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PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge 24 dicembre 2002, n. 282.
Avverto che della serie di emendamenti a scalare da Benvenuto 5-bis.158 a Benvenuto 5-bis.156 porrò in votazione il primo e l'ultimo.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso un ulteriore parere, distribuito in fotocopia (vedi l'allegato A - A.C. 3524 sezione 1).
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Benvenuto 5-bis.158.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Rossi. Ne ha facoltà.
NICOLA ROSSI. Signor Presidente, mi rivolgo soprattutto ai colleghi della maggioranza che invito a riflettere sul fatto che abbiamo impiegato anni, se non proprio decenni, per giungere al cosiddetto statuto del contribuente in modo da poter avere una definizione civile dei rapporti fra i contribuenti e l'amministrazione finanziaria: rapporti regolati in maniera trasparente e chiara, che consentano di tutelare il contribuente ed i suoi diritti.
Con l'emendamento in esame cerchiamo di evitare che in realtà si torni indietro; difatti, portare, con questo provvedimento, il numero degli anni, nei quali possono essere svolti gli accertamenti, da cinque a sette, significa, a mio parere, reintrodurre un elemento di carattere borbonico in quello che sembrare essere un passo avanti sulla strada della modernizzazione del nostro sistema finanziario.
Non riesco a comprendere come i colleghi della maggioranza non si rendano conto dei danni che tutto questo provoca al sistema delle imprese; mi riferisco soltanto, ma potrei fare anche altri esempi, ai libri contabili i quali dovranno essere tenuti, qualora sia approvata la norma così come è stata scritta, per sette anziché per cinque anni. Voi pensate che tutto ciò faccia piacere alle imprese e, quindi, agli imprenditori che vi hanno votato? Pensate veramente che a loro faccia piacere che entro sette e non entro cinque anni potrà avvenire l'accertamento della Guardia di finanza? Mentre nel 1997 gli imprenditori trevigiani diedero vita ad un movimento che segnalò alcuni dei problemi che si ponevano in quel momento nell'economia italiana, oggi la lettera degli stessi imprenditori segnala la loro assoluta insoddisfazione nei confronti di questo Governo. In quella lettera, guardate, non si dice soltanto che il Governo, come del resto sappiamo, non ha mantenuto le promesse ma si sottolinea anche come questo esecutivo abbia rappresentato un passo indietro nei rapporti tra l'amministrazione e i cittadini e, quindi, fra l'amministrazione e i contribuenti, inoltre, in modo ancora più chiaro, si fa differenza fra le amministrazioni regionali di centrodestra e quelle di centrosinistra.
Ora, tutto ciò dovrebbe farvi riflettere, così come dovrebbe farvi riflettere anche il fatto che la norma che cercate di introdurre sia semplicemente non applicabile.
Che cosa significa portare gli anni degli accertamenti da cinque a sette e, al tempo stesso, garantire l'anonimato? Che ne è dell'anonimato nel momento cui il contribuente dovrà opporre di aver fatto il condono?
Tutte queste cose insieme non possono stare, salvo che per un solo motivo e cioè perché con questa norma si tende semplicemente a minacciare i contribuenti e a raccattare, anche in questa maniera, un po' di soldi.
Come ho cercato di spiegare anche ieri, seguendo questa strada non si va molto lontano (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, nel corso della seduta di ieri sono stati esaminati molti emendamenti che creavano delle condizioni di particolare favore per gli evasori. Abbiamo già avuto occasione di dire che ci sarebbe stata una condizione di privilegio, un occhio di riguardo, per coloro che avevano frodato e, come tali, non erano stati leali con la comunità. In questo caso abbiamo la norma al contrario, cioè si esercita la pressione verso coloro che non aderiscono al condono e non hanno bisogno di usufruirne.
Poiché bisogna spingere verso il condono ad ogni costo, magari quelle particolari forme di condono che sono una tantum - 300 euro, 600 euro, 100 euro: dammi un po' di euro e io ti salverò da ogni debito per il futuro -, bisogna cercare di spaventare i contribuenti onesti e per farlo cosa c'è di meglio che promettergli che per altri due anni potranno subire i controlli in maniera tale che la maggior parte scelga il male minore? Potranno dire «aderiamo al condono purchessia: costerà un po', pazienza, ma così ci mettiamo in regola».
La verità è che questa è una norma ingiusta perché esercita la pressione su coloro che hanno tenuto ragionevolmente un comportamento onesto ed un privilegio per coloro che hanno tenuto un comportamento disonesto. Ecco perché mi auguro che questo emendamento dovrebbe essere approvato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pinza. Ne ha facoltà.
ROBERTO PINZA. Signor Presidente, questa è un po' una norma estorsiva, perché con essa si dice ai contribuenti: «guardate, fate il condono tombale, fate uno dei vari concordati previsti, perché, altrimenti, se non lo fate, allunghiamo il periodo di accertamento da cinque a sette anni». I commenti ci sono già stati; questo è l'ennesimo parto di una fantasia, come quella tremontiana, che non si dimentica mai di creare e che è sempre orientata in un senso, sempre in modo ostile nei confronti del cittadino perbene. Infatti, questo è quello che viene fuori. L'idea che viene esposta attraverso questa norma - e contro la quale ci battiamo, anche attraverso questi emendamenti a scalare -, come ha detto l'onorevole Benvenuto in altre occasioni, è quella di mettere un tappeto rosso con il picchetto d'onore nei confronti dell'evasore pentito e, viceversa, di mostrare un duro atteggiamento repressivo nei confronti del cittadino che si sente in regola con i propri debiti tributari e che quindi non aderisce al condono. Non intendo aggiungere nient'altro se non che l'asticella della moralità pubblica che emerge dai provvedimenti, giorno dopo giorno, continua ad abbassarsi. L'idea in fondo che si vuol trasmettere è che sia meglio evadere e condonare piuttosto che essere un cittadino che vive una regolare vita di legalità tributaria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, intervengo a titolo personale: un minuto
solo mi basta. Il tema posto da questo emendamento è completamente diverso da quelli che sono stati finora affrontati. Nella passata legislatura si è dato vita allo statuto del contribuente: parlo soprattutto a colleghi che provengono da alcune regioni dove il mondo dell'impresa è particolarmente sensibile a questi argomenti. Con questo decreto-legge si portano gli accertamenti da cinque a sette anni; nello statuto del contribuente si era stabilito che oltre i cinque anni non si potessero effettuare gli accertamenti. A questo punto, la domanda che pongo al Governo è questa. Si va cancellare lo statuto del contribuente? È quello che avviene con questo decreto-legge? Avete deciso di abrogare una norma che era stata approvata e volete farlo attraverso i contenuti di questo decreto-legge? Abbiamo assistito nei giorni scorsi alla presa di posizione di alcuni industriali della provincia di Treviso, del nord est, che hanno in qualche modo richiamato il Governo a mantenere fede agli impegni della campagna elettorale. Ebbene, credo che questo decreto-legge sarà l'ennesimo segno di una rottura di un rapporto anche con il mondo delle imprese. Questo decreto-legge non solo sbaglia in termini di equità, ma sbaglia anche nei confronti dell'impresa. Ci piacerebbe, però, una risposta da parte del Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 5-bis.158, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 383
Maggioranza 192
Hanno votato sì 169
Hanno votato no 214).
Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito a votare. Prendo, altresì, atto che l'onorevole Tabacci non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario
Passiamo alla votazione dell'emendamento Benvenuto 5-bis.156.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Rossi. Ne ha facoltà.
NICOLA ROSSI. Signor Presidente, intervengo sempre su questo argomento. Non voglio tornare sulla questione delle imprese, su cui già è stato detto e bene, ma vedo che la cosa proprio non interessa minimamente le persone che in teoria su questo aspetto avrebbero dovuto raccogliere quei voti: credo che non li raccoglieranno più.
Mi viene in mente un'altra cosa: la norma che con questo emendamento si intende cancellare, sostanzialmente, dice al contribuente: «Ti conviene confessare attraverso il condono anche un errore, un reato, non commesso come quello dell'evasione, perché altrimenti verrai punito duramente». La critica a questo stesso argomento non fu rivolta, anni fa - ma anche recentemente - da tanti dei garantisti che siedono nelle file dell'opposizione? Non furono loro a dire che era inaccettabile costringere qualcuno a confessare con dei metodi intimidatori ciò che non aveva fatto? Eppure, ora che questa stessa cosa viene riproposta in termini diversi, essi non battono ciglio (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 5-bis. 156, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 395
Votanti 389
Astenuti 6
Maggioranza 195
Hanno votato sì 172
Hanno votato no 217).
Prendo atto che l'onorevole Tabacci non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Visco 5-bis.203.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benvenuto.
GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, con questo emendamento intendiamo salvaguardare la buonafede e le legittime aspettative dei soggetti che si sono conformati pienamente agli studi di settore, evitando che ad essi si applichi, in contrasto con lo statuto del contribuente, la proroga di due anni.
Insisto nel chiedere al Governo per quale motivo è stata adottata questa violazione dello statuto del contribuente, o, se vogliamo, questa deroga. Al Senato la deroga era di un anno, alla Camera è stata portata a due anni. Debbo dire che siamo veramente dinanzi ad una politica fiscale nella quale mancano le informazioni essenziali. Ci troviamo di fronte ad informazioni erratiche, pseudopolitiche - anche in Commissione vi è stato il silenzio del Governo - e pseudotecniche. Stiamo vivendo una situazione dove non si sa cosa pensa di fare il Governo e nemmeno cosa debbano fare i contribuenti di fronte a questo continuo variare dei provvedimenti, a questa continua rimessa in discussione delle regole. Vi sono suggerimenti empirici, valutazioni personali rilasciate non nella sede parlamentare - le abbiamo apprese, infatti, a mezzo stampa, per radio e per televisione - ; il ministro dell'economia parla e straparla fuori da questa sede, ma non dà una spiegazione del perché è stata adottata questa misura, del perché si è stabilita questa regola che finisce per essere più persecutoria nei confronti dei contribuenti. Inoltre, quest'ultima introduce un elemento che porta l'amministrazione finanziaria e la Guardia di finanza, non ad essere autorevoli, ma autoritari ed utilizzati come elementi di intimidazione.
Signor Presidente, conosco benissimo i regolamenti parlamentari, ma noi vorremmo che il Governo, così loquace quando si tratta di parlare di problemi di calcio o di Bingo, ci parli anche di questa questione. Il relatore è una persona simpatica, ma non si può pensare di parlare con un ventriloquo; noi vogliamo parlare e vogliamo sapere qual è il parere del Governo su questa questione così delicata. Per quale motivo si deroga allo statuto del contribuente?
Vorremmo conoscere le motivazioni per cui il Governo impone questo cambiamento al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Prego i colleghi di non dire «basta» perché chi interviene lo fa entro i termini regolamentari e, come è noto, l'esame del decreto-legge non è contingentato. Pertanto, conviene ridurre il conflitto piuttosto che alimentarlo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, si tratta di una delle norme più discriminatorie ed inique perché, nonostante vi siano tante mance il cui costo non si è riusciti a quantificare...
PRESIDENTE. Prego i tecnici di eliminare questi rumori di sottofondo. Mi chiedo se sia solo un problema di telefonini o anche dell'impianto tecnico. Prego, onorevole Lettieri, prosegua.
MARIO LETTIERI. Nonostante siano state inserite nel provvedimento tante mance, tante norme ad personam, tante norme fotografia il cui costo è sconosciuto al Parlamento, perché la Commissione bilancio non è stata messa nella condizione di disporre della puntuale relazione
tecnica da parte del ministro e, pertanto, non sappiamo... Signor Presidente, come vede le interferenze continuano.
PRESIDENTE. La tecnologia è intollerante verso l'opposizione, onorevole Lettieri!
MARIO LETTIERI. Non credo si tratti di un boicottaggio, per carità. Non ho questa presunzione.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Lettieri.
MARIO LETTIERI. Nella vasta platea dei beneficiari del condono si commette una vera e propria discriminazione. Nel mondo dei lavoratori autonomi, degli artigiani, dei commercianti e di coloro che hanno aderito correttamente agli studi di settore... Signor Presidente, non riesco a svolgere il mio intervento con questi rumori di fondo.
PRESIDENTE. Vi è modo di capire cosa succede? I telefonini sono spenti? Prego, onorevole Lettieri.
MARIO LETTIERI. Dicevo che nei confronti degli artigiani, dei commercianti e di altri lavoratori autonomi, che hanno correttamente aderito agli studi di settore, viene operata una distinzione relativamente al condono.
MARIO LETTIERI. Vi è una distinzione tra coloro che risultano essere coerenti e che pagano una certa cifra e coloro che, invece, vengono ritenuti incoerenti. Credo che ciò sia inaccettabile... Presidente, non riesco ad andare avanti con queste interferenze.
PRESIDENTE. Attenzione ai telefonini. Prego, onorevole Lettieri.
MARIO LETTIERI. Presidente, ho visto che lei è precisissimo nel formulare l'ordine del giorno e nel determinare i minuti...
PRESIDENTE. Soprattutto quando l'anticipo per due volte in Assemblea, sono precisissimo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania).
MARIO LETTIERI. Anche i minuti ed i secondi! Mi auguro che...
PRESIDENTE. Sarò più preciso ancora in futuro.
MARIO LETTIERI. Mi auguro che dia disposizioni altrettanto precise per quanto riguarda il funzionamento degli apparati tecnici che da un po' di tempo non funzionano.
PRESIDENTE. Ha ragione, mea culpa! Prego, onorevole, Lettieri.
MARIO LETTIERI. Dicevo, quindi, che si tratta di una norma iniqua. Un paese moderno si distingue, in primo luogo, per il rispetto dell'articolo 3 della Costituzione che richiede parità di trattamento per tutti... Presidente.
PRESIDENTE. Purtroppo, non so come fare se i colleghi non spengono i telefonini! Il problema non dipende dalla Presidenza. Vi chiedo la cortesia di provvedere anche perché stiamo perdendo del tempo inutilmente. Prego, onorevole Lettieri.
MARIO LETTIERI. Esattamente, Presidente. Io sono molto paziente e non rinuncio all'intervento.
PRESIDENTE. Continui, onorevole Lettieri; è chiaro che il tempo viene «bloccato» ai fini del suo intervento. Provi a cambiare microfono.
MARIO LETTIERI. Probabilmente sarà perché l'onorevole Benvenuto si è dotato di un microfono più efficiente.
Gli studi di settore sono stati una grande conquista ed uno strumento validissimo di politica fiscale, e, insieme allo statuto del contribuente, rappresentano i due cardini all'interno dei quali il Governo dovrebbe muoversi nel verificare e controllare se i cittadini contribuenti siano stati rispettosi delle norme fiscali. Non mi sembra che questa norma vada in quella direzione dal momento che, in un primo tempo, si è violato lo statuto del contribuente rigettando l'emendamento precedente e prorogando il periodo degli accertamenti da cinque a sette anni, mentre ora si compie una ulteriore violazione, penalizzando coloro che, pur avendo rispettato gli indici di coerenza economica previsti dagli studi settore, si trovano costretti a pagare non 500 ma 700 euro.
Credo che questo sia ingiusto ed anche illegittimo. Per queste ragioni, vi prego di considerare positivamente l'emendamento che porta le firme di Visco, Benvenuto e Pinza per eliminare una profonda ingiustizia all'interno di un settore onesto quale quello degli artigiani, che contribuiscono con le proprie attività alla ricchezza complessiva del nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che con questo emendamento si misuri l'atteggiamento del Governo e della maggioranza nei confronti del lavoro autonomo, nei confronti cioè di quelle centinaia di migliaia di imprese, di artigiani, di commercianti e di liberi professionisti che in tutti questi anni hanno scommesso sul rapporto trasparente con l'amministrazione finanziaria, adeguandosi agli studi di settore.
Sapete tutti che circa l'80 per cento delle imprese si sono adeguate agli studi di settore e sono in regola con il fisco. E allora: che senso ha chiedere loro una tassa sulla sicurezza di 500 o 700 euro?
Al di là pertanto dei discorsi di principi sullo statuto del contribuente, che io condivido, occorre vedere quale sarà l'atteggiamento della maggioranza nei confronti di questo emendamento, con cui, nei confronti di coloro che correttamente hanno osservato gli studi di settore, si mantengono i cinque anni di tempo ai fini dell'accertamento senza il ricatto di portarli a sette (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che sull'emendamento in esame, come mi riferisce il presidente Giancarlo Giorgetti, vi è il parere contrario della V Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Visco 5-bis. 203, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 405
Votanti 393
Astenuti 12
Maggioranza 197
Hanno votato sì 172
Hanno votato no 221).
Prendo atto che l'onorevole Giuseppe Gianni non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Giordano 5-bis.159 e Benvenuto 5-bis.160.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.
GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei soltanto segnalare, non utilizzando tutto il tempo a disposizione, che, attraverso questo emendamento soppressivo, chiediamo l'eliminazione di una modifica che è stata introdotta
per la definizione agevolata ai fini delle imposte di registro, ipotecaria, catastale sulle successioni e donazioni e sull'incremento di valore degli immobili; viene prevista un'ulteriore proroga di termini.
Segnalo ai colleghi che non c'è stata fornita spiegazione sulla necessità di questo ulteriore cambiamento, se non quella di differire dal 16 marzo al 16 aprile il termine, attraverso la nuova proroga individuata per il complesso dei condoni; segnalo alla sua attenzione che dall'inizio della discussione svoltasi su questo articolo, nonostante le domande in più occasioni rivolte al Governo, non abbiamo mai ricevuto una risposta. Mai una risposta o una precisazione con le quali vengano esplicitate le motivazioni del Governo!
Le uniche cose che abbiamo sentito riguardavano la questione dei videopoker all'interno dei Bingo.
Io insisto con il dire che, anche per rendere più scorrevole la discussione, sarebbe importante che il Governo - che in sede di discussione sulle linee generali ha detto che si sarebbe rimesso al Parlamento e che, quindi, questa iniziativa del condono era una iniziativa parlamentare, del relatore e della maggioranza - esprimesse qualche giudizio di merito, perché le preoccupazioni ci sono e noi vorremmo conoscere i motivi per i quali sono state apportate queste ulteriori modifiche alla legge finanziaria e quale sia il senso di queste ulteriori proroghe, quale il significato e quale l'interpretazione che di esse dà il Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, noi stiamo intervenendo ripetutamente per far notare che, anche con la lettera e) del comma 1 dell'articolo 5-bis, si interviene sulla legge finanziaria e si modifica l'articolo 11. Come si vede, il documento tanto rilevante per la politica economica e finanziaria del Governo oramai viene modificato strutturalmente nelle sue parti significative. Eppure l'abbiamo votato qualche settimana fa!
Si modifica l'articolo 11 della legge finanziaria, si differiscono al 16 aprile i termini per la presentazione delle sanatorie, per le imposte di registro, l'Invim, il catasto, le successioni ed anche il termine per il versamento dei relativi tributi. Si ampliano le possibilità di definizione agevolata ai casi in cui sono state - udite, udite - commesse violazioni in ordine all'applicazione, con agevolazioni fiscali, di imposte su atti, scritture e denunce. Con questo nostro intervento noi vogliamo ritornare su questa materia ed abrogare questo ulteriore regalo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Giordano 5-bis.159 e Benvenuto 5-bis.160, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 214).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 5-bis.161, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 393
Maggioranza 197
Hanno votato sì 178
Hanno votato no 215).
Prendo atto che l'onorevole Patria ha erroneamente espresso il proprio voto e che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pinza 5-bis.163, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 394
Votanti 393
Astenuti 1
Maggioranza 197
Hanno votato sì 182
Hanno votato no 211).
Prendo atto che l'onorevole Garagnani non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 5-bis.164, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 214).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marras 5-bis.165, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 415
Votanti 413
Astenuti 2
Maggioranza 207
Hanno votato sì 18
Hanno votato no 395).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marras 5-bis.166, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 406
Votanti 405
Astenuti 1
Maggioranza 203
Hanno votato sì 1
Hanno votato no 404).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Benvenuto 5-bis.46.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.
GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, si tratta di una questione particolarmente importante: mi riferisco alle modifiche sostanziali che sono state introdotte in tema di scritture contabili; un argomento di grande importanza ai fini della possibilità di esercitare un'azione corretta di contrasto a forme di evasione e di elusione fiscale.
Nell'emendamento alla finanziaria proposto dal Governo vi è la riduzione, per quanto riguarda la sanatoria, dal 13 al 6 per cento. Questa è l'occasione per chiedere al Governo quali siano le ragioni di questo dimezzamento e quali conseguenze ne deriveranno rispetto alle previsioni di entrata che erano state fatte per quanto riguarda il complesso del provvedimento.
Ieri il presidente Giancarlo Giorgetti ha ricordato le condizioni di emergenza in cui la Commissione bilancio ha dovuto lavorare per verificare tutti gli emendamenti ed anche per esaminare lo stesso provvedimento.
Noi abbiamo sollevato una questione ed io vorrei prendere lo spunto da questo aspetto. Abbiamo avuto una legge finanziaria in cui non erano previste forme di sanatoria così generalizzate e tombali e nella quale si prevedeva un'entrata di 8 miliardi di euro.
Questa legge finanziaria, ritenuta immodificabile e difesa nelle sue previsioni, anche in polemica con le osservazioni avanzate sia dall'opposizione, sia persino dalla Banca d'Italia, è stata sostanzialmente modificata al Senato, introducendo numerose sanatorie ed il condono tombale, ma la previsione delle entrate è sempre rimasta invariata: 8 miliardi di euro.
Adesso, stiamo esaminando un provvedimento interamente cambiato, con nuove formule e percentuali, ma la relazione tecnica del Governo, sulla quale non abbiamo avuto né il piacere, né la possibilità di avere un confronto con l'esecutivo, prevede un'entrata aggiuntiva di appena un milione di euro per il corrente anno. C'è da chiedersi come mai; forse - ma non voglio fare un'osservazione maligna - è questo il motivo per il quale il ministro Giovanardi è venuto in aula ed ha spiegato che per fare la pubblicità sui grandi giornali, per annunciare che il fisco era più leggero e le buste paga più pesanti, sono stati spesi 2 miliardi: evidentemente, sono i 2 miliardi in più che si prevede di ottenere da questo ulteriore condono!
Le cose non stanno così, e segnalo come, invece di ridurre le aliquote tributarie per i contribuenti, i lavoratori dipendenti, i lavoratori autonomi ed il sistema delle imprese, si dimezzano le aliquote a favore di chi non si è comportato bene nei confronti del fisco. Sottolineo, inoltre, che ci muoviamo in una situazione di grande oscurità e di grande confusione, perché non riusciamo ad apprezzare il reale significato economico di questo provvedimento, vale a dire se questi 8 miliardi - adesso è un milione di euro - saranno confermati, oppure se ci troveremo ancora una volta, come è già accaduto in passato, signor Presidente, di fronte ad un nuovo decreto-legge, con un nuovo differimento dei termini, che prorogherà il complesso dei condoni dal 16 aprile al mese di giugno.
PIERO RUZZANTE. Qualche risposta il Governo potrebbe darla!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 5-bis.46, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 220).
Prendo atto che l'onorevole Nicotra non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Benvenuto 5-bis.48 e Zanella 5-bis.82.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, intervengo solo per riassumere le ragioni di questo emendamento. Poco fa è stato approvato, respingendo una proposta emendativa, un testo che afferma, in sostanza, che coloro che non accettano «con le buone» il condono, dovranno rassegnarsi a subire ulteriori due anni di controlli: l'amministrazione finanziaria, quindi, sarà interamente concentrata su coloro che non accettano il condono. Coloro che accettano il condono - che, fino a prova contraria, non hanno pagato le tasse - potranno avvalersi, invece, di un'ulteriore diminuzione delle aliquote.
L'effetto di questa norma è che i disonesti vengono premiati, e coloro che, presumibilmente, si sono comportati correttamente vengono puniti. È questa la ragione per cui si propone, attraverso l'emendamento in esame, di sopprimere
l'abbassamento dell'aliquota da pagare per il condono dal 13 al 6 per cento. Voglio dire che è particolarmente grave, come segnale al paese, il fatto che vengano premiati i furbi, e che coloro che si sono comportati correttamente, invece, vengano puniti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, non so quanti colleghi abbiano letto questo testo: qui si tratta di ridurre dal 13 al 6 per cento l'imposta sostitutiva che dovrebbero pagare coloro che regolarizzano le scritture contabili. Ora, chi si intende di bilanci e di amministrazione di aziende sa bene quale valore abbiano le scritture contabili: può darsi che proprio in esse si riscontrino quei comportamento che integrano il reato di falso in bilancio, anche se questo è stato depenalizzato (ma questa è una vicenda della quale non intendo più parlare perché questo Parlamento ne è stato più volte interessato).
Ebbene, ritengo che non possano essere premiati coloro che hanno falsificato le scritture contabili oppure hanno omesso di effettuare le iscrizioni in maniera corretta. È vero: alcuni comportamenti dello Stato non sempre rispondono alla necessità di dare fiducia ai contribuenti; ma è altrettanto vero che dobbiamo pretendere dai cittadini il rispetto delle norme. Dobbiamo e vogliamo essere un paese normale, nel quale i cittadini tutti, a partire da noi, rispettino le leggi in vigore.
Certo, è compito di questo Parlamento fare in modo che vi sia un fisco più equo, anche se, finora, sono stati fatti pochi progressi da questo punto di vista. Anzi, il Governo di centrodestra, in persona del ministro dell'economia e delle finanze, ha venduto un po' di promesse e di speranze in occasione dell'applicazione del primo modulo della cosiddetta riforma fiscale: si era detto che, dal mese scorso, i lavoratori avrebbero trovato più soldi nelle buste paga. Invece, così non è avvenuto e si è trattato sostanzialmente di una presa in giro: a fronte di qualche decina di euro in meno per la fiscalità statale, i lavoratori si sono trovati di fronte ad aumenti della fiscalità locale, mentre l'obiettivo della riforma fiscale doveva essere quello di mantenere comunque immutato il prelievo a loro carico.
Ormai, i cittadini se ne sono accorti. Manca solo che il ministro dell'economia e delle finanze prenda atto del fallimento delle sue promesse.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.
GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, intervengo per esprimere, per l'ennesima volta, concetti già ampiamente espressi ieri, che ribadiamo evidentemente perché ne siamo profondamente convinti, non solo a livello personale, ma anche come componente dei Comunisti italiani e, più ampiamente, come opposizione: questo provvedimento davvero grida vendetta!
È chiaro che molte persone ne saranno contente: è ovvio che sarà così! Si tratterà, però, sostanzialmente (anche se non al cento per cento), dei cittadini e delle imprese meno onesti, di quelli che hanno evaso le tasse. Perciò, quando si decide di prevedere un condono, si pensa, a volte, anche ad introdurre misure repressive che disincentivino l'aspettativa di un altro condono e, quindi, dissuadano dall'evadere anche in futuro. Qui, invece, accade esattamente il contrario! Intanto, l'abbattimento dal 13 al 6 per cento dell'aliquota dell'imposta sostitutiva davvero grida vendetta perché le scritture contabili non sono roba di poco conto. A suo tempo, Al Capone fu incriminato proprio per reati relativi alle scritture contabili! E sappiamo chi fosse il personaggio!
Non voglio assolutamente proporre alcun tipo di paragone, che quasi quasi sarebbe offensivo per Al Capone (Commenti) o potrebbe esserlo.
Detto questo, vorrei sottolineare solo che questa non può essere la cultura da diffondere nel paese, perché questa è una
cultura devastante, cari signori. Qui c'è gente in regola che per lo spauracchio di subire accertamenti per due anni in più - sappiamo tutti che magari a livello fiscale qualche fesseria tutti quanti l'hanno fatta, anche una sciocchezza - paga una tangente di 500 o 700 euro per essere in regola e per avere l'anonimato rispetto a questi problemi. Ciò è veramente qualcosa che grida vendetta. Ecco perché penso che sia un problema a più a largo spettro, che investe la cultura che noi diffondiamo in questo paese, nei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Benvenuto 5-bis.48 e Zanella 5-bis.82, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 394
Maggioranza 198
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 210).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pinza 5-bis.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 411
Maggioranza 206
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 220).
Prendo atto che l'onorevole Garagnani non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 5-bis.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 415
Votanti 251
Astenuti 164
Maggioranza 126
Hanno votato sì 31
Hanno votato no 220).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 5-bis.48-bis, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 407
Votanti 405
Astenuti 2
Maggioranza 203
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 219).
Chiedo al relatore il parere sull'emendamento 5-bis.319 della Commissione e sui relativi subemendamenti.
GIANFRANCO CONTE, Relatore. Signor Presidente, esprimo ovviamente parere favorevole sull'emendamento 5-bis.319 e parere contrario su tutti i relativi subemendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del subemendamento 0.5-bis.319.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sergio Rossi. Ne ha facoltà.
SERGIO ROSSI. Signor Presidente, vorrei dei chiarimenti dal relatore perché quelli forniti in Commissione non sono poi risultati corrispondenti alla verità. Allora, vorrei ribadire che cosa significa questo subemendamento. In questo caso, si dà la possibilità, dopo avere regolarizzato un'attività con il pagamento di un'imposta sostitutiva del 6 per cento, di cederla con recupero tramite credito di imposta dell'imposta precedentemente pagata (quella sostitutiva). Questa operazione comporterebbe l'immissione nel circuito e la regolarizzazione di attività senza alcun pagamento di imposta, dal momento in cui nel bilancio dello Stato l'imposta sostitutiva, che dovrebbe corrispondere ad una penale per la regolarizzazione, prima verrebbe conteggiata e poi, nell'arco di tre anni, non più. Alla mia osservazione, di fronte ad una eventualità del genere, il relatore fece presente che in questo caso si stava riportando una normativa già esistente riguardante la rivalutazione dei beni delle aziende. Orbene, se fosse stato così, ci saremmo trovati di fronte ad una omogeneizzazione della normativa. Invece, così non è, perché andando a leggere invece la normativa sulla rivalutazione dei beni aziendali si vede che il credito di imposta viene riconosciuto in caso di successiva cessione del bene rivalutato, ma è anche vero che si dice successivamente che per il calcolo della plusvalenza del bene ceduto si deve in questo caso avere riguardo al valore del bene prima della rivalutazione. Ora, questo particolare, che non è secondario, non viene riportato nell'emendamento del relatore. Allora, o questo chiarimento il relatore lo aggiunge integrando l'emendamento oppure lo fornisce per poi consentire eventualmente al Governo di introdurlo come precisazione in una eventuale circolare successiva, ritenendo che ciò possa anche avvenire. Infatti, occorre chiarire che in caso di successiva cessione di questo bene entro il terzo anno la plusvalenza viene determinata facendo riferimento al valore originario del bene.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, voglio subito dire che siamo contrari all'emendamento della Commissione per le ragioni - non voglio dire i sospetti che, forse, è una parola troppo grossa - e gli argomenti adoperati dal collega Sergio Rossi poco fa.
L'impressione netta è che c'è qualcuno che non pagherà assolutamente nulla; già le percentuali abbassate sono veramente ridicole, il nulla sembra un'esagerazione. Questa è la ragione per cui appoggiamo la richiesta di chiarimenti avanzata dal collega Sergio Rossi così che anche noi potremo avere più chiare le ragioni della contrarietà.
Faccio una sola raccomandazione al collega Sergio Rossi: lo prego di non cambiare posizione quando il Governo gli chiederà di ritirare l'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, in relazione all'osservazione formulata dal collega Sergio Rossi a cui si è aggiunto anche il collega Grandi relativamente all'aspetto connesso all'imposta sostitutiva afferente alle iscrizioni di attività in precedenza omesse, va chiarito che il dubbio non si pone assolutamente. In pratica, con l'emendamento proposto dal relatore si sostiene che nel caso in cui il cespite venga ad essere dismesso entro tre anni da quello nel quale non si sono avuti effetti sul versante fiscale, deve essere restituita l'imposta sostitutiva dalla quale il contribuente
non ha tratto alcun vantaggio. Basti pensare al caso in cui un soggetto iscrive un'attività in bilancio a 100 lire - usiamo ancora il riferimento alle vecchie lire -, paga un'imposta sostitutiva di 6 lire; poi l'effetto fiscale, ossia la possibilità di godere del beneficio fiscale, si avrà solo a partire dal terzo anno, dunque dal 2005. Se il cespite viene venduto medio tempore dovranno essere pagate le plusvalenze piene. Ciò emerge in modo inequivocabile dal dettato normativo; dunque il 6 per cento che si è pagato a titolo di imposta sostitutiva va da sé che deve essere restituito altrimenti si pagherebbero due volte le imposte su una dismissione. Senza dubbio la soluzione data nel testo normativo non dà adito ad alcun equivoco.
ALFIERO GRANDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Grandi, ha già parlato: come faccio a darle la parola!
ALFIERO GRANDI. Un momento solo per un chiarimento.
MAURIZIO LEO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Non è possibile: ha parlato anche lei, adesso riparla Grandi, allora non parla nessuno dei due, scusatemi!
ALFIERO GRANDI. Presidente, vorrei fare una domanda per avere un chiarimento!
PRESIDENTE. Ho capito, faccia pure la domanda.
ALFIERO GRANDI. La domanda è molto semplice: perché introdurre questa modifica che produce i sospetti di cui diceva prima il collega Sergio Rossi quando, secondo lo statuto dei diritti del contribuente, non si può pagare due volte la stessa imposta? Temo che da questa norma discenda un'altra cosa, e ne renderà conto anche lei, onorevole Leo.
SERGIO ROSSI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A questo punto parli anche lei, onorevole Sergio Rossi, non posso usare per la Lega un metro diverso da quello usato per i DS. Parli pure, per dieci secondi, come ha fatto Grandi.
SERGIO ROSSI. Signor Presidente vorrei semplicemente dire che il chiarimento fornito dal relatore non è assolutamente convincente (Applausi del deputato Alfiero Grandi). Certamente, con questo emendamento ci troviamo di fronte ad attività che vengono regolarizzate e se cedute ad un altro soggetto entro tre anni non godranno neanche di una lira di sconto a titolo di imposta sostitutiva. Dunque, non è assolutamente vero che vi sia un doppio pagamento di imposta. Allora, una volta avvenuta la regolarizzazione, l'imposta deve restare nelle casse allo Stato, se deve essere restituita bisogna ritornare al valore originario del bene che è quello precedente la regolarizzazione. Così come dice la normativa, la rivalutazione dei beni aziendali...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sergio Rossi.
MAURIZIO LEO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Poi basta, passiamo ai voti, si parlerà sugli emendamenti, non possiamo aprire un microdibattito così.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, l'intento di questo emendamento è proprio quello che dice l'onorevole Sergio Rossi, cioè fare in modo che nel momento in cui si cede il bene si parta da un valore zero ma, visto che viene pagata tutta l'imposta sulla plusvalenza, si deve restituire la parte dalla quale il contribuente non ha tratto vantaggio, altrimenti si tratterebbe di una doppia tassazione che non ha senso; sono questioni elementari di diritto tributario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento
Benvenuto 05-bis.319.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 393
Votanti 390
Astenuti 3
Maggioranza 196
Hanno votato sì 171
Hanno votato no 219).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Benvenuto 0.5-bis.319.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 408
Maggioranza 205
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 219).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lettieri 0.5-bis.319.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 415
Maggioranza 208
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 225).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Stradiotto 0.5-bis.319.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 407
Maggioranza 204
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 221).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Grandi 0.5-bis.319.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 407
Maggioranza 204
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 218).
Onorevoli colleghi, invito ognuno a votare per sé.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Benvenuto 0.5-bis.319.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 212).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Pinza 0.5-bis.319.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 407
Maggioranza 204
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 219).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-bis.319 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 400
Astenuti 12
Maggioranza 201
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 192).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 5-bis.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 413
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 223).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 5-bis.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 403
Maggioranza 202
Hanno votato sì 182
Hanno votato no 221).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 5-bis.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 408
Votanti 407
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato sì 181
Hanno votato no 226).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leo 5-bis.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 404
Maggioranza 203
Hanno votato sì 176
Hanno votato no 228).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pinza 5-bis.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 415
Maggioranza 208
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 230).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 5-bis.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 421
Maggioranza 211
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 231).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 5-bis.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 259
Astenuti 165
Maggioranza 130
Hanno votato sì 26
Hanno votato no 233).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 5-bis.58, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 400
Astenuti 16
Maggioranza 201
Hanno votato sì 170
Hanno votato no 230).
Chiedo al relatore di esprimere il parere sull'emendamento 5-bis.321 della Commissione e sui relativi subemendamenti.
GIANFRANCO CONTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sui subemendamenti Benvenuto 0.5-bis.321.1 e Pinza ha 0.5-bis.321.2; il parere è invece favorevole sull'emendamento 5-bis.321 della Commissione.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del subemendamento Benvenuto 0.5-bis.321.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.
GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei conoscere il parere della Commissione bilancio su queste proposte emendative.
PRESIDENTE. Onorevole Benvenuto, la Commissione bilancio nulla osta su queste proposte emendative.
GIORGIO BENVENUTO. Grazie, signor Presidente. Vorrei segnalare ai colleghi che l'emendamento della Commissione ci pone di fronte ad una proposta particolarmente delicata (l'emendamento, infatti, non riguarda le sanzioni; voglio anche ricordare
che questo è un articolo che definisce gli accertamenti degli atti di contestazione, degli avvisi di irrogazione delle sanzioni, degli inviti al contraddittorio e dei processi verbali di constatazione) in quanto con esso si chiede che sia abbonato il 65 per cento delle ritenute che il sostituto di imposta avrebbe dovuto operare sui propri dipendenti e che sono state invece omesse dal datore di lavoro. Questa è una norma particolarmente grave, perché non si tratta di ridurre sanzioni, bensì si va ad incidere su soldi che dovevano essere pagati dai lavoratori e rispetto ai quali il datore di lavoro fungeva da sostituto di imposta.
Al di là di questo giudizio, vi è anche un'altra questione: tale norma confligge con le misure - adottate e più volte modificate - sull'emersione dal lavoro sommerso e dal lavoro nero. Segnalo cioè che ci troviamo di fronte ad un modo di affrontare i problemi che è francamente incomprensibile. Già per l'emersione del sommerso sono stati emanati quattro provvedimenti senza che, però, nulla, o quasi, sia emerso; adesso, in questo decreto-legge, introduciamo un'altra norma che precisa, modifica altre norme di recente approvate. Non riesco proprio a comprendere tutto questo.
Vorrei capire dal Governo quale sia la ratio e in quale modo si intenda procedere: se si vuole realizzare l'emersione del sommerso, quali sono le regole da applicare? Come è pensabile che, in questa importante azione di emersione del lavoro nero, si riesca ad ottenere risultati, se le norme sono erratiche? Come si può affrontare questo problema, se in un determinato contesto, senza che vi sia alcun riferimento, introduciamo questa misura che è in contrasto con le altre misure adottate? Se si abbona al datore di lavoro il 65 per cento delle ritenute fiscali che avrebbe dovuto effettuare nei confronti dei lavoratori dipendenti, quali sono le questioni che si pongono nei confronti di questi ultimi?
Vorrei che rimanga agli atti che, di fronte a queste stravaganze ed a questi provvedimenti contraddittori, vi è un Governo silente che, forse, non capisce neanche ciò di cui si discute e che non è in grado di fornire una spiegazione non politica ma tecnica. Come si concilia questa norma con le altre? Non esprimiamo giudizi politici, ma chiediamo soltanto quale sia la coerenza e quale possa essere il comportamento di un soggetto quando si trova di fronte a norme che sono le più diverse e le più contraddittorie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Benvenuto 0.5-bis.321.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 424
Maggioranza 213
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 232).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Pinza 0.5-bis.321.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 421
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 232).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-bis.321 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 430
Maggioranza 216
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 196).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 5-bis.59, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 424
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 226).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 5-bis.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 428
Votanti 427
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 234).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 5-bis.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sulquale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 420
Votanti 263
Astenuti 157
Maggioranza 132
Hanno votato sì 31
Hanno votato no 232).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 5-bis.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 425
Votanti 419
Astenuti 6
Maggioranza 210
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 233).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 5-bis.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 230).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Visco 5-bis.204, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 424
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 225).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 5-bis.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 435
Votanti 269
Astenuti 166
Maggioranza 135
Hanno votato sì 35
Hanno votato no 234).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Fluvi 0.5-bis.306.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 420
Astenuti 6
Maggioranza 211
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 228).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Giordano 0.5-bis.306.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 421
Votanti 420
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 225).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Benvenuto 0.5-bis.306.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 433
Votanti 406
Astenuti 27
Maggioranza 204
Hanno votato sì 172
Hanno votato no 234).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-bis.306 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 435
Votanti 430
Astenuti 5
Maggioranza 216
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 198).
Avverto che l'emendamento Grandi 5-bis.65 è precluso dall'approvazione dell'emendamento 5-bis.306 della Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 5-bis.66, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 427
Astenuti 2
Maggioranza 214
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 229).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 5-bis.67, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 417
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato sì 187
Hanno votato no 230).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 5-bis.68, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 234).
Prendo atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Avverto che l'emendamento Benvenuto 5-bis.70 è precluso dall'emendamento 5-bis.322 della Commissione.
Invito il relatore ad esprimere il parere sull'emendamento 5-bis.322 della Commissione e sui subemendamenti ad esso presentati.
GIANFRANCO CONTE, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sui subemendamenti Benvenuto 0.5-bis.322.1, 0.5-bis.322.2 e 0.5-bis.322.3 e Pinza 0.5-bis.322.4 ed esprime parere favorevole sull'emendamento 5-bis.322 della Commissione. Vorrei inoltre precisare che per quanto riguarda l'emendamento Giordano 5-bis.69...
PRESIDENTE. Questo emendamento non è stato segnalato.
Il Governo?
MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento
Benvenuto 0.5-bis.322.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 417
Maggioranza 209
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 226).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Benvenuto 0.5-bis.322.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 421
Maggioranza 211
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 229).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Benvenuto 0.5-bis.322.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 424
Maggioranza 213
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 230).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Pinza 0.5-bis.322.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 425
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 231).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-bis.322 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
VALDO SPINI. Presidente...
PRESIDENTE. Onorevole Spini, se c'è qualcuno che vota in un modo multiplo, i gruppi devono segnalarmelo. Non sono un detective e, tra l'altro, ho avuto un terribile calo di vista in quest'ultimo periodo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 372
Votanti 369
Astenuti 3
Maggioranza 185
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 172).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sergio Rossi 5-bis.71.
GIANFRANCO CONTE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE, Relatore. Signor Presidente, con l'emendamento in esame affrontiamo la questione dell'una tantum per i manifesti abusivi. Tale questione riguarda il decoro delle città, ma anche le casse degli enti locali e la maggior parte dei partiti presenti in quest'aula. Personalmente ritenevo che l'emendamento approvato durante la finanziaria
fosse esaustivo rispetto a tale materia. Oggi ci viene presentato questo emendamento con la richiesta di istituire una sorta di una tantum per tutti gli abusi seguendo la norma votata al Senato.
Per queste ragioni, modificando il parere precedentemente espresso, sull'emendamento Sergio Rossi 5-bis.71 mi rimetto all'Assemblea.
PRESIDENTE. Prendo atto che anche il Governo si rimette all'Assemblea.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sergio Rossi 5-bis.71, sul quale la Commissione ed il Governo si rimettono all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 407
Votanti 402
Astenuti 5
Maggioranza 202
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 206).
DANIELE FRANZ. La Camera approva, Presidente!
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, la Camera approva!
PRESIDENTE. No, la Camera respinge con 196 voti favorevoli e 206 voti contrari (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
A questo punto invito il relatore ad esprimere nuovamente il parere sugli identici emendamenti Sergio Rossi 5-bis.72, Pinza 5-bis.73 e Benvenuto 5-bis.74.
GIANFRANCO CONTE, Relatore. Vorrei chiamare l'attenzione dell'Assemblea sugli emendamenti in esame in considerazione del fatto che nella giornata di ieri si è svolto un lunghissimo dibattito a tale proposito. Questi emendamenti...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, scusate, se non state attenti, è ovvio che poi nelle votazioni i gruppi si trovino in condizione di ordine sparso perché le indicazioni non pervengono.
Allora, premesso che un parlamentare è libero di votare quello che ritiene più opportuno, tuttavia, se vi fosse un po' più di ordine, anche il relatore riuscirebbe a capire quello che dice.
Prosegua pure, onorevole Conte.
GIANFRANCO CONTE, Relatore. Poiché è stato detto che questa norma è stata presentata di soppiatto, praticamente senza la dovuta attenzione e visto che i gruppi invece hanno destinato grandissima attenzione a questo argomento, per quello che mi concerne vorrei evitare stamani, anche per ragioni di tempo, di ripetere tutte le considerazioni che sono state fatte dal sottosegretario Contento, da me condivise pienamente. Però ho anche visto che nel corso del dibattito è emersa una diversa sensibilità all'argomento. Credo quindi che a questo punto l'argomento meriti un approfondimento che non può essere svolto questa mattina, ma in un momento successivo. Pertanto sarei propenso ad accettare la soppressione della lettera o) del comma 1 dell'articolo 5-bis.
Tuttavia, mi rimetto comunque alla volontà dell'Assemblea per quello che concerne questa disposizione normativa.
Con questo vorrei però, signor Presidente, che fosse evitato un nuovo dibattito sull'argomento, perché altrimenti si ripeterebbero le due ore perse nel dibattito di ieri (Applausi del deputato Buontempo).
PRESIDENTE. Onorevole Conte, lei dunque sarebbe propenso all'accettazione degli identici emendamenti Sergio Rossi 5-bis.72, Pinza 5-bis.73 e Benvenuto 5-bis.74.
Chiedo allora al rappresentante del Governo se è d'accordo con il relatore.
MANLIO CONTENTO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente, come ho già anticipato il Governo si rimette all'Assemblea come ha sempre fatto in queste occasioni (Applausi del deputato Buontempo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sergio Rossi.
Con l'occasione chiederei, se possibile, non solo al collega Sergio Rossi, ma anche a tutti gli altri colleghi iscritti per le dichiarazioni di voto, di limitare la durata dei loro interventi, perché credo che sarebbe utile.
Ha facoltà di parlare, onorevole Sergio Rossi.
SERGIO ROSSI. La Lega nord Padania è chiaramente favorevole su questo emendamento e peraltro il nostro gruppo interviene su questo emendamento per la prima volta oggi, per quanto ieri si sia sviluppata una discussione di circa due ore. Avvenendo adesso la votazione, non vorremmo che essa avvenisse nel più generale silenzio sul problema richiamato dal nostro emendamento. Con l'occasione vorremmo quindi spiegare il motivo per il quale siamo contrari all'installazione dei videopoker nelle sale giochi. Vorremmo evitare in sostanza un accentramento di giochi vari, in sale che potrebbero prima o poi diventare - o pretendere di diventarlo - dei casinò. Allora dobbiamo chiederci, come politici, se sia giusto consentire questo percorso, che in modo strisciante ingenererà delle aspirazioni nei gestori delle sale giochi e che ci porterà sicuramente un domani ad affrontare il problema delle sale da gioco, di fatto costituite, che saranno quasi paragonabili a veri casinò.
Ricordo che più volte il Parlamento, in questa legislatura, ma anche in quella precedente, è intervenuto sul problema dei casinò, senza però trovare un punto di equilibrio, perché i problemi sono di natura diversa: innanzitutto vi è quello della localizzazione di queste sale; vi è poi il problema dell'ordine pubblico, perché sappiamo infatti che, laddove vi è un aumento del giro di soldi, possono nascere problemi di questo tipo. Da questo deriva anche un problema riguardo alla localizzazione di queste sale: non si possono prima autorizzare le aperture in determinate zone, dove poi si creerebbero dei problemi di ordine pubblico, e poi intervenire successivamente. Vi è poi un ulteriore problema, non secondario, quello della destinazione degli utili agli enti pubblici locali che ospitano queste sale come già avviene per i casinò. È chiaro che attualmente le sale bingo non producono degli utili eccezionali, ma se andiamo avanti ad autorizzarle e ad incrementare la loro tipologia di giochi, ciò potrebbe sicuramente avvenire. Allora, se sono paragonabili alle case da gioco, vi sono dei problemi uguali a quelli delle case da gioco. Ritengo che il Parlamento debba chiaramente prevenire i problemi con una buona legislazione e non debba lasciare che prima si creino i problemi e poi intervenire perché costretto a risolverli.
Inoltre, l'accentramento dei giochi in queste sale diventa inopportuno, anche alla luce della politica che questa maggioranza sta portando avanti, non solo in favore, ma a tutela della famiglia.
Quindi, non facciamo come recentemente ha fatto questo ramo del Parlamento in merito alla sicurezza dei cittadini quando ha approvato l'indultino. Infatti, in campagna elettorale abbiamo affermato che avremmo garantito maggiore sicurezza agli elettori - come abbiamo fatto con l'approvazione della legge Bossi-Fini -, ma poi questa Camera - non la Lega nord - ha approvato l'indultino, con il quale si fa uscire dalle carceri un certo numero di delinquenti.
Dunque, non facciamo lo stesso percorso anche per quanto riguarda la tutela della famiglia: prima interventi a favore e, poi, interventi come questo che potrebbero, invece, avere delle conseguenze negative.
Pertanto, esprimeremo un voto favorevole sugli identici emendamenti esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, colleghi, a nome del gruppo di Alleanza nazionale, annuncio - come del resto credo si fosse già intuito dagli interventi di ieri - il nostro voto favorevole sugli emendamenti in esame.
Le ragioni sono molto semplici. Abbiamo sempre sostenuto che, semmai, con mille cautele, sarebbe stato opportuno introdurre in ogni regione una sala da gioco con tutti i crismi della sicurezza, della prevenzione e quant'altro.
Invece, questa norma - a nostro avviso - finisce per introdurre surrettiziamente, in ogni bingo, una casa da gioco dei poveri, per la necessità di non far fallire queste sale gioco e per assicurare il gettito previsto (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
Allora, riaffermiamo non solo il nostro voto favorevole sugli emendamenti ma precisiamo, ai fini di un'interpretazione del regolamento che sarà redatto, che il voto di oggi significa chiaramente che - in maniera ancora più surrettizia, attraverso norme regolamentari - non si potrà introdurre nelle sale bingo dei videopoker, vale a dire quelli ai quali gioca chi ha la mania di perdere 100 mila lire ogni dieci minuti, rovinando se stesso e la sua famiglia, mescolandosi magari con chi invece pratica il gioco del bingo che, come tutti sanno, ha quali destinatari altri tipi di persone.
Peraltro, sono molto lieto di non essere isolato in questa vicenda, che vede emendamenti presentati da gruppi della maggioranza, ma anche dell'opposizione. Ciò, dunque, smentisce il fatto che da parte della sinistra vi potesse essere un interesse all'approvazione di questa norma. Evidentemente, aveva ragione chi come noi pensava che non vi è alcun interesse non solo da parte nostra, ma anche da parte della sinistra e di ciò siamo lietissimi.
RENZO INNOCENTI. Noi abbiamo presentato un emendamento!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Collè. Ne ha facoltà.
IVO COLLÈ. Ancora una volta siamo qui a discutere dell'autorizzazione all'introduzione dei giochi nelle sale bingo. È la quarta volta, tra Camera e Senato, che viene affrontato questo argomento. Prima, si pensava in parte di introitare maggiori risorse e, oggi, si pensa di venire incontro alle esigenze dei gestori delle sale bingo.
Ancora una volta, siamo di fronte ad un tentativo di aprire sul territorio italiano dei veri e propri piccoli casinò e non so se ci si renda conto di cosa ciò voglia dire. Voglio ricordare che le autorizzazioni per le sale bingo sono ben 800, voglio ricordare che sono già esistenti e che sono state aperte più di 300 sale bingo. Mi chiedo - e chiedo all'Assemblea - se questa sia la risposta che intendiamo fornire ai nostri giovani con problemi di disoccupazione, se vogliamo fare del nostro paese una Las Vegas unica da Bolzano a Palermo e se vogliamo far sì che la mentalità degli italiani sia una mentalità del gioco e che, di fatto, si vada verso una realtà del vizio del gioco.
Mi auguro che la risposta di questa Assemblea sia, nei confronti dei quesiti dianzi posti, negativa. Nel dibattito svoltosi ieri si è parlato della crisi di queste sale bingo e, quindi, della crisi di chi gestisce queste sale. Al riguardo, mi permetto di dire che dovremmo compiere un primo passo dando completezza alla normativa prevista per questo gioco. Difatti, in Italia la disciplina del gioco del bingo, e i gestori l'hanno lamentato nel corso delle audizioni svoltesi in sede di Comitato ristretto, manca ancora di completezza. Conseguentemente, ritengo che il primo passo, ripeto, dovrebbe essere proprio questo, prima di adottare altre soluzioni come quella prospettata oggi.
PRESIDENTE. Onorevole Collè, la invito a concludere.
IVO COLLÈ. Presidente, le minoranze linguistiche non si sono ancora espresse su questo provvedimento mi permetta, quindi, di svolgere alcune considerazioni, sia pure sintetiche.
Come dicevo, valutiamo assieme quali possano essere queste risposte; noi non abbiamo pregiudizi nel ragionare su questo tema, ma crediamo che, in qualche modo, si debbano dare risposte concrete, in modo particolare, all'ultima sentenza della Corte costituzionale con la quale la Consulta ha invitato il Parlamento a legiferare e a regolamentare questa materia. Il tentativo che oggi si prova a portare avanti, invece, è quello di ragionare a spizzichi e bocconi; un modo di fare che noi sicuramente non possiamo condividere.
Ricordo, ancora una volta, che il Comitato ristretto della Commissione attività produttive è al lavoro e sta per concludere le audizioni previste. Pertanto, ritengo che oggi si possa prendere un impegno e, in questo senso, invito il relatore e i componenti del Comitato ad esprimere il loro pensiero al riguardo. L'impegno potrebbe consistere in ciò che, entro l'anno, il Comitato ristretto presenti in aula un disegno di legge, mi auguro il più trasversale possibile, che permetta di dare, nella sua completezza e in modo organico, una risposta su questa delicata materia.
PRESIDENTE. Onorevole Collè, mi scusi, se poc'anzi l'ho interrotta, anche perché ritengo che prima lei avesse ragione; tuttavia, desidero dire ai colleghi che stiamo discutendo degli emendamenti che probabilmente verranno approvati all'unanimità dall'Assemblea, sebbene, però, abbiano chiesto di parlare decine di colleghi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crisci. Ne ha facoltà.
NICOLA CRISCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho appreso con piacere che il gruppo di Alleanza nazionale è favorevole a questi identici emendamenti, tuttavia desidero ricordare al capogruppo, onorevole La Russa, che non ci sono emendamenti sottoscritti da deputati del gruppo di Alleanza nazionale; conseguentemente, la sensibilità da loro mostrata rispetto a questo problema è, a mio avviso, benvenuta sebbene, però, ritengo sia opportuno ricordare le iniziative politiche concrete prese e chi le ha prese.
Ebbene, il 23 dicembre dello scorso anno, in sede di approvazione della legge finanziaria, si introdusse la disciplina del piccolo gioco d'azzardo prevedendo, di fatto, la liberalizzazione dei videogiochi a vincita monetaria; ciò è avvenuto senza un minimo di discussione e in modo frettoloso e disorganico. Si è così affrontato un problema nuovo e, per molti versi, complesso rinunciando scientemente a seguire la procedura legislativa ordinaria che avrebbe potuto consentire l'adozione di soluzioni più adeguate, più approfondite e più partecipate e, soprattutto, rispettose del dramma che colpisce decine di migliaia di famiglie che vedono pensioni, stipendi e salari falcidiati dal vizio del videogioco il quale sta assumendo il carattere di una vera e propria malattia: una gravissima e nuova forma di dipendenza ormai oggetto di studio da parte della scienza medica e degli istituti di ricerca. Si tratta di un problema sempre più drammaticamente diffuso che produce effetti devastanti sui giocatori e sulle loro famiglie tanto da essere definito la nuova follia del terzo millennio.
Ebbene, un problema di tale portata fu discusso quasi di nascosto, introdotto di soppiatto al Senato, e la normativa registrò l'approvazione compatta dalla maggioranza, salvo qualche isolato, timido ed imbarazzato distinguo, esternato più per tacitare la propria coscienza che per proporre soluzioni concrete. La risposta fu vergognosa e funzionale solo agli interessi del bilancio dello Stato ed a quelli certamente meno nobili dei conti economici delle imprese che operano nel settore dei videopoker. Si trattava di una risposta che, oltre a segnare una brutta pagina per la civiltà giuridica del nostro paese, era la peggiore disciplina che si potesse dare ad un problema che colpisce tante persone.
Al peggio non c'è mai fine e così, ancora una volta, con lo stesso metodo e con una previsione normativa criptica, si è inserito all'articolo 5-bis, lettera o) un'ulteriore liberalizzazione che, allargando le già ampie maglie della vigente normativa, consente di fatto di praticare il piccolo gioco d'azzardo in tutte le sale. Ma se l'obiettivo è quello di alimentare ulteriormente gli appetiti insaziabili dei produttori e dei concessionari dei videopoker, perché allora non consentire l'installazione delle macchine da gioco nel più grande mercato potenziale, quello delle sedi scolastiche? Ma alla decenza non sembra esserci limite per questa maggioranza e non è detto che la mia domanda, che sembra paradossale, non venga presa in considerazione da chi, senza vergogna, ha fatto un bel regalo di Natale alle lobby del settore e nel contempo è riuscito, sulla pelle delle vittime del gioco, a fare cassa per cercare di far fronte alle esigenze di finanza pubblica conseguenti alle errate previsioni del ministro Tremonti, che aveva scommesso su un tasso di sviluppo che per il momento resta confinato solo nella sua fertile fantasia. Se i 16 condoni previsti non hanno fatto emergere i dubbi e le perplessità, pur presenti nella maggioranza rispetto a problemi etici sempre più indigeribili, sono convinto che questa norma scritta in modo incomprensibile susciterà, come sta suscitando, l'indignazione di gran parte del Parlamento e sono sicuro, come è stato annunciato, che saranno approvati gli emendamenti. Se li approviamo facciamo qualcosa di positivo: abbiamo cioè una risposta al dramma ed alla sofferenza di tante famiglie e forse ci avviamo anche ad un ripensamento rispetto alle norme impropriamente approvate che provocheranno ulteriori drammi rispetto a quanti soffrono di questo fenomeno così devastante (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio il relatore onorevole Gianfranco Conte perché in un'aula parlamentare si deve prendere atto delle situazioni che si determinano. Quindi, votando a favore di questi emendamenti soppressivi si cancellano quelle righe del provvedimento che consentono alle sale Bingo di avere videogiochi e i videopoker.
Vorrei solo dire - in aggiunta a quanto già detto dal collega La Russa, che le ha definite case da gioco dei poveri - che purtroppo non mi ero accorto che vi era un emendamento all'inizio che avrebbe cancellato l'installazione di videogiochi anche nei bar, cosa che mi riprometto di fare successivamente con altri provvedimenti. Infatti, onorevoli colleghi, non so se avete avuto opportunità di leggere gli ultimi dati sull'usura, su cui credo non ci sia parlamentare o gruppo politico che non intenda combatterla adeguatamente. All'usura non vi ricorre chi ha bisogno di un miliardo, ma chi si gioca lo stipendio o la pensione. Da quando si sono allargati i giochi nei bar e nei Bingo è aumentato il ricorso all'usura. Ecco il motivo per il quale mi auguro che la Camera voti a favore di questi emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giulio Conti. Ne ha facoltà.
GIULIO CONTI. Signor Presidente, ribadisco l'apprezzamento nei confronti di chi ha portato avanti quest'opera di ravvedimento per quanto concerne la disposizione in oggetto. Faccio presente, comunque, che sarebbe stato introdotto un gioco, le cui vincite avrebbero trovato un corrispettivo in soldi e non in merce, come invece avrebbe previsto o prevederebbe la legge. Mi preoccuperei anche di alcuni progetti di legge in discussione che riguardano la trasformazione di tutte queste macchine in un altro tipo di congegni che debbono avere un diverso tipo di pagamento. Anche questo sarà un tema molto importante da affrontare perché ritengo
che quelle macchine, già adoperate nei casinò, siano più che adeguate come sistema di pagamento ed anche dal punto di vista tecnologico. Non vorrei che anche dietro un nuovo provvedimento vi fosse un grande affare per la modifica di queste macchine che, tra l'altro - come in termini di commercio import-export - sono tutte di importazione estera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che, senz'altro, da parte del relatore vi sia stato un sussulto di saggezza nel prendere la decisione che è stata adottata. Mi sarei aspettato che un atteggiamento analogo, non di finta neutralità, vi fosse stato anche da parte del Governo su una materia che attiene - direi - alla creazione del costume del nostro paese.
Voglio dare atto all'onorevole Buontempo della battaglia politica che ha portato avanti; egli, per primo, ha sollevato in quest'aula il problema, suscitando anche la nostra attenzione.
Comunque, non posso non dirmi preoccupato dopo aver ascoltato la dichiarazione rilasciata dal capogruppo di Alleanza nazionale - e ieri da quella del collega Giulio Conti appartenente allo stesso gruppo parlamentare -, secondo la quale si tratta di mettere da parte questa decisione per poter poi diffondere sul territorio delle case da gioco, cioè dei casinò. Vi è una cultura dell'azzardo che, praticamente, punta a rendere l'Italia una grande bisca.
Signor Presidente, lo so che lei mi ascolta sempre, ma vi è una cosa che in questo momento potrebbe interessarla molto. Onorevoli colleghi, ieri, un noto intellettuale di Forza Italia - che, peraltro, è anche un grande organizzatore di circoli di cultura -, subendo anche, credo, l'influenza del Presidente Pera - che come si sa è un noto studioso di Popper -, ha sostenuto su un giornale della capitale che, secondo le parole di Popper, le aspirazioni della democrazia sono, non tanto di dare alla gente quello che vuole - e credo che la gente voglia i giochi -, quanto - pensate alle parole - di far crescere il livello dell'educazione.
Domando al sottosegretario - che rappresenta il Governo - se intenda proporre al ministro Moratti, come fonte di educazione, la diffusione dei giochi, e se è questa la cultura che la destra intende portare avanti; naturalmente, il noto intellettuale è Marcello Dell'Utri. È questa la logica? Oppure dobbiamo porci il problema di creare nel nostro paese un costume solido, serio e basato su principi che, peraltro, non appartengono ad una parte politica, ma a tutto il Parlamento? Vi sono state delle voci che si sono sollevate in questo senso, in termini onesti: ne voglio ancora dare atto all'onorevole Buontempo. Bisogna però creare una democrazia che sia basata sulle virtù e non sul vizio (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento anche a nome del collega Collè che in precedenza, durante il suo intervento, non ha avuto il tempo di dichiararlo.
Infatti, l'introduzione dei videopoker nelle sale bingo ed in altri luoghi, come è stato ribadito, non può essere fatta di soppiatto all'interno di un decreto come questo, continuamente sottoposto a manipolazioni. Ieri, ho cercato di sottolineare la necessità, invece, che il Governo affronti in maniera organica questo eventuale orientamento - qualora venisse adottato - in aula e nelle sedi competenti.
Non ripeto quanto ho detto ieri riferendomi alla pericolosità consistente nell'estensione della possibilità di praticare il gioco d'azzardo. Questa pratica è connessa con l'eventualità di stabilire contatti con il mondo malavitoso, il crimine organizzato, l'usura. Da parte degli enti locali vi deve essere un'attenzione affinché questo tipo
di pratica - che può veramente scadere nella dipendenza - possa essere contrastata con gli strumenti, gli interventi ed i servizi adatti.
Pertanto, sono molto contenta che la maggioranza approvi, assieme all'opposizione, gli emendamenti in esame. Mi auguro, pertanto, che, al di là delle polemiche di ieri, tutta l'Assemblea si pronunci a favore dei medesimi.
PRESIDENTE. Il relatore dovrebbe adesso precisare la riformulazione dell'emendamento 5-bis.305 della Commissione. Prego, onorevole Conte.
GIANFRANCO CONTE, Relatore. Signor Presidente, la riformulazione dell'emendamento 5-bis.305 della Commissione è la seguente: «al comma 1, aggiungere, infine, la seguente lettera: n-bis) all'articolo 22, comma 5, (...)»; infine, si devono eliminare le parole: «e al».
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sergio Rossi 5-bis.72, Pinza 5-bis.73 e Benvenuto 5-bis.74, sui quali la Commissione e il Governo si rimettono all'Assemblea e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 369
Astenuti 10
Maggioranza 185
Hanno votato sì 364
Hanno votato no 5).
A seguito dell'approvazione degli emendamenti soppressivi della lettera o) sono preclusi gli emendamenti sostitutivi della stessa lettera.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-bis.305 della Commissione, nel testo riformulato, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea e la V Commissione (Bilancio) ha espresso un parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 394
Votanti 393
Astenuti 1
Maggioranza 197
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 171).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pinza 5-bis.80.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.
GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, in realtà desidero precisare che intendo parlare a titolo personale.
Si tratta di un emendamento, cui attribuisco particolare importanza, sostanzialmente simile alla proposta emendativa Sergio Rossi 5-bis.78. Solleviamo il problema che le maggiori entrate che dovessero derivare dalla complessa operazione delle sanatorie in discussione possano essere destinate agli interventi per la ricostruzione e per i danni causati dalle calamità naturali che si sono verificati nel corso dell'anno 2002. Siamo, quindi, pronti a discutere anche l'emendamento presentato dall'onorevole Sergio Rossi, nel contesto di una valutazione generale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, come esponente lombardo del centrosinistra, in particolare della provincia di Lecco, vorrei segnalare che a seguito degli enormi danni alluvionali che hanno colpito le province di Lecco, segnatamente il comune di Cortenova, di Bergamo e
altre zone della Lombardia sono stati finora erogati finanziamenti inadeguati (comma 59, articolo 80 della legge finanziaria), peraltro non ancora giunti. Vi sono decine di famiglie ancora sfrattate, di imprenditori autorevoli che hanno necessità di risorse urgenti per ricostruire e far ripartire la loro attività e di lavoratori che rischiano di perdere definitivamente la loro attuale occupazione. I sindaci di queste località si sentono abbandonati dalle istituzioni perché hanno ricevuto visite di ministri, rassicurazioni ed impegni finora mai rispettati.
L'emendamento proposto, rispetto ad un provvedimento dichiaratamente ingiusto che riscrive in pratica la legge finanziaria e umilia gli imprenditori ed i cittadini onesti, di fatto chiede che le maggiori entrate derivanti dalle disposizioni del presente articolo siano destinate, in via prioritaria, agli interventi per la ricostruzione e per i danni causati dalle calamità naturali verificatesi nel corso del 2002.
Sarebbe perlomeno un fine più nobile per giustificare mezzi e strumenti non condivisibili; sarebbe perlomeno una risposta coerente rispetto alla legge sui piccoli comuni approvata da questa Camera pochi giorni or sono e sarebbe certamente un'attenzione particolare per quegli amministratori e quei cittadini che, senza colpe particolari, hanno subito questi danni e chiedono non soltanto un aiuto ma un atto di responsabilità civica da parte delle istituzioni.
Per questo motivo voterò anche a favore del successivo emendamento proposto dalla Lega nord Padania.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Reduzzi. Ne ha facoltà.
GIULIANA REDUZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiedo di sottoscrivere l'emendamento in esame perché esso è a favore dei paesi alluvionati che versano ancora in gravi condizioni di pesante disagio ed invocano congrui contributi per la ricostruzione del loro territorio. Per ora sono stati concretamente aiutati dalla generosa solidarietà dei cittadini; le briciole promesse dallo Stato pare non siano ancora disponibili e comunque non sono state ancora erogate ai comuni interessati.
Tutte le azioni tese a fronteggiare l'emergenza, la ricostruzione e la prevenzione nelle zone colpite da calamità naturali mi trovano favorevole e pertanto chiedo di apporre la mia firma in calce a questo emendamento che, in controtendenza con lo spirito del decreto-legge tutto a beneficio dei furbi evasori, intende invece attuare interventi a favore dei deboli, in questo caso, nei confronti dei cittadini sfortunati ed in difficili condizioni di vita (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vigni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimendo la posizione del mio gruppo, vorrei ribadire, cosa che altri colleghi prima di me hanno fatto, lo scopo di questo emendamento, ovvero prevedere che le maggiori entrate derivanti da tale articolo siano destinate in via prioritaria agli interventi per la ricostruzione nelle zone colpite dalle calamità naturali nel corso del 2002.
Vorrei ricordare che nel corso di quell'anno il nostro paese è stato colpito purtroppo da numerose calamità naturali: in particolare, il terremoto che ha colpito il Molise e la Puglia, le vicende relative all'Etna in Sicilia ed ancora le alluvioni che hanno colpito soprattutto il nord del nostro paese. Qual è il problema? Il problema è rappresentato dal fatto che le risorse stanziate sia per gli interventi di emergenza sia in particolare per gli interventi di ricostruzione sono ad oggi assolutamente insufficienti, clamorosamente insufficienti!
Particolarmente grave è la situazione nelle zone colpite dal terremoto, in particolare nelle regioni del Molise e della Puglia; vorrei ricordare che sono stati al riguardo stanziati soltanto 60 milioni di
euro ed, in particolare, con il decreto n. 245 del 2002 sono stati stanziati 50 milioni di euro per il terremoto che ha colpito le regioni del Molise e della Puglia e di dieci milioni di euro per le zone della Sicilia. Tutto qui!
La legge finanziaria ha introdotto inoltre una norma assolutamente generica ed addirittura sconcertante perché si è previsto che ulteriori risorse per gli interventi di ricostruzione debbano essere reperite all'interno della legge obiettivo. Si tratta di una norma sconcertante perché la legge obiettivo, come è noto, è stata predisposta per altre finalità ed è del tutto generica, dal momento che non si precisa in alcun modo quante risorse si reperiranno nell'ambito della legge finanziaria, quando ed in che modo.
La situazione ad oggi è dunque assolutamente grave perché, ripeto, non vi è certezza alcuna sulle risorse disponibili previste per la ricostruzione.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vigni...
FABRIZIO VIGNI. Non ho concluso, signor Presidente, ancora un attimo. Vorrei ricordare che quando noi presentammo alla legge finanziaria emendamenti che proponevano risorse certe per la ricostruzione - emendamenti che furono respinti dalla maggioranza di centrodestra - il Governo, in quell'occasione, annunciò interventi attraverso una eventuale leggina di solidarietà per le zone colpite da calamità naturali: ebbene, sono passati due mesi e a quegli annunci non ha fatto seguito alcun atto concreto da parte del Governo.
Quindi, ripeto, questa è la situazione e, ad oggi, è molto preoccupante, in particolare per quanto riguarda il Molise, dove vi sono popolazioni che continuano a vivere in condizioni di grande disagio. Abbiamo sentito tanti annunci a caldo, subito dopo il terremoto, quel poco che si è fatto si è fatto grazie agli sforzi della protezione civile, del volontariato e grazie alla solidarietà di tanti cittadini italiani, ma purtroppo, ad oggi, non vi è nulla di concreto e di certo per quanto riguarda gli interventi di ricostruzione.
Pertanto, noi pensiamo che sarebbe giusto e necessario prevedere che le maggiori entrate derivanti dall'applicazione di questo articolo fossero finalizzate in via prioritaria agli interventi di ricostruzione delle zone colpite da calamità naturali (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sergio Rossi. Ne ha facoltà.
SERGIO ROSSI. Signor Presidente, ho chiesto di parlare sull'emendamento Pinza 5-bis.80, che è simile al mio emendamento 5-bis.78 che esamineremo subito dopo, perché da una attenta lettura di quanto è scritto nel mio emendamento - e ripetuto dai presentatori dell'emendamento Pinza 5-bis.80 - emerge un errore. In questi emendamenti ci si vuole riferire - o almeno era il mio intento - alle maggiori entrate che si sarebbero verificate rispetto alle previsioni fatte da questo Parlamento - o almeno dai tecnici di questo Parlamento - con la legge sul condono. Invece, i tecnici e gli operatori del settore tributario del mercato prevedono una larga adesione ai condoni, tanto da aver previsto un maggiore gettito di circa 2 mila miliardi di vecchie lire. Si tratta di una previsione che non proviene dai tecnici di questa istituzione e che pertanto potrebbe essere anche attendibile.
Noi vorremmo riferirci a quel maggiore gettito per dare alle maggiori entrate che da esso deriveranno una destinazione in via prioritaria. Invece, questi due emendamenti si riferiscono erroneamente alle «maggiori entrate derivanti dalle disposizioni del presente articolo». Vorrei far presente che queste maggiori entrate trovano già una loro precisa collocazione all'interno di questo provvedimento, che poi vedremo più avanti (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)...
CESARE RIZZI. Ma insomma, il Governo non sta ascoltando!
PRESIDENTE. Onorevole Rizzi, la richiamo all'ordine, non dopo aver detto al Governo - che è disturbato dall'onorevole collega - che deve ascoltare.
SERGIO ROSSI. Vorrei quindi proporre una riformulazione del mio emendamento 5-bis.78 che potrebbe anche ricevere il parere favorevole dei firmatari dell'emendamento Pinza 5-bis.80. La riformulazione sarebbe la seguente: «Le maggiori entrate derivanti dalle disposizioni riguardanti i condoni tributari e contributivi rispetto alle quantificazioni iscritte in bilancio sono destinate prioritariamente alla ricostruzione nei comuni delle regioni colpiti dalle calamità naturali verificatesi nell'anno 2002». Chiedo che il mio emendamento così riformulato venga messo in votazione, sperando chiaramente di ottenere il parere favorevole dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, passiamo ai voti...
GIORGIO BENVENUTO. Presidente!
ROBERTO PINZA. Presidente!
MARCO STRADIOTTO. Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Stradiotto, qual è il problema?
MARCO STRADIOTTO. Vorremmo sentire il parere del relatore perché, a nostro avviso, la riformulazione proposta dal collega Sergio Rossi migliora la sua proposta emendativa, per cui potrebbe esserci un unico emendamento, sul quale anche noi voteremmo a favore.
PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore?
GIANFRANCO CONTE, Relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario anche sulla nuova riformulazione dell'emendamento Sergio Rossi 5-bis.78.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Abbondanzieri. Ne ha facoltà.
MARISA ABBONDANZIERI. Signor Presidente, ringrazio il collega Sergio Rossi, la cui precisazione dimostra evidentemente la necessità di apportare una correzione per ottenere un risultato. Il Presidente del Consiglio dei ministri affermò la necessità della tassa di scopo: ecco, sarebbe questa l'occasione per dar seguito alle parole pronunciate davanti ai microfoni delle televisioni. L'emendamento in questione deve essere approvato, poiché per le calamità naturali non vi sono risorse; infatti, non vi sono risorse nella legge finanziaria, non ci sono nel decreto-legge al nostro esame e, se si vuole realizzare la ricostruzione e dare una risposta alle alluvioni nel nord del paese, occorre approvare tale emendamento. Ecco perché invito i colleghi della Lega nord Padania a considerare le loro istanze comprese all'interno dell'emendamento Pinza 5-bis.80, che include tutte le calamità naturali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento e su quello successivo del collega Sergio Rossi (di cui peraltro sono cofirmatario) per ricordare che le alluvioni hanno sicuramente investito tutto il territorio nazionale ed hanno causato danni enormi. Ritengo, allora, che la riformulazione del collega Sergio Rossi abbia sicuramente fornito un contributo utile per la riflessione da parte di tutta l'Assemblea; tuttavia, vorrei ricordare al Governo, facendo specifico riferimento alle alluvioni dei mesi di novembre e dicembre dello scorso anno nelle aree settentrionali, che i ministri di tutte le forze politiche presenti nella maggioranza hanno dato rassicurazioni alle popolazioni di quei territori, poiché hanno manifestato e promesso il loro
impegno per risolvere le gravi problematiche che oggi quei cittadini si trovano ad affrontare.
Vorrei ricordare, inoltre, che altre proposte presentate dal nostro gruppo, che intendevano sistemare altri impegni assunti dal Governo - magari con gli imprenditori, quando si è detto loro di posticipare il versamento delle imposte, perché vi sarebbe stato comunque, successivamente, un intervento legislativo che avrebbe sanato eventuali ammende o interessi di mora -, non sono state dichiarate ammissibili in quest'aula dalla Presidenza, e pertanto si è sicuramente creata una situazione di danno per queste zone (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.
UGO PAROLO. Signor Presidente, vorrei ribadire il concetto testé espresso dal collega Sergio Rossi. Forse qualcuno era distratto, ma l'onorevole Sergio Rossi ha chiesto semplicemente di poter utilizzare eventuali risorse aggiuntive rispetto alle stime del Ministero dell'economia e delle finanze e quindi rispetto alle previsioni di entrata. Si tratta solamente di un'ipotesi, ma nel caso tale ipotesi dovesse verificarsi, tali risorse potrebbero essere utilizzate per risarcire gli alluvionati del centro nord. Credo che occorrerebbe un gesto minimo di buona volontà che, tra l'altro, non inciderebbe sulle previsioni finanziarie stimate dal Governo. Vorrei ricordarlo al Governo, peraltro, che mi sembra eccessivamente distratto rispetto alla questione degli alluvionati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO GIORDANO. Mi scusi, signor Presidente, ma voglio solamente dire che la riformulazione dell'emendamento Sergio Rossi 5-bis.78 proposta dalla Lega nord Padania, allargando il campo delle calamità naturali su tutto il territorio nazionale, sarebbe tale da conseguire un risultato univoco rispetto all'emendamento precedente...
PRESIDENTE. Comunque non insista su questo emendamento, onorevole Sergio Rossi, perché non è stato accettato dal relatore, per cui parliamo di cose che...
FRANCESCO GIORDANO. Posso fare la mia dichiarazione di voto...
PRESIDENTE. Su cosa?
FRANCESCO GIORDANO. Sul primo e sul secondo emendamento: è del tutto evidente, rientra nelle mie facoltà.
Voglio dire - visto che si tratta di una novità - che appoggio sia l'emendamento Pinza 5-bis.80, proposto dal centrosinistra, sia l'emendamento Sergio Rossi 5-bis.78 della Lega.
Secondo me, vi sono le condizioni formali per procedere ad un'unica votazione perché gli emendamenti sono identici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lettieri, al quale ricordo che dispone di un minuto. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, non vedo perché il Governo continui a tacere; eppure, la proposta ha fatto registrare una convergenza forte su un problema che riguarda milioni di cittadini colpiti da calamità naturali (non mi riferisco solo al drammatico terremoto del Molise, ma anche alle alluvioni nelle regioni del nord e del sud).
È davvero sconcertante, poi, onorevole Gianfranco Conte, la sua mancata adesione ad una riformulazione che avrebbe visto...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Raffaella Mariani, alla quale ricordo che dispone di un minuto. Ne ha facoltà.
RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, anche noi ci permettiamo di insistere su entrambi questi emendamenti.
La discussione, più volte affrontata, relativa alle risorse da destinare alle zone colpite da calamità naturale, ci vede concordi sulla proposta che ne è scaturita. Regioni importanti non si vedono riconosciuta alcuna risorsa economica da almeno un anno; alcune di esse non hanno ancora ricevuto il ristoro per gli interventi necessari ad affrontare la prima emergenza.
Approvando questi emendamenti verrebbe dato un contributo positivo e concreto, senza alcun appesantimento del bilancio, così com'era stato più volte garantito anche da alcuni esponenti del Governo negli incontri tenuti in sede locale all'indomani delle predette calamità. Si tratta di una misura importante sulla quale vi è una tensione fortissima delle istituzioni locali e dei cittadini, i quali hanno già contribuito di tasca propria per fornire un primo aiuto alle zone colpite.
Facciamo partire un segnale positivo anche da quest'aula!
SERGIO ROSSI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Dispone di un minuto, onorevole Sergio Rossi. Ne ha facoltà.
SERGIO ROSSI. Signor Presidente, dopo che il relatore ha rifiutato di accogliere la mia proposta di riformulazione - di conseguenza, i due emendamenti verranno posti in votazione singolarmente - ho riconosciuto che la formulazione è errata: fare riferimento alle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni del presente articolo è sbagliato perché per tali maggiori entrate è già stabilita una destinazione da questo stesso provvedimento. Stando così le cose, qualora venisse approvato, l'emendamento si porrebbe in conflitto con tale destinazione.
Pertanto, dichiaro di non poter votare a favore dell'emendamento Pinza 5-bis.80 e di ritirare il mio emendamento 5-bis.78.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pinza 5-bis.80, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge...
RENZO INNOCENTI. Presidente!
PIERO RUZZANTE. Presidente, la Camera ha approvato!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, scusatemi, ma ho sbagliato nel proclamare il risultato della votazione.
Pertanto, comunico nuovamente il risultato della votazione:
Presenti 407
Votanti 403
Astenuti 4
Maggioranza 202
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 190.
La Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).
PIERO RUZZANTE. La Lega ha anche votato contro! Vergognatevi!
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Burtone non è riuscito a votare e che l'onorevole Scherini ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pinza 5-bis.81.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci, al quale ricordo che dispone di un minuto. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Signor Presidente, credo di avere diritto a cinque minuti.
PRESIDENTE. Parli pure, onorevole Tocci.
WALTER TOCCI. La ringrazio, signor Presidente.
Con questo emendamento, proponiamo di finalizzare le entrate del condono per l'assunzione a tempo determinato di giovani ricercatori. Finanziare giovani ricercatori è un modo per dare un po' di nobiltà ad un provvedimento essenzialmente plebeo qual è il condono.
Speriamo, quindi, che anche su questo emendamento l'Assemblea dimostri la stessa disponibilità manifestata in occasione del voto precedente.
Finanziare la ricerca è il modo migliore per valorizzare i talenti del nostro paese. Ci sono in questo momento tanti giovani geniali, preparati, con la passione della ricerca, ma trovano tutte le porte sbarrate. C'è il blocco delle assunzioni negli enti pubblici, c'è il blocco delle assunzioni nelle università, c'è la dismissione dei centri di ricerca delle grandi aziende. Se bocciate questo emendamento sbatterete un'altra porta in faccia ai giovani più brillanti del nostro paese, e così costringerete un'altra generazione di scienziati italiani ad andare all'estero. La carenza di ricercatori è la vera emergenza dell'Italia, ed è un'emergenza sia sul piano scientifico sia sul piano economico. Infatti, in molti laboratori, per quanto riguarda il piano scientifico, gli scienziati anziani non trovano più giovani ricercatori ai quali trasferire le loro esperienze, le loro metodologie. In questo modo, si interrompe un meccanismo prezioso di crescita della conoscenza basato appunto sulla trasmissione del sapere da una generazione all'altra. La grande scuola di fisica italiana, che ha dato tanto prestigio al nostro paese, non ci sarebbe stata se Enrico Fermi non avesse incontrato nei suoi laboratori i ragazzi di via Panisperna, e oggi l'Italia, per carenza di giovani ricercatori, rischia di scomparire in diversi campi della scienza moderna.
Ma c'è anche una ragione economica, che è evidente nel finanziamento europeo della ricerca. In base alle regole comunitarie, noi contribuiamo, in rapporto al PIL, alla ricerca europea, cioè circa il 14 per cento, ma riceviamo dall'Europa in base ai progetti presentati e accolti, i quali dipendono in prima approssimazione dal numero dei ricercatori (e su scala europea sono il 6 per cento). Dopodiché, poiché i nostri ricercatori sono molto bravi, prendono più del 6 per cento, prendono il 9 per cento, e questo significa che noi versiamo all'Europa il 14 per cento ed incassiamo il 9 per cento. In altri termini, noi stiamo finanziando la ricerca degli altri paesi europei con i soldi italiani e questo a causa del basso numero dei ricercatori del nostro paese. Per risparmiare quindi sulle assunzioni di ricercatori facciamo un danno ancora più grave all'economia italiana.
In questo modo, voi rischiate di assecondare il declino italiano. Quindi fermatevi finché siete in tempo, l'Italia può risalire la china; aiutatela anche approvando questo emendamento come avete fatto per il precedente (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
DARIO GALLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO GALLI. Signor Presidente, questa mattina è peggiorata enormemente una situazione già grave da molti mesi a questa parte. Non si riescono veramente a seguire i lavori dell'Assemblea sia per la qualità dei microfoni in condizioni normali sia proprio per il disturbo dei telefonini che è stato verificato sussistere anche quando non sono accesi nelle vicinanze, provocando quello che moltissime volte abbiamo visto questa mattina.
Il mio è un invito ufficiale, visto che la Camera ormai ha un bilancio da multinazionale, ha un numero di dipendenti spropositato, moltissimi nei settori tecnici:
la questione della messa a punto dell'impianto audio, che, secondo me, se ben fatto, costa veramente poco, è ormai assolutamente non rimandabile.
Quindi, chiedo che si risolva questo problema perché ormai lo si può fare molto facilmente; l'interferenza dei telefonini può essere tranquillamente eliminata o schermando i cavi o facendo qualunque altra cosa, però la prego veramente di intervenire.
PRESIDENTE. Onorevole Galli, sottoporrò subito all'Ufficio di Presidenza la questione che lei pone. Lei sa benissimo che fare la schermatura significherà intervenire radicalmente sul problema; poi ci saranno i problemi legati alle schermature in riferimento alla tutela della salute dei parlamentari e successivamente ci saranno le proteste dei parlamentari che si rivolgeranno al Presidente. Però, lei ha ragione, non le do torto. Questo problema va risolto perché è fastidioso, infastidisce prima di tutto me; per cui le assicuro che darò incarico ai deputati questori di sottoporre subito il problema all'Ufficio di Presidenza.
DARIO GALLI. Chiedo di parlare per una precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO GALLI. Signor Presidente, per schermatura non intendo quella elettronica che può creare dei problemi, ma una schermatura fisica, meccanica, che non dà alcun disturbo.
PRESIDENTE. Incaricheremo i deputati questori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pinza 5-bis.81, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 396
Votanti 395
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato sì 180
Hanno votato no 215).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Giordano 5-ter.1, Arnoldi 5-ter.2, Pinza 5-ter.3 e Zanella 5-ter.5, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 407
Votanti 405
Astenuti 2
Maggioranza 203
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 215).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Arnoldi 5-ter.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 406
Maggioranza 204
Hanno votato sì 19
Hanno votato no 387).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 5-quater.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 388
Votanti 386
Astenuti 2
Maggioranza 194
Hanno votato sì 168
Hanno votato no 218).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 5-quater.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
No, scusatemi, questo emendamento non era tra quelli segnalati. Annullo la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zanella 5-quinquies.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carbonella. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, vorrei in primo luogo esprimere soddisfazione per l'emendamento precedentemente approvato, tuttavia, mi pare del tutto evidente che con il provvedimento in esame il Governo, oltre ad approvare misure urgenti in materia fiscale ed allinearsi alle disposizioni comunitarie, mira, maldestramente ed in modo mascherato, ad allargare inopinatamente le maglie dei tanti cosiddetti condoni.
In questi pochi minuti non intendo certo esplicitare le tante ragioni di carattere etico, morale, economico e sociale che urtano in modo così dirompente con quanto voi sostenete in materia di condoni parziali o tombali che dir si voglia; voglio semplicemente sottolineare, invece, come pure in tale dimensione siete capaci di produrre ulteriori ingiustizie, privilegi, iniquità. Farò a proposito un solo esempio dal quale scaturirà una precisa richiesta rivolta al Governo ed alla maggioranza e che ben si addice al contesto in cui noi operiamo.
Considerato, cari colleghi, che con questo ed altri provvedimenti voi avete, nel corso di questo scorcio di legislatura, privilegiato una serie di categorie più o meno forti, avete distribuito appannaggi non dovuti a destra e manca, siete stati capaci, solerti e cinici nell'elargire prebende a chi non ne aveva assolutamente bisogno e, dal momento che in tale contesto vi siete dimenticati, completamente, di una categoria importante e vitale per l'economia del paese, del sud in particolare (mi riferisco all'agricoltura), mi chiedevo se, in un momento di lucidità, sensibilità e di ritrovata coerenza tra le roboanti affermazioni che rilasciate a favore di questa categoria, non fosse possibile nobilitare queste vostre scellerate scelte sui condoni con un provvedimento di condono, invece, a favore di un comparto che versa in gravissime condizioni economiche a causa delle tante e continue calamità che, è il caso di dire, le piovono addosso. Mi riferisco, cari colleghi, all'agricoltura, quell'agricoltura con la quale tutti ci riempiamo la bocca, sulla quale sprechiamo fiumi di parole, giuriamo e spergiuriamo sul valore che essa rappresenta per il bene del paese, salvo poi riscontrare, in occasioni importanti come questa, apatia, disimpegno, disinteresse, agnosticismo, superficialità, rendendo visibile lo scarto esistente tra chi predica bene e razzola male e chi, al contrario, mostra coerenza tra le cose che dice e quello che fa. Dico questo a ragion veduta poiché, al di là degli sforzi che può compiere un ministro, è la politica del Governo nel suo insieme che è carente e mostra una sorta di ottusa superficialità e sufficienza nei confronti di un settore come l'agricoltura che meriterebbe ben altra attenzione.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Carbonella.
GIOVANNI CARBONELLA. Vorrei illustrare la proposta, Presidente.
Su queste mie riflessioni vi sfido a smentirmi e c'è solo un modo per farlo ovvero approvare a favore dell'agricoltura un provvedimento di condono che preveda: l'azzeramento dei contributi dovuti dalle imprese agricole all'INPS (che, peraltro, consentirebbe a queste imprese di poter beneficiare dei proventi di provenienti
dalla Comunità europea); la rateizzazione dei debiti accumulati dalle imprese agricole medesime per consentire loro di riprendersi economicamente; l'individuazione di strumenti di credito agevolato per far recuperare a questa categoria una capacità di investimento per la modernizzazione del settore.
Cari colleghi, sono queste poche e semplici misure che, se approvate, potrebbero dare a voi la possibilità, anche se minima, di riabilitare alcune vostre scelte e, nel contempo, offrire agli agricoltori - ed all'intero comparto - una boccata di ossigeno quanto mai benefica ed opportuna (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
LUIGI VITALI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, vorrei richiamare la sua attenzione su un fatto: lei non mi ha concesso la parola sugli identici emendamenti Giordano 5-ter.1, Arnoldi 5-ter.2 Pinza 5-ter.3 e Zanella 5-ter.5 in riferimento ai quali, con ben mezz'ora di anticipo, avevo segnalato la mia intenzione di intervenire per dichiarazione di voto; credo che nella confusione generale la Camera abbia votato per una norma palesemente incostituzionale: volevo dirlo affinché rimanga agli atti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 5-quinquies.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 397
Maggioranza 199
Hanno votato sì 180
Hanno votato no 217).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 5-quinquies.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 401
Maggioranza 201
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 217).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Sergio Rossi 0.5-quinquies.030.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 406
Votanti 404
Astenuti 2
Maggioranza 203
Hanno votato sì 187
Hanno votato no 217).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Benvenuto 0.5-quinquies.030.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 391
Maggioranza 196
Hanno votato sì 177
Hanno votato no 214).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sergio Rossi 5-quinquies.010, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 405
Votanti 402
Astenuti 3
Maggioranza 202
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 217).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Benvenuto 0.5-quinquies.030.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 405
Votanti 404
Astenuti 1
Maggioranza 203
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 218).
Prendo atto che il subemendamento Sergio Rossi 0.5-quinquies.030.2 è stato ritirato in quanto risulta assorbito dal successivo articolo aggiuntivo 5-quinquies.030 (Nuova formulazione) della Commissione.
Indìco pertanto la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-quinquies.030 (Nuova formulazione) della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 405
Votanti 400
Astenuti 5
Maggioranza 201
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 163).
Risultano così assorbiti gli articoli aggiuntivi Zanetta 5-quinquies.019 e Sergio Rossi 5-quinquies.018.
Passiamo pertanto alla votazione degli identici emendamenti Pinza 6.1, Giordano 6.2 e Zanella 6.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Brasi. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO DE BRASI. Signor Presidente, con questi emendamenti chiediamo la soppressione dell'articolo 6, il quale non tratta, come dice per pudore la maggioranza, di emersione di attività detenute all'estero ma, piuttosto, della regolarizzazione e del rimpatrio dei capitali illegalmente esportati all'estero. Non sentivamo il bisogno di questa proroga e non abbiamo parole nel commentare la riduzione - dal 4 al 2,5 per cento - della misura della somma da versare per la regolarizzazione attuata entro il 16 marzo 2003.
RAFFAELLO DE BRASI. A parte il trucco legislativo al quale siete stati costretti per realizzare questa riduzione, è il contenuto di questo articolo che indigna i cittadini onesti. Così come per il condono, questo provvedimento corrompe il principio di uguaglianza del cittadino di fronte alla legge ed acuisce la crisi di fiducia degli stessi nei confronti delle istituzioni democratiche. Non bastava il primo provvedimento? Evidentemente no, perché troppo grande è la paura di un grave squilibrio nella trimestrale di cassa che porti fuori controllo i conti pubblici. Siete consapevoli
della scarsa credibilità delle cifre contenute nella legge finanziaria a causa della sopravvalutazione delle entrate, delle una tantum e delle mancate coperture finanziarie. Per questo morivo reiterate provvedimenti così discutibili dal punto di vista morale.
In questi giorni il ministro Tremonti è apparso trionfante solo perché è migliorato il fabbisogno di gennaio e solo perché c'è stato un aumento delle entrate fiscali. Quando i conti pubblici migliorano anche noi siamo soddisfatti, ma non ci sono segnali strutturali di tale miglioramento, e vorremmo conoscere dal Governo quali siano gli effetti finanziari del decreto taglia spese, soprattutto sulle regioni e sugli enti locali.
I problemi strutturali dei nostri conti pubblici rimangono in tutta la loro gravità, così come rimangono gli obiettivi di rientro del debito fissati dall'Europa. Si tratta, perciò, di un ottimismo propagandistico che avvilisce la politica, la quale dovrebbe sempre partire dalla realtà, soprattutto quando deve manifestarsi come rigore nell'azione di Governo. Dite che la regolarizzazione è stata un successo e, in effetti, le cifre sono importanti.
Sono stati regolarizzati 59,6 miliardi di euro con un'entrata per l'erario di 1.511 milioni di euro. Tuttavia, il limite di fondo di questa operazione, dal punto di vista finanziario ed economico, è che alla regolarizzazione non è seguito il rimpatrio per la maggior parte di questi capitali. È, dunque, falso che il provvedimento porterà un vantaggio all'economia del paese in termini di nuovi investimenti.
Con la stessa logica del condono il provvedimento prevede l'anonimato, preclude ogni accertamento tributario e contributivo e prevede l'estinzione delle sanzioni. Dunque, coloro che non hanno esportato illegalmente i capitali all'estero e hanno pagato le tasse dovute, per premio, saranno gli unici a subire i futuri controlli della Guardia di finanza e dell'amministrazione.
Signor ministro Tremonti, non sono le aliquote troppo alte che hanno creato un sistema criminogeno, ma piuttosto provvedimenti come questi. Tra l'altro, è probabile che, dietro operazioni di regolarizzazione, vi siano poteri criminali interessati alla pulitura di capitali sporchi da investire nell'economia legale. Per queste ragioni, rivolgendomi anche ai deputati della maggioranza, vi chiedo di sopprimere l'articolo 6 di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, tra le norme fotografia di questo provvedimento, contraddittorie ed ovviamente inique, l'articolo 6 è sicuramente quella che indigna maggiormente, perché offende la coscienza civile di ogni cittadino italiano, anche di chi ha compiuto piccole irregolarità, ma, tutto sommato, è una persona perbene. Chi ha esportato i capitali all'estero, impoverendo il nostro paese, oltre che eludendo ed evadendo il fisco in maniera clamorosa, non è una persona per bene! Il nostro Stato non può comportarsi da mercante e dire: vi premiamo, purché riportiate questi soldi a casa. Occorre, invece, far funzionare gli strumenti e le forze che un paese ha a disposizione, come la Guardia di finanza ed altre, per poter individuare e colpire coloro che - lo ripeto - hanno impoverito il nostro paese.
Siamo giunti alla quarta versione del cosiddetto scudo fiscale e ciò dimostra anche l'incapacità di questo Governo di avere le idee chiare sul modo in cui comportarsi per colpire determinati comportamenti, anche volendo favorire alcuni contribuenti, o meglio, in questo caso, non contribuenti. Questi ultimi vengono privilegiati con sanzioni davvero ridicole e con l'anonimato e, quindi, non saranno mai noti; sono, davvero, i cosiddetti lor signori, mentre i noti sono sempre i cittadini normali. Questo Parlamento deve avere uno scatto d'orgoglio e restituire dignità allo Stato.
Pertanto, propongo che l'articolo 6 venga espunto dal decreto-legge n. 282, le
cui complessive negatività e criticità sono state oggetto di discussione sia ieri sia oggi. Mi auguro che il Parlamento non possa piegare la testa soltanto dinanzi all'esigenza di una presunta entrata. Dico presunta, perché finora vi è stato un certo riscontro, almeno dal punto di vista formale (si parla di 100 miliardi rientrati), ma il Governo non ha mai fornito le cifre esatte, probabilmente, perché vuole sottacerle.
Peraltro, ciò che conta è la destinazione di questi fondi. Il ministro Tremonti aveva garantito che essi sarebbero stati investiti nei settori produttivi e che avrebbero contribuito alla ripresa economica. Così non è stato: sicuramente, alcuni di questi capitali sono rientrati e magari sono stati nuovamente esportati in maniera illegale. Se questo è il modo di governare, vi è da essere davvero preoccupati.
Vorrei svolgere un'ultima considerazione: l'intero decreto-legge n. 282, nelle sue tre corpose parti (quelle concernenti il rientro dei capitali esportati illegalmente, un condono generalizzato e la vendita degli immobili di cui parleremo), serve a nascondere che l'andamento dei conti pubblici non va bene.
Vi è la preoccupazione dell'imminente trimestrale di cassa ed il ministro dell'economia vuole sfuggire ancora alla prova del nove, alla verifica. Ha bisogno di mascherare con finte entrate i conti pubblici per dare l'impressione che nel nostro paese vada tutto bene quando, purtroppo, così non è. Non vanno bene i conti pubblici e, purtroppo, non va bene l'economia del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, vorremmo dire con forza che questo articolo è sicuramente il più odioso tra quelli del provvedimento in esame. Abbiamo criticato la linea dei condoni e dei concordati: si tratta di una linea che premia ed incentiva l'illegalità. Però, onestamente, questa parte del provvedimento è ancora più odiosa, lo è anche socialmente. L'abbiamo già contestata radicalmente nella sua stesura originaria quando vi fu la presentazione del cosiddetto scudo fiscale. Oggi con questo provvedimento si introducono ulteriori premi e vantaggi per coloro che fanno rientrare i capitali illecitamente trasferiti all'estero.
Pensiamo che in tale maniera si premino operazioni speculative e finanziarie, si estinguano le sanzioni per tali operazioni, si determinino operazioni di riciclaggio e, soprattutto, si catturino consensi di un certo tipo. A tale proposito, francamente, siamo arrivati ad un punto limite nella coscienza democratica del nostro paese: si catturano consensi verso aree di privilegio, ma anche di vera e propria criminalità. Infatti, quelli che hanno utilizzato ed esportato i suddetti capitali sono settori ingenti della criminalità organizzata e - usiamola questa parola! - mafiosa. Voi li state legittimando (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, uno degli aspetti ancora pochissimo indagati del fenomeno della globalizzazione è quello riguardante i movimenti di denaro connessi alla pratica del riciclaggio del denaro sporco ed all'attività del crimine organizzato. Ci troviamo di fronte ad un provvedimento che allarga i termini per l'effettuazione delle operazioni dell'emersione delle attività finanziarie compiute all'estero e facilita le medesime.
LUANA ZANELLA. Come dicevano i colleghi viene attuata la riduzione della
somma dovuta per l'emersione, portandola dal 2,5 per cento prevista dal decreto-legge n. 350 del 2001 al 4 per cento della norma in esame, mentre rimane del 5 per cento qualora le operazioni di rimpatrio siano effettuate entro il 16 marzo 2003.
Anche in questa circostanza l'adesione allo scudo fiscale esclude automaticamente la punibilità con riferimento alle sanzioni previste dalla normativa fiscale. Come abbiamo ribadito, sia alla Camera sia al Senato, si tratta di una misura assolutamente immorale, inaccettabile per una fiscalità equa e giusta e che stende un'ombra di vero sospetto sulle iniziative e sugli orientamenti del Governo in materia fiscale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Pinza 6.1, Giordano 6.2 e Zanella 6.22, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 370
Votanti 368
Astenuti 2
Maggioranza 185
Hanno votato sì 159
Hanno votato no 209).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 6.3 , non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 365
Votanti 361
Astenuti 4
Maggioranza 181
Hanno votato sì 150
Hanno votato no 211).
Avverto che della serie degli emendamenti a scalare Grandi 6.18, 6.19 e 6.20, porrò in votazione il primo e l'ultimo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 6.18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Intervengo perché vorrei confermare che questo articolo 6 è abbastanza grave. Vede, signor Presidente, quando si decide di fare un condono, di qualunque natura, il rientro dei capitali esportati illegalmente all'estero è una forma particolare di condono, fin dall'inizio tra l'altro particolarmente odiosa perché anonima. Si dice: fate rientrare i capitali, rimettetevi in regola, altrimenti vi saranno le sanzioni.
Quindi era lecito immaginare che, pur non condividendo il provvedimento approvato l'anno scorso, si potesse contare sul fatto che chi non aveva fatto rientrare i capitali sarebbe stato adeguatamente perseguito. Ricordo che vi sono state parole roboanti del Governo e del relatore di maggioranza: gliela faremo vedere noi a quelli che non portano i capitali che hanno esportato illegalmente all'estero; verranno perseguitati! Così come ricordo le citazioni della Guardia di finanza e di tanti altri.
Oggi ci troviamo invece di fronte a un provvedimento che dispone una proroga. Evidentemente, l'esportatore di capitali all'estero ha capito come gira l'aria. Ha capito che si fa la norma, si fanno grandi urla, si minaccia, ma poi dopo un po' di tempo si fa una nuova proroga del provvedimento, naturalmente accompagnata nuovamente da minacce: se non farete
rientrare i capitali - si dice - vi faremo ogni sevizia. In realtà gli esportatori di capitali all'estero hanno già capito che si tratta di un'arma spuntata, scarica, anche perché, se non fanno rientrare i capitali, ormai l'andazzo è questo. Ecco la ragione per cui il vecchio saggio diceva che errare è umano e perseverare è diabolico. In questo caso perseverare con il rientro dei capitali dall'estero rende impossibile a voi - che avete voluto questo provvedimento - fare il bau-bau all'esportatore di capitali perché quest'ultimo se ne frega e continua a tenerli all'estero oppure continua a portarli all'estero, perché tanto sa che lo può fare perché il condono è ormai, diciamo così, a getto continuo. Li porta questa volta, li riporterà un'altra volta, perché voi ritornerete sull'errore e andrete oltre il diabolico.
Per di più, emerge in questo provvedimento, in modo limpido, come si vuole procedere, perché in definitiva il provvedimento si compone di due aspetti: la proroga cioè se paghi subito paghi solo il 2,5 per cento, e questo perché ho bisogno di soldi. Strano modo di amministrare le finanze dello Stato, nonché messaggio incredibile dato ad una platea di persone - che dovrebbe temere l'intervento dello Stato per perseguire le malefatte - perché si dice: se mi paghi subito ti faccio anche lo sconto.
Per non citare poi l'aliquota sostitutiva del 27 per cento! La bontà è veramente al di là di ogni immaginazione, perché il reddito verrà tassato con aliquote estremamente benevoli: un 27 per cento degno di redditi francamente minori!
È un provvedimento, lo dico senza alzare il tono della voce ma con fermezza, assolutamente vergognoso! Ma è vergognoso e diabolico perché è la seconda volta che lo fate, mandando un messaggio devastante all'economia e alla finanza di questo paese e di quella internazionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 6.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 357
Votanti 356
Astenuti 1
Maggioranza 179
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 199).
Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 6.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 366
Votanti 365
Astenuti 1
Maggioranza 183
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 208).
Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Benvenuto 6.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.
GIORGIO BENVENUTO. La ragione dell'opposizione a questo articolo e la ragione di tutti gli emendamenti che abbiamo rappresentato sta nel fatto che esistono molte contraddizioni, molti errori e molte ingiustizie.
La prima questione riguarda il fatto che ci troviamo di fronte ad un modo di legiferare abbastanza singolare. Infatti, vi è un decreto-legge che ha soppresso 5 commi della legge finanziaria, prima ancora che la stessa divenisse operativa; dunque, uno strano modo di procedere da parte del Governo. Se il provvedimento era sbagliato che bisogno vi era di correggerlo appena approvata la legge finanziaria e prima ancora che fosse pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale?
La seconda questione è relativa al fatto che qui siamo di fronte all'estensione di agevolazioni dalle persone fisiche alle società. E qual è l'elemento che ci indica un fatto assolutamente inaccettabile? Nella relazione tecnica del Governo si afferma che si deve favorire il rientro dei capitali anche per le società perché, con questi soldi che rientrano, si può far pagare alle società il condono. Quindi, una cosa francamente incredibile e profondamente diversa dalle motivazioni rese e che poi non hanno avuto alcuna base. Infatti, nei precedenti provvedimenti, si affermava che i capitali rientrati sarebbero stati utilizzati per investimenti e nelle infrastrutture; cosa che, naturalmente, non è avvenuta. Adesso si afferma che si fanno rientrare questi capitali per consentire a chi ha esportato i soldi all'estero in maniera non regolare, illegale, di porre in essere il condono.
La contraddizione dov'è? Sta nel fatto che, invece, all'ampia platea di cittadini che sono in Italia e che devono ricevere dallo Stato i rimborsi per tasse pagate in più, non si permette la compensazione se si vuole accedere a una delle misure di sanatoria. Quindi, anche in questo caso, emerge una contraddizione.
Signor Presidente, aggiungo ancora l'esistenza di una singolare contraddizione nell'atteggiamento del Governo. Vi è un ministro per gli italiani all'estero al quale riconosco di assumere spesso iniziative importanti e valide, ma poi il comportamento del Governo sconfessa il ministro. Infatti, qui vi è il rifiuto da parte dell'esecutivo di tener conto degli italiani e delle imprese italiane che operano all'estero. Ricordiamo che è stato respinto un emendamento che punisce questi lavoratori e queste imprese che sono in chiaro, sottoponendole ad una persecuzione che le porta alla doppia imposizione.
Segnalo che i pensionati, che hanno lavorato all'estero e che sono tornati nel nostro paese, non hanno ricevuto forme di agevolazione. Dunque, vi è una grande riverenza nei confronti di chi ha espresso illegalità e, invece, grande ignoranza delle realtà degli italiani all'estero, che rappresentano un immenso patrimonio del nostro paese.
Il ministro afferma: il mio provvedimento è così buono e così valido che me lo stanno copiando negli altri paesi, guardate la Germania! Caro ministro, in Germania sono seri e hanno posto un'aliquota non del 2,5 per cento, ma del 25 e del 35 per cento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Non si può parlare in questo modo; qui ci si comporta male, mentre negli altri paesi - se si vuole fare un paragone - ci si comporta meglio.
La cosa singolare è che tutte queste risorse, che dovevano rientrare nel nostro paese, non sono rientrate. Infatti, c'è stato un successo di cassa, ma non c'è stato un successo di soldi reinvestiti nel nostro paese; sono entrati dei soldi in più, ma questi soldi sono riusciti fuori dal nostro paese.
Basta leggere quello che sostiene la UBS, basta leggere quello che è affermato da tutti i commentatori secondo cui la regolarizzazione di patrimoni rappresenta molto capitale che è entrato ed è riuscito configurando un insuccesso, dal punto di vista strutturale, di questa proposta. Una proposta sbagliata che ha allentato negli ultimi due anni i controlli da parte della Guardia di finanza nei confronti del fenomeno dell'evasione fiscale; di proroga in proroga - leggete anche oggi i giornali - è un anno e mezzo che non si effettuano più controlli nel nostro paese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Benvenuto 6.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 373
Votanti 369
Astenuti 4
Maggioranza 185
Hanno votato sì 163
Hanno votato no 206).
Avverto che dalla serie di emendamenti a scalare Giordano 6.8 a Grandi 6.7 porrò in votazione il primo e l'ultimo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 6.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 373
Votanti 371
Astenuti 2
Maggioranza 186
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 209).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 6.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 372
Votanti 368
Astenuti 4
Maggioranza 185
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 211).
Prendo atto che l'onorevole Di Virgilio non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 6.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 374
Votanti 369
Astenuti 5
Maggioranza 185
Hanno votato sì 161
Hanno votato no 208).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 6.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 373
Votanti 371
Astenuti 2
Maggioranza 186
Hanno votato sì 159
Hanno votato no 212).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 6.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, l'emendamento in esame si caratterizza per una moderazione totale. Sono, pertanto, abbastanza colpito dal fatto che l'onorevole relatore non l'abbia accolto.
Si può capire che qualcuno - anche se non lo condivido, anzi lo combatto - preveda un premio per chi illegalmente ha esportato capitali all'estero. Ciò che, invece, non si comprende è come si possa non accettare un emendamento che preveda che gli illeciti penali collegati non siano estinti. Su questo aspetto, a mio avviso, c'è una notevole ambiguità la quale significa che chi ha esportato capitali all'estero e dopo li ha fatti rientrare usufruendo del condono finirà per sommare i reati commessi successivamente a quelli legati all'obiettivo di esportare i capitali. Alla fine, come nel gioco della catena, sarà abbastanza facile che, risalendo questa catena, quasi tutti o molti illeciti penali finiscano per essere giustificati con il reato di evasione fiscale e di esportazione illecita di capitali all'estero.
Questa è la ragione per la quale abbiamo presentato tale emendamento con il quale ci poniamo l'obiettivo di cercare un punto in cui vi sia uno sbarramento al fine di stroncare questa catena. Questo emendamento non va bene? È ritenuto un emendamento troppo vago? Benissimo, il Governo, qui presente, e il relatore, che riconosco essere uomo di grande verve intellettuale e capace di predisporre norme formidabili per gli evasori, potranno benissimo studiare il punto in cui l'illecito penale resti comunque in vigore e le sanzioni continuino ad essere irrogate.
Non si può dire, pertanto, che non esista il problema, d'altronde voi sapete, come sappiamo tutti, che nel momento in cui si è costruita una normativa di questo tipo il trascinamento rischia di creare l'impunità. Avete bisogno di soldi? E per questo fate il condono e il rientro dei capitali all'estero? Si tratta di una scelta politica devastante di cui voi vi assumerete la responsabilità, però non si comprende perché voi dobbiate fare il regalo di un illecito penale, pressoché totalmente estinto, cerchiamo almeno di porvi un freno, una barriera.
Mi rivolgo a forze politiche che hanno in quest'aula sostenuto, non più di qualche giorno fa, che in materia di indulto bisognava andarci piano, come mai si è allora così generosi nei confronti di chi ha commesso reati di valore e di peso? Non sentite anche voi il bisogno di porre un minimo di confine, un punto oltre il quale non si possa andare? Noi, con questo emendamento abbiamo cercato di porlo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.
GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, in materia penale non è consentito il richiamo ad altre norme. In questo caso, per effetto di questa disposizione si estendono le esenzioni di natura penale facendo riferimento alla precedente disciplina. Questo genera una grande confusione ed anche la possibilità che, al di là degli illeciti puramente fiscali, finiscano nel calderone di tutte le norme che verrebbero espunte anche quegli illeciti di carattere materiale che ad esso sono connessi. Questo emendamento, pur non accettando la logica dell'estinzione del reato di natura fiscale, vuole fare in modo che almeno si limiti a questo. Noi chiediamo attenzione da parte della maggioranza e soprattutto di evitare che, insieme a coloro che hanno esportato illegalmente i capitali, se ne possano avvantaggiare anche i tanti criminali di questo paese che hanno fatto profitti illeciti, non soltanto attraverso truffe o reati di natura finanziaria, ma anche attraverso delitti o azioni violente che hanno generato timore e hanno sparso sangue nel nostro paese. Crediamo che questo non sia accettabile e che sia al di fuori anche della stessa volontà degli attuali proponenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.
LAURA CIMA. Signor Presidente, vorrei chiedere di aggiungere la mia firma e quella della collega Zanella a questo emendamento che riteniamo fondamentale. Infatti, lo consideriamo il punto minimo accettabile, non essendo stati approvati gli altri emendamenti, rispetto a questo scudo fiscale, che di fatto esclude automaticamente la punibilità per le sanzioni previste dalla normativa fiscale.
Vorrei ricordare che si tratta di un emendamento che non ha un costo e che è formulato in termini di serietà, visto che l'impunità è madre della corruzione: vengo da un viaggio in America latina ed ho sentito troppe volte cosa ha prodotto una disgregazione di un sistema giudiziario che ha dato impunità. Noi rischiamo seriamente, poco per volta, con norme su norme, di arrivare a questo livello. Mi pare che questo emendamento sia condivisibile da tutti: non crea nessun problema particolare; non c'è nessun processo in corso per qualcuno della maggioranza. Pertanto, veramente chiedo all'Assemblea di approvarlo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 6.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 359
Maggioranza 180
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 202).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 6.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 360
Maggioranza 181
Hanno votato sì 156
Hanno votato no 204).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 6.13, non accettato dalla Commissione e dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 362
Votanti 361
Astenuti 1
Maggioranza 181
Hanno votato sì 160
Hanno votato no 201).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giordano 6.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pennacchi. Ne ha facoltà.
LAURA MARIA PENNACCHI. Signor Presidente, come abbiamo sentito dagli interventi dei colleghi Benvenuto, Lettieri, Grandi e poc'anzi dall'onorevole Sinisi, abbiamo contestato per ragioni di fondo questo provvedimento, il cosiddetto scudo fiscale, portando due rilievi molto seri. Il primo concerne gli effetti che può avere questo provvedimento sugli equilibri di finanza pubblica. La manovra di finanza pubblica per il 2003 prevede che lo scudo fiscale contribuisca in modo significativo al conseguimento dei suoi effetti per 2
miliardi di euro nell'ipotesi, non prudenziale per la verità, che dopo i 50 miliardi di euro già rientrati ne rientrino altri 60. Noi denunziammo a suo tempo che queste ipotesi non erano prudenziali e che il contributo alla manovra di finanza pubblica non ci sarebbe stato. Questo nuovo e ulteriore intervento di aggiustamento dice che le nostre preoccupazioni erano fondate.
L'ulteriore rilievo molto serio che abbiamo mosso concerne il merito, come è stato ricordato negli interventi che ci sono stati fin qui: in altre parole, si mette in discussione la finalità che il provvedimento vuole conseguire - fatta astrazione delle gravissime implicazioni in termini di etica pubblica e di rapporto corretto tra contribuenti, cittadini e Stato, che sono quelle decisive -, vale a dire far rientrare capitali che possano contribuire agli investimenti, finalità che il ministro dell'economia e delle finanze dichiara di voler conseguire. Noi sappiamo che questo non avverrà, visto che per i 50 miliardi di euro già rientrati una metà è stata regolarizzata all'estero e questo ci dice molto.
A questo punto, con l'emendamento in questione - che chiedo di sottoscrivere -, possiamo effettuare una sorta di simulazione ragionando in termini di ipotesi convenzionale. Noi prendiamo sul serio la possibilità che, invece, questa finalità possa realizzarsi, ma aboliamo una condizione veramente inaccettabile che è quella rappresentata dall'anonimato. Peraltro, come abbiamo già lungamente sostenuto ieri, tale condizione è in contraddizione con l'altra finalità che il ministro dell'economia dice di voler perseguire - e che noi riteniamo non sarà perseguita -: si tratta dell'allargamento delle basi imponibili. Quindi, se si vuole perseguire un allargamento delle basi imponibili, l'anonimato non può esserci.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 6.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 359
Votanti 358
Astenuti 1
Maggioranza 180
Hanno votato sì 152
Hanno votato no 206).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.40 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 363
Votanti 360
Astenuti 3
Maggioranza 181
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 149).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 6.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 363
Votanti 352
Astenuti 11
Maggioranza 177
Hanno votato sì 142
Hanno votato no 210).
Prendo atto che l'onorevole Licastro Scardino non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 6.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 365
Votanti 363
Astenuti 2
Maggioranza 182
Hanno votato sì 152
Hanno votato no 211).
Prendo atto che l'onorevole Licastro Scardino non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 6.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 348
Votanti 345
Astenuti 3
Maggioranza 173
Hanno votato sì 144
Hanno votato no 201).
Avverto che, della serie di emendamenti a scalare da Giordano 6.21 a Grandi 6.28, porrò in votazione il primo e l'ultimo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 6.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 363
Votanti 361
Astenuti 2
Maggioranza 181
Hanno votato sì 144
Hanno votato no 217).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 6.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 365
Votanti 363
Astenuti 2
Maggioranza 182
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 217).
Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi Pasetto 6.04 e Raffaldini 6.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raffaldini. Ne ha facoltà.
FRANCO RAFFALDINI. Signor Presidente, in questi articoli aggiuntivi si affronta il problema dell'assoggettamento ad IRAP dei contributi erogati dalle regioni e dai comuni alle aziende del trasporto pubblico locale.
Come è stato accennato in un altro momento del dibattito questi contributi non erano assolutamente assoggettabili ad IRAP nel passato; inoltre, nonostante il ministro Tremonti avesse proposto, in occasione del collegato fiscale, la progressiva riduzione fino all'annullamento dell'IRAP come imposta, in quella stessa occasione introdusse invece una nuova imposta per le aziende di trasporto pubblico locale.
Inoltre, attraverso una norma introdotta nella legge finanziaria, il ministro volle dare un'interpretazione autentica - secondo lui retroattiva - in base alla quale le aziende di trasporto pubblico locale dovrebbero vedere assoggettata ad IRAP una base imponibile di 408 miliardi relativamente agli anni 1999-2002.
Mi interesserebbe anche sapere come mai l'onorevole Antonio Leone, in occasione della discussione sul cosiddetto collegato fiscale, di cui era relatore di fronte a vari emendamenti - e tra questi anche un suo emendamento - li assunse come relatore, come relatore li difese in aula e il Governo espresse parere positivo e tali disposizioni furono introdotte nel collegato fiscale. In seguito, il ministro Tremonti cambiò di nuovo le carte nella legge finanziaria. In questi giorni, riguardo a questo provvedimento, l'onorevole Antonio Leone ha presentato un emendamento alla legge finanziaria cercando di riportare il testo a quello del collegato fiscale: si tratta di un emendamento che anche noi condividevamo.
L'onorevole Antonio Leone, poi, lo ha ritirato e noi lo abbiamo fatto nostro, ma egli ha espresso successivamente un voto contrario. Non mi sembra una posizione linearissima rispetto ad un problema così importante.
Per concludere, se tali articoli aggiuntivi non venissero approvati, in realtà decidereste di aumentare le tasse ai cittadini; facendo, infatti, pagare l'IRAP sui contributi che regioni e comuni, con i soldi dei cittadini, erogano alle aziende di trasporto pubblico locale, non fate altro che aumentare la tassazione a carico dei cittadini. Inoltre, in questo modo date un colpo molto serio alla prospettiva delle aziende di trasporto pubblico locale che, oggi, si trovano al centro di un processo di liberalizzazione, per quanto riguarda le procedure di gara, ma contemporaneamente stanno cercando di rimanere in piedi, di fronte al gravissimo problema del trasporto nelle aree urbane, dell'inquinamento che, ormai, in molte parti del nord Italia è stato affrontato attraverso la misura delle targhe alterne, quella della chiusura del traffico o quella della chiusura totale della circolazione in molti giorni della settimana: questo non è giusto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, so che lei vorrebbe giustamente che la discussione si concludesse presto, tuttavia l'insistenza nei confronti dell'Assemblea affinché sia espresso un voto favorevole sui suddetti articoli aggiuntivi in esame o su quello successivo (l'articolo aggiuntivo Meduri 6.05) deriva dal fatto che questa normativa ha un vizio di fondo: una norma di interpretazione autentica non può abrogare la norma stessa introdotta fino al 31 dicembre del 2002 e ribadita con un decreto-legge adottato da questo Governo (n. 209 del 2002) e convertito nella legge n. 265 del 2002.
Vi è, inoltre, un ulteriore vizio: si contrasta con lo statuto del contribuente; si va contro la grande ed importante riforma rappresentata dallo statuto del contribuente (così l'abbiamo definita), mettendo in fibrillazione il settore del trasporto pubblico locale, proprio in previsione del rinnovo contrattuale degli autoferrotranvieri (peraltro già scaduto) ed attivando un contenzioso enorme e, alla fine, anche inutile, tra le imprese (in gran parte pubbliche ed alcune private) e l'amministrazione finanziaria. Il risultato è che non vi saranno entrate effettive perché la norma è illegittima.
Pertanto, vi invito ad approvare i suddetti articoli aggiuntivi per il bene di gran parte delle imprese di trasporto pubblico locale, nonché di gran parte dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Albonetti. Ne ha facoltà.
GABRIELE ALBONETTI. Signor Presidente, vorrei riprendere anch'io gli argomenti esposti dagli onorevoli Raffaldini e
Duca. Siamo di fronte ad una norma ingiusta e sbagliata in punto di diritto che aprirà un diffuso contenzioso con l'amministrazione finanziaria. È anche inopportuna nel merito perché la norma si abbatte su imprese di trasporto pubblico locale che sono già fortemente segnate da profonde difficoltà finanziarie e renderà assolutamente complicato chiudere le vertenze contrattuali in corso per migliaia di lavoratori.
Pertanto, chiediamo che i suddetti articoli aggiuntivi vengano approvati perché si tratta di una normativa, ingiusta in punto di diritto ed inopportuna nel merito, che produrrà gravi problemi ed indurrà ad aumentare le tariffe da parte delle aziende di trasporto pubblico locale, riversando sui cittadini un peso che si vuole togliere...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Albonetti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzarello. Ne ha facoltà.
GRAZIANO MAZZARELLO. Signor Presidente, mi permetto di insistere anch'io, insieme ai colleghi della maggioranza, sugli articoli aggiuntivi in esame perché sembra si tratti di una normativa tecnica. In realtà, cerca di risolvere ed affrontare una questione molto vicina ai cittadini sotto il profilo del livello di vita nelle città.
Credo che tutti conoscano la storia. Quando fu trasferito alle regioni il fondo nazionale trasporti, sulla base di una serie di meccanismi fiscali si garantì la stessa quantità di risorse trasferite. Ora, invece, attraverso una serie di interventi fiscali, come l'IRAP o l'IVA sui contratti di servizio, di fatto vi è una diminuzione molto forte di risorse a disposizione per il trasporto pubblico locale e, pertanto, si dà un incentivo all'aumento della tassazione e delle tariffe. Gli emendamenti al nostro esame cercano di evitare questa contrapposizione con le regioni e gli enti locali e che vi sia una penalizzazione del trasporto pubblico locale, correggendo una impostazione...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mazzarello.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stradiotto. Ne ha facoltà.
MARCO STRADIOTTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'articolo aggiuntivo Pasetto 6.04 si pone l'obiettivo di chiarire una problematica che colpisce il trasporto pubblico locale, settore che è particolarmente in sofferenza con problematiche che si scaricano sui lavoratori del settore. Con la legge finanziaria 2003 non si sono destinate risorse; anzi, vi è una norma interpretativa che addirittura aggrava la situazione finanziaria di queste aziende, chiedendo il pagamento dell'IRAP sui contributi degli enti locali a queste aziende ed il recupero IRAP rispetto agli anni precedenti.
Questa norma è penalizzante per questo settore e, se applicata, comporterà delle difficoltà per i bilanci di queste aziende pubbliche, conseguenti problemi per gli occupati e un conseguente aumento delle tariffe; da una parte infatti, fate regali agli evasori, ai furbi e a chi ha portato i capitali all'estero, dall'altra mettete in difficoltà le aziende del trasporto pubblico locale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Pasetto 6.04 e Raffaldini 6.01, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario. Ciascuno voti per sé!
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 344
Votanti 343
Astenuti 1
Maggioranza 172
Hanno votato sì 151
Hanno votato no192).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Meduri 6.05, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 331
Maggioranza 166
Hanno votato sì 142
Hanno votato no 189).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Giordano 6-bis.1, Grandi 6-bis.2 e Zanella 6-bis.4, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 346
Maggioranza 174
Hanno votato sì 150
Hanno votato no196).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pinza 6-bis.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 336
Maggioranza 169
Hanno votato sì 142
Hanno votato no194).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Grandi 6-ter.1 e Zanella 6-ter.4, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 356
Maggioranza 179
Hanno votato sì 153
Hanno votato no203).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6-ter.5 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 356
Votanti 351
Astenuti 5
Maggioranza 176
Hanno votato sì 197
Hanno votato no154).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pinza 6-ter.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 352
Votanti 348
Astenuti 4
Maggioranza 175
Hanno votato sì 148
Hanno votato no200).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici
emendamenti Grandi 6-quater.2 e Zanella 6-quater.3, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 342
Votanti 338
Astenuti 4
Maggioranza 170
Hanno votato sì 143
Hanno votato no195).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Grandi 6-quinquies.1, Giordano 6-quinquies.2 e Zanella 6-quinquies.3, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 355
Votanti 352
Astenuti 3
Maggioranza 177
Hanno votato sì 150
Hanno votato no202).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6-quinquies.5 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 356
Votanti 353
Astenuti 3
Maggioranza 177
Hanno votato sì 203
Hanno votato no150).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6-quinquies.4 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 359
Votanti 355
Astenuti 4
Maggioranza 178
Hanno votato sì 207
Hanno votato no148).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lettieri 7.4 e Zanella 7.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.
Onorevoli colleghi, vi ricordo di non allontanarvi dall'aula perché bisogna concludere l'esame di questo decreto-legge.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, ho già dato la parola all'onorevole Soro. Il programma è chiaro: è inutile oggi sollevare gli stessi problemi, a meno che la Camera non ritenga che io debba comunicare al Senato che il Presidente del Consiglio dei ministri si rechi prima al Senato e successivamente venga alla Camera, cosa perfettamente legittima perché sarebbe assicurata la presenza del Governo in Parlamento sul tema della guerra in Iraq. Se ritenete questo, mentre si tiene il dibattito su tale aspetto, consulterò i presidenti di gruppo che invito a raggiungermi.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori dopo l'onorevole Soro.
PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, la pregherei di raggiungere il Presidente; intanto do la parola all'onorevole Soro che l'aveva già richiesta. Onorevole Boccia, avevo già dato la parola all'onorevole Soro.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, l'ha interrotto lei, non io!
PRESIDENTE. Onorevole Soro, la prego, se non rinuncia...
ANTONELLO SORO. No, signor Presidente, non rinuncio. Come dicevo, l'andamento dei lavori di questi due giorni ed anche quello un po' particolare di questa fase segnalano in modo inesorabile come questo provvedimento sia frutto di affanni, non solo e non tanto perché i decreti-legge sono sempre un po' segnati da una certa apprensione, ma per i tempi stessi della sua nascita e per i modi in cui si è sviluppato il dibattito in Parlamento.
Ha riferito dell'affanno, con molta onestà, il presidente della Commissione bilancio, riconoscendo il modo approssimativo con cui il comitato permanente per i pareri ha esaminato il testo; abbiamo registrato affanno anche nell'errata trascrizione dei pareri contrari della stessa V Commissione (e credo che su questo il Presidente della Camera dovrebbe proporre in futuro qualche riflessione: quando si verificano errori nella comunicazione dei pareri da parte di una Commissione all'Assemblea c'è qualcosa che non quadra nel funzionamento dei nostri lavori).
Abbiamo visto un certo affanno della maggioranza a proposito di vari temi, quali quelli dello sport professionistico e dei videogiochi, con accantonamenti e qualche rovescio nei voti in aula. Si tratta di un decreto-legge che è nato nell'affanno, alla vigilia di Natale, per modificare norme appena nate, addirittura non ancora approvate da un ramo del Parlamento, come la legge finanziaria del 2003. Affanno soprattutto per mascherare il vero profilo dei conti pubblici e la straordinaria dissociazione tra le stime contenute nei documenti di programmazione del Governo e gli andamenti dei flussi di entrata e della crescita del disavanzo.
Ma l'affanno e l'approssimazione toccano il vertice in questa norma dell'articolo 7 che tratta della dismissione dei beni immobili dello Stato. Quando in autunno esprimemmo dubbi su un uso distorsivo di norme in questa materia, fummo facili profeti, in ragione di un complesso combinato di intrecci con l'insindacabile discrezione del ministro dell'economia nella valutazione dei beni alienabili, nella selezione degli acquirenti e, ancora, nella quantificazione del valore di vendita.
Io non conosco nel dettaglio le storie contenute nella tabella allegata a questo articolo 7, ma conosco la storia della manifattura tabacchi di Cagliari. L'immobile in questione, nel cuore della città antica, a due passi dalla vecchia darsena, con il suo antico teatro, l'archivio, la piccola cappella, con i cimeli della grande guerra, le macchine e i prototipi dei prodotti messi in commercio nel corso di due secoli, è luogo della memoria e autentico bene culturale per la città di Cagliari. L'amministrazione comunale di Cagliari, in accordo con l'ente tabacchi, ha definito un progetto di valorizzazione di questo immobile, come a Firenze, dove la chiusura delle manifatture ha consentito la creazione di una splendida struttura culturale attigua alle Cascine, come a Bologna, dove l'ex manifattura è diventata sede della cineteca e del festival del cinema, come a Torino, dove ospita la facoltà di scienze della formazione; e così in altre città.
ANTONELLO SORO. A Cagliari questa prospettiva è negata. Il Governo alla vigilia di Natale ha approvato questo decreto-legge e nella notte di santo Stefano ha venduto alla Fintecna l'immobile della manifattura tabacchi di Cagliari.
Affanno e approssimazione, in questo caso, suscitano anche qualche sospetto. Il Governo non ritiene che si tratti di un bene culturale. Chi ha valutato, chi valuta se si tratti o meno di un bene culturale? Quando si è fatta questa verifica e questa valutazione? Immaginiamo durante il pranzo di Natale, fra il 25 e il 26.
Ricordo che il Presidente della Repubblica aveva preteso assicurazioni sulla tutela
del patrimonio culturale dello Stato, che il ministro Urbani aveva considerato ingiuriosi i dubbi dell'allora sottosegretario Sgarbi. Dobbiamo dedurre allora che aveva ragione Sgarbi?
Sarebbero sufficienti questi motivi per contrastare e sopprimere questa norma.
Ma esiste una ragione in più, che prevale su queste, che voglio ricordare al sottosegretario presente in aula.
PRESIDENTE. Onorevole Soro...
ANTONELLO SORO. Lo statuto della regione Sardegna, legge costituzionale sovraordinata, prevede all'articolo 14 che la regione sarda, nell'ambito del suo territorio, succede nei beni e nei diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare, ed in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo.
Signor sottosegretario, non si può vendere la manifattura tabacchi di Cagliari; gli atti successivi sono destinati alla dichiarazione di nullità, con responsabilità, che io non ignoro - spero non le ignori neanche lei -, quanto meno contabili, degli attori a valle di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cennamo. Ne ha facoltà.
ALDO CENNAMO. Signor Presidente, vorrei tentare di motivare, seppur brevemente, le ragioni alla base dell'emendamento soppressivo dell'articolo 7, il quale reca disposizioni relative alla dismissione dei beni immobili dello Stato; al tempo stesso, auspico comunque che il Governo fornisca sull'argomento i necessari chiarimenti, non ancora emersi nel corso del dibattito in quest'aula.
In primo luogo, signor Presidente, voglio evidenziare quella che mi appare una contraddizione non di poco conto: infatti, mentre la motivazione della necessità ed urgenza di questo decreto-legge è relativa (come si rileva dal preambolo) ad interventi per garantire l'adempimento di obblighi comunitari per evitare l'irrogazione di sanzioni da parte dell'Unione europea, con l'articolo 7 si determina un sostanziale aggiramento delle regole previste in ordine al rispetto del Patto di stabilità, trattandosi di un'operazione di cessione, da parte dell'amministrazione statale, ad una società per azioni interamente posseduta dal Tesoro, ai fini del miglioramento del fabbisogno di cassa. Si tratta, insomma, di una operazione qualificabile come una vera e propria partita di giro.
In secondo luogo, bisogna sciogliere un dubbio relativamente alla portata delle disposizioni di cui al primo periodo dell'articolo in esame, che potrebbe riferirsi tanto alla generalità delle operazioni di dismissione quanto alla cessione degli immobili specificamente indicati negli allegati. In questo caso, è opportuno un chiarimento del Governo, proprio in ordine all'ambito di applicazione ed alle finalità delle disposizioni contenute nel primo periodo, precisando se esso si riferisca specificatamente alla cessione degli immobili indicati negli allegati A e B, oppure se riguardi tutti i casi di alienazione dei beni immobili.
In terzo luogo, è necessario un ulteriore chiarimento sul carattere speciale dell'intero articolo rispetto alla normativa adottata dal Governo in materia di cessione di immobili, con particolare riferimento al decreto-legge n. 351 del 2001, con conseguente ulteriore frantumazione dell'assetto della legislazione, a dispetto dell'impegno, dichiarato dallo stesso Governo, per una semplificazione del quadro normativo. Francamente, mi sembra che le disposizioni recate dall'articolo 7 del provvedimento in esame rispondano alle caratteristiche di una normativa speciale, in larga parte derogatoria rispetto a quella attualmente vigente in materia di dismissione dei beni appartenenti al patrimonio pubblico, come risultante dal complesso dei provvedimenti adottati negli anni scorsi. La specialità deriverebbe, in primo luogo, dalla procedura adottata per la dismissione dei beni indicati negli allegati A e B, prospettandosi la possibilità di una cessione
a trattativa privata, anche in blocco, con definizione del prezzo secondo criteri e valori di mercato.
Complessivamente, signor Presidente, ritengo dunque che vi sia un'insufficiente chiarezza quanto all'effettivo obiettivo perseguito, vale a dire se si tratti di una mera operazione contabile, volta ad assicurare all'erario proventi da destinare alla riduzione del fabbisogno di cassa, oppure se si intenda prospettare, per gli immobili oggetto di cessione, un utilizzo economicamente vantaggioso, con conseguenti ricadute negative nei casi in cui in precedenza erano stati assunti impegni per l'impiego degli stessi immobili da parte di amministrazioni pubbliche, ed in particolare da parte degli enti locali.
Questo è un aspetto che ci preoccupa molto. Per esempio, quale sarà l'esito del protocollo di intesa - sottoscritto dai ministri dell'interno, dell'economia e delle finanze, dal presidente della regione Campania, dal sindaco di Napoli, dal presidente dell'ETI il 18 aprile 2001 e relativo all'utilizzo dell'ex manifattura tabacchi di Napoli - il quale prevede la realizzazione, nientemeno, della cittadella della polizia?
È evidente che sull'argomento interverranno altri colleghi, Marone in particolare, il quale, svolgendo, all'epoca, le funzioni di sindaco di Napoli, è stato uno degli attori di quel protocollo. Mi auguro, signor Presidente, che anche su questo argomento vi sia una risposta del Governo che rassicuri il comune di Napoli, gli operatori della polizia. Sarebbe auspicabile che lo stesso Governo si impegnasse, in quest'aula, ad adottare tutte le iniziative idonee ad assicurare il mantenimento degli impegni già assunti con il predetto protocollo di intesa in ordine all'utilizzo dell'ex manifattura tabacchi di Napoli per realizzare la cittadella della polizia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.
LAURA CIMA. Signor Presidente, dichiaro il sostegno della componente dei Verdi a questi emendamenti soppressivi dell'articolo 7, relativo alla dismissione di beni immobili dello Stato.
I Verdi hanno cominciato questa battaglia quando è stata approvata la legge n. 112 del 2002, che, istituendo la Patrimonio Spa, ha disposto il trasferimento a questa dei beni del demanio e del patrimonio dello Stato (con il rischio di trasferimento di beni storici, artistici ed ambientali che testimoniano la cultura e la storia dell'Italia; soltanto per dare la dimensione del problema, ricordo che si fece l'esempio del Colosseo). Naturalmente, se non proprio ai fini di un'alienazione immediata, il trasferimento può essere fatto a garanzia di operazioni di cartolarizzazione.
Ora, premesso che le dismissioni urgenti stanno già avvenendo, 26 comuni i quali detengono immobili appartenenti al patrimonio dell'Ente tabacchi italiani sono stati coinvolti in un'operazione che noi condividevamo, curata dall'agenzia del demanio, da Sviluppo Italia. Si trattava del tentativo di concedere tali immobili in locazione, concordandone le modalità di ristrutturazione con i detti comuni.
Invece, cos'è avvenuto? Il giorno dopo l'accordo, è stata decisa la vendita degli immobili, che fa venire meno - e il caso può riguardare anche altri beni - l'uso governativo, le concessioni in essere e i diritti di prelazione spettanti a terzi (il che contrasta con la certezza della legge).
Allora, noi crediamo che questo articolo 7 dovrebbe essere assolutamente soppresso e che bisognerebbe ripristinare le garanzie e le tutele che sono previste nel decreto presidenziale n. 283 del 2000. Naturalmente, noi Verdi ci batteremo sempre in modo anche articolato sul territorio per impedire che si alienino beni storici, artistici e ambientali del nostro patrimonio solo per tentare di ripianare il deficit dello Stato, solo per portare soldi (come in questo caso, che porterebbe 550 milioni di euro al Ministero dell'economia e delle finanze). Quindi, invitiamo tutti i colleghi, anche quelli della maggioranza, a valutare seriamente il nostro emendamento e a votarlo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Le ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, intervengo solo per fare una proposta prima che cominci la sequela degli emendamenti. Chiedo al Governo di riflettere sulla possibilità di ritirare questo articolo dal provvedimento.
PRESIDENTE. Il Governo medita, ma non so se rifletta anche e se giunga alle sue stesse conclusioni.
MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. No, signor Presidente, il Governo non lo ritira. Interverrò sul complesso dell'articolo 7 e quindi su tutti gli emendamenti. Mi rivolgo a tutta l'Assemblea, anche ai deputati della maggioranza che hanno presentato emendamenti sull'articolo 7. Le fattispecie che vengono sottoposte all'esame sono di tre tipi. La prima riguarda la soppressione dell'articolo 7, della quale abbiamo sentito parlare su presupposti variamente articolati. Non sto a riassumerli, sono già stati enunciati.
Vengo ad un'osservazione e a una replica.
MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La disposizione per cui il Governo può cedere a trattativa privata - e così è stato fatto, pubblico su pubblico (quindi, ad una società totalmente del Ministero dell'economia e delle finanze, che è Fintecna) - presuppone che vi siano obiettivi di finanza pubblica, presuppone che vi siano immobili che non abbiano valenza artistica, storica, architettonica (chi più ne ha più ne metta) e che siano ceduti a prezzo di mercato. Quindi, questa è una scelta politica che ha fatto il Governo per dotarsi di uno strumento. Con ciò rispondiamo anche a tutti quelli che successivamente ci chiederanno: perché non hai ceduto alla società Patrimonio o a chicchessia?
Entriamo nel merito. Fintecna è una società operante che ha raddoppiato il suo capitale sociale per meriti propri, che ha già effettuato operazioni di valorizzazione nell'ambito industriale sugli immobili per oltre 900 milioni di euro, che non ha indebitamento e che, anzi, torno a dire, accresce e più che raddoppia il suo capitale con risorse proprie, senza ricorso ad indebitamenti di nessun tipo e o a finanziamenti.
La cessione è stata fatta, a seguito di questo decreto-legge del 24 dicembre, il 27 dicembre, è stata fatta per atto pubblico notarile e ha ad oggetto tutti i beni che sono indicati, come dice la norma al nostro esame, negli allegati A e B, cioè quelli indicati nei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri. Quindi, i beni sono esattamente tutti individuati e non ve n'è nessuno che possa essere diversamente ricompreso.
È stata una vendita in blocco, lo Stato ha conseguito un introito iniziale di 505 milioni di euro; dopodiché è rimesso ad un terzo arbitratore, ai sensi del codice civile, l'eventuale maggiore valore di questo. Quindi, questo importo è comunque garantito.
Le due ipotesi relative a Cagliari, cioè ad una regione a statuto speciale e le altre collocazioni... Vedo che è tutto chiaro quindi non vi saranno più problematiche su questa materia!
PRESIDENTE. Grazie.
MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. No.
PRESIDENTE. Guardi che non finiamo.
MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiudo, Presidente.
Per quanto riguarda le regioni a statuto speciale è in corso una controversia giudiziaria sottoposta al Tribunale di Cagliari avente ad oggetto l'accertamento del diritto di proprietà della manifattura di Cagliari, cioè se essa sia dello Stato o della regione Sardegna. Come tale la pronuncia in sede politica di un provvedimento che è stato fatto per cui c'è accertamento ordinario mi pare non abbia alcuna rilevanza. Ritiene il Governo che la manifattura sia del Governo; ritiene la regione, per una serie di argomentazioni, che sia nella regione. Se la regione risulterà vittoriosa in quel diritto, si sarà proceduto alla vendita di un bene a non domino con tutte le conseguenze del caso. Dunque, non incide sull'eventuale momento costitutivo del diritto.
Sulle altre manifatture e sui protocolli di intesa e sulle firme dei ministri invito tutti e affermo: non esiste alcun diritto soggettivo - parlo di tutte le altre vicende ubicate in altre regioni - in capo a chicchessia impeditivo della cessione che è stata operata. Nel merito, Fintecna ha già assunto tutti gli impegni che esistevano nei confronti dell'ETI e ha già contattato tutte le amministrazioni locali, perché Fintecna ha interesse alla valorizzazione ed alla definizione, anche con riferimento alla situazione quelli di Napoli, per la quale è estremamente preoccupato, il Presidente della regione Campania, onorevole Bassolino.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, mi perdoni ma la prima cosa debbo dirla a lei. Le affermazioni del sottosegretario Armosino sono gravissime, non solo per il merito del provvedimento che è uno schifo, ma per avere disconosciuto la continuità dello Stato, cioè l'attività svolta in precedenza, non solo dal Governo centrale, ma dalle amministrazioni comunali, regionali e anche dall'ETI che è pur sempre una Spa dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
Chiedo alla Presidenza di poter acquisire agli atti il documento in cui sono contenute le firme autentiche di Di Gennaro (all'epoca Capo della polizia, oggi Capo del dipartimento), dell'allora rappresentante del Ministero delle finanze (indegnamente da me rappresentato) ma anche del dottor Basile, Presidente dell'ETI, della regione Campania e del sindaco di Napoli, di cui ho adeguata documentazione, che hanno concordato di utilizzare l'ex manifattura tabacchi di Napoli per farne la nuova cittadella della polizia.
Il Ministero delle finanze, qui coperto nelle sue malefatte dal sottosegretario Armosino, ha preso un impegno del Ministero delle finanze, del Ministero degli interni, ha preso una cosa a cui tiene la città di Napoli e la regione e l'ha data a Fintecna per racimolare quattrini mordi e fuggi, prendi e scappa, pur di fare quadrare i conti prima della fine del 2002.
Dopodichè io, onorevole Presidente, se dovessero esserci dubbi le mostrerò l'accordo sindacale firmato dal ministro Visco da cui deriva l'impegno a riutilizzare gli stabilimenti delle manifatture dismesse per creare nuove attività in accordo con gli enti locali; l'accordo dell'agosto in cui è rientrata la CISL che non aveva firmato il primo accordo e in cui viene confermata la cosa; l'accordo dell'ETI con Sviluppo Italia per farsi aiutare ad organizzare nuove attività imprenditoriali; e se non bastasse sono in grado di fornire i documenti parlamentari della Camera e del Senato che impegnavano il Governo dell'epoca, e immagino anche quello di oggi, ad utilizzare i beni per nuove attività produttive in tutte le località di cui si parla.
Se questo ancora non bastasse, sono in grado di fornire la documentazione di alcuni sindaci, sindaci che si chiamano: Sironi, di Forza Italia, all'epoca sindaco di Verona; Dominici, dei Democratici di sinistra, sindaco di Firenze; Scapagnini, che oltre ad essere europarlamentare di Forza
Italia, sembra essere anche medico di un'importante personalità italiana; potrei continuare nominando tutti i sindaci delle località indicate in questo decreto.
Il sottosegretario Armosino non può venire a dire che prima si emana il decreto, si passano gli stabilimenti a Fintecna e, poi, si approva un provvedimento in cui vengono cancellati gli impegni, i diritti, le doverose iniziative attuate per sostituire gli stabilimenti in chiusura! È una vergogna che il Governo si comporti in questo modo! È inaudito! Chiedo al Presidente della Camera di compiere, su tale vicenda, un'operazione di verità (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, il tono utilizzato dal sottosegretario Armosino - la quale, probabilmente, scambia l'efficienza con la saccenza - non è assolutamente soddisfacente sotto il profilo del corretto rapporto parlamentare. Non può infatti essere liquidata come una questione della quale dovrà occuparsi la pretura, la valutazione di costituzionalità, di eventuale conflitto con la Carta costituzionale, di una norma all'esame del Parlamento! È veramente singolare che, sollevato in questa sede un problema di conflitto con la Costituzione di una certa norma, si risponde che sarà il tribunale di Cagliari ad occuparsene. Immagino che il Governo conosca la Costituzione, nonché il rango di una norma costituzionale rispetto alle leggi ordinarie; ebbene, i fatti all'esame del Parlamento richiedono una definizione in questa sede, non in altra, definizione che deve venire dal Governo e dal Parlamento. Abbiamo sostenuto - si tratta di una lettura dei fatti semplice, che, credo, il sottosegretario Armosino possa verificare senza bisogno di scomodare avvocati o giuristi - che i beni immobili dello Stato che hanno sede in Sardegna sono di proprietà di tale regione in qualunque momento venga dismessa l'attività dello Stato. Questo è il caso della manifattura tabacchi! Allora, tutti gli atti che seguono a valle di questo provvedimento sono certamente destinati alla nullità; inoltre, essi comportano oneri, nonché problemi di natura anche contabile. Senza contare che per chi si pone a valle di questo provvedimento (non so se ciò vale anche per chi si pone a monte dello stesso) si può parlare di omissioni consapevoli.
Dal Governo ci saremmo allora attesi una risposta maggiormente argomentata, una risposta attenta e disponibile al confronto, e non questa esibizione di saccenza, che, nel caso specifico, contrasta molto con l'intelligenza (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anedda. Ne ha facoltà.
GIAN FRANCO ANEDDA. Signor Presidente, era mia intenzione intervenire in occasione dell'esame dell'emendamento 7.2 a mia firma, presentato per espungere, dall'allegato B del presente provvedimento, il bene della manifattura tabacchi di Cagliari; l'ampliamento della discussione e, soprattutto, le dichiarazioni, devo dire un poco azzardate, del sottosegretario, mi inducono, però, ad intervenire ora per chiarire quale sia la situazione.
Ho presentato il mio emendamento per cercare di ovviare ad un errore dell'Agenzia del demanio, che ha inserito nell'allegato B (vedremo quando) questo bene che appartiene alla regione. Attendevo che il Governo, resosi conto dell'errore, modificasse il suo orientamento, tanto più che dell'errore si è resa conto la stessa Agenzia del demanio, la quale ha scritto, attendendo l'intervento dell'esecutivo: se errore vi è stato, sarà corretto, firmato Antonio Musolino, direttore centrale. Questo errore dovrà essere corretto in questa sede! Non dovrà essere corretto altrove! Occorre allora ricordare lo svolgimento dei fatti: il 23 dicembre l'Agenzia del demanio introduce
- erroneamente - il bene manifattura tabacchi di Cagliari nell'elenco dei beni da dismettere.
Il 24 dicembre il Governo adotta il decreto, il 27 dicembre provvede alla vendita di tutti i beni in blocco, per un prezzo unitario, con riserva di rivalutazione. La riserva di rivalutazione è riferita al parere contrario in blocco della Commissione bilancio, giacché non vi è danno per lo Stato e non vi è diminuzione del prezzo, se questo bene viene espunto dalla vendita. Così chiariti i dati, la confusione del Governo è di tutta evidenza. Le giustificazioni fornite dal sottosegretario in Commissione (e le elencherò) sono differenti da quelle formulate dal relatore e da quelle espresse oggi dal sottosegretario stesso.
In Commissione, il sottosegretario ha affermato che questo bene non appartiene alla Sardegna, perché l'articolo 14 dello statuto - che è stato citato e che è chiarissimo - riguarda soltanto i beni acquisiti dopo il 1948, ossia dopo l'entrata in vigore dello statuto stesso. Si tratta di un errore in fatto ed in diritto, giacché vi è una pronuncia della Corte costituzionale dell'ottobre 1991 (che, forse, è sfuggita al Governo come all'agenzia del demanio) la quale - oltre ad affermare espressamente che l'articolo 14 dello statuto stabilisce che la Sardegna, nell'ambito del suo territorio, succede allo Stato nei beni demaniali - con riferimento ai beni e ai diritti connessi a servizi di competenza statale (che restano allo Stato), dà rilievo alla sopravvenienza, in quanto prevede che detta causa di esclusione possa cessare, con l'effetto, in tal caso, che la successione si realizza in un momento posteriore all'entrata in vigore dello statuto. Pertanto, tutti i beni entrati nel patrimonio della regione, anche dopo l'entrata in vigore dello statuto, appartengono alla regione. Pertanto...
PRESIDENTE. Onorevole Anedda, ha terminato il tempo a sua disposizione.
GIAN FRANCO ANEDDA. Signor Presidente, è un argomento troppo importante. So che la Sardegna non è fortunata, perché anche in questo momento più che l'amor poterono altre cose. Tuttavia, è bene che sia chiarito che il Governo, non volendo riconoscere l'errore ammesso dall'agenzia del demanio, commette due violazioni: una contro la Sardegna, l'altra contro l'autonomia regionale. Non bisogna essere autonomisti a parole, ma nei fatti! Quando si riconosce - e ciò è avvenuto ad opera degli enti a ciò preposti - che si è sbagliato e si è scippato un bene che appartiene ad una regione, occorre avere il coraggio civile di ammetterlo ed occorre avere il coraggio politico di approvare l'emendamento soppressivo riguardante la Sardegna (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, della Lega nord Padania e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurandi. Ne ha facoltà.
PIETRO MAURANDI. Signor Presidente, anch'io vorrei dire che il ragionamento del sottosegretario è singolare. Quest'ultimo afferma che, se vi è una controversia giudiziaria fra la regione sarda e lo Stato, non c'è niente da fare. Tuttavia, si dimentica un piccolo particolare, ossia che la controversia nasce dalla violazione dello statuto da parte del decreto-legge che siamo chiamati a convertire in legge.
Allora, il Governo non può tacere su questo aspetto che riguarda la manifattura di Cagliari e tutte le manifatture collocate nelle altre regioni a statuto speciale. L'errore - se di ciò si tratta - deve essere corretto dal Parlamento. Il Governo dovrebbe smetterla di tenere questo atteggiamento e dire con chiarezza che vi è stata una svista, un errore, una noncuranza, una trascuratezza e che occorre rispettare lo statuto. In questa sede il sottosegretario Armosino non ha ripetuto le dichiarazioni rese in sede di Commissione...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.
RICCARDO MARONE. Signor Presidente, vorrei semplicemente far presente al sottosegretario Armosino che qui non si tratta del problema se vi sia un diritto soggettivo o meno. Il problema è che abbiamo lavorato tre anni per fare la cittadella della polizia a Napoli e voi avete scippato quel bene al Ministro dell'interno!
Questa è la cosa grave. Inoltre, lei non deve dire il falso dichiarando che la Fintecna ha assunto impegni. Ho qui la lettera della Fintecna che dice che userà il bene per i suoi interessi, non per gli interessi della città di Napoli (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lettieri 7.4 e Zanella 7.8, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 251
Votanti 250
Astenuti 1
Maggioranza 126
Hanno votato sì 68
Hanno votato no 182
Sono in missione 62 deputati).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 7.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 262
Votanti 261
Astenuti 1
Maggioranza 131
Hanno votato sì 64
Hanno votato no 197
Sono in missione 62 deputati).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lettieri 7.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, sono mortificato perché l'Assemblea, anche per le assenze, ha respinto il precedente emendamento soppressivo dell'intero articolo. Approvarlo sarebbe stato un atto di grande saggezza. In quest'aula, questa mattina, è stato compiuto qualche atto di saggezza come l'eliminazione della norma relativa ai video poker o l'approvazione relativa alle calamità naturali.
Mi sarei aspettato che anche in questa occasione vi fosse un'adeguata valutazione del problema. Ciò non perché vi sia un'obiezione di principio alla dismissione del patrimonio pubblico non altrimenti utilizzabile, tuttavia, quando in merito a tale patrimonio pubblico, come nel caso di specie denunciato dagli onorevoli Grandi, Cennamo e Soro, vi sono già intese con gli enti locali credo che sia un errore. Alcuni immobili delle ex manifatture hanno valore storico-culturale ma in questa sede è sempre assente il ministro dei beni culturali. Mi sembra un desaparecido che non si vede mai quando bisogna discutere di problemi riguardanti anche la cultura.
Ciò va detto in particolare per Napoli. Non sono campano, né faccio una questione di campanile, ma si commette davvero un atto di irresponsabilità. Nell'area metropolitana di Napoli il fenomeno della criminalità è diffuso e quotidiano e costituisce la preoccupazione di tutti i cittadini. L'allocazione della cittadella della polizia in quel punto particolare di congiungimento
tra il centro della città e la vasta area periferica e metropolitana renderebbe più funzionale ed ottimale il servizio di polizia. Con questo provvedimento, caro sottosegretario, commettete un furto anche ai danni della polizia!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. La mia opinione su questo articolo è nota, quindi non la ripeterò. Vorrei svolgere soltanto due considerazioni. Tutti gli stabilimenti di cui parliamo sono stati costruiti prima del 1948, quindi erano nel patrimonio dello Stato prima di tale anno. Le regioni a statuto speciale, che hanno avuto approvati per legge costituzionale i loro statuti, ad ogni buon diritto si faranno ridare tali stabilimenti perché erano già nel patrimonio dello Stato: da lì lo Stato li ha presi per darli alla Spa ETI, per capitalizzarla. Nel momento in cui tali stabilimenti escono dall'ETI le regioni vanno de plano a riprenderseli. Infatti, è del tutto evidente che le regioni a statuto speciale chiederanno di riavere tali beni in quanto facenti parte di un patrimonio anteriore al 1948.
La seconda considerazione riguarda il lavoro, di cui ha parlato poco fa anche il collega Marone, che è stato fatto da molte parti.
Quello di Napoli sicuramente era in stato più avanzato e francamente non capisco perché il Governo e la maggioranza dovrebbero dire a Napoli quello che ora dicono (visto che finalmente Napoli avrebbe avuto la cittadella della polizia, riunendo 30 sedi disperse). Volete che vi dica qual era la modalità di finanziamento? Si era guardato al finanziamento nel capitolo di bilancio del Ministero dell'interno, ma non c'erano i soldi per comprare la struttura. L'ETI l'avrebbe quindi ristrutturata e affittata, per 9 anni rinnovabili, ricavandone un importante reddito. Volete altre prove sul fatto che eravamo avanti nel costruire la cittadella in oggetto? Perché, allora, Napoli non dovrebbe ottenere questo risultato? Perché non dovrebbero ottenerlo, in piccolo o in grande, le altre realtà locali?
Allora, per favore - mi rivolgo al relatore e malgrado tutto anche al Governo -, ritirate almeno la norma che cancella tutti gli impegni precedentemente assunti. Se potessimo almeno dire che restano tutti gli impegni assunti prima e che le regioni a statuto speciale sono fatte salve, almeno si avrebbe una condizione non devastante. Se poi volete fare in un altro modo, fate come vi pare, ma compirete un errore gravissimo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lettieri 7.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 280
Votanti 279
Astenuti 1
Maggioranza 140
Hanno votato sì 86
Hanno votato no 193
Sono in missione 61 deputati).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 7.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI. Vorrei soltanto invitare i colleghi a riflettere sul meccanismo che si è messo in atto con questo tipo di provvedimento e in particolare con l'articolo 7. Anche se il sottosegretario Armosino ha grandi capacità di tenuta nel confronto su terreni delicati, tuttavia è chiaro che questo articolo 7 contiene due stratagemmi pericolosissimi. Il primo, sottolineato già da molti colleghi, è quello che consente di prendere in qualche maniera per i fondelli Bruxelles per quanto riguarda
il bilancio dello Stato, scaricando sulle società pubbliche risorse che sono considerate in entrata nel bilancio dello Stato. Peraltro, da questo punto di vista, sottolineo che la Fintecna sta svolgendo questa funzione sia in questo caso, sia in quello riguardante il ponte sullo stretto di Messina. L'affermazione in base alla quale il ponte sullo stretto verrebbe fatto senza l'apporto di capitali privati, perché vi è un rilevante contributo della Fintecna, come ha dichiarato recentemente anche il presidente nazionale dell'ANCE, De Albertis, è chiaramente un'affermazione che appartiene più alla teoria delle scatole cinesi, che non ad una corretta gestione delle risorse dello Stato.
Ma vi è un secondo aspetto che potrebbe riprodursi anche in futuro e che presenta elementi di grande delicatezza. Mi riferisco all'aggiramento di quelle pallide difese (insufficienti) che anche con la Patrimonio dello Stato Spa e con le successive dichiarazioni e con gli aggiustamenti che il ministro Urbani ha tentato - costituendo commissioni e correggendo in qualche modo il tiro - si era cercato di costruire intorno al problema dell'alienazione del patrimonio pubblico di rilevante valore artistico e culturale. Dovete sapere - e credo che molti colleghi lo sappiano - che una buona parte del patrimonio delle manifatture che sono state alienate in questa occasione appartengono ad un'architettura industriale, di inizio secolo, di grandissima rilevanza, al di là delle differenti destinazioni delle quali si è già parlato (come il caso di Cagliari, di Napoli, ma si potrebbe aggiungere anche di Catania). Molti di questi edifici - cito per tutti la manifattura tabacchi di Firenze, che è uno degli esempi più rilevanti di architettura fascista in Toscana, progettata dal Nervi, esattamente come lo stadio di Firenze - con questo provvedimento vengono alienati e sottratti a qualsiasi controllo pubblico, senza passare neanche, lo ripeto, per quei criteri minimi di verifica, che la Patrimonio dello Stato Spa proponeva attraverso il consenso del Ministero per i beni e le attività culturali. Ora capite benissimo che, sotto tale profilo, questa disposizione - di per se stessa, ma anche come precedente - rappresenta un esempio gravissimo e per questo sarebbe auspicabile una bocciatura di questo articolo. In ogni caso invito tutti i parlamentari a vigilare affinché meccanismi di questo tipo non si riproducano in futuro, perché sarebbe un grave danno per il nostro paese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso un voto contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 298
Votanti 296
Astenuti 2
Maggioranza 149
Hanno votato sì 103
Hanno votato no 193
Sono in missione 61 deputati).
Prendo atto che l'onorevole Giuseppe Gianni non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 298
Maggioranza 150
Hanno votato sì 107
Hanno votato no 191
Sono in missione 61 deputati).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
CLAUDIO BURLANDO. Signor Presidente, avevamo chiesto di parlare.
PRESIDENTE. No, non mi risulta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 305
Votanti 304
Astenuti 1
Maggioranza 153
Hanno votato sì 106
Hanno votato no 198
Sono in missione 61 deputati).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 7.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cennamo. Ne ha facoltà.
ALDO CENNAMO. Francamente, signor Presidente, non so cosa aggiungere a quanto già detto. Come avrà potuto constatare, in quest'aula, in questi due giorni di lavoro, abbiamo svolto osservazioni di merito, sulle quali puntualmente non vi sono state risposte da parte del Governo.
Non me la sento più di continuare ad avallare un provvedimento del genere con la mia presenza in quest'aula dunque, signor Presidente, abbandono l'aula in segno di protesta (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 319
Maggioranza 160
Hanno votato sì 115
Hanno votato no 204).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare.
PRESIDENTE. Non mi risulta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 304
Maggioranza 153
Hanno votato sì 104
Hanno votato no 200
Sono in missione 61 deputati).
Onorevoli colleghi, l'onorevole Ruzzante, noto per la sua correttezza, ha constatato che non mi stavo sbagliando. Infatti, sul successivo emendamento ha chiesto di parlare l'onorevole Rotundo che, tuttavia, non vedo presente in aula: s'intende che vi abbia rinunziato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale
la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 329
Maggioranza 165
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 209).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 7.14
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.
CARMEN MOTTA. Sul capitolo degli immobili relativi a questo provvedimento credo che i colleghi che mi hanno preceduta abbiano già sintetizzato l'atteggiamento, che non esito a definire predatorio, con cui il Governo affronta questo problema.
Il primo punto di carattere generale sta nel fatto che il patrimonio immobiliare non utilizzato dall'ETI in via di privatizzazione, cioè in vendita, è portato in capo alla società Fintecna. Ma cosa c'entra questa società con un patrimonio immobiliare? Sinceramente, sottosegretaria Armosino, l'ho ascoltata con attenzione, ma la fattispecie che lei ha citato, di pubblico su pubblico, non mi è chiara, non la conosco, vorrei che la definisse meglio.
In secondo luogo, si intende valorizzare il patrimonio dello Stato oppure l'interesse è solo quello della svendita, nemmeno quello della vendita? Ciò vale anche per il magazzino tabacchi greggi di Piacenza, citato al punto 6), dell'allegato B, del comma 1. Si tratta di una vasta area e il piano regolatore generale della città di Piacenza la classifica quale area produttiva.
Se un privato acquista e svolge un intervento di recupero, dunque utilizza pur modificando quest'area, può beneficiare di un piano volumetrico doppio. Ciò è quanto prevedono le norme attuative del piano regolatore generale di Piacenza. Se invece succede altro, ad esempio si demolisce, si intende costruire ex novo, allora è necessario intervenire sul piano regolatore generale vigente con una variante. Si tratta di una prassi amministrativa credo conosciuta e abituale quasi in tutte le città d'Italia.
So che il comune di Piacenza su tutte le grandi aree - e sono tante -, ad esempio quelle militari e sugli immobili di proprietà statale che lo Stato intende alienare desidererebbe essere almeno interpellato; non dico che gli debba essere riservato un diritto di prelazione! Se non altro perché il comune, sottosegretario Armosino - e questo vale non solo per Piacenza -, è titolare degli strumenti urbanistici di pianificazione e di programmazione del territorio.
I comuni, e così anche quello di Piacenza, credo molto giustamente, rivendicano un ruolo di regia sui destini delle grandi zone e degli immobili delle loro città che sono, cari colleghi della maggioranza, patrimonio pubblico e, dunque, anche patrimonio delle città. Altrimenti, il federalismo di cosa sarebbe composto? Diversamente, pezzi enormi delle nostre città - si tratta di un destino comune a tutto il nostro paese - non si sa che fine faranno. Inoltre, l'ente locale, la prima istituzione che dovrebbe decidere la direzione e la pianificazione del proprio territorio, è completamente ignorato e prevaricato dal bisogno di questo Governo di fare cassa a qualunque costo e in qualunque modo.
Concludo con una richiesta rivolta al Governo. Il Governo contatti l'assessore comunale Cacciatori di Piacenza che ha competenza su queste materie e verifichi se le cose che sto dicendo in questa aula sono obiettive e vere, oppure no. Ritengo che ciò sia un atto non di riguardo ma dovuto ad un'amministrazione locale che ha pari dignità con le istituzioni nazionali (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
TOMMASO FOTI. Sono cose errate!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 327
Maggioranza 164
Hanno votato sì 127
Hanno votato no 200).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 329
Votanti 328
Astenuti 1
Maggioranza 165
Hanno votato sì 126
Hanno votato no 202).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 7.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ottone. Ne ha facoltà.
ROSELLA OTTONE. Signor Presidente, concordo assolutamente con le motivazioni addotte dall'onorevole Grandi e da altri colleghi, in merito alla qualità e alla poca correttezza proprie di questo provvedimento.
Intervengo per evidenziare la situazione in cui versa la manifattura tabacchi di Mesola, in provincia di Ferrara, che prima occupava 120 lavoratori, ora dismessa. Al riguardo esiste una forte preoccupazione in ordine agli aspetti occupazionali, all'impoverimento del territorio e alla cessazione di un'attività produttiva comunque rilevante. Per questo motivo si è addivenuti ad un accordo, che vedeva protagonisti l'ETI e le amministrazioni locali (comuni, province e regione), che ha previsto la collocazione dei lavoratori (circa 120): 40 sono stati assunti dagli enti locali, il resto collocato in mobilità, in prepensionamento o incentivato all'uscita.
Gli enti locali si sono, quindi, fatti carico di un problema importante che riguardava l'occupazione. L'ETI stessa ha manifestato in quell'occasione la disponibilità ad investire risorse proprie per la formazione del personale ricollocato e per un progetto di riutilizzo dell'immobile dismesso: immobile che, secondo l'ETI, poteva anche essere ceduto al comune di Mesola ad un prezzo simbolico anche perché delle aziende produttive locali avevano manifestato interesse all'acquisto dell'immobile.
Ora ci troviamo in una situazione veramente spiacevole anche perché gli enti locali non solo subiscono il danno derivante dalla cessazione dell'attività produttiva ma anche la beffa; infatti, mentre questi si devono accollare gli oneri derivanti da questa situazione, altri fanno gli affari (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 321
Maggioranza 161
Hanno votato sì 127
Hanno votato no 194).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Massidda 7.1, Anedda 7.2 e Grandi 7.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurandi. Ne ha facoltà.
PIETRO MAURANDI. Signor Presidente, fra i molti pasticci e i molti arbitrii legalizzati insiti in questo decreto-legge vi è quello che riguarda le regioni a statuto speciale, tema su cui siamo già intervenuti pochi minuti fa.
Nell'illustrare l'emendamento Grandi 7.17, identico ad altri due emendamenti presentati da colleghi della maggioranza, intendo dire che, oltre ai problemi sollevati dai colleghi sulla vendita delle manifatture nelle regioni a statuto ordinario, ve n'è, in questo decreto-legge, uno diverso e plateale che riguarda le regioni a statuto speciale, in particolare la Sardegna, la Sicilia e il Friuli-Venezia Giulia. Dico ciò perché, in questo caso, da parte del Governo c'è una violazione degli statuti delle regioni prima citate che, com'è noto, sono leggi costituzionali.
Gli statuti di queste regioni prescrivono che i beni immobili dello Stato, una volta dismessi, devono passare alla regione interessata. Io ho presente l'articolo 14 dello statuto speciale della Sardegna, letto poco fa dall'onorevole Soro, ma tutti gli statuti speciali dicono la stessa cosa. Ora il decreto-legge vuole violare gli statuti, mettendo in vendita beni dismessi dallo Stato, sotto il naso delle regioni e con buona pace del federalismo.
Le regioni, di ogni colore politico, non assisteranno in silenzio a questo arbitrio e reagiranno nelle sedi opportune. Ma questa circostanza non può essere invocata, come ha fatto il sottosegretario poco fa, per dichiararsi indisponibile a correggere l'arbitrio. Sul piano giuridico, il Governo pur di fare cassa vuole vendere, anzi, in realtà - ci è stato detto -, ha già venduto il 27 dicembre beni che non gli appartengono: se lo facesse un privato, si chiamerebbe truffa. Questo provocherà, anzi ha già provocato, l'apertura di un contenzioso da parte delle regioni interessate presso la magistratura ordinaria - ad esempio, la regione Sardegna ha chiesto il sequestro conservativo della manifattura tabacchi di Cagliari - e lo provocherà presso la Corte costituzionale. Sul piano politico e istituzionale il Governo vuole calpestare gli statuti. I nostri emendamenti, questi e gli altri sulle regioni a statuto speciale, chiedono al Parlamento di correggere questa stortura, almeno questa, così palese e netta, per ripristinare i diritti violati e restituire alle regioni a statuto speciale ciò che gli spetta per legge costituzionale. Il problema è già stato sollevato nelle Commissioni della Camera da parte dell'opposizione e da parte della maggioranza. Il Governo deve spiegare al Parlamento, alle regioni interessate e al paese perché si ostina ad una così plateale violazione di leggi costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Massidda al quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Ne ha facoltà.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, chiedo soltanto al Governo di fare un passo indietro (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo), perché credo che tutti i colleghi abbiano già chiarito perfettamente quale sia l'errore che è stato fatto: errare humanum est, diabolicum perseverare (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo).
Tornate indietro rispetto a quel federalismo sul quale tutti stiamo lavorando a sul quale tutti noi crediamo. Non possiamo fare un errore così assurdo come quello che stiamo portando avanti se dessimo voto contrario a questi emendamenti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo).
GIANFRANCO CONTE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE, Relatore. Signor Presidente, stiamo andando avanti in una discussione dove lei avrà notato che ognuno degli emendamenti presentati riguarda uno stabilimento nello specifico e, quindi, troveremo molti colleghi ognuno dei quali interverrà per parlare in difesa dell'immobile situato nel proprio comune.
Noi ci troviamo di fronte ad una situazione del tutto particolare. Ho cercato di spiegarlo e credo abbia cercato di farlo anche il sottosegretario. Qui si è fatta una vendita fra due società, da una parte l'ETI, l'ente tabacchi italiani, dall'altra parte Fintecna, tutte e due possedute al 100 per cento dal Tesoro. Ora qualcuno potrà discutere se si è trattato di una finta, giusto per migliorare i saldi. Possiamo discutere fino a domani. La verità è però che, anche quando questi immobili erano di proprietà dell'amministrazione dei Monopoli dello Stato - ente anche quello di stretto controllo da parte dello Stato -, ci siamo trovati a fare un passaggio dall'amministrazione dei Monopoli dello Stato a quella dell'ETI, vale a dire un passaggio che è stato già allora effettuato e che è stato di nuovo effettuato dall'ETI a Fintecna, ancora al 100 per cento dello Stato. Io non metto in discussione che nel passato ci siano stati accordi: le carte le ho viste e mi pare indiscutibile; questa è stata l'attività del Governo della scorsa legislatura. Credo che il Governo si sottoporrà ad una verifica in relazione a tutte queste cose; il passaggio è carta su carta: non vorrei che qui si facesse confusione.
Per cui, credo che alla fine dovremmo chiudere questa discussione, infatti il Governo può assicurare - io non lo posso fare perché sono il relatore - che le questioni relative a tutti gli stabilimenti ubicati nelle diverse località saranno prese in esame anche dalla nuova società Fintecna che, lo ripeto, fa capo, interamente al Ministero dell'economia delle finanze (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
RICCARDO MARONE. Hanno già detto no!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, il relatore ha usato l'espressione «carta su carta». In questo caso, la carta relativa all'articolo 7 afferma: «La vendita fa venire meno l'uso governativo, le concessioni in essere e l'eventuale diritto di prelazione spettante a terzi anche in caso di rivendita». Quindi, se voi non cancellate questa norma e non ripristinate il buon diritto che si è costruito nel tempo, in realtà mentite. Poiché non credo che voi vogliate mentire, dovete semplicemente rivedere ciò che avete scritto. Onorevole relatore, lei può riscrivere l'articolo ed il Governo può modificare il testo, altrimenti ha ragione l'onorevole Massidda quando dice che è meglio andare avanti a votare sperando che almeno questo venga tolto, diciamo così, dall'elenco di quelli che vanno al patibolo della svendita per speculazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, ci si è dimenticati di ricordare all'Assemblea che la Fintecna, per effetto di questa norma, può - credo abbia interesse a farlo - alienare a privati un'area che sorge nel centro della città di Cagliari in una condizione, dal punto di vista immobiliare, assolutamente appetibile - e a quel punto anche legittimamente appetibile - a qualunque privato, facendo venir meno le ragioni per le quali finora la regione non aveva rivendicato la titolarità di questo immobile.
Il problema, al quale non si può, comunque, ovviare è la titolarità che pone lo statuto regionale della Sardegna, legge costituzionale sovraordinata alla legge in esame.
Quell'elementare forma di buonsenso che abbiamo avuto, qualche volta, in questo Parlamento ieri e stamattina potrebbe
suggerire - come diversi colleghi hanno proposto - l'approvazione di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.
ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, l'insistenza del Governo è incomprensibile perché si troverà di fronte agli enti locali, i quali non approveranno alcuni progetti dei privati nelle nostre città; quindi, risulta chiaro che si andrà di fronte ad un contenzioso. È assurdo scaricare i debiti dello Stato su Fintecna: questa società, sia chiaro, non ha fatto un affare perché ha dato i soldi a questo Governo, di conseguenza non si vedrà soddisfatta dell'impegno preso. Infatti, gli enti locali hanno altri strumenti per dare una risposta. Per quanto riguarda il centro storico di San Sepolcro, ad esempio, se ad occuparsene sarà la comunità montana, si tratterà di un accordo fatto, se invece qualche privato vorrà speculare ne potranno discutere i comuni di San Sepolcro, di Napoli, o di Cagliari od altri, ma è chiaro che il debito lo Stato lo ha messo in mano alla società Fintecna (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cristaldi. Ne ha facoltà.
NICOLÒ CRISTALDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione non è di poco conto, e, nonostante, si sia tentato anche in Commissione di fare chiarezza sulla vicenda, pare che quest'ultima non sia ancora risolta sul piano della convinzione delle forze politiche e dei singoli parlamentari.
Mi auguro che sia stato ascoltato l'intervento dell'onorevole Anedda; chi vi parla è un convinto autonomista e sono molti i deputati in quest'aula che sono schierati a favore dell'autonomia delle regioni. Non vorremmo che per non creare qualche problema di carattere finanziario si affermasse il principio che porterebbe, a ragione o a torto, le regioni - soprattutto quelle a statuto speciale - ad impugnare gli articoli del provvedimento facendo ricorso alla Corte costituzionale.
Le argomentazioni fornite dall'onorevole Anedda e da altri deputati, a nostro parere sono più che convincenti.
Non è pensabile che in quest'aula si creino le condizioni per mortificare le prerogative statutarie. Per la Sardegna in particolare, non solo vi è la garanzia prevista all'interno dello statuto, ma anche con sentenze della Corte costituzionale (successive e non molto remote) è stato affermato il principio secondo il quale i beni dello Stato, quando cessano nelle loro funzioni, diventano di proprietà della regione. Con legge ordinaria giungere ad affermazioni che sono in contrasto con il contenuto dello statuto e con la sentenza della Corte costituzionale ci sembra un passo assai azzardato. Preannuncio, pertanto, il voto favorevole del gruppo di Alleanza nazionale sui suddetti emendamenti (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo).
LUIGI OLIVIERI. Bravo, però ricordati più spesso dello statuto!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mereu. Ne ha facoltà.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, preannuncio anch'io l'espressione del voto favorevole sugli emendamenti in esame ed invito anche il mio gruppo a fare altrettanto, soprattutto per sostenere il concetto federalista, autonomista delle regioni (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 7.1, Anedda 7.2 e Grandi 7.17, non accettati dalla Commissione
né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Alleanza nazionale, della Margherita, DL-l'Ulivo, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, della Lega nord Padania, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo - Vedi votazioni).
(Presenti 335
Votanti 331
Astenuti 4
Maggioranza 166
Hanno votato sì 316
Hanno votato no 15).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 7.18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pennacchi. Ne ha facoltà.
Onorevoli colleghi, la questione è semplice. Alle 15,30 sarà affrontato un tema di grande importanza da parte del Presidente del Consiglio. Vi chiedo, con grande civiltà come stiamo facendo, di continuare con ritmi più serrati. Prego, onorevole Pennacchi.
LAURA MARIA PENNACCHI. Signor Presidente, vedo che l'uso di argomenti razionali può portare a buone conclusioni e convincere. Per tale motivo, vorrei tornare sulle argomentazioni utilizzate poco fa dal relatore, onorevole Conte, che vorrei mi ascoltasse.
Lei ha cercato di rassicurare sulle preoccupazioni espresse da molti colleghi in ordine alla possibilità che il provvedimento, così come scritto, mettesse in discussione accordi, deliberazioni e progetti già varati sulla base degli accordi avvenuti. Evidentemente, onorevole Conte, non è riuscito ad essere convincente sul punto specifico che riguardava la violazione costituzionale delle prerogative costituzionali delle regioni a statuto speciale.
Vi è, inoltre, un aspetto ancora più delicato che si trova a monte degli argomenti da lei utilizzati. Mi riferisco al fatto che l'articolo 7 è inserito nel provvedimento in esame con la finalità primaria, come recitano le prime due righe dell'articolo, di agire nell'ambito dell'azione di perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica.
All'interno del provvedimento sono affermate altre cose che sembrano non chiarire che si tratti davvero del suddetto obiettivo. Stante l'obiettivo medesimo, vorrei riproporre la questione dell'impatto sugli equilibri di finanza pubblica che da due giorni, a partire dall'intervento dell'onorevole Giorgetti, stiamo correttamente, seriamente e rigorosamente sollevando.
Onorevole Conte, se la finalità è di concorrere al perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, questa finalità, verrebbe, secondo le prescrizioni dell'articolo e gli atti che sono stati compiuti il 24 e il 27 dicembre, perseguita con una cessione, da parte dell'amministrazione pubblica, ad una società interamente posseduta dallo Stato.
In questo caso vi sarà un aggiramento delle norme stabilite dal patto di stabilità per conseguire obiettivi di finanza pubblica. Se, viceversa, si intende perseguire qualcos'altro, e forse di più, ragionando sempre in termini di equilibri sulla finanza pubblica, smentiamo totalmente i numerosissimi impegni già assunti (come hanno testimoniato gli interventi che si sono susseguiti fino ad ora). Si vorrebbero conseguire e spuntare prezzi a condizioni di mercato e, comunque, di maggiore vantaggio in termini di economicità ma che, inevitabilmente, rimettono in discussione gli impegni già presi.
La norma, oltre ad avere effetti, a mio avviso, molto gravi, come è stato sottolineato da tutti i colleghi, è davvero scritta in modo indecente, perché è letteralmente incomprensibile. Non vorremmo che questo
sia un altro modo per continuare a gettare fumo negli occhi di noi parlamentari e dei cittadini italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lumia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE LUMIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo emendamento inizia anche per la Sicilia il disastro. Ricordo a tutti che ci sono ben 5 beni che verrebbero portati via alla regione Sicilia: due si trovano a Palermo, due a Catania ed uno a Messina. È chiaro che anche in questo caso viene colpita l'autonomia della regione Sicilia ed è chiaro che anche qui vi è una questione seria da affrontare.
Mi rivolgo ai parlamentari del centrodestra eletti in Sicilia: so bene che nello statuto regionale siciliano non è presente lo stesso riferimento previsto nello statuto della regione Sardegna, ma anche qui si pone il problema, tant'è vero che nella Commissione paritetica si tratta di una questione aperta. Vorrei allora che in questa sede si difendesse con la giusta attenzione l'autonomia siciliana, tenuto conto che..
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lumia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei rispondere brevemente al collega Conte il quale ha affermato che questi emendamenti sono il segno che il provvedimento tocca sostanzialmente tutte le province di questo nostro paese.
La mia provincia non è toccata da nessuno di questi articoli e tuttavia io ritengo di associarmi ugualmente, votando a favore su questi emendamenti, perché mi sembra davvero che si tratti di una svendita del patrimonio pubblico. Non si tratta infatti di valutare soltanto il valore economico-finanziario; c'è la storia, l'arte ed una cultura che hanno bisogno di essere tutelate.
Si va poi per la verità anche a calpestare il diritto-dovere degli enti locali di essere proprietari sino in fondo di questi beni e di poter gestire l'utilizzo di essi.
In definitiva mi domando: colleghi della Lega nord Padania, non avete proprio nulla da dire rispetto a questo problema e ai temi posti da questo decreto-legge?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 294
Votanti 292
Astenuti 2
Maggioranza 147
Hanno votato sì 133
Hanno votato no 159
Sono in missione 59 deputati).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 7.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellini. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BELLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei rivolgermi in primo luogo al relatore perché ha detto due cose che non corrispondono a verità. In primo luogo l'iter avrebbe consentito il passaggio di questi beni immobili alla Fintecna senza cancellare tutti gli accordi precedentemente conclusi.
In secondo luogo, si tratta di accordi fatti durante il periodo di governo del centrosinistra, perché come nel caso del comune di Firenze, su cui dirò alcune cose, questi accordi sono stati perfezionati fino al luglio del 2002, con la collaborazione attiva dei dirigenti dell'ETI e del Governo. Ciò significa che l'indirizzo che
fino a pochi mesi fa era ancora presente nelle trattative era quello di continuare, come aveva previsto l'originario decreto, al fine di una collaborazione fra l'ETI e i comuni sul cui territorio insistevano questi beni.
Voi però avete fatto un cattivo regalo alle città italiane: il giorno di santo Stefano avete sottratto ai comuni e spesso anche alla cultura italiana questi importanti beni. Occorrerebbe dire che nella situazione del comune di Firenze voi avete con questo provvedimento «arraffato» un bene importantissimo per la cultura, non soltanto della nostra città, bensì della nazione.
Infatti, la manifattura tabacchi di Firenze è un bene tutelato dall'accademia di belle arti, ha caratteristiche architettoniche ed urbanistiche di grande pregio e rimanda a quel gruppo di architetti progettisti, come l'architetto Nervi, che è nella storia dell'architettura del nostro paese. Non è un caso che anche una recente mostra della fondazione Michelucci, che si è tenuta in Toscana e che presto sarà portata a Vienna, ha fatto proprio dell'architettura di Nervi e degli altri architetti uno dei punti di forza per mostrare l'architettura del novecento italiano in Europa e nel mondo!
Ecco la ragione per cui il vostro modo di intendere il rapporto con la cultura e con le amministrazioni comunali è completamente sbagliato! Non si arraffa per vendere o per svendere, come è stato detto in quest'aula; ci sono degli accordi precisi!
Ricordatevi che la manifattura tabacchi di Firenze è davvero un bene strategico, non solo per la cultura, ma anche per la città. Si tratta di sei ettari di terreno, di cui tre coperti, che sono a ridosso del centro storico, praticamente dentro il parco monumentale delle Cascine. È impossibile pensare che diventi libero mercato per chiunque voglia farci un'attività speculativa! È un bene che deve rimanere nella disponibilità collettiva!
Per questa ragione vanno mantenuti gli accordi precedentemente sottoscritti tra il comune e l'ETI, per fare di quella ex manifattura la cittadella della cultura fiorentina e toscana, una cittadella che, come è già stata concordato, andrà ad ospitare l'archivio di Stato di Firenze, la biblioteca nazionale, il gabinetto Vieusseux, la mediateca regionale, la sovrintendenza archeologica e l'opificio delle pietre dure. Questo è uno scippo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bellini. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 286
Votanti 285
Astenuti 1
Maggioranza 143
Hanno votato sì 111
Hanno votato no 174
Sono in missione 59 deputati).
Prendo atto che l'onorevole Giuseppe Gianni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 7.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 295
Maggioranza 148
Hanno votato sì 112
Hanno votato no 183
Sono in missione 59 deputati).
Prendo atto che l'onorevole Giuseppe Gianni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 300
Maggioranza 151
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 187
Sono in missione 59 deputati).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 295
Maggioranza 148
Hanno votato sì 110
Hanno votato no 185
Sono in missione 59 deputati).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 7.23.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.
RICCARDO MARONE. Signor Presidente, durante le elezioni del 2001 la nostra città è stata inondata di manifesti del Presidente del Consiglio che mostravano il suo volto ringiovanito, sorridente, ritoccato, che garantiva città più sicure. Noi avevamo lavorato a questo progetto, io nel 2000 avevo firmato un protocollo d'intesa con il sottosegretario e con l'ETI per la realizzazione della cittadella della polizia nella zona est della città. Nel 2001 si è ribadito questo protocollo d'intesa per confermare la destinazione di quel bene a cittadella della polizia.
Non si può dire che quel progetto riguardava il Governo di centrosinistra, perché a questo progetto ha continuato a lavorarci anche questo Governo. Ancora il 22 novembre 2002 - cioè un mese prima della presentazione di questo decreto-legge - il prefetto di Napoli scriveva che l'ETI aveva realizzato il progetto generale di riconversione e, quindi, chiedeva una serie di rappresentanti della commissione di studio per andare avanti nella realizzazione del progetto.
Improvvisamente - contro gli indirizzi di questo stesso Governo e del Ministero dell'interno - il ministro Tremonti «scippava» il bene alla città di Napoli per darlo alla Fintecna che, contrariamente a quello che dice la sottosegretaria, nella sua lettera al presidente Bassolino non ha affatto garantito che quel bene sarà destinato a cittadella della polizia, ma anzi ha specificato che sarà valorizzato per gli interessi della Fintecnica, il che significa che i progetti di questa società sono ben diversi dai progetti della città!
Noi ci chiediamo: ma secondo il Presidente Berlusconi è sufficiente aver messo qualche giovanotto come poliziotto di quartiere in una città per garantire la sicurezza dei cittadini? Non era meglio proseguire in questo fondamentale progetto, per il quale avevamo già trovato i fondi, per il quale c'era già l'accordo su come realizzarlo, per il quale c'erano stati decine di sopralluoghi con l'attuale capo della polizia, con il questore di Napoli, con tutte le autorità interessate alla sicurezza della città, comprese quelle del Ministero dell'interno? Tutto questo improvvisamente viene meno, soltanto perché il ministro Tremonti deve fare soldi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, insisto su Napoli, perché pacta servanda sunt per le persone perbene, a maggior ragione per i governi, che comunque hanno continuità, anche se sono successivi rispetto a coloro che hanno sottoscritto quei patti. Perciò questo esecutivo, per essere un Governo d'onore, in questo caso deve rispettare l'accordo fatto innanzitutto con sé stesso, vale a dire con la polizia, con il comune e con la regione Campania: soltanto in questo modo si rende giustizia, e non si commette una ignominia ai danni di cittadini napoletani e campani in genere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 290
Maggioranza 146
Hanno votato sì 109
Hanno votato no 181
Sono in missione 59 deputati).
Prendo atto che l'onorevole Santori non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 7.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lumia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE LUMIA. Signor Presidente, anche la regione Sicilia è coinvolta in questa vicenda, poiché vi sono due stabilimenti a Palermo, due a Catania e uno a Messina.
C'è un profilo formale che va affrontato, che riguarda anche lo statuto della regione Sicilia: vi è una questione aperta, perché in questo momento si sta discutendo, nella Commissione paritetica, sul modo con cui risolvere tale questione. Ebbene, mentre c'è una questione rilevante, per stabilire se la regione Sicilia ha dignità, valore o forza, in questo momento, qui in aula, il centrodestra compie una scelta supportata dai parlamentari di centrodestra, anche senza alcun intervento, per far sì che, anche su questa vicenda, la regione Sicilia sia umiliata. La questione concernente il profilo formale è grave, e su questo mi piacerebbe che si esprimessero i deputati di centrodestra.
È grave perché due stabilimenti riguardano Palermo, e a Palermo oggi c'è un sindaco di centrodestra, nonché parlamentare, oggi assente, che non è presente in quest'aula a difendere la sua comunità; anche Catania ha due stabilimenti, e vorrei sentire dai parlamentari eletti in quella città la loro opinione sul futuro di questi stabilimenti, vale a dire se la città deve dire qualcosa, se il suo sindaco deve dire qualcosa e se la regione Sicilia, governata sempre dal centrodestra, deve dire qualcosa; lo stesso dicasi per Messina: stesso ragionamento e stessa maggioranza al governo di quella città. Ebbene, ecco che in questo caso si violano aspetti molto importanti: la regione Sicilia, la storia e la sua autonomia, in un momento molto delicato, così come l'autonomia di quei comuni, tre aree metropolitane che dovrebbero esprimere accordi e integrazione ma che, invece, vengono tagliate fuori.
Ma esiste anche un altro profilo: la procedura prevista, l'urgenza e la trattativa privata, viene utilizzata per svendere questi beni. Certo, il patrimonio dello Stato va messo a reddito; sono senz'altro d'accordo che non dobbiamo tenere in passività, o addirittura in attività, il nostro patrimonio, costituito in questo caso da beni immobili di grande pregio, collocati in posti di grande valore e significativi del nostro tessuto urbano. Ma un conto è mettere a reddito, un'altra è svendere, per lo più attraverso la procedura dell'urgenza
e della trattativa privata: così si consegna direttamente tali beni ad affaristi, intrallazzatori e - perché no? - ad esponenti della criminalità organizzata. Qualsiasi cittadino sa che, quando si vende un bene sotto la spinta dell'urgenza, non si fanno buoni e convenienti affari, e qualsiasi rappresentante delle istituzioni corretto e leale sa cosa comporta affidarsi alla trattativa privata.
La nostra proposta, invece, è chiara: sopprimere questo articolo e, allo stesso tempo, fare in modo che si crei un rapporto serio, tra tutti i livelli istituzionali, per fare in modo che questi beni siano messi a reddito per soddisfare i bisogni di quelle comunità, che possano essere individuati nell'università, nella scuola, nei centri di ricerca, nell'alta specializzazione nella sanità e nelle stesse forze dell'ordine.
Ecco perché è importante verificare, qui, la bontà di una scelta, il valore di una rappresentanza, l'idea che si ha dello Stato, della regione Sicilia e dei nostri beni!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Onorevole Volontè, per cortesia, prenda posto!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 295
Votanti 292
Astenuti 3
Maggioranza 147
Hanno votato sì 123
Hanno votato no 169
Sono in missione 58 deputati).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 7.25.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche in questo caso si tratta di un bene localizzato in una regione a statuto speciale, il Friuli-Venezia Giulia (com'è noto, sia pure in maniera differenziata, ciascuna di queste regioni succede allo Stato nei diritti patrimoniali). Più specificamente, si tratta della manifattura tabacchi di Trieste; poi, sarà la volta del deposito generi di monopolio di Udine. L'alienazione di tali beni, colleghi, aggira la Commissione paritetica e viola la lettera e lo spirito dello statuto di autonomia.
Non torno sulle ragioni dell'autonomia differenziata, sancite dalla legge costituzionale. Lo stesso Presidente Casini ha partecipato, a Trieste, venerdì scorso, alla cerimonia del quarantesimo anniversario dello statuto regionale. Voglio soltanto ricordare che la giornata di lunedì prossimo sarà dedicata alla memoria dell'esodo dell'Istria dalle coste dalmate. È nostro dovere ricordare un capitolo della nostra identità nazionale e quella tragedia che colpì gli italiani del confine orientale, i quali pagarono - per tutti - l'insensata politica del fascismo e la sconfitta.
Insisto, onorevoli colleghi: in ragione della speciale autonomia e delle sue prerogative, resta il fatto che questi immobili non possono, non potevano e non dovevano essere venduti! Altro che sulla carta! Da qui l'emendamento soppressivo mirante a ripristinare un diritto violato (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, mi corre l'obbligo di dire che, da stamane, il nostro e gli altri gruppi dell'opposizione hanno lavorato sul provvedimento
al nostro esame con uno spirito di ferma e netta volontà di cambiarne il testo poiché l'avevano giudicato e lo giudicano, nonostante alcune correzioni intervenute a seguito dell'approvazione di emendamenti da noi presentati, ancora fortemente negativo ed inaccettabile.
Infatti - alcuni colleghi l'hanno già fatto rilevare meglio di quanto possa fare io - esso prosegue su una linea di crescente difficoltà per quanto concerne il reperimento, in maniera equa, delle risorse necessarie affinché siano assicurati sviluppo, maggiore giustizia e, nel contempo, la possibilità di combattere quei grandi fenomeni di evasione che, con questi provvedimenti, invece, aumentano.
Voglio dire che il senso di responsabilità da noi dimostrato nelle ultime votazioni si scontra con un atteggiamento, che non saprei come definire, di alcuni gruppi della maggioranza, i quali non assicurano in aula una presenza sufficiente a garantire un regolare, normale, ordinario rapporto, sia pure conflittuale, tra maggioranza ed opposizione.
A questo punto, non mi rimane che chiederle, a nome del mio gruppo, che i lavori siano sospesi. Se questo non avverrà, non parteciperemo né a questa né alle votazioni successive (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, poiché sediamo in questi banchi da diversi anni, di volta in volta nelle file della maggioranza o dell'opposizione, così come vuole la nostra fisiologia democratica, credo sia d'accordo con me nel ritenere quello del numero legale un problema di tutti: della maggioranza e dell'opposizione.
Io riterrei assai azzardata la tesi che il mantenimento del numero legale in un'aula parlamentare sia una prerogativa della maggioranza, perché reputerei questa una tesi piuttosto insidiosa. Nonostante ciò, il richiamo che lei ha fatto ha una sua validità e certamente tutte le persone ragionevoli hanno percepito cosa lei intende dire. L'onorevole Boccia mi ha detto privatamente la stessa cosa.
Vorrei anche far notare molto sommessamente che sono le 15 del pomeriggio, che alcuni colleghi, anche per questioni fisiologiche, si sono allontanati per fare una piccola colazione, adesso o precedentemente (Commenti)... Scusate, oggi è il giorno di Santa Dorotea, dovrebbe insegnare qualcosa (Applausi - Si ride). Almeno il giorno ha una sua importanza.
Noi abbiamo previsto alle 15,30 la comunicazione del Presidente del Consiglio, il quale deve andare al Senato. Possiamo anche comunicare al Presidente del Consiglio di (Commenti)... Scusate, a noi interessa che il Presidente del Consiglio assicuri la presenza alla Camera, non ci interessa fare delle altre valutazioni, a me personalmente non interessa. Il Presidente del Consiglio può rinviare di un'ora la sua presenza qui, possiamo anche sospendere per una breve pausa dei nostri lavori e alle 15,30 ricominciare, oppure andiamo avanti, ma rivolgo un appello ai gruppi perché mi consentano di andare avanti fino all'arrivo del Presidente del Consiglio; a quel punto vedremo dove saremo arrivati. Chiedo la vostra collaborazione e credo sia nell'interesse comune. D'altronde, non vorrei che poi per questa vicenda si arrivasse ad una conclusione opposta a quella desiderata da tutti, perché, tutto sommato, credo che abbiamo fatto un buon lavoro e non possiamo farlo cadere.
Questo decreto-legge è stato molto contestato dall'opposizione. Io debbo constatare che l'opposizione ha anche modificato questo decreto-legge, come è nella fisiologia democratica; il dibattito è stato aperto, ho visto che c'è stato un emendamento approvato quasi all'unanimità, il che vuol dire che l'opposizione ha saputo far valere il suo convincimento nei confronti dei deputati della maggioranza.
Onorevoli colleghi, per il resto, la propaganda siamo capaci tutti di farla, ma io, almeno, non la posso fare in questi periodi, può darsi per il futuro. Vi chiedo la cortesia di procedere, abbiamo solo una quindicina di votazioni da effettuare; poi,
finite le votazioni degli emendamenti, faremo una valutazione sul prosieguo dei lavori con i presidenti di gruppo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 306
Maggioranza 154
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 186
Sono in missione 58 deputati).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 300
Votanti 299
Astenuti 1
Maggioranza 150
Hanno votato sì 114
Hanno votato no 185
Sono in missione 58 deputati).
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Ma guardi quanti doppi voti, Presidente!
MAURA COSSUTTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, apprezzo, visto che siamo nel giorno di Santa Dorotea, le sue abitudini volte a favorire un'armonia in questa Assemblea (armonia che però non c'è). Ricordo che questo provvedimento, come hanno già fatto notare l'onorevole Innocenti e tutti i colleghi dell'opposizione che ieri ed oggi sono intervenuti, è per noi inaccettabile nel merito. Quindi, pesantissima è la scelta della maggioranza di scaricare sull'opposizione il mantenimento del numero legale. Tenga conto, Presidente, che la schiacciante maggioranza che c'è qui in questa Assemblea, in tante altre circostanze, è stata sbattuta in faccia all'opposizione in modo arrogante. Mi riferisco a tanti provvedimenti che avete fatto passare a maggioranza senza chiedere il confronto e la discussione con l'opposizione. Quindi, ci troviamo costretti, proprio per la dignità di questa Assemblea, per il merito del provvedimento, ad abbandonare i lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Cossutta, lei conosce come me l'articolo 48-bis del nostro regolamento: è dovere dei deputati partecipare ai lavori della Camera. Questo vale per i deputati di maggioranza, che non sono presenti adesso, e per l'opposizione.
MAURA COSSUTTA. Andremo a mangiare come hanno fatto i colleghi della maggioranza!
PRESIDENTE. Vi chiedo la cortesia di procedere con i lavori.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 7.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurandi. Ne ha facoltà.
PIETRO MAURANDI. Signor Presidente, devo tornare sul problema che ho sollevato insieme ad altri colleghi dell'opposizione e della maggioranza, riguardante le manifatture di tabacchi in regioni a statuto speciale. Anche in questo caso nell'emendamento in questione si tratta di una manifattura di Messina, dunque in
una regione a statuto speciale. Il Governo deve spiegare, anche per un senso di dignità sua e di questa Camera, perché non intende tornare indietro da un provvedimento fatto per violare uno statuto speciale. Chiedo questo al Governo e chiedo ai colleghi siciliani, e non solo siciliani, a tutto il Parlamento di approvare questo emendamento così come gli altri che riguardano la cancellazione da questo elenco delle manifatture collocate nelle regioni a statuto speciale. È palese la violazione delle leggi costituzionali. Il Governo non ha spiegazioni, non ha alibi ed il Parlamento deve correggere questo arbitrio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, voterò a favore di questo emendamento come ho fatto per, credo, il 98 per cento delle votazioni, da questa mattina ad ora, garantendo, quindi, insieme ad altri, il numero legale e facendo il mio dovere al quale lei, giustamente, ci ha richiamati leggendo l'articolo 48-bis del regolamento. Tuttavia, signor Presidente a lei non potrà sfuggire che da due giorni almeno 100 deputati sono intervenuti nel merito e non con intenti ostruzionistici per chiedere risposte al rappresentante del Governo. In due giorni ci sono stati due interventi del Governo: in uno di questi interventi il Governo ha risposto su tutt'altre questioni rispetto a quelle esposte dai deputati, nell'altro ha risposto in modo arrogante, impreparato e falso per quanto è emerso nel dibattito.
Ora, poiché il provvedimento è molto delicato, dato che riguarda questioni fiscali, cioè la distribuzione del reddito tra i cittadini, sarebbe bene che noi, come abbiamo fatto per il 98 per cento delle votazioni, mantenessimo il numero legale (forse bisognerebbe ricordare cosa accadeva nella scorsa legislatura, ma questa sarebbe polemica) ma sarebbe anche opportuno che il Governo rispondesse nel merito a quanto chiedono i parlamentari e non fosse muto o arrogante o difensore di squallidi interessi di singoli (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 321
Maggioranza 161
Hanno votato sì 138
Hanno votato no 183).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Onorevole Tortoli, prenda posto, per cortesia.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 317
Maggioranza 159
Hanno votato sì 129
Hanno votato no 188).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.29, non accettato dalla
Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 329
Votanti 328
Astenuti 1
Maggioranza 165
Hanno votato sì 131
Hanno votato no 197).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 323
Votanti 322
Astenuti 1
Maggioranza 162
Hanno votato sì 126
Hanno votato no 196).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 327
Votanti 326
Astenuti 1
Maggioranza 164
Hanno votato sì 127
Hanno votato no 199).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 327
Votanti 326
Astenuti 1
Maggioranza 164
Hanno votato sì 128
Hanno votato no 198).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Maran 7.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare che, di nuovo, si tratta di un immobile - il deposito di generi di monopolio di Udine - localizzato in una regione a statuto speciale. Di nuovo, l'alienazione di questo immobile aggira la Commissione paritetica e viola, come nel caso della Sardegna, la lettera e lo spirito dello statuto di autonomia. In modi differenziati, in ciascuna regione a statuto speciale lo Stato succede nei diritti patrimoniali. Anche questo è un caso evidente in cui si tratta di ripristinare un diritto violato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maran 7.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 335
Votanti 334
Astenuti 1
Maggioranza 168
Hanno votato sì 134
Hanno votato no 200).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
LUCA VOLONTÈ. Votiamo a favore di questo emendamento per la Sicilia.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 326
Maggioranza 164
Hanno votato sì 148
Hanno votato no 178).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 328
Maggioranza 165
Hanno votato sì 138
Hanno votato no 190).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 7.36
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.
GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, dopo aver presentato - e votato - una serie di emendamenti che chiedevano la soppressione di questo articolo, siamo giunti ad esaminare una serie di proposte emendative che mirano, per quanto possibile, a migliorarne il testo. Mi riferisco sia all'emendamento Grandi 7.36 sia al successivo emendamento Lettieri 7.39 (tali emendamenti sono stati sottoscritti da tutte le forze dell'Ulivo). Si tratta di due proposte emendative che cercano di mettere «una pezza» al disastro che si sta producendo con questo provvedimento, disastro di cui hanno parlato tutti i colleghi in riferimento ai beni immobili di proprietà dell'ex manifattura tabacchi presenti a Napoli, Catania (dove tali immobili avrebbero dovuto essere destinati a sede di un museo), Modena, Mesola e così via.
A questo punto chiedo al Governo se non voglia perlomeno limitare i danni, rispettando quanto meno gli accordi già esistenti. Mi riferisco agli accordi ed alle trattative di cui ha parlato anche l'allora sottosegretario onorevole Grandi, accordi e trattative che, pertanto, non sono fantasia, risultando da documenti che tuttora mantengono il loro valore. Ciò che si chiede con tali emendamenti è semplicemente di non cancellare il diritto di prelazione; infatti, l'emendamento Lettieri 7.39 prevede, in modo chiaro, che anche in caso di rivendita a terzi sia obbligatorio rispettare l'eventuale diritto di prelazione qualora questo sia parte di un accordo già realizzato in precedenza, anche se non giunto alla definizione ultimativa. Si tratta semplicemente di questo! Penso che questa sia la strada più ragionevole che il Governo possa percorrere, altrimenti esso andrà incontro a numerosissimi ricorsi che vedranno vincitrici le regioni a statuto speciale, nonché altri soggetti. Non comprendo questo comportamento: per ottenere mille miliardi questa è un'operazione veramente fallimentare, oltre ad essere un'ulteriore dimostrazione di grande arroganza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, non sono un devoto di Santa Dorotea e, quindi, non rivolgerò appelli in suo nome; in nome del buon senso lo posso però fare e rivolgo quindi un appello ai colleghi della maggioranza affinché approvino questo emendamento, che ricalca nei contenuti l'emendamento 7.39 di cui sono il primo firmatario. Si tratta di un appello al buonsenso perché questo è l'ultima occasione per rimediare ad una scelta sbagliata attuata dal Governo, nonché dai colleghi che, evidentemente, non hanno valutato la portata complessiva dell'articolo 7. Si tratta, infatti, di un articolo che ha un solo obiettivo: la scadenza della prossima trimestrale di cassa, per ingannare e dare la prova che i conti sono in ordine. Così, purtroppo per il nostro paese, non è e non sarà! Almeno rispettiamo gli accordi conclusi tra Governo, enti locali ed altri soggetti! Rispettiamo gli impegni assunti dal Governo con le forze di polizia (questo è il caso di Napoli), con la città di Catania o con la città di Firenze, dove lo stabilimento dell'ex manifattura tabacchi aspetta di essere destinato a centro culturale. Credo che saggezza imporrebbe a tutti di riflettere su tali scelte e di non approvare a cuor leggero un articolo che, badate bene, è stato contestato quasi da ognuno di voi. A dimostrarlo vi è stata l'approvazione dell'emendamento concernente la Sardegna, che ha visto parte della maggioranza votare, giustamente, con noi dell'opposizione. Ciò vuol dire che non stiamo conducendo una battaglia strumentale! Non è possibile che pochi colleghi del centrodestra abbiano approvato un emendamento concernente un aspetto particolare e non facciano altrettanto quando in gioco vi sono aspetti che riguardano la generalità, la gran parte dei comuni italiani, delle grandi città e delle regioni.
È stata penalizzata la Sicilia, ma - lo dico con franchezza - ho parlato a nome dell'intero paese. Io provengo dalla piccola regione Basilicata, dove non vi sono questi edifici e non vi sono stabilimenti dell'ETI; credo, tuttavia, sia dovere di un parlamentare guardare al di là del proprio naso e dei propri confini regionali e fare gli interessi del paese. Pertanto, l'emendamento in esame va nella direzione giusta e vi invito ad esprimere un voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Rossi. Ne ha facoltà.
NICOLA ROSSI. Signor Presidente, questo emendamento e quelli successivi cercano, come è stato detto, di mettere una pezza su una norma che è veramente peculiare. Stiamo discutendo da più di un'ora e ancora non ho ottenuto risposta ad alcune domande molto banali. C'è niente nella normativa vigente che impedisca la vendita a trattativa privata dei beni dello Stato? Non credo proprio. C'è niente che impedisca la vendita, anche in blocco, dei beni? Non credo proprio. C'è niente che sconsigli la vendita in base al valore di mercato? Certamente no. Allora, perché si prevede questa norma?
Essa nasce semplicemente per coprire l'attività dell'amministrazione nei confronti di rilievi di danno erariale che possano essere mossi nei suoi confronti. Si tratta di una norma di per sé veramente grave, in quanto non è altro che uno scudo che il Governo chiede alla sua maggioranza di approvare per proteggere se stesso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 332
Maggioranza 167
Hanno votato sì 128
Hanno votato no 204).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 7.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 313
Maggioranza 157
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 193).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 7.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 320
Maggioranza 161
Hanno votato sì 123
Hanno votato no 197).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lettieri 7.39.
Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, la ringrazio per la sua pazienza. Con l'emendamento Lettieri 7.39 si propone di sopprimere una previsione assai delicata, che compromette la possibilità di mantenere la destinazione di tutti gli impegni assunti con i comuni, con le regioni e, in qualche caso, con altri settori dello Stato. Con questo emendamento si propone molto semplicemente di sopprimere le parole «e l'eventuale diritto di prelazione spettante a terzi anche in caso di rivendita». Faccio osservare che in questo periodo vi sono alcune parole chiave. La prima è «prelazione»: ciò significa che chi ha scritto tale norma - innanzitutto il Governo, ma anche il relatore che ha mantenuto questo testo - riconosce che vi potrebbe essere una prelazione a favore di qualcuno. A mio giudizio, hanno perfettamente ragione coloro che, con riferimento alle regioni a statuto speciale, affermano che una legge ordinaria non può compromettere una legge di rango costituzionale. Tuttavia, resta il fatto che non si parla solo di ciò, ma più in generale di prelazioni. Allora, le prelazioni o vi sono oppure non vi sono. Io non dico che vi sono; dico di non affermare che non vi sono, con una norma di legge, perché mi sembra uno sproposito, un'enormità.
Inoltre, nella frase in questione vi è anche l'espressione «a terzi»: è del tutto evidente che, quando si parla di terzi, si fa riferimento a soggetti precisi, perché le trattative sono sempre state effettuate con strutture dello Stato centrale, regioni e comuni. Quindi, si tratta di strutture dello Stato, che in questo caso figurano come terzi, nel senso che sono altro, ma si potrebbe parlare di strutture pubbliche.
Il terzo aspetto concerne l'espressione «in caso di rivendita»: ecco la chiave, il machiavello! Non si tratta solo di voler prendere 505 milioni di euro entro il 31 dicembre per migliorare i conti del 2002, ma c'è qualcosa di più, ossia la prenotazione della rivendita di questi immobili. È chiaro che una società, ancorché a capitale pubblico, ha pienamente il diritto di vendere.
In questo caso la rivendita diventa esonerata da ogni prelazione costruita da decisioni legittime del Parlamento, del Governo, delle assemblee locali e regionali. Mi sembra, francamente, una norma di gravità eccezionale. Ecco la ragione per
cui chiedo a tutti i parlamentari, di maggioranza e di opposizione, che hanno a cuore l'esigenza di mantenere intatti i diritti dei comuni e delle regioni all'utilizzo di tali beni di approvare l'emendamento in esame. Tale emendamento è minimale: non compromette il disegno sbagliato, che critico in radice, del Governo, ma mette semplicemente enti locali e regioni in grado di far transitare i loro diritti dalla precedente situazione ETI all'attuale situazione Fintecna. Credo sia chiaro: non è l'emendamento che avrei voluto, ma è il minimo per evitare una porcheria!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, colgo l'occasione della presenza dell'autorevole ministro dell'interno per chiedergli se sappia dell'intesa tra il suo Ministero ed il capo della polizia De Gennaro per costruire a Napoli la cittadella della polizia da allocare negli stabilimenti della ex manifattura di via Ferraris. Lei deve sapere che se non venisse approvato l'emendamento in esame tale cittadella non potrebbe essere realizzata in quello stabilimento. Mi auguro che lei si assuma la responsabilità e ci dica se ciò è giusto o meno.
Detto questo, ritengo che l'intero provvedimento in esame - che, ripeto, ha il solo intento di fare cassa perché i conti non tornano - avrebbe meritato da parte dei colleghi della maggioranza un'attenzione maggiore. Ritengo che la preoccupazione di riuscire ad incamerare gli 8 mila miliardi di euro previsti nella legge finanziaria abbia portato ad un allargamento totale delle maglie per cui si fanno grandi favori ai grandi evasori. Ho già avuto modo di esprimere questo concetto: chi ha evaso di più paga di meno, mentre i piccoli contribuenti onesti, coloro che hanno pagato con puntualità le tasse, vengono penalizzati. Siamo alla negazione dello Stato di diritto.
Ci opponiamo a questo provvedimento anche per un'altra ragione. Credo sia offensivo per un Parlamento approvare leggi ad hoc: ne ha approvate già troppe. Mi riferisco a leggi a favore degli esportatori di capitali all'estero (con il decreto-legge in esame se ne propone una quarta versione), leggi a favore dei grandi evasori, leggi a favore dei grandi falsificatori di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Agostini. Ne ha facoltà.
MAURO AGOSTINI. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare come non vi sia soltanto un aspetto di opportunità riferito all'articolo 7. Tale aspetto è già stato sollevato da altri colleghi con particolare riferimento agli accordi intercorsi con le regioni e con le autonomie locali a proposito dell'utilizzazione di alcuni immobili.
Credo che tale articolo, ed è per questo che sosteniamo gli emendamenti ad esso presentati, sia grave anche da un punto di vista più generale. Infatti, con le disposizioni dell'articolo 7 si rimettono in discussione importantissimi elementi di certezza del diritto, soprattutto in materia contrattuale. In particolare, vorrei sottolineare come si preveda addirittura il venire meno, attraverso la vendita, dell'uso governativo delle concessioni in essere e l'eventuale diritto di prelazione spettante a terzi anche in caso di rivendita.
Credo che quando si mettono le mani su aspetti così delicati relativi non solo ai rapporti tra enti pubblici, ma anche alla normativa più generale in materia di contratti si debba andare con i piedi di piombo perché si sa dove si comincia, ma non si sa ...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Agostini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.
GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, vorrei evitare il grottesco, ma il
sottosegretario e il relatore hanno assicurato che gli impegni presi precedentemente verranno mantenuti. Dato che in questo caso noi chiediamo di tenerne conto, non riesco a capire perché vi sia questa situazione kafkiana, nel senso che da una parte si vuole rassicurare, mentre dall'altra non si vuole approvare un emendamento - che invece dovrebbe essere approvato anche da loro, dal momento che risponde anche alle loro assicurazioni - che dice appunto che gli eventuali diritti di prelazione spettanti a terzi in caso di rivendita non sono cassati. Chiedo quindi al relatore e soprattutto al Governo di essere coerenti con le dichiarazioni che hanno fatto anche poco fa in aula.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lettieri 7.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso un parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 325
Maggioranza 163
Hanno votato sì 123
Hanno votato no 202).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 8.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 330
Maggioranza 166
Hanno votato sì 126
Hanno votato no 204).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giordano 9.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Rossi. Ne ha facoltà.
NICOLA ROSSI. Questo è un articolo sul quale non è facilissimo essere contrari perché contiene un principio del tutto ragionevole. Il principio è che il Ministero dell'economia e delle finanze abbia i suoi rappresentanti negli enti ed organismi pubblici, in modo da poterne controllare il buon andamento e quindi di poter garantire la tenuta, anche attraverso questa via, dei conti pubblici.
Certamente vi sono degli aspetti da sistemare ed infatti alcuni degli emendamenti che seguono cercano proprio di ovviare a delle evidenti incompletezze ed errori della stesura della norma. Ma il motivo vero per il quale occorre essere contrari a questo articolo 9 è il fatto che esso è del tutto incompleto. Ciò in quanto i problemi principali di finanza pubblica, almeno da un anno e mezzo a questa parte, non originano dagli enti e dagli organismi pubblici dei quali parla l'articolo 9, bensì direttamente dalle scelte del Ministero dell'economia e delle finanze, in particolare dalle scelte e dalle strategie di politica economica (e questo lo abbiamo visto abbastanza tranquillamente in tutti questi mesi).
Allora il motivo per essere contrari a questo articolo 9 è che si tratta di un articolo semplicemente incompleto. Invito quindi il relatore a fare una cosa molto semplice: a provare ad estendere questo articolo 9, prevedendo una cosa ovvia e banale, cioè la presenza permanente nel gabinetto del ministro dell'economia e delle finanze di rappresentanti dell'Unione europea, dell'OCSE e del Fondo Monetario internazionale, in maniera da garantire la tenuta dei conti pubblici (beninteso senza oneri a carico dello Stato) (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Giordano 9.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 326
Votanti 325
Astenuti 1
Maggioranza 163
Hanno votato sì 128
Hanno votato no 197).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.4 della Commissione, nel testo corretto (al posto di «esclusi gli ordini e i collegi professionali» occorre leggere «degli ordini e dei collegi professionali»), accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 335
Maggioranza 168
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 130).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pinza 9.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 328
Votanti 326
Astenuti 2
Maggioranza 164
Hanno votato sì 125
Hanno votato no 201).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 9.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 340
Maggioranza 171
Hanno votato sì 135
Hanno votato no 205).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.5, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 346
Votanti 339
Astenuti 7
Maggioranza 170
Hanno votato sì 325
Hanno votato no 14).
Dobbiamo ora tornare all'esame dell'emendamento 3.2 della Commissione, accantonato nella seduta di ieri, insieme con i relativi subemendamenti.
Passiamo alla votazione del subemendamento Lolli 0.3.2.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.
GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, ci risiamo con il regalo alle squadre professionistiche di calcio.
Ho visto che nella riformulazione si è avuto almeno il buongusto di non pensare...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Lolli, poiché mentre lei interviene tutti pensano a qualcos'altro, mi preme puntualizzare la situazione.
Nell'odierno ordine del giorno è scritto che, al termine delle votazioni, non prima delle ore 15,30, e, in ogni caso, una volta concluso l'esame del disegno di legge di conversione n. 3524, avrà luogo l'informativa urgente del Governo sugli sviluppi della crisi irachena. Sapete che, subito dopo, il Presidente del Consiglio - per rispetto nei confronti dell'altro ramo del Parlamento - dovrà recarsi al Senato della Repubblica per svolgere la stessa informativa, poi, come da accordi intercorsi con i Presidenti di Camera e Senato, seguirà il dibattito alla Camera - che, tra l'altro, avrà luogo con ripresa televisiva diretta - mentre il ministro degli esteri, Frattini, seguirà il dibattito al Senato. Mi sembra che tutto avvenga nella massima trasparenza e chiarezza.
Poiché ci troviamo in un intoppo, in quanto non si è ancora concluso l'esame di un decreto-legge, a causa della complessità dello stesso - infatti, do atto a tutti della massima correttezza -, vi chiederei di spostare di mezz'ora...
RENZO INNOCENTI. No!
PRESIDENTE. Però occorre venirci incontro a metà strada. Il «no» non serve a niente, vuol dire che dobbiamo rinviare l'informativa urgente del Presidente del Consiglio il quale, oggi va al Senato e un altro giorno verrà a riferire alla Camera. Mi sembra non sia interesse di nessuno...
FRANCESCO GIORDANO. Presidente, insomma!
PRESIDENTE. Onorevole Giordano, mi sembra che ciò non sia interesse di nessuno soprattutto perché, usando la ragionevolezza, si può giungere ad una conclusione assai vicina.
Sono rimaste tre votazioni da espletare; se adesso diamo la parola, perché l'argomento lo richiede, all'onorevole Lolli e agli altri che hanno chiesto di intervenire, esauriamo gli emendamenti, poi diamo la parola al Presidente del Consiglio - venendo meno a quanto previsto nell'ordine del giorno - e, quando il Presidente del Consiglio si recherà al Senato, procederemo alle dichiarazioni di voto ed al voto finale sul disegno di legge di conversione. Mi sembra che questa proposta risponda a ragionevolezza!
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, in fondo si tratta di una proposta che avevamo avanzato già questa mattina, cioè di svolgere le dichiarazioni di voto e il voto finale nell'intervallo.
Tuttavia, Presidente, siccome lei sta cercando con buonsenso di trovare una soluzione e noi, con buonsenso, fino a questo momento abbiamo operato, le vorrei ricordare che sono stati presentati 45 ordini del giorno e che, quindi, a questi tre voti si aggiungono anche quelli sugli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, mi occupavo dei 3 voti, gli altri 45 li avevo congelati, li avevo omessi.
ANTONIO BOCCIA. Presidente, a questo punto, lei comprenderà...
PRESIDENTE. Va bene, concludiamo intanto le votazioni degli emendamenti. Ho capito...
ANTONIO BOCCIA. No, Presidente, mi consenta.
Dunque, mi pare possa essere ragionevole concludere che, al limite, finiamo le tre votazioni - che, tra l'altro, riguardano una materia complessa, sulla quale occorre discutere - poi, nell'intervallo, procedere all'esame degli ordini del giorno e alla votazione finale.
PRESIDENTE. Benissimo, la proposta è approvata all'unanimità.
Allora, onorevole Lolli...
RENZO INNOCENTI. Ma scusi, Presidente, ho chiesto di parlare sull'ordine dei lavori!
PRESIDENTE. Prego, onorevole Innocenti.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, nessuno vuole mettere in discussione l'ordine del giorno consegnato questa mattina e frutto di una decisione del Presidente; tuttavia, vi è una questione oggettiva.
Signor Presidente, lei sa benissimo - meglio di me - quante volte sopravvengano fatti, che non dipendono da una volontà ostruzionistica di nessuno, ma dalla complessità della discussione in atto.
Credo non si faccia torto alla sua autorevolezza come Presidente se prendiamo atto che quanto è avvenuto oggi - che è il frutto di una battaglia posta in essere dall'opposizione per cercare di modificare un decreto-legge sul quale non è d'accordo - comporta una revisione dell'ordine del giorno.
Siccome noi non esauriamo l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, le chiedo di mantenere l'orario delle 15,30 come inizio della informativa urgente del Governo, e riprendere successivamente con votazioni.
PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, mi venga incontro. Fra l'altro, ho detto al Presidente del Consiglio dei ministri, anche perché non possiamo pensare che faccia dell'anticamera, di usarmi la cortesia di ritardare di alcuni minuti l'inizio della informativa. Pertanto, il Presidente del Consiglio, su mia indicazione, ha preso tempo 10-15 minuti di tempo in modo che noi possiamo votare gli emendamenti rimasti (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro). La mediazione, proprio in nome del giorno di santa Dorotea che ricorre oggi, è la via di mezzo, altrimenti non sarebbe più una mediazione e creerebbe una conflittualità reciproca.
Mi sembra che l'onorevole Boccia nel corso del suo intervento abbia enucleato il fatto che questa era la proposta formulata da lui e non mi pare soltanto da lui questa mattina. Consentitemi, quindi, di non perdere altro tempo.
Onorevole Lolli, prosegua dunque la sua dichiarazione di voto sul suo subemendamento 0.3.2.3.
GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, come dicevo prima, ci risiamo, con l'emendamento 3.2 della Commissione accantonato ieri, cioè il regalo alle società professionistiche di calcio. Ho cercato ieri di spiegare che ritengo poco morale questa iniziativa; innanzitutto per un problema di metodo perché, di fronte alla crisi finanziaria verticale di tutto lo sport italiano, crisi rispetto alla quale questo Parlamento e questo Governo si sono mostrati poco sensibili, invece, c'è grande solerzia, grande sensibilità del farsi carico dei problemi di 40 squadre professionistiche.
Ora, mi è stato spiegato amabilmente dal relatore, che ringrazio, che l'emendamento così riformulato non costa niente. Onorevole relatore, allora, mi faccia capire. In questo caso ci troviamo di fronte a delle società che dispongono di un patrimonio reale che vale meno del patrimonio dichiarato. In altre parole, i calciatori di proprietà di queste società oggi valgono meno di quanto le stesse li abbiano pagati, o meglio, meno di quanto esse hanno detto di averli pagati (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). In questo modo noi vogliamo permettergli di compensare questi minori valori spalmandoli su più anni. Il relatore sostiene che ciò non costa niente, anzi permette di risanare i bilanci. Bene, allora le dico che noi stiamo parlando di società professionistiche con scopo di lucro del tutto simili a decine di migliaia di altre società che operano nei settori dell'industria, dell'agricoltura e dei servizi, alcune delle quali presentano problemi simili, cioè si trovano ad avere patrimoni svalutati e per risanare queste situazioni debbono aumentare il proprio capitale sociale - cacciare dei soldi - oppure
portare i libri in tribunale con gravissime conseguenze.
In questo caso, l'onorevole relatore ha inventato un sistema che, senza aggravi finanziari per lo Stato, risolve il problema. Allora, io le propongo di estendere questa misura a tutte le società italiane; altrimenti lei mi deve dire perché vuole impedire alla FIAT quello che permette di fare alla Juventus (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). A meno che qualcuno non abbia il coraggio di dirmi che il problema societario della Juventus sia un problema più rilevante di quello della FIAT.
GIOVANNI LOLLI. Come mai queste imprese alla testa delle quali vi sono grandi imprenditori hanno accumulato questi colossali debiti? Ieri avevo parlato di 3 mila miliardi, mentre dai giornali di oggi apprendo che questi debiti ammontano a 4 mila. La colpa di chi è, se non di una gestione scellerata operata nel corso di questi anni? Chi ha gonfiato i bilanci di queste società? Chi ha gonfiato i valori dei calciatori? Chi ha permesso a figure veramente inquietanti, come sono i faccendieri che stanno attorno alle squadre di calcio, di arricchirsi? Pertanto, chiedo per quale motivo oggi lo Stato dovrebbe intervenire per sanare questo cattivo funzionamento di queste imprese italiane.
Da parte mia vi propongo, visto che il problema c'è e nessuno di noi lo vuole negare, di affrontarlo come hanno proposto ieri i colleghi della Lega nord Padania; cioè, affrontiamolo con una misura organica. Noi siamo disposti a discutere ma trattiamo queste società per quello che sono, cioè delle imprese che hanno bisogno di un moderno sistema di regole. Da parte mia sono anche d'accordo a fare quanto è stato fatto in Inghilterra in cui alle società è permesso di gestire anche gli stadi; inoltre, risolviamo meglio il problema dei diritti televisivi permettendo anche ad altri sport di poter accedere alla televisione pubblica, e interveniamo anche affinché una parte di questi immensi proventi possa essere utilizzata per lo sport giovanile.
In un ambito di questo genere possiamo anche affrontare il problema serio di come si interviene sui bilanci. Ma è un problema serio e deve essere affrontato con misure serie, non con questo indegno regalo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo e della Lega nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, mi permetta di esprimere l'imbarazzo di dover discutere di queste cose, mentre tra un po' dovremmo discutere di ben altri problemi: però, tant'è, siamo chiamati a questo.
Il relatore ci ha spiegato l'altra volta che bisogna venire incontro alle esigenze delle società professionistiche di calcio perché il patrimonio di queste società si è svalutato ed in qualche misura bisogna fare un intervento pubblico per evitare tale svalutazione. A me pare, francamente, un po' singolare - lo faceva rilevare il collega Lolli - che l'unica società privata che non corre il rischio di impresa debba essere la società di calcio e trovo, altresì, singolare che, mentre si nega un intervento pubblico su grandi imprese - a cominciare dalla FIAT -, ci vuole, invece, un intervento pubblico - oneroso, come tenterò di dimostrare - solo sulle società professionistiche di calcio.
Questa mattina, signor Presidente, Il Sole 24 Ore, giornale economico di un certo peso e di una certa rilevanza - quindi, come si vede, non sono degli sprovveduti -, ci fa la stima di quanto è il patrimonio al 2002 dei calciatori della serie A e dice che tale patrimonio è di 1.926,6 milioni di euro: se vuole, faccio la specifica di quant'è il patrimonio anche delle squadre di calcio, ma non lo faccio.
Su questo patrimonio interverrebbero gli ammortamenti, con una percentuale che in media - sempre secondo Il Sole 24 Ore -, con i dati dell'anno scorso, dovrebbe essere tra il 30 ed il 35 per cento del patrimonio. Questo significa - vedo qui che si ci sono anche esperti in materia - che il Milan si gioverebbe di 150 miliardi di vecchie lire, l'Inter di 180 miliardi, la Juventus di 130 miliardi, la Lazio di 160 miliardi, la Roma di 100 miliardi e il Parma di 180 miliardi di vecchie lire: sono tutti regali alle spese dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e del deputato Biondi - Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
A me pare che tutto ciò sia, francamente, immorale quando ci troviamo in questo contesto e in questa situazione economica (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e del deputato Biondi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Milana. Ne ha facoltà.
RICCARDO MILANA. Signor Presidente, questo provvedimento è oggi presentato su gran parte della stampa come un intervento che viene in soccorso di situazioni particolari. Per esempio, su un autorevolissimo quotidiano italiano si dice che una nota società di calcio ha uno dei suoi campioni, pagato moltissimo, ad un prezzo esagerato, infortunato e che, pertanto, ha necessità di scaricare questa perdita derivante da infortunio in un arco di anni che gli permetta di ammortizzare questa situazione contingente. Ora, c'è qui il sottosegretario vigilante sullo sport e tra un po' arriverà - per faccende ben più importanti - il presidente del Milan, di un'importante società di calcio, beneficiaria di questo provvedimento che potrebbe spiegare all'Assemblea che in queste circostanze le società di calcio incassano lauti guadagni dalle assicurazioni. A questo punto, questo beneficio si sommerebbe a quello delle assicurazioni, portando realmente - come diceva qualcuno prima di me - un grande incasso ed un taglio.
Ora, è evidente che c'è un sistema sportivo e quello calcistico, in particolare, in grande crisi. Tuttavia, non si può affrontare in questo modo una crisi che è strutturale e di sistema senza alcuna proposta, senza alcun tentativo di dare a quest'ultimo regole che gli permettano di uscire da una storia scellerata. Infatti, il sottosegretario Pescante può ben ricordare che in altre circostanze il Parlamento intervenne sulle tasse della SIAE e su tasse specifiche per alleviare il deficit delle società di calcio. Comunque, in mancanza di un quadro strutturale di riferimento, il deficit è tendenzialmente, costantemente aumentato. Anche stavolta sarebbe la stessa cosa; vi è il tentativo di attribuire centinaia di miliardi ad un sistema che continuerà a produrre debito, e questo è un fatto veramente grave. La verità è che, anche in questo caso, si palesano i limiti, le difficoltà, le incoerenze di questa maggioranza; l'unica coerenza che essa registra in materia di promesse elettorali è quella di aderire, in qualche modo, allo slogan principale della campagna elettorale comparso su Internet un anno e mezzo fa, il quale affermava: «Meno tasse per Totti». Si evitano cioè i problemi reali del paese e si attribuiscono contentini che costano moltissimo all'erario e costano, ancor di più, in termini di sistema.
Qualche giorno fa, il Vicepresidente della Camera Mastella ha detto: questo problema va regolato, nel calcio deve intervenire, in qualche modo, anche il potere legislativo. Anche dai banchi del Governo vi fu una sollevazione per dire che questo sport deve rimanere autonomo. Invece, in barba all'autonomia, pochi giorni dopo, si provvede in questo modo.
Signor sottosegretario, signori del Governo, stiamo parlando di un sistema in crisi, che non funziona, che è trattato dalle cronache e che, nonostante le vostre leggi, non è in grado di reprimere la violenza. È un sistema che continua a produrre debito e malcostume: su questo avete il dovere di intervenire. Credo che, in qualche modo, una Commissione parlamentare debba
studiare questo problema, non per intervenire, per limitare l'autonomia dello sport, ma per chiarire quale strada andiamo ad imboccare e cosa produrrà questo sistema sui debiti dello Stato. Si tratta di una iniziativa che abbiamo e che avete il dovere di prendere, anche in nome dei vostri conflitti d'interessi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, si dice che le norme dovrebbero avere le caratteristiche della generalità e dell'astrattezza. Ora, mi domando: cosa andrà a dire il Governo, la maggioranza ai cittadini di Firenze che hanno visto fallire la loro squadra, mentre per il Milan, l'Inter, per la Lazio si segue tutta un'altra vicenda? Onorevole Mussi, lei presiede in questo momento, ma prima di lei vi era il Presidente Casini che è bolognese; ebbene, il Bologna ha dovuto pagare di santa ragione per rimettersi in sesto ed iscriversi al campionato.
PRESIDENTE. Io inclino più per la Fiorentina, che però non è in buone...
VALDO SPINI. Lasciate parlare un parlamentare di una certa esperienza: non si può affrontare un tema del genere introducendo di soppiatto un emendamento in un decreto-legge. Si tratta di una cosa scandalosa e credo che dobbiate avere veramente l'avvertenza e la serietà di ritirarlo e di affrontare il problema con organicità, altrimenti si tratterebbe di un emendamento all'insegna del «chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto» che non fa certamente onore né a voi né alla maggioranza che l'ha presentato (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, il Presidente Casini nel pregare il Presidente del Consiglio dei ministri di non partecipare a questa discussione credo abbia fatto una cosa non saggia.
Quello che stiamo discutendo è un provvedimento assolutamente ingiusto; si tratta di aiutare le grandi squadre di calcio che pagano i giocatori e i dirigenti decine e decine di miliardi. A questi ultimi sono stati attribuiti, infatti, lauti aumenti, mentre tanti operai in cassa integrazione e tanti pubblici dipendenti reclamano un contratto da rinnovare tenendo almeno conto del tasso di inflazione programmata. Ma scherziamo? Il decreto-legge n. 282 del 2002 è davvero scandaloso per i regali e per le norme fotografia che contiene. Per questo motivo voteremo contro il provvedimento in generale ed a favore del subemendamento che abbiamo presentato per sopprimere questa norma ingiusta. Le società di calcio rappresentano una situazione di mercato drogato ed inquinato; vogliamo grande pulizia e trasparenza in tutti i mercati, compreso quello dei calciatori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sergio Rossi. Ne ha facoltà.
SERGIO ROSSI. Signor Presidente, ieri si è svolto un ampio dibattito in quest'aula nel corso del quale è stata criticata la nuova disciplina civilistica, così come prevista dall'emendamento che consentirà alle società sportive di ammortizzare le plusvalenze sui diritti dei giocatori in dieci anni. Ne avevamo chiesto l'accantonamento per poter esaminare più approfonditamente in sede di Comitato dei nove i risvolti civilistici di questa deroga concessa alle società sportive.
La discussione che si è svolta in tale sede sulla suddetta materia ha portato ad alcuni chiarimenti tra le forze politiche e ad una riformulazione dell'emendamento della Commissione che limita il ricorso dell'ammortamento delle plusvalenze solo al primo anno.
Inoltre, vorrei preannunciare che abbiamo presentato un ordine del giorno,
riguardante la trasparenza dei bilanci delle società sportive, su cui vi sarà la convergenza di tutte le forze politiche affinché diventi la base per un esame approfondito del problema, da svolgersi con maggiore tranquillità e serenità nelle Commissioni competenti. Ciò non è mai avvenuto perché l'emendamento è stato presentato inaspettatamente in Assemblea, prendendo tutti in contropiede (uso questo termine calcistico, data la materia in discussione). Purtroppo, il contropiede era scattato in fuori gioco.
Abbiamo presentato anche un altro ordine del giorno con il quale chiediamo di regolamentare la presenza di atleti extracomunitari nelle squadre, in quanto non solo stanno togliendo spazio ai nostri atleti, ma, troppo frequentemente, questi ultimi hanno dimostrato di possedere qualità notevolmente inferiori ai nostri atleti, ingenerando anche dubbi...
RAMON MANTOVANI. Ma cosa dici, razzista!
SERGIO ROSSI. ...che le operazioni di compravendita degli atleti extracomunitari servano, invece, ad altre finalità. I suddetti ordini del giorno dovranno costituire la base per una discussione ed una convergenza su questo argomento molto delicato.
Preannuncio, pertanto, il voto favorevole sull'emendamento della Commissione, così come riformulato dal relatore.
GIORGIO BENVENUTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, a proposito della riformulazione dell'emendamento della Commissione operata dal relatore (l'onorevole Sergio Rossi ne ha parlato), che noi non conosciamo, domando se sia possibile prenderne visione. Mi sembra un modo abbastanza singolare di affrontare il problema. Non siamo al corrente - lo ripeto - della riformulazione e, pertanto, rimango stupito di questo modo di procedere assolutamente contrario ad ogni prassi di correttezza e di democrazia parlamentare.
PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, questo articolo è stato accantonato nella giornata di ieri pomeriggio. Riteniamo che, per correttezza, si debba riunire il Comitato dei nove, atteso che è intervenuta una riformulazione che, in qualche modo, ha modificato i contenuti di un emendamento presentato dalla Commissione. Il Comitato dei nove dovrebbe riunirsi per valutare i contenuti dell'emendamento.
È una scelta di decoro anche rispetto a tutti gli ospiti che sono presenti in aula e che vorrebbero ascoltare i contenuti della relazione del Presidente del Consiglio in merito ai temi della crisi internazionale. Ciò, quindi, consentirebbe di avviare questo tema di discussione come molti parlamentari e rappresentanti del Governo presenti vorrebbero.
PRESIDENTE. Mi dicono che la riformulazione sia formale.
PIERO RUZZANTE. Sì. Eventualmente deve riunirsi il Comitato dei nove.
PRESIDENTE. Chiedo, comunque, al relatore di fornire chiarimenti al riguardo.
GIANFRANCO CONTE, Relatore. Signor Presidente, la nuova formulazione interviene addirittura in senso maggiormente limitativo. Con questa nuova formulazione limitiamo infatti l'effetto dell'ammortamento sulla svalutazione ad un unico anno, quello in corso, mantenendo quindi in piedi l'intero meccanismo.
Mi sembra fra l'altro che questo tipo di intervento sia già stato adottato nel passato e che non vi sia niente di innovativo. È una soluzione migliorativa rispetto a questa. Chiedo scusa ma mi era stato detto dagli uffici che dovendo soltanto riformularlo in questo senso, non dovevo formalizzare
la presentazione di un vero e proprio emendamento. Mi dispiace, è colpa mia: la riformulazione l'avevo qui già da qualche ora.
PRESIDENTE. Non si tratta quindi di un nuovo emendamento; tuttavia, onorevole relatore, la prego di informare sul tipo di riformulazione per sentire se i colleghi convengano con lei.
GIANFRANCO CONTE, Relatore. Signor Presidente, ne do lettura, bisogna tornare al testo originario perché è praticamente uguale: «le società sportive previste dalla presente legge possono iscrivere in apposito conto nel primo bilancio da approvare successivamente alla data di entrata in vigore della presente disposizione, - questa è la dicitura che limita sostanzialmente al momento del primo bilancio utile -; per quanto riguarda la restante parte essa resta integralmente simile a quanto scritto prima l'ultimo periodo: «a partire dall'esercizio in corso dalla data di entrata in vigore della presente legge di conversione» è stato ripreso nella parte iniziale.
Mi sembra che il contenuto sia sostanzialmente identico, con l'innovazione secondo cui questo ammortamento della svalutazione può essere fatto per un solo anno e riguarderà chiaramente la procedura di ammortamento delle svalutazioni per i dieci anni successivi.
PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, come ha potuto ascoltare la Presidenza e gli altri colleghi, si comprende che la riformulazione non è meramente formale, ma si tratta di una modifica sostanziale del contenuto dell'emendamento. Ritengo vi sia un problema di correttezza: essendo firmato dalla Commissione, riteniamo pertanto che vi debba essere una riunione del Comitato dei nove.
In secondo luogo, ritengo, - è una mia opinione, ma vorrei ascoltare quella della Presidenza - che, intervenendo e modificando il contenuto dell'emendamento, sia necessaria una verifica in Commissione bilancio; fra l'altro, se non ricordo male, essa aveva espresso parere contrario rispetto al contenuto di questo emendamento. Vorremmo pertanto conoscere il parere della Commissione bilancio.
Rinnoverei infine il mio invito ad avviare la discussione sulle questioni internazionali; ritengo che si tratti di un problema anche di dignità dell'Assemblea e di rispetto nei confronti dei tanti colleghi presenti.
PRESIDENTE. La V Commissione bilancio si è espressa e ha dato parere favorevole, è vero onorevole Giancarlo Giorgetti?
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la V Commissione bilancio stamane ha rivisto il parere reso sull'emendamento 3.2 della Commissione nella giornata di ieri: un parere contrario motivato anche dal poco tempo che abbiamo avuto nei giorni scorsi per esaminare gli emendamenti.
Durante la discussione in Commissione bilancio, nelle motivazioni che ci hanno indotto alla revisione del parere, si è discusso fra i colleghi della Commissione anche in merito all'opportunità che l'emendamento 3.2 potesse essere modificato nel senso e nella direzione richiamati dal relatore.
Il senso quindi della discussione della Commissione bilancio era nel senso di un giudizio di favore rispetto all'emendamento 3.2, ma in misura addirittura maggiore rispetto alla riformulazione proposta dal relatore.
Di conseguenza, con riferimento alla necessità di un passaggio in Comitato dei nove, non mi posso esprimere; tuttavia, in tutta tranquillità posso dire che la Commissione bilancio esprime un parere favorevole anche nei confronti della riformulazione così come prospettata.
PRESIDENTE. Vorrei sentire i colleghi del Comitato dei nove. Onorevole Lettieri?
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono sconcertato per l'elasticità del parere espresso poc'anzi dal presidente della Commissione bilancio. La Commissione bilancio ha inviato qui una nota ufficiale nella quale si diceva che sostanzialmente non era messa in condizione di esprimere parere favorevole ad una lunghissima serie di emendamenti a questo sconcertante decreto-legge.
Signor Presidente, lei deve essere garante - glielo chiedo formalmente - del diritto-dovere dei parlamentari, non solo dei membri del Comitato dei nove, di poter valutare gli effetti finanziari, non soltanto di questo decreto-legge complessivamente inteso, ma di questa norma specifica. Non possiamo privilegiare alcune imprese rispetto alle tante che vivono davvero una situazione di crisi, perché purtroppo questo paese è governato male, molto male, e le aziende italiane ne avvertono tutte le difficoltà e le conseguenze.
PRESIDENTE. Onorevole Benvenuto?
GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)...
LUCIANO DUSSIN. Vai a lavorare!
GIACOMO STUCCHI. Non hai mai lavorato in vita tua!
GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, noi ci troviamo di fronte alla riformulazione di un emendamento che era stato accantonato e né il Comitato dei nove né la Commissione bilancio è stata investita di questa questione.
GIORGIO BENVENUTO. Noi abbiamo appreso di questa riformulazione da un intervento dell'onorevole Sergio Rossi, il quale ha detto che era stata trovata un'intesa e che era stato possibile modificare la formulazione originaria dell'emendamento. Si tratta di una modifica sostanziale, non di una riformulazione di carattere formale.
Chiediamo il parere della Commissione bilancio, che mi risulta - ma vorrei chiederlo ai colleghi della Commissione - non si sia mai riunita per esaminare tale riformulazione. C'è solamente il presidente Giancarlo Giorgetti, il quale interpreta in senso molto ampio la discussione che c'era stata, ma non vi è stato alcun atto formale...
PRESIDENTE. Onorevole Benvenuto, ho capito...
GIORGIO BENVENUTO. Noi chiediamo che si riunisca il Comitato dei nove e che la V Commissione esprima formalmente il suo parere.
PRESIDENTE. Onorevole Benvenuto, la richiesta è legittima per quanto riguarda il Comitato dei nove. Per quanto riguarda la Commissione bilancio, poiché il presidente Giancarlo Giorgetti dice che la nuova riformulazione non ha effetti sotto il profilo finanziario...
Adesso, colleghi, vorrei fare un discorso molto chiaro rivolto a tutti, soprattutto ai presidenti di gruppo. C'è stata una Conferenza dei presidenti di gruppo nella quale abbiamo stabilito un programma, che, è chiaro, non riusciremo a rispettare. Allora o noi andiamo avanti con l'esame di questo provvedimento oppure, se vogliamo consentire al Comitato dei nove di riunirsi - come obiettivamente sarebbe corretto fare, perché se è stata presentata la nuova formulazione di un emendamento è giusto che il Comitato dei nove si riunisca per esaminarla -, noi ascoltiamo il Presidente del Consiglio e riprendiamo l'esame di questo provvedimento dopo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, prima del dibattito.
Onorevoli colleghi, voglio dirvi una cosa con franchezza: questa mattina ho richiamato tutti i parlamentari al dovere di
mantenere il numero legale, che è un dovere sia per la maggioranza che per le opposizioni. Ho dato atto alle opposizioni di avere discusso con correttezza un decreto-legge - che, tra l'altro, in alcune parti è stato modificato, a dimostrazione del fatto che questa opposizione ha avuto anche degli effetti pratici -, ma è ovvio che, se ogni volta che è in discussione un provvedimento importante noi non riusciamo a rispettare il calendario dei nostri lavori - nonostante il tempo dedicato a questo decreto-legge sia stato ampio, perché tutto si può dire tranne che non se ne sia discusso approfonditamente -, finiremo inevitabilmente per far sì che chi chiede il contingentamento dei tempi per l'esame dei decreti-legge chieda una cosa legittima (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)... Onorevoli colleghi, cercate di usare quel raziocinio che è sempre utile. Mi è stato già chiesto, in queste ore, di convocare la Giunta per il regolamento su tale questione...
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare, signor Presidente!
PRESIDENTE. Non adesso, onorevole Boccia, mi lasci finire. Io ho cercato di raggiungere un'intesa, ma se gli sforzi del Presidente non produrranno l'effetto desiderato, che è quello di trovare un punto di congiunzione, è evidente che la frustrazione di questi sforzi non serve a nessuno.
Adesso sospendiamo la seduta per cinque minuti, alle 16,10 ascolteremo il Presidente del Consiglio e, subito dopo, riprenderemo - per concluderlo - l'esame di questo provvedimento.
La seduta è sospesa.
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