Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 316 del 29/5/2003
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(Chiusura dell'ospedale di Malcesine (Verona) - n. 2-00743)

PRESIDENTE. L'onorevole Bimbi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00743 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7).

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, l'interpellanza in esame è apparentemente abbastanza curiosa perché chiede al ministro della salute se ritenga che nella regione Veneto siano erogati i livelli essenziali di assistenza, con particolare riferimento alle terapie riabilitative; ciò sembrerebbe dunque mettere in dubbio quella che è sicuramente una realtà del sistema sanitario veneto, che crediamo resti tra i migliori d'Europa.
Tuttavia, proprio sul caso della prospettata chiusura dell'ospedale di Malcesine, va riscontrato come vengano operate scelte che, per quanto riguarda specificamente le terapie riabilitative, non rispettano i livelli essenziali di assistenza e ci portano ad essere preoccupati per la tenuta della qualità del sistema sanitario veneto.
La storia di questa istituzione è molto importante: essa è nata negli anni quaranta come centro di recupero dei poliomelitici affidato alla Croce rossa, è passata negli anni settanta alla regione e all'USL territorialmente competente e si è progressivamente qualificata non solo come centro di riabilitazione dei poliomelitici ma anche quale struttura specializzata dal punto di vista ortopedico e traumatologico.
Soprattutto, ha visto anche la partecipazione attiva di una associazione di disabili che oggi consta di 700 membri e rappresenta circa 3.500 persone che da un bacino di utenza - che viene, non solo dal Veneto, ma dalle regioni Trentino-Alto Adige, Lombardia, Emilia-Romagna, in parte dalla Toscana e dalle regioni del sud - si rivolge a questo centro, che nel 1995 ha visto un intervento di ristrutturazione e la proposta di trasformazione da parte della regione in sede di sperimentazione gestionale regionale proprio per l'eccellenza del complesso delle cure prestate, ma anche per la buona gestione economica.
Negli ultimi anni, invece, la regione ha sostanzialmente cambiato parere e siamo arrivati a questa decisione di chiudere l'ospedale, nonostante una decisa e complessiva reazione negativa da parte della Associazione interregionale dei disabili motori e da parte delle autorità sanitarie locali, perché l'ospedale è ormai un centro di eccellenza assolutamente riconosciuto. Tra l'altro, essendo sul lago di Garda, è situato in una zona dove il periodo della riabilitazione può essere svolto anche mantenendo la qualità della vita familiare, in un'area che, proprio perché turistica, permette all'ospedale una ricezione molto estesa. I disabili si sono rivolti più volte, anche con una manifestazione in carrozzella da Malcesine a Venezia, alla regione che in questo momento propone di ricollocare la riabilitazione in altro ospedale, ma senza garantire la specificità dell'intervento riabilitativo per i poliomelitici.
In tutto questo cosa c'entra l'anno del disabile? C'entra perché dobbiamo pensare all'anno europeo del disabile come ad un'occasione non celebrativa ma anche di valutazione degli sforzi che stiamo facendo per implementare i diritti e le differenze, per valorizzare le competenze diverse, per sostenere quello che l'Organizzazione mondiale della sanità propone come un approccio olistico alla salute, cioè di sostegno alla qualità complessiva della vita. Ci pare che con queste scelte la regione Veneto venga meno proprio ad una fornitura di servizi essenziali, di livelli essenziali di assistenza, perché noi non possiamo concepire l'offerta di servizi di riabilitazione se non in relazione al sostegno complessivo della capacità di recupero e di esplicazione di tutte le potenzialità da parte delle persone che sono in situazione di disabilità. In altre parole, ci pare che questa scelta non corrisponda a criteri di efficienza - proprio perché l'ospedale da


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molti punti di vista si propone come un modello di gestione esemplare -, ma neanche di efficacia rispetto alla tutela della salute di questa parte della popolazione, che è anche molto avvertita dei propri diritti. Quindi, ci pare importante anche un intervento del ministro della salute e che ci siano gli estremi per questa interpellanza urgente.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, senatore Cursi, ha facoltà di rispondere.

CESARE CURSI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, la riorganizzazione della rete ospedaliera - come sa l'onorevole interpellante - rientra nella sfera delle attribuzioni regionali.
La normativa nazionale su tale questione, infatti, è limitata alla definizione di standard o di indirizzi tesi a garantire un giusto equilibrio tra le macroaree dell'assistenza sanitaria (territoriale, ospedaliera, di prevenzione).
L'interpellante è anche a conoscenza del fatto che la competenza regionale in tema di programmazione ed organizzazione dei servizi sanitari si è ulteriormente consolidata a seguito dell'entrata in vigore della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 (Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione).
Pertanto, allo stato attuale, spetta alle regioni assumere le decisioni più appropriate, tenendo conto delle specifiche e proprie situazioni, nei limiti e nel rispetto della normativa vigente ed assumendosi per intera la responsabilità dei relativi oneri.
L'interpellante sa bene che il Governo non può intervenire in questioni ormai di competenza regionale, in quanto non sussiste più alcun potere statale che incida coercitivamente sull'autonoma capacità gestionale e organizzativa riconosciuta alle amministrazioni regionali, al fine di evitare accuse e di ledere l'autonomia delle singole regioni.
Pertanto, si risponde ai quesiti contenuti nell'atto parlamentare in discussione, sulla base della documentazione trasmessa, previa richiesta, dall'assessorato alla sanità della regione Veneto - direzione regionale servizi ospedalieri ed ambulatoriali.
Presso l'ospedale di Malcesine sono attualmente attivi 88 posti letto di riabilitazione, con una sezione di circa 30 posti letto dedicata alla riabilitazione di pazienti portatori di esiti di poliomielite, e 33 posti letto di ortopedia e traumatologia, nonché un'attività poliambulatoriale e di primo intervento.
La recente programmazione, assunta con delibera della giunta regionale del Veneto, n. 3223 del 2002, prevede per l'ospedale di Malcesine una sperimentazione gestionale, e quindi nessuna chiusura, la quale potrà avvenire a condizione che non determini un aumento della dotazione di posti letto di degenza previsti per la provincia di Verona.
Tale sperimentazione deve quindi avvenire senza oneri aggiuntivi, in termini di ricoveri, per il servizio sanitario regionale e quindi a costo zero sia che l'attività venga svolta da soggetti pubblici che privati.
Nella proposta attuativa, elaborata dal direttore generale dell'ULSS 22, è previsto il graduale trasferimento delle attività di ricovero a partire da quelle per acuti per interessare solo a fine periodo attuativo (30 giugno 2004) l'eventuale trasferimento delle attività di ricovero di tipo riabilitativo.
Sempre nella proposta è previsto, in ogni caso, e quindi anche oltre il termine fissato, che l'eventuale trasferimento dell'attività riabilitativa avvenga solo e soltanto quando sia disponibile un'adeguata sede al fine di non creare alcuna cessazione o diminuzione del servizio reso.
Nell'incontro avuto dall'assessore alle politiche sanitarie della regione Veneto con l'associazione dei disabili motori è stata avanzata dall'associazione la proposta di gestione della struttura, proposta, peraltro, che, ad oggi, non è ancora pervenuta alla regione Veneto.
Un'attività di tipo poliambulatoriale e di punto di primo intervento, dimensionata alla popolazione residente e al flusso


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turistico, si ritiene debba essere svolta presso la struttura di Malcesine, eventualmente in convenzione con la provincia autonoma di Trento secondo il modello, già sperimentato per anni nella zona del Primiero, dove le strutture sanitarie venete dell'ULSS n. 2 di Feltre garantiscono l'assistenza alla popolazione trentina residente nella zona di confine con il Veneto.
Nel caso della zona di Malcesine potrebbero essere le strutture sanitarie della provincia autonoma di Trento che garantiscono l'assistenza di primo intervento e di tipo poliambulatoriale alla popolazione.
Nello specifico, la progettualità congiunta tra la regione Veneto e la provincia autonoma di Trento avrà la caratteristica di prevedere una convenzione per l'erogazione di attività poliambulatoriali, di punto di primo intervento e di ricovero diurno di tipo ortopedico, in sinergia con l'ospedale di Arco posto a circa 12 chilometri da Malcesine.
Per quanto riguarda l'affermazione del bilancio in attivo dell'ospedale di Malcesine non si ritiene condivisibile questa impostazione perché non si considerano i dati di costo indiretti che gravano sul bilancio dell'ULSS derivanti dalla utilizzazione di servizi non presenti presso la struttura di Malcesine, ma forniti dalle altre strutture dell'ULSS stessa.
Non risponde al vero l'affermazione che non sono state fornite assicurazioni alle associazioni dei disabili motori circa la continuità del servizio. Infatti, nell'incontro tenutosi il 21 marzo ultimo scorso tra l'assessore alle politiche sanitarie della regione del Veneto, la V commissione consiliare e una delegazione dell'associazione interregionale disabili motori, l'assessore ha precisato che la regione Veneto non intende in alcun modo smettere di erogare, all'interno di strutture dell'USLL 22, l'attività di riabilitazione specialistica per i portatori di esiti da poliomielite.
Non risponde, altresì, al vero che la regione Veneto intenda destinare la struttura di Malcesine ad uso turistico. Infatti, risulta che è stata trasmessa la lettera con la quale il segretario regionale al settore sanità e sociale chiede all'INAIL la disponibilità all'acquisto e alla ristrutturazione dell'immobile che, quindi, viene vincolato a struttura sanitaria riabilitativa, con l'impegno a consentire, tramite apposita convenzione, l'utilizzo da parte dell'USLL 2 per l'espletamento di attività istituzionali.
Quanto agli ultimi due quesiti posti dall'interpellante, non si ritiene di avere in alcun modo violato il principio costituzionale della salvaguardia della salute, in quanto i servizi resi continueranno ad essere erogati, anche se eventualmente in strutture diverse dall'ospedale di Malcesine, qualora la struttura diventi gestionalmente insostenibile.
Per quanto concerne, infine, l'ultima richiesta dell'onorevole interpellante, posso affermare che nella regione Veneto sono erogate tutte le prestazioni riabilitative previste dai livelli essenziali di assistenza, nonché quelle ritenute necessarie alla popolazione veneta nei vari regimi di erogazione e nei vari livelli di intensità, dalle unità spinali alla normale riabilitazione ortopedica.

PRESIDENTE. L'onorevole Bimbi ha facoltà di replicare.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, signor sottosegretario, ci riteniamo parzialmente soddisfatti nel senso che non intendevano in alcun modo ledere le prerogative costituzionali di una regione, in particolare quelle della regione Veneto. Anche dopo aver letto attentamente i documenti trasmessi dalla regione, ritenevamo vi fosse un margine di incertezza rispetto alla destinazione della struttura ed alla continuità del tipo di intervento.
Per quanto riguarda il tema dei costi indiretti, riteniamo vi sia una sorta di vantaggio nella redistribuzione dei benefici all'interno della rete del sistema sanitario dell'area. D'altra parte, conosco personalmente la sensibilità dell'assessore Gava, che è anche assessore al bilancio, ma ci pare che le decisioni siano state adottate con una certa precipitazione e solo la forte pressione dell'Associazione disabili motori, nonché dei colleghi dell'opposizione, della Margherita, dell'Ulivo in V Commissione


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ha fatto sì che vi fosse al riguardo maggiore attenzione anche da parte delle regioni.
D'altra parte, il riferimento ai principi costituzionali ed ai livelli essenziali di assistenza voleva essere un richiamo da parte nostra al Governo affinché si tenesse conto del fatto che trattare in maniera uguale persone differenti significa esporle ad un aumento di diseguaglianze. Quindi, l'attenzione alla qualità delle prestazioni sanitarie, di sostegno alla qualità della vita dei disabili, rientra forse in una funzione di sorveglianza rispetto alla qualità complessiva del sistema sanitario che rientra pur sempre nelle competenze statali generali.

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