lo Stato d'Israele costringe, ben al di là di possibili ragioni di sicurezza, i palestinesi e chiedere al Governo d'Israele di rivedere queste misure in modo da garantire la presenza nei territori occupati di testimoni stranieri e, comunque, di fornire assicurazioni circa la sicurezza dei cittadini italiani entranti per fini pacifici nei Territori Palestinesi.
gli italiani espulsi dalla Libia, ed i loro figli, secondo quanto riferisce e ribadisce l'Associazione Italiana Rimpatriati Libia (A.I.R.L.), sono ancor oggi dopo quasi trentacinque anni dalla «rivoluzione» del Colonnello Gheddafi, in attesa di ottenere, fra l'altro, il diritto civile di poter tornare da turisti nel paese nel quale hanno vissuto per una intera generazione;
nel quadro della auspicata normalizzazione dei rapporti fra l'Italia ed il governo libico, ed al di là del noto contenzioso italo-libico rimasto aperto nonostante il trattato bilaterale del 1998 e gli impegni reciprocamente assunti nel primo incontro fra i due capi dei rispettivi governi in data 28 ottobre 2002, anche tale particolare aspetto è meritevole di attenzione proprio in quanto gli italiani espulsi ed i loro figli costituiscono la vivente testimonianza di un doloroso contributo che l'Italia ha già pagato alla Libia e che deve essere assolutamente riassorbito se si vuole sul serio addivenire ad una normalizzazione nel rapporto fra i due paesi -:
se, nel quadro degli imminenti incontri fra il Presidente del Consiglio italiano e il leader libico Gheddafi, non si ritenga di dover porre con forza il problema del riconoscimento del più elementare diritto civile, costituito dal diritto di poter tornare quanto meno da turisti sul territorio libico, da parte di tutti gli italiani ingiustamente espulsi da quella nazione e dei loro figli.
(3-03056)
nei giorni scorsi, per l'esattezza il 29 gennaio 2004, è stato eletto il primo Comitato Olimpico iracheno del dopo-Saddam che sarà guidato da Ahned Al Sammarai, un ex atleta ed ex generale che lasciò l'esercito di Saddam 20 anni fa durante un meeting sportivo a Ginevra;
contrariamente a quanto, sia pure non ufficialmente, era stato richiesto dal CIO, nessuna donna è stata eletta nel nuovo Comitato Olimpico iracheno. La candidata Iman Sadih Hussein è stata esclusa nonostante che avesse ricevuto 18 preferenze, le stesse toccate a un candidato di sesso maschile nella votazione per il quinto ed ultimo posto disponibile;
l'episodio di misoginia si iscrive in un contesto contrassegnato da una crescente ostilità degli ambienti religiosi integralisti nei confronti della condizione di storica relativa emancipazione e autonomia di cui godevano le donne irachene in passato, condizione che Saddam Hussein aveva in parte peggiorato per compiacere i gruppi religiosi senza però cancellarne i presupposti -:
che passi intenda compiere il ministro presso le autorità americane e la Coalizione dell'autorità provvisoria per manifestare la volontà del nostro Paese di contrastare ogni misura finalizzata a ledere i diritti delle donne in Iraq.
(4-08870)
l'ingresso nei territori sotto il controllo dell'Autorità Palestinese, nella Striscia di Gaza, Giudea e Samaria (Area A), senza l'ottenimento di una preventiva autorizzazione scritta è proibito. In mancanza della suddetta autorizzazione ad un ingresso nei territori possono seguire provvedimenti sanzionatori, inclusa la deportazione ed il rifiuto di un futuro re-ingresso nello stato d'Israele;
per coloro che sono interessati ad entrare nella Striscia di Gaza attraverso il passaggio di «Erez», le autorità israeliane esigono che sia compilato un modulo con la richiesta d'ingresso (entro i territori controllati dall'Autorità Palestinese) e che lo si presenti all'Ufficio Relazioni Estere presso l'Amministrazione Coordinamento & Relazioni nella Striscia di Gaza, sito al passaggio di «Erez». La risposta alle domande richiede alcuni giorni, le autorità israeliane assicurano di rispondere entro 5 giorni lavorativi, ma non sono vincolati da alcuna scadenza;
ai cittadini stranieri in arrivo all'Aeroporto Ben Gurion o ad uno dei Ponti dalla Giordania viene ora consegnato quest'ordine, apparentemente come avvertimento, in quanto non viene richiesta ancora alcuna firma per entrare in Israele. La minaccia di deportazione e di blocco al re-ingresso in Israele è preoccupante soprattutto perché Israele controlla tutti i confini e l'ingresso nei Territori Palestinesi;
tale misura è simile alla restrizione messa in atto per l'ingresso nella Striscia di Gaza nel maggio 2003, che richiedeva agli ospiti stranieri, compresi i giornalisti e gli operatori NGO, di firmare un incredibile atto di rinuncia con il quale essi accettavano la mancanza di assunzione di responsabilità da parte d'Israele per la loro morte o per le ferite dovute all'esercito israeliano. Ciò rese difficile l'ingresso a Gaza agli osservatori internazionali ed agli operatori umanitari. Di conseguenza l'abuso nei confronti dei diritti umani commessi dall'esercito israeliano, aumentò rapidamente e cessò in larga misura di essere riportato al mondo esterno - approssimativamente 2.000 persone rimasero senza casa a Rafah a causa della demolizione di numerosissime abitazioni operata dall'esercito israeliano nell'ottobre del 2003;
queste discutibili ordinanze precedono di poco il giudizio che il Tribunale Internazionale dell'Aia dovrà esprimere sulla costruzione del discusso muro che trasforma gran parte dei territori in un ghetto, giudizio che verosimilmente sarà negativo, ma che, con ogni probabilità, non modificherà in alcun modo l'impegno del governo di Sharon di portare a termine rapidamente la costruzione del Muro sia all'interno della Palestina occidentale ed ancor più sul versante orientale;
gli effetti, per non dire gli obiettivi, fin troppo evidenti di questo nuovo ordine sono:
la schedatura di tutti i volontari internazionali, pacifisti ed operatori umanitari, con successiva possibilità di ritorsioni nei loro confronti;
l'impossibilità per gli osservatori stranieri di accorrere tempestivamente nei territori occupati in caso di situazioni critiche emergenti. Più in generale i 5 giorni di attesa probabile per la risposta rappresentano un deterrente nei confronti di possibili iniziative di solidarietà;
alte probabilità di esito negativo delle richieste stesse, anche giustificate da vaghi indeterminati ed indeterminabili «motivi di sicurezza»;
isolamento totale del popolo palestinese dei Territori per cessazione di ogni contatto diretto con osservatori internazionali, fonte principale delle informazioni per il mondo esterno, e riduzione degli incontri istituzionali, sempre più occasionali ed affrettati;
l'assenza di testimoni oculari sul campo che annulla la possibilità di verificare e di riportare le violazioni dei diritti umani, che sembrano destinate a subire un rapido e drastico incremento se il Governo israeliano vorrà portare a termine il progetto del governo Sharon per chiudere la pagina del problema israelo/palestinese -:
se non si ritenga opportuno attraverso tutti i possibili canali diplomatici, ed in particolare la nostra Ambasciata in Israele ed il competente Ufficio Relazioni Estere del governo (Dipartimento di stato), adoperarsi affinché cessi l'isolamento a cui
(4-08887)