Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 312 del 21/5/2003
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Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2003, n. 49, recante riforma della normativa in tema di applicazione del prelievo supplementare nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari (3841) (ore 9,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2003, n. 49, recante riforma della normativa in tema di applicazione del prelievo supplementare nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione dell'emendamento 10.50 del Governo, nel testo corretto, sostitutivo dei commi 2 e 3 dell'articolo 10 del decreto-legge e degli altri articoli del medesimo decreto.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - A.C. 3841)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, i deputati Verdi voteranno contro la questione di fiducia posta dal Governo, per ragioni politiche e per ragioni di merito. Questa fiducia è la dimostrazione delle difficoltà in cui il Governo si trova su una vicenda rilevante per la nostra economia. È la dimostrazione delle divisioni che, nei giorni scorsi, hanno caratterizzato il dibattito parlamentare sulle cosiddette quote latte. In realtà, si risolve in una presa in giro nei confronti della Lega nord che, con questa fiducia, trova il modo di esprimere soltanto un voto politico e non certamente un voto di merito. Ma è una presa in giro - è questa la cosa più importante - nei confronti di migliaia di allevatori che non trovano risposte adeguate ad una crisi del settore sempre più evidente e sempre più seria.
Siamo convinti che, ancora una volta, il Governo e la maggioranza di centrodestra stiano perdendo un'occasione per affrontare seriamente il tema delle quote latte. La stanno perdendo rispetto al ruolo dell'Europa, ruolo che consideriamo importante


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ma che, anche in questa vicenda, mostra tutti i propri limiti, quanto a capacità di risolvere, una volta per tutte, l'annosa questione delle quote latte.
Credo vadano inseriti due elementi di riflessione che fino ad oggi sono stati assenti dal dibattito parlamentare. Il primo riguarda la tutela dei piccoli allevatori, spesso costretti a subire, da una parte, la burocrazia europea e, dall'altra, l'azione truffaldina di chi sulle quote latte ha giocato un ruolo illegale, comprimendo proprio le attività produttive dei piccoli allevatori. Il secondo elemento è rappresentato dall'ingresso massiccio delle multinazionali del latte in polvere che, in realtà, rappresentano, in tutto il settore italiano ed europeo, la vera controparte verso cui l'Europa deve svolgere con più efficacia la propria azione di intervento e rispetto a cui il Governo italiano, sino ad oggi, è stato assente.
Ho parlato di una fiducia politica, che mostra le difficoltà e le divisioni che hanno caratterizzato il centrodestra. Si tratta di una fiducia politica che impone al Parlamento un voto su un emendamento di contenuto complessivo che, in realtà, non troverà mai applicazione. Si rimanda la palla all'ennesima riunione in Europa, quando, rispetto al merito dell'emendamento che oggi viene sottoposto al voto di fiducia, si sa già che alcuni paesi europei hanno dichiarato la propria contrarietà alla soluzione prospettata dal ministro dell'agricoltura Alemanno. È una presa in giro. È una presa in giro colossale, attuata alla vigilia delle elezioni. Noi Verdi riteniamo che questo voto di fiducia vada respinto, con determinazione, e che sia necessaria una svolta decisiva e radicale in tutto il settore. È necessario portare la questione delle quote latte in Europa, abbinata alla capacità di valorizzare le produzioni locali e gli allevatori locali e alla capacità di costruire - questo sì - un argine all'invasione delle multinazionali in questo settore.
Quindi, i Verdi esprimeranno un voto contrario alla fiducia richiesta dal Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzuca Poggiolini. Ne ha facoltà.

CARLA MAZZUCA POGGIOLINI. Signor Presidente, il voto di fiducia a scrutinio palese imposto dal Governo Berlusconi per approvare questo provvedimento - palese vuol dire che ognuno di noi verrà chiamato ad esprimere un «sì» o un «no» e nessuno si potrà sottrarre - rappresenta chiara e limpida la difficoltà di questo Governo, ma soprattutto la profonda spaccatura che esiste tra le forze di maggioranza su questo provvedimento sulle quote latte. Si tratta di un provvedimento che non avrebbe richiesto nessun voto di fiducia dal momento che l'opposizione si è limitata a presentare degli emendamenti migliorativi, ma che ha visto l'ostruzionismo e l'opposizione della Lega, che avrebbe voluto che le regole non fossero rispettate. Si tratta di una spaccatura profonda che non è solo di questo ma che riguarda molti altri provvedimenti, perché qui come altrove si vogliono tutelare gli interessi di pochi, in questo caso di alcuni poco corretti allevatori del nord, rispetto a quelli del resto d'Italia, come in altri provvedimenti dove si tutela l'interesse di pochi, di qualcuno dei propri amici rispetto agli interessi di tutti gli altri cittadini: invece, c'è chi vuole che la politica serva a lavorare per il bisogno di tutti, per gli interessi di ciascuno.
Oggi noi questa fiducia non la concederemo, naturalmente, perché essa rappresenta in ordine di tempo l'ultimo accordo di potere tra gli estremismi esistenti in questo Governo: quello della Lega, che vuole favorire chi non rispetta le regole e vuole disgregare l'Italia, e quello di Forza Italia che opera per disgregare le regole, ma soprattutto per disgregare il diritto.
Noi dell'UDEUR-Popolari per l'Europa con il nostro leader Clemente Mastella siamo un partito di centro moderato ed operiamo nel centrosinistra secondo la tradizione dei cattolici democratici e di quelle forze politiche - come la Democrazia cristiana, il Partito repubblicano, i socialisti, i liberali - che hanno promosso


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lo sviluppo di questo paese, hanno fatto crescere gli italiani e hanno fatto grande l'Italia. Noi dell'UDEUR sappiamo ascoltare e stiamo attenti ai bisogni delle persone: operiamo per il bene comune e per l'interesse non di pochi, ma di ogni cittadino.
Per questi motivi, non solo perché siamo all'opposizione e perché non condividiamo il senso della proposta, ma soprattutto per questo voto di fiducia richiesto in modo del tutto assurdo su questo provvedimento, noi neghiamo questa fiducia e votiamo «no» al Governo Berlusconi.
Diciamo «no» a lui e a questo provvedimento sulle quote latte, che appartiene tutto alla logica di questa maggioranza di centrodestra, una logica che produce leggi a favore di pochi allevatori rispetto ai molti altri che sono in regola e sono onesti: quindi, a favore di pochissimi amici nei guai e chi se ne importa di tutti gli altri! Si tratta di una logica assurda in chi governa, che non ci appartiene e non condividiamo. Anzi, l'UDEUR denuncia al Parlamento e a tutti i cittadini che ci ascoltano questa logica perversa perché politicamente sbagliata, che ci allontana dall'Europa e ci fa prendere le distanze da un sistema democratico e giusto, un sistema davvero solidale con chi ha bisogno, attento agli interessi di tutti e non di pochi. Ecco perché noi, contro questa politica sbagliata e ingiusta, contro questo voto di fiducia che non capiamo e che non consideriamo corretto, votiamo «no» con convinzione e chiediamo a tutti i cittadini di dire «no» a questa maggioranza di centrodestra che con questo provvedimento dà l'ultima dimostrazione di essere inadeguata a governare in Italia, così come in Europa non è riuscita a farsi sentire. Noi siamo italiani e cittadini europei e vogliamo che il nostro paese cresca e si affermi sempre con maggior importanza rispetto al resto d'Europa. Non basta avere una Presidenza dell'Unione europea che ci spetta comunque per rotazione ma occorre essere degni di questa Presidenza. Occorre essere all'altezza delle regole e della loro condivisione rispetto a tutti i cittadini d'Europa, evitando che in Italia ci siano i più furbi, gli amici degli amici, mentre il resto della popolazione non conta niente.
Ecco perché noi del gruppo dell'UDEUR-Popolari per l'Europa votiamo «no» alla fiducia al Governo Berlusconi e chiediamo a tutti i cittadini, sia ai piccoli allevatori onesti, sia a coloro che lavorano duramente, sia a quelli che hanno dei motivi veramente importanti per opporsi a questa maggioranza - ma lo chiediamo a tutti, a tutti i democratici -, di dire «no» insieme a noi alla cosiddetta Casa delle libertà e al Governo Berlusconi, sia a livello nazionale, sia in tutti i paesi dove in questi giorni si vota.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pappaterra. Ne ha facoltà.

DOMENICO PAPPATERRA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sia consentito preliminarmente svolgere due osservazioni di carattere squisitamente politico.
Il primo rilievo riguarda l'anomalia di questa questione di fiducia che il Governo è stato costretto ad utilizzare, non a causa dell'atteggiamento ostile delle forze di opposizione - che, anzi, hanno lavorato in Commissione ed in aula con un approccio fortemente costruttivo -, ma per l'ostruzionismo praticato con fermezza da una delle forze che compongono la maggioranza di Governo, la Lega nord Padania. Tale partito, prima attraverso una azione di filibustering e poi facendosi interprete degli interessi particolari di una parte degli allevatori italiani ha utilizzato tutti gli strumenti regolamentari a sua disposizione per ottenere alcuni risultati che giudichiamo assolutamente inutili, insignificanti.
La seconda osservazione politica, signor Presidente, signor sottosegretario, è rappresentata dal fatto che il ruolo del Ministero delle politiche agricole e forestali viene fortemente ridimensionato dalla nomina di un commissario ad acta che da oggi, dopo l'approvazione di questo provvedimento,


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avrà, di fatto, in mano la gestione e l'applicazione delle quote latte. Ciò riteniamo rappresenti un vero e proprio sgarbo al ministro delle politiche agricole e forestali, il quale, se avesse dignità e decenza, forse dovrebbe trarre anche delle conseguenze da questo strappo consumatosi a suo danno. Signor rappresentante del Governo, anche il ministero subisce un notevole ridimensionamento dei suoi poteri di vigilanza e di controllo sull'applicazione del sistema delle quote latte.
Entrando nel merito del provvedimento, nei giorni scorsi avevamo espresso - come tutte le altre forze di opposizione - un atteggiamento assolutamente disponibile perché, pur non considerando questo decreto-legge uno strumento di svolta, pur non assegnandogli assolutamente una vera e propria rappresentatività di riforma del sistema, esso tuttavia conteneva alcuni elementi condivisibili e, soprattutto, utili alla trattativa che - come hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto - si aprirà in sede comunitaria tra qualche settimana e alla quale l'Italia avrebbe potuto partecipare partendo da positive premesse.
Noi riteniamo, invece, che dopo la presentazione del maxiemendamento e dopo lo scellerato accordo consumatosi all'interno della maggioranza continuano a rimanere intatte alcune nostre contrarietà riferite, soprattutto, a tre elementi di fondo.
Il primo elemento fa riferimento alla rateizzazione delle multe a tasso zero. Come hanno detto in precedenza i colleghi Cento e Mazzuca Poggiolini ciò rappresenta un altro vergognoso atto, un bel regalo - ancora una volta in questo paese - a quanti non rispettano le leggi. In questo modo, ancora una volta, si creano disparità all'interno della stessa categoria tra allevatori onesti e disonesti. Peraltro, viene meno - diciamolo con forza - una grande tradizione europeista del nostro paese, che è sempre stata improntata al rispetto dei vincoli e degli obblighi assunti in sede europea.
Il secondo elemento di contrarietà riguarda la nomina di questo commissario ad acta che, oltre a rappresentare, come ho detto in precedenza, un vulnus grave nei confronti del ministero e del ministro - anche perché, diciamoci la verità, da indiscrezioni sembra che la nomina dovrebbe essere, addirittura, appannaggio della Lega nord: è qui, forse, il punto di equilibrio -, pone un altro problema ben più importante riguardante i rapporti con le regioni, le quali, in base al nuovo articolo 117 della Costituzione, hanno delle competenze dirette per la politica agricola a livello regionale che, peraltro, è ampiamente declarata e riconosciuta anche nello stesso provvedimento.
Quindi, non si comprendono, signor Presidente, le ragioni per affidare ad un soggetto terzo compiti o poteri in materia legislativa ed amministrativa propri delle regioni.
In ultimo resta il problema sollevato con molto garbo da diversi colleghi, in particolare dal collega Boccia, che fa riferimento al rapporto tra nord e sud del paese o, se volete, tra aree forti e aree deboli del paese che si ripropone anche in questa circostanza.
Si tratta di una situazione ormai accentuata anche dal progetto di devoluzione che, anche in questo caso, sempre per volontà della Lega nord, si vuole affermare nel nostro paese. Tale situazione si ripropone con forza anche sulla questione delle quote latte.
Non è vero quello che il ministro Alemanno ha affermato, vale a dire che, in sede di Conferenza Sato-regioni, le regioni del sud non hanno espresso un forte contrasto rispetto al progetto governativo. Alcune regioni hanno con forza alzato la voce (mi riferisco alle regioni Campania e Basilicata). Certo, ve ne sono altre molto silenti, come quella dalla quale io provengo, la regione Calabria, oramai completamente seduta su una difesa acritica e asettica di tutte le scelte di Governo, che viene meno anche al rispetto dei diritti dei cittadini calabresi; in questo caso viene meno rispetto ai diritti ed alla tutela della


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zootecnia calabrese, nonché alle aspettative degli allevatori di questa regione.
Non sono certo sufficienti - per quanto abbiamo valutato positivamente che il Governo abbia accolto un emendamento che si poneva in questa direzione - i piani di riconversione che, certo, possono rappresentare una prima risposta, ma naturalmente, come il sottosegretario sa, a questo si devono accompagnare anche scelte di carattere finanziario che siano cospicue.
Concludo, signor Presidente, dicendo che, per tutte queste ragioni, non siamo assolutamente disponibili a concedere il nostro voto di fiducia al Governo su tale provvedimento che, anzi, proprio attraverso l'espressione del voto di fiducia, viene meno al normale e corretto andamento della discussione di questo decreto-legge.
Per tutte queste ragioni il nostro è un «no» sentito e fortemente convinto all'espressione di un voto di fiducia in merito al suddetto provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzo. Ne ha facoltà.

MARCO RIZZO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la situazione dei produttori di latte in Italia è sicuramente difficile perché con la quota di produzione italiana pari a circa il 50 per cento del proprio consumo vi sono difficoltà crescenti in tutto il comparto. Naturalmente non si possono giustificare - non intendiamo assolutamente farlo - quanti hanno speculato sulle quote e non hanno volutamente tenuto conto dei livelli di produzione assegnati.
Resta il fatto però che migliaia di aziende zootecniche altamente specializzate sono state messe in gravi difficoltà, in primo luogo, con l'aumento della produzione o con una grave crisi della stessa azienda fino a prospettarne la chiusura. Il problema vero è che il Governo continua a non vedere e a non affrontare la possibilità di riaprire una trattativa a livello comunitario che consenta di assegnare all'Italia una quota produttiva di latte pari almeno all'entità del nostro consumo interno su base annua (stimato in oltre 20 milioni di tonnellate). Questa discriminazione, che penalizza duramente l'Italia a differenza di altri paesi comunitari, deve finire. D'altra parte, nella previsione della riforma sulla politica comunitaria il regime delle quote latte dovrebbe terminare appunto nel 2006. È evidente che il Governo è stato solo in grado di fare promesse demagogiche ai produttori di latte e non ha prodotto a livello comunitario quelle iniziative che avrebbero potuto portare a rinegoziare l'intera produzione di latte nel nostro paese.
Su tale questione non è in gioco soltanto la sopravvivenza di migliaia di aziende zootecniche, ma anche la possibilità di aprire nuove prospettive di sviluppo economico in tutte le aree interne della colline e della montagna particolarmente vocate alla produzione di latte di elevata qualità. Il riconoscimento comunitario della qualità superiore del latte italiano è un altro obiettivo fondamentale sul quale occorre un impegno serio e qualificato dell'Italia a livello comunitario. È evidente, anche dal pasticcio di questo provvedimento sul quale il Governo è stato costretto a porre la fiducia per creare un bilanciamento all'interno della sua maggioranza, che l'Italia oggi, in questo momento delicato e per questo fondamentale settore, non ha alcuna credibilità a livello comunitario.
Il problema vero è quello di uscire dalla demagogia parolaia ed inconcludente del gruppo della Lega, dalla politica inefficiente del resto della maggioranza di Governo e concentrare l'azione dell'Italia ad ogni livello sul problema dell'aumento consistente della produzione di latte, anche con riferimento al riconoscimento della qualità superiore che il nostro latte ha nella comunità economica europea. In questo senso continueranno la nostra azione e la nostra proposta.
Oggi il Governo chiede la fiducia; dite che si tratta di una fiducia tecnica. Fiducia tecnica solo sulle quote latte? Non scherziamo! La fiducia è politica, altrimenti il provvedimento non passerebbe, non vi


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sarebbe l'astensione del gruppo della Lega nel voto finale. Un Governo come il vostro non può avere la fiducia.
Avete sbagliato anche sulle quote latte; qualcuno dirà: questo Berlusconi sbaglia su tutto? No, in realtà Berlusconi non sbaglia su tutto; su una cosa, in questi anni di legislatura, non ha sbagliato! Non ha sbagliato sugli affari di famiglia; vi erano processi in corso che lo riguardavano e lui ha «fatto» delle leggi. C'era un processo sul falso in bilancio che lo riguardava e lui ha «fatto» una legge sul falso in bilancio; c'era un processo sulle rogatorie internazionali, parola difficile che indica la possibilità per i magistrati di ottenere all'estero prove giudiziarie, ed accanto al processo è stata «fatta» una legge sulle rogatorie internazionali. Adesso c'è il processo di Milano che vede inquisiti Previti e Berlusconi ed anche lì è stata «fatta» una legge, la legge Cirami, sul legittimo sospetto per sfuggire alle maglie della giustizia.
Gli affari di famiglia sono stati fatti bene: signori del Governo, anche voi della Lega nord Padania per difendere Previti vi dannate, per difendere Berlusconi vendete l'anima al diavolo, ma per gli agricoltori italiani siete capaci soltanto di predisporre un decreto-legge pasticciato. Tuttavia, basta vedere quale attenzione vi sia nei banchi del Governo rispetto a tale discussione; basta vedere che, quando c'era da votare per salvare Previti, i banchi del Governo erano gremiti. Oggi che si parla di un problema concreto del paese non vi è nessuno!
Signori rappresentati del Governo, non meritate alcun credito e per questo il gruppo Misto-Comunisti italiani esprimerà voto contrario sulla vostra richiesta di fiducia: non la meritate per niente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, noi esprimeremo voto contrario sulla questione di fiducia che ci viene imposta dalla maggioranza. Lo facciamo per ragioni politiche generali e per ragioni specifiche riguardanti il merito del provvedimento al nostro esame.
Il ministro Alemanno ha reso dichiarazioni che noi riteniamo particolarmente gravi; egli ha affermato che questa fiducia riveste carattere tecnico perché serve per impedire l'assenteismo preelettorale della maggioranza. In realtà, siamo di fronte ad un voto che più politico non potrebbe essere. Si tratta di una maldestra foglia di fico che il Governo pone sulle impudicizie di una maggioranza che non è in grado di tenersi insieme nemmeno su una questione di modesta complessità. La questione di fiducia interviene quindi contro una recalcitrante Lega nord Padania che tenta di rinverdire la propria identità nella mucca Carolina.
Questa scelta comporta gravi contraddizioni: il ministro Alemanno, le cui dichiarazioni sono su questo punto addirittura irresponsabili, dichiara di essere fiducioso che l'Europa accetterà il meccanismo, previsto nel decreto-legge del Governo, di rateizzazione delle multe sulle quote latte. Ebbene, io pongo in questa sede una questione che rivolgo anche al paese: cosa succederà, una volta approvata la fiducia, se invece l'Europa non accetterà le misure proposte in questo decreto-legge? Il Governo e la maggioranza tireranno le loro conseguenze? Il ministro ed il Governo si dimetteranno?
Signor Presidente, questo nostro comportamento nel contesto europeo è più che vergognoso. Come ho già ricordato in altre discussioni, siamo di fronte ad un mercanteggiamento di basso livello. Altro che ring, come dice il Presidente Berlusconi! Siamo di fronte a qualcosa di assai più grave di un suk dei paesi del terzo e del quarto mondo.
Per ottenere un ammorbidimento dell'Europa, peraltro ancora da verificare, sulla questione delle inadempienze italiane in materia di latte, abbiamo svenduto un progetto tecnologico di grande importanza come il progetto Galileo che, peraltro, si


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contrappone allo strapotere tecnologico degli Stati Uniti d'America e questo progetto emigra in Germania.
Ma vi sono delle altre ragioni, come dicevo, che motivano il nostro voto contrario alla questione di fiducia posta dal Governo ed esse riguardano il merito di questo decreto-legge. Questo provvedimento, come esce dalla Camera, è ancora peggiore delle versioni precedenti, che già avevano sollevato i pareri contrari della grande parte delle regioni italiane.
Per favorire la Lega e il suo atteggiamento, il testo governativo riproduce una logica puramente nordista. Siamo di fronte ad una penalizzazione del Mezzogiorno e di tutte le zone in difficoltà, come quelle appenniniche e quelle montane. Ancora una volta, il Mezzogiorno e le zone che hanno minori possibilità nel nostro paese pagano un prezzo terribile per il modo con cui il nostro Governo e questa maggioranza intendono stare in Europa!
Ma vi è un altro aspetto che noi riteniamo estremamente grave e che motiva il nostro forte «no»: l'istituzione di un commissario di Governo. Si tratta certamente di un altro prezzo pagato alla Lega. Ebbene, l'istituzione di questo commissario presenta dei caratteri di assolutamente dubbia costituzionalità. Da un lato, siamo di fronte ad una esautorazione della competenza delle regioni - e chi parla di federalismo dovrebbe riflettere sulla propria ipocrisia - e, dall'altro - ma questo francamente ci preoccupa assai meno -, siamo di fronte ad una diminuzione del ruolo del Ministero delle politiche agricole.
In sostanza, siamo di fronte ad un processo che accompagna il declino del nostro paese nel contesto internazionale. Ciò avviene nel ramo tecnologico, in quello della ricerca, in quello industriale, ma anche nel settore agricolo e della produzione di qualità. Si pensa, in sostanza, a riconvertire a zootecnia da carne ciò che, invece, ha una caratteristica di produzione di qualità tradizionale, che difende il modo di vivere, di essere e di consumare italiano nel mondo, come le produzioni tipiche dei formaggi.
Siamo, quindi, di fronte al fallimento complessivo della politica agricola di questo Governo. Non è un pezzo secondario della politica economica! Torneremo naturalmente a parlarne durante l'esame del documento di programmazione economico-finanziaria e dei prossimi documenti di politica economica del Governo, ma di questo si tratta.
In questo senso, il voto è un voto eminentemente politico; nessuna fiducia è mai tecnica! È sempre un imbroglio affermare ciò, ma, in questo caso, le implicazioni di questo voto vanno ben al di là di un regolamento di conti pattizio interno alla maggioranza, perché trascinano il paese ed un importante settore della nostra economia in una condizione di ancora maggiore difficoltà.
Eppure l'agricoltura italiana, la zootecnia, la produzione di alimenti di qualità potrebbero rappresentare una soluzione di espansione per l'occupazione nel nostro paese, un indirizzo concreto per uno sviluppo dell'economia e per un incremento della produzione complessiva e della produzione di reddito. A questo, sull'altare di un miserando accordo e di un incerto rapporto a livello internazionale, questo Governo invece sacrifica tutto quanto. Questa è la ragione del nostro forte «no» alla questione di fiducia posta dal Governo e del nostro forte «no» al merito del testo di legge che esce da questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, onorevole Presidente del Consiglio (anche se purtroppo non è presente in aula; è ben rappresentato, ma ci sarebbe piaciuto avere in aula almeno il Vicepresidente Fini), onorevoli deputati, siamo oggi chiamati ad esprimere o a negare la fiducia al Governo su un provvedimento, quello riguardante le quote latte, che poteva e doveva avere miglior sorte.
Gli errori, quando è possibile, vanno prevenuti e, in questo caso, era possibile


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procedere meglio rispetto a quanto non si sia fatto per due ordini di motivi, uno di merito e uno attinente alla responsabilità della maggioranza.
Nel merito, troviamo sbagliato che il Governo porti all'attenzione della sua maggioranza in Parlamento proposte sulle quali non è stata raggiunta, in Consiglio dei ministri, l'unanimità. Voglio ricordare che, sulle quote latte, il Governo si era trovato concorde su un testo - inizialmente, si trattava di un disegno di legge - che chiudeva con una gestione truffaldina del passato ed assegnava, giustamente, le quote a coloro che producono realmente latte.
Quel testo iniziale è stato poi stravolto, eliminandone le parti essenziali, ed è stato trasformato in un decreto-legge che non ha ottenuto il parere favorevole dei ministri della Lega nord Padania.
Il secondo motivo riguarda la scarsa responsabilità di alcuni gruppi di maggioranza nel garantire, con la presenza in aula dei loro deputati, l'approvazione dei provvedimenti di legge. Se vogliamo fare politica seriamente e dare risposte al paese, dobbiamo essere in grado anche di fare autocritica. Da troppo tempo, molti dei banchi della maggioranza - e purtroppo, dati alla mano, mi riferisco ai colleghi dei gruppi di Alleanza nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro - sono vuoti, anche in occasione di votazioni importanti.
Questa situazione non è più sostenibile. Occorre maggiore serietà davanti al paese. La fiducia al Governo che ci apprestiamo a votare era pertanto evitabile. Bastavano solo maggiore oculatezza in fase di proposta e maggiore senso di responsabilità da parte della maggioranza in Parlamento.
Le accuse rivolte alla Lega sull'iter tormentato di questo provvedimento sono da respingere al mittente. Noi ci battiamo sempre perché le leggi siano giuste, rispondenti ai bisogni reali dei cittadini e degli imprenditori; ci battiamo nel merito, lealmente, in maniera trasparente, senza secondi fini. Ne è conferma il fatto che molte delle nostre proposte sono state recepite dagli emendamenti della Commissione e oggi dal maxiemendamento del Governo perché considerate migliorative. Allo stesso modo, garantiamo sempre la presenza in aula di un congruo numero di deputati tale da consentire l'approvazione dei provvedimenti, dimostrando senso di responsabilità e rispetto delle istituzioni.
Dopo questa doverosa premessa, veniamo al tema della fiducia.
Presidente Berlusconi, noi crediamo fortemente nel suo Governo. Abbiamo pagato alle elezioni del 2001 un prezzo elevato in termini di consensi proprio perché siamo convinti che la bontà del progetto di rinascita del paese, elaborato dalla Casa delle libertà, ripagherà ampiamente il nostro sacrificio iniziale.
In questi giorni, le ho indirizzato alcune note polemiche sulla conduzione della politica interna, per quanto riguarda sia la legislazione ordinaria sia le riforme. Siamo ben consci che la situazione internazionale è assai complessa e che la congiuntura economica rende tutto più difficile. Tuttavia, crediamo sia possibile fare di più e fare meglio.
Occorre uscire dalla logica dell'emergenza dei decreti-legge, degli indultini e concentrarsi sulla rapida approvazione di alcune norme ordinarie da troppo tempo attese dai cittadini, ad esempio la legge sulla regolamentazione della prostituzione e sulla riforma del tribunale dei minorenni.
Bisogna che lei, Presidente Berlusconi, blocchi sul nascere ogni tentativo di riemersione delle leggine ad hoc che favoriscono interessi specifici e che sono il retaggio delle regime consociativo della prima Repubblica. Queste leggine alimentano le clientele, ma danneggiano milioni di lavoratori, di famiglie, di pensionati onesti del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Signor Presidente, apprezziamo il suo impegno in politica estera che ha fatto acquisire all'Italia maggiore autorevolezza, ma le chiediamo più determinazione sul tema delle riforme, nel pieno rispetto del patto elettorale sottoscritto con gli elettori.
Troviamo estremamente negativo che il dibattito sulle riforme, all'interno delle


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forze che compongono la maggioranza, si discosti, talvolta in modo consistente, dagli impegni che ci hanno permesso di ottenere il voto dalla maggioranza degli italiani.
La devolution urge: deve essere approvata rapidamente! Allo stesso modo, il federalismo fiscale, la riforma della Corte costituzionale, il Senato delle regioni. È in ritardo la riforma complessiva del settore della giustizia, nonostante le sollecitazioni del ministro competente. La riforma delle pensioni, che sembrava ormai al traguardo, è ripiombata nel limbo dopo alcune sue dichiarazioni, onorevole Berlusconi; ogni ulteriore ritardo, però, gioca contro il suo Governo e riduce la credibilità della Casa delle libertà. Noi parliamo spesso con la gente, con la gente comune e, perciò, ci è chiaro che essa si aspetta di più: ci ha votati per realizzare un vero cambiamento e non si accontenta di un semplice lifting!
Per questo, oggi, nel riconfermarle la nostra fiducia, e coscienti della difficoltà del compito che lei assolve, la sproniamo a dare accelerazione e risolutezza all'azione di Governo. E a coloro che, all'interno della maggioranza, coltivano ancora logiche centralistiche, assistenzialistiche e, talvolta, consociative diciamo: basta (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!
Il dibattito tra i sostenitori di idee diverse, all'interno della maggioranza, può essere, talvolta, prolifico. Esiste, però, un limite invalicabile; esiste una regola che deve essere rispettata da tutti: essere coerenti con quanto pattuito con gli elettori! Lo ricordo ad Alleanza nazionale, che, pur essendosi dichiarata federalista in campagna elettorale (ancora oggi si dichiara tale), invoca clausole, come quella dell'interesse nazionale, o privilegi, come quelli dei superpoteri per Roma capitale, che svuotano, di fatto, il processo di riforma federalista dello Stato. Lo ricordo anche ai colleghi del gruppo Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI, i quali, dopo aver preso i voti sulla devolution - e così sono stati eletti -, qui alla Camera, invece, hanno abbandonato l'aula, tradendo, nei fatti, il mandato ricevuto (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Onorevoli colleghi della maggioranza, senza coerenza rispetto a quanto pattuito, si recide alla radice l'essenza stessa della democrazia e si alimenta il trasformismo, che distrugge la fiducia del cittadino nei confronti delle istituzioni!
Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, in questi giorni, sono circolate voci su un possibile Governo tecnico che potrebbe sostituire l'attuale al verificarsi di determinate circostanze. Vogliamo ammonire tutti gli interessati affermando che questa ipotesi, oltre che non essere praticabile, perché gli italiani hanno votato Casa delle libertà con Berlusconi Presidente, costituirebbe un vero e proprio colpo di Stato. A buon intenditor poche parole!
Al centrosinistra diciamo con pacatezza che un paese normale - non normalizzato, come intendeva D'Alema - ha bisogno di un'opposizione forte, compatta, credibile, con una e non con dieci proposte alternative di Governo, un'opposizione capace di confrontarsi, fuori e dentro il Parlamento, in maniera democratica, un opposizione che non utilizzi la piazza per abbattere il Governo e sia neutrale e distinta rispetto alla magistratura. Non mi sembra che, oggi, il centrosinistra risponda a queste caratteristiche; anzi, l'impressione forte è che abbia fatto del massimalismo e del radicalismo le proprie bandiere.
La Padania e l'intero paese vogliono più libertà, nel rispetto della tradizione, più legalità, più efficienza, più opportunità per tutti. La Casa delle libertà può realizzare tutto ciò. A questo fine, Presidente Berlusconi - anche se non è in aula, mi rivolgo direttamente a lei -, la Lega nord Padania le rinnova la fiducia. Non ci deluda! Grazie (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mongiello. Ne ha facoltà.


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GIOVANNI MONGIELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, diciamo subito che dichiariamo che voteremo la fiducia al Governo Berlusconi, e lo facciamo non soltanto per una convinzione di maniera o di comodità, perché siamo forza politica della maggioranza, ma anche considerando il disegno di legge presentato dal Governo, che ha avuto un iter molto travagliato, oltre tutto in una situazione di grande contrapposizione - è vero - , non tra maggioranza ed opposizione. È vero, quando colleghi dell'opposizione affermano che la spaccatura è dentro la maggioranza, dicono una cosa ovvia, scontata: è così.
Questo è un disegno di legge che ha avuto un iter travagliato, è un disegno di legge che viene da lontano, è un disegno di legge concernente una questione che non ha avuto una soluzione positiva negli anni passati, anche con altri schieramenti politici. Non il centrodestra, ma, nella passata legislatura, il centrosinistra non seppe risolvere questo annoso problema, se è vero che ben 13 decreti-legge furono adottati per superare quelle che erano difficoltà ovvie del settore lattiero-caseario.
C'è, è vero, una spaccatura nella maggioranza su questo tema e sul problema delle quote latte; dopo aver ascoltato il rappresentante della Lega nord Padania istintivamente mi verrebbe da dire che noi siamo dall'altra parte, ma invoco qui uno spirito di maggioranza convinta, perché siamo consapevoli che, in fondo, questa maggioranza ha avuto non solo il consenso degli elettori, ma anche quello grande della pubblica opinione, e questa maggioranza ha il dovere soprattutto di dare risposte al paese.
In questo senso si è mosso il ministro delle politiche agricole; il collega onorevole Alemanno ha fatto uno sforzo ciclopico nel predisporre un disegno di legge capace di ricomprendere tutte le angustie, le difficoltà, le ansie dei diversi settori e della pubblica opinione, per dare una soluzione all'annoso e difficile problema delle quote latte. C'è stata una spaccatura nella maggioranza.
Non ho niente nei confronti del gruppo parlamentare della Lega nord Padania, anzi, per quanto mi riguarda, ho sempre creduto che Umberto Bossi avesse il grande merito di avere ricondotto l'idea politica della Lega nord Padania su vie istituzionali e avesse ricompreso questa ansia politica dentro un alveo costituzionale, dando rappresentanza parlamentare al gruppo della Lega nord Padania. Questi sono i grandi meriti di Bossi: ha saputo ricondurre la grande ansia, la grande difficoltà, la grande protesta delle popolazioni del nord su vie istituzionali, e questo credo gli vada riconosciuto. Devo anche dare atto all'onorevole Umberto Bossi di aver saputo, sempre, in ogni occasione, misurare i tempi della politica e della protesta su canali istituzionali, ricompresi in un alveo di maggioranza parlamentare, per come questa maggioranza si è presentata agli elettori, portando avanti una proposta politica in questi due anni.
Questi sono i meriti della Lega nord Padania e del ministro Bossi. Ed è lecito e giusto che sia così perché l'alveo elettorale della Lega nord Padania è soprattutto un alveo di protesta e, come tale, sovente accusa e si colloca su posizioni che certamente non aiutano a far funzionare il dialogo all'interno della maggioranza.
Per quanto riguarda la questione delle quote latte, debbo dare atto al ministro Alemanno e al sottosegretario Delfino di aver intrapreso il cammino giusto, con un approccio opportuno e con l'idea di far assumere questo problema all'intero schieramento parlamentare presente alla Camera dei deputati. Tant'è vero che, quando il ministro Alemanno ha parlato, ha ricevuto l'applauso di tutti, da destra a sinistra. Questo è, a mio avviso, il merito del Governo, del ministro Alemanno e di chi opera insieme a lui; mi riferisco, in modo particolare, al sottosegretario Delfino, presente in aula.
In merito all'accusa mossa in ordine alla gestione truffaldina del passato, utilizzando anche frasi ingiuriose, debbo dire che ciò non fa giustizia di quanto nel passato si è fatto per tale settore a favore


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degli operatori agricoli e, in generale, a favore dell'agricoltura nazionale. Al riguardo, debbo ricordare all'esimio collega della Lega nord Padania, onorevole Bricolo, che, quando l'agricoltura italiana mostrava ancora i segni della preistoria, un ministro democristiano impose i problemi dell'agricoltura italiana in sede europea, avendone il rispetto e ottenendo soprattutto la possibilità di creare rapporti opportuni al fine di dare precise soluzioni agli annosi problemi dell'agricoltura in modo da risollevarla. Mi riferisco, caro collega Gerardo Bianco, a Giovanni Marcora il quale, fra l'altro, non credo sia stato il solo ministro democristiano ad aver dato grandi risposte in questo settore. Non va sottaciuto, proprio per quello che è stato il suo ruolo in ordine al problema del latte nel 1983, l'operato dell'allora ministro dell'agricoltura Filippo Maria Pandolfi il quale, in sede europea, fece assumere come parametro, per il settore lattiero-caseario, l'annata 1983 essendo quelle del 1981 e del 1982 particolarmente scarse.
Non è, tuttavia, mia intenzione ricordare una posizione consociativa del passato, ma ritengo che, negli anni passati, in ordine a questi annosi problemi vi fosse un approccio, un sentimento, una dichiarazione di lealtà parlamentare che facevano sì che la soluzione non fosse solo quella di una parte ma fosse quella del Parlamento italiano e, quindi, dello Stato italiano al fine di risolvere un grande problema: quello dell'agricoltura in sede europea.
Per quello che mi riguarda, debbo riconoscere agli attuali reggitori del ministero, a cominciare dal ministro Alemanno, di essersi, ripeto, mossi con i passi giusti e in termini adeguati al fine di avere risposte precise, qui a Roma, dal Parlamento, dalla pubblica opinione ma anche da rappresentanti di categoria; faccio riferimento, in particolare, all'ultima nota rilasciata dall'associazione Agricoltura nazionale con la quale si chiede che questo provvedimento sia approvato.
Cari colleghi, il gruppo parlamentare dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro assume la richiesta di fiducia al Governo con grande lealtà perché riteniamo che l'esecutivo in ordine a questo problema abbia compiuto i passi giusti ed abbia fatto chiarezza nel settore.
Per quanto riguarda il raccordo con tutto ciò che riguarda lo schieramento di centrodestra, credo che qualcosa vada comunque rivisto, poiché ritengo che non possa esserci, ancora una volta, in maniera plateale e visibile, una spaccatura della maggioranza, a causa dell'assunzione di un retroterra...

PRESIDENTE. Onorevole Mongiello, la invito a concludere.

GIOVANNI MONGIELLO. ...di scontro da parte di una componente della stessa maggioranza.
Il nostro voto sulla fiducia posta dal Governo, quindi, è senz'altro favorevole, e si tratta di un voto convinto (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

PRESIDENTE. Vorrei pregare i colleghi di interrompere i colloqui sparsi in corso in quest'aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, dobbiamo dare atto al nostro ministro dell'agricoltura di essere, oltre che molto dinamico, anche una persona di spirito, poiché ha affermato che il voto di fiducia di questa mattina è un voto tecnico. Ma basta sentire gli ultimi interventi di due esponenti della maggioranza per renderci conto di quanto tecnico sia tale voto (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)! L'onorevole Mongiello, dopo avere ascoltato l'intervento del collega Cè, ha giustamente affermato: io sto dall'altra parte. Purtroppo per l'Italia, sono dalla stessa parte tutti e due, e sono nello stesso Governo affermando cose esattamente opposte: è questo il dramma del nostro paese (Commenti del deputato Bornacin)!


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Vede, signor ministro, più politico di questo voto non può essercene nessun altro. Su questo tema, infatti, la maggioranza è spaccatissima: lei sa, infatti, che, senza la cooperazione dell'opposizione, il provvedimento al nostro esame non avrebbe varcato le soglie della Commissione. Il ministro lo sa bene, ma noi lo abbiamo fatto non per compiacere il ministro Alemanno, oppure il Governo, bensì perché, quando ci sono di mezzo gli interessi della generalità degli italiani - non di due soli italiani, ma di molti milioni di italiani -, l'opposizione è sempre disponibile a collaborare nell'interesse del paese.
Mai visto nella storia parlamentare, signori del Governo, un gruppo di maggioranza organizzare, per quindici giorni, l'ostruzionismo verso un decreto-legge del Governo! Ostruzionismo! Neppure l'opposizione, in questi due anni, aveva praticato l'ostruzionismo che la Lega nord Padania ha condotto nei confronti di questo provvedimento. Mai visto, nella storia della Repubblica, un Governo come questo, in cui vi sono ministri che, riferendosi al provvedimento al nostro esame, dichiarano che non lo voteranno! Si tratta di un provvedimento dell'esecutivo, ma essi continuano a rimanere nella maggioranza e nel Governo, senza arrossire! Mai visto il caso di un potentissimo Capo del Governo, che dà del «tu» al mondo, essere costretto, purtroppo, a dare del «lei» al ministro Bossi!
Avete provato a sollevare, in tutti i modi, polveroni durante queste settimane, affinché gli italiani non guardassero ciò che stava accadendo in quest'aula e quanto sta accadendo intorno all'iniziativa del Governo. Ma evidentemente non siete riusciti nell'obiettivo. Anche all'interno della maggioranza, infatti, pur tra tanti e sofferti silenzi, la settimana scorsa abbiamo registrato l'assenza di quasi il 50 per cento dei deputati della Casa delle libertà. Vuol dire che si vergognavano! Siete arrivati a porre la fiducia perché metà dei parlamentari della maggioranza si vergognava di rimanere in aula ad assistere ad uno spettacolo che è stato deprimente per tutto il Governo! È questa la ragione per cui si è arrivati a porre la questione di fiducia, cari colleghi!
Ma vorrei entrare nel merito. Questo provvedimento, infatti, configura - come sappiamo bene - un premio agli allevatori che hanno frodato le quote latte imposte dall'Unione europea. Con tale premio, evidentemente, abbiamo liberato molti agenti di finanza, che in questi giorni possono così andare a visitare tribunali, preture, ospedali e qualche parrocchia di qualche prete pacifista; in questo modo, evitano di andare lì, e si recheranno altrove.
Ma vi rendete conto a che punto siamo arrivati? Io vivo in una terra di grande produzione lattiera e quante volte ho assistito personalmente a produttori che violavano intenzionalmente il limite delle quote latte - sottolineo: intenzionalmente -, sapendo che, alla fine, sarebbero stati premiati! Tali allevatori beffavano i colleghi vicini di podere, i quali, invece, ritenevano di dover rispettare le quote; li prendevano in giro, e li canzonavano dicendo: noi, alla fine, saremo sicuramente premiati! In tal modo, si è dimostrato che sono i cittadini onesti, così come è accaduto nel caso del condono fiscale, il vero bersaglio dell'iniziativa di questo Governo!
Voi volete affermare l'idea che rispettare la legge non conviene. Rispettare la legge non conviene: ma dove arriveremo, se è il Governo che lancia questi messaggi (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)?
Si pagheranno le multe in trent'anni senza interessi. Capisco che vi sono le elezioni: basta oltrepassare il 25 maggio e poi tutto si sistemerà. L'Unione europea ci dirà che ciò che è previsto in questo provvedimento non può essere accettato. L'Unione europea vorrà sapere chi pagherà gli interessi e chi pagherà il deprezzamento delle quote capitarie (si tratta di trent'anni!). Pagherà lo Stato italiano, cioè tutti noi? O andremo a prendere le risorse tra quelle già destinate al mondo agricolo? Ancora, i coltivatori onesti pagheranno il premio ai disonesti con le risorse che sarebbero state destinate alla loro attività.


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Cosa accadrà se l'Unione europea - come è quasi certo e come lei, ministro delle politiche agricole, sa molto bene - si rifiuterà di continuare le trattative con un Governo che ha già fatto approvare dal suo Parlamento un provvedimento che stabilisce esattamente l'opposto di ciò che prescrive l'Unione europea? Manderemo i trattori a Bruxelles nel semestre di Presidenza italiana, signor ministro? Qualcuno della maggioranza ha intenzione di mandare i trattori a Bruxelles durante il semestre di Presidenza italiana?
Colleghi della maggioranza, quante volte ascoltiamo appelli un po' ipocriti al senso di responsabilità dell'opposizione! Il vostro problema, colleghi della maggioranza, non è l'opposizione guastafeste; il vostro problema siete voi stessi, incapaci o impossibilitati o - peggio - inconsapevoli di come si possa avere credibilità e prestigio sul piano internazionale. Questo è il problema che avete!
Per non parlare del nostro Mezzogiorno, cari colleghi della maggioranza. Grazie agli interventi dei gruppi parlamentari di opposizione si sono attenuati alcuni effetti negativi e devastanti contenuti nel testo originale di questo decreto-legge. Tuttavia, non vi è dubbio che la liberalizzazione, la commercializzazione delle quote - lo sapete bene - apre prospettive molto preoccupanti per l'economia agricola e l'industria casearia legata ad alcuni prodotti tipici del nostro Mezzogiorno.
È inutile nascondersi: l'Italia è lunga e vanno difesi tutti gli italiani, quelli del nord e quelli del sud.
Che dire poi del minacciato commissario? Signor ministro, su la Padania di 15 giorni fa abbiamo letto che questo commissario sarebbe il signor Robusti, il leader dei Cobas del latte, quelli che bloccavano le autostrade (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)... egli lo è stato, non lo è.
Come la metteremo, cari colleghi della Lega, con il titolo V della Costituzione, con l'autonomia delle regioni, con il federalismo? Reintroduciamo i poteri sostitutivi dei poteri esclusivi delle regioni? Grazie al vostro provvedimento, è questo il costo che voi chiedete alla vostra maggioranza: mortificare l'autonomia delle regioni (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
Cari colleghi della maggioranza, come mi ha detto un vostro autorevole collega che siede nei banchi della maggioranza, ritengo abbiate voluto intenzionalmente inserire questo elemento di chiaro carattere incostituzionale per poter avere il pretesto di far decadere il tutto. Se questa è l'intenzione, la apprezziamo, forse non ve ne siete accorti.
L'importante, come si dice, cari colleghi della Lega, è oltrepassare il 25 maggio; poi, chi se ne importa degli italiani che hanno creduto in voi e che saranno stati beffati da voi (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franz. Ne ha facoltà.

DANIELE FRANZ. Signor Presidente, signor ministro, sono abbastanza impressionato, oltre che dal brusio...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego...

DANIELE FRANZ. ...dalla baldanza del collega Castagnetti. A domanda, come la maggioranza ha cercato di fare, mi verrebbe spontaneo rispondere: non so - o, meglio, so - chi pagherà, ma so di chi dovrebbe pagare, onorevole Castagnetti. Forse lei si ricorda di un simpatico ministro dell'agricoltura di nome Michele Pinto. Credo che, se vi fosse una giustizia, quel ministro dell'agricoltura avrebbe dovuto pagare per quanto ha combinato nella questione del sistema delle quote latte.
La reprimenda, che ovviamente compete a lei in quanto esponente dell'opposizione, che si è permesso di rivolgere alla


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maggioranza assume un atteggiamento ancora più grottesco perché ha bypassato nelle sue valutazioni quanto è successo in questa nazione dal 1996 al 2001. Mi permetterà di dirle che è abbastanza comodo, oserei dire quasi farisaico, fingere che il problema sia nato in capo al ministro Alemanno e prima tutto fosse perfetto.
Dunque, vorrei ricordare che la stagione amara dei ricorsi, che ha portato al contenzioso vero sia in Italia sia in Europa, nasce dal fatto che durante una stagione produttiva ancora in corso ed in via di conclusione il ministro Pinto cambiò le regole del gioco permettendo ai produttori di fare ricorsi al TAR, ricorsi che vennero accolti sull'imperizia legislativa - le chiedo scusa - di un ministro che ha la sua stessa provenienza politica. La storia non può essere presa «a spizzichi e bocconi», onorevole Castagnetti, va letta nel suo divenire, altrimenti non ci comprenderemo mai più.
Mi fa specie che lei non comprenda che questo, forse, è il primo tentativo vero di mettere ordine in un comparto perfettibile. Ebbene sì, abbiamo l'orgoglio di ribadire che siamo uomini e, come tali, perfettibili. Tuttavia, si tratta del primo tentativo serio di portare la nostra agricoltura nell'Europa delle regole. Abbiamo la presunzione di presentarci in Europa dicendo: queste sono le regole italiane. Abbiamo superato quel ginepraio normativo che avevamo ereditato da voi ed oggi ci presentiamo pronti a ricominciare una collaborazione con un'agricoltura che ha voglia ancora di contare in Europa, magari arrivando ad avere posizioni meno supine di quelle che ci hanno caratterizzato nel passato, forse anche in virtù del fatto che il Presidente del Consiglio dà del tu a qualcuno.
Perché tacere che dal 1984 al 2002 sono state chiuse tremila stalle in Italia? Perché tacere questi dati? Di chi è la responsabilità? Non sarà mica responsabilità del centrodestra, vivaddio, se trentamila stalle dal 1984 al 2002 hanno chiuso! Perché non ribadire anche che vi è stato un grandissimo problema di coordinamento normativo di ciò che voi avevate realizzato e noi personalmente abbiamo contrastato nella scorsa legislatura? Cosa c'è di così pericoloso in questo decreto-legge? Cosa c'è di così sconvolgente? Forse il fatto che, sulla base di una normativa comunitaria, le quote possano circolare liberamente all'interno dei confini italiani? Potrebbe allora apprezzare, visto che l'input ce lo dà l'Europa, che il ministro ha avuto la sensibilità, con la sua maggioranza, di porre un tetto massimo alla libera circolazione, se questo è un problema. Tuttavia - la stupirò, onorevole Castagnetti -, spero, addirittura, che la libera circolazione delle quote possa riguardare l'intero continente perché la storia non si può fermare a becere politiche di protezione. Per stare sul mercato occorre un'agricoltura forte, che può conquistare il mercato, come quella italiana.
Inoltre, posso accettare lezioni di compattezza da chiunque, ma non da coloro che, per mascherare la propria mancanza di compattezza, rinunciano ad esprimere il proprio voto per non essere segnati sui resoconti stenografici come spaccati sulla politica estera (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Posso accettare lezioni etiche, lezioni morali, lezioni politiche, ma ci risparmi i pistolotti su come si sta compatti in uno schieramento politico, perché questo non lo accetto e non all'interno di quest'aula.
La nostra posizione è assolutamente chiara e lineare rispetto a ciò che abbiamo espresso in passato.
Siamo assolutamente convinti che il mondo dei produttori è oggettivamente diviso ed abbiamo cercato di fare quello che voi non siete riusciti a fare, cioè riconoscere diritti a chi produce, senza penalizzare, senza far sentire bastonato, chi invece aveva cercato di restare in regola. Cosa c'è di tanto sconvolgente in questo? Non è stata una divisione pilatesca, perché abbiamo cercato di non penalizzare chi aveva prodotto, non violando norme del codice penale, ma violando semplicemente norme amministrative, senza al tempo stesso penalizzare chi invece quelle stesse norme amministrative, per scelte imprenditoriali ed aziendali,


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aveva cercato di mantenere. Anche su questo aspetto, credo che, tutto sommato, vi sia una profonda differenza fra quello che avete fatto voi e quello che cerchiamo, in maniera assolutamente perfettibile, di fare noi quest'oggi.
Tutto quello che sto dicendo non solo è assolutamente dimostrabile con riferimento al testo che oggi è sottoposto alla nostra votazione, ma è assolutamente dimostrato dagli innumerevoli testi che ci avete fatto votare nella scorsa legislatura e che hanno reso questo comparto il ginepraio che oggi cerchiamo con difficoltà, di affrontare. È vero, abbiamo anche questo difetto: cerchiamo di discutere e, quando non discutiamo, essendo uomini ed essendo perfettibili, abbiamo ancora l'orgoglio e la forza di sbattere un pugno sul tavolo e di alzare la voce; forse anche questo è un segnale sbagliato da lanciare alla nazione? Credo questa sia la vera forza della nostra coalizione.
Non intendo entrare nel merito di molte affermazioni del collega Cè. Mi limito esclusivamente a dire all'amico Cè che vi sarà un motivo per cui al termine del suo vibrante intervento, l'unico che è andato a complimentarsi è stato il collega Castagnetti. Alla luce dell'intervento del collega Castagnetti, forse dovresti, collega Cè, rivedere qualcosa del tuo intervento.
Quindi, concludo, preannunciando il voto assolutamente e convintamente favorevole sulla questione di fiducia al Governo e, ancora di più, sicuramente un supporto ed un sostegno politico ed elettorale al provvedimento voluto dal ministro Alemanno (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. In genere, quando c'è un voto di fiducia, le parti della maggioranza cercano di presentarsi unite al dibattito parlamentare. Così non è stato questa volta, non solo per le accuse di scarsa partecipazione ai lavori che il collega Cè ha rivolto ad Alleanza nazionale e non solo per la risposta che il collega Mongiello ha dato al collega Cè, ma anche per l'intervento testé svolto dal candidato sindaco al comune di Udine. Tra l'altro, signor Presidente, credo opportuno che la Presidenza segnali alla RAI che, per ragioni di par condicio, anche gli altri candidati sindaci al comune di Udine dovrebbero avere lo stesso spazio che ha avuto il collega che ha appena parlato (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
Ecco, gli italiani hanno visto qual è la reazione di questi signori!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi! Onorevole Franz, non volti le spalle ...
Onorevole Violante, continui il suo intervento.

LUCIANO VIOLANTE. Il collega Cè ha parlato di riduzione della credibilità della maggioranza e del Governo: questo è il problema di fronte al quale ci troviamo. Vi è un indebolimento strutturale della maggioranza ed una perdita di autorevolezza del Presidente del Consiglio, che diventa indebolimento e perdita di autorevolezza del paese: questo è il problema che abbiamo di fronte.
Qualche tempo fa, nel corso di un dibattito, un collega ricordava che, quando fu assassinato Aldo Moro, un commentatore italiano scrisse, su un quotidiano, che era strana questa figura, che aveva tanta autorevolezza e così poco potere (e forse in questo è rintracciabile una delle cause di quella tragedia). Noi ci troviamo di fronte ad un Presidente del Consiglio che ha molto potere, ma scarsissima autorevolezza e ciò per quattro ragioni: la prima, è il mancato conseguimento degli obiettivi che il Governo si era posto, come quello della sicurezza dei cittadini. Le rapine violente - lo dico ai colleghi presenti - sono aumentate di molto dal primo trimestre del 2002 al primo trimestre del 2003; la sicurezza dei cittadini è oggi più a rischio rispetto a ieri (Commenti dei deputati del deputato Bornacin). Un altro obiettivo era quello della riduzione delle


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imposte: queste sono aumentate, sui redditi minimi, dal 18 al 23 per cento e i pensionati stanno pagando più tasse, così come anche sul trattamento di fine rapporto si stanno pagando più tasse, perché oggi il Governo di centrodestra ha aumentato le imposte a carico dei cittadini con redditi più bassi.
Vorrei, inoltre, informarvi di un altro aspetto, non minore: gli archivi di Stato, signor Presidente, rischiano la chiusura, perché il Governo ha tagliato le risorse e così, alla vigilia del semestre di Presidenza europeo, ci troveremo con gli archivi di Stato italiani che chiudono, perché non hanno le risorse per pagare l'elettricità, le bollette dei telefoni e così via.
In ordine al centralismo, la legge obiettivo ha spostato dalle regioni e dai comuni al Governo centrale la possibilità di decidere su grandi opere, con riferimento alle quali, proprio ieri, vi è stata una levata di scudi dell'ANCE, in quanto si tratta di opere che non risolvono i problemi dell'imprenditoria italiana.

GIORGIO BORNACIN. Di che sta parlando?

ALFREDO BIONDI. Ma che c'entra?

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

ALFREDO BIONDI. Però, bisogna stare al tema!

LUCIANO VIOLANTE. Vorrei aggiungere, Presidente, il mancato rinnovo dei contratti: 1 milione 500 mila dipendenti pubblici... (Commenti). Presidente, se potesse svolgere le sue funzioni...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di rispettare gli oratori.
Prego, presidente Violante.

LUCIANO VIOLANTE. Si tratta di rispettare la Camera, Presidente, non gli oratori.
Dicevo che il mancato rinnovo dei contratti tocca 1,5 milioni di dipendenti pubblici, che si trovano senza contratto, in quanto scaduto nel 2001.
Siamo di fronte ad un clima di rissa civile aperto dal Presidente del Consiglio. Voglio dire chiaramente che la figura di imputato del Presidente del Consiglio non ci interessa né interessa gli italiani; quelli sono affari suoi, dei suoi avvocati e dei suoi giudici. L'onorevole Berlusconi deve fare il Presidente del Consiglio, deve governare il paese, deve risolvere i problemi che abbiamo posto un attimo fa.
C'è una visione meno europea del ruolo dell'Italia. Peseremo in Europa se saremo un forte paese mediterraneo e non un'appendice mediterranea degli Stati Uniti. Il Presidente del Consiglio non solo non sta facendo nulla in questa direzione, ma non conosciamo ancora quali saranno gli indirizzi che terremo durante il semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea.
Infine, vi è un punto relativo alla coesione civile del paese. Il decreto-legge oggi in esame, insieme ad altri provvedimenti, segue una linea costante di questo Governo, vale a dire quella del premio a coloro che violano la legge e del disconoscimento di coloro che la rispettano. Su un punto la coesione civile di un paese può tenersi: quando le regole valgono per tutti. Ora, dal condono fiscale al rientro dei capitali, alle quote latte, la linea è la stessa: gli allevatori che hanno seguito la legge sono penalizzati, mentre coloro che l'hanno violata sono avvantaggiati. Questo è il senso di tale provvedimento e su ciò si è aperto uno scontro.
Presidente, non sappiamo se questa maggioranza sarà in grado di prendere in mano il governo del paese; infatti, questa fiducia è il segno dell'esistenza di gravi problemi all'interno della maggioranza. In questi casi sta all'opposizione farsi garante della costruzione di un clima di coesione civile e di fiducia nel paese.
Qualcuno ha parlato di Governi tecnici, ma i Governi tecnici sono finiti con la prima Repubblica; non c'è più spazio per tali Governi. Se si dovesse arrivare ad una crisi, si andrà a votare; noi non siamo


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assolutamente favorevoli ad ipotesi di Governi di questo tipo. Gli italiani scelgono la maggioranza e il Presidente del Consiglio e sempre agli italiani deve essere data la parola nel caso di una crisi di Governo.
Detto ciò, stiamo affrontando problemi concreti: sanità, costo della vita e piccole imprese. Su questi temi stiamo lavorando nel paese; mi riferisco in particolare alla sanità e al costo della vita che configurano problemi che angosciano milioni e milioni di famiglie italiane e dei quali non si parla. E ciò avviene per responsabilità di questo Governo.
Con riferimento alla sanità, il ministro Sirchia ha affermato che la visione economicistica della sanità sta distruggendo il servizio sanitario nazionale, e gli italiani lo sanno! Gli italiani sanno che non possono più curarsi, sanno quanto costa curarsi e quanto chi è più debole economicamente non riesca a curarsi.
Le piccole imprese sono strangolate dall'aumento delle imposte nonché dalla tassa Tremonti, con la quale vi è stata l'imposizione del condono anche a quelle piccole imprese e uffici professionali che avevano svolto gli studi di settore.
Questo è il quadro in cui ci troviamo e in ordine a ciò presenteremo le nostre proposte. Su questo impegneremo il Parlamento a riprendere a parlare dei problemi concreti degli italiani e su ciò riteniamo ci possa essere un recupero di autorevolezza e di credibilità del Governo, della maggioranza e dell'intero Parlamento.
Infatti, la questione di fondo è che questo Governo, questa maggioranza e questo Presidente del Consiglio non si stanno occupando delle cose che interessano pesantemente i destini degli italiani. Noi lo faremo per restituire credibilità e autorevolezza al paese e per dare anche un senso di fiducia a coloro - e sono tanti - che, in questo paese, lavorano ed operano per il futuro senza trovare in questo Governo una risposta ai loro bisogni e ai loro problemi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Vorrei salutare gli allievi e gli insegnanti del liceo Monticelli di Brindisi presenti in tribuna (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Jacini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI JACINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel mio intervento mi atterrò esclusivamente al tema delle quote latte, a differenza dell'onorevole Violante che ha sfruttato la ripresa televisiva diretta per fare un mero comizio elettorale davanti agli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale), non affrontando il tema su cui voteremo oggi.
Forza Italia ha sempre creduto che il disegno di legge di conversione del decreto-legge sulle quote latte, sottoposto oggi alla votazione dell'Assemblea, rappresenti il miglior compromesso possibile circa la complessa ed annosa materia relativa alla produzione del latte nel nostro paese e meriti di essere sostenuto dall'intero Parlamento. È vero che il tema è stato dibattuto con forti accenti dialettici all'interno della Casa delle libertà, ma è altrettanto vero che tutto è avvenuto alla luce del sole - lo ripeto: alla luce del sole -, attraverso un franco, serio ed approfondito confronto politico. Alla fine - ed è questo che conta -, si sono poste le premesse perché l'obiettivo venisse finalmente raggiunto. Il confronto politico è stato aperto e costruttivo anche con il centrosinistra, senza preconcetti e senza alcuna pregiudiziale da parte nostra. La prova è che durante il dibattito in Commissione sono stati approvati venti emendamenti dell'opposizione e, successivamente, direttamente in quest'aula, ne sono stati approvati altri sette, essendosi ritenuto che apportassero un costruttivo miglioramento al testo originario. Avremmo voluto e potuto condividere con l'intera Assemblea, e quindi anche con l'opposizione, questo disegno di legge di conversione, ma, ancora una volta, la sinistra si è voluta sfilare, sottraendosi alla responsabilità che il paese le ha chiesto, come da due anni a questa parte sta avvenendo nei confronti di questo Governo.


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Oggi, abbiamo la possibilità - e questo avverrà - di porre fine ad un lungo periodo di difficoltà della nostra agricoltura, consci del prezzo che l'Italia ha pagato all'Unione europea per vicende che hanno interessato più Governi e più maggioranze. La conversione in legge risulterà anche una premessa indispensabile affinché il confronto con l'Unione europea, finalizzato all'acquisizione di maggiori quote di produzione di latte, possa essere positivamente raggiunto. La conversione in legge servirà anche a fornire migliori condizioni per la difesa della nostra agricoltura, così che, durante il semestre a guida italiana, si possa riequilibrare la produzione agricola europea, rilanciando i prodotti mediterranei, senza ulteriormente marginalizzare le aree più deboli del nostro paese. Con la conversione in legge di questo decreto-legge, finalmente, si fa chiarezza nella complessa materia in gioco, garantendo certezze e diritti, attraverso un equilibrio che vede il positivo consenso dell'intero mondo agricolo.
Forza Italia, anche in questo caso, non manca a questo importante appuntamento, sostenendo con forza e con convinzione la fiducia che il Governo richiede, per dare così una soluzione definitiva ad un problema tanto delicato quanto complesso, che da troppo tempo è all'attenzione dei cittadini, nella continuità di un lavoro che, con tante riforme già approvate, sta trasformando e migliorando il nostro paese alla sua radice (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

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