Allegato B
Seduta n. 242 del 18/12/2002


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ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
nel documento finale del Consiglio europeo di Copenaghen del 13 e 14 dicembre 2002 è stato ufficializzato l'accordo tra i 15 Stati membri e i 10 Paesi candidati che entreranno nell'Unione europea il 1o maggio 2004 portando a 25 i membri dell'Unione;
per Cipro il Consiglio europeo ha dovuto accettare la soluzione meno auspicata e rinunciare alla riunificazione dell'isola e al suo completo inserimento nell'Unione europea, infatti, solo la parte greca diventerà membro a partire dal 2004, mentre i negoziati tra i rappresentanti greco-ciprioti e turco-ciprioti proseguiranno con l'obiettivo di raggiungere il piano proposto dall'Onu entro il 28 febbraio 2003, che se approvato porterà all'allargamento per la comunità turco-cipriota;
intanto il processo di allargamento continua con Romania e Bulgaria, che hanno ottenuto il 2007 come data d'ingresso, mentre sulla candidatura della Turchia si è arrivati ad un compromesso preferendo ritardare l'inizio delle trattative di un anno;
nel dicembre 2004 l'Unione europea valuterà lo stato delle riforme politiche e civili fatte dalla Turchia per poi avviare i veri e propri negoziati nei mesi seguenti e la definitiva adesione non prima del 2010;
il Governo turco, preoccupato delle possibili interferenze dei nuovi membri, ha ottenuto da parte dell'Unione europea la garanzia che nessuno nell'Unione ostacolerà la sua marcia di avvicinamento;
riguardo all'annessione della Turchia nell'Unione europea l'Europa ha sempre avuto posizioni diverse e comunque non nettamente contrarie ma tutte subordinate all'attuazione di un piano di riforme democratiche;
la Turchia deve impegnarsi anche per favorire una soluzione ottimale per la questione di Cipro dato che questa è un'altra condizione indispensabile per la sua futura adesione;
considerato che:
la vittoria elettorale del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) e del suo leader Erdogan, accolta inizialmente con preoccupazione e perplessità, sembra essere invece la carta vincente per un veloce avvicinamento all'Europa e alle riforme da questa richieste come indispensabili condizioni per l'adesione;
sono molti i progressi finora fatti dal Governo turco per conformarsi alle altre nazioni europee ed indicano quanto il retaggio di un passato violento non debba lasciare residui di nessun genere, ma anzi essere da monito per il futuro, così come lo è anche per altri Stati europei;
nell'agosto scorso la Turchia ha abolito la pena di morte in tempo di pace e ha concesso alla minoranza curda il diritto di studiare la propria lingua;
il 30 novembre 2002 la Turchia ha dichiarato terminato completamente lo stato di emergenza che fu istituito 15 anni fa come risposta alla guerriglia curda del PKK, in 13 province sudorientali, abolendolo gradualmente fino alla definitiva cessazione;
dieci giorni prima dell'inizio del Consiglio europeo di Copenaghen il Governo turco ha sottoposto al Parlamento un pacchetto di riforme di 31 articoli per migliorare le posizioni relative al rispetto dei diritti umani, dedicando particolare importanza al tema della tortura, il cui progetto prevede l'abolizione della pratica, pene più severe per gli imputati e procedure giudiziarie più snelle per indagare su ufficiali di polizia sospettati di reato;


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le insistenti pressioni degli Stati Uniti a favore dell'adesione all'Unione europea della Turchia, interessati anche per motivi di strategia militare al suo territorio come base per un'eventuale attacco all'Iraq, sembrano aver pesato negativamente;
il peso politico della Francia e della Germania ha avuto la meglio senza troppe difficoltà e si è voluto riaffermare l'autonomia dell'Europa e la validità delle regole che gli europei si sono dati, e appare chiaro che la decisione sulla Turchia è stata presa non soltanto per distinguersi dalla posizione americana ma anche e soprattutto per definire i contorni di un'Europa futura con una propria identità;
la posizione di chiusura sull'adesione della Turchia all'Unione europea presa dal Presidente della Convenzione Europea d'Estaing, non è la linea scelta dagli Stati membri;
tra i Quindici c'è chi preclude l'ingresso della Turchia oltre che per motivi politici, civili e umani anche per diversità culturali e religiose, considerando quindi estranei quei cittadini europei che non professano la religione cristiana;
prende atto che:
fare entrare in Europa un paese come la Turchia vorrebbe dire sottrarre un importantissimo possibile futuro alleato allo schieramento dell'islamismo politico militare, e il suo ruolo strategico potrebbe far da ponte verso il mondo islamico;
nonostante i progressi recenti fatti dalla Turchia, rimane molto da fare per i diritti civili e umani, per la lotta all'inflazione, per risanare una economia pubblica sotto controllo dei militari, dove regnano inefficienza e corruzione, e l'Europa vuole avere il tempo di vedere applicate tutte le riforme democratiche che il Governo turco si appresta ad approvare;
l'annessione della Turchia in Europa e i rischi, paventati da tanti, della mancata applicazione delle riforme democratiche approvate dal Governo turco, non costituiscono una sua preventiva esclusione alla candidatura, poiché l'articolo 45 del «Progetto preliminare di trattato costituzionale» presentato dal Presidente della Convenzione Europea Giscard d'Estaing nella sessione del 28 e 29 ottobre 2002, stabilisce la procedura per la sospensione dei diritti di appartenenza all'Unione qualora si constati una violazione dei principi e dei valori dell'Unione da parte di uno Stato membro, e quindi rappresenta un valido ed efficace strumento di estromissione;
il principale problema della nuova Europa a 25 Stati sarà da oggi dotarsi di nuove regole in grado di far procedere questo organismo multinazionale senza paralizzarlo, e la Convenzione per le riforme dell'Europa dovrà ora concentrare i propri sforzi su come risolvere la questione, poiché le estenuanti mediazioni dei vertici a 15 Paesi finora avvenute potrebbero diventare ingovernabili con il passaggio a 25;
il 4 dicembre 2002 il Presidente della Commissione Ue Romano Prodi ha voluto dare un suo contributo all'esecutivo impegnato alla nuova architettura istituzionale dell'Unione allargata, con un documento di lavoro denominato «Penelope», che raccoglie i diritti e i doveri del cittadino europeo e delle sue istituzioni, dove ha volutamente evitato di entrare nella diatriba sulle radici cristiane, facendo riferimento ad un modello sociale europeo, nel quale l'eredità culturale e l'ambiente siano condizioni indispensabili per migliorare le aspettative di vita delle generazioni future;
dell'importanza che la Convenzione Europea, e in seguito la Conferenza Intergovernativa, elaborino un testo di Trattato costituzionale che valuti il contributo della Commissione Europea e degli Stati membri, con l'obiettivo di tutelare al meglio gli interessi e le realtà di tutti i paesi partecipanti;


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impegna il Governo:

a riferire periodicamente in Parlamento in merito ai lavori della Convenzione Europea, al fine di rendere il Parlamento italiano maggiormente consapevole e partecipe del processo di integrazione comunitaria;
ad esprimere in modo netto ed efficace la posizione dell'Italia a favore di una comunità degli Stati europei compatta e coesa e non soggetta ad alcun tipo di interferenza o pressione esterna;
a vigilare con attenzione sul processo di inserimento della Turchia nell'Unione europea esprimendo in tutte le sedi la propria disponibilità a favorirne l'integrazione, ma chiedendo al contempo con fermezza il pieno rispetto degli impegni assunti, in particolare per quanto concerne la tutela dei diritti umani e la totale accettazione delle norme e dei principi fondanti dell'Unione.
(7-00186) «Cima».