Allegato B
Seduta n. 390 del 17/11/2003


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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
nel territorio del comune di Vezzano, provincia di La Spezia, all'interno della collina, in un area dell'Aeronautica militare ma contigua ad abitazioni di tipo civile, è localizzato un deposito di carburante per aerei a reazione, in particolare,


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utilizzato dalla base di Aviano. I carburanti speciali arrivano al terminal marittimo spezzino via mare e vengono da li pompati per raggiungere, attraversando un intero quartiere, i grossi serbatoi interrati che si trovano sotto la collina di Vezzano da dove il carburante, con un oleodotto, viene quindi fatto arrivare alla base di Aviano;
l'oleodotto, un manufatto vecchio di almeno 45 anni, passa nell'immediata prossimità della falda acquifera che serve gran parte della provincia di La Spezia. Gli abitanti della zona hanno più volte segnalato alle competenti autorità locali la presenza di un forte odore di idrocarburi nell'acqua delle condutture domestiche;
come riportato dalla stampa ("2La Nazione» 23 ottobre 2003) dal giugno 2003 erano in corso lavori di manutenzione e in concomitanza con tali lavori si è avuta nella giornata del 21 ottobre 2003, una grossa perdita di liquidi inquinanti che ha raggiunto un portavia delle acque piovane che versa direttamente nel vicino canale;
su tale incidente, che potrebbe avere gravi ripercussioni e sull'ambiente e sugli abitanti del territorio, denunciato da forze politiche e abitanti delle zona, stanno ora effettuando controlli chimici gli ispettori dell'Arpal -:
se esista in questo caso un piano di protezione civile da attuare per le aree interessate dal rischio;
che cosa intenda fare il Governo per evitare che tali incidenti tornino a ripetersi e quali iniziative intenda prendere per risanare una situazione sempre più compromessa dalla presenza nella zona di questa struttura dell'Aeronautica militare che per la sua contiguità con le abitazioni civili e lo stato di fatiscenza, rappresenta ormai un rischio quotidiano per la popolazione.
(2-00980)«Deiana».

Interrogazioni a risposta scritta:

BORRIELLO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Celano (L'Aquila) è tuttora esistente un edificio, già sede in precedenza della ex scuola elementare «Enrico Fermi», in attesa di essere ristrutturato anche al fine di rimuovere la copertura in eternit, che, sfaldandosi, ha liberato nell'aria pericolose particelle ritenute altamente dannose per la salute dell'uomo;
ilrifacimento trova, ancora oggi, ostacolo nel vincolo storico posto sulla struttura anzidetta -:
quali interventi, nell'ambito delle proprie competenze, si intendano adottare affinché il vincolo storico sull'ex scuola elementare Enrico Fermi, venga rimosso al fine di procedere alla ristrutturazione dell'edificio ed alla contestuale eliminazione della copertura in eternit nociva per la salute dell'intera comunità.
(4-08050)

EMERENZIO BARBIERI e FILIPPO MARIA DRAGO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel giugno 2003 la XVIII Spedizione italiana 2002-2003 in Antartide, nell'area di Baia Terra Nova, nell'area di Dome C e nel Mare di Ross, ha recluso nell'Acquario di Genova pesci e invertebrati artici vivi -:
quanti animali sono stati prelevati e quanti sono morti fra cattura, trasporto sulla nave «Italica» e primi mesi di detenzione in un ambiente innaturale;
se tali pesci ed invertebrati sono o saranno esposti al pubblico in visita all'Acquario e con quali proventi economici dato il carattere privato della gestione della struttura;


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quali ricerche e con quali autorizzazioni sono o saranno condotte su questi animali e per quali fini;
quali sono stati i costi della XVIII Spedizione, quelli dedicati in particolare alla cattura ed alla ricerca su pesci ed invertebrati dell'Antartide;
se non ritengano più utile ed eticamente accettabile condurre studi in loco senza causare danni agli animali.
(4-08062)

VENDOLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
circa un milione di tonnellate di rifiuti tossico-nocivi, provenienti dai poli industriali del Nord, sono stati smaltiti illecitamente per anni, nella provincia di Caserta e in altre località del centro sud, da una organizzazione criminale con ramificazioni in tutta Italia;
il traffico è stato scoperto grazie ad una indagine del comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente, reparto operativo e Noe di Caserta, che ha portato alla richiesta di 97 rinvii a giudizio da parte della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta);
i reati contestati sono gravissimi: associazione per delinquere, disastro ambientale, avvelenamento di acque, realizzazione e gestione di discariche abusive, getto pericoloso di cose, truffa ed abuso di ufficio;
si tratta della più grossa inchiesta mai eseguita in Italia nel campo della gestione illecita dei rifiuti;
in particolare i rifiuti riguardavano: polveri da abbattimento fumi delle industrie siderurgiche e metallurgiche; ceneri da combustione di olio minerale; morchie oleose e di verniciature; pitture e vernici di scarto contenenti solventi organici non alogenati; fanghi di trattamento acque di processo di depurazione di industrie chimiche ed acque reflue industriali, inchiostro di scarto, melme acide, fanghi di potabilizzazione e chiarificazione delle acque;
i rifiuti provenivano dai poli industriali situati in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Toscana, principalmente da industrie siderurgiche, metallurgiche, cartarie e conciarie e attraverso un circuito criminale sostenuto da connivenze di ditte compiacenti abilitate al trasporto, all'intermediazione, al recupero e allo stoccaggio, i rifiuti tossici e nocivi venivano smaltiti illegalmente in siti localizzati in provincia di Caserta ma anche in altre località di Umbria, Lazio, Campania, Calabria, Puglia e Sardegna;
l'operazione del comando dei Carabinieri per la tutela ambientale ha comportato il sequestro di 18 aree, (tra le quali cave, fornaci, aziende agricole ed impianti di recupero adibiti a discariche abusive di rifiuti) di 25 autoarticolati utilizzati per il trasporto dei rifiuti tossici e nocivi; 114 perquisizioni eseguite presso aziende dislocate in 27 province del territorio nazionale con relativi sequestri di copiosa documentazione e la denuncia di 182 soggetti per singoli reati presso diverse procure del territorio nazionale -:
se non si ritenga che nei confronti dei soggetti e delle aziende sottoposti a rinvio a giudizio, debba essere disposta la sospensione dall'Albo nazionale delle imprese che effettuano la gestione dei rifiuti, così da renderle non più concedibili alle stesse le autorizzazioni all'esercizio delle attività di trasporto, all'intermediazione, al recupero e allo stoccaggio, delle attività di recupero rifiuti e impianti di smaltimento;
se non si ritenga assolutamente necessario adottare iniziative normative finalizzate all'introduzione in tempi rapidi, del reato di delitto all'ambiente;
quali iniziative concrete si intenda intraprendere per stroncare il lucroso affare legato allo smaltimento dei rifiuti che vede un perverso intreccio tra aziende e criminalità organizzata.
(4-08063)


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VENDOLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la città di Gela, in provincia di Caltanissetta, rappresenta l'esempio più drammatico di territorio stuprato dal massiccio inquinamento ambientale e dal capillare inquinamento mafioso: i grandi colossi della chimica e della raffinazione hanno imprigionato questa città e il suo mare, mentre i clan imponevano i loro codici di violenza e di morte anche attraverso l'infiltrazione nel sistema economico-industriale;
nei giorni scorsi la procura di Gela ha disposto, relativamente al petrolchimico Eni che insiste sul territorio gelese, il sequestro di 96 dei 136 serbatoi per il deposito di carburanti che risulterebbero obsoleti, fortemente inquinanti e bisognosi di manutenzione e di adeguamento alle vigenti norme di sicurezza;
la reazione dell'Eni è stata quella di avviare la fermata degli impianti, minacciando di fatto la chiusura dello stabilimento e il licenziamento di oltre 3.500 operai;
l'Eni dunque, piuttosto che assumersi le proprie responsabilità di inquinatore storico della città di Gela, pensa di reagire perpetrando la consuetudine immorale del ricatto occupazionale;
l'azienda dovrebbe, viceversa, realizzare e intensificare tutti quegli interventi previsti per l'adeguamento dei serbatoi e degli impianti non a norma, potenziare i programmi di risanamento, presentare i piani industriali e garantire la piena occupazione e contrastare apertamente qualsiasi forma di penetrazione mafiosa sul suo ciclo economico e sul relativo indotto;
l'aumento di talune patologie e l'elevata incidenza di nascite con malformazioni, ancorché in fase di indagine, inducono inevitabilmente ad esprimere forti preoccupazioni circa l'impatto ambientale e i guasti prodotti dal petrolchimico nel territorio;
le responsabilità vanno imputate all'Eni, ma anche all'Agip, all'Enichem, alla Polimeri Europa e ad ogni altra sigla industriale che, nel corso degli anni, ha prodotto inquinamento sottraendosi, nella generale e colpevole distrazione di tutte le istituzioni, all'obbligo di investire tutte le risorse necessarie per risanare suolo, sottosuolo ed acque;
l'incidente assai recente che ha visto lo sversamento di enormi quantità di greggio nel fiume Gela, aggrava considerevolmente la situazione ambientale in tutta la provincia;
l'attività di bonifica del territorio, prevista dal decreto ministeriale 471/99, non si è dimostrata assolutamente sufficiente affinché si giungesse ad un vero e generalizzato risanamento ambientale;
un piano di risanamento ambientale radicale e scrupoloso porterebbe nuove occasioni di incrementoquantitativo e qualitativo dell'occupazione, in un'area chesoffre di elevatiindici di disoccupazione -:
quali misure si intenda adottare per respingere quello che ad avviso dell'interrogante appare come un ricatto messo in atto dall'Eni con la paventata chiusura dello stabilimento petrolchimico di Gela;
quali misure si intenda adottare per avviare una radicale bonifica e un serio risanamento ambientale nel territorio di Gela;
quali misure si intenda adottare per monitorare con criteri rigorosamente scientifici l'andamento delle patologie e della mortalità legato ai fattori di rischio ambientale; e se, in tal senso, non si intenda procedere all'istituzione del «Registro tumori» presso la competente Ausl;
quali misure si intenda adottare a protezione del funzionamento del dissalatore e del depuratore biologico delle acque di Gela;


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quali misure si intenda adottare per contrastare qualsiasi tipo di infiltrazione mafiosa nel sistema economico-industriale gelese e nel relativo indotto.
(4-08072)