Allegato B
Seduta n. 411 del 22/1/2004

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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BATTAGLIA, GIACCO, DUCA e CAPITELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il ministero dell'istruzione, dell'università e ricerca con nota n. 3390 del 30 novembre 2001 ha modificato l'organizzazione dell'assistenza ai portatori di handicap, determinando notevoli disagi che colpiscono i comuni, le scuole, i ragazzi, le famiglie e gli assistenti, molti dei quali hanno perso il proprio lavoro o sono in procinto di perderlo;
viene imposta agli enti locali la gestione, di tale importante servizio, senza prevedere trasferimenti economici agli stessi;
la messa in discussione dell'integrazione scolastica dei disabili, in particolare gravi e psichici, rischia di creare nuovo disagio sociale scaricando tutti i limiti delle istituzioni sulle spalle delle famiglie già fortemente provate;
gli assistenti che hanno operato o stanno operando nel settore, in diversi comuni, hanno svolto per anni questo importante compito solo dopo aver sostenuto una preparazione formativa di grande rilievo, con alle spalle un corso selettivo di seicento ore, sono ora sostituiti o sono in procinto di esserlo, con gli operatori scolastici obbligati a frequentare un corso di preparazione di quaranta ore, con scarsa o nulla professionalità per l'assistenza all'handicap;
appare evidente che le direttive introdotte dal ministero arrecano danno a tutto il mondo della scuola, mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro, creando un crescente disagio ai giovani e giovanissimi portatori di handicap che vedono messa in discussione la qualità dell'integrazione;
quali iniziative intenda intraprendere affinché sia ripristinato nelle scuole il servizio di assistenza ai portatori di handicap, eliminando ogni forma di disagio per gli alunni e per le centinaia di assistenti che hanno perso o stanno perdendo il proprio posto di lavoro e quali finanziamenti intenda erogare ai comuni per salvaguardare il diritto all'assistenza agli alunni disabili che devono trovare nella scuola la reale opportunità di istruzione e di crescita personale.
(4-05952)

Risposta. - Questo Ministero con nota del 30 novembre 2001 ha fornito chiarimenti al riguardo, precisando che l'assistenza di base, che è parte fondamentale del processo di integrazione scolastica degli alunni disabili, compete alle istituzioni scolastiche mentre agli enti locali compete l'assistenza specialistica da svolgere con personale qualificato sia all'interno che all'esterno della scuola (protocollo d'intesa del 12 settembre 2000) come segmento delle più articolate assistenze all'autonomia e alle comunicazioni personali previste dall'articolo 13 comma 3 della legge 104 del 1992 a carico degli stessi Enti.
Si tratta di figure quali l'educatore professionale, l'assistente educativo, il traduttore


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del linguaggio dei segni o il personale paramedico e psico-sociale (proveniente dalle ASL) che svolgono assistenza specialistica nei casi di particolare deficit.
Nella stessa circolare è stato precisato anche che l'assistenza di base è attività interconnessa con quella educativa e didattica e che queste tre tipologie di azioni devono concorrere tutte insieme all'integrazione della persona disabile secondo un progetto unitario che vede coinvolti tutti gli operatori (dirigenti scolastici, docenti, collaboratori scolastici, genitore, tecnici della riabilitazione eccetera) in un unico disegno formativo e cioè nel piano educativo individualizzato. Quest'ultimo, a sua volta, si colloca all'interno del Piano dell'offerta formativa, che le scuole dell'autonomia sono chiamate a redigere e nel quale sono indicati i criteri e le modalità organizzative dell'intero servizio formativo che ciascuna istituzione intende attuare anche in relazione alle varie e diversificate esigenze degli alunni e delle famiglie.
Considerata la delicatezza dei compiti connessi all'assistenza degli alunni disabili, che gli ultimi contratti collettivi nazionali di lavoro del comparto scuola hanno assegnato ai collaboratori scolastici, sono stati previsti corsi di formazione. I collaboratori scolastici provenienti dagli enti locali, oggi alle dipendenze dello Stato, hanno potuto far valere titoli di corsi di formazione già frequentati.
Con la stessa nota, sono state ripartite tra gli Uffici scolastici regionali le risorse finanziarie (lire 1.461.365.000-) per la formazione dei collaboratori scolastici all'assistenza di base agli alunni in situazione di handicap.
Sono stati, quindi, organizzati, a livello territoriale, i corsi formativi - secondo quanto previsto dal CCNI 1998-2001, articolo 46 - che consentissero a ciascuna istituzione scolastica autonoma di dotarsi di un gruppo di collaboratori scolastici idonei ad assolvere le mansioni previste.
Considerato che la stipula di accordi di programma o di intese ha lo scopo di migliorare la qualità del servizio, il Ministero, nell'assegnare i fondi destinati agli interventi a favore dell'integrazione scolastica - circolare ministeriale n. 139 del 13 settembre 2001, nota n. 186 del 30 aprile 2002, la circolare ministeriale n. 81 del 17 luglio 2002 e da ultimo la circolare ministeriale n. 60 del 16 luglio 2003 - ha sostenuto, con parte delle somme, la nascita e il potenziamento di centri territoriali, consolidando un'esperienza di rete, che vede compartecipi diversi soggetti istituzionali.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

BOCCIA. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
con l'articolo 86 della legge finanziaria n. 289 del 2002 sono state adottate le norme per il completamento delle opere in via di realizzazione ai sensi della legge n. 219 del 1981 -:
quali siano i tempi previsti per l'adozione dei conseguenti provvedimenti ministeriali.
(4-06515)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione parlamentare in discorso, si comunica che il comma 2 dell'articolo 86, della legge n. 289 del 2002 (legge finanziaria 2003) ha previsto la revoca delle concessioni per la realizzazione di opere di viabilità finanziate ai sensi della legge 219 del 1981 i cui lavori alla data del 31 dicembre 2001 non abbiano conseguito significativi avanzamenti da almeno tre anni.
Dopo le necessarie verifiche, in ordine alla sussistenza delle condizioni previste dalla citata legge, si è ritenuto necessario acquisire uno specifico parere presso gli organi consultivi dell'Amministrazione, considerata la particolare natura e delicatezza dell'argomento e tenuto conto del contenzioso esistente.
Quindi si è proceduto, ai sensi della legge 241 del 1990, ad attivare le procedure di revoca che non si sono ancora concluse.
Successivamente ai decreti di revoca, il «commissario ad Acta» potrà procedere con propria determinazione ad affidare il


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completamento delle opere suddette con le modalità ritenute più vantaggiose per la pubblica amministrazione.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giuseppe Galati.

CARRARA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, GERACI, PATARINO, ANTONIO PEPE e CARUSO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 23 maggio 1997 reca disposizioni relative alle «modalità tecniche di attuazione del piano di razionalizzazione e riconversione delle unità abilitate alla pesca con reti da posta derivanti»;
la circolare n. 60128 del 26 giugno 1997, esplicativa - almeno nelle intenzioni - del predetto decreto, commentando l'articolo 5, comma 1, chiarisce che «l'indennità di buonuscita è riconosciuta... ai componenti l'equipaggio delle unità i cui proprietari abbiano presentato istanza di riconoscimento dell'indennità di buonuscita ovvero a quelli che abbiano interrotto ogni attività lavorativa. A detti fini la domanda... dovrà prevedere l'impegno a non esercitare più alcuna attività lavorativa» -:
come sia possibile pretendere da un lavoratore, a fronte di una legittima indennità di buonuscita volta solo a favorire la dismissione dell'attività di pesca, l'impegno a non lavorare più per tutta la vita - prescindendo persino dal diritto alla maturazione della pensione - quasi gli potesse bastare solo l'indennità di buonuscita fino alla fine dei suoi giorni;
se non sia oltremodo urgente eliminare una tale assurda prescrizione non prevista da alcuna norma, ma presente solo in una circolare ministeriale, che contrasta palesemente col principio costituzionale del sacrosanto diritto al lavoro;
se non ritenga almeno che, in via interpretativa, vada subito chiarito che l'espressione «non esercitare più alcuna attività lavorativa» sia da riferirsi esclusivamente ad attività connesse alla pesca.
(4-07967)

Risposta. - Il decreto ministeriale del 23 maggio 1997 ha disposto l'attuazione per l'Italia del piano per la razionalizzazione e la riconversione delle imbarcazioni abilitate all'uso delle reti da posta derivante, recependo quanto deliberato in sede comunitaria con decisione del Consiglio n. 27/292/CE del 28 aprile 1997.
Tale piano, che ha previsto incentivazioni per gli addetti e per gli armatori che decidevano di riconvertirsi verso altri mestieri di pesca o attività economiche diverse sia interne che esterne al settore, nonché per quelli che si ritiravano definitivamente dall'attività lavorativa, ha spiegato i suoi effetti nel corso degli anni 1997, 1998 e 1999.
In tale arco di tempo, infatti, gli operatori del settore hanno avuto l'opportunità di aderire al piano volontariamente optando per l'indennità di riconversione o di buonuscita.
Al momento dell'adesione al piano spadare gli operatori del settore erano ben consapevoli delle conseguenze della scelta dell'una o dell'altra forma di indennità ed, in particolare, della circostanza che scegliendo l'indennità di buon'uscita assumevano l'impegno a non esercitare alcuna attività economica.
Qualora avessero inteso continuare a svolgere attività di pesca o intraprenderne altre, avrebbero, infatti, potuto optare per la riconversione che, sebbene di entità più modesta, avrebbe consentito loro di continuare l'attività lavorativa nei settore della pesca o in altri settori economici.
Ciò alla luce della previsione dell'articolo 5 della circolare n. 60128 del 26 giugno 1997, esplicativa del predetto decreto, che prevedeva tra le condizioni per poter ottenere l'indennità di buonuscita «l'impegno a non esercitare più alcuna attività lavorativa», ribadendo un concetto affermato in sede comunitaria con decisione del Consiglio del 28 aprile 1997.


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L'Amministrazione, quindi, nel caso in questione, ha consapevolmente utilizzato la generica espressione «alcuna attività lavorativa» proprio al fine di non disattendere la normativa comunitaria.
Pertanto, non è prevedibile alcuna correzione del provvedimento anche in considerazione della circostanza che sia il decreto ministeriale che la circolare esplicativa hanno, allo stato, esaurito del tutto la loro efficacia.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

CATANOSO. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che -:
il piccolo commercio, oggi, è quasi del tutto scomparso dalle nostre piccole realtà, specialmente dai paesi delle nostre vallate e nelle zone di montagna, sotto i colpi della grande distribuzione, dei centri commerciali, più competitivi sotto il profilo dei prezzi, ma che determinano spesso un costo alto in termini d'impatto ambientale e sociale;
la grande distribuzione commerciale ha piegato il piccolo commercio causando lo spopolamento e la chiusura di molte attività nei centri storici dei piccoli paesi italiani;
inoltre l'apertura di nuovi centri commerciali determinerebbe una crisi in quel precario equilibrio socio economico sul quale gravita l'intera economia di molte comunità montane e determinerebbe un progressivo abbandono dei centri storici e dei paesi montani, che si ridurrebbero a meri dormitori, con pesanti ripercussioni economiche, sociali e demografiche;
anche le fasce più deboli della popolazione, come gli anziani, sarebbero colpite pesantemente dalla mancanza nelle proprie realtà d'adeguati servizi commerciali, costretti a difficoltosi spostamenti verso il più prossimo ipermercato;
l'apertura di nuovi ipermercati porterà ad un regime di semi monopolio nel prossimo futuro con ripercussioni pesanti sui prezzi finali delle merci e, quindi, sulle finanze dei consumatori;
al danno si aggiunge la beffa di politiche locali di sostegno e finanziamento della piccola impresa, per cui da un lato la si rovina autorizzando l'apertura di sempre nuovi centri commerciali, costringendola ad una concorrenza spietata, e dall'altro, alle spalle dei contribuenti, la si sostiene con prebende varie -:
quali iniziative, eventualmente anche normative, intendano assumere i ministri interrogati per tutelare e promuovere l'economia dei piccoli centri, anche al fine di favorire il mantenimento delle piccole attività commerciali dei paesi italiani.
(4-05925)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in discorso si fa presente che si condividono le esigenze espresse sulla necessità di iniziative per sostenere il piccolo commercio al fine di favorire uno sviluppo economico sociale che riesca a conciliare le esigenze di vita civile delle popolazioni del territorio.
Tuttavia, è opportuno tener presente che il settore del commercio è oggi regolamentato dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, recante la riforma della disciplina relativa a tale settore.
Il predetto decreto ha stabilito i principi e le norme generali sull'esercizio dell'attività commerciale e persegue, tra le altre, finalità di trasparenza del mercato, concorrenza, libertà d'impresa, libera circolazione di merci, tutela del consumatore, modernizzazione della rete distributiva.
In particolare sono stati previsti meccanismi di liberalizzazione, tesi a favorire il cambiamento di mentalità degli operatori del settore commerciale all'interno di una programmazione urbanistica, differenziata per tipologie di esercizi (esercizi di vicinato, medie e grandi strutture di vendita).


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L'articolo 10 del predetto decreto ha stabilito, poi, che «La regione prevede disposizioni per favorire lo sviluppo della rete commerciale nelle aree montane, rurali e insulari, per riqualificare la rete distributiva e rivitalizzare il tessuto economico sociale e culturale nei centri storici».
Spetta alle regioni, quindi, predisporre gli strumenti normativi e gli incentivi per lo sviluppo della rete commerciale nelle aree montane, nonché ogni intervento utile al fine di salvaguardare la valorizzazione del settore distributivo nelle aree soggette a rischi di spopolamento.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.

CENNAMO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il commissario giudiziale dell'istituto di vigilanza partenopea combattenti e reduci S.p.A. di Napoli, a seguito di sentenza del tribunale di Napoli n. 390 del 15 gennaio 2003, che ha dichiarato lo stato di insolvenza dell'azienda, intende presentare istanza di concessione della cassa integrazione guadagni straordinaria, nelle more della verifica della sussistenza dei requisiti di cui all'articolo 2 del decreto legislativo n. 279 del 1990;
in data 13 febbraio 2003, alla giunta regionale della Campania, è pervenuta richiesta di attivazione d'esame congiunto ex articolo 2, comma 2, decreto del Presidente della Repubblica n. 218 del 2000, da parte del commissario;
detta decisione del commissario giudiziale è stata determinata dalla difficile e precaria situazione rappresentata dalle organizzazioni sindacali di categoria che hanno esercitato forti pressioni nei confronti dell'amministrazione giudiziaria in quanto i lavoratori interessati (oltre 250 - trattandosi di impresa che ha in forza 314 unità) non sono retribuiti da oltre 5 mesi, cosa che ha determinato gravi disagi a tutti i lavoratori;
considerato che, allo stato non risultano ancora adottati i provvedimenti di concessione o proroga dei trattamenti di cui all'articolo 41, comma 1, della legge n. 289 del 2002, e non si ha notizia di possibili destinatari degli stessi -:
se intenda attivare la richiesta del commissario giudiziale di concessione della cassa integrazione guadagni straordinaria ai lavoratori dell'istituto di vigilanza partenopea combattenti e reduci S.p.A.;
se intenda dare garanzie e certezze ai lavoratori circa i tempi di attuazione della cassa integrazione guadagni straordinaria.
(4-05553)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in oggetto si comunica quanto emerso dagli accertamenti condotti dal Servizio ispezione del lavoro di Napoli.
Il tribunale di Napoli con sentenza del 15 gennaio 2003 ha dichiarato lo stato di insolvenza dell'istituto di vigilanza partenopea combattenti e reduci S.r.l. e nominato un commissario giudiziale.
Successivamente, in data 7 marzo, presso la regione Campania si è svolto un incontro tra le organizzazioni sindacali dei lavoratori ed i rappresentanti aziendali al fine di esaminare l'istanza di concessione della CIGS ex articolo 7, comma 10-
ter, della legge n. 236 del 1993).
Il trattamento di integrazione salariale è stato concesso a decorrere dal 15 gennaio 2003 al 14 gennaio 2004 con decreto ministeriale del 17 giugno 2003.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

COLA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
presso la Asl Salerno I sarebbero stati conferiti incarichi dirigenziali di struttura semplice e di struttura complessa in violazione della normativa che disciplina la materia;


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più specificamente, il direttore generale della citata Asl non avrebbe mai fissato in via preventiva i criteri per il conferimento dei summenzionati incarichi, così come previsto dagli articoli 28 e 29 del Contratto collettivo nazionale di lavoro per gli anni 1998-2001;
tale anomalia sarebbe stata consumata nonostante le organizzazioni sindacali avessero chiesto più volte di incontrare il direttore generale proprio per essere sentite in ordine alla fissazione dei predetti criteri;
a causa di tale irregolare procedura sarebbero stati conferiti ben trenta incarichi di struttura complessa e cinquanta incarichi di struttura semplice -:
se quanto esposto corrisponda al vero e, in caso affermativo se l'anomala procedura descritta in premessa non costituisca un vulnus all'esercizio dei diritti sindacali che, nel caso in specie, risultano espressamente tutelati dal Contratto collettivo nazionale di lavoro che disciplina la materia;
quali conseguenze comporterebbe l'accertamento da parte del Ministro interrogato delle denunciate violazioni dei diritti sindacali.
(4-04243)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in discorso, si comunica quanto emerso dagli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Salerno. Dagli stessi risulta che la ASL SA1 si è dotata dell'atto aziendale, disciplinante l'organizzazione ed il funzionamento dell'Ente. L'atto aziendale è stato adottato e perfezionato con le delibere n. 810 del 21 giugno 2001 e n. 1205 del 4 settembre 2001, secondo le linee guida indicate dalla Giunta regionale della Campania con la delibera n. 1364 del 28 febbraio 2000, approvata con nota regionale n. 6668 del 24 settembre 2001.
L'atto aziendale, individua tutte le strutture dell'Ente, in ottemperanza al decreto legislativo 229 del 1999, ivi comprese le strutture complesse e semplici, disciplinando, nel contempo, il conferimento e la revoca dell'incarico di responsabile.
Per quanto concerne la nomina a responsabile delle strutture complesse, si è accertato che l'Azienda ha conferito tale incarico a seguito di pubblico concorso, come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 484 del 1997 e richiamato dall'articolo 29 del vigente CCNL 1998/2001, a n. 28 primari, con apposite delibere.
In dette delibere sono state descritte le procedure seguite e indicati i riferimenti normativi e contrattuali.
Gli incarichi di responsabile delle strutture semplici, invece, sono stati conferiti sulla scorta dei criteri contenuti nell'articolo 28 del vigente CCNL, in una fase antecedente alla formalizzazione del regolamento aziendale di cui all'articolo 31 che avrebbe dovuto disciplinare i criteri di conferimento dei predetti incarichi.
Successivamente, con deliberazione del direttore generale n. 1860 del 23 dicembre 2002, è stato approvato il regolamento in materia di affidamento e revoca degli incarichi dirigenziali per l'ASL SA 1.
La lunga e delicata trattativa che ha preceduto il «documento» si è conclusa in data 12 novembre 2002 dopo numerosi incontri iniziati il 26 febbraio 2002, durante i quali, secondo quanto riferito dalla direzione provinciale competente, i rappresentanti di tutte le sigle sindacali del comparto sanitario hanno avuto modo di apportare proposte di modifiche alla bozza di regolamento approntato dalla direzione, come risulta dai relativi verbali di riunione.
Dagli accertamenti effettuati dalla citata direzione provinciale risulta che è stato presentato ricorso da uno dei soggetti interessati, ex articolo 700 e 714 cpc nei confronti del direttore generale pro tempore, inteso ad ottenere «in via cautelare e d'urgenza» l'annullamento e/o la disapplicazione di tutti gli atti della procedura concorsuale. Il pretore ha rigettato la domanda cautelare, osservando «in prima facie» la legittimità dell'operato della Commissione esaminatrice rinviando la


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causa per la trattazione nel merito. La questione è pertanto rimessa all'autorità giudiziaria.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

COSTA. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
da notizie giornalistiche, apparse sul numero dello scorso giovedì 3 luglio 2003 de il Corriere di Novara, sono emerse le difficoltà in cui è incorso un utente delle Poste spa che si è dovuto recare almeno una decina di volte presso il locale ufficio postale di Novara per riscuotere un mandato di pagamento del valore di 10.892.01 euro;
il suddetto mandato di pagamento, firmato dal Presidente del tribunale di Novara, è riscuotibile per soli due mesi -:
quali iniziative intenda adottare il Ministero presso la società per ridurre ad un livello accettabile i disservizi che si trovano a dover subire gli utenti di Poste spa.
(4-06937)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno precisare che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni, la gestione aziendale rientra nella competenza degli organi statutari della società.
Il Ministero delle comunicazioni - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri compiti quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da Poste italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, peraltro recepiti nel contratto di programma, e a adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Il lamentato disservizio di cui è cenno nell'atto parlamentare in esame che attiene al servizio di bancoposta è, come noto, sottoposto alla vigilanza della specifica autorità del settore (decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 2001, n. 144, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 94 del 23 aprile 2001).
Ciò premesso, allo scopo di poter disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'onorevole, si è provveduto ad interessare la società Poste italiane la quale, in relazione alle segnalate difficoltà in cui è incorso un utente per riscuotere, presso l'ufficio postale di Novara, un mandato di pagamento del valore di 10.892,01 euro, ha comunicato quanto segue.
Il disguido si è verificato a seguito di una banale omissione, peraltro prontamente sanata, commessa dal personale in servizio presso l'ufficio postale di Novara centro.
Infatti - secondo quanto precisato dalla società stessa - poiché il libretto di risparmio intestato al citato cliente non presentava più spazio sufficiente per le annotazioni, l'ufficio postale in parola ha dovuto far luogo all'emissione di un nuovo libretto facente sempre capo allo stesso rapporto, sulla partita contabile del quale però, per una svista, non era stato riportato il saldo presente sul libretto originario.
A completamento d'informazione, la società Poste italiane ha comunicato che il problema segnalato dall'ufficio postale di Novara alla competente Divisione bancoposta dell'azienda postale in data 30 giugno 2003 è stato risolto il successivo 3 luglio 2003, data in cui la somma, regolarmente accreditata sul libretto, è stata corrisposta all'avente diritto.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

D'AGRÒ. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a seguito della riforma Moratti si è determinata una riduzione generale del ruolo e degli insegnanti di sostegno;


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il principio risponde allo scopo (in sé corretto) di affrontare la diversabilità con la maggior «normalità» possibile;
quindi è necessario riconsegnare un ruolo centrale agli insegnanti curricolari come insegnanti di tutti gli studenti, ivi compresi quelli con difficoltà psicofisiche;
purtroppo si deve constatare che gli insegnanti curricolari non sono adeguatamente preparati per poter affrontare con serenità e professionalità l'insegnamento a studenti anche non normodotati -:
se il Ministro non ritenga necessario predisporre iniziative normative volte a istituire corsi di formazione periodici ed obbligatori per gli insegnanti curricolari in ordine alle situazioni di studenti diversabili.
(4-06632)

Risposta. - Al riguardo si conferma, preliminarmente, quanto già evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo ed in particolare che il processo d'integrazione scolastica da tempo si fonda nell'assunzione da parte di tutti i docenti della classe del progetto d'integrazione dell'alunno con handicap e dei suoi compagni.
Questo modello non sempre ha trovato condizioni di piena applicazione in quanto l'attuazione del profilo d'integrazione ha responsabilizzato prevalentemente gli insegnanti specializzati per le attività di sostegno. Questo fenomeno - fermo restando il ruolo insostituibile degli insegnanti specializzati - rischia di snaturare la complessiva efficacia dell'integrazione scolastica.
Premesso, inoltre, che la progettazione educativa che le istituzioni elaborano assegna valore prioritario agli obiettivi finalizzati al riconoscimento ed al sostegno delle diversità, nonché all'integrazione ed al successo formativo degli alunni in situazione di handicap, si fa presente che l'autonomia didattica, organizzativa-gestionale che le istituzioni scolastiche hanno acquisito in virtù della legge 15 marzo 1997, n. 59 e del decreto del Presidente della Repubblica 275 del 1999, consente ora alle istituzioni scolastiche, attraverso il piano dell'offerta formativa, flessibilità ed individualizzazione di percorsi formativi più idonei in relazione alla disabilità manifestata.
Inoltre la legge 8 marzo 2000, n. 53 e il decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 prevedono che il sostegno degli allievi, attraverso percorsi didattici individualizzati, faccia capo oltre che all'insegnante specializzato all'intero corpo docente dell'istituzione scolastica, tant'è che il docente di sostegno viene assegnato all'istituzione scolastica e non al singolo alunno.
Peraltro, nell'ambito del quadro di innovazione in atto e in itinere è componente rilevante la definizione di interventi individualizzati, mirati alle esigenze specifiche del singolo alunno, che trovano applicazione qualificata e particolare nell'integrazione dell'alunno in situazione di handicap.
In questo contesto, nell'ambito degli interventi finalizzati all'integrazione scolastica degli alunni in situazione di handicap sono stati previsti dall'anno 2001 corsi di formazione per insegnanti a tempo indeterminato, progettati a livello regionale, con la collaborazione del sistema universitario, con i quali si intende sviluppare in tutti gli insegnanti maggiori sensibilità e competenze sui temi dell'integrazione scolastica; la struttura modulare rende possibile anche l'acquisizione del titolo di specializzazione.
Con circolare del 17 luglio 2002, n. 2 è stata sottolineata l'opportunità di ampliare il raggio degli interventi di formazione rivolgendoli ai dirigenti scolastici, a tutto il personale docente ed ai collaboratori scolastici al fine di rafforzare l'idea della scuola intesa come comunità educante che si fa carico collegialmente dell'integrazione degli alunni disabili.
Nell'ambito della formazione in ingresso organizzata con l'Indire per i 62.000 docenti neo assunti tra le proposte dell'ambiente c-learning integrato sono stati previsti specifici manuali formativi sull'integrazione scolastica per tutti i docenti immessi in ruolo ed, inoltre, con nota del 2 ottobre 2002, gli uffici scolastici regionali sono stati invitati a promuovere, con particolare riferimento al periodo iniziale dell'anno scolastico, attivando le sinergie più idonee


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nell'ambito delle contrattazioni decentrate regionali, tutte le opportune iniziative di monitoraggio.
In data 2 ottobre 2003 è stato ribadito che le istituzioni scolastiche, anche organizzate in rete, provvedono, nel rispetto dei principi dell'autonomia e delle relazioni sindacali, all'avvio dei corsi di informazione, formazione e aggiornamento per l'insegnamento ad alunni in situazioni di handicap, indirizzati a tutti i docenti non specializzati, ed è stato altresì precisato che attraverso gli accordi di programma, previsti dall'articolo 14 della legge 104 del 1992, possano essere anche attivati corsi di aggiornamento unitari sia per il personale scolastico, sia per i dipendenti delle Aziende sanitarie locali e degli Enti locali impegnati in piani educativi e di recupero individualizzati.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

DE LAURENTIIS. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il Parco Nazionale d'Abruzzo, inaugurato il 9 settembre 1922 al fine di tutelare la flora e la fauna dell'Appennino Centrale, in poco tempo si è affermato - in tutto il mondo - come modello per la difesa dell'ambiente e per la protezione della natura in tutte le sue forme;
gli ampi spazi naturali del Parco custodiscono ricchezze naturalistiche d'incomparabile valore;
il «Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise» con un'estensione di 50.000 ettari, ed oltre 100.000 ettari di Area Contigua Esterna, permette la conservazione di una flora ricca di oltre 2.000 specie di piante superiori, e di una fauna tipica estremamente diversificata rappresentata da oltre 60 specie di mammiferi, 300 di uccelli, una enorme varietà di insetti, eccetera;
la storia del Parco Nazionale d'Abruzzo, da sempre caratterizzata dal continuo sforzo di armonizzare gli imperativi della conservazione con le esigenze dello sviluppo, oggi non solo lo identifica come il Parco Nazionale più antico d'Italia ed al contempo una istituzione di riferimento per la conservazione della natura, ma lo individua anche come uno strumento di sviluppo sociale ed economico che ha fatto del rispetto dell'ambiente un punto di riferimento imprescindibile;
la conservazione dell'ambiente, considerato come risorsa economica di una Regione che vede l'entroterra sempre più in difficoltà, ha rappresentato negli anni un baluardo di civiltà che non solo ha determinato ingenti esternalità positive, ma ha anche permesso la sopravvivenza di mestieri e culture secolari che possono rappresentare, in un sistema sempre più omogeneo e globalizzato, una nicchia culturale ed economica da difendere e preservare;
la grave crisi gestionale e finanziaria che il Parco si trova a dovere sopportare non solo sta mettendo a serio repentaglio tutto quanto fino ad oggi realizzato, ma anche la sopravvivenza stessa dell'Ente, con tutte le enormi ripercussioni che questo può comportare in tema di protezione ambientale e di sviluppo locale;
tale situazione è stata in vari modi denunciata, anche attraverso atti di sindacato ispettivo;
l'11 novembre 2002 è stato accolto come raccomandazione l'ordine del giorno 9/3200-bis/201 con il quale si impegnava il Governo a garantire la salvaguardia occupazionale per i dipendenti precari del Parco e ad «adottare ogni iniziativa utile ad assicurare la piena operatività gestionale e finanziaria dell'Ente»;
l'entità dei finanziamenti pubblici destinati al PNALM ha subito negli anni sensibili contrazioni, passando dai sei milioni di euro del 2001 ai quattro del 2002 per finire ai tre per il 2003, e che questo appare configgere anche con


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quanto indicato nell'ordine del giorno 9/3200-bis/201 -:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda predisporre ed adottare affinché sia salvaguardata l'integrità operativa, gestionale e finanziaria del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise; siano realizzati gli impegni assunti durante l'esame della legge finanziaria per il 2003 e, infine, perché siano chiarite le ragioni che hanno portato alla ulteriormente contrazione delle risorse finanziarie destinate alle gestione dell'Ente.
(4-06449)

Risposta. - Per quanto indicato nell'interrogazione in discorso, riguardante le problematiche gestionali del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, si rappresenta quanto segue.
Nonostante l'impegno profuso dall'attuale Consiglio direttivo dell'Ente che, a partire dal suo insediamento, avvenuto nel 2001, si è prodigato per ricondurre l'attività del Parco entro i canoni della piena legittimità, permane grave la situazione finanziaria che caratterizza l'Ente parco, in ragione di una esposizione debitoria dovuta alla precedente gestione, con spese prive di copertura finanziaria per circa 8 milioni di euro.
Per cercare di risolvere tale situazione il Ministero dell'ambiente e quello dell'economia hanno deciso di nominare, con decreto ministeriale del 13 marzo 2003, un commissario ad acta, nella persona del dottor Lupoi, cui affidare una serie di attività volte al risanamento e, in particolare, alla riorganizzazione dei servizi amministrativo-contabili e alla ricostruzione della situazione contabile.
Il Ministero dell'ambiente si sta inoltre attivando nei confronti del Ministero dell'economia affinché sia individuato un percorso di stabilizzazione dell'Ente, attraverso il ricorso ad un finanziamento straordinario, nella tempistica e nelle modalità previste dalla vigente legislazione finanziaria.
Nel contempo, questa amministrazione, in relazione alla specifica questione del personale già titolare di contratti individuali del comparto, agricolo-forestale, ha coinvolto i rappresentanti dell'ente, le organizzazioni sindacali, le regioni interessate, i Ministeri dell'economia e del lavoro, il dipartimento funzione pubblica, al fine di individuare un percorso di stabilità occupazionale, nei limiti delle risorse previste dalla legge n. 287/2002.
Nella considerazione che la legge finanziaria n. 287/2002 ha previsto uno stanziamento di fondi per «fronteggiare la crisi occupazionale del Parco Nazionale d'Abruzzo» per 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2003-2004-2005, le parti hanno concordato di avvalersi di tale finanziamento applicando la norma di cui all'articolo 4 del decreto legislativo n. 368/2001, per formalizzare, un nuovo contratto individuale di lavoro, in coerenza con il contratto collettivo nazionale di lavoro degli enti pubblici non economici, a decorrere dal 2 aprile 2003. Per completezza di informazione, si fa presente che tale somma è stata accreditata all'ente.
L'Ente parco stesso dovrà procedere, non appena possibile, alla rivisitazione della pianta organica, individuando le fasce professionali e le unità di personale necessarie al funzionamento, richiedendo alle amministrazioni competenti la «Deroga per le assunzioni» così come previsto dalla legge finanziaria 2003, da approvare con apposita delibera consiliare, previa intesa formale con le organizzazioni sindacali, salvo le determinazioni del competente Ministero dell'economia e del dipartimento per la funzione pubblica.
Oltre a ciò lo stesso ente si attiverà fin d'ora per individuare un piano d'impresa da avviarsi entro e non oltre il 1o gennaio 2004 e che, ci si auspica, possa garantire, sia spazi occupazionali per il personale interessato che l'esternalizzazione di attività del parco, da affidare, secondo la normativa e secondo lo status giuridico dei soggetti affidatari.
Tale progetto avrà certamente maggiori possibilità di successo se gli Enti locali si faranno garanti di promuovere, stimolare ed incentivare le azioni programmate previste


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dallo stesso piano di impresa, oggetto comunque di opportuna concertazione sul territorio.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, in data 20 gennaio 2003, ha incontrato il Ministro dell'educazione greco Petros Efthymioli, ai fini di un opportuno coordinamento del settore dell'istruzione della presidenza greca al Consiglio dell'Unione europea con la Presidenza italiana, che prenderà avvio il 1 luglio 2003;
fra i risultati più significativi raggiunti vi è la proposta di istituzione del centro europeo di studi classici per il promuovimento e per il rafforzamento delle ricerche in questo settore;
il centro europeo di studi classici si organizzerà e lavorerà in due poli distinti: Atene per lo studio del greco classico e della cultura ellenistica, Roma per lo studio della civiltà latina;
è peraltro importante che l'iniziativa non resti confinata in un ambito accademico ristretto, essendo invece preferibile integrare i risultati delle ricerche con il corpo vivo della scuola italiana -:
come si intenda integrare il realizzando centro europeo di studi classici con il corpo vivo della scuola italiana.
(4-05301)

Risposta. - In merito all'interrogazione parlamentare in discorso si comunica che successivamente all'incontro del 20 gennaio 2003 con il Ministro dell'Educazione greco Petros Efthymiou, in occasione di un convegno tenutosi ad Atene e Delfi nel periodo dal 3 al 5 aprile 2003, il Ministro greco ha reso noto il suo piano per il Centro europeo di studi classici.
Il suddetto Centro dovrebbe promuovere l'interesse per gli studi classici e la ricerca scientifica in questo settore, la elaborazione di nuove metodologie per la didattica del greco e del latino e la creazione di supporti, cartacei ed elettronici, per lo studio dei testi greci e latini congiuntamente con i testi classici dell'Europa Moderna.
Gli obiettivi del Centro, così come delineati dal Ministro greco, riguardano specificamente: 1) la realizzazione di programmi educativi per il miglioramento dei metodi didattici, dei piani di studio e dei libri di testo con il coinvolgimento di insegnanti provenienti da tutti i Paesi europei, nella prospettiva di una politica educativa europea comune in materia di formazione attraverso gli studi classici; 2) l'organizzazione di attività educative nei Paesi europei; 3) la cooperazione europea per la formazione iniziale e continua degli insegnanti di discipline classiche; 4) l'adozione di istituti scolastici europei da parte di università, senza restrizioni nazionali; 5) l'implementazione di programmi per l'educazione degli adulti nel settore degli studi classici; 6) la creazione di un sistema informativo capace di interagire con le banche dati delle letterature greca e latina, dei testi classici, delle traduzioni dei testi classici nelle lingue europee moderne, di fonti storiche e dei risultati della ricerca scientifica.
Non constano a questa Amministrazione eventuali sviluppi del progetto.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
lunedì 18 agosto 2003, ad iniziativa di un gruppo di indipendentisti sardi è stato praticato uno scavo in un terreno di proprietà della società Syndia! - che ha preso il posto di Enichem - a Porto Torres, a pochissima distanza dal mare;
sono venuti alla luce residui di fusti maleodoranti, sacchi aperti con il marchio


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«Sir» (la Società Italiana Resine di Nino Rovelli), sostanze gommose e plastiche bianche intorno a scure pozze gelatinose;
si tratterebbe di residui di lavorazione dell'industria petrolchimica accumulati nei corso degli anni, che, in base alle prime valutazioni scientifiche, sarebbero classificabili con la sigla «R45»;
secondo la normativa europea con questa sigla si indicano sostanze cancerogene altamente pericolose per la salute;
la procura della repubblica di Sassari avrebbe già avviato un inchiesta coordinata dal pubblico ministero dottor Andrea Garau che avrebbe affidato i rilievi al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri;
non esiste in proposito alcun piano di bonifica;
la situazione è evidentemente inaccettabile e richiede un tempestivo intervento sia per la generale salvaguardia dell'ambiente, sia per la tutela della salute, ferma restando l'indagine che dovrà accertare eventuali responsabilità penali, indagine che seguirà il suo corso nell'ambito degli uffici giudiziari competenti -:
quali iniziative e/o provvedimenti abbia assunto e intenda assumere per provvedere alla bonifica dell'ambiente nel sito di Porto Torres ove sono stati scoperti i residui di lavorazione dell'industria petrolchimica.
(4-07269)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in discorso, si comunica che il sito di Porto Torres è stato inserito nell'elenco di quelli di interesse nazionale dall'articolo 1, comma 4, della legge 426/1998 e dall'articolo 14 della legge 179/2002.
L'area potenzialmente inquinata è stata perimetrata, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, della legge 426/1998 con il decreto del ministro dell'ambiente 07/02/2003.
In detta area sono presenti: stabilimenti che producono dicloretano/vinilcloruro monomero, polivinilcloruro e prodotti chimici, depositi di prodotti petroliferi, discariche, aree con presenza di notevoli quantità di coperture in eternit (cemento/amianto), aree industriali dismesse, una centrale termoelettrica, l'area marina antistante il polo industriale e, in particolare, l'area dello stabilimento Syndial (ex Enichem).
In data 3 luglio 2003 si è tenuta presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio la prima Conferenza di servizi istruttoria, a cui hanno partecipato il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, il Ministero della salute, il Ministero delle attività produttive e la regione autonoma della Sardegna, nel corso della quale sono state istiuite le Linee guida operative per la redazione, esecuzione e gestione dei piani di caratterizzazione ex decreto ministeriale 471/1999, di cui al Protocollo d'intesa per gli interventi di risanamento dei siti Enichem spa (ora Syndial) e Polimeri Europa srl, nella regione Sardegna; tali linee sono state elaborate dalla regione autonoma della Sardegna.
Nella suddetta Conferenza di servizi, pur prendendo atto che i contenuti delle linee guida sono finalizzati ad assicurare omogeneità e sistematicità nella predisposizione ed attuazione dei Piani di caratterizzazione, è stata sottolineata, comunque, la necessita di rispettare i contenuti del decreto ministeriale 471/1999 e di evitare che l'adozione delle suddette linee guida rallenti la realizzazione degli interventi di bonifica.
Per tale motivo è stata, quindi, formulata una serie di prescrizioni a cui ci si deve attenere in sede di applicazione delle linee guida.
Successivamente, in data 25 settembre 2003, la regione autonoma della Sardegna ha trasmesso, con nota prot. 33970, la revisione del documento Linee guida operative per la redazione, esecuzione e gestione dei piani di caratterizzazione ex decreto ministeriale 471/1999.
In data 23 ottobre 2003, inoltre, si e tenuta presso l'Assessorato ambiente della regione autonoma della Sardegna la seconda Conferenza di servizi istruttoria nel corso della quale il predetto documento sulle linee guida è stato ritenuto approvabile.


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Al momento si è in attesa della convocazione della Conferenza di servizi decisoria finalizzata all'approvazione delle suddette linee guida.
Si ricorda, infine, che in data 21 ottobre 2003, con nota protocollo DS.111/GR/rf, la Syndial ha trasmesso a questo Ministero l'adeguamento del Piano di caratterizzazione del proprio stabilimento di Porto Torres alle Linee guida operative redatte all'interno del Protocollo d'intesa per gli interventi di risanamento della regione Sardegna.
Tale documento è in corso di istruttoria presso il Servizio competente e sarà inserito nell'ordine del giorno della prossima conferenza di servizi istruttoria.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

FOTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i dipendenti della Croce Rossa Italiana lamentano ormai da diverso tempo l'omesso riconoscimento di alcuni diritti loro spettanti tra i quali il trattamento di fine rapporto, così come previsto dall'articolo 3 del decreto-legge 28 marzo 1997, n. 79, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 1997, n. 140 o, in alternativa, dell'anzianità di servizio per il personale militare della Croce Rossa Italiana che, a seguito del concorso interno espletato il 30 dicembre 1999, sia stato immesso nel ruolo organico del personale civile dell'associazione;
nella risposta resa, nella XI Commissione Lavoro della Camera, all'interrogazione parlamentare 5-00887, il rappresentante del Governo assicurava, in data 7 maggio 2002, che il consiglio direttivo nazionale della Croce Rossa Italiana avrebbe provveduto nella riunione del 15 maggio 2002 a discutere il provvedimento formale per l'erogazione di quanto dovuto a titolo di trattamento di fine rapporto;
con nota 11229/01 del 5 aprile 2001 l'Avvocatura Generale dello Stato ha precisato che il criterio di calcolo del trattamento di fine rapporto di cui sopra deve essere analogo a quello riservato al personale militare dello Stato, invitando la Croce rossa italiana a provvedere, con ogni possibile urgenza, nei sensi già indicati dalla ragioneria generale dello Stato e dal ministero della difesa con note del 26 marzo 1999 n. 209423 e LEV 602936 del 10 maggio 1999;
risulta altresì che la Croce Rossa Italiana, per motivi vari, sia l'unico ente del parastato che non abbia ancora dato completa applicazione all'accordo integrativo relativo al contratto collettivo nazionale di lavoro 1 gennaio 1998-31 dicembre 2001 scaduto ormai anch'esso da nove mesi -:
se e quali iniziative intenda assumere per la positiva risoluzione delle questioni sopra evidenziate, alcune delle quali sono richiamate nel verbale della riunione tenutasi il 17 ottobre 2001, in occasione dell'attivazione della procedura di conciliazione esperita avanti il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
(4-04507)

Risposta. - Il Consiglio direttivo nazionale della Croce rossa italiana ha applicato, con delibera n. 236 del 30 maggio 2002, al personale militare della Croce rossa italiana le norme previste dal decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1972, n. 1032 e successive modificazioni ed integrazioni (per il corrispondente personale militare delle Forze armate).
Nel successivo mese di giugno l'Ente, compatibilmente con le disponibilità di bilancio, ha erogato una parte del trattamento di fine servizio a circa 600 militari dipendenti che, dopo aver prestato numerosi servizi temporanei, sono stati immessi nei ruoli civili della Croce rossa italiana. A dicembre è stata pagata la somma a titolo di conguaglio.
È iniziato, poi, ed è tuttora in corso, il pagamento del TFR spettante al personale militare che al termine dei richiami temporanei, avvenuti prima della citata delibera


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del Consiglio Direttivo Nazionale Croce rossa italiana, è stato posto in congedo.
Si precisa che, attualmente, il personale militare che cessa il servizio per raggiunti limiti di età o per altre ragioni, riceve regolarmente il trattamento di fine servizio previsto, in ossequio alla delibera n. 236/2002 e al decreto del Presidente della Repubblica n. 1032/1973.
Si fa presente, infine, che, attraverso la pubblicazione ufficiale delle graduatorie di transito di livello/area, ed il conseguente aggiornamento del trattamento economico, è stata data applicazione al contratto integrativo.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

LISI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in seguito all'espletamento del concorso per insegnanti di scuola elementare per la Puglia, indetto con D.D.G. 2 aprile 1999, il provveditore agli studi di Bari, con decreto 31 agosto 2001, n. 10298, ha provveduto a formulare ed approvare una graduatoria aggiuntiva alla graduatoria generale per la regione;
nella graduatoria aggiuntiva sono stati inseriti quei concorrenti - già risultati idonei nella graduatoria principale - che aspiravano al conferimento di nomine su posti di sostegno per l'insegnamento a portatori di handicap e che avevano conseguito la relativa specializzazione entro il 31 agosto 2001;
con l'approvazione della graduatoria aggiuntiva, tuttavia, il Provveditore ha sottratto cinquantotto posti di sostegno alla graduatoria permanente di cui all'articolo 401 del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado, approvato con decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297;
di conseguenza decine di insegnanti inserite nella suddetta graduatoria permanente e aspiranti a posti di sostegno - che peraltro erano già stati convocate telegraficamente dal Provveditore per l'assunzione - hanno proposto ricorso al tribunale amministrativo regionale del Lazio che con sentenza 3299 del 2003 ha provveduto ad annullare i provvedimenti impugnati, tra i quali quello di approvazione della graduatoria aggiuntiva e di diversa destinazione dei 58 posti a tale ultima graduatoria;
la sentenza del TAR Lazio n. 3299 del 2003 è stata notificata all'avvocatura generale dello Stato in data 17 aprile 2003 ed è divenuta definitiva essendo decorsi i termini per l'appello;
ciononostante le insegnanti non risultano essere ancora state reintegrate nei loro diritti -:
quali provvedimenti il Ministro intenda assumere al fine di consentire il rapido reintegro delle posizioni delle ricorrenti, nonché se non intenda attivare un sistema di controlli in grado di evitare il ripetersi di situazioni quali quella di cui in premessa.
(4-06828)

Risposta. - Nell'interrogazione parlamentare indicata in discorso, l'onorevole lamenta che il Centro servizi amministrativi di Bari non ha ancora dato esecuzione alle sentenze del T.A.R. del Lazio n. 2022/2003 e n. 3299/2003.
Com'è noto, le sentenze di cui trattasi hanno annullato la circolare ministeriale n. 137 del 20 agosto 2001 ed i conseguenti atti del Centro servizi amministrativi di Bari, con i quali era stata approvata una graduatoria aggiuntiva alla graduatoria generale di merito del concorso per insegnanti di scuola elementare indetto con D.D.G. 2 marzo 1999; in detta graduatoria aggiuntiva erano stati inseriti quei docenti che, aspirando al conferimento di nomine su posti di sostegno per l'insegnamento ad alunni in situazione di handicap, avevano conseguito il prescritto titolo di specializzazione entro


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il 31 agosto 2001 come previsto dalla suddetta circolare ministeriale.
A tale proposito, si comunica che il suddetto Centro servizi amministrativi (C.S.A.) ha avviato il procedimento di esecuzione delle due sentenze sopracitate, quella contrassegnata dal n. 2022/2003 su ricorso proposto da Lorusso Mariella e quella con il n. 3299/2003 su ricorso proposto da Ciccaroni Eliana ed altri 38, conferendo 40 nomine in ruolo ai ricorrenti, che sono tutti iscritti nella graduatoria permanente provinciale, e dando notizia ai 40 docenti soccombenti (gli ultimi rispetto ai nominati) dell'avvio del procedimento diretto alla risoluzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
In effetti, la risoluzione dei rapporti verrà formalizzata in un secondo momento, in considerazione del fatto che gli stessi docenti hanno titolo a contratti a tempo determinato su posti di sostegno almeno fino al 30 giugno 2004.
D'altra parte, i 40 nuovi contratti sono stati stipulati con espressa previsione della possibile revoca all'esito dell'eventuale accoglimento degli appelli da parte del Consiglio di Stato, giacché le sentenze in argomento pur esecutive non sono passate in giudicato.
Al riguardo, si precisa che - mentre la sentenza n. 2022/2003 è stata impugnata dall'Avvocatura generale dello Stato, ma senza l'istanza di sospensione - la seconda sentenza n. 3299/2003 è stata gravata da appello in via principale dalla controinteressata Panessa Daniela ed altri (ricorso depositato il 14 ottobre 2003); con nota in data 30 ottobre 2003, l'Amministrazione ha richiesto all'Avvocatura medesima di interporre appello incidentale avverso la sentenza Ciccarone.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

LOLLI e MARINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
da notizie assunte direttamente dal territorio e da innumerevoli prese di posizione puntualmente riportate dalla stampa è stato evidenziato come la crisi del parco nazionale di Abruzzo ha subìto una forte accelerazione tanto da assumere risvolti drammatici;
rilevato come l'ente parco stia per essere soffocato da una esposizione debitoria che sfiora i 20 miliardi di vecchie lire, la maggior parte dei quali regolarmente documentati e riconosciuti, ai sensi dalla legislazione vigente, dall'attuale consiglio direttivo;
in maniera crescente i creditori stanno inondando l'ente parco di decreti ingiuntivi di pagamento delle giuste loro spettanze;
l'impossibilità da parte dell'ente di potervi far fronte rischia di trascinarlo in contenziosi costosi che alla fine potranno portare a veri e propri atti di pignoramento dei beni del parco con tutti i riflessi negativi che una simile eventualità porta con sé;
la crisi finanziaria che attanaglia l'ente lo costringe a far ricorso a continue anticipazioni di cassa con l'istituto tesoriere che produce ulteriori aggravi di spesa al bilancio dell'ente che rischiano altresì di essere contabilmente perseguiti da parte della Corte dei conti. Basti pensare che solo nell'anno 2002, per pregresse anticipazioni di cassa attivate dall'ex direttore Tassi, l'ente ha dovuto sopportare un aggravio per il proprio bilancio, che poteva essere facilmente evitato se solo il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio avesse provveduto almeno a coprire gli importi delle passate anticipazioni che erano pari a circa 4,3 miliardi di vecchie lire, di quasi ulteriori 400 milioni di vecchie lire;
nonostante lo sforzo unitario fatto dal Parlamento italiano con l'approvazione di un apposito emendamento all'articolo 94, comma 12, della legge Finanziaria per il 2003 è tutt'altro che risolto il problema legato alla situazione dei 75 lavoratori precari dell'ente, soprattutto in merito all'interpretazione autentica da dare all'emendamento


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stesso (e una riprova in tal senso è chiaramente scaturita, a quanto risulta all'interrogante, nel corso della riunione promossa dal direttore generale del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio tenutasi a Roma il 30 dicembre 2002);
preso atto altresì della situazione critica che è venuta a determinarsi tra la stragrande maggioranza dei sindaci dell'area protetta ed il presidente, onorevole Pratesi -:
quali iniziative intenda mettere in atto il Ministro per fronteggiare con immediatezza la grave crisi economica che sta travolgendo il più antico Parco d'Italia;
quale sia ad avviso del Ministro l'interpretazione autentica da dareall'articolo 94, comma 12, della legge finanziaria 2003, come risultante dall'approvazione dell'emendamento approvato dal Parlamento per far fronte all'occupazione dei lavoratori precari, tenendo conto anche dei relativi ordini del giorno votati sempre sullo stesso argomento;
quali iniziative intenda intraprendere, nel brevissimo tempo, il Ministro in merito alla sfiducia al presidente Pratesi votata dalla comunità del parco in data 23 gennaio 2003.
(4-05254)

Risposta. - Relativamente all'interrogazione in argomento, riguardante le problematiche gestionali del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, si rappresenta quanto segue.
Nonostante l'impegno profuso dall'attuale consiglio direttivo dell'Ente che, a partire dal suo insediamento, avvenuto nel 2001, si è prodigato per ricondurre l'attività del parco entro i canoni della piena legittimità, permane grave la situazione finanziaria che caratterizza l'Ente parco, in ragione di una esposizione debitoria dovuta alla precedente gestione, con spese prive di copertura finanziaria per circa 8 milioni di euro.
Per cercare di risolvere tale situazione il Ministero dell'ambiente e quello dell'economia hanno deciso di nominare, con decreto ministeriale del 13 marzo 2003, un commissario
ad acta, nella persona del dottor Lupoi, cui affidare una serie di attività volte al risanamento e, in particolare, alla riorganizzazione dei servizi amministrativo-contabili e alla ricostruzione della situazione contabile.
Il Ministero dell'ambiente si sta inoltre attivando nei confronti del Ministero dell'economia affinché sia individuato un percorso di stabilizzazione dell'Ente, attraverso il ricorso ad un finanziamento straordinario, nella tempistica e nelle modalità previste dalla vigente legislazione finanziaria.
Nel contempo, questa Amministrazione, in relazione alla specifica questione del personale già titolare di contratti individuali del comparto agricolo-forestale, ha coinvolto i rappresentanti dell'Ente, le organizzazioni sindacali, le regioni interessate, i Ministeri dell'economia e del lavoro, il dipartimento funzione pubblica, al fine di individuare un percorso di stabilità occupazionale, nei limiti delle risorse previste dalla Legge n. 287/2002.
Nella considerazione che la legge finanziaria n. 287/2002 ha previsto uno stanziamento di fondi per «fronteggiare la crisi occupazionale del Parco nazionale d'Abruzzo» per 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2003-2004-2005, le parti hanno concordato di avvalersi di tale finanziamento applicando la norma di cui all'articolo 4 del decreto legislativo n. 368/2001, per formalizzare un nuovo contratto individuale di lavoro, in coerenza con il contratto collettivo nazionale di lavoro degli Enti pubblici non economici, a decorrere dal 2 aprile 2003. Per completezza di informazione, si fa presente che tale somma è stata accreditata all'Ente.
L'Ente parco stesso dovrà procedere, non appena possibile, alla rivisitazione della pianta organica, individuando le fasce professionali e le unità di personale necessarie al funzionamento, richiedendo alle amministrazioni competenti la «Deroga per le assunzioni», così come previsto dalla legge finanziaria 2003, da approvare con apposita delibera consiliare, previa intesa formale con le organizzazioni sindacali, salvo le determinazioni del competente Ministero


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dell'economia e del dipartimento per la funzione pubblica.
Oltre a ciò lo stesso Ente si attiverà fin d'ora per individuare un piano d'impresa da avviarsi entro e non oltre il 1o gennaio 2004 e che, ci si auspica, possa garantire, sia spazi occupazionali per il personale interessato che l'esternalizzazione di attività del parco, da affidare, secondo la normativa e secondo lo
status giuridico dei soggetti affidatari.
Tale progetto avrà certamente maggiori possibilità di successo se gli Enti locali si faranno garanti di promuovere, stimolare ed incentivare le azioni programmate previste dallo stesso piano di impresa, oggetto comunque di opportuna concertazione sul territorio.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

MARAN. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 18 settembre 2003 il Direttore dell'Ufficio Scolastico Regionale per il Friuli Venezia Giulia ha comunicato al dirigente dell'ISIT «Einaudi-Marconi» di Staranzano (Gorizia) e dell'ITAS «Deledda» di Trieste la mancata autorizzazione all'attivazione di due classi 3 (rispettivamente di 20 e 21 alunni) del corso serale attivate dal Capo d'Istituto con provvedimento prot. n. 5290/C21 del 13 settembre 2003, in base alla legge 268/2002, articolo 2, e alla circolare ministeriale n. 58 del 9 luglio 2003, secondo la quale «non sono consentiti sdoppiamenti e istituzioni di nuove classi dopo il 31 agosto»;
secondo la nota del Dipartimento per i servizi nel Territorio-Dipartimento per lo sviluppo dell'istruzione, prot. n. 1106 del 17 aprile 2003, si fa presente che per quanto riguarda i corsi serali presso gli istituti di istruzione secondaria superiore, si possono accettare iscrizioni per i corsi suindicati sino alla data del 15 settembre 2003;
il dirigente scolastico ha motivato le ragioni personali e socioambientali degli studenti iscritti al corso serale, come previsto dalla nota richiamata in precedenza, che richiama gli interventi finanziari a favorire un rientro degli adulti nel sistema formativo contenuti nella lettera circolare prot. 3462 del 20 dicembre 2002 -:
per quali ragioni si neghi l'autorizzazione all'attivazione delle classi, considerato il numero degli alunni, la data di attivazione precedente il 15 settembre e le motivazioni addotte dal Capo d'Istituto;
se, in questo modo, non venga leso il diritto di istruzione sancito dalla Carta costituzionale e disconosciuto lo stesso valore della formazione scolastica ribadito con forza dal Ministro dell'istruzione, università e ricerca in ogni occasione.
(4-07554)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare indicata in discorso, nella quale l'onorevole lamenta il mancato accoglimento della richiesta del dirigente scolastico dell'ISIT «Einaudi-Marconi» di Staranzano (Gorizia) e dell'ITAS «Deledda» di Trieste per l'attivazione di due classi terze del corso serale; il mancato accoglimento è scaturito dall'applicazione del divieto di sdoppiamento e di istituzione di nuove classi dopo il 31 agosto di cui all'articolo 2 del decreto-legge n. 212 del 25 settembre 2002, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 268 del 22 novembre 2002.
Il problema sollevato può, ora, considerarsi superato. Infatti, l'Ufficio scolastico regionale per il Friuli-Venezia Giulia ha disposto interventi finanziari, atti a rendere possibile l'attività didattica richiesta, attingendo alle risorse provenienti dal Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi, istituito dalla legge n. 440 del 18 dicembre 1997.
I suddetti interventi finanziari sono stati disposti dall'Ufficio scolastico regionale tenendo presente la lettera circolare protocollo n. 1106 del 17 aprile 2003 - che ha consentito ai dirigenti scolastici di accettare iscrizioni ai corsi serali sino alla data del


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15 settembre 2003 in relazione a motivate ed eccezionali esigenze - e tenendo conto, altresì, delle ragioni personali e socio ambientali addotte a sostegno di un ampliamento dell'offerta formativa insistentemente richiesto.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

MAURANDI, CABRAS, CARBONI, LADU e TONINO LODDO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il 27 luglio la spiaggia di Masua nel comune di Iglesias (provincia di Cagliari) è stata invasa improvvisamente da un fiume di fango, proveniente dalla galleria della miniera di Acqua Arresi, provocando l'inquinamento della spiaggia e dello specchio di mare prospicente;
il fatto non ha provocato danni a persone - nonostante che la spiaggia fosse affollata di bagnanti nella giornata domenicale - grazie all'intervento dei vigili urbani e di associazioni di volontari, che hanno tempestivamente provveduto alla evacuazione della spiaggia -:
quali siano le cause all'origine di un così grave incidente, considerato che eventi simili sono accaduti altre volte, anche se non hanno interessato una spiaggia affollata di bagnanti;
quali siano le responsabilità per la mancata messa in sicurezza delle gallerie delle miniere dismesse;
in particolare se risponda al vero che la società IGEA - che da tempo provvede alla messa in sicurezza delle gallerie delle miniere dismesse - ha più volte richiesto inutilmente alla regione sarda e ai Ministeri interessati (ambiente e attività produttive) i fondi necessari per la messa in sicurezza del sito di Acqua Arresi e di altre miniere del Sulcis Iglesiente;
se esista il rischio che il fango riversatosi in mare contenga residui inquinanti, provenienti dal dilavaggio della galleria dismessa, considerato che si tratta di una miniera di blenda e golena;
se non ritenga necessario un tempestivo intervento per rimuovere il fango e i detriti accumulatisi sulla spiaggia e lungo la costa e nell'acqua del mare, anche in considerazione della stagione turistica ormai inoltrata;
quali iniziative intenda assumere affinché i lavori per la messa in sicurezza delle gallerie minerarie dismesse, in questa ed in altre miniere del Sulcis Iglesiente, vengano garantiti con l'intensità e la continuità necessari ad evitare che si ripetano incidenti simili a quello di Masua.
(4-07158)

Risposta. - Nel pomeriggio del 27 luglio ultimo scorso nel comune di Iglesias (Cagliari), in località Acquaresi, si è verificata una frana che ha provocato la fuoriuscita di alcune decine di migliaia di metri cubi di acqua da una galleria mineraria denominata «Ornella», dotata di infrastrutture ferroviarie di collegamento a vari giacimenti minerari della zona.
L'imbocco della galleria, attraverso il quale un tempo passava il materiale estratto dalla miniera per essere trasportato all'esterno, si trova in prossimità della spiaggia di Masua; quest'ultima è stata, quindi, invasa dall'acqua fuoriuscita dalla galleria poi riversatasi in mare.
In data 29 luglio 2003 la regione Sardegna ha provveduto ad effettuare un sopralluogo presso la zona suddetta rilevando che la spiaggia di Masua ed il prospiciente specchio di mare non risultano compromessi.
L'evento in questione, secondo quanto riferito dall'Assessorato regionale all'industria, sarebbe dovuto al distacco di materiale, verificatosi all'interno dei vuoti di coltivazione della miniera «Acquaresi», non più attiva dal 1998. Tale distacco, della presumibile entità di 10-15 mila metri cubi, avrebbe determinato una notevole spinta sull'acqua sotterranea con successivo riversamento della stessa nella galleria «Ornella»


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(distante circa 7 km dalla miniera). La porta in lamiera installata all'imbocco della galleria di carreggio, sottoposta alla elevata pressione esercitata dall'acqua per circa un'ora, avrebbe ceduto consentendo il riversamento dell'acqua stessa sulla spiaggia e poi in mare.
Successivamente, la società Igea provvedeva a ripulire la spiaggia dai detriti trasportati dall'acqua.
Al fine di impedire il ripetersi di eventi analoghi, l'Amministrazione regionale dell'industria ha comunicato di aver disposto l'apertura della porta della galleria suddetta per consentire il naturale deflusso di una eventuale venuta d'acqua superiore a quella di percolazione di natura meteorica proveniente esclusivamente da quote superiori a quella della galleria di carreggio.
Per quanto riguarda il monitoraggio dell'intera area mineraria dell'iglesiante, il predetto Assessorato ha sottolineato che le strutture sotterranee della miniera «Acquaresi», nonché le altre zone ritenute a rischio, sono da tempo sottoposte a continue verifiche.
Risulta, inoltre, che siano in corso gli accertamenti tecnici necessari a verificare l'esistenza di eventuali correlazioni tra il distacco del materiale all'interno del vuoto di coltivazione ed il richiamo dall'esterno di un consistente quantitativo di roccia e terreno di copertura. Tale verifica è ad oggi resa difficoltosa dalla totale assenza di parametri significativi e soprattutto dall'impossibilità di raggiungere, attraverso le strutture minerarie, la zona sotterranea più prossima al dissesto, che attualmente si trova completamente sommersa dall'acqua.
Il 13 agosto ultimo scorso la società IGEA ha comunicato alla prefettura medesima di aver provveduto:
a posizionare nella galleria «Ornella», a nord dell'inserimento nella stessa della galleria «Galligaris», uno sbarramento in calcestruzzo armato in grado di resistere a sollecitazioni di almeno 10 Bar, onde ostruirla completamente;
ad istallare nella galleria un sistema di preavviso dell'eventuale arrivo d'acqua, ubicato a 3 km a nord dello sbarramento;
all'inserimento nello sbarramento di 3 valvole per valutare il livello raggiunto dall'acqua;
a realizzare nei piazzali di Masua un sistema di bacini di contenimento per una capienza di circa 20.000 metri cubi.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

MIGLIORI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
oltre ai circa 500 nuclei familiari di Milano, anche a Firenze gli abitanti delle case albergo di proprietà Poste spa site in via Chiusi, 5 dovranno lasciare liberi tali alloggi per rescissione anticipata del contratto di gestione;
tra questi nuclei familiari sono presenti numerosi bambini ed anziani, oltre che a lavoratori fuori sede, il cui tenore di vita non consentirebbe il libero accesso al mercato immobiliare;
gli abitanti di via Chiusi, n. 5 rivendicano i fini sociali della struttura in cui abitano, costruite con vincoli di legge su terreni demaniali;
un recente accordo tra Poste italiane spa e sindacati per «liberare» l'immobile non pare garantire gli inquilini in questione -:
se la decisione del consiglio di amministrazione di Poste spa si fondi su una strategia di politica industriale e, in caso affermativo, quali ne siano le finalità;
se non ritenga di potersi attivare affinché il consiglio di amministrazione della società riconsideri la propria decisione, tenuto conto dell'elevato numero di famiglie coinvolte nell'operazione.
(4-06689)

Risposta. - Al riguardo, allo scopo di disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'onorevole,


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si è provveduto ad interessare la società Poste italiane la quale, in merito alla dismissione degli immobili adibiti a case-albergo ubicati, in particolare, a Firenze, ha comunicato quanto segue.
Le case-albergo sono immobili realizzati tra gli anni '70 ed '80 per offrire ospitalità temporanea al personale delle aziende dipendenti dal Ministero delle poste e delle telecomunicazioni applicato presso un ufficio sito in ambito provinciale, nei casi in cui il dipendente non disponeva, nella stessa circoscrizione provinciale di applicazione, di abitazione in proprietà o in affitto, ai sensi dall'articolo 1 del regolamento delle case-albergo (decreto ministeriale 6 dicembre 1977 recante «Regolamentazione delle case-albergo destinate ad alloggio di servizio per il personale delle aziende dipendenti dal Ministero p.t.» pubblicato sul Bollettino n. 5 - parte seconda - del 1978 del Ministero delle poste e delle telecomunicazioni).
L'articolo 6 del citato regolamento, nel precisare che la concessione dell'alloggio di servizio veniva, esclusivamente, attribuita alla persona del dipendente stabiliva, nel contempo, il divieto di sub concessione, sia pure temporanea, anche a favore del coniuge o di parenti di qualunque grado del beneficiario, pena la perdita immediata del diritto di permanenza nella casa-albergo.
A seguito della trasformazione dell'Amministrazione p.t. in ente pubblico economico, l'ente Poste italiane sottoscrisse, nel 1997, una convenzione con l'istituto previdenziale dei postelegrafonici - Ipost - per avviare un programma che prevedeva la progressiva dismissione di detti alloggi Nella convenzione si precisava che l'Ipost, a partire dal 31 dicembre 1997, non si sarebbe più occupato della gestione di tali immobili, come avvenuto fino ad allora, e si stabiliva che l'ente Poste italiane avrebbe dovuto curare lo svolgimento delle necessarie «gare per l'adeguamento strutturale, impiantistico e tecnologico degli immobili stessi alle normative vigenti».
Successivamente alla trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni, e precisamente nel mese di maggio 2001, la proprietà degli immobili in parola, venne trasferita alla «E.G.I.», società per azioni interamente controllata da Poste italiane, incaricata di completare il programma suddetto.
Alla società Poste rimaneva affidata la gestione delle case-albergo, in forza di un contratto di comodato stipulato con la E.G.I., in data 31 maggio 2001; in attesa della futura definitiva chiusura delle case-albergo, Poste italiane, per motivi di ordine tecnico, interrompeva l'assegnazione dei posti letto.
Con riferimento alle case-albergo ubicate a Firenze la società Poste italiane ha comunicato che, per ridurre al minimo il disagio che la progressiva liberazione degli immobili avrebbe potuto arrecare agli occupanti, ha avviato, d'intesa con i rappresentanti delle locali organizzazioni sindacali, diverse iniziative.
A tal fine - secondo quanto riferito dalla stessa società - è stata prevista la possibilità per i dipendenti interessati di avanzare, compatibilmente con le esigenze organizzative dell'azienda, una richiesta di trasferimento presso una sede più vicina ai luoghi di residenza o, in alternativa, di poter usufruire di un incentivo economico per reperire un'altra soluzione abitativa.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
appare davvero preoccupante la proliferazione delle centrali termoelettriche che dovrebbero sorgere nella Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria);
è infatti prevista, in quel piccolo fazzoletto di terra (poco più di 5 chilometri in linea d'aria), la realizzazione di ben cinque impianti di centrali a metano nei comuni di Gioia Tauro, San Ferdinando, Rosarno, Rizziconi, Melicucco, che andrebbero ad aggiungersi al rigassificatore


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Falc di Gioia Tauro e Rosarno ed a quello dell'area portuale;
le cinque citate centrali avrebbero complessivamente una potenza di oltre 5.000 Mw di potenza, oltre il doppio della «famigerata» centrale prevista, alla fine degli anni '80, in Gioia Tauro;
i progetti presentati nei comuni interessati sono quasi tutti delle società «Ansaldo Energia» di Genova e International Power di Londra;
i responsabili amministrativi dei comuni interessati, tranne quello di Rosarno il quale ha responsabilmente richiesto la dovuta attenzione, stanno gestendo il tutto senza un'adeguata valutazione sugli impatti ambientale e sanitario derivanti dalla reazione delle numerose numerose centrali a metano, anzi sembra all'interrogante stiano effettuando una «pericolosa corsa» per accaparrarsi nel proprio comune una centrale termoelettrica;
il territorio della piana di Gioia Tauro è prevalentemente a vocazione agrumicola e l'inquinamento derivante dalle centrali, se pur a metano, sarebbe decisamente dannoso per l'assetto agricolo e forestale nonché per lo stesso sviluppo economico e territorio;
ma la costruzione di un numero così elevato di centrali termoelettriche non appare dettata da alcuna necessità, considerato che la Calabria non è carente di energia elettrica ma, anzi, ne esporta in notevole quantità su produzione delle centrali già funzionanti nel territorio regionale;
non va, altresì, sottaciuto il fatto che la piana di Gioia Tauro è, purtroppo, caratterizzata da un'inquinante presenza di numerose e forti cosche criminali, tra le più grosse della 'ndrangheta, che sono inserite in quasi tutti gli appalti e nei settori economici del territorio;
il numero così elevato di costruzioni di centrali termoelettriche, non supportato da alcuna necessità, neppure in termini occupazionali, crea nell'interrogante preoccupanti sospetti derivanti da possibili collusioni con la criminalità organizzata locale -:
quali urgenti iniziative intendano attuare al fine di far valutare attentamente l'impatto ambientale e tutti i rischi connessi con la creazione di un numero così elevato di centrali termoelettriche che andrebbero ad aggiungersi a quelli del termovalorizzatore per i rifiuti già in costruzione, in un territorio decisamente piccolo e per il quale occorrerebbe attuare una adeguata e diversa programmazione utile a garantire un corretto sviluppo economico.
(4-05500)

Risposta. - In merito alla problematica rappresentata nell'interrogazione in discorso si comunica quanto segue.
Risultano presentate istanze di pronuncia di compatibilità ambientale statale, in provincia di Reggio Calabria, per tre centrali e non cinque, come indicato dall'interrogante.
Si tratta, in particolare:
della Centrale in Comune di San Ferdinando;
della Centrale in Comune di Melicucco;
della Centrale in Comune di Rizziconi.

Tutte e tre le centrali sono situate in corrispondenza della Piana di Gioia Tauro; non risultano presentate istanze di pronuncia di compatibilità ambientale per centrali da localizzare nei comuni di Rosario e Gioia Tauro; il territorio comunale di quest'ultimo è confinante con il sito della centrale proposta per Rizziconi e ciò può avere generato un equivoco.
Il fatto, comunque, che sia stata presentata un'istanza di pronuncia di compatibilità ambientale non significa necessariamente che l'opera sarà realizzata; infatti, nel corso delle istruttorie, in varie occasioni ufficiali (conferenze dei servizi per le centrali di Rizziconi e Melicucco e riunione della Commissione VIA per le stesse centrali


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presso la regione), rappresentanti della regione Calabria hanno affermato che, coerentemente a quanto indicato nel piano energetico regionale, nella piana di Gioia Tauro sarà autorizzata la costruzione di una sola centrale che sarà scelta sulla base delle risultanze delle istruttorie di VIA, in relazione ad un bilancio fra minore impatto ambientale e ricadute positive in termini socio economici.
Le valutazioni al momento condotte nell'ambito delle tre istruttorie in corso relative alle tre centrali sopra dette, sembrerebbero indicare per la centrale di Rizziconi un impatto più trascurabile sulla qualità dell'aria, pur considerando l'effetto combinato del termovalorizzatore di Gioia Tauro già autorizzato.
Comunque, il proponente della centrale di Rizziconi ha fornito uno studio in cui si valuta l'effetto combinato di tutte e tre le centrali e del termovalorizzatore di Gioia Tauro. I risultati delle simulazioni effettuate indicano che anche la (non prevista) realizzazione di tutte e tre le centrali non comprometterebbe la qualità dell'aria dell'area vasta studiata al di là dei limiti stabiliti dalla legge.
In ogni caso la direzione competente dovrà portare a termine, in quanto atto dovuto, tutte e tre le istruttorie citate e trasferire le conclusioni alle rispettive conferenze dei servizi attivate dal Ministero per le attività produttive per le definitive decisioni sul rilascio dell'autorizzazione unica da prendersi previa intesa con la regione competente.
Si precisa, infine, che la costruzione di tre centrali non sarebbe di interesse neanche per i proponenti, in quanto il G.R.T.N., data la situazione attuale della rete di distribuzione dell'area, non sarebbe in grado di garantire il dispacciamento di tutta l'energia prodotta, per cui non ci sarebbero i necessari ritorni economici per l'investimento.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi è stata denunciata, dalla stampa locale, la introduzione abusiva sul mercato agricolo calabrese di clementine «Affogliate» risultate infette dal «virus della tristezza»;
la possibile diffusione del predetto virus costituisce un grave pericolo per le colture agricole regionali e nazionali ed è sanzionatadall'articolo 500 del codice penale nonché dall'articolo 10 del decreto ministeriale 22 novembre 1996 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 5 dicembre 1996;
risulta all'interrogante che l'amministrazione provinciale di Cosenza, facendosi interprete delle preoccupazioni del mondo agricolo, avrebbe avanzato formale istanza al procuratore della Repubblica di Cosenza al fine di avviare una indagine diretta «all'individuazione dei soggetti responsabili di un fenomeno che nel tempo assume sempre maggiore gravità in quanto il virus importato con gli agrumi contraffatti e a rapida diffusione può in breve danneggiare vaste estensioni di colture agricole»;
le associazioni di categoria hanno assunto analoghe iniziative segnalando al ministero delle politiche agricole e forestali alla giunta regionale e al prefetto di Cosenza la presenza sul mercato agrumicolo di clementine «Affogliate» provenienti dalla Spagna che «oltre ad esserelesive di accordi commerciali, sono veicolo di trasmissione di agenti parassitari» -:
se non ritenga di dover assumere misure adeguate, efficaci e tempestive per:
a) verificare se sia stata avviata un'indagine volta a individuare i responsabili delle impostazioni abusive di clementine «Affogliate»;
b) esercitare i necessari controlli sui mercati agricoli;


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c) scongiurare il pericolo di contaminazione del «virus della tristezza» sulle nostre produzioni agrumicole.
(4-07826)

Risposta. - L'interrogazione in argomento pone l'accento sulla sospetta commercializzazione nell'ambito del territorio nazionale di clementine «affogliate» provenienti dalla Spagna, risultate infette dal «Virus Tristezza» e commercializzate in Calabria come prodotto italiano.
Nel ricordare che compiti di vigilanza e controllo sistematico del materiale vegetale presso i punti di entrata sul territorio nazionale rientrano nelle specifiche competenze dei servizi fitosanitari regionali, si assicura che l'ispettorato centrale repressioni frodi è impegnato già da tempo in controlli mirati volti a verificare la corretta indicazione dell'origine dichiarata sulla confezione.
In particolare poi, per lo specifico fenomeno segnalato si fa presente che sono state impartite agli uffici periferici disposizioni tendenti ad intensificare l'attività di vigilanza presso i principali mercati ortofrutticoli; senza però, al momento; alcun riscontro.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

PECORARO SCANIO e LION. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la TIM S.r.l., industria monouso, eserciterebbe l'attività di lavorazione e trasformazione dei polimeri della plastica per la realizzazione di bicchieri, piatti eccetera, per uso alimentare;
è ubicata nella zona industriale di C/da Pezzapiana; tale zona, identificata come «d» dal piano di lottizzazione approvato in data 22 aprile 1980 con delibera n. 495;
tale zona, prima dell'insediamento della TIM S.r.l., ospitava solamente aziende a vocazione artigianale e commerciale non inquinanti, alcune dedite alla distribuzione di prodotti primari, quali latte e prodotti alimentari, nonché aziende per la fornitura di servizi quale la GESESA S.p.a. che si occuperebbe del trattamento e della distribuzione di acqua potabile;
tale società, per la particolare lavorazione, sarebbe invece ritenuta insalubre di prima categoria dal decreto ministeriale del 5 settembre 1994, recante l'elenco delle industrie insalubri di cui all'articolo 216 del testo unico delle leggi sanitarie;
i cittadini di C/da Pezzapiana già da 1999 avevano denunciato all'ASL, al comune e ai carabinieri l'inosservanza, da parte della TIM S.r.l., delle norme sulla salute ambientale;
successivamente la GESESA S.p.a. denunciava la presenza in atmosfera di «stirene»;
alcuni dei cittadini di C/da Pezzapiana, a questo punto, allarmati per l'atto denunciato e reso pubblico dalla GESESA S.p.a., si sarebbero sottoposti ad analisi delle urine per verificare la presenza di tale sostanza. I risultati hanno confermato la presenza di acido mandelico e acido fenilgliossilico;
lo stirene è un composto organico volatile appartenente alla famiglia chimica degli Areni, ritenuto come «possibile» agente cangerogeno dallo I.A.R.C. (International Agency for Research on Cancer), e comunque tossico per inalazione e per contatto;
di contro i titolari della società avrebbero invece sempre diffuso informazioni distorte circa la pericolosità della sostanza invitando i cittadini a «tranquillizzarsi» -:
quali siano i motivi che hanno spinto il ministero ad insediare un tavolo presso la propria sede in data, 29 gennaio 2003, con i rappresentanti del comune di Benevento, della regione Campania e della provincia di Benevento;


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se tale tavolo abbia riguardato solamente il rilascio di nuove autorizzazioni alle emissioni in atmosfera, oppure altre autorizzazioni;
quali siano i contenuti del documento avente ad oggetto i lavori dell'incontro e se esso abbia avuto ad oggetto anche la verifica di conformità delle autorizzazioni, rilasciate e la pericolosità delle sostanze immesse nell'atmosfera.
(4-05514)

Risposta. - La TIM S.r.l., industria monouso, esercita l'attività di lavorazione e trasformazione di polistirene per la realizzazione di articoli destinati ad uso alimentare (piatti, bicchieri, ecc.) ed è propriètaria degli opifici denominati TIM1 e TIM2.
In data 2 dicembre 2002 la TIM ha rivolto istanza a questo Ministero, ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 203 del 1988 affinché il medesimo provvedesse alla domanda di autorizzazione alle emissioni in atmosfera presentata dalla società relativamente ad un nuovo opificio (TIM3), in aggiunta ai due già in esercizio.
A motivazione dell'istanza era richiamata l'inerzia della regione Campania, che ritenendo di non avere a disposizione le informazioni indispensabili per esprimere il proprio parere tecnico, aveva più volte richiesto la documentazione integrativa alla ditta in oggetto.
Questo Ministero, dopo aver verificato che la regione Campania aveva avviato un procedimento in merito alla richiesta di autorizzazione presentata dalla TIM e che l'ultimo documento agli atti dell'istruttoria era una richiesta di documentazione, avanzata dalla Commissione tecnica provinciale in data 19 novembre 2002, ha rilevato che non sussistevano le condizioni per lo svolgimento del potere sostitutivo dello stesso.
In data 17 dicembre 2002 la Commissione tecnica provinciale della regione Campania, richiedeva al Ministero di convocare un tavolo tecnico ai fini della valutazione dell'intera questione.
Nel corso della riunione svoltasi presso lo scrivente Ministero, il 29 gennaio 2003 cui hanno partecipato il Ministero della salute, il Ministero delle attività produttive, la regione Campania, la provincia, il Comune di Benevento e la società TIM, si è concordato circa la non sussistenza delle condizioni per lo svolgimento del potere sostitutivo di questo Ministero previsto dall'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 203 del 1988.
In tale sede è stata rilevata l'incompletezza della documentazione presentata dalla TIM, che è stata pertanto, invitata ad inviare alla commissione tecnica provinciale le integrazioni richieste affinché la medesima potesse esprimere il proprio parere di competenza. La regione Campania ed il comune si sono impegnati a fornire ai ministeri intervenuti, il rapporto elaborato dal CRIA in merito al monitoraggio delle emissioni prodotte dallo stabilimento TIM. Tale rapporto, malgrado ripetuti solleciti, non è ancora stato ufficialmente trasmesso al Ministero, che ha provveduto, quindi ad acquisirlo dalla società stessa.
In seguito a quanto concordato nel corso della predetta riunione la società TIM s.r.l. ha inviato alla commissione tecnica provinciale della regione Campania le integrazioni che la stessa aveva richiesto al fine di avere tutti gli elementi indispensabili per esprimere il proprio parere tecnico in ordine alla richiesta di autorizzazione alle emissioni.
Dopo aver riscontrato alcune discordanze tra l'ultima documentazione presentata dalla TIM e quella depositata in precedenza dalla medesima ditta, la commissione tecnica, il 26 marzo 2002, ha inoltrato alla società un ulteriore richiesta di integrazioni, stabilendo come termine ultimo per il deposito il 1o aprile 2002.
Nel rapporto tecnico elaborato dal CRIA (Centro regionale inquinamento atmosferico) in merito al monitoraggio delle emissioni prodotte dallo stabilimento TIM e trasmesso al Ministero dell'ambiente con nota 636 del 21 marzo 2003 della prefettura di Benevento, il citato centro ha concluso che, nonostante le emissioni derivanti dai singoli camini siano sostanzialmente al di sotto dei limiti stabiliti dal decreto ministeriale 12 luglio 1990, era sconsigliabile


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che la TIM avesse adottato alcuni accorgimenti tecnici, quali l'innalzamento dei camini, il convogliamento dei flussi e l'installazione di sistemi di abbattimento dei vapori, allo scopo di minimizzare l'impatto sull'ambiente.
In data 5 marzo 2003, si è tenuta presso il comune di Benevento una riunione in seguito alla quale la prefettura di Benevento ha fatto rilevare la necessità, nell'interesse della salvaguardia della salute pubblica, di valutare il complessivo impatto ambientale dell'azienda che, considerando i camini di scarico dei fumi nel loro insieme, produce emissioni eccessive, pertanto ha chiesto al sindaco di sospendere o revocare qualsiasi parere favorevole all'autorizzazione di ulteriori emissioni, finché la ditta TIM non avesse dimostrato di aver adottato gli opportuni accorgimenti tecnici necessari a ridurre l'emissione complessiva di tutti i camini autorizzati ed in corso di autorizzazione.
Con l'ordinanza n. 37 del 27 marzo 2003, il sindaco del comune di Benevento, ha quindi, revocato i pareri favorevoli precedentemente espressi per l'autorizzazione alle emissioni in atmosfera.
Dopo aver preso atto della sopraccitata ordinanza, la Commissione tecnica provinciale della regione Campania ha comunicato, con nota del 9 aprile 2003, di non poter procedere al rilascio dell'autorizzazione richiesta.
In data 10 aprile 2003, la TIM ha inoltrato al Ministero dell'ambiente una seconda istanza ex articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 203 del 1988, affinché il medesimo provvedesse alla domanda di autorizzazione alle emissioni in atmosfera in sostituzione della regione Campania, richiamando a motivazione dell'istanza, la sostanziale inerzia della regione stessa. Anche in questo caso il Ministero dell'ambiente ha riproposto che non è ammissibile l'esercizio dei poteri sostitutivi da parte dello stesso poiché la regione Campania, anche se con un atto intervenuto successivamente al termine previsto dall'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica predetto, per il rilascio del parere di competenza, si era espressa in termini negativi in merito all'istanza di autorizzazione della TIM.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

PERROTTA. - Al Ministro per la funzione pubblica. - Per sapere - premesso che:
come sancito dalla circolare n. 1/2002 del 3 maggio 2002, emanata dal dipartimento della funzione pubblica, corre l'obbligo a carico delle amministrazioni dell'invio dei dati relativi all'anno 2001 riguardanti permessi, aspettative e distacchi sindacali, aspettative e permessi per funzioni pubbliche -:
se il Ministro intenda fornire informazioni in merito alle amministrazioni che non hanno ancora inviato i dati prescritti.
(4-06016)

Risposta. - Va preliminarmente rilevato:
alla rilevazione riguardante i dati 2001, di cui alla circolare del Dipartimento della funzione pubblica del 3 maggio 2002, a cui fa riferimento l'interrogazione, sono interessate circa 24.000 amministrazioni. La necessità di effettuare la predetta rilevazione scaturisce da una esigenza di trasparenza e di razionalizzazione delle aspettative e dei permessi nel settore pubblico, in armonia con quanto previsto dall'articolo 50, del decreto legislativo del 30 marzo 2001 n. 165. La normativa vigente, che impone l'obbligo di trasmettere i dati alla Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento della funzione pubblica, ai fini della verifica, non prevede peraltro una corrispondente sanzione nell'ipotesi di mancata o ritardata trasmissione degli stessi.
Ciò premesso, alla data odierna, risultano inadempienti all'obbligo di invio dei dati relativi all'anno 2001 le amministrazioni di cui ai seguenti comparti:
Comparto enti pubblici non economici 6
Comparto regioni autonomie locali 411


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Comparto sanità 3
Comparto enti di ricerca e
sperimentazione 2

Alle amministrazioni in parola, sono stati indirizzati appositi e reiterati solleciti, nel corso degli anni 2002 e 2003.
Per completezza, è necessario sottolineare che risultano ancora inadempienti:

per l'anno 1998:
Comparto enti locali 159
Comparto sanità 2

per l'anno 1999:
Comparto enti pubblici non economici 2
Comparto regioni autonomie locali 212
Comparto sanità 3
Comparto enti di ricerca e
sperimentazione 1

per l'anno 2000:
Comparto enti pubblici non economici 2
Comparto regioni autonomie locali 212
Comparto sanità 2
Comparto enti di ricerca e
sperimentazione 1

Ancora per completezza, occorre segnalare che presso il garante per la protezione dei dati personali, risulta, a tutt'oggi, in istruttoria, malgrado i solleciti del dipartimento della funzione pubblica, la richiesta di parere «... se i dati relativi ai dipendenti (cognome, nome e codice fiscale) che hanno usufruito di permessi e/o aspettative sindacali rientrano nella sfera di riservatezza della legge sulla privacy», avanzata dalla provincia di Varese, fin dal settembre 1999.
Il Ministro per la funzione pubblica: Luigi Mazzella.

PERROTTA. - Al Ministro per la funzione pubblica. - Per sapere - premesso che:
in merito alla legge n. 537 del 1993 (articolo 3) e al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 770 del 1994 (articolo 2), che fissano il contingente numerico massimo dei distacchi retribuiti e dei permessi giornalieri nella sede di lavoro, poi confermato dall'articolo 8 del decreto legislativo n. 396 del 1997 e dall'articolo 44 del decreto legislativo n. 80 del 1998, nonché recepito dal contratto collettivo nazionale quadri ARAN-sindacati del 7 agosto 1998 -:
se il Ministro intenda fornire informazioni in merito al numero complessivo di ore cumulate sotto forma di permessi e di distacchi sindacali nel 1998 e nel 2002, al fine di una verifica del rispetto dei contingenti contrattualmente fissati per la fruizione delle prerogative sindacali.
(4-06017)

Risposta. - L'ammontare dei distacchi sindacali fruibili, negli anni 1998 e 2002, era di n. 2.460, per il personale dei comparti, di n. 124, per il personale dirigenziale delle relative autonome aree di contrattazione, per un totale complessivo di 2.584 (distacchi definiti «storici»), così come stabilito, rispettivamente, dai contratti collettivi nazionali quadro del 7 agosto 1998 e 18 dicembre 2002 e dai contratti collettivi nazionali quadro del 26 novembre 1998 e 27 febbraio 2001, gli effetti di quest'ultimo, infatti, si sono protratti per l'intero anno 2002; in attuazione di quanto statuito dall'articolo 8, comma 1, lettera e), del decreto legislativo 4 novembre 1997, n. 396, comma 1, nel testo introdotto dall'articolo 44, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 80.
I permessi cumulati sotto forma di distacco (definiti, cioè, cumulando, a livello nazionale, le ore di permesso per lo svolgimento del mandato), a disposizione delle organizzazioni sindacali rappresentative, sono stati fissati in:
n. 269, dal CCNQ 7 agosto 1998 e successive integrazioni, per il personale dei comparti, a decorrere dall'8 agosto 1998;
n. 499, dal CCNQ 9 agosto 2000 e successive modificazioni ed integrazioni, i


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cui effetti decorrenti dal 10 agosto 2000, si sono protratti fino al 18 dicembre 2002, per il predetto personale dei comparti;
n. 645, dal CCNQ 18 dicembre 2002 per il citato personale dei comparti, a decorrere dal 19 dicembre 2002;
n. 20, dal CCNQ 25 novembre 1998, per il personale dirigenziale delle autonome aree di contrattazione, a decorrere dal 26 novembre 1998;
n. 35, dal CCNQ del 27 febbraio 2001, i cui effetti si sono protratti per tutto l'anno 2002, per il personale dirigenziale delle autonome aree di contrattazione, a decorrere dal 28 febbraio 2001.
Il Ministro per la funzione pubblica: Luigi Mazzella.

PERROTTA. - Al Ministro per la funzione pubblica. - Per sapere - premesso che:
come previsto da specifiche disposizioni contrattuali riguardanti permessi, aspettative e distacchi sindacali, ed in particolare dalle clausole di cui agli articoli 11, comma 7, 14, comma 1, e 19, comma 8 del Contratto collettivo nazionale quadri 7 agosto 1998, confermate nei contratti successivi, le confederazioni e organizzazioni sindacali hanno l'obbligo di restituire alle amministrazioni il corrispettivo economico per distacchi e ore di permesso fruite in misura superiore ai contingenti predeterminati in contrattazione -:
se il Ministro intenda fornire informazioni in merito all'ammontare del rimborso per non regolare fruizione effettuato alle amministrazioni pubbliche di appartenenza del dipendente dalle confederazioni sindacali rappresentative CGIL, CISL, UIL e CISNAL.
(4-06019)

Risposta. - La verifica, per ciò che concerne i distacchi ed i permessi cumulati sotto forma di distacco, è in corso e prosegue tuttora con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali interessate, allo scopo di «incrociare» i dati in loro possesso con quelli di cui dispongono le amministrazioni; tale fase non si è ancora conclusa soprattutto, per l'estremo ritardo con il quale le amministrazioni interessate hanno fatto pervenire i dati rilevati dal 1998 al 2001.
Malgrado ciò e pur in presenza di numerose amministrazioni ancora inadempienti, è stata effettuata, comunque, una comparazione tra la documentazione cartacea, in possesso del dipartimento della funzione pubblica, e quella attinente ai dati rilevati e trasmessi. Da tale verifica non risulta, al momento, che siano stati fruiti nelle amministrazioni inadempienti distacchi ulteriori oltre a quelli comunicati. In ogni caso il Dipartimento attende i dati mancanti.
In relazione a quanto sopra, va sottolineato che questo Dipartimento ha provveduto ad inviare e reiterare, ove necessario, i solleciti alle amministrazioni ritardatarie; alcuni di tali solleciti, precisamente quelli riguardanti l'invio dei dati relativi all'anno 1998, sono stati indirizzati, per conoscenza, alla competente procura regionale presso la sezione giurisdizionale regionale della Corte dei conti, in ossequio a quanto rappresentato nell'atto di «Indirizzo di coordinamento prot. IC/16 del 28 febbraio 1998 del procuratore generale presso la Corte dei conti», essendo stato equiparato dal dipartimento il mancato invio dei dati al verificarsi di «... una situazione di fatto con potenzialità lesiva da segnalare agli uffici del procuratore presso la sezione giurisdizionale della Corte dei conti territorialmente competente, al fine di eventuali intese a coadiuvare l'azione amministrativa rivolta a che la potenzialità non si trasformi in evento lesivo per l'erario».
Allo stato, quindi, e fino a quando non perverranno le osservazioni delle organizzazioni interessate, non è possibile stabilire definitivamente se per le associazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil e Cisnal, oggi Ugl, così come per le restanti organizzazioni sindacali legittimate, vi sia stato uno «sforamento» del contingente dei distacchi.
In ogni caso si assicura che il dipartimento provvederà agli adempimenti di sua competenza.


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Occorre premettere in via generale che i permessi sindacali sono previsti per lo svolgimento del mandato e per la partecipazione del dirigente sindacale alle riunioni degli organismi direttivi o statutari delle proprie confederazioni ed organizzazioni sindacali. La verifica del rispetto dei contingenti a cura del dipartimento va operata solamente rispetto ai permessi per la partecipazione dei dirigenti sindacali alle riunioni degli organismi direttivi. I contingenti per tali ultime prerogative, infatti, sono fissati a livello nazionale dall'Aran e dalle confederazioni nei richiamati contratti collettivi quadro.
Poiché per tali permessi la disciplina contrattuale non prevede, contrariamente ai «distacchi» e ai «permessi cumulati sotto forma di distacco», l'obbligo, per i sindacati e per le amministrazioni, dell'invio, di volta in volta, al dipartimento della funzione pubblica, rispettivamente, della richiesta e del relativo provvedimento di autorizzazione, è indispensabile attendere la trasmissione dei dati a consuntivo delle amministrazioni inadempienti per poter attivare la procedura di verifica del rispetto dei contingenti contrattualmente fissati.
Di conseguenza, anche per i permessi sindacali per la partecipazione alle riunioni degli organismi direttivi da parte dei dirigenti delle organizzazioni Cgil, Cisl, Uil e Cisnal, oggi Ugl, non è possibile, allo stato, verificare se vi sia stato o meno il rispetto dei relativi contingenti.
Resta fermo, comunque, l'impegno del dipartimento a portare a termine al più presto le verifiche di competenza.
Per tale obiettivo, vale a dire per accelerare e per facilitare le operazioni di verifica, attesa la loro complessità e difficoltà (come già detto, sono circa 24.000 le amministrazioni coinvolte), il dipartimento, nel quadro delle direttive del Ministro per la funzione pubblica, ha avviato, nel 1999, e portato ora a compimento, una gestione informatizzata delle procedure con la messa a punto di un progetto, denominato Gedap (Gestione, distacchi aspettative permessi).
Il progetto consente di automatizzare l'acquisizione, il controllo e l'analisi statistica dei dati annuali a consuntivo e, inoltre, garantisce un elevato grado di sicurezza in ordine alla integrità dei dati in questione.
Il sistema consta di un modulo centrale (MC) e di un modulo periferico (MP), quest'ultimo configurato, per ogni anno solare, in modo tale da rendere più agevole l'immissione ed il controllo dei dati anche da parte delle amministrazioni con articolazioni su tutto il territorio nazionale.
Da quest'anno, e precisamente dal 15 aprile 2003, nella più ampia ottica di un costante e graduale potenziamento delle procedure informatizzate esistenti, si è provveduto ad implementare il sistema mediante l'installazione di un modulo web (MW) che svolgerà un ruolo di intermediario tra il dipartimento e le amministrazioni interessate alla rilevazione.
Il sistema informatizzato ha, comunque, già consentito di evidenziare la fruizione di permessi da parte di dipendenti aderenti ad organizzazioni non rappresentative, pertanto, si è proceduto a richiedere il rimborso delle somme relative alle amministrazioni interessate.
La situazione attuale del recupero in questione, con riferimento ai permessi per la partecipazione a riunioni di organismi direttivi, è prospettata qui di seguito.
Permessi per la partecipazione a riunioni di organismi direttivi (1998-2001):
Comparto Ministeri: Contestazioni 11, Errori materiali 4; somme recuperate 1 (euro 13,42) pari a 1,30 ore ed in istruttoria 6;
Comparto Enti pubblici: Contestazioni 6; nessun errore materiale, nessuna somma recuperata; in istruttoria 6;
Comparto Enti locali: Contestazioni 100; errori materiali 4; somme recuperate 2 (euro 216,91) pari a 21 ore; istruttoria: 94;
Comparto Aziende: Contestazioni 5; nessun errore materiale; nessuna somma recuperata; in istruttoria 5;
Comparto Sanità: Contestazioni 71; errori materiali 10; somme recuperate 8 (euro 3.325,00) pari a 322 ore; istruttoria 53;


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Comparto Ricerca; Contestazioni 1; errori materiali nessuno, somme recuperate nessuna; in istruttoria 1;
Comparto Scuola: Contestazioni 4; errori materiali nessuno; somme recuperate 1 (euro 61,97) pari a 6 ore; in istruttoria 3;
Comparto università; contestazioni 2; errori materiali nessuno, somme recuperate nessuna; in istruttoria 2;
per un totale di Contestazioni 200, errori materiali 18, somme recuperate 12 (euro 3.617,24) pari a 350,3 ore; istruttoria 170.

Anche per i permessi per lo svolgimento del mandato i cui contingenti vengono definiti, gestiti e controllati a livello locale dalle singole amministrazioni, è stato possibile appurare che alcune amministrazioni hanno autorizzato, in diversi casi, la fruizione a favore di organizzazioni sindacali non legittimate.
Pertanto, sono state contestate tali fruizioni, per gli anni dal 1998 al 2001, ed attualmente la situazione è quella che viene illustrata nel prospetto che segue.

Permessi per l'espletamento del mandato (1998-2001):
Comparto Ministeri: contestazioni: 10, errori materiali 2, somme recuperate nessuna; in istruttoria 8;
Comparto Enti pubblici: contestazioni 4; errori materiali nessuno, somme recuperate nessuna; in istruttoria 4;
Comparto Enti locali: contestazioni 148; errori materiali 15; somme recuperate 10 (euro 2.076,15) pari a 201 ore; istruttoria 123;
Comparto Aziende Sanità: contestazioni 102: errori materiali 11; somme recuperate 8 (euro 4.710,00) pari a 456 ore; istruttoria 83;
Comparto Ricerca: contestazioni 2; errori materiali nessuno; somme recuperate nessuna; istruttoria 2;
Comparto Scuola: contestazioni 3; errori materiali nessuno; somme recuperate nessuna; istruttoria 3;
Comparto Università: contestazioni 6; errori materiali 2; somme recuperate nessuna; istruttoria 4.

Per un totale di: contestazioni 277; errori materiali 32; somme recuperate 18 (euro 6.786,15) pari a 657 ore; istruttoria 227.
Il Ministro per la funzione pubblica: Luigi Mazzella.

PERROTTA. - Al Ministro per la funzione pubblica. - Per sapere - premesso che:
il Comitato collettivo quadro per la ripartizione dei distacchi e dei permessi sindacali del 7 agosto 1998 stipulato tra l'Aran e le confederazioni sindacali rappresentative conferma il contingente complessivo «storico» dei distacchi -:
se il Ministro intenda fornire informazioni in merito all'ammontare della spesa pubblica sopportata per i suindicati distacchi negli ultimi cinque anni.
(4-06020)

Risposta. - I costi complessivi riguardanti i distacchi e le altre prerogative sindacali sono pubblicati nell'allegato alla Relazione annuale al parlamento sullo stato della pubblica Amministrazione. Per l'anno 2002, la rilevazione è ancora in corso e, pertanto, la prima elaborazione, su dati significativi, potrà essere operata entro il prossimo mese di novembre.
Per completezza, si evidenzia, inoltre, che per le forze di polizia ad ordinamento civile, per il personale appartenente alla carriera diplomatica ed a quella prefettizia, i cui contingenti vengono definiti in sede di negoziazione e la cui ripartizione avviene con decreti del Ministro per la funzione pubblica, i distacchi sono rispettivamente n. 87 per le forze di polizia ad ordinamento civile; n. 3 per il personale appartenente alla


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carriera diplomatica e n. 5 per il personale appartenente alla carriera prefettizia.
Qui di seguito, comunque, si riportano i predetti costi con l'indicazione dell'anno di riferimento:
1998:
Lire 178.000.000.000;
Euro 91.929.328,04;
1999:
Lire 215.000.010.000;
Euro 111.038.238,5;
2000:
Lire 217.755.000.000;
Euro 112.461.073,00;
2001:
Lire 232.155.000.000;
Euro 119.898.051,00.
Il Ministro per la funzione pubblica: Luigi Mazzella.

PEZZELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
presso il consiglio comunale di Napoli è in corso un dibattito sulla opportunità di delocalizzare l'aeroporto di Capodichino al fine di rispondere positivamente al gran numero di cittadini preoccupati per i problemi di sicurezza correlati al sempre maggior numero di atterraggi e decolli che interessano l'aeroporto, ed all'inquinamento acustico ed ambientale da essi provocato, o in subordine limitarne il futuro sviluppo a favore di aeroporti più compatibili con il territorio circostante;
in data 22 maggio 2003, nel corso di una audizione in sede di commissione urbanistica del comune, un importante dirigente della agenzia regionale per la Sanità (ARSAN), nel relazionare in merito alla delocalizzazione dell'aeroporto, ha dichiarato che negli anni scorsi è stato eseguito un monitoraggio delle aree attorno all'aeroporto per conto del gestore aeroportuale «Gesac SpA» durante il quale sono stati riscontrati gravi fattori di rischio, ed una grande incidenza di patologie neoplastiche tra gli abitanti delle zone circostanti l'aeroporto;
già in data 10 febbraio 2002 con atto di sindacato ispettivo n. 4-05380, l'interrogante ha denunciato gravi irregolarità in merito al rispetto della tutela ambientale nelle aree circostanti l'aeroporto di Napoli-Capodichino, in quanto il servizio di verifica ambientale del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, modificando un precedente parere espresso che prescriveva tale verifica, con foglio n. 3177/VIA/AO13.G, aveva sancito che per la realizzazione di un'opera che avrebbe portato il numero delle piazzole di parcheggio degli aeromobili da n. 15 a n. 22 non era necessaria una verifica di impatto ambientale (cosiddetta procedura di V.I.A.) -:
quale sia realmente l'attuale situazione ambientale e sanitaria delle popolose aree ubicate nelle adiacenze dell'aeroporto di Capodichino che come tutti sanno è localizzato in pieno centro urbano, con particolare riferimento al quartiere di Secondigliano e alle cittadine di Casoria e Casalnuovo;
come sia possibile che studi ed accertamenti fatti da strutture pubbliche, quindi con denaro pubblico, siano affossati e tenuti nascosti per anni e contestualmente si diffondano informazioni sulla inesistenza di inquinamento di qualsiasi natura a causa all'aeroporto e quindi di assoluta sicurezza per le popolazioni;
se, vista la grave situazione, si ritenga doverosa una ispezione eseguita da esperti, realmente indipendenti, al fine di appurare in maniera completa e trasparente la situazione ambientale e sanitaria della zona di Capodichino. Anche per informare


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doverosamente i cittadini dei reali rischi dovuti alla presenza dell'aeroporto, e soprattutto il loro evolversi negli anni;
se, vista la grave situazione, si intenda congelare fino al completamento della ispezione e della successiva analisi ogni tipo di investimento sull'aeroporto.
(4-06446)

Risposta. - La Commissione aeroportuale, ex articolo 5 del decreto ministeriale 31 ottobre 1997, per tale aeroporto, dopo tre anni di lavori, ha definito le procedure antirumore e si appresta ad approvare le mappe di zonizzazione, ottemperando a quanto richiesto nel citato decreto.
L'aeroporto non dispone, ad oggi, di un sistema fisso di monitoraggio acustico e, pertanto, le valutazioni tecnico-acustiche della commissione aeroportuale sono basate sull'utilizzo di un modello di calcolo,
Integrated Noise Model, (INM); modello revisionale largamente utilizzato in ambito internazionale.
La società di gestione Gesac ha progettato e si appresta ad espletare la gara d'appalto per la fornitura di hardware e software di un sistema di monitoraggio che consentirà di controllare costantemente i livelli sonori nei pressi del sedime aeroportuale.
Peraltro, dalle elaborazioni previsionali effettuate, sia per le condizioni di traffico attuali che per gli scenari futuri, non si è evidenziata una situazione di particolare pericolosità, da un punto di vista acustico, per gli abitanti delle zone circostanti l'aeroporto.
Si ricorda, inoltre, che, in seguito alla definizione delle, zone di rispetto da parte della commissione aeroportuale, come peraltro previsto dalla normativa, saranno predisposti interventi di bonifica per gli edifici ricadenti in area B di zonizzazione acustica, rendendo, quindi, sostenibili le attività attuali e future previste per l'aeroporto di Napoli.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

PISTONE e BELLILLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in tutta Italia, all'apertura dell'anno scolastico, sta montando la mobilitazione contro il rincaro dei libri di testo, che ha assunto proporzioni insostenibili per buona parte delle famiglie che si trovano a fare i salti mortali per consentire ai loro figli di frequentare la scuola;
da un'indagine condotta dall'associazione «Altroconsumo», effettuata su 175 classi di Milano e Roma, risulta che il 38 per cento delle classi prese in esame ha di fatto «sforato» le indicazioni ministeriali, con un incremento di tre punti in percentuale rispetto all'anno scorso;
per l'anno scolastico 2003-2004, infatti, più di una classe su tre delle scuole medie e delle prime superiori hanno richiesto alle famiglie una spesa per i libri di testo superiore a quella prevista dalle ordinanze ministeriali, secondo cui ogni singolo studente non deve spendere più di 280 euro in prima media, 108 euro in seconda, 124 euro in terza, mentre per il primo anno delle prime classi della scuola secondaria superiore gli importi variano a seconda dell'indirizzo di studi scelto (il massimo è 300 euro);
tutto ciò è attribuibile in larga misura ad un aumento considerevole del costo dei libri di testo;
la sempre più pesante riduzione di trasferimenti di risorse alle scuole e agli enti locali costringe le scuole stesse a chiedere contributi sempre più onerosi ai genitori anche nella scuola dell'obbligo; oltre a ciò aumentano per le famiglie i costi per servizi quali mense scolastiche e trasporti;
con decreto ministeriale il Governo ha stabilito le modalità per attribuire, nell'anno scolastico in corso, 30 milioni di euro esclusivamente agli studenti che frequentano le scuole private, senza alcun tetto di reddito;


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anche numerose regioni italiane governate dal centro-destra hanno istituito buoni scuola unicamente destinati a chi frequenta la scuola privata anche se titolari di redditi elevatissimi;
in conseguenza di ciò, grazie agli stanziamenti di Stato e regioni, ogni studente che frequenta la scuola privata potrà godere di provvidenze varianti tra i 500 ed i 1.500 euro annui;
nulla verrà attribuito a chi frequenta la scuola pubblica;
nessun stanziamento aggiuntivo è stato previsto dal Governo relativamente alle spese per libri di testo e materiale didattico a favore di quasi un milione e mezzo di famiglie con redditi inferiori ai 20 mila euro, i cui figli frequentano la scuola pubblica;
la politica di spesa scolastica del Governo si configura in modo sempre più chiaro come pesantissima riduzione di risorse per la scuola pubblica e per gli 8 milioni di alunni che la frequentano ed incremento di finanziamenti a sostegno della scuola privata;
tale situazione crea grande preoccupazione alle famiglie italiane, incide fortemente sui loro bilanci, compromette la realizzazione del diritto allo studio per molti ragazzi italiani -:
quali misure intenda assumere al fine di tenere sotto controllo il cosiddetto fenomeno del caro-libri;
quali misure intenda assumere fin dalla prossima legge finanziaria per incrementare le risorse per la scuola pubblica;
quali misure intenda, infine, assumere per assicurare risorse adeguate volte a garantire in modo uguale per tutti il diritto allo studio, ad iniziare dalle famiglie con redditi più bassi.
(4-07329)

Risposta. - Al riguardo nel precisare, preliminarmente, che in merito al fenomeno del caro libri questo ministero non ha alcun potere di intervento nel mercato al fine di calmierare il prezzo di vendita dei libri scolastici, si deve far presente che la medesima amministrazione, nell'ambito delle attribuzioni che le sono proprie, ha posto ogni intervento affinché possa essere evitato un eccessivo aggravio di spesa alle famiglie.
In data 13 febbraio 2002 è stato emesso un decreto dirigenziale con il quale è stato determinato il prezzo massimo complessivo della dotazione libraria e necessaria per le discipline di ciascun anno di corso della scuola secondaria di primo grado e per le discipline del primo anno di corso degli indirizzi di studio della scuola secondaria superiore da assumere quale limite all'interno del quale i docenti possono operare le proprie scelte.
Con la circolare del 13 marzo 2003, concernente l'adozione dei libri di testo nella scuola elementare e nelle scuole ed istituti di istruzione secondaria ed artistica, per l'anno scolastico 2003/2004 è stato anche precisato che non è consentito alcun incremento del prezzo massimo complessivo del tetto stabilito per l'anno scolastico 2002/2003.
Con la stessa circolare è stata anche richiamata la personale responsabilità dei singoli dirigenti scolastici ai fini della puntuale osservanza delle disposizioni ivi contenute.
È stata poi attivata una specifica procedura per monitorare la situazione nelle singole istituzioni scolastiche ed è stato richiesto anche ogni impegno da parte dell'amministrazione scolastica per garantire il rispetto dei tetti stabiliti in modo da evitare alle famiglie spese non previste.
Il servizio per l'automazione informatica e l'innovazione tecnologica sta procedendo ora, d'intesa con l'Associazione italiana editori, alla realizzazione di un puntuale monitoraggio del costo dei libri di testo presso le predette istituzioni scolastiche. Pertanto al termine della suddetta rilevazione sarà possibile valutare concretamente il rispetto delle disposizioni impartite con la circolare n. 13 del 13 febbraio 2003 in ordine al contenimento del costo dei libri di testo.
Si rammenta, inoltre che con decreto del 16 luglio 2003 il ministero ha ripartito tra


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le varie regioni la somma di Euro 103.291.000, pari a 200 miliardi di vecchie lire, per consentire alle amministrazioni locali la fornitura gratuita e semigratuita di libri di testo agli alunni meno abbienti delle scuole medie e, anche in comodato, agli studenti delle scuole secondarie superiori.
Tale ultimo provvedimento fa seguito all'assegnazione alle regioni di altri Euro 154.937.070 (corrispondenti a 300 miliardi di vecchie lire) disposta con decreto del 15 giugno 2003 per il conferimento di borse di studio per la frequenza scolastica.
Occorre d'altra parte ricordare che ogni intervento in materia di diritto allo studio è dalla vigente normativa demandata alle regioni ed agli enti locali, e, pertanto, ogni intervento al riguardo da parte dello Stato non può che essere ad adiuvandum rispetto agli interventi che le regioni e gli enti locali pongono in essere autonomamente per sostenere il diritto allo studio.
Quanto ai provvedimenti di sostegno alla libera scelta delle famiglie nel campo educativo, di cui all'articolo 2 comma 7 della legge 27 dicembre 2002 n. 289, finanziaria 2003, ai quali fa riferimento l'interrogante, si fa presente che nel disegno di legge finanziaria 2004 sono stati introdotti alcuni limiti di reddito per l'attribuzione del contributo che non erano stati previsti nella legge n. 289/2002, finanziaria 2003.
Per quanto riguarda le misure per incrementare le risorse della scuola, si ricorda che il 12 settembre 2003 è stato approvato il piano programmatico degli interventi finanziari, che, com'è noto, prevede complessivamente lo stanziamento di 8.320 milioni di euro nel periodo 2004-2008 per sostenere l'attuazione delle singole fasi e dei diversi aspetti della riforma del sistema scolastico e per modernizzare l'intero sistema educativo nazionale.
Si fa presente, infine che le risorse previste dal disegno di legge finanziaria 2004 sono state destinate in maniera particolare oltre che alle tecnologie multimediali, al rafforzamento dell'istruzione e formazione tecnica superiore ed all'educazione degli adulti, anche a quella parte della riforma che riguarda il diritto dovere allo studio ed il contrasto della dispersione scolastica.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

PORCU. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il comune di Sassari e molti altri comuni della Sardegna per tutto l'anno scolastico 2001-2002 hanno assicurato presso le scuole, la necessaria assistenza agli alunni portatori di handicap di particolare gravità, con propri operatori socio assistenziali e con quelli di una cooperativa sociale di settore;
con l'entrata in vigore della legge n. 124 del 1999 l'assistenza agli alunni portatori di handicap è diventata di competenza della scuola;
nonostante la nuova normativa, il comune di Sassari ha provveduto a garantire la necessaria assistenza per tutto il 2002;
per l'anno scolastico 2003, si è appresa l'impossibilità delle istituzioni scolastica di assumere in proprio, l'assistenza di base ai disabili sia per carenza di fondi sia per la mancanza dei necessari corsi di formazione;
il comune di Sassari, con grande senso di responsabilità, per il momento sta continuando a garantire il servizio, facendosi carico di un compito che la legge demanda all'istituzione scolastica -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire agli alunni portatori di handicap in maniera effettiva, gli indispensabili supporti che le loro condizioni impongono;
se non ritenga indispensabile fornire indicazioni certe in merito alle diverse competenze che, oggi, danno luogo a varie


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interpretazioni del testo normativo tra Asl, enti locali e istituzioni scolastiche.
(4-06094)

Risposta. - Si risponde anche a nome del ministero del lavoro e delle politiche sociali alla interrogazione parlamentare indicata in oggetto con la quale l'interrogante chiede iniziative per garantire agli allievi portatori di handicap del comune di Sassari e di altri comuni della Sardegna gli indispensabili supporti che le loro condizioni impongono, nonché, indicazioni certe in merito alle diverse competenze tra Asl enti locali ed istituzioni scolastiche.
Al riguardo si fa presente questo ministero con nota del 30 novembre 2001 ha fornito chiarimenti al riguardo, precisando che l'assistenza di base, che è parte fondamentale del processo di integrazione scolastica degli alunni disabili, compete alle istituzioni scolastiche mentre agli enti locali compete l'assistenza specialistica da svolgere con personale qualificato sia all'interno che all'esterno della scuola (protocollo d'intesa del 12 settembre 2000) come segmento delle più articolate assistenze all'autonomia e alle comunicazioni personali previste dall'articolo 13 comma 3 della legge n. 104/92 a carico degli stessi enti.
Si tratta di figure quali l'educatore professionale, l'assistente educativo, il traduttore del linguaggio dei segni o il personale paramedico e psico-sociale (proveniente dalle Asl che svolgono assistenza specialistica nei casi di particolare deficit).
Nella stessa circolare è stato precisato anche che l'assistenza di base è attività interconnessa con quella educativa e didattica e che queste tre tipologie di azioni devono concorrere tutte insieme all'integrazione della persona disabile secondo un progetto unitario che vede coinvolti tutti gli operatori (dirigenti scolastici, docenti, collaboratori scolastici, genitore, tecnici della riabilitazione ecc.) in un unico disegno formativo e cioè nel piano educativo individualizzato. Quest'ultimo, a sua volta, si colloca all'interno del piano dell'offerta normativa, che le scuole dell'autonomia sono chiamate a redigere e nel quale sono indicati i criteri e le modalità organizzative dell'intero servizio formativo che ciascuna istituzione intende attuare anche in relazione alle varie e diversificate esigenze degli alunni e delle famiglie.
Considerata la delicatezza dei compiti connessi all'assistenza degli alunni disabili, che gli ultimi contratti collettivi nazionali di lavoro del comparto scuola hanno assegnato ai collaboratori scolastici, sono stati previsti corsi di formazione. I collaboratori scolastici provenienti dagli enti locali, oggi alle dipendenze dello Stato, hanno potuto far valere titoli di corsi di formazione già frequentati.
Con la stessa nota, sono state ripartite tra gli uffici scolastici regionali le risorse finanziarie (L. 1.461.365.000-) per la formazione dei collaboratori scolastici all'assistenza di base agli alunni in situazione di handicap.
Sono stati, quindi, organizzati, a livello territoriale, i corsi formativi - secondo quanto previsto dal CCNI 1998-2001, articolo 46 - che consentissero a ciascuna istituzione scolastica autonoma di dotarsi di un gruppo di collaboratori scolastici idonei ad assolvere le mansioni previste.
Considerato che la stipula di accordi di programma o di intese ha lo scopo di migliorare la qualità del servizio, il ministero, nell'assegnare i fondi destinati agli interventi a favore dell'integrazione scolastica - c. m. n. 139 del 13 settembre 2001 nota n. 186 del 30 aprile 2002, la c.m. 81 del 17 luglio 2002, la c.m. n. 60 del 16 luglio 2003 - ha sostenuto, con parte delle somme, la nascita e il potenziamento di centri territoriali, consolidando un'esperienza di rete, che vede compartecipi diversi soggetti istituzionali.
Per quanto riguarda in particolare regione Sardegna, nell'anno 2002 sono stati destinati a detta Regione, per l'assistenza di base agli alunni disabili, circa 24.000 euro che l'Ufficio scolastico regionale della Sardegna ha ripartito ai centri servizi amministrativi provinciali fornendo loro, nel contempo, indicazioni di massima inerenti la tipologia di formazione da espletare.
Tenuto conto delle numerosissime domande di formazione avanzate dalle scuole, il medesimo Ufficio scolastico regionale ha


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ritenuto di implementare per l'anno 2003 il processo di formazione già avviato prevedendo un intenso programma di formazione da finanziare mediante l'utilizzazione dei fondi (40.000 euro) previsti per la Formazione del personale di cui alla direttiva n. 143 del 2001.
Sono state previste azioni, programmate ed attuate con la collaborazione delle Asl e degli enti locali, incentrate sull'accoglienza, l'assistenza, l'aiuto alla persona dei disabili, la conoscenza dei diritti e doveri del personale, con l'intervento di assistenti sociali e figure professionali qualificate.
La gestione delle attività è stata affidata ai Csa, che presumibilmente la porteranno a compimento nel mese di novembre.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 17 febbraio 1998 era stata disposta l'integrale confisca di tutti i beni del patrimonio sociale della s.a.s. Castelsandra ed in particolare dell'intero complesso edilizio costituente l'ex Hotel Castelsandra;
il 7 ottobre 1999 l'Agenzia del Demanio, con decreto n. 32375 adottato dal direttore centrale per i servizi immobiliari della direzione gestione beni confiscati, aveva trasferito i beni predetti, ai sensi della legge n. 109 del 1996, al patrimonio indisponibile del comune di Castelsandra, con lo specifico vincolo di destinazione a sede del «Centro mediterraneo di ricerca e formazione permanente per l'ambiente marino e costiero e per lo studio in campo archeologico, ambientale, di biologia marina ed attività ecocompatibili»;
il Consiglio di Stato con sentenza n. 1379 del 14 ottobre 1998 ha confermato la sola demanialità delle aree sulle quali insistono i manufatti costituenti il complesso alberghiero;
a seguito della suddetta sentenza l'agenzia del demanio, con decreto n. 19019 del 27 settembre 2001, ha annullato il suo precedente decreto n. 32375 adducendo la seguente motivazione «... la predetta confisca doveva reputarsi improduttiva di effetti nei riguardi di terreni in verità gravati da usi civici ed aggiungendo che, di conseguenza, tenuto conto della demanialità ad uso civico dell'area di sedime, avrebbe trovato applicazione l'istituto dell'accessione relativamente a tutte le consistenze edilizie realizzate su detta area, spettando in ultimo allo stesso comune di Castellabate di determinarsi - ferma la verifica di eventuali violazioni di norme edilizie e/o ambientali - in ordine alla più opportuna utilizzazione del compendio immobiliare, potendo così trovare espressione l'autonomia decisionale propria dell'ente territoriale in questione...»;
la decisione da parte dell'agenzia del demanio di revocare il primo decreto è una decisione assolutamente non comprensibile sia perché tale decreto scaturisce da un irrevocabile provvedimento dell'autorità giudiziaria e sia perché la sentenza del Consiglio di Stato era rivolta solamente alla natura giuridica dell'area di sedime e non agli edifici realizzati sulla medesima area e comunque in ogni caso le edificazioni sono da considerarsi realizzate in violazione delle norme edilizie e di tutela paesaggistica e dunque destinate, in quanto tali, ad essere demolite;
a sostegno della demolizione degli edifici bisogna evidenziare che il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha precisato che le opere e i manufatti che compongono l'intero complesso edilizio sono stati realizzati abusivamente su suolo demaniale, gravato di uso civico «boschivo», in particolare, realizzati in zona 1 di tutela integrale del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, quindi su un'area interessata da un vincolo di inedificabilità assoluta, come stabilito dal Piano regolatore generale adottato dal comune di Castellabate, con la conseguenza che tali opere non sono neppure suscettibili di un eventuale provvedimento di sanatoria;


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per questo il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha chiesto l'intervento dell'agenzia del demanio per il recupero formale del bene al patrimonio dello Stato nonché quello del comune di Castellabate per l'adozione del necessario provvedimento di demolizione;
ad oggi ancora il comune di Castellabate non ha né preparato né attuato iniziative atte all'intervento demolitorio;
bisogna evidenziare anche il fatto che in caso di inerzia ingiustificata del suddetto comune nella realizzazione degli interventi di demolizione, l'Ente Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano può ad esso sostituirsi, attivando le procedure di demolizione e rivalendosi successivamente sul comune di Castellabate per i costi sostenuti -:
quali iniziative i Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e dell'economia e delle finanze vogliano assumere perché, nel più breve tempo possibile, si possa giungere alla demolizione dell'intero complesso edilizio denominato «ex Hotel Castelsandra» già oggetto di confisca ed illecitamente realizzato.
(4-06538)

Risposta. - Il compendio immobiliare ubicato in località «Piano Melaino» del comune di Castellabate (Salerno), ricade in zona 1 del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, è stato confiscato alla delinquenza organizzata e devoluto allo Stato ai sensi della legge n. 575/65, modificata ed integrata dalla legge n.109/96.
Questo ministero ha sempre mantenuto una linea coerente e netta favorevole all'abbattimento del compendio abusivo e al ripristino naturalistico dei luoghi. In tal senso, basta ricordare la nota del Servizio conservazione della natura del 26 maggio 2001 (prot. SCN/DG/2001/10322), indirizzata a tutti i soggetti istituzionali interessati, in cui si evidenziava come il compendio fosse costituito da opere e manufatti realizzati abusivamente, su suolo demaniale, gravato da uso civico boschivo, in zona 1 di tutela integrale del parco nazionale del Cilento, su area di inedificabilità assoluta nel Prg adottato dal comune, e risultasse quindi amministrativamente insanabile contestualmente si richiedeva l'iniziativa del direttore centrale del Demanio per il recupero formale del bene al patrimonio dello Stato e quella del Comune per l'adozione del necessario provvedimento di demolizione.
Oggi si è in presenza dell'atto ufficiale da parte dell'Ente parco, con la nota informativa inviata al comune di Castellabate in data 16 gennaio 2003, di avvio del procedimento per l'emanazione dell'ordinanza di demolizione e di ripristino dei luoghi.
Si è, d'altra parte, anche in presenza di una nuova posizione assunta dal comune che con specifico atto deliberativo, si è dichiarato favorevole all'abbattimento di tutte le parti abusive del compendio ed ha chiesto di «salvare» quegli immobili che, risultano dotati di regolare concessione edilizia risalente al 1964.
A fronte di tale posizione e a seguito di incontri tenutisi negli ultimi mesi, che hanno coinvolto tutti i soggetti istituzionali interessati, il ministero dell'ambiente, il commissario straordinario di Governo per la gestione e la destinazione di beni confiscati alla mafia e la regione Campania, sulla base della documentazione fornita dal comune, relativa alla concessione edilizia sopra richiamata, hanno concordato sulla necessità e sulla opportunità di procedere, in tempi brevi, ad una definitiva verifica amministrativa in merito alla regolarità degli immobili dichiarati assentiti.
Tale verifica è attualmente in corso ad opera degli uffici legali regionali. Si è altresì concordato sull'affidamento all'Ente parco di una perizia tecnica, anch'essa in corso, concernente i costi e l'attuabilità dell'abbattimento (anche in relazione alla connessione strutturale esistente tra parti abusive ed eventuali parti «assentite»).
Si può pertanto affermare che la problematica è alle ultime fasi ai fini della sua risoluzione.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.


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RICCIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la professoressa Giuseppina Malandrino, nata a Siracusa l'8 luglio 1917, docente di matematica e fisica nelle scuole secondarie di secondo grado in pensione, ha ottenuto dalla Corte dei conti regionale di Napoli la sentenza n. 330/1999 di riliquidazione della pensione, concessa a seguito del collocamento a riposo in data 10 settembre 1982 con decreto n. 1210 del 2 maggio 1991 del provveditorato agli studi di Salerno;
la riliquidazione riguarda «il computo dell'ultimo scaglione dei benefici economici, previsto nella misura del 9 per cento dall'accordo di cui al decreto del Presidente della Repubblica 271/1981, decorrente dal gennaio 1983 e, non percepito in quanto collocata a riposo nel 1982 (sul punto ex plurimis sentenza III sezione centrale di Appello n. 260/1996)», come testualmente afferma la citata sentenza;
detta sentenza è stata notificata al provveditorato agli studi di Salerno in data 3 gennaio 2002 a mezzo dell'ufficiale giudiziario del tribunale di Isernia, inutili sono stati i solleciti rivolti al provveditorato, quanto al Ministro dell'istruzione, dell'università e delle ricerca e alla direzione regionale scolastica della Campania -:
quale sia lo stato della pratica e quali i motivi di un ritardo inammissibile, ove anche si consideri la tarda età della professoressa Malandrino e l'inevitabile negativo impatto psicologico sulla medesima, la cui carriera scolastica è stata ineccepibile e fonte di elevazione culturale e professionale per intere generazioni di giovani.
(4-06223)

Risposta. - Si rappresenta che la professoressa Giuseppina Malandrino è stata collocata a riposo con decorrenza 10 settembre 1982 per raggiunti limiti d'età. All'atto della cessazione dal servizio il trattamento economico era regolamentato dal decreto del Presidente della Repubblica 2 giugno 1981 n. 271 il quale prevedeva aumenti economici, rispetto alla somme in precedenza percepite, quantificabili nella misura del 70 per cento a decorrere dal 1o febbraio 1981, del 91 per cento a decorrere dal 1o febbraio 1982 e per l'intero ammontare dal 1o gennaio 1983.
L'articolo 8 del decreto-legge 28 maggio 1981, n. 255, convertito in legge, con modificazioni, con legge del 24 luglio 1981 n. 391, ha previsto che il trattamento economico del personale collocato a riposo dal 1o febbraio 1981 fosse determinato sull'intero ammontare dei miglioramenti economici previsti dal già citato decreto del Presidente della Repubblica 271/81, ancorché non effettivamente percepiti dall'interessato in attività di servizio.
In applicazioni a tali norme, il trattamento economico della professoressa Malandino è stato definito nella misura di L. 11.955.600, corrispondente al 7o livello; 9a classe con 14 aumenti biennali comprensivo di tutti i miglioramenti economici previsti dal decreto del Presidente della Repubblica 271/81, che la docente avrebbe percepito qualora fosse rimasta in attività di servizio fino al 1o gennaio 1983.
Con provvedimento concessivo di pensione, emesso dal provveditorato agli studi di Salerno in data 2 maggio 1991 n. 1210, registrato alla Corte dei conti regionale di Napoli il 9 aprile 1992, reg. 4 fgl. 310, è stato calcolato l'importo della pensione spettante alla docente sulla base del trattamento economico già determinato in L. 11.955.600.
Avverso il provvedimento di pensione l'interessata ha ricorso alla Corte dei conti la quale con sentenza n. 330/1999 ha condannato l'amministrazione ad adottare un provvedimento di rideterminazione della pensione in applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 271/81 e del decreto-legge 9255/81, che risulterebbe uguale a quello già emesso.
In considerazione di quanto sopra esposto, si ritiene che alla professoressa Giuseppina Malandrino sia stato già erogato un importo di pensione calcolato sulla base degli interi miglioramenti economici previsti


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dal decreto del Presidente della Repubblica n. 271 del 1981.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

RIZZO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
grazie alla pronta segnalazione dell'assessore provinciale alle attività produttive di Cosenza, Luciano Manfrinato, alle forze dell'ordine circa la presenza illegale nei mercati della provincia cosentina nei giorni scorsi di clementine spagnole del genere «affogliate» (cioè prive di peduncoli e foglie), seguita dall'esposto alla procura della Repubblica presso il tribunale di Cosenza del presidente della provincia dottor Antonio Acri, la guardia di finanza ha sequestrato cassette contenenti gli agrumi in numerosi supermercati della zona allo scopo di scongiurare il diffondersi del «virus della tristezza», virosi di cui sono affette le clementine spagnole, tra la produzione agricola italiana, e contrastare la frode commerciale legata alla distribuzione di tali agrumi nei mercati italiani;
il (CTV) Citrus Tristezza Virus è una virosi degli agrumi a maggior carattere distruttivo che se non prontamente eradicata potrebbe determinare la scomparsa dell'agrumicoltura da intere zone dell'Italia;
non disponendo ancora di strumenti fitosanitari efficaci per una lotta diretta contro il virus, in via preventiva il Mipaf (Ministero per le politiche agricole e forestali) ha emanato il decreto ministeriale 22 novembre 1996, che indica, tra le linee guida della lotta obbligatoria contro il diffondersi del virus tra la produzione italiana, l'attività di controllo preventivo da parte di tutti i soggetti interessati nella distribuzione e commercializzazione del prodotto (vivaisti, agrumicultori e autorità pubbliche nazionali e locali);
vari focolai sono stati individuati in alcune aree della Calabria, del tarantino, della piana di Catania, della Campania e della Sardegna;
le organizzazioni professionali agricole (CIA, Unione agricoltori e coltivatori diretti) hanno individuato nel mercato ortofrutticolo di Fondi (Latina) il maggior centro di smistamento del prodotto proveniente dalla Spagna e rimmesso nei nostri mercati con marchio italiano;
il consolidarsi di tale fenomeno, più volte denunciato, denota una scarsa consapevolezza del problema e produce un danno grave all'intera economia della piana di Sibari, area nella quale è concentrata, con i suoi 14.000 produttori, i 26.000 addetti stagionali alla raccolta e gli oltre 6.000 lavoratori a tempo indeterminato, in termini di qualità e quantità una parte consistente della intera produzione nazionale;
la commercializzazione in Italia delle clementine «affogliate» spagnole è anche fortemente lesiva degli accordi commerciali previsti dal decreto ministeriale 6 marzo 1996, che autorizza la commercializzazione in Italia di clementine «con la foglia» a condizione che siano originarie delle zone protette della comunità (Italia, Portogallo, Grecia e Corsica), mentre quelle originarie di zone non protette (Spagna e Francia) possono solo transitare -:
quali iniziative intenda intraprendere al fine di impedire la commercializzazione illegale di clementine affogliate provenienti dalla Spagna, onde scongiurare il pericolo del diffondersi del «virus della tristezza» in vaste estensioni di piantagioni nel nostro Paese, con gravi e devastanti ripercussioni di carattere economico per l'intero comparto agrumicolo nazionale.
(4-07899)

Risposta. - L'interrogazione in argomento pone l'accento sulla sospetta commercializzazione nell'ambito del territorio nazionale di clementine «affogliate» provenienti dalla Spagna, risultate infette dal


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«Virus Tristezza» e commercializzate sul mercato nazionale come prodotto italiano.
Al riguardo, nel ricordare che compiti di vigilanza e controllo sistematico del materiale vegetale presso i punti di entrata sul territorio nazionale rientrano nelle specifiche competenze dei Servizi fitosanitari regionali, si assicura che l'ispettorato centrale repressioni frodi è impegnato già da tempo in controlli mirati volti a verificare la corretta indicazione dell'origine dichiarata sulla confezione.
Nel caso specifico del fenomeno segnalato, comunque, si fa presente che sono state impartite agli uffici periferici disposizioni tendenti ad intensificare l'attività di vigilanza presso i principali mercati ortofrutticoli; senza però, al momento, alcun riscontro.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

RUZZANTE e PANATTONI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le organizzazioni sindacali Fiom, Fim e Uilm hanno indetto per lunedì 3 giugno uno sciopero di otto ore in tutte le sedi di Vodafone Omnitel;
le rappresentanze sindacali considerano negative alcune decisioni delle aziende in merito alle fasce orarie del part-time;
il sindacato sostiene che l'azienda «ignora il negoziato sindacale e considera di sua esclusiva competenza anche le ricadute sulle condizioni di lavoro»;
in particolare i rappresentanti dei lavoratori non condividono il modo in cui l'azienda gestisce le risorse umane;
sta per iniziare una importante discussione per la contrattazione integrativa, in cui dovranno essere affrontate le questioni relative al miglioramento delle condizioni di lavoro -:
se il Governo sia a conoscenza dei difficili rapporti fra i lavoratori e l'azienda Omnitel Vodafone;
se il Governo non ritenga opportuno favorire un confronto sereno e costruttivo tra le parti, sollecitando l'azienda a non assumere decisioni unilaterali;
quali iniziative intenda adottare per migliorare le condizioni dei lavoratori di Omnitel Vodafone e di tutti i dipendenti delle aziende di telefonia;
in che modo il Governo intenda favorire un accordo tra azienda e sindacato su orari di lavoro compatibili con la famiglia e con una buona qualità della vita dei lavoratori.
(4-03090)

Risposta. - In merito alla situazione lavorativa dei dipendenti della Vodafone Omnitel di Ivrea (Torino), si fa presente che sulla questione è intervenuta la direzione provinciale del lavoro di Torino che, oltre alla verifica ispettiva, si era già attivata, in precedenza, con un tentativo di conciliazione e di sensibilizzazione al fine di attuare un confronto più sereno e costruttivo tra le parti.
La citata direzione provinciale del lavoro riferisce che nel recente passato l'azienda ha effettuato un numero notevole di assunzioni, con rapporti di lavoro subordinato e che, attualmente, i dipendenti di tutto il gruppo sono circa 10.000. Tali assunzioni riguardano i giovani, soprattutto donne nella percentuale del 58 per cento, ad alta scolarizzazione (diplomati e laureati). Inoltre, sempre secondo la predetta direzione provinciale particolare attenzione è stata posta alle esigenze dei lavoratori studenti, alle lavoratrici madri e ai lavoratori interinali.
Per completezza di informazione, si fa presente che presso la competente direzione del ministero del lavoro sono stati esperiti due tentativi di conciliazione fra la citata azienda e le organizzazioni sindacali FIM-FIOM e UIL, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, della legge n. 83/2000, di modifica dell'articolo 2, della legge 146/1990, sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, per


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la disdetta del contratto nazionale metalmeccanico ed il conseguente passaggio, dal 1o gennaio 2003, al contratto nazionale delle telecomunicazioni.
Il primo incontro è avvenuto il 25 ottobre 2002 e l'altro il 15 aprile 2003, ma entrambi si sono conclusi con due mancati accordi, a causa della diversità delle posizione assunte dalle parti. Dopo di ciò, non sono più stati richiesti ulteriori incontri né è pervenuta altra segnalazione.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori della «DNE», un'azienda informatica dell'area industriale di Piano Lago (Cosenza), hanno proclamato lo stato d'agitazione, a causa della mancanza di risposte valide da parte della proprietà alle richieste di chiarimenti sul futuro dell'azienda e contro la decisione aziendale di convocare i soci per la messa in liquidazione della società per decisione della capogruppo Smartel;
i lavoratori hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione «ripromettendosi di utilizzare tutti gli strumenti consentiti dal contratto», riservandosi, comunque, in assenza di un confronto con l'azienda e la, regione, per quanto di competenza, di intraprendere azioni di lotta ed il ricorso ad azioni legali;
le organizzazioni sindacali di categoria denunciano il mancato versamento delle quote relative al fondo cometa nonostante siano esse state fatte puntuali trattenute dai salari dei lavoratori, il mancato versamento dei contributi previdenziali e assicurativi, nonostante siano stati anche questi trattenuti puntualmente dai salari e la mancata erogazione delle spettanze con un arretrato ticket di circa 2 mesi e nessuna garanzia per gli stipendi futuri -:
se non ritenga opportuno adoperarsi, convocando un tavolo di trattativa, capace di sbloccare la difficile situazione, scongiurando prevedibili e preoccupanti tagli occupazionali, in un'area del paese già purtroppo segnata da altre e difficilissime vertenze, e tutelando la dignità, i diritti e le professionalità dei lavoratori.
(4-05590)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in argomento, dagli accertamenti effettuati dalla direzione provinciale del lavoro di Cosenza, è emerso quanto segue.
La Digital network engineering S.p.A già operante nel comprensorio industriale di «Piano Lago» del comune di Mangone, è stata dichiarata fallita con sentenza del tribunale di Cosenza del 2 luglio 2003.
Il curatore fallimentare, con istanza del 15 luglio 2003 ha chiesto ed ottenuto dal giudice delegato al fallimento la prescritta autorizzazione a richiedere l'intervento della C.I.G.S., a norma dell'articolo 3, comma 1, della legge n. 223 del 1991, sulla base di motivazioni riconducibili a potenzialità di ripresa dell'attività produttiva, con conseguente salvaguardia dei livelli occupazionali.
Si evidenzia che la situazione della D.N.E. S.p.A. è stata oggetto d'esame congiunto nel corso di apposita riunione tenutasi in data 29 luglio 2003 presso l'Assessorato al lavoro della regione Calabria, cui hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni sindacali territoriali della Cgil e della Cisl. In tale occasione il curatore fallimentare ha rappresentato i motivi che lo hanno indotto a chiedere al giudice delegato al fallimento l'autorizzazione a richiedere l'intervento della C.I.G.S.
In proposito la regione Calabria e le organizzazioni sindacali, preso atto delle motivazioni esposte dal curatore, hanno espresso la propria favorevole posizione in ordine al ricorso al trattamento di C.I.G.S., ritenendo, in questo modo, possibile la ripresa della produzione aziendale.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.


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SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da decisioni assunte dalla direzione aziendale della Montefibre di Ottana (Nuoro), e comunicate ai sindacati e alla rappresentanza sindacale unitaria dello stabilimento, dal 28 aprile 2003 scatterà la cassa integrazione, per tredici settimane, mentre tre linee di produzione sono ferme dal 31 marzo 2003;
secondo le organizzazioni sindacali di categoria (Filcea, Femca e Uilcem) le suddette decisioni sono vere e proprie «prove tecniche in vista della chiusura totale della fabbrica perché appare ormai chiaro che la fabbrica è fuori dalle strategie industriali dell'Enichem»;
anche secondo gli amministratori locali del comune di Bolotana (Nuoro) il comportamento dell'Enichem è di una gravità estrema per il futuro dei territori e sconfessa gli impegni assunti dalla società, al tavolo ministeriale, per bloccare qualsiasi iniziativa unilaterale del comparto chimico -:
se non ritenga opportuno intervenire nell'intento di individuare, insieme alle parti, soluzioni alternative a quelle annunciate e assunte dalla direzione aziendale, con l'obiettivo di salvaguardare i diritti, la dignità e le professionalità dei lavoratori coinvolti da tali decisioni, che gravi danni economici e preoccupantissime ripercussioni sociali potrebbero avere su di in un territorio già, purtroppo, attraversato da una sempre più profonda e strutturale crisi occupazionale.
(4-05895)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in argomento sulla base degli accertamenti effettuati dalla direzione provinciale del lavoro di Nuoro si comunica quanto segue.
Nei giorni 21 e 22 luglio 2003 è stato sottoscritto presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, l'accordo riguardante il programma per la qualificazione dei poli chimici della Sardegna ed il contestuale accordo per la vertenza Montefibre di Ottana.
Detto accordo lascia prefigurare effetti positivi sullo sviluppo dell'Area di Ottana, in quanto prevede 200 milioni di euro (cento messi a disposizione dallo Stato e cento dalla regione Sardegna) e di altri 100 milioni per la chimica sarda.
Si spera così di poter rilanciare in maniera strategica la ripresa dell'industria chimica sarda che ha, sulla intera produzione industriale isolana, un'incidenza del 30 per cento.
La Società Montefibre, nello spirito di detto accordo, ha revocato le procedure di mobilità, collocando le 270 maestranze in Cassa integrazione guadagni straordinaria per un anno, con una integrazione al salario con l'impegno di reimpiegare il maggior numero dei lavoratori non pensionabili in attività di sicurezza e bonifica.
Al momento, comunque, sono stati reimpiegati solamente una quindicina di lavoratori (impiegati compresi).
È previsto, inoltre, un intervento della Società pubblica di Sviluppo Italia che dovrebbe insediarsi a Ottana per gestire la reindustrializzazione.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il 7 luglio scorso, «Electrolux», il leader mondiale degli elettrodomestici, ha annunciato - tramite Detlef Munchow, presidente della divisione prodotti da interni della Electrolux - la vendita del suo ramo compressori alla «Sole S.p.A.», controllata di «Dresdner Kleinwort Capital», precisando che la transazione - di cui non ha fornito i dettagli - verrà completata a settembre;


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il ramo compressori di «Electrolux» impiega 4.100 dipendenti in Italia, Spagna e Austria -:
se non ritengano opportuno adoperarsi, ciascuno per i propri ambiti di competenza, presso il gruppo in oggetto al fine di conoscere i dettagli precisi dell'operazione, nell'interesse dei lavoratori che potrebbero essere coinvolti dal progetto di vendita, tutelando la dignità, i diritti e le professionalità dei lavoratori stessi.
(4-06848)

Risposta. - Relativamente alla vicenda rappresentata nell'interrogazione in argomento, sono stati svolti degli accertamenti ispettivi dalla direzione provinciale del lavoro di Pordenone sul cui esito si riferisce quanto segue.
Il gruppo Eletctrolux ha sottoscritto, il 5 luglio 2003, un accordo con la S.p.A. Sole di Pordenone, controllata dal Gruppo Dresdner-Allianz, per la cessione della propria linea di prodotto «Compressor», articolata su sette stabilimenti, di cui due in Italia, facenti capo alla S.p.a. Zanussi Elettromeccanica che conta complessivamente 1366 addetti.
L'accordo citato è attualmente al vaglio delle Autorità antitrust europee.
La procedura sindacale di informazione e di consultazione è stata attivata sin dal 21 febbraio 2003 e si è conclusa con il verbale di accordo del 14 luglio 2003.
Da ultimo, si precisa che l'acquirente Sole S.p.a. non ha ritenuto, invece, di aderire alle richieste di attivazione della procedura di informazione e consultazione preventive, presentate dalle organizzazioni sindacali Fim, Cisl, Fiom e Cgil e Uilm-Uil, non ritenendo applicabile nel caso specifico l'articolo 47 della legge n. 428 del 1990, così come non ha ritenuto di aderire alle richieste di incontro avanzate da alcune istituzioni locali.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
entro due mesi 113 lavoratori della Nylstar di Pisticci (Matera), società del gruppo «Snia», specializzata nella produzione di fibre in nylon, potrebbero essere licenziati a causa della crisi produttiva;
secondo le organizzazioni sindacali di categoria è necessario trovare una soluzione entro l'8 settembre prossimo, data in cui dovrebbero partire le lettere di licenziamento per 113 lavoratori della Nylstar -:
se non ritengano opportuno adoperarsi, ciascuno per i propri ambiti di competenza, presso i soggetti interessati istituendo un tavolo di concertazione per scongiurare i licenziamenti di cui sopra, tutelando i diritti, la dignità e le professionalità dei lavoratori coinvolti dalla decisione aziendale, in un'area geografica già purtroppo attraversata da altre e profonde crisi economiche e occupazionali.
(4-06854)

Risposta. - La società Nylstar del gruppo Snia, costituita nel 1994, opera nella produzione di fibre sintetiche moliammitiche. Ha tre siti produttivi: Cesano (Milano), Pisticci (Matera) e Varedo (Milano). La stessa è inoltre, presente in Spagna, Francia, Germania, Polonia, Slovacchia ed anche negli Stati Uniti.
Nell'interrogazione in esame, viene riferito che i 113 lavoratori della Nylstar potrebbero essere licenziati a causa della crisi produttiva che ha investito il settore e viene altresì rappresentata la necessità di trovare una soluzione entro l'8 settembre, data in cui dovrebbero partire le lettere di licenziamento.
Al riguardo, non può che ribadirsi quanto recentemente rappresentato in Aula in occasione della risposta ad altra interrogazione sul medesimo problema, dove si è argomentato anche circa la decisione della società di trasferire la produzione effettuata a Pisticci, presso i propri stabilimenti in Polonia ed in Slovacchia.


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A tale proposito, è stato precisato che tali scelte rientrano, presumibilmente, nell'attuale tendenza di globalizzazione, oltre alla necessità di estendere l'attività imprenditoriale in zone economicamente più vantaggiose.
Nella medesima occasione è stato, inoltre, evidenziato il rilevante sforzo che il ministero delle attività produttive ha sostenuto nell'area della Val Basento, sia con il finanziamento dei contratti di programma de La Felandina (con un occupazione prevista di circa 600 addetti) localizzato nei comuni di Ferrandina e Salandra, sia con quello turistico del metapontino della CIT Holding ed è stato precisato che l'effetto occupazionale che deriverebbe da tali iniziative, che si sommerebbe all'esito del bando a favore di nuove attività imprenditoriali in Val Basento e di quello recentemente attivato per sostenere la delocalizzazione di imprese del Nord-Est del materano con i fondi del POR regionale, oltre a quelli conseguibili con l'attivazione dei noti progetti elettrici, fanno ritenere che gli impatti conseguenti al rischio della possibile delocalizzazione dovrebbero essere agevolmente riassorbiti.
Concludendo, il ministero delle attività produttive ribadisce, anche in questa occasione, la propria disponibilità all'apertura di un tavolo istituzionale, con tutti i soggetti interessati, al fine di esaminare le problematiche evidenziate e per ogni utile confronto al riguardo.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 16 luglio 2003, i lavoratori della concessionaria di riscossione tributi «Ritrimat S.p.a.» di Matera hanno scioperato per protestare contro la decisione dell'azienda di voler procedere al licenziamento di 24 dei 65 dipendenti in organico;
il provvedimento, annunciato nel febbraio scorso, è contenuto nel piano di «efficientamento aziendale» e prevede la diminuzione di personale a seguito di problemi finanziari procurati dagli effetti del decreto Omnibus che avrebbe limitato operatività e vantaggi per le società di riscossione;
i sindacati avevano già proclamato lo stato di agitazione il 5 febbraio scorso, dopo l'annuncio degli esuberi e della volontà della «Ritrimat» di procedere alla soppressione degli sportelli di Policoro, Pisticci e Stigliano (Matera) -:
se non ritenga opportuno intervenire presso le parti al fine di individuare soluzioni alternative a quelle annunciate dall'azienda, tutelando i diritti e la dignità dei lavoratori, in un'area geografica già purtroppo interessata da altri e gravi problemi occupazionali.
(4-06967)

Risposta. - Relativamente all'interrogazione in argomento, si comunica quanto emerso dagli accertamenti condotti dal servizio ispezione del lavoro di Matera.
La Banca popolare del Materano, nel corso degli ultimi anni ha aumentato la sua partecipazione nella controllata Ritrimat passando dal 65,33% all'attuale 99,86%, a seguito del progressivo disimpegno degli altri soci, in particolare della Banca popolare di Puglia e Basilicata.
Negli ultimi sette anni la Ritrimat ha subito perdite di ben oltre 7 milioni di euro, obbligando la controllante Banca popolare del Materano a ripristinare il capitale sociale con apporti e versamenti di oltre 7,5 milioni di euro.
Lo scorso 5 settembre 2003 tra la Ritrimat la Banca popolare del Materano e i rappresentanti delle tre organizzazioni sindacali: Fisac-Cgil, Fiba-Cisl e Iulca-Uil è stato raggiunto un accordo definitivo, per evitare l'adozione di provvedimenti di licenziamenti collettivi.
In base a tale accordo l'azienda si è impegnata a:
convertire i rapporti di lavoro da tempo pieno a tempo parziale;
a distaccare alcuni addetti, su base volontaria, presso la Capogruppo Banca


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popolare dell'Emilia Romagna per un periodo iniziale di sei mesi rinnovabili;
ad inserire negli organici della stessa i lavoratori che supereranno la prova tecnico-professionale, dopo un periodo di effettivo servizio di almeno tre mesi;
ad effettuare le attività, attualmente affidate all'esterno, con il personale dell'azienda medesima.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 3 settembre 2003 i dipendenti dello stabilimento della «Optimes» de L'Aquila, che produce compact disc e occupa complessivamente una novantina di persone, hanno manifestato davanti alla prefettura perché reclamano gli stipendi arretrati degli ultimi due mesi;
ilavoratori rivendicano l'immediato pagamento delle spettanze arretrate da parte dell'azienda e si dicono preoccupati per il futuro occupazionale;
la protesta fa seguito ad altre iniziative attuate nei giorni scorsi e proseguirà, secondo quanto dichiarato dagli stessi lavoratori, fino a quando non sarà trovata una soluzione alla questione degli stipendi non pagati -:
se non ritenga opportuno adoperarsi affinché i lavoratori coinvolti, che, non percependo lo stipendio da due mesi, vivono una situazione di profonda e comprensibile angoscia, abbiano garanzie di stabilità per il loro rapporto di lavoro.
(4-07283)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in argomento, si comunica quanto emerso dagli accertamenti condotti dal Servizio Ispezione del Lavoro dell'Aquila.
Presso lo stabilimento della S.p.A. Optimes (Optical media storage), sito in L'Aquila - località Campo di Pile vengono prodotte memorie ottiche (cd), audio ed editoriali, nonché dvd. Risulta, invece, completamente abbandonata la produzione di riscrivibili a causa dello scarso margine di guadagno garantito da un mercato sovraffollato di produttori, italiani ed esteri. L'organico aziendale alla data del sopralluogo, 24 settembre 2003, risulta costituito da 85 unità tra impiegati ed operai.
La società, nel periodo dal 19 marzo 2001 al 3 agosto 2003, ha richiesto l'intervento della Cassa integrazione guadagni ordinaria per carenza di ordini per complessive 44 settimane; in tale periodo sono stati mediamente sospesi dal lavoro a zero ore n. 12 dipendenti mentre le restanti unità hanno operato ad orario ridotto (16 o 24 ore settimanali). L'indennità di Cigo è stata anticipata dall'azienda e risulta attuato il meccanismo della rotazione tra il personale sospeso.
La Optimes, in data 9 agosto 2002 dava inizio ad una procedura di mobilità che ha interessato 9 impiegati (2 amministrativi e 7 tecnici) che hanno abbandonato il loro posto nel periodo ottobre 2002-aprile 2003. Tale procedura, secondo la direzione dello stabilimento, si è resa necessaria per ridimensionare l'organico e riposizionare, ai fini della competitività, l'azienda sul mercato.
Nello stesso periodo altri 3 impiegati hanno rassegnato le dimissioni.
Pertanto, dal mese di ottobre 2002 alla data degli accertamenti l'organico aziendale si è ridotto di n. 12 dipendenti con contratto a tempo indeterminato.
La situazione economica generale e i mutamenti tecnologici nei processi produttivi dei compact disc (cd) con riduzione dei margini di guadagno nonché l'ingresso sul mercato di nuovi produttori italiani ed esteri hanno determinato per la società in argomento, sin dai primi mesi del corrente anno, una riduzione delle disponibilità economiche e il conseguente ritardo nella corresponsione delle retribuzioni ai dipendenti.


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Tali ritardi, peraltro preannunciati alle maestranze dalla direzione dello stabilimento, hanno determinato la corresponsione delle retribuzioni relative ai mese di giugno nella seconda metà di luglio.
Nei primi giorni del mese di settembre, al rientro dalle ferie, risultava parzialmente retribuito solo il mese di luglio, pertanto, i dipendenti decidevano di scioperare ad oltranza e di interessare la prefettura e gli enti locali (regione, provincia e comune). Lo stato di agitazione iniziato il primo settembre si è protratto per due settimane.
In data 17 settembre 2003, presso la regione Abruzzo, è stato sottoscritto un accordo tra azienda, organizzazioni sindacali e enti locali sulla base del quale:
la Optimes si impegnava a corrispondere il saldo delle retribuzioni del mese di luglio entro 3 giorni dalla sottoscrizione dell'accordo (impegno rispettato dall'azienda);
la società si impegnava a corrispondere la retribuzione del mese di agosto entro il 30 settembre e, per un periodo di 10 mesi (fino a giugno 2004), a corrisponderla entro la fine del mese successivo a quello di riferimento;
la stessa azienda si obbligava a presentare alla regione, entro la fine di ottobre 2003, un dettagliato piano industriale ed ad illustrarlo alle organizzazioni sindacali;
la regione si impegnava a valutare con la società possibili fonti di sostegno in tema di innovazione tecnologica;
la provincia e il comune si obbligavano a promuovere le opportune iniziative verso il mondo della committenza, sia pubblica che privata.
La prima verifica dell'accordo sarà effettuata presso gli uffici della regione Abruzzo.
Alla data degli accertamenti il citato piano industriale, da presentare entro il 30 ottobre 2004, non risultava ancora redatto, tuttavia, in base a quanto riferito da responsabili aziendali sarà fortemente incrementata la produzione di dvd e rilanciata quella dei cd con accordi commerciali con grandi aziende editoriali e con quelle distributrici di omaggi come allegati ad altri prodotti.
L'inizio della produzione di serie dei dvd comporterà progetti di ricerca e la necessità di nuovi investimenti, in parte già realizzati o programmati alla fine del corrente esercizio.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

VENDOLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in contrada denominata Giulfo (Caltanissetta) il Corpo Forestale dello Stato ha posto sotto sequestro una mega discarica abusiva;
all'interno della discarica sono state rinvenute carcasse di cani da combattimento, forse di razza pitbull, i quali erano in uno stato avanzato di putrefazione;
a segnalare la presenza delle carcasse dei cani sono stati i residenti dei villini e delle case rurali della contrada, stanchi di assistere ad uno spettacolo così degradante e preoccupati per i rischi per la loro stessa salute;
la presenza di carcasse di animali di razza e non, costituisce un fatto gravissimo, anche perché testimonierebbe l'esistenza, nelle aree periferiche della città, di una attività clandestina di combattimenti tra cani: gare cruente che vengono organizzate dal mercato delle scommesse illecite;
vari automezzi scaricano nella suddetta discarica, soprattutto durante la notte, materiale di risulta e materiale tossico nocivo, una impressionante mole di immondizie di ogni genere: dalle carcasse di vecchie autovetture ai divani, dai residui di ferramenta ai legnami, da bombole di gas a lastre di vetro, da materiale edile di risulta a materiale organico -:


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quali interventi urgenti il Ministro dell'ambiente e tutela del territorio intenda assumere per la bonifica della discarica abusiva situata in contrada Giulfo;
quali azioni si intendano adottare per la tutela della salute pubblica di Caltanissetta che vivono nella suddetta contrada;
quali azioni di prevenzione il Ministro dell'interno intenda porre in essere per debellare il fenomeno dei combattimenti clandestini e delle relative scommesse illecite, anche in considerazione del fatto che tali gare possano costituire un business per le cosche mafiose.
(4-05851)

Risposta. - Nell'ambito dei normali controlli sul territorio, l'ispettorato dipartimentale delle foreste di Caltanissetta ha rilevato la presenza di una gran mole di rifiuti di diversa tipologia, abbandonata lungo un tratto della strada provinciale n. 125 che congiunge l'asse viario a scorrimento veloce Caltanissetta-Agrigento con la contrada Giulfo-Rocella del comune di Caltanissetta.
In tale occasione sono state rinvenute carcasse di autovetture e di elettrodomestici, batterie e pneumatici di auto e veicoli commerciali, vasche e lastre di cemento-amianto, sfabbricidi e rifiuti assimilabili ai rifiuti solidi urbani; mentre un apposito sopralluogo effettuato con personale dell'area dipartimentale di sanità pubblica veterinaria della locale azienda per i servizi sanitari n. 2 non ha rilevato la presenza di carogne di animali.
In merito alla vicenda, il comune di Caltanissetta ha comunicato che già il 19 marzo 1999, a seguito di segnalazione, aveva effettuato un sopralluogo nella contrada Giulfo-Roccella, constatando che l'accumulo abusivo di rifiuti ricadeva in gran parte lungo i margini della strada provinciale n. 125 e si estendeva anche su una vasta area privata.
Alla luce di quanto rilevato, lo stesso comune provvedeva, ai sensi dell'articolo 14 del decreto legislativo 22/97, che impone al legittimo proprietario del terreno, in solido con gli autori dell'illecito (in questo caso ignoti), di procedere alla rimozione dei rifiuti ed al ripristino dei luoghi, a diffidare il proprietario dell'area all'eliminazione dell'inconveniente.
Contestualmente, la provincia regionale di Caltanissetta, invitata dal comune, ai sensi dell'articolo 160 della legge regionale 25/93, all'eliminazione dei rifiuti abbandonati lungo i margini della strada provinciale 125, comunicava che avrebbe proceduto alla pulizia dell'area di pertinenza stradale non appena in possesso delle somme necessarie per l'espletamento della relativa gara per l'appalto del servizio di pulizia delle strade provinciali.
Successivamente, il comune di Caltanissetta, considerato che, né la provincia né il proprietario del fondo avevano ancora provveduto alla rimozione dei rifiuti, in data 12 ottobre 2001, procedeva ad esperire un nuovo sopralluogo e, ai sensi dell'articolo 14 del decreto legislativo 22/97, emetteva, in data 26 novembre 1996. Ordinanza sindacale di rimozione dei rifiuti e ripristino dei luoghi a carico del proprietario dell'area privata; contestualmente con apposita nota del 17 ottobre 2001 il comune invitava nuovamente la provincia alla rimozione dei rifiuti abbandonati sulle aree di pertinenza stradale.
In data 26 febbraio 2003 il comune di Caltanissetta, dopo aver constatato con apposito sopralluogo che le dimensioni dell'accumulo di rifiuti erano sensibilmente aumentate, ha provveduto ad emettere un'ordinanza sindacale di rimozione di rifiuti e ripristino dei luoghi a carico dell'ingegnere Capo della provincia di Caltanissetta, nonché ad inoltrare alle competenti autorità giudiziarie la comunicazione di notizia di reato a norma dell'articolo 347 del codice di procedura penale a carico del proprietario dell'area privata per il mancato adempimento all'Ordinanza Sindacale n. 454 del 26 novembre 2001.
Al riguardo l'autorità giudiziaria, con provvedimento del 10 marzo 2003, ha disposto il sequestro dell'area ai sensi dell'articolo 253 del codice di procedura penale, con il contestuale affidamento in custodia del proprietario dell'area in cui sono stati abbandonati i rifiuti.


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Il ministero dell'interno ha comunicato che, allo stato, non sono emersi elementi per ritenere una presenza o un interesse della criminalità organizzata nella discarica in questione, anche se, in generale, è vero che la Sicilia sia fra le regioni a rischio di infiltrazioni mafiose nel ciclo di smaltimento rifiuti.
Anche per quanto riguarda i combattimenti clandestini tra cani, con i collegati giri di scommesse e di animali rubati, la Sicilia è tra le regioni maggiormente interessate al problema.
Tuttavia, il locale servizio dell'area dipartimentale di sanità pubblica veterinaria dell'azienda per i servizi sanitari n. 2 ha già da tempo allertato i propri ambulatori veterinari della provincia. A tale proposito, il predetto servizio promuoverà una campagna di sensibilizzazione a largo raggio, che consentirà di riconoscere i possibili segni patognomonici di combattimento che possono evidenziarsi sui malcapitati animali, impiegati per tali scopi.
I servizi attuati dalle forze dell'ordine nell'ambito provinciale, finalizzati alla prevenzione e repressione dell'attività illecita relativa ai combattimenti clandestini fra cani, hanno consentito l'arresto di una persona.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

VILLANI MIGLIETTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel corso degli ultimi anni l'Italia è stata ancora una volta interessata da numerosi e diffusi eventi calamitosi che hanno provocato ingenti danni ai beni e alle infrastrutture pubbliche e private, al patrimonio culturale e abitativo, nonché alle attività produttive, con notevoli ripercussioni negative sulle popolazioni e sulle economie dei territori interessati;
tra gli eventi più recenti e con forte rilievo sono sicuramente da annoverare le gelate, le grandinate e la siccità, verificatesi anche negli ultimi mesi, in varie zone del centro-sud ed in particolar modo nella provincia di Lecce;
le aziende agricole della provincia di Lecce, versano in situazioni di crisi, se non addirittura di sopravvivenza, a causa di avversità atmosferiche sempre più ricorrenti;
in relazione a tutte le calamità intervenute, sono stati attivati i meccanismi previsti dalla legislazione vigente facendo ricorso ad ordinanze di protezione civile ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n. 225, attraverso le quali si è reso possibile disporre le prime misure di intervento e fronteggiare le prime e più pressanti occorrenze finanziarie;
la legge 282 del 2002, articolo 5 sexies sancisce una proroga del regime di agevolazioni fiscali definito «credito d'imposta» (o anche Tremonti bis) limitatamente a una parte soltanto del territorio italiano, seppure individuato in relazione alle calamità dello scorso novembre 2002;
il 95 per cento del territorio che gode della proroga del credito d'imposta e ubicato nel nord Italia;
a questo proposito è bene ricordare che il Governo ha già stanziato, per le medesime calamità, 700 milioni di euro che rientrano in altro capitolo di spesa (Fondo emergenza della finanziaria);
la proroga del credito d'imposta esclusivamente per le medesime aree, in questo quadro, desta forti perplessità e viola, ad avviso dell'interrogante, le norme europee a garanzia della concorrenza;
la singola impresa, infatti, per godere di questo beneficio automatico, non è tenuta a dimostrare di aver subito danni ma è sufficiente che sia ubicata nei comuni colpiti dalle calamità;


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si tratta di interventi a pioggia, eppure limitati a un'area del Paese -:
se non si ritenga necessario decretare, con la massima urgenza, il riconoscimento di stato di calamità naturale per i territori in premessa menzionati, per consentire agli agricoltori di usufruire, in tempi brevi, dei benefici previsti dalla legge;
se non si ritiene che l'articolo 5 sexies della legge 282 del 2002, non sia compatibile con le norme europee, in quanto va a nocumento di un'area del paese, il Mezzogiorno, che sconta ancora un forte ritardo di sviluppo rispetto al resto d'Italia;
quali interventi abbia intenzione il Governo di adottare per far fronte ai danni dovuti a calamità naturali, senza il «paravento» della legge n. 282 del 2002 che ad avviso dell'interrogante, in realtà si pone come uno strumento che, paradossalmente, rischia di aumentare il gap fra il Nord e il Sud Italia;
se non ritenga opportuno rivedere l'attuale normativa sullo stato di calamità naturale in agricoltura, consentendo la sanatoria delle cartelle esattoriali relative ai ruoli di pagamento dei contributi previdenziali delle aziende agricole, in quanto le suddette cartelle non risultano essere al netto di sanzioni, interessi e benefici non goduti, ai sensi della legge n. 185 del 1992 sulle calamità naturali.
(4-07231)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in argomento concernente le avversità verificatesi nel corso del 2003 nei territori agricoli della provincia di Lecce, si fa presente che l'amministrazione, su proposta della regione Puglia territorialmente competente, ha emesso, per le gelate dall'8 al 10 aprile 2003, il decreto di declaratoria del 1o settembre 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 208 dell'8 settembre 2003.
Inoltre, con decreto del 18 settembre 2003, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n. 235 del 9 ottobre 2003, è stato dichiarato lo stato di calamità per le grandinate del 21 maggio e del 29 giugno 2003.
La regione Puglia non ha formulato, invece, proposte di intervento per la siccità; se ne desume che la stessa non abbia inciso sulla produzione lorda vendibile aziendale in misura tale da consentire l'attivazione degli interventi di soccorso del Fondo di solidarietà nazionale.
Si ricorda, infine, che dopo le modifiche della legge n. 185/92, introdotte dal decreto-legge 13 settembre 2002 n. 200 convertito in legge 13 novembre 2002, n. 256, a favore delle aziende agricole ricadenti nelle aree delimitate dalla legione territorialmente competente, che abbiano subito un'incidenza del danno non inferiore al 35 per cento sulla produzione lorda vendibile, possono essere concesse le seguenti provvidenze:
erogazione di contributi o di prestiti quinquennali agevolati fino all'80 per cento del danno accertato sulla base della produzione lorda vendibile ordinaria del triennio precedente all'evento, al netto dell'ordinario rischio d'impresa stabilito nella misura del 15 per cento;
erogazione di prestiti agevolati ad ammortamento quinquennale per le esigenze di conduzione nell'anno in cui si è verificato l'evento e per l'anno successivo;
esonero parziale dei contributi previdenziali e assistenziali propri e per i lavoratori dipendenti, in scadenza nei dodici mesi successivi alla data in cui si è verificato l'evento;
contributi in conto capitale fino all'80 per cento per il ripristino delle strutture aziendali e per la ricostituzione delle scorte danneggiate o distrutte;
ripristino a totale carico del Fondo delle strade interpoderali, delle opere di approvvigionamento idrico e delle opere pubbliche di bonifica che abbiano subito danni dalla calamità.

Nell'ambito del territorio delimitato sono previsti, altresì, interventi a favore delle cooperative agricole e delle associazioni


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dei produttori che abbiano subito danni economici di particolare gravità per i ridotti conferimenti dei prodotti da parte dei Soci o per la minore attività di commercializzazione.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

ZACCHERA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il livello delle acque del lago Maggiore è parzialmente regolato dalle dighe della Miorina, poste a valle di Sesto Calende e gestite dal consorzio del Ticino per conto della «Commissione Italo Elvetica per l'Idrovia Adriatico-lago Maggiore e la sistemazione del lago Maggiore»;
negli anni scorsi il lago è spesso esondato causando gravissimi danni alle località rivierasche;
le autorità svizzere ed il consorzio del Ticino ritengono sia possibile ridurre in buona parte i danni causati dalle piene, senza con ciò recare danno alle località a valle lungo il fiume Ticino, mediante una serie di opere idrauliche di ammodernamento delle dighe (costruite nei primi anni quaranta) e lungo il corso del fiume;
nel corso di un recente vertice tra parlamentari italiani e svizzeri questi ultimi hanno comunicato che la Confederazione Elvetica sarebbe perfino disponibile ad assumere a proprio carico i costi di predisposizione del progetto (stimabili in circa 350.000 euro), purché da parte italiana ci fosse poi disponibilità ad assumersi la propria quota dei costi per realizzare le opere necessarie e previe tutte le verifiche opportune;
è stato lamentato che la predetta Commissione non vede la presenza e la avvenuta nomina di tutti i commissari italiani e che in particolare è vacante la nomina del rappresentante del consorzio del Ticino -:
chi siano e se siano operativi i rappresentanti italiani nella predetta Commissione;
se non si ritenga necessario intervenire con la massima urgenza per intraprendere gli studi necessari e le opere conseguenti per ridurre in modo considerevole le punte di piena delle acque del lago Maggiore;
se corrisponda al vero che il costo di questi interventi stimabili in 10-20 milioni di euro, dei quali metà a carico della Svizzera, non siano che una minima parte dei danni causati dalle piene come avvenuto recentemente nel 1993 e nell'autunno del 2000.
(4-05268)

Risposta. - Riguardo la problematica rappresentata nell'interrogazione in argomento, si fa presente che si sono assunte informazioni dal ministero delle infrastrutture che con nota del 20 maggio 2003, ha fatto presente che la diga della Miorina è stata iniziata nel novembre 1938, finita di costruire e collaudata agli inizi del 1943 con il preciso scopo di consentire la regolazione delle acque del lago Maggiore a beneficio delle utenze irrigue e industriali del territorio attiguo al fiume Ticino, dallo sbocco del lago fino a Pavia.
Tale diga venne promossa dal consorzio del Ticino, Ente istituito sotto la vigilanza del ministero dei lavori pubblici, per la costruzione, la manutenzione e l'esercizio dell'opera regolatrice del lago Maggiore, oltre che per coordinare e disciplinare l'esercizio delle utilizzazioni dell'acqua disponibile.
Il bacino imbrifero del lago Maggiore si estende su un'area complessiva di 6598 chilometri quadrati di cui 3229 chilometri quadrati in territorio italiano ed i rimanenti 3369 chilometri quadrati in territorio svizzero, come del resto una parte non trascurabile delle stesse rive del lago. Comprensibilmente dunque la Confederazione Svizzera ha sempre guardato con molto interesse i progetti di regolazione delle acque lacuali. In funzione di ciò il 24 ottobre 1938 fu tenuta, dietro accordi intercorsi tra i due governi, una conferenza di delegati tecnici italiani e svizzeri con lo scopo di illustrare le caratteristiche del progetto


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dello sbarramento e coordinare la sorveglianza dei livelli idrometrici nelle varie zone, fissando nel contempo i limiti di esercizio della traversa (tra -0,50 e +1,00 metri dell'idrometro di Sesto Calende - successivamente elevati a +1,50 metri nei mesi invernali).
Come desumibile dai verbali delle riunioni forniti, negli anni seguenti tale conferenza tornò a più riprese a tenersi, a seguito di accordi tra i due governi.
Nel 1971 fu deciso di trasformare la conferenza in Commissione Italo-Svizzera con l'incarico di preparare uno schema di accordo ufficiale per la regolazione del lago Maggiore e di esaminare le seguenti problematiche:
variazione dello schema di regolazione con previsione di un aumento della capacità di invaso fino a + 1,50 metri nei soli mesi estivi;
esame della connessa possibilità di un aumento della capacità di deflusso del lago;
promozione dell'ammodernamento dei sistemi di rilevamento idreologico.

A tale scopo la Commissione si è riunita periodicamente appoggiandosi a gruppi di lavoro per lo studio delle varie problematiche.
Dai verbali forniti dal Servizio nazionale dighe, ex magistrato per il Po, ora Agenzia interregionale per il fiume Po, si evince che la Commissione, almeno per la parte italiana di natura essenzialmente tecnica, è stata a suo tempo costituita a livello governativo, inizialmente con membri degli uffici del genio civile del ministero dei lavori pubblici, divenuti successivamente del magistrato per il Po e del Servizio idrografico e mareografico.
Dalla documentazione acquisita e da informazioni assunte per le vie brevi, risulta che l'ultima riunione della Commissione Italo-Svizzera si è tenuta a Mezzana-Balerna il giorno 3 luglio 1997.
Si precisa che la nomina dei rappresentanti italiani è di competenza del ministero degli affari esteri, eventualmente su segnalazione dell'autorità preposta.
Sulla base della documentazione disponibile, pervenuta dalla Autorità di bacino nazionale del fiume Po, ambito territoriale, all'interno del quale ricadono i territori in oggetto per il versante italiano, risulta che il ministero degli affari esteri ha comunicato all'Ambasciata Svizzera, con nota verbale n. 61/5843 del 21 ottobre 2002, la composizione della delegazione italiana alla Commissione italo-svizzera per l'idrovia Adriatico-lago Maggiore e la sistemazione del lago Maggiore.
In merito alla proposta di intraprendere studi necessari e le opere conseguenti per ridurre in modo sensibile le punte di piena delle acque del Verbano, come ormai si verifica ogni anno, si segnala che come già detto, la regolazione del lago è assicurata dal Consorzio del Ticino che ha sviluppato, nell'ambito del programma Interregionale II dell'Unione europea, uno studio dei problemi posti dalla regolazione, in particolare per quanto attiene alla gestione ottimale della risorsa (deflusso minimo vitale) e alle cause delle inondazioni e dei possibili interventi. Questo studio prevede diverse ipotesi e diverse soluzioni, ma i costi delle soluzioni non sono stati quantificati.
L'Autorità di bacino del fiume Po, ha chiesto, inoltre, l'autorizzazione di questo ministero per effettuare studi sugli effetti di una modifica dell'incile del lago Maggiore su portate e livelli dei fiumi Ticino e Po.
In merito al costo stimato degli interventi, si rappresenta che l'importo indicato in 10-20 milioni di euro, si riferisce, con molta probabilità, ad un possibile intervento sull'invaso della diga di Miorina, consistente nella rimozione del materiale a tergo della diga, perché gli studi prevedono soluzioni possibili ma non quantificano i costi. Pertanto, non si può affermare a priori che gli interventi da realizzare costituiscono una minima parte dei danni causati dalle esondazioni, danni che nell'evento calamitoso del 2002 sono stati quantificati, per la sola provincia di Varese, in euro 17.000.000 (circa) limitatamente alle infrastrutture e versanti, senza considerare i danni ai privati; per la sola Locarno, nel 2000, i danni ascrivibili all'esondazione del


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lago Maggiore sono stati stimati in circa 100 milioni di euro.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

ZACCHERA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
insiste a Verbania, in pieno centro urbano, una centrale termica per la produzione di energia elettrica già di proprietà della ditta Acetati spa;
la centrale è oggetto di una riprogettazione e ristrutturazione che porterà ad un notevole aumento dell'energia elettrica prodotta;
è stato posto al Ministero il quesito se l'autorizzazione ad effettuare i predetti lavori siano o meno soggetti a VIA;
la regione Piemonte ha recentemente sottolineato con comunicazione al Ministero - d'intesa con la locale amministrazione provinciale - che «In verità il tenore e le caratteristiche delle modifiche rendono l'intervento maggiormente simile alla realizzazione di una centrale di nuova installazione»;
l'area dove insiste la centrale è inserita nel centro di Verbania, tra insediamenti produttivi (uno dei quali oggetto la scorsa settimana di un furioso incendio che ha vivamente impressionato l'opinione pubblica), aziende chimiche ed aree fortemente abitate. L'area presenta quindi rilevanti problematiche ambientali sfociate nella recente emergenza socio-ambientale relativa agli scarichi di Acetati spa, emergenza che ha portato il Ministero alla nomina di un Commissario ad acta per verificare la progressiva, auspicata messa a norma degli scarichi;
risulta peraltro che Acetati avrebbe già ceduto a terzi la centrale od almeno la sua ristrutturazione e gestione e quindi vi è incertezza sulle effettive responsabilità circa i lavori in essere -:
se, le caratteristiche di cui sopra, non si ritenga che il progetto - come peraltro suggerito dalla stessa regione Piemonte - debba essere oggetto di VIA dando alla comunità locale tranquillità e sicurezze in merito alle opere da realizzare.
(4-07052)

Risposta. - Si fa presente che il progetto di revamping della centrale, sulla base dell'istruttoria svolta e delle valutazioni espresse dalla Commissione VIA con parere 542 del 24 luglio 2003, è stato assoggettato al giudizio di compatibilità ambientale.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

ZANELLA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
alla direzione didattica di «C. Baseggio» di Marghera sono stati assegnati 11 ausiliari per 5 plessi scolastici composti come segue:
a) una scuola come sede di direzione - «Cesco Baseggio» - con 6 classi a tempo pieno e 4 a modulo per un totale di 201 alunni;
b) una scuola - «Gennaro Capuozzo» - con 80 alunni in 5 classi a modulo;
c) una scuola d'infanzia - «Gianni Rodari» - con 110 alunni in 4 sezioni;
d) una scuola - «San Giovanni Bosco» - di Ca' Sabbioni, con circa 50 alunni in pluriclassi;
e) una scuola - «Fratelli Bandiera» - di Malcontenta, con 110 alunni in 6 classi;

le prime tre scuole descritte sono nello stesso rione - Catene - all'interno della municipalità di Marghera e occupano interamente gli spazi disponibili; la «Cesco Baseggio» potrebbe ospitare la «Gennaro Capuozzo» solo rinunciando a biblioteca, aula computer e a tutti gli spazi comuni e la mensa sarebbe comunque insufficiente;


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le ultime due scuole descritte distano tra loro circa 4 chilometri - compreso l'attraversamento della statale Romea - ed occupano per intero i loro spazi;
gli undici ausiliari assegnati sono così divisi: 3 per la scuola d'infanzia 2 per ognuna delle altre 4 scuole; manca l'ausiliare per la sede di direzione che svolge le funzioni anche di supporto alla segreteria e come rimpiazzo per eventuali assenze. Di questi undici ausiliari 9 sono invalidi, 2 a un anno dalla pensione, 2 usufruiscono dei benefici della legge 104 per l'assistenza a familiari con handicap;
lo scorso anno la direzione regionale scolastica aveva concesso 12 ausiliari mentre quest'anno rifiuta ogni possibilità di incremento proponendo in sostanza la chiusura di due plessi la «Capuozzo» e la «San Giovanni Bosco»;
il 2 ottobre 2003 insegnanti e genitori degli alunni appartenenti al circolo didattico di Baseggio hanno organizzato quattro manifestazioni per protestare contro questa situazione e le soluzioni che sono fin qui state prospettate -:
se il Ministro sia a conoscenza di questa situazione;
se non ritenga che i ragazzi abbiano diritto ad avere una scuola funzionale, con personale sufficiente e spazi proporzionati al bisogno a svolgere in maniera consona tutte le attività e che quindi l'ipotesi di unire due scuole negli stessi spazi sia impraticabile;
se non ritenga opportuno, viste le circostanze, di verificare la possibilità di concedere quanto richiesto dai genitori e dagli insegnanti;
se non ravvisi nella situazione in oggetto una violazione del diritto costituzionale all'istruzione aperta, gratuita, funzionale per tutti.
(4-07600)

Risposta. - Le disposizioni relative agli organici per l'anno scolastico 2003/2004 fanno riferimento alle tabelle allegate al decreto ministeriale 18 agosto 2000 n. 201; l'applicazione delle medesime ha comportato, per la direzione didattica di «C. Baseggio» di Marghera (Venezia), la determinazione dell'organico dei collaboratori scolastici in 11 unità, poi effettivamente assegnate.
In tutte le province del Veneto i Centri servizi amministrativi, dovendo essere rigidamente rispettati i tetti organici stabiliti, anche derogando ai limiti numerici conseguenti all'applicazione delle tabelle già citate, per poter rientrare nella propria dotazione organica hanno, in alcune istituzioni scolastiche, istituito posti in numero inferiore a quelli che sarebbero spettati in base alle tabelle in vigore.
Pertanto, la circostanza che il contingente numerico di collaboratori scolastici assegnato alla direzione didattica «C. Baseggio» sia pari a quello spettante dimostra che la particolare situazione della scuola è stata tenuta nella dovuta considerazione dal C.S.A. di Venezia, anche a danno di qualche altra istituzione scolastica.
Risponde al vero che lo scorso anno erano stati assegnati 12 posti, ma ciò era stato possibile soltanto in quanto, a livello provinciale, i posti complessivamente istituiti nelle scuole erano inferiori al tetto fissato, circostanza che però, per il corrente anno scolastico, non si è assolutamente verificata.
Per concedere l'ulteriore posto richiesto si sarebbe dovuto sforare il tetto provinciale senza che fosse intervenuta alcuna situazione imprevista; inoltre, si sarebbe creata una grave disparità di trattamento nei confronti di altre istituzioni scolastiche alle quali erano state assegnate risorse in misura inferiore a quella dovuta.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.