Allegato B
Seduta n. 375 del 20/10/2003


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GIUSTIZIA

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
la dura presa di posizione delle organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria del carcere Mammagialla di Viterbo conferma l'insostenibile situazione in cui si trovano i detenuti e il personale di sorveglianza;
dai numerosi comunicati e da quanto esposto durante una conferenza stampa dai rappresentanti sindacali il 29 settembre 2003 emergono gravi problemi che vanno dalle non corrette relazioni sindacali a documentati casi di mobbing;
dalla cronologia degli eventi che hanno generato i contrasti tra direzione del carcere e sindacati emergono «il mancato riscontro da parte del direttore delle richieste, provvedimenti unilaterali», nonché numerosi incontri fissati e rinviati più volte;
le richieste dei rappresentanti sindacali riguardano, tra l'altro:
a) ripristino di corrette relazioni sindacali;
b) rispetto delle contrattazioni;
c) straordinario a rotazione;
d) ripristino della commissione paritetica per il controllo del servizio;
e) cessazione di comportamenti di asfissiante pressione del comandante sul personale controllato via monitor e con ispezioni notturne;
f) revoca della disposizione con cui il personale alla sezione semiliberi e sentinella deve effettuare anche quello di pattuglia, lasciando incustodita la sezione e subendo un carico inaccettabile;
per quanto riguarda il mobbing è stato segnalato: numerose richieste di trasferimento, 30 casi di esaurimento nervoso riconosciuti dall'ospedale militare per cause di lavoro, minacce in caso di malattia con riferimento alla classifica annuale per l'avanzamento di grado;
tutto ciò ha inevitabili riflessi sulla vita quotidiana dei detenuti che, fermo restando la discrezionalità della direzione del carcere, sono spesso sottoposti a trattamenti pesanti e talvolta inutilmente vessatori;
tra i problemi denunciati dai detenuti si segnala:
a) il divieto per i detenuti di tenere il personal computer nella propria cella;
b) le lunghe attese (dalle due alle tre ore) dei familiari in visita per ragioni burocratiche;
c) difficoltà ad ottenere colloqui con il direttore;
d) restrizioni nella chiusura delle celle che in altri periodi venivano tenute aperte tutto il giorno;
e) impossibilità di fare acquisti fuori dalla lista-spesa;
f)l'impossibilità di farsi più di una doccia al giorno soprattutto nei periodi estivi;
g)la mancanza di una tettoia di protezione per la pioggia e il sole nell'area verde;
h) accesso limitato alla biblioteca;
i) ritardo nella consegna della posta (corrispondenza e pacchi);
l) ritardi dell'ufficio matricola nell'invio di istanze e documenti;


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m) scarsità di corsi di formazione professionale;
n) la chiusura del carcere ad esperienze esterne, ad esempio, cooperative in grado di organizzare attività per i detenuti o gruppi teatrali -:
se intenda aprire un'inchiesta amministrativa al fine di verificare la gestione della casa circondariale di Viterbo, con particolare attenzione ai casi di mobbing denunciati dai rappresentanti sindacali;
se risulti vero che, nei mesi scorsi, su iniziativa del comandante degli agenti penitenziari «è girata una petizione per vedere chi era pro o contro di lui» e che su 370 hanno firmato in 20 e sotto minaccia (Il Messaggero 30 settembre 2003);
se risulti vero che negli ultimi tre anni la direzione del carcere è stata assegnata a diversi dirigenti in missione;
se risulti vero che il 70 per cento degli agenti penitenziari in forza nella casa circondariale Mammagialla ha chiesto il trasferimento;
quali iniziative intenda prendere per migliorare le condizioni dei detenuti a partire dai problemi segnalati in premessa;
se risulti vero che è stato negato l'ingresso ai docenti dell'Università della Tuscia al fine di consentire ai detenuti di sostenere gli esami universitari;
se risulti vero che le lunghe attese per l'entrata nella casa circondariale riguardino anche gli avvocati, gli educatori e gli operatori in genere, e quali siano eventualmente le cause.
(2-00932) «Mascia».

Interrogazioni a risposta scritta:

FRAGALÀ. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
gli organi di stampa e in special modo il quotidiano Libero hanno reso nota l'esistenza di intercettazioni telefoniche relative all'inchiesta sull'omicidio D'Antona, nelle quali verrebbe citato come possibile interlocutore di un patto «scellerato» tra alcuni indagati e la procura stessa il pubblico ministero Giovanni Salvi;
la gravità della notizia rende assolutamente necessario che il fatto venga immediatamente verificato sia per sgombrare il campo da quelle che, da convinto garantista, l'interrogante ritiene ombre insopportabili per il profilo professionale e la figura morale del sostituto Giovanni Salvi, sia nella ipotesi che tale fatto abbia potuto inquinare una indagine così delicata e importante per l'impegno dello Stato contro il terrorismo e la sovversione;
di tal guisa, considerando che ad oltre tre anni dal terribile fatto di sangue che ha stroncato la vita del professor Massimo D'Antona, le indagini sembrano avviate su un binario morto, dopo avere attraversato non poche vicissitudini per la fuga di notizie e ad avviso dell'interrogante, anche per l'impenetrabilità di alcuni santuari sindacali -:
se in ordine alla vicenda esposta, si configurino gli estremi per l'esercizio dell'attività ispettiva da parte del Ministro della giustizia;
avendo inoltre appreso da organi di informazione che tra le Procure che utilizzano in maniera consistente le intercettazioni telefoniche risultano esservi in particolare quelle di Roma, Milano, Palermo, Firenze e Bologna, si chiede quali siano i costi economici per la trascrizione e le attività peritali riguardo alle intercettazioni effettuate da tutte le procure e quali siano i criteri per l'individuazione delle ditte o dei consulenti che assumono l'onere della trascrizione dei nastri registrati.
(4-07754)

CICCHITTO e TAORMINA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Libero, in data 7 giugno 2002, ha riportato il testo di un'intercettazione - fatta dalla Digos di Roma e


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trasmessa, in data 10 aprile 2001, al procuratore capo della Repubblica, dottor Vecchione - di un dialogo fra il signor Antonio Lago Iglesias, indagato in un'inchiesta sui Carc, e tale «Fausto», nel corso del quale si parla dell'esistenza di un «patto scellerato» fra il medesimo Fausto e il sostituto procuratore dottor Giovanni Salvi;
nel corso dell'inchiesta sull'assassinio del dottor D'Antona si sono verificate gravissime fughe di notizie che hanno pregiudicato l'indagine e che potevano derivare solo da inquirenti;
evidentemente, in via di principio, una singola intercettazione, così come le parole di un singolo pentito, non dovrebbero costituire prova di alcun reato, anche se, nel passato, secondo quanto risulta all'interrogante, nel caso di magistrati non appartenenti alle correnti di sinistra della magistratura è bastato molto meno per provocare richieste di rinvio a giudizio o dichiarazioni di incompatibilità ambientale da parte del Consiglio superiore della magistratura;
risulta incomprensibile, ad avviso dell'interrogante, la ragione per cui gli atti dell'intercettazione non sono stati comunque trasferiti dalla procura di Roma alla procura di Perugia, competente per questa fattispecie -:
quali iniziative, di propria competenza, ritenga di poter adottare in merito.
(4-07755)

BORRIELLO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Celano, situato nella provincia dell'Aquila, è da tempo in funzione un Ufficio del Giudice di Pace in considerazione del fatto che tale cittadina si trova nel centro di una zona densamente abitata e fitta di piccoli e medi centri urbani;
negli ultimi giorni è stata resa nota l'intenzione di smantellare il suddetto Ufficio senza tener conto delle gravi conseguenze che da ciò potrebbe scaturire a causa del notevole aumento del contenzioso civile e penale che emerge nel contesto sociale della città e di quelle limitrofe;
mantenere l'Ufficio del Giudice di Pace nel comune di Celano, tra l'altro renderebbe ancora meno gravoso il lavoro del Tribunale dell'Aquila oberato da migliaia di ricorsi penali e civili -:
se non si ritenga necessario ed urgente, nell'ambito delle proprie competenze, avviare ogni utile iniziativa perché sia sospeso qualunque procedimento teso a sopprimere l'Ufficio del Giudice di Pace di Celano onde poter fronteggiare le problematiche sopra esposte.
(4-07756)

BERTOLINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'irruzione ordinata dalla magistratura nella redazione del quotidiano Il Giornale, a seguito dell'inchiesta giornalistica sulla vicenda Telekom Serbia, costituisce un fatto allarmante in quanto lesivo della libertà di stampa, garantita dal nostro ordinamento costituzionale;
qualunque iniziativa giudiziaria a carico di qualsiasi giornale, rappresenta un vulnus per i diritti di libertà e di libera informazione di tutti i cittadini e questa considerazione vale in particolar modo in questo caso, in quanto tale quotidiano è da tempo impegnato in una coraggiosa inchiesta che potrebbe far venire alla luce verità scomode per importanti esponenti dei governi di centro-sinistra della passata legislatura, che dovranno prima o poi spiegare ai cittadini per quali ragioni hanno concluso un'operazione finanziaria, politicamente ed economicamente così disastrosa per il nostro Paese, come l'acquisto di parte di Telekom Serbia;
ad avviso dell'interrogante si tratta di un'iniziativa di sapore intimidatorio, intrapresa dalla magistratura nei confronti del Giornale -:
come, nell'ambito dei propri poteri, intenda verificare che questa azione sia


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stata intrapresa nel rispetto delle regole del nostro ordinamento.
(4-07766)

LUCCHESE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la perquisizione presso il quotidiano Il Giornale ha scosso l'opinione pubblica ed ha turbato la gente al di là delle ideologie;
eppure il nostro non è un Paese del terzo mondo, dove i diritti dei cittadini vengono calpestati e non si consente la libera espressione di pensiero;
vi è profondo turbamento nella gente per quanto accaduto, addirittura sgomento in molte persone;
in uno Stato che si proclama democratico è difficile accettare che venga perquisita la sede di un giornale libero e democratico, con un'operazione che, secondo l'interrogante, ha inferto un duro colpo alla democrazia, alla libera espressione, alla libertà -:
se nell'ambito dei propri poteri, intenda verificare che l'operazione descritta sia stata intrapresa in conformità alle norme vigenti.
(4-07768)