemi: sulla collisione del sommergibile con il fondale marino in prossimità dell'isola di Caprera, notizia taciuta dal Governo italiano e appresa solamente perché diffusa da un settimanale statunitense; sull'esplosione notturna verificatasi nell'isola di Santo Stefano, variamente


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giustificata dal sindaco de La Maddalena; sul terremoto in Corsica, di cui solo il sindaco evidentemente aveva notizia; sul passaggio di un aereo supersonico; sui piani di sicurezza e di evacuazione in caso di incidenti, piani non predisposti o almeno non conosciuti; sulla situazione ambientale, su quella sanitaria.
È emerso così, dal dibattito che ha avuto luogo, che l'isola non dispone di un piano di evacuazione (o, almeno, non è conosciuto). È emerso - dopo i silenzi assordanti dell'assessore all'ambiente della regione Sardegna, del sindaco de La Maddalena e del presidente del Parco nazionale dell'arcipelago, dopo la pubblicazione delle analisi effettuate sulle alghe nelle acque di Bonifacio dall'istituto di fisica nucleare francese Criirad - che vi è un forte inquinamento radioattivo nell'arcipelago, con i conseguenti rischi per la salute, negati dal sindaco, negati dall'assessore regionale, negati dal Governo (anche dal sottosegretario Cicu, durante il dibattito di lunedì), negati sulla base di ignoti accertamenti eseguiti dall'ASL di Sassari, ma confermati da autorevoli esponenti del mondo scientifico regionale e nazionale. Questi sono i temi in discussione e i problemi che sono stati posti dalla popolazione de La Maddalena ai rappresentanti istituzionali in numerose assemblee che hanno avuto luogo nei mesi scorsi.
Le risposte sono pervenute soltanto da parte del rappresentante del consiglio regionale della Sardegna. Il sindaco de La Maddalena, come ho detto, ha spesso modificato - anche ad horas - la propria versione, in particolare per ciò che riguarda l'esplosione del 23 novembre, il terremoto in Corsica, l'aereo supersonico. Egli ha taciuto sui risultati delle analisi dell'ASL di Sassari, mai rese note, neppure dopo la pubblicazione delle analisi eseguite dall'istituto francese, neppure dopo il convegno tenuto a Bonifacio con autorevoli presenze istituzionali francesi, l'assessore regionale all'ambiente della Corsica ed un parlamentare nazionale francese. Ha taciuto sui piani di evacuazione, sulle statistiche sanitarie, dalle quali si può desumere che l'incidenza dei tumori del sistema linfatico in quella zona è due volte superiore alla media delle stesse patologie registrata nella provincia di Sassari, che è la più vasta d'Italia, dopo quella di Roma.
Il presidente della regione Sardegna ha potuto solo levare una protesta formale sulle procedure di votazione, ma si è subito allineato alle indicazioni del Governo, senza tenere in alcun conto le deliberazioni del consiglio regionale.
Per quanto riguarda il Governo, silenzio su tutti i fronti: vi sono state solamente le risposte del ministro della difesa Martino, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Cagliari, quelle rese dal sottosegretario di Stato per la difesa Cicu e quelle rese oggi dal sottosegretario presente in aula.
Le risposte del ministro Martino nei confronti del consiglio regionale, che nelle sue deliberazioni rappresenta l'intera Sardegna, sono state sprezzanti, mentre quelle del sottosegretario Cicu sono state imbarazzate e reticenti.
Vorrei precisare subito che nelle nostre mozioni non c'è alcuna strumentalizzazione della situazione, ma è rappresentata solamente l'esigenza di ottenere quelle risposte che, in più occasioni, hanno chiesto gli abitanti de La Maddalena.

PRESIDENTE. Onorevole Carboni, si avvii a concludere.

FRANCESCO CARBONI. Concludo, signor Presidente. Si tratta di quelle risposte che non sono giunte e che non inducono alla tranquillità, poiché non sono stati fugati i dubbi, che rimangono tutti.
Non vediamo, allora, per quali ragioni debba essere ampliata la base militare se quello è un punto di approdo, per quali motivi debba essere dismesso l'arsenale e per quale ragione l'economia dell'isola de La Maddalena debba essere consegnata alla Marina militare americana.
Non è stata fatta chiarezza sull'inquinamento ambientale, sui risultati delle analisi condotte e sulle statistiche sanitarie allarmanti; non è stata data nessuna risposta chiara e convincente.
Per questo motivo, signor Presidente, insistiamo nella votazione delle nostre mozioni


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e manteniamo la richiesta di votarne le parti motive. Prendiamo altresì atto delle dichiarazioni del Governo, dunque chiederemo la votazione per parti separate sul dispositivo della mozione Violante ed altri n. 1-00294, nel senso di votare distintamente le lettere a) ed e) dalle lettere b), c) e d) del dispositivo.
Assicuriamo, inoltre, il nostro sostegno alle altre mozioni presentate dai colleghi dell'opposizione (le mozioni Deiana ed altri n. 1-00302 e Mastella ed altri n. 1-0326) ed esprimiamo, infine, il nostro voto contrario sulla mozione Anedda ed altri n. 1-00327, che mira solamente a mantenere una situazione poco chiara ed equivoca (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ostillio. Ne ha facoltà.

MASSIMO OSTILLIO. Signor Presidente, l'iniziativa parlamentare che abbiamo assunto come componente politica del gruppo Misto-UDEUR Alleanza Popolare non deve innanzitutto apparire, in alcun modo, come un tentativo surrettizio di rimettere in discussione i rapporti con gli Stati Uniti, o il sistema di alleanze che vede il nostro paese partner rilevante da oltre cinquant'anni.
Essa nasce piuttosto, come hanno già sostenuto altri colleghi, da due episodi specifici, che a nostro avviso meritavano e meritano una riflessione più approfondita del Parlamento a valere su questioni di metodo e di merito, nell'ambito di uno spirito di trasparenza opportuna e necessaria sia verso l'opinione pubblica, sia verso l'intero paese.
Lo stazionamento di mezzi navali a propulsione nucleare, con i rischi ad esso connessi, e le previste opere edilizie ed infrastrutturali nella base de La Maddalena ci devono far riflettere sul più generale rapporto tra istituzioni politiche e territorio, cercando di individuare le procedure migliori per evitare di commettere forzature, e dunque per giungere a scelte condivise. Quando poi le questioni riguardano una regione, la Sardegna, che vanta forti tradizioni di autonomia, forse è giusto approfondire con maggiore attenzione tutti i delicati aspetti legati alla problematica oggetto della discussione che oggi stiamo svolgendo in Assemblea.
Sullo sfondo, tuttavia, vi è anche un problema più generale, relativo alla ridislocazione futura delle forze statunitensi e della NATO in Europa (dunque, anche nel nostro paese), che non possiamo non prendere in considerazione per tempo, discutendone in Parlamento in una logica di trasparenza e ricevendo adeguate informazioni da parte del nostro Governo, nell'ambito di un corretto rapporto tra esecutivo e Camere, così come nell'ambito di un corretto rapporto tra Italia e Stati Uniti.
Tornando alla mozione che abbiamo presentato, occorre rilevare come gli incidenti accaduti, i rischi oggettivi per la popolazione, le procedure di sicurezza adottate e da adottare e le questioni ambientali siano aspetti che si intrecciano tra loro e si fondono con la più generale problematica socio-economica dell'area interessata. Non è certo casuale, infatti, l'interrelazione esistente tra la base degli Stati Uniti ed il destino dell'arsenale, accomunati in una generale preoccupazione per il futuro di questa importante zona della Sardegna e del paese.
Per questo, come Alleanza Popolare-UDEUR, abbiamo pacatamente chiesto al Governo di dare assicurazioni al Parlamento in ordine ai punti salienti indicati nel dispositivo della nostra mozione.
Abbiamo chiesto al Governo di fornire tempestivamente più dettagliati elementi sulla futura destinazione delle aree e delle strutture militari, nonché sul progetto edificatorio presentato dagli americani. Chiediamo trasparenza nella decisione e partecipazione al processo decisionale da parte del territorio.
Con riferimento all'impegno a mantenere i livelli occupazionali dell'arsenale militare de La Maddalena, chiediamo al Governo di farsi ulteriormente carico di difficoltà locali che esistono e che ben conosciamo.


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Abbiamo chiesto di assicurare la piena fruibilità del patrimonio paesaggistico-naturale dell'arcipelago de La Maddalena, ricchezza non solo di quella terra, ma dell'intero nostro paese. Abbiamo chiesto, poi, di approntare ovvero di rendere noto, se esistente, il piano di emergenza per la salvaguardia e la tutela della popolazione civile del luogo. Riteniamo che la comunicazione sia un aspetto importante in un ambito così delicato. Anzi, crediamo che sia necessario estendere valutazioni di questo genere e, quindi, la comunicazione intorno all'esistenza di piani di emergenza anche ad altre località in cui sia attualmente autorizzata, o sia prevista in futuro, la presenza di mezzi navali a propulsione nucleare. Riteniamo che anche questo problema, che noi abbiamo posto, vada in qualche modo risolto.
Abbiamo chiesto, inoltre, di garantire l'effettuazione di attività di monitoraggio perché non vi può essere alcuna zona franca rispetto agli obblighi di informazione e di tutela della salute dei cittadini e dell'ambiente.
Infine, abbiamo chiesto al Governo di valutare, in prospettiva, la possibilità di tenere informato il Parlamento su tutte le novità, su tutte le rilocalizzazioni delle basi militari nel nostro paese, considerato l'ampio dibattito in corso in tutta Italia (anche a Taranto, città dalla quale provengo). In assenza di risposte, tale dibattito genera dubbi e preoccupazioni che, invece, potrebbero essere facilmente fugati con appropriate iniziative di comunicazione, in una logica di integrazione e di rapporto proficuo tra insediamenti militari ed enti locali, tra Forze armate e cittadini, tra Governo e Parlamento, tra istituzioni ed opinione pubblica.
Concludo affermando con forza, signor sottosegretario, che lo spirito che ci ha animati in questa iniziativa non è certamente quello di una opposizione settaria o prevenuta: siamo motivati dall'attenzione a problemi reali e sentiti dalla popolazione, in relazione ai quali riteniamo che sia dovuta una risposta chiara.
Noi chiediamo tutto ciò perché vogliamo operare in modo costruttivo, in particolare su temi così importanti e delicati, certi di interpretare le legittime richieste del territorio, evitando ogni possibile strumentalizzazione di un argomento così importante.
Durante il dibattito di lunedì, nelle dichiarazioni di colleghi, ma anche in quelle del rappresentante del Governo, ho sentito una sorta di «minestrone» nel quale sono stati accostati l'uranio impoverito alle basi americane, il sommergibile nucleare con le servitù militari: sono tutti argomenti e problemi importanti; proprio per questo, però, essi vanno affrontati in modo ragionevole per raggiungere risultati positivi.
Siamo certi che, se il Governo affronterà la questione con la nostra stessa buona volontà, potremo conseguire risultati positivi: in tal modo, avremo contribuito tutti a dare maggiore autorevolezza alle nostre istituzioni nel loro complesso. Le istituzioni infatti non possono rimanere sorde e mute di fronte a problemi così avvertiti, con tante e diverse sensibilità che chiedono risposte.
Poiché il Governo ha proposto alcune riformulazioni, dichiaro che le accettiamo per intero. In particolare, accogliamo le osservazioni del Governo e, con riferimento all'ultimo punto del dispositivo della nostra mozione, accettiamo la seguente riformulazione: «a tenere informato costantemente il Parlamento circa le ipotesi di rilocalizzazione delle strutture ed infrastrutture a carattere logistico e di supporto alle esigenze navali militari». Grazie.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ostillio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.

LAURA CIMA. Signor Presidente, i deputati Verdi più dieci anni fa si sono battuti, vincendo, con l'alleanza di tanti, contro il nucleare civile. È giunta l'ora di considerare seriamente anche il nucleare militare, soprattutto le basi che lo introducono nel nostro paese.
La mozione che abbiamo sottoscritto va contro l'ampliamento della base nucleare


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di Porto Stefano e, oltre a sollevare una serie non indifferente di problemi riguardanti la necessità di rivedere tutti i patti bilaterali con gli Stati Uniti stipulati dal 1954, chiede di tutelare la salute, l'ecosistema e le necessità turistiche di uno degli arcipelaghi più belli del mondo, quale quello de La Maddalena.
Ovviamente, non siamo mai stati contro la NATO, ma vorremmo discutere sul modo in cui quest'Alleanza sta agendo nel mondo, soprattutto dopo la ridefinizione di Washington del 1999. Non dobbiamo più avere tale servitù nel nostro paese (tanti altri paesi hanno rinunciato) e da parte del Governo dovrebbe almeno esserci la capacità di rinegoziare.
Esprimeremo con convinzione un voto favorevole sulla mozione che abbiamo sottoscritto e sulle altre dei deputati dell'opposizione e contrario su quella della maggioranza che nasconde, con una foglia di fico, la totale dipendenza dagli Stati Uniti che si sta verificando, anche in questa vicenda, come nella guerra dell'Iraq (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, ritengo innanzitutto di dover fare una precisazione con riferimento agli interventi che sono stati svolti precedentemente.
Il comprensorio militare situato sull'isola di Santo Stefano è una base italiana di cui solo una parte - sempre sotto il comando italiano - è concessa in uso quale area di supporto navale alla marina statunitense, in attuazione di specifici accordi bilaterali.
Chiarisco tale aspetto, perché il collega Soro, durante il suo intervento, ha parlato di occasione sprecata da parte di questo Governo e di violazione della sovranità. Vorrei capire cosa si intenda con tale espressione, dal momento in cui la situazione reale sull'isola de La Maddalena è quella che vi ho testé rappresentato. Altrimenti, tutti gli accordi internazionali, tutti i trattati e tutte le convenzioni sarebbero lesivi di una sovranità e non esisterebbero più i contratti. Evidentemente, la concezione di sovranità del collega Soro è ben lontana da quella del diritto internazionale.

ANTONELLO SORO. Ti sei distratto!

ANTONIO LEONE. Ma, forse, la spiegazione si può trovare nell'atteggiamento del collega Soro e di altri membri della sinistra che hanno sollevato una polemica pretestuosa in ordine a un presunto ampliamento (è falso) della base militare, ad una presunta diminuzione dell'attività lavorativa (è falso), ad un presunto inquinamento della zona (anche ciò è falso).
Si tratta di un atteggiamento che nasce da un riflesso incondizionato di antiamericanismo pregiudiziale che, tuttora, impregna questo tipo di sinistra italiana (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Nel momento in cui c'è un progetto di riqualificazione di una zona, approvato dalla regione, dal comune e dalle sovrintendenze e non vi è assolutamente il tentativo di ampliamento di quella base, di speculazione sui posti di lavoro, sia civili sia militari - così come sottolinea la nostra mozione che il Governo naturalmente si è impegnato ad accettare -, tutte questioni sollevate sono legate a ciò cui prima ho fatto riferimento.
Pertanto, la mozione dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, supportata anche dai colleghi del gruppo della Lega nord Padania, è diretta a sgomberare definitivamente il campo da ogni mistificazione e valutazione di parte sulla questione del risanamento edilizio del punto di appoggio navale concesso alla Marina degli Stati Uniti sull'isola di Santo Stefano; invita, altresì, il Governo a mantenere gli impegni sottoscritti, nel reciproco interesse, con gli Stati Uniti.
Non mi voglio dilungare oltre.
Concludo dicendo che per queste specifiche ragioni, che abbiamo espresso non


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solo con la nostra mozione, ma anche con gli interventi che sono stati svolti dai colleghi, dichiariamo il voto favorevole sulla nostra mozione e voto nettamente contrario sulle mozioni proposte dall'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

FRANCESCO BOSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per dire che in questo dibattito si sono agitati spettri di ogni tipo, dal rischio che si crei una base nucleare fino a quello riguardante le grandi questioni di politica internazionale - la presunta subordinazione dell'Italia alla potenza egemone degli Stati Uniti, e via dicendo -, con una escalation di toni che, francamente, sono davvero sproporzionati rispetto ad una questione semplice e lineare: la ristrutturazione di edifici al fine di renderli più sicuri, più agevoli.
Noi abbiamo accettato tutte le parti delle varie mozioni che contengono richiami alla trasparenza, al coinvolgimento delle autorità locali, alla tutela dell'ambiente, ad ogni altro elemento che sia accettabile, ma non abbiamo potuto accogliere quelle parti - e ve ne accorgerete via via che le mozioni saranno votate per parti separate - che postulano una totale revisione dei trattati internazionali e una ridislocazione delle basi del nostro paese.
Collega Soro, è chiaro che noi non possiamo addurre argomentazioni speciose su un problema specifico per una generale esigenza di rivisitazione. Il Ministero della difesa terrà informato il Parlamento quando vi saranno ipotesi concrete di risistemazione della presenza delle basi navali militari. Non lo possiamo fare se si tratta di un pour parler: non possiamo venire in Parlamento a riferire su voci ed indiscrezioni.

PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario Bosi, per questo contributo alla chiarezza.

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