Allegato B
Seduta n. 416 del 2/2/2004


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ACQUARONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della funzione pubblica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la perdita da parte di ACI Italia, dal 1997, della posizione di gestore unico per il soccorso stradale, ha comportato per la propria società controllata ACI 116 una riduzione di personale per ben 259 unità, delle quali una parte in prepensionamento e la restante (n. 176) assorbita da ACI Italia a mezzo di selezioni di idoneità;
l'ACI 116, oggi ACI Global, in data 10 febbraio 2003 ha formalmente comunicato ex articolo 4, comma 24, legge n. 223 del 1991, l'avvio di procedura di una ulteriore riduzione di personale per n. 171 unità (con la conseguente totale chiusura dei centri diretti per il soccorso nella viabilità ordinaria ed autostradale), appartenenti a diverse qualifiche professionali;
di dette 171 unità solo 30 lavoratori, al termine del periodo di mobilità, potranno essere collocati in pensione e, di conseguenza, ben 141 lavoratori verrebbero a trovarsi sul lastrico;
questi 141 dipendenti ACI Global potrebbero essere riassorbiti all'ACI Italia la cui pianta organica, approvata dalla presidenza del Consiglio dei Ministri in data 5 settembre 1995, prevede, nelle varie qualifiche, una vacanza di oltre 500 posti;
per detto provvedimento di assunzione, l'erario non solo non avrebbe a suo carico alcun onere, vivendo l'ACI Italia dei proventi delle proprie attività istituzionali, ma verrebbe addirittura a conseguire un notevole risparmio per la mancata corresponsione del finanziamento per la mobilità di cui la legge n. 223 del 1991 -:
se non ritenga che, non perseguendo la soluzione già adottata nel 1998, cioè la riassunzione presso l'ACI Italia delle 141 unità lavorative messe in mobilità, si aggraverebbe la spesa, relativa all'indennità prevista dalla legge n. 223 del 1991, a carico dello Stato.
(4-08010)

Risposta. - Si osserva, in via preliminare, che le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI ITALIA della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI GLOBAL.
Come è noto, nel febbraio 2003 , l'ACI GLOBAL ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.


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Ciò detto, occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

ADDUCE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la RITRIMAT S.p.A., concessionaria del servizio di riscossione dei tributi per l'ambito di Matera, il cui capitale sociale è detenuto al 99 per cento dalla Banca Popolare del Materano del gruppo bancario Banca Popolare dell'Emilia Romagna, ha elaborato un piano di «efficientamento» che prevede un esubero di ben 24 dei suoi 65 dipendenti, pari al 37 per cento dell'intera forza lavoro;
conseguentemente, da oltre un anno si è aperta una vertenza che oppone le organizzazioni sindacali e la RITRIMAT e che ha portato anche alla proclamazione di una giornata di sciopero tenutasi il 16 luglio 2003;
le difficoltà denunciate dall'azienda sarebbero riconducibili ad una serie di elementi di criticità dell'intero sistema derivanti principalmente dalla riforma del settore (legge 337 del 1998) e successivi decreti delegati) nonché dal sistema di remunerazione modificato dal decreto-legge 138/2002, convertito dalla legge 178/2002, che ha previsto una decurtazione del livello complessivo di contribuzione dell'indennità fissa da circa 1200 a 700 miliardi di lire, superiore al 40 per cento ed ha avviato una crisi dell'intero sistema nazionale dei concessionari;
con un ordine del giorno approvato dal Senato in sede di conversione del decreto-legge 282/2002, il Governo si impegnava a farsi carico della situazione dei concessionari, introducendo interventi per consentire il prosieguo dell'attività per il 2003 e il 2004 e delineando le linee programmatiche finalizzate alla riorganizzazione dell'intero servizio della riscossione prima della scadenza delle concessioni fissata al 31 dicembre 2004;
con il decreto-legge 24 giugno 2003, n. 143 effettivamente si corrispondono alla RITRIMAT 2,250 milioni di euro, quale riconoscimento di nuovi compensi per l'anno 2003 finalizzati anche alla compensazione delle perdite del biennio 2003-2004 e per evitare che le difficoltà economiche si ripercuotano sui livelli occupazionali -:
quali iniziative intenda assumere il Governo:
a) perché la RITRIMAT S.p.A. proceda alla revisione radicale della proposta di riorganizzazione del personale, tenendo conto delle esigenze che in modo responsabile sono state poste dal Sindacato e finalizzate a scongiurare la perdita di posti di lavoro, anche adoperandosi affinché nella vertenza svolga un ruolo attivo e responsabile l'azionista Banca Popolare del Materano del Gruppo Bancario Banca Popolare dell'Emilia Romagna che svolge anche funzioni di tesoriere della concessionaria;


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b) per chiarire i particolari dell'ipotesi, riportata in un articolo del quotidiano Corriere della Sera il 17 luglio 2003, relativa alla costituzione di una nuova società interamente pubblica per la riscossione.
(4-07122)

Risposta. - Si comunica quanto emerso dagli accertamenti condotti dal servizio ispezione del lavoro di Matera.
La Banca Popolare del Materano, nel corso degli ultimi anni ha aumentato la sua partecipazione nella controllata Ritrimat passando dal 65,33 per cento all'attuale 99,86 per cento a seguito del progressivo disimpegno degli altri soci, in particolare della Banca Popolare di Puglia e Basilicata.
Negli ultimi sette anni la Ritrimat ha subito perdite di ben oltre 7 milioni di euro, obbligando la controllante Banca Popolare del Materano a ripristinare il capitale sociale con apporti e versamenti di oltre 7,5 milioni di euro.
Il 5 settembre 2003 tra la Ritrimat la Banca Popolare del Materano e i rappresentanti delle tre Organizzazioni sindacali: FISAC-CGIL, FIBA-CISL e IULCA-UIL è stato raggiunto un accordo definitivo, per evitare l'adozione di provvedimenti di licenziamenti collettivi.
In base a tale accordo l'Azienda si è impegnata a:
a) convertire i rapporti di lavoro da tempo pieno a tempo parziale;
b) a distaccare alcuni addetti, su base volontaria, presso la Capogruppo Banca Popolare dell'Emilia Romagna per un periodo iniziale di sei mesi rinnovabili;
c) ad inserire negli organici della stessa i lavoratori che supereranno la prova tecnico professionale, dopo un periodo di effettivo servizio di almeno tre mesi;
d) ad effettuare le attività, attualmente affidate all'esterno, con il personale dell'azienda medesima.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

GIOACCHINO ALFANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la funzione pubblica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la perdita da parte di Aci Italia, sin dal 1997, della posizione di gestore unico per il soccorso stradale ha comportato per la società controllata Aci 116 una riduzione di personale per ben 259 unità, delle quali una parte in prepensionamento e la restante (176 unità) assorbita da Aci Italia a mezzo di selezioni di idoneità;
l'Aci 116, oggi Aci Global, in data 10 febbraio 2003 ha formalmente comunicato ex articoli 4 e 24, legge n. 223 del 1991, l'avvio di procedura di una ulteriore riduzione di personale per 171 unità con la conseguente totale chiusura dei centri diretti per il soccorso nella viabilità ordinaria ed autostradale), appartenenti a diverse qualifiche professionali;
di dette 171 unità solo 30 lavoratori, al termine del periodo di mobilità, potranno essere collocati in pensione e, di conseguenza, ben 141 lavoratori verrebbero a trovarsi sul lastrico;
questi 141 dipendenti di Aci Global potrebbero essere riassorbiti dall'Aci Italia, la cui pianta organica, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in data 6 settembre 1995, prevede nelle varie qualifiche una vacanza di oltre 500 posti;
per detto provvedimento di assunzione l'erario non solo non avrebbe a suo carico alcun onere; vivendo l'Aci Italia dei proventi delle proprie attività istituzionali, ma verrebbe addirittura a conseguire un notevole risparmio per la mancata corresponsione del finanziamento per la mobilità di cui alla legge n. 223 del 1991 -:
se non intendano perseguire la soluzione adottata nel 1998, cioè la riassunzione presso l'Aci Italia delle 141 unità lavorative per impedire che dette persone si trovino senza lavoro e per evitare che le spese relative alle indennità di mobilità prevista dalla citata legge


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n. 223 del 1991 debbano essere sostenute dallo Stato.
(4-07569)

Risposta. - Si osserva, in via preliminare, che le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI ITALIA della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI GLOBAL.
Come e noto, nel febbraio 2003, l'ACI GLOBAL ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.
Ciò detto, occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

AMICI, LEONI e DIANA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di mercoledì 9 luglio 2003, sul litorale della città di Latina è stato compiuto un attentato nei confronti di Ferdinando Di Silvio, che a seguito di una carica di tritolo, posto nella sua autovettura ed attivato da un congegno a distanza, è morto;
Ferdinando Di Silvio, già noto alle forze dell'ordine, svolgeva il lavoro di posteggiatore per conto di una cooperativa;
l'episodio per la dinamica con cui si è svolto rappresenta un salto di qualità della criminalità organizzata che non va in alcun modo sottovalutato;
la provincia di Latina, nelle zone del nord, nelle zone del sud, così come quelle limitrofe del litorale laziale, sono da tempo scelte come luoghi per insediare e sviluppare attività criminose legate ai clan della camorra e della mafia;
alcuni mesi fa il sostituto procuratore, dottor L. de Ficchi, della Direzione nazionale antimafia ha presentato una relazione che sottolineava atti, indagini che confermavano gli intercorsi e i grandi investimenti delle organizzazioni criminose nella provincia di Latina e in altre province del Lazio -:
quali strategie operative sono state assunte dopo la relazione della D.D.A.;
quali provvedimenti intenda assumere per potenziare gli organici delle forze dell'ordine per il controllo e la sicurezza del territorio per contrastare l'espansione della presenza criminale nel litorale laziale, della provincia di Latina, sino ad ora estranea a tradizioni di criminalità organizzata indigena.
(4-06928)

Risposta. - Si comunica che il 9 luglio 2003, in località Capoportiere, sul lungomare di Latina, ignoti hanno fatto esplodere, con un ordigno, l'autovettura a bordo della quale si trovava il pregiudicato Ferdinando Di Silvio, appartenente ad una


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delle famiglie nomadi stanziali in quel capoluogo, dedite ad estorsioni, usura e spaccio di stupefacenti. Per le ferite riportate il Di Silvio decedeva subito dopo il suo arrivo in ospedale.
Il locale reparto operativo dell'arma dei carabinieri, con il supporto del raggruppamento investigazioni scientifiche di Roma, sta svolgendo le indagini per individuare autori e movente dell'atto criminoso.
Il precedente 21 giugno si è verificato un tentativo di omicidio del pregiudicato Luca Troiani, convivente di una delle sorelle del Di Silvio ed elemento di spicco della criminalità comune locale. Per tale delitto è stata emessa un'ordinanza di custodia cautelare a carico del pluripregiudicato Fabrizio Marchetto, nei cui confronti sono stati raccolti inconfutabili indizi di colpevolezza, supportati da riscontri e testimonianze, in ordine al gesto delittuoso. Sono in corso ulteriori indagini da parte della squadra mobile per accertare eventuali collegamenti tra i menzionati fatti criminosi.
A Latina, effettivamente, si registra la presenza di piccole formazioni delinquenziali autoctone dedite, perlopiù, ai reati contro il patrimonio ed allo spaccio di stupefacenti, nonché di elementi malavitosi provenienti dalla Sicilia (in specie legati a «Cosa nostra») e dalla Calabria, collegati ad imprenditori locali interessati, soprattutto, al settore degli appalti pubblici.
Nel medesimo territorio è stanziato, inoltre, un gruppo malavitoso di etnia nomade, attivo nelle estorsioni e nella pratica usuraria in danno di operatori commerciali locali, nonché nel traffico e nello spaccio di stupefacenti; attività illecite, queste ultime, contese ad un clan camorristico del vicino versante casertano.
Per quanto riguarda la provincia, nel sud-pontino (Formia, Fondi, Gaeta, Minturno, Cisterna di Latina, Terracina, SS. Cosma e Damiano, Castelforte) estendono la propria influenza, principalmente, nei settori agro-alimentare, ittico, industriale ed edilizio (in quest'ultimo mediante la creazione, ad esempio, di società finanziarie ed immobiliari) i sodalizi camorristici campani del napoletano, dell'hinterland vesuviano e del casertano.
Alcuni personaggi legati alla
'ndrangheta sono presenti ad Aprilia, dove tentano di riciclare gli ingenti capitali provenienti dalla Calabria attraverso le numerose società ivi ubicate ed operanti nel settore delle telecomunicazioni, nonché con l'acquisto di estesi appezzamenti di terreno agricolo.
L'andamento della delittuosità, nell'intero ambito provinciale, ha fatto registrare nei primi sei mesi dell'anno un incremento pari al 5,74 per cento dei delitti denunciati, rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. I reati che risultano in particolare aumento sono le estorsioni (+33,33 per cento), gli incendi dolosi (+73,80 per cento) e gli scippi (+43,37 per cento), mentre in controtendenza risultano le rapine, con un decremento pari al 20,43 per cento (74 episodi, a fronte dei 93 dei primi sei mesi 2002).
Per completezza d'informazione il Prefetto di Latina ha riferito, peraltro, che i 9 omicidi commessi nell'ambito provinciale nell'ultimo triennio prima dell'attentato in questione, per i quali sono stati individuati tutti i responsabili, sono maturati nel contesto della delinquenza marginale, per conflitti familiari e di vicinato o per responsabilità di persone psico-labili.
A fronte della recrudescenza delle fenomenologie criminose in atto è stato dato il massimo impulso all'azione delle forze di polizia, tanto sul piano preventivo quanto su quello del contrasto.
Per i servizi di prevenzione generale la forza pubblica ordinariamente impiegata è stata supportata, all'occorrenza, da contingenti del reparto prevenzione crimine «Lazio» della Polizia di Stato che ha impiegato, dal 1o gennaio al 31 luglio 2003, complessivamente 94 equipaggi per un totale di 282 unità. Per la tutela delle attività economiche a rischio è stato attivato, a Latina, un servizio di videosorveglianza anti-rapina collegato con le sale operative delle forze di polizia, cui sono connessi numerosi esercizi commerciali. Sul piano dell'azione di contrasto si osserva che, proseguendo il
trend positivo registrato nel 2002, i principali indici di riferimento fanno registrare valori in crescita nei risultati conseguiti. Nei primi sei mesi del corrente anno, infatti, si


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è proceduto all'arresto di 637 persone, tra le quali un pericoloso latitante, a fronte delle 524 dello stesso periodo dell'anno precedente. Anche per ciò che riguarda le denunce all'autorità giudiziaria, la flessione del -6,67 per cento nel numero dei deferiti per l'anno in corso va osservata nel raffronto con il 2002, nel corso del quale l'incremento dell'indice era risultato pari al +94,74 per cento rispetto al 2001. Per il crescente interesse manifestato dalla criminalità organizzata nel settore dello smaltimento dei rifiuti, è stato inoltre avviato, nella provincia, un monitoraggio teso ad accertare la presenza di discariche abusive.
Per quanto attiene agli organici delle forze dell'ordine, la polizia di Stato presenta, alla data del 1o agosto uscente, una forza effettiva di 642 unità sulle 613 previste in organico, con un particolare esubero per il personale del ruolo degli Ispettori (186 sui 70 previsti). L'arma dei carabinieri, articolata in un comando provinciale da cui dipendono 5 compagnie e 35 stazioni, dispone di una forza effettiva di 715 unità, superiore di 81 militari rispetto alla forza organica.
Peraltro, il ministero dell'interno è pienamente consapevole che i mutati scenari socio-economici della provincia, nella quale si registra un preoccupante tentativo di infiltrazione della criminalità organizzata, rendono comunque non più adeguate le dotazioni attuali di personale delle forze di polizia, anche se in linea con le previsioni organiche o addirittura superiori a queste ultime. A tali esigenze di potenziamento si sta rispondendo con la gradualità imposta dai limiti delle risorse disponibili, obiettivamente insufficienti, e dalle concomitanti, analoghe esigenze di personale dei presidi di numerose altre realtà territoriali.
In prospettiva il Governo sta operando concretamente per risolvere il problema delle carenze di organico di molti uffici e reparti delle forze dell'ordine, con l'avvio di un rilevante programma di potenziamento.
In particolare, nell'ambito delle autorizzazioni alle assunzioni di personale nella pubblica amministrazione per l'anno 2003, previste dalla legge finanziaria per il 2003, con decreto del Presidente della Repubblica del 31 luglio è stata autorizzata l'assunzione di 1465 operatori per la polizia di Stato e di 1435 per l'arma dei carabinieri (oltre a 882 unità per la guardia di finanza, 120 per la polizia penitenziaria e 88 per il Corpo Forestale dello Stato).
Per quanto concerne la polizia di Stato, va sottolineato che il decreto-legge n. 253 del 10 settembre 2003, ha previsto il reclutamento, attraverso procedure accelerate, di ulteriori 1.000 agenti.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BUEMI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della funzione pubblica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la perdita da parte di ACI ITALIA sin dal 1997 della posizione di gestore unico per il soccorso stradale ha comportato per la propria Società controllata ACI 116 una riduzione di personale per ben 259 unità, delle quali una parte in prepensionamento e la restante (n. 176) assorbita da ACI ITALIA a mezzo selezioni di idoneità;
l'ACI 116, oggi ACI GLOBAL, in data 10 febbraio 2003 ha formalmente comunicato (ex articolo 4 e 24 della legge 223 del 1991), l'avvio della procedura di una ulteriore riduzione di personale per n. 171 unità (con la conseguente totale chiusura dei Centri Diretti per il soccorso nella viabilità ordinaria ed autostradale), appartenenti a diverse qualifiche professionali;
di dette 171 unità solo 30 lavoratori, al termine del periodo di mobilità, potranno essere collocati in pensione e, di conseguenza, ben 141 lavoratori verrebbero a trovarsi sul lastrico;
questi 141 dipendenti di ACI GLOBAL potrebbero essere riassorbiti dall'ACI ITALIA la cui pianta organica, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri


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in data 6 settembre 1995, prevede nelle varie qualifiche una vacanza di oltre 500 posti;
per detto provvedimento di assunzione, l'Erario non solo non avrebbe a suo carico alcun onere, vivendo l'ACI ITALIA dei proventi delle proprie attività istituzionali, ma verrebbe addirittura a conseguire un notevole risparmio per la mancata corresponsione del finanziamento per la mobilità di cui alla legge 223 del 1991 -:
se non intendano perseguire la soluzione adottata nel 1998, cioè la riassunzione presso l'ACI ITALIA delle 141 unità lavorative, per evitare, altrimenti, che le spese relative alle indennità di mobilità prevista dalla citata legge n. 223 del 1991, debbano essere sostenute dallo Stato.
(4-06359)

Risposta. - Si osserva, in via preliminare, che le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI ITALIA della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI GLOBAL.
Come è noto, nel febbraio 2003, l'ACI GLOBAL ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.
Ciò detto occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

BULGARELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Corriere della Sera del 22 settembre 2003, il capitano del corpo statunitense dei marines Chandler P. Seagraves è stato promosso maggiore nel novembre del 2002; Seagraves era a bordo, con la qualifica di navigatore, di uno dei due aerei dell'esercito americano che in data 3 febbraio 1998 nel corso di un sorvolo a bassissima quota (108 metri dal suolo, la metà dell'altitudine minima prevista) e a una velocità di oltre 1000 km l'ora, tranciò, dopo una serie di irresponsabili acrobazie, il cavo della funivia del Cermis, causando la morte di 20 persone;
una commissione parlamentare italiana aveva incriminato per strage Seagraves e gli altri suoi tre commilitoni ma la giustizia militare americana processò solo il capitano Ashby, non per aver provocato la morte dei turisti presenti nella cabina della funivia ma per aver distrutto la registrazione video della tragedia;
la conclusione della vicenda, che evidenziò l'impunità di cui godono i militari americani quando operano nel nostro territorio, provocò in Italia un'ondata di


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indignazione popolare; la notizia della promozione conferita a uno dei responsabili di quel massacro torna oggi a ferire i sentimenti dei parenti delle vittime e dell'intera nazione -:
se non ritenga opportuno rappresentare nelle opportune sedi diplomatiche il rincrescimento e lo stupore del nostro governo per l'avanzamento di grado di cui ha beneficiato il capitano Chandler P. Seagraves.
(4-07461)

Risposta. - Nel quadro di rinnovati contatti con l'amministrazione USA per l'incidente del Cermis è stato svolto un passo ulteriore ad alto livello presso l'Assistant Secretary per l'Europa del Dipartimento di Stato, ambasciatore Elisabeth Jones, per esprimere il vivo disappunto italiano per la promozione a maggiore del marine Chandler P. Seagraves.
La parte americana ha preliminarmente rinnovato il cordoglio per le vittime della sciagura del 1998 ed il profondo rincrescimento del Governo per il tragico episodio.
L'interlocutore, nel confermare la notizia circa la promozione al grado di maggiore del
marine Seagraves, si è riservato di far conoscere ulteriori elementi di informazione al riguardo già richiesti al Pentagono, anticipando peraltro che difficilmente potranno essere forniti i criteri di merito comparativo.
Da parte americana, si è attirata l'attenzione sulla circostanza che i due piloti del velivolo sono stati sottoposti a giudizio per la vicenda e, benché ritenuti non colpevoli dal tribunale militare, sono stati «dismessi» dal servizio, a seguito della sentenza che ha di fatto posto termine alla loro carriera militare. Il
marine Seagraves invece era stato a suo tempo ritenuto esente da responsabilità, in quanto a bordo senza compiti di equipaggio (non poteva pertanto essere considerato il «navigatore» dell'aereo EA-6B Prowler che recise i cavi della funivia). Per questo motivo egli non è stato sottoposto a giudizio, a differenza dei piloti. Di conseguenza la sua presenza fisica a bordo non avrebbe potuto essere presa in considerazione come elemento negativo ai fini della promozione e della futura carriera militare.
Da parte italiana non si è mancato di ribadire come la promozione del
marine Seagraves - per quanto tecnicamente giustificata - non possa non, aver suscitato sentimenti di profondo sconcerto, rammarico e dissenso nell'opinione pubblica e in particolare nelle famiglie delle vittime.
Nel corso del colloquio è stata consegnata all'ambasciatore Jones una breve nota per memoria in merito al passo svolto. Ci è stato assicurato che le competenti autorità militari sarebbero state informate al riguardo.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

CARBONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la funzione pubblica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'ACI ITALIA non detiene più dal 1977 la posizione di gestore unico per il soccorso stradale;
per il motivo innanzi detto l'ACI 116, società controllata da ACI ITALIA, ha ridotto di 259 unità il personale operante nel settore che è stato collocato in parte anticipatamente in pensione (n. 83) ed in parte è stato assorbito da ACI ITALIA a mezzo di selezioni di idoneità (n. 176);
in data 10 febbraio 2003 l'ACI 116, oggi denominata ACI GLOBAL, ha comunicato, a sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, di voler procedere ad un'altra riduzione del personale appartenente a diverse qualifiche professionali per 171 unità procedendo, inoltre e conseguentemente, alla chiusura dei Centri diretti per il soccorso nella viabilità ordinaria ed in quella autostradale;
solo 30 dei 171 lavoratori potranno essere collocati in pensione al termine del periodo di mobilità;


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gli altri 114 lavoratori vedranno interrotto il proprio rapporto di lavoro;
questi lavoratori potrebbero essere utilizzati proficuamente dall'ACI ITALIA la cui pianta organica patisce una vacanza di oltre 500 posti in varie qualifiche;
il tutto senza l'assunzione di alcun onere a carico dell'Erario poiché ACI ITALIA si sostiene con i proventi delle proprie attività istituzionali e lucrerebbe una consistente economia dalla riduzione degli oneri di finanziamento della mobilità di cui alla legge n. 223 del 1991 -:
quali iniziative si intendano adottare perché si possa giungere all'assunzione da parte di ACI ITALIA dei 141 lavoratori licenziati dalla controllata ACI GLOBAL.
(4-07875)

Risposta. - Si osserva, in via preliminare, che le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI ITALIA della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI GLOBAL.
Come è noto, nel febbraio 2003, l'ACI GLOBAL ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.
Ciò detto, occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

CASTELLANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la funzione pubblica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la perdita da parte di Aci Italia sin dal 1997 della posizione di gestore unico per il soccorso stradale ha comportato per la propria società controllata Aci 116 una riduzione di personale per ben 259 unità, delle quali una parte in prepensionamento e la restante, pari a 176 unità, assorbita da Aci Italia a mezzo di selezioni di idoneità;
l'Aci 116, oggi Aci Global, in data 10 febbraio 2003 ha formalmente comunicato, in base al combinato disposto di cui agli articoli 4 e 24 della legge 223 del 1991, l'avvio di procedura di una ulteriore riduzione di personale per n. 171 unità (con la conseguente totale chiusura dei centri diretti per il soccorso nella viabilità ordinaria ed autostradale), appartenenti a diverse qualifiche professionali;
di dette 171 unità solo 30 lavoratori, al termine del periodo di mobilità, potranno essere collocati in pensione e, di conseguenza, ben 141 lavoratori verrebbero a trovarsi sul lastrico;


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questi 141 dipendenti di Aci Global potrebbero essere riassorbiti dall'Aci Italia la cui pianta organica, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in data 6 settembre 1995, prevede nelle varie qualifiche, una vacanza di oltre 500 posti;
per detto provvedimento di assunzione l'erario non solo non avrebbe a suo carico alcun onere, vivendo l'Aci Italia dei proventi delle proprie attività istituzionali, ma verrebbe addirittura a conseguire un notevole risparmio per la mancata corresponsione del finanziamento per la mobilità di cui alla legge 231 del 1991 -:
se non si intenda perseguire la soluzione adottata nel 1998, cioè la riassunzione presso l'Aci Italia delle 141 unità lavorative, per evitare, altrimenti, che le spese relative alle indennità di mobilità prevista dalla citata legge 223 del 1991 debbano essere sostenute dallo Stato.
(4-06695)

Risposta. - Si osserva, in via preliminare, che le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI ITALIA della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI GLOBAL.
Come è noto, nel febbraio 2003, l'ACI GLOBAL ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.
Ciò detto, occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

CENTO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 30 settembre 2003 varie abitazioni di alcuni studenti del liceo Virgilio di Roma sono state perquisite da agenti di polizia allo scopo di sequestrare dosi di droga;
solo uno studente è stato denunciato per detenzione ai fini dello spaccio;
quanto accaduto agli studenti del suddetto liceo è, a detta dell'interrogante, una vera e propria caccia alle streghe alla ricerca di spinelli e rischia di procurare allarmismi ingiustificati a danno della tranquillità degli studenti e delle loro famiglie -:
quali iniziative intendano intraprendere affinché sia tutelato il rispetto verso i minori, adottando campagne educative di prevenzione, volte a sensibilizzare i giovani all'interno degli istituti stessi contro la diffusione delle droghe pesanti tra i giovani, in modo che siano evitate iniziative delle forze dell'ordine finalizzare


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invece a perseguire qualche consumatore di spinello.
(4-07618)

Risposta. - La vicenda del liceo «Virgilio» di Roma si inserisce in un'indagine iniziata, nel marzo del 2003, dalla procura della Repubblica, a seguito di numerose segnalazioni da parte di genitori di studenti di quel liceo circa un possibile uso di sostanze stupefacenti nella scuola.
Gli accertamenti posti in essere dal personale del commissariato di pubblica sicurezza «Trevi-Campo Marzio», delegato alle indagini, hanno consentito di accertare che l'uso di sostanze stupefacenti all'interno del liceo fosse un fenomeno non marginale, tanto che il sostituto procuratore, dopo aver ricevuto la segnalazione dalla preside del liceo, d'intesa, disponeva ulteriori attività investigative.
Il 30 settembre scorso sono state effettuate nei confronti di alcuni studenti, perquisizioni domiciliari, ai sensi dell'articolo 103 del decreto del Presidente della Repubblica 309 del 1990, che hanno portato al rinvenimento di sostanze stupefacenti (
hashish) e alla denuncia in stato di libertà di uno di essi, nonché a contestazioni amministrative ai sensi dell'articolo 75 del citato decreto del Presidente della Repubblica, a carico di altri tre, uno dei quali minore.
Sulle misure predisposte dalle forze dell'ordine riguardo alla prevenzione e al contrasto, con l'approssimarsi dell'apertura dell'anno scolastico, il Ministero dell'interno e, in particolare, il dipartimento di pubblica sicurezza, come negli anni precedenti, hanno sollecitato le autorità della pubblica sicurezza a prendere in considerazione quei fenomeni che, più di altri, rappresentano un'insidia per gli studenti, quali lo spaccio di sostanze stupefacenti davanti alle scuole o l'attività di elementi estranei agli istituti finalizzata a interferire strumentalmente sulle attività scolastiche.
In particolare, i prefetti sono stati sollecitati a convocare apposite riunioni dei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, con la partecipazione anche delle autorità scolastiche, per un approfondito esame delle realtà locali al fine di calibrare, nei modi opportuni, le misure utili di natura preventiva.
In questo contesto le questure attuano servizi di vigilanza e controllo presso gli istituti scolastici, nonché nei luoghi di abituale ritrovo dei giovani, quali sale giochi ed esercizi pubblici in genere.
Accanto a queste misure, già da tempo sono promosse iniziative, d'intesa con i responsabili degli organismi scolastici, volte a diffondere la cultura della legalità tramite incontri informativi e divulgativi con gli studenti, con i docenti e talora anche con i genitori, per accrescere la sensibilità nella percezione di segnali di disagio che possono sfociare in comportamenti devianti o illeciti.
A queste linee di fondo si ispira la direttiva del dipartimento della pubblica sicurezza.
Si aggiunge quanto comunicato dal Ministero dell'istruzione che, in base alla vigente normativa, esercita le funzioni, educativa e informativa, in modo continuativo e strutturale, attraverso programmi che si avvalgono degli strumenti ordinari dell'attività scolastica.
In questo senso la legge n. 53 del 2003 ha, tra l'altro, introdotto, in maniera esplicita, nelle «Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati», il concetto di «Educazione alla convivenza civile» che è insieme educazione alla salute, all'affettività, alla cittadinanza e altro, ma è soprattutto «la condizione e il fine di tutta l'esperienza scolastica»; questo momento educativo diviene, dunque, lo strumento, insieme a una forte
partnership con le famiglie, con cui agire anche nell'ambito della prevenzione delle forme di disagio espresse dai fenomeni legati all'uso della droga.
Il Ministero dell'istruzione ha precisato che sono stati già indirizzati alle componenti scolastiche (docenti, famiglie e alunni) specifici programmi di prevenzione finalizzati ai temi dell'educazione alla salute e al sostegno degli alunni maggiormente a rischio, nonché corsi di formazione sia a livello nazionale che provinciale per dirigenti e docenti sui temi della condizione giovanile e dell'educazione alla salute.


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Altri interventi mirati all'educazione, alla salute e, quindi anche al tema specifico della prevenzione primaria delle tossicodipendenze, sono stati attivati con il coinvolgimento dei genitori dei ragazzi attraverso incontri sistematici e iniziative di formazione.
Il Ministero dell'istruzione ha fatto altresì presente che presso le istituzioni scolastiche di secondo grado funzionano i centri di informazione e consulenza e che, d'intesa con il mistero della salute, è stato attivato il progetto «Missione salute» rivolto a tutte le componenti scolastiche e che riguarda anche problematiche legate alle dipendenze.
Non va, infine, dimenticato che le istituzioni scolastiche, nella loro autonomia, possono comunque programmare, anche d'intesa con i comuni, ulteriori e più mirate iniziative, legate al contesto in cui operano, finalizzate a prevenire fenomeni legati alla diffusione delle droghe tra i giovani.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

CIMA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per gli italiani nel mondo. - Per sapere - premesso che:
nel giugno 2001 la signora argentina Natalia Andrea Gallo sposava a Buenos Aires il cittadino italiano Alessandro Levizzari per poi stabilirsi con lui nel comune di Orbassano in provincia di Torino;
dopo alcuni mesi di matrimonio, ed esattamente nel dicembre del 2001, essendo la signora Gallo nipote diretta di discendenti italiani emigrati in Argentina prima della II Guerra Mondiale, ha fatto tradurre e legalizzare presso il Consolato generale di Buenos Aires (spendendo per le varie pratiche l'oneroso importo di circa 800 euro) i documenti necessari al riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis, quali:
a) certificato di nascita di Collia Gennaro, cittadino italiano emigrato in Argentina e nonno della signora;
b) certificato di matrimonio (avvenuto in Argentina) tra Collia Gennaro e Chiara Falduto, anch'essa cittadina italiana;
c) certificato di nascita di Collia Maria Esther (nata in Argentina), figlia di Collia Gennaro e madre della signora Gallo;
d) certificato di matrimonio (avvenuto in Argentina) tra Collia Maria Esther e Gallo Roberto Lorenzo, padre della signora Gallo;
e) certificato di nascita della signora Gallo Natalia Andrea, nata a Merlo (provincia di Buenos Aires);
f) certificato della Camera Electoral argentina che attesta che Collia Gennaro non è mai stato cittadino argentino;
la suddetta cittadinanza viene rilasciata per albero genealogico ed è stata espressamente riconosciuta da una circolare del Ministro dell'interno K 28/01 del 1991 (riconoscimento del possesso dello status civitatis italiano ai cittadini stranieri di ceppo italiano), la quale definisce indispensabile la sopracitata lista di documenti (depositata su richiesta presso il comune di Orbassano) per il rilascio della cittadinanza iure sanguinis, ed anche recentemente, in seguito al dramma socio-economico che sta attraversando l'Argentina, il Parlamento italiano ha considerato questo iter come uno dei modi concreti per aiutare i nostri connazionali e i loro discendenti che vivono in quella nazione;
per ottenere questo tipo di cittadinanza è però necessario un ultimo documento che deve essere fornito dal Consolato e attesti che né l'emigrato in Argentina (Collia Gennaro), né i suoi discendenti diretti (Collia Maria Esther), né la persona che rivendica il possesso della cittadinanza (Gallo Natalia Andrea), abbiano mai rinunciato alla cittadinanza italiana nei termini dell'articolo 7 legge del 13 giugno 1912, n. 555;
da quasi un anno la signora Gallo è in attesa che il Consolato generale di


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Buenos Aires invii all'ufficio di stato civile del comune di Orbassano questo ultimo documento, indispensabile per il rilascio della cittadinanza italiana iure sanguinis e per il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti in Argentina che le permetterebbero di inoltrare domande di lavoro appropriate;
il 12 settembre 2002 anche il vice-sindaco di Orbassano ha fatto espressa richiesta scritta al Consolato generale di Buenos Aires senza aver avuto finora nessun riscontro, e più volte la signora Gallo ha tentato di mettersi in contatto telefonicamente (0054-11-48166132) o via fax (0054-11-48166138) senza ottenere risposta -:
se il Governo sia a conoscenza dei motivi che impediscono alla signora Gallo di veder riconosciuta la propria cittadinanza iure sanguinis e se intenda intercedere presso il Consolato argentino affinché la pratica richiesta venga rilasciata nel più breve tempo possibile così da vedere riconosciuti alla signora tutti i diritti concernenti il riconoscimento.
(4-05854)

Risposta. - Il consolato generale d'Italia in Buenos Aires, il 9 aprile 2003 ha fornito al comune di Orbassano la dichiarazione di non rinuncia alla cittadinanza italiana prevista dall'articolo 7 della legge del 13 giugno 1912 n. 555.
Non risulta agli atti del consolato generale il pagamento dell'importo indicato di 800 Euro ma soltanto il pagamento di una percezione consolare di 8,27 Euro il 3 gennaio 2002. È molto probabile che gli 800 Euro citati nell'interrogazione si riferiscano al pagamento dei servizi offerti da una delle tante agenzie che si occupano del disbrigo di questo genere di pratiche.
I tempi di attesa per il perfezionamento delle pratiche di riconoscimento della cittadinanza italiana, sono purtroppo dovuti all'enorme numero di richieste presentate negli ultimi anni, a seguito della grave situazione di crisi politico-economica, in cui si è venuta a trovare l'Argentina dallo scorso mese di dicembre 2001.
A questo riguardo - a titolo indicativo - si segnala che solo nel corso del 2002 il consolato generale in Buenos Aires ha provveduto alla trascrizione di 11.142 atti di stato civile e di 15.335 certificati di cittadinanza nonché al rilascio di 21.527 passaporti.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

DELBONO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la funzione pubblica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la perdita da parte di Aci Italia sin dal 1997 della posizione di gestore unico per il soccorso stradale ha comportato per la propria società controllata Aci 116 una riduzione di personale per ben 259 unità, delle quali una parte in prepensionamento e la restante (n. 176) assorbita da Aci Italia a mezzo di selezioni di idoneità;
l'Aci 116, oggi Aci Global, in data 10 febbraio 2003 ha formalmente comunicato ex articolo 4 e 24 legge n. 223 del 1991 l'avvio di procedura di una ulteriore riduzione di personale per n. 171 unità (con la conseguente totale chiusura dei centri diretti per il soccorso nella viabilità ordinaria ed autostradale), appartenenti a diverse qualifiche professionali;
di dette 171 unità solo 30 lavoratori, al termine del periodo di mobilità, potranno essere collocati in pensione e, di conseguenza, ben 141 lavoratori verrebbero a trovarsi sul lastrico;
questi 141 dipendenti di Aci Global potrebbero essere riassorbiti dall'Aci Italia la cui pianta organica, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in data 6 settembre 1995, prevede nelle varie qualifiche una vacanza di oltre 500 posti;
per detto provvedimento di assunzione l'erario non solo non avrebbe a suo carico alcun onere, vivendo l'Aci Italia dei proventi delle proprie attività istituzionali,


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ma verrebbe addirittura a conseguire un notevole risparmio per la mancata corresponsione del finanziamento per la mobilità di cui alla legge n. 223 del 1991 -:
se non intendano perseguire la soluzione adottata nel 1998, cioè la riassunzione presso l'Aci Italia delle 141 unità lavorative, per evitare, altrimenti, che le spese relative alle indennità di mobilità prevista dalla citata legge n. 223 del 1991 debbano essere sostenute dallo Stato.
(4-07975)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in discorso si osserva, in via preliminare, che le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI ITALIA della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI GLOBAL.
Come è noto, nel febbraio 2003, l'ACI GLOBAL ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.
Ciò detto, occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la recente promozione del capitano Chandler P. Seagraves, ufficiale dell'esercito degli Stati Uniti responsabile dell'immane tragedia del Cermis in cui persero la vita 20 persone, al grado di maggiore ha destato indignazione e sconcerto;
ufficialmente considerato responsabile della strage del 3 febbraio 1998, Chandler P. Seagraves dalla Commissione parlamentare appositamente istituita, l'ufficiale americano non subì alcun processo nel proprio Paese ed anzi, a distanza di cinque anni, ottiene ora una promozione che certamente riapre una ferita civile che, in Italia, non si è ancora rimarginata;
al di là degli aspetti giuridici, l'iniziativa di promuovere Chandler P. Seagraves suona come sgarbo intollerabile nei confronti di un Paese come il nostro legato da alleanze strategiche e da pluridecennali vincoli di amicizia con gli Stati Uniti d'America;
non pare giusto, per la memoria delle povere vittime, che la decisione statunitense rimanga senza una risposta da parte del Governo italiano -:
se il Governo italiano non ritenga di dover esprimere il rammarico delle istituzioni e del popolo italiano per la promozione dell'ufficiale americano Chandler P. Seagraves al grado superiore, che, già avendo potuto godere dell'ingiusto privilegio di non dover rispondere alla magistratura del proprio operato, oggi gode di una promozione profondamente irrispettosa


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delle vittime della tragedia del Cermis.
(4-07463)

Risposta. - Nel quadro di rinnovati contatti con l'amministrazione USA per l'incidente del Cermis è stato svolto un passo ulteriore ad alto livello presso l'Assistant Secretary per l'Europa del dipartimento di Stato, ambasciatore Elisabeth Jones, per esprimere il vivo disappunto italiano per la promozione a maggiore del marine Chandler P. Seagraves.
La parte americana ha preliminarmente rinnovato il cordoglio per le vittime della sciagura del 1998 ed il profondo rincrescimento del governo per il tragico episodio.
L'interlocutore, nel confermare la notizia circa la promozione al grado di maggiore del
marine Seagraves, si è riservato di far conoscere ulteriori elementi di informazione al riguardo già richiesti al Pentagono, anticipando peraltro che difficilmente potranno essere forniti i criteri di merito comparativo.
Da parte americana, si è attirata l'attenzione sulla circostanza che i due piloti del velivolo sono stati sottoposti a giudizio per la vicenda e, benché ritenuti non colpevoli dal tribunale militare, sono stati «dismessi» dal servizio, a seguito della sentenza che ha di fatto posto termine alla loro carriera militare. Il
marine Seagraves invece era stato a suo tempo ritenuto esente da responsabilità, in quanto a bordo senza compiti di equipaggio (non poteva pertanto essere considerato il «navigatore» dell'aereo EA-6B Prowler che recise i cavi della funivia). Per questo motivo egli non è stato sottoposto a giudizio, a differenza dei piloti. Di conseguenza la sua presenza fisica a bordo non avrebbe potuto essere presa in considerazione come elemento negativo ai fini della promozione e della futura carriera militare.
Da parte italiana non si è mancato di ribadire come la promozione del
marine Seagraves - per quanto tecnicamente giustificata - non possa non aver suscitato sentimenti di profondo sconcerto, rammarico e dissenso nell'opinione pubblica e in particolare nelle famiglie delle vittime.
Nel corso del colloquio è stata consegnata all'ambasciatore Jones una breve nota per memoria in merito al passo svolto. Ci è stato assicurato che le competenti autorità militari sarebbero state informate al riguardo.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

FIORI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la funzione pubblica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la perdita da parte di Aci Italia, sin dal 1997, della posizione di gestore unico per il soccorso stradale ha comportato per la società controllata ACI 116 una riduzione di personale per ben 259 unità, delle quali una parte in prepensionamento e la restante (176 unità) assorbita da Aci Italia a mezzo di selezioni di idoneità;
l'ACI 116, oggi Aci Global, in data 10 febbraio 2003 ha formalmente comunicato ex articoli 4 e 24, legge n. 223 del 1991 l'avvio di procedura di una ulteriore riduzione di personale per 171 unità (con la conseguente totale chiusura dei Centri diretti per il soccorso nella viabilità ordinaria ed autostradale), appartenenti a diverse qualifiche professionali;
di dette 171 unità solo 30 lavoratori, al termine del periodo di mobilità, potranno essere collocati in pensione e, di conseguenza, ben 141 lavoratori verrebbero a trovarsi sul lastrico;
questi 141 dipendenti di Aci Global potrebbero essere riassorbiti dall'Aci Italia la cui pianta organica, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in data 6 settembre 1995, prevede nelle varie qualifiche una vacanza di oltre 500 posti;
per detto provvedimento di assunzione l'erario non solo non avrebbe a suo carico alcun onere, vivendo l'Aci Italia dei proventi delle proprie attività istituzionali, ma verrebbe addirittura a conseguire un notevole risparmio per la mancata corresponsione


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del finanziamento per la mobilità di cui alla legge n. 223 del 1991 -:
se non intendano perseguire la soluzione adottata nel 1998, cioè la riassunzione presso l'Aci Italia delle 141 unità lavorative per impedire che dette persone si trovino senza lavoro e per evitare che le spese relative alle indennità di mobilità prevista dalla citata legge n. 223 del 1991 debbano essere sostenute dallo Stato.
(4-06273)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in discorso, si osserva, in via preliminare, che le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI ITALIA della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI GLOBAL.
Come è noto, nel febbraio 2003, l'ACI GLOBAL ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.
Ciò detto, occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame, (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

DANIELE GALLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel territorio della Provincia di Novara l'Arma dei Carabinieri è sempre stata storico pilastro delle Istituzioni, ed oggi è sempre più perno di un sistema di controllo del territorio attraverso lo svolgimento di una costante visibile ed attenta vigilanza ed attività di prevenzione, operando in maniera efficace ed incisiva nel contrastare la criminalità in tutte le sue forme, in coordinazione e sinergia con le altre Forze dell'Ordine, come testimoniano le numerose operazioni portate a buon esito;
attualmente in provincia di Novara operano con successo due Compagnie, quella di Novara e quella di Arona, da cui dipendono numerose Stazioni dislocate su un ampio ed eterogeneo territorio, con caratteristiche geografiche e sociali che per la loro complessità e diversificazione comportano un grande impegno di persone e mezzi per garantire ai cittadini una costante sicurezza;
la Stazione dei Carabinieri della Città di Borgomanero, che opera anche sul territorio dei comuni di Cureggio, Fontaneto d'Agogna, Boca e Maggiora, con una popolazione di circa 25.000 abitanti, dipende dalla Compagnia di Arona, la quale si trova a gestire un territorio non solo vasto, ma che comprende la parte montana dell'Alto Vergante, che per la sua conformazione è più difficile da raggiungere rispetto ad alti centri;


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la zona del basso Cusio e del Borgomanerese, per le sue caratteristiche economiche ed umane, sente fortemente il bisogno di mantenere e migliorare il Servizio assicurato dall'Arma a tutela dei cittadini;
molte delle Stazioni attualmente operative appaiono sottodimensionate rispetto alle richieste operative e di intervento;
il potenziamento dell'Arma nel Borgomanerese, con l'istituzione di una Compagnia nella città di Borgomanero, consentirebbe, la gestione della prevenzione e del contrasto alla criminalità attraverso un'operatività costante e capillare sul territorio, esigenza questa fortemente sentita dai cittadini, alleviando conseguentemente il lavoro della Compagnia di Arona e consentendo un maggiore e ottimale controllo sui territorio dei Comuni di Gozzano S. Maurizio d'Opaglio, Pella, Orta S. Giulio, Gattico, Romagnano Sesia, Gemme;
la contemporanea istituzione di una Stazione preposta alla zona dell'Alto Vergante, ad esempio nel Comune di Massino Visconti, risolverebbe il problema del tempestivo intervento in una zona altrimenti disagiata rispetto alle altre -:
se i Ministri competenti prendano in considerazione l'opportunità e la necessità di istituire una Compagnia di almeno 50 elementi nella Città di Borgornanero, dotata delle necessarie tecnologie e strutture, nonché della contemporanea istituzione di una Stazione dei Carabinieri nell'Alto Vergante, al fine di garantire la sicurezza dei cittadini ed il presidio del territorio.
(4-07257)

Risposta. - In merito all'interrogazione in discorso, si premette che, sebbene la situazione generale dell'ordine e della sicurezza pubblica nella provincia di Novara non registri particolari turbative, il forte sviluppo economico che ha interessato in questi ultimi anni il territorio provinciale, e in particolare il comune di Borgomanero, potrebbe favorire possibili inserimenti della criminalità nel tessuto sociale.
Nella zona sono stati, infatti, recentemente perpetrati alcuni furti e tentati furti ai danni di imprenditori, da parte di bande di criminali, spesso extracomunitari, provenienti dalle province limitrofe.
Proprio per realizzare un'efficace attività di prevenzione rispetto a queste nuove esigenze socioeconomiche della provincia di Novara, si è scelto di potenziare i presidi esistenti nella città di Borgomanero, nonché nei comuni di Gattico e Gozzano.
In particolare, il comando generale dell'arma dei carabinieri ha deciso di elevare a Tenenza, a decorrere dal 25 settembre 2003, la stazione dei carabinieri di Borgomanero (Novara); ciò comporta, in concreto, un incremento dell'organico pari al 100 per cento (da quindici a trenta unità).
Nella stessa provincia è stato, inoltre, potenziato, dal 1o settembre 2003, l'organico delle stazioni di Gattico e Gozzano, rispettivamente con tre e due unità.
Quanto, invece, all'istituzione di una stazione dei carabinieri nell'Alto Vergante con sede nel comune di Massino Visconti, si rileva che, sino ad ora, la presenza della stazione dei carabinieri nel comune di Lesa (2.450 abitanti) - che dista solo 4 chilometri da Massino Visconti - ha consentito di predisporre adeguati servizi di controllo del territorio relativo ai comuni di Massino Visconti, Nebbiuno, Pisano e Colazza.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

GERACI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la funzione pubblica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la perdita da parte di Aci Italia, sin dal 1997, della posizione di gestore unico per il soccorso stradale ha comportato per la società controllata Aci 116 una riduzione di personale per ben 259 unità, delle quali una parte in prepensionamento e la restante (176 unità) assorbita da Aci Italia a mezzo di selezioni di idoneità;


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l'Aci 116, oggi Aci Global, in data 10 febbraio 2003 ha formalmente comunicato ex articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991 l'avvio di procedura di una ulteriore riduzione di personale per 171 unità (con la conseguente totale chiusura dei centri diretti per il soccorso nella viabilità ordinaria e autostradale), appartenenti a diverse qualifiche professionali;
di dette 171 unità solo 30 lavoratori, al termine del periodo di mobilità, potranno essere collocati in pensione e, di conseguenza, ben 141 lavoratori verrebbero a trovarsi sul lastrico;
questi 141 dipendenti Aci Global potrebbero essere riassorbiti dall'Aci Italia la cui pianta organica, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in data 6 settembre 1995, prevede nelle varie qualifiche una vacanza di oltre 500 posti;
per detto provvedimento di assunzione l'erario non solo non avrebbe a suo carico alcun onere, vivendo l'Aci Italia dei proventi delle proprie attività istituzionali, ma verrebbe addirittura a conseguire un notevole risparmio per la mancata corresponsione del finanziamento per la legge mobilità di cui alla legge n. 223 del 1991 -:
se non intendano perseguire la soluzione adottata nel 1998, cioè la riassunzione presso l'Aci Italia delle 141 unità lavorative per impedire che dette persone si trovino senza lavoro e per evitare che le spese relative alle indennità di mobilità prevista dalla citata legge n. 223 del 1991 debbano essere sostenute dallo Stato.
(4-07568)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in discorso, si osserva, in via preliminare, che le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI ITALIA della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI GLOBAL.
Come è noto, nel febbraio 2003, l'ACI GLOBAL ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.
Ciò detto, occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame, (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

GHIGLIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano La Stampa del 17 luglio 2003 è apparso un articolo dal titolo «Noi, prigionieri del giardinetto» in cui si denuncia il traffico di hascish e di altre droghe nonché liti e minacce nei confronti dei residenti di via Pastrone da parte di spacciatori e delinquenti;
in via Pastrone il fenomeno della criminalità è diventato una realtà quotidiana


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tale da considerare la zona in pieno stato d'emergenza;
le decine di delinquenti in tale tratto del quartiere assediano i residenti della zona costringendoli a barricarsi nelle proprie case -:
quali urgenti provvedimenti si intendano adottare per risolvere l'emergenza criminalità nella città di Torino;
se ritenga sufficiente l'attuale impegno delle forze dell'ordine sulla zona;
se non intenda potenziare l'effettivo di agenti delle forze dell'ordine impegnate sul territorio.
(4-06997)

GHIGLIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano La Stampa del 17 luglio 2003 è apparso un articolo dal titolo «La via dell'eroina e della coca è lunga trecento metri» in cui si denuncia che «spacciatori e tossicomani sono diventati i padroni di un pezzo di via Ormea»;
in via Ormea angolo via Baretti, il fenomeno dello spaccio di droga è diventato una realtà quotidiana tale da considerare la zona in pieno stato d'emergenza criminalità;
le decine di delinquenti in tale tratto del quartiere assediano i residenti della zona costringendoli a barricarsi nelle proprie case -:
quali urgenti provvedimenti si intendano adottare per risolvere l'emergenza criminalità nella città di Torino;
se ritenga sufficiente l'attuale impegno delle forze dell'ordine sulla zona;
se non intenda potenziare l'effettivo di agenti delle forze dell'ordine impegnate sul territorio.
(4-06998)

Risposta. - Si comunica che la zona di via Pastrone, a Torino, è effettivamente meta di numerosi tossicodipendenti, che si recano nel piazzale antistante l'ospedale «Giovanni Bosco», dove viene quotidianamente distribuito il metadone ai pazienti in cura; prima e dopo la distribuzione, molti tossicodipendenti sostano nei giardini pubblici di via Gottardo e di via Pastrone.
Detta zona, come quella di via Ormea, che fa parte del quartiere San Salvario, viene quotidianamente pattugliata, nell'arco delle ventiquattro ore, dalle forze di polizia, con l'impiego, tra l'altro, di unità del Vo reparto mobile e del nucleo prevenzione crimine della polizia di Stato.
I servizi di prevenzione svolti in queste aree rientrano nei piani di controllo del territorio dei quartieri più a rischio di Torino, in ordine ai quali si è riferito recentemente rispondendo ad altre interrogazioni parlamentari presentate dall'interrogante; si fa rinvio, pertanto, anche per i profili più generali dell'iniziativa di contrasto della criminalità nel capoluogo piemontese, nonché per la situazione degli organici delle forze di polizia alle risposte recentemente fornite alle interrogazioni n. 4-05049, n. 4-05160 e n. 4-06098.
Tra le principali operazioni di polizia svolte specificamente nella zona di via Ormea, si segnala quella portata a compimento nel mese di gennaio 2003 dalla sezione antidroga della questura torinese, che ha portato all'arresto di quaranta persone, tutte di origine africana, con il sequestro di consistenti quantitativi di cocaina ed eroina.
Inoltre, sono stati eseguiti di recente controlli straordinari di stabili siti nella zona compresa tra via Ormea, corso Marconi e via Berthollet, nonché all'incrocio con via Lombroso, a seguito dei quali sono stati rintracciati numerosi stranieri irregolari.
Per quanto concerne l'iniziativa contro lo spaccio ed il traffico di droga, sono disponibili i dati relativi alle attività svolte dalle forze dell'ordine ed ai risultati conseguiti nei primi otto mesi del 2003 nella provincia di Torino.
Al riguardo, si informa che in tale periodo è stato sequestrato un quantitativo di stupefacenti notevolmente superiore a quello sequestrato nell'intero 2002


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(3.942,59 chilogrammi, a fronte dei 959,21 chilogrammi dello scorso anno).
Nello stesso arco temporale sono state segnalate all'autorità giudiziaria, per reati connessi agli stupefacenti, 683 persone (+ 5,4 per cento rispetto allo stesso periodo del 2002), di cui 574 in stato di arresto (+ 3,23 per cento; le denunce hanno coinvolto in oltre il 60 per cento dei casi degli stranieri extracomunitari (in gran parte maghrebini e nigeriani).
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

GIACCO, CARLI, MANCINI, ANGIONI e DUCA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in Italia vige un importante strumento di sostegno ai cittadini richiedenti asilo, denominato Programma nazionale asilo (PNA), il cui coordinamento è composto di rappresentanti dell'ANCI, dell'Ufficio per i rifugiati dell'ONU e del ministero dell'interno;
il Programma nazionale asilo interviene al fine di sostenere il reddito dei cittadini stranieri, in quanto questi impossibilitati a svolgere lavori remunerabili come previsto dalla normativa vigente, e al fine di sostenerne l'integrazione nel nostro paese, prima e subito dopo la risposta della Commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato, secondo la Convenzione di Ginevra del 1951;
l'avvio del Programma nazionale asilo ha rappresentato un importante segnale di civiltà del nostro Paese e rappresenta una risposta alla necessità di fornire un'accoglienza e un graduale inserimento sociale a persone giunte in Italia in fuga da persecuzioni, guerre e violazioni di diritti umani;
il Programma nazionale asilo rappresenta la traduzione concreta di impegni assunti dal nostro paese in sede di convenzioni internazionali;
caratteristica importante del Programma nazionale è quella di unire le esperienze delle associazioni e delle Istituzioni per dar corpo ad un modello di accoglienza, in sintonia con le esigenze degli attuali fenomeni migratori e di protezione del rifugiato stesso e rispondente alle disposizioni della Convenzione di Dublino che attribuisce all'Italia precise responsabilità in tema di richiedenti asilo;
il 19 giugno 2003 la conferenza unificata ha approvato il decreto di riparto del Fondo Nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo;
nell'anno 2003 i comuni aderenti al Programma nazionale asilo e conseguentemente gli enti gestori non hanno ancora percepito alcun trasferimento da parte del ministero dell'interno;
tale situazione crea gravissimo danno agli enti gestori che devono provvedere ad anticipazioni di cassa per il tramite di Istituti bancari e quindi con il carico di onerosi interessi passivi non riconosciuti -:
quali provvedimenti urgenti intendano intraprendere affinché venga dato seguito ai trasferimenti economici previsti per l'anno 2003 necessari per lo svolgimento delle attività previste dalla rete dei comuni e degli enti gestori aderenti al Programma nazionale asilo.
(4-07570)

Risposta. - Il primo decreto di ripartizione del Fondo nazionale per le politiche e
i servizi dell'asilo, ai sensi dell'articolo 1
sexies, comma 2 lettera b), del decreto-legge n. 416/1989, convertito in legge n. 39/1990, come introdotto dall'articolo 32 della legge n. 189/2002, è stato adottato dal Ministro dell'interno in data 23 luglio 2003, sentita la conferenza unificata Stato-regioni-enti locali.
L'emanazione di tale decreto, pur in assenza del regolamento di attuazione di cui all'articolo 1-
bis del citato decreto-legge n. 416/1989 convertito in legge n. 39/1990, è stata resa possibile dalla deroga all'articolo 34, comma 3, della legge n. 189/2002,


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prevista dall'articolo 3 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri in data 23 maggio 2003, emanata ai sensi della legge n. 225/1992.
Il decreto in questione è stato registrato dalla Corte dei conti in data 12 agosto 2003 e i comuni beneficiari hanno ricevuto il contributo nei successivi mesi di settembre e ottobre.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

GIORDANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la funzione pubblica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la perdita, da parte di Aci Italia, sin dal 1997, della posizione di gestore unico per il soccorso stradale ha comportato per la propria società controllata Aci 116 una riduzione di personale di ben 259 unità, delle quali una parte in prepensionamento e la restante - 176 unità - assorbita da Aci Italia a mezzo di selezione di idoneità;
l'Aci 116 (oggi Aci Global) in data 10 febbraio 2003 avviò, con le procedure ex articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, una ulteriore riduzione di 171 unità lavorative (con la conseguente chiusura dei Centri diretti per il soccorso nella viabilità ordinaria ed autostradale);
delle 171 unità lavorative di cui sopra solo 30, al termine del periodo di mobilità, potranno essere collocate in pensione;
di conseguenza, ben 141 lavoratori verrebbero a trovarsi senza più alcuna occupazione;
se non ritenga opportuno assumere le iniziative necessarie perché i 141 lavoratori a rischio, occupazionale di Aci Global possano essere ricollocati in Aci Italia, la cui pianta organica, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in data 6 settembre 1995, risulta essere carente di 500 posti di lavoro.
(4-07290)

Risposta. - In merito all'interrogazione in discorso, si osserva, in via preliminare, che le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI ITALIA della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI GLOBAL.
Come è noto, nel febbraio 2003, l'ACI GLOBAL ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.
Ciò detto, occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame, (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.


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GRANDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che dal 1 gennaio 1999 al 30 aprile 2001, a seguito di un errore del ministero degli esteri e del ministero del tesoro, le ritenute previdenziali a carico dei lavoratori della scuola che operano all'estero sarebbero state effettuate in misura doppia di quanto previsto dalle legge e che da oltre un anno il ministero degli esteri avrebbe assunto l'impegno con le organizzazioni sindacali della scuola per la restituzione, comprensiva degli interessi legali come previsto dalla legge -:
quali iniziative intenda assumere per restituire rapidamente ed effettivamente le somme indebitamente trattenute.
(4-06124)

Risposta. - Il ministero dell'economia e delle finanze sta provvedendo alla restituzione di quanto spettante agli insegnanti in servizio all'estero, per il periodo compreso tra gennaio 1999 ed aprile 2001, accreditando direttamente i relativi importi sugli stipendi metropolitani a partire dalla mensilità del mese di aprile 2003.
A detto personale erano state operate contestualmente le ritenute previdenziali sia dal ministero degli esteri che dal ministero dell'economia e delle finanze. A seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 62/98 il ministero degli affari esteri aveva provveduto ad effettuare le ritenute previdenziali sugli assegni di sede dal gennaio 1999, secondo quanto indicato dal decreto stesso. Dal canto suo il ministero dell'economia e delle finanze avrebbe dovuto interrompere il prelevamento dalla stessa data (gennaio 1999).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

GRANDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'ammontare dell'assegno di sede corrisposto al personale destinato all'estero è disciplinato dal decreto legislativo n. 62 del 1998 che prevede che tale assegno è costituito: a) dall'assegno base previsto per le diverse funzioni dalla tabella di cui al comma 9; b) dalle maggiorazioni relative alle singole sedi determinate secondo coefficienti da fissarsi con decreto del Ministro per gli affari esteri, di concerto con il Ministro per il tesoro, del bilancio e della programmazione economica, sentita la commissione di cui all'articolo 172 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18;
i coefficienti sono fissati sulla base del costo della vita e delle sue variazioni risultanti dalle periodiche pubblicazioni statistiche dell'O.N.U., del Fondo monetario internazionale e dell'Unione europea, nonché dalle relazioni dei capi di rappresentanza diplomatica e, in particolari situazioni, dei capi di ufficio consolare, dai rapporti degli ispettori del Ministero e degli uffici all'estero, come pure da ogni altro elemento utile, tenuto conto, tra l'altro, del costo degli alloggi e dei servizi, nonché del corso dei cambi;
agli assegni di sede si applicano le stesse maggiorazioni per situazioni di rischio e disagio stabilite per il personale di ruolo del Ministero degli affari esteri in servizio nella stessa sede;
i decreti interministeriali di cui al punto precedente hanno fissato coefficienti per le maggiorazioni differenziati tra il personale della scuola e tutto il restante personale operante nelle stesse sedi;
il TAR del Lazio si è recentemente pronunciato con due sentenze (dicembre 2002 e 6 febbraio 2003), ribadendo «l'ingiustificata disparità di trattamento e violazione della ratio della normativa sulla determinazione della componente variabile dell'assegno di sede», accogliendo la richiesta di annullamento del decreto del Ministero degli affari esteri -:
da quale fonte giuridica il Ministero abbia ricavato la differenziazione dei coefficienti di sede tra il personale scolastico e quello degli altri ministeri;


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cosa intenda fare per sanare questa palese ingiustizia di trattamento.
(4-06395)

Risposta. - La sentenza del TAR Lazio n. 752 del 2003, emessa nella seduta del 12 dicembre 2002 sul ricorso presentato da alcuni docenti nel 1996, pur riconoscendo legittima la differenza degli emolumenti previsti per il trattamento di sede del personale insegnante all'estero rispetto a quello previsto per il personale diplomatico-consolare, in quanto determinati in modo autonomo, ha evidenziato che nel decreto-legge del 20 aprile 1995, concernente la revisione dei coefficienti di sede del personale scolastico, non sono adeguatamente esplicitate le motivazioni che hanno determinato tali differenze.
Il decreto legislativo n. 62 del 1998, entrato in vigore il 1o gennaio 1999, in data quindi posteriore alla presentazione del ricorso, ha già delineato all'articolo 5, intitolato «Indennità di servizio all'Estero», tali motivazioni, evidenziando la peculiarità della prestazione lavorativa all'estero, in relazione alle specifiche esigenze del servizio diplomatico-consolare, ed ha stabilito che i coefficienti di sede sono fissati, nei limiti delle disponibilità finanziarie, sulla base degli oneri connessi con la vita all'estero, determinati in relazione al tenore di vita correlato con gli obblighi derivanti dalla funzione esercitata. Tali responsabilità, esigenze ed obblighi sono di diversa entità rispetto a quelli che derivano dalle funzioni svolte dal personale della scuola.
Nella stessa relazione illustrativa dello schema del suddetto decreto legislativo, sono indicati per il personale diplomatico consolare, alcuni motivi di disagio causato dai frequenti trasferimenti obbligatori e dalla necessità di trascorrere la maggior parte della vita in vari Paesi, anche molto lontani dall'Italia. Il personale scolastico, destinato all'estero per un periodo di tempo limitato, opera invece una scelta individuale e volontaria, che può anche non essere effettuata senza che ne derivi alcun danno per la carriera.
Il suddetto decreto legislativo n. 62 del 1998 ha quindi già recepito i rilievi posti in essere dal TAR del Lazio nella sentenza citata, motivando la differenza dei coefficienti tra personale diplomatico-consolare e personale scolastico con le differenti responsabilità, funzioni ed obblighi delle due categorie.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

INTINI, BOSELLI, BUEMI, VILLETTI, PAPPATERRA, GROTTO, CEREMIGNA, DI GIOIA e ALBERTINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della funzione pubblica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la perdita da parte di ACI ITALIA sin dal 1997 della posizione di gestore unico per il soccorso stradale ha comportato per la propria società controllata, ACI 116 Spa, una riduzione di personale per ben 259 unità, delle quali una parte in prepensionamento e la restante (n. 176) assorbita da ACI ITALIA a mezzo di selezione di idoneità;
l'ACI 116 Spa, oggi ACI GLOBAL Spa, in data 10 febbraio 2003 ha formalmente comunicato ex articolo 4 e 24 legge 223 del 1991 l'avvio di procedura di una ulteriore riduzione di personale per n. 171 unità (con la conseguente totale chiusura dei centri diretti per il Soccorso nella viabilità ordinaria e autostradale), appartenenti a diverse qualifiche professionali;
di dette 171 unità solo 30 lavoratori, al termine del periodo di mobilità, potranno essere collocati in pensione e, di conseguenza, ben 141 lavoratori verranno a trovarsi sul lastrico;
questi 141 dipendenti di ACI GLOBAL, potrebbero essere riassorbiti dall'ACI ITALIA la cui pianta organica, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in data 6 settembre 1995, prevede nelle varie qualifiche una vacanza di oltre 500 posti;
per detto provvedimento di assunzione l'erario non solo non avrebbe a suo carico


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alcun onere, vivendo l'ACI ITALIA dei proventi delle proprie attività istituzionali, ma verrebbe addirittura a conseguire un notevole risparmio per la mancata corresponsione del finanziamento per la mobilità di cui alla legge 223 del 1991 -:
se non intendano perseguire la soluzione adottata nel 1998, cioè la riassunzione presso l'ACI ITALIA delle 141 unità lavorative, per evitare, altrimenti, che le spese relative alle indennità di mobilità prevista dalla citata legge 223 del 1991 debbano essere sostenute dallo Stato.
(4-06986)

Risposta. - In relazione all'atto di sindacato ispettivo in discorso, si osserva, in via preliminare, che le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI ITALIA della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI GLOBAL.
Come è noto, nel febbraio 2003, l'ACI GLOBAL ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.
Ciò detto, occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame, (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

LAZZARI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di mercoledì, 11 giugno 2003, una bomba incendiaria è stata collocata poco dopo l'alba nei pressi della porta di accesso secondaria della Cattedrale di Lecce e ha bruciato il portone di ingresso;
sulle pareti esterne dell'edificio, sono state scritte frasi intimidatorie contro il Vescovo della città di Lecce, Monsignore Cosmo Damiano Ruppi e contro Don Cesare Lodeserto, che gestisce il centro di permanenza temporanea per immigrati «Regina Pacis» di San Foca, nel Comune di Melendugno;
è necessario ricordare che nelle ultime settimane, ci sono state accese polemiche sulla gestione del centro immigrati, fatte da parlamentari del centro sinistra e da appartenenti ai movimenti cosiddetti «no global» -:
quali iniziative di propria competenza intenda adottare per evitare che in futuro possano ripetersi tali deprecabili episodi di intolleranza.
(4-06595)

Risposta. - Le indagini sull'incendio appiccato la mattina dell'11 giugno 2003 ad una porta secondaria di ingresso alla Cattedrale di Lecce, svolte dalla questura, non hanno ancora permesso di individuarne i responsabili.


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L'incendio ha prodotto danni limitati, ma nelle intenzioni dei suoi autori doveva avere conseguenze più gravi, essendo stato rinvenuto anche un rudimentale ordigno, inesploso, costituito da un contenitore di vetro, chiuso da un tappo forato nella parte centrale, al cui interno erano contenuti chiodi, rondelle ed un petardo avvolti in stracci imbevuti di gasolio.
Sul muro perimetrale della Cattedrale sono state rinvenute scritte minatorie nei confronti dell'arcivescovo di Lecce e del direttore del centro di permanenza temporanea «Regina Pacis» di San Foca, don Cesare Lodeserto, accusati di «detenere» gli immigrati in un
lager.
Nella stessa mattinata dell'11 giugno, l'episodio è stato oggetto di esame in sede di riunione tecnica di coordinamento delle Forze di Polizia, tenuto conto che in precedenza erano stati ritrovati volantini recanti accuse analoghe nei confronti delle stesse personalità; allo stato, sembra plausibile ricondurre il gesto ad un'azione di contestazione, da parte di gruppi estremisti, della normativa sull'immigrazione e delle organizzazioni ecclesiastiche che gestiscono il centro di permanenza temporanea cui si è fatto cenno.
Nei confronti dell'arcivescovo di Lecce è stato attivato un servizio di tutela personale, assicurato a mesi alterni da personale della polizia di Stato e dell'arma dei carabinieri, ed è stato allertato il personale addetto alla scorta, già in atto, del direttore dello stesso centro.
È stato inoltre deciso di intensificare i dispositivi di vigilanza della stessa Cattedrale e piazza Duomo, prevedendo che, specie nelle ore notturne, le autopattuglie in servizio di controllo effettuino passaggi più frequenti, prestando particolare attenzione anche nelle vie e nei vicoli adiacenti; nelle ore diurne è stato disposto che la stessa area sia oggetto di vigilanza radiocollegata con l'impiego sia di autopattuglie che del servizio del «poliziotto e carabiniere di quartiere».
Inoltre, poiché né la Cattedrale, né l'area circostante sono munite di apparati di video-sorveglianza, il prefetto di Lecce ha segnalato al sindaco di quella città l'opportunità di attivare sistemi di tal natura nei punti sensibili del centro cittadino, in collegamento con le sale operative delle forze di polizia; risulta che l'amministrazione comunale stia provvedendo in proposito, installando una serie di telecamere a circuito chiuso.
Infine, è stato allertato, per la possibilità di ulteriori atti dimostrativi nei confronti dello stesso centro «Regina Pacis», il personale dell'arma dei carabinieri preposto alla vigilanza della struttura.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

LEONI, MELANDRI, BUFFO, FOLENA, LOLLI, PISA, POLLASTRINI, SASSO, TOCCI e ZANOTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
mercoledì 1 ottobre 2003 alcuni organi di stampa, tra cui il quotidiano La Repubblica (a pagina 25 della cronaca nazionale e a pagina IV della cronaca di Roma), hanno riportato la notizia di una operazione di polizia, effettuata all'alba del giorno precedente, consistente in varie perquisizioni in una dozzina di abitazioni di studenti del liceo classico «Virgilio» di Roma;
a seguito di tale operazione è stato denunciato uno studente di 17 anni per detenzione e spaccio di hashish, e altri cinque ragazzi, tra cui un ex studente del liceo «Virgilio», sono stati segnalati in prefettura come consumatori di droga;
risulta dalla suddetta fonte giornalistica che la polizia, già presente varie volte in passato davanti al liceo «Virgilio», con agenti in divisa accompagnati da cani antidroga, dall'inizio dell'anno scolastico in corso abbia ottenuto, come testimoniato dalla dichiarazione di un agente del primo distretto di via del Collegio Romano, l'autorizzazione ad usare alcuni locali della scuola, introducendo nel liceo agenti camuffati da operai e poi da custodi;
dopo diversi giorni di appostamento, gli agenti hanno individuato e fotografato


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un gruppo di studenti che si riuniva periodicamente in un angolo del cortile della scuola. A seguito di tale operazione hanno avuto luogo le perquisizioni del 30 settembre 2003 -:
se corrispondano al vero le notizie in oggetto riportate dal quotidiano La Repubblica;
in caso affermativo, se non intenda il Ministro interrogato verificare la regolarità di tale operazione di polizia, che ha generato apprensione e sconcerto tra gli studenti del liceo «Virgilio» ed i loro familiari, nonché accertare se vi siano stati eventuali abusi di potere da parte degli agenti impegnati nell'operazione.
(4-07610)

Risposta. - La vicenda del liceo «Virgilio» di Roma si inserisce in un'indagine iniziata, nel marzo del 2003, dalla procura della Repubblica, a seguito di numerose segnalazioni da parte di genitori di studenti di quel liceo circa un possibile uso di sostanze stupefacenti nella scuola.
Gli accertamenti posti in essere dal personale del commissariato di pubblica sicurezza «Trevi-Campo Marzio», delegato alle indagini, hanno consentito di accertare che l'uso di sostanze stupefacenti all'interno del liceo fosse un fenomeno non marginale, tanto che il sostituto procuratore, dopo aver ricevuto la segnalazione dalla preside del liceo disponeva ulteriori attività investigative, d'intesa con la stessa Preside.
Il 30 settembre 2003 sono state effettuate nei confronti di alcuni studenti, perquisizioni domiciliari, ai sensi dell'articolo 103 del decreto del Presidente della Repubblica 309 del 1990, che hanno portato al rinvenimento di sostanze stupefacenti
(hashish) e alla denuncia in stato di libertà di uno di essi, nonché a contestazioni amministrative ai sensi dell'articolo 75 del citato decreto del Presidente della Repubblica, a carico di altri tre, uno dei quali minore.
Assicuro, infine, che le modalità di esecuzione delle operazioni di polizia giudiziaria in questione si sono svolte nel pieno rispetto delle facoltà consentite alle forze dell'ordine dalle leggi vigenti, peraltro sottoposte alle verifiche di regolarità ad opera dell'Autorità giudiziaria.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MANINETTI e FILIPPO MARIA DRAGO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la funzione pubblica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la perdita da parte dell'ACI Italia sin dal 1997 della posizione di gestore unico per il soccorso stradale ha comportato per la propria società controllata ACI 116 una riduzione di personale di ben 259 unità, delle quali una parte in prepensionamento e la restante (176) assorbita da ACI Italia a mezzo di selezioni di idoneità;
l'ACI 116, diventata oggi ACI Global, in data 10 febbraio 2003, ha formalmente comunicato, ex articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, l'avvio della procedura di un'ulteriore riduzione di personale per 171 unità (con la conseguente totale chiusura di Centri diretti per il soccorso nella viabilità ordinaria e autostradale), appartenenti a diverse qualifiche professionali;
di dette 171 unità solo 30 lavoratori, al termine del periodo di mobilità, potranno essere collocati in pensione e, di conseguenza, ben 141 si troveranno in una situazione critica;
questi 141 dipendenti di ACI Global potrebbero essere riassorbiti dall'ACI Italia la cui pianta organica, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in data 6 settembre 1995, prevede una vacanza di oltre 500 posti;
a seguito di tale operazione non solo non deriverebbe a carico dell'erario alcun onere, ma verrebbe addirittura ottenuto un notevole risparmio per la mancata


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corresponsione del finanziamento per la mobilità di cui alla legge n. 223 del 1991 -:
se non si intenda perseguire la soluzione adottata già nel 1998, ovvero la riassunzione presso l'ACI Italia dei 141 lavoratori, al fine di evitare che le spese per le indennità di mobilità previste dalla citata legge n. 223 del 1991 gravino sul bilancio dello Stato.
(4-07839)

Risposta. - In merito all'interrogazione in discorso, si osserva, in via preliminare, che le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI ITALIA della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI GLOBAL.
Come è noto, nel febbraio 2003, l'ACI GLOBAL ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.
Ciò detto, occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame, (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

MEDURI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per conoscere - premesso che:
nel corso della conferenza stampa di fine anno, nel dicembre 2001, il Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi aveva affermato che gli sbarchi clandestini sulle coste italiane erano diminuiti durante i mesi del suo Governo di ben il 247 per cento;
in data 18 febbraio 2001 il sottosegretario all'interno, Alfredo Mantovano nel citare i dati dell'attività di Governo in materia di immigrazione ha invece riferito di un aumento degli sbarchi clandestini soprattutto in Sicilia con un più 132 per cento e in Calabria addirittura con un più 282 per cento rispetto ai primi sei mesi dell'anno;
nella sola Calabria sono giunte ben 4.831 persone rispetto alle 1.262 giunte nei primi 6 mesi del 2001;
la palese contraddizione delle cifre evidenzia come il problema non dipenda dall'efficacia della legge ma da chi la fa applicare in quanto la validità della legge Turco-Napolitano è confermata dal numero dei rimpatriati;
il disegno di legge Bossi-Fini non farebbe altro che aggravare la situazione rendendo più difficile le espulsioni favorendo la clandestinità -:
se non sia il caso di rivedere le misure contenute nel disegno di legge in discussione al Parlamentoe quali iniziative intenda adottare il Governo affinché la Calabria venga dichiarata zona di


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frontiera a livello UE con la previsione di uno specifico status giuridico e possa diventare sede dell'Osservatorio europeo sul fenomeno dell'immigrazione.
(4-02205)

Risposta. - Dal 1o gennaio al 31 agosto del 2003 sono complessivamente sbarcati sulle coste meridionali del Paese 9.779 clandestini, con una diminuzione pari a circa il 40 per cento rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno, nel quale erano stati 16.243.
Per quanto riguarda le coste calabresi la diminuzione è obiettivamente rilevante (177 clandestini, erano stati 1.791 nei primi otto mesi del 2002).
Ancor più marcato è il decremento degli sbarchi sulle coste pugliesi (81 clandestini sbarcati, erano stati 3.337), mentre una diminuzione significativa, seppure più contenuta, si è registrata anche per le coste siciliane, dove, nel periodo indicato, sono sbarcati 9.521 immigrati (erano stati 11.115).
Per tale ultima regione, il dato, benché ancora rilevante, va valutato con soddisfazione poiché segna una inversione di tendenza rispetto al forte incremento che si era verificato nel 2002, quando sbarcarono 18.225 clandestini (erano stati 5.504 nel 2001).
I dati della Calabria e della Puglia confermano, dunque, la tendenza ad un netto decremento che si è manifestata a partire dal 2001 (in quell'anno sbarcarono 6.093 clandestini in Calabria e 8.546 in Puglia, nel 2002 i clandestini sbarcati sono stati, rispettivamente, 2.122 e 3.372).
Gli stranieri rintracciati in posizione irregolare sul territorio nazionale sono stati, dal 1o gennaio al 31 agosto, 66.989; ne sono stati effettivamente allontanati dal territorio nazionale 39.916, pari al 59,5 per cento.
Rispetto allo stesso arco temporale del 2002, nel quale gli stranieri irregolari individuati erano stati 103.701 e quelli effettivamente allontanati 58.826 (pari al 56,7 per cento), si registra una flessione del numero complessivo dei clandestini rintracciati, dovuta alla riduzione degli sbarchi e ad un più efficace controllo delle frontiere esterne, ma un aumento apprezzabile, benché contenuto, della percentuale di coloro che hanno effettivamente abbandonato il territorio italiano.
Nell'intero 2002, gli stranieri rintracciati in posizione irregolare sono stati 150.746; ne sono stati effettivamente allontanati 88.501 (nel 2001 i rintracciati erano stati 134.332 e gli effettivamente allontanati 77.699).
Per rendere tempestivi e reali i riaccompagnamenti nei Paesi d'origine, negli ultimi tempi si è fatto un uso crescente di voli charter.
Nel 2000 erano stati effettuati 5 voli
charter per il rimpatrio di 433 clandestini; nel 2001 ne sono stati effettuati 13 per il rimpatrio di 1.700; nel 2002 sono saliti a 26 per il rimpatrio di 2.294 stranieri; infine, nel primo semestre dell'anno in corso ne sono stati 10, per il rimpatrio di 712 extracomunitari.
Vi è, dunque, da un lato, una tendenza obiettiva e generalizzata alla diminuzione degli sbarchi, che costituisce il risultato delle iniziative di contrasto messe in atto dal Governo sul piano interno e su quello internazionale, e, dall'altro, una azione forte e sempre più efficace mirata all'individuazione ed all'allontanamento degli stranieri irregolari dal territorio nazionale.
Sul piano normativo, uno dei punti di maggiore novità, introdotto dalla nota legge n. 189 del 30 luglio 2002, così detta Fini-Bossi, è costituito proprio dalle misure per il contrasto dell'immigrazione clandestina via mare, che prevedono il concorso delle navi della Marina Militare per il fermo, l'ispezione ed il sequestro delle imbarcazioni di cui si sospetta il coinvolgimento nel trasporto illecito di migranti.
Con decreto interministeriale del 14 luglio 2003 sono state definite le modalità di intervento e di raccordo tra le navi della Marina militare e quelle in servizio di polizia.
È in atto, inoltre, un intenso lavoro sul piano internazionale, in sedi europee ed extra-europee, con tre obiettivi fondamentali.


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Il primo è quello di estendere e consolidare gli accordi bilaterali con i Paesi di origine e di transito dei maggiori flussi migratori.
Al momento sono in corso negoziati per la stipula di accordi di riammissione con 17 Stati; mentre vi sono intese ed una crescente cooperazione con i maggiori Paesi del Nord-Africa e dell'intera area mediterranea, tra i quali il Libano e la Siria.
Con alcuni Stati di origine o transito dei flussi migratori diretti verso l'Italia con i quali non esistono accordi di riammissione è stato possibile realizzare accordi di cooperazione e di polizia, che rendono egualmente possibili le operazioni di rimpatrio.
Pur non esistendo un accordo di riammissione con l'Egitto - per fare un esempio tra i più significativi - è stato possibile procedere regolarmente al rimpatrio di egiziani alla stregua di intese con le autorità di polizia di quel paese; inoltre, grazie a tale collaborazione, unitamente a quella con lo Sri Lanka, negli ultimi mesi si è azzerato il flusso di cittadini cingalesi diretti in Italia a bordo di navi che, entrate nel Mar Rosso attraverso il Golfo di Aden, raggiungevano il Mediterraneo attraversando il Canale di Suez.
Un secondo obiettivo è quello di pervenire ad una gestione integrata, a livello comunitario, delle frontiere terrestri, marittime ed aeree europee dell'Unione Europea allargata; su questo obiettivo va registrata una crescita del consenso sulle proposte della Presidenza italiana, come testimoniano le conclusioni del recente vertice europeo di Salonicco e del Consiglio europeo di Siviglia.
In questo ambito assume particolare rilevanza il progetto «Nettuno» per il pattugliamento congiunto del Mediterraneo centro-orientale, che vedrà direttamente impegnate unità italiane, tedesche, francesi, olandesi, del Regno Unito, greche, maltesi e cipriote.
La Presidenza italiana di turno dell'Unione Europea è fortemente impegnata, inoltre, ad estendere, a livello europeo, il modello di collaborazione positivamente avviato a livello bilaterale con i paesi di origine e transito dei maggiori flussi migratori; in questa ottica si sta lavorando all'obiettivo di giungere ad una rapida conclusione dei negoziati in corso per la sottoscrizione di accordi di riammissione comunitaria.
Durante il semestre di Presidenza italiana potranno essere portati a risultati importanti, inoltre, i lavori connessi all'adozione di provvedimenti normativi comunitari pendenti nei settori dell'asilo e dell'immigrazione, tra i quali sette direttive comunitarie attualmente all'esame dei competenti gruppi di lavoro.
L'impegno del Governo italiano sarà volto a rispettare le scadenze previste dal Consiglio europeo di Siviglia e, in particolare, a giungere entro l'anno all'adozione della direttiva per gli standard minimi per le procedure di concessione e revoca dello
status di rifugiato.
Infine, un terzo obiettivo di fondo è quello di sviluppare ogni possibile forma di contrasto delle organizzazioni criminali che sfruttano ed alimentano l'immigrazione clandestina, anche attraverso una più stretta collaborazione ed una disciplina giuridica più omogenea ed efficace a livello internazionale.
L'impegno su questo versante ha consentito, nel periodo dal 1o gennaio al 31 agosto dell'anno in corso, di trarre in arresto 56 scafisti e trafficanti di esseri umani, intercettati al momento degli sbarchi o individuati a seguito di indagini, e di sequestrare 124 natanti.
Nel 2002 gli arresti di scafisti e trasportatori di immigrati erano stati 277, pari al 38,5 per cento in più rispetto al 2001, nel quale erano stati 200.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MEDURI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi tempi si stanno verificando nel territorio del comune di Belvedere Marittimo (Cosenza) azioni legate alla criminalità organizzata che suscitano nella popolazione paura e preoccupazione alimentando un sentimento di sfiducia nei


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confronti delle Istituzioni tutte; droga, furti, due brutali omicidi è la fenomenologia criminale che si è manifestata nelle ultime settimane a Belvedere Marittimo -:
quali iniziative intenda adottare con la massima urgenza il Governo per rafforzare il controllo del territorio da parte dello Stato e potenziare la presenza delle forze dell'ordine al fine di contrastare adeguatamente la escalation di violenza portata dalla criminalità organizzata a danno della comunità di Belvedere Marittimo.
(4-07210)

Risposta. - Nel comune di Belvedere Marittimo (Cosenza), nel dicembre 2003, sono stati consumati due omicidi; per uno di questi i carabinieri della compagnia di Scalea hanno sottoposto a fermo un pluripregiudicato del luogo, arrestandone, successivamente, un secondo per favoreggiamento personale.
Sulla base degli elementi forniti dal comando generale dell'arma dei carabinieri, dal confronto dei dati relativi ai primi otto mesi del 2002 con quelli dell'analogo periodo di quest'anno, emerge che, nel comune di Belvedere Marittimo, è sostanzialmente stabile il numero dei delitti consumati ma è aumentato il numero dei delitti scoperti (sessantacinque nel 2002, ottantasei nel 2003) e delle persone arrestate (tre nel 2002, dieci nel 2003).
Nel territorio in argomento opera una stazione dei carabinieri che dispone di una forza effettiva di 12 militari, superiore di 2 unità alla previsione organica. L'attività di questo presidio è supportata dal nucleo operativo radiomobile.
È indubbio, peraltro, che a Belvedere Marittimo, così come in altre zone del cosentino, esista un
humus criminale radicato che richiede una costante attenzione istituzionale ed una decisa azione di contrasto.
Il ministero dell'interno è pienamente consapevole che i mutati scenari socio-economici del territorio rendono comunque non più adeguate le dotazioni attuali di personale delle forze di polizia, anche se in linea con le previsioni organiche o addirittura superiori a queste ultime. A tali esigenze di potenziamento si sta rispondendo con la gradualità imposta dai limiti delle risorse disponibili, obiettivamente insufficienti, e dalle concomitanti, analoghe esigenze di personale dei presidi di numerose altre realtà territoriali.
In prospettiva il Governo sta operando concretamente per risolvere il problema delle carenze di organico di molti uffici e reparti delle forze dell'ordine, con l'avvio di un rilevante programma di potenziamento.
In particolare, nell'ambito delle autorizzazioni alle assunzioni di personale nella pubblica amministrazione per l'anno in corso, previste dalla legge finanziaria per il 2003, con decreto del Presidente della Repubblica del 31 luglio è stata autorizzata l'assunzione di 1465 operatori per la polizia di Stato e di 1435 per l'arma dei carabinieri (oltre a 882 unità per la guardia di finanza, 120 per la polizia penitenziaria e 88 per il corpo forestale dello Stato).
Per quanto concerne la polizia di Stato, va sottolineato che il decreto-legge n. 253 del 10 settembre 2003, ha previsto il reclutamento, attraverso procedure accelerate, di ulteriori mille agenti.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MELANDRI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'economia, con decreto del 21 novembre 2002 ha trasferito alla società SCIP immobili appartenenti agli Enti Previdenziali e allo Stato, nell'ambito della operazione di cartolarizzazione avviata con legge n. 410 del 2001;
molti di questi immobili ricadono nel territorio della città di Roma;
la distinzione esistente, nell'ambito di questa operazione, tra immobili considerati «di pregio» e «non di pregio» va fatta risalire all'articolo 3 della predetta legge n. 410 del 2001 che ha riconosciuto solo ed esclusivamente ai titolari di contratto di locazione degli immobili considerati «non


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di pregio» la possibilità di usufruire di uno sconto pari al 30 per cento sul prezzo di vendita dell'alloggio;
la legge n. 410 del 2001 ha, quindi, posto delle sostanziali differenze di trattamento tra inquilini degli immobili previdenziali fondandosi, nella distinzione tra immobili «di pregio» e «non di pregio», su generiche ed affrettate considerazioni;
risulta all'interrogante che nel giugno 2003 l'Agenzia del Territorio ha attribuito allo stabile di proprietà INPS sito a Roma, in Viale Parioli 47A e classificato «non di pregio» la valutazione di euro 3.700 a metro quadro, dandone formale comunicazione all'Ente proprietario che ha dato inizio agli adempimenti successivi previsti dalla procedura di cartolarizzazione degli immobili di proprietà degli Enti previdenziali;
sarebbero quindi intervenuti sul posto i tecnici della Società Romeo, incaricata della vendita, che hanno provveduto alla misurazione dei singoli appartamenti, nonché delle parti in comune, operazione propedeutica all'invio a ciascun inquilino della proposta di acquisto dell'appartamento condotto in affitto;
risulta all'interrogante che ai primi di giugno si è diffusa la notizia, successivamente confermata verbalmente da parte di un funzionario dell'INPS preposto agli adempimenti relativi alla vendita degli immobili, che l'Agenzia del Territorio aveva bloccato presso tutti gli Enti la procedura di vendita degli immobili situati nella zona dei Parioli, con l'intento di rivedere al rialzo la valutazione di partenza già comunicata con il chiaro intento di superare la «soglia» di euro 3.884 al metro quadro, attualmente stabilita per rendere un edificio «di pregio», e quindi, non soggetto allo sconto del 30 per cento del prezzo;
è doveroso aggiungere che allo stabile in questione, per il quale erano già iniziate le procedure di vendita nel 2001, interrotte per il sopravvenire delle nuove disposizioni legislative emanate dal Governo attualmente in carica, era stata attribuita dai tecnici dell'Istituto proprietario, in base alla vetustà dell'edificio e alla tipologia riconducibile a quelle di edilizia popolare, dell'epoca, una valutazione a metro quadro di lire 5.500.000 pari a euro 2.840;
va evidenziato, che gli inquilini dello stabile, definiti «VIP» da una superficiale campagna mediatica condotta da alcuni organi di stampa due anni fa, nella stragrande maggioranza sono, invece, pensionati, vedove di pensionati e lavoratori dipendenti; molti di essi abitano in questo stabile da oltre quaranta anni e, per accedere all'acquisto dell'appartamento condotto in affitto sulla base della precedente normativa, hanno costituito una cooperativa, con conseguenti, pesanti aggravi economici -:
se sono reali le voci secondo le quali la procedura di vendita avviata per l'immobile sito in Viale Parioli di cui sopra sia stata bloccata al fine di rivedere la valutazione del valore dell'immobile stesso in maniera tale da poterlo inserire nella categoria «di pregio» e, di conseguenza, non applicare lo sconto del 30 per cento al prezzo di vendita per gli attuali inquilini;
se non ritenga, più in generale, che le modalità con cui sta procedendo in tutta Italia e a Roma in particolare il piano di vendite di immobili sia molto pericoloso in ordine agli effetti sociali che esso può comportare. La mancata decurtazione del prezzo di vendita del 30 per cento nasce, infatti, nella presunzione di incontrare negli immobili che vengono classificati come «di pregio», inquilini dai redditi medio alti ed invece, nella realtà, si indirizza ad una stragrande maggioranza di inquilini dai redditi medio-bassi;
se non ritenga necessario, quindi, fornire certezze agli inquilini dell'immobile in questione.
(4-06838)

Risposta. - La classificazione come immobile di pregio, che deve realizzarsi in una fase precedente rispetto alla procedura di vendita, avviene, con decreto del Ministro


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dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, su proposta dell'Agenzia del territorio, così come disposto dall'articolo 3, comma 13, della legge n. 410 del 2001.
Il decreto interministeriale del 1o aprile 2003 ha individuato un primo lotto di immobili di pregio ricompresi nella seconda fase della cartolarizzazione (SCIP2).
Tali immobili sono tutti ubicati nei centri storici dei rispettivi comuni, e in quanto tali, soddisfano uno dei criteri per la definizione degli immobili di pregio (ubicazione nel centro storico).
L'immobile sito in Roma in viale Parioli, n. 47A, non essendo ubicato nel centro storico di Roma, non è rientrato tra gli immobili oggetto di questa prima analisi.
Pertanto, come riferito dall'Agenzia del territorio, è inesatta l'informazione assunta dalla S.V. sulla classificazione dello stesso immobile.
Al contrario, l'Agenzia del territorio ha effettuato la valutazione dell'immobile in questione, secondo quanto disposto dall'articolo 3, comma 7, della legge n. 410 del 2001, consegnando le perizie estimative all'ente gestore e consigliando lo stesso, considerata la zona di Roma in cui l'immobile ricade (notoriamente di elevata appetibilità sul mercato immobiliare), di non attivare la procedura di vendita delle unità immobiliari finché non si sia accertato se l'immobile soddisfa o meno ad uno degli altri criteri per la definizione degli immobili di pregio (immobili di valore storico artistico o soggetti a vincoli paesistici categoriali, abitazioni di lusso, immobili ubicati in zone nelle quali il valore unitario medio di mercato degli immobili è superiore del 70 per cento rispetto al valore di mercato medio rilevato nell'intero territorio comunale).
Conseguentemente, l'Agenzia del territorio non può procedere alle vendite degli immobili ubicati in Roma, zona Parioli, fintanto che non sia stata determinata la tipologia, di pregio o meno, dell'immobile di cui trattasi.
Quindi allo stato non corrisponde al vero la notizia secondo la quale l'Ente gestore starebbe operando in modo da modificare la precedente valutazione dello stesso immobile e, contemporaneamente, farlo rientrare tra quelli considerati di pregio.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.

MESSA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul Corriere della Sera del 27 novembre 2002 appare l'articolo «Sfida alle cosche per una spiaggia, Roma li lascia soli» dal quale si apprende che il sindaco di Rossano Calabro, Orazio Longo, di Alleanza nazionale, insieme alla giunta comunale ed all'intero consiglio comunale, sta conducendo una difficile e pericolosa battaglia contro l'abusivismo edilizio che ha devastato una parte della costa calabrese sullo Ionio;
le opere di demolizione dei manufatti, sotto la scorta dei vigili urbani, procederebbero con estrema difficoltà a causa di attentati e minacce che obbligherebbero il ricovero dell'unica ruspa, nottetempo, all'interno del cortile della locale stazione dei carabinieri;
il sindaco avrebbe riferito di essere stato minacciato e di sentirsi «un po' solo» in questa battaglia per la quale peraltro non ha ricevuto nessun contributo economico da parte della provincia, della regione e dello Stato -:
se quanto esposto nell'articolo risponda a verità;
in caso affermativo, quali iniziative concrete intenda adottare il Ministro interrogato per garantire la sicurezza al sindaco, all'amministrazione comunale ed ai vigili urbani nonché la tranquillità all'intera comunità di Rossano Calabro.
(4-04656)

Risposta. - Sulla base degli elementi forniti dal prefetto di Cosenza, si comunica che il fenomeno dell'abusivismo edilizio su demanio marittimo nel territorio di Rossano


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Calabro è da diversi anni attentamente monitorato e contrastato dalla Capitaneria di Porto di Crotone che ha provveduto, sin dai primi anni 1990 a notificare le relative ingiunzioni di demolizione ai proprietari delle unità immobiliari edificate illecitamente.
A causa del prolungato ritardo nel trasferimento, da parte del dicastero della marina mercantile, dei fondi necessari all'esecuzione forzosa delle demolizioni, l'amministrazione comunale, d'intesa con l'ufficio territoriale del Governo e gli altri organi interessati, ha avviato l'opera di demolizione soltanto nel 1999 con l'affidamento dei lavori ad una ditta specializzata.
L'azione di bonifica del comprensorio demaniale, che aveva portato il numero dei manufatti abbattuti o demoliti spontaneamente dai privati a circa 400, ha subito, peraltro, un'interruzione nel 2001 sia a seguito di alcuni atti intimidatori in danno della ditta incaricata dell'esecuzione dei lavori, sia per carenza di risorse finanziarie.
Avendo il comune acquistato una ruspa meccanica, dal 5 novembre 2002, è stato possibile riprendere le demolizioni; sono state così abbattute le nove residue villette abusive in Contrada Momena.
Il mezzo meccanico è stato custodito all'interno del parcheggio del comando compagnia dell'arma dei carabinieri di Rossano e sottoposto a particolare vigilanza da parte delle forze di polizia, anche a mezzo di pattuglie automontate in occasione degli spostamenti.
Il prefetto di Cosenza ha confermato che, l'11 novembre 2002, sono apparse sui muri di un fabbricato destinato alla demolizione alcune scritte di contenuto ingiurioso e minaccioso nei confronti del sindaco e del vice sindaco; in favore di detti amministratori sono state disposte, dal giorno successivo, adeguate misure di vigilanza alle rispettive abitazioni.
Le indagini non hanno consentito, allo stato, di individuare i responsabili delle intimidazioni.
Nel corso di successive sedute del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, su richiesta del sindaco, si è convenuto di dare avvio alle attività di demolizione in località Zolfara, dando priorità agli interventi sugli immobili situati su terreni di chiara natura demaniale.
Il prefetto ha riferito, infine, che, alla data del 23 ottobre scorso, sui sessanta fabbricati abusivi insistenti nella citata località, sono state eseguite otto demolizioni senza che si siano registrate turbative per l'ordine pubblico e la sicurezza personale di alcuno.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che la Commissione episcopale «Pace e Giustizia» della Chiesa cattolica cubana ha reso noto che 75 dissidenti sarebbero stati arrestati a partire dallo scorso 18 marzo in quanto accusati di «aver complottato» contro gli interessi nazionali;
tra gli arrestati si trovano giornalisti indipendenti e attivisti di diritti umani accusati di «attività sovversive» ma in realtà perseguitati unicamente per la loro dissidenza -:
quali iniziative diplomatiche si intendano assumere nei confronti del governo cubano al fine di ottenere celermente la scarcerazione da parte del regime comunista dei 75 dissidenti arrestati.
(4-05909)

Risposta. - Immediatamente dopo l'ondata di arresti e condanne che ha coinvolto 75 dissidenti cubani, l'ambasciata d'Italia a L'Avana ha espresso a nome del Governo una ferma protesta formale sull'accaduto. Successivamente, in data 14 aprile 2003 il segretario generale del ministero degli affari esteri, Ambasciatore Giuseppe Baldocci, incaricato dal Ministro, ha convocato l'Ambasciatore di Cuba a Roma, Maria de Los Angeles Florez Prida, per esprimerle il disappunto, la preoccupazione e la riprovazione del Governo italiano nei confronti degli eventi in parola.
Nel corso dei colloqui l'ambasciatore Baldocci ha in particolare sottolineato


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come l'elevato numero di persone coinvolte e il carattere sommario dei processi abbiano destato notevole impressione in Italia e in Europa, alimentando forti perplessità sul rispetto dei diritti umani a Cuba e rischiando di compromettere il dialogo politico fra l'UE e l'Isola caraibica.
Nei mesi successivi agli eventi, non è mancato il costante interessamento dell'ambasciata italiana rispetto alle condizioni di salute dei dissidenti arrestati e sono stati compiuti dei passi presso le Autorità cubane competenti in favore dei casi più preoccupanti.
Infine, per dare un segnale chiaro e inequivocabile alla controparte cubana, e in seguito all'approvazione della mozione «La Russa e altri» nella seduta del 29 aprile 2003 della Commissione affari esteri della Camera dei deputati, è stata decisa la sospensione di tutti i programmi di cooperazione allo sviluppo con Cuba, sia quelli sul canale bilaterale, sia quelli sul canale multilaterale, ad eccezione degli interventi di emergenza umanitaria.
L'Italia non ha mancato di dare forte impulso alle iniziative assunte in sede comunitaria e nell'ambito della Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, riunita a Ginevra nella sua 59a sessione annuale proprio nei giorni in cui a Cuba si verificava il noto irrigidimento del regime.
In particolare, in data 17 aprile la commissione ginevrina ha adottato una risoluzione nei confronti di Cuba, promossa da Costa Rica, Nicaragua, Perù e Uruguay, che l'Italia ha co-sponsorizzato ma che non ha potuto votare non facendo parte dei 53 membri della commissione. Tuttavia, questa risoluzione non presenta un carattere di dura condanna contro l'isola caraibica e soprattutto non contiene alcun riferimento ai drammatici avvenimenti di quei giorni. Proprio per queste mancanze, l'Unione Europea, su specifica richiesta italiana e di altri partner, in una dichiarazione letta dalla Presidenza greca si è rammaricata che il testo in questione non riflettesse in maniera adeguata la situazione dei diritti umani nell'isola caraibica. Nella stessa dichiarazione l'UE ha condannato senza mezzi termini le tre esecuzioni capitali che hanno interrotto la moratoria
de facto sulla pena di morte che Cuba aveva applicato negli ultimi tre anni.
Si possono inoltre ricordare i passi compiuti dall'Italia come membro della Troika comunitaria, insieme alla Grecia e alla Commissione UE. Infatti, oltre agli interventi compiuti nel mese di aprile, in data 5 giugno 2003, la Troika ha inviato alle autorità cubane, che si sono rifiutate di riceverla, una Nota Verbale, il cui contenuto è stato comunicato agli organi di informazione internazionali. Fra l'altro, nella Nota si legge: «L'Unione Europea, fortemente preoccupata per la continua flagrante violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali dei membri dell'opposizione cubana e di giornalisti indipendenti, privati della loro libertà per aver espresso liberamente le loro opinioni, richiama ancora una volta le autorità cubane a rilasciare immediatamente tutti i prigionieri politici». L'UE, inoltre, in seguito alle preoccupanti informazioni circa le precarie condizioni di detenzione dei prigionieri affetti da gravi problemi di salute, fa appello alle Autorità cubane affinché evitino ai prigionieri sofferenze inutili e affinché non siano esposti a trattamenti inumani e degradanti.
Di fronte all'attuale situazione, l'UE ha deciso all'unanimità di limitare le visite bilaterali di alto livello; di ridurre il profilo delle manifestazioni culturali organizzate nel Paese; di estendere gli inviti alle cerimonie in occasione delle feste nazionali ai membri della dissidenza cubana; di procedere ad una rivalutazione della «Posizione Comune» dell'UE nei confronti di Cuba.
Durante la riunione del CAGRE (Consiglio Affari Generali - Relazioni Esterne) che si è tenuto il 16 giugno a Lussemburgo, i Ministri degli esteri dell'Unione Europea hanno ribadito le misure politico-diplomatiche enunciate nella dichiarazione dell'UE inviata al governo cubano il 5 giugno 2003.
A seguito delle manifestazioni di protesta orchestrate dal regime cubano contro l'ambasciata italiana a L'Avana e contro l'ambasciata di Spagna, i Ministri degli esteri dell'Unione Europea hanno definito il comportamento delle Autorità cubane come


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«inaccettabile» e hanno ribadito che «l'Unione continuerà a controllare la situazione nel Paese e in particolare quella dei cittadini cubani che sono impegnati in un'opposizione politica pacifica». Forte preoccupazione è stata espressa per il «serio deterioramento della situazione dei diritti umani», auspicando che l'attuale monitoraggio possa continuare. Infine, nelle conclusioni del CAGRE sui rapporti con il Paese caraibico, è stato precisato che «tutti i detenuti per ragioni politiche dovrebbero essere rilasciati immediatamente».
La condanna del regime cubano espressa dal Consiglio, non ha coinvolto la popolazione cubana, verso la quale sono state pronunciate parole di solidarietà e che rimarrà destinataria degli aiuti umanitari e di emergenza di cui ha bisogno.
Tale impostazione politica elaborata nel CAGRE di Lussemburgo è stata confermata dal Consiglio Europeo di Salonicco, il 20 e 21 giugno 2003 a chiusura della Presidenza greca.
Infine, durante il CAGRE del 21 luglio 2003 si è giunti alla XIII valutazione della Posizione Comune dell'UE su Cuba, in anticipo rispetto a quanto era stato deciso lo scorso dicembre sotto Presidenza danese. Nella Posizione Comune si invitano le autorità cubane a rilasciare immediatamente tutti i prigionieri politici e si ribadisce l'appello affinché i detenuti non siano sottoposti a sofferenze, né a trattamenti inumani.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di Dasà è un piccolo centro delle serre in provincia di Vibo Valentia;
da più tempo il paese è costretto a vivere nella paura, a causa di quotidiani atti intimidatori perpetrati ai danni dei cittadini da parte della criminalità organizzata;
il 16 luglio 2003 è stato perpetrato l'ennesimo atto intimidatorio nella centrale via Aldo Moro, ai danni del signor Salvatore Turcarolo, piccolo imprenditore agricolo, che nel periodo estivo gestisce un negozio di alimentari in una località turistica del lametino -:
quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di rafforzare i controlli delle forze dell'ordine nel piccolo centro di Dasà.
(4-07028)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in argomento, si fa presente che, sulla base degli elementi forniti dal prefetto di Vibo Valentia, durante la notte del 16 luglio 2003, a Dasà, ignoti hanno fatto esplodere un ordigno rudimentale nei pressi dell'abitazione del signor Salvatore Turcarolo, agricoltore e gestore stagionale di un negozio di generi alimentari ubicato all'interno di un villaggio turistico di Nocera Torinese (Catanzaro), provocando danni alla porta d'ingresso e ad alcuni infissi. In relazione all'episodio criminoso la vittima ha riferito di non avere ricevuto minacce o richieste di alcun genere.
Sull'episodio delittuoso sono tuttora in corso indagini da parte dell'Arma dei carabinieri. Nell'ambito di servizi di controllo del territorio è stata predisposta un'assidua vigilanza dell'abitazione del signor Turcarolo.
Il comando generale dell'Arma dei Carabinieri, con riguardo all'andamento della delittuosità, ha comunicato che nel primo semestre del 2003 nel comune di Dasà si sono verificati, complessivamente, 11 delitti (19 nello stesso periodo del 2002), per 4 dei quali sono stati identificati i responsabili, con il deferimento di 5 persone all'autorità giudiziaria.
Nella provincia di Vibo Valentia, peraltro, il numero di attentati dinamitardi o incendiari, spesso connessi ad intimidazioni e finalità estorsive, ha subito nel primo semestre dell'anno un sensibile incremento con 72 casi segnalati rispetto agli 11 dello stesso periodo dell'anno precedente.
Occorre, tuttavia, osservare che gli atti intimidatori e gli attentati, quale quello citato in premessa, non richiedono particolari capacità operative o sforzi organizzativi,


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né modalità e tempi di esecuzione che espongano a rilevanti rischi di essere individuati attraverso attività d'indagine; inoltre, possono rivolgersi verso un numero indeterminato ed incontrollabile di potenziali obiettivi. Sulla base di queste considerazioni occorre riconoscere l'obiettiva difficoltà per le forze di polizia sia di un'attività di prevenzione capace di impedire, in assoluto, il verificarsi di tali atti, sia di un'attività di repressione capace di individuare, in ogni caso, i responsabili degli episodi delittuosi.
In molti casi gli episodi denunciati sono stati e vengono esaminati dai comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, appositamente ed immediatamente convocati, che spesso decidono l'adozione di misure di protezione personale commisurate all'entità del rischio obiettivamente riscontrato.
Una rinnovata linea d'intervento delle Forze dell'Ordine, calibrata sulle specifiche emergenze criminali della provincia, è stata tracciata nel corso di un'apposita riunione tenutasi il 27 febbraio 2003 tra i competenti organismi centrali del Ministro dell'interno, le autorità provinciali di pubblica sicurezza e le forze di polizia locali. In quella sede è stato impresso un maggior impulso alle attività di controllo del territorio attraverso l'invio, a supporto delle risorse locali e per l'impiego in servizi mirati, di contingenti dei reparti prevenzione crimine della polizia di Stato (per un totale di 8 equipaggi), della compagnia intervento operativo dei carabinieri (con 25 unità) e di ulteriori rinforzi della compagnia speciale dei carabinieri di Vibo Valentia. L'ottimizzazione delle risorse umane è stata completata con l'assegnazione di 20 militari della stessa arma, a ripianamento degli organici dei Reparti territoriali della provincia.
Gli operatori complessivamente impiegati, compreso il contingente della guardia di finanza, sono 1.285 alla data del 31 maggio uscente, con un rapporto tra numero di abitanti per singolo operatore di polizia di 133, contro la media regionale che è di 179 abitanti e quella nazionale che è di 252.
L'intensificazione delle attività di contrasto da parte delle forze di polizia ha condotto, inoltre, nel primo semestre del corrente anno, a risultati significativi nella lotta alla criminalità, con un incremento rispetto al precedente anno delle persone denunciate (+ 6,90 per cento) e degli arrestati (+ 125 per cento).
Tra le operazioni di maggior rilievo condotte nei primi mesi dell'anno, il 7 gennaio 2003, personale della polizia di Stato ha dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dall'autorità giudiziaria, nei confronti di 21 persone appartenenti alla cosca «Anello», ritenute responsabili di danneggiamento, estorsioni, reati in materia d'armi ed omicidio. Il successivo 26 febbraio, nell'ambito dell'operazione «Sybaris», analogo provvedimento è stato adottato nei confronti di 31 persone, accusate di associazione a delinquere di tipo mafioso finalizzata al controllo ed allo sfruttamento delle risorse economiche, al traffico di stupefacenti, alle estorsioni, ai furti, danneggiamenti, attentati incendiari, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco.
Il 12 marzo sono stati tratti in arresto due pericolosi pregiudicati, Giacomo De Salvo affiliato al clan «Mancuso» ritenuto responsabile di tentato omicidio e Bruno Di Leo, per associazione di stampo mafioso.
Il 21 e 22 maggio, è stata data esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 persone ritenute responsabili di diversi reati comuni e tre pericolosi pregiudicati, affiliati alla cosca «Mancuso», ritenuti responsabili dei reati di associazione mafiosa, estorsione continuata ed aggravata, minacce, danneggiamenti ed altri delitti.
In ultimo, l'11 luglio, nell'ambito dell'operazione «Village 2», è stato arrestato un operatore turistico e sono stati sottoposti agli arresti domiciliari due pregiudicati per concorso in estorsione e danneggiamento aggravato ai danni di un'attività commerciale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.


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ANGELA NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la funzione pubblica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la perdita da parte di ACI ITALIA sin dal 1997 della posizione di gestore unico per il soccorso stradale ha comportato per la propria Società controllata ACI 116 una riduzione di personale per ben 259 unità, delle quali una parte in prepensionamento e la restante (n. 176) assorbita da ACI ITALIA a mezzo di selezioni di idoneità;
l'ACI 116, oggi ACI GLOBAL, in data 10 febbraio 2003 ha formalmente comunicato ex articoli 4 e 24 legge 223 del 1991 l'avvio di procedura di una ulteriore riduzione di personale per n. 171 unità (con la conseguente totale chiusura dei Centri Diretti per il soccorso nella viabilità ordinaria ed autostradale), appartenenti a diverse qualifiche professionali;
di dette 171 unità solo 30 lavoratori, al termine del periodo di mobilità, potranno essere collocati in pensione e, di conseguenza, ben 141 lavoratori verrebbero a trovarsi sul lastrico;
questi 141 dipendenti di ACI Global potrebbero essere riassorbiti dall'ACI ITALIA la cui pianta organica, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in data 6 settembre 1995, prevede nelle varie qualifiche una vacanza di oltre 500 posti;
per detto provvedimento di assunzione l'Erario non solo avrebbe a suo carico alcun onere, vivendo l'ACI Italia dei proventi delle proprie attività istituzionali, ma verrebbe addirittura a conseguire un notevole risparmio per la mancata corresponsione del finanziamento per la mobilità di cui alla legge n. 223 del 1991 -:
se non intendano perseguire la soluzione adottata nel 1998, cioè la riassunzione presso l'ACI ITALIA delle 141 unità lavorative, per evitare, altrimenti, che le spese relative delle indennità di mobilità prevista dalla citata legge n. 223 del 1991 debbano essere sostenute dallo Stato.
(4-07460)

Risposta. - Si osserva, in via preliminare, che le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI ITALIA della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI GLOBAL.
Come è noto, nel febbraio 2003, l'ACI GLOBAL ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.
Ciò detto, occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame, (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.


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OLIVIERI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'intellighenzia belga e il gotha della cultura di Bruxelles, tra cui artisti, scrittori, pittori, giornalisti e professori universitari, si sono mobilitati in difesa della professoressa trentina di Padergnone Sira Miori, direttrice dell'Istituto di cultura di Bruxelles a causa dell'improvvisa e non giustificata sostituzione;
tale carica è stata assegnata dal Ministro alla giornalista ex-direttrice del quotidiano L'Indipendente, vicino al centro-destra, Pia Luisa Bianco;
l'unica motivazione che avrebbe portato alla scelta della sostituzione della Miori sembra, come avrebbe dichiarato il sottosegretario agli esteri, Mario Baccini, è quella di aver ospitato a Bruxelles la presentazione dell'ultimo libro dell'ex procuratore di Palermo Giancarlo Caselli, dando motivo ed adito ad una serie di polemiche, tutt'oggi scottanti, nei confronti della giustizia italiana;
i quotidiani della capitale belga si sono schierati in difesa di Sira Miori, considerata una validissima professionista, ammirata per la sua simpatia ed impegno lavorativo: Le Soir il più importante quotidiano nazionale belga, avrebbe lanciato un proprio e vero appello, accusando il Governo italiano con parole durissime e usando parole di grande stima per Sira Miori;
le accuse rivolte dal giornale concernono la palese volontà del Governo di sostituire la Miori con una nuova direttrice che graviterebbe «nel giro di potere berlusconiano», la cui nomina sembrerebbe essere stata, secondo quanto riportato dal giornale, studiata e decisa da mesi;
ad avviso dell'interrogante sarebbe opportuno una riconsiderazione di tale scelta per evitare di peggiorare l'attività del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea, che in questa situazione non è certo risultata essere coerente e rispettosa delle altre collettività -:
se non ritenga necessario riconsiderare il vespaio e le polemiche di questi giorni, la sostituzione di Siria Miori, il cui lavoro non ha peccato in alcun motivo riprendere in visione tale caso e ascoltare l'opinione pubblica che in uno Stato democratico ha un grande e forte potere decisionale.
(4-06199)

Risposta. - L'opportunità di nominare presso l'Istituto italiano di cultura di Bruxelles un direttore ex articolo 14, comma 6, legge n. 401 del 1990 - individuato dall'onorevole Ministro degli affari esteri nella persona della dottoressa Pialuisa Bianco - è stata dettata da normali esigenze di servizio.
L'approssimarsi del semestre di Presidenza italiana dell'Unione Europea e del Festival Internazionale
Europalia, importanti scadenze che richiedevano la realizzazione di iniziative culturali di grande impegno, hanno fatto ritenere essenziale la presenza alla direzione dell'Istituto di cultura di Bruxelles di una personalità di rilievo che per esperienza e competenza riconosciute e per prestigio culturale fosse in grado di assicurare al nostro Paese la visibilità massima, tanto nel contesto europeo che internazionale, in occasioni senza alcun dubbio irripetibili.
L'avvicendamento della dottoressa Sira Miori, è stato deciso esclusivamente in ragione della necessità di raggiungere alcuni obiettivi che sono alla base dell'azione di ogni Istituto di cultura ma tanto più assumevano carattere di inderogabilità a Bruxelles, nelle circostanze sopra indicate.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

ONNIS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che è intendimento del Ministero procedere alla soppressione della stazione dei Carabinieri sita nel comune di Ballao;
l'originario parere contrario espresso dal Dipartimento di pubblica sicurezza è stato


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superato da una recente determinazione della predetta autorità che - su parere conforme del C.P.O.P.S. - ha sottolineato lo scarsissimo numero di reati e di denunce presentate nel corso dell'ultimo anno, nonché la notevole vicinanza (3 chilometri) del comune di Ballao dal comune di Armugia, sede di altra stazione dei Carabinieri;
peraltro, il benestare dato alla proposta di soppressione, per un verso, rivela profonde lacune conoscitive, atteso che la distanza tra i comuni di Ballao e di Armugia è di ben 11 chilometri e, per altro verso, trascura di considerare l'importante funzione di prevenzione e tutela della sicurezza pubblica svolta dalla caserma dei Carabinieri in un'area geografica che costituisce un punto di passaggio e di congiuntura tra la provincia di Cagliari ed il territorio nuorese dell'Ogliastra, tradizionalmente connotato da una notevole presenza criminale;
soltanto un'adeguata dislocazione del presidio di pubblica sicurezza consentirebbe un'efficace azione deterrente della criminalità e di soddisfare nel contempo le esigenze di tutela dell'intera collettività;
la permanenza della caserma dei Carabinieri presso il comune di Ballao rappresenta, pertanto, una necessità per la tutela di un territorio che costituisce un importante punto nevralgico, al confine tra le province di Cagliari e di Nuoro;
né può addursi a sostegno della proposta di soppressione l'esiguo numero di notizie di reato registrate nel territorio, giacché le due recenti rapine a mano armata perpetrate ai danni del Banco di Sardegna di Silius e dell'Ufficio Postale di Goni (due comuni nei quali manca una presenza dei Carabinieri), evidenziano piuttosto l'importanza della presenza della stazione dei Carabinieri;
la preoccupazione da parte della popolazione e delle istituzioni locali si fa d'altra parte sempre più forte, atteso che il provvedimento di chiusura della predetta Stazione è percepito come un pesante segnale di abbandono del territorio -:
se, considerate le gravi conseguenze che un provvedimento di soppressione determinerebbe, non ritenga di assumere le iniziative più idonee a garantire la permanenza della stazione dei Carabinieri presso il comune di Ballao.
(4-06216)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in agomento, si fa presente che la stazione carabinieri di Ballao (Cagliari) è stata ripiegata, dal 12 ottobre 1999, su quella limitrofa di Armungia a causa delle pessime condizioni igienico-sanitarie della Caserma, accertate dall'A.S.L. n. 8 di Cagliari.
Il comando generale dell'arma ha riferito che la decisione di sopprimere il presidio è stata determinata dal perdurare della precaria situazione logistica nonché dalla modesta attività operativa del reparto. Nell'aprile 2003, pertanto, è stato richiesto al ministero della difesa l'assenso per la soppressione, dandone notizia al dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell'interno.
Il provvedimento, adottato in un quadro di razionalizzazione del dispositivo territoriale dell'arma nella provincia di Cagliari, su espressa indicazione anche del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di quel capoluogo è stato accompagnato dal contestuale potenziamento con sei unità della stazione di Armungia, che assorbe il territorio comunale di Ballao (i due comuni, secondo le tabelle ufficiali ACI, distano 7 chilometri).
Il comando generale ha sottolineato come, di fatto, sia stata mantenuta inalterata l'efficienza operativa del dispositivo di controllo e prevenzione dell'area.
Relativamente alle due rapine perpetrate ai danni del Banco di Sardegna di Silius e dell'ufficio postale di Goni, il prefetto di Cagliari ha fatto presente che Silius ricade nella giurisdizione della stazione di San Basilio e Goni in quella di San Nicolò Gerrei, entrambe della compagnia di Dolianova; mentre Ballao e Armungia dipendono


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dalla compagnia di San Vito. Secondo quell'autorità provinciale di pubblica sicurezza, si tratta di episodi isolati in un territorio che presenta indici di delittuosità che, pur attestati su livelli di marginalità, sono leggermente superiori a quelli del comprensorio di Ballao e Armungia.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

PAPPATERRA e OLIVERIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 14 ed il 15 giugno 2003 si è consumato un attentato ai danni del sindaco di Malvito (Cosenza), Fulvio Callisto: infatti un ordigno potente ha danneggiato alcune auto e la facciata ed i vetri della villetta di campagna del primo cittadino;
si suppone che l'attentato nei confronti dell'abitazione del sindaco possa essere attribuito presumibilmente alla battaglia da lui condotta per la salvaguardia dell'ambiente, della intera Valle dell'Esaro;
nei mesi scorsi si sono verificati simili attentati sia contro il sindaco di Lungro, Vincenzo Iannuzzi (che ha sostenuto in prima linea la battaglia contro la centrale di Firmo), e del sindaco di Piane Crati, Michele Ambroggio (che si è battuto contro l'impianto rifiuti del Savuto), per fortuna senza irreparabili conseguenze;
questa escalation di criminalità, che preoccupa le istituzioni locali e i cittadini, per la loro sicurezza, richiede un immediato interessamento delle autorità nazionali preposte a tale compito;
le forti contrarietà di queste zone della provincia cosentina alla realizzazione degli impianti, sarebbero la causa scatenante dei numerosi atti vandalici accaduti negli ultimi mesi, e delle intimidazioni nei confronti dei tutori delle istituzioni locali, e arrecando forte disagio e preoccupazione per la sicurezza dell'intero territorio;
all'ultimo consiglio comunale che si è tenuto a Malvito, hanno partecipato anche alcuni parlamentari, consiglieri regionali e provinciali, sindaci e delegazioni delle autonomie calabresi, tutti per solidarizzare con l'intera comunità sia per cercare insieme una soluzione ai gravissimi fatti;
la decisione unanime è di combattere contro le illegalità e i soprusi, per ristabilire ordine e sicurezza salvaguardando innanzitutto l'ambiente -:
se il Ministro dell'interno intenda disporre un immediato incremento di forze dell'ordine sul territorio, per rendere subito concreto l'aiuto e prevenire così possibili futuri atti criminali;
in che modo al più presto i cittadini e l'intera comunità potranno essere rassicurati con una maggiore protezione del territorio cosentino, con il ristabilimento totale dell'ordine e della sicurezza.
(4-06656)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in argomento, si comunica che il 14 giugno 2003, a Malvito (Cosenza), ignoti hanno collocato e fatto esplodere, presso l'abitazione del Sindaco, Fulvio Callisto, un rudimentale ordigno che ha provocato danneggiamenti all'immobile e a due autovetture di proprietà della stessa vittima parcheggiate nelle vicinanze.
Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica di Cosenza e condotte dall'arma dei carabinieri, sono tuttora in corso.
Il gesto criminoso è stato oggetto, il successivo lunedì 16 giugno, di un'apposita riunione tecnica di coordinamento delle Forze di pulizia presso l'ufficio territoriale del Governo di Cosenza, che ha disposto la misura di protezione della vigilanza generica radiocollegata all'abitazione dell'amministratore, non potendosi escludere la riconducibilità dell'episodio delittuoso alla funzione pubblica svolta dalla vittima.
Il prefetto ha riferito, in proposito, che il sindaco, oltre ad avere manifestato il proprio dissenso alla costruzione di un impianto di preselezionamento di rifiuti solidi urbani nel limitrofo comune di Santa


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Maria Albanese, si era anche opposto alla realizzazione, nel comune di Malvito, di una struttura per la produzione di conglomerati bituminosi.
Ulteriori atti intimidatori sono stati perpetrati, nei giorni successivi, ai danni dello stesso sindaco (esplosione di due colpi di fucile da caccia nei pressi della sua abitazione, che hanno raggiunto e ferito il cane di sua proprietà) ed altri amministratori comunali (minacce telefoniche nei confronti del vice sindaco e di due assessori), nonché di due tecnici della società «Tornio Internazionale spa», appaltatrice dei lavori commissionati dalla Regione per il completamento della diga sul fiume Esaro (esplosione di alcuni colpi di arma da fuoco contro l'autovettura sulla quale viaggiavano).
A seguito dei suddetti episodi criminosi, il 15 luglio si è tenuta un'ulteriore riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia finalizzata, tra l'altro, all'esame delle problematiche di sicurezza connesse all'esecuzione dei menzionati lavori della diga dell'Esaro, insistente sull'ambito territoriale dei comuni di Malvito, Sant'Agata d'Esaro e San Sosti.
A seguito della riunione, alla quale hanno preso parte anche il procuratore generale della Repubblica presso la corte d'appello di Catanzaro, l'assessore regionale ai lavori pubblici e rappresentanti della società in parola, è stata disposta l'intensificazione delle misure di vigilanza nei confronti del sindaco di Malvito e presso gli accessi al cantiere della costruenda diga.
Per quanto riguarda gli atti intimidatori nei confronti dei Sindaci di Lungro, il 5 novembre 2002, e di Piane Crati, il 12 febbraio, le relative indagini, anch'esse condotte dall'arma dei carabinieri con il coordinamento dell'autorità giudiziaria, sono tuttora coperte da segreto istruttorio.
Il prefetto ha comunicato, al riguardo, che la problematica degli atti intimidatori in danno di amministratori pubblici, di cui si è effettivamente registrata, negli ultimi tempi, una recrudescenza, aveva formato oggetto d'approfondimento nell'ambito di una riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia svoltasi il 14 febbraio 2003 e nel corso di una riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica convocata nella medesima giornata.
È stato osservato in quella sede che le intimidazioni, consistite, generalmente, nel danneggiamento di autovetture (tagli di pneumatici, incendio, eccetera) ovvero in lettere o telefonate minatorie, senza dar luogo a vere e proprie aggressioni fisiche, sono da ricollegarsi verosimilmente all'adozione di provvedimenti amministrativi o, comunque, connessi alla funzione pubblica svolta dalle vittime.
Più in generale, si rileva che gli atti intimidatori, quale quelli citati in premessa, non richiedono particolari capacità operative o sforzi organizzativi, né modalità e tempi di esecuzione che espongano a rilevanti rischi di essere individuati attraverso attività d'indagine; inoltre, possono rivolgersi verso un numero indeterminato ed incontrollabile di potenziali obiettivi.
Sulla, base di queste considerazioni occorre riconoscere l'obiettiva difficoltà per le forze di polizia sia di un'attività di prevenzione capace di impedire, in assoluto, il verificarsi di tali atti, sia di un'attività di repressione capace di individuare, in ogni caso, i responsabili degli episodi delittuosi.
Il Governo non sottovaluta il significato di tali gesti e, in generale, di tutti gli atti di vandalismo o di intimidazione ai danni di amministratori locali, di titolari di funzioni pubbliche, di sedi di uffici pubblici o di partiti e forze politiche nonché dell'imprenditoria. Anche quando simili episodi non sono ascrivibili a gruppi organizzati essi sono comunque espressione di metodi violenti, che puntano a condizionare la normale dialettica democratica, il corretto svolgimento delle funzioni amministrative e la vita economica della comunità locale, potendo, inoltre, degenerare in più gravi atti di intolleranza.
In molti casi gli episodi denunciati sono stati e vengono esaminati da comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, appositamente ed immediatamente convocati, che spesso decidono l'adozione di misure


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di protezione personale commisurate all'entità del rischio obiettivamente riscontrato.
Per ciò che riguarda il dispositivo sul territorio della provincia di Cosenza, oltre alla questura sono operativi tre commissariati distaccati (Castrovillari, Rossano Calabro e Paola) ed un Posto fisso a Cetraro. L'arma dei carabinieri, oltre al comando provinciale, si articola in 9 compagnie e 91 stazioni. Il numero degli elementi complessivamente impiegati in compiti operativi assomma a 2.570 unità, suddiviso tra 789 operatori della polizia di Stato (a fronte dei 770 previsti in organico), 1.309 carabinieri (a fronte dei 1.274 previsti) e 472 militari della guardia di finanza (a fronte dei 454 previsti).
Peraltro, il ministero dell'interno è pienamente consapevole che i mutati scenari socio-economici della provincia, nella quale si registra una preoccupante crescita di alcuni indici della criminalità, rendono comunque non più adeguate le dotazioni attuali di personale delle forze di polizia, anche se in linea con le previsioni organiche o addirittura superiori a queste ultime. A tali esigenze di potenziamento si sta rispondendo con la gradualità imposta dai limiti delle risorse disponibili, obiettivamente insufficienti, e dalle concomitanti, analoghe esigenze di personale dei presidi di numerose altre realtà territoriali.
In prospettiva il Governo sta operando concretamente per risolvere il problema delle carenze di organico di molti uffici e reparti delle forze dell'ordine, con l'avvio di un rilevante programma di potenziamento.
In particolare, nell'ambito delle autorizzazioni alle assunzioni di personale nella pubblica amministrazione per l'anno in corso, previste dalla legge finanziaria per il 2003, con decreto del Presidente della Repubblica del 31 luglio è stata autorizzata l'assunzione di 1465 operatori per la polizia di Stato e di 1435 per l'arma dei carabinieri (oltre a 882 unità per la guardia di finanza, 120 per la polizia penitenziaria e 88 per il Corpo Forestale dello Stato).
Per quanto concerne la polizia di Stato, va sottolineato che il decreto-legge n. 253 del 10 settembre 2003, ha previsto il reclutamento, attraverso procedure accelerate, di ulteriori 1.000 agenti.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

PERROTTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la funzione pubblica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la perdita da parte di Aci Italia sin dal 1997 della posizione di gestore unico per il soccorso stradale ha comportato per la propria Società controllata Aci 116 una riduzione di personale per ben 259 unità, delle quali una parte in prepensionamento e la restante (n. 176) assorbita da Aci Italia a mezzo di selezioni di idoneità;
l'Aci 116, oggi Aci Global, in data 10 febbraio 2003 ha formalmente comunicato, ex articolo 4 e 24 della legge n. 223 del 1991 l'avvio di procedura di una ulteriore riduzione di personale per n. 171 unità (con la conseguente totale chiusura dei centri diretti per il soccorso nella viabilità ordinaria ed autostradale), appartenenti a diverse qualifiche professionali;
di dette 171 unità solo 30 lavoratori, al termine del periodo di mobilità, potranno essere collocati in pensione e, di conseguenza, ben 141 lavoratori verrebbero a trovarsi sul lastrico;
questi 141 dipendenti di Aci Global potrebbero essere riassorbiti dall'Aci Italia la cui pianta organica, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in data 6 settembre 1995, prevede nelle varie qualifiche una vacanza di oltre 500 posti;
per detto provvedimento di assunzione l'erario non solo non avrebbe a suo carico alcun onere, vivendo l'Aci Italia dei proventi delle proprie attività istituzionali, ma verrebbe addirittura a conseguire un notevole risparmio per la mancata corresponsione del finanziamento per la mobilità di cui alla legge n. 223 del 1991 -:


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se i Ministri interrogati non intendano perseguire la soluzione adottata nel 1998, cioè la riassunzione presso l'Aci Italia delle 141 unità lavorative, per evitare, altrimenti, che le spese relative alle indennità di mobilità prevista dalla citata legge n. 223 del 1991 debbano essere sostenute dallo Stato.
(4-07969)

Risposta. - Si osserva, in via preliminare, che le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI ITALIA della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI GLOBAL.
Come è noto, nel febbraio 2003, l'ACI GLOBAL ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.
Ciò detto, occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame, (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

PEZZELLA e TAGLIALATELA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 29 ottobre 2002 come riportato dal quotidiano il Mattino in cronaca locale, i vertici dell'Alenia aeronautica, hanno reso noto ai sindacati il provvedimento che prevede 10 giorni di cassa integrazione ordinaria per i circa 3000 lavoratori degli stabilimenti campani;
il provvedimento riguarderà circa 1800 dipendenti dell'impianto capofila di Pomigliano d'Arco, e degli stabilimenti di Nola, Casoria e Capodichino;
l'azienda nel comunicato predetto, ha denunciato un ingente calo di commesse, dovuto alla crisi che investe il settore sui mercati internazionali;
l'annuncio ha chiaramente creato preoccupazione tra gli impiegati dell'azienda timorosi che il provvedimento di cassa integrazione da temporaneo possa divenire definitivo;
gli stessi sindacati non hanno esitato ad esprimere i propri dubbi a riguardo, riproponendo la necessità d'interventi programmatici per il settore aeronautico -:
quali misure il Governo intenda intraprendere perché la situazione dell'Alenia non assuma gli stessi caratteri di drammaticità vissuti dalle maestranze della Fiat nei mesi scorsi.
(4-04326)

Risposta. - Dagli accertamenti effettuati dalla direzione provinciale del lavoro di Napoli è emerso quanto segue.
L'attacco terroristico dell'11 settembre 2001 e gli eventi bellici intervenuti successivamente hanno determinato una crisi congiunturale e generale dell'economia a


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livello mondiale che ha particolarmente interessato il mercato civile aeronautico.
Tutto ciò si è tradotto in una profonda crisi per le compagnie aeree, in particolare per quelle americane, con la conseguente riduzione degli aeromobili in esercizio, riduzione degli ordinativi di nuovi aerei, diluizione delle consegne e riduzione dei carichi di lavoro per i costruttori aeronautici e dell'indotto.
In questo quadro di crisi internazionale dalle notizie fornite dai responsabili aziendali è emerso che la società Alenia ha subito una riduzione dei carichi di lavoro a fine anno 2002 quantificabile nell'ordine del 25 per cento pari a circa 1 milione di ore di lavoro interne ed a circa 350 mila ore di lavoro per le aziende dell'indotto.
A causa di questa situazione di crisi l'azienda ha deciso di attivare le procedure per la messa in mobilità di n. 72 lavoratori (di cui n. 66 operai e n. 6 impiegati) in possesso dei requisiti soggettivi per il pensionamento di anzianità o di vecchiaia per l'erogazione dell'indennità di mobilità ex articolo 7 della legge n. 223/1991. La predetta procedura è stata formalizzata con l'accordo stipulato con le organizzazioni sindacali dei lavoratori in data 8 gennaio 2002 ed è stata espletata entro il mese di febbraio 2002.
Nonostante le difficoltà in cui si è venuto a trovare il settore aeronautico, la società Alenia non è stata interessata a procedura di CIGS mentre nel biennio 2001-2002 ha effettuato complessivamente n. 12 settimane, per n. 37 giornate lavorative, di CIGO.
Nel corso dell'anno 2002 e per i vari stabilimenti dell'area campana, l'azienda e le organizzazioni sindacali dei lavoratori che hanno sottoscritto i relativi verbali di accordo hanno convenuto, conformemente al disposto del vigente CCNL di categoria, di utilizzare tutti gli strumenti possibili al fine di limitare l'impatto della CIGO quali periodi di chiusura collettiva, utilizzo dei permessi aziendali retribuiti (PAR) e festività soppresse.
In merito al lavoro straordinario si precisa che, dalle notizie assunte e dagli atti esibiti in sede ispettiva, è emerso che il ricorso allo stesso è stato attuato nel rispetto della vigente normativa e che non si è proceduto ad effettuare prestazioni lavorative eccedenti il normale orario di lavoro nel corso dei periodi di cassa integrazione.
Si fa, altresì, presente che dagli accertamenti esperiti è emerso che in data 30 ottobre 2002 presso la sede dell'Unione degli Industriali della provincia di Napoli si è svolto un incontro tra i responsabili aziendali, i rappresentanti dell'Unione Industriali e le OO.SS. dei lavoratori al termine del quale è stato sottoscritto, con la sola eccezione della FIOM-CGIL, un verbale di accordo in cui le parti hanno convenuto sulla necessità di ricorrere ad un ulteriore periodo di C.I.G.O. ai sensi della legge 20.05.1975, n. 164, e successive modificazioni ed integrazioni, così come preannunciato dalla stessa azienda alle organizzazioni sindacali con lettera raccomandata del 7 ottobre 2002.
Il ricorso a questo ulteriore periodo di cassa integrazione è stato motivato dall'azienda attese le difficoltà in cui è incorso il settore del trasporto aereo, difficoltà che hanno determinato nel secondo semestre del 2001 anche un calo della produzione aeronautica e la flessione di tutte le commesse, con la conseguenza che l'Alenia Aeronautica ha dovuto necessariamente adeguare, seppure temporaneamente, i flussi produttivi degli stabilimenti di Pomigliano d'Arco, di Nola, di Casoria e di Napoli Capodichino.
Dal verbale di accordo si evince inoltre che le organizzazioni sindacali dei lavoratori, consapevoli delle difficoltà aziendali, ed avendo ricevuto assicurazione che al termine dei periodi di cassa integrazione tutto il personale sospeso sarebbe rientrato al lavoro, hanno espresso parere favorevole alla richiesta di CIG ordinaria, ad esclusione della FIOM CGIL.
Il provvedimento di cassa integrazione ha coinvolto tutto il personale (quadri, impiegati e operai) addetti alle attività produttive o a settori alle stesse connesse, ad esclusione dei dipendenti della Direzione Progettazione e della Task Force B 757 e A 380 ed è stato attuato nei giorni 4, 5, 6, 7, 8 e 18 novembre 2002. Ha interessato, complessivamente, n. 4.047 lavoratori - di


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cui n. 2.559 operai e n. 1.488 fra quadri ed impiegati - in forza presso i siti produttivi della provincia di Napoli.
Per quanto concerne poi la problematica del conferimento di alcune lavorazioni ad aziende terze si precisa che da anni l'Alenia si avvale di tali aziende che ormai sono classificabili quali fornitori storici di Alenia Aeronautica e rientrano nella categoria di aziende costituenti il normale indotto che gravita attorno alle grandi aziende industriali.
Nel corso del 2002 è stato delegato all'esterno il ciclo di attività necessario alla gestione delle forniture ed all'alimentazione diretta degli organi di collegamento per le linee di montaggio, la cosiddetta minuteria (particolari tipi di chiodi, bulloni, eccetera) detto anche
Service Provider.
Si fa presente infine che in data 3 marzo 2003 è stato raggiunto un accordo tra l'Alenia e tutte le organizzazioni sindacali dei lavoratori in base al quale da tale data, e comunque entro il 31 gennaio 2004, saranno posti in mobilità complessivamente n. 192 unità lavorative, individuate mediante i seguenti criteri di scelta: esigenze tecniche, organizzative, produttive e professionali necessarie, con specifica priorità nei confronti dei lavoratori in possesso dei requisiti per il pensionamento (anzianità o vecchiaia) per l'erogazione della pensione entro il periodo di vigenza dell'indennità di mobilità di cui all'articolo 7 della legge n. 223/91.
In sede di accordo sindacale si è convenuto, altresì, che per i lavoratori posti in mobilità ed a seguito della sottoscrizione di un verbale di conciliazione sindacale individuale ex articolo 411 codice procedura civile, sarà corrisposto un complemento di liquidazione pari al 50 per cento della differenza tra l'insieme degli elementi fissi della retribuzione annua lorda ed il trattamento di mobilità; qualora il risultato di tale calcolo risultasse inferiore ad un importo di euro 4.500,00 per anno, verrà comunque erogato tale importo minimo.
Inoltre l'azienda si è impegnata a riconoscere ai lavoratori che dichiareranno per iscritto la propria disponibilità ad accedere allo strumento della mobilità e che vi saranno collocati entro il 14 marzo 2003 un importo pari a euro 500,00 per il primo anno o frazione di anno, cui si aggiungeranno euro 200,00 dal secondo anno in avanti e per ogni anno di permanenza in mobilità; detto importo sarà riconosciuto in un'unica soluzione previa sottoscrizione del verbale di conciliazione ex articolo 411 codice procedura civile.
Si è convenuto altresì che, qualora durante il periodo di fruizione della mobilità, dovessero intervenire modifiche legislative in merito ai requisiti di anzianità anagrafici e contributivi indispensabili per ottenere il diritto alla pensione da parte del personale posto in mobilità, l'azienda si renderà disponibile ad un riesame individuale finalizzato al raggiungimento dei requisiti pensionistici, non escludendo il riassorbimento di detti lavoratori.
Con il predetto verbale di accordo, infine, le parti hanno convenuto che la situazione di crisi di mercato del settore aeronautico per gli anni 2003-2004 sarà gestita, fermo restando le attuali condizioni di mercato e di scenario, attraverso il ricorso ai seguenti ulteriori strumenti: applicazione degli strumenti contrattuali quali ad esempio residui ferie e permessi aziendali retribuiti (PAR), mobilità territoriale locale, dimissioni incentivate, mobilità, distacchi, prestiti fuori comprensorio in linea con le vigenti normative di legge e di contratto, ricorso ad eventuali iniziative di formazione e riqualificazione del personale, CIGO.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

PISTONE e BENVENUTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il legislatore, con il cosiddetto «Statuto del contribuente», di cui alla legge 27 luglio 2000, n. 212, ha pensato bene di tutelare il cittadino sul versante del fisco, attraverso l'introduzione della figura del «garante del contribuente», che, pur esistendo in tutte le regioni italiane da ora


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mai due anni, risulta a tutt'oggi un'istituzione ancora sconosciuta ai più;
il compito assegnato al «garante del contribuente» è verificare le irregolarità, le scorrettezza e le disfunzioni segnalate dai contribuenti in materia fiscale, interagendo con gli uffici e sostenendo le ragioni di chi reclama;
nel 2001 sono state 3.000 e nel 2002 pochissime decine di migliaia le istanze presentate in tutta Italia ai «garanti del contribuente»;
da un'indagine accuratamente svolta dall'associazione «Cittadinanzattiva» e dalla sua struttura dei «Procuratori dei cittadini» - che ha monitorato l'attività di 17 uffici dei garanti su 21 - per tali strutture, si evince che nel 47 per cento dei casi si registra carenza di attrezzature (in Molise, dopo quasi due anni dall'insediamento, l'Ufficio non dispone di fax, stampante, fotocopiatrice e collegamento internet; nella città di Catanzaro l'ufficio si trova in locali angusti e di cui nessuno conosce l'ubicazione; in tutta Italia, solo il 6 per cento degli uffici hanno l'accesso al «web») e nel 40 per cento di personale;
dalla suddetta indagine risulta che il 40 per cento dei «garanti» ammette che i cittadini non conoscono l'esistenza di questa istituzione e da un'ulteriore indagine, effettuata su un campione di 500 persone, appena il 3 per cento dichiara di conoscere il «garante» ed i poteri a lui attribuiti, mentre il 70 per cento ammette di non conoscerlo e il 16 per cento ne ha sentito parlare;
dalle relazioni semestrali dei «garanti» emerge che più frequenti sono i ricorsi avanzati dai cittadini per sollecitare mancati rimborsi, per attivare procedure di autotutela, per contenziosi su imposte locali (sono state 25 milioni le cartelle esattoriali pazze arrivate agli italiani dal 1998 ad oggi) e per problemi connessi al pagamento dell'Irpef, dell'Ici e dell'Iva;
su tali questioni il rischio di valutazione dei «garanti» diversifica da regione a regione: il garante del Veneto, ad esempio, si astiene dal pronunciarsi sui tributi locali, a differenza di quello del Piemonte -:
se non ritenga opportuno adoperarsi presso i soggetti interessati al fine di conferire attrezzature e personale adeguato a tali uffici, concedendo altresì poteri maggiormente incisivi ai «garanti», prevedere l'applicazione di un regolamento unico per le strutture e favorire la promozione di campagne informative opportune e consistenti per far conoscere meglio ai cittadini tale importante istituzione.
(4-07129)

Risposta. - Nell'interrogazione in argomento, si rappresenta l'opportunità di dotare gli Uffici del Garante del contribuente (figura istituita dalla legge 27 luglio 2000, n. 212, cosiddetto Statuto del contribuente) di personale e di maggiori strumenti di ausilio, nonché implementare il complesso dei poteri riconosciuti, favorire la promozione di campagne informative sull'attività del Garante ed, infine, prevedere l'applicazione di un regolamento unico che assicuri il funzionamento omogeneo dei vari organismi.
Per quanto attiene il conferimento di attrezzature e di personale adeguato a tali uffici, spetta alle direzioni regionali delle entrate, presso le quali il Garante del contribuente è costituito, l'onere di assicurare l'assistenza ed il supporto logistico necessario per l'adempimento delle funzioni tecniche e di segreteria, ai sensi dell'articolo 13, comma 5, della legge n. 212 del 2000.
Il successivo articolo 20 ha disposto uno stanziamento annuo di 6 miliardi delle vecchie lire, assegnate, per l'anno 2001, con decreto del Ministro del tesoro 29 dicembre 2000.
L'Agenzia delle entrate ha assicurato il funzionamento degli uffici del Garante sin dalla loro istituzione, mettendo a disposizione risorse finanziarie, umane e strumentali, compatibilmente con le proprie disponibilità di bilancio e con le oggettive necessità degli uffici in questione.
A parere della predetta Agenzia, i servizi di assistenza offerti ai contribuenti - telefonici,


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on line o direttamente negli uffici finanziari - hanno semplificato notevolmente il rapporto fisco-contribuente, come confermato dai risultati della customer satisfaction.
Relativamente all'istituzione ed all'attività svolta dal Garante del contribuente, il dipartimento per le politiche fiscali ha adottato alcune iniziative di comunicazione, tra cui la pubblicazione di un numero speciale della «Guida del contribuente» sullo statuto dei diritti del contribuente e sulla figura del Garante, distribuito presso gli uffici finanziari.
Inoltre, all'interno del sito Internet del dipartimento stesso, è stata aperta un'apposita sezione dedicata al Garante con l'indicazione dei compiti di tale organismo ed un elenco completo dei Garanti istituiti e dei relativi recapiti (indirizzi, numeri telefonici e di fax, nomi dei componenti il Garante).
Per quanto riguarda, infine, la richiesta di emanare un regolamento unico per individuare regole di procedura comuni, onde evitare che il contribuente sia garantito e tutelato in modo diverso da una regione all'altra, tale ipotesi non è contemplata dall'articolo 13 della legge n. 212 del 2000 che riconosce, invece, ai Garanti di cui trattasi poteri di autonomia in relazione ai compiti di tutela del contribuente.
Nell'ambito dell'esplicazione dell'autonomia riconosciuta dalla norma, i Garanti del contribuente hanno, infatti, emanato propri regolamenti di organizzazione.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.

RIZZO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la funzione pubblica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la perdita da parte di ACI ITALIA sin dal 1997 della posizione di gestore unico per il soccorso stradale ha comportato per la propria Società controllata ACI 116 una riduzione di personale per ben 259 unità, delle quali una parte in prepensionamento e la restante (n. 176) assorbita da ACI ITALIA a mezzo di selezioni di idoneità;
l'ACI 116, oggi ACI GLOBAL, in data 10 febbraio 2003 ha formalmente comunicato ex articolo 4 e 24 legge n. 223 del 1991 l'avvio di procedura di una ulteriore riduzione di personale per 171 unità (con la conseguente totale chiusura dei Centri diretti per il soccorso nella viabilità ordinaria ed autostradale), appartenenti a diverse qualifiche professionali;
di dette 171 unità solo 30 lavoratori, al termine del periodo di mobilità, potranno essere collocati in pensione e, di conseguenza, ben 141 lavoratori verrebbero a trovarsi sul lastrico;
questi 141 dipendenti di ACI GLOBAL potrebbero essere riassorbiti dall'ACI ITALIA la cui pianta organica, approvata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in data 6 settembre 1995, prevede nelle varie qualifiche una vacanza di oltre 500 posti;
per detto provvedimento di assunzione l'Erario non solo non avrebbe a suo carico alcun onere, vivendo l'ACI ITALIA dei proventi delle proprie attività istituzionali, ma verrebbe addirittura a conseguire un notevole risparmio per la mancata corresponsione del finanziamento per la mobilità di cui alla legge n. 223 del 1991 -:
se non intendano adottare le opportune iniziative per perseguire la soluzione adottata nel 1998, cioè la riassunzione presso l'ACI ITALIA delle 141 unità lavorative, per evitare, altrimenti, che le spese relative alle indennità di mobilità prevista dalla citata legge n. 223 del 1991 debbano essere sostenute dallo Stato.
(4-07445)

Risposta. - Si osserva, in via preliminare, che le questioni sollevate nella stessa traggono origine dalla perdita, fin dal 1997, da parte di ACI ITALIA della posizione di «gestore unico per il soccorso stradale», posizione gestita attraverso la propria società controllata ACI 116, oggi ACI GLOBAL.


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Come è noto, nel febbraio 2003 l'ACI GLOBAL ha avviato la procedura di mobilità relativa a 171 dipendenti in esubero. Tale procedura si è conclusa il 16 maggio 2003 con un verbale di accordo ed ha riguardato 130 lavoratori in esubero (41 unità a tale data hanno trovato una diversa collocazione all'interno dell'azienda). Tra questi 130 lavoratori vanno inseriti i lavoratori appartenenti ai settori lavorativi in fase di chiusura, individuati sulla base dei criteri stabiliti in sede di accordo.
Ciò detto, occorre precisare che già in sede di trattazione della vertenza è stata avanzata dalle organizzazioni sindacali la proposta di far confluire il personale in esubero nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia.
Al riguardo, si precisa che l'ACI Italia si è dichiarato non disponibile a tale soluzione, ostandovi il presupposto di un pubblico concorso necessario per entrare a far parte dei ruoli dello stesso ACI Italia.
Si ricorda, peraltro, che la norma con la quale si è provveduto in passato all'inquadramento nei ruoli dell'Automobile Club d'Italia di personale analogo a quello in esame, (articolo 46 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), è disposizione che riveste carattere di eccezionalità, destinata cioè ad esaurire i suoi effetti con la sua attuazione.
Allo stato attuale, pertanto, si ritiene che, per procedere nei termini prospettati nell'atto in esame, occorra un'apposita disposizione di legge che preveda le modalità per il passaggio nel pubblico impiego di personale con rapporto di diritto privato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

ROTUNDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
all'alba di oggi è stata fatta esplodere una bomba carta contro la cattedrale di Lecce e tale atto criminale è stato accompagnato da scritte sui muri con le quali si equipara il centro per immigrati Regina Pacis ai lager;
tali gravissimi atti non solo non vanno sottovalutati ma necessitano di una pronta ed immediata iniziativa unitaria sul terreno politico ed istituzionale e di una contestuale ferma azione da parte delle forze dell'ordine e della magistratura tesa ad assicurarne quanto prima alla giustizia gli autori;
tali atti sono particolarmente odiosi e da condannare senza appello perché colpiscono tra l'altro l'azione ed il lavoro dei volontari e degli operatori del Regina Pacis, dell'Arcivescovo Monsignor Ruppi e di Don Cesare Lodeserto, che in questi anni insieme alle altre strutture della provincia di Lecce, hanno realizzato la più straordinaria esperienza di accoglienza la cui opera ha avuto larga eco e diffusi riconoscimenti anche internazionali -:
quali iniziative urgenti e di natura preventiva intenda adottare il Governo per evitare il ripetersi di simili atti criminali e per tutelare e difendere la cattedrale di Lecce e gli altri luoghi di culto che sembrano essere diventati obiettivi simbolo da colpire e quali iniziative siano già state o verranno intraprese al fine di colpire con immediatezza gli autori e gli esecutori di tali atti eversivi.
(4-06581)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in argomento si fa presente che le indagini sull'incendio appiccato la mattina dell'11 giugno 2003 ad una porta secondaria di ingresso alla Cattedrale di Lecce non hanno ancora permesso di individuarne i responsabili.
L'incendio ha prodotto danni limitati, ma nelle intenzioni dei suoi autori doveva avere conseguenze più gravi, essendo stato rinvenuto anche un rudimentale ordigno, inesploso, costituito da un contenitore di vetro, chiuso da un tappo forato nella parte centrale, al cui interno erano contenuti chiodi, rondelle, un petardo avvolti in stracci imbevuti di gasolio.
Sul muro perimetrale della Cattedrale sono state rinvenute scritte minatorie nei confronti dell'arcivescovo di Lecce e del direttore del centro di permanenza temporanea «Regina Pacis» di San Foca, don


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Cesare Lodeserto, accusati di «detenere» gli immigrati in un «lager».
Nella stessa mattinata dell'11 giugno, l'episodio è stato oggetto di esame in sede di riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia; tenuto conto di precedenti ritrovamenti di analoghi volantini offensivi nei confronti delle stesse personalità, sembra plausibile ricondurre il gesto ad un'azione di gruppi estremisti di contestazione della normativa sull'immigrazione e della gestione, da parte della Chiesa, del centro di permanenza temporanea cui si è fatto cenno.
Nei confronti dell'arcivescovo di Lecce è stato attivato un servizio di tutela personale, assicurato a mesi alterni da personale della polizia di Stato e dell'arma dei carabinieri, ed è stato allertato il personale addetto alla scorta, già in atto, del direttore dello stesso centro.
È stato inoltre deciso di intensificare i dispositivi di vigilanza della stessa Cattedrale e piazza Duomo, prevedendo che, specie nelle ore notturne, le autopattuglie in servizio di controllo effettuino passaggi più frequenti, prestando particolare attenzione anche nelle vie e nei vicoli adiacenti; nelle ore diurne è stato disposto che la stessa area sia oggetto di vigilanza radiocollegata con l'impiego sia di autopattuglie che del servizio del «poliziotto e carabiniere di quartiere».
Inoltre, poiché né la Cattedrale, nè l'area circostante sono munite di apparati di video-sorveglianza, il prefetto di Lecce ha segnalato al sindaco di quella città l'opportunità di attivare sistemi di tal natura nei punti sensibili del centro cittadino, in collegamento con le sale operative delle forze di polizia; risulta che l'amministrazione comunale stia provvedendo in proposito, installando una serie di telecamere a circuito chiuso.
Infine, è stato allertato, per la possibilità di ulteriori atti dimostrativi nei confronti dello stesso centro «Regina Pacis», il personale dell'arma dei carabinieri preposto alla vigilanza della struttura.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

RUSSO SPENA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è notizia di questi giorni che il vice questore Adolfo Grauso, attuale dirigente del Commissariato di Lamezia Terme, passerà ad altro incarico dopo appena 14 mesi dal suo insediamento;
pare, che nella città di Lamezia Terme dal 1992 sono stati ben 6 i funzionari che si sono succeduti nella direzione del locale commissariato;
la nota situazione dell'ordine pubblico della città di Lamezia, dove con un ritmo impressionante si susseguono omicidi, attentati, intimidazioni, non giustifica il continuo avvicendamento dei dirigenti delle forze dell'ordine;
non è giustificabile il fatto che i suddetti dirigenti non hanno nemmeno il tempo per approfondire la conoscenza degli enormi problemi che riguardano il territorio che vengono puntualmente trasferiti;
questa prassi non fa altro che creare problemi di continuità nella conduzione del Commissariato con evidenti danni ad una efficace lotta alla criminalità organizzata;
in merito alla grave situazione che attraversa la città di Lamezia Terme, l'interrogante e l'onorevole Franco Giordano hanno già provveduto a presentare una interrogazione nel giugno del 2002;
nella suddetta interrogazione si poneva il problema del continuo avvicendamento dei dirigenti delle forze dell'ordine della suddetta città;
a tutt'oggi agli interroganti non è pervenuta nessuna risposta;
la nota situazione della città di Lamezia Terme ha bisogno di una attenzione maggiore al fine di produrre risultati concreti nella lotta per il rispetto della legalità;
tali vicende ingenerano impotenza, rassegnazione e sfiducia negli strati più deboli della società lametina e nei numerosi


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operatori economici, cittadini vittime dell'attività della criminalità organizzata -:
se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
a cosa sia dovuto il continuo avvicendamento dei dirigenti delle locali forze dell'ordine;
se non ritenga questa prassi, a quanto pare consolidata nella città di Lamezia, un ostacolo ad una efficace lotta alla criminalità organizzata;
cosa intenda fare affinché non si verifichino più tali episodi.
(4-06355)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in argomento, si fa presente che, effettivamente, dal 1992, sono stati avvicendati nell'incarico di dirigenti del commissariato distaccato di pubblica sicurezza di Lametia Terme sei diversi funzionari della polizia di Stato. Tali avvicendamenti, normalmente disposti dal dipartimento della pubblica sicurezza anche in altri contesti al fine di incrementare l'esperienza operativa e la professionalità dei funzionari interessati, non hanno diminuito l'efficacia della risposta istituzionale sul piano dell'azione di contrasto alla criminalità e dei risultati raggiunti, seppure in un contesto ambientale di particolare difficoltà per le forze di polizia.
L'affinamento dell'attività investigativa ha, infatti, permesso di conseguire risultati significativi, con l'arresto di diversi esponenti delle cosche locali e di varie persone responsabili di traffico di stupefacenti e di armi, di estorsione, di usura e di altri reati.
La squadra mobile di Catanzaro ha curato la redazione di un voluminoso rapporto di polizia giudiziaria che consente di individuare i moventi della gran parte dei fatti di sangue verificatisi nella zona e di delineare gli organigrammi delle cosche locali.
L'azione investigativa, oltre a portare nei primi giorni di settembre 2002 all'arresto di due pericolosi
killer della cosca Giampà, ha consentito, il 16 dicembre successivo, nell'ambito della nota operazione «Tabula rasa», che ha rivelato il ruolo chiave svolto nelle organizzazioni criminali da alcune donne imparentate con i capi clan, di dare esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 58 affiliati ai clan locali «Cerra-Torcasio», «Giampà», «Iannazzo» e «Pagliuso», nonché di notificare 61 avvisi di garanzia. Il tribunale del riesame di Catanzaro ha, peraltro, scarcerato, dall'inizio del corrente anno, 42 degli arrestati nei confronti dei quali è al vaglio l'irrogazione di misure di prevenzione personale e patrimoniale.
Ancora più recentemente sono state tratte in arresto, in esecuzione di provvedimenti restrittivi emessi dal G.I.P., alcune persone dedite al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina ed allo sfruttamento della prostituzione (15 febbraio), otto persone responsabili di riciclaggio di denaro «sporco» (21 marzo), nonché un affiliato alla cosca «Torcasio», ritenuto responsabile di estorsione aggravata, tentato furto aggravato, danneggiamento ed incendio in danno di un'impresa locale (8 aprile) e i pluripregiudicati fratelli Zagami, per detenzione illegale di armi e ricettazione (21 aprile).
Nell'ambito di ulteriori operazioni sono stati, inoltre rinvenuti circa 62 chilogrammi di cocaina trasportati su un autocarro, due pacchi contenenti 430 confezioni di medicinali anabolizzanti, una piantagione con 250 piante di
cannabis e, nel corso di una perquisizione di un fabbricato rurale, materiale sospetto che induce a ritenere il luogo utilizzato come covo per latitanti o per la preparazione di atti delittuosi.
Nel contesto ambientale descritto si è inserita l'inchiesta, originata da alcuni atti intimidatori in danno di amministratori locali e personalità politiche nazionali, in relazione alla quale il Ministro dell'interno ha provveduto, con decreto del 31 ottobre 2002, allo scioglimento del consiglio comunale di Lametia Terme per infiltrazioni mafiose.
L'azione di prevenzione e contrasto viene, di volta in volta, rimodulata secondo le esigenze di sicurezza pubblica nel lametino, sottoposte ad un costante monitoraggio da parte delle forze dell'ordine.
Dall'inizio del 2003, la strategia investigativa, che vede impegnata con il supporto del S.C.O. la squadra mobile della questura


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di Catanzaro ed è coordinata dalla direzione distrettuale antimafia, è rivolta a colpire i vertici delle cosche, attraverso una rivisitazione delle singole posizioni personali che possa anche prescindere dal reato associativo di stampo mafioso, ma anche la larga fascia di manovalanza criminale che consente ai capi delle 'ndrine di conservare il controllo del territorio.
Sul piano della prevenzione, è stato incrementato il numero di equipaggi di rinforzo che operano nei servizi di controllo territoriale accanto alle unità impiegate in via ordinaria. Tale attività è svolta, per quanto concerne la polizia di Stato, con l'ausilio di aliquote dei reparti prevenzione crimine, incrementate dallo scorso aprile di 6 contingenti, che operano con modalità di impiego flessibili finalizzate ad integrare il momento preventivo (pattugliamenti e vigilanza) con le iniziative info-investigative poste in essere dai competenti organismi territoriali. Dal 1o gennaio al 30 giugno 2003 le pattuglie dislocate nel territorio lametino sono state 301, pari ad una media giornaliera di 3/4 equipaggi.
Per prevenire il fenomeno della criminalità diffusa il commissariato di Lametia Terme ha intensificato i servizi di controllo con la collaborazione della polizia municipale lametina, rivolgendo particolare attenzione anche agli accampamenti di nomadi.
In ultimo, al fine di ottimizzare l'efficacia dell'azione di contrasto alla fenomenologia estorsiva, anche attraverso il coordinamento delle azioni investigative delle diverse forze di polizia, è operativo a Lametia Terme un gruppo di lavoro interforze, composto da personale della polizia di Stato, dell'arma dei carabinieri e della guardia di finanza, alle dirette dipendenze del locale procuratore della Repubblica.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

RUSSO SPENA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da circa due mesi, in Via Porziano 2 ad Arzano (Napoli), vivevano Mamadou Cissè della Guinea con la sorella Kadiatou, il cognato Ousmane Diaby e i nipoti, Fausta di 8 anni e Mamadou di 1 anno;
Mamadou Cissè era venuto a Napoli dalla sorella già l'anno scorso perché affetto da sindrome depressiva;
sentendosi guarito, era tornato a Treviso dove lavorava. Due mesi fa, ricaduto in depressione, era tornato dalla sorella. Non voleva né mangiare, né bere, né dormire, e di questo sono testimoni gli operatori dello sportello immigrati di Arzano che lo assistevano;
mangiava ogni tre giorni, se tutto andava bene, ma a volte rimaneva digiuno e senza bere per più di una settimana. Non voleva andare in ospedale, come molti malati di depressione, perché sosteneva di star bene;
dal 3 giugno 2003 dormiva con un coltello sotto il cuscino. Il 5 giugno, verso le 10,30, Kadiatou Cissè, la sorella, ha chiamato l'ambulanza per farlo ricoverare e si è sentita rispondere che doveva chiamare i carabinieri;
i carabinieri giunti a casa Cissè, sono andati vicino al letto del ragazzo e gli hanno chiesto il permesso di soggiorno, Mamadou Cissè si rifiuta di esibire i documenti, ma la sorella rassicura i carabinieri e si reca nella stanza attigua per prendere i documenti da esibire ai militi;
a questo punto la tragedia, mentre Kadiatou Cissè è intenta a prendere i documenti del fratello sente gli spari e, recatasi nella stanza da letto, vede il corpo senza vita del fratello;
la stampa riferisce che i carabinieri, aggrediti da Mamadou Cissè con il coltello che aveva sotto il cuscino, si sarebbero difesi sparando ed uccidendo Mamadou;
in casa Cissè al momento della tragedia sarebbe stata presente una donna italiana che accudiva i bambini durante le ore di lavoro. Testimone di quanto accaduto, ha riferito che Mamadou avrebbe sì minacciato con il coltello i carabinieri, in preda ad una crisi d'ansia, ma che tale


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minaccia non sarebbe stata tale da comportare l'uso delle armi e il tragico evento della morte;
la famiglia Cissè è intenzionata a percorrere le vie legali nei confronti dell'ASL per omissione di soccorso e per non aver provveduto ad erogare la prestazione sanitaria dovuta -:
quali azioni il Ministro dell'interno voglia intraprendere nel caso in cui si verificassero colpe gravi nella condotta dei militari;
quali elementi di formazione vengono dati e quali regole indicate a militari che devono svolgere una funzione anche psicologica, non certo solo di controllo e repressione.
(4-06587)

Risposta. - Il 5 giugno 2003, su disposizione della centrale operativa della tenenza dell'Arma dei carabinieri di Arzano (Napoli), una pattuglia composta da due militari di quel reparto interveniva nell'abitazione di Cissè Kadioatori, ove il fratello di quest'ultima, Cissè Mohamed Khaira, in preda a crisi depressiva, minacciava con un coltello i suoi familiari ed un'amica di famiglia, che aveva richiesto l'intervento al «112».
I militari dell'arma giunti sul posto, apprendevano dai familiari che il congiunto era in un grave stato depressivo da oltre un mese e trascorreva gran parte della giornata a letto, minacciando con un coltello chiunque si avvicinasse per assisterlo.
Per poter procedere all'identificazione, i militari invitavano i cittadini extracomunitari ad esibire i documenti corredati del permesso di soggiorno ed esortavano più volte il signor Cissè Mohamed Khaira ad alzarsi dal letto quando questi, improvvisamente, si avventava contro uno dei militari con un coltello occultato nel letto.
Il militare aggredito, trovandosi chiuso in un angolo senza vie di fuga e temendo per la propria e l'altrui incolumità, reagiva sparando due colpi con la pistola d'ordinanza, che colpivano mortalmente lo straniero e marginalmente il collega.
La legittimità dell'operato del militare è attualmente al vaglio dell'autorità giudiziaria, la quale, nella circostanza, procedeva direttamente all'escussione dei testimoni, e al sequestro della pistola d'ordinanza e del coltello.
Ogni iniziativa di carattere disciplinare, a cura dei competenti organi dell'arma dei carabinieri, resta, pertanto, subordinata all'esito delle verifiche in corso da parte della magistratura, pur dovendosi evidenziare come l'episodio si sia verificato in un contesto di estrema criticità, caratterizzato da un'evoluzione improvvisa degli eventi e dall'esposizione a rischio di tutte le persone presenti.
Quanto allo specifico punto concernente la preparazione e la formazione professionale dei carabinieri, il comando generale dell'arma assicura che viene dedicata particolare attenzione all'attività formativa e all'aggiornamento di tutto il personale, in relazione agli specifici impieghi e alla progressione in carriera.
L'attività formativa di base, diversificata per le differenti categorie, prevede, tra l'altro, la trattazione di tematiche concernenti i procedimenti di azione nei servizi di istituto, le norme di comportamento operativo, il controllo delle persone sospette, la normativa sull'uso delle armi, nonché lo svolgimento di esercitazioni pratiche di tiro.
Tali argomenti vengono, successivamente, ripresi ed approfonditi durante periodici corsi di aggiornamento e qualificazione professionale, in occasione dei passaggi di grado o in relazione all'anzianità di servizio, nonché nell'ambito di altre attività didattiche, svolte periodicamente presso i reparti territoriali.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

RUSSO SPENA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione provinciale di Biella, d'intesa con il Circolo Arci «Cuba» di Borgo San Dalmazzo, ed in collaborazione con numerosi comuni del territorio


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provinciale, ha programmato un calendario di concerti con il gruppo cubano Enhorabuena;
il gruppo cubano Enhorabuena ha lavorato sin dal 1989, anno della sua costituzione, sulle radici dei ritmi afro-cubani e sulla musica tradizionale campesinas, rappresentandone autorevoli autori come: Miguel Matamoros e Sindo Garay;
il gruppo è composto da otto artisti (sette uomini e una donna) tutti strumentisti e cantanti;
una parte dei proventi incassati dagli Enhorabuena sono destinati alla lotta contro il cancro nell'isola di Cuba ed all'acquisto di giochi per le scuole di bambini disabili;
l'assessorato alla cultura della provincia di Biella persegue da tempo l'obiettivo di diffondere nel territorio forme di espressioni musicali legate alla cultura ed alla tradizione italiana ed internazionale;
nel caso di specie l'iniziativa dell'amministrazione provinciale di Biella mette in primo piano i contenuti ed il significato dalla musica con i suoi risvolti di impegno sociale decisamente al di là degli aspetti strettamente commerciali;
è già stato previsto un ricco calendario di spettacoli organizzati dal 4 luglio al 10 agosto 2003 nei comuni di Tavigliano, Sordevolo, Gaglianico, Mosso, Viverone, Candelo, Masserano, Occhieppo Superiore, San Giovanni d'Andorno, Cossato e Callabiana;
l'amministrazione provinciale di Biella, in ragione di quanto sopra, ha assunto tutte le determinazioni e le deliberazioni del caso per assicurare la buona riuscita della attività del gruppo Enhorabuena;
risulta all'interrogante che, inopinatamente, l'Ambasciata Italiana stia negando i visti di ingresso in Italia sulla base della motivazione secondo cui il gruppo in realtà svolgerebbe i concerti a scopo di lucro, malgrado l'amministrazione provinciale di Biella abbia escluso tale ipotesi;
appare chiaramente inopportuno impedire è rendere difficoltoso l'ingresso in Italia di un gruppo di artisti il cui impegno è comunque rivolto anche al sociale per il finanziamento alla lotta contro il cancro e per l'aiuto al mondo dell'handicap;
è indispensabile ed urgentissimo intervenire affinché il gruppo Enhorabuena possa ottenere i visti necessari per poter entrare nel territorio nazionale -:
se non ritenga di assumere immediatamente contatti con l'ambasciata Italiana a Cuba al fine di rimuovere gli ostacoli che si frappongono al rilascio dei visti necessari per consentire l'ingresso degli artisti cubani del gruppo Enhorabuena nel territorio nazionale.
(4-06748)

Risposta. - L'ambasciata d'Italia a L'Avana, interpellata in merito alla questione dei visti del gruppo musicale cubano «Enhorabuena», ha informato di avere inizialmente richiesto ai componenti del gruppo musicale l'esibizione di contratti di lavoro nel campo dello spettacolo. Ciò non solo ai sensi della normativa vigente, ma anche alla luce del fatto che normalmente i concerti, anche a scopo di beneficenza, non vengono necessariamente eseguiti a titolo gratuito.
A seguito di ulteriori chiarimenti e segnalazioni, la documentazione prodotta è apparsa idonea per il rilascio dei visti d'ingresso rientranti nella tipologia dell'invito, ed essi risultano essere stati concessi il 7 luglio 2003.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

RUSSO SPENA. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
l'11 luglio 2003, il Ragioniere Generale dello Stato ha inviato una nota alla Procura regionale presso la Sezione Giurisdizionale per la Regione Lazio e al Ministro per le comunicazioni, in merito ad una problematica sollevata dall'ingegner Antonio Fadda, in servizio presso l'Istituto Superiore delle Comunicazioni e delle Tecnologie dell'In


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formazione, che con nota del 19 maggio 2003, denunciava una irregolarità commessa dall'Amministrazione del Ministero delle Comunicazioni, in ordine alla spettanza della retribuzione di risultato ai dirigenti applicati all'Istituto stesso, ai sensi dell'articolo 44, comma 3, del CCNL della Dirigenza dell'Area 1;
la nota recita testualmente:
«In proposito, si premette che la retribuzione di risultato costituisce la voce retributiva accessoria della dirigenza di 2 fascia che, unitamente alla retribuzione di posizione, è finanziata dall'apposito fondo istituito presso ciascuna amministrazione ai sensi dell'articolo 42 del citato CCNL.
Si rammenta, poi, che l'articolo 4 dell'anzidetto CCNL, rimette alla contrattazione collettiva integrativa a livello di ministero la definizione dei criteri generali per le modalità di determinazione dei valori retributivi collegati ai risultati ed al raggiungimento degli obiettivi assegnati nonché l'attuazione della disciplina concernente la retribuzione direttamente collegata ai risultati.
L'articolo 35, comma 3, prescrive, altresì, che le amministrazioni devono adottare preventivamente i criteri generali che informano i sistemi di valutazione della prestazione e delle competenze organizzative dei dirigenti nonché dei relativi risultati di gestione.
Dall'anzidetto complesso normativo emerge come nel caso di specie la previsione dell'articolo 44, comma 3, del CCNL, richiamata dall'ingegner Antonio Fadda, trova applicazione solo nel presupposto dell'attivazione di tutte le procedure previste dalle altre norme contrattuali ai fini della definizione degli obiettivi e della individuazione della misura della retribuzione di risultato, non essendo sufficiente allo scopo la semplice dichiarazione del responsabile della struttura con la quale si attesti che ai dirigenti è dovuta la retribuzione stessa sulla base di un giudizio di non demerito.» -:
quali iniziative intenda assumere atte a riparare l'irregolarità amministrativa, segnalata dal Ragioniere Generale dello Stato.
(4-07437)

Risposta. - Si ritiene opportuno premettere che l'Istituto superiore per le comunicazioni e le tecnologie dell'informazione, interessato in merito all'atto parlamentare in esame, ha riferito che, per quanto di conoscenza, la Ragioneria generale dello Stato non ha segnalato alcuna irregolarità amministrativa ed ha precisato che la materia esula dalle sue competenze. Il servizio di controllo interno del ministero, interrogato dal canto suo, non ha sollevato alcuna eccezione circa le modalità seguite relativamente all'attribuzione della retribuzione di risultato ai dirigenti applicati all'Istituto stesso.
A sua volta, la direzione generale per gli affari generali e per il personale ha significato che per liquidare la retribuzione di risultato per l'anno 2001 è stato raggiunto, in data 8 marzo 2002, un accordo fra la parte pubblica e le organizzazioni sindacali che prevedeva l'attribuzione di tale compenso sulla scorta di un giudizio di non demerito espresso dal dirigente generale preposto al centro di responsabilità cui il dirigente di seconda fascia è assegnato.
In applicazione del citato accordo il direttore dell'istituto superiore, unico responsabile di tale valutazione, con nota del 4 aprile 2002 comunicava il giudizio di non demerito relativo ad 8 dirigenti con esclusione dell'ingegnere Antonio Fadda. Pertanto, in ossequio a tale giudizio, la direzione generale per gli affari generali e per il personale non dava seguito al pagamento della retribuzione di risultato per l'anno 2001 all'ingegnere Antonio Fadda.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

SGOBIO. - Al Ministro per l'innovazione e le tecnologie, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i sindacati Cgil, Cida, Cisal e Falbi-Confsal hanno indetto per il 15 aprile 2003 uno sciopero del personale del «Centro


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tecnico e dell'Autorità per l'informatica nella pubblica amministrazione» (Aipa) destinate a confluire entrambe nell'Anit, l'agenzia nazionale per l'innovazione tecnologica, in fase di istituzione;
all'origine della protesta ci sono l'annosa vicenda relativa al regolamento dell'autorità che il personale attende da ben dieci anni, da quando cioè è stata istituita l'Autorità, e la definizione del contratto del personale del Centro Tecnico;
secondo i sindacati di categoria, infatti, il regolamento consentirebbe la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale ed eliminerebbe le sperequazioni retributive oggi esistenti tra i lavoratori, in quanto i dipendenti dell'Aipa o sono «comandati» da altre amministrazioni oppure sono stati assunti con contratti a tempo;
diversa è la situazione per il «Centro Tecnico» che è stato istituito successivamente e dove ci sono contratti a tempo indeterminato;
le organizzazioni sindacali criticano anche il progetto politico che vede la soppressione dei due enti e la nascita dell'agenzia che ha sinora prodotto soltanto la totale delegittimazione degli stessi enti, determinando condizioni di ulteriore incertezza nel personale;
se non ritengano opportuno adoperarsi, ciascuno per i propri ambiti di competenza, per dare risposte certe ai lavoratori, al fine di tutelarne la dignità e la professionalità, e realizzare nel concreto - ed in modo urgente - un intervento capace di portare a soluzione i problemi elencati in premessa e, purtroppo, tutti ancora irrisolti.
(4-06031)

Risposta. - Come è noto, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 9 agosto 2001, in qualità di Ministro per l'innovazione e le tecnologie sono stato delegato ad esercitare le funzioni spettanti al Presidente del Consiglio dei ministri nelle materie dell'innovazione tecnologica, dello sviluppo della Società dell'informazione, nonché delle connesse innovazioni per le amministrazioni pubbliche, i cittadini e le imprese, con particolare riferimento alle strutture, tecnologie e servizi di rete, allo sviluppo dell'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, della diffusione della cultura informatica e digitale, anche attraverso i raccordi con gli organismi internazionali e comunitari che agiscono nel settore. Sono altresì stato delegato ad esercitare le funzioni e i poteri spettanti al Presidente del Consiglio dei ministri concernenti l'AIPA (ora CNIPA) e, ai sensi dell'articolo 24, comma 4, della legge n. 20 340/00 (legge di semplificazione 1999), per la definizione e attuazione dei programmi di informatizzazione delle pubbliche amministrazioni, mi avvalgo del centro tecnico di cui al comma 19 dell'articolo 17 della legge 15 maggio 1997, n. 127, che è collocato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, in posizione di autonomia amministrativa e funzionale.
Per quanto riguarda il centro tecnico, il decreto legislativo approvato dal Consiglio dei ministri il 27 novembre 2003, recante modificazioni al decreto legislativo 303 del 1999, prevede che siano trasferiti al CNIPA i compiti, le funzioni e le attività esercitate dal centro tecnico, nonché le risorse, finanziarie, strumentali ed umane comunque in servizio. In sede di prima applicazione, il personale trasferito, il quale attualmente gode di un trattamento fissato con contratti individuali e dalle norme di diritto privato, mantiene lo stesso trattamento giuridico ed economico. La norma prevede altresì che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri vengano adottati regolamenti finalizzati al riordino organizzativo, di gestione e di funzionamento della nuova struttura.
È evidente che i provvedimenti e le norme citate, nonché l'intervenuta trasformazione dell'autorità per l'informatica nella pubblica amministrazione in Centro Nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (e quindi il venir meno in essa delle caratteristiche di autorità), riforma che, come già ricordato, è stata attuata ai sensi dell'articolo 176 del decreto legislativo n. 196/2003, rispondono all'esigenza di individuare nell'ambito del Governo


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il titolare della gestione politica del processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione, in grado di assicurare la necessaria efficacia e coerenza strategica alle varie iniziative al riguardo.
Il progetto di unificare il centro unico ed il CNIPA risponde quindi, in coerenza alle finalità sopra ricordate, all'esigenza di realizzare una efficace razionalizzazione delle strutture operanti nel settore dell'informatizzazione nella pubblica amministrazione, garantendo in tal modo maggiore efficienza, economicità e trasparenza all'azione amministrativa, nonché migliorando la qualità dei servizi ai cittadini e alle imprese ed assicurando il necessario ed organico supporto all'azione del Ministro.
Comprensibile e fisiologico, quindi, è un certo disorientamento del personale che appare connaturato a qualsiasi momento di transizione, in vista della riorganizzazione amministrativa e strutturale. Si assicura, comunque, che le problematiche relative alla situazione del personale del CNIPA, nel quale è già transitato quello dell'AIPA ed in cui confluirà quello del centro tecnico, sono tenute nella massima considerazione. In particolare, con i nuovi regolamenti che disciplineranno il rapporto di lavoro, il Governo intende dare risposta alle aspettative del personale sia del CNIPA che del centro tecnico consentendo la tanto auspicata stabilizzazione dei rapporti di lavoro in un'ottica di equità e perequazione delle posizioni giuridiche ed economiche e idoneo riconoscimento delle professionalità.
Il Ministro per l'innovazione e le tecnologie: Lucio Stanca.

ZACCHEO. - Al Ministro dell'interno. Per sapere - premesso che:
il tragico episodio relativo all'esplosione di un ordigno all'interno di un'auto, verificatosi ieri sul lungomare di Latina, che ha causato la morte di un esponente di una delle più note famiglie rom del luogo, unitamente al precedente ferimento a colpi di arma da fuoco avvenuto in pieno centro di Latina e probabilmente collegato al fatto dinamitardo, ripropone la necessità di mantenere alta la guardia e di assicurare un controllo più serrato del territorio al fine di garantire la tranquillità sociale;
ci sono fondati motivi per ritenere che siamo di fronte ad un innalzamento del tasso di criminalità nella provincia di Latina in particolare, per quanto attiene ai delitti di maggiore allarme sociale il dato più significativo è costituito, per la loro efferatezza, dal notevole aumento degli omicidi volontari;
la vacatio dei vertici della Procura di Latina dura da più di un anno e vi è inoltre la forte necessità di una immediata integrazione degli organici delle forze dell'ordine, affinché si possa fornire concreta e celere risposta ai problemi di ordine pubblico e sicurezza dell'intera provincia -:
quali provvedimenti intenda adottare ed in che tempi per garantire un tempestivo rafforzamento della presenza delle forze dell'ordine nel territorio della provincia pontina.
(4-06916)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in argomento, si comunica che il 9 luglio 2003, in località Capoportiere, sul lungomare di Latina, ignoti hanno fatto esplodere, con un ordigno, l'autovettura a bordo della quale si trovava il pregiudicato Ferdinando Di Silvio, appartenente ad una delle famiglie nomadi stanziali in quel capoluogo, dedite ad estorsioni, usura e spaccio di stupefacenti. Per le ferite riportate il Di Silvio decedeva subito dopo il suo arrivo in ospedale.
Il locale reparto operativo dell'arma dei carabinieri, con il supporto del raggruppamento investigazioni scientifiche di Roma, sta svolgendo le indagini per individuare autori e movente dell'atto criminoso.
Il precedente 21 giugno si è verificato un tentativo di omicidio del pregiudicato Luca Troiani, convivente di una delle sorelle del Di Silvio ed elemento di spicco della criminalità comune locale. Per tale delitto è stata emessa un'ordinanza di custodia cautelare


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a carico del pluripregiudicato Fabrizio Marchetto, nei cui confronti sono stati raccolti inconfutabili indizi di colpevolezza, supportati da riscontri e testimonianze, in ordine al gesto delittuoso. Sono in corso ulteriori indagini da parte della squadra mobile per accertare eventuali collegamenti tra i menzionati fatti criminosi.
A Latina, effettivamente, si registra la presenza di piccole formazioni delinquenziali autoctone dedite, perlopiù, ai reati contro il patrimonio ed allo spaccio di stupefacenti, nonché di elementi malavitosi provenienti dalla Sicilia (in specie legati a «Cosa nostra») e dalla Calabria, collegati ad imprenditori locali interessati, soprattutto, al settore degli appalti pubblici.
Nel medesimo territorio è stanziato, inoltre, un gruppo malavitoso di etnia nomade, attivo nelle estorsioni e nella pratica usuraria in danno di operatori commerciali locali, nonché nel traffico e nello spaccio di stupefacenti; attività illecite, queste ultime, contese ad un clan camorristico del vicino versante casertano.
Per quanto riguarda la provincia, nel sud-pontino (Formia, Fondi, Gaeta, Minturno, Cisterna di Latina, Terracina, SS. Cosma e Damiano, Castelforte) estendono la propria influenza, principalmente, nei settori agro-alimentare, ittico, industriale ed edilizio (in quest'ultimo mediante la creazione, ad esempio, di società finanziarie ed immobiliari) i sodalizi camorristici campani del napoletano, dell'
hinterland vesuviano e del casertano.
Alcuni personaggi legati alla 'ndrangheta sono presenti ad Aprilia, dove tentano di riciclare gli ingenti capitali provenienti dalla Calabria attraverso le numerose società ivi ubicate ed operanti nel settore delle telecomunicazioni, nonché con l'acquisto di estesi appezzamenti di terreno agricolo.
L'andamento della delittuosità, nell'intero ambito provinciale, ha fatto registrare nei primi sei mesi dell'anno un incremento pari al 5,74 per cento dei delitti denunciati, rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. I reati che risultano in particolare aumento sono le estorsioni (+ 33,33 per cento), gli incendi dolosi (+ 73,80 per cento) e gli scippi (+ 43,37 per cento), mentre in controtendenza risultano le rapine, con un decremento pari al 20,43 per cento (74 episodi, a fronte dei 93 dei primi sei mesi 2002).
Per completezza d'informazione il Prefetto di Latina ha riferito, peraltro, che i 9 omicidi commessi nell'ambito provinciale nell'ultimo triennio prima dell'attentato in questione, per i quali sono stati individuati tutti i responsabili, sono maturati nel contesto della delinquenza marginale, per conflitti familiari e di vicinato o per responsabilità di persone psico-labili.
A fronte della recrudescenza delle fenomenologie criminose in atto è stato dato il massimo impulso all'azione delle forze di polizia, tanto sul piano preventivo quanto su quello del contrasto.
Per i servizi di prevenzione generale la forza pubblica ordinariamente impiegata è stata supportata, all'occorrenza, da contingenti del reparto prevenzione crimine «Lazio» della polizia di Stato che ha impiegato, dal 1o gennaio al 31 luglio 2003 complessivamente 94 equipaggi per un totale di 282 unità. Per la tutela delle attività economiche a rischio è stato attivato, a Latina, un servizio di videosorveglianza anti-rapina collegato con le sale operative delle forze di polizia, cui sono connessi numerosi esercizi commerciali. Sul piano dell'azione di contrasto si osserva che, proseguendo il
trend positivo registrato nel 2002, i principali indici di riferimento fanno registrare valori in crescita nei risultati conseguiti. Nei primi sei mesi del corrente anno, infatti, si è proceduto all'arresto di 637 persone, tra le quali un pericoloso latitante, a fronte delle 524 dello stesso periodo dell'anno precedente. Anche per ciò che riguarda le denunce all'autorità giudiziaria, la flessione del -6,67 per cento nel numero dei deferiti per l'anno in corso va osservata nel raffronto con il 2002, nel corso del quale l'incremento dell'indice era risultato pari al + 94,74 per cento rispetto al 2001. Per il crescente interesse manifestato dalla criminalità organizzata nel settore dello smaltimento dei rifiuti, è stato inoltre


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avviato, nella provincia, un monitoraggio teso ad accertare la presenza di discariche abusive.
Per quanto attiene agli organici delle forze dell'ordine, la polizia di Stato presenta, alla data del 1o agosto uscente, una forza effettiva di 642 unità sulle 613 previste in organico, con un particolare esubero per il personale del ruolo degli Ispettori (186 sui 70 previsti). L'arma dei carabinieri, articolata in un comando provinciale da cui dipendono 5 compagnie e 35 stazioni, dispone di una forza effettiva di 715 unità, superiore di 81 militari rispetto alla forza organica.
Peraltro, il ministero dell'interno è pienamente consapevole che i mutati scenari socio-economici della provincia, nella quale si registra un preoccupante tentativo di infiltrazione della criminalità organizzata, rendono comunque non più adeguate le dotazioni attuali di personale delle forze di polizia, anche se in linea con le previsioni organiche o addirittura superiori a queste ultime. A tali esigenze di potenziamento si sta rispondendo con la gradualità imposta dai limiti delle risorse disponibili, obiettivamente insufficienti, e dalle concomitanti, analoghe esigenze di personale dei presidi di numerose altre realtà territoriali.
In prospettiva il Governo sta operando concretamente per risolvere il problema delle carenze di organico di molti uffici e reparti delle forze dell'ordine, con l'avvio di un rilevante programma di potenziamento.
In particolare, nell'ambito delle autorizzazioni alle assunzioni di personale nella pubblica amministrazione per l'anno in corso, previste dalla legge finanziaria per il 2003, con decreto del Presidente della Repubblica del 31 luglio è stata autorizzata l'assunzione di 1465 operatori per la polizia di Stato e di 1435 per l'arma dei carabinieri (oltre a 882 unità per la guardia di finanza, 120 per la polizia penitenziaria e 88 per il Corpo Forestale dello Stato).
Per quanto concerne la polizia di Stato, va sottolineato che il decreto-legge n. 253 del 10 settembre 2003, ha previsto il reclutamento, attraverso procedure accelerate, di ulteriori 1.000 agenti.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

ZANELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'edizione regionale del TG3 ha trasmesso, il 19 settembre 2003, una notizia secondo la quale il Palazzo del Consiglio della Regione Veneto è stato presidiato dalla prima mattina da ingenti forze di polizia in assetto antisommossa in attesa di presunte azioni di protesta da parte dei no-global;
il motivo della straordinaria mobilitazione di questi ultimi sarebbe stata la volontà di dare una risposta alle cariche subite la settimana scorsa a Monselice, in provincia di Padova, durante il violento sgombero di un centro sociale da parte della polizia su ordinanza del sindaco;
la presunta protesta da parte dei no-global non c'è stata -:
sulla base di quali informative i comandi della polizia e dei carabinieri abbiano disposto un ingente dispiegamento di forze attorno ad una istituzione pubblica creando nella cittadinanza allarme e preoccupazione, esasperando il clima e creando le condizioni per criminalizzare il dissenso sociale e politico.
(4-07453)

Risposta. - Si comunica che la decisione di predisporre un servizio di vigilanza agli accessi dell'edificio che ospita il consiglio della regione Veneto, in occasione della seduta del 19 settembre 2003, è stata assunta dal questore di Venezia al fine di prevenire contestazioni violente ed «a sorpresa» da parte di frange radicali del movimento antagonista della zona.
Infatti, nei giorni successivi allo sgombero del centro sociale
No War avvenuto il 9 dello stesso mese a Monselice (Padova) vi era un clima di particolare mobilitazione di tali gruppi, che faceva temere ulteriori iniziative nei confronti di sedi istituzionali.
In occasione di tale sgombero, aderenti al movimento dei «Disobbedienti» avevano


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invaso ed occupato per alcune ore la locale casa comunale, provocando tafferugli culminati col ferimento di un dimostrante e di dodici operatori delle forze dell'ordine.
Il 13 settembre, inoltre, nel corso di una manifestazione di protesta organizzata a Monselice dallo stesso movimento a seguito di tali incidenti, un gruppo di manifestanti ha occupato una ex sala cinematografica di proprietà privata.
Pertanto, i servizi di prevenzione predisposti dalla questura veneziana, svolti con modalità che non pare abbiano potuto creare turbative o allarmi nella cittadinanza, attenevano a responsabilità proprie dell'autorità provinciale di pubblica sicurezza e sembrano rispondere a motivazioni obiettive.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.