...
la guerra per il controllo dei traffici illeciti nella zona. Gli scontri sono proseguiti, nonostante l'arrivo delle forze dell'ordine, per diverse ore;
di questi fenomeni, agli ultimi posti come indice di sicurezza, nonostante il sacrificio, l'impegno ed anche gli importanti risultati raggiunti delle forze dell'ordine;
all'esposizione al rischio in cui si trovano gli utenti della strada in caso di incidente;
operatori della Polizia di Stato impegnati presso l'aerostazione denominata Aviazione Generale di Ciampino;
nella città di Padova da diverso tempo il quartiere che sorge intorno a via Anelli rappresenta un esempio di degrado e ghettizzazione dovuto alla massiccia presenza di immigrati clandestini, in maggioranza costretti a vivere di espedienti e dalla totale perdita del controllo del territorio da parte delle istituzioni preposte;
nello stesso quartiere esistono fortissime tensioni interetniche tra le comunità di extracomunitarie più numerose, come quelle nigeriana e tunisina, che nascondono una violenta lotta per il controllo delle attività illecite, come testimoniato anche da diversi articoli di stampa, quali il traffico di stupefacenti;
queste tensioni e questi scontri tra bande sono, in diverse occasioni, sempre più frequenti, sfociate in veri propri scontri di piazza tra bande rivali, a fatica sedate dalle numericamente inadeguate forze dell'ordine;
nella notte dell'8 maggio 2003 una cinquantina tra magrebini e nigeriani si sono affrontati con spranghe e bastoni per le strade interne al complesso di via Anelli, ancora una volta gli scontri, inizialmente giustificati con motivi etnico religiosi, nascondevano
negli scontri diversi extracomunitari venivano feriti, richiedendo l'intervento dei sanitari, fatti anche loro oggetto di violente aggressioni al loro arrivo;
il pomeriggio del 9 maggio 2003, nonostante il rafforzamento del presidio del territorio ad opera delle forze dell'ordine disposto, ad avviso dell'interrogante, tardivamente dal questore, gli scontri sono ripresi con la stessa violenza della notte precedente;
il giorno 10 maggio 2003 la violenza di spacciatori ed immigrati irregolari si è spostata tra le famiglie intente a fare acquisti in un centro commerciale. Ad affrontarsi sono stati quattro albanesi irregolari, che sono ricorsi all'uso di armi da taglio;
il giorno 11 maggio 2003, nel corso della ennesima maxi-rissa, è stata aggredita anche una guardia giurata, costretta ad esplodere alcuni colpi di pistola per reagire al tentativo di disarmarla e sottrargli l'arma in dotazione;
va riconosciuta la meritoria azione intrapresa dal Ministro interrogato, più volte sollecitato dall'interrogante e dall'amministrazione comunale di Padova, che ha provveduto a realizzare operazioni di polizia, le quali purtroppo, per quanto efficaci nel gestire l'emergenza, si sono dimostrate insufficienti per risolvere definitivamente il problema, ed hanno comunque avuto carattere temporaneo;
la necessità di un forte e continuo presidio del quartiere di via Anelli richiede la presenza di un numero molto alto di operatori di Polizia. Se venissero impiegate risorse dirottandole da altri servizi si determinerebbe un grave deficit di presenza sul tutto il resto del territorio padovano;
negli ultimi mesi a Padova si è verificata un'escalation, finora sconosciuta, di rapine ad opera di tossicodipendenti ai danni di esercizi commerciali. Le rapine ad opera di tossicodipendenti spesso provenienti da altre province venete, dimostrano come Padova sia a tutti gli effetti il crocevia per lo spaccio di stupefacenti destinati a tutto il Veneto, elemento che si rende evidente come gli interessi per il mercato degli stupefacenti a Padova siano enormi e siano quindi alla base dei disordini e delle violenze di cui sopra;
a giudizio dell'interrogante la gravissima situazione fin qui descritta può essere condotta a due ordini di considerazioni: il numero di operatori delle forze dell'ordine è assolutamente insufficiente; va ripensata la gestione complessiva dell'ordine pubblico in via Anelli e nell'intera città di Padova -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario rinforzare in via definitiva, e non solo temporanea per rispondere alle emergenze che di volta in volta si verificano, il numero di operatori delle forze dell'ordine nella zona di via Anelli;
se non si ritenga necessario ripensare totalmente la gestione dell'ordine pubblico a Padova.
(3-02302)
organi d'informazione hanno riportato il caso del giovane profugo liberiano P.J., giunto in Italia nello scorso mese di dicembre chiedendo di poter godere nel nostro Paese di un permesso quale rifugiato politico, in seguito all'uccisione di tutti i suoi familiari durante la guerra civile nel suo Paese;
in attesa che la sua posizione di rifugiato politico sia esaminata dagli uffici competenti del Ministero dell'interno P.J. gode di un permesso temporaneo - rinnovatogli dalla questura di Crotone il 27 marzo 2003 per altri dieci mesi - che lo autorizza a rimanere in territorio italiano ma non a lavorare;
di conseguenza, le uniche forme di sostentamento che rimangono al giovane liberiano sono l'assegno della Caritas e l'elemosina, con le quali tuttavia è costretto a vivere in una condizione estremamente povera e disagiata, non potendosi permettere neanche l'affitto di un alloggio e le cure mediche che necessita in seguito ad una grave lesione ad un orecchio per la quale è stato anche ricoverato in ospedale;
la difficile condizione nella quale versa il giovane liberiano sarebbe da ricondurre ad una «smagliatura» nelle norme per l'immigrazione vigenti per la quale, come appunto nel caso in oggetto, coloro che attendono di vedersi riconosciuto lo status di rifugiato politico non hanno la possibilità di lavorare e quindi di vivere in modo onesto e dignitoso -:
se il Ministro abbia conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di porre rimedio alla citata anomalia normativa.
(5-02006)
fin dal mese di gennaio giace presso il ministero dell'interno la richiesta del sindaco di Rimini e del presidente della provincia di Rimini per un incontro al fine di valutare le condizioni dell'ordine pubblico e della sicurezza sulla riviera in vista dell'apertura della stagione balneare;
dal 1998, nei primi mesi di ogni anno, si sono svolti regolari incontri con gli amministratori locali presso il ministero, alla presenza dei dirigenti preposti e del Ministro o del Sottosegretario incaricato per predisporre e concertare il programma dei rinforzi estivi delle Forze dell'ordine e le attività di contrasto della criminalità;
quest'anno sarebbe la prima volta che si interrompe una prassi consolidata e che ha prodotto, finora, risultati apprezzabili sotto il profilo della tutela della sicurezza dei cittadini e degli ospiti della riviera, e ciò mentre si rincorrono voci secondo le quali il programma di rafforzamenti estivi sarebbe destinato a subire un ridimensionamento rispetto a quello dell'anno scorso, che già aveva purtroppo segnato una minore presenza temporale dei rinforzi a fronte degli anni precedenti;
come è noto, durante la stagione estiva il litorale della provincia di Rimini è uno dei maggiori, se non il maggiore centro di ospitalità turistica del Paese e presenta temi delicatissimi di sicurezza e di convivenza civile, legati alla presenza di milioni di turisti che fanno, in questi mesi, di Rimini e della sua provincia, una delle «vetrine» d'Italia più osservate dagli organi di informazione italiani ed esteri;
un presidio del territorio da parte delle forze dell'ordine, adeguato alla dimensione quantitativa ed alla qualità dell'evento turistico, è sempre stato una componente essenziale ed ineliminabile perché la vocazione all'accoglienza della riviera riminese potesse rappresentare una delle punte di eccellenza dell'offerta turistica italiana. Per questa ragione vi è fortissima preoccupazione e grande allarme tra gli operatori turistici, che lamentano la mancanza di precisi impegni in vista dell'estate ormai prossima e che hanno già affrontato il lungo ponte di primavera senza un adeguato presidio del territorio;
i rinforzi estivi, inoltre, sono stati da anni anche una modalità per fare fronte alla palese inadeguatezza delle dotazioni organiche delle forze dell'ordine rispetto ai compiti di contrasto della criminalità che si presentano nella provincia. D'altra parte lo sviluppo di attività durante l'intero anno legate al turismo congressuale, fieristico, d'affari e di commercio, conferisce stabilmente alla provincia di Rimini, una quantità di presenze turistiche ed attività che richiedono maggiore controllo di quello che può essere assicurato da una dotazione organica misurata esclusivamente sulla popolazione residente;
tutte le statistiche nazionali sui reati commessi vedono Rimini, proprio in forza
la peculiarità della situazione riminese è stata rilevata durante una recente visita della commissione antimafia alla provincia, con la sottolineatura di diversi esponenti, sia della maggioranza che dell'opposizione, della urgente necessità di una maggiore dotazione di uomini e mezzi per fare fronte non solo ai fenomeni di criminalità diffusa, ma anche ai tentativi della criminalità organizzata di insediarsi sul territorio;
le principali organizzazioni sindacali dei lavoratori della polizia denunciano da anni la grande difficoltà della situazione nella quale si trovano ad operare, documentano la sproporzione delle forze impegnate a Rimini, rispetto a tante altre provincie che registrano un numero assai inferiore di reati eppure dispongono di organici molto superiori, segnalano lo stato di logoramento ed il malessere che serpeggia tra gli operatori della sicurezza per compiti che sono stati sostenuti da troppi anni fidando principalmente sull'abnegazione e sulla disponibilità al sacrificio, in presenza di dotazioni palesemente inadeguate. Quelle stesse organizzazioni che hanno indicato proposte concrete e ragionevoli di rafforzamento stabile dei settori e delle specialità in maggiore sofferenza, hanno segnalato la grandissima preoccupazione per un'ulteriore penalizzazione che deriverebbe dal mancato invio di adeguati rinforzi estivi: una situazione già per molti versi difficilmente sostenibile, le cui struttura organizzativa (turni, ferie, ecc.) è costruita da anni sul presupposto di una dimensione certa dei rinforzi estivi, rischierebbe così di essere ulteriormente danneggiata, con le intuibili ricadute sui livelli di sicurezza per l'intero territorio -:
quali ragioni abbiano, fino ad oggi impedito l'incontro del Ministro con i vertici istituzionali della provincia di Rimini;
quale programma, visto ormai l'avvenuto inizio della stagione balneare, abbia predisposto il ministero per l'invio dei rinforzi estivi;
se non ritenga di intervenire urgentemente per concertare con il sindaco di Rimini ed il presidente della provincia gli interventi necessari a garantire la sicurezza della riviera riminese fin dai prossimi giorni.
(4-06337)
i lavoratori della polizia di Stato, come tutti i cittadini, dovrebbero godere del diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e quant'altro mezzo di diffusione (ex articolo 21 della Costituzione) e di associarsi liberamente in partiti per concorrere, con metodo democratico, a determinare la politica nazionale (ex articolo 49 della Costituzione), diritto ribadito espressamente dall'articolo 114 della legge 121 del 1981 (che prevede la cessazione del divieto di iscrizione ai partiti politici per gli appartenenti alla Polizia di Stato, a partire da un anno dall'entrata in vigore della legge stessa, non essendo intervenute, nel frattempo, nuove discipline a modificare la materia);
da una decina d'anni presta servizio a Porto Tolle (Rovigo), Comune veneto ubicato nel cuore del Parco del Delta del Po, un'Assistente Capo della Polizia di Stato, militante di un partito del Centro-sinistra, dirigente sindacale del SIULP, nonché ambientalista, distintosi per la sua attività contro il bracconaggio e la repressione dei reati ambientali in genere;
il 6 maggio 2003, il suddetto poliziotto, ha pubblicato un suo articolo su Il Gazzettino - cronache di Rovigo dal titolo: «Parco, dove è finita la coerenza?», firmato non in qualità di appartenente alla Polizia di Stato, ma come associazione ambientalista denominata «Amici del parco del Delta del Po»;
nell'articolo esprimeva il suo parere di cittadino-ambientalista ed evidenziava le contraddizioni emerse nello schieramento del centro destra di Porto Tolle, il quale per le elezioni amministrative del 25 e 26 maggio aveva fatto un patto elettorale con i cacciatori antiparco;
l'8 maggio 2003, sempre su «Il Gazzettino - cronache di Rovigo, il segretario del PRC di Porto Tolle, in un articolo dal titolo: «Verso le elezioni. Normalità nei rapporti. A confronto due voci in vista delle amministrative del 25 e 26», riprende sostanzialmente, concetti espressi dall'ambientalista poliziotto;
il 10 maggio 2003, il questore della provincia di Rovigo, proponeva per l'Assistente Capo in questione, la sanzione disciplinare della pena pecuniaria, per la violazione all'articolo 81 della legge n. 121 del 1981, avendo assunto, a suo dire, «un comportamento che ha compromesso l'assoluta imparzialità delle sue funzioni» facendogli recapitare i due articoli di stampa «incriminati» con tanto di timbro «STAMPA D.I.G.O.S.»;
l'ambientalista, nel suo articolo, aveva stigmatizzato il comportamento contraddittorio di esponenti di Forza Italia nazionali, regionali e locali, che prima si erano distinti per fare approvare la legge che ha istituito il Parco del Delta del Po, salvo, poi, arrivare ad accordi elettorali con i cacciatori antiparco -:
se non ritenga di dover intervenire presso il questore di Rovigo, affinché revochi la sanzione disciplinare nei confronti del poliziotto, reo solo di aver espresso la propria opinione in materia ambientalista;
quali iniziative intenda intraprendere perché venga garantito anche ai lavoratori della Polizia di Stato il diritto ad esprimere il proprio pensiero e di associarsi liberamente in partiti, così come sancito dagli ex articoli 21 e 49 della Costituzione e ribadito dall'articolo 114 della legge n. 121 del 1981.
(4-06339)
con l'uccisione, in pieno centro, del pregiudicato Francesco Salicato si è arrivati al quinto omicidio dall'inizio dell'anno nella città di Foggia;
quanto successo non fa che confermare l'allarme, lanciato da più parti, sulla forte ripresa della criminalità nella città di Foggia e sulla necessità di intervenire con immediatezza per stroncare questo fenomeno;
quanto succede sta determinando un clima di paura e preoccupazione tra gli abitanti che, giustamente, non si sentono protetti;
l'arroganza con la quale questi omicidi vengono commessi dimostra con chiarezza che non solo vi è una lotta tra bande criminali per il controllo del territorio ma anche che il radicamento nel territorio di questi clan sta crescendo di giorno in giorno -:
cosa si intenda fare per fronteggiare, con tutta la forza e la rapidità necessaria, questo momento di grave crisi che sta vivendo la città di Foggia e per restituire sicurezza e tranquillità ai tutti i cittadini;
se non si ritenga necessario convocare al più presto un vertice tra tutte le istituzioni coinvolte nella lotta alla criminalità nella città di Foggia per rendere più efficaci gli interventi repressivi.
(4-06350)
è notizia di questi giorni che il vice questore Adolfo Grauso, attuale dirigente del Commissariato di Lamezia Terme, passerà ad altro incarico dopo appena 14 mesi dal suo insediamento;
pare, che nella città di Lamezia Terme dal 1992 sono stati ben 6 i funzionari che si sono succeduti nella direzione del locale commissariato;
la nota situazione dell'ordine pubblico della città di Lamezia, dove con un ritmo impressionante si susseguono omicidi, attentati, intimidazioni, non giustifica il continuo avvicendamento dei dirigenti delle forze dell'ordine;
non è giustificabile il fatto che i suddetti dirigenti non hanno nemmeno il tempo per approfondire la conoscenza degli enormi problemi che riguardano il territorio che vengono puntualmente trasferiti;
questa prassi non fa altro che creare problemi di continuità nella conduzione del Commissariato con evidenti danni ad una efficace lotta alla criminalità organizzata;
in merito alla grave situazione che attraversa la città di Lamezia Terme, l'interrogante e l'onorevole Franco Giordano hanno già provveduto a presentare una interrogazione nel giugno del 2002;
nella suddetta interrogazione si poneva il problema del continuo avvicendamento dei dirigenti delle forze dell'ordine della suddetta città;
a tutt'oggi agli interroganti non è pervenuta nessuna risposta;
la nota situazione della città di Lamezia Terme ha bisogno di una attenzione maggiore al fine di produrre risultati concreti nella lotta per il rispetto della legalità;
tali vicende ingenerano impotenza, rassegnazione e sfiducia negli strati più deboli della società lametina e nei numerosi operatori economici, cittadini vittime dell'attività della criminalità organizzata -:
se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
a cosa sia dovuto il continuo avvicendamento dei dirigenti delle locali forze dell'ordine;
se non ritenga questa prassi, a quanto pare consolidata nella città di Lamezia, un ostacolo ad una efficace lotta alla criminalità organizzata;
cosa intenda fare affinché non si verifichino più tali episodi.
(4-06355)
secondo la denuncia di diversi sindacati della la polizia di stato (Sap, Siulp), dei vigili del fuoco (Sinaco Cisl v.f. - rsu v.f. - Csa Cisal vf.), del servizio 118 (Rsu Usl 12) e di associazioni utenti della strada (Asaps) le procedure di intervento standardizzato in caso di incidente o evento straordinario sulla tangenziale di Mestre, dopo l'apertura della terza corsia, non risultano idonee;
preoccupa, in particolare la mancata realizzazione di vincolanti infrastrutture e la mancanza di dotazioni previste dalle intese tra le varie parti, prima dell'apertura della terza corsia quali:
a) istituzione di una sottosezione di polizia stradale, appositamente dedicata alla viabilità autostradale e della tangenziale, nel rispetto delle convenzioni vigenti;
b) installazione di appositi montacarichi sulle piazzole di sosta;
c) la presenza di specifici divaricatori spallabili per i vigili del fuoco, indispensabili per estrarre feriti da veicoli incidentati, o proposte alternative;
d) canale radio unico per tutti gli enti interessati alla gestione delle emergenze;
e) sistema informativo isoradio di informazione agli utenti in tempo reale;
f) sistema di navigazione satellitare per guidare e coordinare gli interventi di tutti i mezzi di soccorso in sicurezza sul luogo dell'evento;
non risulta che sia stato predisposto alcuna procedura di informazione e addestramento del personale, in relazione
per la sicurezza degli utenti e degli operatori obbligati ad intervenire (polizia, vv.ff., suem 118) risulta essere indispensabile l'aggiornamento professionale congiunto, nel rispetto dei singoli contratti di lavoro, con prove di intervento simulato in tangenziale, al fine di concordare procedure operative unificate che permettano il soccorso in ogni condizione atmosferica e di traffico -:
se intenda convocare un tavolo comune per lo sviluppo di idonee procedure di aggiornamento professionale congiunto, coinvolgendo le società concessionarie e le amministrazioni interessate;
se intenda prendere le iniziative necessarie alla realizzazione delle infrastrutture e alla fornitura delle dotazioni indicate in premessa così da garantire maggiore sicurezza agli utenti e agli operatori del pubblico soccorso.
(4-06361)
durante le fasi di partenza, arrivo e posizionamento degli aeromobili che operano nell'aerostazione di Ciampino, i gas di scarico invadono i locali della struttura denominata Aviazione Generale dove si trovano gli uffici della Polizia di Stato;
la situazione si aggrava particolarmente quando gli aeromobili vengono posizionati con la parte posteriore rivolta verso l'aerostazione;
oltre ai gas di scarico, i dipendenti della Polizia di Stato subiscono gli effetti del rumore assordante prodotto dagli aeromobili in quanto le piazzole di sosta si trovano nelle immediate vicinanze degli uffici;
il Siulp segnala da mesi, ai sensi del decreto legislativo n. 626 del 1994, la necessità di interventi urgenti presso l'area dell'aerostazione di Ciampino denominata Aviazione Generale;
risulta all'interrogante che il 13 aprile 2002 un agente della Polizia di Stato durante il servizio abbia accusato un malore in seguito al quale è stato trasferito al pronto soccorso dell'ospedale Sandro Pertini per cure e accertamenti;
l'O.M.S. ha segnalato in Italia un forte aumento di casi di cosiddetto stress da rumore;
l'AIRS, Associazione Italiana per la Ricerca sulla Sordità, afferma che più di due milioni di persone sono colpite da problemi all'udito in ambiente lavorativo con ripercussioni gravi sulla capacità produttiva, sulla vita di relazione e sessuale;
nelle conclusioni della «relazione sulla esposizione a rumore relativa al personale dell'ufficio di polizia di frontiera aerea dell'aeroporto di Ciampino, presentata dal Dipartimento della pubblica Sicurezza, Direzione centrale di sanità, il 9 luglio 1999 si legge, tra l'altro che «I valori di lepd ottenuti sono pari a 80.8 per il personale delle pattuglie automontante e di 66.7 per il personale delle pattuglie appiedate. Alla luce di quanto indicato dal decreto legislativo n. 277 del 1991 (articoli 42, 43, 44) tale dato fa obbligo al datore di lavoro di informare il personale sull'esito della valutazione del rischio, sui rischi derivanti dai traumi acustici e sull'eventuale uso di dispositivi di protezione individuale, di assicurare la sorveglianza sanitaria su richiesta del dipendente, sentito il medico competente;
la grave situazione è stata più volte segnalata agli organi competenti dai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626) del Siulp senza che la segnalazione abbia trovato alcun riscontro -:
se ritengano, sulla base delle segnalazioni in premessa, che le misure di prevenzione e protezione siano idonee a garantire la sicurezza e la salute degli
quali iniziative intendano prendere affinché gli organi competenti predispongano gli interventi più opportuni;
se gli operatori di polizia operanti allo scalo di Ciampino siano mai stati sottoposti a controlli sanitari mirati alla individuazione nel sangue e nelle urine di particelle di piombo, e a prove fonometriche e di funzionalità dell'apparato uditivo.
(4-06362)
nella giornata di domenica 11 maggio alle ore 11.30 è stato compiuto un grave attentato di stampo mafioso ai danni di un agricoltore di Cotronei (Crotone) signor Scavelli Pietro e dei suoi figli, che in quella ora si trovavano nel fondo in località «Gratti Sberno» in agro del comune di Cotronei, per attività di coltivazione della propria terra;
l'autore dell'attentato è un minorenne allevatore di Roccabernarda, il quale ha sparato sette colpi di pistola, per rappresaglia alla denuncia ai carabinieri presentata dallo stesso Scavelli per pascolo abusivo, e solo per un miracolo Scavelli e due ragazzi sono rimasti illesi dall'attentato;
lo Scavelli con il telefonino, informava la compagnia dei carabinieri di Petilia Policastro, che guidata dal maresciallo Levato, con grande tempestività, interveniva sul posto e catturava l'attentatore;
il sindaco di Cotronei, Pietro Secreti, informato del grave fatto si è messo in contatto tempestivamente con il Prefetto di Crotone, dottor De Stefano, il quale ha predisposto una riunione con il comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico;
questo attentato è solo l'ultimo di una serie di gravi episodi avvenuti nella regione Calabria, dove cresce l'allarme per la sicurezza e l'ordine pubblico -:
quale strategia di intervento e quali iniziative il Governo intenda adottare per rendere effettiva ed efficace l'azione di contrasto e prevenzione alla criminalità nella regione interessata.
(4-06364)
con l'uccisione ieri a Foggia di Riccardo Angelo Cardone, trentaseienne con precedenti penali, salgono a sei i delitti dall'inizio dell'anno;
lo Stato sta perdendo il controllo del territorio;
l'accaduto, conferma l'allarme rosso che c'è in città sulla ripresa della criminalità e la necessità, sentita dai cittadini, di interventi urgenti e concreti per evitare ulteriori, gravissimi fatti di cronaca nera;
la paura ornai dilagante rende difficili le indagini per l'assenza di testimoni e la scarsa collaborazione fornita alle forze di polizia;
questa assurda recrudescenza della criminalità va immediatamente fermata -:
come si intenda procedere con la massima urgenza per restituire alla città serenità e sicurezza;
se non si ritenga necessario distaccare a Foggia e Provincia una sezione dell'Antimafia per gestire l'emergenza ed organizzare un piano di protezione.
(4-06366)