...
chimica italiana riporta: «Una centrale a ciclo combinato a gas naturale (turbogas) da 800 Mw brucia un miliardo di metri cubi di gas all'anno e produce parecchie centinaia di tonnellate di polveri fini e ultrafini, le più pericolose per la nostra salute. Nonostante questo, in nessuno delle decine di progetti per nuove centrali elettriche che utilizzano questa tecnologia, inclusi quelli già autorizzati dal ministero dell'Ambiente, si fa menzione della produzione di questi pericolosi inquinanti»;
efficacia (che ricordiamo è lo scopo per cui a Scilla è stato affidato in gestione il depuratore, non certo per iniziare un business di smaltimento rifiuti che, per evidenti ragioni economiche, potrebbe diventare predominante sugli scopi primari dell'attività e quindi rallentare o compromettere l'efficienza della bonifica medesima);
protetta», così da coinvolgere le Autorità competenti nella protezione dei pochi esemplari rimasti in zona;
le centrali termoelettriche, alimentate a gas naturale sono state presentate alla popolazione come impianti che consentono la produzione di energia elettrica con elevato rendimento e ridotte emissioni inquinanti, competitivi in un libero mercato caratterizzato da una spiccata sensibilità nei confronti delle problematiche ambientali;
forti dubbi sono emersi da tempo in proposito da associazioni ecologiste e comitati, ad esempio dal WWF di Jesi, che già in un documento del 1998 esprimevano forti preoccupazioni per la costruzione di una serie di centrali di questo tipo in provincia di Ancona (3 nella Vallesina), e si contestavano uno studio di compatibilità mancando, secondo l'associazione dati e informazioni indispensabili per una seria valutazione di impatto ambientale;
un recente studio del Cnr sulle nuove centrali a turbogas ha definitivamente confermato queste preoccupazioni: lo studio dell'Istituto per la sintesi organica e l'attività del Cnr di Bologna pubblicato sul numero di novembre de La chimica e l'industria, organo ufficiale della Società
l'apertura di nuove centrali a turbogas andrebbe quindi ad aggravare (è sempre il CNR a sottolinearlo) una situazione già ad alto rischio, soprattutto nella Pianura Padana che, per quanto riguarda le polveri fini ed ultrafini, è una delle zone più inquinate d'Europa;
sempre secondo il CNR la legge non protegge adeguatamente la salute pubblica. Infatti, per ottenere l'autorizzazione per nuove centrali si richiede la stima della produzione di particolato ultragrossolano emesso direttamente dai camini (primario). Questo approccio è idoneo a stimare le polveri da impianti a olio combustibile o carbone, ma si rivela inutile per valutare l'inquinamento da polveri di centrali a gas che producono particolato di piccola taglia ed emettono le particelle di piccole dimensioni, le più pericolose per la salute in quanto penetrano lungo le vie respiratorie;
molte delle 26 nuove centrali del piano Marzano, sono delle così dette Turbogas;
come ricorda il CNR l'implementazione di impianti di questo tipo deve comportare, come minima misura cautelativa, la predisposizione di severe misure compensative, come previsto, per esempio, dalla legislazione della California, una delle più avanzate in materia;
l'Italia dovendo rispettare gli accordi di Kyoto dovrà diminuire le emissioni inquinanti in atmosfera e non aumentarle introducendo nuove centrali a combustibile fossile ed ha fortunatamente rinunciato alla rischiosa ed economicamente gravosa opzione nucleare;
appare necessario ed urgente investire in energie pulite e rinnovabili, sia in termini di impianti che di ricerca nonché nella razionalizzazione della rete di distribuzione e nel risparmio energetico;
come i Ministri in indirizzo valutino l'impatto ambientale degli impianti «turbogas» e se non si ritenga, alla luce di quanto emerso dagli studi del CNR, di rivedere urgentemente il «piano Marzano» predisponendo contestualmente ulteriori analisi adottando le opportune iniziative normative per innovare le norme cautelative a prevenzione della salute pubblica prima della realizzazione definitiva degli impianti in questione.
(4-07996)
la ditta Scilla s.r.l. che gestisce l'impianto di depurazione Enichem ai fini della bonifica del sito ex-Agrimont ha chiesto l'autorizzazione per un impianto di trattamento chimico-fisico di rifiuti speciali e pericolosi da avviare poi alla depurazione biologica nell'impianto che dovrebbe essere utilizzato alla bonifica del sito;
la motivazione generica di tale richiesta è che essendo diminuita la quantità di percolato raccolta attraverso i pozzetti ed inviata al depuratore, per mantenere in efficienza lo stesso sarebbe necessario alimentarlo dall'esterno con rifiuti liquidi ad hoc;
a tal fine era già stato autorizzato in passato l'utilizzo di bevande scadute e che l'attuale richiesta di trattare rifiuti liquidi pericolosi per renderli idonei all'immissione nell'impianto biologico appare più motivata da ragioni economiche (maggior valore aggiunto) che da effettiva necessità;
non viene assolutamente presa in considerazione la necessità, che dovrebbe essere prioritaria, di rettificare i punti di emungimento del percolato in modo di proseguire l'azione di bonifica con più
il ricatto occupazionale, più volte minacciato sui giornali, per i posti di lavoro degli addetti al depuratore, può essere superato portando avanti la bonifica adottando le misure necessarie per potenziare e migliorare l'emungimento delle acque di falda e programmando un percorso di chiusura dell'impianto che dia certezza ai lavoratori senza avviare nuove attività nel settore dello smaltimento dei rifiuti rispetto alle quali è stata più volte espressa l'opposizione del consiglio comunale cairese;
a seguito di un'interpellanza è emerso che queste preoccupazioni sono sostanzialmente condivise dall'amministrazione comunale cairese (come risulta dalla risposta a tale interpellanza);
appare opportuno conoscere le intenzioni della provincia di Savona in merito -:
se il Governo sia a conoscenza della richiesta della ditta Scilla;
se non ritenga prioritaria la bonifica del sito ex-Agrimont ottimizzando l'emungimento delle acque destinate al depuratore, migliorando e rettificando il sistema di intercettamento delle acque di falda e del percolato, evitando così che lo scopo primario dell'impianto di depurazione sia deviato su altre attività che nulla hanno a che fare con la bonifica, ma (essendo la potenzialità del depuratore limitata) potrebbero diventarne concorrenti;
se non intenda, qualora sia chiamato ad esprimersi, pronunciarsi sfavorevolmente alla richiesta della Scilla per l'impianto di trattamento chimico fisico di rifiuti speciali e pericolosi, e rilanciare invece la funzione primaria dell'impianto biologico per la depurazione del sito;
come intenda attivarsi affinché sia assicurata la giusta centralità alla bonifica del sottosuolo ex-Enichem di San Giuseppe-Bragno ed individuato un percorso di completamento e quindi di chiusura della bonifica del sito che dia certezza ai lavoratori attualmente impiegati nell'impianto senza l'avvio di procedure di trattamento e smaltimento rifiuti estranee a qualsiasi programmazione ed in contrasto con gli indirizzi dell'amministrazione locale.
(4-07999)
nella notte tra il 27 ed il 28 settembre 2003, nell'Altopiano della Giara, precisamente nel comune di Gesturi (CA), sarebbero stati crudelmente uccisi con armi da fuoco 24 puledri appartenenti alla razza dei cosiddetti «Cavallini di Giara»;
i puledri uccisi (la maggior parte nati da meno di un anno), appartenenti alla razza dei «Cavallini di Giara», sono razza in via d'estinzione (poche centinaia di esemplari), e rappresentano patrimonio culturale e storico peculiare della zona dell'Altopiano di Giara e di tutta l'Italia;
dei colpevoli, ad oggi, non si ha la minima traccia ed il minimo indizio, e non si comprende ancora pienamente la motivazione che ha scatenato il barbaro atto;
i colpevoli hanno sparato ai puledri dalla distanza di meno di due metri, segno inequivocabile della mancanza di controlli e di protezione nella zona di stanziamento naturale dei «Cavallini della Giara» -:
se risultino al Governo informazioni sulla matrice del fatto;
se, data l'importanza culturale, storica e zoologica della razza in questione, e constatata la condizione di inspiegabile abbandono e di mancato controllo, non sia il caso di classificare il «Cavallino della Giara» con lo status di «specie particolarmente
se non sia il caso di creare, nella zona, un parco pubblico, amministrato da tecnici selezionati, enti locali e volontari appartenenti ad associazioni animaliste, così da proteggere la specie e valorizzare la zona della «Giara».
(4-08004)