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rappresentanti ed ai luoghi istituzionali ed in attività delittuose contro le sedi bancarie, i furgoni per il trasporto di valori e di preziosi, gli uffici postali ed ora anche contro le persone, soprattutto anziani e donne, sempre a fini di rapina, si andava estendendo anche a comunità, città e paesi della provincia di Sassari che fino ad allora si erano segnalati per tranquillità e civile convivenza;
usufruire dell'assistenza sanitaria, in particolare delle «cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti ed essenziali, ancorché continuative per malattia o infortunio» (articolo 35, comma 3, legge n. 40 del 1998) -:
e se non ritenga urgente; potenziare gli organici del commissariato di Polizia e della compagnia dei carabinieri.
dire che il sottoscritto nella seduta n. 273 del 27 febbraio 2003 in Commissione 7-00215, presentò una risoluzione, sottoscritta anche dai parlamentari Coronella, Briguglio, Scalia, Pandolfi, La Starza. Gianni Mancuso, Paolone, Tagliatatela, Giulio Conti, Ascierto, Patarino, Arrighi, Meroi, Delmastro Delle Vedove, Bocchino, Bellotti, sulla vulnerabilità dei sistemi di sicurezza legati ai trasporti. Già in quella risoluzione è stato denunciato che l'unico anello debole della catena dei trasporti passeggeri è, e resta, quello su rotaie. Non a caso molti autori di reati o ricercati si spostano in treno e con loro probabilmente anni, droga e refurtiva. Mentre per viaggiare in aereo si deve esibire un documento di riconoscimento per l'acquisto di un biglietto o per la partenza ed in strada si è comunque a bordo di un'auto con targa di riconoscimento, quando si viaggia in treno si è sconosciuti e non controllati, Persino i porti hanno un sistema di identificazione dei passeggeri, dei natanti e delle cose trasportate. Sì può certamente migliorare la prevenzione dei reati e controllare i passeggeri in modo simile alle altre strutture dei trasporti anche se sui treni viaggiano 500 milioni di passeggeri l'anno -:
per consentire ai vari enti di verificare i contenuti delle richieste e di proporre una soluzione alla vertenza;
e di natura intimidatoria e per quali motivi siano stati registrati i nomi degli scioperanti.
con precedenti atti di sindacato ispettivo presentati il 16 ed il 19 settembre 2002, rimasti senza risposta, l'interrogante ha segnalato al Ministro dell'interno la grave situazione per la sicurezza e per la pubblica incolumità in Sardegna;
lo stesso interrogante ha altresì segnalato che la condizione di forte presenza criminale che si esprime in attentati ai
nel corso dell'ultimo anno a Sassari e ad Olbia sono stati perpetrati gravi atti di criminalità organizzata: attentati, incendi, rapine e danneggiamenti; nei giorni scorsi nel comune di Ossi sono state effettuate due rapine in contemporanea agli impianti bancomat;
ad Alghero, città toccata marginalmente da episodi di criminalità, è stata consumata una rapina in danno di un tabaccaio, un'altra rapina tentata con le medesime modalità, non è stata portata a conclusione solo per la pronta reazione dell'esercente; ieri è stato rapinato un ragazzo che consegnava le pizze a domicilio;
le forze dell'ordine sempre con maggiore difficoltà per carenza di risorse umane, riescono ad assicurare il controllo del territorio ed il presidio dei punti sensibili;
in particolare, il commissariato della polizia di Stato di Alghero deve assicurare da oltre un anno il servizio di scorta al sindaco della città, impegnando sei uomini, altri dieci sono assegnati alla sicurezza dell'onorevole Ministro dell'interno, altri sei agli uffici esistenti presso lo scalo aeroportuale, su un organico complessivo di circa quaranta uomini, ulteriormente penalizzato dal fatto che non sono stati sostituiti otto agenti andati in pensione nel corso dell'anno -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per assicurare al commissariato della polizia di Stato di Alghero la completezza dell'organico, consentendogli di far fronte ai compiti di sicurezza della collettività, oltre a quelli particolari di scorta che deve svolgere.
(3-02781)
I Commissione:
sono stati segnalati una serie di casi di espulsione dal nostro Paese di persone immigrate irregolarmente, ma affette da gravi patologie non diagnosticate, non diagnosticabili o non curabili adeguatamente ed effettivamente nel Paese di origine;
tra gli altri, sono stati espulsi un richiedente asilo della Costa D'Avorio affetto da Hiv in cura presso l'ospedale di Parma, un richiedente asilo curdo affetto da gravi patologie psichiatriche in cura presso l'Asl di Parma; uno straniero sottoposto a dialisi presso il policlinico Umberto I di Roma;
sarebbe stato negato il permesso di soggiorno ad una cittadina ucraina affetta da sarcoma retroperitoneale in cura presso il reparto oncologico dell'università La Sapienza di Roma, ad una cittadina equadoregna affetta da carcinoma della cervice uterina in trattamento chemioterapico presso l'ospedale Fatebenefratelli di Roma; ad un cittadino algerino affetto da carcinoma del rinofaringe in trattamento chemioterapico presso l'istituto Regina Elena di Roma;
l'espulsione e la conseguente interruzione dei trattamenti sanitari determina una grave lesione del diritto universale alle cure mediche e può compromettere irreparabilmente lo stato di salute, determinando quindi situazioni in evidente contrasto con il dettato costituzionale, con l'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, con lo spirito tanto della legge n. 40 del 1998 che della legge n. 189 del 2002, che prevedono anche per gli stranieri irregolarmente presenti sul territorio italiano la possibilità di
se non ritengano necessario ed urgente prevedere uno specifico riferimento a tali fattispecie nel regolamento n. 394 del 1999 attraverso opportune integrazioni in sede di adozione del regolamento di attuazione della legge n. 189 del 2002 e comunque, nelle more, impartire precise disposizioni alle questure in merito alla inespellibilità di persone affette da gravi patologie non diagnosticate, non diagnosticabili o non curabili adeguatamente ed effettivamente nei paesi di origine ed al rilascio agli stessi di permessi di soggiorno straordinari ai sensi dell'articolo 5, comma 6 della legge 6 marzo 1998, n. 40 con la possibilità di svolgere attività lavorativa.
(5-02494)
secondo il quotidiano La Repubblica (3 ottobre 2003) due iracheni, un ingegnere nucleare e un colonnello dell'esercito di Saddam Hussein, arrivati alla frontiera con la Svizzera e di lì spediti al centro di detenzione temporanea di via Corelli a Milano, hanno presentato richiesta di asilo politico in Italia;
Wathik Hamed Al-Fatlawi, che abitava nel quartiere Ramadan di Bagdad, era un ingegnere meccanico impiegato presso l'Organizzazione Nucleare Irachena a Salman Pak;
egli denuncia che una banda del partito Baath ha preso d'assalto la sua casa uccidendo sua madre e suo fratello come ritorsione per aver consegnato alle forze americane informazioni relative alla presenza di Baathiti nel quartiere dove abitava;
secondo la sua ricostruzione, le ritorsioni nei suoi confronti sono continuate anche dopo l'arrivo delle forze americane;
Abde Abdullah Al-Juburi di Tikrit, membro del Corpo di Guardia nazionale irachena dal 1987 e ufficiale dal 1992, ha lavorato alla sicurezza di vari siti che appartenevano alla sede presidenziale;
egli, in quanto noto appartenente all'ex regime, a causa dei diffusi atti di vendetta (la sua abitazione è stata presa d'assalto e in parte bruciata) da parte degli oppositori di Saddam è stato costretto a lasciare Tikrit prima e l'Irak poi;
gli avvenimenti degli ultimi mesi in Irak sembrano avallare la necessità di accoglimento dell'istanza di asilo politico presentata dai due iracheni;
in data 15 ottobre 2003 il Tribunale di Como ha respinto il ricorso contro il decreto di espulsione precedentemente comminato -:
se intenda adottare le opportune iniziative affinché sia accolta la richiesta di asilo politico dei due iracheni garantendo, comunque, agli interessati un permesso temporaneo in attesa di tale decisione.
(5-02495)
da una denuncia del Siulp (sindacato italiano unitario dei lavoratori di polizia) apparsa il 14 ottobre 2003 sui quotidiani il Gazzettino di Treviso e la Tribuna di Treviso, si apprende che la Questura di Treviso sia in carenza di volanti, infatti su dieci mezzi (Fiat Marea) a disposizione solo 2 sono utilizzabili, con un uso 24 ore su 24, in quanto le altre risultano ferme per guai meccanici o di carrozzeria;
non è possibile garantire il servizio con altri mezzi, quali ad esempio le Fiat Punto, perché sono auto che non hanno i requisiti di sicurezza ossia non hanno la blindatura, vetri posteriori antiproiettile e servirebbero 3 poliziotti anziché gli usuali 2 andando così ad incidere sull'organico;
il fermo obbligato di queste volanti sembrerebbe causato, sempre secondo la dichiarazione Siulp, da tagli della Finanziaria che il Governo avrebbe operato per razionalizzare e sanare la spesa pubblica, andando ad incidere non solo sulle riparazioni dei mezzi, ma anche sul carburante e sulla manutenzione ordinaria;
la Questura di Treviso sembra preferisca tenere ferme le vetture anziché correre il rischio di vedersele «sequestrate» da carrozzieri e meccanici, come si è già verificato in altre province italiane, dove alcune officine meccaniche, se pur convenzionate, hanno applicato il diritto di ritenzione in quanto l'Amministrazione non provvedeva alla liquidazione degli importi dovuti per la riparazione -:
se quanto detto in premessa corrisponda al vero e, in caso affermativo, quali iniziative il Governo intenda adottare per far fronte a questa paradossale situazione nella quale versa la Questura di Treviso.
(5-02496)
secondo un lancio dell'agenzia Ansa del 21 ottobre 2003, nella notte del 20 ottobre 2003, alle ore 23,30 circa, gli abitanti dell'isola della Maddalena hanno udito un forte rumore, simile a un rombo o a una forte esplosione;
l'evento è stato udito in varie zone dell'isola, facendo tremare i vetri delle abitazioni, ma i controlli effettuati dai carabinieri della locale stazione non avrebbero appurato la causa del rumore; tra le ipotesi fatte vi è quella che il boato sia da addebitare al bang supersonico di un aereo militare decollato da una base in Corsica -:
se siano state avviate indagini per accertare la causa del boato avvertito dagli abitanti della Maddalena;
nel caso in cui il rumore sia stato procurato da un aereo militare supersonico, se siano state avviate indagini atte a stabilire se la rotta tenuta dal velivolo fosse conforme ai piani di volo e se esso sia transitato a una quota regolamentare, sufficientemente distante dai centri abitati.
(4-07781)
molti residenti e villeggianti della località di Torre di Pescopagano, sita nel comune di Castelvolturno (Caserta), zona a forte degrado urbano, ambientale e sociale priva di infrastrutture e di illuminazione pubblica, hanno subito furti e/o rapine in casa fino a giungere ad una quasi assuefazione, al punto a volte da non sporgere denuncia nella speranza di impossessarsi dei beni sottratti con il cosiddetto «cavallo di ritorno»;
tra i furti commessi a Pescopagano, emblematico è quello consumato ai danni della famiglia dell'avvocato Laura Orsatti nella notte tra il 23 e 24 luglio 2003, quando alcuni ladri ignoti si introdussero nella casa della succitata professionista rubando denaro, oggetti vari e l'autovettura del marito. I ladri avevano prima narcotizzato un cane pastore tedesco e poi probabilmente anche i proprietari che dormivano con i due figlioletti di 23 mesi e di 1 mese. I delinquenti si sentivano talmente tranquilli da servirsi persino degli alimenti conservati in frigorifero;
i cittadini si sentono indifesi ed abbandonati dallo Stato in una terra quasi «di nessuno»;
le unità delle forze dell'ordine preposte al controllo del territorio sono insufficienti e numericamente inferiori rispetto a quelle di tre anni fa -:
quali provvedimenti intenda assumere per ripristinare il pieno controllo del territorio da parte dello Stato nella località di Torre di Pescopagano-Castelvoltumo (Caserta), per garantire la sicurezza del cittadini
(4-07782)
nel pomeriggio di venerdì 10 ottobre 2003, nel centro storico di Empoli, si sono verificati gravissimi episodi delittuosi conclusisi con la morte di due persone ed il ferimento di altre;
i fatti di sangue suesposti hanno palesato la presenza di una preoccupante criminalità pericolosa per la incolumità pubblica anche per gli orari e le dinamiche prescelti;
si è svolta, sull'episodio in questione, una riunione del Comitato di pubblica sicurezza alla presenza delle massime autorità locali delle Forze dell'ordine nonché dello stesso sindaco di Empoli -:
se e quali decisioni siano state assunte in tale occasione, in quali modi verrà articolato sul territorio il coordinamento delle Forze dell'ordine e quale integrazione è prevista con la Polizia municipale il cui attuale organico è da aumentare, se l'incremento dei controlli e della vigilanza concernerà solo il comune di Empoli o tutta l'area dell'Empolese-Valdelsa.
(4-07784)
in data 18 ottobre 2003, intorno alle ore 18, secondo quanto riferito dalla stampa regionale, il Mattino (cronaca di Roma) due giovani che stavano viaggiando a bordo del treno Napoli-Caserta, nel tratto tra Casoria e Frattamaggiore, sono stati rapinati da due malviventi armati di pistola. I due malcapitati, dopo essere stati selvaggiamente malmenati, sono stati costretti a consegnare, sotto la minaccia dell'arma, tutto quanto avevano in tasca: pochi spiccioli e i telefonini cellulari. Nella fattispecie, nessuno è potuto intervenire in loro soccorso essendo a quell'ora la carrozza praticamente deserta: nessun viaggiatore, nessun «controllore». L'episodio avvenuto nel corso dell'ultimo week-end è solo la punta di un iceberg di una serie di aggressioni e violenze, non sempre denunciate, che si sono verificate durante l'anno sui treni in percorrenza nel tratto Napoli-Caserta. Questa ennesima rapina porta ancora una volta alla cronaca la difficile situazione che vivono i pendolari dei treni. Legittima, in tal senso, è stata anche la dura presa di posizione del Comitato Viaggiatori Pendolari, che denuncia i continui episodi di rapina, scippi ed intimidazioni che vengono perpetrati a danni di poveri viaggiatori indifesi. La sicurezza nei treni che portano i viaggiatori nei comuni della provincia di Napoli od a Caserta, lascia molto a desiderare. Solo raramente gli agenti della polizia ferroviaria visitano carrozze, controllano i treni per fare da deterrente. Ed è addirittura «fantasma» la loro presenza soprattutto nelle ore a maggiore rischio. Le rapine e scippi avvengono principalmente quando il treno non è molto affollato, soprattutto nel tardo pomeriggio e nei fine settimana. Ed, ironia della sorte (?), vuole che queste aggressioni avvengano quasi sempre in quel tratto ferroviario Aversa-Sant'Arpino-Frattamaggiore-Casoria, dove gli uomini della Polfer dovrebbero garantire la sicurezza della stazione, visto che hanno il loro presidio fisso. Ma, purtroppo, l'impegno continuo profuso dalla Polfer di Aversa che coordina il tratto fino a Casoria non basta a fermare questi continui raid. Ciò non è possibile per l'esiguità del personale, troppo spesso concentrato alla stazione di Napoli centrale per sorvegliare le orde di extracomunitari che vi si affollano in tutte le ore. Qualche mese fa, addirittura, furono gli stessi poliziotti a lamentarsi di questa difficile situazione. Nella circostanza, i sindacati di categoria denunciarono turni massacranti per garantire la sicurezza a Napoli, tralasciando quella delle altre stazioni. A quanto pare, però, il loro appello è rimasto inascoltato: le violenze continuano, i soprusi anche. E
quali iniziative intendano adottare nell'immediato i ministri interrogati perché sia assicurata la tutela della sicurezza dei viaggiatori pendolari in transito sul tratto ferroviario Napoli e Caserta e, più in generale, quali misure siano allo studio del Governo per migliorare gli standard di sicurezza su rotaie che, tuttora, restano i più bassi dell'intero sistema di trasporto nazionale.
(4-07786)
a Napoli su una parte di superficie dei terreni di proprietà della mostra d'Oltremare, già patrimonio dello Stato concesso alle istituzioni locali, sussiste un'area di 80.000 metri quadri destinata allo zoo che ospita circa 1.200 animali;
lo zoo di Napoli è stato amministrato negli ultimi dieci anni dalla «Giardino Zoologico Napoli S.r.l.», che gestiva tale struttura a mezzo di diciassette lavoratori;
in data 24 settembre 2003 il tribunale di Napoli, su istanza dell'Arin (Azienda acquedottistica di Napoli di proprietà del comune) ha dichiarato fallita la suddetta società;
a seguito di tale decreto, è stato nominato apposito curatore fallimentare, il quale, dopo l'apposizione dei sigilli di sequestro, ha comunicato oralmente ai lavoratori le difficoltà nella continuità del rapporto di lavoro e l'impossibilità di avviare una gestione provvisoria della struttura;
l'UGL (Unione Generale del Lavoro) ha proclamato immediate azioni sindacali al fine di rivendicare la salvaguardia dei livelli occupazionali e degli animali ospitati, attraverso l'avvio di una gestione provvisoria della struttura, e l'intervento delle istituzioni locali per attuare un progetto alternativo teso a un reale sviluppo culturale e turistico dell'area;
risulta agli interroganti che dopo una serie di azioni sindacali, durante le quali, in data 2 ottobre 2003 scoppiarono incidenti tanto che due lavoratori furono costretti a ricorrere al ricovero ospedaliero, su richiesta anche di Alleanza Nazionale, il prefetto di Napoli convocò un'apposita riunione per il 3 ottobre 2003, invitando alla stessa i rappresentanti della Mostra d'Oltremare, del comune di Napoli, il curatore fallimentare, gli amministratori della «Giardino Zoologico Napoli S.r.l.» ed i sindacati UGL e CGIL;
risulta altresì agli interroganti che tale incontro fu vanificato dall'assenza dei rappresentanti del Consiglio di amministrazione della Mostra d'Oltremare, tanto che il Prefetto riconvocò il tavolo per il 7 ottobre 2003; in tale sede i sindacati UGL e CGIL ribadirono le richieste a favore dei lavoratori e degli stessi animali -:
in tale ultima sede la prefettura di Napoli propose un aggiornamento dell'incontro,
la Mostra d'Oltremare ha ingaggiato da tempo un vero e proprio conflitto con la società che gestiva lo zoo ed altre aree contigue, per un totale di circa 200 mila metri quadri, affinché fossero rese libere dalle società a tutt'oggi locatrici;
dal giorno della dichiarazione di fallimento della «Giardino zoologico Napoli S.r.l.» né il tribunale di Napoli né le istituzioni locali, compresa la prefettura, si sono minimamente preoccupati della sopravvivenza degli animali, i quali, invece, hanno continuato ad essere alimentati e curati dai diciassette lavoratori che, pur non percependo le retribuzioni dal 1o settembre 2003, e pur non ricevendo garanzie sul loro futuro hanno, di fatto, supplito al disinteresse delle istituzioni locali;
a fronte di tale atto di grande responsabilità del sindacato e dei lavoratori, la prefettura di Napoli convocò un tavolo di confronto, aggiornato per il l5 novembre 2003, dal quale a quanto risulta agli interroganti ha escluso incredibilmente i sindacati;
solo l'intervento del Gruppo di Alleanza Nazionale alla regione Campania ha consentito che i lavoratori fossero informati dell'incontro e ricevuti separatamente dagli interlocutori istituzionali e gestionali;
ancora oggi sul presunto accordo sottoscritto in prefettura con l'esclusione delle parti sociali, trapelano notizie e informazioni contrastanti aggravando i dubbi, le perplessità e i sospetti che ricadono sul futuro degli animali e sulle aree appetite dagli speculatori -:
se non intendano adottare iniziative di propria competenza volte a fare chiarezza sui seguenti punti:
quale sia il futuro dei lavoratori, degli animali e delle aree tuttora occupate dallo zoo e di quelle contigue, tutte patrimonio della Mostra d'Oltremare di Napoli;
perché la prefettura di Napoli abbia inteso convocare le parti istituzionali e gestionali, escludendo i sindacati e, quindi, i lavoratori, innescando dubbi e preoccupazioni sul futuro occupazionale dei lavoratori;
se il Prefetto di Napoli, d'intesa con il presidente della regione Campania, il sindaco di Napoli, il Consiglio di amministrazione della Mostra d'Oltremare intendano cogliere l'opportunità del fallimento della «Giardino Zoologico Napoli S.r.l.» per destinare l'area ad un progetto produttivo che porti alla città un reale sviluppo socio-economico e non vogliano, invece, ripetere quanto accaduto a Bagnoli, in cui, a dieci anni dalla chiusura della Italsider, che garantiva 5.000 posti di lavoro, non è stato realizzato alcunché e soprattutto non sono state create opportunità lavorative.
(4-07795)
alla Bonfiglioli riduttori di Bologna, azienda presso la quale lavorano circa mille dipendenti, dal 3 luglio 2003, è in corso una vertenza allo scopo di raggiungere un accordo correttivo del contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici;
risulta all'interrogante da notizie di stampa del quotidiano l'Unità del 17 ottobre 2003, che durante le tre ore di sciopero per turno, indette per il 16 ottobre 2003, davanti ai cancelli della sede centrale della Bonfiglioli di Lippo di Calderara, siano intervenuti i carabinieri per registrare i nomi dei rappresentanti sindacali presenti;
l'accaduto si configura, ad avviso dell'interrogante, come un gravissimo atto di intimidazione nei confronti dei lavoratori -:
quali siano le valutazioni del ministro su questo atto, secondo l'interrogante, ingiustificabile
(4-07799)