Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 356 del 16/9/2003
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Svolgimento di interrogazioni (ore 10,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Modalità dell'alienazione di immobili dell'ENPAM - nn. 3-02451 e 3-02502)

PRESIDENTE. Avverto che le interrogazioni Buontempo nn. 3-02451 e 3-02502, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 1).
Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, professor Brambilla, ha facoltà di rispondere.

ALBERTO BRAMBILLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, si ritiene preliminarmente opportuno illustrare le vicende riguardanti la natura giuridica dell'ENPAM. Infatti, a seguito del riordino o soppressione degli enti pubblici di previdenza ed assistenza, disposto con legge 25 dicembre 1993, n. 537 e attuata con decreto legislativo del 30 giugno 1994, n. 509, l'ENPAM, originariamente ente pubblico, si è trasformato in fondazione senza scopo di lucro e con personalità giuridica di diritto privato.
A partire dal 1999, la fondazione ha avviato, sulla base di valutazione di tipo economico, un programma di cessione di immobili considerati non più strategici alle finalità proprie dell'ente che è preposto alla previdenza e all'assistenza dei medici, degli odontoiatri e trae anche dalla gestione del proprio patrimonio immobiliare le risorse necessarie alla propria attività istituzionale.


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Nell'ambito di tale programma, sono stati già ceduti in blocco, utilizzando una procedura del tutto analoga a quella per la vendita degli immobili di Ostia - di cui alla presente interrogazione -, alcuni immobili residenziali di proprietà dell'ente.
In quanto persona giuridica di diritto privato, l'ente non è assoggettato alla normativa regolante le dismissioni degli immobili di proprietà degli enti di previdenza pubblici e pertanto ha potuto proporre la vendita del bene in questione mediante gara pubblica. Inoltre, l'immobile viene ceduto in blocco e non frazionatamente ed è di tipo abitativo. Tutti questi sono elementi utili a legittimare le scelte fatte dall'ente riguardanti le modalità di dismissione dei beni propri.
Come prima accennato, l'ente trae anche dal reddito del proprio patrimonio immobiliare le risorse utili alle proprie attività di assistenza e di previdenza agli iscritti. Tale circostanza obbliga la fondazione a ricercare l'assetto maggiormente idoneo ad utilizzare i propri beni e, quindi, a cedere quelli che, avendo concluso il proprio ciclo utile, apportano un reddito in misura deficitaria o addirittura negativa.
Le scelte dell'ente, comunque, non sono, in alcun modo, lesive dei diritti degli inquilini che vedranno rispettati i propri contratti di locazione in essere con l'ente fino alla loro naturale scadenza che, peraltro, non è ravvicinata nel tempo, poiché la maggior parte dei contratti di locazione è stata rinnovata di recente e tali contratti avranno, quindi, una durata non inferiore agli otto anni.
Per quanto riguarda la tipologia del contratto di locazione, è utile evidenziare che l'ente, poiché soggetto privato, già oggi, utilizza la legge n. 431 del 1998, ossia il canone libero. In ogni caso, non è ravvisabile alcun obbligo da parte della fondazione ENPAM in ordine ad un preteso diritto di riscatto dell'unità immobiliare sul possessore, giacché tale fattispecie non è prevista dalla normativa vigente né dal contratto di locazione che prevede la prelazione solo in caso di vendita del singolo appartamento.
Il complesso immobiliare in discorso verrà trasferito in blocco all'eventuale acquirente il quale legittimamente subentrerà nei contratti di locazione in essere.
Il diritto di riscatto, infatti, presuppone la perfetta coincidenza dell'immobile alienato e pertanto tale medesimo diritto non sussiste nel caso di vendita in blocco dell'intero stabile ovvero di vendita cumulativa per un prezzo unico - come nel caso di specie - di più unità immobiliari senza distinzione di parti.
È, inoltre, utile precisare che l'avviso del bando di gara in oggetto è stato pubblicato sui quotidiani il Corriere della sera, Il Sole 24 ore e il Messaggero e non soltanto sul sito Internet. L'avviso è stato pubblicato in data 16 giugno ed è scaduto il 15 luglio. Il mese di tempo intercorso tra la pubblicazione e la scadenza è un termine sufficiente per le valutazioni degli operatori economici.
Durante la procedura di gara, la fondazione ha incontrato le maggiori sigle sindacali degli inquilini nonché l'amministrazione comunale, informando di tali colloqui il prefetto di Roma.
Infine, per completezza di informazione, si fa presente che il giorno 16 luglio, espletata l'asta di vendita davanti al notaio designato, il consiglio di amministrazione dell'ENPAM ha dichiarato conclusa la procedura di gara - per la vendita, appunto, del complesso immobiliare sito in Ostia - senza che siano pervenute offerte valide e, pertanto, ha deliberato la non aggiudicazione, riservandosi, nel contempo, di verificare l'interesse dell'ente ad altre, eventuali trattative per la definizione della compravendita dell'immobile in parola.
Debbo dire, da ultimo, che ho parlato con i responsabili dell'ente: siccome l'immobile è occupato, li ho invitati, ed essi hanno accettato, a dare agli inquilini la possibilità di riscattare ogni singolo appartamento con gli sconti normalmente praticati sul mercato per gli immobili occupati e, qualora gli inquilini dovessero riuscire a costituire una cooperativa o un'aggregazione volta all'acquisto dell'intero immobile, a praticare loro uno sconto suppletivo.


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Poiché l'ente si è mostrato favorevole, spero che gli inquilini possano organizzarsi per usufruire delle favorevoli regole di mercato; in tal modo, anziché dare un immobile con lo sconto ad un investitore istituzionale, potremo darlo direttamente a coloro che l'hanno abitato.

PRESIDENTE. La ringrazio, signor sottosegretario.
L'onorevole Buontempo ha facoltà di replicare per le sue interrogazioni nn. 3-02451 e 3-02502.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, anzitutto, ringrazio il sottosegretario per l'ultima parte della sua risposta, aggiunta a braccio e non letta perché, fino a qualche minuto fa, avevo l'impressione che la mia interrogazione fosse finita nell'ufficio di consulenza legale dell'ENPAM e non al Governo della Repubblica italiana. Invece, l'ultima parte della risposta del sottosegretario dimostra la sensibilità del Governo verso un problema che, è noto a tutti, sta creando allarme sociale, specialmente nelle grandi città.
Ciò che lei ha affermato alla fine della sua risposta, signor sottosegretario, è conforme ad una risoluzione a mia prima firma approvata da questa Camera il 21 luglio scorso: ferma restando l'autonomia riconosciuta dalla legge ad enti che sono privati e non più pubblici, tale risoluzione impegna il Governo - che ha accettato - a salvaguardare il diritto di acquisto degli inquilini nel più rigoroso rispetto delle forme e delle condizioni previste dagli stessi enti.
Dov'è l'anomalia qui? Un ente pone in vendita un patrimonio immobiliare senza comunicarlo agli inquilini! E, quando il burocrate, il funzionario, risponde affermando che sono stati previsti tempi congrui ed equi, io auguro a chi ha fatto tale affermazione che non gli capiti mai, nella vita, di abitare per venti o trent'anni una casa e di apprendere da un trafiletto su un giornale che quella casa è stata posta in vendita! La notizia compare a metà di giugno e l'asta pubblica era fissata per il 16 luglio!
Vorrei capire come il cittadino inquilino, tenendo conto che si trattava di una vendita non frazionata, in un mese, potesse organizzare una cooperativa per comprare oltre il 50 per cento di quegli immobili e potesse predisporre tutte le necessarie pratiche bancarie. Lei, signor sottosegretario, è stato cortese (ho avuto anche un dialogo con lei al riguardo) ed ha dato una risposta importante per quanto concerne questa drammatica situazione, ma i burocrati non devono rispondere che un mese di tempo è congruo, è sufficiente per porre in condizione gli inquilini di costituire una cooperativa e di trovare i finanziamenti occorrenti.
Devo dire che il presidente dell'ente, nella fase finale di questa vicenda, si è dimostrato molto più sensibile di tanti burocrati di cui si serve il Governo e che il Governo medesimo farebbe bene ad eliminare. Comportamenti come quello che ho ricordato ci offendono, compromettono la nostra dignità e la qualità dell'azione stessa del Governo, oltre che quella dei parlamentari della maggioranza.
In quella risoluzione si prevedeva anche di intraprendere ogni iniziativa utile per addivenire ad un confronto anche con gli enti privatizzati, finalizzato a sollecitare gli enti medesimi a adottare, nel rispetto dell'autonomia di ciascun ente, criteri di vendita degli immobili atti a favorire l'acquisto da parte di conduttori degli immobili stessi. Quindi, cosa si chiede? Si chiede che anche l'ente che oggi è una fondazione, che ha problemi di bilancio, problemi di cassa - non è questa la circostanza per discutere come si sono create le voragini in questi enti -, venda alle stesse condizioni alle quali si vuole vendere al signor Tronchetti Provera, alla Pirelli o a chicchessia delle lobby affaristiche italiane; alle stesse condizioni e allo stesso costo per privilegiare la vendita all'inquilino. Questo è il minimo, perché noi rappresentiamo il bene comune - Parlamento e Governo -, noi non siamo l'ufficio di consulenza di chicchessia. Quindi il primo problema è questo.
Devo dire che l'ENPAM, per fortuna, nel bando si era riservato la libertà, anche


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dopo l'asta pubblica, di decidere con un voto del consiglio di amministrazione il da farsi. L'ENPAM, a quanto mi risulta, ha applicato questo articolo e quindi noi abbiamo oggi la possibilità di intervenire equamente anche nell'interesse dell'ente, perché comunque questi enti si basano sulla fiducia dei cittadini, essendo enti di previdenza costruiti con i soldi del cittadino lavoratore o professionista.
Il Governo deve svolgere una funzione di vigilanza e di controllo per rappresentare il bene comune, che può essere quello dell'ente, ma il cittadino comune non può essere l'ultimo soggetto ad avere l'attenzione delle forze politiche e del Governo.
Credo che ci sarà un incontro nei prossimi giorni tra l'ente e questi cittadini. Dove c'è la possibilità, i cittadini si stanno organizzando in cooperativa per acquistare secondo le condizioni dell'ente; perché dovevamo togliere al cittadino questo diritto di acquistare il 50 per cento (come poi è l'indirizzo)? Non più l'80 per cento, e mi auguro che il Governo non ci torni mai più. Infatti, il 50 per cento di immobili, di appartamenti, è raggiungibile con sacrifici da parte dei cittadini, l'80 per cento vuol dire escludere i cittadini dalla possibilità di acquistare. In secondo luogo, dobbiamo tutelare anche quelle fasce più deboli, perché il Governo non può rispondere così, del disagio sociale se ne deve fare carico la collettività, le pubbliche amministrazioni.

PRESIDENTE. Onorevole...

TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente. Quindi, questo va fatto per i cittadini che è provato non possono comprare. Noi dobbiamo stimolare la vendita a blocco, la vendita frazionata, perché comunque sono soldi che arrivano agli enti e si crea equità sociale; abbiamo l'obbligo, concludo Presidente, di tutelare quelle fasce deboli, perché nel momento in cui venissero espulsi dal mercato enti e fondazioni che prima erano pubblici, noi avremmo in Italia una emergenza abitativa che diventerebbe una mina sociale, con alti costi sociali da parte della collettività e con un atto di ingiustizia che noi non dobbiamo consentire. Su questi tre fronti, se Parlamento, Governo ed enti lavorano insieme, noi raggiungeremo questo obiettivo, ma è chiaro che il Governo deve far sentire la mano forte, perché lui rappresenta il bene comune della collettività e mai e poi mai può rappresentare l'interesse privato di chicchessia.

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