Risposta. - Si comunica che il corteo al quale fa riferimento l'interrogante ha avuto uno svolgimento del tutto estemporaneo, ed ha preso avvio al termine di un'assemblea organizzata presso la sede del Centro sociale «Spazio Sociale 32 di via dei Volsci, a Roma, il giorno dopo l'omicidio di Davide Cesare, avvenuto a Milano il 16 marzo 2003.
nel contrastare ogni forma di intolleranza e di violenza politica diffusa.
Risposta. - Si comunica che effettivamente nel mese di gennaio del 2003 si è verificata in varie località della Toscana una serie di attentati riconducibili, con ogni probabilità, ad una unica matrice anarcoide ed ecoterrorista.
stati dati alle fiamme due ripetitori di telefonia mobile, della H3g e della Wind; la stessa notte a Rosignano Marittimo, nella stessa provincia, sono state danneggiate anche le condutture a cielo aperto di acqua dolce e salata che servono lo stabilimento chimico della «Solvay».
dei dirigenti della Polisportiva, senza che i servizi di sicurezza siano stati in grado di venirne a conoscenza;
Risposta. - Si comunica che, dal 1992 al 2001, nella settimana di ferragosto, a Modena, presso l'area della Polisportiva Saliceta San Giuliano, sono stati organizzati dall'Istituto Culturale Islamico di Milano dei campeggi estivi.
Risposta. - Si comunica che effettivamente l'8 novembre 2002 il Vescovo di Vallo della Lucania (SA) ha denunciato di aver ricevuto una busta contenente una lettera minatoria ed una cartuccia inesplosa.
in atto la vigilanza generica radiocollegata presso la sede del Vescovado, a cura della Compagnia carabinieri di Vallo della Lucania.
Risposta. - La vicenda cui si riferisce l'interrogante riguarda la decisione con la quale il Giudice Juan del Olmo ha disposto la chiusura cautelare del giornale «Euskaldunon Egunkaria», unico quotidiano edito in lingua basca (euskera), l'arresto di dieci persone. Il provvedimento è stato attuato in ragione di un sospetto coinvolgimento del gruppo terroristico Eta nel finanziamento del quotidiano attraverso società da essa controllate.
partiti, il Partito popolare al governo e il Psoe all'opposizione, a ribadire il sostegno all'imparzialità dell'azione giudiziaria, manifestando fiducia nella medesima.
Risposta. - La base militare indicata dall'interrogante è interessata da lavori per:
I lavori non prevedono, quindi, l'installazione di nuovi e più potenti apparati radar e, pertanto, si esclude qualsiasi variazione elettromagnetica nell'area.
effettuato la perquisizione, gli agenti hanno sigillato gli uffici;
Risposta. - Udalbitza è un'associazione basca che raggruppa un certo numero di eletti a livello municipale delle tre province basche (Guipuzcoa, Alava e Biscaglia) e della Navarra. L'associazione fu costituita nel 1999 a seguito della convocazione effettuata da 21 Sindaci e riunì, nella sua prima sessione e secondo fonti dell'organizzazione stessa, 1.778 cariche elette delle aree sopracitate. Essa ha come obiettivo dichiarato «lavorare in favore della territorialità e della costruzione nazionale di Euskal Herria», termine che significa «la Patria Basca». Udalbitza dichiara altresì tra i suoi postulati di rifiutare il ricorso alla violenza.
Risposta. - Per quanto concerne le questioni sollevate rispetto alla maggiorazione delle pensioni, si fa presente che è stata approvata la legge 137 del 6 luglio 2002, con la quale è stata rinnovata la delega al Governo per il riordino degli emolumenti di natura assistenziali.
comporta conseguenze gravissime, dalla perdita totale dei diritti civili in Turchia (come attesta una ricerca dell'associazione Papa Giovanni XXIII di Rimini), fino alla pena di morte;
Risposta. - Come è noto, la situazione in Iraq è profondamente mutata rispetto al momento della presentazione dell'atto di sindacato cui si risponde e molte delle questioni sollevate dall'interrogante sono evidentemente superate dall'evoluzione dei fatti.
paesi, contenuta nell'interrogazione cui si risponde, non si è verificata.
Risposta. - Si risponde all'interrogazione in discorso, con la quale si affronta la problematica riguardante le imprese del gruppo societario Dalmine, alcune delle quali (Dalmine S.p.A. di Bergamo e Dalmine T.P.S. S.r.l. di Sabbio Bergamasco) sono state oggetto di apposito atto di indirizzo, emanato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali il 9 marzo 2001, con il quale si disponeva il riconoscimento dei benefici pensionistici previsti dalla legge n. 257 del 1992 in favore dei lavoratori esposti alle polveri di amianto.
produttivo Dalmine, per il quale si è ritenuto di riconoscere lo stato di esposizione, a seguito del confronto in sede ministeriale, limitatamente ai due insediamenti sopra richiamati.
affinché l'Inps provveda materialmente al pagamento dei nuovi importi rivalutati e degli arretrati dal 1 luglio 2002;
Risposta. - Si comunica che i decreti interministeriali di rivalutazione delle prestazioni economiche dell'INAIL per i settori Industria e Agricoltura, predisposti ai sensi dell'articolo 11 del decreto legislativo n. 38/2000, e tornati controfirmati dal Ministro dell'economia e delle finanze in data 8 novembre 2002, sono stati pubblicati nella Gazzetta Ufficiale n. 19 del 24 gennaio 2003.
Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in oggetto, Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che, l'anticipazione della partenza da Palermo dalle ore 20.35 alle ore 18.45 ed arrivo a Roma Termini alle ore 7.05 anziché alle ore 8.46 del treno EXP 1924 consente di usufruire di numerose coincidenze con il Nord, tra cui:
Per quanto concerne, in particolare, la stazione di S. Stefano di Camastra, Ferrovie dello Stato S.p.a. ha fatto presente che a decorrere dal 1o febbraio 2003, è stata riattivata la fermata dei treni EXP 1936, con partenza da Palermo alle ore 20.30, fermata a S. Stefano di Camastra alle ore 21.42 ed arrivo a Roma Termini alle ore 8.46 ed EXP 1937, con partenza da Roma alle ore 21.20, fermata a S. Stefano di Camastra alle ore 8.26 ed arrivo a Palermo alle ore 10.10.
Tratta Messina - Patti
È stata completata nell'ottobre 2002 l'attivazione della tratta Villafranca Tirrena-Messina Scalo, di km. 18 circa; l'attivazione delle restanti opere civili, dell'armamento e delle tecnologie è prevista per fasi successive entro il 2005, fatta eccezione per la tratta Rometta Pace del Mela in conseguenza dell'evento franoso che ha interessato la galleria Tracoccia ove l'attivazione è prevista all'inizio del 2007. Nel 2006 è prevista l'attivazione anche con il sistema di telecomando.
Tratta Patti - Castelbuono
È in corso di avvio la progettazione preliminare del raddoppio del tratto centrale della linea Messina - Palermo tra Patti e Castelbuono, peraltro subordinata al reperimento dei finanziamenti.
Tratta Castelbuono - Cefalù - Fiumetorto
È in corso la C.d.S. che è stata condizionata dal ritrovamento di reperti nella zona del Parco Archeologico di Himera; l'attivazione è prevista a giugno del 2008 con programma dei lavori accelerato.
nel corso della quale gli era stata amputata una mano;
Risposta. - Si comunica, sulla base degli elementi forniti dal Prefetto di Torino, che il vero nome del pluripregiudicato indicato come Faud Salih, è quello di Mourad Adil, di nazionalità marocchina (e non algerina), essendo nato a Casablanca nel 1980.
della Repubblica, il 9 gennaio scorso, ha negato il nulla-osta di cui all'articolo 13, comma 3, del Testo unico n. 286 del 1998 sull'immigrazione, come riformulato dall'articolo 12 della legge n. 189 del 2002, in quanto persona offesa nel procedimento penale instauratosi a carico dell'aggressore.
l'immigrazione clandestina, lo spaccio di stupefacenti, l'abusivismo commerciale ed i reati contro il patrimonio in genere.
Risposta. - Si comunica che la Prefettura di Torino ha assicurato che negli
ultimi mesi sono stati intensificati i servizi di vigilanza nell'area tra le vie San Massimo, Mazzini, Fratelli Calandra e Corso Vittorio Emanuele II di quella città.
Risposta. - L'istituto nazionale di Previdenza per i dipendenti dell'Amministrazione Pubblica ha comunicato quanto segue.
Venerando, sono state inserite tra gli interventi indifferibili per un importo di 23.000 euro.
Risposta. - Preliminarmente, si fa presente che l'articolo 9, comma 6, della legge 12 marzo 1999, n. 68, prevede l'obbligo, da parte dei datori di lavoro pubblici e privati soggetti alle disposizioni della citata normativa, di presentazione agli Uffici competenti di un «prospetto» e non di una «certificazione», contenente le informazioni richieste dal citato articolo 9 e secondo le modalità stabilite dal decreto ministeriale del 22 novembre 1999.
modalità, si consuma un nuovo attentato incendiario-:
Risposta. - Si comunica, sulla base degli elementi forniti dal Prefetto di Reggio Calabria, che il Centro Sociale «Angelina Cartella» sito a Gallico Marina, è ubicato in una struttura concessa in uso, in via informale, dal Sindaco pro tempore di Reggio Calabria.
Risposta. - Si comunica che a Badia Polesine, in provincia di Rovigo, il 22 gennaio 2003, militari dell'Arma dei carabinieri, nel corso di una perquisizione in un casolare, hanno rinvenuto e sequestrato circa un chilogrammo di esplosivo al plastico ed arrestato cinque cittadini marocchini sorpresi sul posto, due dei quali in possesso di regolare permesso di soggiorno e tre in corso di regolarizzazione.
sia sotto il profilo delle nuove strategie di prevenzione e di contrasto definite sul piano interno e internazionale, sia sotto il profilo dei buoni risultati investigativi conseguiti dopo l'11 settembre 2001.
Risposta. - Nella notte tra martedì 22 e mercoledì 23 ottobre 2002 si è abbattuto un violento nubifragio sul territorio della provincia di Pistoia e Lucca, provocando gravi allagamenti e fenomeni franosi che hanno interrotto importanti vie di comunicazione e danneggiato diverse abitazioni civili, causando l'isolamento di alcune frazioni, con evidenti ripercussioni sul sistema produttivo.
Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate con l'interrogazione cui si risponde, sono state richieste informazioni all'ENAC - Ente nazionale per l'aviazione civile, il quale fa conoscere di aver provveduto a recepire in via amministrativa tutti gli annessi ICAO, ad eccezione dei sottoindicati, per i quali specifica quanto segue.
elettronico sarebbe stato necessario digitarlo nuovamente oppure attendere la pubblicazione sul sito della Camera dei Deputati, che normalmente avviene un paio di settimane dopo l'invio della risposta -:
Risposta. - Si fa presente che dall'entrata in vigore delle così detta «leggi Bassanini», si è avuta un'intensa attività normativa volta a disciplinare la firma elettronica e la gestione dei flussi documentali con l'ausilio degli strumenti offerti dalle nuove tecnologie; il quadro normativo concernente la materia (decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, decreto legislativo n. 10 del 2002) è da ritenersi quindi pressoché completo.
Inoltre, il Ministro per l'innovazione e le tecnologie sta mettendo a punto una serie di interventi di natura tecnica, organizzativa, formativa e finanziaria per promuovere il massimo utilizzo possibile della posta elettronica per la trasmissione di atti e documenti. Su tale tema è stato individuato un primo intervento su due anni (2003-2004) con finanziamenti erogati direttamente alle amministrazioni, sulla base dei risultati da queste effettivamente raggiunti, per un totale di circa 18.000.000 euro.
trasmessi dal Governo al Parlamento vengano resi disponibili ai parlamentari anche in formato elettronico.
Risposta. - Si comunica che il 25 aprile 2003 è entrata in vigore la legge 24 aprile 2003 n. 88, di conversione, con modificazioni, del decreto legge 24 febbraio 2003, n. 28, recante disposizioni urgenti per contrastare i fenomeni di violenza in occasione di manifestazioni sportive.
in molti Paesi Europei quali Belgio, Inghilterra e Olanda.
Risposta. - L'ondata di maltempo che si è verificata verso la fine del mese di agosto e nei primi giorni di settembre del 2002 nel territorio della provincia di Pesaro ed Urbino ha causato gravi danni alle infrastrutture e disagi alla popolazione.
collocazione della tifoseria pesarese trasferendola dalla tribuna da essa solitamente occupata, per far posto ai tifosi della Sambenedettese;
Risposta. - Rispondendo all'interrogazione in discorso riguardante le misure predisposte per garantire l'ordine pubblico in occasione dell'incontro di calcio «Vis Pesaro-Sambenedettese», valevole per il campionato nazionale di serie C/1 svoltosi a Pesaro il 16 marzo 2003, va premesso che lo stadio «Tonino Benelli», teatro dell'incontro calcistico, presenta caratteristiche poco idonee per la sicurezza.
Risposta. - Si fa presente che nel mese di aprile 2003 il Direttore generale dell'Agenzia delle entrate non ha effettuato riunioni fuori sede se non partecipando a Milano ad un convegno organizzato dalla Direzione regionale della Lombardia, relativo alle sanatorie fiscali, al quale non ha preso parte il Ministro dell'economia e finanze.
Risposta. - L'Istituto Nazionale della previdenza sociale, per quanto riguarda le pensioni in regime di convenzione internazionale e la questione relativa al pagamento degli interessi legali, ha fatto presente quanto segue.
di prendere le distanze da quanto accaduto e porgere le scuse alla città di Trieste, cosa peraltro avvenuta il giorno successivo;
Risposta. - In merito alla esposizione di uno striscione offensivo durante l'incontro di calcio Livorno-Triestina del 3 marzo del 2002, sin dall'arrivo dei supporters triestini (circa 200), molti dei quali in stato di ebbrezza, ha preso corpo una accesa conflittualità tra frange delle due tifoserie, che hanno ingaggiato un serrato confronto.
della gara, prevista dalla vigente normativa, qualora dovessero ripetersi casi analoghi.
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in oggetto e sulla base della documentazione prodotta dalla sede territoriale Roma 1 dell'Inpdap, si fa presente quanto segue.
Risposta. - Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che nella tratta di linea ferroviaria a doppio binario tra Prenestina e Salone è prevista la realizzazione di una nuova coppia di binari in affiancamento. La loro realizzazione ha reso necessario anche modificare l'infrastruttura esistente che, a conclusione dei lavori, si presenterà come un quadruplicamento in cui due binari saranno dedicati ai collegamenti AV/AC.
Risposta. - Si comunica che nel nostro Paese l'accattonaggio, praticato ai semafori
e con molte altre modalità, è venuto sempre più caratterizzandosi per l'impiego sistematico di bambini e ragazzi extracomunitari.
vittime di questa forma di sfruttamento, si informa che da qualche anno sono stati istituiti, presso ogni questura, degli uffici minori con funzioni di monitoraggio e contrasto di tutte le fenomenologie delittuose inerenti ai minori, in raccordo con gli enti e gli organismi territoriali che si occupano delle problematiche dell'infanzia, quali gli enti locali, i tribunali dei minori, i centri per la giustizia minorile, le associazioni di volontariato ecc..
Risposta. - Nella mattina del 26 febbraio 2003, gli aderenti al Movimento antagonista toscano attuavano una manifestazione diretta a contestare l'utilizzo per scopi militari del Canale dei Navicelli, via d'acqua che collega l'Arno al porto di Livorno e che attraversa la base militare di Camp Darby.
mentre sono in corso di identificazione numerosi altri autori di gesti violenti.
Risposta. - La legge n. 30 del 2001 prevede, all'articolo 2, l'istituzione di un Comitato al quale è demandato l'esame delle domande di ricostituzione della posizione assicurativa di dipendenti pubblici licenziati per motivi politici, sindacali o religiosi, presentate da dipendenti o dai loro familiari superstiti aventi diritto.
informative, giusta delibera dello stesso organo adottata nelle sedute del 10 maggio 2002 e del 18 settembre 2002, con le quali sono state fornite opportune notizie sia in ordine all'ambito di applicazione della legge n. 30/2001 ed alla composizione del Comitato, sia, soprattutto, in ordine alla modalità di trasmissione delle domande al Comitato stesso ed alla loro istruttoria.
Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in oggetto, Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che, l'anticipazione della partenza da Palermo dalle ore 20.35 alle ore 18.45 ed arrivo a Roma Termini alle ore 7.05 anziché alle ore 8.46 del treno EXP 1924 consente di usufruire di numerose coincidenze con il Nord, tra cui:
Per quanto concerne, in particolare, la stazione di S. Stefano di Camastra, Ferrovie dello Stato S.p.a. ha fatto presente che a decorrere dal 1o febbraio 2003, è stata riattivata la fermata dei treni EXP 1936, con partenza da Palermo alle ore 20.30, fermata a S. Stefano di Camastra alle ore 21.42 ed arrivo a Roma Termini alle ore 8.46 ed EXP 1937, con partenza da Roma alle ore 21.20, fermata a S. Stefano di Camastra alle ore 8.26 ed arrivo a Palermo alle ore 10.10.
l'EXP 876 parte la domenica da Palermo alle ore 21.00, ferma a S. Stefano di Camastra alle ore 22.10 ed arriva a Roma alle ore 9.51 del lunedì. Invece l'EXP 877 parte da Roma alle ore 18.00 del venerdì, ferma a S. Stefano di Camastra alle ore 5.43 ed arriva a Palermo alle ore 7.10.
Risposta. - Si fa presente che il dipartimento della pubblica sicurezza di questo ministero ha concluso il monitoraggio, avviato nell'estate del 2001 presso tutte le prefetture, dei contratti per la fornitura dei servizi di trasporto valori stipulati fra la società «Securipost» ed istituti di vigilanza operanti nei rispettivi ambiti territoriali.
Risposta. - In merito all'interrogazione in discorso, occorre premettere che il ministero delle infrastrutture e dei trasporti è competente, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 753 del 1980, per il rilascio del nulla osta tecnico ai fini della sicurezza sui progetti e sulla vigilanza per il permanere dei requisiti su cui si fonda il nulla osta per quanto riguarda i sistemi di trasporto ad impianto fisso in servizio pubblico.
1999 recante «norme di attuazione della direttiva 95/16/CE sugli ascensori e di semplificazione dei procedimenti per la concessione del nulla osta per gli ascensori e montacarichi nonché della relativa licenza di esercizio», per il solo CAPO I.
Risposta. - Sin dal 1996 e, sotto certi profili, anche anteriormente, il Presidente del tribunale di Trapani ha evidenziato le gravi carenze strutturali del Palazzo di giustizia, di fatto presenti sin dall'inizio della sua utilizzazione e riconducibili al lungo tempo (circa un ventennio) occorso per la sua costruzione, durante il quale parte delle strutture, rimaste senza adeguata protezione in corso d'opera, sono state esposte all'azione degli agenti atmosferici.
un cofinanziamento pari a 1,8 miliardi di lire, come richiesto dalla circolare ministeriale del 9 febbraio 1999, quale condizione per accedere al finanziamento statale.
normativa in materia di indennità di ausiliaria, che prevede l'omnicomprensività del trattamento spettante nel tempo al pari grado in servizio con tutte le maggiorazioni e le modalità previste, salvo quelle di carattere personale, (articolo 67 della legge 10 aprile 1954, n. 13, articolo 44 della legge 19 maggio 1986, n. 244 e articolo 6, comma 2, della legge 23 dicembre 1990, n. 404) -:
Risposta. - In merito alla problematica posta dagli interroganti, si osserva che sia la legge 334 del 1997, istitutiva dell'indennità di posizione per i generali di corpo d'armata e di divisione, sia il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 gennaio 2001, sia, ancora, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 maggio 2001, escludono qualsiasi effetto dell'emolumento ai fini dell'indennità di ausiliaria. Le stesse modalità si applicano, per espresso dettato legislativo (articolo 2 della legge n. 334 del 1997), anche nei confronti di colonnelli e generali di brigata.
cittadini irakeni (arabi, kurdi o appartenenti ad altre minoranze), ma anche la minoranza kurda presente in altri Paesi, nei quali, in coincidenza della guerra, si accentua la repressione per il comune rifiuto di ipotizzarne un'autonomia (circostanza che trova conferma in recenti notizie, apparse su organi di stampa, relative a esecuzioni sommarie di prigionieri politici kurdi in Iran, all'apertura in Siria di processi a carico dei dirigenti dell'unico partito kurdo semilegale, e alla decisione delle autorità turche di restaurare lo stato d'emergenza nelle province kurde in caso di guerra);
Risposta. - Come è noto, la situazione in Iraq è profondamente mutata rispetto al momento della presentazione dell'atto di
sindacato cui si risponde e molte delle questioni sollevate dall'interrogante sono evidentemente superate dall'evoluzione dei fatti.
il pasto in tempi contenuti e compatibili con le esigenze di servizio quotidiane;
Risposta. - Si comunica che il «buono pasto rappresenta, per il personale della polizia di Stato, così come per il personale dell'amministrazione civile dell'interno, un servizio sostitutivo di mensa da attivare nel caso in cui non sia possibile assicurare il vitto agli aventi titolo attraverso le strutture interne.
Risposta. - Sulla base degli elementi forniti dal prefetto di Lecce che il 13 marzo 2003 il consiglio comunale di Cutrofiano (Lecce) ha esaminato specificamente la situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nel territorio di competenza a seguito un tentato omicidio avvenuto tre giorni prima, che aveva suscitato una forte impressione nella cittadinanza.
Risposta. - Il problema sollevato dall'interrogante è di grande interesse, perché riguarda la materia dell'elettorato attivo nella quale confluiscono i delicatissimi principi della tutela della libertà individuale, della manifestazione di pensiero e della intangibilità e segretezza del diritto di voto, principi cardini delle democrazie moderne.
con la Capitale. L'unico treno, infatti, che collega Nola a Roma è un interregionale in partenza da Avellino alle ore 5,38, con rientro alle 17,13;
Risposta. - Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che l'attuale offerta commerciale realizzata in Campania è coerente con il complesso sistema di mobilità regionale denominato «Metrocampania».
venga reso impossibile da un clima autoritario, giustificato evidentemente dalla guerra «preventiva», che non ha alcuna correlazione con comportamenti del tutto sereni e non violenti di manifestanti che incontrano, tra l'altro, ufficialmente l'Amministrazione.
Risposta. - L'episodio cui fa riferimento il documento parlamentare si inserisce nelle numerose manifestazioni di protesta contro la guerra in Iraq svoltesi nella provincia di Pisa.
la grave carenza d'organico rispetto all'utenza carceraria del Triveneto -:
Risposta. - Si rappresenta che è costante impegno dell'amministrazione penitenziaria garantire il rispetto dei termini previsti dalle norme che regolano i procedimenti disciplinari; a tal proposito si è ritenuto utile richiamare nel tempo l'attenzione delle direzioni su alcune importanti regole che presiedono alla correttezza del procedimento disciplinare mediante due successive lettere circolari, rispettivamente del 15 febbraio 1999 e del 22 aprile 2002.
Risposta. - L'Istituto nazionale della previdenza sociale ha comunicato quanto segue.
l'esigenza di sicurezza massima degli impianti sportivi ove dette manifestazioni avvengono;
Risposta. - Si comunica che nelle prime 20 giornate dell'ultimo campionato italiano di calcio, nonostante una accresciuta azione repressiva svolta dalle forze dell'ordine con un incremento delle denuncie in stato di libertà pari al 118 per cento, rispetto alla passata stagione era aumentato del 91 per cento numero degli incontri con feriti, del 201 per cento il numero delle persone che avevano riportato lesioni, del 629 per cento gli scontri tra forze dell'ordine e tifosi. Particolarmente significativo risultava l'aumento dei feriti tra le forze di polizia (+228 per cento e tra i tifosi (+146 per cento).
alla rivalità tra opposte tifoserie sono diminuiti dal 42 per cento al 38 per cento.
Risposta. - L'Istituto nazionale della previdenza sociale ha comunicato quanto segue.
Umbria), le Sedi Inps hanno attuato forme di collaborazione sinergica, mettendo a disposizione del personale del Comune assetti logistici, risorse strumentali e tecnologiche, il che ha consentito di realizzare una notevole riduzione dei tempi di attesa nella definizione delle pratiche ed una migliore intesa con i patronati e le forze sociali.
Risposta. - Si comunica, sulla base degli elementi forniti dal prefetto di Bari, che l'Associazione antiracket provinciale, già denominata «Associazione comunale contro la criminalità, per la legalità», costituita a Terlizzi (Bari) l'11 luglio 1995, dal 7 maggio 1997 è regolarmente iscritta nell'elenco delle associazioni e delle organizzazioni di assistenza e di solidarietà a soggetti danneggiati dalle estorsioni, istituito presso quell'ufficio territoriale del Governo.
(legge 7 marzo 1996 n. 108; legge 23 febbraio 1999, n. 44).
Risposta. - In merito all'argomento oggetto dell'interrogazione, si osserva, preliminarmente, che il Commissariato generale onoranze caduti in guerra, sin dalla sua istituzione nel 1919, come Commissione nazionale per le onoranze ai militari d'Italia e dei Paesi alleati caduti in guerra, ha sempre provveduto a ricercare, dandone
dignitosa sistemazione, non solo i resti dei caduti italiani, ma anche quelli dei caduti appartenenti alle forze armate avversarie, sia in forza del diritto internazionale, che, soprattutto, per rispetto verso chiunque sia caduto per servire la Patria.
la morte di un esponente dei centri sociali milanesi, avvenuta in circostanze ancora da chiarire, ha scatenato un'ondata di violenze ai danni di militanti di destra e di luoghi frequentati da questi ultimi in quasi tutta Italia;
da diverso tempo tramite i canali di informazione della cosiddetta «area antagonista» e dei centri sociali, primi fra tutti «Radio Onda Rossa» (87,85 Fm) ed il sito Internet www.italy.indymedia.org vengono lanciati messaggi che soprattutto dai più giovani possono essere interpretati come un incitamento all'utilizzo di metodi di lotta violenti per affermare le proprie idee (allego numerose pagine stampate dal sito citato all'interno delle quali sono presenti anche riferimenti espliciti alle «Brigate Rosse»);
la violenza politica torna tristemente a riemergere ed è necessario impedire a tutti i costi che vengano ad innescarsi di nuovo le logiche che hanno portato già nel passato migliaia di giovani italiani ad affrontarsi in una luttuosa quanto sterile «guerra civile»;
in data 17 marzo 2003, a Roma, un corteo composto da esponenti della cosiddetta «area antagonista», dei centri sociali e di alcuni Partiti di sinistra, partendo da Via dei Volsci si è diretto verso il Viminale (allego rassegna stampa);
ad un certo punto, un gruppo di persone si è staccato dal corteo principale e si è diretto verso Via Carlo Botta con il chiaro intento di assaltare il pub denominato Cutty Sark, luogo di ritrovo abituale anche di giovani di destra;
trovando chiuso il pub e individuando alcuni militanti di Casamontag (unico centro sociale di destra in Italia) nella pizzeria che si trova al civico 7 di Via Carlo Botta, il gruppo in questione è entrato nel locale devastandolo nel tentativo di aggredire i giovani presenti al suo interno;
il gruppo di assalitori ha agito in maniera pressoché indisturbata, con il volto coperto da caschi e passamontagna, rovesciando cassonetti in mezzo alla strada, brandendo armi improprie e lanciando bombe carta -:
se il corteo da quale si è staccato il gruppo degli assalitori era autorizzato;
se gli organizzatori del corteo stesso sono stati individuati e/o identificati dalle forze dell'ordine;
come sia stato possibile che un gruppo di manifestanti, con il volto coperto da caschi e passamontagna, possa essersi staccato per agire violentemente ai danni di persone e cose;
se al momento dell'assalto alla pizzeria fossero presenti le forze dell'ordine e, in caso affermativo, cosa abbiano fatto;
se le forze dell'ordine abbiano fermato uno o più partecipanti all'assalto;
quali misure si intendano prendere per prevenire ed impedire il ripetersi di tali episodi;
se non intenda svolgere un monitoraggio sui mezzi di informazione che istigano o esaltano l'uso della violenza nei confronti degli avversari politici.
(4-05907)
Il corteo si è formato verso le ore 18, allorché un gruppo di circa 500 persone si è diretto verso piazzale Tiburtino e, successivamente, verso la zona della Stazione Termini, sempre procedendo in modo all'apparenza improvvisato e senza dare mai la sensazione di una meta definita.
Ad un certo punto del percorso, il corteo ha anche tentato di raggiungere il ministero dell'interno, senza riuscirci per lo schieramento, subito predisposto, di contingenti delle forze di polizia.
Fermati in prossimità del ministero, tuttavia, i manifestanti hanno effettuato blocchi stradali in via del Viminale, utilizzando cassonetti della nettezza urbana.
Dopo alcuni minuti il corteo ha ripreso il cammino, fermandosi, tra l'altro, in piazza Indipendenza dove alcuni manifestanti si sono avvicendati ad un microfono per contestare, attraverso un altoparlante installato su un furgone, la vicina redazione del quotidiano «La Repubblica», accusata di aver fornito una versione non veritiera dei fatti avvenuti la notte precedente a Milano.
Dopo aver attraversato i quartieri Castro Pretorio ed Esquilino, il corteo è giunto in via Merulana, dove qualche decina di estremisti, tutti travisati con caschi da motociclista, si è improvvisamente staccata dal gruppo ed ha raggiunto, correndo, via Carlo Botta, facendo irruzione in una pizzeria gestita da cittadini egiziani; l'assalto ha causato gravi danni al locale e lievi lesioni ai proprietari presenti, mentre non risulta che all'interno della pizzeria si trovassero aderenti al centro sociale Casamontag, peraltro ubicato in un'area extraurbana lontana da quella dove si sono svolti i fatti.
Nel medesimo contesto, personale della questura è intervenuto per disperdere gli assalitori; nel frangente alcuni agenti, vistisi accerchiati, sono stati costretti ad esplodere in aria alcuni colpi con l'arma di ordinanza.
Verosimilmente, l'azione è stata frutto di un errore, in quanto il vero obiettivo degli assalitori era, con ogni probabilità, il pub «Curry Sark», adiacente alla pizzeria e in quel momento chiuso, che appartiene ad un noto estremista di destra.
Successivamente, i manifestanti si sono allontanati in direzione del quartiere San Lorenzo, tornando presso la sede di partenza di via dei Volsci.
Non si sono verificati ulteriori incidenti, né risultano persone ferite tra i manifestanti o tra le forze dell'ordine che hanno seguito il corteo.
La questura di Roma ha riconosciuto circa 150 manifestanti, che sono stati deferiti all'Autorità giudiziaria per i reati posti in essere, con particolare riferimento alla devastazione dell'esercizio commerciale.
Anche a seguito di tali episodi e di altri analoghi verificatisi in varie parti del Paese, sono state ulteriormente sensibilizzate le questure affinché, specie nella fase di tensione seguita all'avvio del conflitto in Iraq, sia particolarmente curata l'attività investigativa ed informativa, nonché di prevenzione di tutte le attività e le iniziative di gruppi e movimenti di ogni estrazione politica che potrebbero dare luogo ad azioni violente.
In particolare, è stato raccomandato di improntare gli interventi delle Forze di Polizia a fermezza nei confronti di eventuali illegalità e, al tempo stesso, al massimo equilibrio, limitando l'uso della forza ai soli casi di effettiva necessità, anche per evitare di innescare più gravi tensioni e di coinvolgere manifestanti pacifici o cittadini estranei ai fatti.
Si conferma, comunque, che il Governo, proprio per garantire il diritto di tutti di manifestare pacificamente le proprie opinioni, mantiene una linea di ferma determinazione
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
nella regione Toscana si sono verificati una serie di attentati;
nella notte tra il 20 ed il 21 gennaio 2003 l'impianto dell'ovovia dell'Abetone è stato distrutto da un incendio;
dalle risultanze delle prime indagini sembra trattarsi di un attentato la cui matrice va ricercata negli ambienti dell'anarchia ed in quello dell'ecoterrorismo;
nella notte tra il 21 ed il 22 gennaio 2003 un ripetitore per la telefonia mobile è stato incendiato in località Marina di Pietrasanta (Lucca);
nel corso della stessa notte, nella località di Castiglioncello (Livorno), si è verificato un altro attentato contro un ripetitore per la telefonia mobile;
anche questi episodi sembra vadano ascritti alla stessa matrice terroristica -:
se il Ministro interrogato non intenda assumere urgenti misure a tutela dell'ordine pubblico, anche al fine di evitare il ripetersi di tali gravi episodi e se non intenda adottare ulteriori iniziative specifiche di propria competenza.
(4-05147)
L'episodio più grave è costituito dall'incendio che la notte del 21 gennaio 2003 ha devastato una «ovovia» nel comune di Abetone; gli accertamenti eseguiti ne fanno ritenere praticamente certa la natura dolosa.
Tra l'altro, nelle vicinanze della stazione colpita è stata rinvenuta una rivendicazione scritta, tracciata con vernice verde, del seguente tenore: «Fuoco ai distruttori - Marco libero».
Verosimilmente, la scritta era riferita al noto anarchico svizzero Marco Camenisch, estradato nell'aprile 2002 nel suo paese d'origine, dove sta scontando una condanna a 12 anni di carcere per una serie di gravi reati, tra i quali il concorso aggravato in una serie di attentati di natura analoga a quelli in questione, nonché tentato omicidio, ricettazione e furto.
Inoltre, la mattina del 23 gennaio 2003 è stata recapitata all'Ansa di Firenze una lettera scritta a mano, il cui autore, anonimo, nel rivendicare l'attentato, inneggiava agli attacchi contro «chi trasforma la montagna in denaro distruggendola impunemente» e solidarizzava, appunto, con Marco Camenisch, nei confronti del quale è in atto da mesi una vasta campagna internazionale di solidarietà negli ambienti anarchici.
Il 31 gennaio 2003 una lettera dello stesso contenuto, pure scritta a mano, è stata recapitata al quotidiano «La Nazione».
Il 20 gennaio 2003, nel comune di Carrara, in località S. Lucia, è stato fatto esplodere un ordigno collocato sotto un ripetitore per servizi internet, di proprietà di una società di telefonia; il gesto è stato rivendicato con una lettera analoga a quella di cui si è appena detto e che pure esprimeva solidarietà con il citato anarchico svizzero.
Il 21 gennaio 2003, a Marina di Pietrasanta (Lucca) si è verificato l'altro episodio cui fa cenno l'interrogazione cui si risponde, che ha coinvolto un ripetitore di telefonia mobile Wind; anche in questo caso, presso la stazione ferroviaria di Pietrasanta sono state rinvenute scritte murarie inneggianti a noti esponenti anarchici, tra i quali, ancora, Marco Camenisch, il cui compleanno cadeva proprio nel giorno dell'attentato. Quest'ultimo attentato è stato rivendicato anche attraverso uno scritto inviato alla redazione di Viareggio de «Il Tirreno».
Infine, nella notte tra il 21 ed il 22 gennaio 2003, in provincia di Livorno, sono
Su tutti gli episodi riferiti sono in corso indagini coordinate dalle Autorità giudiziarie competenti, ovviamente indirizzate in primo luogo verso le frange dell'area anarchica ed antagonista presenti nella regione.
Un esame specifico è stato svolto anche in sede di riunioni tecniche di coordinamento delle forze di polizia delle province interessate ovvero, nel caso della prefettura di Livorno, dello stesso comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, convocato il 23 gennaio 2003.
Pur prendendo atto della assoluta imprevedibilità di atti del genere e del numero elevatissimo ed indeterminabile dei possibili obiettivi in ogni località della regione, sono stati sensibilizzati i responsabili delle forze dell'ordine, specie nelle province colpite dallo stillicidio di attentati che si sono elencati, affinché siano allertati tutti i dispositivi di vigilanza dei possibili obiettivi e siano, nel contempo, intensificate le attività investigative ed informative necessarie ad individuare gli autori di simili gesti, con particolare riguardo all'area antagonista.
L'intensificazione dei servizi di vigilanza e controllo è stata attuata anche attraverso l'invio di pattuglie aggiuntive del Reparto prevenzione crimine e di unità cinofile.
Per quanto concerne l'incendio della «ovovia» dell'Abetone, la spesa prevista per la ristrutturazione dell'impianto (acquisto nuove cabine, posa nuovi cavi e ripristino del solaio di copertura rimasto danneggiato) e per la sua messa in sicurezza, secondo un calcolo eseguito dallo stesso comune, ammonta a quasi 5 milioni di euro.
Già in un incontro svoltosi il giorno dopo l'attentato nella sala consiliare del comune interessato, con la presenza del Ministro dell'ambiente, del Sottosegretario alla difesa senatore Francesco Bosi, di parlamentari locali, del Vice presidente della giunta regionale, nonché dei sindaci dei comuni vicini e di altri rappresentanti di istituzioni locali, erano state gettate le basi per un'azione sinergica volta a rilanciare, anche attraverso interventi di carattere straordinario, le attività turistiche dell'Abetone, che costituiscono il fattore trainante dell'economia montana dell'area.
A questo riguardo, il ministero dell'ambiente ha gia concesso al comune di Abetone un contributo di 200 mila euro per il ripristino ambientale, ossia per lo smaltimento dei rifiuti e del materiale tossico accumulati in conseguenza dell'incendio, mentre il ministero delle attività produttive sta verificando la possibilità di ulteriori finanziamenti per attrezzature tecnologiche.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
fin dalla metà degli anni novanta, a Modena, sarebbe stata particolarmente intensa l'attività di estremisti islamici, che si riunivano in un capannone affittato alla Polisportiva Saliceta San Giuliano;
secondo quanto si apprende da notizie di stampa, da un rapporto della Digos trasmesso al procuratore Stefano Dambruoso, che indaga sul terrorismo islamico, risulterebbe che tali riunioni finalizzate al «reclutamento» di volontari per il terrorismo, sarebbero proseguite anche negli anni successivi e precisamente fino all'agosto del 2001;
in tale attività sarebbe stato particolarmente significativo il ruolo di un egiziano - successivamente fuggito in Afghanistan al seguito di Al Qaida - tale Es Sayed Abdelcader Mahmoud che, insieme ad altri, avrebbe svolto un ruolo di reclutamento fra gli immigrati musulmani nel territorio modenese, proprio per conto di Al Qaida -:
per quali ragioni tale pericolosa attività si sia potuta svolgere per diversi anni, praticamente alla luce del sole e, ad avviso dell'interrogante nella piena consapevolezza
se, allo stato attuale, l'attività degli estremisti islamici ed il reclutamento di aspiranti terroristi sia stato effettivamente stroncato nell'area modenese, visto che l'ultimo raduno si è svolto nell'agosto 2001.
(4-05394)
A seguito del noto attentato terroristico dell'11 settembre 2001 negli USA, i responsabili della Polisportiva hanno rifiutato di continuare a concedere in affitto la propria struttura alla comunità islamica.
La vigilanza da parte della questura di Modena sui raduni in questione è stata intensificata dal 1995 allorché, in coordinamento con la Digos milanese, fu condotta a termine presso il menzionato Istituto Culturale Islamico di Milano l'operazione denominata «Sfinge», che portò all'arresto di tredici estremisti di cittadinanza egiziana ed alla denuncia di numerosi altri elementi dell'area integralista.
Nel corso del raduno svoltosi dal 10 al 15 agosto 2000 è stata rilevata, la presenza del cittadino yemenita Abdulsalam Ali Ali Abdulrahaman, ritenuto legato ad organizzazioni integraliste islamiche.
Nella circostanza, lo stesso era stato accompagnato dal noto Es Sayed Abdelkader Mahmoud che lo aveva precedentemente prelevato presso l'aeroporto di Bologna.
In occasione dell'ultimo raduno estivo, nel 2001, venne effettuato in collaborazione con il Gabinetto di polizia scientifica di Bologna un servizio di video-sorveglianza, con telecamere installate all'interno del tendone utilizzato per le conferenze, allo scopo di verificare la presenza di elementi ritenuti responsabili di fiancheggiamento delle organizzazioni terroristiche.
Non risultano confermate, dalle indagini esperite, eventuali attività di reclutamento svolte nel modenese per conto dell'organizzazione Al Quaeda.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
risulta all'interrogante che recentemente sono state rivolte ingiurie e minacce, attraverso sia lettere anonime che posta elettronica, al Vescovo di Vallo della Lucania, Mons. Giuseppe Rocco Favale;
questo grave atto, che ha anche un increscioso precedente risalente al novembre 2002, non solo va ad intaccare la sicurezza personale di un libero cittadino, ancorchè pastore della Chiesa Cattolica, ma soprattutto vuole conseguire lo scopo esecrabile di inficiarne l'essenziale attività di supporto cristiano alla comunità dei fedeli e a tutti i cittadini -:
quale sia il grado di pericolosità di tali minacce per il Vescovo e se sia possibile ricorrere a qualche forma di tutela speciale per una figura così importante per la vita spirituale e sociale di tutto il Cilento.
(4-05743)
Il 3 febbraio 2003, la citata Autorità ecclesiastica ha presentato un'ulteriore denuncia per un fax pervenutogli il precedente 20 gennaio 2003, relativo ad un articolo di stampa, pubblicato da un settimanale e concernente alcuni contrasti tra privati cittadini ed i rappresentanti della Chiesa, tra i quali lo stesso Vescovo.
L'attività investigativa, coordinata dall'Autorità giudiziaria, ha portato all'individuazione dell'autore di tali missive, il quale avrebbe agito per contrasti personali con il prelato.
Si rappresenta, infine, che dal 9 novembre 2002, a seguito della prima denuncia, è
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
in data 20 febbraio 2003, il giudice dell'Audiencia nacional Juan del Olmo ha ordinato la chiusura del quotidiano basco Euskaldunon Egunkaria e l'arresto di dieci persone, membri del direttivo e del comitato di redazione, con l'accusa di collaborazione con banda armata;
nato nel 1990, Egunkaria ha affrontato enormi difficoltà nello sviluppare un lavoro giornalistico che della pluralità delle opinioni facesse la sua bandiera; un lavoro reso ancor più difficile dalla mancanza di una agenzia di stampa in lingua euskera, e dalla conseguente necessità di tradurre tutte le notizie che non venivano redatte dai giornalisti del quotidiano;
la creazione di Egunkaria fu resa possibile, come comunemente avviene in questa regione d'Europa, grazie al contributo di migliaia di persone che rivendicavano il diritto di comunicare in quella che viene definita come la più antica lingua d'Europa, ricevendo aiuti anche dal governo regionale, a testimonianza del rispetto e della considerazione di cui la testata giornalistica gode presso la società civile e le autorità locali; lo stesso Partito nazionalista basco ha definito l'iniziativa del giudice Juan del Olmo «un attacco alla libertà di stampa e alla società basca»;
il Parlamento europeo, in una risoluzione approvata il 17 maggio 2001 a Strasburgo, ammonisce tutti gli Stati a rispettare e difendere il diritto di ciascuno alla libertà di opinione ed espressione; in particolare, ricordando la Carta dei diritti fondamentali firmata e proclamata dai Presidenti del Consiglio, della Commissione e del Parlamento europeo a Nizza il 7 dicembre 2000, nonché la risoluzione del 16 marzo 2000 sui diritti umani internazionali e sulla politica dell'Unione europea in materia di diritti umani (1999), viste le risoluzioni adottate dalla Commissione delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo nella sua 57 seduta sul diritto alla libertà di opinione e di espressione, sull'indipendenza e l'imparzialità del potere giudiziario, nonché sulla detenzione arbitraria e sulle esecuzioni arbitrarie, il Parlamento Europeo richiama tutti gli Stati membri dell'Unione a garantire la libertà di informazione ed espressione e a rispettare le specificità storiche, culturali o geografiche;
sempre nella stessa risoluzione, il Parlamento Europeo chiede ai governi degli Stati interessati di vegliare a che i giornalisti detenuti possano beneficiare di un processo equo sulla base di indagini approfondite ed imparziali, conformemente alle norme internazionali, e insiste di conseguenza affinché tali processi siano pubblici e sia autorizzata la presenza di osservatori internazionali, sia all'inizio del processo che nel corso dell'intero svolgimento della procedura -:
se non ritenga opportuno intervenire presso le adeguate sedi diplomatiche per rappresentare al Governo spagnolo l'esigenza di dare piena attuazione alla risoluzione del Parlamento Europeo del 17 maggio 2001 che tutela la libertà di opinione e di espressione.
(4-05532)
Le indagini preliminari hanno sancito la sospensione del giornale per un periodo temporaneo di sei mesi. Il caso ha suscitato non poche critiche ed è stato necessario un intervento del Governo e dei due maggiori
Per quanto riguarda l'inquadramento del caso in oggetto nel sistema di garanzie sancite dalla Costituzione spagnola contenute nel suo Titolo secondo, in materia di diritti fondamentali e libertà pubbliche, tra cui la libertà di informazione e di espressione (articoli 17 e 24) va rilevato che l'articolo 20, par. 5, prevede peraltro espressamente il potere dell'autorità giudiziaria di procedere al sequestro di quotidiani e altri mezzi d'informazione, in caso di attività sovversive contrarie al dettato costituzionale.
Infine, appare legittimo dubitare che la risoluzione citata dall'interrogante possa applicarsi al caso in questione. Le risoluzioni del Parlamento europeo - solenni ed importanti nell'affermazione di principi e di criteri guida - hanno carattere esortativo e dichiarativo e sono perciò inidonee a produrre effetti giuridici vincolanti nei confronti degli Stati membri, anche in considerazione del riparto delle competenze tra questi ultimi e gli organi comunitari. Pertanto non si ritiene che sussistano i presupposti per un intervento diplomatico nei confronti del governo spagnolo.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
la Direzione generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa ha pubblicato in data 20 maggio 2002 un avviso di gara - codice gara 087399 - avente per oggetto l'appalto integrato per la progettazione e l'esecuzione dei lavori di riabilitazione della pista di volo e degli impianti per il volo notturno presso l'aeroporto della base militare di Pisignano (Cervia-San Giorgio), in provincia di Cesena; i lavori prevedono l'installazione di un sistema di atterraggio strumentale di precisione e l'adeguamento delle infrastrutture al fine di dare piena operatività agli aerei da combattimento F16 che all'inizio dell'estate 2003 dovrebbero sostituire gli aerei F104 attualmente presenti presso la base in oggetto;
presso la base di Pisignano, al comando del colonnello Roberto Azzolin, ha sede il 5 stormo, che già in passato - come in occasione del conflitto nei Balcani - ha svolto missioni belliche; tutto lascia supporre, dunque, che i lavori di ristrutturazione in atto presso la base siano finalizzati ad intensificare l'utilizzo della base stessa per operazioni di guerra;
la base di Pisignano è collocata in prossimità del centro abitato e a poche centinaia di metri da una scuola elementare; negli anni scorsi, i cittadini avevano in numerose occasioni manifestato ii proprio malcontento per tale situazione, denunciando i gravi rischi ambientali causati dall'inquinamento acustico, elettromagnetico, atmosferico, idrico e radioattivo connesso alle attività della base; tali rischi si accrescerebbero in misura esponenziale in conseguenza dei lavori di ristrutturazione finalizzati al potenziamento della base -:
quale sia l'esatta natura dei lavori realizzati e in corso di realizzazione presso la base militare di Pisignano;
se risponda al vero che gli ordigni nucleari precedentemente stoccati presso la base di Miramare di Rimini - oggi chiusa - siano stati trasferiti presso la base di Pisignano;
se è prevista l'installazione di nuovi e più potenti apparati radar e quale sia la loro incidenza in termini di inquinamento elettromagnetico e di rischi per la salute della popolazione civile;
se non ritenga opportuno predisporre la riconversione della base per usi di protezione civile, in particolare per operazioni di soccorso per incidenti marittimi, e di monitoraggio ambientale, con particolare riguardo alla protezione dei parchi e alle attività di prevenzione degli incendi.
(4-05904)
riqualificare la pista di volo;
adeguare l'impianto per i voli notturni ai previsti standard operativi;
installare un sistema di atterraggio strumentale di precisione (ILS), al fine di renderla idonea all'impiego operativo dei velivoli F16 di prossima assegnazione al 5o Stormo dell'Aeronautica militare.
Ciò detto, per quanto concerne l'ipotizzata presenza di armamento nucleare, si precisa che l'Alleanza atlantica, nel mantenere un atteggiamento assolutamente trasparente sulla propria strategia nucleare e sulla natura del proprio dispositivo in Europa, non può però agire a discapito della sicurezza di questo dispositivo e della riservatezza che è indispensabile mantenere in materia.
Una riservatezza che non può essere violata unilateralmente da un singolo paese dell'Alleanza, perché la deterrenza nucleare è un bene ed un onere collettivo che lega collegialmente tutti i paesi alleati.
La tipologia e la qualità delle informazioni rilasciabili sugli armamenti nucleari è quindi una decisione politica collettiva ed unanime degli alleati cui nessun paese può sottrarsi, pena la violazione del patto di alleanza liberamente sottoscritto.
In ultimo, sull'opportunità di riconvertire l'infrastruttura in argomento, si esclude tale possibilità in quanto la stessa risulta necessaria all'assolvimento dei compiti istituzionali della nostra Aeronautica.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
secondo quanto riportato dagli organi di stampa, nella giornata di lunedì 28 aprile 2003 la Polizia Nazionale spagnola ha arrestato nelle province basche di Bizkaia, Gipuzkoa, Araba e in Navarra nove persone legate a Udalbiltza (Assemblea degli eletti nelle Istituzioni del Paese Basco);
tra esse figura Lander Etxebarria, portavoce presso il municipio di Bilbao della formazione della Sinistra indipendentista «Sozialista Abertzaleak», il quale sarebbe stato arrestato presso il suo domicilio di Bilbao da agenti incappucciati che si sono impossessati anche di diversi documenti e successivamente condotto dalla sua abitazione alla sede di Udalbiltza di Bilbao;
la sede di Udalbiltza di Bilbao e quella di Vitoria sono state messe sotto sequestro e sigillate dopo una minuziosa perquisizione;
sempre a Bilbao sono state arrestate Miriam Campos e Leire Iroyaga, rispettivamente responsabili delle relazioni internazionali e della tesoreria di Udalbiltza;
gli agenti hanno inoltre perquisito il municipio di Astigarraga, alla presenza della sindaca Elixabette Laburu;
sono stati inoltre arrestati Karmele Urbitzondo, impiegata di Udalbiltza e capolista della piattaforma elettorale della Sinistra indipendentista per le prossime elezioni nella località di Urnieta (Gipuzkoa) e Eider Kasanova, capolista a Barakaldo (Bizkaia) e membro di Udalbiltza;
in Navarra sono Stati poi arrestati Oscar Go Atni, consigliere comunale nella località di Vera de Bidasoa, e José Manuel Jurado; arrestata anche Larraiz Sanzberro Arakama, consigliera di Euskal Herritarrok al municipio di Oiartzun (Gipuzkoa) ed impiegata amministrativa in Udalbiltza;
a Vitoria è stato invece arrestato presso la sua abitazione José Enrique Bertotra, portavoce di Sozialista Abertzaleak, poi condotto alla sede di Udalbiltza del capoluogo di Araba, di cui, dopo aver
fonti delle Forze di Sicurezza dello Stato hanno comunicato all'agenzia di stampa EFE che l'operazione è ancora in corso e sarebbe stata coordinata dal giudice del Tribunale Speciale spagnolo Baltasar Garzòn;
Udalbiltza rappresenta l'Assemblea degli eletti nelle Istituzioni del Paese Basco, ed è dunque un'organizzazione istituzionale democraticamente costituita che rappresenta la volontà e gli interessi di decine di migliaia di cittadini baschi;
l'arresto di suoi rappresentanti appare dunque atto di eccezionale gravità e si configura come aperta violazione dei diritti civili e dell'autodeterminazione del popolo basco -:
se non ritenga doveroso intervenire presso le opportune sedi diplomatiche per assumere informazioni sulle motivazioni di un provvedimento giudiziario che minaccia di ledere diritti fondamentali dei cittadini e di discriminare fortemente le possibilità dl rappresentanza democratica di una comunità etnica importante come quella basca.
(4-06183)
Le motivazioni all'origine dell'arresto dei responsabili di Udalbitza, citate dall'interrogante, sono di carattere giudiziario e risponderebbero, secondo le dichiarazioni del giudice Baltazar Garzon riportate nella stampa spagnola, all'accusa di presunta integrazione nella organizzazione terrorista Eta. In particolare, il giudice ha sostenuto che i detenuti avrebbero preso parte a piani volti a dare continuità e a ristrutturare la «izquierda abertzale» (la sinistra patriottica), con l'obiettivo di «servire da progetto tattico di Eta attraverso l'accumulazione di forze, la presenza istituzionale del fronte politico di Eta e la ristrutturazione di tale ambito a seguito della messa al bando de partito radicale basco, Batasuna».
Appare opportuno ricordare che il Regno di Spagna si regge sulla Costituzione promulgata nel 1978, che garantisce i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini, la divisione dei poteri e la possibilità di rappresentanza politica attraverso la partecipazione democratica.
Sulla base di quanto precede, non si ritiene che sussistano i presupposti per specifiche iniziative diplomatiche del Governo italiano nei confronti di quello spagnolo.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
gli invalidi civili vivono in questi giorni un malcontento diffuso dovuto alla gravissima situazione di disagio in cui essi si trovano;
in particolare, la legge di riforma del collocamento obbligatorio al lavoro, a distanza di oltre tre anni dalla sua emanazione, non ha ancora trovato piena applicazione sia per l'inerzia della pubblica amministrazione, che a tutt'oggi non ha ancora provveduto agli adempimenti previsti, sia per la perenne opposizione dei datori di lavoro, verso i quali la pubblica amministrazione non adotta i rimedi previsti;
infine, sono fortissime le lamentele pervenute e che pervengono tuttora da parte degli invalidi civili esclusi dalla maggiorazione delle loro pensioni fino alla concorrenza di 516,48 euro (un milione di lire);
una vicenda che riguarda da vicino gli invalidi civili è la norma per la quale si è a carico del coniuge, ai fini delle detrazioni fiscali, solo se si percepisce un reddito inferiore a 5.500.000 di vecchie lire;
ai fini delle detrazioni fiscali, gli invalidi civili, anche quelli al 100 per cento, non hanno alcun diritto ad un trattamento agevolato, quale quello, per esempio, della non inclusione nel reddito totale del nucleo familiare della pensione di inabilità;
un'altra vicenda è quella legata alla possibilità di usufruire, in base alla legge n. 104/1992, di 18 ore di permesso retribuito al mese per assistenza al disabile ed al proprio nucleo familiare, permesso che deve essere richiesto almeno trenta giorni prima di poterne usufruire -:
se non ritenga opportuno intervenire in sede legislativa al fine di ovviare alla situazione descritta in premessa e dare così risposta alle legittime aspettative di tanti cittadini mutilati ed invalidi civi1i.
(4-04614)
In proposito, la direzione generale per le tematiche familiari e sociali e la tutela dei diritti dei minori di questo ministero, sta procedendo all'esame dei profili di specifica competenza ai fini dell'attuazione degli adempimenti di legge.
Relativamente alla possibilità di usufruire dei permessi per l'assistenza delle persone con disabilità, in base alla legge n. 104/92, si rappresenta che le modalità applicative sono oggetto di apposite circolari emanate dalle singole amministrazioni.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Grazia Sestini.
tutte le organizzazioni di tutela dei diritti umani e dei profughi, dall'Unhcr e dalla Croce rossa internazionale a Human Rights Watch e Save the Children, prevedono una «catastrofe umanitaria» in caso di guerra in Iraq, con una previsione di sfollati e profughi pari a diverse centinaia di migliaia di persone solo in Iraq, ed effetti a catena nell'intera area;
non solo è prevedibile che parte di tale esodo si orienti verso l'Europa e segnatamente l'Italia, ma l'incremento degli arrivi di profughi specialmente curdo-iracheni, a bordo di TIR e/o di traghetti, segnala che l'esodo è già in corso in previsione della guerra, arginato solo, per ora, dalle cattive condizioni del mare d'inverno;
è altresì prevedibile che la spinta a fuggire non riguardi soltanto i cittadini irakeni (arabi, curdi o appartenenti ad altre minoranze), ma anche la minoranza curda in altri paesi, nei quali in coincidenza della guerra si accentua la repressione per il comune rifiuto di ipotizzarne un'autonomia: lo attestano le recenti notizie Ansa su esecuzioni sommarie di prigionieri politici curdi in varie prigioni iraniane, sull'apertura in Siria di processi a carico dei dirigenti dell'unico partito curdo semilegale e sulla decisione delle autorità turche di restaurare lo stato d'emergenza nelle province curde in caso di guerra;
negli stessi Paesi, incluso ovviamente l'Iraq, a fronte della mobilitazione generale delle rispettive forze armate, non solo non è prevista alcuna forma di obiezione di coscienza, ma la renitenza alla leva
nel decennio trascorso, in occasione della guerra in Bosnia e poi nel Kosovo, l'Italia offrì ai profughi da quei paesi, e dall'ex Jugoslavia in genere con la legge 390 del 1992, la possibilità di ottenere una protezione umanitaria temporanea, con l'esplicita inclusione degli obiettori e dei renitenti alla leva;
nel caso dei curdi e degli iracheni la situazione è aggravata dalla gestione diretta degli esodi da parte di una cinica imprenditorialità mafiosa, della quale recentemente la stessa Procura di Trieste che ne ha arrestato alcuni esponenti rilevava la sostanziale invulnerabilità, e rispetto alla quale l'unica soluzione appare non certo la militarizzazione delle frontiere di partenza e di arrivo (atta solo a moltiplicare il prezzo dell'esodo in denaro e in vite umane), ma l'offerta di canali alternativi di espatrio legale, accessibili per le persone in fuga e per i loro familiari -:
se non si ritenga necessario e urgente:
a) adottare le opportune iniziative normative, sia legislative che amministrative, previste e consentite dalla legislazione vigente, affinché da ora e per tutta la durata del possibile conflitto e del dopoguerra in Iraq sia attribuito a tutti i cittadini iracheni ed ai cittadini di altri paesi di etnia curda, nonché a coloro che venendo dai paesi variamente coinvolti nel teatro di guerra si dichiarino obiettori o renitenti alla leva, un permesso di soggiorno temporaneo e rinnovabile per motivi di protezione umanitaria, abilitante al lavoro e al ricongiungimento familiare, senza pregiudizio per l'eventuale richiesta di asilo politico in Italia o in altri Paesi;
b) dare disposizioni alle autorità consolari italiane in Iran, Giordania, Siria e Turchia, affinché in via eccezionale, come già avviene da parte delle Ambasciate degli Usa e di altri Paesi, si prendano in esame in loco con procedura d'urgenza eventuali richieste di protezione umanitaria e/o di asilo politico, nonché di ricongiungimento familiare con persone che abbiano richiesto o ottenuto in Italia l'asilo politico, attribuendo agli interessati, se del caso, un visto temporaneo per l'ingresso in Italia;
c) programmare per tempo non solo centri di raccolta in caso di emergenza, ma un'accoglienza civile per i profughi dalle aree coinvolte dalla guerra, coinvolgendo gli enti locali e l'associazionismo attraverso una possibile estensione, anche con il ricorso a fondi comunitari, dell'esperienza positiva del Piano nazionale asilo (PNA), ferma restando la necessaria condivisione europea e quindi la necessità di distribuire l'accoglienza nei vari paesi in base a criteri di unità familiare e coesione comunitaria, anche in deroga alle norme generalmente valide sulla scelta del paese d'asilo.
(4-05637)
In linea con quanto sostenuto durante la discussione in merito a mozioni relative agli aspetti umanitari della crisi in Iraq svoltasi dal 31 marzo al 3 aprile 2003 presso la Camera dei deputati, si ricorda che il Governo si era posta la questione di un possibile esodo di profughi iracheni già in epoca antecedente l'inizio delle operazioni militari in Iraq, nella prospettiva di valutarne ogni aspetto.
Sul fronte della possibile emergenza, era stata compiuta un'analisi mirata, volta a fornire una risposta efficace in termini quantitativi e qualitativi, predisponendo piani di assistenza per le popolazioni irachene colpite dal conflitto e dalle sue conseguenze.
La prospettiva di un esodo di massa e di una sua destinazione verso l'Italia o altri
Durante le operazioni belliche, il Governo, al fine di fronteggiare il possibile esodo, si è avvalso della collaborazione dell'Alto commissario delle Nazioni unite per i profughi e i rifugiati, che svolge una costante attività di monitoraggio delle frontiere e che non ha mai segnalato rilevanti flussi di rifugiati nei paesi confinanti con l'Iraq, anche per lo stretto controllo che, fino a quando è stato in vita, il regime di Saddam Hussein ha esercitato su quanti erano diretti verso il confine.
Il Governo ha predisposto iniziative in sede internazionale e comunitaria per il perseguimento dell'obiettivo, ritenuto prioritario, di prestare aiuto alle popolazioni nello stesso territorio iracheno, o in territori limitrofi, anche in conformità delle posizioni comunitarie assunte nella riunione informale del Consiglio di giustizia e affari interni nei giorni 28 e 29 marzo 2003 a Veira, in Grecia.
L'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati si è dichiarato pronto, con campi già installati in Giordania, Iran, Turchia e Siria, e con altri da installare nelle zone più sicure dell'Iraq; dispone di aiuti per trecentomila persone e ha già ricevuto contributi da parte dei paesi donatori per oltre 30 milioni di dollari. In occasione del vertice di Veira, la Commissione europea ha comunicato di aver stanziato 100 milioni di euro.
Come illustrato durante il relativo dibattito parlamentare, l'impegno italiano in favore delle popolazioni locali e della ricostruzione del paese si esplica attraverso l'invio di un contingente militare a supporto degli aiuti comunitari.
In questa direzione, l'Italia, per la propria parte, tramite la cooperazione allo sviluppo, ha già elaborato e stanziato un pacchetto di interventi umanitari di emergenza in Iraq e nei paesi limitrofi per un ammontare di 10 milioni di euro, a supporto delle agenzie delle Nazioni unite e del Comitato internazionale della Croce rossa internazionale.
Nel quadro di tale pacchetto e tenuto conto delle mutate esigenze, è in corso di definizione il riorientamento del previsto contributo di 5 milioni di euro all'Alto commissario per i rifugiati e al Comitato internazionale per la Croce rossa, di comune accordo con le organizzazioni internazionali coinvolte e con gli altri donatori.
Nel merito delle questioni sollevate dall'interrogante, la maggior parte degli stranieri giunti negli ultimi mesi in Italia, che avevano dichiarato di essere iracheni, è risultata in realtà appartenere ad altre nazionalità; in particolare, quelli giunti di recente a Pantelleria e a Lampedusa sono risultati per lo più di nazionalità egiziana.
La guerra in Iraq ha concorso, infatti, a provocare il fenomeno di clandestini che, pur essendo partiti per l'Europa prima dello scoppio del conflitto, una volta giunti in Italia - soprattutto via mare - si qualificano «cittadini iracheni», sperando così di ottenere il permesso come rifugiati.
È, d'altronde, superfluo ricordare la distinzione che, in ossequio alle disposizioni di diritto internazionale e comunitario, la nostra legislazione opera tra coloro che rientrano irregolarmente in Italia.
Il mero accesso irregolare qualifica una condizione di clandestinità, alla quale segue l'espulsione.
Dalla eventuale presentazione di richieste di asilo deriva, invece, l'applicazione della disciplina recata dalla Convenzione di Ginevra del 1951, ratificata dall'Italia, a cui hanno fatto seguito atti normativi interni, inclusa l'accelerazione delle procedure introdotte dalla legge n. 189 del 2002, che hanno previsto l'istituzione di commissioni territoriali, al posto dell'unica commissione centrale, le quali operano con l'assistenza di organizzazioni umanitarie; è altresì previsto un riesame, a seguito del rigetto, senza che il richiedente asilo sia espulso.
L'ordinamento italiano non consente la presentazione di richieste di asilo a rappresentanze diplomatiche e consolari italiane; per un'elementare esigenza di omogenea disciplina della materia, è inopportuno introdurre autonomamente tale possibilità fino a quando essa non verrà esaminata, ed eventualmente riconosciuta, in sede di Unione europea.
Si ricorda, in proposito, che il Consiglio dei ministri dell'interno e della giustizia dell'Unione ha da tempo all'ordine del giorno il varo di una risoluzione sull'asilo e che la Presidenza di turno greca è fortemente impegnata per la sua adozione entro il proprio semestre di Presidenza.
Peraltro, l'articolo 19 del testo unico sull'immigrazione prevede il divieto di espulsione dei cittadini extracomunitari verso quei paesi nei quali possono essere oggetto di persecuzione.
Si soggiunge che l'ipotesi di rilevanti esigenze umanitarie in occasione di conflitti è disciplinata dall'articolo 20 del testo unico sull'immigrazione, che prevede l'adozione di uno specifico decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che stabilisca misure di protezione temporanee.
A seguito dello stato di emergenza dovuto al continuo flusso irregolare di stranieri sul territorio nazionale, dichiarato il 20 marzo 2002 e successivamente prorogato al 31 dicembre 2003 con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 dicembre 2002, è comunque già possibile l'adozione di misure straordinarie in materia di accoglienza di stranieri e, quindi, anche di eventuali profughi provenienti dalle aree interessate dal conflitto.
Pertanto, qualora si fosse realizzato un esodo, dalle zone coinvolte nel conflitto, sarebbe stato possibile ricorrere a misure straordinarie di protezione temporanea come quelle adottate in occasione della crisi del Kosovo.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
in data 9 marzo 2001 il sottosegretario di Stato al ministero del lavoro e delle politiche sociali, onorevole Paolo Guerrini, emanava un atto di indirizzo sul quadro espositivo all'amianto delle aziende di Bergamo e precisamente di Dalmine spa di Bergamo e di Dalmine Tps srl di Sabbio Bergamasco;
eguale problema, legato all'esposizione all'amianto, esiste anche per quei lavoratori che hanno lavorato, nello stesso periodo, presso la società Dalmine spa in quanto svolgevano identiche mansioni;
i lavoratori interessati si sono già (inutilmente) attivati presso l'Inail di Massa presentando richieste di certificazione dell'avvenuta esposizione al rischio amianto;
appare francamente inspiegabile ipotizzare che i lavoratori della società Dalmine spa non debbano vedersi riconosciuti, come altri loro colleghi di lavoro con le stesse mansioni, i diritti previsti dalle leggi n. 257 del 1992 e n. 271 del 1993 -:
se non ritenga di dover prevedere, anche per i lavoratori della società Dalmine spa di Massa, quanto riconosciuto ai lavoratori della zona di Bergamo con l'atto di indirizzo del 9 marzo 2001 citato in premessa.
(4-04144)
Tenuto conto del notevole impatto sociale della citata normativa e della complessità della verifica tecnica, effettuata dai comitati zonali dell'Inail, circa l'effettivo livello di esposizione, questa amministrazione, durante la passata legislatura, aveva attivato tavoli di concertazione con le parti sociali e con gli Istituti assicuratori, in esito ai quali è stata stabilita, per taluni insediamenti produttivi, la sussistenza dei requisiti richiesti dalla legge per l'attribuzione dei benefici pensionistici. Ciò è quanto si è verificato anche con riferimento al gruppo
La prassi dell'emanazione di atti di indirizzo ha determinato un eccessivo ampliamento dell'originaria platea dei destinatari dell'agevolazione (con un impegno finanziario assai gravoso, il cui finanziamento è stato completato dalla legge finanziaria per il 2003) nonché l'insorgere di numerose situazioni di contenzioso presso i tribunali ordinari e amministrativi.
In esito all'approvazione della legge 31 luglio 2002, n. 179, recante: «Disposizioni in materia ambientale», si è pervenuti, con l'articolo 18, comma 8, al definitivo consolidamento legislativo degli atti in indirizzo emanati da questo Ministero prima dell'entrata in vigore della legge stessa e, conseguentemente, è stata fatta salvezza delle certificazioni Inail rilasciate o da rilasciare in base agli atti predetti.
Tale evento ha determinato due importanti effetti; in primo luogo è stata di fatto cristallizzata l'azione amministrativa che in passato aveva portato alla emanazione degli atti in indirizzo ed è conseguentemente venuta meno l'esigenza di mantenere aperti i tavoli di concertazione a suo tempo attivati da questa Amministrazione per l'esame delle istanze di ammissione ai benefici. Attualmente, la procedura tecnica di riconoscimento dell'esposizione all'amianto è di esclusiva competenza dell'Inail, che la espleta nel rispetto dei codificati parametri di valutazione.
Per altro verso, si è dato forte impulso al dibattito parlamentare sui disegni di legge concernenti la complessiva revisione della materia, ora ricongiunti, in un testo unificato attualmente in discussione presso la Commissione lavoro del Senato (A.S. 229).
È, infatti, obiettivo del Governo il definitivo conseguimento di una disciplina esaustiva e rigorosa, che operi entro uno spazio temporale circoscritto (per poi privilegiare la fase della prevenzione dei rischi, della sorveglianza sanitaria e del sostegno ai lavoratori colpiti da malattia professionale) e che elimini le incertezze interpretative del passato.
Ciò premesso, la difformità di trattamento lamentata nell'interrogazione, potrà essere sanata, sussistendo i requisiti previsti dall'emananda disciplina, nell'ambito del rinnovato quadro normativo di riferimento.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
in base alla normativa vigente già dal mese di luglio 2002 la misura del risarcimento che l'Inail corrisponde ai lavoratori vittime di infortunio o di malattia professionale, avrebbe dovuto essere adeguata sulla base della svalutazione monetaria rilevata per l'anno 2001;
in particolare l'articolo 11 del decreto legislativo n. 38 del 2000 prevede appunto che le rendite riconosciute dall'Inail agli invalidi del lavoro debbono essere annualmente rivalutate su delibera del Consiglio di Amministrazione dell'Inail e sulla base della variazione effettiva dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati rispetto all'anno precedente, con decreto del ministero del lavoro, di concerto con i Ministri dell'economia e della salute;
i decreti di rivalutazione, già firmati dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali sono stati trasmessi, per la controfirma, al Ministro dell'economia e delle finanze sin dal 17 settembre 2002 e vane sono risultate, ad oggi, le reiterate sollecitazioni dell'Associazione nazionale mutilati ed invalidi del lavoro (ANMIL);
la questione riguarda un milione e duecentomila infortuni sul lavoro e deve essere considerato che, dal momento della controfirma del Ministro dell'economia e delle finanze, occorrerà attendere un tempo tecnico di almeno altri due mesi
appare francamente ingiustificabile il ritardo nella sottoscrizione dei decreti di rivalutazione, così come appare incomprensibile la mancanza di sensibilità nei confronti di cittadini lavoratori che, dopo aver subito la disgrazia di infortuni invalidanti, debbono rincorrere lo Stato per ottenere semplicemente l'adeguamento delle loro rendite, già oggettivamente insufficienti, all'erosione inflazionistica -:
se non ritenga di dover provvedere senza indugio alla valutazione ed alla controfirma dei decreti di rivalutazione previsti dall'articolo 11 del decreto legislativo n. 38 del 2000.
(4-04355)
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
la divisione trasporto regionale della Trenitalia ha soppresso, con decorrenza 15 dicembre 2002, la fermata alla stazione di Santo Stefano di Camastra dei treni a lunga percorrenza Palermo - Roma E 1924 - E 876 e Palermo - Venezia delle 17,10;
a tale decisione mortifica ulteriormente le esigenze dell'intero territorio della provincia di Messina, ancora in attesa del raddoppio del binario ferroviario (tratta Patti - Cefalù), nonché del completamento dell'autostrada Messina - Palermo (tratta Furiano - Castelbuono); penalizza fortemente il Comune di S. Stefano di Camastra, asse terminale della Nord - Sud (Gela - S. Stefano); e marginalizza ulteriormente l'intero comprensorio dei Comuni ricadenti nell'area (Capizzi, Caronia, Castel di Lucio, Mistretta, Reitano, Motta D'Affermo, Tusa, Pettineo, Nicosia);
è indispensabile, e rientra nei programmi del Governo, il rilancio socio economico del Sud Italia attraverso la realizzazione delle necessarie infrastrutture utili allo sviluppo, anche turistico, di quelle zone;
la politica posta in essere dalle Ferrovie dello Stato dà l'impressione, invece, di scelte fondate esclusivamente su base economica aziendale;
la situazione è intollerabile e merita provvedimenti chiari e «visibili» -:
quali iniziative intendano intraprendere per evitare che i cittadini interessati non subiscano ulteriori disagi e se, in particolare, non ritengano di adoperarsi perché venga revocata la decisione adottata con il ripristino della «fermata» di recente soppressa.
(4-04893)
Eurostar 9428 Roma-Milano delle ore 7.30;
Intercity 536 «Cavour» Roma-Torino delle ore 7.46;
Eurocity «Michelangelo» Roma-Munchen delle ore 7.54;
Eurostar Roma-Ancona delle ore 7.37.
Inoltre, la stazione citata è servita da una coppia di treni periodici EXP 876/877 Roma-Palermo e viceversa. In particolare, l'EXP 876 parte la domenica da Palermo alle ore 21.00, ferma a S. Stefano di Camastra alle ore 22.10 ed arriva a Roma alle ore 9.51 del lunedì. Invece l'EXP 877 parte da Roma alle ore 18.00 del venerdì, ferma a S. Stefano di Camastra alle ore 5.43 ed arriva a Palermo alle ore 7.10.
Infine, nella stazione in questione effettua fermata anche l'EXP 1932 «Freccia della Laguna» Palermo-Venezia, che parte da Palermo alle ore 16.00, ferma a S. Stefano di Camastra alle ore 17.11 ed arriva a Venezia alle ore 10.14.
Per completezza di informazione, si fa presente che nel Contratto di programma 2001-2005 e nel Piano degli investimenti del Gruppo Ferrovie dello Stato, approvato dal CIPE il 29 settembre 2002 è compreso, quale obiettivo strategico, il potenziamento degli investimenti nel Mezzogiorno, con particolare riguardo alla Sicilia.
Nell'ambito degli interventi previsti per tale Regione rientra il potenziamento della linea Palermo-Messina:
I tratti di raddoppio Messina - Patti e Castelbuono-Cefalù-Fiumetorto hanno un costo a vita intera valutato ad oggi di 1137 milioni di euro e soggetto a revisione con il completamento della progettazione relativa alla tratta Castelbuono-Cefalù-Fiumetorto; i finanziamenti sono disponibili per un importo complessivo di 1025 milioni di euro, di cui 987 milioni di euro da C.d.P. e 37 milioni di euro da Legge n. 388 del 2000 (Finanziaria 2001); la tratta Patti - Castelbuono, il cui costo stimato a vita intera ammonta a 4300 milioni di euro, non è finanziata.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
nella notte del 4 gennaio 2003 il plurindagato, pluricarcerato Faud Salih oggetto, negli anni passati, di 22 controlli (nei quali aveva dichiarato 18 identità diverse) e di 6 denunce (furto, spaccio, rissa), si è allontanato indisturbato dall'ospedale Molinette di Torino, dove era stato ricoverato in seguito ad un'aggressione
appare ormai pacifico e, purtroppo, si dà per scontato che a Torino esista una vera e propria organizzazione di maghrebini che controlla lo spaccio in diverse zone della città e che il Salih ne possa fare parte a pieno titolo;
in data 5 gennaio 2003 il Salih è tornato presso l'ospedale Molinette, dicendo che si era allontanato per cercare la signora Sued Benkhdim (presidentessa dell'associazione Diafa al Magreb la quale, spesso, ha accusato l'Imam di Torino, Bouchta Bouriki, di integralismo), la quale, secondo l'algerino: «È l'unica persona che adesso mi può aiutare» (La Stampa, 6 febbraio 2003, pagina 35);
la signora Benkhdim avrebbe affermato: «... potrei portarli (i testimoni) in dieci minuti dal magistrato per testimoniare... ma bisogna garantire loro protezione, perché se parlassero farebbero la stessa fine di Faud, se non peggio. E ne andrebbero di mezzo anche le loro famiglie in Marocco» -:
per quale motivo, attesa la necessità di verificare le generalità di colui che aveva dichiarato di rispondere al nome di Faud Salih, questi non fosse piantonato in ospedale, alla luce della vicenda in cui era coinvolto, dei suoi precedenti e della nuova legge in tema di immigrazione che prevede l'espulsione dei clandestini;
quali provvedimenti abbia adottato al fine di evidenziare e sanzionare eventuali responsabilità negli eventi che hanno portato ad una fuga più paradossale che incredibile;
quali urgenti e straordinari provvedimenti intenda urgentemente adottare, al fine di fronteggiare adeguatamente l'emergenza relativa alla criminalità extracomunitaria a Torino;
se non ritenga indispensabile ed indifferibile il potenziamento degli organici delle forze dell'ordine a Torino che, nonostante il loro continuo ed encomiabile impegno, non sono più - oggettivamente - in grado di assicurare la legalità (e quindi la sicurezza dei cittadini) in diverse, e ben specifiche zone della città;
quali provvedimenti (di tutela) intenda adottare, o quali siano stati adottati dai responsabili locali dell'ordine pubblico, nei confronti di quelle persone (come la succitata signora Benkhdim) che sembrano essere completamente al corrente di molte situazioni di illegalità e a conoscenza di informazioni e nomi che potrebbero essere utilizzati per sgominare le organizzazioni criminali extracomunitarie.
(4-05049)
Quest'ultimo era stato gravemente ferito ad una mano da un altro pluripregiudicato algerino, di nome Koali Ardi, e da due complici.
L'autore del ferimento, responsabile di vari reati, è stato arrestato dalle Forze dell'ordine ed è detenuto presso il carcere «Le Vallette» di Torino, mentre sono in corso le indagini per rintracciare e catturare i due complici, nonché per accertare le cause dell'evento, maturate, effettivamente, nell'ambito di un traffico di stupefacenti.
Per le ferite riportate, Mourad Adil era stato ricoverato con prognosi di 60 giorni nell'Ospedale «Le Molinette» di Torino, dove era oggetto di vigilanza diretta, per la sua sicurezza, negli orari di apertura al pubblico.
Per ben due volte quest'ultimo si è allontanato, prima dal nosocomio, poi dalla comunità dove era stato successivamente inserito dai Servizi sociali del comune di Torino, a suo dire per paura di ritorsioni da parte di connazionali.
Attualmente è ospitato in una comunità del Gruppo Abele in provincia di Alessandria.
Nei suoi confronti non è stato possibile procedere alla espulsione poiché la procura
La signora Sued Benkhdim, pure di nazionalità marocchina, insegnante, fa parte dell'associazione torinese di volontariato «Diaf al Magreb».
Sentita sia dal pubblico ministero, sia da personale della questura di Torino in merito ai fatti oggetto dell'indagine, si è limitata ad indicare, genericamente, la presenza di attività di spaccio di stupefacenti nelle zone di San Salvario e di Porta Nuova di Torino.
Il contributo della signora Benkhdim è stato, invece, prezioso, secondo gli inquirenti, nel convincere la vittima dell'aggressione a fornire una versione dei fatti più credibile di quella, del tutto inattendibile, resa in un primo momento.
Non risulta che la signora medesima sia oggetto di minacce da parte di alcuno o che, comunque, versi in situazione di pericolo.
Per quanto riguarda la criminalità straniera, si registra, a Torino, una rilevante attività di gruppi appartenenti a determinate etnie che tendono ad una sorta di «specializzazione»: gli albanesi nello sfruttamento della prostituzione, nel traffico di armi e di stupefacenti e nei reati contro il patrimonio, i nigeriani ed i senegalesi pure nello sfruttamento della prostituzione e nello spaccio di stupefacenti, i maghrebini ancora nello spaccio di stupefacenti e, tra l'altro, nella ricettazione di autoveicoli rubati, i cinesi nel favoreggiamento dell'immigrazione illegale e nello sfruttamento dei loro connazionali nel settore della ristorazione, nell'industria tessile e nella prostituzione, gestendo anche un «sistema creditizio» che consente loro un ampio controllo dei flussi finanziari delle loro vittime e degli asiatici in genere.
In particolare, nel capoluogo piemontese il coinvolgimento di stranieri nei fenomeni criminali legati ai traffici di stupefacenti risulta ben superiore alla media nazionale; infatti, il numero di stranieri denunciati per tali reati è stato, negli ultimi due anni, del 74-76 per cento del totale dei denunciati, a fronte di una percentuale nazionale che si colloca attorno al 30 per cento.
Per contrastare con più efficacia la criminalità diffusa sono stati pianificati diversi tipi di interventi.
È stato predisposto un servizio di presidi mobili della polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri nel centro cittadino, con particolare attenzione a Piazza San Carlo, Piazza Castello e Piazza Carlo Felice, con camper affiancati da pattuglie a piedi.
Quotidianamente vengono eseguiti particolari servizi di controllo del territorio nelle aree a maggior rischio, quali quelle di Porta Palazzo e di San Salvario, con l'impiego di personale di tutte le forze di Polizia, anche nelle ore notturne.
I parchi cittadini vengono vigilati con l'impiego di pattuglie a cavallo, ed è in progetto la istituzione di un distaccamento del reparto a cavallo della polizia di Stato presso il Parco del Valentino.
Settimanalmente vengono disposti, con ordinanza del questore, servizi coordinati di controllo del territorio, estesi agli edifici, nelle zone più densamente popolate da stranieri immigrati, cui partecipano anche la polizia municipale, nonché rappresentanti dell'Ufficio di igiene e dell'Ufficio Tecnico del comune.
Per contrastare l'immigrazione clandestina vengono organizzati periodicamente ulteriori servizi straordinari finalizzati alla individuazione e all'allontanamento degli stranieri irregolari. Nell'anno 2002 sono stati trattenuti nel locale Centro di permanenza temporanea 1756 stranieri irregolari; 1640 sono stati accompagnati alla frontiera, mentre altri 3143 sono stati destinatari di provvedimenti di espulsione.
In collaborazione con la polizia municipale si procede, inoltre, a frequenti verifiche delle licenze degli esercizi pubblici e dei venditori ambulanti.
Dal febbraio del 2002, la città di Torino ed il suo hinterland sono stati inclusi, per ben sei volte su otto, nelle operazioni nazionali di controllo straordinario del territorio denominate «Vie libere», indirizzate a prevenire e reprimere la prostituzione,
Nell'area torinese tali operazioni hanno portato all'arresto di 627 persone, il 74 per cento delle quali di nazionalità extracomunitaria, ed alla denuncia in stato di libertà di 1097, al sequestro di circa 32 chilogrammi di droghe varie e di consistenti quantitativi di merci contraffatte, nonché all'espulsione di 715 clandestini, 334 dei quali riaccompagnati nel Paese di origine.
Sempre a Torino, nel quartiere di Porta Palazzo, nel periodo gennaio-aprile 2003 è stata realizzata un'operazione denominata «Ad alto impatto», articolata in sei successive fasi di intervento, che ha consentito, solo in quella zona, l'arresto di 99 persone, 58 delle quali di origine extracomunitaria e la denuncia in stato di libertà di altre 153, con la perquisizione di ben 88 blocchi di edifici e di 30 esercizi pubblici, nonché con la espulsione di 62 clandestini, riaccompagnati nel Paese di origine con un apposito volo charter; nel corso dell'operazione, inoltre, sono stati sequestrati notevoli quantitativi di sostanze stupefacenti.
Infine, dal 18 gennaio è stata avviata anche a Torino la sperimentazione del servizio di «poliziotto e carabiniere di quartiere», che si colloca nel quadro delle iniziative finalizzate ad un più efficace ed incisivo controllo del territorio.
L'attività di controllo in questa città, così come nelle altre aree a rischio del Paese, continuerà secondo una pianificazione e con modalità che saranno definite di volta in volta, sviluppando anche ogni utile sinergia con l'amministrazione comunale e con le altre istituzioni locali interessate.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
risulta all'interrogante che da molti mesi, i cittadini di via San Massimo, a Torino, denunciano una situazione di grave degrado provocata dalla costante presenza, in orari serali e notturni, di un rilevante numero di spacciatori extracomunitari che «operano» nella via succitata;
gli spacciatori in questione, a quanto risulta dalle numerose e reiterate lamentele provenienti dai cittadini e dagli esercenti della via, sarebbero sempre gli stessi e quindi ben identificabili;
nei mesi passati, i cittadini della via avrebbero raccolto centinaia di firme che, a quanto risulta, sarebbero state inviate al prefetto, al questore e al sindaco della città, per denunciare tale grave e insostenibile situazione;
ad oggi, non risultano all'interrogante «azioni» significative, soprattutto di prevenzione, da parte delle forze dell'ordine, ma vi sono soltanto sporadici passaggi di «volanti» - spesso esclusivamente in seguito a ripetute chiamate - scomparse le quali l'attività di spaccio (nonché gli schiamazzi, le liti e gli incidenti) continua indisturbata;
tale situazione si è venuta a creare dopo la revoca della scorta - e la rimozione della conseguente zona off limits - spettante all'onorevole Violante (sotto la sua abitazione) quando ricopriva la carica di Presidente della Camera dei deputati;
quotidianamente, diversi cittadini chiamano il 112 o il 113 continuando a chiedere interventi mirati e concreti nei confronti di tale situazione -:
quali urgenti interventi intenda promuovere al fine di sensibilizzare ulteriormente i responsabili torinesi dell'ordine pubblico, affinché affrontino il problema succitato con maggiore rigore e fermezza onde restituire un minimo di tranquillità agli abitanti della zona succitata i quali, da troppo tempo, vivono sotto assedio a causa delle attività criminose di cui sopra.
(4-05160)
Si tratta, effettivamente, di una zona che presenta problemi di degrado, dovuto principalmente alla presenza di stranieri dediti allo spaccio di stupefacenti, specie nelle ore pomeridiane e serali.
Il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica ha esaminato la situazione dell'area, definendo un piano di controllo del territorio che prevede più frequenti passaggi di «volanti» della Polizia di Stato e di «gazzelle» dell'Arma dei carabinieri con soste nelle ore notturne, nonché servizi straordinari con l'impiego anche di personale in borghese.
Il dispositivo ha consentito l'arresto di numerosi spacciatori, per lo più extracomunitari, nonché l'accompagnamento in questura, per accertamenti, di numerosi tossicodipendenti, poi sanzionati per detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale.
In effetti, nel capoluogo piemontese il coinvolgimento di stranieri nei fenomeni criminali legati ai traffici di stupefacenti risulta superiore alla media nazionale; infatti, il numero di stranieri denunciati per tali reati è stato, negli ultimi due anni, del 74-76 per cento del totale dei denunciati, a fronte di una percentuale nazionale che si colloca attorno al 30 per cento.
Tra le nazionalità maggiormente implicate in tali reati risultano quelle di origine maghrebina (per lo più marocchini, ma anche algerini e tunisini).
Per quanto concerne, comunque, l'iniziativa delle forze dell'ordine torinesi contro lo spaccio di tali sostanze, si comunica che nel 2002 sono state eseguite, in tutta la città, 398 operazioni antidroga, che hanno portato alla denuncia di 631 persone, di cui 566 in stato di arresto, ed al sequestro di 635 chilogrammi si stupefacenti di varia natura.
Nel 2003, alla data del 31 marzo, erano state eseguite, a Torino, 73 operazioni, che hanno permesso la denuncia di 81 persone, di cui 74 in stato di arresto, ed il sequestro di oltre 17 chilogrammi di eroina, 376 di hashish ed oltre 1200 dosi di amfetaminici.
Complessivamente, dal febbraio dello scorso anno, la città di Torino ed il suo hinterland sono stati inclusi, per ben sei volte su otto, nelle operazioni nazionali di controllo straordinario del territorio denominate «vie libere», indirizzate a prevenire e reprimere la prostituzione, l'immigrazione clandestina, lo spaccio di stupefacenti, l'abusivismo commerciale ed i reati contro il patrimonio in genere.
Nell'area torinese tali operazioni hanno portato all'arresto di 627 persone, il 74 per cento delle quali di nazionalità extracomunitarià, ed alla denuncia in stato di libertà di 1097, al sequestro di circa 32 chilogrammi di droghe varie e di consistenti quantitativi di merci contraffatte, nonché all'espulsione di 715 clandestini, 334 dei quali riaccompagnati nel Paese di origine.
Sempre a Torino, nel quartiere di Porta Palazzo, nel periodo gennaio-aprile 2003 è stata realizzata un'operazione denominata «ad alto impatto», articolata in sei successive fasi di intervento, che ha consentito, solo in quella zona, l'arresto di 99 persone, 58 delle quali di origine extracomunitaria e la denuncia in stato di libertà di altre 153, con la perquisizione di ben 88 blocchi di edifici e di 30 esercizi pubblici, nonché con la espulsione di 62 clandestini, riaccompagnati nel Paese di origine con un apposito volo charter; nel corso dell'operazione, inoltre, sono stati sequestrati notevoli quantitativi di sostanze stupefacenti.
L'attività di controllo in questa città, così come nelle altre aree a rischio del Paese, continuerà secondo una pianificazione e con modalità che saranno definite di volta in volta, sviluppando anche ogni utile sinergia con l'amministrazione comunale e con le altre istituzioni locali interessate.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
il signor Adriano Venerando, persona disabile, che risiede a Marghera in via A. Palladio 26, in un palazzo di proprietà dell'ente Inpdap, progettato e costruito nel 1976 e ristrutturato in data 1998, che presenta barriere e architettoniche;
lo stesso, costretto a muoversi in carrozzina è impossibilitato ad uscire di casa autonomamente in quanto i gradini situati all'uscita dell'abitazione impediscono la libera deambulazione e mancano un apriporta automatico ed un sistema di chiamata per l'ascensore idoneo ai disabili;
nonostante le reiterate richieste all'ente proprietario non solo non sono stati eseguiti gli interventi necessari a garantire il superamento delle barriere architettoniche, ma non è nemmeno stata presa in considerazione la possibilità del cambio con un altro alloggio accessibile e più adatto alle esigenze di mobilità di una persona disabile;
l'Inpdap è ente pubblico non economico e come tutti gli enti pubblici soggetto a precise norme che impongono in particolare agli enti pubblici di adottare un programma per l'abbattimento delle barriere architettoniche;
a distanza di anni non solo interi stabili come quello in oggetto, risultano inaccessibili, ma non sono stati effettuati nemmeno gli interventi minimi necessari a garantire il diritto alla mobilità per le persone disabili;
situazioni analoghe si riscontrano anche in alloggi di altri enti pubblici -:
se non ritengano che da parte dell'Inpdap vi sia stata una palese inadempienza rispetto alle norme sull'eliminazione delle barriere architettoniche;
se non ritengano sia stato violato il diritto alla mobilità del signor Adriano Venerando e quali iniziative urgenti intendano assumere affinché il caso venga rapidamente risolto;
se non ritengano necessario avviare una verifica su tutti gli enti pubblici per verificare lo stato di attuazione delle norme sull'eliminazione delle barriere architettoniche.
(4-02952)
Gli immobili di proprietà dell'istituto, siti nel quartiere Cita di Marghera sono stati costruiti nei primi anni del 1970, e quindi la loro edificazione è antecedente all'entrata in vigore del decreto del Ministro dei lavori pubblici n. 236/89, recante prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche.
Nonostante la predetta norma non imponga di procedere alla realizzazione dei citati interventi in immobili costruiti prima della sua entrata in vigore, l'istituto ha comunque mostrato attenta sensibilità in materia, proprio in ragione della rilevante valenza sociale e morale della problematica in argomento, e con l'obiettivo di rimuovere ogni causa di disagio, ha individuato opportune strategie di intervento per la realizzazione delle opere di abbattimento delle barriere architettoniche presso gli edifici di proprietà, pervenendo alla sostanziale risoluzione delle situazioni più critiche di volta in volta presentatesi.
Infatti, già nel mese di settembre 2001, l'Istituto ha autorizzato la società mandataria che gestisce diverse unità immobiliari, tra le quali è ricompresa quella oggetto della presente interrogazione parlamentare, ad eseguire i relativi lavori; alcuni di questi interventi sono stati portati a termine all'inizio del 2002, come il completamento della posa di una rampa per disabili presso lo stabile sito in Via Longhena n. 48, mentre le opere da eseguire presso lo stabile di via Palladio n. 26, dove risiede il signor
In particolare, si rappresenta che i lavori per la costruzione di una pedana inclinata che agevoli l'accesso ai disabili nello stabile di Via Palladio n. 26, sono attualmente in corso d'opera.
Per quanto concerne, infine, le domande di cambio alloggio che il signor Venerando avrebbe formulato al fine di ottenerne uno più accessibile l'INPDAP ha fatto presente che agli atti dell'istituto non risulta acquisita alcuna richiesta in tal senso.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Grazia Sestini.
in Italia esiste dal 1968 una legislazione che riconosce il diritto al lavoro degli invalidi, una legislazione riformata con la legge n. 68 del 1999 in virtù delle mutate dinamiche dell'economia;
nonostante la normativa esistente, non vi è una precisa volontà tesa ad applicarla nel concreto da parte degli organi e delle istituzioni preposti;
oltre a ciò vi è una disattenzione che parte dagli uffici del lavoro che dovrebbero vigilare sull'applicazione della normativa;
da articoli di stampa risulta che solo a Milano 8.000 imprese non presentano mai la dichiarazione annuale obbligatoria all'ufficio del lavoro milanese e rimane così irrisolto il problema del collocamento dei disabili tra i tentativi di eludere le regole e il favoreggiamento degli organismi che dovrebbero essere preposti alla sua applicazione -:
quali urgenti provvedimenti intende intraprendere per far realizzare la normativa vigente e per verificare la sua effettiva attuazione.
(4-03097)
Relativamente all'affermazione, contenuta nell'interrogazione, circa la mancata presentazione agli uffici competenti, da parte di migliaia di imprese, del prospetto in parola, si rappresenta che la stessa non è suscettibile di verifica da parte di questo ministero, considerato che i datori di lavoro obbligati, presentano il prospetto ai competenti servizi provinciali, e non al Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Premesso ciò, si precisa che con l'entrata in vigore della legge 68 del 1999, le competenze in materia di collocamento mirato dei disabili sono state trasferite alla Provincia, mentre la vigilanza sulla effettiva applicazione della predetta normativa è di competenza della Direzione provinciale del lavoro, che la esercita attraverso il Servizio ispezione del lavoro.
Pertanto, la rilevazione sul territorio è svolta dai servizi provinciali, i quali hanno l'obbligo di segnalare all'organo ispettivo l'eventuale mancato rispetto degli obblighi o degli altri adempimenti previsti dalla normativa sul collocamento obbligatorio.
Si rappresenta che l'origine di quanto segnalato nell'atto parlamentare, circa la mancata presentazione delle dichiarazioni annuali obbligatorie, ai sensi dell'articolo 9 della citata legge 68 del 1999, da parte di 8.000 aziende, risale a notizie di stampa diffuse dal movimento sindacale disabili CO.EDI., con sede legale a Milano.
La Direzione del servizio per l'occupazione dei disabili della provincia di Milano ha provveduto a contestare, nei contenuti, le suddette notizie, dandone mandato alla Avvocatura della provincia di Milano, in quanto non rispondenti alla realtà.
Dai dati forniti dalla Direzione, relativi all'anno 2001, risulta che n. 2.288 aziende con dipendenti da n. 15 a n. 35; n. 1270 aziende con dipendenti da n. 36 a n. 50; e n. 3.518 aziende con più di 50 dipendenti, hanno regolarmente presentato la prevista dichiarazione annuale obbligatoria ai sensi dell'articolo 9 della legge 68 del 1999. Inoltre la stessa Direzione ha provveduto a reperire dati di aziende iscritte alla Camera di commercio, al fine di verificare se era stato o meno osservato l'obbligo di presentazione delle predette dichiarazioni.
Presso il Servizio per l'occupazione dei disabili della Provincia risultano iscritti, per l'anno 2000, n. 13.472 disabili e n. 341 ex articolo 18, per i quali sono stati effettuati n. 1.561 avviamenti nominativi, n. 261 avviamenti in convenzione e n. 81 avviamenti numerici, oltre a n. 88 avviamenti della categoria ex articolo 18; per l'anno 2001, n. 15.536 disabili e n. 353 ex art.18, per i quali sono stati effettuati n. 2.344 avviamenti nominativi; n. 588 avviamenti in convenzione e n. 65 avviamenti numerici, oltre a n. 130 avviamenti della categoria ex articolo 18.
Per quanto riguarda l'attività di vigilanza sulla effettiva applicazione della normativa vigente da parte della Direzione provinciale del lavoro di Milano, si precisa che, pur in presenza di carenza del personale ispettivo in organico, vengono effettuati sistematici controlli e verifiche, sia nel corso della normale attività ispettiva, sia su specifiche richieste di intervento da parte di lavoratori disabili o da parte dello stesso Servizio per l'occupazione dei disabili, con particolare riferimento alle mancate o tardive presentazioni delle dichiarazioni annuali obbligatorie, da parte delle aziende obbligate.
Inoltre, la stessa Direzione provinciale viene interessata, dal suddetto Servizio, alla esecuzione degli accertamenti tecnici necessari alle istruttorie delle richieste di esonero parziale formulate dalle aziende ai sensi dell'articolo 5 della legge 68 del 1999.
Si fa presente, infine, che l'articolo 15, comma 1, della citata legge n. 68 del 1999, prevede l'assoggettabilità dei datori di lavoro privati a sanzione amministrativa per la mancata presentazione, o per il ritardato invio del citato prospetto.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Grazia Sestini.
nella notte tra il 20 ed il 21 novembre 2002 viene incendiato il centro sociale occupato autogestito «A. Cartella» a Reggio Calabria;
l'incendio danneggia, per puro caso, solo le parti esterne della struttura, i servizi igienici, le cucine ed i teloni di plastica che dovevano servire alla copertura esterna del locale;
nella giornata del 21 novembre 2002 viene rilevata, da parte della polizia scientifica, la presenza di liquido infiammabile;
la mattina del 22 novembre 2002 vengono ritrovati sui muri esterni del Centro Sociale, su una gigantografia del Che Guevara, dei manifesti di Forza Nuova, da dove si evidenzia chiaramente la richiesta di sgombero del centro sociale;
il giorno seguente all'attentato l'opposizione di centro sinistra e Rifondazione Comunista presentano in consiglio comunale un ordine del giorno di solidarietà con il centro sociale;
il 27 novembre 2002 una delegazione di militanti del centro sociale, accompagnati da diversi esponenti politici e sindacali della città, viene ricevuta dal prefetto di Reggio, Goffredo Sottile, il quale, dopo aver ascoltato le diverse voci promette «il proprio impegno per la tutela degli spazi di democrazia e per uno sforzo maggiore delle forze dell'ordine per garantire la sicurezza e la libertà di pensiero»;
nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio 2003 nello stesso punto e con le stesse
se non ritenga singolare il ripetersi di un atto così grave, di natura eversiva, per due volte nel giro di poco più di un mese;
se esista un impegno adeguato da parte delle forze dell'ordine;
se la Procura di Reggio Calabria abbia aperto una inchiesta.
(4-05451)
Il centro, nei mesi seguenti alla sua inaugurazione avvenuta il 25 aprile 2002, ha costituito il luogo di aggregazione degli aderenti al movimento «no-global» ospitando concerti, riunioni ed iniziative su tematiche sociali e politiche proprie di detto movimento.
Il 16 novembre 2002, a Piazza Italia, gli aderenti al centro hanno indetto una manifestazione di protesta contro gli arresti dei giovani no-global effettuati il giorno precedente a Cosenza.
La sera del 19 novembre 2002, presso il centro, si è svolta un'assemblea pubblica svoltasi con la partecipazione di rappresentanti della Fiom Cgil, di alcune forze politiche e di associazioni cattoliche locali.
Nella notte fra il 20 ed il 21 novembre 2002 ignoti hanno appiccato il fuoco ad alcuni locali della struttura. Sui muri di quest'ultima sono stati affissi manifesti di «Forza Nuova», movimento che da tempo aveva chiesto lo sgombero e la chiusura del centro sociale.
Nella notte del 5 dicembre 2002, nella sede di Forza Nuova, sono state apposte scritte inneggianti al comunismo.
Nella mattina del 6 gennaio 2003, il centro è stato parzialmente danneggiato da un incendio che ha interessato i locali interni, verosimilmente provocato da una bottiglia incendiaria.
Degli episodi è stata debitamente informata l'Autorità giudiziaria.
Gli episodi sono sintomatici di una situazione di intolleranza politica più volte approfondita in apposite riunioni del Comitato Provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Reggio Calabria, a seguito delle quali è stata disposta l'intensificazione dei servizi di vigilanza presso le sedi dei movimenti e partiti politici, ivi comprese quelle del menzionato centro sociale e di Forza Nuova.
È stato dato, inoltre, massimo impulso all'attività investigativa per l'individuazione dei responsabili degli eventi criminosi in questione.
Per quanto riguarda, più in generale, la violenza politica, il Governo ha più volte ribadito che non sottovaluta la pericolosità di questi comportamenti illegali, invitando le Autorità di pubblica sicurezza a rafforzare l'attività di prevenzione e di contrasto verso ogni forma di deviazione della contrapposizione politico-sociale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
l'arresto di cinque extracomunitari, in seguito al ritrovamento di un chilo di esplosivo C4 nel casolare abbandonato in cui vivevano, a Badia Polesine in provincia di Rovigo e il successivo ritrovamento, nella locale struttura che fungeva da moschea, di cartine italiane e di altri Paesi europei con evidenti sottolineature di potenziali obiettivi sensibili, secondo quanto hanno riportato gli organi di informazione, sta destando nella popolazione locale, e non solo, una viva preoccupazione;
il ritrovamento dell'esplosivo e i conseguenti arresti sono avvenuti, non in base a informazioni di qualche tipo sulla possibile presenza di terroristi, ma in seguito ad un controllo dei carabinieri alla ricerca di eventuali clandestini;
questa circostanza, legata al fatto che soltanto uno di loro era in regola con il permesso di soggiorno e che gli altri avevano, secondo la normativa attualmente in corso, fatto richiesta dello stesso, senza avere avuto nessuna risposta, desta, ovviamente, grosse perplessità sulla efficienza dei controlli e sulla validità e rapidità con cui si sta procedendo all'attuazione della tanto sbandierata «legge Bossi-Fini»;
il territorio dove sono stati fatti questi ritrovamenti è stato, sino a questo momento, una delle zone più tranquille della provincia di Rovigo e, tranne piccoli insignificanti episodi, nella cittadina di Badia Polesine si era arrivati ad un reale processo di integrazione, sia lavorativo che sociale, fra gli abitanti e la comunità di immigrati che lì risiede -:
quali misure si stiano adottando per ripristinare un clima di serena convivenza nella zona, al fine di garantire la sicurezza dei cittadini.
(4-06606)
Durante una successiva perquisizione nella sede dell'Associazione culturale Bajah, adibita a luogo di preghiera nello stesso comune, sono state rinvenute carte geografiche di Verona e di altre aree del Nord-est (in cui le città di Padova, Verona e Treviso erano indicate con cerchi concentrici e numeri), nonché fotocopie di passaporti e permessi di soggiorno intestati a cittadini britannici e pakistani di religione musulmana.
La Procura distrettuale di Venezia, non escludendo che potessero configurarsi reati di terrorismo internazionale, aveva, in un primo tempo, avocato gli atti del procedimento penale conseguente. Il successivo 31 marzo 2003, tuttavia, tali atti sono stati restituiti alla Procura della Repubblica di Rovigo, in quanto le indagini espletate non avevano consentito l'acquisizione di elementi idonei a dimostrare la sussistenza di reati di quel tipo.
Il 9 aprile 2003, quattro dei cinque stranieri, ammessi al rito alternativo dell'applicazione della pena su richiesta, sono stati condannati per detenzione di esplosivo a quattro mesi di reclusione con la concessione dei benefici di legge e, quindi, immediatamente scarcerati.
Il quinto marocchino, condannato a otto mesi di reclusione, non è stato scarcerato perché colpito da precedenti condanne e da altri provvedimenti limitativi della libertà personale.
Sono in corso accertamenti per altri aspetti connessi con la vicenda, coperti da segreto istruttorio.
A seguito del rinvenimento dell'esplosivo, sono state emanate apposite direttive alle Autorità provinciali di pubblica sicurezza, che hanno intensificato i servizi informativi ed investigativi e quelli relativi al controllo del territorio al fine di prevenire eventuali azioni terroristiche.
Sono state inoltre potenziate le misure di vigilanza nei confronti della Basilica del Santo a Padova e nei confronti di altri obiettivi religiosi e artistici delle città del Veneto ritenute a rischio.
In linea generale si ricorda che la minaccia terroristica di matrice islamica è alla costante attenzione del Governo e delle forze dell'ordine.
Per contrastare tale fenomeno sono state individuate procedure operative volte a garantire l'immediato e costante interscambio informativo tra le unità specializzate e le articolazioni preposte al controllo del territorio, anche al fine di prevenire possibili infiltrazioni di elementi dell'Islam più radicale nei luoghi di culto e negli altri centri di aggregazione delle comunità di fede islamica.
Per completezza di informazione si richiamano, altresì, le analisi e gli approfondimenti del Ministro dell'interno nel corso dell'audizione svolta il 27 gennaio 2003 nelle Commissioni I e IV riunite della Camera dei deputati, che costituiscono una rappresentazione esauriente sulla presenza del terrorismo islamico nel nostro Paese,
Gli episodi richiamati dagli interroganti rafforzano la convinzione della necessità, da un lato, di avviare con la comunità musulmana moderata presente nel nostro paese un dialogo costruttivo, volto a porre le basi per una convivenza serena e reciprocamente rispettosa, dall'altro, di contrastare le manifestazioni estremiste con la fermezza necessaria, al fine di neutralizzare ogni possibile legame tra radicalismo politico e religioso e terrorismo di matrice islamica.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
nella notte tra martedì 22 e mercoledì 23 ottobre 2002 un nubifragio di eccezionale intensità si è abbattuto su vaste porzioni del territorio compreso nelle province di Pistoia e Lucca interessando diversi comuni tra i quali Piteglio, Pistoia, Pescia, Villa Basilica, Bagni di Lucca, Borgo a Mozzano;
le precipitazioni atmosferiche hanno causato allagamenti, frane e smottamenti con danni gravi alla viabilità, a numerose abitazioni civili, alle infrastrutture di servizio, provocando l'isolamento di alcune frazioni e/o casolari, l'interruzione di importanti vie di comunicazione con gravi disagi per gli abitanti;
da una prima valutazione i danni subiti vengono stimati in 65 milioni di euro senza considerare quelli relativi alle attività economiche ed agli edifici privati;
la regione Toscana ha deliberato la richiesta al Governo della stato di emergenza -:
se e quando intenda accogliere l'istanza avanzata dalla regione Toscana e dichiarare lo stato di emergenza per i territori colpiti dal nubifragio;
quando intenda trasferire le risorse finanziarie necessarie per i lavori di massima urgenza, di ripristino dei servizi e di risarcimento dei danni;
quali altre eventuali iniziative intenda adottare per alleviare i disagi degli abitanti residenti nelle zone colpite e agevolare la ripresa delle attività produttive.
(4-04306)
In conseguenza di ciò la, regione Toscana, in data 14 novembre 2002, ha richiesto la dichiarazione dello stato di emergenza per il territorio delle province di Pistoia e Lucca, precisando che intendeva porre a carico regionale le spese sostenute per la realizzazione delle opere necessarie a fronteggiare la situazione emergenziale.
La regione, infatti, ha reso noto che, poiché si era ormai conclusa la gestione degli interventi connessi all'alluvione verificatasi nell'ottobre 2002, per i quali a suo tempo fu concessa una somma pari a 38.734.267,43 euro, ed avendo registrato, in relazione a tale somma, un'economia di 842.683,07 euro, intendeva utilizzare le suddette provvidenze residue per finanziare l'esecuzione degli interventi di somma urgenza in ordine agli avversi eventi meteorologici dell'ottobre 2002.
La dichiarazione dello stato di emergenza per i territori delle province di Pistoia e Lucca, è stata, pertanto, deliberata dal Consiglio dei ministri del 29 novembre 2002 e sarà in vigore fino al 31 dicembre 2003.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.
il sistema del trasporto aereo nel suo insieme in Italia, come è noto, è al collasso;
a seguito dell'incidente di Linate si sono fatti tanti proclami sul cambiamento delle leggi che regolano il Trasporto Aereo, e che nulla ad oggi è stato fatto;
nell'intero occidente il comparto del trasporto aereo e della sicurezza del volo è regolamentato e regolato da un organismo internazionale (ICAO);
con legge n. 166 del 1 agosto 2002 il Governo è stato impegnato al recepimento integrale di tutti gli annessi ICAO, in via amministrativa;
se ad oggi tutti gli annessi ICAO fossero integralmente stati recepiti si sarebbe risolto definitivamente in Italia il problema del Trasporto Aereo -:
se siano stati recepiti dal Governo gli annessi ICAO e in caso affermativo, quali, e in quali tempi intenda il Governo recepirli per risolvere definitivamente il problema del settore.
(4-05731)
L'Annesso 3 relativo alla meteorologia aeronautica e l'Annesso 4, relativo alla cartografia aeronautica, recepiti entrambe da regolamentazione organizzativa interna AMI ed ENAV per la fornitura del servizio, secondo gli standard ICAO;
l'Annesso 12 relativo al servizio di ricerca e soccorso, viene effettuato dall'Aeronautica militare per i velivoli e dal Ministero dell'interno in termini generici;
l'Annesso 17 relativo alla security, i cui standard sono stati recepiti con atti di natura interministeriale dal Comitato interministeriale di sicurezza, il quale ha emanato le schede di sicurezza;
l'Annesso 13 relativo all'investigazione sugli incidenti ed inconvenienti degli aeromobili, è stato recepito con l'istituzione dell'Agenzia nazionale sicurezza volo e con regolamentazione organizzativa interna della stessa.
Per quanto riguarda l'Annesso 2, relativo alle Regole dell'aria, l'ENAC fa conoscere di aver sviluppato una regolamentazione che sarà adottata entro l'anno in corso.
In ogni caso la stessa fa presente di aver pubblicato in AIP (Aeronautical Information Pubblication) le differenze che esistono attualmente rispetto ad Annessi ICAO.
Ad ulteriore informazione, si allega alla presente una scheda predisposta da ENAC che riporta la situazione complessiva dello stato di recepimento degli Annessi ICAO nella loro totalità.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Pietro Lunardi.
il 12 marzo 2003 l'interrogante ha chiesto al competente ufficio interrogazioni del ministero delle infrastrutture e dei trasporti di avere in formato elettronico il testo della risposta alla propria interrogazione n. 4-02723 pervenuta alcuni giorni prima per via ordinaria;
il responsabile dell'ufficio ha risposto che non era autorizzato a trasmettere il file dell'interrogazione per posta elettronica e che per avere il testo in formato
se i ministri interrogati non ritengano imbarazzante che il Governo delle tre I (Internet, impresa, inglese) non sia in grado di inviare un documento pubblico in formato elettronico ai membri del Parlamento;
se il ministro dell'innovazione e tecnologie non intenda rendere disponibili ai parlamentari, anche in formato elettronico, i documenti trasmessi al Parlamento;
quale valore abbia la direttiva sulla trasparenza dell'azione amministrativa e gestione elettronica dei flussi documentali emanata dal ministro per l'innovazione e le tecnologie in data 9 dicembre 2002.
(4-05765)
Per quanto concerne la concreta attuazione della normativa in questione si fa presente che rientrano tra i compiti istituzionali affidati al Ministro per l'innovazione e tecnologie l'attività d'impulso nei confronti delle amministrazioni centrali e il monitoraggio dei relativi progetti avviati dalle stesse.
Particolare rilievo viene attribuito alla diffusione dell'utilizzo della posta elettronica, che rappresenta uno dei primi e più significativi interventi tesi a migliorare l'efficienza interna alla Pubblica amministrazione e a velocizzare i rapporti tra la Pubblica amministrazione stessa e i suoi utenti. I documenti interni alle amministrazioni sono pressoché totalmente in formato elettronico.
Con la direttiva sulla trasparenza dell'azione amministrativa emanata in data 9 dicembre 2002, il Ministro per l'innovazione e le tecnologie ha fornito alle amministrazioni centrali e agli enti pubblici sottoposti alla vigilanza ministeriale, indicazioni anche di carattere organizzativo, per la realizzazione dei sistemi destinati alla gestione dei flussi documentali.
Rientra, comunque, nell'autonomia delle singole amministrazioni la predisposizione dei progetti esecutivi da realizzare, entro il 1o gennaio 2004, ai sensi dell'articolo 50, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000. La direttiva indica tre principali obiettivi:
assicurare il più proficuo e rapido utilizzo del documento informatico e della firma digitale negli scambi di documenti amministrativi;
migliorare l'efficienza interna degli Uffici attraverso l'eliminazione di registri cartacei, la riduzione degli Uffici di protocollo e la razionalizzazione dei flussi documentali;
migliorare la trasparenza dell'azione amministrativa attraverso strumenti che consentano l'accesso ai dati da parte del cittadino.
Si precisa, comunque, che il Ministro per l'innovazione e le tecnologie è già intervenuto presso tutti i Ministri raccomandando, in modo specifico, che i documenti
Per quanto concerne poi il quesito posto nell'atto in oggetto, si fa presente che, al fine della pubblicazione su una rivista non specificata, era stato richiesto da parte della segreteria della interrogante al competente ufficio interrogazioni del Ministero delle infrastrutture e trasporti, l'invio tramite posta elettronica della risposta resa dal suddetto Ministero ad una interrogazione della interrogante già inoltrata per le vie ordinarie.
A tale richiesta non è stato possibile dare riscontro, in quanto il supporto informatico a disposizione (file di Word per Windows 2000) non può contenere la necessaria autenticazione della firma del Sottosegretario, trattandosi di un mero documento di testo senza alcun carattere di ufficialità.
Si fa comunque presente che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti risponde agli atti parlamentari di sindacato ispettivo per mezzo di note informative, indirizzate ai parlamentari interroganti, a firma del Vice Ministro o del Sottosegretario di Stato delegato per materia e trasmesse per mezzo di posta ordinaria.
Tale risposta viene contestualmente inviata ai competenti servizi parlamentari per la pubblicazione sui bollettini e sul sito internet di Camera e Senato.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.
(4-05538)
Oltre ad introdurre nell'ordinamento, come noto, l'istituto speciale del così detto «arresto differito», il provvedimento ha apportato, sulla base di emendamenti proposti dal Ministero dell'interno, alcune specifiche misure comportanti un maggiore coinvolgimento delle società fruitici degli impianti sportivi.
In particolare, l'articolo 1-quater introduce obblighi, di graduale adozione, relativi alla numerazione dei posti sugli spalti, all'accesso negli impianti attraverso varchi controllati elettronicamente, alla dotazione di idonee apparecchiature di video-sorveglianza e registrazione televisiva delle aree riservate al pubblico ed all'adeguamento strutturale degli impianti che dovranno essere dotati di mezzi di separazione tra i settori atti ad impedire il contatto tra le tifoserie o le invasioni di campo.
Le suddette disposizioni saranno attuate, come già detto, dagli organizzatori degli avvenimenti sportivi nei confronti dei quali, in caso di inosservanza, l'articolo 1-quinquies stabilisce sanzioni di carattere amministrativo irrogate dal Prefetto territorialmente competente.
Ulteriori iniziative allo studio, come già rilevato dal Ministro dell'interno nella seduta del «question time» del 12 febbraio 2003 riguardano ancora le Società sportive direttamente interessate al contesto organizzativo degli avvenimenti, alle quali potrebbero essere assegnati compiti di vigilanza interna agli stadi con proprio personale addetto, anche nell'ottica di un progetto di privatizzazione degli impianti da attuarsi con la necessaria gradualità. Questa misura, che consentirebbe di recuperare personale delle Forze dell'ordine per i servizi di prevenzione e di filtraggio degli spettatori all'esterno dello stadio, corrisponderebbe, tra l'altro, alle Raccomandazioni del Consiglio d'Europa, che ha invitato gli Stati membri ad affidare all'organizzatore dell'evento la sicurezza all'interno degli impianti, secondo una procedura già attuata
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
in data 29 agosto 2002 a causa delle copiose precipitazioni verificatesi nel territorio della Provincia di Pesaro ed Urbino che hanno prodotto ingenti danni alle coltivazioni agricole, all'ambiente, alla rete viaria ed altre proprietà pubbliche e private, è stato chiesto dalla Provincia di Pesaro ed Urbino al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai ministri strettamente interessati di dichiarare lo stato di calamità naturale per l'intero territorio provinciale -:
quali siano i provvedimenti che il Governo intende assumere in ordine alle questioni poste in premessa.
(4-04002)
In particolare, si rende noto che la Veglia Meteo del Dipartimento della protezione civile, il 27 agosto 2002, a seguito di due precedenti avvisi di avverse condizioni meteorologiche emessi per l'Italia settentrionale a partire dal 25 agosto 2002, ha emesso un ulteriore bollettino di allerta meteo, valido per mercoledì 28 agosto 2002, relativo alle regioni Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania e Molise, e successivamente anche per l'Emilia Romagna, dove si prevedevano, precipitazioni temporalesche di notevole intensità con valori di pioggia di 30-40 mm in 12 ore su Umbria, Marche, Abruzzo e Campania.
Al riguardo, si fa presente che la Regione Marche non ha, a differenza degli Uffici territoriali del Governo di Pesaro ed Urbino, richiesto la dichiarazione dello stato di emergenza ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225. A tal proposito, il Dipartimento della protezione civile ha effettuato, congiuntamente alla predetta Regione, dei sopralluoghi per valutare l'esistenza dei presupposti per dichiarare lo stato di emergenza nei territori segnalati.
Tuttavia, dai sopralluoghi, è stato rilevato che l'evento meteorologico non era riconducibile ad una calamità naturale che, per intensità ed estensione, dovesse essere fronteggiata con mezzi e poteri straordinari e pertanto, non sono emerse le condizioni per la dichiarazione di emergenza ai sensi dell'articolo 5 della predetta legge a differenza di quanto accaduto per gli eventi alluvionali verificatisi nei primi giorni di agosto 2002, per i quali, l'istanza della Regione Marche, in ordine alla dichiarazione di emergenza, è stata accolta con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 agosto 2002, cui hanno fatto seguito i relativi provvedimenti di protezione civile.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.
domenica 16 marzo 2003 si è svolta a Pesaro la partita di calcio di serie C1 fra la VIS Pesaro e la Sambenedettese;
era previsto l'arrivo a Pesaro di oltre mille sostenitori della Sambenedettese;
per precedenti esperienze, che avevano visto protagonista la tifoseria sambenedettese, c'era viva preoccupazione per l'evento sportivo;
la programmazione della partita in relazione a tutto il problema della sicurezza era stata oggetto di diverse riunioni tra i responsabili della sicurezza, l'amministrazione comunale e rappresentanti della società calcistica pesarese;
nonostante l'opposizione di comune e società sportiva, gli organi preposti all'ordine pubblico hanno disposto una diversa
questa decisione ha creato forte malcontento tra la tifoseria locale che ha polemicamente disertato la partita dando vita ad altre forme di protesta;
un corteo di tifosi pesaresi ha effettuato una manifestazione non autorizzata giungendo a Piazza del Popolo, nel cuore delta città, dove si svolgeva il «mercatino dell'antiquariato» creando sconcerto fra i cittadini e gli operatori;
la città di Pesaro per le sue pacifiche e civili tradizioni non intende accettare eventi di simile natura;
le forze dell'ordine hanno comunque agito con impegno lodevole ed efficacia -:
se non intenda verificare la dinamica degli eventi in materia che in futuro, nel caso si ripetessero situazioni di questo genere, gli organi preposti all'ordine pubblico giungano a determinazioni, in ordine allo svolgimento delle manifestazioni, ampiamente condivise anche da parte del comune e della società sportiva, compatibilmente naturalmente con tutte le ragioni di sicurezza per i cittadini e per le cose.
(4-05883)
L'impianto sportivo è, infatti, ubicato in pieno centro urbano ed è servito da una viabilità angusta e tortuosa, ha evidenti carenze strutturali, e possiede una sola tribuna, con una capienza di circa 700 posti, che abitualmente viene destinata ai tifosi della squadra ospite.
La partita Vis Pesaro-Sambenedettese era considerata a rischio sia per i pessimi rapporti esistenti tra le opposte tifoserie - che in precedenti incontri avevano già dato vita a incidenti - e per l'arrivo di un numero consistente di tifosi al seguito della squadra ospite, stimato intorno alle 1500 unità.
Si è quindi reso necessario spostare i tifosi ospiti nella tribuna definita «prato», normalmente occupata dagli ultras locali, proprio perché offriva maggiori garanzie avendo una capienza di circa 2000 posti.
Le decisioni adottate sono state concordate dalle Autorità competenti nel corso di due riunioni del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, alle quali hanno sempre partecipato rappresentanti della società sportiva «Vis Pesaro», oltre che, ovviamente il Sindaco di Pesaro, membro di diritto del Comitato.
In quella sede sia l'amministrazione comunale che la società calcistica, dopo iniziali perplessità, hanno convenuto che lo spostamento dei tifosi locali in altro settore dello stadio fosse necessario al fine di garantire le condizioni di sicurezza per lo svolgimento della gara.
Di fatto ciò ha consentito che la manifestazione sportiva si svolgesse nel pieno rispetto della legalità.
Solo all'esterno dello stadio si sono verificati episodi di violenza prontamente, affrontati dalle Forze dell'ordine.
Prima dell'inizio della partita tre ultras pesaresi hanno infranto la vetrina di un negozio: gli stessi, successivamente identificati, sono stati deferiti all'autorità giudiziaria.
Subito dopo una cinquantina di ultras hanno tentato di avviare un corteo dal campo sportivo per dirigersi verso l'abitazione del sindaco di Pesaro, ritenuto responsabile, a loro dire, della mancata costruzione di un nuovo stadio.
La presenza delle forze dell'ordine ha però scongiurato qualsiasi turbativa disperdendo i manifestanti per le vie limitrofe; i più facinorosi sono stati fermati, sempre nei pressi dello stadio, identificati e deferiti all'autorità giudiziaria.
In una successiva riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica dedicata alle misure per la partita «Vis Pesaro-Teramo», in occasione della quale era stato annunciato l'arrivo di oltre 1000 tifosi teramani, l'amministrazione comunale e la società di calcio pesarese hanno spontaneamente deciso di innalzare, per l'occasione, una tribuna ospiti al fianco di quella esistente, dalla capienza di circa 1100 persone, e di predisporre un transennamento fisso per il filtraggio e l'allontanamento tempestivo dei tifosi senza biglietto.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
risulta all'interrogante che nell'aprile 2003 il Ministro Tremonti ha partecipato ad alcuni incontri elettorali a supporto della candidata presidente della regione Friuli Venezia Giulia per la Casa delle libertà, Alessandra Guerra;
risulta all'interrogante che durante questi incontri il Ministro si sia fatto accompagnare dal Direttore generale dell'Agenzia delle entrate -:
se ritenga che sia accettabile che un funzionario pubblico accompagni un ministro a manifestazioni di carattere elettorale e, in tal caso come vengano giustificate le spese di trasferta.
(4-06150)
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.
presso la sede Inps di Gorizia sono pendenti domande di interessi legali su prestazioni previdenziali (pensioni) presentate negli anni 1993/1994, per circa 5.000 casi. La erogazione della prestazione comporta un notevole aggravio finanziario per l'Inps in quanto oltre agli interessi legali, dovuti per legge, spetta anche la liquidazione della rivalutazione monetaria per il ritardato pagamento degli interessi. Questa situazione non è esclusiva dell'Inps di Gorizia ma sussistono casi anche presso l'Inps di Trieste ed Udine;
a carico dell'Inps sono state pure effettuate delle cause legali per il mancato pagamento degli interessi, con conseguente maggiore esborso, in questo caso anche di spese legali con Inps sempre soccombente. Tradotto in cifre altri 800-1.000 euro di spese aggiuntive per l'avvocato, per ciascuna pratica;
la quasi totalità delle pratiche di interessi legali riguarda prestazioni in convenzione internazionale dove i tempi per l'erogazione sono lunghi. La quasi globalità riguarda le famose cosiddette «pensioni d'oro» che venivano erogate nell'ex Jugoslavia;
la sede Inps di Gorizia, sollecitata nel merito asserisce di non essere in grado di evadere le domande per carenza di personale -:
in quale modo si intenda porre rimedio alla questione evidenziata, dando quindi rapido corso alla definizione delle pratiche suddette ed evitando ulteriori esborsi (che gravano sui contribuenti e lavoratori italiani) quantificabili in alcuni miliardi di euro.
(4-02309)
La legge n. 335 del 1995, nell'articolo 3, comma 17, ha introdotto il principio della neutralizzazione, disponendo che il termine di 120 giorni per il computo degli interessi legali decorre dalla data in cui la domanda viene ricevuta dall'Inps.
In tal modo è stata eliminata la corresponsione degli accessori per il periodo della permanenza della domanda di pensione presso gli organismi esteri, presso i quali deve essere presentata la domanda degli assicurati residenti all'estero.
Inoltre l'istituto, ha disposto, con circolare n. 96 del 6 maggio 1998, aderendo al consolidato orientamento giurisprudenziale della Corte di cassazione sulla materia ed ai principi affermati dalla Corte dei conti, di corrispondere d'ufficio la rivalutazione monetaria senza attendere la pronuncia dall'autorità giudiziaria.
Sono stati, poi, attuati degli interventi di carattere operativo, relativamente alle pensioni in regime di convenzione internazionale, al fine di ridurre o eliminare gli esborsi per interessi legali e rivalutazione monetaria. Tali interventi hanno riguardato sia l'aggiornamento delle procedure automatizzate in modo da determinare e corrispondere gli accessori della pensione contestualmente alla prima liquidazione della stessa, sia un costante monitoraggio delle giacenze presso le singole sedi di produzione in modo da ridurre i tempi di liquidazione sulle pensioni.
Per quanto riguarda, in particolare, la situazione delle sedi di Gorizia e di Trieste, menzionate nell'interrogazione, l'Inps precisa che le pratiche da definire sono in massima parte richieste di riliquidazione delle competenze accessorie dovute alla nuova normativa che ha ampliato il termine di prescrizione da quinquennale a decennale. Va, inoltre, ricordato che, sulla base della giurisprudenza della Corte di cassazione e dei principi affermati dalla Corte dei conti, è stato riconosciuto il diritto dei pensionati agli interessi legali ed alla rivalutazione monetaria non solo in caso di ritardo nella definizione di domande di pensione o di ricostituzione, ma anche nei casi di pagamento in ritardo di ratei di pensione dovuti d'ufficio, a prescindere dalla richiesta degli interessati e ovviamente, quando ne sussistono le condizioni.
Nelle suddette sedi è stata effettuata un'analisi dei carichi di lavoro e delle tipologie di giacenza e sono state avviate le iniziative tese a costituire gruppi operativi per lo smaltimento dell'arretrato che consentiranno di ottenere risultati positivi entro breve termine.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
in data 3 marzo 2002 si è svolto l'incontro di calcio della serie C1 Livorno-Triestina; nel settore di curva dei tifosi livornesi veniva esposto uno striscione di notevole grandezza con la scritta «Tito ce lo ha insegnato la foiba non è reato». Ad esso facevano da contorno ritratti dello stesso Maresciallo infoibatore, del dittatore sovietico Stalin, bandiere di Cuba e stelle rosse;
lo striscione di cui sopra era appeso alla recinzione del campo ed è stato esibito per tutta la durata dell'incontro, nonostante costituisse una palese apologia di reato oltre che un'offesa al sentimento nazionale, inneggiando lo stesso al genocidio di decine di migliaia di italiani assassinati dai partigiani jugoslavi di Tito al termine del secondo conflitto mondiale nelle città di Trieste, Gorizia, Fiume, in Istria e in Dalmazia;
nonostante ne fosse stata fatta precisa e ripetuta richiesta, gli ufficiali di polizia non ritenevano di togliere tale vergognoso striscione né il direttore di gara ha ritenuto di sospendere l'incontro sino a che lo striscione non fosse stato rimosso, nonostante ciò sia previsto dalle vigenti leggi contro la violenza negli stadi;
il 4 marzo 2002 il consiglio comunale di Trieste ha richiesto al sindaco di Livorno
l'associazione delle famiglie degli infoibati e degli ex deportati in Jugoslavia ha annunciato di voler procedere in sede giudiziaria a tutela della memoria dei propri cari -:
se il Governo voglia esprimere la propria condanna per i fatti denunciati, manifestando anche la propria solidarietà ai parenti degli infoibati;
se voglia appurare i motivi per i quali le forze di polizia presenti non abbiano ritenuto di togliere lo striscione e se ciò sia stato determinato da ignoranza, ignavia, sottovalutazione o peggio;
in ogni caso quali sanzioni s'intendano porre in essere nei confronti dei responsabili dell'ordine pubblico e quale sia in particolare la posizione del questore;
se sia stato aperto un procedimento nei confronti dei responsabili dell'esposizione dello striscione e se gli stessi siano stati individuati;
se si vogliano richiedere chiarimenti alla Lega calcio in ordine alla vicenda e quali passi la stessa intenda compiere sanzionando anche a livello sportivo quanto accaduto.
(4-06254)
Ciò, tra l'altro, ha reso necessario due cariche di alleggerimento da parte delle forze dell'ordine al fine di impedire il contatto tra le due fazioni.
Dalla ricostruzione dei fatti, effettuata dal prefetto di Livorno, emerge che i tifosi hanno introdotto lo striscione citato nell'interrogazione eludendo le operazioni di controllo, all'ingresso dello stadio. Allorché ne è stata segnalata la presenza, il dirigente del servizio d'ordine, portatosi sul posto, ha invitato i tifosi a toglierlo, minacciando la sospensione della partita in applicazione della normativa in materia.
L'invito è rimasto inascoltato, anche se è comunque proseguito il tentativo di persuasione da parte degli agenti della squadra tifoserie della Digos. Il dirigente del servizio ha ritenuto, su parere conforme del responsabile pro-tempore della questura, di non intervenire all'interno della curva nord per rimuovere lo striscione: l'azione di forza, a causa della tensione esistente, avrebbe potuto provocare la reazione degli ultras livornesi, con grave pregiudizio per l'incolumità pubblica.
È stata privilegiata - così informa il Prefetto - l'attività di raccolta degli elementi di colpevolezza a carico dei responsabili dei reati, con particolare riferimento allo striscione, attraverso la registrazione filmata e fotografica delle fasi dell'azione.
Nella circostanza si è valutato di non sospendere l'incontro, come previsto dalla normativa vigente, per le possibili ripercussioni sull'ordine pubblico che ciò avrebbe comportato, anche in relazione allo stato di tensione all'interno della curva livornese, ove si era sparsa la voce di presunte aggressioni in danno dei tifosi locali.
Le attività di indagine espletate dalla Digos hanno consentito l'identificazione di dodici tifosi livornesi e di sei triestini, tutti deferiti in stato di libertà alla autorità giudiziaria e sottoposti al divieto di accesso ai luoghi ove si svolgono manifestazioni sportive.
Tuttavia il procedimento penale a carico dei diciotto tifosi, dopo l'esame della documentazione fotografica e filmata, è stato archiviato dall'autorità giudiziaria il 27 giugno 2002, perché i filmati, nello specifico, non hanno ripreso il momento del posizionamento dello striscione, ma solo le persone che vi erano accanto.
Gli episodi sono stati approfonditi in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Livorno nel corso del quale, oltre all'intensificazione dei controlli agli accessi dello stadio, è emersa la necessità del ricorso alla misura della sospensione
Quello in questione è l'unico episodio, nella stagione calcistica 2001-2002, in cui sono stati esposti striscioni inneggianti all'odio politico, a fronte dei nove casi registrati nel precedente campionato di calcio.
Ho provveduto a segnalare al capo della polizia - direttore generale della pubblica sicurezza, l'episodio, così come descritto nell'interrogazione, che solleva perplessità sia quanto alle valutazioni che hanno indotto il personale operante a non intervenire nel caso specifico, sia quanto alla omessa identificazione dei responsabili del grave gesto.
La Federazione italiana giuoco calcio ha comunicato che la Commissione disciplinare della Lega professionisti di serie C, per i fatti suesposti, ha comminato l'ammenda di euro 7.500,00 nei confronti della A.S. Livorno Calcio.
La vicenda citata rientra nella più generale questione della violenza negli stadi, che il Governo ha concretamente affrontato approvando, nella riunione del Consiglio dei ministri di venerdì 21 febbraio 2003, il decreto-legge n. 28, del 24 febbraio 2003, convertito nella legge n. 88 del 21 aprile 2003.
In tale provvedimento, è stata introdotta la possibilità di procedere ad arresto «differito», nelle successive 36 ore, di persone che vengono riconosciute responsabili di episodi di violenza in occasione di manifestazioni sportive, sulla base di documentazione videofotografica o di altri elementi dai quali emerga con evidenza il compimento del fatto e la paternità dell'autore.
Tale possibilità viene garantita quando non sia possibile procedere immediatamente all'arresto per ragioni di sicurezza o incolumità pubblica.
Grazie a questa nuova normativa è stato possibile assicurare alla giustizia i responsabili dei fatti di violenza negli stadi, compiuti a partire già da domenica 23 febbraio 2003.
Sono, altresì, in fase di studio alcune delle misure che riguardano anche un maggiore coinvolgimento dei diversi soggetti interessati, a vario titolo, allo svolgimento delle partite.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
(4-01610)
Il ritardo nell'erogazione dell'indennità di buonuscita ai dipendenti dell'Ente nazionale per le strade, risulta dovuto al graduale adeguamento informatico delle apparecchiature e delle procedure connesse alla banca dati dell'Inpdap, e in alcuni casi, alla tardiva trasmissione della documentazione necessaria per la completezza delle pratiche relative ai lavoratori interessati.
L'Inpdap ha precisato che, nei casi di effettivo ritardo nell'erogazione dell'indennità di che trattasi, imputabili all'istituto medesimo, sono stati corrisposti gli interessi legali nella misura e secondo le modalità previste dalla legge, contestualmente al pagamento stesso.
Si fa presente, infine, che relativamente a n. 7 lavoratori, la pratica risulta in trattazione presso le sedi provinciali dell'Inpdap, competenti per territorio.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
se sia possibile realizzare una nuova stazione ferroviaria a Villanova prolungando, contestualmente, i binari da quella di Bagni di Tivoli fino alla frazione del comune di Guidonia Montecelio;
se non ritenga che la nuova stazione, una volta proceduto al raddoppio dei binari della tratta Roma-Avezzano, possa essere utilizzata per assicurare i collegamenti metropolitani da e per Roma;
quali iniziative intenda assumere per verificare la fattibilità di questa ipotesi.
(4-02835)
Le opere civili, articolate in quattro appalti principali, sono state affidate nel 1997 ed hanno avuto inizio tra marzo e aprile del 1998; esse hanno subito rallentamenti per le difficoltà incontrate a causa del ritrovamento di importanti reperti archeologici e saranno completate contemporaneamente allo sviluppo dei lavori di attrezzaggio tecnologico occorrenti per il quadruplicamento.
Tali interventi sono stati previsti con appalti separati, rispettivamente per la linea AV/AC e per la linea lenta; gli impianti relativi al doppio binario di quest'ultima linea, comune alla linea Roma-Pescara e Roma-Napoli via Cassino nella tratta Prenestina-Salone, sono in fase di affidamento.
I lavori per il distanziamento automatico dei treni, come riferisce Ferrovie, sono in corso; ciò consentirà l'attivazione del doppio binario Prenestina-Salone nel gennaio 2005. Su tale coppia di binari transiterà, provvisoriamente, tutto il traffico relativo sia al nuovo collegamento AV/AC sia a quello tradizionale.
Gli interventi di attrezzaggio tecnologico per il completamento della linea AV/AC sono in corso di realizzazione, con attivazione del quadruplicamento nella configurazione definitiva nel 2005.
Ferrovie ha riferito, inoltre, che per il raddoppio dei binari nella tratta Lunghezza-Guidonia è in corso la progettazione. Il costo presunto in prima approssimazione è dell'ordine di 100 milioni di euro e la fine dei lavori è prevista a giugno 2008.
In tale contesto di potenziamento e raddoppio della tratta fino a Guidonia, assume particolare importanza un nodo di interscambio gomma-ferro, la cui ubicazione più idonea è in fase di studio e che verrà progettato e dimensionato per le attuali e future esigenze di mobilità ed accessibilità territoriale, in termini di nuove infrastrutture viarie e potenziamento delle esistenti con la realizzazione di nuovi parcheggi a servizio dell'interscambio gomma-ferro.
Tali scelte sono previste in tempi brevi e potrebbero, ha riferito la Società, rendere necessaria una limitata variante di tracciato: esse sono subordinate prevalentemente alle valutazioni che il Comune di Guidonia effettuerà, in particolare in ordine alle ricadute prodotte dalla nuova infrastruttura sul Piano regolatore.
In tale ambito, non è prevista la realizzazione di una nuova stazione ferroviaria a Villanova con il prolungamento dei binari dalla stazione di Bagni di Tivoli. Gli incontri svoltisi tra le Ferrovie dello Stato e gli Enti locali interessati hanno consentito di verificare una sostanziale condivisione del progetto che non prevede la fermata nella stazione in argomento, ma gli interventi descritti comporteranno, comunque, un beneficio diretto alla mobilità dell'intero hinterland e quindi anche alla clientela di Villanova.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
(4-05410)
La maggior parte delle persone coinvolte in tale attività appartiene a comunità di nomadi Rom di origine slava, per lo più stanziali sul territorio nazionale; in percentuale minore, ma tendenzialmente crescente, si registra l'impiego di minori marocchini, romeni, e albanesi, specialmente nel nord Italia.
A differenza delle comunità Rom, che talora non percepiscono questa attività come illecita, anche se svolta da bambini, l'accattonaggio esercitato da persone di altre etnie, soprattutto minori slavi, è gestito da veri e propri gruppi criminali, che «collocano» le vittime in territorio italiano e le sfruttano con margini di guadagno molto elevati.
Nel nostro ordinamento, l'accattonaggio era previsto come reato dall'articolo 670 del codice penale il quale prevedeva, per questa attività, la pena dell'arresto fino a tre mesi, con un'aggravante se essa veniva svolta in modo ripugnante o vessatorio, simulando deformità o altro; l'articolo 18 della legge 25 giugno 1999, n. 205 ha abrogato tale norma.
Attualmente, mantiene rilevanza penale, di natura semplicemente contravvenzionale, la sola fattispecie dell'impiego, nell'accattonaggio, di minori di anni 14 (articolo 671 cod. pen.), punita con l'arresto da 3 mesi ad un anno.
In pratica, l'efficacia deterrente di questa sanzione è molto ridotta ove si consideri la difficoltà di individuare gli sfruttatori, specie nei casi, assai frequenti, nei quali i minori vengono mandati a mendicare da soli, sotto la minaccia di severe punizioni.
Una volta denunciato l'adulto che impiega il minorenne nell'accattonaggio, le Forze di Polizia procedono al ricovero di quest'ultimo in un istituto ed all'avvio degli accertamenti finalizzati al suo rimpatrio, se straniero.
Tale possibilità, tuttavia, rimane però spesso inattuabile per la contrarietà della famiglia di origine, che aveva «affidato» il figlio ad organizzazioni criminali, mentre accade frequentemente che dopo pochi giorni lo stesso minore fugge dall'istituto e torna ad elemosinare.
Nello scorso mese di febbraio sono state diramate nuove, specifiche direttive, ai Questori con l'obiettivo di intensificare i servizi di contrasto dell'accattonaggio, specie in relazione allo sfruttamento, in tale attività, di bambini ed adolescenti; in tale occasione, tra l'altro, è stata particolarmente segnalata l'opportunità di curare, in sede locale, ulteriori intese tra le Forze di polizia, nonché con le Polizie municipali ed i Servizi sociali dei Comuni, al fine di definire in sede tecnica gli interventi più adeguati ad arginare il fenomeno.
Un contributo utile alla conoscenza del fenomeno, e quindi al suo contrasto, potrà derivare anche dall'attuazione dei nuovi criteri di definizione dei piani per il controllo coordinato del territorio, contenuti nella direttiva che il Ministro dell'interno ha diramato il 9 dicembre 2002.
Tali criteri tendono a modificare il modulo operativo basato su passaggi ripetuti da parte delle pattuglie delle Forze di polizia presso gli «obiettivi» più a rischio, in funzione di un nuovo modello che cerca, invece, di assicurare una maggiore presenza fisica degli agenti su tutto il territorio, anche attraverso appositi servizi svolti a piedi (poliziotto e carabiniere di quartiere) ed un maggior coordinamento, con il coinvolgimento anche della Polizia municipale.
Il concorso delle polizie municipali è essenziale per la maggiore vicinanza di tali corpi alle realtà territoriali e per i collegamenti più diretti che essi hanno con i servizi sociali presenti nella zona.
Tali criteri, che rendono il controllo del territorio più capillare e più aderente alla realtà locale, consentiranno un'azione di contrasto più efficace relativamente ad un fenomeno che, non presentando profili di oggettiva gravità per la sicurezza e per l'ordine pubblico, spesso è finito per essere oggetto di attenzioni episodiche da parte degli operatori delle Forze di polizia, in momenti in cui sfuggiva la dimensione del collegamento con il crimine organizzato, emersa soprattutto negli ultimi anni.
Per quanto concerne, in particolare, la tutela dei bambini e dei ragazzi che rimangono
Si tratta di uffici della polizia di Stato operanti sul territorio in un'ottica globale, comprensiva sia della delinquenza minorile (anche per interventi di recupero e risocializzazione), sia dei reati commessi in pregiudizio di minori, tra cui rilevano anche quelli relativi all'accattonaggio. Ad essi è addetto personale specificamente formato per le particolari problematiche del settore.
Le iniziative appena descritte hanno consentito di cogliere i primi risultati positivi: fra il 14 maggio ed il 31 dicembre 2002 le persone denunciate, su base nazionale, per l'impiego di minori nell'accattonaggio sono state 263.
La rilevazione parte dal 14 maggio 2002 perché il carattere contravvenzionale del reato lo faceva sfuggire, prima di tale data, ad una specifica rilevazione statistica interforze; solo l'adeguamento del sistema informatico - e, in particolare, del software - consente oggi di offrire tale elemento numerico.
Le Regioni maggiormente interessate sono la Lombardia (71 persone denunciate dalle forze dell'ordine all'autorità giudiziaria), il Lazio (40), la Liguria (25), la Toscana (20), la Puglia (17) ed il Veneto (16).
Si soggiunge che si stanno sviluppando ulteriori intese, per una più incisiva e coordinata collaborazione in materia tra il dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno ed il dipartimento della giustizia minorile del ministero della giustizia.
Sul piano normativo, va ricordata la nuova legge sull'immigrazione, n. 189 del 2002, che ha affinato gli strumenti per combattere l'immigrazione clandestina, all'interno della quale trova alimento anche il fenomeno descritto dalla interrogante.
Ulteriori strumenti di contrasto dei fenomeni criminali in questione sono contenuti nel disegno di legge governativo in materia di tratta delle persone, al quale sono stati abbinati vari progetti di legge d'iniziativa parlamentare, attualmente all'esame del Parlamento in seconda lettura, che, tra l'altro, aggrava le pene per lo sfruttamento di minori nell'accattonaggio, nonché nel disegno di legge, recentemente approvato dal Consiglio dei ministri di ratifica della Convenzione e dei protocolli delle Nazioni unite contro il crimine transnazionale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
nella giornata di oggi, mercoledi 26 febbraio 2003, presso la città di Pisa gruppi di manifestanti hanno dato vita a manifestazioni che hanno interrotto pubblici servizi, bloccato attività produttive, occupato spazi pubblici, interrotto traffico veicolare, invaso l'area aeroportuale, così come nei giorni scorsi avevano interrotto i collegamenti ferroviari;
tali diffuse illegalità vengono definite atti di «disobbedienza civile» mentre invece pongono a repentaglio le libertà dei cittadini e la normale vita pubblica;
l'interrogante ha letto la dichiarazione del dottor Enzo Iannelli, procuratore delle Repubblica di Pisa, secondo il quale i fatti sopra esposti precedentemente non sarebbero fattispecie di reato;
vi è viva preoccupazione per un'evidente sottovalutazione del clima di illegalità che pervade la città di Pisa -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere per assicurare a tutti i cittadini il diritto di manifestare e contemporaneamente godere delle libertà fondamentali previste dalla Costituzione che l'ordine democratico garantisce ad ognuno.
(4-05622)
Nel pomeriggio della stessa giornata, circa 20 «disobbedienti» che avevano scavalcato la recinzione del locale aeroporto civile, venivano bloccati e, identificati da personale della polizia di Stato. Poco dopo, alcuni appartenenti al movimento «Stop Global War» dopo aver tagliato la rete di recinzione dell'aeroporto militare, si introducevano all'interno ed esponevano uno striscione recante scritte contro l'impegno bellico statunitense.
I predetti venivano bloccati ed allontanati dal personale di vigilanza dell'aeronautica militare e da quello della locale Stazione carabinieri, che li deferiva all'autorità giudiziaria per «danneggiamento aggravato» ed «introduzione clandestina in luoghi militari».
Infine, alle ore 17.00 successive, al termine di un corteo contro la guerra, alcuni dimostranti tentavano di occupare la stazione ferroviaria di Pisa, senza riuscirvi per l'azione di contenimento delle forze dell'ordine.
In linea generale, si comunica che dall'inizio dei conflitto in Iraq si sono svolte, in tutto il Paese, oltre 500 iniziative contro la guerra, molte delle quali organizzate in modo spontaneo e senza preavviso, consistite per lo più in cortei e «sit in» presso sedi istituzionali, diplomatiche e militari.
Generalmente tali manifestazioni hanno avuto carattere pacifico e non hanno creato turbative all'ordine pubblico.
Vi sono stati, però, episodi di illegalità che, pur non traducendosi in atti di particolare gravità, non possono essere sottovalutati.
Si è trattato, soprattutto, di danneggiamenti o imbrattamenti di sedi e locali commerciali, di sedi bancarie, di impianti di distribuzione di carburante, ovvero di tentativi di intrusione in sedi istituzionali, diplomatiche e militari, questi ultimi sempre sventati dall'intervento delle forze dell'ordine.
In qualche caso, si sono registrati incidenti di un certo rilievo a margine di cortei; gli episodi più gravi in tal senso sono avvenuti a Milano e a Torino, rispettivamente il 22 e il 29 marzo 2003.
Fin dai primi tentativi di blocco ferroviario, organizzati nel mese di febbraio da aderenti all'area antagonista, è stata costituita presso il ministero dell'interno una unità di coordinamento, con la partecipazione di funzionari e ufficiali delle forze di polizia e rappresentanti delle Ferrovie dello Stato, con il compito di seguire costantemente l'evolversi della situazione e di coordinare gli interventi, anche predisponendo itinerari ferroviari alternativi, in costante collegamento con le autorità provinciali di pubblica sicurezza interessate e con gli uffici ed enti pure coinvolti.
Inoltre, fin dall'inizio della crisi irachena, sono state diramate alle autorità provinciali di pubblica sicurezza precise direttive, per potenziare al massimo la vigilanza su tutti i possibili obiettivi di atti criminali e per intensificare l'attività informativa e preventiva in occasione delle manifestazioni contro la guerra, allo scopo di individuare per tempo persone o gruppi intenzionati a partecipare a tali iniziative per provocare incidenti o disordini.
I prefetti sono stati anche invitati a convocare apposite riunioni di coordinamento delle forze di polizia per verificare periodicamente l'adeguatezza delle misure di prevenzione già adottate.
In particolare, è stato raccomandato di improntare gli interventi delle forze di polizia a fermezza nei confronti di eventuali illegalità e, al tempo stesso, al massimo equilibrio, limitando l'uso della forza ai soli casi di effettiva necessità, anche per evitare di innescare più gravi tensioni e di coinvolgere i manifestanti pacifici.
In media, nel periodo più critico, dal 20 al 31 marzo 2003, sono stati impiegati giornalmente circa 2.100 operatori di polizia; complessivamente sono state identificate e denunciate 230 persone per vari reati,
Anche in questa vicenda, come già in altre occasioni, le forze dell'ordine hanno saputo operare in concreto per garantire la sicurezza di tutti e la libertà di manifestare, evitando con professionalità ed equilibrio che forme accese di dissenso degenerassero in tensioni incontrollate e potenzialmente pericolose ai fini dell'ordine pubblico.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
la legge 26 febbraio 2001, n. 30 riguarda la condizione previdenziale di cittadini molto anziani che furono licenziati o declassati per motivi politici, sindacali o religiosi tra il 1 gennaio 1947 e il 7 agosto 1966;
come previsto dall'articolo 2 di detta legge, il Ministro del lavoro non ha ancora provveduto a nominare il Comitato per l'esame delle domande, benché ripetutamente sollecitato dai Comitati degli ex licenziati;
come previsto dall'articolo 3 non si è definito - in concerto fra i Ministeri interessati e il Comitato - il modulo per la presentazione delle domande;
non si è data disposizione da parte dei ministeri interessati agli istituti e agli uffici periferici competenti per la raccolta delle domande -:
quali siano i motivi e le cause che hanno determinato la mancata costituzione del Comitato di valutazione delle domande e le definizione del fac-simile del modulo per le domande;
quali iniziative e misure il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con i Ministri interessati, intenda porre in atto per recuperare i ritardi nel predisporre le misure per l'applicazione della legge 26 febbraio 2001 n. 30;
quali misure intenda porre in atto il Ministro del lavoro e delle politiche sociali per informare gli interessati delle misure adottate per l'attuazione della succitata legge.
(4-01045)
Questo ministero ha provveduto, a suo tempo, a richiedere agli enti previdenziali interessati la designazione dei rappresentanti nonché ad individuare le federazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
Successivamente si è provveduto a richiedere l'indicazione dei nominativi dei rappresentanti delle medesime, al fine di completare la composizione del Comitato.
Il Comitato in parola è stato nominato con decreto ministeriale del 28 gennaio 2002 e si è insediato in data 9 aprile 2003.
Nel corso del 2002, sono stati posti in essere, tutti i presupposti di fatto e di diritto per garantire la piena funzionalità del suddetto Comitato. In particolare si è proceduto ad organizzare il supporto amministrativo necessario all'attività del Comitato ed a prendere contatti con ministeri, istituti, enti ed organizzazioni sindacali interessati, invitandoli a trasmettere le istanze in loro possesso non oltre il 31 dicembre 2002.
Nel corso del 2002 sono state tenute, in totale, n. 11 riunioni. Nella riunione del 18 settembre 2002 è stato effettuato lo scambio di consegne tra il presidente uscente ed il nuovo presidente designato sempre in rappresentanza del Ministro.
È stato, altresì, sostituito il rappresentante dell'Inpdap, in quanto il Comitato era stato modificato nella sua composizione con il D.I. del 2 agosto 2002.
Il Comitato, altresì, ha provveduto, per il tramite della direzione generale per le politiche previdenziali, a trasmettere a tutte le amministrazioni pubbliche, agli enti previdenziali ed alle casse di previdenza, due
Al termine dell'anno 2002, agli atti del Comitato risultano acquisite complessivamente n. 239 istanze, per ciascuna delle quali è stato predisposto un apposito dossier a numerazione progressiva.
Attualmente, sono in corso le procedure istruttorie che hanno determinato numerose richieste di supplemento di documentazione, inviate alle amministrazioni di appartenenza.
Per le istanze accolte la relativa delibera è stata inviata all'istituto previdenziale competente che dovrà provvedere, secondo le proprie procedure, alla ricostruzione della posizione assicurativa degli interessati.
Si fa presente, infine, che nel corso del 2003 l'attività del Comitato, ormai a regime, proseguirà.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
con decorrenza 15 dicembre 2002 la divisione Trasporto Regionale della TRENITALIA sospenderà le fermate dei treni a lunga percorrenza sulle tratte Palermo-Roma (E 1924-E 876) e Palermo-Venezia (h. 17.10), penalizzando fortemente la zona di S. Stefano di Camastra (Messina), asse terminale della Nord-Sud Gela-S. Stefano, e quelle che insistono nel comprensorio dei comuni limitrofi;
tale disagio graverebbe ancor più sulle citate zone, già vessate dalla mancata previsione della costruzione del doppio binario nella tratta ferroviaria Patti-Cefalù e dal ritardo nella costruzione del completamento del collegamento autostradale Furiano-Castelbuono;
a fronte di quanto esposto, i consigli comunali di S. Stefano di Camastra, Nicosia, Capizzi, Caronia, Castel di Lucio, Ristretta, Reitano, Motta d'Affermo, Tusa e Pettineo hanno presentato e votato in seduta congiunta un puntuale ordine del giorno -:
se non ritenga, effettuati gli approfondimenti del caso, di adoperarsi per far abrogare il provvedimento riguardante quanto citato in premessa, al fine di far recedere l'ente Ferrovie da una decisione che potrebbe risultare fortemente lesiva per una area territoriale ove insistono ben dieci comuni.
(4-04842)
Eurostar 9428 Roma-Milano delle ore 7.30;
Intercity 536 Cavour Roma-Torino delle ore 7.46;
Eurocity Michelangelo Roma-Munchen delle ore 7.54;
Eurostar Roma-Ancona delle ore 7.37.
Inoltre, la stazione citata è servita da una coppia di treni periodici EXP 876/877 Roma-Palermo e viceversa. In particolare,
Infine, nella stazione in questione effettua fermata anche l'EXP 1932 «Freccia della Laguna» Palermo-Venezia, che parte da Palermo alle ore 16.00, ferma a S. Stefano di Camastra alle ore 17.11 ed arriva a Venezia alle ore 10.14.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
con l'interrogazione n. 4-00255 dell'11 luglio 2001 sono state sottoposte all'attenzione del Ministro dell'interno le gravi illegalità compiute dalla Securipost spa, partecipata al 100 per cento da Poste italiane spa, nello stipulare contratti per l'espletamento dei servizi di trasporto di valori con istituti di vigilanza privata, pattuendo tariffe nettamente inferiori alle tariffe di legalità fissate dai Prefetti nelle rispettive province;
con risposta scritta del 17 settembre 2001 il Ministro dell'interno, dando prova di grande sensibilità e disponibilità verso le problematiche del settore della vigilanza privata ha comunicato di aver fatto svolgere, con tempestività e rigore, un'indagine su tutto il territorio nazionale, le cui risultanze, ancorché parziali, hanno subito dimostrato la fondatezza della denuncia dello scrivente; il Ministro medesimo ha altresì informato che le Prefetture di alcune province «hanno già adottato le previste misure sanzionatorie di carattere amministrativo ovvero hanno avviato l'istruttoria preordinata dall'adozione dei provvedimenti del caso»;
nonostante l'encomiabile iniziativa ministeriale numerose Prefetture, soprattutto delle province più grandi e maggiormente interessate dal fenomeno denunciato, non hanno ancora fatto conoscere l'esito degli accertamenti svolti né hanno adottato alcun provvedimento per impedire che si ripetano tali violazioni amministrative;
il perpetuarsi di tale comportamento illegittimo da parte degli istituti di vigilanza in questione e della stessa Securipost spa, sta arrecando danni incalcolabili alle imprese di vigilanza che invece operano nel pieno rispetto della legalità e sta ingenerando in molti operatori il convincimento che, per fronteggiare tale forma di concorrenza sleale, non resti altro che disattendere le disposizioni dell'Autorità;
il probabile dilagare di tali deprecabili comportamenti non farebbe che riflettersi negativamente sulle condizioni di sicurezza con cui debbono essere svolti servizi di tale delicatezza -:
se non ritenga il Ministro interrogato:
a) di sollecitare il completamento dell'indagine avviata, soprattutto nelle grandi province;
b) di far conoscere la natura delle sanzioni amministrative sinora irrogate in ciascuna provincia, anche quale fattore di dissuasione nei confronti degli istituti tuttora inadempienti e della stessa Securipost;
c) di promuovere l'adozione dei più severi provvedimenti di sospensione o di revoca delle licenze in capo a titolari degli istituti che persistono nell'illegalità;
d) di coinvolgere in tale azione di regolarizzazione dell'attività di trasporto valori anche le Poste Italiane spa, la quale, essendo partecipata al 100 per cento dallo Stato, fornisce implicitamente ai propri contraenti-istituti di vigilanza un alibi o una presunta immunità delle violazioni della legge;
e) di formalizzare nei confronti di Securipost spa l'invito a regolarizzare i propri contratti o a stipularne di nuovi per adeguarsi alle tariffe di legalità approvate dai prefetti in ciascuna provincia;
f) di disporre affinché le questure esercitino, anche in via preventiva, una attenta azione di controllo nei confronti degli istituti di vigilanza che hanno contratto accordi con Securipost in violazione delle tariffe di cui sopra, anche al fine di verificare se per i servizi dai medesimi svolti con compensi così esigui siano state adottate tutte le misure di sicurezza previste per legge e se siano stati rispettati i minimi salariali nonché i versamenti contributivi, assistenziali e assicurativi previsti nei contratti di lavoro.
(4-01050)
Dai risultati è emerso che il trenta per cento degli uffici territoriali del Governo non è interessato dalla problematica, in quanto nessun istituto di vigilanza ha concluso contratti con la «Securipost» per il servizio di trasporto di valori.
In molte delle realtà provinciali in cui la società ha stipulato contratti con enti di vigilanza operanti nei territori di competenza è risultato, dalle verifiche disposte, che le tariffe applicate da questi ultimi risultano conformi.
Laddove, invece, sono state accertate violazioni del sistema delle tariffe di «legalità», le questure competenti hanno provveduto ai conseguenti deferimenti all'autorità giudiziaria, per violazione degli articoli 221 del Testo unico delle Leggi di pubblica sicurezza e 257 del relativo regolamento di esecuzione. Contemporaneamente gli Uffici Territoriali del Governo hanno avviato i procedimenti per l'irrogazione di sanzioni amministrative nei confronti dei titolari delle licenze.
La questione rimane comunque all'attenzione del dipartimento della pubblica sicurezza.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
sono noti a tutti i frequenti arresti degli ascensori fra un piano e l'altro o il precipitare per mancato funzionamento degli stessi;
solo con l'intervento esterno di personale esperto, quali manutentori o vigili del fuoco, si possono liberare le persone intrappolate;
è chiaro che i tempi di attesa sono spesso lunghi creando uno stress con le intuibili conseguenze;
vi è un'innovazione tecnologica che consentirebbe di evitare l'intrappolamento delle persone e in pochissimi istanti, la possibilità di uscire dall'ascensore stesso e tutto ciò grazie ad un dispositivo predisposto dall'ingegner Carlo Ferrari -:
se sia a conoscenza di una innovazione tecnologica molto importante per la sicurezza delle persone trasportate sugli ascensori elettrici a fune;
se, quindi, non intenda attivarsi per verificare la bontà tecnica di tale innovazione per renderla poi obbligatoria ai fini della sicurezza collettiva.
(4-05965)
Nelle competenze dell'amministrazione delle infrastrutture e dei trasporti rientrano pertanto gli ascensori in servizio pubblico.
Le norme di riferimento per la realizzazione degli ascensori in servizio pubblico non differiscono da quelle in vigore per gli ascensori in servizio privato e sono le EN 81-1 e le EN 81-2 armonizzate ed il decreto del Presidente della Repubblica n. 162 del
Le norme che regolamentano l'esercizio e stabiliscono i controlli periodici, emanate dal questa Amministrazione, prevedono, per gli ascensori in servizio pubblico, controlli giornalieri, settimanali, mensili, semestrali ed annuali effettuati da personale qualificato e, in alcuni casi, sotto la direzione del Responsabile dell'esercizio.
Con specifico riguardo alla problematica segnalata nell'atto ispettivo, si rappresenta che, di regola, gli ascensori in sevizio pubblico, compresi gli ascensori elettrici, sono dotati di dispositivo automatico per il riporto della cabina al piano più vicino, prevedendo anche la funzione di apertura delle porte.
Tale sistema funziona solo in mancanza di tensione di rete e con tutte le catene delle sicurezze attive.
Va, inoltre, precisato che gli impianti in servizio pubblico sono normalmente controllati con personale in loco o mediante collegamento audiovisivo con la centrale operativa della società esercente la quale in tempi brevi assicura l'intervento di una squadra di soccorso.
Infine, per quanto riguarda l'innovazione tecnologica citata, si fa presente che l'ingegner Carlo Ferrari non ha ancora presentato a questa amministrazione il progetto che, peraltro, non rientra tra i componenti di sicurezza previsti all'allegato IV del decreto del Presidente della Repubblica n. 162 del 1999.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
in data 16 novembre 2002 si sarebbe verificato il distacco di due lamiere esterne dall'ultimo piano del tribunale di Trapani, di cui una avrebbe semidistrutto due automobili parcheggiate nel lato est del posteggio interno e l'altro sarebbe ancora visibile in mezzo al giardinetto antistante l'ingresso principale del tribunale in via XXX maggio a Trapani;
il comune di Trapani riceverebbe dal ministero della giustizia un canone locativo annuo di circa 420.000 euro, oltre ad un rimborso forfettario per le spese di manutenzione;
i lavori di manutenzione, più volte segnalati come imminenti, non sarebbero ancora iniziati;
il presidente del tribunale di Trapani, dottor Mario D'Angelo, avrebbe ampiamente sollecitato il sindaco di Trapani e a quant'altri di competenza, affinché si desse inizio ai lavori necessari;
a tutt'oggi occorrebbe segnalare, peraltro, il non funzionamento del metal detector su nastro del palazzo di giustizia di Trapani -:
quali iniziative il Governo intenda adottare per sollecitare lavori urgenti necessari a preservare l'incolumità degli utenti ed ovviare quindi alla situazione di pericolo per i dipendenti, gli avvocati, i magistrati ed i cittadini.
(4-05260)
Per quanto riguarda la ricerca di opportune soluzioni, questo ministero fin dal 1999 ha assicurato al comune di Trapani la disponibilità a finanziare i lavori di ristrutturazione del palazzo di giustizia.
Il Comune ha elaborato un progetto per la verifica strutturale, il rifacimento del prospetto e degli impianti, e ha assicurato
Nel 2000 il ministero ha approvato il finanziamento per l'importo di 16 miliardi di lire chiedendo al comune, che è stazione appaltante, di relazionare sulla gara di appalto e l'aggiudicazione dei lavori.
Si è poi appreso dal Presidente del tribuna1e di Trapani, in data 25 marzo 2003, della ordinanza con la quale il TAR Sicilia ha sospeso il provvedimento di aggiudicazione dei lavori e della conseguente difficoltà a prevedere tempi certi per la loro esecuzione.
Il Presidente del tribunale, con nota del 4 aprile 2003, ha informato il ministero che il comune aveva iniziato la ricerca sul mercato immobiliare della città di edifici dove trasferire gli uffici e che il Comune, con nota del 3 aprile 2003, aveva chiesto ai progettisti incaricati della ristrutturazione del Palazzo di verificare le eventuali carenze strutturali dell'immobile, riservandosi di dare notizie di aggiornamento.
In data 13 giugno 2003, questo ministero ha chiesto al Comune di provvedere, secondo le indicazioni della Commissione di manutenzione, anche eventualmente assumendo in locazione, temporanea, immobili da adibire ad uffici giudiziari, fino alla esecuzione dei lavori nel Palazzo di giustizia.
L'attenzione del ministero sulle sedi giudiziarie di Trapani è stata in questi ultimi anni molto alta. Si consideri che nel 2000, dopo l'approvazione del consistente finanziamento per la ristrutturazione del Palazzo, il comune e la procura della Repubblica hanno chiesto al Ministero di autorizzare il trasferimento temporaneo degli uffici in un'altra sede acquisita in locazione dal comune, il palazzo Adragna. Questo per consentire di svolgere i lavori nel palazzo, senza creare interferenze con l'attività della procura.
Il ministero ha concesso il proprio assenso al trasferimento, autorizzando la spesa della locazione passiva che è stata ammessa a rendiconto ai sensi della legge 392 del 1941.
Successivamente, nel 2002, il comune ha proposto di acquistare, con fondi statali, il palazzo, preso in locazione con una opzione per la vendita. L'iter per il finanziamento, ex articolo 19 della legge 119 del 1981, si sta concludendo positivamente. Il costo dell'immobile che ospiterà, definitivamente la procura è di euro 4.360.000, a carico del bilancio statale.
Giova tuttavia ricordare che la competenza in materia edilizia giudiziaria grava sui comuni che sono tenuti per legge (legge 392 del 1941) a fornire i locali per consentire il funzionamento dell'attività giudiziaria. Il Ministero della giustizia svolge un ruolo importante di coordinamento, indirizzo e programmazione dell'impiego delle risorse economiche che lo Stato mette a disposizione per l'edilizia giudiziaria, ma non può sostituirsi ai Comuni che restano autonomi nella individuazione delle soluzioni da adottare per risolvere i problemi specifici sul territorio.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 gennaio 2001 ha sancito la perequazione del trattamento economico del personale dirigente delle forze di polizia ad orientamento civile e militare, nonché delle forze armate;
il comma 2 dell'articolo unico del predetto decreto precisa inoltre che l'indennità perequativa è pensionabile ai sensi dell'articolo 13, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 30 dicembre 1992 n. 503, e che, al riguardo, non produce effetti ai fini della determinazione dell'indennità di ausiliaria e dell'attribuzione di qualsiasi altro beneficio economico per promozione e scatti conferibili il giorno precedente alla cessazione del servizio;
la sopraccitata disposizione è in evidente contrasto con quanto dettato dalla
quali provvedimenti i Ministri interrogati intendano adottare per garantire che il personale in posizione ausiliaria possa beneficiare della cosiddetta indennità perequativa, al fine di equipararla ad un trattamento economico stipendiale.
(4-02100)
Pertanto, al personale che transita nella posizione di ausiliaria, a seguito di cessazione dal servizio per raggiungimento dei limiti di età, i predetti emolumenti non sono valutati ai fini della determinazione dell'indennità di ausiliaria.
La stessa Corte costituzionale, chiamata ad esprimersi dalla Sezione giurisdizionale per la regione Lazio della Corte dei conti sulla legittimità costituzionale dell'articolo 1 - comma 2 - della legge n. 334 del 1997 con ordinanza n. 254 del 2001 ha dichiarato la manifesta infondatezza di tale questione. Secondo il massimo organo della giurisprudenza, infatti, rientra nei compiti del legislatore ordinario individuare in concreto i meccanismi perequativi dei trattamenti economici nell'ambito di una più ampia valutazione della politica economica e delle risorse finanziarie, ponendo attenzione affinché non si verifichi un macroscopico scostamento tra le situazioni economiche di soggetti appartenenti alla medesima categoria.
Ciò detto, pur comprendendo la legittima aspirazione del personale in ausiliaria, allo stato, il Governo non può che riservarsi di approfondire l'argomento in sede di iter legislativo del disegno di legge A.S. n. 1284, dei Senatori Palombo ed altri recante «Norme concernenti il trattamento economico del personale dirigente militare in ausiliaria», auspicando di poter sostenere l'iniziativa parlamentare, ove la disponibilità di risorse finanziarie lo rendano possibile.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
numerose organizzazioni che si occupano di tutela dei diritti umani e della delicata questione dei profughi - quali l'Unhcr, la Croce Rossa internazionale, l'Human Rights Watch e Save the Children - prevedono una «catastrofe umanitaria» in caso di guerra in Iraq, con una previsione di sfollati e profughi pari a diverse centinaia di migliaia di persone solo in Iraq, con effetti a catena nell'intera area geografica;
è prevedibile che, in casi di guerra, parte di tale esodo si orienti verso l'Europa, e in particolare verso il nostro Paese;
l'incremento degli arrivi di profughi, specialmente kurdo-irakeni, a bordo di Tir e/o di traghetti, dimostra che l'esodo - fino ad ora limitato, ma solo per le cattive condizioni del mare, dovute al periodo invernale - è già in corso, in previsione di un possibile intervento armato in Irak;
è altresì prevedibile che la spinta a fuggire dai Paesi che saranno, direttamente o indirettamente, coinvolti in eventuali eventi bellici, non riguarderà soltanto
negli stessi Paesi, incluso ovviamente l'Iraq, a fronte della mobilitazione generale delle rispettive forze armate, non solo non è ammessa alcuna forma di obiezione di coscienza, ma la renitenza alla leva comporta conseguenze gravissime (dalla perdita totale dei diritti civili in Turchia - come attesta una ricerca dell'associazione Papa Giovanni XXIII di Rimini -, fino alla pena di morte);
nel decennio trascorso, in occasione delle guerre in Bosnia e nel Kossovo, l'Italia diede la possibilità, ai profughi da quei Paesi, e dall'ex Jugoslavia in genere con la legge 390/1992, di ottenere una protezione umanitaria temporanea, con l'esplicita inclusione degli obiettori e dei renitenti alla leva;
nel caso di kurdi e degli irakeni, la situazione è aggravata dalla gestione diretta degli esodi da parte di organizzazioni criminal, come emerso anche a una recente indagine della Procura della Repubblica di Trieste;
in presenza di tale grave situazione, l'unica soluzione di carattere umanitario, e coerente con i nostri principi costituzionali, appare non certo la militarizzazione delle frontiere di partenza e di arrivo (atta solo a moltiplicare il prezzo dell'esodo in denaro e in vite umane), ma l'offerta di canali alternativi di espatrio legale, accessibili per le persone in fuga e per i loro familiari -:
se non ritengano necessario e urgente:
a) adottare le opportune iniziative normative, sia legislative che amministrative, previste dalla legislazione vigente, affinché fin da ora e, in caso di conflitto, per tutto il tempo necessario, sia concesso - a tutti i cittadini irakeni ed ai cittadini di altri paesi di etnia kurda, nonché a coloro che arrivano in Italia provenienti dai paesi direttamente o indirettamente coinvolti nelle operazioni belliche e che si dichiarino obiettori o renitenti alla leva - un permesso di soggiorno temporaneo, e rinnovabile, per motivi di protezione umanitaria, abilitante al lavoro e al ricongiungimento familiare, senza pregiudizio per l'eventuale richiesta di asilo in Italia o in altri Paesi;
b) dare disposizioni alle autorità consolari italiane in Iran, Giordania, Siria e Turchia, affinché - come già avviene da parte delle Ambasciate degli Usa e di altri paesi - si prendano in esame «in loco», con procedura d'urgenza, eventuali richieste di protezione umanitaria e/o di asilo, nonché di ricongiungimento familiare con persone che abbiano richiesto o ottenuto in Italia l'asilo politico, attribuendo agli interessati, se del caso, un visto temporaneo per l'ingresso in Italia;
c) programmare per tempo non solo centri di raccolta in caso di emergenza, ma un'accoglienza civile per i profughi dalle aree colpite dalla guerra, coinvolgendo gli enti locali e l'associazionismo attraverso una possibile estensione, anche con il ricorso a fondi comunitari, dell'esperienza positiva del Piano nazionale asilo (Pna), ferma restando la necessaria condivisione europea, e quindi la necessità di distribuire l'accoglienza nei vari Paesi in base a criteri di unità familiare e coesione comunitaria, anche in deroga alle norme generalmente valide sulla scelta del paese d'asilo.
(4-05636)
In linea con quanto sostenuto durante la discussione in merito a mozioni relative agli aspetti umanitari della crisi in Iraq svoltasi dal 31 marzo al 3 aprile 2003 presso la Camera dei deputati, si ricorda che il Governo si era posta la questione di un possibile esodo di profughi iracheni già in epoca antecedente l'inizio delle operazioni militari in Iraq, nella prospettiva di valutarne ogni aspetto.
Sul fronte della possibile emergenza, era stata compiuta un'analisi mirata, volta a fornire una risposta efficace in termini quantitativi e qualitativi, predisponendo piani di assistenza per le popolazioni irachene colpite dal conflitto e dalle sue conseguenze.
La prospettiva di un esodo di massa e di una sua destinazione verso l'Italia o altri paesi, contenuta nell'interrogazione cui si risponde, non si è verificata.
Durante le operazioni belliche, il Governo, al fine di fronteggiare il possibile esodo, si è avvalso della collaborazione dell'Alto commissario delle Nazioni unite per i profughi e i rifugiati, che svolge una costante attività di monitoraggio delle frontiere e che non ha mai segnalato rilevanti flussi di rifugiati nei paesi confinanti con l'Iraq, anche per lo stretto controllo che, fino a quando è stato in vita, il regime di Saddam Hussein ha esercitato su quanti erano diretti verso il confine.
Il Governo ha predisposto iniziative in sede internazionale e comunitaria per il perseguimento dell'obiettivo, ritenuto prioritario, di prestare aiuto alle popolazioni nello stesso territorio iracheno, o in territori limitrofi, anche in conformità delle posizioni comunitarie assunte nella riunione informale del Consiglio di giustizia e affari interni nei giorni 28 e 29 marzo 2003 a Veira, in Grecia.
L'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati si è dichiarato pronto, con campi già installati in Giordania, Iran, Turchia e Siria, e con altri da installare nelle zone più sicure dell'Iraq; dispone di aiuti per trecentomila persone e ha già ricevuto contributi da parte dei paesi donatori per oltre 30 milioni di dollari. In occasione del vertice di Veira, la Commissione europea ha comunicato di aver stanziato 100 milioni di euro.
Come illustrato durante il relativo dibattito parlamentare, l'impegno italiano in favore delle popolazioni locali e della ricostruzione del paese si esplica attraverso l'invio di un contingente militare a supporto degli aiuti comunitari.
In questa direzione, l'Italia, per la propria parte, tramite la cooperazione allo sviluppo, ha già elaborato e stanziato un pacchetto di interventi umanitari di emergenza in Iraq e nei paesi limitrofi per un ammontare di 10 milioni di euro, a supporto delle agenzie delle Nazioni unite e del Comitato internazionale della Croce rossa internazionale.
Nel quadro di tale pacchetto e tenuto conto delle mutate esigenze, è in corso di definizione il riorientamento del previsto contributo di 5 milioni di euro all'Alto commissario per i rifugiati e al Comitato internazionale per la Croce rossa, di comune accordo con le organizzazioni internazionali coinvolte e con gli altri donatori.
Nel merito delle questioni sollevate dall'interrogante, la maggior parte degli stranieri giunti negli ultimi mesi in Italia, che avevano dichiarato di essere iracheni, è risultata in realtà appartenere ad altre nazionalità; in particolare, quelli giunti di recente a Pantelleria e a Lampedusa sono risultati per lo più di nazionalità egiziana.
La guerra in Iraq ha concorso, infatti, a provocare il fenomeno di clandestini che, pur essendo partiti per l'Europa prima dello scoppio del conflitto, una volta giunti in Italia - soprattutto via mare - si qualificano «cittadini iracheni», sperando così di ottenere il permesso come rifugiati.
È, d'altronde, superfluo ricordare la distinzione che, in ossequio alle disposizioni di diritto internazionale e comunitario, la nostra legislazione opera tra coloro che rientrano irregolarmente in Italia.
Il mero accesso irregolare qualifica una condizione di clandestinità, alla quale segue l'espulsione.
Dalla eventuale presentazione di richieste di asilo deriva, invece, l'applicazione della disciplina recata dalla Convenzione di Ginevra del 1951, ratificata dall'Italia, a cui hanno fatto seguito atti normativi interni, inclusa l'accelerazione delle procedure introdotte dalla legge n. 189 del 2002, che hanno previsto l'istituzione di commissioni territoriali, al posto dell'unica commissione centrale, le quali operano con l'assistenza di organizzazioni umanitarie; è altresì previsto un riesame, a seguito del rigetto, senza che il richiedente asilo sia espulso.
L'ordinamento italiano non consente la presentazione di richieste di asilo a rappresentanze diplomatiche e consolari italiane; per un'elementare esigenza di omogenea disciplina della materia, è inopportuno introdurre autonomamente tale possibilità fino a quando essa non verrà esaminata, ed eventualmente riconosciuta, in sede di Unione europea.
Si ricorda, in proposito, che il Consiglio dei ministri dell'interno e della giustizia dell'Unione ha da tempo all'ordine del giorno il varo di una risoluzione sull'asilo e che la Presidenza di turno greca è fortemente impegnata per la sua adozione entro il proprio semestre di Presidenza.
Peraltro, l'articolo 19 del testo unico sull'immigrazione prevede il divieto di espulsione dei cittadini extracomunitari verso quei paesi nei quali possono essere oggetto di persecuzione.
Si soggiunge che l'ipotesi di rilevanti esigenze umanitarie in occasione di conflitti è disciplinata dall'articolo 20 del testo unico sull'immigrazione, che prevede l'adozione di uno specifico decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che stabilisca misure di protezione temporanee.
A seguito dello stato di emergenza dovuto al continuo flusso irregolare di stranieri sul territorio nazionale, dichiarato il 20 marzo 2002 e successivamente prorogato al 31 dicembre 2003 con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 dicembre 2002, è comunque già possibile l'adozione di misure straordinarie in materia di accoglienza di stranieri e, quindi, anche di eventuali profughi provenienti dalle aree interessate dal conflitto.
Pertanto, qualora si fosse realizzato un esodo dalle zone coinvolte nel conflitto, sarebbe stato possibile ricorrere a misure straordinarie di protezione temporanea come quelle adottate in occasione della crisi del Kosovo.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
i buoni pasto giornalieri sono una nuova modalità di vettovagliamento, alternativa al sistema delle convenzioni con punti di ristoro privati, al quale si fa ricorso per garantire il vitto presso le sedi sprovviste di mense di servizio;
ha diritto alticket, recita la circolare in merito, il personale che svolge il servizio in sedi sprovviste di struttura mensa, tenuto a permanere in attività almeno un'ora dopo le 14.00 o le 19.00 come prolungamento dell'orario ordinario o che sia impossibilitato a consumare i pasti presso il proprio domicilio a causa dell'orario d'inizio dei turni di servizio, o per completamento dell'orario d'obbligo settimanale, dello straordinario programmato o emergente;
tale diritto è, di fatto, negato alla quasi totalità dei funzionari e del personale in servizio presso il Dipartimento della pubblica sicurezza e la Questura di Roma. Ciò sulla base di zelanti interpretazioni della norma che non tengono conto in alcun modo della realtà quotidiana;
al riguardo, si evidenzia che dopo la soppressione della mensa «San Marcello» tanto gli uffici del Viminale che quelli di S. Vitale sono rimasti sprovvisti di qualsiasi opportunità che consenta di consumare
ilpersonale prefettizio e civile già dispone della possibilità di utilizzare i ticket-buono pasto -:
si chiede di conoscere quali iniziative si intenda intraprendere per assicurare anche ai funzionari e al personale di pubblica sicurezza che opera a Roma la fruibilità dei ticket-buono pasto.
(4-05467)
Tale beneficio è stato introdotto, per quanto riguarda l'intero comparto del pubblico impiego, dall'articolo 2, comma 11, della legge n. 550 del 1995, a seguito della nuova disciplina dell'orario di servizio articolato in cinque giorni lavorativi (cosiddetta settimana corta), di cui alla legge n. 724 del 1994. Con la medesima disposizione i provvedimenti in materia sono stati demandati alla contrattazione tra amministrazioni e organizzazioni sindacali, fatta salva l'adozione, per il personale non contrattualizzato, di specifici provvedimenti di recepimento normativo.
Per il personale della polizia di Stato, tale modalità di vettovagliamento è stata introdotta dall'articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica 16 marzo 1999, n. 254, di recepimento del «contratto» relativo al quadriennio normativo 1998/2001 ed al biennio economico 1998/1999.
La citata disposizione ha, peraltro, subordinato la concessione del buono-pasto alle ipotesi in cui non sia possibile assicurare presso l'organismo interessato o presso altro ufficio o reparto della stessa sede, direttamente o mediante appalti, il funzionamento della mensa obbligatoria di servizio.
La limitazione di utilizzo dello strumento del buono-pasto per il personale in servizio presso il «dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell'interno è determinato, quindi, dalla presenza, presso la struttura di via Castro Pretorio, di una mensa di servizio.
La disciplina vigente in materia deriva da norme contrattuali definite, in accordo con le principali sigle sindacali, mediante gli strumenti della concertazione e sulla base delle istanze rappresentate in sede negoziale, ovviamente nell'ambito delle risorse stanziate per i rinnovi contrattuali.
Per completezza, si soggiunge che l'ultimo «contratto», approvato con decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 2002, n. 164, all'articolo 37 si è limitato a fissare l'importo del buono pasto giornaliero nella misura di euro 4,65, la cui disciplina rimane, pertanto, fissata dal citato articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 1999.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
il consiglio comunale di Cutrofiano (Lecce) riunitosi in data 13 marzo ha esaminato lo stato dell'ordine pubblico gravemente turbato nella laboriosa cittadina a causa di una grave recrudescenza dell'attività criminale culminata nell'efferato episodio di violenza dei giorni scorsi ed ha approvato un apposito ordine del giorno con il quale ha auspicato una maggiore e più incisiva presenza sul territorio delle forze dell'ordine chiedendo precisi interventi degli organi dello Stato in direzione:
a) dell'assunzione da parte di tutti i Corpi dello Stato competenti della consapevolezza che occorra una risposta di alto livello sia dal punto di vista politico che logistico-organizzativo per contrastare il radicarsi in tutta l'area centrale della provincia di Lecce di forme di criminalità particolarmente agguerrite, pericolose e minacciose della civile convivenza;
b) del potenziamento del numero dei carabinieri della locale stazione ed il suo spostamento alle dipendenze funzionali della compagnia di Maglie -:
se il Governo non ritenga di doversi adoperare con la massima sollecitudine al fine di assicurare un adeguato incremento degli attuali organici delle forze dell'ordine e di dover favorire l'accorpamento della caserma dei carabinieri di Cutrofiano alla Compagnia di Maglie contrastando la riorganizzazione delle attività criminali e garantendo così la buona tenuta dell'ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini.
(4-05811)
Le indagini condotte dalla stazione dei carabinieri di quel comune hanno permesso di chiarire le circostanze dell'evento in un breve lasso di tempo, con l'arresto dei responsabili del tentato omicidio e della stessa vittima.
La rapida soluzione della vicenda, di cui sono emersi i tratti del tutto episodici, ha, ovviamente, contribuito a rasserenare l'intera collettività locale.
In ogni caso, l'episodio è stato oggetto di esame, anche nella riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia del 4 aprile 2003, con la partecipazione dello stesso Sindaco di Cutrofiano.
È stata disposta l'intensificazione, nella maggiore misura possibile, della presenza dei carabinieri sul territorio comunale, incrementando i servizi svolti da auto-pattuglie.
Per quanto riguarda, in particolare, il contrasto dello spaccio di stupefacenti, sono stati concordati servizi specifici, da definire d'intesa tra sindaco ed i comandi provinciali dell'Arma dei carabinieri e della guardia di finanza, che prevedono l'impiego anche di unità cinofile ed il supporto dei vigili urbani.
Più in generale, l'esame dei dati statistici relativi ai reati denunciati nel territorio di Cutrofiano, secondo quanto riferito dalla prefettura di Lecce, non denota scostamenti significativi rispetto agli anni precedenti, né sotto altro profilo la situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica presenta particolari motivi di allarme.
La locale stazione dei carabinieri dispone di un organico composto da 8 unità di personale, pari alla previsione tabellare, ritenuto sufficiente rispetto alle esigenze, anche perché l'attività del reparto è frequentemente integrata da servizi di vigilanza operati da pattuglie radiomobili della compagnia di Gallipoli.
In ogni caso, la distanza che separa i due centri (circa 23 chilometri) non condiziona tale integrazione, ma consente al personale di tale compagnia di intervenire con sufficiente rapidità, ove occorra, a supporto della stazione di Cutrofiano.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
la moderna tecnologia consente di disporre di telefonini in grado di registrare immagini e di foto-videocamere dalle dimensioni estremamente ridotte tali da essere tascabili e quindi non visibili;
le vigenti disposizioni riguardanti le modalità di esercizio del voto non fanno riferimento alcuno all'eventuale possesso ed uso di telefonini da parte dell'elettore all'interno della cabina elettorale nel corso delle operazioni di voto;
secondo quanto risulta all'interrogante in alcuni comuni della provincia di Lecce interessati al voto del prossimo 25 maggio, ma ciò può verificarsi dappertutto, si segnalano possibili fenomeni di turbamento della regolarità dell'esercizio del voto attraverso richieste agli elettori di prova tangibile del voto espresso con la registrazione filmata;
tali rischi di controllo del voto se confermati sarebbero di una gravità inaudita e rappresenterebbero un intollerabile condizionamento della libera espressione di voto;
ho provveduto a trasmettere copia della presente interrogazione alla prefettura di Lecce -:
quali iniziative urgenti di propria competenza il Ministro intenda adottare per scongiurare le conseguenze negative evidenziate in premessa, al fine di garantire una libera e corretta espressione del voto durante le consultazioni elettorali.
(4-06294)
Le moderne tecnologie, i continui progressi della scienza e le legittime esigenze di snellimento delle procedure, volte anche ad estendere l'ambito dell'elettorato attivo (si pensi al delicato problema di una possibile trasmissione telematica di un voto a distanza), richiedono una sempre maggiore attenzione agli aspetti connessi alla segretezza del voto.
Per quanto concerne, in particolare, la possibile registrazione digitale di immagini all'interno della cabina elettorale, recentemente il Ministro dell'interno Pisanu, con apposita circolare, ha dato disposizioni proprio per scongiurare e perseguire eventuali tentativi di violazione della segretezza del voto.
Infatti, pur disponendo di idonee misure ed adeguate strutture di protezione che garantiscono il rispetto del principio di libertà e segretezza del voto, non si può escludere l'utilizzo di apparecchiature che, proprio per le loro ridotte dimensioni, sono facilmente occultabili.
D'altro canto, i presidenti di seggio non possono effettuare perquisizioni personali nei confronti degli elettori né procedere al sequestro di apparecchiature di registrazione, in mancanza di specifiche disposizioni che consentano di effettuare tali operazioni presso gli uffici elettorali di sezione.
In tale contesto, la circolare ha previsto l'affissione, all'interno di ogni sezione elettorale, di un apposito avviso contenente il divieto di utilizzare i telefoni cellulari provvisti di fotocamera o altre apparecchiature per la registrazione di immagini all'interno delle cabine elettorali. Nello stesso manifesto dovrà essere precisato che, qualora si verifichino fenomeni di condizionamento del voto, questi potranno essere perseguiti dall'autorità giudiziaria penale ai sensi degli articoli 86, 87, 88 e 90 del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570.
Al riguardo, si segnala che le situazioni riconducibili a tali fattispecie, verificatesi nelle recenti elezioni amministrative, hanno formato oggetto di tempestiva informativa all'Autorità giudiziaria.
Nel riconoscere la particolare delicatezza della questione posta nel documento parlamentare si evidenzia che il procedimento elettorale è disciplinato, con particolare rigore, dalle norme attualmente vigenti e che, pertanto, solo nella sede parlamentare si potranno affrontare ulteriormente le problematiche sollevate dall'interrogante.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
l'Agro Nolano, che raggruppa al suo interno diversi comuni grandi e piccoli, con una popolazione complessiva largamente superiore ai centomila abitanti, ha avuto negli ultimi anni un notevole sviluppo commerciale, turistico e culturale;
il predetto territorio, già sede del tribunale, di uffici INPS, di uffici del registro e, da ultimo, anche di facoltà universitaria, è ben collegato con le province di Napoli, Avellino, Caserta e Salerno, ma manca ancora di un collegamento ferroviario accettabile
tale collegamento è certamente insufficiente a garantire un servizio di trasporto adeguato al sempre maggior numero di studenti e lavoratori che utilizzano il treno data la sicurezza ed il contenimento dei costi in abbonamento -:
quali iniziative intenda adottare affinché Trenitalia possa garantire un incremento dei collegamenti predetti, rendendo così il servizio certamente più utile e funzionale alla collettività dell'area Nolana.
(4-05262)
Attraverso tale sistema, in parte già realizzato ed in parte in fase di concretizzazione, entro il 2010 la Campania sarà dotata di 170 km di nuove linee ferroviarie ed 83 nuove stazioni, cui si aggiungono 28 parcheggi e 21 nodi di interscambio.
Di tale articolato programma infrastrutturale, negli ultimi due anni sono stati realizzati ed inaugurati 15 km di rete ferroviaria e 12 stazioni; sono, altresì, stati individuati collegamenti di tipo metropolitano e stazioni di interscambio che permettono di accedere ai treni per la media e lunga percorrenza, utilizzando tempi stretti di coincidenza.
Per quanto riguarda, nello specifico, la clientela residente nell'Agro nolano, Ferrovie dello Stato riferisce che la relazione con la città di Roma è garantita, oltre al collegamento diretto citato dall'interrogante, per mezzo delle connessioni con le stazioni di interscambio di Caserta e di Cancello, dove sono presenti le coincidenze con gli intercity e gli eurostar diretti a Napoli ed a Roma.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
in data 25 febbraio 2003, durante lo svolgimento del consiglio comunale di Pisa, una trentina circa di manifestanti pacifisti si sono presentati in consiglio comunale con uno striscione che chiedeva la chiusura di Camp Darby, facendo contemporaneamente uno speakeraggio di pochi minuti. I manifestanti sono sempre rimasti dietro la transenna riservata al pubblico;
mentre si svolgeva tale pacifica azione dimostrativa, il consiglio comunale si è interrotto e si è svolta una riunione dei capigruppo per decidere sulla richiesta avanzata dai manifestanti di avere informazioni circa il ruolo svolto dalla Navicelli SpA, società che gestisce il canale dei Navicelli (a maggioranza pubblica), in relazione all'utilizzo del canale per il trasporto di materiale bellico a Camp Darby e in relazione ai progetti pubblicati dal sito Global Security sull'ampliamento sempre ai fini militari del canale;
la riunione si è conclusa con un incontro tra i manifestanti ed alcuni assessori dell'amministrazione comunale di Pisa;
nel mentre che tutto ciò si svolgeva in modo assolutamente pacifico, nello stesso modo in cui in questi anni, in decine di occasioni è stato possibile a gruppi, associazioni, comitati, lavoratori di rappresentare in comune le motivazioni delle loro mobilitazioni, il Capo della Polizia Municipale ha chiesto l'intervento della questura, che è intervenuta con circa 20-30 poliziotti in divisa antisommossa schierati a chiudere entrambi gli ingressi del palazzo in cui ha sede il Consiglio comunale di Pisa, impedendo accesso e uscita dallo stabile;
in data 27 febbraio 2003 sono state ufficializzate 13 denunce a carico di altrettanti manifestanti per interruzione di pubblico ufficio -:
quali iniziative il Ministro voglia assumere per impedire che l'accesso agli edifici pubblici, che rappresentano le comunità,
(4-05616)
In particolare, alle ore 17.00 circa dello scorso 27 febbraio 2003 il comandante della polizia municipale di Pisa richiedeva alla locale questura il tempestivo intervento di personale presso la sala del consiglio comunale ove, nel corso di una seduta consiliare, alcuni manifestanti avevano fatto irruzione originando una situazione potenzialmente pericolosa.
Il personale dell'ufficio Digos della questura, giunto immediatamente sul posto, constatava che, nello spazio riservato al pubblico, una quindicina di manifestanti scandivano slogans contro la guerra ed innalzavano uno striscione con la scritta: «No all'uso militare del canale dei Navicelli - Movimento antagonista toscano» con sopra tracciata una stella a cinque punte.
Il presidente del consiglio comunale, per ragioni di opportunità e constatata l'impossibilità di far proseguire la riunione, sospendeva la seduta che riprendeva dopo circa mezz'ora, allorquando i manifestanti abbandonavano la sala per essere ricevuti, in un locale attiguo, dagli assessori ai lavori pubblici e alla cultura.
Gli operatori di polizia procedevano, quindi, all'identificazione dei manifestanti.
Tali operazioni, alle quali erano presenti anche i suddetti assessori, si sono svolte con notevoli difficoltà a causa della ritrosia ad esibire i propri documenti da parte dei «disobbedienti»: le tredici persone identificate sono state poi deferite all'autorità giudiziaria per interruzione di pubblico servizio.
Secondo quanto precisato dal prefetto di Pisa gli uomini in divisa antisommossa cui fa cenno l'interrogante erano una decina di operatori del reparto mobile di Firenze, giunti sul posto ma rimasti al di fuori del palazzo del Municipio.
Anche in questa vicenda, come già in altre occasioni, le forze dell'ordine hanno saputo operare in concreto per garantire la sicurezza di tutti e la libertà di manifestare, evitando con professionalità ed equilibrio che forme accese di dissenso degenerassero in tensioni incontrollate e potenzialmente pericolose ai fini dell'ordine pubblico.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
l'attuale situazione del personale di polizia penitenziaria, nella regione Veneto e nel Triveneto è alla base di diverse segnalazioni delle associazioni sindacali di categoria;
tali associazioni hanno denunciato più volte la mancanza del rispetto dei termini previsti per la decadenza dei procedimenti disciplinari a carico del personale di polizia penitenziaria, così come previsti dall'articolo 9 della legge n. 19 del 1990 (che prevede l'estinzione del procedimento per la decorrenza dei 90 giorni dall'atto di contestazione), come ribadito dal Consiglio di Stato in una recente decisione (la n. 5013 del 2002) e in violazione delle garanzie processuali previste a favore dei soggetti sottoposti a tali procedimenti;
altra segnalazione riguarda il pagamento e l'anticipo di missioni spettanti al personale, regolarmente pagate con ritardi anche di anni e mai anticipate per mancanza di fondi nonostante la previsione contenuta nel decreto del Presidente della Repubblica n. 16 del 2002 e nei vari accordi sindacali in materia;
alle segnalazioni di cui sopra, che costituiscono elementi di disincentivo e di malcontento all'interno del personale di Polizia Penitenziaria, occorre aggiungere
se il Ministro sia a conoscenza delle situazioni segnalate dalle associazioni sindacali di categoria;
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire, nei limiti della propria competenza, per fare in modo che siano ripristinate le normali garanzie giuridico-processuali a favore del dipendente sottoposto a procedimento disciplinare;
se il Ministro non intenda intervenire per fare in modo che le indennità di missione siano regolarmente pagate ed anticipate come prevede la legge attualmente vigente;
se il Ministro non intenda porre rimedio alla grave carenza d'organico di Polizia Penitenziaria che investe gli Istituti di Pena del Triveneto.
(4-05940)
Occorre tuttavia evidenziare che l'amministrazione centrale, titolare di un ruolo super partes, non può valutare ex ante l'operato gestionale - a carattere prettamente autonomo - delle direzioni dei singoli istituti in tema di disciplina del personale, per cui un intervento si pone in termini di legittimità solo se provocato secondo gli strumenti predisposti all'uopo dall'ordinamento.
Con particolare riferimento, poi, ai termini di cui al citato articolo 9 della legge 19 del 1990, questi riguardano la prosecuzione o promozione del procedimento disciplinare per la destituzione entro centottanta giorni dalla data in cui l'amministrazione ha avuto notizia della sentenza irrevocabile di condanna e la sua conclusione nei successivi novanta giorni, e nulla hanno a che vedere con l'estinzione del procedimento per decorrenza dei 90 giorni, peraltro, non dall'atto di contestazione ma, come recita l'articolo 120 del decreto del Presidente della Repubblica 3/57, cui si riferisce la decisione del Consiglio di Stato citata, «dall'ultimo atto senza che nessun ulteriore atto sia stato compiuto».
In conclusione, ove siano violati, in qualche specifica e contingente situazione, i diritti dei dipendenti sottoposti a procedimento disciplinare, questi ultimi hanno sempre la possibilità di far valere le proprie ragioni in sede di riesame ai sensi degli articoli 19 e 20 del decreto legislativo 449 del 1992.
In ordine al pagamento ed all'anticipo delle missioni spettanti al personale, si comunica che l'amministrazione, entro il mese di giugno di ogni anno, provvede a ripartire gli stanziamenti del ministero dell'economia e delle finanze, spesso inferiori alle reali esigenze, con l'invio ai vari provveditorati di un badget, che, secondo necessità, viene redistribuito dagli stessi fra tutti gli istituti dipendenti. Può verificarsi, tuttavia, che una parte dell'importo venga impiegato per il pagamento dei saldi relativi all'esercizio precedente, non liquidati entro il 31 dicembre dell'anno precedente.
Nel caso specifico, il provveditorato di Padova ha ricevuto per il pagamento delle missioni euro 769.300,00, come consuntivo ad ottobre 2003.
L'ulteriore somma di euro 1.459.700,00 verrà distribuita fra tutti i provveditorati, non appena ricevuta dal ministero competente la disponibilità di cassa. Si precisa che è stata richiesta una integrazione del precedente stanziamento, per euro 6.000,00.
Relativamente all'organico complessivo del personale di polizia penitenziaria previsto per il Triveneto, pari a 2.784 unità, si registra una carenza di 462 unità.
In occasione delle assegnazioni dei vice ispettori sono state ivi inviate 32 unità, di cui 7 donne.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
ormai da diverse settimane è sotto i riflettori la gestione dell'INPS e che da più parti è sentita l'esigenza di fare chiarezza sulle responsabilità del presidente di tale ente pubblico;
sul quotidiano Il Giornale del 3 settembre viene dettagliatamente riportato che l'INPS fu uno degli sponsor del «Global Forum di Napoli» del marzo 2001 con l'elargizione di una somma considerevole (550 milioni di vecchie lire);
come viene anche affermato dalla dirigenza dell'INPS, non si trattò di soldi spesi in più ma di scelte fatte preferendo non partecipare alla notissima manifestazione della «Fiera del Levante» di Bari e al «Campa» di Bologna e, quindi, decidendo di offrirsi come sponsor del Global Forum in quanto l'INPS è un ente all'avanguardia dal punto di vista tecnologico -:
con quali criteri di priorità, vengono selezionate le manifestazioni nazionali a carattere internazionale, in cui è positiva la presenza dell'ente pubblico in questione e se l'elargizione di una somma considerevole come sponsor
(4-03800)
La presenza dell'Inps alle manifestazioni nazionali ed internazionali è finalizzata a dare la massima divulgazione alle più importanti innovazioni realizzate nel campo dei servizi ai cittadini ed alle imprese ed è strettamente legata all'importanza dell'evento ed all'interscambio di esperienze che possono derivare all'Istituto.
L'istituto di norma partecipa alla Fiera del Levante di Bari, al Forum PA ed allo Smau di Milano; appuntamenti tradizionali dell'Istituto.
Nel 2001 il Governo ha invitato l'Inps al Global Forum di Napoli e la scelta dell'Istituto di parteciparvi è stata fatta in considerazione dell'importanza mondiale della manifestazione e del ruolo che l'Inps ricopre nella realizzazione della informatizzazione dei servizi.
In merito alle spese sostenute per la partecipazione a tale manifestazione, si fa presente che la Corte dei conti ha disposto l'archiviazione della segnalazione del collegio dei sindaci al riguardo, poiché non ha ravvisato responsabilità per danno erariale.
Si rappresenta, inoltre, che l'Inps nell'ambito delle sinergie con l'Inail ed il Ministero delle finanze, nel 2001 ha anche partecipato alla Fiera del Levante di Bari ed al Campa di Bologna.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
gli ultimi recenti episodi di violenza registratisi negli stadi italiani in occasione di partite di calcio, hanno evidenziato come in assenza di un piano di efficace prevenzione, il preoccupante fenomeno sia tutt'altro che sconfitto o attenuato;
domenicalmente le forze dell'ordine sono impegnate con sempre maggiori rischi, per garantire l'ordine e la sicurezza all'interno degli stadi e nei luoghi di transito delle tifoserie in trasferta;
nella stagione sportiva in corso, 2002/2003, si sono registrate invasioni di campo, tafferugli tra tifosi, scontri con le forze dell'ordine e continue esplosioni di petardi e bombe carta che, in alcune occasioni, hanno provocato gravi ferimenti;
troppo spesso l'esigenza di consentire, comunque, lo svolgimento degli incontri in calendario per la regolarità dei campionati professionistici di riferimento, rischia di far scivolare in secondo piano
alcuni stadi utilizzati per lo svolgimento di incontri di calcio da squadre iscritte a campionati professionistici si presentano ai limiti della inagibilità non essendo dotati delle necessarie strutture di sicurezza idonee a garantire un adeguato piano di protezione per gli spettatori;
anche gli organi di informazione hanno, nei giorni scorsi, sottolineato l'assoluta emergenza vissuta in alcuni stadi italiani risultati privi di adeguate recinzioni esterne, stabili divisori fra i settori occupati dalle tifoserie ed efficaci misure antincendio;
anche dalla semplice lettura di alcuni quotidiani si è appreso che una decina di impianti sportivi dove si svolgono le richiamate manifestazioni domenicali tra squadre di calcio professionistiche, risulterebbero inagibili ed utilizzati soltanto in forza di provvedimenti di deroga disposti dai singoli prefetti o sindaci delle città interessate;
le richiamate insicurezze degli impianti in alcuni casi incidono profondamente sullo svolgimento del servizio da parte delle forze dell'ordine, spesso impossibilitate ad esercitare una vigilanza efficace ed una azione di prevenzione finalizzata a scongiurare contatti «fisici» tra le tifoserie disposte nei diversi settori -:
se il Ministro interrogato, in esito al completo monitoraggio degli impianti, ritenga opportuna l'adozione delle opportune iniziative volte allo scopo di non consentire l'utilizzo di stadi insicuri e pericolosi per l'incolumità degli spettatori e delle forze dell'ordine chiamate a svolgere la propria attività in condizioni di estremo disagio.
(4-04809)
Di fronte a tale fenomeno, che ha destato il preoccupato allarme della società civile e degli organi istituzionali, il Governo ha attivato, con il decreto-legge n. 28 del 24 febbraio 2003, convertito con modificazioni dalla legge n. 88 del 24 aprile 2003, il primo di una progettata serie di provvedimenti, alcuni dei quali in fase di studio, finalizzati a dare una risposta rigorosa ai comportamenti violenti in occasione di manifestazioni sportive.
L'introduzione della possibilità di procedere al cosiddetto «arresto in flagranza differita», entro le successive 36 ore dai fatti, di coloro che si rendono responsabili di atti di violenza ha già prodotto, alla luce delle analisi statistiche nelle prime giornate di vigenza della normativa «antiviolenza», una significativa inversione di tendenza nel numero di incidenti, nel numero di feriti tra le forze dell'ordine ed in altri parametri utilizzati per monitorare il fenomeno.
I risultati conseguiti dall'azione di contrasto nelle ultime 15 giornate del campionato di calcio rapportati a quelli delle prime 15 fanno emergere, infatti, una diminuzione del numero degli incidenti con feriti (pari al 23 per cento, del numero di incidenti gravi nei quali è stato necessario utilizzare artifici lacrimogeni (pari al 45 per cento, del numero dei feriti tra le forze di polizia (pari al 38 per cento) e tra i tifosi (pari al 36 per cento). Inoltre, dopo l'entrata in vigore delle nuove norme, gli incidenti dovuti all'animosità di alcune tifoserie nei riguardi delle forze dell'ordine, che non sono più costrette ad intervenire nell'immediatezza dei fatti, in contesti ambientali oggettivamente difficili, con l'inevitabile coinvolgimento di persone estranee ai disordini, sono diminuiti dal 43 per cento al 27 per cento mentre quelli riconducibili
In sede di conversione del decreto legge n. 28 del 2003, sono state introdotte norme che conferiscono ai prefetti, per urgenti e gravi necessità connesse alla tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza, il potere di differire o vietare lo svolgimento delle manifestazioni sportive per periodi non superiori ai trenta giorni, sentito il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Nell'occasione, tale organo collegiale viene integrato da rappresentanti del Ministero per i beni e le attività culturali e del Coni, allo scopo di una più efficace collaborazione tra le amministrazioni interessate.
Uno dei punti di maggiore criticità, sui quali è intervenuta la nuova normativa, è costituito effettivamente dalle carenze strutturali degli impianti sportivi; i dati che emergevano dal monitoraggio svolto negli ultimi mesi dello scorso anno dal Centro nazionale di informazione sulle manifestazioni sportive, istituito presso il ministero dell'interno, indicavano che degli stadi delle tre serie professionistiche A, B e C, risultavano agibili solo il 43 per cento, mentre il 38 per cento risultavano agibili con prescrizioni ed il 19 per cento risultavano inagibili.
Le licenze di agibilità sono, di norma, rilasciate dalle amministrazioni comunali spesso in deroga ai pareri di inagibilità o di agibilità con prescrizioni resi dalle Commissioni provinciali di vigilanza.
Questi pareri hanno natura prettamente tecnica e riguardano le condizioni di sicurezza della solidità statica e di salvaguardia della pubblica incolumità (impianti antincendio, vie di fuga, norme antinfortunistiche in genere).
Nell'ambito delle nuove strategie introdotte, uno dei punti qualificanti riguarda proprio le iniziative dirette ad elevare gli standard di sicurezza degli stadi, con particolare attenzione per quelli che hanno una diretta rilevanza sulla gestione dell'ordine pubblico, introducendo, tra l'altro, un adeguato regime sanzionatorio alle inosservanze di carattere strutturale.
Sempre in sede di conversione del decreto legge n. 28 del 2003, sono stati, inoltre, previsti specifici obblighi per le società organizzatrici, da adottarsi in accordo con gli enti proprietari, che dovranno trovare applicazione entro due anni dalla data di entrata in vigore del citato provvedimento.
In particolare, sarà cura della società utilizzatrice dell'impianto sportivo predisporre la numerazione dei posti e dotarsi degli strumenti elettronici occorrenti per la verifica della regolarità del titolo di accesso, provvedere al controllo degli spettatori ai varchi d'ingresso mediante l'impiego di «metal-detector», nonché dotare l'impianto di idonea apparecchiatura di video-sorveglianza, all'interno ed all'esterno dello stadio.
Anche le strutture sportive dovranno essere conformate agli standard di sicurezza necessari ad agevolare il mantenimento dell'ordine sugli spalti, con la predisposizione, ove non già esistenti, di idonei mezzi di separazione che impediscano sia il contatto tra le opposte tifoserie, sia possibili invasioni di campo. La graduale ma rigorosa introduzione della disciplina configurerà, in caso di inosservanza, sanzioni amministrative commisurate alla gravità della violazione.
Sono, inoltre, allo studio misure volte ad un ulteriore coinvolgimento delle stesse Società sportive, che potrebbero utilizzare, nella prospettiva di un progetto di graduale privatizzazione degli impianti, proprio personale di vigilanza all'interno degli stadi in funzione di raccordo tra l'evento agonistico e gli spettatori.
Tale iniziativa consentirebbe, tra l'altro, di recuperare personale delle forze dell'ordine per i servizi di prevenzione all'esterno dello stadio e corrisponderebbe, in pieno, alle Raccomandazioni del Consiglio d'Europa, che ha invitato gli Stati membri ad affidare all'organizzatore dell'evento la sicurezza all'interno degli impianti, secondo una procedura già attuata in molti Paesi Europei quali Belgio, Inghilterra e Olanda.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
la direzione regionale dell'Inps di Taranto ha stabilito inderogabilmente, per il pagamento agli invalidi civili delle provvidenze concesse dai comuni di appartenenza, che sia il personale stesso dei comuni interessati della provincia tarantina a recarsi presso le sedi Inps ed effettuare il caricamento telematico dei dati per provvedere all'erogazione dei dovuti fondi;
la circolare dell'Inps (prot. 7420 del 6 giugno 2002), eludendo la problematica in oggetto, si limita ad affermare che le «funzioni amministrative restano definitivamente attribuite ai comuni ai sensi della legge regionale n. 32 del 5 dicembre 2001», in quanto non riguarda le funzioni amministrative in materia attribuite ai comuni, quanto invece il caricamento telematico dei dati definiti negli stessi provvedimenti concessivi e necessari per l'erogazione delle spettanze;
il quadro normativo di riferimento stabilisce inequivocabilmente l'ambito delle competenze in materia di provvidenze in favore degli invalidi civili, affidando pertanto all'Inps l'erogazione effettiva delle provvidenze in favore degli invalidi civili sulla base delle determinazioni assunte dal comune ultimata la propria fase istruttoria e procedimentale;
in realtà il procedimento amministrativo del comune interessato si conclude con l'emissione del provvedimento finale (determinazione) e successivamente trasmesso come consuetudine all'Inps regionale che gestisce finanziariamente il fondo individuato;
il caricamento telematico dei dati, nonché l'emissione degli ordinativi di pagamento quale fase conseguente e successiva alla definizione spettano pertanto all'Inps e quindi solo al suo personale facente parte della sua struttura organizzativa;
l'attuale normativa non consente quindi al personale degli enti locali di provvedere direttamente al caricamento telematico e alla successiva erogazione delle provvidenze concesse agli invalidi civili, addirittura recandosi presso le strutture dell'Inps ed utilizzando direttamente i terminali in dotazione dell'istituto medesimo -:
se non ritengano necessario dover intervenire con provvedimenti risolutori per sollecitare, nell'ambito delle proprie responsabilità, gli organi competenti ed emanare circolari esplicative sulla problematica esposta, affinché il personale degli uffici preposti possa svolgere la propria attività professionale con maggiore serenità ed evitare ulteriori spiacevoli ricadute sui beneficiari.
(4-05551)
La legge finanziaria per l'anno 2001 ha stabilito che le regioni possono prevedere che la potestà concessiva dei trattamenti di invalidità civile venga esercitata dall'INPS a seguito della stipula di specifici accordi con le regioni medesime.
La regione Puglia, con legge n. 14 del 31 maggio 2001, ha stabilito che fino alla stipula della convenzione con l'Inps le funzioni in materia di invalidità civile continuano ad essere esercitate dai comuni.
Successivamente la legge regionale n. 32 del 5 dicembre 2001 ha decretato, definitivamente, l'affidamento della potestà concessiva ai comuni.
Pertanto, non avendo la regione Puglia stipulato alcuna convenzione con l'Istituto, è stata confermata ai comuni la competenza relativa alla fase dell'istruttoria amministrativa ed alla successiva concessione, mentre all'Inps rimane attribuita la competenza in materia di erogazione già stabilita dal decreto legislativo n. 112/98.
Dal punto di vista operativo l'istituto fa presente che, in Puglia, come avvenuto nelle altre regioni caratterizzate da analoghe forme di gestione dei trattamenti di invalidità civile (Toscana, Emilia-Romagna,
Tuttavia con il passaggio della titolarità delle funzioni ai nuovi soggetti istituzionali, tale rapporto di collaborazione sinergica ha subito una sensibile flessione rallentando il positivo trend gestionale realizzatosi con le prefetture.
La Puglia rappresenta una delle aree territoriali maggiormente gravate dal problema dell'invalidità civile e l'impegno lavorativo necessario per lo smaltimento delle giacenze non può che essere incrementato e favorito dal rapporto di collaborazione operativa e di assistenza tecnica Inps-Comuni, in cui viene messo a disposizione dei comuni medesimi l'avanzato sistema di reti e procedure informatiche realizzato dall'INPS.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
a partire dal 1995 opera, con sede nella città di Terlizzi (Bari), una «associazione provinciale contro la criminalità e per la legalità», ormai nota come «associazione antiracket»: questa associazione è affiliata a «Libera» e iscritta alla federazione antiracket italiana;
l'attività di denuncia e di sensibilizzazione della suddetta associazione si sta progressivamente estendendo all'intero territorio della regione Puglia, con l'offerta di un contributo proficuo all'opera di contrasto del crimine organizzato;
fanno capo alla suddetta associazione molte denunce specifiche che hanno provocato l'attenzione dei mass-media locali e nazionali e che hanno determinato l'apertura di vere e proprie indagini da parte degli organi preposti al controllo di legalità;
l'associazione si è anche costituita parte civile nel procedimento penale soprannominato «Fieramosca» che vede alla sbarra i principali clan della città di Barletta;
il presidente della suddetta associazione, signor Renato De Scisciolo, rappresenta un punto di riferimento per la società civile pugliese, per gli enti locali intenzionati a promuovere politiche di legalità, per le stesse forze dell'ordine (come confermato dalle parole dell'allora questore di Bari, dottor Franco Malvano nel discorso di apertura dell'ultima festa della polizia);
il signor De Scisciolo è da tempo oggetto di azioni di intimidazione, tutte denunciate presso la stazione dei carabinieri di Terlizzi: e non vi è alcun dubbio sul fatto che egli sia divenuto un bersaglio possibile di settori della malavita pugliese -:
quali provvedimenti si intendano assumere a tutela della vita del signor Renato De Scisciolo.
(4-03984)
L'Associazione si è costituita parte civile nel processo di mafia soprannominato «Fieramosca», tuttora in fase dibattimentale, ed ha prestato assistenza, a quegli imprenditori che hanno presentato denuncie per i reati di estorsione e di usura, organizzando altresì varie iniziative per diffondere la conoscenza delle normative in favore dei soggetti danneggiati dal racket
Per la diffusione della cultura della legalità, l'Associazione partecipa alla «manifestazione annuale antimafia», organizzata da Don Luigi Ciotti per l'Associazione «Libera».
Il presidente della citata Associazione, il quale partecipa al comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Bari in occasione della trattazione delle problematiche legate all'usura ed alle estorsioni, ha denunciato presso la tenenza dell'Arma dei carabinieri di Terlizzi un furto e cinque episodi di minaccia, non fornendo indicazioni utili per l'individuazione degli autori di tali atti criminosi, posti in essere dal mese di marzo a quello di ottobre del 2002.
Dall'aprile del 2002, in sede di riunione tecnica di coordinamento interforze tenutasi presso la prefettura di Bari, è stata disposta a tutela del presidente dell'Associazione in parola una vigilanza generica radiocollegata, effettuata da pattuglie dell'Arma dei carabinieri per l'intero arco delle 24 ore, con l'intensificazione dei passaggi e delle soste nelle ore notturne.
Su impulso del Prefetto di Bari ed a seguito degli «Accordi di legalità e sicurezza», stipulati nell'ottobre 2002 con i sindaci dei comuni di Bari, Barletta, Andria, Trani e Molfetta, sono nate le libere Associazioni antiraket ed antiusura di Gravina in Puglia e di Barletta, volte ad un processo di graduale integrazione tra le Forze dell'ordine, le Istituzioni locali ed i rappresentanti delle categorie economiche colpite dal fenomeno criminale in parola per il rafforzamento del binomio «Sviluppo e Legalità».
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
alcuni anni fa un reduce della Repubblica Sociale Italiana della X Mas portò, di sua iniziativa, dal cimitero del Verano di Roma a Nettuno (Roma), sei salme mineralizzate appartenenti a combattenti caduti della X Mas e le collocò in un fondo agricolo privato denominato in seguito «Sacrario Campo della Memoria», sacrario mai riconosciuto dalle autorità preposte;
a fronte di una richiesta formale, la passata giunta comunale di Nettuno negò il riconoscimento ufficiale di detto sacrario individuando problemi di natura igienico sanitaria e urbanistici, criticando le manifestazioni pubbliche che ogni anno accompagnavano le celebrazioni ufficiali, contestando principalmente il carattere apologetico della dottrina fascista di cui erano intrisi tali eventi e mettendo in evidenza come tali manifestazioni offendessero le norme e i valori della Repubblica Italiana;
la nuova giunta comunale di Nettuno ha inserito tale sacrario nella manifestazione di commemorazione dei caduti delle forze alleate sepolti nel cimitero locale americano di Nettuno;
l'attuale giunta ha inoltre approvato, in data 29 novembre 2001, una convenzione con il ministero della difesa per la manutenzione ordinaria del «Sacrario Campo dei Caduti» a decorrere dal 1 gennaio 2002;
questi fatti appaiono all'interrogante una grave offesa nei confronti dei martiri dell'antifascismo e dei caduti dello sbarco alleato che proprio per la liberazione dell'Italia dal nazifascismo si sono battuti;
essi contraddicono lo spirito della Costituzione che è fondamento della Repubblica italiana e si basa su norme e valori opposti a quelli del nazifascismo -:
quali iniziative di propria competenza intenda assumere a tal riguardo.
(4-05704)
In ossequio a tale principio, il Commissariato generale ha realizzato, alla fine della prima Guerra mondiale, curandoli tuttora, i Sacrari ed i cimiteri militari austro-ungarici, mentre nel secondo dopoguerra ha provveduto alla sepoltura dei militari germanici caduti sul suolo nazionale, dei quali si è successivamente occupato direttamente il Governo tedesco.
Analogo, criterio hanno sempre seguito i Paesi di civiltà occidentali, tranne l'ex Unione sovietica che, prima del 1990, invece ha favorito la distruzione dei cimiteri militari che raccoglievano i caduti italiani e tedeschi.
Il Commissariato generale provvede anche a quanto necessario per onorare adeguatamente quanti caddero combattendo, ivi compresi coloro i quali militarono nella Repubblica sociale italiana, ed altrettanto farà, in ossequio alla recente legge n. 3 del 16 gennaio 2003, per coloro che caddero, durante il Risorgimento, militando nei ranghi delle forze armate che si batterono contro quelle sabaude prima e italiane poi.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.