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delle attività produttive, il Ministro delle comunicazioni, per sapere - premesso che:
(542 t); infiammabili (benzine) (128.500 t); acrilonitrile (9.270 t); infiammabili (benzine) (124.300 t); infiammabili (benzine) (500 t);
giovedì 28 novembre 2002, intorno alle 19.40, nei serbatoi di stoccaggio di peci clorurate (reparto Td5) dello stabilimento della Dow Poliuretani di Porto Marghera (Venezia), divisione italiana della Dow Chemical subentrata all'Enichem nella gestione dell'impianto del toluendiisocianato (TDI), si è verificata una esplosione che ha sviluppato un incendio in seguito al quale si è formata una densa nube di sostanze chimiche con emissione di toluen, biclorobenzene e idrocarburi ed è in fase di accertamento l'emissione di diossine e di furani;
molte ore prima dell'esplosione, intorno alle 14.00 circa, al reparto Td5 era scattata l'emergenza per un anomalo aumento di temperatura nel serbatoio di raccolta delle peci clorurate, pericolosissimo scarto del TDI, e che, nonostante l'impossibilità di riparare il guasto, l'intero impianto ha continuato a funzionare a pieno regime per non pregiudicare gli standard produttivi;
il materiale bruciato nell'incendio, il toluendiisocianato e le peci clorurate, rifiuto tossico nocivo che viene conservato in serbatoi a 150 gradi di temperatura prima di essere inviato agli inceneritori dei rifiuti tossico-nocivi;
in seguito all'incidente tre lavoratori sono dovuti ricorrere a cure mediche per intossicazione dovuta all'inalazione delle sostanze sprigionatesi dall'incendio;
dalla direzione dello stabilimento l'allarme e la richiesta di aiuto per domare l'incendio sarebbero partiti intorno alle 20.00, come testimoniato dal fax ricevuto dal sindaco di Venezia alle 20.08;
le sirene d'allarme (punti di diffusione acustica bitonale) sono state attivate intorno alle 20.30 su indicazione dello stesso sindaco e in seguito alla segnalazione sulla possibile tossicità delle sostanze sprigionatesi dall'incendio;
i punti di segnalazione acustica bitonale, attivati solo recentemente, si trovano a Marghera, Malcontenta e Catene, zone dichiarate a rischio elevato dall'ARPAV;
irapporti di sicurezza, ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 334 del 1999 che recepisce la direttiva Seveso 2 n. 96/82, prevedono che ogni azienda, oltre alla redazione di documentazione relativa allo stabilimento (notifica), predisponga un rapporto di sicurezza da presentare agli organi competenti responsabili delle emergenze esterne, i quali rivelano che nella provincia di Venezia gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante di cui al decreto legislativo n. 334 del 1999 sono ben 36, di cui 24 nel comune di Venezia concentrati nella zona industriale di Porto Marghera;
lo studio del ministero dell'ambiente del marzo 1998, preliminare all'accordo di programma sulla chimica, ha censito nell'area di Marghera 13 stabilimenti con 54 impianti a rischio d'incidente rilevante nei quali sono trattate e stoccate circa 1.200.000 tonnellate di prodotti pericolosi e le cui aree potenzialmente interessate dagli eventi incidentali sono comprese tra un raggio di azione di 1.000 metri (rischio di morte) e 8.000 metri (ferimenti e danni permanenti);
l'autorità portuale ha predisposto il Rapporto sulla Sicurezza, all'interno del piano regolatore portuale del Porto di Venezia, per la sezione di Porto Marghera, adottato dal comitato portuale il 17 febbraio 2000, da cui si evince la presenza delle seguenti sostanze infiammabili, esplosive o tossiche: anidride arseniosa (12 t); infiammabili (GPL) (675 t); infiammabili (benzine) (900.720 t); infiammabili (benzine) (25.000 t); infiammabili (benzine) (218.325 t); infiammabili (greggio) (77.958 t); infiammabili (esano) (154 t); C.V.M. (4.492 t); ossigeno (1.100 t); ossigeno (0,78 t); acido fluoridrico (784 t); cloro (3 t); ammoniaca (13 t); anidride solforosa (63 t); infiammabili (GPL) (50 t); infiammabili (benzine + GPL) (134.613 t); ammoniaca (39.317 t); fosgene (15 t); cloro
sia il rapporto citato, che il Piano di emergenza esterna relativa ai rischi industriali redatto dalla prefettura nel febbraio 1998, evidenziano che, in normali condizioni di vento, i centri abitati di Marghera, Mestre, Malcontenta, Oriago, Mira, distanti da 1 a 4 km dall'epicentro della zona a rischio, sarebbero raggiunti in pochi minuti dalla nube di sostanze tossiche sprigionatesi da qualche impianto;
il sindaco di Venezia, Paolo Costa, con una lettera al Presidente del Consiglio, ha richiesto la piena attuazione dell'accordo sulla chimica e ha parlato del mancato finanziamento del «Simage», il sistema integrato per il monitoraggio e la gestione delle emergenze che «consentirebbe la segnalazione simultanea di un incidente alle autorità competenti, annullando così gli attuali lunghi tempi per l'avvio delle procedure di allertamento della popolazione»;
esiste un nucleo operativo di vigili del fuoco elicotteristi con sede presso l'aeroporto di Tessera composto principalmente da personale abilitato a svolgere operazioni a rischio, anche in situazioni come quella in oggetto, ma i cui mezzi attualmente sono obsoleti e inidonei, trattandosi di elicotteri monomotore e non più idonei al sorvolo di città densamente popolate e non conformi alle normative europee JAR (Joint Agreement Regulations) -:
sarebbe opportuno che fossero verificate eventuali responsabilità degli addetti allo stabilimento, che hanno lasciato trascorrere circa 25 minuti dall'inizio dell'incendio prima di allertare gli organi preposti e per quali motivi si sia ritardato nell'attivare questa procedura;
se non condividano quanto espresso da un ingegnere dei vigili del fuoco del comando di Mestre esperto in incidenti chimici, secondo il quale sarebbe stato più «saggio» e responsabile da parte della direzione dello stabilimento «mettere al minimo l'impianto tecnico» nel momento in cui si è verificato il primo allarme per l'alta temperatura e cioè intorno alle 14.00 del 28 novembre 2002;
se non ritengano necessario accertare perché i punti di segnalazione acustica siano presenti nelle sole zone di Marghera, Malcontenta e Catene e non anche a Mestre, Oriago e Mira indicate, nel Piano di emergenza esterna relativa ai rischi industriali redatto dalla prefettura nel febbraio 1998, come località raggiungibili in pochi minuti da una nube tossica perché distanti da 1 a 4 km dall'epicentro della zona a rischio di Porto Marghera;
come intendano indurre gli enti locali, che in base alle direttive Seveso sono tenuti ad informare la popolazione, a strutturare sistemi adeguati per allertare tempestivamente la medesima in caso di incidenti rilevanti per l'incolumità pubblica;
se non ritengano sia utile dotare la popolazione con maschere antigas con filtri adeguati a proteggere dalle sostanze tossiche, come proposto dai sindaci della Riviera del Brenta;
se non ritengano che il sistema radio televisivo pubblico nazionale, e soprattutto le sedi regionali della RAI, debbano prevedere eccezionali misure di informazione per i telespettatori idonee ad allertare la popolazione e informare tempestivamente circa i rischi sanitari cui è esposta in situazioni simili a quella verificatasi il 28 novembre 2002;
se non ritengano indispensabile dotare il nucleo elicotteristi dei vigili del fuoco del Veneto di almeno due elicotteri del tipo A109E Power (in uso o corso di acquisizione da parte dei carabinieri e della marina militare) equipaggiati con FLIR (Forward Looking Infra Red), già in dotazione alla polizia di Stato e alla guardia di finanza e costiera, che avrebbero consentito di monitorare al buio la nube tossica;
quali misure intendano adottare a tutela dei lavoratori primariamente esposti ad eventi pericolosi per la salute quali esplosioni, incendi, rilasci e dispersioni di sostanze tossiche, e a tutela della popolazione residente vicino agli stabilimenti a rischio;
se non ritengano opportuno accelerare il processo di riconversione dell'area industriale di Porto Marghera nel senso di uno sviluppo sostenibile e socialmente ed ecologicamente compatibile che garantisca la piena occupazione e la valorizzazione delle professionalità attualmente operanti nell'ambito della chimica;
se, a tal fine, intendano procedere ad implementare l'accordo integrativo sulla chimica relativo alle bonifiche, con l'obiettivo di dismettere definitivamente l'industria chimica pesante, delocalizzare gli impianti ed i siti di stoccaggio e mettere in sicurezza impianti che trattano sostanze tossiche, come ad esempio il fosgene;
per quale motivo fino a questo momento l'accordo sulla chimica, firmato ancora nel 1998 sia tuttora inattuato, in particolare nelle sue parti più significative dal punto di vista della sicurezza come la dismissione produttiva dei 50 ettari del Petrolchimico 1, nel quale vi sono impianti vecchi e più vicini alle residenze di privati cittadini e a grandi arterie di circolazione, la riduzione dello stoccaggio di fosgene e la bunkerizzazione dello stesso.
(2-00582)
«Zanella, Lion, Cima, Boato, Pecoraro Scanio, Bulgarelli, Cento, Di Gioia, Soda, Collè, Potenza, Bimbi, Vigni, Alfonso Gianni, Maura Cossutta, Widmann, Buemi, Villetti, Brugger, Panattoni, Mazzuca Poggiolini, Luigi Pepe, Valpiana, Reduzzi, Sereni, Sandi, Sedioli, Rugghia, Russo Spena, Mantovani, Nannicini, Buffo, Cialente, Dameri, Pistone, Pisapia, Calzolaio, Giordano, Gentiloni Silveri, Fumagalli, Carboni, Pappaterra, Albertini».
la stampa locale ha dato ampio risalto ad un fatto verificatosi in data 26 novembre 2002 nel comune di Monterosso al mare (SP), relativo alla scoperta e al sequestro, da parte del corpo della polizia provinciale, di un abuso edilizio consistente in una villa di 120 (centoventi) metri quadrati per 360 (trecentosessanta) metri cubi di volume all'interno del Parco nazionale delle Cinque Terre, in una zona dichiarata «patrimonio mondiale dell'Umanità» dall'Unesco;
il sindaco del comune di Monterosso ha rivelato di non essere a conoscenza del manufatto in questione; ciò malgrado l'immobile in questione risulti di proprietà del nipote, l'impresario edile Paolo Farini;
come emerge da alcuni organi di stampa, questa non è la prima vicenda in cui risulta coinvolto, per fatti relativi ad opere non autorizzate, il suddetto Farini -:
se tale opera edilizia sia collocata sul tracciato della strada extra urbana comunale Monterosso-Levanto e quindi in area demaniale;
se non ritenga il Governo, alla luce di quanto sopra, di intensificare l'azione di contrasto dell'abusivismo edilizio con particolare attenzione alle zone sottoposte a vincoli naturali e paesaggistiche;
se, più in generale, alla luce delle notizie relative ad un nuovo condono edilizio reso possibile dalla presentazione di alcuni emendamenti di iniziativa parlamentare alla legge finanziaria, e di varie proposte di legge, negli ultimi mesi si stia verificando una recrudescenza nella realizzazione di opere abusive in molte parti d'Italia.
(4-04761)