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PRESIDENTE. L'onorevole Mazzarello ha facoltà di
GRAZIANO MAZZARELLO. Signor Presidente, desidero precisare subito al sottosegretario Dell'Elce che gli interpellanti si propongono, in primo luogo, il seguente obiettivo (ve ne sono altri che segnaleremo più avanti): far comprendere al Governo - spero l'abbia già chiaro - quale grande rilievo abbiano, per il paese, un'azienda come la Marconi italiana e la sua crisi: quest'azienda è molto importante per le sue tecnologie, per la sua capacità di stare sul mercato e per le capacità professionali che esprime.
del tipo: bisogna rientrare di tot milioni di euro, per cui moltiplicato il numero di lavoratori per quel tot si ottiene un milione di euro. Non si può fare così una politica industriale.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le attività produttive, onorevole Dell'Elce, ha facoltà di
GIOVANNI DELL'ELCE, Sottosegretario di Stato per le attività produttive. Signor Presidente, il gruppo britannico Marconi nel gennaio 1999 ha ceduto tutte le sue attività militari alla British Aerospace con l'unica eccezione dell'avionica e delle comunicazioni militari realizzate dalla Marconi italiana da esso posseduta. Successivamente, la Marconi holding Spa, per quanto riguarda le attività italiane, si è ristrutturata in: Marconi communications Spa, Teleavio Srl, centro di eccellenza nell'area di Genova per lo sviluppo e la produzione, di concerto con la facoltà di ingegneria aeronautica dell'università di Pisa, di future generazioni di raffinati controlli elettronici di volo per aerei, e Marconi mobile Spa, a sua volta articolata su tre divisioni: divisione difesa composta, dalle trasmissioni militari già della Marconi italiana di Genova, dalle trasmissioni navali ed aeronautiche già della Elmer di Pomezia, presso la quale venivano trasferite le lavorazioni avioniche già della Marco italiana di Genova e dalla MID (Marconi Italtel Difesa) dell'Aquila con produzioni nel settore identification friend or foe; la divisione radiomobile comprendente essenzialmente la OTE di Firenze; la divisione UMTS costituita nell'area di Genova con l'obiettivo di sviluppare, con il nome di Genoa project, la telefonia cellulare mobile di nuova generazione.
programmatico volte a favorire la creazione e l'ulteriore sviluppo di un polo di eccellenza elettronico nell'area delle telecomunicazioni e dell'avionica. In particolare, nell'area Finmeccanica vengono ad essere ricompattate strutture progettuali e produttive in parte già nate nell'area delle partecipazioni statali, poi disperse, ed ora ricondotte ad unità in un disegno politico che privilegia l'obiettivo di evitare che l'Italia venga marginalizzata nel contesto europeo dell'alta tecnologia.
PRESIDENTE. L'onorevole Mazzarello ha facoltà di
GRAZIANO MAZZARELLO. Grazie, signor Presidente. Le devo confessare, signor sottosegretario, che mi dichiaro non soddisfatto, lo dico proprio con tranquillità, senza alcun tentativo di propaganda.
assume su questa vicenda. Siamo convinti che non stiamo formulando richieste estremiste; anzi, siamo convinti che le nostre richieste siano molto concrete, finalizzate alla salvaguardia dell'occupazione ed al salvataggio e allo sviluppo di un settore produttivo molto importante per l'Italia.
Orbene, esiste la questione FIAT, alla quale va dato grande risalto - non c'è dubbio - perché il paese rischia di non avere più una propria produzione automobilistica, ma, accanto a questa, esiste il rischio che settori importanti della nostra industria avanzata vengano pesantemente ridimensionati. Nel caso di specie, c'è il pericolo che un pezzo importante della nostra industria delle telecomunicazioni venga fortemente ridimensionata, fino a sbaraccare; se ciò avvenisse, il paese perderebbe un altro elemento di valore della sua politica industriale. Ecco perché richiamiamo il Governo a questa consapevolezza; probabilmente, lo speriamo, il Governo ce l'ha già, ma riteniamo comunque utile insistere con particolare forza.
Nella Marconi italiana, sono oltre mille i lavoratori per i quali si prospetta il licenziamento. Ciò produrrebbe effetti negativi in molte zone del nostro paese: Genova, la Campania, il Lazio e gli Abruzzi. L'obiettivo dell'azienda è, almeno per ora - ma temo che, senza misure conseguenti e diverse rispetto a quelle prospettate nel piano industriale presentato, possa andare ancora peggio -, quello di passare da 2.700 lavoratori a 1.600 (1.100 in meno, di cui 600 solo a Genova).
Un'altra somiglianza con la vicenda FIAT è rappresentata dal peso delle banche, ma con una differenza: mentre, per la FIAT, l'indebitamento sembra essere stato provocato da una crisi nel suo rapporto con il mercato, per la Marconi non c'è stata, e non c'è, crisi di mercato, né scarsa competitività delle tecnologie e dei prodotti. È avvenuto soltanto che i costi dell'indebitamento dell'intero gruppo internazionale sono stati scaricati sulla Marconi italiana!
Ecco perché chiediamo al Governo un'iniziativa forte e netta: di svolgere un ruolo in questa vicenda, per il peso che quest'azienda ha nel patrimonio industriale del nostro paese. Intanto, occorre un'iniziativa forte contro i licenziamenti: siano ritirati! Questo punto è prioritario.
Non so se devo consigliarglielo qui, ma spero che il Presidente del Consiglio non proponga impegni strani per questi lavoratori, perché voglio informarla, signor sottosegretario di Stato, che la gran parte di questi lavoratori sono laureati, ingegneri, ricercatori, quindi il Presidente del Consiglio dovrebbe trovare molti posti come medici piuttosto che come infermieri. Quindi, la cosa sarebbe ulteriormente complicata. Ma al di là delle battute, siano ritirati i licenziamenti.
In secondo luogo, occorre cambiare il piano industriale - questo è l'altro obiettivo -, la bozza di piano industriale che è stata presentata, perché il cuore di essa consiste nell'indebolire i settori più nevralgici dell'azienda. Gli esuberi riguardano il settore della ricerca, l'area del marketing (insieme ad altri settori ovviamente), settori che sono il cuore dell'azienda. Sembra quasi che i capigruppo inglesi vogliano avere una azienda che non faccia troppa concorrenza alla Marconi internazionale, svuotandola in qualche modo.
Inoltre, occorre che il Governo dia un'indicazione chiara a Finmeccanica affinché acquisti altri settori pregiati dell'azienda - come ha già fatto per una parte, la parte militare (chiamiamola così): OTE, MMA, su cui Finmeccanica sembrava interessata ma invece continua a tacere. Uno dei punti di un piano industriale nuovo di interesse per il paese su produzioni avanzate non può che essere questo.
Quindi, le sottopongo all'attenzione, signor sottosegretario di Stato, questo argomento, oltre ad alcuni altri punti netti del nuovo piano industriale. Non siano ridimensionate ricerca e marketing (non possono essere tagliati questi settori), perché non può essere limitato il perimetro di azione di questa azienda. C'è un'idea della capogruppo inglese di dire: che la società Marconi italiana ora commercerà solamente con qualche pezzo dell'Europa, mentre su tutto il resto non può agire. Come si capisce, si impediscono una capacità ed un rapporto con il mercato e quindi la si ridimensiona fortemente. Ci sarebbe anche un tentativo di ridimensionare i prodotti ai quali questo complesso di aziende italiane può fare riferimento - per esempio la telefonia fissa - al completo abbandono della telefonia mobile.
Ecco, questi sono i punti che volevamo sottoporre all'attenzione del Governo. Non possiamo e non dobbiamo avere un altro settore industriale che viene distrutto, pena non avere più industrie nel nostro paese, industrie così tecnologicamente avanzate dal punto di vista delle professionalità; non possiamo permettere che queste industrie, che queste aziende vengano a poco a poco svuotate tanto da rimanere alla fine un guscio vuoto.
Qui c'è anche da pensare ad un ruolo delle banche; ci sono anche - se posso usare questo termine - diverse banche italiane che sono creditrici nei confronti del gruppo internazionale e quindi pensiamo che non possa passare un ragionamento solo - mi si permetta - ragionieristico
Speriamo che il Governo dia una risposta positiva sulle diverse questioni. Domani c'è un incontro del Governo con le organizzazioni sindacali, gli enti locali e la regione Liguria; costituiremo anche un gruppo di parlamentari dei diversi settori. Quindi, come vede, qui non vorremmo introdurre elementi di scontro politico, ma affrontare il tema. Proprio domani lo faremo - chiedo scusa se coinvolgono il Presidente - nell'ufficio del Presidente Biondi, con il ministro Marzano. Vogliamo, come vede, onorevole sottosegretario di Stato, esercitare una pressione perché il Governo si muova davvero per risolvere questo problema.
L'evoluzione del quadro di mercato internazionale negli anni successivi si è incanalata su due linee principali. Nel settore civile la Marconi ha operato una serie di acquisti di aziende di componentistica sul mercato statunitense indebitandosi pesantemente ma confidando sui grandi ordinativi che sarebbero giunti nel mercato dei gestori della telefonia, in specie mobile. La crisi che ha travolto tutti gli operatori di questo settore ed il sostanziale rinvio delle reti di telefonia mobile di nuova generazione hanno travolto finanziariamente il gruppo. In Italia, poi, lo sviluppo della linea UMTS ha dato conferma dell'errore di fondo del concentrarsi su un settore come quello della telefonia mobile di nuova generazione, dove era necessaria una massa critica ben superiore a quella dell'azienda in questione.
Nel settore militare la residua struttura rimasta in Italia, pur registrando soddisfacenti fatturati sul mercato prigioniero dell'area militare ha, di fatto, trascurato la necessità di svolgere validi volumi di innovazione e di tecnologie concentrandosi sul ringiovanimento di prodotti di precedenti generazioni. Inoltre, il settore radiomobile della OTE, nello sviluppo del sistema Tetra ha utilizzato in maniera non ottimale gli aiuti governativi (fondo per l'innovazione tecnologica e fondo per la ricerca applicata) e, di fatto, è restato escluso dalle gare di ammodernamento delle reti dei Carabinieri e stenta ad affermarsi in quella della Polizia. Del tutto insoddisfacente, poi, è risultata in un apprezzamento globale l'attività nelle aree avanzate delle telecomunicazioni per aeromobili e navi militari (in specie sommergibili).
In questo quadro l'acquisto da parte di Finmeccanica delle attività militari è coerente con le linee governative di indirizzo
Gli esuberi di cui si tratta, al momento concentrati tra Genova e Marcianise, riguardano invece le produzioni civili che non rientrano, in alcun modo, nel contesto razionale della ristrutturazione operata da Finmeccanica per il settore delle produzioni militari. Ove la struttura delle produzioni civili della Marconi communications non fosse ulteriormente aggravata dal ribaltamento di costi dovuti alla Marconi britannica, ovvero a scelte commerciali di quest'ultima, sarebbe possibile ipotizzare forme di partecipazione, diverse da Finmeccanica, al capitale aziendale da parte di investitori italiani interessati ed un patrimonio tecnologico (centrali di accesso) che sarebbe opportuno mantenere in Italia.
Mi è sembrato che lei mi abbia raccontato come stanno le cose ma che non mi abbia detto cosa intenda fare il Governo nei prossimi giorni, nelle prossime settimane; questo è il punto.
Se mi permette, la sua risposta è stata un po' burocratica; lo dico con molto rispetto e con grande attenzione.
Le domande che le avevamo rivolto erano molto chiare: siete consapevoli del rilievo che ha questa azienda per la produzione italiana ad alta tecnologia? Siete consapevoli del fatto che su questa azienda italiana, sulla Marconi italiana, sono stati scaricati costi che non sono suoi e che il suo rapporto con il mercato è - secondo me - assai migliore rispetto a quello descritto nel suo intervento? Non credo neanche che la crisi del gruppo internazionale, della holding Marconi, dipenda solo dalla mancanza di prospettiva dell'UMTS: si racconta, ma non voglio entrare in tali questioni (sarà infatti il Governo che dovrà cercare di comprendere meglio i fatti), che siano stati compiuti acquisti piuttosto incauti nel mondo. A tale proposito, però, non voglio dire di più.
Che cosa intende fare il Governo, domani? È questo il nodo principale. Spero che domani, nell'incontro che avremo come parlamentari con il ministro Marzano, che avranno le istituzioni locali ed i sindacati, si vada un po' oltre la descrizione dei fatti, la quale dovrebbe essere comunque più approfondita.
Non mi ha convinto neanche l'assoluta cautela che lei ha mantenuto sul ruolo di Finmeccanica in questa vicenda. Ho ascoltato qualche apertura, sono stato molto attento, ma ho fatto fatica a capire bene. Questo dovrebbe essere un indirizzo netto, lo ripeto, un indirizzo netto, una scelta che Finmeccanica compie per dotare il paese di certe produzioni, produzioni avanzate che, in qualche caso, vengono usate anche dalle strutture pubbliche (penso, ad esempio, a tutte quelle utilizzate dalle forze dell'ordine). Si tratta di una scelta per far sì che il paese abbia un suo ruolo anche in queste produzioni, perché un conto è la liberalizzazione, ma se la conseguenza al disimpegno di aziende pubbliche industriali è quella di non avere più alcun settore qualificante nella nostra industria, credo che ciò sia un grave danno per il paese.
Signor sottosegretario, oltre a ciò, lei non ha detto quale sia l'impegno del Governo per impedire i licenziamenti questo è un altro passaggio fondamentale.
Ribadisco, pertanto, la mia insoddisfazione per la sua risposta; mi auguro che la giornata di domani possa essere maggiormente positiva dal punto di vista delle risposte e della consapevolezza che il Governo
Signor sottosegretario, chieda quindi al Governo di impegnarsi un po' di più, e meglio, su questa vicenda.