Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 319 del 5/6/2003
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Informativa urgente del Governo sulle minacce di matrice terroristica rivolte al segretario generale della CISL e sugli atti di intimidazione nei confronti di organizzazioni sindacali (ore 10,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle minacce di matrice terroristica rivolte al segretario generale della CISL e sugli atti di intimidazione nei confronti di organizzazioni sindacali.
Dopo l'intervento del ministro dell'interno, onorevole Pisanu, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, fino ad un massimo di 10 minuti ciascuno. È previsto un tempo aggiuntivo per il gruppo misto.

(Intervento del ministro dell'interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro dell'interno, onorevole Pisanu.

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella seconda metà di maggio a Milano, Gorizia e Pontedera sono stati diffusi tre diversi volantini intestati ad organizzazioni eversive e riguardanti le tematiche del lavoro. Tutti e tre contenevano accuse e minacce nei confronti di Savino Pezzotta e della CISL.
Questi episodi sono gli ultimi, e non certo i più gravi, di una lunga sequela di violenze che si è venuta progressivamente infittendo dal luglio dello scorso anno, e precisamente a partire dal ritrovamento, dinanzi all'ingresso della sede CISL di Monza, di un ordigno esplosivo di fattura artigianale, fortunatamente inesploso.
Mentre mi accingo ad informare la Camera sullo stato dei fatti e sugli interventi sin qui compiuti, avverto anche la necessità di una più vasta e comune riflessione sull'insieme delle minacce eversive che hanno preso di mira il mondo del lavoro. Per quanto riguarda gli avvenimenti


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dai quali è scaturita la richiesta dell'odierna informativa, preciso quanto segue.
Il 21 maggio scorso un volantino a firma nuclei comunisti rivoluzionari è pervenuto alla sede di Radio popolare a Milano e alle rappresentanze sindacali della Fincantieri di Venezia, della Zanussi di Susegana, della FIAT di Torino e dell'Ansaldo di Milano. In esso si rivendica l'attacco della notte del 12 maggio scorso alla sede di Forza Italia in viale Monza, si richiamano le recenti lotte operaie, in difesa del posto di lavoro e contro l'abolizione dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, e viene aspramente criticata, cito testualmente: «l'adesione della CISL e della UIL al progetto neocorporativo del Governo reazionario».
Due giorni dopo, il 23 maggio 2003, è stato recapitato alla sede CISL di Staranzano (Gorizia) un volantino intestato brigate rosse-partito comunista combattente, ma ritenuto di dubbia paternità. Il documento contiene aspre critiche alla stessa CISL, colpevole di avere sottoscritto il nuovo contratto di lavoro dei metalmeccanici, ed un incitamento testuale «ad utilizzare le bombe al fine di intimidire la società fascista ispirata da Pezzotta».
Il 26 maggio è pervenuto al consiglio di fabbrica della Piaggio di Pontedera un volantino recante nell'intestazione una frase virgolettata: «La nostra azione nel progetto BR-PCC». Nel testo si sostiene che il superamento della concertazione come metodo di ricerca dell'accordo tra le parti è il frutto di forzature operate dalla maggioranza di Governo, dalla Confindustria e da alcuni sindacati di regime, in particolare la CISL e la UIL.
Il documento si conclude con una dedica ad Umberto Catabiani, brigatista rosso rimasto ucciso nel 1982 a Lucca nel corso di un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine.
Da ultimo, avanti ieri, sono stati recapitati per posta alla CISL di Lecce alcuni fogli recanti, tra l'altro, il simbolo delle brigate rosse e la sigla «partito comunista combattente», nonché scritte che dicono testualmente «Pezzotta servo di Berlusconi» e «Casa delle libertà uguale casa del fascio».
Poco più di un mese fa, il 25 aprile, Pezzotta era stato contestato con urla e fischi da giovani aderenti all'area antagonista ed altri partecipanti alla manifestazione per la liberazione in piazza del Duomo in Milano. Al 26 marzo scorso risale, invece, il ritrovamento presso una cabina telefonica di Mestre di un volantino a firma «nuclei territoriali anti-imperialisti» in cui si afferma, tra l'altro, che «i nuclei territoriali anti-imperialisti - partito comunista combattente colpiscono oggi nel cuore delle loro contraddizioni il volto dichiaratamente antiproletario di questo esecutivo e di questo Stato, un Governo che nella supina impotenza della sinistra devastata dal neocorporativismo e dai D'Alema e dai Pezzotta di turno finanzia le guerre mentre estromette migliaia di lavoratori dal ciclo produttivo, facendo leva sulla riforma del lavoro approntata dal giustiziato Biagi».
In sintesi, nell'anno in corso si è assistito ad una vera proliferazione di documenti minatori contro la CISL e la UIL, alcuni siglati «brigate rosse» altri con sigle minori di impostazione marxista-leninista, altri ancora con sigle estemporanee quali «fronte popolare di liberazione-comando generale» o «nuclei armati per il comunismo».
Nell'ambito delle critiche che le brigate rosse - PCC e gruppi affini rivolgono al mondo sindacale, particolare attenzione viene da lungo tempo riservata alla CISL ed ai suoi maggiori esponenti. Basti qui ricordare che, già nel documento di rivendicazione dell'assassinio del professor Massimo D'Antona, la CISL è additata come primo fra i sindacati a proporsi in un ruolo neocorporativo e a rinnovarlo con il coinvolgimento dell'associazionismo e della finanza cattolica, componente politica che ha espresso il suo ruolo anche attraverso le massime figure istituzionali.
Analogamente, il comunicato di rivendicazione dell'omicidio del professor Marco Biagi afferma che «l'equilibrio di Governo aveva trovato nel patto di Milano


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e nel patto della Lombardia le sue sperimentazioni. Già il Governatore della Banca d'Italia Fazio e, in parte, anche la CISL avevano espresso nei primi mesi della legislatura i contenuti politici di una linea di aggiornamento della negoziazione neocorporativa. I cardini riguardavano l'accentuazione del livello aziendale e territoriale della contrattazione, la partecipazione azionaria dei dipendenti, le modifiche rispetto al mercato del lavoro in direzione di una maggiore flessibilità, la diversificazione delle regole del mercato del lavoro in relazione alle diverse condizioni soggettive e territoriali e l'estensione della gestione privata del mercato del lavoro».

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA (ore 11,00)

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. In un altro passo dello stesso documento si sostiene poi che, nel dopoguerra, il piano Marshall aveva comportato la frammentazione del sindacato con la creazione della CISL promossa dalla CIA con cui viene importato il modello di corporativizzazione democratica dei sindacati sviluppatosi negli Stati Uniti e si avvia la repressione nelle fabbriche.
Tutte le rivendicazioni più attendibili rivelano una comune matrice ideologica, una comune linea politico-sindacale fortemente avversa ad ogni ipotesi riformista ed una comune intenzione di dividere il mondo del lavoro e le sue organizzazioni.
Le aggressioni dei gruppi eversivi nei confronti della CISL si inseriscono nel clima di tensione del mondo del lavoro e mirano, a quanto si comprende nell'immediato, ad inquinare e deviare il dibattito sindacale. Come è noto, le contrapposizioni evidenziatesi nel luglio dello scorso anno in occasione della firma del patto per l'Italia si sono successivamente accentuate con le polemiche legate al referendum sull'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, alla riforma del welfare ed alla trattativa separata per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici.
In questo stesso periodo di tempo si è registrato un aumento considerevole delle minacce ai dirigenti e degli atti di vandalismo contro le sedi sindacali. Talune iniziative sono forse maturate all'interno dei settori più estremisti del mondo del lavoro, mentre la maggior parte va addebitata ai gruppi dell'antagonismo estremo e dell'eversione di matrice marxista-leninista. Le scelte compiute in materia di flessibilità del lavoro hanno fatto della CISL il principale bersaglio di quest'area. Vale, peraltro, sottolineare che la flessibilità è uno dei principi più aspramente contestati dalle BR-PCC nei volantini di rivendicazione degli omicidi D'Antona e Biagi.
È, comunque, doveroso chiarire che accanto agli atti intimidatori di evidente matrice eversiva se ne registrano diversi altri spesso dovuti a spinte emulative, finalità strumentali o, addirittura, a ritorsioni di natura personale. Per dare un'idea quantitativa del fenomeno, preciso che dal 1o luglio 2002 al 27 maggio 2003 si sono registrati 43 danneggiamenti di lieve e media gravità a carico di sedi sindacali, 21 dei quali (quasi la metà) hanno riguardato strutture della sola CISL, mentre gli altri 22 sono suddivisi tra CGIL (13), UIL (6) ed altre sigle (3).
In più occasioni sono state rilevate scritte dai toni denigratori e minacciosi nei confronti di Savino Pezzotta, alcune delle quali accompagnate da simboli o da sigle dell'area terroristico-eversiva. Ricordo, in particolare, che il 30 aprile scorso a Torino ignoti hanno imbrattato il portone d'ingresso della sede CISL di via Barbaroux ed i muri adiacenti con la scritta «Pezzotta venduto» seguita dalla stella a cinque punte.
L'inusuale insistenza sul nome del leader della CISL non può non destare particolari preoccupazioni. Preoccupante è anche il quadro degli attentati incendiari e dinamitardi compiuti nello stesso periodo. Se ne contano in tutto 12, dei quali 5 contro sedi CISL, 3 contro la CGIL, 2 contro la UIL e 2 in danno di altri sindacati. Gli episodi che hanno interessato la CISL sono senza alcun dubbio i più


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gravi, sia sotto il profilo materiale, sia per l'evidente matrice eversiva di alcuni di essi. È il caso della CISL di Milano dove fu siglato, nel febbraio del 2000, il patto per il lavoro menzionato nella rivendicazione dell'omicidio del professor Biagi.
Già nel luglio del 2000 erano stati ritrovati due ordigni inesplosi, all'interno di fioriere situate sul davanzale dell'immobile che ospita la sede provinciale in via Tadino. L'azione fu rivendicata dal nucleo proletario rivoluzionario con un comunicato nel quale una dettagliata analisi della situazione economico-sociale addebita al Governo il peggioramento delle condizioni di vita del proletariato e individua la CISL come obiettivo da colpire per il ruolo svolto nella progettazione e nella gestione del patto che ho appena citato.
Tornando al periodo successivo alla stipula del patto per l'Italia, il 30 luglio 2002 il fronte rivoluzionario per il comunismo ha rivendicato il collocamento, compiuto il giorno precedente, di un ordigno nei pressi della sede CISL di Monza, come ho ricordato all'inizio del mio intervento. Altrettanto gravi appaiono gli attentati registrati in Sardegna e rivendicati dai nuclei proletari per il comunismo: un gruppo responsabile, dallo scorso settembre, di una serie di attacchi contro obiettivi di tipo economico e sindacale; un gruppo che appare in forte sintonia politica e organizzativa con quelli operanti a Milano. Mi riferisco, in primo luogo, all'esplosione avvenuta l'8 dicembre 2002 ad Olbia di un ordigno collocato nei pressi della sede territoriale della CISL, il cui volantino di rivendicazione venne fatto pervenire alla redazione del quotidiano La Nuova Sardegna, così come mi riferisco all'attentato del 15 maggio scorso alla sede CISL di Cagliari, danneggiata da un ordigno costituito da un tubo metallico riempito di materiale esplodente collocato in prossimità dell'ingresso. L'azione è stata compiuta alla vigilia di una riunione regionale sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici e nell'imminenza di una visita in Sardegna di Savino Pezzotta. Anche in questo caso, i nuclei proletari per il comunismo hanno rivendicato la paternità del gesto, con un volantino inviato alle redazioni dei quotidiani L'Unione sarda e La Nuova Sardegna.
Debbo, altresì, far presente che l'aggressione alla CISL si è, talvolta, estesa anche alla collegata società di lavoro interinale Obiettivo Lavoro; in particolare, il 6 luglio 2002, a Parma, due filiali della società furono oggetto di danneggiamenti e di atti vandalici; il 3 agosto seguente, un volantino del nucleo proletario combattente inviato alla redazione livornese del quotidiano Il Tirreno rivendicava l'attacco del giorno precedente ad una filiale fiorentina della stessa società. Nel testo si afferma, tra l'altro: un'azienda di questo genere, nell'attuale momento politico, ha una vera e propria azione riformatrice delle relazioni economiche e sociali e questa è un'azione politica svolta dalla sua proprietà e dai soci che l'hanno formata; Obiettivo Lavoro è parte integrante degli interessi materiali che hanno mandato avanti il progetto del libro bianco. Oltre alla CISL, nel volantino sono citate Confindustria, UIL, le ACLI, la Lega delle cooperative, la Compagnia delle opere, la CNA e le ASCOM.
Ricordo, infine, che pochi giorni dopo l'attentato di Cagliari ho incontrato il segretario generale della CISL, al quale ho rinnovato la solidarietà forte, sentita ed operante dell'intero Governo. In quella occasione, abbiamo compiuto un esame approfondito della situazione, dei rischi che essa presenta e delle misure più opportune per scongiurarli. A tale proposito, preciso che cinque dirigenti nazionali della CISL sono attualmente destinatari di un servizio di scorta o tutela, mentre per altri cinque dirigenti nazionali e per tutti i segretari provinciali viene svolto un servizio di vigilanza radiocollegata, esteso a tutte le sedi regionali e provinciali, nonché a numerose sezioni minori.
Un servizio di vigilanza fissa è, invece, attivo a difesa della sede nazionale di Roma, di quella provinciale di Milano e della sede confederale di Sesto San Giovanni. Dispositivi analoghi ed adeguati alle esigenze finora emerse sono stati attivati nei confronti di dirigenti e sedi nazionali


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e periferiche della CGIL e della UIL. Misure di scorta, tutela o vigilanza sono in atto anche per quattro dirigenti di Obiettivo lavoro e tutte le 158 sedi di questa organizzazione sono oggetto di vigilanza radiocollegata. Sono state inoltre impartite alle forze dell'ordine precise disposizioni per intensificare l'attività informativa ed investigativa e per produrre periodicamente specifici punti di situazione che agevolino l'opera dei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho appena cercato di ricostruire nei loro aspetti salienti gli atti di violenza che, nel corso dell'ultimo anno, hanno colpito le organizzazioni sindacali e, in particolare, la CISL. Essi confermano la grande pericolosità di quella violenza politica diffusa sulla quale ho più volte richiamato l'attenzione del Parlamento non solo per gli effetti inquinanti e devianti che essa produce nella vita democratica del paese, ma anche perché, oggettivamente se non intenzionalmente, essa prepara il terreno a forme di violenza maggiore e al terrorismo.
Perciò ho sempre posto l'accento sullo straordinario impegno di vigilanza al quale tutti noi siamo chiamati - le istituzioni come le forze politiche e sociali - anche per monitorare scrupolosamente tutte le situazioni anomale e sostenere un'azione di contrasto verso ogni forma di illegalità e di violenza politica.
Senza questo impegno fattivo, senza una condanna forte, coerente ed unitaria di questi atti qualsiasi misura di protezione o di prevenzione rischia di risultare poco credibile e inadeguata.
L'illegalità politica diffusa non può essere considerata una forma estrema di critica o di protesta. Solamente il rispetto della legalità democratica in ogni occasione - ripeto: in ogni occasione - può garantire il confronto civile soprattutto in una fase, come quella che il paese sta vivendo in questo momento, segnata da forti trasformazioni sociali e da una conflittualità politica aspra come non mai.
Il dissenso è il sale della democrazia e deve essere garantito in ogni possibile modo. Tuttavia, dal confronto di idee, di opinioni, di sensibilità diverse, non deve mai generarsi intimidazione, offesa, violenza.
A questa convinzione, semplice e fondamentale nel tempo stesso, mi sono sempre attenuto nell'esercizio delle responsabilità di ministro dell'interno. Ad essa continuerò ad ancorare il mio impegno e quello delle forze dell'ordine, chiamate per prime a fronteggiare il terrorismo e la violenza politica per tutelare la sicurezza e la libertà dei cittadini, sia come singoli sia nelle formazioni sociali alle quali essi appartengono.
Tuttavia - parliamoci chiaro, onorevoli colleghi - quella che si è scatenata contro la CISL non è soltanto violenza politica diffusa, ma qualcosa di più grave ed allarmante.
Al di là dell'esasperata contestazione politico-sindacale, l'analisi attenta dei fatti lascia intravedere il dispiegarsi di un disegno eversivo, volto ad isolare e a colpire la CISL ed il suo leader, col fine ultimo pratico di rompere definitivamente l'unità sindacale e di ricollocare su fronti contrapposti le due maggiori organizzazioni dei lavoratori italiani. Se è comprensibile che la dialettica sindacale produca differenziazioni anche forti e durevoli, è inaccettabile che a stabilire i ritmi, i toni e perfino gli esiti siano gli estremisti, i violenti e gli eversori più o meno collegati tra loro.
Peraltro, la lettura contestuale delle rivendicazioni più attendibili mostra una sostanziale continuità ideologica e forse anche operativa tra gli assassini di Biagi e di D'Antona e gli aggressori della CISL e di Pezzotta. Si è discusso molto - e giustamente si discute - sulla reale consistenza delle brigate rosse, e tutti riconosciamo che essa non è più quella degli anni di piombo né per dimensione organizzativa, né per capacità di fuoco, né per presa politica. Non vorrei, tuttavia, che si sottovalutasse il processo di aggregazione che, come attestano segnali diversi, si sta realizzando nell'arcipelago del terrorismo italiano proprio intorno all'esperienza delle brigate rosse.


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Dopo i tragici fatti di Arezzo, le forze dell'ordine e la magistratura hanno sviluppato le indagini e le misure di contrasto in ogni plausibile direzione. Alcuni risultati si sono già visti. Altri, in tempi ragionevoli, ne vedremo. Possiamo dire con serena coscienza che lo Stato non ha dimenticato il sovrintendente di polizia Petri e i giuslavoristi Biagi e D'Antona. Lo Stato non ha dimenticato nessuno dei suoi morti ed è impegnato a rendere loro giustizia. Questa convinzione e il positivo andamento delle indagini non ammettono però cedimenti, distrazioni o, peggio ancora, acquiescenze di sorta nei confronti non soltanto del terrorismo ma di ogni forma di violenza e di illegalità che possa spianare la strada ai terroristi.
Se una organizzazione sindacale, se un sindacalista sono minacciati, la libertà sindacale è minacciata e con essa è minacciato uno dei pilastri su cui si fonda l'edificio di garanzie democratiche eretto dalla nostra Costituzione. Di fronte a questi rischi, onorevoli colleghi, le forze politiche e le forze sociali devono saper vivere con maggiore compostezza ed equilibrio le proprie divisioni ed opporre un fronte compatto alla violenza eversiva, ritrovandosi unite nella lotta ai nemici della democrazia. Altrimenti, la solidarietà alla CISL e a Savino Pezzotta risulterà inutile e il respiro democratico del paese si farà più corto e affannoso. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Alleanza nazionale, della Margherita, DL-l'Ulivo, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, Misto-Verdi-l'Ulivo).

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