Allegato B
Seduta n. 225 del 19/11/2002


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

AMICI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel luglio del 1989 il Consiglio comunale di Formia (LT) approvava il progetto esecutivo dei lavori per la costruzione dell'Istituto tecnico commerciale e per geometri (ITCG) «Filangieri», sito in Formia, per un ammontare complessivo pari a 6.000.000.000 di lire;
nel novembre del 1994, dopo alcune difficoltà legate tra l'altro all'individuazione dell'area predisposta alla costruzione dell'Istituto, la Commissione speciale, ai sensi della vigente legge regionale del Lazio, deliberava, nell'ambito di un più ampio progetto di un campus scolastico, di ubicare il costruendo I.T.C.G. in località Penitro (Formia);
nel gennaio del 1995, grazie al ricorso alla Conferenza di servizi, si giungeva ad un accordo di programma approvato dalle Amministrazioni coinvolte (Regione Lazio, Provincia di Latina e Comune di Formia), con Decreto del Presidente della Giunta Regionale del Lazio, n. 2394;
nell'aprile del 1997, il Consiglio comunale di Formia (LT), approvava il progetto di costruzione come previsto dalle leggi 493/93 e 662/96;
nell'anno successivo la Giunta Comunale di Formia (LT) deliberava di accendere un mutuo di lire 6.000.000.000 ed acquistava, con fondi del proprio bilancio, un'area di dimensioni adeguate e ritenuta idonea alla costruzione del «campus scolastico»: area che tuttora è a completa disposizione della Provincia di Latina;
il Comune di Formia ha provveduto, a proprie spese, anche alla realizzazione di una strada di accesso al costruendo Istituto scolastico;
nell'estate dello scorso anno dopo l'installazione, da parte dell'impresa appaltatrice, del cantiere ed avviate le opere di sistemazione del terreno, i lavori si sono improvvisamente interrotti e sembrerebbe che a tutt'oggi la Provincia di Latina non intenda proseguire l'opera, per motivazioni poco chiare e riconducibili alla non più idoneità del sito;
la costruzione dell'Istituto scolastico è interamente finanziata con mutuo pari a 6.000 milioni di lire con ammortamento a totale carico dello Stato concesso ai sensi della Legge n. 488 del 1986 -:
se il Ministro si a conoscenza di fatti simili a quelli sopra esposti;
quali iniziative, anche di natura normativa, ritenga di dover adottare affinché i contributi statali che vengono assegnati per l'edilizia scolastica non rimangano inutilizzati.
(4-01197)

Risposta. - I lavori per la realizzazione dell'Istituto tecnico commerciale per Geometri «Filangeri», appaltati con contratto del 21 settembre 1990, ebbero inizio in data 27 ottobre 1990 in località Formia, sulla base di un finanziamento di complessivi sei miliardi di lire concesso con mutuo Cassa


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depositi e prestiti, ai sensi della legge 488/1986, ma furono poi sospesi il 14 dicembre dello stesso anno.
Con successiva deliberazione del 17 dicembre 1996, il Consiglio provinciale stabilì di richiedere al Ministero della pubblica istruzione ed alla Cassa depositi e prestiti, l'autorizzazione perché i finanziamenti concessi ai sensi della sopracitata Legge 488/86 fossero devoluti per la costruzione del suddetto edificio scolastico in altro luogo - precisamente in località Penitro di Formia - nonché l'utilizzazione del ribasso d'asta. La nuova ubicazione dell'Istituto, inserita nella progettazione di un campus scolastico, fu poi individua, dopo l'approvazione dell'accordo di programma
ex articolo 27 della legge 142 del 1990, con Decreto del Presidente della giunta regionale 27 dicembre 1996, n. 2394.
La Giunta provinciale, in data 30 dicembre 1998, attraverso la deliberazione n. 594 dispose l'integrazione del finanziamento per la realizzazione dell'opera di che trattasi con la devoluzione di parte di un mutuo contratto con il Monte dei Paschi di Siena e, con analogo provvedimento del 24 febbraio 2000, n. 67, l'approvazione di perizia di variante per un importo complessivo di Lire 6.414.545.000 (euro 3.312.836,02), di cui lire 4.220.436.001 (euro 2.179.673,29) per lavori al netto del ribasso d'asta e lire 2.194.108.999 (euro 1.133.162,73) per somme a disposizione dell'Ente appaltante.
Definita la procedura inerente l'acquisizione dei terreni privati costituenti l'area che avrebbe dovuto ospitare la costruzione dell'opera, in data 25 febbraio 2000 sono stati consegnati i lavori all'impresa appaltatrice che ha allestito il cantiere ed avviato la posa in opera del palo pilota di fondazione per la relativa prova di carico. Contemporaneamente, il comune di Formia ha curato la realizzazione di un'idonea strada di accesso alla zona occupata dal cantiere quale primo intervento per l'edificazione delle necessarie opere di urbanizzazione, nel corso del quale è stato rinvenuto del materiale bellico, per cui, in attesa della necessaria bonifica, i lavori sono stati sospesi in data 21 dicembre 2000.
Recentemente, ultimate le operazioni di bonifica delle aree interessate e la realizzazione della strada di accesso al cantiere, l'Amministrazione provinciale ha invitato l'impresa appaltatrice dell'opera a riprendere i lavori, cosa effettivamente avvenuta il 10 maggio 2002.
A tutt'oggi sono stati sistemati i pali di sottofondazione, mentre risultano in corso di costruzione i plinti e le travi di collegamento.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

ARNOLDI, MARRAS, ANTONIO RUSSO, TARDITI e OSVALDO NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
pende ormai da tempo immemorabile istanza della FIVER di Torino tendente ad ottenere provvedimento autorizzativo per l'espletamento di vendite giudiziarie per il distretto di Torino;
in detto distretto opera un altro istituto, IFIR, coinvolto in vicende di aste truccate che hanno portato all'arresto dei suoi rappresentanti legali unitamente ad altri complici: il tutto con grande risalto sulla stampa locale (cifrare La Stampa - Cronaca di Asti - del 13 e 14 gennaio 1996);
l'elevato carico dell'esecuzioni mobiliari rende opportuno e necessario il rilascio di una seconda concessione -:
per quali motivi la concessione alla FIVER non sia stata ancora concessa e cosa si intenda fare per definire, in ogni caso la vicenda.
(4-03062)

Risposta. - Si rappresenta che non si è ancora provveduto sulla eventuale concessione alla società FIVER, attualmente titolare dell'istituto vendite giudiziarie di Aosta, ad operare quale secondo istituto di vendite giudiziarie nel circondario di Torino a causa della segnalazione dello svolgimento di accertamenti penali presso la Procura della Repubblica di Aosta per reati commessi


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da un collaboratore della stessa società FIVER nell'esercizio di funzioni svolte per incarichi di vendita.
Non si è ancora conclusa la fase delle indagini preliminari e nell'ambito del procedimento penale l'indagato è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari.
Quindi, l'Amministrazione per il momento ha sospeso ogni decisione al riguardo, riservandosi di valutare, al termine di tale fase, la posizione della FIVER in ordine alla concessione di cui sopra.
Quanto alla società IFIR si segnala che la vicenda penale cui si fa riferimento nell'interrogazione non ha avuto ripercussioni rilevanti nei suoi confronti e che la stessa prosegue in Torino lo svolgimento dell'attività di gestione dell'I.V.G. a suo tempo debitamente autorizzata.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

BALLAMAN. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
all'interrogante risulta un flusso sempre più intenso di clandestini provenienti dallo Stato dell'Ecuador;
la causa di tale flusso consisterebbe nel fatto che i cittadini di tale nazione non hanno bisogno di un visto di ingresso e che quindi in qualità di passeggeri di transito possono ottenere, passando per esempio dall'Olanda o dalla Spagna, il visto turistico per poi successivamente arrivare nel nostro Paese;
tale problema, ad esempio, non si pone con i cittadini della Colombia che, anche per motivi di turismo, debbono ottenere il visto d'ingresso -:
se il Ministro interrogato, appurato quanto sopra, non ritenga, anche alla luce dello spirito della prossima legge Bossi-Fini, di proporre una revisione dei trattati che in tale materia regolano i rapporti tra la nostra nazione e l'Ecuador e se non si ritenga di dover monitorare altre situazioni analoghe al fine di prendere provvedimenti più incisivi per combattere la clandestinità ed i fenomeni ad essa collegati.
(4-03392)

Risposta. - L'Italia non può autonomamente introdurre l'obbligo del visto per i cittadini dell'Ecuador. Il nostro Paese è infatti vincolato dal regolamento europeo n. 539/2001 che stabilisce le liste comuni dei Paesi terzi, i cui cittadini sono soggetti all'obbligo del visto o ne sono esonerati.
Ciò premesso si segnala che, conformemente alle conclusioni del Consiglio europeo di Siviglia, si procederà entro fine anno in ambito Unione europea ad una revisione del citato Regolamento. Anche in vista di tale revisione, il Ministero dell'interno sta effettuando un'indagine sull'afflusso di stranieri in situazione illegale in Italia, ivi compresi i cittadini dell'Ecuador, che costituirà una base obiettiva per la posizione che il nostro Paese assumerà al momento dell'esame in sede Europea.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

BANTI e ACQUARONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il transito veicolare sulle autostrade liguri è ormai sempre più caratterizzato da una elevata presenza di Tir e di autoarticolati che troppo spesso rappresentano motivo di pericolo e causa di incidenti anche mortali;
da ultimo, tale situazione è stata resa evidente in modo tragico dall'incidente in cui nelle prime ore del 4 aprile ha perduto la vita tra i caselli di Chiavari e di Rapallo un giovane motociclista caduto a terra a causa di una pietra ed investito in pieno da un Tir che non si è poi fermato per soccorrerlo;
gli incidenti mortali rappresentano peraltro solo l'aspetto più grave di una situazione che vede ogni giorno - anche a causa del percorso particolarmente tortuoso delle autostrade liguri, con carreggiate ristrette e gallerie spesso fuori asse -


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incidenti provocati o sfiorati a causa dell'alta velocità dei Tir e delle manovre da essi compiute, soprattutto in fase di sorpasso;
nonostante i programmi più volte annunciati anche dal presente Governo, non è prevedibile la effettiva disponibilità di un percorso diverso delle autostrade liguri nel giro di pochi anni, e si pone quindi l'esigenza indilazionabile di misure di sicurezza più adeguate -:
quali misure il Governo intenda adottare per garantire una più adeguata sicurezza del traffico lungo le autostrade liguri, con particolare riferimento allo sviluppo in atto del traffico pesante;
se non ritenga, in particolare, di dover disporre da subito più intensi servizi di sorveglianza in grado di determinare comportamenti meno azzardati da parte dei conducenti dei mezzi pesanti, sia attraverso un migliore utilizzo della polizia stradale sia con l'installazione di dispositivi di controllo a distanza della velocità e dei comportamenti di guida.
(4-02653)

Risposta. - Nell'area metropolitana genovese confluiscono n. 4 autostrade - A10 Genova-Savona, A12 Genova-Sestri, A7 Genova-Serravalle, A26 Genova Voltri-Gravellona Toce - formando un nodo infrastrutturale che crea nell'area urbana un'intensa domanda di mobilità.
Le tratte A12 e Al0, in particolare, hanno evidenziato, nel mese di gennaio u.s., un incremento di traffico rispetto al 2001, rispettivamente del 4,5 per cento e del 5,4 per cento a differenza dell'andamento dell'intera rete gestita da Autostrade che ha fatto registrare un aumento dell'1,7 per cento.
L'ente stradale riferisce che per far fronte ai crescenti volumi di traffico e per elevare le caratteristiche di sicurezza, si è posta l'esigenza di un potenziamento delle infrastrutture attraverso la realizzazione di nuove opere e di interventi per migliorare la qualità della circolazione, rendere confortevole, oltreché sicura, la guida di veicoli, produrre un impatto favorevole tra autostrada, ambiente e territorio.
In particolare l'Anas fa presente che nelle quattro tratte citate insistono n. 281 gallerie, delle quali n. 35 superiori a mt. 125, che verranno illuminate entro il primo semestre del 2003.
Dal punto di vista del telecontrollo a distanza, sulle reti sono presenti n. 91 telecamere brandeggianti che hanno la funzione di render più tempestivo ed efficiente l'intervento di prevenzione dei rischi e di soluzione delle criticità.
Dal punto di vista informativo a favore di coloro che viaggiano in autostrada, informa che la A12, la A10 e la A7 sono interamente coperte, anche in galleria, dal servizio radiofonico sulla frequenza 103,3. Inoltre, è in programma, entro la fine del 2003, l'installazione di n. 38 nuovi pannelli a messaggio variabile nelle entrate delle stazioni.
La segnaletica orizzontale, verticale e complementare viene monitorata e mantenuta, così come la zebratura bianca di raccordo per la variazione di larghezza della sede dell'autostrada e la colorazione bianca fino a mt. 2 di altezza all'imbocco delle gallerie.
L'Ente stradale rileva, altresì, che il decreto ministeriale 404 del 5 giugno 2001 prevede la facoltà per le Concessionarie di segnalare ai Prefetti l'esigenza di prevedere divieti mirati di circolazione in gallerie per mezzi pesanti che trasportano merci pericolose.
L'Anas sottolinea, infine, che la Polizia stradale assicura, con la frequenza di passaggio ogni 2 ore (n. 11 volte al giorno su ogni punto), il presidio della rete autostradale ligure, sulla quale, date le citate condizioni, insiste, per i veicoli pesanti, il limite massimo di 60 km orari nell'arco genovese.
In merito all'incidente verificatosi il 4 aprile 2002, citato nell'atto ispettivo cui si risponde, il Ministero dell'interno interessato al riguardo, riferisce che a poche ore dal sinistro la Polizia stradale di Genova ha fermato il conducente di un mezzo pesante che recava danni compatibili con l'investimento. La persona è stata deferita alla competente Autorità Giudiziaria.


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Il Ministero dell'interno fa conoscere che, nel corso del 2001, in Liguria sono stati effettuati 11.583 pattugliamenti sulle arterie stradali regionali e sono stati rilevati 2583 incidenti fra i quali 36 mortali, 600 con feriti e 2,947 con soli danni ai veicoli.
Per quanto concerne il traffico dei mezzi pesanti, nel 2001 sono stati realizzati oltre 800 posti di controllo per il riscontro dei pesi commerciali e 510 per la verifica dei tempi di guida e di riposo dei conducenti professionali. Nel complesso sono stati controllati 15.618 veicoli commerciali e sono state contestate 1.987 infrazioni.
Nel corrente anno i controlli sono stati ulteriormente rinforzati: nel tratto autostradale Sarzana - Sestri Levante vengono impiegate giornalmente 6 pattuglie, mentre da Sestri Levante a Genova e da Genova a Savona operano in media otto equipaggi. Otto equipaggi operano anche da Savona a Ventimiglia.
Per quanto concerne le altre autostrade della Liguria, la A7 (Genova-Serravalle) è vigilata da un numero minimo giornaliero di 4 pattuglie, mentre la A6 (Savona-Mondovì) è vigilata da un numero minimo giornaliero di 6 equipaggi.
Il Ministero dell'interno riferisce, inoltre, che nei primi quattro mesi dell'anno in corso sono stati espletati complessivamente 3564 pattugliamenti, durante i quali sono state contestate 9159 infrazioni al Codice della Strada. Sono stati adottati 174 provvedimenti di sospensione della patente e 258 veicoli sono stati sottoposti a fermo amministrativo, con conseguente ritiro del documento di circolazione.
Sono stati, infine, effettuati 186 controlli del tasso alcoolimetrico, con 45 patenti ritirate e con le relative conseguenti denunce dei conducenti all'Autorità Giudiziaria per guida in stato di ebbrezza.
Nei primi quattro mesi del 2002 si è registrata una diminuzione degli incidenti, che sono passati a 1051, dai 1194 del 2001.
Il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno ha impartito specifiche direttive finalizzate a migliorare ulteriormente i risultati raggiunti nella sicurezza della circolazione sulle autostrade liguri.
Sulla base di tali direttive è stato predisposto un piano operativo che, oltre a prevedere maggiori controlli sul rispetto dei limiti di velocità e di tutte le altre norme di codice della strada - in modo particolare l'accensione fissa dei fari anabbaglianti prevista dal decreto-legge n. 121, recentemente convertito in legge, particolarmente importante sulle autostrade liguri, caratterizzate da un fortissima presenza di gallerie - dà priorità alle verifiche sull'osservanza dei vigenti divieti di sorpasso per i veicoli da trasporto merci eccedenti le 7,5 tonnellate e sui trasporti di merci pericolose.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

BIELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione provinciale di Forlì - Cesena ha segnalato nei giorni scorsi con lettera al prefetto e al capo compartimento Anas di Bologna la gravissima situazione determinatasi sulla strada provinciale 137 «Tiberina» dopo che è stata chiusa al traffico la carreggiata Nord della E45 per lavori sull'arteria sul viadotto Fornello che dureranno diversi mesi;
la strada provinciale, non regge più, al traffico che dalla E45 viene dirottato sulla Tiberina, tenuto conto che nella stragrande maggioranza è traffico pesante e anche numerosissimi sono i trasporti eccezionali;
considerato lo stato della strada provinciale 137, l'amministrazione provinciale è stata costretta a disporre la revoca di tutte le autorizzazioni per i trasporti eccezionali, tenuto conto del traffico e dei numerosi incidenti che in queste settimane si sono verificati sul tratto in questione, che va da Bagno di Romagna al confine con la Toscana, superando il passo di Monte Coronaro;
inoltre sulla E45 è chiusa per lavori la galleria nord di Quarto, lunga 2.600 metri e il traffico viene dirottato sulla galleria sud. Il traffico intenso sta producendo


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grossi problemi dal punto di vista ambientale tant'è che molti automobilisti lamentano il fatto che quella galleria sia diventata irrespirabile per le polveri e l'inquinamento dei gas di scarico, e abbia come effetto mal di testa e nausea -:
quali interventi intenda attivare per sopperire alla grave situazione determinatasi nella strada provinciale 137 «Tiberina» e nella galleria sud della E45 in località Quarto;
quali interventi e finanziamenti siano stati predisposti per la «messa in sicurezza» dell'E45 e anche per la «messa a norma» rispetto alle direttive comunitarie.
(4-03512)

Risposta. - L'ente nazionale per le strade, interessato al riguardo, ha comunicato che sulla E45 sono in corso due interventi distinti in corrispondenza del viadotto Fornello, uno relativo alla demolizione e ricostruzione di n. 8 solette ammalorate e l'altro riguardante il consolidamento strutturale con sostituzione dei giunti e degli appoggi della trave tampone. Entrambi i citati lavori richiedono, per poter essere eseguiti, la chiusura al traffico della carreggiata.
Tali interventi, in particolare quello relativo alla ricostruzione delle solette deteriorate, si sono rilevati urgenti ed improrogabili, proprio al fine di evitare ben più prolungati disagi alla circolazione stradale.
I forti e generalizzati ammaloramenti dei calcestruzzi dovuti alle sensibili escursioni termiche e all'azione chimica del cloruro di sodio e di calcio, impiegati in grande quantità nel corso dei rigidi mesi invernali, e il notevole incremento di traffico pesante di questi ultimi anni, hanno determinato l'attuale stato di deterioramento delle strutture del viadotto Fornello, in entrambi i sensi di marcia. Si è così reso inevitabile restringere la carreggiata del viadotto, riducendola ad unica corsia con l'obbligo per i veicoli di peso maggiore alle 44 tonnellate di lasciare la superstrada all'uscita subito prima del viadotto.
Di conseguenza, comunica l'ente stradale, non è stato possibile deviare il traffico rendendo l'altra carreggiata a doppio senso di marcia, né individuare in zona un'altra alternativa percorribile.
Il competente Compartimento Anas di Bologna, pertanto, al fine di eseguire i necessari lavori, è stato costretto a chiudere al traffico le carreggiate della E45 in direzione Nord, deviando il traffico sulla viabilità esistente.
Per i tipi di intervento previsti, i tempi di esecuzione sono stati contenuti al minimo possibile e l'Anas prevede di poter riaprire al traffico la carreggiata Nord entro il prossimo mese di ottobre.
Per le fasi successive dell'intervento sono comunque in corso di valutazione alcune soluzioni tecniche idonee a ridurre al minimo il disagio alla circolazione stradale.
L'ente stradale fa presente, inoltre, che sono stati ultimati i lavori di captazione e regimazione delle acque della galleria di Quarto e la stessa è stata riaperta al traffico il 19 luglio 2002.
I problemi correlati alle polveri e all'inquinamento dei gas di scarico sono stati riscontrati all'inizio dell'intervento, quando ancora non era a regime il funzionamento dei ventilatori.
L'Anas fa conoscere, altresì, che è stata completata la redazione del progetto esecutivo relativo agli interventi di adeguamento antincendio delle gallerie di «Quarto» e «Roccaccia», ricadenti nella provincia di Forlì (rispettivamente comune di Sarsina e di Bagno di Romagna) e che sarà quindi esperita la gara d'appalto di tali lavori.
L'ente stradale, nella consapevolezza che il percorso della E45 rappresenta l'unica valida alternativa all'autostrada Milano-Bologna-Roma per il traffico di collegamento fra il Nord e il Sud del Paese, si è attivato, ormai da diversi anni, per la riqualificazione della stessa.
Infatti, quasi in concomitanza con l'inaugurazione dell'ultimo lotto emiliano, in prossimità di Sarsina e Quarto, è stata avviata la progettazione di cinque lotti di adeguamento della carreggiata stradale ad una sezione tipo CNR80 (Sezione di ml 21.10) per un'estesa chilometrica di 74 km su 87,300 km.


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La redazione finale dei progetti esecutivi di tutti i cinque lotti è stata sostanzialmente completata e corredata dai preventivi e necessari nullaosta urbanistici e ambientali.
La cantierizzazione di tali lotti, fa conoscere l'ANAS, consentirà il miglioramento e l'adeguamento alle normative vigenti anche delle sovrastrutture stradali, delle barriere laterali e centrali, della segnaletica verticale a messaggio variabile e delle barriere fonoassorbenti.
In particolare, è stata esperita la gara d'appalto dell'intervento di messa in sicurezza del viadotto Orfio tra le progressive chilometriche 180+400 e 183+180, Lotto IV - primo stralcio, i cui lavori sono stati consegnati in data 10 luglio 2002 all'Impresa aggiudicataria.
L'Anas è in procinto di avviare le procedure di appalto anche del secondo stralcio IV Lotto per l'adeguamento al tipo III CNR/80 del tratto Bagno di Romagna - Quarto tra le progressive chilometriche 175+490 e 185+000.
Al fine di adeguare anche i restanti 13,300 chilometri circa, erano già stati destinati 2,10 miliardi di lire alla progettazione di rimanenti tre lotti, ubicati nel tratto tra i km. 162+698 e 175+000, ove ricadono le opere d'arte più significative soggette, come detto, ad un forte stato di ammaloramento, il cui costo complessivo, presuntivamente parametrato a quello desunto dalla progettazione dei precedenti cinque lotti, ammonterebbe ad ulteriori 52 milioni di euro.
L'Ente stradale ha provveduto all'affidamento delle progettazioni dei tre lotti di cui sopra e attualmente si è in fase di progetto preliminare.
Sono, altresì, in corso di elaborazione progetti di manutenzione straordinaria di alcune importanti opere d'arte e, in particolare, il progetto di rifacimento del viadotto Fornello e il progetto di messa a norma delle barriere di sicurezza del viadotto fiume Savio.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

BORRIELLO, SANTULLI, MAIONE e ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Ministero della pubblica istruzione, e successivamente dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, nel quadro di apporto di competenze ed esperienze dal mondo esterno del lavoro all'università, istituì i contratti di insegnamento di diritto privato non rinnovabili oltre un biennio, con limitazione alle sole università di nuova formazione;
le limitazioni suddette furono estese a sei anni e non più circoscritte alle sole sedi Universitarie di nuova formazione;
per i collaboratori linguistici (gli ex lettori di lingua straniera) assunti con le stesse modalità dei professori a contratto, fu introdotto il contratto a tempo indeterminato, con miglioramenti retributivi e normativi;
molti docenti a contratto hanno superato i limiti dei tre e dei sei anni previsti;
nella maggior parte dei casi, i suddetti contratti sono stati attribuiti ad esperti solo per sopperire al personale docente mancante, con lo stravolgimento della loro ottica e con retribuzioni irrisorie rispetto alla qualità, nonché quantità delle prestazioni richieste;
l'assegnazione di detti contratti viene determinata, con appositi bandi, assicurando la pubblicità degli atti, mediante una specifica comparazione selettiva dei candidati, con l'eventuale rinnovo del contratto dopo la relativa valutazione dell'attività didattica svolta dal docente;
diversi docenti hanno abbondantemente superato i limiti degli anni previsti, in quanto strettamente indispensabili alle esigenze delle università di appartenenza, per coprire l'insegnamento di materie fondamentali a livello nazionale;
in base alla vigente normativa, i docenti di cui sopra potrebbero essere estromessi


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a differenza di tutte le altre categorie lavoratrici;
sarebbe opportuna l'emanazione di una normativa che consentisse alle università e agli istituti di insegnamento universitario l'integrazione in un ruolo e nell'organico del personale docente dei professori a contratto, operanti o che abbiano lavorato presso le stesse università, dotati dei seguenti requisiti e titoli:
1) un numero non inferiore a dieci anni consecutivi di titolarità di contratto di insegnamento di una disciplina o di un gruppo di discipline affini, purché di base, cioè obbligatorie sul piano nazionale;
2) la metà almeno degli anni di cui al punto 1) sia stata svolta nella stessa sede universitaria;
3) comprovata esperienza e documentata produzione scientifica, accertate dalle facoltà, in settori ritenuti utili e consoni alle facoltà stesse ed al loro sviluppo;
4) alla data in vigore della nuova normativa non sussista nessun rapporto di dipendenza, né da enti pubblici, né da privati, del titolare del contratto di insegnamento;
sarebbe altresì opportuno che a tal fine il Ministero provveda a stanziare i fondi necessari agli atenei, lasciando alle università il compito di accertare e valutare i requisiti, nonché i titoli richiesti, secondo una procedura simile a quella per il conferimento dei contratti di insegnamento;
inoltre la voce «professore a contratto», limitatamente ai soli aventi diritto potrebbe essere sostituita da «professore stabilizzato», categoria questa ad esaurimento, con trasformazione del contratto di insegnamento (annuale) in «incarico di insegnamento» a tempo indeterminato, fino al raggiungimento dell'età pensionabile;
sarebbe infine auspicabile che la retribuzione del professore stabilizzato fosse paragonabile a quella dei ricercatori universitari confermati;
se il Ministro intenda assumere le iniziative, anche normative, volte alla realizzazione di quanto rappresentato in premessa.
(4-01676)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo, in discorso nel quale si chiede l'istituzione di un ruolo ad esaurimento per i docenti universitari reclutati con contratti annuali di insegnamento, si fa presente quanto segue.
La finalità dei suddetti contratti è quella di sopperire a particolari motivate esigenze didattiche anche temporanee, con la possibilità di avvalersi dell'apporto dì studiosi ed esperti, anche di cittadinanza straniera, che consenta di trasferire nelle nostre Università risorse intellettuali e scientifiche acquisite all'estero. Tutto ciò sembrerebbe vanificato dalla trasformazione proposta del rapporto di tipo contrattuale in un passaggio,
ope legis, ad un rapporto a tempo indeterminato.
Si osserva ancora che la proposta in esame appare altresì anacronistica laddove prevede l'istituzione di un ruolo ad esaurimento per professori stabilizzati considerato che la stabilizzazione è una figura giuridica prevista dal decreto-legge n. 580/73 e che doveva, nelle intenzioni del legislatore, cessare all'entrata in vigore della legge di riforma universitaria.
D'altronde, la vigente normativa (legge 210 del 1998), che disciplina il reclutamento del personale docente attraverso una selezione concorsuale, prevede che gli Atenei, laddove si presentino esigenze didattiche programmate, che quindi perdurano nel tempo, possano attivare due procedure valutazione comparative all'anno che consentono il soddisfacimento di tali esigenze.
In ogni caso, si fa presente che sono in corso di valutazione da parte di questo Ministero, proposte di modifica dell'assetto normativo vigente in tema di stato giuridico e di reclutamento dei docenti universitari.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.


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BRUSCO e CIRO ALFANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il consiglio di amministrazione dell'Università di Napoli Federico II, con delibere assunte in data 28 maggio 2001 ha affidato incarichi professionali per la realizzazione di nuovi insediamenti universitari nelle aree degli ex stabilimenti industriali Cirio e Corradini;
per interventi di questa importanza, in analogia alle procedure concorsuali delle altre Università italiane, occorre attivare un Concorso di Progettazione, come previsto dalla vigente legge «Merloni», (legge n. 109 del 1994) dando spazio e possibilità a tutti i professionisti interessati e permettendo di raggiungere lo scopo di selezionare il miglior progetto-:
se non ritenga opportuno assumere le adeguate iniziative volte a rimuovere tale ingiustizia e venga adottata la procedura del Concorso di Progettazione che garantisce la massima trasparenza ed i migliori risultati qualitativi.
(4-00573)

Risposta. - Il Rettore dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, al quale sono stati richiesti gli elementi istruttori di competenza, ha comunicato quanto di seguito riportato.
L'Università Federico II ha stipulato un complesso accordo di programma con la regione Campania, il comune di Napoli, l'Autorità portuale, la capitaneria di porto, gli allora Ministeri dei lavori pubblici e dei trasporti, comprendente la realizzazione in San Giovanni a Teduccio, delle sedi per le nuove facoltà di ingegneria e di giurisprudenza nelle aree degli ex insediamenti industriali Corradini e Cirio. Si tratta di interventi di ampia portata e di notevole complessità, destinati a produrre un impianto significativo sul tessuto urbanistico, ambientale e socio-economico della città di Napoli.
Accertato che le risorse umane disponibili all'interno dell'Amministrazione non sarebbero in grado di assolvere un impegno così oneroso, l'Università si è vista costretta a far ricorso a risorse esterne ed ha individuato l'opzione più conveniente nell'appalto di progettazione, vale a dire nella gara di servizio per la scelta del progettista, da espletarsi a norma del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 157, di attuazione della direttiva 92/50/CEE del 18 agosto 1992.
L'Università ha, infatti, escluso di far ricorso al concorso di progettazione anzitutto per la lunghezza dei tempi per il suo espletamento a fronte dell'impegno, assunto con l'impegno di programma, di presentare al Comune il progetto definitivo entro cinquecento giorni dalla pubblicazione sul Bollettino ufficiale della regione Campania (BURC) dell'accordo di programma stesso; in secondo luogo per la notevole difficoltà di gestione che il concorso di progettazione presenta, tanto per quel che concerne la valutazione delle idee progettuali quanto la loro traduzione in progettazioni esecutive.
È ancora da considerare che tanto la legge-quadro sugli appalti legge 109 del 1994 quanto il regolamento di esecuzione della stessa lasciano ampi spazi alla discrezionalità dell'amministrazione appaltante nella scelta tra il concorso di progettazione e l'appalto di progettazione.
Il Consiglio di Amministrazione dell'Ateneo ha tenuto presente che l'
iter procedurale del concorso di progettazione, in quanto caratterizzato dalla valutazione di più idee progettuali, è inevitabilmente condizionato dalla difficoltà di individuare criteri oggettivi di valutazione, sicché il risultato può essere sottoposto a critiche di ogni genere, peraltro senza garantire quella integrale trasparenza auspicata dall'Ordine degli Ingegneri.
Orbene, per evitare i rischi enunciati, il Consiglio ha manifestato l'intenzione di applicare la tecnica internazionale della gara, introdotta in Italia dalla comunità europea, con offerte economicamente più vantaggiose.
Questo tipo di gara consente, in primo luogo, di selezionare, insieme ad ingegneri di provata competenza, anche architetti di chiara fama in possesso di adeguati
curricula. Il che elimina la partecipazione di chi potrebbe proporre un disegno architettonicamente valido, ma poi potrebbe anche non disporre della capacità di tradurlo in un progetto.


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Inoltre una selezione condotta con la sperimentata tecnica comunitaria porta l'Università a contatto con un ristretto numero di concorrenti qualificati; fra questi si prevede di svolgere una gara nella quale la componente prezzo avrà una funzione meramente ancillare, tant'è che al corrispettivo si prevede di attribuire un peso oscillante fra il 15 ed il 20 per cento del punteggio totale.
Il superamento della selezione, affidata a criteri oggettivi volti ad individuare i gruppi di progettazione costituiti da professionalità accertate, consentirà all'Università di trattare con un vincitore qualificato al quale, come primo adempimento, verrà richiesto di presentare almeno tre disegni architettonici dell'opera. Su questi disegni la committente opererà la scelta indicando al progettista le successive linee di sviluppo.
Il Consiglio, nell'assumere le proprie determinazioni, ha tenuto conto anche del fatto che questa soluzione è stata già sperimentata con successo da altre pubbliche amministrazioni. La scelta adottata è stata determinata altresì dalla considerazione dei lunghi tempi necessari all'espletamento del concorso di progettazione, assolutamente non contenibili e, pertanto, non compatibili con la scadenza sopra indicata. Si ripete, infatti, che l'Università si è impegnata a presentare al Comune di Napoli il progetto definitivo degli interventi in discorso entro 500 giorni dalla pubblicazione sul BURC dell'Accordo di Programma; pubblicazione avvenuta il 12 marzo 2001.
Per le ragioni indicate, si ribadisce la ragionevolezza, e soprattutto la correttezza sotto il profilo giuridico, della scelta adottata dall'Università.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Stefano Caldoro.

BRUSCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 22 dicembre 2000, n. 395, recependo la direttiva del Consiglio dell'Unione europea n. 98/76/CE del 1 ottobre 1998, modificativa della direttiva n. 96/26/CE del 29 aprile 1996, disciplina l'accesso alla professione di trasportatore su strada di cose per conto di terzi e di persone;
a seguito della proposta del Comitato centrale per l'albo nazionale delle persone fisiche e giuridiche che esercitano l'autotrasporto di cose per conto di terzi del 12 aprile 2001, è stato emanato il decreto legislativo 28 dicembre 2001, n. 478, contenente disposizioni integrative e correttive del citato decreto legislativo n. 395 del 2000;
l'articolo 7 del decreto legislativo n. 395 del 2000 prevede che il requisito di idoneità professionale per l'esercizio dell'attività di autotrasportatore è accertato, salvo quanto disposto dall'articolo 7 del decreto legislativo n. 478 del 2001, con il superamento di un esame;
l'articolo 8 del decreto legislativo n. 395 del 2000, come modificato dal medesimo articolo del decreto legislativo n. 478 del 2001, stabilisce al comma 1 che l'esame consiste in una prova scritta di sessanta domande con risposta a scelta tra quattro alternative e in una esercitazione su un caso pratico, e al comma 5 che saranno resi pubblici, a cura della competente struttura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'elenco generale dei quesiti della prova scritta e dei tipi di esercitazione -:
entro quale termine si provvederà a rendere pubblico l'elenco dei quesiti della prova scritta e dei tipi di esercitazione su casi pratici, al fine di adeguare al più presto alla normativa europea le procedure per sostenere l'esame per l'acquisizione del requisito di idoneità professionale all'esercizio dell'attività di autotrasportatore su strada di cose e di persone.
(4-02266)

Risposta. - Si fa presente che questa Amministrazione ha ritenuto opportuno, per omogeneità di applicazione della normativa di adeguamento a quella dell'Unione


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europea, rendere pubblico l'elenco dei quesiti e dei tipi di esercitazione su casi pratici dell'esame per l'accesso alla professione di trasportatore su strada di cose per conto di terzi e di persone (articolo 8 del decreto legislativo n. 395 del 2000) contemporaneamente all'entrata in vigore del Regolamento di attuazione previsto dall'articolo 21 del decreto legislativo n. 395 del 2000, così come modificato dall'articolo 20 del decreto legislativo n. 478 del 2001.
Al fine della predisposizione del citato regolamento, si stanno svolgendo riunioni di un apposito tavolo tecnico i cui lavori si prevede termineranno entro la fine del corrente anno.
Pertanto, nelle more dell'emanazione del citato regolamento, si applicano le disposizioni di cui all'articolo 21 del decreto legislativo n. 478 del 2001.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

CAPARINI e CÈ. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada statale 300 del Gavia, è un importante valico che collega la provincia di Brescia alla provincia di Sondrio, nota per le grandi imprese del ciclismo e per la suggestione del paesaggio che è possibile ammirare dai 2.600 metri di quota del passo;
gli operatori, i turisti e i cittadini della Vallecamonica e della Valtellina, consapevoli della valenza turistica dell'area, lamentano i ritardi nell'apertura al traffico del tratto che corre sul versante camuno che avviene ingiustificatamente con largo ritardo rispetto al tratto opposto;
non sono comprensibili i ritardi nell'apertura al traffico che da alcuni anni aumentano creando incertezze e disservizi per utenti e turisti, soprattutto stranieri, che percorrono centinaia di chilometri per ammirare questo spettacolo della natura;
i danni economici della mancata apertura della statale incidono sull'area dell'alta Vallecamonica che si distingue per una spiccata vocazione turistica -:
se il Ministro non intenda intervenire affinché sia consentita l'apertura al traffico di entrambe le tratte nel minor tempo possibile.
(4-03366)

Risposta. - L'Ente nazionale per le strade, interessato al riguardo, ha comunicato che la Strada n. 300 «del Gavia (intero percorso) è stata trasferita, ai sensi e per gli effetti del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 febbraio 2000 e successive modificazioni ed integrazioni, alla regione Lombardia con decorrenza 1o ottobre 2001.
Gli eventuali interventi su detta arteria esulano, pertanto, dalle competenze statali in materia di viabilità.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

CATANOSO. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi dieci anni la produzione di petrolio nell'Unione europea è aumentata, in seguito ai successi delle attività di prospezione nel Mare del Nord, mentre il consumo si è mantenuto invariato, grazie soprattutto al ricorso sempre più ampio ad altre fonti d'energia negli impieghi non legati ai trasporti, che ha permesso di compensare la forte crescita del consumo di petrolio nei trasporti. Nei prossimi venti-trent'anni, invece, la produzione di petrolio nell'Unione europea probabilmente diminuirà; in compenso, il consumo aumenterà, dato che le possibilità di sostituzione con fonti alternative saranno già state interamente sfruttate mentre la domanda nei trasporti continuerà a crescere;
in questo contesto il libro verde della Commissione europea «Verso una strategia europea di sicurezza dell'approvvigionamento energetico» stabilisce come obiettivo la sostituzione del 20 per cento


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del petrolio con combustibili alternativi nel settore dei trasporti stradali entro il 2020, nel duplice intento di migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento e ridurre le emissioni di gas serra;
il trasporto delle merci obbedisce a criteri diversi rispetto al trasporto delle persone, essendo caratterizzato da una forte concorrenza interna, essendo i costi e l'affidabilità due fattori chiave, qualsiasi carburante o tipo di motore alternativo dovrà quindi essere competitivo per affermarsi sul mercato;
il potenziale di penetrazione di qualsiasi carburante alternativo per il futuro dovrà essere valutato alla luce di questi criteri. Opzioni diverse richiederanno tipi e livelli diversi di investimenti per la realizzazione di infrastrutture e impianti. Di queste opzioni, la sostituzione di una piccola percentuale di gasolio o benzina con biodiesel o etanolo è la più semplice, poiché richiede come unico investimento «a lungo termine» la creazione degli impianti per la produzione di questi nuovi carburanti;
la sostituzione a lungo termine del gasolio e della benzina convenzionali è motivata da una parte dall'esigenza di migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento energetico, dall'altra dalla necessità di ridurre l'impatto ambientale, in particolare gli effetti sul clima, del settore dei trasporti. Qualsiasi soluzione a lungo termine dovrà quantomeno garantire una riduzione della dipendenza del petrolio e delle emissioni di gas serra rispetto ai veicoli alimentati con carburanti convenzionali che consumano di meno, nonché una diminuzione duratura delle emissioni degli inquinanti atmosferici «convenzionali» prodotti dai veicoli;
la biomassa è stata considerata come una fonte d'energia alternativa ai combustibili fossili gli oli vegetali;
gli oli vegetali possono essere convertiti in sostituti del gasolio utilizzabili sia in forma pura che in miscela con il gasolio stesso;
la barbabietola da zucchero, i cereali e altre colture possono essere sottoposti a fermentazione per produrre alcool (bioetanolo), utilizzabile come componente della benzina, come carburante in forma pura oppure come additivo per la benzina dopo conversione in ETBE per reazione come isobutene, i materiali organici di rifiuto possono essere convertiti in energia utilizzabile come carburante per autotrazione; gli oli di cucina usati in biodiesel, il letame e la frazione organica dei rifiuti domestici in biogas e i cascami vegetali in bioetanolo;
in teoria i biocarburanti rappresentano un'alternativa ideale visto che sono una risorsa autoctona praticamente al 100 per cento e neutrale in termini di CO2 -:
quali misure specifiche intenda adottare per aumentare l'attuale quota di mercato dei biocombustibili liquidi, anche in considerazione della proposta di direttiva pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Comunità europea il 30 aprile 2002 sulla promozione dell'uso dei biocarburanti nei trasporti.
(4-03228)

Risposta. - La diffusione dei biocombustibili presenta vincoli di carattere tecnico ed economico. Circa i primi, il principale consiste nel fatto che, con le tecniche colturali e di trasformazione disponibili, è possibile ottenere biocombustibili in misura non superiore a 1 tonnellata per ettaro. Riguardo agli aspetti economici, facendo riferimento, a titolo di esempio al biodiesel, il costo di detto prodotto franco consumatore (al netto dell'accisa e dell'Iva è attualmente di circa 0,67 Euro/litro, imputabile per circa l'80 per cento all'acquisto degli oli vegetali, contro circa 0,3 Euro/litro del corrispondente combustibile di origine fossile, il gasolio. Pertanto, nell'attuale situazione di mercato dei prodotti energetici, l'immissione in commercio dei biocombustibili richiede la concessione di un congruo incentivo, che peraltro può essere accordato solo nel rispetto della normativa europea in materia.
Il riferimento principale è costituito dalla direttiva 92/81/CEE, secondo la quale


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deve essere tassato come carburante qualsiasi prodotto destinato ad essere utilizzato, messo in vendita o utilizzato come carburante o come additivo, ovvero per accrescere il volume finale dei carburanti. Il livello di tassazione deve essere pari a quello applicato all'olio minerale equivalente. La medesima direttiva prevede tuttavia che gli Stati membri possano applicare esenzioni o riduzioni totali o parziali dell'aliquota di accisa agli oli usati sotto controllo fiscale «nel settore di progetti pilota per lo sviluppo tecnologico di prodotti meno inquinanti, in particolare per quanto riguarda i combustibili ottenuti da risorse rinnovabili», ovvero che il «Consiglio, deliberando all'unanimità, su proposta della Commissione, può autorizzare uno Stato membro ad introdurre ulteriori esenzioni o riduzioni in base a considerazioni politiche specifiche». Avvalendosi di queste ultime disposizioni, l'Italia da tempo ha avviato iniziative per lo sviluppo dei biocombustibili.
Il decreto legislativo 504 del 1995 (testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative) stabiliva che «è esentato dall'accisa il biodiesel ottenuto nell'ambito di progetti pilota tendenti a promuoverne l'impiego sperimentale e favorirne lo sviluppo tecnologico, fino a un quantitativo massimo annuo di 125.000 tonnellate», e rimandava le modalità applicative a decretazione del Ministro delle finanze, di concerto con il Ministro dell'industria e con il Ministro per le politiche agricole.
L'applicazione di questo incentivo si è evoluta nel tempo, anche in relazione all'adeguamento dei veicoli all'impiego delle miscele, sino al decreto del Ministro delle finanze 219/98, con il quale le miscele gasolio-biodiesel con contenuto di biodiesel non superiore al 5 per cento sono state assimilate al gasolio, e dunque commerciabili nella rete carburanti.
Maggiore impulso al settore è stato dato con le disposizioni della legge 388 del 2000. L'articolo 21 di detta legge ha infatti elevato il contingente annuo di biodiesel esentato dall'accisa sino a 300.000 tonnellate per il triennio 1o luglio 2001-30 giugno 2003. Ai sensi della citata direttiva 92/81/CEE, è stata richiesta l'autorizzazione del Consiglio dell'Unione europea, espressosi favorevolmente con decisione del 25 marzo 2002. L'articolo 22 della medesima legge 388 del 2000 concede, per il triennio 2001-2003 e nel limite di circa 15 milioni di euro annui di minori entrate, l'applicazione di una accisa ridotta al bioetanolo, all'ETBE e ad additivi e riformulati prodotti da biomasse, rinviando a un decreto del Ministro delle finanze, di concerto con i Ministri delle attività produttive, dell'ambiente e delle politiche agricole, la fissazione delle modalità applicative: di detto decreto è stato predisposto uno schema, sul quale è in via di acquisizione l'assenso tecnico dei Ministeri coinvolti.
Infine, circa 2,5 milioni di euro, provenienti dall'applicazione per l'anno 1999 dell'articolo 8 della legge 488/98, sono state destinati al finanziamento, in misura del 25 per cento dei costi, di attività di sperimentazione d'uso di miscele biodiesel-gasolio (con percentuale di biodiesel dell'ordine del 25 per cento) in flotte di trasporto pubblico. L'attuazione della misura è in attesa della presentazione, da parte delle regioni che avevano espresso interesse, di progetti concreti.
In sintesi, l'Italia ha in essere una serie di iniziative a sostegno dei biocombustibili che, per tre anni, consentono di immettere in commercio fino a circa 400.000 tonnellate/anno, corrispondenti a oltre l'1 per cento dei consumi finali nazionali di gasolio e benzina (37,8 Mtep, milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, nel 2001; si prevede che detti valori restino costanti fino al 2010).
La proposta di direttiva europea per la promozione dei biocombustibili, attualmente oggetto di discussione del Consiglio e del Parlamento europeo, prevede che gli Stati membri provvedano affinché una percentuale indicativa minima di biocarburanti e di altri carburanti rinnovabili sia immessa nei rispettivi mercati. La proposta di direttiva fissa, come valori di riferimento di detta percentuale indicativa, il 2 per cento al 2005 e il 5,75 per cento) al 2010


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della benzina e del gasolio usati nei trasporti, corrispondenti, per l'Italia, a 0,76 Mtep e 2,17 Mtep di biocombustibili.
Qualora il nostro Paese volesse conseguire i suddetti obiettivi, occorrerebbe disporre di coltivazioni dedicate per 760.000 ettari di terreno entro il 2005 e 2.180.000 ettari entro il 2010 (a fronte di una superficie agricola complessiva di circa 20 milioni di ettari), ovvero importare la necessaria materia prima vegetale: nel primo caso sono da valutare le implicazioni sul settore agricolo nazionale; nel secondo caso, le possibili ripercussioni causate dal sensibile incremento della domanda dei necessari prodotti agricoli; in entrambi i casi è da considerare il sensibile sforzo finanziario da sostenere.
Su quest'ultimo aspetto, si segnala che l'esenzione dell'accisa sul biodiesel, in applicazione della legge 388 del 2000, comporta minori entrate per lo Stato sino a circa 160 milioni di euro per tre anni, cui si devono aggiungere circa 15 milioni di euro per tre anni destinati al sostegno del bioetanolo e dell'ETBE.
Nel caso in cui l'entità dell'incentivo necessario si mantenesse pari a quella attuale, e ipotizzando, per semplicità, di mantenere invariate le quote relative di biodiesel e altri biocombustibili, l'impegno finanziario annuo equivarrebbe ad almeno 350 milioni di euro per conseguire (e mantenere nel tempo) l'obiettivo al 2005 e 1000 milioni di euro per conseguire (e mantenere nei tempo) l'obiettivo al 2010. Peraltro, non sono prevedibili innovazioni tecnologiche tali da ridurre i costi di produzione della materia prima agricola e della trasformazione delle materie agricole in biocombustibili.
In conclusione, il Governo sta dando piena attuazione alle disposizioni della legge 488 del 2000, che consentono di immettere in commercio, per un triennio, biocombustibili in misura pari a circa l'1 per cento dei consumi finali di benzina e gasolio nel settore dei trasporti. Il mantenimento - e, a maggior ragione, l'incremento di tale percentuale - richiede che siano individuate soluzioni adeguate ai cennati problemi tecnici, connessi al reperimento della materia agricola, e finanziari, in ragione del rilievo dello sforzo economico da sostenere. Strumenti utili a tali scopi, relativamente ai quali sono in corso gli approfondimenti tecnici, possono essere:
un accordo nazionale di filiera, che coinvolga sia gli operatori del settore agricolo che del settore motoristico, finalizzato a massimizzare le ricadute interne, e dunque a cogliere, attraverso la promozione dei biocombustibili, altri obiettivi, come il sostegno alla diversificazione delle produzioni agricole e all'innovazione dei veicoli;
la promozione di accordi internazionali, tesi ad esplorare la possibilità di coltivazione ed eventuale trasformazione di materia prima agricola in Paesi terzi e l'utilizzazione dei biocombustibili derivati in Italia.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

CÈ. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
da informazioni in possesso dell'interrogante risultano nuovamente presenti, anche quest'anno, sul territorio della Val Trompia in provincia di Brescia, unità dei «nuclei operativi antibracconaggio» del corpo forestale dello Stato;
l'invio di un numero consistente di operatori di questo nucleo speciale dello Stato, oltreché rappresentare un segno di sfiducia nei confronti degli operatori provinciali, presenti oggi in numero più consistente rispetto al passato, e del corpo forestale dello Stato ordinariamente presenti sul territorio, contrasta con il principio federalista, cardine del programma di governo espresso dalla «Casa delle Libertà»;
negli anni scorsi, l'attività di alcuni componenti del «nucleo operativo antibracconaggio» si è caratterizzata talora come inquisitoria e ai limiti dell'abuso di potere nei confronti degli esercenti l'attività


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venatoria, al punto tale da creare situazioni di nervosismo e tensione nella popolazione locale che tradizionalmente condivide lo sport della caccia;
pur condividendo la necessità di contrastare le violazioni della legge si sottolinea che, al contrario di quanto sostenuto da campagne denigratorie ingiustificate, la quasi totalità dei cacciatori interpreta l'attività venatoria come salvaguardia delle proprie tradizioni nel pieno rispetto dell'ambiente e dell'equilibrio faunistico naturale -:
se non ritenga, quale segnale veramente innovativo rispetto al passato e rispettoso delle autonomie locali, richiamare e revocare l'ulteriore invio in Val Trompia del «nucleo operativo antibracconaggio» lasciando, da subito, il pieno controllo del territorio e delle attività illecite nel settore venatorio agli operatori ordinariamente presenti sul territorio e già oggi impiegati efficacemente a questo scopo.
(4-03992)

Risposta. - Il Corpo forestale dello Stato invia in alcune valli del bresciano, oramai da anni, un contingente, allo scopo di coadiuvare il personale locale nelle azioni di prevenzione delle attività venatorie abusive. Detto contingente è costituito da una quindicina di elementi coordinati da un funzionario.
Il personale viene individuato, su base volontaria, in modo tale che nel contingente sia sempre presente un adeguato numero di elementi esperti.
Il servizio trova la sua motivazione, non certo nella sfiducia per l'operato del personale locale ma nella circostanza che, in concomitanza con il passo autunnale dell'avifauna migratoria, nelle prealpi bresciane vengono perpetrati numerosi atti di bracconaggio; in particolar modo, si registra l'uccisione di avifauna protetta mediante mezzi di caccia vietati sia dalla normativa regionale sia da quella nazionale nonché dalla direttiva comunitaria 79/409/CEE.
Tra gli animali protetti maggiormente oggetto di uccisione si annoverano i pettirossi, i verzellini, i lucherini, ed altri.
Tra i mezzi vietati ed il cui uso è sanzionato penalmente, oltre ai richiami elettromagnetici, ampia diffusione trovano le reti con le quali si alimenta un fiorente commercio illegale di richiami vivi e gli archetti, trappole queste ultime che danno luogo alla cattura dell'avifauna infliggendole lancinanti sofferenze che si prolungano per numerose ore (l'animale incappato nell'archetto, infatti, vi resta appeso per le zampe spezzate fino al sopraggiungere della morte per le ferite riportate o per opera del bracconiere che lo sopprime schiacciandogli la testa o sbattendolo in terra).
Gli animali così catturati ed uccisi vengono utilizzati per piatti tipici, solitamente tramite cessione a titolo oneroso, a ristoratori compiacenti.
Gli interventi straordinari sono disposti per contrastare fenomeni di bracconaggio di particolare gravità e vengono predisposti nei periodi e nelle aree più critiche del Paese come, oltre alle valli bresciane in autunno, la provincia di Reggio Calabria in primavera, il litorale e le isole della Campania, le zone umide della Puglia, le isole Ponziane, alcuni settori Appenninici, ed altri.
Nella provincia di Brescia, per quanti sforzi vengano compiuti dal personale locale del Corpo forestale dello Stato nonché dagli operatori provinciali, il fenomeno non appare in diminuzione, anche a causa dei consistenti, quanto illegali, interessi economici connessi con la vendita a caro prezzo degli uccelli uccisi.
I servizi organizzati dalla Direzione del Corpo non trovano motivazione da sfiducia riguardo alle azioni condotte dal personale locale, bensì hanno lo scopo di agire a supporto e rinforzo dello stesso.
Nel corso di queste operazioni il personale del Corpo forestale dello Stato, ogni anno sequestra migliaia di archetti e un gran numero di reti, di trappole, di richiami elettromagnetici e centinaia di esemplari di avifauna protetta o addirittura particolarmente protetta.
Per opportuna conoscenza si evidenzia che, nel servizio in corso nell'anno corrente ed in particolare nelle prime due settimane del servizio, sono state trasmesse all'A.G. 26


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notizie di reato di 13 in flagranza di reato. Inoltre, sono state elevate 18 sanzioni amministrative per un importo totale di euro 1590, sono state sequestrate 2843 trappole ad archetto, 9 trappole a scatto, 4 richiami elettromagnetici vietati, 25 reti, 14 fucili, 445 uccelli (di cui 270 ancora vivi e liberati).
Il contingente in questione, inoltre, è stato impegnato in una vasta operazione contro il bracconaggio agli ungulati in Val Camonica, condotta in collaborazione con la Provincia di Brescia, in un'operazione di soccorso relativa ad un'aggressione subita a giornalisti e ambientalisti da parte di un bracconiere e in un'operazione, riuscita, di ritrovamento del corpo senza vita di una persona dispersa in montagna tempo addietro.
Infine, quanto al presunto comportamento inquisitorio nei confronti dei cacciatori, risulta che il comportamento del personale CFS, oltre che conforme alle leggi, è da sempre improntato al rispetto dei cittadini e delle istituzioni locali.
Del resto, l'Autorità giudiziaria ha sempre convalidato l'operato del Corpo forestale dello Stato ed, infatti, a fronte degli illeciti penali contestati, non c'è mai stata assoluzione degli indagati, bensì condanna o, ancora più di frequente, ricorso all'oblazione od al patteggiamento, a testimonianza dell'incontrovertibilità dei riscontri probatori posti al vaglio dell'Autorità giudiziaria.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

CENTO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato anche da un articolo di giornale del 5 marzo 2002 sul Tempo cronaca di Frosinone, il bosco comunale denominato «Toccheto» di Aquino (provincia di Frosinone) è stato selvaggiamente devastato da centinaia di persone, provenienti anche dai comuni limitrofi, che si sono permesse di tagliare alberi e piante (forse a parer loro «secche») e portare a casa tonnellate di legna da ardere senza essere minimamente controllate;
ora in questa selva è rimasto solo un manto di foglie secche che potranno facilmente prendere fuoco e distruggere così quel poco di verde che è rimasto nella Selva -:
se il ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e quali provvedimenti intenda intraprendere per accertare le responsabilità della distruzione del bosco, un irreparabile danno ambientale per l'intera zona.
(4-02737)

Risposta. - Si risponde su delega della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Con riferimento alla vicenda esposta nell'interrogazione in oggetto, si segnala che l'Amministrazione si è immediatamente attivata nell'accertare quanto accaduto.
Il personale del Corpo forestale dello Stato, unitamente al Comandante la stazione dei Carabinieri di Aprilia, ha effettuato specifici sopralluoghi nella Selva Tocchetto.
Nel corso di tali accertamenti, mentre da un lato si è potuto constatare il taglio di 1155 piante di essenze quercine per una massa totale pari a quintali 2138, dall'altro non sono emersi elementi utili al fine dell'individuazione dei responsabili dei tagli abusivi.
Indagini svolte dal Comando Carabinieri di Aquino hanno portato alla segnalazione all'autorità giudiziaria, di sette persone appartenenti all'Amministrazione comunale accusate del reato di abuso d'ufficio (articolo 323 codice penale), ma nei confronti di tali persone, in data 17 giugno 2002, è stata formulata la richiesta di archiviazione a firma del sostituto procuratore titolare delle indagini.
Nel contempo, accertamenti sono stati svolti dalla Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio e per il patrimonio storico, artistico e demoetnoantropologico per il Lazio; da tali sopralluoghi, secondo quanto riferito dalla predetta Soprintendenza, non sono emerse alterazioni paesaggistiche ed ambientali che facciano


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presupporre motivi di pericolo di distruzione del bosco.
Per quanto di competenza, si assicura il costante impegno dell'Amministrazione a tutela del patrimonio boschivo del Paese.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

CENTO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la ditta catanese di nome COIS 94 è la maggiore, e forse l'unica, distributrice di semi per la coltivazione del pomodorino di Pachino in Italia;
sembra che questi semi vengano prodotti in Israele dalla multinazionale Hazera genetics;
il pomodorino di Pachino rappresenta una grande risorsa nella già soffocata economia siciliana, risorsa legata però ad un monopolio di fatto gestito da una ditta israeliana;
le vicende di guerra che affliggono la Palestina potrebbero determinare cambiamenti sull'Hazera e di conseguenza modificare quindi la distribuzione di queste sementi e infine il lavoro di migliaia di persone in Italia -:
se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero;
quali provvedimenti intendano intraprendere affinché vengano predisposti controlli su queste sementi provenienti da Israele tali da verificare o meno la loro origine genetica;
quali provvedimenti intendano intraprendere per favorire la produzione Italiana di questi semi, di origine controllata e a prezzi ridotti per salvaguardare la manodopera e il lavoro di tanti coltivatori italiani di questo prodotto, nello specifico della Sicilia, che non si troverebbero più legati ad un monopolio straniero e per giunta legato all'andamento di una guerra.
(4-03023)

Risposta. - In merito alla problematica evidenziata, si fa presente che non risulta agli atti di questa Amministrazione alcun riferimento all'importazione in Italia di sementi della varietà di pomodoro «Pachino».
La varietà di pomodoro «Pachino» è iscritta dal 20 marzo 1995 nel Registro nazionale delle varietà di sementi di specie ortive, ai sensi della legge del 20 aprile 1976, n. 195, nonché in quello Comunitario.
Il legittimo responsabile della conservazione in purezza è la Ditta COIS 94 - Corso Sicilia, 24 - Catania.
L'eventuale importazione di materiale ascrivibile alla varietà in oggetto da Paesi terzi equivalenti per la
categoria standard può legittimamente avvenire senza alcuna limitazione e/o autorizzazione, fatti salvi i controlli dei Servizi Fitosanitari Regionali operanti presso gli Uffici doganali nazionali e dell'Ispettorato centrale repressione frodi.
Pertanto, per quanto di competenza di questa Amministrazione, non si può che assicurare la massima attenzione da parte dei servizi di controllo.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

CENTO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in Kazakistan è in atto una vera e propria involuzione democratica;
tale stato di cose provoca tormentate condizioni di vita per il popolo kazako mentre le sue intelligenze più fervide e gli spiriti più indipendenti e democratici sono obbligati all'esilio;
il Kazakistan possiede grandi risorse naturali che potrebbero essere opportunamente utilizzate nell'interesse della collettività;
in Kazakistan operano molteplici imprese italiane i cui investimenti sono promossi


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e tutelati da un trattato ratificato dal Parlamento italiano nel marzo 1996;
i rapporti tra Italia e Kazakistan non possono circoscriversi alla tutela del mero ambito economico-finanziario bensì estendersi alla difesa delle libertà, valore irrinunciabile per la nostra Repubblica e principio imprescindibile per il reale sviluppo di ogni paese;
la democratizzazione del Kazakistan, come di altri paesi dell'Asia Centrale, ha costituito in un recente passato oggetto di una risoluzione del Parlamento statunitense che assumeva l'impegno di garantire il processo di democratizzazione e il rispetto dei diritti umani in quell'area;
numerose sono le iniziative e gli inviti giunti al Kazakistan da molte nazioni democratiche affinché cessi il clima di oppressione che ormai da troppi anni affligge le sue popolazioni - che si traduce in mancato sviluppo per un verso ed in assenza di princìpi di libertà dall'altro - mentre permane un regime illiberale che frustra ogni possibilità di progresso di democrazia -:
se non ritenga opportuno rendersi promotore, presso gli organismi internazionali deputati all'osservazione del rispetto dei diritti umani, di tutte quelle iniziative che saranno ritenute necessarie perché le condizioni di vita cui viene obbligato il popolo kazako siano acconciamente divulgate al fine di realizzare la massima mobilitazione morale contro chi mortifica princìpi sacrosanti che costituiscono il grande patrimonio dell'umanità.
(4-03268)

Risposta. - Il sistema politico attualmente vigente in Kazakhstan risulta fortemente incentrato sul ruolo predominante del potere esecutivo e, in particolare, del Presidente Nazarbayev. Le istituzioni democratiche del Paese debbono certamente ancora consolidarsi, tenuto conto anche del fatto che il Kazakhstan si è dotato, come in genere tutti gli altri Paesi dell'area, di una Costituzione marcatamente presidenzialista.
Ci troviamo di fronte, in ogni caso, ad una situazione non dissimile da quella di diversi altri Paesi del mondo, tanto per quanto concerne lo svolgimento delle consultazioni elettorali, quanto al trattamento dell'opposizione, quanto infine al pieno godimento dei diritti civili e al rispetto dei principi umanitari così come intesi in genere in Occidente.
Nonostante questo, che forse trova una spiegazione storica nel fatto che il Paese non aveva conosciuto alcun tipo di sviluppo democratico prima della sovietizzazione, il Kazakhstan ha realizzato in questi anni dalla sua indipendenza una serie di passi in avanti, che hanno riguardato in primo luogo ma non esclusivamente il settore economico, caratterizzato da un ampio programma di privatizzazioni. Sul piano della politica interna, al mantenimento del complesso equilibrio interetnico in un Paese composto da oltre 100 etnie diverse, si è accompagnata la nascita di strutture democratiche tali da permettere la nascita di partiti di opposizione, i quali sono stati parzialmente in grado di presentare propri candidati sia alle elezioni presidenziali che a quelle parlamentari. In materia di diritti umani, nel corso del 2001 il Kazakhstan ha realizzato un programma di riforma del sistema penitenziario che ha portato ad un sensibile miglioramento delle condizioni dei carcerati. Sul piano della politica estera, poi, il Kazakhstan ha compiuto importanti scelte a favore del disarmo internazionale, rinunciando all'arsenale nucleare ereditato dall'Unione Sovietica e aderendo al Trattato di non proliferazione nucleare. In seguito agli attentati dell'11 settembre 2001, infine, il Governo di Astana si è decisamente schierato al fianco della lotta contro il terrorismo internazionale.
I rapporti che il Governo di Astana ha stabilito con alcune fra le principali Organizzazioni internazionali del vecchio continente, quali l'Unione europea e l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, hanno poi permesso di realizzare un più efficace monitoraggio della politica interna del Paese, esortandolo a progredire sia sul piano della democratizzazione che su quello del rispetto dei diritti umani.


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L'Unione europea è ripetutamente intervenuta presso le Autorità di Astana, alle quali, in occasione dell'ultimo Consiglio di Cooperazione bilaterale tenutosi nel luglio dello scorso anno, ha ricordato che proprio i valori della democrazia e dei diritti umani sono alla base della partnership fra l'Unione europea ed il Kazakhstan. Più recentemente, inoltre, l'Unione europea ha voluto sottolineare alle Autorità di Astana che la tematica dei diritti umani non può ritenersi una questione meramente interna, considerate l'adesione del Kazakhstan alle Convenzioni internazionali in materia e la sua partecipazione all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.
Quanto all'Osce, essa è presente ad Almaty con una propria missione, che svolge il suo mandato in collaborazione sia con esponenti delle Autorità governative e parlamentari che con Organizzazioni non governative e rappresentanti della società civile. Fra i compiti della missione, vi è la promozione dei diritti umani, ritenuti una componente essenziale dello sviluppo democratico e quindi della stabilità politica del Paese. La collaborazione fra le Autorità di Astana e la missione dell'Osce non ha tuttavia impedito a quest'ultima di manifestare in modo pubblico le proprie osservazioni critiche.
Si osserva inoltre che il Kazakhstan non è stato oggetto di condanna da parte della 58a sessione della Commissione per i diritti umani, e nello stesso ambito la Presidenza spagnola, nel suo discorso generale sulla situazione della violazione dei diritti umani nel mondo, non ha espresso giudizi negativi sul Paese.
Tenuto conto di quanto precede, mentre il Governo non mancherà di seguire con ogni dovuta attenzione lo sviluppo della situazione dei diritti umani in Kazakhstan - sottolineando in tutte le sedi opportune, in linea con gli orientamenti della comunità e delle istituzioni internazionali, il suo fermo attaccamento al rispetto dei principi di democrazia e di salvaguardia dei diritti umani - ritiene altrettanto importante mantenere un dialogo politico attivo e propositivo con le autorità del Kazakhstan, rafforzando i legami economici e culturali, anche per far sentire alla popolazione e ad i suoi dirigenti la vicinanza dell'Italia allo sforzo di ammodernamento ed evoluzione in atto nel Paese.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Margherita Boniver.

CENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
gli agenti di polizia penitenziaria presso la casa circondariale di Viterbo (Mammagialla) hanno contestato proprio in questi giorni al direttore del carcere l'installazione, a loro insaputa e peraltro senza una valida ragione, di telecamere nascoste all'interno degli ascensori della caserma dove alloggiano, decisione presa a quanto pare dallo stesso loro comandante di reparto e autorizzata dal direttore stesso -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero;
in caso affermativo, quali provvedimenti intenda intraprendere atti a chiarire le responsabilità di questo atto lesivo del diritto alla libertà personale e in evidente violazione della legge sulla privacy a danno di persone controllate nel loro tempo libero o comunque anche durante l'espletamento del proprio lavoro all'interno della caserma stessa.
(4-03562)

Risposta. - Si rappresenta, preliminarmente, che la competente Direzione generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, avuta notizia dei fatti citati nell'atto di sindacato ispettivo, ha incaricato, in via d'urgenza, il Provveditore Regionale di Roma di procedere alla sostituzione provvisoria del Comandante di reparto della casa circondariale di Viterbo, resosi protagonista dello spiacevole episodio che, tra l'altro, è all'esame della competente Autorità giudiziaria.
Con provvedimento datato 12 settembre 2002 e nelle more dei necessari ulteriori accertamenti, è stato disposto l'invio provvisorio a Viterbo, in servizio di missione,


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dell'Ispettore Enzo Calvani con le funzioni di Comandante di reparto.
La vicenda, oggetto di valutazione in sede penale, allo stato si trova nella fase delle indagini preliminari e solo alla conclusione del relativo procedimento potranno essere valutati i profili di natura disciplinare del personale coinvolto.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

CENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il signor Mazzullo Carmelo, detenuto presso la casa circondariale di Regina Coeli di Roma, è affetto da una serie di malesseri gravi quali: glaucoma, osteoporosi, broncopneumopatia cronica asmatiforme, osteoporosi con fratture vertebrali multiple in soggetto impossibilitato ad indossare busto ortopedico, diabete insulino dipendente, ipertrofia prostatica benigna, ipertensione arteriosa grave, insufficienza venosa arti inferiori, obesità grave e insufficienza surrenalica;
secondo quanto scritto sulla perizia del CTU, la coesistenza di tutte le patologie elencate ed il loro insoddisfacente controllo deve essere considerata una miscela ad altissimo potenziale esplosivo che può causare danni gravissimi ed irreversibili per il paziente;
l'istituto penitenziario ove si trova attualmente il signor Mazzullo sembra non essere in grado di attuare interventi terapeutici e diagnostici efficaci alle sue patologie e anche un reparto specializzato di un ospedale civile di Roma che ha accettato di ricoverarlo, sembra essersi arreso davanti a tali patologie del paziente;
il signor Mazzullo nei mesi scorsi ha manifestato il proposito di intraprendere la volontaria astensione dal cibo e da ogni terapia -:
se sia a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero;
quali iniziative intenda intraprendere per la tutela della salute di questo detenuto.
(4-03780)

Risposta. - Si rappresenta che il detenuto Carmelo Mazzullo, nato a Messina il 14 dicembre 1949, dalla data del 1o ottobre 2002 fruisce della detenzione domiciliare a seguito di provvedimento datato 27 settembre 2002 emesso dal Tribunale di sorveglianza di Roma.
Durante l'ultimo periodo di carcerazione, trascorso presso la casa circondariale di Roma Regina Coeli (dal 4 aprile 2001 al 1o ottobre 2002), il Mazzullo ha potuto usufruire costantemente della necessaria assistenza medica attraverso le attrezzature sanitarie ed i servizi medici del centro diagnostico terapeutico annesso al predetto istituto; peraltro, lo stesso è stato più volte ricoverato presso vari ospedali romani (Sant'Eugenio, Santo Spirito e San Camillo).
Risulta che il citato detenuto presenta varie patologie ed è stato proprio il perito nominato dal Tribunale di Sorveglianza di Roma a suggerire la concessione della detenzione domiciliare a causa di uno stato di salute ritenuto incompatibile con la detenzione in carcere.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

CIMA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nell'autunno del 2000 centinaia di giovani di tutta Italia, dopo aver appreso che non si sarebbero potuti iscrivere ai corsi universitari a numero chiuso (medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria, architettura, diplomi universitari in ambito alle facoltà mediche, eccetera), hanno presentato ricorso ai Tribunali Amministrativi Regionali;
in breve tempo, alcuni T.A.R., hanno emesso una serie di ordinanze di sospensione dell'efficacia degli atti preclusivi all'iscrizione ai corsi prescelti e, conseguentemente,


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gli studenti ricorrenti hanno ottenuto l'iscrizione desiderata;
di fronte alle pronunce dei T.A.R., le università interessate ed il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca hanno proposto appello al Consiglio di Stato e questo ha cominciato ad annullare le ordinanze sospensive dei giudici di primo grado;
a seguito delle decisioni del Consiglio di Stato, le università si trovano costrette ad annullare le iscrizioni e le carriere università degli studenti ricorrenti, nonostante la quasi totalità di essi abbia frequentato le lezioni e sostenuto con successo esami di profitto;
per l'anno accademico 2001-2002, i vari T.A.R non hanno concesso ordinanze sospensive per i ricorsi presentati;
questi studenti ricorrenti perderanno un intero anno di studi, con un danno anche economico per le loro famiglie che hanno dovuto affrontare le considerevoli spese all'iscrizione all'università (acquisto dei libri, pagamento delle tasse universitarie, affitto dell'alloggio per i fuori sede);
gli studenti meno abbienti non avranno la possibilità di continuare i loro studi poiché, in base alla normativa in vigore, per almeno due anni non potranno più beneficiare delle provvidenze pubbliche (borse di studio, posti letto nei collegi universitari, pasti a prezzi ridotti). Inoltre dovranno restituire le quote ottenute nell'anno accademico in corso;
agli studenti maschi non sarà possibile continuare gli studi poiché a seguito dell'annullamento delle carriere universitarie, dovranno partire per il servizio di leva -:
se non si ritenga di adottare iniziative normative affinché sia prevista una sanatoria che consenta agli studenti ricorrenti di poter concludere gli studi intrapresi.
(4-02352)

Risposta. - L'interrogante solleva la problematica relativa all'iscrizione ai corsi universitari a numero programmato di quegli studenti che hanno presentato ricorso avverso l'esclusione dai corsi stessi per mancanza di posti e sollecita un provvedimento del Ministero per ovviare agli inconvenienti derivanti dalla emanazione delle sentenze dei diversi gradi di giurisdizione, in contrasto tra loro.
Al riguardo, si deve premettere quanto segue.
A decorrere dall'anno accademico 2000-2001, ha trovato regolarmente applicazione la legge 2 agosto 1999, n. 264, recante norme in materia di accessi all'istruzione universitaria, che rappresenta il quadro normativo di riferimento emanato in ottemperanza all'invito della Corte costituzionale contenuto nella sentenza del 27 novembre 1998.
Per l'anno accademico in questione, gli atenei, in applicazione dell'articolo 3 della suddetta legge, hanno inviato per la programmazione dei corsi universitari la relativa offerta formativa, formulata attraverso una puntuale e precisa analisi delle proprie strutture e adeguatamente motivata. Le ordinanze di accoglimento delle domande cautelari proposte dagli studenti esclusi, motivate infatti, per lo più sulla base di una carente istruttoria delle università sono state, ad un esame più approfondito, sono state riformate dal Consiglio di Stato adito in sede di appello in quanto ritenute infondate.
A tal proposito, si segnala che sulla base dei dati acquisiti, alla data del 20 dicembre 2001, su 2.246 ricorrenti risultano 1.433 sospensive accordate dai Tar ben 1.102 ordinanze di rigetto emanate dal Consiglio di Stato adito in appello. Tali dati sono ancora più indicativi se posti a confronto con quelli rilevati alla fine di ottobre 2000 per il precedente anno accademico 1999-2000, ovvero 3.933 ricorrenti, 2.800 sospensioni accordate e 1.904 sospensive riformate dal Consiglio di Stato.
Come è evidente, i dati riportati riflettono i contenuti di una normativa chiara quale è quella in vigore in materia di accessi.
Il Ministero ha recentemente confermato, inoltre, attraverso note ufficiose trasmesse ad Onorevoli parlamentari, la posizione assunta anche dal precedente governo, ovvero di non poter prevedere una


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sanatoria ad iniziativa governativa in favore degli studenti iscritti con riserva nell'anno accademico 2000-2001.
Mi sembra opportuno sottolineare che tale posizione tutela, peraltro, quegli studenti che, risultati esclusi dalle prove di ammissione, non hanno ritenuto di presentare ricorso e hanno accettato l'iscrizione ad altro corso di laurea.
È da rilevare inoltre che un nuovo provvedimento di sanatoria, non motivato da esigenze di tutela di situazioni scaturite da una normativa poco chiara o da comportamenti illegittimi delle università verrebbe a vanificare la disciplina in materia di accesso ai corsi universitari a numero programmato stabilita con legge approvata dal Parlamento che, essendo tuttora vigente, non può non essere applicata, come dimostrano le sentenze definitive degli organi giurisdizionali, che, ovviamente, contraddicono le aspettative degli studenti, peraltro non fondate, come si rileva da quanto testé illustrato.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

CIRIELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da qualche giorno, presso l'ufficio del giudice di pace di Sala Consilina, con provvedimento del giudice di pace con funzioni di coordinatore, avvocato Pompeo Marino, sono sospese a tempo indeterminato tutte le udienze;
la causa della sospensione delle udienze è la mancanza dei cancelliere, considerato che il ruolo è stato ricoperto, sino a qualche giorno fa, da un dipendente del comune di Sassano, provvisoriamente distaccato presso l'ufficio del giudice di pace di Sala Consilina, ora ritornato all'ente di appartenenza mentre il cancelliere applicato dal Tribunale, una volta alla settimana, è in congedo;
dall'inizio dell'anno ad oggi risultano iscritte al ruolo ben quattrocento cause civili e che nessuna di questa potrà essere discussa sino a quando non sarà assegnato il nuovo cancelliere -:
se e quali provvedimenti intenda adottare per porre fine a questa grave situazione e per far si che l'ufficio del giudice di pace di Sala Consilina possa riprendere, finalmente, a lavorare a pieno regime.
(4-02882)

Risposta. - Si rappresenta che la dotazione organica del personale amministrativo dell'Ufficio del giudice di pace di Sala Consilina si compone di 5 unità, di cui sono presenti 3 (compreso un operatore B2 in part time).
Presta peraltro servizio, non conteggiata nell'organico, 1 unità di personale in comando ai sensi della legge 468/99, per cui le presenze effettive salgono a 4.
Si fa presente inoltre che in data 23 aprile 2002 è stata attivata la procedura per la copertura di un posto di cancelliere B3, ai sensi dell'articolo 14 dell'accordo siglato con le organizzazioni sindacali il 28 luglio 1998.
Per la copertura delle altre vacanze di personale amministrativo del predetto ufficio sono state bandite dall'Amministrazione le relative procedure di riqualificazione, riservate al personale dipendente.
Tuttavia è recentemente intervenuta la Corte costituzionale, che, con sentenza n. 194/2002, emessa con riferimento diretto alla riqualificazione attuata nel Ministero delle finanze, ha richiamato le regole fondamentali da osservare in materia di reclutamento per l'accesso ad un posto di lavoro nel pubblico impiego, con l'effetto di imporre a tutte le Amministrazioni un momento di riflessione sul complesso delle procedure di riqualificazione comunque attivate.
Come appare del tutto evidente da quanto rappresentato, il superamento dello stato di impasse in cui versano le procedure di riqualificazione, che riguarda tutte le Amministrazioni dello Stato, richiede decisioni adottate di concerto tra tutti i soggetti interessati, in particolare l'Aran e il Dipartimento per la funzione pubblica, con i quali sono stati avviati i necessari contatti.
Peraltro, come disposto dall'articolo 15, lettera B, punto C del Contratto collettivo


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nazionale di lavoro, sottoscritto il 16 febbraio 1999, solo all'esito delle procedure di riqualificazione e nel caso di esito negativo delle selezioni, o in totale mancanza di professionalità da selezionare, potranno essere banditi concorsi pubblici per fronteggiare eventuali persistenti carenze di personale, mentre per esigenze urgenti di funzionalità degli uffici si potrà ricorrere all'istituto dell'applicazione.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

CIRIELLI e ARRIGHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dal 1970, anno del colpo di Stato e dell'ascesa di Gheddafi al potere in Libia con la conseguente espulsione dal Paese dei cittadini italiani, il cimitero cattolico italiano di Hammangi, Tripoli, è abbandonato in uno stato totale di degrado;
all'interno del cimitero trovano sepoltura oltre ai caduti di guerra, gli italiani trasferitisi in Libia dal 1911 in poi;
il nostro cimitero a Tripoli, a differenza di quello inglese tenuto in maniera impeccabile e sorvegliato da quattro guardiani, si presenta invaso da cani e con i viali pieni di rifiuti, con loculi aperti, lastre di marmo rotte e, nei casi peggiori, raccolte come cumuli di macerie senza nessun rispetto per i defunti;
nonostante la situazione sia nota da anni, alle autorità del locale consolato italiano e al Ministero degli affari esteri, nessun provvedimento è stato preso per ridare una degna sepoltura ai nostri connazionali;
le autorità municipali di Tripoli, nonostante i numerosi solleciti del nostro Consolato ad adottare le misure necessarie ad arrestare il degrado dell'area, nulla avrebbero fatto tranne che mostrare disponibilità di cedere all'Italia l'area su cui insiste il cimitero -:
se e quali iniziative urgenti voglia porre in essere per arrestare il degrado del cimitero italiano e ridare, al contempo, all'area la dignità e il rispetto dovuto;
se considerata la disponibilità delle autorità municipali di Tripoli di cedere all'Italia l'area su cui insiste il cimitero, sia intenzione di accelerare le procedure e gli adempimenti necessari per l'acquisizione dell'area per poter, così, consentire le manutenzioni straordinarie ed ordinarie sotto il controllo e la direzione delle autorità italiane a Tripoli.
(4-03560)

Risposta. - Il cimitero italiano di Tripoli (Hammangi) è stato edificato nel 1934 e si è trasformato nel corso degli anni in cimitero per tutti i cristiani. I resti di 20.000 caduti italiani sono stati trasferiti, all'avvento della Rivoluzione, presso il sacrario d'Oltremare di Bari. Nello stesso periodo le salme di alcuni connazionali sono state traslate in Italia a cura dei familiari. Attualmente si stimano in circa 10.000 gli italiani ancora sepolti nell'area cimiteriale, soggetta effettivamente a condizioni di degrado.
Sono stati recentemente acquisiti gli elenchi dei sepolti, presupposto necessario per avviare a risistemazione dell'area. L'individuazione di una fra le diverse ipotesi di ristrutturazione oggi al vaglio, dipende infatti dal numero di salme effettivamente ancora presenti sul posto. S'intenderebbe comunque procedere a ridurre l'ampiezza dell'area, destinata inizialmente ad ospitare un numero più consistente di defunti, e a destinarla in prevalenza a carattere di ossario-sacrario, ubicato nella parte monumentale.
La successiva ristrutturazione, concordata con le Autorità libiche in quanto l'area del cimitero si trova su territorio comunale, richiederà un più consistente stanziamento
ad hoc. La prima fase, di ricognizione quantificativa del numero dei sepolti e quella successiva, di predisposizione del progetto, potrà essere affrontata con fondi resi disponibili presso l'Ambasciata d'Italia in Tripoli.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.


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COLASIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la procura di Padova nel mese di marzo scorso ha chiesto con una motivazione che appare discutibile l'archiviazione del procedimento penale n. 2854/2000 R.G. n.r. relativo ad una ipotesi di reato di abuso d'ufficio e di falso in atto pubblico a carico dei componenti di una commissione nominata a rivalutare i curricula dei due candidati che nel 1995 avevano concorso per l'attribuzione di un incarico annuale di funzioni primariali per la divisione di nefrologia dell'azienda ospedaliera di Padova. La rivalutazione dei curricula si era resa necessaria per dare ottemperanza ad una sentenza del Consiglio di Stato (1998), il quale aveva dichiarato illegittima l'attribuzione dell'incarico primariale del 1995;
i membri della commissione che tra l'altro era la medesima del 1995, eccetto un membro che nel frattempo era deceduto, pur essendo iscritti nel registro delle notizie di reato per abuso d'ufficio per l'operato tenuto nell'attribuzione del primo incarico del 1995, hanno proceduto ugualmente alla rivalutazione dei curricula ignorando i rilievi della sentenza del Consiglio di Stato, cambiano radicalmente i criteri di valutazione che erano stati alla base della precedente valutazione del 1995, giungendo perfino a decurtargli senza alcuna motivazione 10 anni di anzianità di carriera e 10 anni di titolarità d'insegnamento, tutti titoli riportati nel suo curriculum e documentati nello stato di servizio rilasciato dall'università di Padova e che giustamente erano stati considerati dalla stessa commissione nella precedente valutazione del 1995;
e questo alla luce anche del comportamento altrettanto opinabile della stessa procura di Padova su alcune altre vicende connesse all'apicalità di nefrologia di Padova, fra le quali si vuole ricordare (procedimenti - non risultano procedure di infrazione, 975/98 R.G. Non risultano procedure di infrazione, 727/99 R.G. n.r.);
l'archiviazione del procedimento penale a carico della stessa commissione per l'operato del 1995, nonostante le provocatorie giustificazioni addotte dalla stessa che aveva testualmente dichiarato: «di non aver considerato i curricula dei due candidati perché in genere autolaudativi e di avere trascurato certi titoli di un candidato perché considerati di minor valore e che comunque non risultavano elencati nel curriculum dell'altro candidato, ma non si poteva escludere che fossero in suo possesso». È inspiegabile che una commissione universitaria si permetta di affermare che avrebbe tenuto conto solo dei titoli riportati da tutti i candidati e non quelli presentati da uno solo, perché «non si può escludere che fossero in possesso dell'altro candidato. Appare altresì inspiegabile che il giudice penale inquirente chieda una consulenza sulla legittimità di atti amministrativi già annullati dal Consiglio di Stato e per giunta a un medico legale;
l'archiviazione della vicenda legata «all'inappropriato» incremento del 30 per cento dei ricoveri rispetto all'anno precedente, effettuato durante l'illegittimo incarico, nonostante che un circostanziato rapporto del Comando carabinieri per la sanità NAS di Padova ne ipotizzasse la sussistenza di reato;
l'archiviazione di un tentativo di «condizionamento» da parte di due docenti nei confronti di uno specializzando, nonostante la presenza di prove documentali (testimonianze e documentazione fonica);
non è possibile che in uno Stato di diritto un medico abbia continuato a ricoprire illegittimamente un incarico primariale annuale per 5 anni di seguito, nonostante il giudice amministrativo avesse anno per anno sistematicamente cassato i provvedimenti di assegnazione dell'incarico -:
se non ritenga di dispone un'ispezione presso la procura di Padova in ordine alle questioni esposte.
(4-01324)


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Risposta. - In merito alla vicenda descritta concernente l'archiviazione, da parte della Procura della Repubblica di Padova, del procedimento n. 2854/00RG relativo all'ipotesi di abuso d'ufficio e di falso in atto pubblico a carico dei componenti di una commissione nominata per rivalutare i curricula di due candidati che, nel 1995, avevano concorso per l'attribuzione dell'incarico annuale delle funzioni di primario per la divisione di nefrologia dell'Azienda ospedaliera di Padova - rivalutazione resa necessaria per dare ottemperanza ad una sentenza del Consiglio di Stato del 1998 che aveva dichiarato illegittima l'attribuzione dell'incarico effettuata nel 1995 -, si comunica quanto segue.
Appare opportuno precisare che, in relazione alle asserite irregolarità oggetto della prima nomina, erano già stati incardinati presso il medesimo ufficio giudiziario due procedimenti - nr. 975/1998 e 727/99 - entrambi archiviati dal Giudice per le indagini preliminari. I medesimi procedimenti vengono richiamati nella richiesta di archiviazione del procedimento n. 2854/00 R.G., trattandosi di fatti collegati e posti in logica prosecuzione fra loro.
Dall'esame della documentazione acquisita è emerso che le conclusioni dell'autorità giudiziaria, a seguito delle dovute indagini nei primi due procedimenti, erano sostanzialmente le medesime. La Procura della Repubblica di Padova ha, inoltre, ritenuto non integrare alcuna violazione penale il fatto che il Preside della facoltà di medicina avesse confermato la Commissione precedente. Vi è anche da aggiungere che, in sede di giudizio amministrativo, il relativo ricorso è stato rigettato, poiché la procedura seguita dalla Commissione è stata giudicata corretta e conforme alle indicazioni date dall'organo giurisdizionale.
Anche la consulenza tecnica, disposta in relazione al procedimento nr. 975/98, è giunta alla conclusione della correttezza della metodologia di analisi e di comparazione dei titoli adottata dalla commissione esaminatrice.
Ciò posto, si rileva come le doglianze formulate nell'atto di sindacato ispettivo involgano, essenzialmente, il merito dell'attività giurisdizionale senza, peraltro, evidenziare profili di abnormità ovvero di preordinata strumentalizzazione della funzione giudiziaria in vista del raggiungimento di finalità contrarie a quelle di giustizia, suscettibili di giustificare un sindacato in sede amministrativa. La richiesta di archiviazione di cui al succitato procedimento penale n. 2854/00 risulta, infatti, sorretta da adeguata motivazione e integralmente condivisa dal G.I.P., che ha conseguentemente disposto l'archiviazione del procedimento, con decreto in data 9 febbraio 2001, anche alla luce delle risultanze del succitato giudizio amministrativo all'esito del quale la procedura seguita dalla suddetta Commissione è stata ritenuta corretta e conforme alle indicazioni date dallo stesso organo giurisdizionale amministrativo.
Appaiono poi del tutto generiche le ulteriori doglianze articolate al riguardo.
Alla luce di quanto precede e delle summenzionate decisioni dell'autorità giudiziaria, che risultano peraltro ampiamente motivate, si rappresenta che non appaiono emergere profili di rilievo disciplinare a carico dei magistrati che ebbero ad occuparsi della vicenda in questione, né le condizioni e i presupposti per la disposizione della richiesta attività ispettiva.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

COLASIO e MOLINARI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dal 1989, e ricorrentemente, la Corte di giustizia europea ha condannato l'Italia per aver discriminato migliaia di lettori di madrelingue in violazione dell'obbligo di trattamento previsto dall'Unione europea;
con la legge n. 23 del 1995, l'Italia ha introdotto una nuova legislazione al fine di conformarsi alle leggi europee;
con l'ultima causa della Commissione europea contro la Repubblica italiana del 26 giugno 2001, C-212/99 a Lussemburgo, la Corte di giustizia ha deciso, peraltro,


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che la legge n. 236 del 1995 non ha garantito i diritti acquisiti dai lettori;
la corte di giustizia, con tale ultima sentenza, ha respinto la giustificazione del Governo italiano, secondo cui nel nostro paese, il riconoscimento dei diritti acquisiti sarebbe di natura tipicamente contrattuale, e legata alla peculiare organizzazione dell'ordinamento universitario italiano che riconosce autonomia decisionale alle singole istituzioni accademiche;
sulla base di tale sentenza, cresce la protesta dei lettori che, tramite l'associazione Allsi, hanno diffidato insieme l'amministrazione centrale dell'università e le istituzioni accademiche ad adottare i provvedimenti di competenza;
la corte di giustizia europea, con la citata sentenza che ha carattere vincolante, ha sancito che, qualora l'Italia rifiutasse di adeguarsi sarebbe obbligata a pagare ingenti multe giornaliere, settimanali o mensili, secondo quanto stabilito dalla corte stessa, in base all'articolo 228 del Trattato dell'Unione europea -:
se il Ministro interrogato non intenda trovare immediata ed adeguata soluzione, approntando i provvedimenti di competenza, le direttive necessarie o qualsivoglia strumento normativo si renda necessario per porre termine a tale situazione di discriminazione dei lettori di lingua straniera nelle università italiane, che contrasta con il diritto comunitario.
(4-02376)

Risposta. - In risposta all'atto di sindacato ispettivo relativo alla procedura di infrazione attivata dalla Corte di giustizia europea nei confronti del nostro Paese sul problema dei lettori di madre lingua straniera in Italia, si comunica quanto segue.
Va prima di tutto sottolineato che la Corte di giustizia non ha formulato rilievi circa la soluzione che il nostro Paese ha dato al problema della natura del rapporto di lavoro dei lettori di madre lingua straniera, che la legge 236 del 21 giugno 1995 ha ridisciplinato introducendo le figure degli esperti e collaboratori linguistici, rimettendo alla contrattazione collettiva la definizione del trattamento giuridico ed economico.
Pertanto, al fine di evitare la sanzione da parte dell'Unione europea, si è ritenuto di dover attivare tutte le procedure necessarie affinché la contrattazione collettiva introduca il riconoscimento dell'anzianità maturata dagli ex-lettori trasformati in collaboratori ed esperti linguistici.
È stato, conseguentemente, preso atto della necessità di definire la disciplina generale relativa alla progressione di carriera del personale in questione attraverso la speciale procedura contrattuale prevista dall'articolo 52 del Contratto collettivo nazionale di lavoro, che faccia propri i princìpi evidenziati nella citata sentenza della Corte comunitaria. Peraltro, in considerazione dei tempi di espletamento che tale procedura richiede, poiché lo stesso articolo 52 prevede la possibilità di integrare la disciplina nazionale in sede di contrattazione collettiva di Ateneo, è stata riconosciuta l'opportunità di invitare gli Atenei a provvedere, sin da ora, in adesione alla sentenza di cui trattasi e come premessa alla futura disciplina contrattuale, ad assicurare forme di riconoscimento dell'anzianità di servizio maturata dagli ex lettori di madre lingua, e a garantire uno sviluppo di carriera articolato in più posizioni economiche, sul modello di soluzioni già adottate dall'università degli studi di Venezia il cui contratto collettivo di ateneo è stato ritenuto, dalla Commissione europea, idoneo a soddisfare i precitati diritti.
In relazione a quanto sopra, questo Ministero ha sollecitato, con la nota n. 1108 del 27 marzo 02 DAE - Servizio per l'autonomia universitaria e studenti, ufficio I, le amministrazioni universitarie interessate a stipulare, entro il termine di 45 giorni, contratti collettivi di Ateneo o a ricorrere a soluzioni alternative che prevedano, comunque, una clausola che riconosca i diritti acquisiti dai collaboratori linguistici già lettori di lingua straniera, mediante corresponsione di uno speciale aumento di stipendio (pure se sulla base di differenti criteri di calcolo di tali aumenti, annuale, in un caso, od orario, nell'altro) o


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mediante corresponsione di una somma una tantum, in entrambe le ipotesi proporzionalmente all'anzianità di servizio maturata dati soggetti interessati come lettori.
Le università in questione sono state caldamente invitate ad operare nel senso sopra indicato, ricordando che la mancata esecuzione della sentenza stessa comporta notevoli sanzioni per lo Stato membro non aderente.
Allo stato attuale, le università interessate hanno comunicato di aver provveduto alla stipula dei contratti per il riconoscimento dei diritti acquisiti dagli ex-lettori. Si ricorda, peraltro, che i contratti medesimi dovranno essere valutati dai competenti organi europei, al fine dell'accertamento della avvenuta definizione della procedura sanzionatoria.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

COSSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sulla strada statale 130, chilometro 4,300, all'altezza dell'Istituto agrario «Duca degli Abruzzi»: è stata posta una barriera spartitraffico, è stato soppresso l'accesso al comune di Elmas (Cagliari) per coloro che percorrono la direzione Cagliari-Iglesias ed è stato soppresso l'attraversamento pedonale che consentiva agli studenti che provenivano dall'opposto senso di marcia di accedere all'Istituto agrario;
la conferenza dei servizi tenutasi in data 15 marzo 2002, cui hanno preso parte tutti gli enti interessati ha approvato un protocollo d'intesa, successivamente disatteso, nel quale si richiedevano: l'eliminazione della barriera, il ripristino dell'attraversamento pedonale con attivazione di impianto semaforico ed illuminazione stradale e l'ingresso ad Elmas per gli autoveicoli provenienti da Cagliari, salvo verifica di compatibilità tecnica;
la situazione, col trascorrere del tempo, si è fortemente aggravata, facendo registrare quotidianamente congestione di traffico al successivo svincolo sulla strada statale 130, all'altezza del bivio per Sestu (Cagliari);
interi quartieri del comune di Elmas si trovano ad essere privati di una razionale viabilità e costretti a ricercare viabilità secondaria per raggiungere le proprie abitazioni;
in conseguenza del nuovo percorso il traffico pesante si trova costretto, per raggiungere i cantieri di lavoro, a percorrere le strade del centro storico mettendo a repentaglio la staticità delle vecchie abitazioni e l'incolumità dei passanti;
il CSA (ex provveditorato agli studi) che conta oltre cento dipendenti ed è punto di riferimento per le migliaia di insegnanti della provincia è privato della via d'accesso più importante;
la nuova situazione di viabilità incide in termini negativi sugli operatori economici del paese, nonché delle imprese operanti nelle aree limitrofe;
gli studenti dell'istituto agrario corrono quotidianamente gravi rischi effettuando comunque l'attraversamento della strada statale 130, scavalcando la barriera -:
quali iniziative intenda assumere nei confronti dell'ANAS, affinché sia data attuazione agli interventi previsti dal protocollo d'intesa del 15 marzo 2002, citati in premessa, per porre fine alla situazione di pericolo ed allarme sociale causato dalla posa della barriera spartitraffico sulla strada statale 130, chilometro 4,300 e conseguente soppressione dello svincolo per Elmas e dell'attraversamento pedonale.
(4-02900)

Risposta. - L'Ente Nazionale per le strade, interessato al riguardo, fa conoscere, preliminarmente, le motivazioni che hanno determinato la chiusura degli accessi, al km 4+300 della statale Iglesiente, ritenuti estremamente pericolosi per la circolazione.
Innanzitutto, l'attuale accesso all'Istituto agrario «Duca degli Abruzzi», così come


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quello all'abitato di Elmas, sono stati realizzati in occasione dell'allargamento da due a quattro corsie della statale in argomento; in epoca, quindi, antecedente alla costruzione dell'istituto stesso nonché di gran parte degli insediamenti urbanistici ed in presenza di traffico di modesta entità. Inoltre, l'accesso all'Istituto agrario aveva destinazione esclusivamente agricola e non urbanistica.
Con il passare degli anni, riferisce l'ente stradale, l'aumento del traffico ha evidenziato la precarietà degli accessi ubicati in corrispondenza di un tratto di strada in curva, con limitata visibilità, quale è la configurazione della statale al km 4+300. In tale tratto si sono difatti verificati incidenti, alcuni anche di grave entità, che hanno determinato lamentele da parte degli utenti e delle Autorità locali.
Per migliorare le condizioni di sicurezza lungo il tratto di strada in questione è stata quindi emessa, in data 26 aprile 1996, Ordinanza di limitazione della velocità a 50 km/h.
In data 18 novembre 1996, il sindaco del comune di Elmas, nel segnalare la pericolosità degli accessi, ha chiesto la costruzione di uno svincolo a livelli sfalsati ed, in via provvisoria, l'installazione di un impianto semaforico per l'attraversamento pedonale, quest'ultimo immediatamente realizzato dall'Anas.
Nonostante i provvedimenti adottati, la situazione di pericolo permaneva e, quindi, l'ente stradale ha concordato con gli enti interessati (Comune, Provincia e Casic) di provvedere alla chiusura degli accessi mediante l'installazione di una barriera centrale spartitraffico e alla rimozione dell'impianto semaforico. L'Amministrazione provinciale avrebbe realizzato la viabilità alternativa di accesso all'Istituto Agrario.
Lo scorso mese di febbraio 2002, esperite le formalità di approvazione, finanziamento ed aggiudicazione, l'Anas ha provveduto all'esecuzione dei lavori ed alla chiusura degli accessi così come concordato. Tale chiusura ha determinato le lamentele degli operatori locali ed ha indotto l'Amministrazione provinciale a convocare in data 15 marzo 2002 una Conferenza di servizi nella quale è stato stilato un protocollo d'intesa che chiedeva all'Anas di eseguire i seguenti lavori:
ripristino del semaforo esistente all'altezza della via Sulcitana e rimozione delle barriere per consentire il passaggio pedonale;
costruzione di corsie di accumulo per accedere all'Istituto agrario;
adeguamento della rotatoria in corrispondenza dell'innesto con la provinciale Elmas-Sestu.

L'Anas, nel confermare l'esecuzione di detti lavori, ha ribadito che l'apertura del passaggio pedonale per l'Istituto Agrario è da ritenersi provvisoria, per il tempo strettamente necessario alla costruzione, del cavalcavia pedonale da parte dell'Amministrazione provinciale che, in sede di Conferenza di servizi, si è dichiarata disponibile.
L'ente stradale riferisce che i suddetti lavori sono in corso di esecuzione e la loro ultimazione è prevista a breve.
Il suddetto ente ribadisce, infine, l'assoluta impossibilità di procedere, seppure in via provvisoria, alla riapertura al traffico veicolare dell'accesso per Elmas, a causa della pericolosità che ciò comporterebbe alla circolazione stradale.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

COSSA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel dicembre del 1998 il signor Romano Frau, di Villasor (Cagliari), di professione giostraio, veniva invitato in Libia con le sue attrezzature (un Tagadà, un trenino per bambini, un camper, due autocarri per un valore superiore a 1,5 miliardi di lire) per una iniziativa di raccolta fondi per conto dell'Unicef della durata di 60 giorni;
sulla base degli accordi intercorsi, il parco dei divertimenti sarebbe stato direttamente


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gestito da persone libiche, che si sarebbero occupate anche di gestire gli incassi;
allo scadere dei 60 giorni concordati il signor Frau decise di rientrare a casa ma la totale impossibilità di trovare navi idonee che facessero rotta verso l'Italia gli impedirono di riportare in patria le sue attrezzature;
il signor Frau rientrò in Italia a metà del 1999 lasciando al figlio Luciano la custodia del parco divertimenti;
dopo qualche mese il parco giochi sarebbe stato venduto a persone libiche dal signor Dino Frau, fratello del signor Romano Frau, non proprietario dei beni, che avrebbe incassato il prezzo senza versarlo al fratello, legittimo proprietario;
nessun chiarimento è mai pervenuto sulla vicenda al signor Frau Romano, nonostante numerose richieste di intervento alle autorità italiane e libiche -:
se non ritenga opportuno intervenire presso le autorità libiche per verificare se i fatti descritti rispondano al vero;
se sia possibile sapere dalle autorità libiche come abbiano consentito a cittadini libici l'acquisto di tali attrezzature da un soggetto non proprietario;
se sia possibile avere dalle autorità libiche copia di tale atto di compravendita e la prova del versamento del prezzo al signor Frau Dino, fratello del signor Frau Romano, posto che ogni tentativo di chiarimento da parte del diretto interessato verso le autorità libiche è risultato vano;
se, nel caso in cui tale compravendita non risultasse effettuata o risultasse effettuata come incauto acquisto da soggetto non proprietario, l'autorità libica sia disposta alla restituzione dei beni al suo legittimo proprietario;
se sia possibile assumere iniziative di altro genere atte a reintegrare il cittadino italiano Romano Frau nei suoi diritti.
(4-03000)

Risposta. - Agli inizi del 2000, il signor Romano Frau si è rivolto al Consolato generale d'Italia in Tripoli per chiedere notizie della presenza in Libia del fratello Dino e dell'eventuale attività del Luna Park «Tagadà», di cui si dichiarava proprietario.
Egli informava anche che le giostre in parola sarebbero state vendute dal fratello Dino a cittadini libici, ma di non avere ricevuto il corrispettivo della vendita.
Il nostro Consolato generale, dopo aver verificato che il Luna Park era in effetti in funzione, convocava il signor Dino Frau, il quale, nel fornire la propria versione dei fatti, rendeva nota l'esistenza di un procedimento presso il Tribunale Civile di Siracusa volto a regolare il contenzioso con il fratello Romano, indicando lo studio dell'avvocato Nigroli come titolare della trattazione della questione.
Non potendo il Consolato generale entrare nel merito della vicenda, che costituisce un contenzioso in Italia tra due cittadini italiani, consigliava nell'occasione al signor Romano Frau di rivolgersi all'avvocato Iaia di Siracusa, che - secondo il signor Dino Frau, stava anche lui seguendo la questione. L'Ufficio, inoltre, gli forniva il nominativo di un legale libico (l'avvocato Abdulmagig Mayed) e si offriva di intervenire presso le Autorità libiche per favorire il rilascio del visto di ingresso in Libia, in maniera da consentirgli di trattare la questione direttamente con il fratello.
Non risulta però che il signor Frau si sia successivamente più messo in contatto con i nostri Uffici a Tripoli.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

MAURA COSSUTTA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel carcere giudiziario Buoncammino di Cagliari si tiene da anni un corso di scuola elementare istituito ai sensi della legge 3 febbraio 1963, n. 72;
nello stesso istituto penitenziario è presente un gran numero di detenuti che


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necessitano di alfabetizzazione, oltre che un certo numero di detenuti extracomunitari che necessitano di un corso di apprendimento della lingua italiana;
secondo quanto risulta all'interrogante, all'inizio dell'anno scolastico 2001-2002 il direttore del carcere giudiziario Buoncammino non avrebbe autorizzato l'ingresso del personale specializzato per i corsi di scuola elementare sopprimendo nei fatti il corso operante da diversi anni;
per quale motivo sia stato disattivato il corso di scuola elementare presso il carcere giudiziario Buoncammino frequentato da un gran numero di detenuti, che ha permesso non soltanto di avvicinare alla cultura ed alla lingua italiana i detenuti, molti dei quali extracomunitari, ma che ha anche svolto la funzione di strumento di integrazione sociale e culturale;
se non ritenga di sollecitare l'amministrazione penitenziaria del carcere giudiziario Buoncammino di Cagliari affinché sia nuovamente previsto un corso scolastico elementare per l'anno scolastico 2002-2003.
(4-03596)

Risposta. - Si rappresenta che la Direzione della casa circondariale di Cagliari ha proposto all'Ufficio scolastico regionale di Cagliari la soppressione del tradizionale corso di scuola elementare, ritenendo opportuno che lo stesso venisse assorbito nel corso di Educazione per adulti del centro territoriale permanente, così come stabilito dall'ordinanza ministeriale n. 455/1997 del Ministero della pubblica istruzione.
La competente Direzione generale del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria ha ritenuto la proposta in linea con la vigente normativa in materia, rendendone edotta la stessa Direzione.
Peraltro, si ritiene opportuno sottolineare che presso il suddetto istituto è da anni in atto un progetto di «insegnamento a distanza» realizzato dall'I.T.C. di Cagliari, nato da un'analisi dei tassi di dispersione scolastica effettuata dalla stessa Direzione dei carcere su un campione di detenuti compresi nella fascia di età tra i 20 ed i 40 anni, che si propone di favorire il recupero individuale e sociale dei detenuti attraverso l'acquisizione di strumenti culturali e professionali.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di Coggiola (Biella) ha anticipato, per conto dello Stato, notevoli somme per le elezioni politiche svoltesi nel mese di maggio 2001 e per la consultazione referendaria svoltasi nel mese di ottobre 2001;
a differenza di quanto avveniva precedentemente, lo Stato non solo non ha provveduto a versare il dovuto, ma non ha neppure erogato acconti;
il comune di Coggiola, piccolo comune montano, contesta il fatto di dover anticipare somme quando la vita municipale è caratterizzata da una grave rarefazione delle risorse finanziarie;
come il comune di Coggiola, migliaia di altri piccoli comuni vivono le stesse difficoltà -:
se non ritenga di dover immediatamente disporre il pagamento di tutte le somme anticipate dal comune di Coggiola (Biella) per conto dello Stato in occasione delle elezioni politiche del maggio 2001 e della consultazione referendaria dell'ottobre 2001.
(4-02540)

Risposta. - L'Ufficio territoriale del governo di Biella, su accreditamento di fondi deliberato dal Ministro dell'interno nel mese di novembre 2001 e sulla base della rendicontazione delle spese sostenute prodotta dal comune di Coggiola, ha disposto, entro il termine utile del 31 marzo 2002 il pagamento dell'acconto e del saldo delle somme anticipate per le elezioni politiche e per la consultazione referendaria. In particolare il citato Ufficio territoriale ha provveduto


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con mandati di pagamento rispettivamente datati 25 e 29 marzo 2002 a rimborsare al comune di Coggiola le spese a titolo di anticipazione e saldo per lo svolgimento delle consultazioni elettorali.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'attuale responsabile della sicurezza del centro servizio sociale per adulti di Cuneo è ispettore di polizia penitenziaria con matricola n. 101319 e, all'età di 33 anni, è il più giovane Cavaliere nella storia del corpo di polizia penitenziaria;
in data 18 febbraio 2000, infatti, dopo aver partecipato al convegno internazionale di Parigi ed avere ivi descritto brillantemente il sistema penitenziario italiano, ha ricevuto una prestigiosa onorificenza francese;
in data 9 aprile 2000, il responsabile della sicurezza del centro servizio sociale di Cuneo ha ricevuto il diploma di benemerenza, fra l'altro, per l'opera svolta a favore dell'associazione volontari italiani del sangue;
il giovane ispettore, pur nel quadro delle ben conosciute difficoltà operative del corpo di polizia penitenziaria, rappresenta certamente un esempio significativo di spirito di servizio e di elevatissime capacità professionali;
appare giusto ed anzi doveroso valutare la possibilità di addivenire ad un tangibile riconoscimento dei meriti del predetto ispettore;
l'articolo 75 del Regolamento di servizio del corpo di polizia penitenziaria, emanato con decreto del Presidente della Repubblica 15 febbraio 1999, n. 82, prevede una serie di ricompense e di riconoscimenti al personale del corpo di polizia penitenziaria e, fra essi, le cosiddette ricompense per meriti straordinari e speciali, disciplinate dall'articolo 77 del citato regolamento;
l'articolo 77 prevede la promozione alla qualifica superiore per merito straordinario ed è conferita ai sensi delle vigenti disposizioni in materia;
la giovane età dell'ispettore, lo spirito di dedizione e di servizio nonché i riconoscimenti internazionali ottenuti concorrono a ritenere che lo stesso sia meritevole della promozione alla qualifica superiore, ai sensi dell'articolo 77 del Regolamento di servizio del corpo di polizia penitenziaria -:
se non ritenga meritevole l'ispettore attualmente responsabile della sicurezza del centro servizio sociale per adulti di Cuneo della ricompensa, prevista dall'articolo 77 del Regolamento di servizio del corpo di polizia penitenziaria, della ricompensa della promozione alla qualifica superiore per merito straordinario.
(4-03171)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in discorso - dove viene proposta la promozione per merito straordinario di un ispettore in servizio presso il C.S.S.A. di Cuneo - si rappresenta che ai sensi del decreto legislativo 30 ottobre 1992, n. 443, per poter essere promossi alla qualifica superiore per merito straordinario è necessario che gli ispettori, nell'esercizio delle loro funzioni, compiano operazioni di servizio di particolare importanza, dando prova di eccezionale capacità, o che corrano grave pericolo di vita per tutelare la sicurezza e l'incolumità pubblica, dimostrando di possedere le qualità necessarie per bene adempiere le funzioni della qualifica superiore: fermo restando che la proposta deve promanare dal Provveditore della Regione in cui sono avvenuti i fatti, sulla base del rapporto del dirigente dell'istituto o del servizio.
Situazioni, quelle sopra delineate, che non sembrano ricorrere nella fattispecie in esame, dove - pur in presenza dei riconoscimenti conseguiti dall'ispettore citato nell'interrogazione,


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sia per il contributo offerto all'interno di un convegno internazionale sul sistema penitenziario francese, sia per la continua partecipazione ai problemi del sociale attraverso le numerose donazioni di sangue compiute a favore dell'Avis - le doti di preparazione culturale e di spiccata sensibilità verso situazioni di sofferenza, per quanto apprezzabili, non integrano i requisiti richiesti dalla normativa sopra citata, presupposto indefettibile per il conferimento della promozione per merito straordinario.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

DI GIOIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
presso il tribunale di Foggia è riscontrabile l'assoluta mancanza dell'intero organico tabellare del personale amministrativo e di cancelleria, nonché la totale carenza di magistrati per ovviare alle necessità più urgenti;
il blocco quasi completo delle attività processuali sta portando alla paralisi del tribunale medesimo, senza che le richieste di personale a qualsiasi livello sia stata accolta dalle autorità competenti;
un tale deficit di organico peggiora ed incrementa l'arretrato di pratiche civili e penali -:
se intende rimuovere urgentemente questa carenza di personale riscontrabile peraltro, come già evidenziato, in tutte le sezioni del tribunale di Foggia, e quali provvedimenti intende adottare per risolvere al più presto questo stato di cose che testimonia ancor di più la chiara deficienza dell'intero sistema giudiziario nazionale;
se intende distaccare un numero adeguato di magistrati per svolgere il lavoro arretrato che giace presso il tribunale medesimo.
(4-02985)

Risposta. - Il Tribunale di Foggia è dotato di un organico di 43 magistrati; attualmente risultano vacanti 2 posti di giudice di cui soltanto uno è stato pubblicato in data 21 febbraio 2002.
Si evidenzia che presso tale ufficio si trova in applicazione extradistrettuale il dottor Filippo Bortone, proveniente dal Tribunale di Chieti, con decorrenza 20 marzo 2001 mentre risulta applicato al Tribunale di Potenza il dottor Salvatore Di Lonardo con decorrenza 19 novembre 2001, fino alla definizione dei procedimenti dagli stessi iniziati.
La dotazione organica del personale delle cancellerie e segreterie giudiziarie del Tribunale di Foggia prevede 127 unità. Il personale effettivamente presente ammonta a 120 unità. Il tasso di scopertura dell'organico è determinabile, quindi, nel 5,52 per cento, inferiore alla media del distretto pari al 6,71 per cento e di quella nazionale che è del 10,88 per cento.
Presta inoltre servizio, non conteggiata nell'organico, una unità di personale distaccata da altro distretto.
Pertanto, le presenze effettive salgono a 121 con una percentuale di scopertura che scende al 4,73 per cento.
Si rappresenta, inoltre, che, con decreto ministeriale 6 aprile 2001, a seguito del mutato assetto organizzativo e ordinamentale conseguente alla stipula del contratto integrativo di amministrazione, sono state rideterminate le dotazioni organiche dell'Amministrazione giudiziaria.
Pertanto, la dotazione organica dell'Ufficio in questione ha subìto un aumento di 42 unità di personale amministrativo così determinato: 1 unità Contabile C2, 1 unità Contabile C1, 1 unità Ausiliario B2, 1 unità Ausiliario B1, 11 unità di operatore giudiziario B3, 10 unità di Cancelliere C2 e 17 unità di Cancelliere B3.
Per quanto concerne le sezioni distaccate del Tribunale di Foggia, si fa presente che la dotazione organica di quella di San Severo prevede 10 unità, di cui 9 sono presenti, con una scopertura del 10 per cento mentre per quelle di Trinitapoli, Manfredonia e Cerignola l'organico, rispettivamente di 7, 13 e 11 unità, è interamente coperto.


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Per la copertura delle vacanze del personale amministrativo sono state bandite dall'Amministrazione le relative procedure di riqualificazione, riservate al personale dipendente.
Tuttavia è recentemente intervenuta la Corte costituzionale, che, con sentenza n. 194/2002, emessa con riferimento diretto alla riqualificazione attuata nel Ministero delle Finanze, ha richiamato le regole fondamentali da osservare in materia di reclutamento per l'accesso ad un posto di lavoro nel pubblico impiego, con l'effetto di imporre a tutte le Amministrazioni un momento di riflessione sul complesso delle procedure di riqualificazione comunque attivate.
Come appare del tutto evidente da quanto rappresentato, il superamento dello stato di impasse in cui versano le procedure di riqualificazione, che riguarda tutte le Amministrazioni dello Stato, richiede decisioni adottate di concerto tra tutti i soggetti interessati, in particolare l'Aran e il Dipartimento per la funzione pubblica, con i quali sono stati avviati i necessari contatti.
Peraltro, come disposto dall'articolo 15, lettera B, punto C del contratto collettivo nazionale di lavoro, sottoscritto il 16 febbraio 1999, solo all'esito delle procedure di riqualificazione e nel caso di esito negativo delle selezioni, o in totale mancanza di professionalità da selezionare, potranno essere banditi concorsi pubblici per fronteggiare eventuali persistenti carenze di personale, mentre per esigenze urgenti di funzionalità degli uffici si potrà ricorrere all'istituto dell'applicazione.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

DI GIOIA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il signor Michele Spina, nato a Bojano (Campobasso) il 1 gennaio 1943 ed ivi residente, presentò istanza, richiedendo i benefici previsti dalla legge n. 210 del 1992 per «danni da vaccinazione antitetanica»;
la commissione medica ospedaliera (CMO) dell'ospedale militare di Caserta, in data 6 febbraio 2001 decretò che nel caso in questione «... il nesso di casualità non può essere ravvisato»;
la direzione generale delle politiche sanitarie, con sede ad Isernia, della regione Molise, nel rendere noto il giudizio della commissione medica ospedaliera comunicò al signor Spina che la domanda non era stata presentata nei termini di legge;
il verbale della commissione medica ospedaliera di Caserta, fu notificato al signor Spina, in data 29 marzo 2002;
il signor Spina ha presentato regolare ricorso al ministero della salute, in data 15 aprile 2002, con, tra le altre, le seguenti motivazioni:
a) che non era in grado, al momento in cui gli fu diagnosticata l'esistenza dell'epatite HCV, di collegare l'insorgere di questa malattia alla profilassi antitetanica cui si era sottoposto presso una struttura sanitaria pubblica il 4 aprile del 1985, visto che non era a conoscenza del fatto che la vaccinazione in questione potesse contenere siero derivato infettato;
b) che in un successivo ricovero, presso villa Esther di Bojano, il 10 agosto 1987 gli fu diagnosticato un'epatopatia preesistente, secondo i risultati dei laboratori, da circa tre anni e gli fu consigliata una biopsia epatica;
c) che l'esistenza di un nesso causale tra la malattia e la profilassi antitetanica praticata nel 1985 gli fu comunicata, dopo un ricovero all'ospedale di Bordeaux, dal dottor P.H. Bernard, in data 28 giugno 2001, attraverso regolare certificazione medica;
d) tale certificazione fu tradotta ed ufficialmente vidimata da un giudice prima di essere allegata alla restante documentazione già in mano alla commissione medica ospedaliera di Caserta -:
se non si ritenga più che sufficiente la documentazione presentata dal signor


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Michele Spina, tenuto conto, oltretutto, che nel nostro Paese poco o nulla è sta fatto per fornire informazioni sia sulla legge 210 del 1992 sia sulle forme di contagio del virus dell'epatite HCV e, in caso affermativo, se non si ritenga necessario rivedere, con attenzione, tutta la documentazione in oggetto, consentendo al signor Spina di usufruire dei benefici previsti dalla legge 210 del 1992 affinché possa affrontare la sua già difficile situazione con più serenità.
(4-03699)

Risposta. - Il mancato accoglimento della richiesta di indennizzo presentata da signor Michele Spina è dovuto al giudizio negativo espresso al riguardo dalla Commissione medica ospedaliera dell'ospedale militare di Caserta, giudizio di natura esclusivamente tecnico-sanitaria, basato sulla esclusione dell'esistenza di un nesso tra il trattamento sanitario e l'infermità contratta.
Come previsto dalla vigente normativa, il signor Spina ha prodotto ricorso al Ministero della salute contro il giudizio della Commissione, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 210/1992, e su tale ricorso dovrà esprimersi il competente Ufficio medico legale del Ministero.
Infatti, soltanto un ulteriore parere sanitario espresso da un organo tecnico potrà decidere il caso in esame, nei cui riguardi non può in alcun modo intervenire una risoluzione in via amministrativa.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

DI TEODORO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il presidente di una sedicente «Unione Mussulmani d'Italia» ha pubblicamente annunciato (Il Giornale - 27 maggio 2002 - «Nasce il partito Islamico in Italia») di voler presentare alle prossime elezioni un «partito» islamico, il cui programma politico sia «di applicare il Corano anche in Italia»;
il presidente dell'organizzazione in questione, tale Adel Smith, ha inoltre ribadito la vicinanza ideologica del suo credo (e di quello dell'associazione da lui presieduta) all'«indirizzo filosofico di simili partiti già in lizza nei Paesi arabi»;
la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 31 luglio 2001 [Affaire Refah Partisi (Parti de la Prospérité) et autres c. Turquie (requfrtes nos 41340/98, 41342/98, 41343/98, 41344/98)] ha affermato l'incompatibilità della Sharìa con la Convenzione per i Diritti dell'Uomo sancendo altresì in questo modo l'impossibilità di fatto per un partito i cui princìpi contrastano con la convenzione dei diritti dell'uomo di appellarsi a quest'ultima per alimentarne una violazione;
il Ministro dell'interno ha anche ultimamente rilevato il rischio elevato di connessioni tra cellule islamiche presenti in Italia e movimenti terroristici internazionali -:
se il Governo giudichi incompatibile con la Costituzione e i princìpi generali del diritto italiano l'istituzione del diritto islamico nel nostro Paese.
(4-03241)

Risposta. - È doveroso premettere che il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ha comunicato che allo stato non sussistono iniziative promosse dal signor Adel Smith finalizzate alla costituzione di un partito mussulmano in Italia.
Lo stesso Ufficio fa sapere che l'Unione mussulmani Italiani - di cui il predetto sarebbe Presidente - non figura neanche nelle più recenti pubblicazioni che descrivono le realtà religiose presenti in Italia.
In merito poi alle questioni di principio che osterebbero alla costituzione di un presunto «Partito islamico d'Italia» si ricorda che l'articolo 49 della Costituzione subordina la libertà di costituzione di partiti politici al rispetto dei princìpi di democrazia.
Appare altresì difficilmente prevedibile l'introduzione in Italia di un diritto islamico in quanto esso sarebbe basato su un


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regime teocratico ispirato alla legge islamica detta «sharìa» di cui alcuni princìpi potrebbero contrastare con norme fondamentali alle quali si ispira la Costituzione italiana e la Convenzione dei diritti dell'uomo.
Come ricordato dall'interrogante la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha respinto il ricorso presentato dal partito turco «Refah» avverso alla decisione della locale Corte costituzionale di scioglimento del partito medesimo.
Sostiene la Corte europea che il partito turco avrebbe avuto la volontà di instaurare un sistema multigiuridico basato sull'appartenenza religiosa degli individui: tale sistema è stato ritenuto contrario alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo in quanto pregiudicherebbe il ruolo dello Stato quale garante dei diritti e delle libertà fondamentali e violerebbe il principio di non discriminazione, presupposto essenziale di ogni società democratica.
Gli accadimenti dell'11 settembre 2001 hanno indicato la strada del futuro delle nazioni, basato sull'eliminazione delle barriere politiche, sulla reciproca collaborazione fra Stati e Comunità precedentemente lontani, sullo spirito di tolleranza e di comprensione che deve presiedere alle relazioni internazionali.
Compito precipuo dello Stato è tradurre in princìpi politici, giuridici e amministrativi queste convinzioni di libertà e democrazia, ammettendo nel suo sistema soltanto quei movimenti d'opinione che a tali princìpi fanno riferimento.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

FISTAROL, FIORONI, COLASIO, MARCORA e STRADIOTTO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sulla stampa nazionale è stato dato ampio risalto ad un Accordo, sottoscritto a Saint Vincent il 4 giugno 2002, tra Ministero della salute e Confcommercio in materia di controlli sulla qualità e la sicurezza degli alimenti, che riconosce agli esercenti che rispettano le disposizioni a tutela dei consumatori il rilascio di un «bollino blu» quale attestato di sicurezza e qualità;
in una intervista concessa al giornale la Repubblica e pubblicata dallo stesso giornale in data 3 giugno il Ministro Sirchia ha tracciato le linee dell'Accordo, individuando come obiettivi primari, la valorizzazione dei prodotti alimentari italiani e la certificazione della sicurezza da parte degli esercenti;
nella stessa intervista vengono riportati come esempi di garanzia per il consumatore il rispetto della catena del freddo per i prodotti alimentari che devono essere conservati mediante l'utilizzazione di questo sistema, e la non utilizzazione di farine animali per l'alimentazione dei bovini di razza chianina destinati alla produzione di carne -:
quali siano i termini dell'Accordo stipulato tra Ministero della salute e Confcommercio ed i relativi ruoli, tenuto conto che esistono precise responsabilità e ruoli differenti tra i soggetti dell'accordo stesso;
a chi spetta il compito di rilasciare il «Bollino Blu» ed in base a quali parametri;
se il Ministro è a conoscenza che a livello nazionale, già esiste l'obbligo, per tutti gli operatori del settore alimentare di dotarsi degli strumenti di autocontrollo basato sui principi dell'HACCP e che gli operatori del settore sono obbligati ad individuare i pericoli ed i rischi per il consumatore e a documentare, all'Autorità sanitaria pubblica, le verifiche effettuate anche in materia di controllo delle temperature di raffreddamento e conservazione dei prodotti alimentari;
se il Ministro della salute è a conoscenza che non solo ai bovini di razza chianina ma a tutti i bovini è vietata la somministrazione di farine animali;
quale sarà il compito degli esperti del Ministero della salute nel garantire qualità e sicurezza degli alimenti nel settore della ristorazione;


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quanti controlli sono stati effettuati nel corso del 2000 e 2001 nel settore della ristorazione collettiva dai NAS e dalle Aziende sanitarie locali e qual'è il risultato delle ispezioni.
(4-03124)

Risposta. - Nel nostro Paese, è attribuito al Ministero della salute il compito di provvedere alla predisposizione delle bozze contenenti le norme di attuazione delle direttive comunitarie che impongono agli operatori dei settore rivolto alla commercializzazione, vendita ed attuazione di procedure di autocontrollo basate sui princìpi del sistema denominato «HACCP» (di cui al decreto legislativo n. 155/97).
In tale ambito, l'accordo intercorso tra il Ministero della salute e Confcommercio dev'essere inteso come relativo ad una attività di autocontrollo volontaria, aggiuntiva e non sostitutiva degli obblighi di legge.
Infatti, la sicurezza degli alimenti deve costituire requisito indispensabile per tutte le attività alimentari, mentre le iniziative volontarie di singoli settori della filiera produttiva mirano al raggiungimento di un «valore aggiunto qualitativo», che si realizza attraverso la scelta di standard operativi, quali quelli della produzione biologica o della produzione tipica, tradizionale o locale, destinati a rispondere a diverse fasce di consumatori secondo le loro specifiche esigenze.
Al riguardo, la scelta di privilegiare il consumo di carne di determinate razze bovine si inquadra in un rapporto più rispettoso degli equilibri naturali che talune razze, meno produttive ma più adatte alla natura del territorio in cui vivono, possono garantire attraverso lo sfruttamento del pascolo piuttosto che in stabulazione attraverso la somministrazione dei mangimi.
È evidente che, nel contesto di una iniziativa volontaria di taluni operatori, le regole ed i parametri di valutazione vengono fissati dall'associazione di categoria che la promuove.
Il compito delle Autorità sanitarie rimane quello di garantire l'esecuzione dei controlli sanitari in rapporto e nel rispetto delle competenze che afferiscono allo Stato, alle Regioni e, sul territorio, alle Aziende sanitarie locali.
In merito alla somministrazione di farine animali in allevamento, si rammenta che l'Ordinanza del Ministero della sanità 28 luglio 1994, attuazione della Decisione 94/381/CE della Commissione europea, ha sancito il divieto di somministrazione ai ruminanti di mangimi contenenti proteine di mammifero.
A questa Ordinanza sono state apportate, in progresso di tempo, numerose modifiche, sino all'emanazione dell'Ordinanza del Ministero della sanità 17 novembre 2000, provvedimento autonomo rispetto alle disposizioni comunitarie, che ha esteso, nel nostro Paese, il divieto di somministrare agli erbivori dei mangimi contenenti tutte le proteine derivate da tessuti animali, ivi comprese le farine di pesce.
Tale Ordinanza ha anticipato la Decisione 2000/766/CE del Consiglio del 4 dicembre 2000, modificata dalle decisioni 2001/9/CE, 2001/165/CE e 2002/248/CE della Commissione, che ha imposto il divieto di somministrazione agli animali d'allevamento di proteine animali trasformate, pur consentendo la deroga per la farina di pesce, il fosfato dicalcico ottenuto da ossa sgrassate, le proteine idrolizzate, il latte e i prodotti lattieri e le uova e i prodotti a base di uova per le specie diverse dai ruminanti, in accordo con i pareti del Comitato scientifico europeo.
La normativa italiana è più restrittiva rispetto a quella comunitaria, in quanto non si limita ad imporre il divieto solo nei ruminanti (quindi a tutti i bovini) ma, addirittura, il divieto è imposto per tutti gli animali erbivori.
Al fine di vigilare sulla corretta applicazione del divieto, è stato approntato sul territorio nazionale un sistema capillare di controllo, che interviene in ogni fase della filiera produttiva.
Inoltre, di recente è stato aggiornato il Protocollo d'intesa tra il Ministero della salute ed il Ministero delle politiche agricole e forestali, il quale rappresenta uno strumento tecnico-operativo importante nella prevenzione della encefalite spongiforme bovina (BSE).
A seguito di tale attività, nell'anno 2001, sono stati analizzati 18174 campioni di


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alimenti per animali tenuti ed ingrassati per la produzione di derrate alimentari, dato che rappresenta circa il 50 per cento del totale dei campioni da tutti i Paesi della Comunità europea.
Per quanto riguarda, infine, il controllo della qualità e sicurezza degli alimenti nel settore della ristorazione collettiva, questo viene effettuato dalle Aziende sanitarie locali, mediante ispezioni e campionamenti per il controllo analitico, ai sensi della legge n. 283/62 e del decreto legislativo n. 155/97.
Tali controlli vengono periodicamente operati in campo nazionale anche dai Carabinieri per la Sanità - N.A.S.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

FOLENA, MUSSI, LEONI e LOLLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
agli interroganti risulta da notizie della stampa locale (Gazzetta del Mezzogiorno, cronache pugliesi de La Repubblica) che il sindaco del comune di Terlizzi (Bari), Alberto Amendolagine (A.N.) ha fatto affiggere in occasione della Festa della Liberazione un manifesto dell'amministrazione comunale, che ha scatenato reazioni indignate fra la cittadinanza e le forze politiche;
il manifesto dell'amministrazione comunale di Terlizzi così recita: «57 anni fa il Popolo italiano volle avviarsi verso un nuovo regime. Lo spargimento di sangue che ne derivò non può e non deve essere dimenticato. Le nuove generazioni devono liberamente essere documentate ed istruite sui periodi storici del passato che rispecchino fedelmente gli avvenimenti succedutisi nel tempo. I giovani devono autonomamente farsi un'idea politica da seguire, liberi da forzature ed oscurantismi di sorta imposti da docenti faziosi. I risultati si sono visti ed oggi assistiamo a bassi fermenti pseudoculturali che altro non sono che insofferenza verso le riforme e le Istituzioni democraticamente elette ... il nostro Popolo deve potersi riscattare con una classe dirigente adusa a rivalutare il ruolo della famiglia, della religione e della Patria ...»;
l'atto compiuto dal sindaco di Terlizzi, inneggia di fatto a quei valori che furono il nerbo della dittatura fascista, ed appare agli interroganti come inaccettabile il giudizio nei confronti della Repubblica italiana nata dalla Resistenza al nazifascismo. Ed appare ancor più grave se si pensa che il comune di Terlizzi ha dato i natali a due delle vittime della strage delle Fosse Ardeatine: don Pietro Pappagallo ed il professor Gioacchino Gesmundo uccisi il 24 marzo 1944;
le forze politiche locali e i cittadini che hanno vivacemente protestato, hanno inviato una lettera con il testo del manifesto al Presidente della Repubblica italiana sostenendo che: «il primo cittadino di Terlizzi ha uno scarsissimo senso dello Stato e delle Istituzioni democratiche e di essersi fatto portavoce di sentimenti violenti che non appartengono alla cittadinanza ...» -:
se il Governo concordi con tale iniziativa promossa dal sindaco di Terlizzi (Bari) e con i giudizi espressi nel manifesto;
se il Ministro dell'interno non intenda adottare nei confronti del sindaco di Terlizzi (Bari) le iniziative di propria competenza, affinché venga restituita piena dignità alla Festa della Liberazione, al di là delle farneticanti e pericolose parole del rappresentante dell'amministrazione comunale.
(4-02802)

Risposta. - La problematica sollevata nel presente documento di sindacato ispettivo - relativa a comportamenti tenuti dal sindaco del comune di Terlizzi (Bari), in occasione della Festa della Liberazione - può ritenersi superata.
Infatti con decreto del Presidente della Repubblica in data 24 giugno 2002, il consiglio comunale è stato sciolto a causa delle dimissioni rassegnate dalla metà più uno dei consiglieri.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.


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FRAGALÀ. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'azienda «Nutrix Industria Supermangimi srl» vanta un credito dal 1979 dalla Libia di 118.000 mila dollari, che con gli interessi legali oggi sono circa 237.000 (dati questi, forniti dal ministero degli affari esteri);
questo credito fu bloccato alla «Nutrix Industria Supermangimi srl» a seguito delle pretese del Governo libico nei confronti di quello italiano per i danni di guerra e del periodo coloniale, che, al di là della sindacabilità di quanto il Governo libico afferma di vantare nei confronti dell'Italia, ingiustamente tutto ciò si è riverberato nei rapporti commerciali tra un'azienda italiana che nulla aveva a che fare con i problemi diplomatici tra i due paesi;
la «Nutrix Industria Supermangimi srl» è associata all'AIRIL, associazione italiana per i rapporti italo-libici, che, pur tentando da molto tempo di rappresentare le aspettative della Nutrix, a tutt'oggi ha soltanto trovato difficoltà procedurali e burocratiche -:
quali iniziative e quali provvedimenti intenda assumere il Presidente del Consiglio dei ministri che nello stesso tempo si trova a ricoprire ad interim il dicastero che gli affari esteri, per esercitare una azione conoscitiva, e fare luce così sull'insoluto che la «Nutrix Industria Supermangimi srl» vanta di ottenere da così tanto tempo da parte del Governo libico.
(4-03524)

Risposta. - Nel corso degli ultimi anni, la questione del pagamento dei crediti accumulati dalle imprese italiane nei confronti di vari enti pubblici libici ha costituito un elemento centrale delle relazioni italo-libiche.
La lista creditori comprende oggi 107 posizioni tutte regolarmente notificate alle competenti Autorità libiche, per il tramite della nostra Ambasciata a Tripoli. La notifica è stata accompagnata dall'invio della documentazione fornita dalle società interessate a prova del credito vantato. Al riguardo, è opportuno sottolineare che la documentazione in questione è stata trasmessa alle Autorità libiche così come fornita dalle imprese interessate, in attesa di eventuali osservazioni di parte libica in relazione ai dati in essa contenuti.
In considerazione delle difficoltà incontrate dalle sopracitate imprese creditrici, tra le quali la «Nutrix Supermangimi», per ottenere dagli interlocutori libici la piena riconciliazione degli importi in questione, le Autorità italiane hanno proposto la costituzione di un apposito Comitato misto, del quale fanno parte anche le associazioni imprenditoriali e i rappresentanti delle imprese creditrici, in particolare l'AIRIL, incaricato di definire l'esatto ammontare dei crediti vantati da ciascuna impresa, i criteri per l'eventuale rivalutazione per interessi, differenze di cambio, eccetera nonché idonee soluzioni ad una vicenda che dura ormai da quasi due decenni.
Nonostante gli sforzi profusi dal Governo italiano, il Comitato, che si è riunito, da ultimo, due volte, a Roma e a Tripoli e che ha tenuto la sua ultima riunione nel settembre del 2001, non è finora pervenuto ad una soluzione definitiva.
In quella sede, ha però proceduto ad una prima classificazione dei crediti secondo tre tipologie:
crediti assistiti da sentenze o lodi arbitrali;
crediti per i quali sono stati depositati i fondi presso banche commerciali libiche o presso la Banca Centrale libica in attesa dell'autorizzazione al trasferimento del controvalore in valuta;
crediti notificati dalla Parte italiana e non ancora classificati dalle Autorità italiane.

Per quanto riguarda l'importo dei crediti, non ci sono dati condivisi con la parte libica, non essendoci stato ancora alcun esercizio di conciliazione delle cifre. A questo riguardo deve essere tenuto presente che ciascuna società ha adottato criteri diversi


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per il calcolo degli interessi maturati e per l'applicazione dei tassi di cambio valutari. I crediti in questione, infatti, sono denominati in differenti valute.
Il Governo, tuttavia, non ha tralasciato alcuna occasione di colloquio con la controparte libica per rappresentare la propria preoccupazione per il protrarsi della situazione, rappresentando come il pagamento dei debiti pregressi costituisca la premessa indispensabile per il pieno rilancio delle relazioni economiche bilaterali. Da ultimo, ciò è avvenuto anche in occasione dei colloqui del Presidente del Consiglio nelle sue funzioni di Ministro degli Esteri
ad interim, con il Ministro degli esteri libico Shalgam (Roma, 26 febbraio 2002).
Nella circostanza, l'onorevole Ministro ha ricordato al Ministro Shalgam la viva aspettativa delle imprese italiane di vedere soddisfatte le loro attese, dopo un così lungo periodo di tempo, sottolineando il positivo impulso che la chiusura della vertenza sui crediti potrà avere, in particolare, sulle prospettive di collaborazione volte alla crescita delle piccole e medie imprese.
Alfine di evitare il ripetersi di analoghe situazioni, è stato firmato, già dal dicembre 2000, un Accordo bilaterale per la protezione e promozione degli investimenti, attualmente in attesa di ratifica da parte italiana.
È utile sottolineare che una riunione del Comitato Tecnico Misto si terrà a Tripoli dal 1o al 3 ottobre 2002. Nell'occasione dovrebbe essere identificata una soluzione globale e definitiva della questione, sulla base di un calendario convenuto.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

GAMBALE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a seguito dello scioglimento del Consiglio comunale di Ischia (Napoli) e della conseguente decadenza del Sindaco, avvocato Telese, nel mese di maggio è stata nominata una commissione prefettizia;
di fatto l'operato di tale commissione non si starebbe limitando alle sue prerogative e ai compiti ad essa istituzionalmente demandati ma - attraverso lo scientifico stravolgimento dell'innovativa e razionale organizzazione amministrativa, fondata sulla creazione di aree e settori, di cui il comune si era dotato al fine di eliminare vecchi apparati clientelari - starebbe svolgendo una vera e propria attività politica, sostituendo dirigenti e funzionari con altri di propria nomina, tutti dell'area politica avversa a quella dell'amministrazione uscente, spesso con aggravio di spese per le casse comunali;
ad esempio, dopo aver inutilmente tentato di revocare la liquidazione dell'Evi (Energia verde ischia) che stava mettendo a nudo omissioni, ammanchi, distrazioni e appropriazioni indebite compiute dalla dirigenza dell'Evi, e in particolare dal Presidente, l'avvocato Giuseppe Zabatta di A.N., anche con denunce in sede penale, (confrontare Il Golfo del 1 novembre 2001: Zabatta «avrebbe usato la carta di credito per scopi non attinenti agli interessi della società e sperperato centinaia di milioni per consulenze») ha ritenuto di revocare l'incarico di liquidatore all'avvocato Boccanfuso, nominando in sua sostituzione il dottor Mario Serpone, che è già presidente del Collegio dei revisori dei conti a Casamicciola Terme -:
se ritenga legittimo l'operato del commissario prefettizio del comune di Ischia, con particolare riferimento alle sostituzioni dei vari funzionari comunali con altri dell'area politica opposta o in conflitto d'interessi con i nuovi incarichi;
se ritenga che effettivamente la commissione stia operando nel superiore interesse del comune di Ischia, nell'osservanza dei prescritti criteri di economicità di gestione e senza favorire una parte politica e le sue clientele piuttosto che un'altra.
(4-01276)

Risposta. - Il commissario prefettizio per la provvisoria gestione del comune di Ischia ha avuto necessità, al momento del suo insediamento, di ricoprire i posti di Responsabile delle Aree tecnica, economica


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ed amministrativa. I precedenti incaricati, infatti, essendo legati all'Ente da un rapporto non a tempo indeterminato, ma, in base alla normativa vigente, collegato alla durata del «mandato del sindaco», sono decaduti assieme all'amministrazione.
Il commissario prefettizio ha pertanto individuato i funzionari responsabili di dette aree, facendo cadere la scelta su persone esperte di cui erano note professionalità, capacità tecniche e morali nonché competenza nelle rispettive materie, considerato altresì che già ricoprivano incarichi analoghi presso altri comuni dell'Isola.
In particolare, è stato conferito all'ingegner Ferdinando Formisano - già funzionario responsabile dell'U.T.C. presso il comune di Casamicciola Terme - in data 13 giugno 2001 con decreto n. 32, l'incarico di dirigente del settore tecnico del comune di Ischia, a mezzo contratto a termine ai sensi dell'articolo 109 del decreto legislativo 267 del 2000; è stato affidato al dottor Giorgio Balestrieri, che ha ricoperto l'incarico di funzionario responsabile, mediante contratto individuale a tempo determinato ai sensi dell'articolo 110 del decreto legislativo 267 del 2000 presso il comune di Casamicciola Terme, l'incarico, a scavalco, con decreto n. 34 del 13 giugno 2001, quale responsabile della 1a Area «Affari Generali» del settore Amministrativo nel comune di Ischia; al ragioniere Daniele Cutolo, già dipendente a tempo indeterminato presso il comune di Nola, è stato affidato l'incarico con decreto n. 31 del 13 giugno 2001 di dirigente a scavalco del settore Economico Finanziario del comune di Ischia, a mezzo contratto a termine; infine, alla dottoressa Lucia De Palma, già responsabile della Segreteria degli Organi Istituzionali presso il comune di Casamicciola Terme fino al 30 aprile 2001, con decreto n. 35 del 13 giugno 2001, è stato conferito analogo incarico presso il comune di Ischia.
Poiché si è provveduto a ricoprire esclusivamente posizioni di vertice già esistenti e resesi vacanti per i motivi sopra indicati, con tali nomine non si è realizzato alcun aggravio di spesa.
Per quanto attiene, poi, all'intervento del Commissario Prefettizio nelle vicende della E.V.I. S.p.a. in liquidazione, quest'ultimo ha proceduto alla revoca del rappresentante del comune di Ischia, nominato dal Sindaco precedente, nel collegio di liquidazione della società, al fine di assicurare, all'interno dello stesso Collegio, la presenza di un soggetto che rappresentasse l'attuale Amministrazione del comune di Ischia godendone la piena fiducia. In sua sostituzione è stato dapprima nominato il dottor Mario Serpone, che rinunciava all'incarico il 25 settembre 2001, e successivamente, il dottor Mario Bardi, entrambi noti professionisti napoletani.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

GAMBALE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 3 maggio 2002 sedici consiglieri comunali di Nola (Napoli) hanno rassegnato le dimissioni dalla propria carica;
in seguito a ciò, con decreto in pari data, il prefetto della provincia di Napoli, costituendo i 16 consiglieri la maggioranza dei componenti del consiglio comunale, scioglieva il consiglio stesso, nominando un commissario prefettizio per la gestione del comune;
risulta che uno dei consiglieri dimissionari abbia ritirato il proprio atto di dimissioni pochi minuti dopo la presentazione;
il sindaco, Giuseppe Serpico, ha denunciato che singoli elementi della maggioranza sarebbero stati oggetto di una sorta di «campagna acquisti» posta in atto del centro-destra;
lo scioglimento del consiglio comunale priva Nola della propria rappresentanza politica democraticamente eletta, consegnandola ad almeno un anno di gestione ordinaria mancante dei poteri necessari ad effettuare le delicate e importanti scelte per il futuro dell'intera area -:
se ritenga di verificare i presupposti e accertare la legittimità del decreto di scioglimento del consiglio comunale di Nola;


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se ritenga venuto meno il presupposto per lo scioglimento del consiglio, tenuto conto del fatto che un consigliere ha ritirato le proprie dimissioni.
(4-02964)

Risposta. - In merito alle modalità delle dimissioni rassegnate dalla metà più uno dei Consiglieri del Comune di Nola, in provincia di Napoli, si rappresenta quanto segue.
In data 3 maggio 2002 sono state acquisite al protocollo del Comune citato le dimissioni di sedici dei trenta consiglieri comunali assegnati dalla legge.
In pari data due dei consiglieri dimissionari hanno fatto pervenire al medesimo protocollo del Comune un documento con il quale ritiravano le proprie dimissioni.
Al riguardo, è orientamento del Ministero dell'interno - supportato da consolidata giurisprudenza amministrativa (per tutte vedasi Consiglio di Stato - Sezione I - sentenza n. 872 del 17 ottobre 2001 e TAR Lombardia - Sezione di Brescia - ordinanza n. 207 del 2002) - che le dimissioni cosiddette
ultra dimidium diano luogo allo scioglimento del Consiglio comunale solo se contestuali, o, se rese con atti separati, tali atti siano presentati contemporaneamente al protocollo, intendendosi con tale requisito la «contestualità del tempo» garantita dall'ordine di grado di iscrizione nel protocollo medesimo.
Tali requisiti sono ritenuti dal Consiglio di Stato - vedasi l'ordinanza n. 1902 del 1998 della V Sezione - come garanzia effettuale dell'avverbio «contemporaneamente» con cui il legislatore ricollega lo scioglimento del Consiglio comunale alle due fattispecie tipiche ed infungibili della presentazione in un unico atto ovvero della presentazione, contemporanea e necessariamente concordata, delle singole dichiarazioni di dimissioni della maggioranza dei Consiglieri stessi.
Nella concreta fattispecie richiamata dall'onorevole interrogante, le modalità di presentazione delle dimissioni sono conformi al dettato normativo, in quanto si tratta di documenti separati ma presentati contemporaneamente al protocollo del Comune. Tali dimissioni, dunque, hanno determinato l'impossibilità di funzionamento dell'Organo elettivo che ha condotto alla sua naturale dissoluzione.
Pertanto non può darsi rilievo alle dichiarazioni successive rese dai due consiglieri dimissionari in ordine ad un loro diverso intendimento, tanto più che le dimissioni dei Consiglieri, una volta assunte al protocollo, escono dalla sfera di disponibilità degli Amministratori che le hanno sottoscritte ed assumono una propria autonoma rilevanza giuridica in grado di produrre gli effetti di legge.
Per le considerazioni di cui sopra, in conformità con casi analoghi, con Decreto del Presidente della Repubblica datato 30 maggio 2002 si è provveduto allo scioglimento del Consiglio comunale di Nola e alla nomina di un commissario straordinario per la gestione dell'ente.
Il Comune di Nola sarà rinnovato nella prossima tornata elettorale primaverile.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

GAZZARA, STAGNO D'ALCONTRES, D'ALIA, NARO, GERMANÀ e CRIMI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da tempo ormai intollerabile le aule dei palazzi di giustizia sono per lo più arredate in modo non consono ai luoghi ed a quello che gli stessi devono rappresentare;
la istituzione o la costruzione di nuovi tribunali dovrebbero rappresentare un'opportunità per provvedere ex novo e adeguatamente;
spesso, però, vuoi per mancanza di mezzi, vuoi per incuria o «disattenzione» di chi è competente a provvedere, le nuove sedi si arredano con materiale riciclato e a volte assemblato in modo non omogeneo per categorie, modelli e tipi ovvero non si arredano affatto;
gli operatori del settore consci di svolgere una funzione essenziale e non


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derogabile si adoperano quotidianamente a lavorare in situazioni di disagio anche logistico;
a volte, però, diviene intollerabile non tanto lo stato obiettivo dei luoghi, quanto l'assoluta indifferenza di chi per ruolo e funzioni deve dare ascolto e risolvere i problemi con ciò ledendo profondamente la dignità degli avvocati, dei giudici, dei lavoratori e di tutta l'utenza;
con il Governo di centro sinistra, ciò è spesso accaduto, ed il nuovo Governo si trova ad affrontare situazioni disastrose;
di fatto la situazione nella provincia di Messina non è risolta;
in particolare la sede di Sant'Agata di Militello - staccata dal tribunale di Patti - è carente di arredamenti idonei ad un palazzo di giustizia, di recente attivazione e ciò ha indotto la camera penale a riservarsi di proclamare l'interruzione delle udienze penali -:
in tale stato di cose ed a prescindere dagli altri gravissimi problemi che riguardano la giustizia, non certo risolvibili con interventi, tutto sommato semplici, come quello richiesto con la presente, quali provvedimenti intendono adottare (se del caso previa idonea ispezione per accertare la situazione ed individuare le responsabilità), e con urgenza, al fine di garantire l'idoneità dell'arredamento delle sedi giudiziarie della provincia di Messina - e, in particolare, entro quali tempi si potrà procedere ad arredare la sede staccata (del tribunale di Patti) di Sant'Agata di Militello - nella salvaguardia della dignità di chi in quei luoghi deve lavorare.
(4-00927)

Risposta. - Si comunica che, in data 15 aprile 1999, è pervenuta al competente ufficio ministeriale, mediante una comunicazione trasmessa dal Presidente della Camera penale dei Nebrodi, la richiesta urgente di arredi occorrenti al nuovo palazzo di giustizia di S. Agata di Militello, sede distaccata del Tribunale di Patti.
Detto Ufficio, nel rispetto di quanto stabilito dall'ordinamento giudiziario che pone a capo della Sezione distaccata di Tribunale il Presidente del Tribunale del Circondario, con nota del 19 aprile 1999, ha comunicato sia al Presidente del tribunale di Patti che al Presidente della Corte di appello di Messina, la propria disponibilità a soddisfare le esigenze relative al fabbisogno di beni e servizi.
Tale procedura si è resa necessaria poiché questa Amministrazione può attivarsi in tal senso, solo a seguito di espressa richiesta proveniente dai Capi degli uffici giudiziari interessati.
Pervenuto in data 13 giugno 2001 l'elenco dettagliato degli arredi occorrenti alla sede giudiziaria in parola, è stata autorizzata, con ministeriale del 7 settembre 2001, la procedura della trattativa privata finalizzata all'acquisto di quanto richiesto.
Il Presidente del Tribunale di Patti, a seguito della citata ministeriale del 7 settembre 2001, autorizzativa dell'espletamento dell'indagine di mercato, con nota del 29 ottobre 2001 chiedeva l'invio dell'elenco di ditte specializzate in arredamenti per uffici giudiziari, accreditate presso questo Ministero.
Tale richiesta veniva riscontrata dallo stesso ufficio ministeriale competente che, con nota dell'11 gennaio 2002, rappresentava al Presidente del citato Tribunale l'impossibilità di fornire indicazioni al riguardo, attesa l'inesistenza di un albo ufficiale di fornitori presso questa Amministrazione.
Il Presidente del Tribunale di Patti in data 26 luglio 2002 ha trasmesso al citato ufficio ministeriale la documentazione afferente l'espletamento dell'indagine di mercato, corredata dal visto di congruità dell'Agenzia del Territorio di Messina.
Con nota del 19 settembre 2002 la Direzione generale delle risorse materiali, dei beni e dei servizi ha quindi autorizzato l'acquisizione degli arredi, necessari ad allestire la nuova sede giudiziaria di S. Agata Militello, riservandosi di accreditare l'importo complessivo della fornitura non appena verranno trasmessi i prezzi relativi alle poltrone con rivestimento in tessuto, in luogo di quelle richieste in pelle, il cui


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costo, per motivi di rigore e stretta necessità, non è possibile finanziare.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

GERMANÀ. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a Sant'Agata di Militello vi è la più grande flotta peschereccia della provincia di Messina;
il porto di Sant'Agata è l'unico porto peschereccio nell'area;
l'attività di pesca qui condotta è di fondamentale importanza socio economica per il comune di Sant'Agata e per l'economia ittica dell'intera costa tirrenica della provincia di Messina;
i pescatori di Sant'Agata sono già fortemente penalizzati dai nuovi regolamenti comunitari essendo prevalentemente dedicati alla pesca con reti pelagiche derivanti, proibite da quest'anno, ed al bianchetto, proibito dal prossimo anno;
è in pieno sviluppo l'attività di maricoltura in gabbia ed esercitando tale attività un importante ruolo nella riconversione dei pescatori e conseguentemente sull'economia ittica;
la crescente vocazione turistica dell'area relativamente alla fruizione del mare si concretizza attraverso lo sviluppo di pescaturismo ed ittiturismo, l'incremento della nautica da diporto, sia locale che di transito, o di attività balneari ed ad esse collegate così come lidi e spiagge attrezzate;
per l'area, anche per i motivi precedentemente riportati, acquisti un rilievo sempre maggiore la gestione dell'area demaniale -:
se non si ritenga opportuno trasformare la delegazione di spiaggia di Sant'Agata di Militello, afferente alla capitaneria di Porto, Guardia Costiera di Milazzo, in un ufficio circondariale marittimo, afferente sempre alla medesima capitaneria, in quanto tale trasformazione potrebbe garantire una maggiore e migliore assistenza alla marineria di Sant'Agata ed una più attenta presenza sul territorio, consentendo, infatti, un più rapido espletamento delle pratiche e degli obblighi da parte degli operatori della pesca e un potenziamento dell'attività di vigilanza, controllo e gestione del demanio marittimo e delle attività produttive e ricreative ad esso connesse.
(4-02749)

Risposta. - Il potenziamento e la riapertura di diversi uffici marittimi in un contesto generale di riassetto dell'articolazione periferica, rappresenta un primario obiettivo delle strategie del Corpo delle capitanerie di porto.
Nel caso specifico, ciò viene inteso non solo per consacrare, con un pertinente ed adeguato livello organizzativo periferico, la rilevanza che la Regione siciliana va vieppiù esprimendo nel settore marittimo, ma anche per consentire, al pari di altre regioni a forte vocazione marittima, un corretto allineamento delle competenze regionali rispetto ai corrispondenti uffici dell'amministrazione marittima che avrebbe quale effetto un più funzionale e razionale assetto dell'attuale organizzazione periferica.
La definizione dell'articolazione degli uffici marittimi siti nel compartimento marittimo di Milazzo trova il suo presupposto nell'esigenza di mantenere il necessario equilibrio tra i compiti assegnati al Corpo delle capitanerie di porto e gli strumenti disponibili e il controllo degli spazi marittimi che le nuove normative ed i nuovi compiti prevedono.
Tali presupposti hanno indotto il Comando generale del corpo delle capitanerie di porto a porre in essere una approfondita analisi e valutazione di tutte le componenti tecnicologistiche e di quelle inerenti all'organizzazione delle risorse umane per l'elevazione dell'ufficio locale marittimo di Sant'Agata di Militello a Ufficio circondariale marittimo.
In tale contesto, il potenziamento delle infrastrutture dell'attuale sede dell'Ufficio


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locale, per il quale l'amministrazione comunale ha già bandito la gara per la progettazione esecutiva dell'opera, e l'adeguamento del personale militare conseguente alla trasformazione del servizio militare di leva in professionale, consentiranno di predisporre l'assetto funzionale e la struttura organica sufficiente per dare vita al successivo provvedimento formale di elevazione.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

GIACHETTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel corso della breve visita a Vientiane durante lo scorso mese di novembre, il Sottosegretario agli Affari Esteri, onorevole Margherita Boniver, aveva ricevuto dal suo omologo laotiano assicurazioni che Thongpraseuth Keuakoun, Kamphouvieng Sisa-At, Seng-aroun Phengphanh, Bouavanh Chanmanivong e Keochay - i cinque leader studenteschi arrestati il 26 ottobre 1999 in seguito a una manifestazione pacifica in favore della democrazia, della libertà e della riconciliazione in Laos e da allora desaparecidos - non erano ancora stati processati ma che lo sarebbero stati di lì a poco;
secondo affermazioni fatte il 13 giugno 2002 a Strasburgo dai membri di una delegazione dell'Assemblea Nazionale della Rdp Laos di fronte alla Delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con i paesi del Sud-Est asiatico, i cinque desaparecidos sarebbero stati processati già nel corso del mese di giugno del 2001 e condannati per crimini ordinari;
rispondendo altresì ad una richiesta del deputato europeo Christopher Huhne, la suddetta delegazione laotiana si è inoltre dichiarata disponibile a presentare tutti i processi verbali delle varie fasi del procedimento a carico dei cinque -:
se intenda chiedere spiegazioni al Governo laotiano rispetto alla reale sorte giudiziaria dei cinque desaparecidos e sulla loro presente situazione (condizioni di salute, luogo di detenzione);
se ritenga accettabile il comportamento del Governo laotiano e quali azioni politiche e diplomatiche intenda intraprendere rispetto alle autorità di Vientiane;
se il Governo non ritenga necessario e urgente, sia in sede di rapporti bilaterali che in seno alle istituzioni europee, adottare nei confronti del Laos una politica che miri prioritariamente all'instaurazione della democrazia e dello Stato di diritto.
(4-03276)

Risposta. - Il caso dei cinque leaders studenteschi laotiani, arrestati il 26 ottobre 1999 a Vientiane a seguito della loro partecipazione ad una manifestazione in favore della democrazia, è stato da me sollevato nel corso dei colloqui intrattenuti con le Autorità laotiane in occasione della mia visita in Laos nel novembre 2001.
Successivamente, in occasione di un incontro bilaterale con il Vice primo Ministro e Ministro degli esteri laotiano Somsavad Lengsavad, tenutosi l'11 giugno 2002 a Roma durante il vertice FAO, nel corso di un colloquio separato ho riproposto la questione per avere precise informazioni sulla sorte dei cinque prigionieri. Il Vice Primo Ministro, rispondendo in modo evasivo, ha sostenuto la tesi secondo la quale i leaders studenteschi «desaparecidos» sarebbero in realtà soltanto criminali comuni, e sarebbero stati condannati sulla base di un giudizio ordinario. Ha inoltre aggiunto che la questione sarebbe stata portata, nei giorni successivi, all'attenzione del Parlamento Europeo da una delegazione dell'Assemblea Nazionale del Laos: questo è avvenuto, come noto, il 13 giugno 2002.
Il caso in questione è seguito con la massima attenzione anche a livello comunitario e, da ultimo, è stato sollevato il 6 giugno 2002 a Vientiane, in occasione di un incontro del Vice primo ministro e ministro degli esteri Somsavad Lengsavad con gli Ambasciatori dell'Unione europea.


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Anche in quella circostanza, da parte laotiana si sono avute risposte evasive, legate alla nota linea in base alla quale i cinque sarebbero stati condannati per reati comuni.
Il Governo italiano non mancherà di continuare a seguire la vicenda con attenzione in sede di rapporti bilaterali, così come in sede multilaterale, nel più ampio quadro della tutela dello Stato di diritto e dell'applicazione equa della giustizia in tutti i Paesi del mondo.
A tutela di questi princìpi l'Italia si è attivamente impegnata, in occasione della 58a sessione della Commissione per i diritti umani, tenutasi a Ginevra nel marzo-aprile 2002, per l'approvazione di alcune Risoluzioni sull'imparzialità della giustizia, il cui dettato anche il Laos, in quanto membro delle Nazioni Unite, è tenuto a rispettare.
Con la Risoluzione n. 2002/43, sull'indipendenza e l'imparzialità della magistratura e degli avvocati, la Commissione per i diritti umani invita tutti i Governi a fornire la dovuta assistenza al Relatore speciale per l'indipendenza della magistratura, ed a consentirgli l'accesso in tutti i Paesi nei quali egli intenda procedere ad accertamenti circa la situazione della giustizia, ed a fornirgli la documentazione relativa. La Commissione invita altresì il relatore Speciale a collaborare alla realizzazione di un manuale di formazione sui diritti umani nel campo della giustizia destinato a magistrati ed avvocati di tutti i Paesi.
Con la risoluzione 2002/47, sul rispetto dei diritti umani nell'amministrazione della giustizia - in particolare la giustizia minorile - la Commissione richiede agli Stati membri l'impegno ad introdurre procedure democratiche ed efficaci nell'amministrazione della giustizia, quale parte integrante del più generale processo di sviluppo in ogni paese.
Con la Risoluzione 2002/37, infine, sull'integrità del sistema giudiziario, la Commissione sottolinea che i Tribunali militari, essendo parte integrante dei sistemi giudiziari nazionali, devono essere costituiti secondo gli stessi principi di indipendenza ed imparzialità dei tribunali ordinari, e devono operare secondo le procedure legali stabilite dalla legge, assicurando la dovuta tutela dei diritti della difesa.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Margherita Boniver.

ALFONSO GIANNI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la divisione cittadinanza presso il Ministero dell'interno si occupa di una materia delicatissima in una fase storica in cui si assiste ad un forte flusso immigratorio e al ritorno di connazionali residenti in Argentina o di provenienza austro-ungarica;
la divisione cittadinanza fa fronte ad una mole di lavoro esponenzialmente accresciutasi negli ultimi anni, dato che si occupa delle richieste di cittadinanza provenienti da tutte le prefetture d'Italia, con un organico insufficiente come da sempre denunciato dal personale;
oltre all'arretrato endemico, negli ultimi anni si sono accumulati ritardi a causa del caso del sottosegretario Taormina e in considerazione del fatto che per ulteriori due mesi non si è proceduto alla nomina di un nuovo sottosegretario;
a seguito della ristrutturazione del Ministero dell'interno, la divisione cittadinanza è stata inserita nel dipartimento delle libertà civili e per l'immigrazione e il prefetto D'Ascenzo, attuale capo del citato dipartimento, ha avviato tutte le procedure per trasferire la divisione cittadinanza, allocata fino ad oggi al Viminale, in una sede distaccata;
a seguito di sopralluoghi compiuti sia dal personale che dalle rappresentanze sindacali si è constatato che nei locali individuati non vi sono spazi sufficienti sia per la sistemazione del personale che per gli archivi;
una prima relazione del medico competente del 12 gennaio 2002 individua nei locali che dovrebbero accogliere la divisione cittadinanza, una capienza ricettiva


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per 40 unità a fronte delle 66 unità che costituiscono l'organico; nella relazione del 25 gennaio 2002 viene aumentato il numero di addetti da assegnare alle varie stanze ma nella futura sede sarà possibile archiviare solo la metà delle pratiche trattate;
le rappresentanze di base, le rappresentanze sindacali unitarie e il personale hanno più volte chiesto che si adottassero misure correttive immediate, sia per quanto riguarda la sistemazione degli spazi per il personale, che per l'individuazione di ulteriori stanze e la sistemazione tecnica degli archivi, ma nulla è stato fatto alla data di presentazione del presente atto di sindacato ispettivo;
in tali condizioni è facile prevedere ritardi notevoli nella trattazione delle pratiche, visto che non sarà possibile disporre per lungo periodo degli archivi e che le condizioni di lavoro presumibilmente peggioreranno rispetto a quelle attuali -:
se non ritenga che il trasferimento della divisione cittadinanza in locali non adeguati né per il personale, né per contenere gli archivi non si risolva in un estremo rallentamento dell'iter delle pratiche a fronte di una mole di lavoro cresciuta negli ultimi anni a causa del forte flusso immigratorio;
se non ritenga necessario sospendere il trasferimento della divisione cittadinanza almeno fino a quando non ci saranno spazi adeguati, sia per il personale che per gli archivi, che permettano le migliori condizioni per il disbrigo delle pratiche.
(4-02579)

Risposta. - Si sottolinea preliminarmente che il trasferimento citato nell'interrogazione non riguarda esclusivamente gli Uffici della ex Divisione cittadinanza, ma tutta la Direzione centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze nella quale, a seguito della ristrutturazione dell'Amministrazione di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2001, n. 398, sono confluite più funzioni prima facenti capo a diversi Uffici del Ministero (Direzione generale dei servizi civili, Divisione cittadinanza della Direzione generale per gli affari generali e del personale, Ufficio centrale per le minoranze etniche e le zone di confine).
Per quanto riguarda la divisione cittadinanza, il trasferimento è stato effettuato nel mese di febbraio 2002, per gli altri uffici è ancora in fase di realizzazione.
La molteplicità e complessità delle funzioni riconducibili alla suddetta Direzione centrale e l'esigenza di assicurare la migliore e più tempestiva funzionalità hanno determinato la necessità di unificarne nel tempo i relativi Uffici in un unico stabile.
Nell'ambito delle procedure avviate per consentire il trasferimento sono stati puntualmente effettuati vari sopralluoghi per la verifica di tutte le problematiche connesse alle disposizioni della legge n. 626/1994.
Nel corso di tali sopralluoghi è stata rigorosamente esaminata la ricettività dei locali destinati ad essere assegnati alla ex Divisione cittadinanza. Le stanze destinate alla Divisione risultano del tutto idonee ad accogliere tutte le postazioni di lavoro.
Sono state inoltre adottate tutte le misure e gli interventi necessari ai fini della più adeguata sistemazione degli spazi necessari ad accogliere il personale nel pieno rispetto della legge n. 626/1994.
Tutto ciò è stato realizzato nell'ottica della migliore funzionalità di un così delicato e rilevante settore - quale è quello del riconoscimento della cittadinanza italiana - che assume una particolare valenza nell'attuale momento storico.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

ILLY. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in molti paesi europei le autostrade per le moto sono gratuite, con eccezione di alcuni ponti e gallerie;
i paesi in cui, per le moto, l'uso delle autostrade è soggetto a pagamento di un pedaggio sono: Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Svizzera e Austria, ma con tariffe differenti;


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in Francia, le moto pagano il 60 per cento della tariffa auto; in Spagna il pedaggio delle moto è lo stesso delle auto ma la recente autostrada catalana Pau-Casals adotta per le moto la tariffa del 50 per cento delle auto; in Portogallo la tariffa delle moto è inferiore a quella delle auto, mentre in Grecia le moto pagano meno del 50 per cento delle auto; in Svizzera il bollino annuale è uguale per tutti ma è di soli 25 euro e in Austria è previsto un bollino settimanale, bimestrale o annuale e le moto pagano il 70 per cento della tariffa auto, comunque molto ridotta;
in Belgio c'è un solo ponte a pagamento per le moto, con tariffa unica;
le autostrade per le moto sono gratuite e anche gratuiti sono i ponti e le gallerie in Germania, Lussemburgo, Olanda, Danimarca e Svezia. Anche nel Regno Unito le autostrade sono gratuite tranne che per alcuni ponti nei pressi di Londra, dove le moto sono esenti da pedaggio;
visto che una moto occupa mediamente una superficie di un quarto di quella di un'auto, che le ruote a terra sono solo due, che il peso medio è 5-8 volte inferiore e che il numero delle persone trasportate è di 2 anziché 5, è evidente che l'usura provocata all'asfalto da una motocicletta non è nemmeno paragonabile a quella della più piccola automobile;
considerato che la principale voce di spesa nella gestione di una autostrada è proprio l'asfaltatura -:
quali iniziative il ministro intenda adottare perché l'Italia, in sintonia con gli altri paesi europei, impegni i gestori autostradali ad applicare una tariffa ridotta del 30-40 per cento rispetto alla tariffa auto, su tutta la rete autostradale italiana.
(4-03139)

Risposta. - Si comunicano i seguenti elementi di risposta forniti dall'Ente Nazionale per le Strade.
Il vigente sistema di classificazione dei veicoli per le autostrade a pedaggio denominato «assi di sagoma», in base al quale i motocicli sono inseriti nella stessa classe delle autovetture, deriva direttamente dalle indicazioni della Commissione tecnica per la ristrutturazione dei pedaggi autostradali, nominata dal Ministro dei lavori pubblici con decreto ministeriale 553 del 1986, in attuazione della legge 12 agosto 1982 n. 531.
Il sistema, introdotto fin dal 1990 sulla rete autostradale nord-orientale e esteso nel 1991 sull'intero territorio nazionale, prevede una classificazione dei veicoli stessi prescindendo dall'uso cui sono destinati. L'articolazione delle classi, ridotte nel numero rispetto alle precedenti, in veicoli leggeri (classe A) e veicoli pesanti (classi B, 3, 4 e 5) con una differenziazione in relazione al numero di assi, ha consentito un allineamento agli altri paesi Europei.
A distanza di anni dall'adozione di detto sistema, ne è risultata pienamente confermata la validità, sia per quanto riguarda il livello del servizio all'utenza sia per quanto attiene all'aspetto gestionale da parte dei Concessionari.
Peraltro, informa l'Ente stradale, a livello europeo la classificazione dei motoveicoli non ha ancora trovato una soluzione comune.
Infatti, mentre in Francia, Portogallo, Austria e Grecia è prevista una apposita classe di pedaggio ad essi dedicata, in Spagna, Norvegia, Slovenia e Croazia, oltre che in Italia, tale specificità non esiste e gli stessi vengono assimilati alle autovetture.
L'ANAS riferisce, pertanto, che allo stato non appaiono applicabili riduzioni tariffarie anche in considerazione del fatto che i costi, le spese per il personale di esazione eccetera, incidono in egual misura sull'operazione effettuata e, quindi, su ogni passaggio rilevato, sia esso di moto o di auto.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

LA GRUA. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il Ministero delle attività produttive, con circolare del 16 gennaio 2002, ha disposto la sospensione delle erogazioni


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alle iniziative imprenditoriali previste nei Patti Territoriali relativi al Bando 10 ottobre 1999, già approvati, tra i quali quello di Ragusa, e per i quali sono state erogate le prime anticipazioni;
la sospensione delle erogazioni riguarda i Patti approvati dal CIPE senza assegnazione di risorse statali destinate al finanziamento degli interventi strutturali e per i quali, a suo tempo, nell'ambito della conferenza Stato-regioni, la regione Sicilia aveva assicurato la relativa copertura;
la regione Sicilia non ha provveduto al finanziamento di dette opere;
tale situazione rischia di compromettere le 64 iniziative imprenditoriali del patto di Ragusa e le connesse previsioni occupazionali, con grave pregiudizio per gli imprenditori impegnati nella realizzazione delle iniziative e per l'intera economia provinciale -:
se non ritenga di revocare la circolare del 16 gennaio 2002 indicata in premessa, sbloccando le risorse economiche già stanziate e pronte presso la Cassa depositi e prestiti ed intervenendo presso la regione Sicilia per sollecitare la stessa a mantenere gli impegni assunti in sede di Conferenza Stato-Regioni in ordine alla copertura degli oneri per la realizzazione delle infrastrutture.
(4-04072)

Risposta. - La Circolare suddetta riguarda tutti i patti territoriali, già decretati, per i quali, allo stato, non è prevista alcuna copertura finanziaria a carico della finanza statale per le infrastrutture dagli stessi previsti. La stessa, lungi dal voler compromettere la realizzazione delle iniziative imprenditoriali ammesse alle agevolazioni e le relative procedure di erogazione, nasce dalla necessità di adottare misure che possano garantire la piena operatività delle stesse prevedendo l'avvio ed il completamento in tutti i casi in cui non risulta pregiudizievole la realizzazione degli stessi investimenti in mancanza di infrastrutture.
Solo in un numero estremamente esiguo di situazioni risulterà non auspicabile l'avvio delle iniziative private in assenza delle necessarie garanzie sulla realizzabilità delle opere infrastrutturali, cui le predette iniziative risultano strettamente collegate.
Per le ragioni di cui sopra è stato previsto che i soggetti responsabili provvedano a trasmettere alla cassa depositi e prestiti una specifica dichiarazione liberatoria delle procedure di erogazione tendente ad escludere la sussistenza di situazioni di impedimento.
A tutt'oggi risultano essere state trasmesse alla cassa depositi e prestiti già diverse dichiarazioni da parte dei soggetti responsabili e tutte, per il momento, non hanno evidenziato dette situazioni.
È importante evidenziare che, nei casi di possibili situazioni di impedimento, i soggetti responsabili, al fine di evitare il blocco delle iniziative imprenditoriali strettamente connesse alla realizzazione delle infrastrutture, possono, da un lato, aggiornare le opere infrastrutturali non coperte e, dall'altro, riutilizzare le economie del patto per la copertura finanziaria delle opere infrastrutturali ritenute strettamente necessarie.
La circolare, infine, prevede che i soggetti responsabili provvedano a comunicare a tutte le imprese ricadenti nel patto che, all'attualità, non è assicurata la copertura finanziaria per le infrastrutture.
Tale comunicazione appare doverosa oltre che opportuna nei confronti di tutti gli imprenditori che hanno aderito al patto.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giuseppe Galati.

LETTIERI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'ente ferrovie Spa pubblicizza con spot televisivi un servizio innovativo, efficiente e confortevole;
sempre attraverso i mezzi di comunicazione viene indicato alla clientela di rivolgersi al numero unico delle ferrovie per informazioni riguardanti orari, eventuali scioperi e per avere qualsivoglia informazione inerente ai treni;


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si verifica che venga sostituito un Eurostar con Intercity senza neanche darne comunicazione ai passeggeri in stazione, in modo che essi non trovino sul treno il previsto servizio ristoro come è accaduto ad esempio con l'Eurostar 9307 da Torino per Roma del 25 febbraio 2002;
detti cambi di vettori e di carrozze portano a sicuri ritardi, all'impossibilità di usufruire del posto prenotato, in quanto la numerazione dei posti a sedere è completamente diversa fra i citati modelli di treno, causando notevoli disagi;
per chiedere i rimborsi sui passaggi di categoria e per ottenere i bonus, si deve fare la coda presso le biglietterie delle stazioni;
non è possibile effettuare le richieste di rimborso tramite le biglietterie autorizzate e tantomeno attraverso internet;
è praticamente impossibile entrare in contatto con il numero unico delle informazioni, in quanto lo stesso risulta sempre occupato e, anche nei rari casi in cui si riesce è assolutamente impossibile parlare con l'operatore -:
quali iniziative intenda promuovere al fine di verificare i disservizi sopra descritti e quali provvedimenti intenda assumere al fine di garantire l'efficienza del servizio tanto pubblicizzata.
(4-02442)

Risposta. - Esaminata la questione ed acquisite le notizie da Ferrovie dello Stato S.p.a., si evidenzia che, nel caso specifico, la sostituzione del treno Eurostar 9307 con l'Intercity avvenuta il 25 febbraio 2002 è stata determinata da un guasto meccanico improvviso.
Il giorno 25 febbraio 2002 l'
Eurostar 9307 (Torino 6.00 - Roma 11.55) è stato sostituito da un treno Intercity a seguito di un guasto meccanico improvviso, la cui eccezionalità - secondo Ferrovie - sarebbe confermata dalla casistica secondo la quale, dal mese di febbraio 2001 al giugno 2002, si sono verificati solo 15 casi di sostituzione di materiale Eurostar con materiale ordinario, e di questi alcuni soltanto su percorrenze parziali, su un totale di 108 Eurostar circolanti quotidianamente sull'intero percorso nazionale.
Tuttavia, nel caso segnalato, Ferrovie ha riferito che il personale di bordo, nel provvedere immediatamente ad informare la clientela attraverso l'impianto di sonorizzazione, fornendo anche le proprie scuse per il disservizio causato, ha prestato la dovuta assistenza ai clienti, garantendo altresì il servizio minibar, in mancanza della carrozza ristorante.
Per quanto riguarda l'aspetto prenotazioni, nei casi di sostituzione programmata del materiale rotabile, viene attivata una procedura di «riprogrammazione delle prenotazioni». Nel caso segnalato, l'imprevista sostituzione dell'
Eurostar con un treno Intercity, in uno stato di emergenza, non ha consentito purtroppo di attivare la prevista procedura di riprogrammazione.
Peraltro, va sottolineato che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nell'ambito della propria competenza istituzionale, tesa ad assicurare il rispetto degli obiettivi di qualità dei servizi di trasporto ferroviario per la media e lunga percorrenza intesi, tra l'altro, a garantire un miglioramento dell'accessibilità del viaggio, ha mostrato particolare attenzione alle problematiche relative alla procedure di rimborso a favore degli utenti del servizio ferroviario.
A tale riguardo Ferrovie ha riferito che la richiesta di rimborso, che consiste nella differenza tra il prezzo pagato e quello relativo al costo del servizio usufruito, deve essere avanzata entro 12 mesi presso la biglietteria ferroviaria abilitata della stazione in cui si è verificato il disservizio ovvero presso qualsiasi altra biglietteria abilitata, nel caso in cui sul biglietto sia stata apposta specifica annotazione da parte del personale di bordo.
In particolare, tenuto conto anche delle considerazioni sulla materia della qualità e delle tariffe ferroviarie espresse dal NARS-CIPE, con l'obiettivo di monitorare la qualità dei servizi erogati, gli uffici di questa Amministrazione preposti alla vigilanza sulle Ferrovie verificano anche il sistema delle prenotazioni, mentre da parte sua, Trenitalia si impegna a modificare tale


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sistema, ivi comprese le modalità di rimborso dei titoli di viaggio, qualora si riscontri un impatto negativo sull'utenza.
È prevista anche l'individuazione di specifici fattori di qualità vincolati ad indicatori esattamente misurabili, quali la dotazione complessiva di biglietterie automatiche ed il funzionamento delle stesse, il numero complessivo di agenzie di viaggio abilitate all'emissione di biglietti e all'effettuazione di prenotazioni, nonché l'efficacia dei servizi di informazione telefonica offerti da Trenitalia S.p.a.
A tale ultimo proposito, Ferrovie ha riferito che il numero unico dei servizi «FS informa» e «Biglietteria telefonica» è in fase di progettazione proprio al fine di agevolare l'accesso alle informazioni per la clientela e che, anche per ridurre i tempi dì attesa, è prevista l'implementazione di una rete di interconnessione fonica tra i centri sopra citati.
L'attenzione alla qualità dei servizi offerti è oggetto della «Carta dei Servizi 2002» di Trenitalia, documento di informazione predisposto e diffuso dalla società e sottoposto agli Uffici tecnici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
In particolare, la «Carta dei Servizi» tende a presentarsi come strumento di confronto con la clientela e regolamenta, tra l'altro, le procedure per il rimborso del titolo di viaggio di cui sopra, nonché l'erogazione del
bonus emesso in caso di ritardo dei treni o di mancato funzionamento dell'impianto di climatizzazione.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

LUCCHESE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere se, al fine di eliminare il caos esistente su strade ed autostrade dove la presenza di camion e tir provoca caos, ingorghi, incidenti anche mortali, non ritenga di promuovere un provvedimento per l'applicazione di tariffe particolarmente ridotte ed agevolate per il trasporto merci per ferrovia o via mare.
(4-00616)

Risposta. - Quanto riguarda il trasferimento di consistenti quote di traffico dalla modalità di trasporto stradale a quella marittima, si fa presente che la tematica fa parte del programma di azione messo a punto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la promozione delle cosiddette «autostrade del mare».
Una delle finalità principali delle attività a livello sia nazionale sia comunitario è proprio quella di porre rimedio al congestionamento della rete stradale e ed autostradale italiana che ha, oltretutto, effetti fortemente negativi in termini di impatto ambientale.
Per favorire l'adozione di soluzioni concordate al problema, è stato attivato un apposito gruppo di esperti in collaborazione con Francia e Spagna, cui intendono partecipare anche Olanda, Belgio e Grecia, che sta procedendo all'individuazione degli elementi di criticità del sistema e delle iniziative idonee a favorire un più ampio utilizzo del trasporto marittimo.
Concrete proposte d'azione vengono altresì dall'insieme dell'Unione Europea, che ha posto tale tematica tra quelle di prioritario interesse, anche ai fini dello sviluppo del trasporto marittimo.
L'ipotesi di «tariffe particolarmente ridotte ed agevolate per il trasporto merci» via mare, come auspicato dall'interrogante non è esclusa a priori, ma va attentamente valutata alla luce dell'ordinamento comunitario in quanto, se non supportata da idonee motivazioni e formulata in maniera corretta, potrebbe non ricevere la necessaria approvazione della Commissione Europea, poiché si configurerebbe come un aiuto ad un settore produttivo e come tale vietata in principio dal Trattato di Roma.
L'impegno delle Istituzioni nel sostegno del settore relativo al trasporto merci, trova ulteriore conferma nel disposto dell'articolo 38, comma 4, della legge 1o agosto 2002, n. 166, pubblicata sul supplemento ordinario n. 158/L della
Gazzetta Ufficiale n. 181 del 3 agosto 2002, recante disposizioni in materia di infrastrutture e trasporti, che, nel quadro della liberalizzazione del trasporto ferroviario, prevede la regolamentazione


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delle modalità di incentivazione del trasporto merci per ferrovia.
La necessità di incentivi a sostegno del trasporto combinato rappresenta, inoltre, uno degli obiettivi principali della politica trasportistica non solo nazionale, ma anche comunitaria.
Il riequilibrio modale per eliminare i problemi di congestione nel settore dei trasporti rappresenta, infatti l'obiettivo di una strategia perseguita dalla Comunità economica europea ed evidenziata nel Libro bianco concernente la politica europea dei trasporti fino al 2010, da cui si evince un incisivo programma d'azione inteso ad un forte rilancio delle ferrovie.
Infine, quanto affermato non può prescindere da quanto prescritto nell'articolo 10 della direttiva 2001/14/CE, da recepire entro il 15 marzo 2003, la quale, disciplinando la concorrenza leale intermodale tra strada e rotaia, prevede la possibilità di contributi al trasporto ferroviario che, in carenza di una adeguata struttura tariffaria nel settore dei trasporti, consenta un sostegno pubblico che tenga conto in modo adeguato degli elevati costi esterni quali incidenti, inquinamento, rumore e congestionamento inevitabilmente connessi al trasporto stradale.
Per quanto riguarda il trasporto ferroviario, occorre premettere che il recepimento della direttiva europea n. 440/91 da parte del Governo italiano ha determinato la separazione tra l'impresa che gestisce l'infrastruttura ferroviaria, che nel Gruppo FS ha comportato la costituzione della Società Rete Ferroviaria Italiana (RFI) S.p.a., e le imprese che gestiscono le attività commerciali nel mercato «liberalizzato» del trasporto ferroviario, in cui il Gruppo citato è presente con la Società Trenitalia S.p.a.
Inoltre, va considerato che la società menzionata, nel conseguire l'obiettivo del risanamento aziendale, è vincolata dal piano d'impresa ad operare secondo criteri di economicità pur dovendo garantire per fini sociali attività di trasporto non sempre con riscontro economicamente positivo.
Ciò premesso, occorre considerare come la problematica in esame, ed in particolare il trasporto combinato, sia all'attenzione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che, nel predisporre il Contratto di servizio 2000-2001 e nel definire gli obblighi di servizio, ha previsto, a fronte delle disponibilità finanziarie nel bilancio dello Stato, il contributo pubblico, seppure limitato, al solo servizio di trasporto combinato nazionale terrestre.
L'istituzione di tale obbligo di servizio non rappresenta che il primo passo di una politica trasportistica intesa ad incentivare e favorire il sistema dell'intermodalità ed il riequilibrio modale.
Al riguardo si evidenzia che è in corso, da parte del Gruppo FS, l'elaborazione di un nuovo Piano d'Impresa 2002-2005, dove, per quanto riguarda Trenitalia-Cargo, è previsto il sostegno dello Stato al trasporto combinato.
Gli incentivi pubblici per tale tipo di trasporto si configurano, come necessari a fronte degli elevati costi che occorre sostenere per la realizzazione di appositi
terminal indispensabili per spedire da porta a porta particolari unità di carico quali containers, pallets eccetera.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

LUSETTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 2001, n. 123, è stato emanato il regolamento sull'uso di strumenti informatici e telematici nel processo civile, nel processo amministrativo e nel processo innanzi alle sezioni giurisdizionali della Corte dei conti (cosiddetto «processo telematico»);
tale regolamento prevedeva l'emanazione, entro il 30 ottobre 2001, di un decreto contenente regole tecnico-operative per il funzionamento e la gestione del sistema informatico civile, per l'accesso dei difensori delle parti e degli ufficiali giudiziari, e per la conservazione e l'archiviazione dei documenti informatici;


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tali regole tecnico-operative non sono state a tutt'oggi ancora emanate;
il citato decreto del Presidente della Repubblica prevede che le disposizioni regolamentari per l'operatività del processo telematico si applichino a partire dal 2 gennaio 2002;
il Ministro della giustizia ha rinviato di sei mesi, al 1 luglio 2002, l'avvio del processo telematico -:
se sia possibile rispettare la nuova data del 1 luglio 2002 per l'avvio del processo telematico, non essendo state a tutt'oggi emanate le necessarie regole tecnico-operative;
se risponda a verità che l'AIPA, a suo tempo coinvolta, abbia espresso parere ampiamente negativo su una bozza di decreto contenente le citate regole tecnico-operative;
quali siano i motivi per cui, come risulta all'interrogante, gli organismi rappresentativi degli avvocati vengano sistematicamente tenuti all'oscuro delle scelte effettuate in merito al processo telematico, scelte che possono avere un impatto enorme sulle modalità di esercizio della professione forense;
quali siano i motivi del ritardo nella emanazione delle norme tecniche e del ritardo complessivo del processo telematico;
quali iniziative e rimedi il Ministro interrogato intenda porre in essere per giungere concretamente all'avvio del processo telematico senza ulteriori dilazioni e per coinvolgere direttamente gli avvocati nella scelta delle modalità tecnico-operative per il processo.
(4-03077)

Risposta. - Si rappresenta che la predisposizione delle regole tecniche per la realizzazione di un completo sistema informatico giudiziario ha comportato un notevole sforzo di coordinamento e di sintesi tra varie ed eterogenee esigenze. È stato già predisposto un disegno di decreto ministeriale, composto da 69 articoli che coprono diverse tematiche: dall'architettura generale del sistema, alle caratteristiche dei punti periferici, intermedi e centrali, dalle modalità di accesso, di trasmissione, di pagamento, connesse alle operazioni telematico-giudiziarie, all'archiviazione dei dati ed alla determinazione dei formati dei messaggi e dei modelli di documenti. Tale versione è stata delineata tenendo conto di alcune osservazioni contenute nel parere dell'Aipa, espresso con riferimento alla prima bozza del provvedimento. Non sono però state condivise le critiche relative all'organizzazione del rapporto tra utenti esterni e sistema interno del processo telematico. La tesi dell'Aipa prefigurava che non vi fosse alcun intermediario obbligatorio ma solo intermediari cui ricorrere volontariamente e per servizi aggiuntivi.
Tale soluzione, pur apparendo logica da un punto di vista astratto ed in linea di principio, non è praticabile se calata in una realtà in cui gli utenti non sono informaticamente autosufficienti e l'assistenza che l'Amministrazione potrebbe fornire, peraltro con costi incompatibili con gli attuali stanziamenti di bilancio, rivelandosi inadeguata, rischierebbe di provocare il rigetto dell'iniziativa, fornendo, di conseguenza, un'ulteriore immagine negativa della Giustizia.
È stata quindi mantenuta la scelta di valorizzare la funzione degli Organi professionali, che, come «punti di accesso», farebbero da tramite fra l'avvocato e la rete della giustizia.
Stanti, però, le divergenze con l'Aipa sui problemi del punto di accesso e del punto di certificazione si è ritenuto opportuno coinvolgere nelle scelte i professionisti interessati; sono, quindi, state richieste, in data 4 luglio 2002, osservazioni al Consiglio nazionale forense e si è, a tutt'oggi, in attesa di risposta.
Il ritardo nell'emanazione delle regole tecniche ha certamente influito sulle attività di sviluppo del
software di supporto al processo telematico, in quanto si è dovuto procedere allo sviluppo di soluzioni flessibili ed adattabili a scelte normative che potevano solo essere ipotizzate nel loro assetto finale. È comunque stata sottoposta al parere dell'Aipa una gara per lo sviluppo


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delle ultime infrastrutture necessarie per l'avvio del processo telematico, quelle per consentire l'archiviazione elettronica dei fascicoli, la lettura dei dati delle cancellerie e l'invio dei dati medesimi. La gara prevede una fase di sperimentazione in alcuni tribunali con il supporto di gruppi di lavoro cui si prevede che parteciperanno studiosi di diritto processuale, di scienze dell'organizzazione oltre che avvocati, magistrati, cancellieri e tecnici dell'Amministrazione.
Il mancato avvio del processo telematico dal 1o luglio è quindi dipeso dalla mancanza dei tempi necessari per la definizione delle regole tecniche e per la loro pubblicazione.
Il sistema informatico civile (S.I.C.) deve infatti integrarsi nella Rete unica della giustizia (Rug) e, più in generale, nella Rete unitaria della pubblica amministrazione (Rupa) e ciò determina la necessità di tener conto non solo di un'organizzazione informatica, ma anche di un'organizzazione giudiziaria già esistente, nel momento in cui si deve creare un'interfaccia di quest'ultima con l'esterno.
È stato quindi necessario operare scelte nelle direzioni della funzionalità economia e sicurezza del sistema.
A tal fine, le attività sperimentali sinora condotte (analisi di approfondimento e sviluppo dei programmi informatici), nell'ottica del miglioramento della qualità e dell'efficacia del sistema, hanno sempre coinvolto gli Ordini forensi.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

MARAN. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'ambasciata d'Italia a Brazzaville (Repubblica del Congo) ha informato i familiari di due italiani scomparsi che testimoni hanno dichiarato di aver visto sabato 19 dicembre 1998 nella stessa Brazzaville (in rue de trois francs) i corpi di due uomini bianchi uccisi da una banda armata nel corso dei disordini che hanno devastato quel paese;
la stessa ambasciata ha dichiarato di avere fondati motivi di ritenere che si tratti degli italiani Giuseppe Lister (di Grado-Gorizia) e Antonio Pase (di Lodi) che infatti da quel giorno non si sono potuti in alcun modo rintracciare;
i corpi delle due vittime sono scomparsi e fino ad oggi non sono stati ritrovati -:
se sia stato fatto tutto il possibile per accertare gli avvenimenti e per rintracciare e rimpatriare i corpi;
se il Governo italiano abbia fatto le necessarie pressioni sulle autorità congolesi per ricostruire l'accaduto anche al fine di assicurare informazioni veritiere ai familiari.
(4-03666)

Risposta. - La scomparsa dei due connazionali, Giuseppe Lister e Antonio Pase, si colloca nel quadro della guerra civile che ha colpito il Congo Brazzaville tra la fine del 1998 ed i primi mesi del 1999. In tale periodo, infatti, i miliziani fedeli all'ex Primo ministro Bernard Kolelas attaccarono a più riprese la capitale Brazzaville, impadronendosi di alcuni quartieri, tra cui quello di Bakongo e la regione adiacente del Pool. Gli scontri nella capitale si protrassero fino al maggio del 1999 e sporadicamente nelle regioni circostanti fino al novembre dello stesso anno, quando fu firmata una tregua fra il Governo del Presidente Sassou Nguesso e le milizie ribelli. Il successivo 29 dicembre vennero firmati gli accordi di pace mediati dal Presidente gabonese Bongo.
Il 20 dicembre la nostra Ambasciata fu informata che, proprio nel quartiere di Bakongo, sopracitato, erano stati visti i corpi di due bianchi. La notizia si aggiungeva peraltro alla circostanza che i signori Giuseppe Lister e Antonio Pase mancavano alla lista di quanti erano costantemente in contatto con la nostra sede diplomatica ed al fatto che gli stessi erano stati visti avviarsi insieme su un automezzo verso quel quartiere, proprio in coincidenza con l'inizio delle ostilità.


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Appena appresa la notizia, il nostro Ambasciatore, scortato da poliziotti locali, ha cercato di raggiungere la zona, senza riuscirvi a causa dei violenti combattimenti. Poco dopo venne informato che nella stessa zona era stata rinvenuta la patente di guida del signor Lister. Il signor Pase, di norma, era solito non portare con sé documenti.
Non appena la situazione lo ha permesso, l'Ambasciatore ha effettuato un sopralluogo con la polizia locale nell'area dove erano stati segnalati i corpi dei due bianchi e ha visitato successivamente tutti i posti dove giacevano i cadaveri delle vittime degli scontri - oltre 2.000 - senza peraltro riuscire ad individuarli.
La scomparsa dei due connazionali è peraltro avvenuta in un contesto politico di assenza di autorità che non ha certamente facilitato le ricerche effettuate da parte della nostra Ambasciata. Peraltro, dato l'elevato numero di vittime della guerra civile, invalse in quei giorni a Brazzaville la pratica di seppellire sommariamente i corpi dei deceduti per evitare il propagarsi di epidemie.
L'Ambasciatore a Brazzaville ha comunque periodicamente provveduto a richiedere alle locali autorità ogni possibile ulteriore elemento dal quale si potessero desumere notizie più positive, senza peraltro ottenere risposte confortanti in questo senso. Durante tutto il periodo della crisi e nei mesi successivi, l'Unità di Crisi è inoltre rimasta in stretto contatto con i familiari dei due connazionali informandoli tempestivamente sullo stato della situazione e su tutti i passi effettuati dalla nostra Rappresentanza diplomatica al fine di acquisire ogni informazione utile sul caso.
Purtroppo, il fatto che non siano emersi nuovi elementi nonostante le approfondite ricerche effettuate in loco durante tutto questo periodo, induce a ritenere che i signori Lister e Pase siano stati coinvolti, con esito fatale, negli scontri di quei giorni.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

MARINELLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è stata più volte segnalata la precaria situazione della galleria Belvedere, in territorio di Sciacca, - si trova sull'asse che congiunge la Sicilia occidentale a quella orientale - la cui sicurezza rappresenta un punto di fondamentale importanza per l'utenza fruitrice;
l'Anas, azienda preposta alla manutenzione, è stata ripetutamente sollecitata a provvedere all'illuminazione della suddetta galleria;
si sono verificati incidenti stradali nella zona delle due gallerie (Belvedere e Cava di Lauro);
il Ministro, in considerazione dell'interrogazione a risposta scritta n. 4-00191, rispondeva che nel programma triennale 2001-2003 è stato inserito un progetto, per un importo di circa 40 miliardi di vecchie lire, che interessa il tratto comprendente la galleria Belvedere e che prevede anche opere di civilizzazione;
in data 14 marzo 2002, il Ministro rispondeva ad una lettera dell'interrogante, che era stata verificata la copertura finanziaria e che in tempi brevi sarebbe stata bandita la gara per l'affidamento dei lavori di illuminazione -:
le motivazioni per cui non si è proceduto alla data odierna all'affidamento dei lavori per l'illuminazione della galleria Belvedere;
le iniziative intraprese dall'amministrazione per migliorare la viabilità, incrementando la sicurezza nel tratto di strada statale 115 che va sotteso tra lo svincolo ad oriente della città di Sciacca - direzione Agrigento - e lo svincolo ad occidente - direzione Trapani -.
(4-03694)

Risposta. - L'Ente nazionale delle strade, interessato al riguardo, ha comunicato che il progetto di circa lire 40 miliardi, relativo al tratto compreso tra lo svincolo


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di San Bartolo e l'inizio dell'abitato di Sciacca, è in fase di completamento.
La gara relativa ai lavori di realizzazione dell'illuminazione della galleria Belvedere è stata esperita in data 18 settembre 2002 ed è risultata aggiudicataria la ditta Alfa Impianti di Lecce.
La consegna dei suddetti lavori potrà avvenire entro il mese di ottobre 2002.
L'ente stradale ha fatto, inoltre, presente che il sindaco di Sciacca, nella riunione del 23 settembre 2002, si è impegnato a risolvere il problema del percorso alternativo alla galleria, in quanto la stessa, durante i lavori, verrà chiusa al transito per circa 90 giorni.
L'ANAS fa conoscere, infine, che le iniziative per migliorare la viabilità del tratto in argomento rientreranno nei lavori di ordinaria manutenzione consistenti nello sfalcio delle erbe infestanti, potenziamento della segnaletica verticale, sistemazione delle barriere di sicurezza, riparazione del piano viabile, ed altri.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

MEDURI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni lungo un tratto di spiaggia, di circa 30 chilometri, del Basso Jonio nei pressi di Reggio Calabria è stata rinvenuta una quantità impressionante di rifiuti ospedalieri;
lungo tutta la zona è scattato l'allarme rosso per diversi comuni tra cui Palizzi, Brancaleone, Condofuri, San Lorenzo Bova Marina;
il materiale rinvenuto consiste in scatole di medicine, sacche per trasfusioni, cateteri, garze, siringhe e presenta aspetti di elevata pericolosità per la incolumità stessa dei cittadini;
il problema immediato è quello relativo al recupero del materiale che per la sua insita pericolosità presenta un rilievo assolutamente non secondario e di cui è stato informato anche il Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti della regione Calabria;
gli interventi saranno lunghi e complessi;
la presenza di questi rifiuti rischia di compromettere l'imminente stagione turistica con gravi ripercussioni su tutto il comparto -:
quali misure straordinarie ed urgenti si intenda porre in atto una volta accertate le cause di quanto verificatosi per sostenere l'azione di bonifica e il recupero dei rifiuti consentendo il regolare avvio della stagione turistica nella massima sicurezza.
(4-03161)

Risposta. - Sulla scorta di quanto comunicato dalla prefettura di Reggio Calabria, dalla capitaneria di porto della stessa città e dal comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, si rappresenta che i primi rinvenimenti di rifiuti speciali ospedalieri sono avvenuti il 23 maggio 2002 lungo il litorale del comune di Palizzi Marina (Reggio Calabria).
Il giorno successivo, analogo materiale veniva rinvenuto anche lungo le spiagge dei comuni di S. Lorenzo (Reggio Calabria), Condofuri (Reggio Calabria), Bova Marina (Reggio Calabria) e Brancaleone (Reggio Calabria).
Al fine di concordare le misure da adottare per la bonifica dei siti inquinati, si è subito tenuto un incontro presso la delegazione di Palizzi Marina (Reggio Calabria), con la presenza del delegato del commissario per l'emergenza rifiuti nella regione Calabria, di funzionari delle Asl e dei sindaci dei comuni interessati.
Veniva quindi disposta la raccolta immediata dei rifiuti in questione e la pulizia della spiaggia, il monitoraggio delle acque con il coinvolgimento della capitaneria di porto, l'analisi dei campioni di acqua marina atti a valutare la presenza di eventuale inquinamento e l'istituzione di un impianto


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di cartellonistica con l'indicazione del divieto di balneazione.
In data 10 giugno 2002, il commissario delegato per l'emergenza rifiuti nella regione Calabria emetteva l'ordinanza n. 1880 con la quale affidava alla ditta IMPEC srl di Pozzuoli (Napoli) l'attività di recupero, selezione, trasporto e smaltimento di rifiuti, nonché la pulizia ed il ripristino ambientale dell'arenile del tratto di costa interessata prescrivendo l'inizio dei lavori entro 3 giorni dalla notifica dell'ordinanza nonché l'esecuzione degli stessi in 25 giorni solari.
Dalle indagini eseguite risulterebbe che tali rifiuti siano stati scaricati in mare e successivamente si sarebbero spiaggiati su un tratto abbastanza ampio del litorale a seguito delle mareggiate e delle correnti presenti in zona.
Le indagini per risalire ai responsabili dell'abuso e al luogo di origine dei materiali sono ancora in corso.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

MENIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è in corso di effettuazione la distribuzione, a cura dei comuni italiani, dei moduli per il decennale censimento della popolazione;
risultano all'interrogante diversi casi, segnalati in più comuni, nei quali i rilevatori abbiano indicato a cittadini italiani nati in territori allora italiani (specialmente in Istria) di scrivere a fianco del comune di nascita Croazia o Slovenia;
al riguardo si ricorda che, per quanto riguarda i cittadini italiani nati in comuni ricompresi in territori ceduti dall'Italia ad altri stati in base ai trattati di pace e di Osimo, la legge 15 febbraio 1989, n. 54, prevede che i documenti, in genere, le attestazioni, le certificazioni e dichiarazioni devono riportare il solo nome italiano del comune di nascita dell'interessato, senza alcun riguardo allo stato di attuale appartenenza -:
se intenda richiamare i comuni italiani al rispetto delle disposizioni della legge n. 54 del 1989 sollecitandoli ad impartire le opportune istruzioni ai rilevatori del censimento in ordine alla problematica segnalata che, ad avviso dell'interrogante, oltre a costituire una violazione della legge e a fornire dati palesemente sbagliati (ci troveremmo con centinaia di migliaia di croati e sloveni anziché di italiani), assume nei confronti dei cittadini interessati, l'aspetto di una lesione o un'offesa ad un'identità italiana spesso fieramente affermata e soffertamene conservata.
(4-01046)

Risposta. - In merito a quanto riferito circa il comportamento tenuto da taluni rilevatori nel corso dell'ultimo, decennale censimento della popolazione, i quali avrebbero indicato a cittadini italiani residenti in territori ex italiani, come l'Istria, di specificare, a fianco del comune di nascita, l'attuale appartenenza dello stesso ad altra nazione (Croazia-Slovenia), si precisa, che questa amministrazione ha da tempo diramato direttive a tutte le prefetture, con le circolari n. 17 del 3 ottobre 1978, n. 19 del 19 ottobre l981, n. 14 del 15 dicembre 1987 e, da ultimo, con la circolare n. 19 del 20 novembre 2001, nelle quali è stato spiegato che l'evento della nascita rimane inquadrato nelle condizioni di tempo e di luogo in cui si è verificato. Tale orientamento è stato altresì conferito dall'articolo 1 della legge 15 febbraio 1989, n. 54 - richiamata dall'interrogante.
Atteso che il testo delle sopracitate circolari non lascia spazio a dubbi interpretativi circa l'obbligatorietà delle amministrazioni locali interessate ad indicare il comune di nascita - anche nella circostanza del censimento di che trattasi - con la sola denominazione italiana, si informa che questo ministero ha provveduto ad interessare l'Istat affinché svolga gli opportuni accertamenti in merito a quanto rappresentato dall'interrogante.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.


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MENIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Ministro dell'interno del 19 dicembre 2001 ha concesso agli italiani residenti nei comuni mistilingui della provincia di Trieste la facoltà di optare per la carta d'identità nella sola lingua italiana anziché in quella bilingue italo-slovena;
tale previsione richiama nel contenuto l'articolo 8, comma 4, della legge n. 38 del 2001, sulla tutela della minoranza slovena (che prevede il diritto d'opzione tra i documenti bilingui ovvero nella sola lingua italiana per i cittadini residenti nei comuni già mistilingui e quelli che verranno individuati dal comitato paritetico recentemente insediato e già al lavoro);
i sindaci dei comuni dell'Altipiano Triestino Krizman (Monrupino), Sardo (Sgonico), Pangerc (San Dorligo) si oppongono all'attuazione di quanto previsto dal decreto stesso, rifiutandosi di emanare le carte d'identità in lingua italiana ai cittadini italiani dei rispettivi comuni, dando l'impressione di voler considerare i comuni stessi come fossero svincolati dall'ordinamento italiano;
va precisato che la vicenda del «decreto Scajola» dura ormai da più di sei mesi: non appena emanato, infatti, i sindaci rifiutarono di applicarlo, fu presentato un ricorso al TAR, che sospese il decreto in attesa di una decisione nel merito; il Governo, attraverso il Prefetto, ricorse al Consiglio di Stato, che respinse a sua volta la richiesta di ripristino del decreto; il 27 giugno scorso, infine, il TAR si è pronunciato nel merito respingendo il ricorso e affermando la totale legittimità del decreto;
il 1 luglio scorso il prefetto di Trieste ha intimato ai sindaci di applicare la legge, ma gli stessi, con dichiarazioni sui giornali che, ad avviso dell'interrogante possono essere definite «arroganti», hanno ripetuto di non avere alcuna intenzione di adempiere, dichiarandosi pronti al commissariamento -:
quali passi intenda muovere il Governo al fine di garantire i diritti dei cittadini italiani, violati dai sindaci dei comuni di Monrupino, Sgonico e San Dorligo della Valle;
come si intenda censurare l'atteggiamento di sfida alle leggi ed al governo che proviene dai sopracitati sindaci;
se si ritenga infine, ove gli stessi non desistessero da tali posizioni, contrarie alla legge e incompatibili con la carica che rivestono, di procedere alla loro rimozione d'autorità.
(4-03393)

Risposta. - A seguito della sentenza n. 550 del 2002, citata dall'interrogante con la quale il T.A.R. del Friuli-Venezia Giulia ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto avverso il decreto in data 14 dicembre 2001 del Ministro dell'interno che così diventava pienamente efficace, i sindaci dei quattro comuni interessati dalla normativa in questione richiedevano un incontro con il prefetto di Trieste.
Nel corso dell'incontro il sindaco di Duino Aurisina confermava la volontà di procedere al rilascio delle carte di identità sul modello nella sola lingua italiana ai residenti che ne avessero fatto richiesta mentre i sindaci di S. Dorligo della Valle, Sgonico e Monrupino confermavano di aver ritirato le deleghe ai dipendenti dei propri uffici anagrafe annunciando che non avrebbero proceduto al rilascio delle carte di identità nella sola lingua italiana.
A seguito di ciò con nota del 3 luglio 2002 il Prefetto di Trieste diffidava formalmente i sindaci ad adempiere.
Poiché gli stessi confermavano per iscritto la loro volontà di non dare esecuzione al decreto ministeriale citato, lo stesso prefetto il successivo 5 luglio 2002, adottava il decreto n. 6/8-605 del 2002 con il quale nominava i commissari per l'attuazione delle disposizioni previste dal decreto impugnato.


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L'8 luglio 2002, i funzionari incaricati si sono recati presso i comuni a loro assegnati e avvalendosi dei poteri loro conferiti hanno rilasciato ai dipendenti comunali addetti agli Uffici anagrafe la delega al rilascio delle carte d'identità nella sola lingua italiana, trovando nell'occasione la piena collaborazione dei sindaci che hanno messo a loro disposizione gli uffici comunali.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

MERLO, VERNETTI, BUGLIO e OSVALDO NAPOLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i patti territoriali sono stati uno strumento decisivo non solo per attrarre risorse e creare sviluppo ma soprattutto per aver fatto decollare una forte sinergia tra il pubblico e il privato nella individuazione dei progetti nelle singole aree territoriali;
nella provincia di Torino sono ancora in attesa di finanziamento quattro patti territoriali - Torino Sud, val Sangone, Torino Stura e pinerolese - che ammontano ad oltre 1.200 miliardi di investimenti totale, tra cui 130 miliardi solo per le infrastrutture. Una mole di risorse a favore del territorio e del suo sviluppo che non possono svaporare per una mancanza di iniziativa politica dell'attuale Ministero o per aver intrapreso scelte che rischiano di depotenziare la politica di programmazione negoziata che ha segnato una tappa importante nel recente panorama economico e produttivo del nostro Paese;
nel novembre 2000 una delibera del Cipe ha previsto il finanziamento dei quattro patti territoriali torinesi e, malgrado le insistenze della regione Piemonte e della provincia di Torino, manca a tutt'oggi il decreto di finanziamento;
ora, senza la firma di questo decreto è l'intera economia torinese e piemontese che rischia di perdere un'occasione irripetibile per lo sviluppo di un territorio che denuncia crisi occupazionale e di prospettiva sempre più marcate causa i processi legati ad una diversa organizzazione del lavoro -:
quale sia, pertanto, la reale volontà del Ministero, dopo le varie interpretazioni fornite in questi primi mesi della legislatura, per accelerare il finanziamento dei patti territoriali che possono rappresentare il volano per un ulteriore sviluppo dell'occupazione e rilancio dell'economia subalpina, soprattutto quella legata alla piccola e media impresa.
(4-04071)

Risposta. - Nell'atto di sindacato ispettivo in oggetto, si lamenta il mancato avvio della fase di erogazione dei fondi stanziati per i cinque patti generalisti ricadenti nella regione Piemonte e si chiede di conoscere quali siano i tempi di riavvio delle procedure.
Al riguardo si fa presente che i decreti di approvazione dei patti in questione sono stati sottoscritti in data 4 dicembre 2001 e che subito dopo sono stati attivati gli interventi infrastrutturali e gli investimenti produttivi inclusi nei patti stessi.
Per ciò che concerne le iniziative agricole inserite negli stessi patti, si fa presente che essendo stata svolta con esito positivo la verifica di compatibilità con la normativa comunitaria, le relative erogazioni sono state sbloccate nel mese di marzo 2002.
Avvenuto tale sblocco, la Cassa depositi e prestiti ha disposto, fino all'agosto 2002, erogazioni pari a euro 6.797.000.
Di seguito si indicano le erogazioni in euro disposte per ciascun patto generalista del Piemonte ed il numero delle iniziative agevolate.
Patto del Canavese: euro 2.078.000; iniziative: 22. Zona Ovest di Torino: euro 3.729.000; iniziative: 29. Valle di Susa: euro 236.000; iniziative: 5. Valle di Susa Agric. e Pesca: euro 472.000; iniziative: 6. Canavese Agric. e Pesca: euro 282.000; iniziative: 7.
Totale erogazioni: euro 6.797.000.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giuseppe Galati.


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MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere:
se corrisponda al vero quanto denunciato dai sindacati di settore - come riportato su Il Tempo del 18 novembre 2001, a pagina 18 - che «...la direzione aziendale di Autostrade spa sta riducendo il servizio reso all'utenza abbassando i livelli di sicurezza per chi transita in autostrada con conseguenti ripercussioni sull'incolumità degli automobilisti e dei lavoratori»;
quali iniziative urgenti intenda assumere per garantire condizioni di maggiore sicurezza all'utenza autostradale.
(4-01503)

Risposta. - L'Ente nazionale per le strade, interessato al riguardo, ha comunicato che la gestione della rete autostradale concessa alla società Autostrade S.p.A. corrisponde, sotto il profilo della sicurezza stradale, agli obblighi derivanti dagli atti convenzionali. Su detta gestione l'ANAS esercita un controllo costante sia di ordine tecnico che economico, volto ad accertare il rispetto degli impegni assunti.
Non risultano, inoltre, all'ente significative riduzioni delle spese riferibili alle manutenzioni ordinarie sulla rete autostradale.
L'ente stradale fa conoscere per contro che, proprio a seguito degli interventi assunti negli ultimi anni dalla società autostradale, i rilievi della Polizia stradale evidenziano un livello di incidentalità in calo.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
molti pendolari lamentano l'impiego, lungo la linea ferroviaria Roma-Avezzano, di carrozze in uso da parecchi anni;
i viaggiatori sostengono, inoltre, che la pulizia dei vagoni non sia delle più approfondite -:
se corrisponda al vero quanto sopra rappresentato;
se sia possibile destinare su questa tratta ferroviaria carrozze più recenti;
quali iniziative intenda assumere affinché sia assicurata una maggiore pulizia dei vagoni.
(4-02581)

MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere:
se non ritenga che la stazione ferroviaria di Guidonia sia inidonea ad ospitare le centinaia di pendolari che quotidianamente l'affollano;
quali iniziative intenda assumere per fare in modo che i locali della stazione siano all'altezza di un comune, quello di Guidonia Montecelio, che, per numero di abitanti, è il più grande della provincia romana ed il quarto del Lazio.
(4-02583)

MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sono migliaia i pendolari di Guidonia Montecelio che quotidianamente utilizzano il treno per recarsi nella Capitale;
i treni della linea ferroviaria Roma-Avezzano, da alcune settimane, non sono più attestati alla stazione Termini bensì alla stazione Tiburtina;
il trasferimento di stazione comporta notevoli disagi ai viaggiatori residenti nel comune di Guidonia Montecelio;
l'istituzione di un treno nella fascia oraria compresa tra le 5.23 e le 6.30, orario nel quale non ne sono previsti, consentirebbe di limitare i disagi ai pendolari -:
quali iniziative urgenti intenda assumere affinché sia istituito un treno che parta da Guidonia nella fascia oraria compresa tra le 6 e le 6.15.
(4-02629)


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MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere:
se non ritenga che la stazione ferroviaria di Guidonia sia inidonea, per come è strutturata, ad ospitare le migliaia di pendolari che quotidianamente l'affollano;
quali iniziative intenda assumere per fare in modo che i locali della stazione siano all'altezza di un comune, quello di Guidonia Montecelio, che, per numero di abitanti, è il più grande della provincia Romana ed il quarto del Lazio.
(4-02651)

MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
molti pendolari lamentano l'impiego, lungo la linea ferroviaria Roma-Avezzano, di carrozze in uso da parecchi anni;
i viaggiatori sostengono, inoltre, che la pulizia dei vagoni non sia delle più approfondite -:
se corrisponda al vero quanto sopra rappresentato;
se sia possibile destinare su questa tratta ferroviaria carrozze di più recente fabbricazione;
quali iniziative intenda assumere per assicurare una maggiore pulizia dei vagoni.
(4-02832)

Risposta. - Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che l'inizio dei lavori per l'innesto nel nodo di Roma della linea ad Alta Capacità Roma-Napoli, nel tratto compreso fra le stazioni di Roma Prenestina e Roma Termini, ha reso necessaria l'interruzione del collegamento a doppio binario fra le due stazioni citate.
Attualmente, è in programma il raddoppio della tratta urbana della linea Roma-Guidonia-Tivoli tra le stazioni di Roma Prenestina e Lunghezza.
Nella tratta Prenestina-Salone è già stata realizzata la sede del raddoppio ed è stata indetta la gara per la realizzazione dell'attrezzaggio tecnologico con regime di blocco automatico banalizzato (BAB).
Nella tratta Salone-Lunghezza è in fase di affidamento l'appalto per la realizzazione del raddoppio con relativo attrezzaggio tecnologico.
Il raddoppio tra Lunghezza-Guidonia rappresenta il logico completamento dell'opera sopra citata, anche in considerazione del grande bacino di utenza esistente nella zona.
È stato già eseguito lo studio preliminare relativo agli aspetti trasportistici e realizzativi ed è stata di recente avviata la progettazione delle opere.
È stato, inoltre, avviato uno studio di fattibilità per la realizzazione di un polo di interscambio passeggeri ferro-gomma (bus + autobus) in zona Bagni di Tivoli con possibile collegamento in prossimità del casello autostradale della A24.
La stazione di Guidonia-Montecelio-Sant'Angelo, come gli altri impianti della regione Lazio, sarà interessata da un piano generale di riqualificazione. Nel corrente anno 2002 verrà eseguita la prima fase di tale programma che sicuramente, afferma Ferrovie, migliorerà il decoro e la funzionalità dei locali aperti al pubblico.
A lavori conclusi, previsti per la fine del 2005, sarà possibile ottenere il decongestionamento della linea, l'aumento della capacità di trasporto e la riduzione dei tempi di percorrenza.
Il progetto prevede anche l'apertura di nuove fermate della FM2 a Togliatti, La Rustica e Serenissima, oltre ad una serie di interventi di mitigazione ambientale e di riqualificazione urbanistica dell'area interessata.
Con l'interruzione del collegamento tra Roma Prenestina e Roma Termini, l'unico itinerario fisicamente possibile per i treni provenienti da Pescara-Guidonia è stato individuato nel collegamento fra Roma Prenestina e Roma Tiburtina; conseguentemente, è stato programmato, a partire dal 23 febbraio 2002, l'attestamento a Roma Tiburtina dei seguenti 23 treni che, prima di tale data, venivano attestati a Roma Termini: 4
Intercity da/per Pescara; 7 Regionali da/per Pescara; 7 Regionali da/per Avezzano; 5 Regionali da/per Tivoli/Guidonia.
Tale soluzione, comunque priva di alternative e già da tempo attuata per i 42


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treni giornalieri della relazione FM2 da Tivoli/Guidonia, garantisce regolarmente la continuità del collegamento con Roma, non comporta aumento dei tempi di percorso e assicura un agevole interscambio con la linea B della metropolitana di Roma e con numerose linee urbane di superficie.
L'attestamento a Tiburtina di tutti i servizi della relazione suddetta è, fra l'altro, coerente con l'assetto a regime dei servizi nel nodo di Roma, di cui costituisce una sostanziale anticipazione e attraverso il quale viene realizzato un complessivo miglioramento del servizio a favore della mobilità in ambito locale, in termini di frequenze, fruibilità e qualità dei servizi ferroviari.
La soluzione di utilizzare da Prenestina a Termini i binari interni al Parco Prenestino non è risultata praticabile, in quanto l'operatività del Parco ne sarebbe stata ridotta circa del 60 per cento pregiudicando l'effettuazione di numerosi servizi passeggeri.
Ciò in quanto il transito avrebbe richiesto tempi lunghi, necessari a manovrare manualmente gli scambi (che non sono telecomandati) ed a percorrere l'itinerario a 10 km/h (sui binari plateali e poggianti su blocchetti in calcestruzzo), durante i quali, per motivi di sicurezza, si sarebbero dovuti sospendere anche su numerosi binari adiacenti, comunicanti e non dipendenti rispetto a quelli che avrebbero percorso i treni, tutti i movimenti di manovra e le operazioni accessorie sui materiali in sosta (pulizie, rifornimenti, manutenzione).
L'ipotesi di utilizzare la via Prenestina-Tiburtina (inversione del senso di marcia) - Termini, che avrebbe richiesto un aumento medio dei tempi di percorrenza di circa 20', non è risultata invece praticabile per motivi tecnici sia di circolazione che di turno dei materiali. Fra Tiburtina e Termini i treni avrebbero dovuto, infatti, percorrere, interferendo con i relativi servizi, i binari della Firenze/Ancona-Roma, asse portante dei collegamenti nazionali sui quali nelle ore di punta le tracce orarie sono già impegnate al limite della disponibilità; la maggior percorrenza avrebbe infine richiesto un maggiore impegno di materiale rotabile ad oggi non disponibile.
Dal 23 febbraio 2002, pertanto, tutti i treni hanno origine e termine corsa a Tiburtina, come peraltro già da tempo attuato per i 42 treni giornalieri della relativa clientela.
Peraltro, da Tiburtina è possibile raggiungere Roma Termini anche con i treni della relazione Firenze/Ancona-Roma. Al fine di agevolare il trasbordo su questi treni per i viaggiatori provenienti dall'Abruzzo, dal 23 febbraio 2002, con opportuni provvedimenti, i treni della Firenze/Ancona-Roma vengono ricevuti in binari vicini quanto più possibile a quelli utilizzati per i treni della relazione Roma-Pescara; si è realizzata, inoltre, una nuova opportunità di coincidenze nella fascia pendolare del mattino.
Con la nuova offerta orario, in vigore il 16 giugno 2002, infine, è stata programmata una completa rivisitazione degli orari della linea Roma-Avezzano-Pescara che, ferma restando a Tiburtina l'origine ed il termine corsa dei relativi servizi, hanno migliorato sensibilmente il numero e la qualità delle coincidenze.
Circa la possibilità di istituire un nuovo collegamento fra Guidonia Montecelio e Roma, alle ore 6.15, Ferrovie dello Stato S.p.a. fa presente che dai rilevamenti periodici della domanda di trasporto pubblico su tale linea, si evidenzia che prima delle ore 6.30 le frequentazioni sono minime e non giustificano il costo di un nuovo treno.
Relativamente ai treni utilizzati sulla linea Avezzano-Roma la società riferisca che gli stessi appartengono ad una tipologia utilizzata anche su linee molto frequentate, quali la Albano-Frascati-Velletri, che trasportano migliaia di passeggeri al giorno.
È opportuno evidenziare che, in ordine agli intendimenti del Gruppo F.S. circa le «migliori condizioni di viaggio sui treni utilizzati dai pendolari», Trenitalia ha già avviato un ampio e complesso piano di miglioramento della qualità del servizio, con interventi mirati alla pulizia ed al decoro dei mezzi, al rinnovo del parco rotabili, alla riorganizzazione della rete di vendita, al miglioramento dell'informazione alla clientela, alla integrazione con le altre modalità di trasporto.


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L'attenzione sottolineata da Ferrovie verso il grado di soddisfazione della clientela trova espressione nella Carta dei servizi regionale, strumento gestionale per definire un preciso ed articolato piano di interventi, una costante misurazione della qualità erogata ed una periodica verifica di quella percepita, in costante dialogo con le associazioni dei consumatori nei tavoli di confronto regionale.
L'impegno che deriva dall'introduzione di questo nuovo strumento di valutazione della qualità, prevede l'attivazione di un sistema di misurazione statistica, affidato con gara a qualificati istituti di ricerca che, con cadenza biennale, valutano il livello di soddisfazione dei clienti.
Per l'anno 2002, in particolare, la divisione trasporto regionale di Trenitalia, in stretto rapporto con le associazioni dei consumatori e con il coinvolgimento delle regioni, che hanno già dimostrato il proprio interesse ad essere parte attiva nella pianificazione dei servizi, si è posta l'obiettivo di integrare ancora meglio le reti locali di trasporto pubblico su ferro e gomma, semplificando le condizioni e le modalità del viaggio.
Una migliore informazione al cliente, inoltre, è tra le principali operazioni nei programmi di Trenitalia, soprattutto nelle stazioni che non prevedono più la costante presenza di personale ferroviario, tramite l'installazione di
monitors collegati via modem GSM a centri gestionali regionali, in grado di fornire notizie anche ai non vedenti.
Infine, per migliorare il
comfort del viaggio, si aumenteranno gli standard qualitativi della pulizia e del condizionamento delle vetture.
A tale ultimo riguardo, Ferrovie fa presente che Trenitalia è impegnata costantemente nel controllo e nella verifica della corretta applicazione dei contratti di pulizia, al fine di recuperare efficienza ed economicità del servizio e di incrementarne la qualità.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere:
quali e quante siano state le iniziative poste in essere dai rispettivi ministeri e dall'Anas nel corso della settimana dedicata alla sicurezza stradale;
quale sia stato l'impegno economico sostenuto ed il personale impegnato nelle singole manifestazioni.
(4-03093)

Risposta. - Si forniscono le informazioni richieste, per la parte di competenza di questo ministero.
Il programma di ripartizione delle somme assegnate sul capitolo 1601/2001, approvato in data 9 maggio 2001 dal Ministro
pro-tempore, prevedeva la realizzazione dell'iniziativa denominata «Giornate della sicurezza stradale».
Con decreto ministeriale n. 409/S dell'8 giugno 2001 è stato istituito «un Comitato organizzativo con il compito di predisporre il progetto esecutivo della manifestazione e di sovrintendere alle successive fasi realizzative, nonché di valutarne gli esiti finali anche al fine di proporre iniziative analoghe per gli anni futuri». Detto Comitato era così composto:
dottor Antonino Mangiacavallo - Presidente (Sottosegretario
pro-tempore del Ministero LL.PP.); ingegner Pasquale Cialdini - Vice Presidente (Capo dell'Ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza stradale); dottor Antonio De Luca - Membro - Ministero dell'interno - Servizio polizia stradale; dottor Giuseppe Cammareri - Membro - Ministero della pubblica istruzione; professor Franco Taggi - Membro - Istituto superiore di sanità; ingegner Ivan Cicconi - Membro - Anas; dottor Vincenzo Leanza - Membro - Ufficio relazioni esterne e comunicazioni dell'Aci; dottoressa Francesca Cardarelli - Membro - Esperta in comunicazione; dottoressa Anna Maria Magrini - Membro - Esperta in comunicazione; geometra Mario Michelangeli - Membro - Esperto in comunicazione; signor Enrico Solari - Membro - Esperto in comunicazione.


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Il Comitato è stato inoltre integrato da un rappresentante della RAI, designato dalla stessa. Le funzioni di segreteria del Comitato sono state curate dall'Ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza stradale.
Per i componenti del Comitato, non residenti a Roma, è stato previsto il rimborso delle spese di viaggio.
Il periodo di svolgimento della manifestazione è stato individuato dal Comitato organizzativo nella settimana compresa tra il 5 e il 12 maggio 2002.
Con D.D. n. 328 del 8 aprile 2002 è stata istituita la segreteria tecnica (composta complessivamente da dieci funzionari, di cui sette dell'Ispettorato generale per la Circolazione Stradale, due del Ministero dell'interno - Polizia stradale e uno del Ministero dell'istruzione, università e ricerca), con il compito di seguire la fase realizzativa dell'intera manifestazione.
Il programma della settimana, di cui si allega tutto il materiale informativo presentato alla stampa, riporta le singole iniziative realizzate.
L'impegno economico sostenuto per tale iniziativa ammonta a complessivi euro 2.892.158,63.
L'Ente nazionale per le strade, per quanto di sua competenza, ha comunicato di aver partecipato attivamente alla prima edizione dell'iniziativa «Giornate della Sicurezza Stradale». I dirigenti dell'Ente sono intervenuti ai convegni scientifici e alle trasmissioni televisive e radiofoniche programmate nel corso dell'iniziativa, presentando tra l'altro un progetto-pilota che prevede, lungo il grande raccordo anulare di Roma, l'utilizzo di apparecchiature telematiche e delle più moderne tecnologie al servizio degli utenti e della sicurezza stradale.
L'Ente stradale riferisce, inoltre, di aver fornito la massima collaborazione nella redazione dei testi collocati sul sito
Internet e delle pagine del Televideo Rai dedicate alla sicurezza stradale e nel comunicato stampa diramato sono state portate a conoscenza dei mass media le iniziative dell'Anas in materia.
L'importo complessivo impegnato nel corso del 2001 per lavori di manutenzione ordinaria da parte degli Uffici periferici dell'Anas ammonta a 1.359 miliardi di lire circa.
In merito alla sicurezza stradale l'impegno dell'Ente Anas si attua attraverso un piano di strategie differenziate, così modulato:
a) accelerazione dei lavori, dando priorità alle arterie a più alto livello di incidentalità;
b) individuazione e progressiva rimozione dei cosiddetti «punti neri», con l'analisi dei fattori di rischio che agiscono con ripetitività sulla tratta interessata;
c) gestione attenta dei cantieri e pianificazione degli interventi, tenendo conto dei flussi del traffico e degli esodi;
d) politica di manutenzione programmata e adozione delle più moderne tecnologie in materia di barriere, asfalto drenante fonoassorbente, illuminazione, gallerie eccetera;
e) ottimizzazione dei flussi di traffico, attraverso l'utilizzo dell'informazione, della telematica, dei pannelli a messaggio variabile, delle telecamere;
f) coordinamento con gli Organi istituzionalmente preposti ad intervenire per la prevenzione ed in caso di incidenti (P.S., Prefettura, 118).

L'Anas fa presente, infine, che la partecipazione all'edizione delle «Giornate della Sicurezza Stradale» dell'anno in corso non ha comportato alcuna spesa per l'Ente medesimo.
Si riportano, altresì, le notizie di competenza del ministero della salute, interpellato al riguardo.
Nella settimana dedicata alla sicurezza stradale (5-12 maggio 2002) l'istituto superiore di sanità, che collabora nell'espletamento dell'attività relativa alla prevenzione degli incidenti stradali per gli aspetti sanitari, ha svolto - attraverso il reparto di metodologie e modelli biostatistici del Laboratorio di epidemiologia e biostatistica, diretto dal professor Franco Taggi - le seguenti attività:
a) relazione al Seminario organizzato dall'Università di Roma sui temi della costruzione


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di una cultura della sicurezza stradale (Università «La Sapienza», 6 maggio 2002);
b) intervento ad una conferenza stampa sugli aspetti sanitari della sicurezza stradale (Ministero della salute, 7 maggio 2002);
c) organizzazione di un seminario tecnico-scientifico sui problemi dell'alcool e delle sostanze stupefacenti nella sicurezza stradale con la partecipazione di rappresentanti del Ministero della salute;
d) partecipazione, con relazioni, ad un convegno scientifico sui traumi odontoiatrici e maxillo-facciali secondari ad incidenti stradali (Ospedale G. Eastman di Roma, 9 maggio 2002);
e) partecipazione, con relazioni, ad un convegno scientifico sui traumi cranio-encefalici e spinali secondari ad incidenti stradali (IRCC Fondazione S. Lucia di Roma, 10 maggio 2002);
f) partecipazione a programmi radiofonici e televisivi, nonché interviste, sui temi della sicurezza stradale.

Per quanto riguarda l'impegno economico, le attività riferite sono state svolte nell'ambito dei correnti impegni per la sicurezza stradale dell'istituto, senza impiego di fondi aggiuntivi, con la partecipazione di tre unità di personale del Reparto.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
quanti siano i cartelloni pubblicitari abusivi rimossi negli ultimi tre anni dall'Anas sulle strade statali di sua competenza;
quali siano le iniziative assunte per contrastare l'abusivismo pubblicitario;
quali siano le regioni maggiormente interessate dal fenomeno;
se non ritenga opportuno vietare la collocazione della pubblicità sulle principali arterie nazionali per eliminare un elemento di possibile distrazione per l'utenza stradale e garantire, quindi, una maggiore sicurezza stradale.
(4-03237)

Risposta. - Si comunicano i seguenti elementi di risposta forniti dall'Ente nazionale per le strade.
Dall'inizio del 2000 ad oggi, su circa 87.000 cartelli pubblicitari censiti, ne sono risultati abusivi circa 6.000, che sono stati tutti verbalizzati, e ne sono stati rimossi circa 4.000.
L'Anas riferisce che le operazioni di rimozione vengono spesso sospese a seguito di presentazione di ricorsi da parte dei trasgressori.
A seguito dell'entrata in vigore della legge 7 dicembre 1999 n. 472, che ha apportato modifiche all'articolo 23 del codice della strada consentendo la rimozione diretta dei cartelli pubblicitari abusivi, ad opera del proprietario della strada, l'Ente stradale ha emanato circolari operative ai compartimenti della viabilità affinché si attivassero per censire, verbalizzare e rimuovere la pubblicità abusiva.
Con dette circolari gli Uffici periferici sono stati, altresì, incaricati di verificare l'opportunità di velocizzare le operazioni di rimozione, tramite l'incarico a ditte specializzate.
L'Anas precisa, però, che sebbene la vigente normativa consenta di rimuovere direttamente i cartelloni abusivi su suolo demaniale, gli stessi non possono essere subito distrutti, ma devono essere custoditi per tutto il tempo previsto per il recupero del manufatto da parte del trasgressore.
Trascorso inutilmente il suddetto tempo, l'Anas deve farsi carico dell'anticipazione delle spese, anche notevoli, di distruzione del manufatto stesso.
L'Ente stradale fa conoscere che è stata rilevata una percentuale media del 20 per cento in ordine al fenomeno dell'abusivismo riguardante l'intero territorio. Tale percentuale, mentre raggiunge punte del 50-60 per cento nelle regioni del Sud, con particolare riferimento alla Campania, alla Sicilia ed alla Calabria, si presenta di scarsa rilevanza (10 per cento circa) nelle regioni Sardegna, Marche, Umbria e Molise.


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Per quanto attiene, infine, all'ultimo quesito posto dall'interrogante l'Anas fa presente che la vigente normativa (articolo 23, comma 7, del codice della strada) già prevede il divieto di qualsiasi forma di pubblicità lungo ed in vista degli itinerari internazionali, delle autostrade e delle strade extraurbane principali, con la sola eccezione delle insegne di esercizio e della segnaletica di servizi utili per gli utenti della strada, che hanno carattere di pubblica utilità.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

MIGLIORI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
già dall'ottobre del 2001 l'organico di giudici della sezione lavoro del tribunale di Pistoia è praticamente azzerato con gravi problemi per quanto riguarda la giustizia del lavoro e in particolare diritti essenziali dei lavoratori dipendenti con riferimento specifico a quelli della Breda -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere in merito ai fini di una immediata riattivazione della sezione lavoro del tribunale di Pistoia.
(4-02053)

Risposta. - Si rappresenta che la destinazione agli uffici giudiziari di ulteriori risorse organiche magistratuali sarà possibile all'esito degli adempimenti previsti dalla legge n. 48 del 13 febbraio 2001.
Infatti, la legge citata ha recentemente ampliato il ruolo organico del personale di magistratura nella misura di 1.000 unità, alcune delle quali con specifico vincolo di destinazione (300 unità sono da assegnare alla trattazione delle controversie di cui alla legge 11 agosto 1973, n. 533 - «Disciplina delle controversie individuali di lavoro e delle controversie in materia di previdenza e di assistenza obbligatorie»).
Per ovviare alle carenze di personale nelle dotazioni organiche citate sono state, altresì, previste le piante organiche dei magistrati distrettuali, da destinare alla sostituzione dei magistrati nei casi di assenze tipizzate dall'ufficio.
Analogo effetto dovrebbe determinare l'attribuzione di cognizione in materia penale agli uffici del giudice di pace ai sensi della legge n. 163/2001, entrata in vigore a far data dal 2 gennaio 2002, che permetterà l'ulteriore decongestionamento dei tribunali e delle relative articolazioni territoriali.
Inoltre, è allo studio di un apposito gruppo di lavoro l'individuazione dei criteri rivolti a soppesare i processi a carico degli uffici giudiziari e, conseguentemente, il carico di lavoro degli stessi, al fine di valutare efficacemente le reali esigenze degli uffici.
Per quanto riguarda in particolare il tribunale di Pistoia si comunica che l'ufficio è dotato di un organico di 17 magistrati. Con delibera del Consiglio Superiore della Magistratura del 12 luglio 2000, in tema di rideterminazione degli organici dei posti dei giudici del lavoro, è stato soppresso uno dei due posti in organico.
Tale posto, vacante, è stato pubblicato con
telex del 21 febbraio 2002.
Con
fax del 17 settembre 2002 si è disposto il possesso anticipato del dottor Giuseppe De Marzo, proveniente dal tribunale di Taranto e trasferito al tribunale di Pistoia con funzioni di giudice assegnato alla sezione lavoro.
La tabella attualmente in vigore prevede una sola unità di magistrato assegnato alla predetta sezione. In assenza del titolare è applicato in tale ufficio altro magistrato, il quale ha trattato le cause urgenti, tra cui quelle relative ai dipendenti della Breda, per le quali sia stata avanzata richiesta di trattazione urgente.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella seduta del consiglio comunale di Calenzano (FI) del 24 giugno 2002, il Presidente del Consiglio ha incredibilmente


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annunciato la scomparsa della bobina di registrazione della seduta del 25 marzo 2002;
conseguentemente risulta impossibilitata la verbalizzazione di una seduta nel corso della quale emersero forti perplessità da parte dell'opposizione circa la trasparenza di atti amministrativi;
alcuni consiglieri dell'opposizione hanno inoltrato circostanziata denuncia dell'accaduto alla stazione dei carabinieri di Calenzano -:
se non ritenga che la vicenda descritta integri i presupposti per l'esercizio dei poteri di cui al testo unico sugli enti locali in materia di scioglimento del consiglio comunale.
(4-03573)

Risposta. - In ordine a quanto rappresentato dall'interrogante, si informa che, effettivamente, sono state smarrite dalla società incarica «Stenotype service» due cassette di registrazione della seduta del consiglio comunale di Calenzano, tenutasi in data 25 marzo 2002.
Sebbene la mancanza di tali cassette non consenta di avere la trascrizione degli interventi nella loro interezza, non influisce né sulla verbalizzazione - che compete al segretario generale, il quale può avvalersi o meno della registrazione per lo svolgimento delle sue funzioni - né, tantomeno, sulla regolarità della seduta.
Si soggiunge, altresì, che il comune ha notificato alla ditta incaricata che il ripetersi di analogo episodio configurerà motivo di risoluzione del Contratto.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

MOLINARI. - Al Ministro per l'innovazione e le tecnologie. - Per sapere - premesso che:
una recente indagine ha evidenziato come le regioni del sud siano in posizione di svantaggio in riferimento al numero di imprese che hanno un accesso a internet;
le attività collegate sono il 13 per cento contro una media nazionale del 30 per cento ed una media del 38 per cento nelle regioni del nord;
la new economy rappresenta per il Mezzogiorno una importante occasione per lo sviluppo e il consolidamento del tessuto economico e produttivo soprattutto nelle aree dei distretti;
è allarmante che solamente il 3 per cento delle piccole e medie imprese del sud utilizzi internet per fare «vetrina» e attività promozionale;
nel nord esistono una serie di esternalità in termini di servizi come call center e software che nel sud è necessario replicare;
è fondamentale un servizio di assistenza finalizzata al sostegno delle piccole e medie imprese operanti nel sud;
la spesa in tecnologie è pari a 57 milioni per ogni 100 addetti rispetto ai 95 investiti nelle regioni settentrionali;
nel sud a Matera, Melfi, Napoli e Catania esistono poli di eccellenza e aree di distretti industriali che per consumi e capacità di innovazione sono tra i più avanzati nel Paese;
bisogna partire da questi poli per creare un network ed una rete estesa a tutto il mezzogiorno in grado di recuperare questo gap -:
quali programmi intenda promuovere per far crescere gli investimenti in innovazione e l'utilizzo delle nuove tecnologie nel Mezzogiorno a partire dalla alfabetizzazione informatica a sostegno delle piccole e medie imprese.
(4-00656)

Risposta. - L'onorevole interrogante ha rivolto un'interrogazione con riferimento allo sviluppo della new-economy nel Mezzogiorno. In particolare l'interrogante ha presentato i dati statistici relativi alle imprese che accedono ad internet, ritenuti inferiori alla media nazionale.
Al riguardo si fa presente che tutti i dati, gli elementi e i progetti sullo specifico tema


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di cui all'interrogazione sono contenuti nelle linee guida del Governo per lo sviluppo della società dell'informazione nella legislatura, presentate dal Ministro per l'innovazione e le tecnologie nel giugno 2002, hanno formato oggetto di un volume.
Le linee guida per la legislatura descrivono e definiscono l'impegno del Governo a condurre l'Italia in una posizione di protagonista nell'era digitale, modernizzando il Paese attraverso un utilizzo diffuso delle nuove tecnologie ICT sia nel pubblico che nel privato, favorendone la competitività attraverso l'accelerazione dell'economia della rete e sviluppando un modello di società dell'informazione che migliori la qualità della vita e prevenga da esclusioni di qualsiasi natura. In particolare per la prima volta rispetto alle fasi di programmazione precedenti, i fondi strutturali affrontano - per il settennio 2000-2006 - la questione dello sviluppo della società dell'informazione quale strategia innovativa ed essenziale per la crescita delle aree in ritardo dell'Europa. Con la riforma dei fondi strutturali 2000-2006 infatti la realizzazione della società dell'informazione è entrata a far parte degli obiettivi strategici da conseguire anche con particolare riferimento al Mezzogiorno.
Un aspetto significativo del quadro comunitario di sostegno è relativo al livello d'integrazione delle diverse misure nei programmi regionali. Una strategia unica e integrata, di cui le misure da finanziare devono essere il risultato, è il prerequisito per assicurare che gli interventi rispondano veramente alle caratteristiche della struttura socio-economica regionale e che si eviti la frammentazione.
Pur nella consapevolezza che ogni programma è basato sulle caratteristiche specifiche della regione, si sottolinea la necessità di seguire criteri atti ad assicurare la coerenza interna delle decisioni d'investimento.
Tuttavia l'Italia è il primo grande Paese fra quelli beneficiari dei fondi strutturali ad aver operato una amplissima regionalizzazione nel campo della società dell'informazione: infatti, sia i compiti relativi alla individuazione degli obiettivi specifici per lo sviluppo della società dell'informazione, sia la gestione dei programmi e l'attuazione degli interventi sono stati attribuiti alle regioni.
In piena sintonia con le priorità d'intervento stabilite dalla Commissione europea e coerentemente con l'iniziativa
e-Europe, nell'ambito dei vari programmi operativi sono state sviluppate le tre linee d'intervento indicate nel quadro comunitario di sostegno come strategiche per lo sviluppo della società dell'informazione nel Mezzogiorno d'Italia:
a) la sensibilizzazione di imprese, cittadini, associazioni e operatori pubblici alle possibilità offerte dalle tecnologie informatiche, con particolare attenzione alla diffusione rapida all'interno della società delle capacità di uso del computer e dei nuovi strumenti telematici;
b) l'ammodernamento della pubblica amministrazione, con riferimento particolare a quella regionale e locale, con un'enfasi sui servizi resi ai cittadini e alle imprese;
c) l'utilizzo dell'information technology da parte delle PMI, privilegiando i servizi ad alto valore aggiunto per l'industria.

Da una prima analisi effettuata sui programmi operativi e relativi complementi di programmazione si rileva che le risorse assegnate dalle regioni e dalle amministrazioni statali alle misure riguardanti lo sviluppo della società dell'informazione ammontano a circa 1.920 milioni di Euro, un impegno sensibilmente maggiore di quello minimo previsto dal quadro comunitario di sostegno.
Rispetto all'ammontare complessivo di cofinanziamenti comunitari assegnati nel QCS 2000-2006 per le regioni italiane dell'obiettivo 1 - 21.935 milioni di Euro - dei 18.369 milioni relativi ai fondi FESR e FSE, circa il 10 per cento viene destinato allo sviluppo della società dell'informazione. Tali risorse sono distribuite nelle tre linee di azione previste dal QCS: alle politiche di alfabetizzazione sono destinati


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circa 204 milioni di Euro, pari all'11 per cento delle risorse, all'ammodernamento della pubblica amministrazione sono destinati 1.353 milioni di Euro, pari al 7 per cento delle risorse, mentre all'innovazione delle imprese vanno 368 milioni di Euro, pari al 19 per cento delle risorse.
Dalla stessa analisi risulta che le regioni hanno largamente recepito le proposte formulate nel corso del 2000 dall'autorità per l'informatica della pubblica amministrazione (Aipa) inserendo nei rispettivi programmi operativi regionali (Por) le misure proposte. Tra queste, particolare rilevanza e significato hanno assunto i progetti relativi alla realizzazione di reti unitarie della pubblica amministrazione a livello regionale, considerate, in quasi tutte le regioni meridionali, infrastrutture essenziali ed abilitanti per la realizzazione di servizi innovativi e per lo sviluppo della società dell'informazione a livello locale.
Sono state inoltre completamente accolte, dalla maggior parte delle regioni, le indicazioni a sviluppare iniziative nei tre grandi campi di azione individuati dalla Commissione europea, riguardanti rispettivamente gli «operatori» famiglie, la pubblica amministrazione, le imprese.
Per le famiglie, si è programmato un forte impegno in particolare per quanto riguarda l'acquisizione di competenze sull'uso del
computer e sull'accesso a Internet, sia nella fase dell'apprendimento scolastico sia in quella successiva dell'apprendistato professionale.
Per la pubblica amministrazione, tutti i (Por) hanno individuato azioni per la messa in rete di tutti gli uffici dell'amministrazione regionale nonché di quelli delle autonomie locali, la ridefinizione dei processi organizzativi e normativi interni e lo sviluppo su tutto il territorio regionale di servizi pubblici per il cittadino e le imprese, integrati, di facile accesso e convenienti.
Per le imprese, sono stati previsti interventi volti a favorire la nascita di iniziative nel campo delle nuove tecnologie dell'informazione, la ricerca e il trasferimento tecnologico, nonché l'individuazione di strumenti e procedure idonei allo sviluppo del commercio elettronico.
Il quadro comunitario di sostegno è uno degli strumenti fondamentali per la promozione dello sviluppo delle aree del Sud. Questo strumento sarà rivitalizzato e integrato con gli altri strumenti di incentivazione esistenti per lo sviluppo della società dell'informazione. Saranno, ad esempio, proposti contratti di programma a sostegno dello sviluppo economico in ambito ICT.
L'insieme degli incentivi sarà indirizzato allo sviluppo di una strategia orientata lungo alcune principali direttrici:
a) alfabetizzazione ICT, soprattutto indirizzata ai giovani. Si incentiverà la diffusione di PC connessi in rete alle famiglie e la costituzione di punti di accesso pubblici ad Internet anche attraverso facilitazioni governative (esempio carta di credito formativa);
b) promozione dello sviluppo economico locale attraverso l'incentivazione della delocalizzazione di attività produttive e di ricerca delle grandi imprese italiane o straniere. Il Sud è infatti dotato di alcuni importanti fattori che possono favorire questo processo: la presenza di un elevato numero di laureati qualificati e la disponibilità di spazi. La tecnologia ICT rappresenta prerequisito importante per lo sviluppo di iniziative specifiche (ad esempio il telelavoro) che consentiranno di sfruttare questo potenziale rimasto a lungo inespresso, attraendo nuovi capitali privati, anche stranieri, al Sud;
c) ammodernamento della pubblica amministrazione con interventi di back-office volti ad aumentare la trasparenza delle informazioni e la rapidità dei tempi di autorizzazione. Il punto di partenza dell'intervento è la digitalizzazione dello sportello unico per le imprese che avrà impatti significativi sia sulle PMI locali sia sulle aziende di altre aree geografiche che intendono delocalizzarsi;
d) incentivi per lo sviluppo dei servizi a larga banda che rappresenta una struttura fondamentale per la Società dell'informazione. Le linee guida di sviluppo di tale struttura prevedono il raggiungimento di


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una elevata capillarità, favorendo l'inclusione delle aree Obiettivo;
e) altri interventi volti a promuovere l'economia e le specificità locali, con particolare enfasi allo sviluppo del turismo.

Per quanto concerne invece la necessità di replicare anche al sud una serie di esternalità in termini di servizi come call center, si rappresenta che l'articolo 31 della legge 29 dicembre 2001, n. 488 (legge finanziaria 2002) prevede che al fine di migliorare i rapporti con i cittadini e con le imprese, le amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche, le agenzie, gli enti locali possano attivare iniziative per il colloquio diretto con l'utenza, via telefono o via web, a valere sugli ordinari stanziamenti di bilancio, nonché sulle disponibilità indicate nei piani per il 2002 approvati dall'Aipa. Al fine di accelerare ed estendere l'utilizzo delle tecnologie finalizzate al miglioramento della qualità dei servizi prestati ai cittadini ed alle imprese e per realizzare economie di gestione, le amministrazioni e le agenzie possono partecipare a consorzi o stipulare convenzioni con soggetti pubblici o privati; nella stipula delle convenzioni, le amministrazioni e le agenzie suddette devono tener conto, tra gli altri principi e criteri preferenziali, che la localizzazione delle strutture tecnologiche od operative sia nelle regioni meridionali.
Si tratta dei collegamenti, via telefono o
web, tra cittadini ed imprese, da un lato, e pubbliche amministrazioni, dall'altro, la cui attuazione è subordinata all'emanazione di un regolamento, che è in via di predisposizione, da adottarsi con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta congiunta del Ministro per la funzione pubblica e del Ministro per l'innovazione e le tecnologie.
Si segnala, infine, che nell'ambito del Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2003-2006, deliberato dal Consiglio dei ministri il 5 luglio 2002, obiettivo primario del Governo continua ad essere il miglioramento del livello di servizio della pubblica amministrazione nei confronti dei cittadini e delle imprese che si attuerà tramite nuovi modelli di gestione tra cui sono espressamente indicati i
call center, oltre che nel proseguimento nel sostegno delle politiche di innovazione già avviate nel 2002 con i progetti di e-government in tutte le regioni, province e nella maggior parte dei comuni italiani.
Il Ministro per l'innovazione e le tecnologie: Lucio Stanca.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nonostante le ripetute richieste dell'Associazione lettori di lingua straniera in Italia, nonché la sentenza emanata il 26 giugno 2001 dalla Corte di giustizia europea, gli Atenei italiani continuano a non garantire i diritti dei lettori stessi;
proprio nei giorni scorsi la Corte di giustizia di Lussemburgo ha condannato l'Italia per aver discriminato migliaia di lettori di madrelingua -:
se non ritenga necessario ed urgente effettuare gli opportuni interventi al fine di far assumere agli Atenei italiani le misure di adeguamento alle sentenze vincolanti della Corte Suprema Europea sui lettori di lingua straniera in Italia.
(4-01759)

Risposta. - In risposta all'atto di sindacato ispettivo relativo alla procedura di infrazione attivata dalla Corte di giustizia europea nei confronti del nostro Paese sul problema dei lettori di madre lingua straniera in Italia, si comunica quanto segue.
Va prima di tutto sottolineato che la Corte di giustizia non ha formulato rilievi circa la soluzione che il nostro Paese ha dato al problema della natura del rapporto di lavoro dei lettori di madre lingua straniera, che la legge 236 del 21 giugno 1995 ha ridisciplinato introducendo le figure degli esperti e collaboratori linguistici, rimettendo alla contrattazione collettiva la definizione del trattamento giuridico ed economico.
Pertanto, al fine di evitare la sanzione da parte dell'Unione europea, si è ritenuto di


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dover attivare tutte le procedure necessarie affinché la contrattazione collettiva introduca il riconoscimento dell'anzianità maturata dagli ex-lettori trasformati in collaboratori ed esperti linguistici.
È stato, conseguentemente, preso atto della necessità di definire la disciplina generale relativa alla progressione di carriera del personale in questione attraverso la speciale procedura contrattuale prevista dall'articolo 52 del Contratto Collettivo Nazionale Lavoro, che faccia propri i principi evidenziati nella citata sentenza della Corte Comunitaria. Peraltro, in considerazione dei tempi di espletamento che tale procedura richiede, poiché lo stesso articolo 52 prevede la possibilità di integrare la disciplina nazionale in sede di contrattazione collettiva di ateneo, è stata riconosciuta l'opportunità di invitare gli atenei a provvedere, sin da ora, in adesione alla sentenza di cui trattasi e come premessa alla futura disciplina contrattuale, ad assicurare forme di riconoscimento dell'anzianità di servizio maturata dagli ex lettori di madre lingua, e a garantire uno sviluppo di carriera articolato in più posizioni economiche, sul modello di soluzioni già adottate dall'università degli studi di Venezia il cui contratto collettivo di ateneo è stato ritenuto, dalla Commissione europea, idoneo a soddisfare i precitati diritti.
In relazione a quanto sopra, questo ministero ha sollecitato, con la nota n. 1108 del 27 marzo 02 DAE - servizio per l'autonomia universitaria e studenti, ufficio I, le amministrazioni universitarie interessate a stipulare, entro il termine di 45 giorni, contratti collettivi di ateneo o a ricorrere a soluzioni alternative che prevedano, comunque, una clausola che riconosca i diritti acquisiti dai collaboratori linguistici già lettori di lingua straniera, mediante corresponsione di uno speciale aumento di stipendio (pure se sulla base di differenti criteri di calcolo di tali aumenti, annuale, in un caso, od orario, nell'altro) o mediante corresponsione di una somma
una tantum, in entrambe le ipotesi proporzionalmente all'anzianità di servizio maturata dai soggetti interessati come lettori.
Le università in questione sono state caldamente invitate ad operare nel senso sopra indicato, ricordando che la mancata esecuzione della sentenza stessa comporta notevoli sanzioni per lo Stato membro non aderente.
Allo stato attuale, le università interessate hanno comunicato di aver provveduto alla stipula dei contratti per il riconoscimento dei diritti acquisiti dagli ex-lettori. Si ricorda, peraltro, che i contratti medesimi dovranno essere valutati dai competenti organi europei, al fine dell'accertamento della avvenuta definizione della procedura sanzionatoria.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

PAPPATERRA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
sembra ormai accertato che in provincia di Foggia, in quattro o cinque comuni, dovranno essere installate le centrali elettriche a turno gas;
i comuni interessati dovrebbero essere quelli di Santa Severa, Candela Ascoli, Foggia (zona industriale) e Troia;
questo tipo di scelta, di addensare in un'unica provincia un numero così alto di centrali elettriche, non tiene in alcuna considerazione il grave danno, in termini di impatto ambientale che avrebbe un tale modo di procedere, in un territorio che avrebbe necessità di ben altri interventi infrastrutturali per favorirne lo sviluppo -:
se corrisponda al vero quanto sopra esposto e se tale decisione, visti gli oggettivi rischi di impatto ambientale che tali insediamenti produrrebbero, abbia e in che modo coinvolto il suo ministero;
se non ritenga necessario, in ogni caso, intervenire affinché si riveda una tale decisione e sia stabilita in materia, con tutte le amministrazioni locali competenti, un piano che non stravolga il


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territorio e uno sviluppo organico dello stesso.
(4-03134)

Risposta. - Il settore dell'energia elettrica è stato oggetto, negli ultimi anni, di una profonda modificazione a seguito del recepimento della direttiva comunitaria sulla liberalizzazione del settore, necessaria per la creazione di un mercato interno dell'energia.
Nell'ambito del nuovo contesto di mercato, l'attività di produzione di energia elettrica è stata liberalizzata, per permettere l'ingresso di nuovi soggetti imprenditoriali che consentano di raggiungere, nel medio periodo, un assetto effettivamente concorrenziale sul lato dell'offerta.
Nel nuovo ambito di liberalizzazione non sono evidentemente utilizzabili i tradizionali strumenti di pianificazione nazionale, vigenti in epoca di monopolio, attraverso i quali l'autorità pubblica definiva il numero e la localizzazione dei nuovi impianti: la localizzazione è oggi integrante della proposta imprenditoriale mentre spetta alle amministrazioni il compito di valutarne la congruità e la fattibilità, sotto il profilo della compatibilità ambientale, della coerenza con l'assetto del territorio nonché delle ricadute economiche attese.
Poiché l'energia elettrica rientra nell'ambito dei servizi essenziali di pubblica utilità, rientra, invece, nella responsabilità dell'autorità pubblica l'azione di monitoraggio sull'andamento del mercato e l'adozione di misure idonee a garantire la sicurezza e la continuità della fornitura, l'economicità e l'efficienza del sistema. Sotto questo punto di vista, il ministero delle attività produttive ma anche - per effetto della recente modifica costituzionale - gli enti territoriali e locali sono chiamati a vigilare, nell'ambito dei rispettivi ruoli.
L'adozione del decreto-legge 7 febbraio 2002, n. 7, poi convertito dalla legge n. 55 del 9 aprile 2002, ha semplificato il procedimento di autorizzazione delle nuove centrali, per accelerare i tempi della valutazione e permettere la rapida realizzazione di nuova potenza, indispensabile per fronteggiare la costante crescita della domanda interna di energia elettrica.
Nell'ambito del procedimento unico, gli enti locali e le regioni sono chiamate a partecipare al processo decisionale ed hanno la possibilità di evidenziare tutte le problematiche legate a situazioni locali,
in primis quelle relative al complessivo impatto ambientale dell'iniziativa proposta. Le disposizioni della citata legge prevedono, infatti, che ogni decisione riguardo alla realizzazione di impianti termici di potenza immessa con il combustibile superiore ai 300 MW sia subordinata al pregiudiziale espletamento della procedura di valutazione di impatto ambientale e, nel caso di favorevole pronuncia sulla compatibilità ambientale, sia rilasciata l'autorizzazione dal Ministero con l'intesa della Regione e sentiti gli enti locali.
Il territorio della provincia di Foggia risulta essere interessato da alcune nuove iniziative relative alla costruzione di centrali termoelettriche a ciclo combinato.
In particolare, la situazione attuale si presenta come segue:
a) per le centrali localizzate nei comuni di Candela (Edison) e di San Severo (Mirant), risulta conclusa con esito positivo, la procedura di valutazione dell'impatto ambientale. Per la centrale di Candela si è quasi conclusa anche la procedura di autorizzazione ed è prossima l'emanazione del decreto. Per la centrale di San Severo, in ottemperanza a quanto stabilito dalla legge n. 55/2002, il procedimento di autorizzazione sta proseguendo in sede di conferenza dei servizi, con l'acquisizione delle valutazioni anche relativamente alle opere connesse (elettrodotto e gasdotto), definite opere di pubblica utilità; sempre nell'ambito della Conferenza, sono state registrate le posizioni favorevoli sia del comune sia della regione interessata mentre una posizione di dissenso è stata espressa dalla provincia, motivata dalla necessità di procedere ad una preventiva programmazione delle nuove iniziative. Si sottolinea che, oltre alla provincia di Foggia, anche l'assessorato all'ambiente della regione Puglia ha comunicato che intende definire linee programmatiche di sviluppo del territorio sotto il profilo energetico prima di esprimere una posizione sulle altre nuove iniziative in corso di


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valutazione d'impatto ambientale, da cui sarebbero tuttavia escluse sia Candela che San Severo;
b) richieste di autorizzazione sono state presentate per i siti di Foggia e Troia, rispettivamente da parte di Edison, Foggia Energia e Italgen. Anche in questi casi, le istruttorie sono state avviate, con il preventivo svolgimento della valutazione d'impatto ambientale.

Per quanto riguarda le preoccupazioni rappresentate dall'onorevole interrogante sull'elevata concentrazione di centrali elettriche nel territorio foggiano, si ribadisce quanto sostenuto in precedenza, circa l'assenza di una scelta pianificata che predetermini il sito delle nuove centrali, pianificazione che sarebbe in contrasto con i principi della direttiva europea e della libera concorrenza. Esiste, invece, la piena possibilità che gli enti territorialmente interessati esprimano le proprie valutazioni e le proprie scelte nell'ambito della procedura autorizzativa, anche con riferimento ai documenti di programmazione e pianificazione territoriale in materia di sviluppo economico e di utilizzo delle risorse ambientali.
In via generale, proprio al fine di individuare priorità e criteri di valutazione comuni a tutte le amministrazioni coinvolte, è stato da tempo predisposto uno schema di accordo in materia di produzione di energia elettrica, trasmesso in sede di Conferenza Unificata per la sigla da parte del Ministero delle attività produttive, delle regioni, delle province e dei comuni, contenente i criteri di valutazione da utilizzare al fine di verificare il grado di rispondenza delle richieste di autorizzazione di centrali elettriche alle esigenze di sviluppo omogeneo e territorialmente compatibile del sistema elettrico nazionale, Il documento, oltre ad indicare i criteri generali di valutazione dei progetti, fa riferimento a specifici criteri di adeguatezza della collocazione e della coerenza territoriale degli impianti, fatti salvi gli strumenti di valutazione già previsti dalla normativa vigente.
L'adozione di tale strumento permetterà efficacemente di affrontare i casi di concentrazione di impianti nella stessa area, tema su cui il Governo si è impegnato in sede parlamentare ad adottare tutte le iniziative utili, al fine di ottimizzare l'utilizzo della rete di trasporto di energia elettrica.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

PASETTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 23, comma 7, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, recante il codice della strada vieta qualsiasi forma di pubblicità stradale lungo i tracciati delle autostrade e i relativi accessi ad esse;
lungo l'autostrada A13, tra il ventisettesimo e quindicesimo cavalcavia, è stata direttamente osservata, nonché più volte segnalata dai cittadini, la presenza di cartelloni pubblicitari a pochi metri dal tracciato autostradale e palesemente rivolti ad esso -:
se tali presenze pubblicitarie non risultino in contrasto con la normativa vigente e in tal caso quali siano gli interventi che il Governo vorrà assumere per far rispettare una legge la cui filosofia è quella della sicurezza stradale.
(4-01766)

Risposta. - L'Ente nazionale per le strade, interessato al riguardo, ha riferito che la società Autostrade S.p.A., titolare della autostrada A13 e responsabile della corretta applicazione delle norme sulla pubblicità, in attuazione della circolare del ministero dell'interno del 18 agosto 2000 n. 300/A24131/102/15 e della procedura applicativa interna, ha fornito a detto dicastero e all'Anas quale ente concedente il quadro aggiornato della situazione risultante dal censimento degli impianti pubblicitari abusivi in vista di itinerario autostradale.
Dalla rilevazione, che aveva censito 1.917 impianti pubblicitari abusivi, ne risultavano ancora in essere 1.300 dopo la rimozione di 617 impianti.


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L'Anas fa constatare la crescita di installazioni pubblicitarie non autorizzate, come nel caso specifico dell'autostrada A13 Bologna-Padova (tra il 27o cavalcavia al km 29 e il 15o al km 14), ove la società segnala il comportamento reiterato di una specifica ditta che ha insistito nell'installare impianti abusivi in violazione delle norme del codice della strada. La Società ha dichiarato che opererà al fine di rimuovere i 63 impianti pubblicitari ad oggi ancora installati contra legem.
L'Ente stradale rappresenta, infine, che il problema è di non agevole soluzione, anche per l'esiguità della sanzione amministrativa attualmente prevista che induce ad una costante recidività da parte delle imprese installatrici che, nel giro di pochi giorni da una prima rimozione, non esitano effettivamente ad installare nuovi cartelli abusivi anche nel medesimo sito.
Tuttavia, tra le iniziative che saranno intraprese per migliorare e rendere più efficace l'attività di rimozione dei cartelli pubblicitari abusivi è prevista la modifica dell'articolo 23 del codice della strada, nell'ambito del più vasto quadro delle modifiche da apportare allo stesso.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

PECORARO SCANIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Università degli Studi di Rijeka (Fiume), secondo conforme dichiarazione dell'ambasciata della Repubblica di Croazia in Roma (prot. n. 1409-04 dd. 29 settembre 1995) ha lo statuto nell'ordinamento giuridico della Repubblica di Croazia di Università abilitata ad ogni effetto al rilascio di regolari lauree accademiche; in particolare la laurea in «stomatologia» avviene secondo le disposizioni contenute nell'ordinamento giuridico valido per tutte le università nella Repubblica di Croazia;
il diploma di laurea in «stomatologia» poteva essere conseguito frequentando obbligatoriamente un corso accademico articolato in dieci semestri, dopo aver superato 39 esami di profitto ed aver sostenuto positivamente 13 colloqui; il corso tenuto interamente in lingua italiana era a numero programmato a cui non potevano partecipare più di 30 iscritti per anno accademico e, a partire dal 1988, si accedeva previo superamento di apposito esame di ammissione;
nel 1992 i primi laureati iniziarono a chiedere alle Università italiane l'ammissione all'esame di abilitazione professionale per ottenere l'iscrizione all'albo; ma le università del nostro paese (la prima fu «La Sapienza» di Roma nel novembre 1993) nel ricevere le suddette domande di ammissione all'esame di stato, dichiararono che il titolo accademico conseguito a Fiume non aveva valore legale e doveva essere sottoposto al preventivo riconoscimento, così come stabilito dagli articoli 170 e 332 del testo unico 31 agosto 1933 n. 1592 che prevede il confronto tra i programmi svolti nell'Università straniera con quelli italiani e la conseguente emanazione di un decreto rettorale che sancisca l'equipollenza dei titoli;
tale risposta fu subito impugnata davanti al Tar del Lazio che concesse, in via sospensiva, l'ammissione all'esame di stato dei ricorrenti ma che con successiva sentenza decise che i ricorrenti non avevano diritto di sostenere l'esame di stato in quanto nell'elenco dei titoli accademici italiani, in cui è stato determinato il reciproco riconoscimento senza obbligo di sostenere esami integrativi (legge 13 dicembre 1984» non figurava l'odontoiatria;
nella tabella della legge viene sancita l'equipollenza tra la laurea di medicina e chirurgia dei rispettivi paesi ma, poiché, all'epoca la laurea in stomatologia (odontoiatria) esisteva in Croazia ma non in Italia il TAR negò l'ammissione all'esame di stato sostenendo che nel Trattato di Osimo fra Italia e Repubblica di Jugoslavia non era previsto il riconoscimento della laurea di odontoiatria;
l'Italia, sprovvista di una facoltà di odontoiatria, abilitava i medici chirurghi


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alla professione odontoiatrica con la sola laurea di medicina e chirurgia nonostante la direttiva del Consiglio europeo del 25 luglio 1978 (78/678/CEE) che stabiliva «che la presente direttiva ha per effetto di obbligare l'Italia a creare una nuova categoria di professionisti abilitati ad esercitare l'attività di dentista ad un titolo diverso da quello medico» e «che la creazione di una nuova professione richiede in Italia non soltanto l'instaurazione di strutture della nuova professione quali, ad esempio, l'ordine professionale»;
l'Italia è stata sottoposta dal 1995 a procedura d'infrazione e relativa condanna da parte della Corte di giustizia a causa dell'inadempienza normativa imposta dalle prescrizioni comunitarie contenute nelle direttive comunitarie 78/686 e 78/687;
in Italia gli odontoiatri, i primi laureati della facoltà di odontoiatria, istituita nel 1980 (Gazzetta Ufficiale n. 135 del 28 febbraio 1980), sono divenuti operativi con quantificabile consistenza numerica orientativamente dal 1990 in poi;
il fenomeno dell'abusivismo della professione viene confermato ripetutamente dai presidenti delle associazioni odontoiatriche, i quali lo quantificano sostenendo che in Italia operano dai 45 mila ai 60 mila abusivi sotto la copertura di altrettanti medici «prestanome» abilitati e a fronte di un numero più o meno equivalente di laureati iscritti agli ordini professionali e dunque operativi come dentisti -:
se il Ministro intenda individuare le modalità per consentire l'ammissione al corso di laurea presso le università italiane ai laureati in stomatologia presso la facoltà di medicina e chirurgia dell'università statale di Fiume-Rijeka della Repubblica di Croazia con il riconoscimento di esami già sostenuti e quindi l'abbreviazione del corso stesso e l'espletamento di un idoneo tirocinio per i cittadini dell'Unione europea al fine di consentire agli stessi di esercitare la professione di odontoiatra.
(4-01746)

Risposta. - Sul quesito posto il ministero ha individuato le modalità per consentire l'ammissione, presso le università italiane, ai laureati in stomatologia presso la facoltà di medicina e chirurgia dell'università statale di Fiume-Rijeka della Repubblica di Croazia con il riconoscimento degli esami già sostenuti per consentire loro di esercitare la professione di odontoiatra.
Al riguardo, si fa presente che è stato predisposto un provvedimento con il quale si autorizza la predetta università di Trieste ad ammettere in soprannumero, al di fuori quindi della programmazione nazionale, a decorrere dal prossimo anno accademico 2002-2003 i predetti laureati ed al contempo si dispone l'erogazione di un contributo di funzionamento pari a euro 516.456,90 (1.000.000.000 di lire) per far fronte ai maggiori oneri derivanti dall'organizzazione del corso di laurea in odontoiatria a seguito delle immatricolazioni dei laureati.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Stefano Caldoro.

PECORARO SCANIO e LION. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nelle valli della provincia di Brescia ogni anno bande locali di bracconieri perpetrano una massiccia aggressione all'avifauna, in concomitanza con la migrazione autunnale, con l'utilizzo di centinaia di migliaia di trappole ad archetto, caratteristiche del bresciano, che provocano la straziante morte di un incalcolabile numero di piccoli ed utilissimi uccelli insettivori che, appesi per le zampette spezzate, agonizzano per ore dibattendosi nel vano tentativo di liberarsi;
la quasi totalità degli esemplari avifaunistici (pettirossi, usignoli, capinere, scriccioli, codirossi, lui, cince, passere scopaiole, eccetera) vittime del bracconaggio appartengono a specie protette ad assoluta


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tutela legislativa fin dal 1939, per la loro utilità nell'ecosistema;
tale illegale pratica, condannata dalle associazioni ambientaliste e venatorie, è di fatto incentivata dalla mancanza di appropriate iniziative di prevenzione e di repressione da parte delle locali istituzioni preposte alla vigilanza venatoria come dimostra il fatto che ogni autunno, come ampiamente riportato da organi d'informazione locali e nazionali, volontari provenienti anche da altre regioni, in collaborazione con le guardie venatorie volontarie delle maggiori associazioni protezionistiche nazionali, rimuovono decine di migliaia di trappole e centinaia di reti da uccellagione;
la ricorrente strage degli uccelli insettivori e canori, che la legge tutela nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale, provoca profonda indignazione nell'opinione pubblica non soltanto nazionale, arrecando pure notevole danno al turismo come attestano le proteste, riportate su alcuni giornali stranieri, da parte di turisti che, a passeggio nei boschi, si sono imbattuti in filari di trappole ad archetto con appesi uccelli agonizzanti;
nella Val Trompia ogni autunno si verificano gravi episodi d'intolleranza contro i volontari delle associazioni ambientaliste che, in diverse occasioni, sono rimasti anche seriamente feriti;
da alcuni anni il Corpo forestale dello Stato invia nel bresciano un nucleo operativo antibracconaggio in ausilio alle guardie venatorie locali per contrastare tale fenomeno criminoso;
i risultati conseguiti in questi anni dall'attività di polizia venatoria di questo nucleo sono stati sorprendenti come numero di trappole e mezzi illeciti sequestrati ai bracconieri;
l'articolo 8 della legge n. 122 del 2001 ha stanziato per il potenziamento dell'attività antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato la cifra annuale di 1,5 miliardi di lire per gli anni 2001 e 2002 -:
quali urgenti iniziative intendano assumere per contrastare il fenomeno del bracconaggio e se non ritengano di potenziare l'attività del nucleo antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato, mediante l'invio di un maggior numero di agenti nelle località a rischio, utilizzando anche le risorse economiche previste dalla legge n. 122 del 2001.
(4-04046)

Risposta. - Il Corpo forestale dello Stato invia in alcune valli del bresciano, oramai da anni, un contingente, allo scopo di coadiuvare il personale locale nelle azioni di prevenzione delle attività venatorie abusive.
Il servizio trova la sua motivazione nella circostanza che, in concomitanza con il passo autunnale dell'avifauna migratoria, nelle prealpi bresciane vengono perpetrati numerosi atti di bracconaggio; in particolar modo, si registra l'uccisione di avifauna protetta mediante mezzi di caccia vietati sia dalla normativa regionale sia da quella nazionale nonché dalla direttiva comunitaria 79/409/CEE.
Gli interventi straordinari sono disposti per contrastare fenomeni di bracconaggio di particolare gravità e vengono predisposti nei periodi e nelle aree più critiche del Paese come, oltre alle valli bresciane in autunno, la provincia di Reggio Calabria in primavera, il litorale e le isole della Campania, le zone umide della Puglia, le isole Ponziane, alcuni settori dell'Appennino, ed altre.
Nella provincia di Brescia, per quanti sforzi vengano compiuti dal personale locale del corpo forestale dello Stato nonché dagli operatori provinciali, il fenomeno non appare in diminuzione, anche a causa dei consistenti, quanto illegali, interessi economici connessi con la vendita a caro prezzo degli uccelli uccisi.
I servizi organizzati dalla direzione del corpo non trovano motivazione da sfiducia riguardo alle azioni condotte dal personale locale, bensì hanno lo scopo di agire a supporto e rinforzo dello stesso.
Nel corso di queste operazioni il personale del corpo forestale dello Stato ogni anno sequestra migliaia di archetti e un


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gran numero di reti, di trappole, di richiami elettromagnetici e centinaia di esemplari di avifauna protetta o addirittura particolarmente protetta.
Per opportuna conoscenza si evidenzia che, nel servizio in corso nell'anno corrente ed in particolare nelle prime due settimane del servizio, sono state trasmesse all'autorità giudiziaria 26 notizie di reato di 13 in flagranza di reato. Inoltre, sono state elevate 18 sanzioni amministrative per un importo totale di euro 1590, sono state sequestrate 2843 trappole ad archetto, 9 trappole a scatto, 4 richiami elettromagnetici vietati, 25 reti, 14 fucili, 445 uccelli (di cui 270 ancora vivi e liberati).
Il contingente in questione, inoltre, è stato impegnato in una vasta operazione contro il bracconaggio agli ungulati in Val Camonica, condotta in collaborazione con la provincia di Brescia, in un'operazione di soccorso relativa ad un'aggressione subita a giornalisti e ambientalisti da parte di un bracconiere e in un'operazione, riuscita, di ritrovamento del corpo senza vita di una persona dispersa in montagna tempo addietro.
Per quanto riguarda, infine, il potenziamento dell'attività del nucleo antibracconaggio, si fa presente che le risorse di cui alla legge n. 122/2001 sono impegnate proprio nel potenziamento sia dei servizi ordinari svolti dal personale dei comandi stazione presenti sul territorio sia delle operazioni straordinarie come quelle sullo stretto di Messina, nelle isole dell'arcipelago pontino e nelle riserve naturali della Puglia.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

MARIO PEPE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
i nostri Conservatori sono ambiti soprattutto dagli stranieri ed in particolare da quelli di origine asiatica che hanno una particolare predisposizione per la lirica;
molti allievi, soprattutto coreani che hanno già una certa esperienza nel campo della lirica, avendo partecipato alle prove di ammissione al conservatorio di Santa Cecilia sono stati ammessi in gran numero;
dei 33 allievi che hanno superato la prova d'ammissione, solo sei sono italiani, forse perché svantaggiati rispetto ai più esperti allievi -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro per evitare un progressivo impoverimento delle attività artistiche italiane;
se ritenga opportuno istituire dei corsi di specializzazione solo per allievi stranieri o addirittura una università della musica per stranieri presso un grande conservatorio italiano.
(4-02315)

Risposta. - Il direttore del conservatorio di musica «S. Cecilia» di Roma interpellato sulla problematica posta con l'atto di sindacato ispettivo cui si risponde, ha confermato che gli allievi stranieri ammessi nell'ultimo triennio alla scuola di canto del conservatorio sono in notevole maggioranza di origine coreana. In particolare per l'anno in corso su 33 allievi ammessi, 8 sono allievi italiani, 10 europei e 15 coreani.
A seguito di una rilevazione effettuata dal ministero, per avere un quadro complessivo del fenomeno, risulta confermata una notevole presenza di studenti di origine asiatica, in particolare delle due Coree.
Per il prossimo anno accademico il Ministro sta valutando la possibilità di emanare una direttiva che, d'intesa con il ministero degli Esteri, stabilirà dei contingenti numerici di accoglienza nelle varie istituzioni del territorio.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

MARIO PEPE, BONDI, SPINA DIANA, PERROTTA, SANTORI, PALMA, CAMPA, LORUSSO e ALFREDO VITO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da circa tre anni le politiche della UE, ulteriormente confermate dalle priorità


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fissate dal semestre di Presidenza spagnola, sono fortemente impegnate a promuovere la società della conoscenza sviluppando le metodologie di e-learning nella formazione e nell'educazione continua di livello superiore, anche a fine di analizzare la competitività del sistema economico a livello internazionale;
perseguendo tale scopo i principali paesi UE hanno provveduto da tempo ad istituire numerose Università aperte a distanza (Open University), che, avvalendosi della telematica e della multimedialità, consentono di recuperare il gap oggi ancora esistente rispetto ad altri competitori internazionali;
da questo scenario l'Italia risulta oggi totalmente assente anche in conseguenza del ritardo normativo che, rinviando l'istituzione di nuove università al decreto del Presidente della Repubblica 27 gennaio 1998 n. 25 (che prevede solo fattispecie di Università tradizionali di tipo territoriale), di fatto preclude ogni possibilità di dare vita a moderni atenei di tipo telematico;
quali iniziative intenda assumere il Ministro per favorire l'istituzione di università aperte a distanza così da garantire l'armonizzazione delle politiche nazionali con le politiche comunitarie nel settore della formazione superiore e della educazione continua.
(4-02549)

Risposta. - Con l'atto di sindacato ispettivo al quale si risponde, sono state sollevate le problematiche connesse all'istituzione, in Italia, di università cosiddette a distanza, (basate, cioè, esclusivamente su metodologie di «e-learning», con l'erogazione di corsi formativi attraverso supporti telematici e multimediali), sottolineando, altresì che, a fronte degli impegni sanciti in sede europea nonché delle proposte già presentate ufficialmente al ministero non sono state previste nuove istituzioni di atenei nel periodo 2001-2003.
Al riguardo, si deve far presente che il piano triennale di sviluppo delle università per il triennio 2001-2003 era già stato approvato al momento dell'insediamento del nuovo Governo. Non è infatti possibile prevedere l'istituzione di Atenei nuovi se non in fase di progettazione del nuovo piano triennale 2004-2006, al quale si inizierà a lavorare già dal 2003.
L'istituzione di nuovi atenei, sia statali che non statali legalmente riconosciuti, può essere prevista soltanto nell'ambito del decreto ministeriale con il quale è definita la programmazione triennale del sistema universitario, da adottare nel rispetto delle procedure definite dal decreto del Presidente della Repubblica n. 25 del 27 gennaio 1998. Eventuali nuove proposte dirette all'istituzione di università «a distanza» potranno comunque essere presentate dai competenti comitati regionali di coordinamento successivamente alla definizione degli obiettivi relativi alla programmazione universitaria per il triennio 2004-2006.
Il precitato decreto del Presidente della Repubblica n 25 del 27 gennaio 1998, non preclude, infatti, contrariamente a quanto asserito dagli onorevoli interroganti, la possibilità di istituire nuove università basate sulla teledidattica.
Per quanto attiene la situazione attuale, si segnala che le università, accanto a corsi con metodologie tradizionali svolgono corsi (circa 90) in forma teledidattica sia direttamente sia (nella maggior parte dei casi) mediante i consorzi interuniversitari appositamente costituiti per l'insegnamento a distanza.
Si evidenzia, inoltre, che ulteriori specifiche iniziative nel campo dell'insegnamento a distanza sono state già assunte da questo ministero. Infatti in data 11 aprile 2001 è stato stipulato tra i ministero dell'istruzione, l'università e la ricerca ed il ministero della salute un protocollo d'intesa per lo sviluppo di un progetto pilota di «Teledidattica applicata alla medicina».
Il progetto in parola costituisce un importante strumento di adeguamento della didattica nella facoltà di medicina e chirurgia, sia in funzione del potenziamento dell'offerta formativa nell'ambito dei profili professionali di area sanitaria, sia della sperimentazione della didattica stessa attraverso l'utilizzo delle innovazioni tecnologiche dell'insegnamento a distanza, come previsto


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dal decreto ministeriale 29 dicembre 2000 sulla programmazione del sistema universitario per il periodo 2001-2003.
A tale iniziativa hanno aderito i presidi delle facoltà di medicina e chirurgia di numerosi atenei (Ancona, Catania, Catanzaro, Bari, Ferrara, Genova, Milano, II Università di Napoli, Piemonte Orientale, Novara, Pisa, Roma «La Sapienza» e «Cattolica del Sacro Cuore»), che hanno proposto l'istituzione di un
Master di II livello.
Alla luce di quanto sopra si deve far rilevare l'impegno e la disponibilità di questa amministrazione a promuovere gli strumenti di adeguamento della didattica universitaria alle innovazioni tecnologiche e a garantire l'armonizzazione delle politiche nazionali con quelle comunitarie nel settore della formazione superiore e della
web-economy.
Si ricorda che la medesima risposta è stata fornita in aula all'interpellanza parlamentare n. 2-00354 degli onorevoli Luca Volontè e Umberto Ranieri in data 5 giugno 2002 dall'onorevole Sottosegretario di Stato Aprea.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

PERROTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da diverso tempo la Tangenziale di Napoli vive difficili rapporti con i cittadini e le organizzazioni sindacali;
tra gli innumerevoli problemi, il continuo alternarsi dei presidenti della società non contribuisce ad imprimere nella loro conduzione positivi elementi di distinzione;
in tale situazione di precarietà di gestione la società non è riuscita a presentare un piano industriale, propedeutico per un'azienda di tale rilievo allo sviluppo di macrostrategie;
ed ancora, si evince un'approssimazione generale nella conduzione dell'impresa, basti rilevare come l'adeguamento tariffario è stato appreso dagli stessi dipendenti a mezzo di stampa;
da ultimo, si registra che due punti Blu sono stati chiusi per mancanza di personale, costanti sono le code ai caselli, frutto di un'automazione selvaggia sviluppata in modo avulso dal contesto ambientale e volta unicamente a tagliare i livelli di occupazione -:
se il Ministro non ritenga di intervenire per intimare alla società tangenziale di provvedere a regolarizzare la situazione dei circa 70 precari che da dieci anni sono impegnati nella azienda di Napoli, utilizzandoli a tempo pieno;
quali provvedimenti il Ministro intenda adottare affinché sia potenziata la sicurezza stradale e si possa dunque ovviare alla scarsa qualità del servizio offerto dalla Società Tangenziale di Napoli, considerando l'importanza che la stessa riveste come valvola di sfogo dell'intenso traffico della città.
(4-02085)

Risposta. - Si comunicano i seguenti elementi di risposta forniti dall'Ente nazionale per le, strade, ente concedente della società autostradale tangenziale di Napoli SpA.
Il piano d'impresa nel quale sono esplicitati i programmi d'investimento e le modalità di gestione della tangenziale di Napoli SpA, è oggetto di una costante attività di controllo da parte dell'ente concedente il quale opera affinché venga assicurata la regolarità del servizio nelle migliori condizioni di qualità e sicurezza.
Nella stesura del piano finanziario, allegato all'atto convenzionale, l'ente concedente impone alla società altresì il rispetto di determinati livelli di efficienza e produttività. Tali parametri risultano altrettanto importanti poiché incidono sull'economicità del servizio e, indirettamente, sul livello delle tariffe praticate.
Tra, le principali voci di costo che caratterizzano una concessionaria autostradale figurano gli oneri legati al personale.


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Per la tangenziale di Napoli, riferisce l'Anas, i predetti costi risultano superiori alla media delle altre concessionarie autostradali; ci trova giustificazione nella particolare struttura della tratta la quale si estende per appena 22 chilometri.
La presenza, sia di personale impiegato a tempo indeterminato che di quello a tempo determinato (con contratti stagionali), costituisce un elemento ricorrente in ogni concessionaria autostradale e trova giustificazione nella necessità di potenziare il servizio d'esazione solo in alcuni periodi dell'anno caratterizzati da maggiore traffico.
L'ente stradale fa conoscere che la ripartizione tra occupati a tempo determinato e indeterminato è stabilita tenendo conto degli obiettivi di produttività sia nell'ambito della società che a livello di gruppo autostrade SpA.
La politica del personale seguita dalla tangenziale di Napoli è tesa a garantire un'occupazione sostanzialmente stabile, un funzionale dimensionamento dell'organico nonché il corretto e coerente utilizzo di personale stagionale secondo le previsioni della contrattazione e del decreto legislativo n. 368 del 6 settembre 2001.
In merito alla presunta scarsa qualità del servizio offerto dalla tangenziale di Napoli SpA, l'Anas rappresenta che le competenti strutture societarie sono impegnate ad adottare programmi di manutenzione ordinaria di opere civili, opere a verde, sicurezza autostradale e impianti, con l'obiettivo di assicurare adeguata efficienza all'arteria nella sua complessità e di minimizzare i disagi strutturali di un tracciato critico per gli elevati volumi di traffico.
Le politiche di gestione delle risorse umane della tangenziale di Napoli SpA, garantisce l'Anas, sano svolte sotto la propria sorveglianza quale ente concedente nel pieno rispetto degli obiettivi di produttività ed efficienza formalizzati nell'atto convenzionale.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

PORCU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Soremar, una società del gruppo Tirrenia, garantisce i collegamenti marittimi tra la Sardegna, la Corsica, e con le isole minori degli arcipelaghi sardi;
da qualche tempo, gli amministratori locali, gli utenti, e i pendolari lamentano grossi disagi: infatti, il numero delle corse, (due) da Santa Teresa di Gallura e la Corsica risulta essere insufficiente a garantire a tutti di traghettare: ogni giorno, irrimediabilmente, rimangono a terra decine di auto mezzi pesanti e passeggeri;
la stampa locale ha riportato la notizia, secondo la quale, il già ridottissimo programma di sole due corse giornaliere (dimezzato rispetto alla stagione estiva) sarebbe addirittura destinato ad una ulteriore diminuzione;
la Soremar, nei primi otto mesi di quest'anno ha già trasportato 130.000 passeggeri rispetto ai 127.000 del 2000, senza contare che durante l'estate nella tratta hanno operato ben cinque corse giornaliere altra società;
la camera di commercio della Corsica del sud, ha assicurato che sarebbe disposta a rinunciare a tutte le tasse portuali pur di vedere istituita una terza corsa da e per Bonifacio -:
qua1i iniziative urgenti intenda avviare per scongiurare la paralisi dei collegamenti da e per la Corsica;
quali provvedimenti intenda porre in essere per eliminare i gravi disservizi oggi esistenti (e a più riprese denunciate dalle varie istituzioni locali) e se non ritenga indispensabile almeno aumentare il numero delle corse giornaliere per garantire un servizio aderente alle oggettive esigenze degli utenti e delle popolazioni interessate.
(4-01663)

Risposta. - Si rappresenta che questa amministrazione, per venire incontro alle necessità più impellenti prospettate dalle


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autorità locali, ha provveduto ad autorizzare corse straordinarie nei collegamenti Sardegna-Corsica.
Tali interventi hanno, tuttavia, comportato una modifica degli assetti (approvati per il quinquennio 1995/1999) relativi alle società convenzionate che si pone in contrasto con il decreto dell'8 marzo 2000, con il quale detti assetti sono stati invece prorogati in attesa della procedura d'infrazione aperta dalla Commissione dell'Unione europea nell'agosto 1999 nei confronti dell'attuale sistema di intervento pubblico a favore delle società del gruppo Tirrenia.
Nel caso specifico, trattandosi di collegamenti internazionali per i quali non è possibile, in linea di principio, concedere aiuti pubblici, il rischio di restituzione delle somme risulta notevolmente più elevato rispetto ai collegamenti con le isole nazionali, per i quali può essere legittimamente invocata la nozione di servizio pubblico.
Si segnala, inoltre, che da notizie non ufficiali raccolte presso gli uffici della Commissione europea, quest'ultima sarebbe orientata a considerare l'ammissibilità di interventi pubblici per i collegamenti marittimi Sardegna-Corsica sempre che gli stessi non ostacolino e non limitino la libera iniziativa dei privati e ciò in considerazione delle caratteristiche meramente locali del mercato in questione.
Alla luce della decisione della Commissione europea, attesa per il prossimo autunno, sarà esaminata la possibilità di venire incontro alle richieste di potenziamento dei collegamenti marittimi tra Sardegna e Corsica con il prossimo piano quinquennale.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

RAISI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel centro di Imola presso l'area del mercato ortofrutticolo ove si sta procedendo alla costruzione di un parcheggio multipiano, durante gli scavi di fondazione del medesimo e in prossimità del canale che cinge la città si è rinvenuta una strada di epoca romana molto ben conservata ed eseguita, che potrebbe far luce sull'ubicazione dell'abitato in quell'epoca;
a seguito di interpellanza richiesta dal gruppo di Alleanza Nazionale presso il comune di Imola è risultato che attraverso accordi con la locale soprintendenza archeologica si pensa di trasferire parte della strada sopracitata in un museo, stravolgendone quindi il contesto e il valore con scarsa utilità ed elevato costo;
già alla fine degli anni cinquanta il comune di Imola autorizzò la costruzione di edifici privati su un'ottimamente conservato anfiteatro romano che da allora giace sepolto dal cemento -:
se non intenda invitare la sopraintendenza competente a proporre la valorizzazione di tale importante vestigia in loco, e quindi preservando la medesima, riprogettando il parcheggio in funzione di questa scoperta;
se si possano eseguire scavi di sondaggio in accordo con la locale soprintendenza per verificare la direzione della strada allo scopo di ridisegnare la mappa romana della città.
(4-03523)

Risposta. - In ordine all'interrogazione parlamentare in discorso, relativa ai risultati dello scavo archeologico nell'area dell'ex mercato ortofrutticolo di Imola (Bologna), interpellati gli uffici competenti, si rappresenta quanto segue.
La soprintendenza per i beni archeologici di Bologna ha reso noto che nell'area sopra richiamata sono stati rinvenuti, durante i lavori di sbancamento per la costruzione di un nuovo parcheggio, alla profondità media di circa due metri e mezzo dall'attuale piano di calpestio, i resti di una strada romana.
Si tratta di una via glareata, in ghiaia e ciottoli, portata in luce per una lunghezza complessiva di sessanta metri ed una larghezza media di sei metri.
La campagna di scavo archeologico, iniziata nell'aprile del 2002 e conclusa nel


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giugno del corrente anno, è stata condotta, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza competente da archeologi professionisti, a totale carico della ditta committente.
Da un punto di vista topografico, la strada occupa un'area che in epoca romana era immediatamente all'esterno di quella strettamente urbana, come è dimostrato sia dall'assenza di edifici limitrofi al suo percorso che dal suo rapporto con i resti archeologici conosciuti del sistema viario urbano.
Con ogni probabilità la strada aveva la funzione di raccordare la viabilità urbana con quella fluviale, assai più consona al trasporto delle merci; la stessa tecnica costruttiva della strada presuppone che essa fosse pensata per resistere a situazioni di particolare rischio quali le esondazioni del fiume Santerno.
La Soprintendenza ha reso noto che, considerata l'entità del ritrovamento, il progetto originario del parcheggio ha subito una modifica in modo da garantire la salvaguardia e la conservazione della strada
in situ.
La Soprintendenza ha, inoltre, comunicato che la committenza dei lavori si è impegnata a realizzare una serie di interventi di valorizzazione della strada sul posto al fine di: evidenziare il percorso viario sottostante, mediante traccia sul pavimento del parcheggio; musealizzare parte del tracciato, lasciandolo in vista attraverso vetrata blindata e facendo uso di tutti quei sussidi didattici che ne consentano un'adeguata fruizione.
A tale proposito, la Soprintendenza archeologica sta provvedendo a formalizzare una convenzione con la committenza dei lavori ed il comune di Imola, ai fini della manutenzione del sito e della gestione dell'accessibilità al pubblico.
Risulta, inoltre, sebbene non ancora ufficializzato, che il comune di Imola abbia autonomamente proposto di realizzare a proprie spese il calco di un settore della strada, al fine di un'esposizione nel locale museo. Tale proposta, che pur non comporta danneggiamento o modifica dell'aspetto della strada, deve comunque essere sottoposta al parere di questo ministero. Il calco verrebbe ad aggiungersi al plastico in scala che la committenza si è già impegnata a finanziare nell'ambito di un più vasto intervento post scavo incentrato sulla pubblicazione integrale dei risultati del lavoro.
Per quanto riguarda la possibilità di eseguire ulteriori scavi di sondaggio per verificare la direzione della strada nelle due direttrici, la soprintendenza informa che nel versante nord la strada continua al di sotto di strutture, mentre, per quanto riguarda il settore sud, la strada risulta tagliata in antico da un canale di età rinascimentale; la medesima comunica che si rende comunque disponibile ad offrire la direzione scientifica per ogni ulteriore campagna di scavo.
Si segnala, infine, che la soprintendenza archeologica si accinge a predisporre tutti gli atti necessari all'imposizione del vincolo diretto, ai sensi del decreto legislativo n. 490 del 1999, nell'area dei ritrovamenti e ad inserire fra le zone a rischio archeologico quelle situate nell'immediata traiettoria della strada.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Giuliano Urbani.

RAVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sulla linea ferroviaria Genova-Acqui Terme sono frequenti interruzioni di servizio, di molte ore (l'ultima segnalata martedì 9 aprile 2002 di tre ore) a causa di guasti sulla linea o inconvenienti ai locomotori; tale situazione crea notevole disagio a un grande numero di pendolari i quali, giornalmente, devono raggiungere Genova per attività lavorative o di studio;
le proteste degli utenti sono sempre più frequenti ed esasperate -:
quali iniziative, il Ministro, intenda assumere affinché le Ferrovie dello Stato adottino gli opportuni e necessari provvedimenti per evitare i sistematici problemi sulla sopraccitata linea ferroviaria Genova-Acqui Terme.
(4-02707)


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Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in oggetto, Ferrovie dello Stato Spa ha riferito che dall'analisi dei dati relativi alla puntualità dei treni sulla tratta segnalata dall'interrogante, relativamente al periodo dal 10 gennaio 2002 al 24 maggio 2002, le percentuali evidenziate risultano lievemente inferiori rispetto ai valori contemplati nella media nazionale per lo stesso periodo e non hanno alcun carattere di sistemicità.
Tuttavia, Ferrovie, al fine di ridurre il ritardo legato ai guasti alle infrastrutture, ha intensificato le attività di manutenzione ordinaria; sono Stati, inoltre, pianificati interventi di manutenzione straordinaria sulla tratta in questione, per circa 10,3 milioni di euro finalizzati al miglioramentento di criticità infrastrutturali.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

ROTONDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
da alcune settimane la Lombardia è impegnata a fronteggiare l'emergenza inquinamento che si è manifestata in tutta la sua gravità, minacciando quotidianamente la salute di milioni di cittadini lombardi e, in particolare modo, quelli residenti nella zona del Sempione; all'interno di questa emergenza quella del Sempione è un'esigenza particolare perché in tale zona da trent'anni non vi sono interventi pubblici di rilievo, non sono stati costruiti parcheggi, non sono state rinforzate le ferrovie né costruite metropolitane, con l'aggravante del collasso determinato dai caselli di accesso alla città di Milano, considerato che tutto ciò va inquadrato nell'ottica dell'imminente allocazione in quell'area della nuova fiera, che può essere l'occasione per correggere queste storture, ma anche per esasperarle ancora oltre -:
se il Governo sia informato e quali provvedimenti intenda adottare circa l'emergenza inquinamento nella zona Sempione comprendente numerosi comuni a nord di Milano;
se il Governo sia informato della mobilitazione di tutti i consigli comunali della zona per una raccolta di firme e non ritenga di dover dare una rassicurazione prima che tutto ciò assuma il carattere di conflitto tra istituzioni;
se il Governo abbia in programma un'estensione del piano grandi opere fino a comprendere la nuova fiera, che sarà la più importante d'Europa, tra le opere di interesse nazionale cui questo Governo intende legare la propria azione, così immaginando interventi strutturali tali da venire incontro risolutivamente alle esigenze primarie che le popolazioni del Sempione stanno esprimendo attraverso le proprie istituzioni comunali.
(4-02173)

Risposta. - La necessità di risolvere esigenze primarie quale l'inquinamento atmosferico in particolare per la zona del Sempione a Nord del Comune di Milano, citata dall'interrogante nell'atto ispettivo è particolarmente sentita.
A tale riguardo si fa presente che sia la legge finanziaria 2001 n. 388, al comma 71 dell'articolo 145, sia la legge finanziaria 2002 n. 488, al comma 2 dell'articolo 45, hanno disposto finanziamenti per la «realizzazione delle infrastrutture per la mobilità al servizio del nuovo polo esterno della Fiera di Milano».
In particolare, la prima ha autorizzato la spesa di lire 30 miliardi per il 2002 e di lire 50 miliardi per il 2003, e la seconda ha autorizzato limiti di impegno quindicennali di 1,50 milioni di euro a decorrere dall'anno 2002, di 4 milioni di euro a decorrere dall'anno 2003 e di 5 milioni di euro a decorrere dall'anno 2004.
Anche la delibera Cipe del 21 dicembre 2001, relativa all'approvazione del programma delle infrastrutture strategiche della «legge Obiettivo», contiene nel programma suddetto la previsione di finanziamento dell'opera citata.
In relazione al suddetto intervento si fa presente che è in corso di redazione un


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protocollo regione-comune per l'esatta individuazione di tutte le opere necessarie per la realizzazione dell'infrastruttura.
L'area in cui sorgerà il futuro polo fieristico di Milano rientra nel territorio dei comuni di Rho e Pero e sarà servito da una nuova apposita fermata denominata Rho-Pero, situata tra le attuali stazioni di Rho e Milano Cerosa, e sarà interconnessa, oltre che la linea storica, anche alla nuova linea AC Torino-Milano, sub-tratta Novara-Milano.
A riguardo, si rileva che con l'innesto della linea AV/AC proveniente da Torino, la tratta della linea storica Milano-Torino verrà liberata dal traffico passeggeri di lunga percorrenza e dai treni merci rendendo così disponibili nuove tracce, il cui utilizzo potrà essere valutato.
Si fa presente che nella stazione di Milano Certosa si stanno effettuando lavori con ultimazione prevista entro il 2004.
Per completezza di informazione si informa, inoltre, che la legge n. 21 del 1992, ha finanziato numerosi progetti di intervento nell'ambito dei trasporti rapidi di massa. Tale legge ha come principale obiettivo la risoluzione di tutti i problemi legati al trasporto in ambito urbano e, nello specifico, anche del comune di Milano per il quale ha ammesso a finanziamento i seguenti interventi: prolungamento linea Metropolitana M3 Zara-Maciachini; tramvia P.zza Castello - parco Nord;
prolungamento linea Metropolitana M2 Famagosta-Abbiategrasso; tramvia Abbiategrasso-Duomo; tramvia P.zza Garibaldi- Cinisello; prolungamento linea Metropolitana M3 Maciachini-Comasina; prolungamento linea Metropolitana M2 tratta Famagosta-Assago; Linea Metropolitana M5 - 1 lotto Garibaldi-Zara; Ferrovia Nord Milano tratta Cadorna-Bovina.
Con riferimento alla questione dell'inquinamento, il ministero dell'ambiente e tutela del territorio ha precisato che a seguito del recepimento delle direttive comunitarie sul miglioramento e mantenimento della qualità dell'aria (92/61 - 99/30 - 200(69) tutte le competenze in materia di interventi locali sono state trasferite alle regioni ed ai comuni, per quanto riguarda i provvedimenti di organizzazione o limitazione della circolazione veicolare, nei rispettivi territori.
Al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio sono invece rimaste le competenze generali di indirizzo, che il ministero esercita attraverso la definizione di linee guida, attualmente in sede di Conferenza unificata Stato regioni città, ed attraverso l'erogazione di contributi per la realizzazione di progetti sperimentali per la promozione della mobilità sostenibile.
In particolare, il predetto ministero ha finanziato i progetti di intervento per il
mobility management presentati dal comune e dalla provincia - di Milano, che potranno migliorare la gestione degli spostamenti delle persone e delle merci o anche nell'area del Sempione.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio non ha altre competenze dirette, garantisce comunque una collaborazione per la gestione delle iniziative che saranno assunte da altre amministrazioni.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

RUGGHIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
gli amministratori e dirigenti della cooperativa «Progresso e lavoro» di Brindisi, come riportato dalla stampa, sono stati rinviati a giudizio nei giorni scorsi in un procedimento penale nel quale le Ferrovie dello Stato spa si sono costituite parte civile;
ad avviso dell'interrogante eventuali futuri rapporti di FS spa con la citata cooperativa sarebbero incompatibili con i criteri di economicità e di efficacia che le Ferrovie dello Stato sono obbligate a seguire -:
se non ritenga opportuno che Trenitalia spa proceda alla sospensione dell'efficacia della qualificazione alla cooperativa Progresso e lavoro di Brindisi.
(4-02527)


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Risposta. - Ferrovie dello Stato Spa ha riferito che all'inizio del 1998 la procura della Repubblica di Brindisi ha dato avvio alle indagini nei confronti della Cooperativa Progresso e Lavoro per presunta corruzione ai danni della società citata.
Successivamente, nel marzo 1999, il Pubblico, ministero ha notificato a Ferrovie, in qualità di persona offesa, la richiesta di rinvio a giudizio dei vertici della cooperativa in questione e di alcuni collaudatori di FS, per corruzione e per frode in pubbliche forniture per aver proceduto a subaffidamenti non autorizzati di parte delle lavorazioni, nell'ambito di contratti di trasformazione e manutenzione ferroviaria.
In data 24 aprile 1999, Ferrovie, sebbene la presunta parte di forniture subappaltata senza autorizzazione risultasse insignificante (0,003 per cento del totale), ha sospeso l'impresa dal «sistema di qualificazione dei riparatori di rotabili» è costituita parte civile nel processo penale.
Nel corso del 2000 la Cooperativa in questione ha chiesto di essere riscritta al sistema di qualificazione.
Trenitalia, nel frattempo subentrata a Ferrovie, ha respinto l'istanza ai sensi dell'articolo 14 della «normativa generale del sistema di qualificazione», data la vertenza giudiziaria in corso.
A seguito del rinnovo dell'istanza nel mese di aprile 2001 da parte della cooperativa, Trenitalia ha comunicato che la richiesta poteva essere accolta a condizione che venissero rimossi dalle cariche sociali i vertici inquisiti in quanto tale comportamento avrebbe rivelato la volontà della Cooperativa di dissociarsi dalla condotta degli stessi, in attesa dell'accertamento definitivo delle responsabilità soggettive.
Pertanto, nel mese di luglio 2001, il Consiglio di amministrazione della Cooperativa ha provveduto a sostituire sia il presidente sia l'amministratore delegato sanando, in tal modo, il conflitto di interessi che aveva interrotto il rapporto fiduciario tra committente e fornitore. Nello stesso mese, Trenitalia ha provveduto alla reiscrizione della Cooperativa.
Nella valutazione effettuata da Trenitalia, Ferrovie ha riferito che si è tenuto conto non solo dell'avvenuta rimozione degli amministratori inquisiti e del conseguente venir meno della situazione di conflitto di interessi venutasi a creare in precedenza, ma anche del fatto che, ai sensi della normativa comunitaria e di quella nazionale di recepimento in materia, ai fini dell'esclusione dalla partecipazione a gare d'appalto pubbliche per reati che incidono sulla moralità professionale dell'impresa interessata, non è sufficiente un rinvio a giudizio degli amministratori o legali rappresentanti dell'impresa stessa, ma occorre che nei loro confronti vi sia una sentenza di condanna passata in giudicato.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

RUSSO SPENA. - Al Ministro per la funzione pubblica e il coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'imparzialità ed il buon andamento della pubblica amministrazione costituiscono un valore costituzionale solennemente sancito dall'articolo 97;
l'articolo 64 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, «Testo unico sull'ordinamento delle autonomie locali» dispone che «Non possono far parte della giunta il coniuge, gli ascendenti, i discendenti....»;
l'articolo 97, comma 4, lettera a) del suddetto decreto legislativo dispone che «.... Il segretario comunale inoltre: a) partecipa con funzioni consultive, referenti e di assistenza alle riunioni del consiglio e della giunta e ne cura la verbalizzazione»;
l'articolo 78 del medesimo Testo unico prevede che «Il comportamento degli amministratori, nell'esercizio delle proprie funzioni, deve essere improntato all'imparzialità e al principio di buona amministrazione, nel pieno rispetto della distinzione tra le funzioni, competenze e responsabilità degli amministratori di cui


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all'articolo 77, comma 2, e quelle proprie dei dirigenti delle rispettive amministrazioni»;
il decreto del Ministro della funzione pubblica del 28 novembre 2000, all'articolo 2, comma 2, prevede che il dipendente pubblico mantenga una posizione di indipendenza «al fine di evitare di prendere decisioni o svolgere attività inerenti alle sue mansioni in situazioni, anche apparenti, di conflitto di interessi»;
essendo venuta meno la distinzione di assessore effettivo ed assessore supplente, per cui nel caso di contemporanea assenza del Sindaco e del vice Sindaco, qualsiasi altro componente della giunta comunale potrebbe esercitare legittimamente le funzioni vicarie -:
se in un qualsiasi comune della Repubblica italiana sia legittima o opportuno la nomina ad assessore del coniuge del segretario comunale, al quale sono state conferite le funzioni di direttore generale;
se non ritenga che siffatta situazione possa determinare un conflitto di interessi effettivo e non apparente;
se il Ministro dell'interno non ritenga opportuna un'indagine conoscitiva, tramite le Prefetture, per accertare quanti siano in Italia i comuni interessati da un'anomalia siffatta che contrasta palesemente con i principi sanciti dalle vigenti disposizioni di separazione delle funzioni di indirizzo da quelle di gestione.
(4-03010)

Risposta. - Si risponde su delega della Presidenza del Consiglio dei ministri.
In merito al possibile conflitto di interessi che potrebbe derivare da quelle situazioni in cui, in uno stesso ente locale, segretario comunale ed assessore siano coniugi si osserva, in via preliminare, che le cause ostative all'espletamento del mandato elettivo, disciplinate dal decreto legislativo n. 267 del 2000, incidendo direttamente sull'esercizio del diritto di elettorato passivo, sono di stretta interpretazione e, come tali, non suscettibili di estensione analogica.
Con riferimento alla fattispecie rappresentata si osserva che, pur non configurandosi alcuna delle ipotesi di incompatibilità ed ineleggibilità di cui al predetto decreto legislativo, tuttavia la stessa può ingenerare qualche dubbio, che può essere risolvibile con gli strumenti di autonomia che caratterizzano l'ente locale.
Sulle disposizioni relative alle cause di ineleggibilità e di incompatibilità degli amministratori locali, sono all'esame dei Parlamento diverse proposte di legge, recanti modifiche alla specifica materia, in particolare i progetti di legge: A.C. 3186, A.C. 2831, A.C. 1898, A.C. 1886, A.S. 1549 e A.S. 1498 in materia di modifica dell'articolo 64 del testo unico degli, enti locali e il progetto di legge A.C. 1818 in materia di modifica dell'articolo 97 del Testo unico degli Enti locali.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

RUZZANTE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la società Selexport risulterebbe creditrice della Libia, sin dal 1979, di un importo pari a 1.284.057 dollari statunitensi. Tale credito - così come, probabilmente, quelli di altre imprese - sarebbe stato bloccato dal Governo libico quale atto di ritorsione, a seguito della vertenza tra lo stato nord africano e l'Italia, concernente le richieste d'indennizzo per supposti danni di guerra e del periodo coloniale;
nonostante le numerose sollecitazioni e le diverse rassicurazioni da parte delle autorità italiane, a distanza di oltre venti anni, la suddetta vicenda non sembra prossima ad una soluzione -:
quali siano le ragioni di tale impasse e quali azioni abbiano compiuto le autorità italiane per individuare una soluzione positiva che vada incontro alle legittime esigenze della società in questione;
di quali dati disponga circa l'eventuale sussistenza di altre situazioni analoghe


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a quella della società indicata in premessa.
(4-03652)

Risposta. - Nel corso degli ultimi anni, la questione del pagamento dei crediti accumulati dalle imprese italiane nei confronti di vari enti pubblici libici ha costituito un elemento centrale delle relazioni italo-libiche.
La lista creditori comprende oggi 107 posizioni tutte regolarmente notificate alle competenti autorità libiche, per il tramite della nostra Ambasciata a Tripoli. La notifica è stata accompagnata dall'invio della documentazione fornita dalle società interessate a prova del credito vantato. Al riguardo, è opportuno sottolineare che la documentazione in questione è stata trasmessa alle autorità libiche così come fornita dalle imprese interessate, in attesa di eventuali osservazioni di parte libica in relazione ai dati in essa contenuti.
In considerazione delle difficoltà incontrate dalle sopracitate imprese creditrici, tra le quali la «Selexport», per ottenere dagli interlocutori libici la piena riconciliazione degli importi in questione, le autorità italiane hanno proposto la costituzione di un apposito comitato misto, del quale fanno parte anche le associazioni imprenditoriali e i rappresentanti delle imprese creditrici, in particolare l'AIRIL, incaricato di definire l'esatto ammontare dei crediti vantati da ciascuna impresa, i criteri per l'eventuale rivalutazione per interessi, differenze di cambio, nonché idonee soluzioni ad una vicenda che dura ormai da quasi due decenni.
Nonostante gli sforzi profusi dal Governo italiano, il comitato, che si è riunito, da ultimo, due volte, a Roma e a Tripoli e che ha tenuto la sua ultima riunione nel settembre del 2001, non è finora pervenuto ad una soluzione definitiva.
In quella sede, ha però proceduto ad una prima classificazione dei crediti secondo tre tipologie:
a) crediti assistiti da sentenze o lodi arbitrali;
b) crediti per i quali sono stati depositati i fondi presso banche commerciali libiche o presso la Banca Centrale libica in attesa dell'autorizzazione al trasferimento del controvalore in valuta;
c) crediti notificati dalla Parte italiana e non ancora classificati dalle Autorità italiane.

Per quanto riguarda l'importo dei crediti, non ci sono dati condivisi con la parte libica, non essendoci stato ancora alcun esercizio di conciliazione delle cifre. A questo riguardo deve essere tenuto presente che ciascuna società ha adottato criteri diversi per il calcolo degli interessi maturati e per l'applicazione dei tassi di cambio valutari. I crediti in questione, infatti, sono denominati in differenti valute.
Il Governo, tuttavia, non ha tralasciato alcuna occasione di colloquio con la controparte libica per rappresentare la propria preoccupazione per il protrarsi della situazione, rappresentando come il pagamento dei debiti pregressi costituisca la premessa indispensabile per il pieno rilancio delle relazioni economiche bilaterali. Da ultimo, ciò è avvenuto anche in occasione dei colloqui del Presidente del Consiglio nelle sue funzioni di Ministro degli affari esteri
ad interim con il Ministro degli affari esteri libico Shalgam (Roma, 26 febbraio 2002).
Nella circostanza, l'onorevole Ministro ha ricordato al Ministro Shalgam la viva aspettativa delle imprese italiane di vedere soddisfatte le loro attese, dopo un così lungo periodo di tempo, sottolineando il positivo impulso che la chiusura della vertenza sui crediti potrà avere, in particolare, sulle prospettive di collaborazioni volte alla crescita delle piccole e medie imprese.
Al fine di evitare il ripetersi di analoghe situazioni, è stato firmato, già dal dicembre 2000, un Accordo bilaterale per la protezione e promozione degli investimenti, attualmente in attesa di ratifica da parte italiana.
È utile sottolineare che una riunione del comitato tecnico misto è stata prevista a Tripoli dall'1 al 3 ottobre 2002. Nell'occasione dovrebbe essere identificata una soluzione globale e definitiva della questione,


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sulla base di un calendario convenuto.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

SANTULLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i collegamenti ferroviari ad alta velocità eurostar che attraversano alcune citta della regione Campania rivestono una notevole importanza sotto il profilo economico e sociale in considerazione dell'elevato numero dei passeggeri che transitano quotidianamente;
nella città di Aversa, già sede di due facoltà universitarie oltre che di insediamenti di interesse nazionale e che aspira fra l'altro a divenire provincia, attualmente non è prevista la sosta dei treni eurostar, con gravi disagi per la numerosa popolazione locale -:
se non ritenga necessario e urgente intervenire presso Trenitalia spa, affinché provveda a potenziare il numero delle soste delle fermate eurostar, così come già in altre regioni, nella regione Campania dove attualmente sono previste solo per Napoli, Benevento, Caserta e Ariano Irpino, includendo quindi anche la città di Aversa.
(4-02721)

Risposta. - Il gruppo Ferrovie dello Stato SpA ha fatto conoscere che la strategia commerciale della previsione passeggeri di Trenitalia SpA è improntata ad una forte differenziazione tra i servizi di media e lunga percorrenza. I treni Eurostar, pertanto, effettuano servizio principalmente nei capoluoghi di regione, in alcuni capoluoghi di provincia nonché in particolari località che raccolgono un bacino di utenza adeguato.
Tuttavia, la nuova offerta orario, in vigore dal 16 giugno 2002, ha previsto sulla linea Tirrenica Sud ed, in particolare, sulla relazione Roma-Napoli, una ottimizzazione della circolazione con un utilizzo dei nodi, in termini di ingresso ed egresso, considerato da F.S. come più razionale nonché un diverso sistema di interscambio tra i treni della lunga percorrenza e quelli a carattere regionale.
Relativamente al caso evidenziato nell'interrogazione, Ferrovie dello Stato fa presente che la città di Aversa, con l'attuale orario estivo, risulta già servita da 14 collegamenti
Intercity verso Napoli ed altrettanti in direzione Roma. Presso tale località trovano inoltre fermata tutti gli Intercity in partenza o in arrivo da Napoli per Milano sulle direttrici Tirrenica Nord, Nord Est e Calabria.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

SINISCALCHI, PETRELLA, CENNAMO, RANIERI e CHIAROMONTE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da alcuni mesi si è insediata presso il comune di Portici la commissione prefettizia di accesso per indagare su vaghe ipotesi di infiltrazioni camorristiche e sui conseguenti condizionamenti della attività amministrativa di quel comune;
l'amministrazione comunale di Portici (centro-sinistra) con il sindaco Leopoldo Spedaliere e con tutti gli uffici comunali, ha dato continua disponibilità ed assistenza ai funzionari della commissione di accesso assicurando ogni tipo di intervento diretto a dissipare ogni dubbio ed a fornire il quadro della assoluta trasparenza delle attività di governo della città;
il prefetto di Napoli ha dato assicurazioni alla delegazione parlamentare campana del centro-sinistra sulla assoluta autonomia della istituzione della commissione di accesso rispetto alla attività di propaganda denigratoria svolta dai partiti di centro-destra;
il prefetto di Napoli ha dato anche assicurazioni circa la celerità ragionevole dei tempi di svolgimento della indagine;


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nonostante ciò, si è registrata una violenta e scandalistica campagna diffamatoria;
la commissione di accesso non ha alcun supporto di carattere giudiziario perché nessuna inchiesta riguarda l'amministrazione comunale di Portici;
da esponenti della destra si giunge ad imbastire una campagna denigratoria contro i giudici del tribunale di Napoli colpevoli di aver archiviato le loro infondate denunzie;
ad avviso degli interroganti, evidente si appalesa che, sconfitti sul piano giudiziario, gli oppositori di destra del sindaco Spedaliere e della sua Giunta, esercitano arbitrarie e pesanti forme di pressione tentando di condizionare i lavori della commissione con la ripetizione ossessiva delle accuse già respinte dai magistrati competenti all'esito delle dovute indagini;
la lentezza dei lavori della commissione di accesso si sta oggettivamente trasformando in una ingiusta sovraesposizione della amministrazione comunale di Portici agli attacchi strumentali della opposizione -:
quali urgenti iniziative i Ministri interrogati nell'ambito delle proprie competenze accertati i fatti, intendano, adottare per evitare che si riconducano nella indagine amministrativa elementi già valutati nelle inchieste giudiziarie, nonché per evitare che il protrarsi senza ragionevole limite temporale dei lavori della commissione di accesso in quanto un'eccessiva durata di tale indagine potrebbe condurre ad una inammissibile forma di speculazione politica contro l'amministrazione di Portici.
(4-02441)

Risposta. - Con decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 2002, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 227 del 27 settembre 2002, sono stati disposti lo scioglimento del consiglio comunale di Portici per la durata di diciotto mesi e la nomina della commissione straordinaria, prevista dall'articolo 143 del Testo unico degli Enti locali n. 267 del 2000, per la gestione dell'ente fino all'insediamento degli organi ordinari a seguito di nuove consultazioni elettorali.
La decisione, adottata dal Consiglio dei Ministri nella riunione del 6 settembre 2002, su proposta del Ministro dell'interno, si fonda sulla considerazione che il comune di Portici presenta forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialità degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

SPINI e CARLI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
è sempre maggiore lo sviluppo degli scambi culturali con l'estero così come il numero sempre crescente di studenti che effettuano gli studi universitari negli Stati Uniti di America o in altri paesi extracomunitari;
è necessaria un'organica politica che faciliti il reinserimento in Italia di chi ha conseguito titoli universitari, scientifici o culturali all'estero -:
quali interventi il Governo intenda effettuare per promuovere il mutuo riconoscimento dei titoli di studio e accademici nonché delle attività di specializzazione e di ricerca con gli Stati Uniti d'America anche in rapporto agli accordi già in vigore o che possono essere intrapresi in sede di Unione europea.
(4-02595)

Risposta. - All'esigenza di un'organica politica di riconoscimento dei titoli accademici conseguiti all'estero, si ritiene che possa dare un'adeguata risposta il disegno di legge di ratifica della Convenzione congiunta Unesco d'Europa sul riconoscimento dei titoli relativi all'istruzione Superiore nella Regione Europea, fatta a Lisbona l'11


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aprile 1997, e sottoscritta anche dagli Stati Uniti d'America.
Si precisa che tale provvedimento legislativo, il cui
iter parlamentare è ormai prossimo a conclusione, contiene una regolamentazione complessiva ed organico delle diverse procedure di riconoscimento dei titoli universitari stranieri, compresi quelli conseguiti in Paesi non comunitari, sia per la prosecuzione degli studi nei gradi accademici successivi, sia per fini civili e professionali.
Per quanto riguarda la ventilata prospettiva di un accordo tra il Governo italiano e quello statunitense sulla materia in questione, essa appare in ogni caso difficilmente perseguibile, risultando esclusa negli USA, a livello di governo federale, la possibilità di accordi intergovernativi vincolanti in materia culturale. Inoltre, non sembra che un'intesa bilaterale Italia-USA, o anche un eventuale accordo USA-UE, possano configurarsi come strumenti capaci di offrire maggiori garanzie e tutele giuridiche della citata Convenzione multilaterale di Lisbona.
Peraltro, occorre rilevare come la notevole diversità dei rispettivi ordinamenti giuridici non permetterebbe in ogni caso di soddisfare il criterio della reciprocità, non potendo garantire ai titoli accademici italiani il riconoscimento di una pari e sicura validità su tutto il territorio USA, quale invece verrebbe assicurata dal riconoscimento giuridico in Italia dei titoli delle Università statunitensi «accreditate».
L'Ambasciata d'Italia e i consolati dipendenti nelle relative circoscrizioni territoriali, provvedono comunque a rilasciare documenti di riconoscimento e di equivalenza dei titoli di studio, per coloro che intendono rientrare in Italia o recarsi in Italia per motivi di studio nonché al rilascio delle dichiarazioni di valore per i titoli professionali conseguiti negli Stati Uniti nei vari settori, per coloro che intendono recarsi in Italia per motivi di lavoro.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

VENDOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte fra il 3 ed il 4 giugno, nel territorio del comune di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), è stato ucciso, in un agguato di chiaro stampo mafioso, il pregiudicato Domenico Tramontana, ritenuto il reggente dell'area di Terme Vigliatore (Messina) per conto della famiglia barcellonese di Cosa Nostra;
Domenico Tramontana da oltre un decennio è personaggio noto alle cronache giudiziarie, destinatario, fra l'altro, nel 1994 di ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa nell'operazione cosiddetta «Mare Nostrum» (il cui dibattimento di primo grado è tuttora in corso dinanzi alla Corte d'Assise di Messina), condannato nel mese di ottobre del 2000 dal tribunale di Barcellona alla pena di tredici anni di reclusione per estorsione aggravata e continuata;
nell'articolo dal titolo «Forse voleva allargare la sua attività oltre il territorio assegnatogli», pubblicato il 5 giugno 2001 dal quotidiano messinese Gazzetta del Sud, si legge testualmente che Domenico Tramontana «nella sua Terme Vigliatore, acquisito un vasto appezzamento di terreno dall'IPAB di Barcellona con un contratto di affitto intestato alla moglie, gestiva uno dei più grandi vivai della zona»;
nell'articolo dal titolo «Le ultime ore in discoteca», pubblicato il 6 giugno 2001 dal quotidiano messinese Gazzetta del Sud, si legge testualmente che «Mimmo Tramontana, da quando aveva ottenuto la libertà, nel febbraio del 1999, si era dedicato ufficialmente all'attività di vivaista, creando uno dei più grandi vivai di Terme Vigliatore su un vasto terreno ottenuto in affitto, a nome della moglie, dall'IPAB "Nicolaci Bonomo" di Barcellona. In precedenza il terreno, anche se gestito da Mimmo Tramontana, pare risultasse in affitto al barcellonese Carmelo Giambò, con quale aveva condiviso la latitanza dopo l'operazione "Mare Nostrum«" -:
se la notizia che l'Ente di assistenza IPAB «Nicolaci Bonomo» abbia concesso


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in gestione, a qualsiasi titolo o sotto qualsiasi forma, propri beni immobili a Giambò Carmelo, prima, ed a Giunta Francesca, moglie di Tramontana Domenico, poi, corrisponda al vero;
chi fosse, eventualmente, il Presidente dell'IPAB all'epoca delle suddette concessioni e nel periodo successivo ed, in particolare, se in questo periodo fosse, come sarebbe tuttora, il giovane avvocato barcellonese Nello Cassata, figlio del Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Messina, dottor Antonio Franco Cassata;
in che data e su indicazione di quale autorità sarebbe avvenuta la nomina dell'avvocato Nello Cassata quale consigliere d'amministrazione e poi quale Presidente dell'IPAB;
se, in caso di risposta positiva ai superiori quesiti, non si ritenga di segnalare al CSM l'opportunità di avviare un procedimento di trasferimento per incompatibilità ambientale del dottor Antonio Franco Cassata dagli uffici giudiziari del distretto di Corte di appello di Messina.
(4-00042)

Risposta. - Si rappresenta che il consiglio di amministrazione dell'I.P.A.B. Bonomo - Munafò - Nicolaci - Perdichizzi - Picardi, per statuto, si compone di cinque membri, designati rispettivamente dal prefetto di Messina, dal presidente del tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, dal Vescovo di Messina, dal sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto e dall'assessore regionale agli enti locali. Tale organo elegge tra i suoi componenti il presidente. Fino al 1999, in assenza del consiglio di amministrazione, l'ente venne retto, per quasi venti anni, da un commissario straordinario regionale. Nel 1999 venne istituito il consiglio di amministrazione, nel quale il presidente del tribunale, dottor Ennio D'Amico aveva designato, in data 6 marzo 1998, l'avvocato Nello Cassata, successivamente nominato presidente nella seduta del 1o giugno 1999. Da tale carica l'avvocato Cassata si dimetteva in data 27 giugno 2001.
Il contratto di affitto di un fondo rustico di proprietà del predetto ente alla bracciante agricola Francesca Giunta, all'epoca nubile, è stato stipulato in data 16 novembre 1998 dal Piero Di Maggio, commissario straordinario
pro tempore. Il contratto di affitto del medesimo fondo a Carmelo Giambò è stato stipulato in data 2 gennaio 1993 dal dottor Antonino Turrisi, Commissario straordinario pro tempore, ed è stato revocato il 15 ottobre 1994.
Quindi, i due contratti sono stati sottoscritti in epoca antecedente all'assunzione della presidenza dell'ente da parte dell'avvocato Cassata. In realtà, esiste pure un altro contratto di locazione del fondo a Francesca Giunta, stipulato in data 29 giugno 2000 e quindi sottoscritto dall'avvocato Cassata, ma esso ha avuto origine da una richiesta della locataria di adeguamento del contratto triennale preesistente alle disposizioni della legge n. 203 del 1982, che prescrivono, per l'affitto dei fondi rustici, una durata minima di quindici anni.
I fatti rappresentati, pertanto, non hanno avuto alcun tipo di incidenza sull'attività del dottor Antonio Franco Cassata, sostituto procuratore generale di Messina e padre dell'avvocato Nello Cassata.
Il predetto magistrato, tra l'altro, è tuttora impegnato, quale procuratore generale d'udienza, in complessi processi per gravissimi reati, a carico di personaggi di spicco della criminalità organizzata dell'area di Barcellona Pozzo di Gotto.
Non si ravvisano, quindi, le condizioni per promuovere qualsivoglia iniziativa nei confronti del dottor Antonio Franco Cassata da parte di questo Ministero.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

VENDOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 27 agosto 1993 il settimanale messinese L'Isola pubblicava un articolo dal titolo «Rometta zona franca», a firma di Fabio Repici, nel quale incidentalmente si riferiva che l'amministrazione comunale di


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Rometta (Messina) conferiva frequentemente incarichi legali all'avvocato Leone Saija, marito della dottoressa Gaetana Gambadoro, Segretario Generale dello stesso comune di Rometta;
il 9 settembre 1993 l'avvocato Leone Saija e la propria moglie, dottoressa Gaetana Gambadoro, sporgevano querela nei confronti dell'autore del suddetto articolo e del direttore responsabile della rivista, ritenendo diffamatorio il pezzo giornalistico in questione;
il 19 novembre 1993 il giornale L'Isola pubblicava un altro articolo a firma di Fabio Repici, dal titolo «L'avvocato è di fiducia», nel quale l'autore riferiva dettagliatamente il numero e l'oggetto delle svariate consulenze legali assegnate all'avvocato Leone Saija dal comune di Rometta, presso il quale la moglie del Saija, Gaetana Gambadoro, svolgeva le funzioni di Segretario Generale;
il 3 dicembre 1993 la dottoressa Gambadoro, ritenendosi nuovamente diffamata, sporgeva una nuova querela nei confronti di Fabio Repici e del direttore responsabile della rivista L'Isola;
l'avvocato Leone Saija, viceversa, invece di formulare querela, decideva, in relazione al suddetto articolo del 19 novembre 1993, di proporre citazione in giudizio civile innanzi al Tribunale di Messina nei confronti dell'autore dell'articolo, Fabio Repici, e della società editrice del giornale L'Isola, chiedendo, previa affermazione della sussistenza del reato di diffamazione a mezzo stampa in suo danno, un risarcimento di seicento milioni di lire;
il 15 novembre 1994 il GIP del tribunale di Messina emetteva decreto di archiviazione nel procedimento penale a carico di Fabio Repici e di Giuseppe Ramires, direttore responsabile de L'Isola, in relazione alle querele proposte contro di questi dall'avvocato Saija, dalla dottoressa Gambadoro e da altri amministratori del comune di Rometta, accogliendo la richiesta avanzata il 15 settembre 1994 dal P.M., il quale aveva affermato che quelli riportati negli articoli giornalistici denunciati fossero «fatti veri, che legittimamente ingenerano il convincimento ... di private interferenze nella cura e gestione dell'interesse pubblico»;
al contrario, il Giudice onorario della Prima sezione stralcio del tribunale civile di Messina, dottor Giuseppe Aristotele Malatino, con sentenza depositata il 6 aprile 2001, decideva che l'articolo dal titolo «L'avvocato è di fiducia», pubblicato il 19 novembre 1993 dal settimanale L'Isola, era diffamatorio e, conseguentemente, condannava l'autore dell'articolo, Fabio Repici, e la società editrice, «Libera stampa editrice s.r.l.», ad un risarcimento di ben trecentocinquanta milioni;
la sentenza del giudice Malatino appare, con ogni evidenza, pressoché integralmente copiata dalla comparsa conclusionale dell'avvocato Saija, depositata il 24 ottobre 2000;
dalla comparazione visiva dei due documenti, contenenti perfino identici errori di battitura, appare ben verosimile, secondo gli interroganti, che non si sia trattato di un caso di copiatura dattiloscritta, bensì di un caso, a giudizio dell'interrogante ancor più grave e clamoroso, di copiatura da file informatico;
l'imponente cifra statuita a titolo di risarcimento, trecentocinquanta milioni di lire, per un articolo pubblicato su un piccolo settimanale di provincia che al tempo, com'è a conoscenza degli interroganti, vendeva circa mille copie nel territorio messinese, riporta alla ribalta i delicati temi della libertà d'informazione e della strumentale utilizzazione delle azioni in sede di giudizio civile con la prospettazione di considerevoli richieste risarcitorie, che hanno l'ovvia conseguenza di disincentivare gli operatori dell'informazione e, in definitiva, di frenare la libertà d'informazione;
a giudizio dell'interrogante la sentenza civile appare da ogni punto di vista iniqua e sproporzionata: i fatti oggetto del


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procedimento erano stati acclarati in sede penale ove si era ritenuto di archiviare la querela riconoscendo che il Repici non aveva diffamato ma aveva raccontato il vero; ciononostante si procede ad una sentenza di condanna in sede civile definendo un risarcimento che, in relazione alla diffusione limitata del periodico su cui è apparso l'articolo incriminato, appare fuori da ogni senso delle proporzioni: una sorta di risarcimento-record (trecentocinquanta milioni) per una diffamazione negata dal giudice penale -:
se non ritengano, alla luce di una puntuale verifica di quanto suddescritto, che ricorrano i presupposti per esercitare l'azione disciplinare nei confronti del giudice Giuseppe Aristotele Malatino, del Tribunale Civile di Messina, per il grave discredito arrecato all'ordine giudiziario con la sottoscrizione di una sentenza pressoché integralmente copiata da un atto di una delle parti in causa;
quali iniziative si intenda assumere in ordine alla materia del risarcimento del danno da diffamazione a mezzo stampa, al fine di assicurare il diritto degli interessati di vedere tutelata la propria reputazione, attraverso l'imposizione dell'immediata rettifica di notizie parzialmente o completamente infondate o attraverso altri eventuali strumenti, ed, al contempo, impedire che l'utilizzo strumentale delle azioni giudiziarie abbia ripercussioni che in concreto limitino la libertà d'informazione.
(4-00884)

Risposta. - Riguardo al primo punto, ossia alla censura relativa alla copiatura del file informatico, si osserva che lo stesso giudice che ha redatto la sentenza, il dottor Giuseppe Aristotele Malatino, ha ammesso di avere acquisito con lo scanner quei brani della comparsa conclusionale che contenevano argomentazioni dell'attore ritenute condivisibili e fondate su massime giurisprudenziali, trasposte nella motivazione previa verifica. Nell'uso di tale tecnica redazionale, praticata esclusivamente ai fini dell'ottimizzazione dei ritmi di lavoro, non si ravvisano profili disciplinarmente valutabili, essendo comunque la sentenza corretta nella sostanza e frutto di un'autonoma decisione. Si fa presente altresì, che il convenuto non aveva depositato la propria comparsa conclusionale, per cui in atti vi era soltanto quella dell'attore.
Quanto poi alle ritenute iniquità e sproporzione, trattasi di censure che possono essere fatte valere attraverso gli ordinari mezzi processuali. In ogni caso, può rilevarsi in questa sede che la pronuncia è sorretta da adeguata e puntuale motivazione, senza contare che l'atto di citazione di cui trattasi si riferisce ad un articolo di stampa in ordine al quale l'avvocato Saija non ha ritenuto di sporgere querela ed il cui contenuto è stato dunque oggetto di un'autonoma valutazione da parte del giudice civile; mentre il
quantum del risarcimento, peraltro concesso in misura inferiore a quella richiesta dall'attore come riferito dallo stesso interrogante, ha costituito il risultato di una valutazione equitativa il cui merito non è in alcun modo sindacabile sul piano disciplinare.
In merito alle iniziative sulla materia della risarcibilità del danno derivante da diffamazione a mezzo stampa, si evidenzia che è in corso alla Commissione Giustizia della Camera l'esame di varie proposte di legge concernenti l'argomento. Tra gli aspetti più importanti e dibattuti dei provvedimenti in esame vi sono certamente quello della risarcibilità del danno derivante da diffamazione e quello del rapporto che deve intercorrere tra il risarcimento e la rettifica dell'articolo diffamatorio.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

VENDOLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la modalità di determinazione della popolazione residente in un comune è il punto di riferimento normativo in base al quale si stabilisce il sistema di votazione nei comuni;
l'ex articolo 37 del decreto legislativo n. 267 del 2000 (mutuato dalla legge n. 81


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del 1993 e dalla legge n. 142 del 1990) continua a fare riferimento alla popolazione determinata in base all'ultimo censimento ufficiale;
nel comune di Palagiano (Taranto), il censimento del 1991 ha verificato la presenza di una popolazione residente di 14.970 abitanti: questa indicazione numerica rappresentava una soglia destinata in breve tempo, così come è accaduto, ad essere superata;
l'ufficio censimento del comune di Palagiano ha ultimato i suoi lavori e trasmesso ufficialmente, entro i termini prescritti dalla legge, i dati aggiornati della popolazione rilevata (15.803 abitanti) al ministero dell'interno;
i dati raccolti per essere ufficiali, e quindi vincolanti per ciò che concerne il sistema elettorale da applicare, devono essere pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale ad opera dell'ISTAT;
il prossimo 26 maggio 2002 si voterà a Palagiano per il rinnovo dell'Amministrazione comunale e i tempi burocratici per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della stima reale della popolazione ivi residente rischiano di protrarre ulteriormente un data falsato e pregiudicante l'adozione di quello che dovrebbe essere il legittimo sistema elettorale di un paese con oltre 15.000 abitanti -:
quali valutazioni dia il Ministro interrogato suddescritto;
se il Ministro non ritenga opportuno esercitare i poteri conferitigli, affinché nel comune di Palagiano si possa votare il prossimo 26 maggio 2002 con la norma prevista per i comuni che hanno un numero superiore ai 15.000 abitanti.
(4-02086)

Risposta. - Secondo un principio generale dell'ordinamento elettorale, puntualmente recepito da specifiche disposizioni legislative per ogni tipo di consultazione popolare, i dati inerenti al limite di popolazione da considerare ai fini delle leggi elettorali stesse sono esclusivamente quelli desumibili dall'ultimo censimento ufficiale. In tal senso un complesso di disposizioni (articoli 2, comma 2, 28, comma 3, e 32, comma 3, 16 maggio 1960, n. 570, recante il testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle amministrazioni comunali; articolo 37, comma 3, del decreto legislativo 267/2000 citato) disciplinanti il procedimento per l'elezione degli organi di governo dei comuni univocamente dispone che: «la popolazione è determinata in base ai risultati dell'ultimo censimento ufficiale».
Allo stato attuale, pertanto, fino a quando non sarà emanato l'apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con il quale verrà ufficialmente rideterminata la popolazione legale di ciascun comune sulla base delle risultanze del censimento del 21 ottobre 2001 - le cui operazioni di raccolta, elaborazione e verifica dati da parte dell'ISTAT risulta che siano ancora in corso - la popolazione da considerare ai fini del procedimento elettorale continuerà ad essere quella determinata con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 giugno 1993, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - Serie generale - n. 146 del 26 giugno 1993, come risultante dal censimento del 20 ottobre 1991.
Quanto sopra, in relazione anche ai numerosi quesiti pervenuti, è stato portato a conoscenza degli enti locali, per il tramite degli uffici territoriali del Governo, con circolare ministeriale n. 7 del 13 febbraio 2002.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

ALFREDO VITO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'allarme terrorismo in campo internazionale e nazionale è tutt'altro che sopito anzi, anche in riferimento alle notizie stampa diffuse dai mass-media di tutto il mondo, esso è tuttora vigente ed assume sempre più le caratteristiche proprie di un male endemico e perdurante;


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nel nostro Paese il terrorismo ha mietuto, nel passato come nel presente, tantissime vittime innocenti colpite solo perché rappresentanti, sia pure in vesti e posizioni diverse, le istituzioni libere e democratiche;
anche i delitti D'Antona e Biagi sono da ascriversi ad eversori che esercitano il terrorismo come unica via per tentare di abbattere le istituzioni repubblicane;
all'indomani della grave crisi istituzionale determinata dalla strage terroristica dell'11 settembre 2001 è stato necessario un intervento legislativo in campo penale, processuale e istituzionale, che ha avuto una prima parziale risposta nel decreto-legge emanato il 18 ottobre 2001, poi convertito con modifiche, nella legge l5 dicembre 2001, n. 438;
tale legge introduce la disposizione che prevede la nuova figura dell'associazione con finalità di terrorismo internazionale. Fino ad oggi, infatti, la previsione dell'articolo 270-bis del codice penale non riusciva a coprire i comportamenti strumentali compiuti in territorio dello Stato rispetto ad operazioni da effettuarsi all'estero. Mentre con la nuova fattispecie di reato ricondotta all'alveo dell'articolo 270-bis del codice penale si colma questo vuoto legislativo e si mette l'autorità giudiziaria in condizione di agire sulla base di un tessuto normativo specifico e pertinente. E ciò è tanto più vero se si considera che in sede di conversione è stata eliminata la condizione di procedibilità ex-articolo 313 del codice di procedura penale, nel decreto-legge prevista per l'attivazione penale;
va altresì nella direzione giusta il compendio di norme che estendono la possibilità di ricerca della prova mediante gli strumenti classici dell'investigazione moderna, rappresentati dall'intercettazione, anche di quella preventiva, e dell'attività sotto copertura della polizia giudiziaria;
non è stata utilizzata, invece, la possibilità di modificare, di fronte al pericolo rappresentato dalla minaccia terroristica, l'assetto giudiziario per il contrasto della stessa minaccia;
l'esperienza giudiziaria, sia recente che datata, ha, infatti, evidenziato una serie di disfunzioni che dovrebbero trovare rimedio e soluzione come la territorializzazione, anche se distrettualizzata, delle indagini, che appare incongrua rispetto a fenomeni che in nessun conto tengono i confini della giurisdizione sia italiana che estera; così come la mancanza di organismi centralizzati di polizia giudiziaria specializzati nel settore produce, sovente, duplicazione di interventi ed anche talvolta sovrapposizione degli stessi senza una possibilità concreta di risoluzione dei conflitti. Si evidenzia, quindi, la mancanza di un unico referente giudiziario che toglie all'investigazione smalto ed incisività;
gli attentati D'Antona e Biagi attendibilmente conducibili ad una matrice comune, rimangono attribuiti a competenze territoriali diversificate con possibilità concrete di reciproche interferenze o sovrapposizioni;
le intercettazioni preventive reintrodotte con la legge 15 dicembre 2001, n. 438, se sviluppatesi in diverso distretto dovrebbero dall'autorità richiedente essere indirizzate a diverse procure;
le riunioni internazionali su tematiche e indagini su fenomeni terroristici, per parte italiana, necessitano della presenza di tutte le procure interessate, senza dunque una voce univoca che possa esprimere le valutazioni e gli indirizzi complessivi delle indagini e sulle indagini in corso;
i portatori di informazioni qualificate - organismi nazionali e stranieri - hanno, allo stato, la possibilità di rapportarsi ad autorità italiane selettivamente, non dovendo far capo per la veicolazione dei dati sviluppabili ad un organismo giudiziario ab initio identificato;
depositari delle informazioni sui fenomeni terroristici sono indiscriminatamente tutti gli uffici di polizia giudiziaria, anche territoriali, senza che per tali informazioni


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vi sia una centralizzazione destinata ad un unico referente giudiziario;
alla stregua di quanto detto la legge 15 dicembre 2001, n. 438, che distrettualizza la competenza in materia di antiterrorismo non appare sufficiente né per i delitti di matrice interna né ancor di più per quelli di matrice internazionale;
il modo più ragionevole per venire incontro all'innegabile esigenza di intelligence e repressione del fenomeno sarebbe quello dell'istituzione di un ufficio giudiziario nazionale con compiti di indagine attiva unico punto di trattazione e di gestione del dato processuale;
è opportuno l'istituzione della procura nazionale antiterrorismo che dovrebbe avere il compito di svolgere le attività di investigazione su tutto il territorio nazionale avendo quali referenti la polizia giudiziaria centralizzata (Direzione Centrale Polizia di Prevenzione del Ministero dell'interno, Raggruppamento Operativo Speciale dei carabinieri-Reparto Antieversione e Uffici della Guardia di Finanza) ed essendo destinataria delle richieste relative alle attività sottocopertura e delle intercettazioni preventive di cui alla legge 15 dicembre 2001, n. 438 nonché delle informative periodiche di SISMI, SISDE e CESIS; di interloquire, nella fase delle indagini, con gli uffici del giudici per le indagini preliminari distrettualizzati; di seguire i dibattimenti di primo grado dinanzi ai tribunali ed alle Corti d'Assise competenti secondo le norme ordinarie del codice di procedura penale di rappresentare l'Italia nelle riunioni internazionali -:
se non ritengano di valutare l'opportunità di adottare iniziative normative volte ad istituire la procura nazionale antiterrorismo, introducendo, dopo l'articolo 70-bis del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, un articolo 70-ter che preveda l'organico e le modalità di accesso, in particolare introducendo la figura del procuratore nazionale antiterrorismo all'articolo 76 del citato regio decreto ed indicando il numero dei magistrati addetti.
(4-03046)

Risposta. - Si osserva che allo stato attuale i reati di terrorismo non rientrano nell'ambito di competenza specifica di alcuna autorità giudiziaria che coordini tale tipo di indagini, al contrario di quanto avviene, ad esempio, per alcune tipologie di reati che rientrano tra le funzioni della procura nazionale antimafia secondo quanto previsto dalla norma di cui all'articolo 51, comma 3-bis del codice di procedura penale che prevede appunto che i reati per i quali opera tale competenza sono precisamente: delitti, consumati o tentati, di cui agli articoli 416-bis e 630 del codice penale, delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dal predetto articolo 416-bis ovvero al fine di agevolare l'attività delle associazioni previste dallo stesso articolo, nonché i delitti previsti dall'articolo 74 del testo unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 e dall'articolo 291-quater del testo unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 43 del 1973.
Premesso che non risulta allo stato pendente alcuna iniziativa normativa in merito, si segnala che nell'ambito della lotta al terrorismo esiste comunque un'attività spontanea di coordinamento tra le procure della Repubblica maggiormente interessate da tale fenomeno, che perlopiù operano mediante
pool di magistrati specializzati in tale tipo di inchieste.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
i consiglieri comunali di opposizione al comune di Amelia (La Spezia), da tempo lamentano di non poter accedere agli atti pubblici del comune nelle forme di legge;
più volte hanno sottolineato anche per iscritto al prefetto di La Spezia questa incresciosa situazione;


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il sindaco di Amelia risulta dipendente della stessa prefettura;
invano gli interessati si sono recati in prefettura per sollecitare un intervento, ottenendo però solo un'udienza con una funzionaria e non con il prefetto e comunque poi nulla è mutato della situazione, né hanno avuto successive risposte o chiarimenti -:
non essendo finora giunti concreti riscontri dalla Prefettura se non ritenga di investire della questione la commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, costituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
(4-02458)

Risposta. - I consiglieri di opposizione del comune di Amelia in più esposti, inviati al sindaco in varie date, hanno lamentato difficoltà nell'espletamento del diritto di accesso agli atti del comune e in particolare al registro protocollo della corrispondenza.
Le richieste di accesso, tutte formulate genericamente, venivano motivate dall'esigenza di consentite alle minoranze di esercitare il proprio «diritto-dovere» del controllo del buon andamento della Pubblica amministrazione in funzione del mandato ispettivo proprio dei consiglieri.
Le stesse venivano poi reiterate, alcune anche sotto forma d'interpellanza; gli uffici comunali, di volta in volta o il segretario comunale o il responsabile del servizio, facevano osservare che ad esse non si poteva aderire in modo generalizzato, ma che dovevano essere formulate più specificatamente, con un oggetto ben determinato, secondo quanto disciplinato dal comune con regolamento sull'esercizio del diritto di accesso, approvato con deliberazione del consiglio comunale n. 19 del 21 novembre 1997 (articolo 23).
L'accesso al protocollo veniva comunque autorizzato, pur con qualche problema determinato dai rapporti tra consiglieri interessati ed impiegati addetti all'ufficio, che lamentavano l'intralcio nella gestione dello stesso.
Il sindaco, in data 16 febbraio 2001, in risposta ad una ulteriore richiesta, esprimeva il diniego per l'accesso al protocollo, facendo riferimento ad una sentenza del T.A.R. Veneto Sez. 1, 30 marzo 1995, n. 489, secondo la quale è da escludersi che in capo ai consiglieri comunali sussista un indiscriminato diritto di accesso al registro protocollo generale del Comune, riscontrandosi nello stesso materiale coperto dal segreto e notizie riservate.
Sulla questione è stato interessato anche l'ufficio territoriale di Governo di La Spezia. I consiglieri in un incontro con un funzionario hanno esposto le difficoltà riscontrate, ritenendo nella fattispecie essersi concretizzata una indebita esclusione del diritto di accesso.
Pur rappresentando agli stessi che il diritto di prendere visione degli atti del comune, secondo la normativa vigente e come ribadito più volte da circolari del ministero dell'interno sull'argomento, è finalizzato all'esercizio del mandato consiliare, nella cura di interessi pubblici e nel rispetto del diritto dei terzi alla
privacy, e che tale diritto va disciplinato dal comune in base alla propria organizzazione, venivano comunque chieste notizie al sindaco, prima per le vie brevi e poi successivamente, per iscritto.
Il sindaco, rispondeva in data 20 dicembre 2001, ribadendo il diniego per l'accesso indiscriminato al registro protocollo, ma assicurando nel contempo la visione ad atti o documenti, ivi compreso il protocollo, indicati specificamente e con oggetto ben determinato, da esercitare peraltro senza alcuna formalità.
Tale risposta è stata ritenuta esaustiva e condivisibile anche in relazione agli orientamenti espressi dalla giurisprudenza amministrativa (da ultimo, consiglio di Stato, Sez. V, 2 gennaio 2001, n. 1893).
Relativamente all'ultimo punto toccato dal documento parlamentare, si precisa che presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stata istituita - ai sensi dell'articolo 27 della legge 7 agosto 1990, n. 241 - la Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, con il compito di vigilare affinché venga attuato il principio di piena conoscibilità dell'attività della Pubblica amministrazione nei limiti fissati dalla stessa legge 240 del 1990.


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La predetta Commissione nell'esercizio della propria attività di vigilanza, al fine di garantire l'uniforme applicazione dei principi, esprime il proprio parere sui regolamenti delle singole amministrazioni in materia di accesso, ove ne sia fatta richiesta (articolo 10, primo comma del decreto del Presidente della Repubblica 27 giugno 1992, n. 352).
Le questioni evidenziate dall'interrogante sono state più volte esaminate durante le riunioni della Commissione, attualmente in fase di ricostituzione.
In particolare, per quanto concerne l'accesso del consigliere comunale agli atti del comune, la Commissione nell'esprimersi su svariati quesiti posti da enti ed amministratori locali, ha in più occasioni rilevato in linea generale che non è configurabile un diritto generalizzato ed indiscriminato del consigliere comunale di ottenere qualsiasi tipo di atto del comune presso il quale svolge il suo mandato.
Infatti, il diritto del consigliere comunale di ottenere tutte le notizie e le informazioni in possesso degli uffici comunali non è generalizzato, ma può esercitarsi secondo le seguenti modalità:
a) a norma dell'articolo 43 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 con riferimento alle notizie ed informazioni utili all'espletamento del proprio mandato e, quindi, a titolo gratuito e nei limiti rigorosi del mandato;
b) a norma dell'articolo 10 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, se residente nel Comune;
c) più in generale, a norma della legge n. 241 del 1990 se non residente nel territorio dell'ente locale.

Pertanto, i consiglieri comunali, pur avendo diritto a prendere visione di tutti gli atti correlati all'espletamento del loro mandato, non debbono rivolgere richieste indeterminate alle rispettive amministrazioni, ma consentire una sia pur minima identificazione dei documenti che si intendono consultare, in conformità alle disposizioni normative che regolano la materia e tenuto conto anche dei principi più volte ricordati dalla Corte Costituzionale di ragionevolezza e di leale collaborazione tra organi pubblici.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 10 maggio 2002 è stato perpetrato un furto al consolato generale d'Italia di Lugano con trafugazione di oggetti artistici -:
quali iniziative intenda prendere il Ministro per la messa in sicurezza del consolato e se non si riproponga, ancora una volta, il problema dell'organizzazione del Canton Ticino dal momento che, dopo la chiusura del consolato di Locarno, si può parlare di un autentico «assalto» agli uffici lugani.
(4-03272)

Risposta. - Il quadro scomparso dal Consolato generale d'Italia a Lugano nel mese di maggio 2002, il cui autore è Mario Tricarico, è un bene non demaniale, bensì di proprietà privata del predecessore dell'attuale Console generale, di piccole dimensioni, senza alcun valore artistico, di scarsissimo valore economico. Anche sulla base di tali considerazioni, si potrebbe ipotizzare l'accidentale scomparsa del quadro in questione durante operazioni di trasloco avvenute in quei giorni.
Tale episodio va in ogni caso considerato separatamente rispetto alle generali condizioni di sicurezza in cui si trova il Consolato d'Italia a Lugano. È infatti evidente che esiste un rischio maggiore che si verifichino eventi siffatti nelle aree aperte al pubblico, ove si trovava l'opera sottratta, rispetto alle zone protette dei nostri uffici consolari.
D'altra parte, non possono sottacersi le difficoltà di assicurare una vigilanza adeguata e continua di tutti gli uffici all'estero, nonostante il costante impegno dell'Amministrazione, già rafforzato peraltro a seguito dei rischi evidenziati nel corso dell'ultimo anno.
Il problema del rafforzamento delle misure di sicurezza, così come l'ulteriore problema


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dell'affollamento e della pressione degli utenti, non riguarda soltanto il Consolato di Lugano. La casistica dei rischi in cui operano tutte le nostre strutture diplomatico-consolari è purtroppo molto estesa e dipende anche dalla mancanza di risorse di questa amministrazione.
In base a tali considerazioni non possono non condividersi le preoccupazioni espresse dall'interrogante, sottolineando l'opportunità di destinare al Ministero degli affari esteri le risorse necessarie per soddisfare le necessità prioritarie di potenziare la sicurezza di tutte le sedi e di dotare di sufficiente personale quegli uffici che offrono servizi ad ampie utenze.
Per quanto attiene alla chiusura del Vice Consolato in Locarno, che ha avuto luogo il 31 ottobre 2000, essa si inserisce nel quadro della ristrutturazione della rete consolare, avviata nel 1999 dall'amministrazione degli esteri, anche sulla base di indicazioni da parte parlamentare.
In particolare, la chiusura dell'ufficio in Locarno va collocata nella seconda fase del processo di ristrutturazione della rete consolare. Le prime due fasi di tale processo hanno particolarmente interessato la rete svizzera, caratterizzata dalla peculiarità di una molteplicità di micro-strutture, piccoli Uffici consolari a breve distanza tra loro (22 Uffici), che riflettevano una realtà superata rispetto all'evoluzione della collettività italiana, oggi ben inserita nel tessuto socio-economico del Paese. Tali Uffici si trovavano, inoltre, ad operare con un organico di ridotte dimensioni, con alti costi fissi e con bassi livelli di funzionalità.
La chiusura del Vice Consolato in Locarno non è da ascrivere, pertanto, ad una mera esigenza di bilancio finalizzata alla riduzione dei costi della rete all'estero, ma all'obiettivo di creare strutture polifunzionali di maggiori dimensioni in grado di offrire agli utenti un più elevato livello di qualità dei servizi ed all'esigenza di concentrare le limitate risorse disponibili, sia umane che finanziare, nelle aree di rinnovato interesse per il Paese.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

ZACCHERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Vittorio Paone, nato a Fano (Pesaro) il 14 ottobre 1947, è educatore coordinatore presso la casa circondariale di Cuneo in servizio effettivo dal 1 dicembre 1983;
lo stesso, per aver sostenuto che l'educatore penitenziario ha il preciso dovere di effettuare i colloqui con i detenuti, non limitandosi così ad essere una pura figura burocratica e per aver di conseguenza incoraggiato la civilissima protesta dei detenuti (i quali rivendicavano questo diritto sancito dalla legge n. 354 del 1975 e successive modifiche) è stato sottoposto ad un trattamento discriminatorio da parte dell'amministrazione penitenziaria;
particolarmente non gli è stato consentito l'ingresso nella casa circondariale di Cuneo dal 30 giugno del 2000 al 25 agosto dello stesso anno e gli è stato così impedito di compiere la sua attività lavorativa per due mesi con la motivazione pretestuosa che necessitava la sua presenza per coprire le esigenze di servizio di altre sedi (Mamone, Ascoli Piceno, Pesaro);
quando l'accesso gli è stato nuovamente accordato, al soggetto è stato consegnato un ordine di servizio con il quale, di fatto, egli veniva privato di qualsiasi contatto con i detenuti e che lo costringeva a trascorrere il suo orario di lavoro «recluso» all'interno di una stanza (unico caso nazionale);
in questa situazione di «limbo professionale» è rimasto sino alla data in cui non è andato in ferie (23 dicembre 2000) e nello stesso tempo al medesimo è stato comunicato per la prima volta la vera motivazione di tutti i provvedimenti di trasferimento di cui sopra (trasferimenti da lui non ottemperati anche per documentate e serissime ragioni mediche), motivazione riconducibile ad «incompatibilità ambientale», con contestuale richiesta al predetto di scegliere lui stesso «una o più sedi ove desiderava essere movimentato»;


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al termine delle ferie (23 gennaio 2001), non avendo egli potuto, per le ragioni di salute di cui sopra, avanzare alcuna richiesta di trasferimento, gli veniva imposto d'ufficio il trasferimento per missione presso la casa reclusione di Alessandria;
al suo rifiuto, dettato sempre da documentate certificazioni specialistiche, nonché da ragioni di principio, veniva sottoposto ad una sequela infinita di provvedimenti disciplinari prima ancora che l'amministrazione si decidesse ad acquisire il parere della commissione medica legale e di nuovo costretto a rimanere in casa;
in seguito, con provvedimento del 24 dicembre 2001, egli veniva licenziato nonostante il collegio arbitrale di disciplina, pochissimo tempo prima, avesse accolto in toto le sue giustificazioni e avesse annullato una precedente sanzione disciplinare (giorni 10 di sospensione dalla retribuzione e dal servizio) comminatagli sempre per lo stesso motivo (rifiuto di prendere servizio ad Alessandria). Al medesimo inoltre veniva intimato di rifondere quasi 25.000 euro, dopo aver subito anche le decurtazioni relative ai primi due mesi di forzata inattività e dopo che la direzione del carcere di Cuneo gli aveva negligentemente fatto accumulare, nel 1999, un debito verso lo Stato di oltre 10 milioni di lire da egli pazientemente risarcito;
l'educatore Paone ha incoraggiato la protesta dei detenuti scoppiata (come del resto in tutta Italia nella primavera-estate del 2000) solo perché era da anni che si batteva per far sì che un altro educatore, entrato nelle grazie della direzione, cessasse di stendere le relazioni comportamentali e di sintesi sui detenuti senza neanche averli mai visti in faccia una sola volta. Questo comportamento veramente vergognoso durava da anni e più configurasi persino estremi penali (omissioni dati d'ufficio ed altro);
la protesta era civilissima e composta e si limitava a non frequentare i corsi scolastici e a non prestare attività lavorative;
non si comprende come mai i vertici del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria siano stati unicamente capaci di decretare l'incompatibilità ambientale del predetto educatore e non abbiano mai preso provvedimenti nei confronti dell'altro educatore reo di casi gravi manchevolezze, nonché della direzione che gliele consentiva -:
quali provvedimenti intenda adottare tenuto conto delle considerazioni svolte.
(4-03459)

Risposta. - Si rappresenta, preliminarmente, che il provvedimento della direzione che inibiva l'accesso dell'educatore Vittorio Paone all'interno dell'istituto di Cuneo era motivato dalla circostanza che lo stesso, dal 30 giugno, non avrebbe più prestato servizio presso quella sede, in quanto distaccato a prestare servizio presso la casa circondariale di Mamone, provvedimento che fu successivamente revocato. Nell'atto veniva specificato che il dipendente avrebbe potuto accedere in istituto esclusivamente per recarsi negli uffici amministrativi per il disbrigo delle pratiche personali.
La necessità della destinazione ad altra sede di lavoro, si era resa necessaria per una forte situazione di conflitto con la direzione e con gli altri operatori dell'istituto di Cuneo, avvertita non soltanto dalla direzione, ma dallo stesso dipendente, che con istanza del 29 gennaio 1999 chiedeva il trasferimento a Rimini, e con altra domanda del 24 marzo 2000 chiedeva di essere destinato ad una sede di lavoro vicina a Pesaro, o in subordine presso la casa circondariale di Prato, sede a suo tempo rifiutata.
La situazione di incompatibilità era peraltro sfociata, fin dal 1999, in ripetute denunce sporte dal dipendente alla procura della Repubblica. Una prima segnalazione, relativa ad asserite irregolarità e negligenze nella gestione dell'area trattamentale dell'istituto poste in essere dall'altro educatore, nonché sul trattamento discriminatorio attuato dalla Direzione nei suoi confronti, fu presentata il 24 luglio 1999. Il contenuto dell'esposto coincide nella sostanza con


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quanto riportato nell'ultima parte del testo dell'interrogazione parlamentare, ma non risulta che l'autorità giudiziaria abbia mai avviato un'azione penale sulla segnalazione. Una seconda denuncia fu invece presentata il 28 febbraio 2000, per una asserita irregolare trattazione di una sua pratica amministrativa (assenza per malattia e ferie), da parte della direzione e del responsabile della segreteria del personale, ove veniva ipotizzato il reato di abuso di ufficio. Su questa seconda denuncia, nel mese di maggio 2000, l'Autorità giudiziaria archiviò il procedimento penale, non rilevando nelle condotte attribuite agli indagati alcun elemento di reato.
Nel testo dell'interrogazione parlamentare si rileva che in relazione alle osservazioni del Paone in merito alla non corretta applicazione dell'ordinamento penitenziario in materia di colloqui con i detenuti, ed al fatto di aver conseguentemente incoraggiato la civilissima protesta dei detenuti che rivendicavano i propri diritti, lo stesso sarebbe stato sottoposto ad un trattamento fortemente discriminatorio da parte dell'Amministrazione (inibizione dell'accesso all'interno dell'istituto e destinazione ad altra sede). In realtà, sull'episodio citato veniva avviato, in data 1o agosto 2000, un procedimento disciplinare concluso con l'irrogazione di una lieve sanzione disciplinare. Al Paone veniva contestato il contenuto di un'intervista rilasciata ad un settimanale, senza informare preventivamente i superiori gerarchici, nella quale le espressioni riferite ai vertici del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ed il modo con cui venivano riportati i fatti e generalizzati i giudizi, furono ritenuti lesivi dell'immagine dell'amministrazione, sebbene di gravità tale da non integrare gli estremi dell'illecito penale.
Nello stesso periodo, veniva avviato altro procedimento disciplinare per un fatto ritenuto più grave, per il quale è stata irrogata una sanzione pecuniaria. Nella fattispecie, nel mese di giugno, il Paone aveva aggredito verbalmente e tentato di colpire fisicamente un operatore dell'istituto alla presenza di altri dipendenti.
In data 1o agosto 2000, il Paone veniva comandato in servizio di missione presso la Casa circondariale di Pesaro. Il dipendente, dopo avervi assunto servizio il 16 agosto 2000, nei giorni successivi non si presentava sul luogo di lavoro e comunicava, con telegramma, che in data 18 agosto 2000 si sarebbe recato presso la casa circondariale di Cuneo per rappresentare le proprie motivazioni in ordine all'impossibilità di ottemperare alla missione. Per tale grave comportamento di abbandono arbitrario del servizio nei giorni 17 e 18 agosto 2000, in data 1o settembre 2000 veniva avviato un procedimento disciplinare, e tenuto conto delle giustificazioni presentate, il 24 novembre 2000 era applicata la sanzione della sospensione dal lavoro nella misura minima, mentre il provvedimento di missione a Pesaro veniva revocato, ed il dipendente invitato, fin dal 21 agosto 2000, ad indicare una o più sedi ove intendesse essere trasferito.
In data 27 dicembre 2000 veniva disposto nuovo provvedimento di missione presso la Casa di reclusione di Alessandria, ed anche in questo caso il Paone non assunse mai servizio, risultando assente ingiustificato dal 24 gennaio 2001 (data in cui, al termine di un periodo di ferie, avrebbe dovuto assumere servizio presso la sede di Alessandria) fino al mese di marzo. Per tale gravissimo comportamento, il 22 marzo 2001, veniva avviato procedimento disciplinare per il licenziamento con preavviso. Tenendo conto della documentazione medica presentata dall'incolpato, e del parere rilasciato dalla Commissione medica legale della A.S.L. di Cuneo del 31 marzo 2000, che lo aveva ritenuto «idoneo allo svolgimento delle mansioni proprie della qualifica di Educatore», veniva comminata, in data 5 luglio 2001 la sanzione inferiore della sospensione dal lavoro per dieci giorni. Tale sanzione veniva annullata, su ricorso del signor Paone, dal collegio arbitrale di disciplina.
In data 9 agosto 2001 veniva avviato ulteriore procedimento disciplinare perché, invitato ad assumere servizio presso la Casa di reclusione di Alessandria, sede presso la quale era destinato in servizio di missione,


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non vi assunse servizio, rimanendo assente ingiustificato per un periodo superiore a dieci giorni. Il procedimento si concludeva questa volta con la sanzione del licenziamento con preavviso irrogata in data 24 dicembre 2001. La motivazione del provvedimento prende atto dell'esito degli accertamenti medici disposti dall'Amministrazione nel luglio 2001, ove veniva nello specifico posto il quesito sull'idoneità ad effettuare spostamenti. La Commissione medico legale della A.S.L. di Cuneo, in data 2 ottobre 2001, aveva infatti giudicato il dipendente «idoneo allo svolgimento della mansioni connesse alla sua qualifica, pur con le limitazioni dovute alla patologia in atto», ed aveva dichiarato lo stesso «in grado di effettuare viaggi di trasferimento, di breve durata o che consentano delle pause, che quindi comporteranno un incremento della durata del viaggio stesso».
Contro il provvedimento disciplinare è stato proposto ricorso avanti al giudice del lavoro, ma la vertenza giudiziaria, allo stato è ancora pendente. Il rapporto di lavoro del dipendente è stato risolto con decorrenza 20 giugno 2002.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.