Allegato B
Seduta n. 372 del 14/10/2003

TESTO AGGIORNATO AL 15 OTTOBRE 2003


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DIFESA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
il decreto del Ministro della difesa del 30 gennaio 1998 attuativo del decreto-legge 28 novembre 1997, n. 459, ha configurato l'Arsenale Navale Militare di Messina (Marinarsen) - che in atto occupa 468 dipendenti civili nella tabella C - come ente sottoposto a «graduali procedimenti di dismissione ed a provvedimenti di chiusura» se inidonei a fornire, secondo criteri di economica gestione, beni e servizi coerenti con le finalità istituzionali dell'Amministrazione della difesa;
successivamente con decreto attuativo del 24 ottobre 2001 Marinarsen è stato inserito tra gli enti gestiti dall'Agenzia industrie difesa;
con la normativa richiamata l'Arsenale di Augusta è stato inserito invece nella tabella B cioè tra gli Arsenali strategici della Marina direttamente alle dipendenze dello Stato Maggiore senza alcun vincolo di economia gestionale;
la sopravvivenza di Marinarsen Messina è quindi legata alla sua capacità produttiva che, però, può dispiegarsi se allo stesso vengono assicurate commesse adeguate;
tali commesse, nonostante gli impegni assunti pubblicamente e nel confronto con le organizzazioni sindacali, non sono assolutamente garantite con la conseguente creazione di un clima di sfiducia tra il personale e di inquietudine nella cittadinanza per il rischio evidente di soppressione della struttura;
sembrerebbe che il direttore dell'Arsenale Militare Marittimo di Augusta, verosimilmente con il consenso del ministero della difesa, avrebbe scelto di dare corso per il II semestre 2003 a licitazioni private per l'appalto di servizi di manutenzione di naviglio militare ed in particolare per lavori sulla corvetta Chimera per un importo complessivo di euro 3.510.000,00;
come fra l'altro è stato evidenziato dalle organizzazioni sindacali ed in particolare da una denuncia pubblica dalla CISL FPS di Messina, Marinarsen Messina in atto è priva delle commesse necessarie per il suo equilibrio gestionale;
verosimilmente è sicuramente in condizione, per il possesso di adeguate risorse tecnologiche e professionali delle maestranze, oltre che per l'esistenza di idonei bacini anche in muratura, di assicurare gran parte dei lavori che Marinarsen Augusta non può fare e vuole affidare al mercato privato -:
se si intenda intervenire per annullare la scelta della direzione dell'Arsenale Militare Marittimo di Augusta di dare corso per licitazione privata all'appalto all'esterno dei servizi di manutenzione del naviglio militare;
se, conseguentemente, si vogliano affidare a Marinarsen Messina i molti servizi di manutenzione, anche al fine di non configurare una violazione dei principi della convenzione stipulata per il triennio 2003-2005 tra il ministero della difesa e la direzione generale dell'Agenzia Industrie


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Difesa, e quindi quello che, ad avviso dell'interpellante apparirebbe come un eventuale danno erariale derivante dallo spropositato aumento del costo complessivo dei servizi (che anziché esternalizzati potrebbero essere resi in economia da Marinarsen Messina);
se alla luce delle conclamate insufficienze tecnologiche, strutturali e professionali di Marinarsen Augusta, non recuperabili in tempi medio brevi, non sia il caso di rivedere scelte evidentemente sbagliate, ridando a Marinarsen Messina il ruolo adeguato alle proprie potenzialità ed evitando così di moltiplicare ingiustificatamente i costi di gestione della manutenzione su navi militari.
(2-00928)«D'Alia».

Interrogazione a risposta immediata:

DEIANA e PISA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da fonti di stampa nazionale e locale, confermate da dichiarazioni di amministratori locali, si apprende che il progetto di ampliamento della sede della Navy support activity, presente nell'isola de La Maddalena dal 1972, più volte negato in sede parlamentare dai rappresentanti del Governo, è stato invece confermato e approvato da una nota del ministero della difesa, datata 30 settembre 2003, inviata alla giunta regionale, al commissario di Governo per la regione autonoma Sardegna, all'ufficio territoriale del Governo e al comando militare marittimo autonomo in Sardegna;
nella sostanza il piano prevede non migliorie strutturali, bensì un'operazione che porterebbe alla trasformazione dell'attuale sito d'attracco per sommergibili - dalla concessione del 1972 nella baia di Santo Stefano staziona una nave appoggio, nella cui stiva è stoccata una notevole quantità di barre radioattive per i propulsori nucleari dei sottomarini - in una vera e propria base, con tanto di servizi logistici e residenze, per un totale di 52 metri cubi contro gli attuali 18;
il presidente della commissione ambiente e parchi della Sardegna dichiara di aver appreso da fonti attendibili che a Santo Stefano - La Maddalena starebbero per arrivare altri sei sottomarini a propulsione nucleare, in aggiunta ai due che stazionano abitualmente nel sito, e che alcuni degli edifici del progetto presentato sono finalizzati allo stoccaggio di materiali speciali non meglio precisati;
sul progetto della Navy support activity è previsto un «magazzino di stoccaggio per materiali/rifiuti speciali e/o soggetti a discarica controllata» con una volumetria di 1985 metri cubi, che comporta un aumento di volume totale rispetto all'attuale di 1277 metri cubi;
tutto l'intero complesso immobiliare viene previsto, ad avviso dell'interrogante, in manifesto disprezzo delle norme urbanistiche vigenti a livello regionale e dei vincoli stabiliti sulle volumetrie da ubicarsi nella cimosa costiera dell'area levante dell'isola di Santo Stefano;
la sezione Usa nel progetto n. 080-02/0625, MCON P 995, «Migliorie infrastrutturali dell'area di supporto logistico», produce, ad avviso dell'interrogante, illegittima autocertificazione, in quanto le opere in questione non rispondono ai requisiti necessari per essere considerate opere correlate alla difesa militare, né le strutture incluse nel progetto sono in ottemperanza con la pertinente normativa italiana;
si rileva che a tutt'oggi non esiste autorizzazione della commissione mista costruzioni del ministero della difesa;
il comitato paritetico per le servitù militari in Sardegna ha espresso, già da tempo, parere sfavorevole al progetto statunitense;
il Ministro interrogato, con un documento datato 30 settembre 2003, respingendo il parere espresso dai rappresentanti


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della regione Sardegna, autorizza l'esecuzione dei lavori del progetto Usa, definendoli «urgenti, indispensabili e indifferibili (...) e conformi agli accordi internazionali sottoscritti dall'Italia», avvalendosi della facoltà prevista dall'articolo 3 della legge 24 dicembre 1976, n. 898;
il presidente della giunta regionale della Sardegna, su pressione dell'opinione pubblica isolana, ha dichiarato di aver fatto conoscere il suo dissenso in merito alla decisione del Ministro interrogato, attraverso una lettera indirizzata anche all'onorevole Fini e all'onorevole Berlusconi, comunicando di aver chiesto la sospensione dell'autorizzazione ministeriale, in attesa che il Consiglio dei ministri riesamini la questione e proceda al suo annullamento;
il ministero della difesa, a seguito dei disaccordi espressi degli amministratori locali e dell'opinione pubblica sarda, ha fatto sapere che nell'area di supporto logistico della base navale americana di Santo Stefano non è previsto nessun ampliamento, ma solo opere di bonifica ambientale dei manufatti e delle strutture esistenti, negando, ancora una volta, l'evidenza scritta nero su bianco nel progetto della Navy support activity, dove alla pagina 1 punto 3 - descrizione delle opere - è testualmente scritto: «Questo progetto provvederà a demolire le strutture esistenti presso l'area portuale di Santo Stefano, in quanto obsolete e inadeguate, costruendo al loro posto le seguenti strutture di supporto navale...» e di seguito vengono riportate singolarmente tutte le nuove edificazioni, per un totale appunto di 52 mila metri cubi contro i 18 mila preesistenti -:
se il Governo non ritenga che decisioni tanto importanti debbano essere sempre e comunque prese in accordo con le istituzioni locali, senza confliggere con atti pubblici e disposizioni messi in atto dai poteri territoriali, e se non ritenga che accordi internazionali, che hanno conseguenze negative tanto rilevanti e crescenti sulla sovranità territoriale, sulla sicurezza dei cittadini e sulla salute ambientale, non debbano essere ridiscussi in ambito internazionale e secondo le modalità previste, a partire dagli interessi delle popolazioni locali.
(3-02771)