da parte della Repubblica di San Marino degli accordi vigenti.
le condizioni dei lavoratori frontalieri italiani nella Repubblica di San Marino sono da anni al centro di iniziative sindacali sia in Italia che a San Marino;
il loro numero si è fatto sempre più ingente nel corso degli ultimi anni fino a superare le 5.000 unità ed a ricoprire un ruolo insostituibile per l'economia dello Stato nostro confinante;
le iniziative sindacali, che sono sfociate anche in scioperi e proteste, hanno visto interlocutori i diversi governi italiani che si sono succeduti, sia per la definizione dei problemi relativi al regime di tassazione dei redditi prodotti all'estero, sia per ciò che concerne i diritti della condizione di lavoro;
per ciò che riguarda le questioni fiscali, una serie di deroghe annuali, in attesa della definitiva approvazione della Convensione che regola dal punto di vista fiscale i rapporti tra i due stati, hanno consentito di evitare una penalizzazione dei nostri cittadini che lavorano a San Marino;
per gli aspetti dei diritti riguardanti le condizioni di lavoro, invece risulta che i tavoli di confronto costituiti tra i due paesi non siano ancora pervenuti a risultati apprezzabili. Continua perciò da anni una forma di discriminazione intollerabile, che i nostri concittadini subiscono, con gravi ripercussioni sulle loro condizioni di lavoro ed anche notevoli incertezze sulle prospettive professionali e familiari;
questi lavoratori si trovano infatti in una condizione di lavoro di assoluta precarietà, in quanto, per le leggi sanmarinesi, vengono tutti assunti con contratti a tempo determinato della durata massima di un anno, per posti di lavoro che hanno invece carattere fisso, mentre per i lavoratori di cittadinanza sanmarinese la regola è quella del contratto a tempo indeterminato;
nei mesi passati si è prodotta in questa materia una decisiva novità: è diventato infatti applicativo, dal 1 aprile 2001, l'Accordo di Cooperazione ed Unione Doganale stipulato tra Repubblica di San Marino e l'Unione europea;
tale Accordo, sottoscritto nel dicembre 1991 e ratificato dalla Repubblica di San Marino nel 1993, all'articolo 20 recita: «ciascuno Stato membro concede ai cittadini sammarinesi che lavorano sul suo territorio un regime privo di qualsiasi discriminazione in base alla nazionalità rispetto ai suoi cittadini per quanto riguarda le condizioni di lavoro e di retribuzione. La Repubblica di San Marino concede lo stesso regime ai cittadini degli stati membri che lavorano sul suo territorio» viene a cadere con ciò ogni alibi per continuare nella discriminazione dei cittadini italiani a San Marino attuata negando una reciprocità che già da tempo avrebbe dovuto essere riconosciuta, tanto più che lo stesso accordo all'articolo 28 prevede che «le disposizioni previste sostituiscono quelle incompatibili o identiche degli accordi conclusi tra gli stati membri e la Repubblica di San Marino»;
non si ha notizia circa cambiamenti nei rapporti di lavoro intervenuti dopo la data del 1 aprile 2002, ne che il Governo sammarinese abbia provveduto, a predisporre un qualsivoglia percorso di applicazione dell'articolo 20 dell'Accordo -:
quali iniziative i Ministeri interessati abbiano avviato per portare a risoluzione l'annosa questione della discriminazione dei frontalieri italiani a San Marino;
se dopo l'entrata in vigore dell'Accordo tra Unione europea e la Repubblica di San Marino vi sia stato un'intervento;
se non ritengano, qualora perdurasse l'intollerabile discriminazione, di denunciare all'Unione europea la mancata applicazione
(5-01371)
in data 29 ottobre 2002 come riportato dal quotidiano il Mattino in cronaca locale, i vertici dell'Alenia aeronautica, hanno reso noto ai sindacati il provvedimento che prevede 10 giorni di cassa integrazione ordinaria per i circa 3000 lavoratori degli stabilimenti campani;
il provvedimento riguarderà circa 1800 dipendenti dell'impianto capofila di Pomigliano d'Arco, e degli stabilimenti di Nola, Casoria e Capodichino;
l'azienda nel comunicato predetto, ha denunciato un ingente calo di commesse, dovuto alla crisi che investe il settore sui mercati internazionali;
l'annuncio ha chiaramente creato preoccupazione tra gli impiegati dell'azienda timorosi che il provvedimento di cassa integrazione da temporaneo possa divenire definitivo;
gli stessi sindacati non hanno esitato ad esprimere i propri dubbi a riguardo, riproponendo la necessità d'interventi programmatici per il settore aeronautico -:
quali misure il Governo intenda intraprendere perché la situazione dell'Alenia non assuma gli stessi caratteri di drammaticità vissuti dalle maestranze della Fiat nei mesi scorsi.
(4-04326)
con i decreti ministeriali nn. 65 e 66 del 2001 veniva previsto per i lavoratori socialmente utili impegnati negli appalti per i servizi di pulizia nelle scuole il provvedimento della «stabilizzazione», teso a consolidare su durata quinquennale il rapporto di lavoro dei suddetti lavoratori in aziende private in qualità di collaboratori scolastici;
tale misura, tuttavia, non portava ad una reale stabilizzazione della posizione occupazionale dei lavoratori in oggetto, essendo previsti per questi ultimi esclusivamente contratti di tipo part-time con remunerazione pari al 75 per cento del salario. Inoltre i piani di «ottimizzazione» annuali non hanno contribuito a rendere effettivamente stabile il servizio, non prevedendo essi la possibilità di incrementare il budget economico per finanziare localmente necessità di vario tipo legate all'erogazione e al potenziamento del servizio, fronteggiare, viceversa, soltanto attraverso l'aumento del carico di lavoro (aumento della metratura da pulire giornalmente da 624 a 900 metri quadri), il ricorso a mobilità e flessibilizzazione degli orari di lavoro e non supportate da alcuna forma di incentivo salariale. Ciò con particolare pregiudizio per i lavoratori disabili, costretti spesso a sopportare carichi di lavoro particolarmente onerosi;
in seguita alle procedure di infrazione attivate dalla Commissione europea in merito alla legittimità degli appalti e del mancato rifinanziamento degli appalti per l'anno 2003, a partire dal mese di gennaio 2003 circa 15.000 lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro -:
se non ritengano opportuno adottare iniziative normative volte a reperire le risorse necessarie alla copertura del piano quinquennale degli appalti e un incremento orario tendenziale fino al raggiungimento del full-time;
se non ritengano opportuno attivare iniziative normative o amministrative atte a riconoscere ai lavoratori in oggetto il servizio prestato in qualità di Lsu ai fini delle assunzioni di personale a tempo indeterminato negli organici Ata delle scuole con inserimento nelle graduatorie e attivazione delle riserve di legge non applicate nell'anno 2001.
(4-04334)