![]() |
![]() |
![]() |
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, recante disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell'andamento dei conti pubblici.
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate, a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, le questioni pregiudiziali Violante ed altri n. 1, Castagnetti ed altri n. 2, Violante ed altri n. 3, Violante ed altri n. 4, Boato ed altri n. 5, Castagnetti ed altri n. 6 e Boato ed altri n. 7 (vedi l'allegato A - A.C. 4447 sezione 1).
A norma del comma 3, dell'articolo 96-bis del regolamento, sulle pregiudiziali avrà luogo un'unica discussione, nella quale potrà intervenire, oltre a uno dei proponenti per illustrare ciascuno degli
strumenti presentati (purché appartenenti a gruppi diversi), un deputato per ciascuno degli altri gruppi.
L'onorevole Russo Spena ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Violante ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.
Onorevoli colleghi, vi prego di prendere posto. Prego, onorevole Russo Spena.
GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, con riferimento al provvedimento in esame vi è una palese e grave incostituzionalità, innanzitutto in base al combinato disposto degli articoli 77 e 81 della Costituzione. L'articolo 77 della Costituzione, infatti, afferma che il Governo può adottare, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge in casi straordinari di necessità e di urgenza. Inoltre, l'articolo 81 prevede l'approvazione dei bilanci da parte delle Camere in una sessione propria come atto supremo.
Vi è, inoltre, una violazione gravissima, a nostro avviso e ad avviso di tutte le opposizioni, del regolamento della Camera dei deputati. Lo spirito del regolamento è evidente nella regolamentazione della sessione di bilancio: basterebbe leggere il capo XXVII, gli articoli 118-bis, 119 e 120 che regolano l'esame del disegno di legge finanziaria, del bilancio, dei documenti di politica economica e finanziaria.
Il decreto-legge adottato dal Governo, allora, presenta due profili gravissimi di incostituzionalità e di illegittimità. Da un lato, è infatti violato ogni presupposto per l'esercizio della decretazione d'urgenza e, dall'altro, è palese lo stravolgimento della procedura di bilancio.
Il Parlamento si è trovato dinanzi ad una situazione abnorme nell'aula del Senato e oggi qui alla Camera dei deputati. Il decreto-legge configura di fatto uno dei documenti cosiddetti collegati richiamati dall'articolo 119, comma 1, del regolamento della Camera dei deputati.
Il Governo, in verità, non ha esplicitamente dichiarato tale sua natura, ma la legge finanziaria stessa non esisterebbe senza questo decreto-legge, che provvede alla copertura degli oneri della legge finanziaria, nelle forme peraltro del tutto inaccettabili dei condoni che contrasteremo a fondo.
Non a caso, questo decreto-legge viene esaminato congiuntamente secondo il regime procedurale della sessione di bilancio, con il conseguente vincolo della compensatività degli emendamenti.
La forma del decreto-legge è del tutto ingiustificata per la stessa natura ordinamentale della maggior parte delle disposizioni e costituisce una sorta di ibrido costituzionale e procedurale perché, tra l'altro, consente al Governo, come già avvenuto al Senato e come certamente avverrà qui alla Camera, la posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza modificazioni, di un maxiemendamento interamente sostitutivo dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione, con la conseguenza di privare i parlamentari del potere emendativo che, secondo l'unanime dottrina, rappresenta un aspetto del potere di iniziativa legislativa a loro riconosciuto dall'articolo 77, primo comma, della Costituzione.
Il Parlamento voterà, cioè, con la questione di fiducia, elementi gravi di accanimento antioperaio ed antisociale. Nel decreto-legge che accompagna la finanziaria vi è, infatti, la cancellazione dei diritti dei lavoratori esposti all'amianto e la riduzione, addirittura retroattiva, delle prestazioni della cassa integrazione. Il Governo risolve, insomma, il grande tema costituzionale dell'autonomia dei poteri semplicemente negando l'autonomia. Tuttavia, negare l'autonomia del Parlamento significa, di fatto, cancellarlo, renderlo un vuoto simulacro, negando in tal modo la sede stessa della rappresentanza e della sovranità popolare in una democrazia rappresentativa.
Poniamo, quindi, un problema che va ben oltre il tema della questione pregiudiziale che ho testé illustrato. Poniamo, in verità, il tema del rapporto tra Governo e Parlamento in uno Stato di diritto. Riaffermiamo, cioè, la nostra ferma opposizione alla dittatura della maggioranza, una maggioranza pur legittimamente scaturita dalle elezioni. La dittatura della maggioranza allude ad una concezione che afferma,
da parte del Governo, il proprio potere come collegato direttamente al popolo, all'investitura che ha avuto attraverso le elezioni. No, la democrazia parlamentare, colleghe e colleghi, ed il costituzionalismo democratico sono altro: sono equilibrio dei poteri con grande sobrietà, sono rispetto delle autonomie, sono controllo di legalità e di legittimità, sono peso e contrappeso, sono reale rapporto dialettico tra Governo e Parlamento dove la sede della priorità della rappresentanza è nel Parlamento. Quindi, chiediamo oggi alla Camera dei deputati di votare non solo le pregiudiziali presentate unitariamente da tutte le opposizioni, ma anche la salvaguardia costituzionale del proprio stesso ruolo. Lo dico senza demagogia e senza enfasi retorica.
Ho sentito in queste ore il malessere preoccupato di tanti parlamentari anche della maggioranza perché qui, colleghe e colleghi, si sta votando per difendere o meno un segmento dell'ordinamento costituzionale, un segmento importante dello Stato di diritto: la priorità della decisionalità parlamentare. Se accettassimo come costituzionale una finanziaria fatta con un decreto-legge che, poi, diventa collegato e sostituisce la sessione di bilancio saremmo, veramente, alla distruzione ed all'abbattimento di ogni principio fondamentale della Costituzione, del regolamento della Camera, dello Stato di diritto (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. L'onorevole Mattarella ha facoltà di illustrare le questioni pregiudiziali Castagnetti ed altri n. 2 e n. 6, di cui è cofirmatario.
SERGIO MATTARELLA. Signor Presidente, illustro, per conto del gruppo della Margherita, le varie questioni pregiudiziali presentate. Si tratta, come ella ha poc'anzi detto, di sette documenti. Sono molte, infatti, le violazioni, profonde e gravi, che le norme del decreto-legge contengono rispetto alla Costituzione ed esse sono puntualmente esposte nei documenti presentati dalle opposizioni.
Tra queste violazioni intendo sottolineare e porre all'attenzione dell'Assemblea quella che ritengo di fondo, radicale, insanabile. Essa non concerne questa o quella norma del decreto-legge, ma investe il decreto nel suo complesso, la possibilità stessa che venga adottato un decreto-legge in tale materia.
Si tratta di una questione, signor Presidente, che riguarda la Camera nel suo complesso, riguarda tutti i deputati, ma anzitutto quelli della maggioranza che dispongono della possibilità di esprimere la volontà della Camera, perché questo decreto-legge viola la sovranità della Camera dei deputati, per come questa le è conferita e riconosciuta dalla Costituzione.
Signor Presidente, come ella ben sa, l'articolo 72 della Costituzione dispone che ogni disegno di legge presentato ad una Camera è esaminato secondo le norme del suo regolamento: riserva, cioè, esclusivamente alla Camera il potere di regolare le procedure di esame e di approvazione delle leggi. Tra tali procedure vi è, come è ben noto a tutti in questa Assemblea, quella che attiene all'esame ed all'approvazione della legge finanziaria e di quella di bilancio.
L'articolo 119, comma 1, del regolamento della Camera prevede, appunto, che l'esame degli strumenti della manovra finanziaria (legge finanziaria, bilancio e documenti relativi alla politica economica nazionale e alla gestione del pubblico denaro, collegati alla presentazione di finanziaria e bilancio) «si svolga nell'ambito di un'apposita sessione parlamentare di bilancio».
Che cos'è questo decreto-legge, signor Presidente? È un segmento della manovra finanziaria, anzi è, in realtà, una parte della legge finanziaria. È lo stesso Governo che, incautamente, lo dichiara nella relazione che lo accompagna, da cui leggo testualmente: «La manovra di finanza pubblica per l'anno 2004 è strutturata affiancando all'ordinario strumento della legge finanziaria un provvedimento di urgenza» e, più avanti, sempre dalla relazione del Governo «è di tutta evidenza la stretta correlazione tra il predetto provvedimento
d'urgenza con il disegno di legge finanziaria, la cui compatibilità finanziaria» - sottolineo queste parole, signor Presidente - «è in larga misura collegata alle misure contemplate nel citato provvedimento» (cioè nel decreto-legge).
Bastano queste parole del Governo, ripeto, per far comprendere, oltre ogni dubbio, che il decreto-legge va considerato, più ancora che un provvedimento collegato alla finanziaria - e, quindi, comunque, da esaminare nell'ambito e con le procedure della sessione di bilancio -, più correttamente, come una parte del disegno di legge finanziaria, abusivamente collocata in un altro testo normativo, diverso quanto a natura e diverso quanto a procedura di esame. Va affermato, con tutto il vigore possibile, signor Presidente, che collocare gran parte della manovra finanziaria per l'anno venturo in un decreto-legge viola quanto il regolamento di questa Camera dispone, in attuazione dei poteri attribuitigli dalla Costituzione. Viola anche , ovviamente, le leggi ordinarie che regolano la formazione delle leggi di bilancio e finanziaria - dalla legge n. 468 del 1978 alla legge n. 362 del 1988 -, ma la violazione del regolamento parlamentare è particolarmente grave ed è certamente incostituzionale, perché un decreto-legge è fonte di diritto con forza di legge ordinaria, ma è inferiore, nella gerarchia delle fonti, alle norme del regolamento parlamentare, perché quest'ultimo, approvato a maggioranza assoluta dei deputati, è fonte normativa interposta tra la Costituzione e le leggi ordinarie, nelle materie ad esso riservate.
La previsione di una sessione apposita di bilancio è caratterizzata, in base all'articolo 120 del nostro regolamento, da un esame intrecciato della legge finanziaria e di quella di bilancio, cioè della manovra finanziaria per l'anno a venire e delle sue conseguenze sul bilancio dello Stato. Si tratta di un esame approfondito, con procedure particolari. Anzitutto quella prevista dal comma 2 dell'articolo 123 del regolamento, che cito testualmente: «La discussione in Assemblea sulle linee generali del disegno di legge finanziaria e del bilancio si svolge congiuntamente e concerne» - concerne, Presidente e colleghi - «l'impostazione globale della politica economica e finanziaria, nonché lo stato di attuazione e l'ulteriore corso del programma economico». Non ricordo all'Assemblea le numerose altre disposizioni peculiari previste dal regolamento per la sessione di bilancio.
Tutte queste specifiche procedure di approfondimento congiunto e di costante raffronto tra gli strumenti legislativi di manovra finanziaria e di bilancio vengono aggirate e vanificate dalla collocazione della gran parte della manovra finanziaria in un decreto-legge, strumento che segue un altro iter procedurale, estraneo alla sessione di bilancio, non vincolato dal contestuale raffronto con le conseguenze sul bilancio dello Stato.
Signor Presidente, come lei ben sa, l'essenza della sessione di bilancio, ciò che la giustifica e per cui essa è prevista, è la contestualità dell'esame tra le norme sostanziali che producono effetti contabili e lo strumento di contabilità che è costituito dal bilancio: se si spezza questo legame, se scompare questa contestualità, non vi è più la sessione di bilancio ed è gravemente violato, di conseguenza, il regolamento di questa Camera, nelle competenze che gli sono riservate dalla Costituzione. Questa condizione, prodotta da questo decreto-legge, rimuove e cancella una competenza primaria del Parlamento e la sua sovranità nel definire le procedure d'esame delle leggi, disciplinate appunto dal regolamento parlamentare in base all'articolo 72 della Costituzione.
Dovrei aggiungere che vi sono ulteriori violazioni della Costituzione con riguardo ai limiti posti all'uso del decreto-legge dall'articolo 77. Questo richiede motivi straordinari di urgenza: orbene, un provvedimento che definisce gli interventi di manovra finanziaria per l'anno successivo e che si collega al bilancio dell'anno successivo, e quindi con effetto reale, per molte altre norme, dal 1o gennaio (e, per altre, ancora più tardi), è privo, per sua stessa definizione, di quel carattere di urgenza e
di applicazione immediata che l'articolo 77 richiede. Lo stesso vale per le numerose norme di carattere ordinamentale estranee, per ciò stesso, alla natura di provvedimento di urgenza: dalla Cassa depositi e prestiti all'Istituto italiano di tecnologia, dalla SACE all'Agenzia per il farmaco.
Ma, signor Presidente, la violazione più profonda della Costituzione è quella che ho più a lungo illustrato ed è particolarmente grave e lesiva per la Camera. Essa riguarda allo stesso modo la maggioranza e l'opposizione e - mi rivolgo ai colleghi della maggioranza - direi che in realtà riguardi la maggioranza ancor più dell'opposizione, perché si tratta del mancato rispetto delle funzioni di garanzia procedurale affidate dalla Costituzione all'autonomia regolamentare delle Camere: questa funzione di garanzia e di autonomia regolamentare prevista dalla Costituzione viene, in questo caso, signor Presidente, violata e travolta (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. L'onorevole Agostini ha facoltà di illustrare le questioni pregiudiziali Violante ed altri nn. 3 e 4 e Boato ed altri nn. 5 e 7, di cui è cofirmatario.
MAURO AGOSTINI. Signor Presidente, ricorderà che lo scorso anno, dopo la laboriosa approvazione della finanziaria e alla chiusura della sessione di bilancio, si levarono da parte del Governo e di alcuni esponenti della maggioranza proclami minacciosi contro lo strumento della stessa finanziaria ma, a fianco a ciò, si levarono anche più meditate riflessioni e valutazioni, rivolte soprattutto alla necessità di una riforma delle procedure di bilancio. Queste valutazioni, Presidente, nei mesi successivi, la videro protagonista insieme ai diversi gruppi anche all'interno della Commissione bilancio della Camera e anche in sedi pubbliche e giornalistiche. Noi stessi - Democratici di sinistra e forze dell'Ulivo - fornimmo la nostra disponibilità ad un dibattito serrato, puntuale, che tuttavia su tali temi avesse uno sbocco credibile, che non fosse quello cioè di una riduzione e di una compressione dei poteri del Parlamento.
Questa discussione, per la verità, sia nell'iter del DPEF sia successivamente, ha avuto un esito del tutto diverso. Non è la prima volta che questo Governo e questa maggioranza ci fanno assistere, appunto, a roboanti dichiarazioni, alle quali poi non segue nessun atto specifico che possa consentire un vero iter di riforma.
Tutto ciò, infatti, è stato stravolto e da tutto questo si è approdati ad una conclusione assai misera. Oggi, la finanziaria, la manovra, il bilancio del 2004, vengono sostanzialmente approvati per decreto. L'85 per cento della manovra finanziaria - lo dicono gli stessi esponenti del Governo - è contenuta nel decreto-legge di cui oggi cominciamo l'esame.
Tutto questo in un grande pasticcio, tra l'altro, dal punto di vista non solo politico, ma anche procedurale. Basti pensare che il decreto-legge in esame è considerato alla Camera con il rango di collegato, mentre al Senato non lo era; e se questo è poco, basti considerare, dal punto di vista politico, che già oggi le agenzie di stampa ci informano che dopo un vertice di maggioranza che si è tenuto questa mattina si è deciso che il Governo porrà la fiducia sul provvedimento, nonostante il ritiro degli emendamenti della maggioranza.
Così, il cerchio si chiuderà: dopo la fiducia sul decreto-legge al Senato, la fiducia sul decreto-legge alla Camera; i poteri del Parlamento vengono gravemente lesi da tale atteggiamento del Governo, che determina una situazione di assoluta mancanza di trasparenza. Alla fine del gran discorrere che c'è stato nei mesi scorsi, arriviamo ad una riforma surrettizia delle procedure per la formazione della legge di bilancio, una riforma di fatto, che cozza con le prerogative del Parlamento, che lede i poteri del Parlamento e che ci consegna una situazione tutt'affatto nuova e, signor Presidente, in qualche modo preoccupante.
Entrando nel merito delle questioni pregiudiziali, vorrei partire da alcune considerazioni che sono state formulate dagli
uffici della Camera. Si tratta di osservazioni di fondo, su tre questioni specifiche tutt'altro che irrilevanti.
La prima osservazione si riferisce al fatto che numerose norme previste dal decreto-legge in esame recano la copertura finanziaria a valere sulle maggiori entrate del provvedimento, senza specificare a quali specifiche maggiori entrate si debba fare riferimento. Si rileva, quindi, come alcune disposizioni utilizzino espressamente per la copertura di oneri correnti maggiori entrate di conto capitale, determinando un peggioramento del risparmio pubblico a legislazione vigente e, soprattutto, in deroga alla vigente disciplina contabile.
Inoltre, si rileva come numerose disposizioni contenute nel decreto-legge non rechino un'espressa autorizzazione di spesa e una corrispondente clausola di copertura finanziaria, e si elencano numerosi articoli in cui ciò avviene.
La terza osservazione è riferita al fatto che si rilevano, appunto, modalità di copertura non previste dalla vigente disciplina contabile. Si tratta in particolare dell'utilizzo di risorse attinte da contabilità fuori bilancio, quale il fondo di rotazione per le politiche comunitarie, da residui di stanziamento destinati all'economia e da accantonamenti del fondo speciale del Ministero degli affari esteri.
Se volessimo davvero rispettare le leggi che regolano la contabilità dello Stato e della sessione di bilancio, il decreto-legge dovrebbe essere modificato. E modificare il decreto-legge significherebbe non solo non porre la questione di fiducia, come con una certa protervia viene fatto, ma anche inviare nuovamente il provvedimento al Senato.
Il decreto-legge, inoltre, contiene previsioni che si configurano come vere e proprie deleghe mascherate. Faccio un solo esempio, sufficiente a chiarire il problema: la riforma della Cassa depositi e prestiti. Si tratta di una riforma importante, riconosciamo che c'è bisogno di un intervento modernizzatore in questo settore importantissimo di finanziamento degli investimenti degli enti locali, e riteniamo tale intervento talmente importante che noi stessi abbiamo presentato una specifica proposta di legge, nonché un emendamento che va nella direzione di una riforma profonda di questo istituto.
Non mi pare tuttavia che la strada imboccata dal Governo sia quella giusta e che si possa procedere in questo modo. Non è un caso, infatti, che Eurostat si riservi di dare un parere sulla congruità quando ci sarà - è detto testualmente - il decreto del ministro. Sulla base di quanto è contenuto al momento nel decreto-legge, nemmeno Eurostat è in condizione di formulare un parere di congruità.
Questo significa che solo quando avremo il decreto del ministro, che - come tutti sappiamo -, essendo un decreto non regolamentare, non passerà al vaglio né della Corte dei conti né delle Commissioni parlamentari, Eurostat sarà in condizione di esprimere le sue valutazioni. Solo allora, quindi, sapremo ciò che, di fatto, una delega surrettizia - come l'ho definita - ci consegna per quanto riguarda la riforma della Cassa depositi e prestiti. Anche se, con una certa benevolenza, volessimo guardare al problema della Cassa depositi e prestiti soltanto dal punto di vista del risparmio per quanto riguarda l'indebitamento della pubblica amministrazione, comunque, dovremmo sottolineare - come facciamo, con forza, nel testo delle nostre questioni pregiudiziali di costituzionalità - che non c'era necessità alcuna di inserire questa norma nel decreto-legge. Infatti, è sufficiente un decreto del ministro dell'economia per variare i tassi di interesse riconducibili dal tesoro alla Cassa depositi e prestiti, come stabilito dal decreto luogotenenziale n. 510 del 1945. E questo è tanto vero che l'ultimo decreto di Tremonti in materia di tassi da corrispondere alla Cassa depositi e prestiti risale al 16 ottobre 2002. Non c'era alcun bisogno di fare ciò. Quindi, in questo caso c'è una precisa violazione costituzionale: non si intravede alcun profilo di necessità e di urgenza, al fine dell'inserimento dell'articolo 5 del decreto-legge, con riferimento alla Cassa depositi e prestiti.
Vorrei esporre un'ultima considerazione. Si tratta di un'altra enormità, relativa all'articolo 14 sui servizi pubblici locali. Qui la gravità delle violazioni riguarda anche principi di carattere comunitario, due in particolare. In primo luogo, il comma 1 dell'articolo 14 modifica l'attuale legislazione in materia e prevede che gli enti locali possano conferire la proprietà delle reti, degli impianti e delle altre dotazioni patrimoniali solamente a società a capitale interamente pubblico, purché tale partecipazione sia incedibile. Ebbene, ciò cozza contro una ormai consolidata giurisprudenza della Corte di giustizia la quale, in modo particolare a proposito delle golden share, si è dichiarata esplicitamente contraria a questa previsione. Un esempio è rappresentato dalla sentenza con la quale si condannò il Regno Unito, perché manteneva in vigore disposizioni di legge che limitavano gli acquisti di azioni con diritto di voto in una società che gestiva aeroporti.
In secondo luogo, il decreto-legge, sempre all'articolo 14, esclude espressamente dalla nuova disciplina le materie che si riferiscono all'energia elettrica ed al gas naturale: anche in questo caso, resta aperto un fronte di violazione di principi del diritto comunitario. Come vede, Presidente Casini, nonostante gli sforzi che pure lei ha compiuto nel corso di questi mesi - per la verità, con esiti assai scarsi, purtroppo - per la salvaguardia dei poteri e delle prerogative del Parlamento, ci sono molti argomenti per fermare l'iter del decreto-legge, votando a favore delle questioni pregiudiziali di costituzionalità. Questo - e ho davvero concluso- non è che il primo passo che noi del gruppo dei Democratici di sinistra, noi dell'Ulivo, noi delle opposizioni faremo nella battaglia contro questo provvedimento. La nostra battaglia non riguarda soltanto gli aspetti - diciamo così - di procedura e di rispetto delle norme costituzionale. Sarà una battaglia di merito perché, comunque, in aggiunta alle considerazioni che ho fin qui esposto, questa manovra non avrà alcuna influenza positiva sui due temi fondamentali aperti oggi nel nostro paese. C'è il tema della necessità di un rilancio forte, sostenuto e qualificato della crescita. C'è il tema dell'equità e della giustizia sociale nei confronti di ampie fasce della società italiana che oggi sono in grave sofferenza: si tratta non più soltanto dei poveri intesi in senso tradizionale ma di fasce dei ceti medi che, in questi anni, hanno subito e stanno subendo i morsi di una politica economica del Governo assolutamente incapace di offrire una risposta ai temi dell'efficienza del nostro apparato produttivo e, tanto meno, ai temi della giustizia distributiva nel nostro paese, che ha bisogno, invece, di un rilancio pieno in termini di sviluppo e di equità.
Queste sono le ragioni per cui invitiamo a votare a favore delle nostre questioni pregiudiziali di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Franciscis, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a sua disposizione. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DE FRANCISCIS. Signor Presidente, intervengo anche per annunciare, a nome della componente del gruppo Misto-UDEUR-Popolari per l'Europa, il voto ovviamente favorevole alle sette questioni pregiudiziali che stiamo via via illustrando e che portano anche le nostre firme, tenuto conto che sarebbe stato meglio se il decreto-legge di cui si avvia la discussione non fosse stato così presentato.
Molte - e alcune di esse sono state autorevolmente illustrate prima di me - sono le ragioni pregiudiziali che vengono presentate dalla opposizione contro la discussione di questo decreto-legge. Tuttavia, Presidente Casini, la principale questione pregiudiziale è tutta politica. Per le ragioni che già sono state ricordate, la Commissione bilancio e il Presidente della Camera in prima persona si erano lungamente soffermati nei mesi estivi sulla possibilità di verificare, pur nel rispetto del vigente regolamento, come razionalizzare, ottimizzare, migliorare la nostra sessione
di bilancio. Su questo si evidenziava la contrapposizione tra due diverse esigenze. Quella del Governo, legittima, di avere tempi certi rispetto alla propria impostazione e quella, non solo legittima ma consacrata nella Costituzione, di lasciare alla fine al lavoro del Parlamento e all'Assemblea in ultimo, la possibilità di entrare, come previsto, nella materia del bilancio. Noi stiamo per discutere, qualora non fossero accolte le nostre questioni pregiudiziali, sulla conversione in legge di un decreto-legge che al Senato della Repubblica ha già visto la richiesta del voto di fiducia, che già sappiamo sarà chiesta anche in quest'aula, il che è come dire che su una materia che in base alla Costituzione ed alle prerogative del Parlamento è assegnata alla nostra discussione e al nostro lavoro già sappiamo che alla fine sarà fatta valere la forza brutale dei numeri. Un decreto-legge che equivale alla quasi totalità della manovra finanziaria di quest'anno - parliamo di oltre 36 mila miliardi di vecchie lire - e che attiene a questioni da tutti noi considerate sicuramente rilevanti e sulle quali ormai a quest'Assemblea non resta che il gioco - mi consentirete, colleghi di maggioranza, anche un po' ridicolo - degli emendamenti per dare soddisfazione ai nostri collegi elettorali. Credo che materie delicate come quella del condono immobiliare e dell'uso del nostro territorio, dell'invalidità civile, questioni di fondo come quella della trasformazione della Cassa depositi e prestiti in società per azioni, e soprattutto la delicatissima questione dei rapporti in materia finanziaria e di bilancio tra lo Stato e le autonomie locali, avrebbero meritato di assecondare lo sforzo che il Presidente della Camera e la Commissione bilancio avevano compiuto per vedere come meglio utilizzare il nostro tempo e le nostre risorse senza abdicare alle nostre prerogative, piuttosto che verificare anche in questa circostanza, e ormai per la terza volta, che davanti al disastro e al dissesto della nostra economia, in un contesto internazionale difficile, si fa ricorso, come faremo, alla forza bruta dei numeri.
Ci sono molti tra di noi che osano ancora sperare che ci sia spazio e tempo in questo paese per costruire una democrazia delle regole, piuttosto che una democrazia della forza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDEUR-Popolari per l'Europa).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.
GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, con queste nostre questioni pregiudiziali vengono esposte tutte le ragioni - e sono molteplici - delle violazioni che oggi concorriamo - o meglio il Governo concorre - ad effettuare con l'emanazione di questo decreto-legge. Vengono violati gli articoli 77 e 81 della Costituzione e vi è una violazione in sé - perché è in sé - dell'uso del decreto-legge che viola l'autonomia della Camera e confligge nello stesso momento con il disposto dell'articolo 72, primo comma, della Costituzione e quindi anche con la disciplina di cui al capo XIX-bis del regolamento della Camera.
Quindi, molte sono le violazioni della Costituzione, già esposte nei vari documenti e nel corso degli interventi degli altri colleghi. Il decreto-legge in sé non può essere utilizzato con riferimento alle materie presenti oggi nel testo; manca ogni presupposto per l'esercizio della decretazione d'urgenza. Inoltre, con il medesimo si stravolge la procedura di bilancio. Il decreto-legge concorre di fatto alla copertura degli oneri derivanti dalla legge finanziaria, anche se vi sono alcune incongruenze rispetto alle concorrenze effettive tra voci di spesa e voci di entrata.
Considerato che nella relazione governativa si parla di stretta correlazione con il disegno di legge finanziaria e poiché si tratta, come risulta dallo stesso titolo del provvedimento, di disposizioni tese a favorire lo sviluppo e la correzione dell'andamento dei conti pubblici, preannuncio l'espressione da parte del gruppo dei Comunisti italiani di un voto sicuramente favorevole sulle questioni pregiudiziali presentate; ci batteremo contro questo
maxi decreto che, oltretutto, non ha ragione di essere per l'evidente eterogeneità delle materie trattate. Mi riferisco alla detassazione degli investimenti nella ricerca, agli investimenti pubblici nelle infrastrutture, alla trasformazione della SACE e della Cassa depositi e prestiti (con questo provvedimento, infatti, strettamente correlato al disegno di legge finanziaria si privatizza la Cassa depositi e prestiti e la si trasforma sostanzialmente in una vera e propria banca).
Sono trattate materie eterogenee, nonché materie di natura ordinamentale, con eccezioni solo per alcune proroghe di termini, le quali sono ben poca cosa rispetto all'intero assetto del decreto-legge che, tra le altre cose, riguarda circa 16 miliardi di euro, di cui due terzi in misure una tantum ed un terzo di tagli agli enti locali, alla spesa sociale, anche con riferimento alle tutele dei lavoratori, compresi quelli dell'amianto. Ritengo, quindi, che questa sia una manovra basata essenzialmente su una sovrastima delle entrate ed una sottostima delle spese, senza considerare il deficit della spesa sanitaria.
Questa è, di fatto, la legge finanziaria e chi esprimerà un voto contrario sulle questioni pregiudiziali presentate al provvedimento in esame si assumerà di fatto la responsabilità di aver votato a favore di un provvedimento che stravolge completamente l'iter regolamentare ed istituzionale della legge finanziaria, anche con riferimento al suo funzionamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Villetti, a cui ricordo che ha a disposizione tre minuti di tempo. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, l'argomento critico, ampiamente sviluppato nel corso degli interventi dell'opposizione, presenta più di un fondamento dal punto di vista procedurale e, soprattutto, dal punto di vista politico.
Ci troviamo di fronte ad una sessione di bilancio in larga parte svuotata, dal punto di vista quantitativo e qualitativo, dal decreto-legge varato dal Governo. È un primo fatto che ci lascia molto perplessi e critici.
Inoltre, questo decreto-legge, come tutti sanno, è stato approvato al Senato con un voto di fiducia e, da quanto si può dedurre, la stessa modalità di voto verrà adottata alla Camera. Siamo quindi di fronte ad una anomalia dal punto di vista politico che dobbiamo in qualche modo fronteggiare. Tanto è vero questo, che sia il presidente della Commissione bilancio Giancarlo Giorgetti sia il Presidente della Camera Casini sono intervenuti sulla questione. Infatti, se noi approveremo il decreto-legge prima di affrontare la sessione di bilancio vera e propria, essendo il decreto-legge collegato alla manovra, potremo presentare emendamenti per modificare quella che è una legge già in vigore.
Si tratta di un procedimento tortuoso che non giova alla chiarezza né alla trasparenza della sessione di bilancio. Ecco come si mettono insieme i gravi problemi politici, che il Governo certamente non ha contribuito a risolvere, e i problemi procedurali di grande entità.
Signor Presidente, come gruppo Misto-Socialisti democratici italiani esprimo condivisione sulle pregiudiziali che sono state avanzate ed auspico che una volta per tutte si faccia chiarezza sulle procedure di bilancio, che, dall'esperienza che abbiamo avuto, non assicurano quella necessaria trasparenza che dobbiamo dare alle nostre decisioni soprattutto nei confronti dei cittadini. (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, concentrerò il mio intervento, dato il poco tempo a disposizione, su uno dei punti più dequalificanti l'intero provvedimento, sicuramente incostituzionale per violazione degli articoli 117 e 118 della Costituzione.
Vi è l'articolo 32, della cui portata negativa il Governo e la sua instabile maggioranza non si sono ancora resi conto - ed è una colpa -, oppure non ne
tengono conto, e si potrebbe allora parlare di dolo.
Mi riferisco al terzo condono edilizio in meno di venti anni; la parola condono in Italia ha un sapore davvero amaro; sa di ingiustizia, di spregio della legge, di offesa al buon Governo e di insulto all'onestà.
Su questo fronte il Governo Berlusconi detiene davvero un poco invidiabile primato. Questo Governo ha condonato tutto: dalle tasse, alle multe, dai contributi previdenziali alle «malefatte» delle imprese; pur di racimolare qualche milione di euro non ha esitato a fare carta straccia delle leggi dello Stato e della stessa Costituzione, riducendo al lumicino la credibilità dello Stato e delle istituzioni.
Cosa significa tuttavia una nuova sanatoria in materia di abusi edilizi? Intanto, significa non aver fatto tesoro delle esperienze negative del passato. Già nel 1985 e poi nel 1994, anche in quella circostanza con Berlusconi al Governo, si è pensato di fare cassa svendendo il paesaggio, l'ambiente, la sicurezza del territorio e la legalità, pensando di poter dire il giorno dopo: da oggi però le regole si rispettano.
Purtroppo, non è così: per far rispettare le leggi, occorre credibilità, equità di trattamento, e certezza del diritto. Altrimenti, si alimenta la cultura, purtroppo sembra abbastanza radicata nel nostro paese, dei furbi. Così viene confermato dagli studi effettuati dal Cresme, secondo i quali nei periodi che vanno dall'annuncio al varo della sanatoria, si assiste ad una terribile impennata delle opere abusive.
Molto frequentemente le opere abusive - spesso proprio perché realizzate in fretta e furia, pur di salire sul carro del condono - vengono realizzate senza alcun rispetto dei requisiti di sicurezza, talvolta in zone a rischio sismico e idrogeologico, altre volte in zone di pregio, vincolate o demaniali, sottraendo ad altri cittadini, quelli onesti, il diritto di godere di beni e valori e che a questo Governo sembrano irrilevanti, ma che invece sono fondamentali: l'ambiente, il paesaggio, la qualità della vita.
Fare cassa sembra l'imperativo categorico, senza tenere conto delle disastrose conseguenze economiche e progettuali sulle amministrazioni locali, che dovranno poi preoccuparsi della messa in sicurezza, della realizzazione delle infrastrutture e dei servizi. Ma non era questo il Governo del federalismo e delle autonomie? Come è possibile rivendicare devolution, federalismo, autonomia, e poi approvare un provvedimento che definire centralista è riduttivo, attraverso il quale si assesta un'ulteriore batosta alle già martoriate amministrazioni locali?
Ma al di là delle considerazioni di tipo etico, alle quali appare evidente la totale impermeabilità di questo esecutivo, vorrei ricordare che anche l'obiettivo della norma sul condono edilizio è tutt'altro che realistico. Prescindendo, infatti, dalle stime sulle entrate, ancora una volta l'esperienza dovrebbe insegnare che il gettito fiscale è stato sempre di molto inferiore alle previsioni.
Il provvedimento è quindi inadeguato perfino sul piano economico, per due ragioni. La prima è di metodo: è ancora una volta una misura una tantum. La seconda è di merito: il beneficio economico è solo presunto, non si tiene conto infatti di tutti i costi occulti che tutti saremo chiamati a pagare, ma di cui nessuno tiene conto nei desolati documenti contabili del bilancio dello Stato.
Se davvero il Parlamento intende fare gli interessi del paese, fa ancora in tempo a comprendere la portata enorme dell'errore e a porvi rimedio, approvando le questioni pregiudiziali. Noi Verdi, con convinzione e determinazione, voteremo a favore di tutte le questioni pregiudiziali presentate e chiediamo anche noi che si faccia chiarezza sulle procedure con cui si presentano, si analizzano e si approvano le leggi sul bilancio e la legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Peretti, al quale ricordo che ha cinque minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo e il Parlamento
sono chiamati ad una sessione di bilancio molto difficile. Preoccupa l'andamento dell'economia, anche se ultimamente sembrano esservi dei segnali di ripresa. Preoccupa l'andamento della dinamica sociale, in particolare per quanto riguarda la perdita di potere d'acquisto dei salari e delle pensioni. Preoccupa l'andamento della spesa sociale, anche se vi è qualche segnale di miglioramento per quanto riguarda la dinamica dell'occupazione. Preoccupa l'andamento dei conti pubblici, in particolare il livello del debito e il livello dell'avanzo primario che continua a ridursi, l'indebitamento, il fabbisogno.
Per questo è stata predisposta una manovra molto significativa: una manovra di 16 miliardi, un terzo dei quali destinati ad una riduzione della spesa strutturale e due terzi destinati a misure una tantum. Si tratta di una correzione molto significativa che si articola sostanzialmente in tre tipi di interventi: un contenimento della spesa, un aumento delle entrate e degli incentivi per lo sviluppo, in particolare per la ricerca, e una riorganizzazione della spesa sociale che però mantiene inalterati i livelli di spesa.
Questo lo abbiamo previsto attraverso la predisposizione di tre strumenti: lo strumento classico del bilancio e della legge finanziaria, il decreto-legge che è all'esame della Camera, provvedimenti che sono tra loro collegati, con i quali fa il paio un terzo che è l'emendamento alla delega previdenziale.
Per quanto riguarda il decreto-legge all'esame del Parlamento in questo momento, sono state presentate diverse questioni pregiudiziali. Tuttavia, le critiche, sostanzialmente, si raggruppano in due parti: un difetto di urgenza ed il ricorso reiterato alla questione di fiducia.
Rigettiamo entrambe queste critiche. Riteniamo che l'urgenza sia del tutto giustificata, perché, per conseguire gli obiettivi che ci siamo prefissati, non possiamo perdere nemmeno un giorno. L'efficacia delle misure contenute in questo disegno di legge è tanto maggiore quanto prima entrano in funzione.
Per quanto riguarda, infine, la questione di fiducia, vogliamo fare riferimento ai passati governi per i quali la questione di fiducia è stata usata ed abusata ripetutamente. Ciò non ha impedito e non impedirà, anche in questa circostanza, una discussione molto approfondita sulle misure del decreto-legge per arrivare ad una decisione condivisa.
Condividiamo, quindi, l'impostazione complessiva della manovra e riteniamo che ci siano gli spazi per apportare correzioni migliorative. Rigettiamo le questioni pregiudiziali di costituzionalità e chiediamo una veloce approvazione del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presente, partendo dalle pregiudiziali illustrate dal collega Mattarella per cui il decreto-legge costituirebbe un ibrido costituzionale e procedurale della manovra di bilancio, consentendo al Governo di porre la questione di fiducia, e violerebbe l'articolo 72, specifichiamo che il decreto-legge costituisce un provvedimento relativo all'anno finanziario in corso finalizzato alla correzione dell'andamento dei conti pubblici relativi anche all'anno 2003.
Non può definirsi tecnicamente un documento collegato alla legge finanziaria ma ne è un'anticipazione necessaria, considerato che lo stesso fornisce le risorse finanziarie necessarie per la copertura degli oneri indicati nel documento di bilancio.
Questa stretta correlazione e la circostanza della contemporanea discussione in Parlamento, in considerazione dei tempi in cui sono adottati i due provvedimenti, ha associato il decreto-legge alla definizione di collegato alla manovra finanziaria.
Si rammenta, comunque, che, nel documento di programmazione economico-finanziaria, manca l'indicazione circa i provvedimenti collegati alla manovra finanziaria
e, ad ogni modo, la legge n. 468 del 1978, concernente la riforma di alcune norme di contabilità generale dello Stato in materia di bilancio, come da ultimo modificata, ha previsto che i provvedimenti collegati alla manovra di finanza pubblica siano presentati ed esaminati in tempi diversi rispetto a quelli prescritti per il disegno di legge di approvazione del bilancio annuale e del bilancio pluriennale e, dunque, anche al di fuori della sessione di bilancio.
Il collega Russo Spena solleva, invece, la questione per cui si violerebbe l'articolo 77 della Costituzione per assenza dei requisiti necessari di necessità e di urgenza e per eterogeneità della materia trattata. I requisiti prescritti all'articolo 77 vanno individuati proprio nella necessità ed urgenza di apportare un correttivo all'andamento dei conti pubblici al fine di determinare quei maggiori risparmi che consentano il reperimento delle risorse finanziarie necessarie per la finanza pubblica.
Quanto all'eterogeneità della materia trattata, si segnala che essa riguarda l'unica tematica dello sviluppo e dei conti pubblici. Si tratta di profili di ampio respiro per i quali, pertanto, sono racchiusi in un solo provvedimento più settori di intervento, anche in considerazione della straordinarietà del provvedimento e della necessità di reperire risorse finanziarie.
I colleghi Zanella e De Franciscis segnalano, invece, i profili di incostituzionalità in merito all'articolo 32 relativo alla sanatoria edilizia. Tali censure sono da considerare prive di fondamento in quanto l'attuale formulazione dell'articolo 32, rafforzando il metodo concertativo tra Stato e regioni, non appare lesivo delle competenze e delle prerogative regionali, così come previste all'articolo 117.
In ordine alle pronunce della Corte costituzionale in tema di condono edilizio, va rammentato che le censure della Consulta avevano riguardato l'adozione del provvedimento di proroga di precedenti interventi, mentre le disposizioni dell'articolo 32 del decreto-legge sono innovative nel senso che introducono disposizioni relative ad una nuova disciplina del condono edilizio.
Il collega Agostini afferma, invece, che le norme relative alla trasformazione in Spa della Cassa depositi e prestiti violerebbero l'articolo 87 del Trattato CE in materia di concorrenza e del mercato, limitatamente alle previsioni del comma 24.
Preliminarmente, va osservato che con la pregiudiziale in esame si contesta soltanto la formulazione dell'articolo 5, comma 24, del decreto-legge e, quindi, non tutto il provvedimento. Non riusciamo a comprendere, perciò, per quale motivo si debba, con ciò stesso, considerare l'ipotesi di non procedere all'esame di tutto il disegno di legge n. 4447.
Nel merito, va ribadito che le attività svolte dalla Cassa depositi e prestiti sono di interesse nazionale poiché la stessa provvede a finanziare lo Stato, le regioni, gli enti locali, gli enti pubblici, gli organismi di diritto pubblico, nonché le opere, gli impianti e le reti destinati alla fornitura di servizi pubblici. Si tratta, quindi, di impresa che, per l'attività esercitata, è classificabile tra le imprese incaricate della gestione di servizi di interesse economico generale, ai sensi dell'articolo 86 del Trattato CE e che, quindi, è esclusa dall'applicazione dell'articolo 87.
Lo stesso discorso vale quando l'onorevole Agostini afferma che le norme dettate dall'articolo 14 del decreto-legge in materia di servizi pubblici contrasterebbe con la giurisprudenza della Corte di giustizia in materia di golden share. Le disposizioni di cui all'articolo 14 del decreto-legge non presentano profili di contrarietà con la disciplina comunitaria né confliggono con le ultime pronunce della Corte di giustizia.
Infatti, modificando l'articolo 113 del testo unico sugli enti locali, il decreto-legge prevede che i settori dell'energia elettrica e del gas naturale restino esclusi dal campo di applicazione della disciplina dei servizi pubblici locali. Si tratta di una disposizione dettata da motivi di opportunità, che, contemporaneamente, sortisce
l'effetto di garantire la disciplina da eventuali censure della Corte di giustizia. Inoltre, il medesimo articolo 113 del testo unico prevede una clausola di salvezza delle disposizioni di settore e di quelle di attuazione di specifiche normative comunitarie, posta anch'essa a tutela di eventuali vizi di incompatibilità comunitaria della disciplina, unitariamente alla disposizione che sottopone alla medesima attenzione anche l'erogazione del servizio pubblico. Infine, va sottolineato che le stesse disposizioni del decreto-legge, come modificate dal Senato, prevedono la possibilità di differimento e di deroga del termine indicato dall'articolo 113, comma 5-bis, del testo unico, previo accordo da raggiungere caso per caso con la Commissione europea.
Per questi ed altri motivi, il gruppo del Forza Italia non può che votare contro queste pregiudiziali di incostituzionalità che ci paiono messe sul campo soltanto per fermare un decreto-legge che rappresenta, invece, in questo momento, un punto di partenza fondamentale per affrontare i problemi economici del nostro paese. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, annuncio il voto contrario del gruppo di Alleanza nazionale sulle pregiudiziali presentate dai gruppi dell'opposizione, all'inizio di questo dibattito, su un decreto-legge che rappresenta un aspetto, una parte fondamentale, della complessiva manovra di finanza pubblica che è, ormai, all'esame del Parlamento.
Noi contestiamo i rilievi formulati dall'opposizione con le pregiudiziali in parola: essi sono, per noi, sostanzialmente infondati.
La prima considerazione al riguardo richiama, evidentemente, il contesto complessivo che ha portato al varo del provvedimento alla nostra attenzione, legato ad una congiuntura economica internazionale che mostrava, sostanzialmente, un'assoluta rigidità. In questi ultimi giorni, cominciano ad apparire segnali di ripresa, ma la predetta rigidità ha correttamente determinato il Governo a prendere iniziative che potessero rilanciare complessivamente l'economia e lo sviluppo, sostenere la capacità di spesa delle famiglie e sostenere, più in generale, un processo di rigore in materia di conti pubblici iniziatosi negli anni scorsi. È evidente che, in un momento particolare caratterizzato anche dalla Presidenza italiana del semestre europeo, gli obiettivi di stabilità del patto complessivo europeo costituiscono per noi vincoli fondamentali.
Ricordo ai colleghi dell'opposizione, i quali hanno contestato anche la procedura, l'atteggiamento della Commissione bilancio nel merito, che, proprio in quest'aula, abbiamo approvato, sia in sede di esame del DPEF, nel luglio scorso, sia in sede di esame della nota di aggiornamento al DPEF, un adeguamento delle stime della crescita internazionale, della crescita del prodotto interno lordo e, più in generale, degli indicatori relativi ai conti pubblici.
Attorno a questo avevamo stabilito come potesse essere riconosciuto da questa Camera il sostanziale collegamento su una decretazione d'urgenza con quella che era più in generale la manovra di finanza pubblica. Tale collegamento è stato ottimale per poter cominciare un confronto su questi temi, che evidentemente attengono più in generale ai contenuti di una ampia strategia di politica economica e che, quindi, sono giustificati anche dal punto di vista della scelta della decretazione d'urgenza. Quindi, un collegato che rientra nella gestione degli impegni assunti in sede di Commissione e che ha previsto, al contrario di quello che è accaduto al Senato, meccanismi certi sul profilo delle coperture e, quindi, anche sul dibattito di merito sui temi alla nostra attenzione.
In particolare, sulle questioni poste dai colleghi dell'opposizione, è evidente come attenga interamente alla sfera politica e non già a profili di costituzionalità il ricorso del Governo alla questione di fiducia per l'approvazione di un emendamento
riferito al disegno di legge di conversione del decreto-legge alla nostra attenzione, come è avvenuto in occasione del suo esame in prima lettura al Senato. È evidente come in passato siano numerosissimi i casi registrati - anche nelle precedenti legislature - di ricorso allo strumento della fiducia per poter sostanzialmente approvare un emendamento che desse ulteriori modifiche in senso migliorativo del provvedimento. La posizione della questione di fiducia è quindi scelta politica pienamente legittima nel nostro ordinamento e appare coerente con il principio di iniziativa legislativa parlamentare, di cui all'articolo 71 della Costituzione.
Quanto al rilievo sulla eterogeneità delle materie trattate nel decreto-legge occorre considerare che esse appaiono riconducibili alle due finalità indicate nel testo del decreto, vale a dire alla correzione dell'andamento dei conti pubblici e, soprattutto, al concorso allo sviluppo. In questa prospettiva, le diverse disposizioni recate dal provvedimento, ivi comprese quelle a carattere prevalentemente ordinamentale, trovano una piena giustificazione in quanto riconducibili alle predette finalità.
Quanto ai rilievi riferiti agli specifici articoli, vorremmo sottolineare che la Cassa depositi e prestiti, ancorché riformata nei termini indicati dal decreto, non comporta alcuna lesione della concorrenza di cui all'articolo 87 del Trattato, come conferma il fatto che le stesse autorità avrebbero già espresso parere favorevole circa la fuoriuscita della stessa Cassa dall'aggregato ampio della pubblica amministrazione. La Cassa depositi e prestiti non svolgerebbe attività bancaria propriamente intesa, come è tipizzata nel nostro ordinamento, in particolare nel testo unico bancario, ma un'attività di carattere finanziario più generale. In questo senso, vorrei ricordare come l'esigenza, rappresentata anche dal gruppo di Alleanza nazionale al Senato, di escludere l'eventualità dell'esercizio di attività bancaria ha indotto il primo ramo del Parlamento ad apportare alcune correzioni al testo.
Le disposizioni in materia di ruling sono contenute in un testo di legge qual è il provvedimento in esame per cui non vi è alcuna violazione del principio della riserva di legge in materia tributaria. Ricordo ai colleghi che ben più gravi casi di carente disciplina legislativa di istituti tributari si sono registrati nella precedente legislatura, quando divenne una prassi generalizzata la regolarizzazione di aspetti fondamentali mediante circolari ministeriali.
Il richiamo, poi, alle pronunce della Corte costituzionale in materia di condoni di abusi edilizi dovrebbe più correttamente intendersi alla luce dei criteri di ragionevolezza che ha costantemente ispirato la giurisprudenza della Corte anche in questa materia; in particolare, appare inaccettabile fare riferimento alle pronunce della Corte in termini di un ammonimento nei confronti del legislatore, una ennesima forzatura.
Le disposizioni poi in materia di servizi pubblici locali, che fanno seguito alle norme introdotte in una precedente legge finanziaria, intendono proprio rispondere ai rilievi avanzati dalle autorità comunitarie su una disciplina dei servizi pubblici e, quindi, sbloccare definitivamente questa vicenda.
Concludendo, colleghi, è evidente come all'interno di questo provvedimento gli aspetti legati allo sviluppo, al sostegno dell'impresa, al problema della competitività del sistema Italia, più in generale al rigore dei conti pubblici e alla certezza di garantire comunque delle entrate siano elementi più che sufficienti per poter considerare la decretazione con motivi di urgenza. Pertanto, il gruppo di Alleanza nazionale voterà contro le pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Violante ed altri n. 1, Castagnetti ed altri n. 2, Violante ed altri n. 3, Violante ed altri, n. 4 Boato ed altri n. 5,
Castagnetti ed altri n. 6, Boato ed altri n. 7.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 282).
Prendo atto che gli onorevoli Maran e Soda non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
La discussione sulle linee generali avrà luogo in altra seduta.
Come concordato nella Conferenza dei presidenti di gruppo, passiamo al seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge nn. 172, 690, 891, 1783, 2003, 2020, sulle nuove norme in materia di servizi socioeducativi per la prima infanzia.
![]() |
![]() |
![]() |