Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 342 del 17/7/2003
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(Documentazione riguardante le trattative intercorse tra l'Iraq e il Niger per l'acquisto di uranio - n. 2-00854)

PRESIDENTE. L'onorevole Minniti ha facoltà di illustrare l'interpellanza Boato


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n. 2-00854 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5), di cui è cofirmatario.

MARCO MINNITI. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica, anche perché siamo ansiosi di ascoltare il Governo su questo argomento.

PRESIDENTE. È un'ansia che, per quanto riguarda le ragioni...
Il sottosegretario per la difesa, onorevole Berselli, ha facoltà di rispondere.

FILIPPO BERSELLI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo confida di soddisfare la curiosità dell'onorevole Minniti.
È indispensabile considerare - prima di esaminare nel merito le richieste dell'atto di sindacato ispettivo - le affermazioni che ne costituiscono la premessa, in quanto quasi integralmente riferite a notizie diffuse dai media.
Segnatamente va precisato che non è esatto il riferimento temporale relativo all'acquisizione delle notizie «sulle trattative intercorse tra Iraq e Niger per l'acquisto di ossido di uranio»; ciò in quanto il SISMI, in modo assolutamente certificabile, ha iniziato lo sviluppo di notizie sull'argomento a far data dal gennaio 2001 e non «alla fine del 2001».
Circa l'ipotizzata trasmissione di documentazione a servizi di intelligence della Gran Bretagna e degli Stati Uniti d'America, come già più volte ufficialmente affermato, nessun documento proveniente dal Niger o dall'Iraq riguardante la fornitura di uranio naturale - né tantomeno quelli che gli organi di informazione avrebbero indicato come facenti parte del dossier cui gli stessi si riferiscono - è stato mai consegnato ad alcuno da parte del servizio. Sono stati, invece, nel tempo condivisi, con organismo o intelligence di paese alleato, e con le consuete procedure, i soli contenuti delle notizie acquisite, anche al fine di ottenere eventuali elementi di riscontro ed un concorso alla valutazione delle emergenze che investivano un contesto di ampio respiro internazionale. Infatti, gli elementi nella disponibilità del SISMI necessitavano di adeguate verifiche, in quanto i dati erano talvolta ancora generici. In tale situazione, non si poteva comunque escludere il rischio che un eventuale accordo, nel caso fosse realmente operante, potesse aver recato o arrecare i temuti pregiudizi. Sono state, quindi, sviluppate ulteriori interazioni con il richiamato collegato, indicando i riferimenti temporali i nominativi ed ogni altro elemento necessario agli approfondimenti del caso.
Nell'aprile 2002 la notizia, sempre con la medesima modalità, veniva estesa ad organo intelligence di altro paese alleato, anch'esso fortemente interessato al contrasto della proliferazione delle armi di distruzione di massa. Nel giugno 2002 veniva poi consentita l'inclusione delle informazioni tecniche in questione nell'indottrinamento sul programma nucleare iracheno, rivolto a membri dell'Action team dell'IAEA, International Atomic Energy Agency. Ciò avrebbe comportato, senza pregiudizio per le attività in corso, una valutazione della notizia anche da parte di organismo internazionale sicuramente autorevole e qualificato. Inoltre, il SISMI ha corrisposto, con le modalità fiduciarie previste ed ottenuta specifica autorizzazione, ad una richiesta dell'IAEA per confermare che i documenti in corso di esame da parte di quell'ente ed attestanti in modo diretto l'esistenza dell'asserito accordo non provenivano dall'intelligence italiana.
Quanto al contenuto del comunicato stampa diffuso dal Governo e impropriamente posto in relazione conflittuale con «non meglio identificate dichiarazioni giornalistiche di funzionari del SISMI», considerando queste ultime, giova precisare che, se ci si riferisce a notizie stampa del 14 luglio attribuenti dichiarazioni a fonte SISMI, di cui per inciso non si ha alcuna effettiva evidenza, esse non risultano in contrapposizione con il richiamato comunicato governativo, il cui significato si coglie agevolmente da quanto letteralmente ivi indicato, ovvero escludere «l'asserita trasmissione ad altri organismi di intelligence di documenti di provenienza


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nigerina o irachena recanti evidenze relative a transazioni di uranio tra il Niger e l'Iraq» e non certo i consueti scambi informativi in ambito intelligence, tanto più consueti, ordinari e doverosi in presenza di una notizia di elevata sensibilità.
Alla luce di tali precisazioni può ora esser riscontrata l'esigenza conoscitiva esplicitata nell'interpellanza. In particolare, per quanto ha tratto con il «se e come la documentazione riguardante transazioni tra l'Iraq e il Niger aventi ad oggetto ossido di uranio» sia stata acquisita «a prescindere dalla sua provenienza dai servizi di informazione italiani», per la parte di specifica competenza, non può che farsi riferimento a quanto riferito dal rappresentante del Governo in occasione della propria audizione al COPASIS, svoltasi in data 16 luglio 2003, trattandosi di informazioni caratterizzate da alta sensibilità in relazione all'attività intelligence ed ai contatti in corso, che dimostrano come la vicenda sia tuttora oggetto di attività info-operativa in cooperazione con altri servizi collegati e che non possa ritenersi conclusa. Con riguardo alla richiesta di specificare se nel merito della stessa emergessero evidenze relative ad una trattativa tra Iraq e Niger, ovvero a veri e propri atti di acquisto, si precisa che gli elementi informativi a suo tempo raccolti si limitavano ad indicare la possibile esistenza di una trattativa: in sostanza, di trattative di acquisto e di lavori volti alla definizione di accordi in tal senso.
Con riferimento alla auspicata specifica circa il «livello di affidabilità riconosciuto» agli elementi informativi raccolti, si evidenza che, come da consolidato modus operandi, anche in questa circostanza il SISMI ha immediatamente avviato una intensa, articolata, puntuale quanto cauta attività info-operativa di approfondimento e di riscontro degli elementi via via resisi disponibili, integrata nel tempo da una serie di interazioni e confronti con due servizi collegati di paesi alleati, al fine di agevolare i riscontri resi necessari dall'ampio contesto internazionale a sfondo della vicenda. Tale prassi costituisce l'applicazione di una metodologia, anche di lunga durata, alla quale si fa ricorso ogni qualvolta le notizie acquisite, o per la loro intrinseca, elevata sensibilità, ovvero per le modalità concrete con le quali si presentano, evidenzino, pur in un quadro di generica plausibilità, alcuni aspetti di indeterminatezza, ovvero di non completa credibilità, tali da indurre ad ogni possibile e necessaria cautela, nell'elaborazione della relativa analisi, solo al termine della quale è di norma possibile esprimere un giudizio di affidabilità.
Nella fattispecie, anche per le rilevanti implicazioni che la vicenda ha assunto, questo particolare processo intelligence, come accennato, è ancora in corso.
In merito alla richiesta di formulare ipotesi sulle modalità con cui i servizi inglesi e americani possano essere entrati in possesso della documentazione in oggetto, non si può che confermare che nessuna documentazione del genere di quella indicata è stata mai consegnata ad alcuno da parte del Sismi.
In conclusione, preme ribadire: la sequenza temporale della vicenda (che si è sviluppata fin dall'inizio del 2001), il buon operato dei servizi italiani nel non tralasciare alcun indizio e nel condividerne i contenuti con i servizi collegati e l'assoluta correttezza e coerenza della posizione del Governo italiano.

PRESIDENTE. L'onorevole Minniti, cofirmatario dell'interperllanza, ha facoltà di replicare.

MARCO MINNITI. Signor Presidente, vorrei, in primo luogo, ringraziare il signor sottosegretario per la cortesia con la quale è venuto a rispondere alla suddetta interpellanza (anche per aver aspettato fino a questa tarda ora, ma il tema era talmente importante che, come ha detto anche il Presidente, vi era una certa ansia nel conoscere la risposta del Governo; la questione è di grandissima rilevanza).
Pur ringraziando il sottosegretario per la sua cortesia, mi ritengo insoddisfatto della sua risposta. Mi aspettavo che l'intervento del Governo (so che non si tratta di una responsabilità personale dell'onorevole


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Berselli) servisse a chiarire tanti interrogativi sollevati intorno a questa questione. Vi è bisogno di fare chiarezza su una vicenda che è ancora oscura e che presenta molti lati inquietanti; tuttavia, essa è stata rilevantissima nel determinare o nel concorrere a determinare un pezzo di storia del mondo recente.
Non sfugge a nessuno che la suddetta questione è stata considerata quasi come sostegno alla pistola fumante che poteva o doveva giustificare la guerra in Iraq. Per questo, vi è bisogno di essere intransigenti nella ricerca del massimo di trasparenza e di serietà nell'acquisizione della verità su una vicenda che, come ho detto, presenta ancora molti lati oscuri.
Tuttavia, penso che la risposta che oggi il sottosegretario ci ha fornito un merito ce l'abbia: ho la sensazione, infatti, che il Governo, se non ho capito male, abbia deciso di rendere pubblica al Parlamento almeno una parte di quella informativa che ieri era considerata segretata. Non sfugge, comunque, a nessuno che ci troviamo di fronte ad un Governo che ha manifestato in questi frangenti un atteggiamento che definire contraddittorio è sinceramente un eufemismo.
Mi sia consentito fare un rapidissimo riepilogo delle dichiarazioni politiche di autorevoli esponenti del Governo. La prima in ordine di tempo è quella del ministro Martino il quale ha affermato che è tutto una bolla di sapone. Non possiamo non prendere atto oggi, onorevole Berselli, che lei ha smentito il suo ministro perché non è sicuramente una bolla di sapone.
Lei ci ha detto oggi, così come ha fatto ieri il sottosegretario Letta (leggendo le indiscrezioni apparse sui giornali), che vi è stata un'attività di intelligence del SISMI; pertanto, non è una bolla di sapone.
Non è una cosa inventata, perché la «bolla di sapone» richiama una cosa inventata. D'altro canto è difficile pensare che una vicenda che sta tenendo sul filo del rasoio l'amministrazione americana ed il Governo britannico possa essere considerata una bolla di sapone. Naturalmente è difficile anche pensare che possa essere una bolla di sapone quello che, a quanto leggiamo dai giornali, - e il rappresentante del Governo non ha fornito alcun elemento di valutazione su questo -, porta oggi addirittura l'Fbi ad indagare in Italia. Non sappiamo se questo sia vero, tuttavia lo abbiamo letto sui giornali e nessuno lo ha smentito. Una bolla di sapone quella che ha portato, di questo abbiamo certezza, il responsabile della principale centrale investigativa americana ad una audizione particolarmente severa nella sede della commissione di controllo sull'intelligence americana. Per il ministro Martino, invece, si tratta di una bolla di sapone.
Abbiamo poi il sottosegretario Letta che ha la delega ai servizi segreti, il quale invece ha parlato di un'attività di intelligence dei servizi italiani e tuttavia non ha chiarito come questa attività si sia sviluppata e soprattutto non ha portato quello che era giusto portare: la documentazione (dirò poi qualcosa su questo). Noi abbiamo di fronte un dubbio talmente radicale che non può essere fugato soltanto con le affermazioni, anche perché le affermazioni sono contraddittorie. Lo stesso Governo prima dice «bolla di sapone», poi attività di intelligence.
Quindi, occorre che nelle sedi dovute, non in questo Parlamento dove non c'è la possibilità di trattare materiale classificato e tuttavia nella sede del comitato di controllo sui servizi, dove c'è la possibilità di trattare materiale classificato, ci saremmo aspettati, e ci aspettiamo ancora, che il Governo trasferisca in quella sede i documenti.
Vi è poi una terza posizione che è quella del ministro Frattini: questi oggi, interrogato, ed anche qui è difficile non cogliere una contraddizione, risponde sempre assolutamente di «no». Mi sia consentito ricordare le domande fatte: ci può essere stata una trasmissione da leader italiani a leader stranieri? Assolutamente no. Ci può essere una informazione e trasmissione orale? No. Ha avuto contatti con l'amministrazione Bush sulla vicenda? No. Un «no» secco, sulla linea: non sapevamo né sappiamo nulla.
Naturalmente questo è ancora differente rispetto alle posizioni del ministro


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Martino e a quella del sottosegretario Letta. C'è poi una vicenda che ha in sé un carattere singolare. Interviene il ministro Buttiglione che sulla questione, anziché, com'era naturale pensare che si facesse, dire di essere pienamente d'accordo con il sottosegretario che ha la delega ai servizi, Letta, che pure aveva avuto un'audizione in sede di COPACO, dichiara di avere piena fiducia nel ministro degli affari esteri. Sinceramente è un salto logico: siamo in una vicenda in cui vi è un dominus, il ministro delegato, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, autorevole dentro la compagine di Governo. Il ministro per gli affari comunitari Buttiglione, interrogato sulla vicenda Niger-Iraq risponde: ho piena fiducia nel ministro degli affari esteri. Perché? Questa contraddizione evidente viene confermata da un altro dato: il ministro Frattini dice che la documentazione apparsa su un giornale, su la Repubblica, - non citiamo niente di particolarmente riservato -, è una documentazione che sicuramente non appartiene all'intelligence italiana. Tuttavia, mi sia consentito considerare questa valutazione assolutamente insufficiente.
In primo luogo, vi sarebbe da spiegare come sia possibile che il ministro Frattini sia così certo da poter negare una situazione di questo tipo, avendo ormai da qualche mese lasciato la delega. Si presuppone che quel tipo di documentazione potrebbe essere stata per esempio acquisita dall'intelligence italiana anche nella fase successiva al periodo in cui questi aveva la delega. Il ministro Frattini, tuttavia, esclude in maniera categorica che questo sia avvenuto. Tuttavia, il problema non è questo: è sostanzialmente un altro; non abbiamo di fronte delle illazioni.
Sarebbe utile che il Governo italiano ci dicesse se quelle fotocopie, pur non essendo nella disponibilità dell'intelligence italiana, siano tuttavia fotocopie - tra virgolette - «vere» o «false» e a cosa effettivamente esse si riferiscano. Non si può far passare la cosa in cavalleria dicendo soltanto: io non c'entro! Non c'è dubbio che lì c'è un'allusione forte rispetto al ruolo e all'impegno della struttura di Governo del nostro paese.
È per questa ragione che noi abbiamo chiesto e chiediamo ancora oggi, onorevole sottosegretario, che il Governo non si limiti a questa asettica informativa del tutto insufficiente, ma fornisca gli elementi, le carte e la documentazione. Non è vero, con tutta sincerità, che si possa dire che c'è ancora un'attività informativa in corso. Non è vero per una semplice ragione: può esserci, ma su un'altra questione. Ma qui c'è un punto che a lei non sfuggirà: la vicenda è relativa ad un tentativo di acquisizione da parte del dittatore iracheno di materiale fissile dal Niger! E nel momento in cui quel dittatore è caduto, la vicenda in sé è conclusa. E non mi si venga a dire - la considererei un'offesa all'intelligenza del Parlamento italiano - che non è possibile tutelare le fonti che hanno contribuito alla formazione di quella informativa e, nello stesso tempo, informare il Parlamento su altri elementi. L'idea che bisogna tenere tutto quanto - tra virgolette - «segreto» e «classificato», perché bisogna tutelare la fonte, non sta in piedi. Si può tutelare la fonte e fornire gli elementi di chiarezza di cui il paese ha necessariamente bisogno.
È per questa ragione, signor sottosegretario, che, nel momento in cui ci dichiariamo insoddisfatti della sua risposta, siamo qui per chiederle un'altra cosa, per chiedere - a lei, attraverso i canali del Governo, e al Presidente, attraverso i canali parlamentari - di trasmettere una nostra richiesta. Di fronte ad una Babele che appare difficilmente governabile, di voci senza controllo, di cose dette e non dette, noi abbiamo bisogno di una parola chiara su un tema particolarmente rilevante ed è per questo motivo che noi chiediamo che, su questi temi, venga a riferire in Parlamento il Presidente del Consiglio, l'onorevole Silvio Berlusconi, che ha la responsabilità collegiale del Governo. Noi, a questo punto, dobbiamo sapere chi rappresenti effettivamente il Governo. Il ministro Martino? Bolla di sapone. Il sottosegretario Letta? Attività di intelligence. Il ministro Frattini?


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No, no, no. Dobbiamo sapere che cosa dice il Governo nella sua collegialità e questo lo può fare soltanto il Presidente del Consiglio.
C'è un punto delicatissimo che non vorrei sfuggisse a nessuno: qui abbiamo di fronte una questione che riguarda anche il ruolo, la funzione e il prestigio del nostro paese. Noi chiediamo al Presidente del Consiglio di sapere qual è stato il ruolo effettivo dell'Italia. Ci sono tre ipotesi possibili e vorrei che ne discutessimo, pur in quest'aula non molto affollata, ma siccome si tratta di questioni molto delicate che riguardano la vita del paese, mi permetto di prendere sul serio anche la sua risposta, onorevole sottosegretario. Quindi, non veda il mio intervento come un elemento che - tra virgolette - possa «impegnare» il tempo, ma è un modo anche per rispondere seriamente alle questioni che lei ha posto e manifestare rispetto per la dialettica parlamentare.
Ci sono tre ipotesi sulle quali vogliamo che il Presidente del Consiglio dica una parola chiara. La prima riguarda un coinvolgimento diretto dell'Italia e, quindi, riguarda l'acquisizione di documentazione, la valutazione sull'attendibilità di quella documentazione e l'eventuale passaggio e trasferimento, un ruolo attivo dell'Italia che potrebbe essersi manifestato attraverso tre livelli: un rapporto tra agenzie di servizi, un rapporto tra diplomatici, un rapporto tra Governi, sapendo naturalmente che è difficile pensare che, su una questione così delicata, qualora vi fosse un ruolo attivo e diretto dell'Italia, il Governo non fosse informato della vicenda.
Seconda ipotesi. Noi siamo l'anello debole. L'Italia, le agenzie di intelligence italiane sono l'anello debole di una catena internazionale alla quale abbiamo partecipato e della quale tuttavia non costituiamo né il punto di partenza né il punto di arrivo. Anche questo va chiarito.
Terza ipotesi: siamo il luogo e la persona fisica come paese e come intelligence cui viene consegnato nelle mani il cerino acceso da altri.
Con riferimento a queste tre ipotesi, vogliamo sapere qual è la verità. Delle tre l'una. Non c'è dubbio che non giova uno stillicidio di rivelazioni, perché ne va di mezzo la credibilità del nostro paese.
Onorevole sottosegretario, mi sia consentito di ricordarle che, a nostro avviso, il bisogno di chiarezza è un punto ineludibile nella vita di un paese. Più c'è trasparenza, anche nelle situazioni più difficili, meglio è per la vita democratica. Posso anche dire che l'atteggiamento omissivo da parte del Governo non serve nemmeno a difendere il prestigio ed il ruolo dei nostri servizi di informazione. In qualche modo, li tiene in una posizione scoperta perché non consente di poter chiarire, fino in fondo, qual è la verità.
Per questo motivo, ci impegneremo per avere il Presidente del Consiglio in Parlamento, affinché nel Copaco vi sia una valutazione sull'operato del Governo, come è legittimo per quel tipo di organismo.
Ci impegneremo affinché quella valutazione possa essere fatta sulla base di prove documentali trasmesse al Comitato di controllo. Tuttavia, non sfugge ad alcuno, signor sottosegretario, che, qualora ci dovessimo trovare di fronte ad un atteggiamento di chiusura totale, di incomprensione e di sottovalutazione rispetto alle richieste che stiamo qui avanzando, utilizzeremo tutti gli strumenti parlamentari, affinché, su una questione così delicata, così importante e così vitalmente talmente legata alla democrazia in Italia e anche fuori dei confini nazionali, ci sia piena chiarezza e si parli limpidamente al paese.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento di interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

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