Risposta. - In merito alla questione sollevata si rappresenta che con deliberazione della giunta comunale di Milano n. 573 del 12 marzo 2002, avente per oggetto «Convenzione con la provincia di Milano finalizzata alla determinazione di un programma mirato al conseguimento degli obiettivi occupazionali della legge n. 68 del 1999», la civica amministrazione ha approvato la proposta di convenzione, di cui all'articolo 11 della legge n. 68 del 1999, per l'assunzione di disabili fino alla copertura della quota d'obbligo.
in tutto il territorio nazionale, questione che l'Associazione generale italiana dello spettacolo (A.G.I.S.) ha già pubblicamente paventato;
Risposta. - Interpellata la Direzione Generale per lo spettacolo dal vivo di questo Ministero, si comunica che le disposizioni contenute nella legge n. 448 del 28 dicembre 2001 (legge finanziaria 2002), con la conseguente riduzione al fondo unico per lo spettacolo (FUS), non comportano particolari ripercussioni per quanto riguarda il sistema teatrale di prosa dell'Emilia-Romagna.
servizio degli uffici postali che si trovano nelle predette condizioni e, in particolare, degli unici uffici postali siti rispettivamente nei comuni di Calvera e San Paolo A. in provincia di Potenza.
Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno far presente che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni, il Governo, non ha il potere di sindacarne l'operato in merito alla gestione aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza specifica degli organi statutari della società.
il CDT, come tutto l'Istituto, sebbene recentemente rinnovato negli arredi, presenta delle deficienze strutturali legate in buona parte alla data di costruzione dello stabile che rendono, spesso, inutili gli innumerevoli interventi tecnici praticati: vetustà dell'impianto idrico e dell'impianto di riscaldamento, limitatezza degli ambienti e degli spazi, inadeguatezza dei servizi, nonostante tutto un piano del CDT - ideale per l'allocazione dei servizi di diagnostica - risulta completamento inutilizzato perché non vi si riesce a realizzare un progetto che ne preveda l'uso;
reparti di cui 32 posti al reparto Medicina e 19 posti al reparto Chirurgia;
può rendere conto come solo grazie allo spirito di sacrificio, la solerzia, la dedizione al lavoro, la disponibilità e lo scrupolo dei medici e dei paramedici che si riesce ad avere cura del paziente detenuto;
Risposta. - La casa circondariale di Messina ha la capienza di 329 detenuti e alla data del 30 giugno 2002 ospitava 397 ristretti; di cui 45 degenti presso il centro diagnostico terapeutico, a fronte di una capienza pari a 48 posti letto.
Risposta. - Si rappresenta che l'arrestato menzionato nell'interrogazione (Loris Virgilio, nato a Vercelli il 19 febbraio 1980) è stato ristretto presso la casa circondariale di Vercelli dal 9 al 19 novembre 2001, giorno della scarcerazione per revoca dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Verbania.
Inoltre, il locale provveditorato regionale ha proposto di provvedere all'installazione dell'impianto di allarme antiaggressione ed alla realizzazione di scale antincendio, lavori che potranno essere eseguiti compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili.
circa venti piccoli borghi cinquecenteschi, tra i più importanti dei quali spiccano Calbianco, Calmagno, Montececcolino, Monteorciaro e la frazione di Sant'Ansovino;
Risposta. - Si informa che, allo stato attuale, i borghi di Calbianco, Calmagno, Montececcolino, Monteorciaro e la frazione di Sant'Ansovino, non sono sottoposti a provvedimenti di tutela, da un punto di vista paesaggistico, ai sensi dell'articolo 139 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490.
La soprintendenza competente informa, inoltre, che, consapevole delle problematiche relative ad interventi non del tutto congrui in alcuni complessi edificati, dall'ottobre 1995, si è interessata del Castello di Meleto convocando, la «commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali» della provincia di Rimini, per una valutazione urgente dei requisiti di cui alla legge 1497 del 1939 ora decreto legislativo 490 del 1999.
Si ricorda inoltre che, dal 1999, la soprintendenza competente sta eseguendo - con fondi ordinari del ministero per i beni e le attività culturali - lavori di consolidamento e restauro della chiesa del castello di Meleto, risalente al XVIII secolo. Attualmente i lavori sono quasi completati. Devono essere eseguiti i restauri dell'interno della chiesa, opere già progettate e inserite nella programmazione del 2002.
Risposta. - Si rappresenta che al termine degli ultimi corsi di formazione per agenti di polizia penitenziaria (69o corso per agenti ausiliari e 150o corso per agenti effettivi) all'istituto di Venezia - Santa Maria Maggiore sono state riservate 8 assegnazioni (rispettivamente 5 ausiliari e 3 effettivi).
servizio presso gli istituti di Venezia Giudecca un aumento di 0,50 punti per ogni anno di servizio prestato sul punteggio complessivo.
Risposta. - Al riguardo si fa presente che in merito ai problemi di copertura del segnale del servizio di telefonia mobile nell'area industriale del comune di Agropoli i gestori del servizio hanno rappresentato quanto segue.
l'elenco esatto delle persone scomparse.
Risposta. - Nel sottolineare che la vicenda si inserisce nella ormai dibattutissima perquisizione effettuata all'interno della scuola Pertini (già Diaz) di Genova in occasione del vertice G8 nel luglio 2001, si fa presente che sulla vicenda in corso risultano pendenti le indagini dell'autorità giudiziaria su eventuali ipotesi di reato a carico di personale della polizia di Stato coinvolto.
Risposta. - Al riguardo si fa presente che la società IPSE 2000 ha deciso il rinvio della data del lancio commerciale del servizio GSM/GPRS (general packet radio service) a causa sia della congiuntura economica internazionale negativa, sia dell'incertezza sulla data di disponibilità dei servizi UMTS sia, infine, dei ritardi registrati
nella consegna delle forniture delle tecnologie di terza generazione.
Risposta. - La sala studio dell'archivio storico diplomatico non ha mai interrotto il proprio servizio, così come facilmente evincibile dai fogli presenza degli studiosi.
Risposta. - Si rappresenta che il detenuto Omar Anwar Ibraim, nato in Palestina il 15 marzo 1953, è stato arrestato il 3 agosto 2001; è stato condannato per i reati di cui agli articoli 582 e 588 del codice penale e 73 del decreto del Presidente della Repubblica 309/1990, ed ha il fine pena stabilito per la data dell'8 luglio 2005.
per l'accusa il cui comportamento ha prodotto gravi sofferenze per coloro che sono stati coinvolti in un processo di massa costruito da chi voleva imitare il pool di Milano. In questo processo è stato anche coinvolto il senatore Favilla, oggi assolto, ma che, in nome del giustizialismo allora dominante, nel 1996, al momento della formazione del Governo, fu «bloccato» dal Presidente Prodi in seguito al clamore che la sua vicenda giudiziaria aveva suscitato;
Risposta. - Il procedimento menzionato nell'atto di sindacato ispettivo è stato avviato (con iscrizione progressiva iniziata il 18 giugno 1993) su iniziativa di un cittadino che - nel giugno 1993 - si porta negli uffici della squadra mobile della questura di Lucca per denunciare che un individuo (di cui rivelava le generalità) aveva chiesto il versamento di una consistente somma di danaro al fine di consentire il riconoscimento del diritto ad ottenere l'indennità di accompagnamento a favore della madre, invalida pensionata. In denuncia si specificava che, da ultimo, l'entità della somma richiesta era stata aumentata, asseritamente in conseguenza delle difficoltà che la «pratica» presentava.
o nella contraffazione dei verbali di visita, con distruzione e redazione ex novo di verbali, oppure alterazione delle percentuali di invalidità riconosciute ovvero facendo risultare effettuata una visita in realtà mai avvenuta o, se avvenuta, non eseguita nei modi di legge. «L'accertamento di tali ipotesi investigative avveniva tramite il riscontro del verbale di visite con il registro, che significativamente rappresentava la stessa forma di alterazione» (così ancora la sentenza definitiva sopra citata).
atteso che il semplice fatto di essersi interessati, direttamente o per interposta persona, al fine di ottenere l'anticipo delle visite o il riconoscimento delle più gravi condizioni per conseguire i benefici economici che si prefiggevano non fosse sufficiente a configurare il concorso nei delitti di falso, truffa e abuso d'ufficio.
al pubblico ministero il giorno 11 marzo 1995 per rendere l'interrogatorio. In quella sede l'indagato adduceva un urgente impegno e non rilasciava dichiarazioni.
la regione Piemonte ha successivamente indetto un'apposita Conferenza dei servizi che, in data 9 marzo 2001, pur registrando la posizione contraria, documentalmente circostanziata, alla realizzazione dell'acquedotto da parte dei comuni di Gavi e Carrosio, della Comunità Montana Alta Val Lemme e Alto Ovadese, del Parco Naturale Capanne di Marcarolo e dell'Asl 22 di Novi Ligure, ha prodotto il suo atto finale, con il parere favorevole della Regione Piemonte, espresso dal funzionario incaricato, dando il «via libera» alla realizzazione dell'opera;
Risposta. - Sulla scorta delle notizie avute dalla regione Piemonte, si rappresenta che, per quanto riguarda l'insistenza di un nuovo acquedotto sul proposto sito di importanza, comunitaria, il progetto è stato sottoposto a procedura di «valutazione di compatibità ambientale ex articolo 12 legge regionale 40/1998 che, ai sensi dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 357/1997, assorbe quella di valutazione di incidenza richiesta dall'articolo 6 della direttiva 92/43/CEE «Habitat». Nell'ambito di detta procedura il progetto ha ricevuto parere favorevole condizionato, pero, all'assolvimento di specifiche prescrizioni riferibili, tra l'altro, alla presenza del proposto sito di importanza comunitaria.
servizio civile e, in caso negativo, per quali ragioni;
Risposta. - Con riferimento alle questioni poste dall'interrogante si osserva che, ogni anno, con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato ai sensi della legge 230/1998 e successive modificazioni e integrazioni, viene individuata la consistenza massima degli obiettori di coscienza da avviare al servizio civile, unitamente alle condizioni applicative per la concessione della dispensa o della licenza illimitata senza assegni in attesa di congedo (LISAAC), in presenza di un'eccedenza di obiettori rispetto alle risorse finanziarie disponibili.
aprile 2000, n. 42, Bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati, ha definito il Piano regionale di bonifica delle aree inquinate;
Risposta. -Si rappresenta che l'area Basse di Stura è stata inserita, dal decreto ministeriale 468/2001, nel programma degli interventi di bonifica di interesse nazionale.
Un'ulteriore area per la quale è prevista l'esecuzione di interventi da parte degli strumenti di pianificazione urbanistica, ma attualmente non compresa tra quelli in fase di attuazione, è quella definita «Altopiano
Deltasider», corrispondente all'area circostante le vasche CIMI-MONTUBI, di proprietà dell'azienda medesima.
ripetutamente, vi sono state, per protesta, lunghe astensioni dalle udienze da parte degli avvocati e anche ripetute proteste del personale amministrativo, in particolare, per le antigieniche condizioni di lavoro, che hanno inciso sull'attività giudiziaria e sulla durata dei processi, con trattazioni utili, al massimo, di due udienze all'anno;
Risposta. - Si rappresenta che le doglianze riportate nell'atto di sindacato ispettivo, estremamente generiche, non consentono di individuare le denunciate carenze organizzative e gestionali relative all'amministrazione della giustizia nel circondano di Salerno, la cui «crescita esponenziale» risulterebbe da non meglio precisati atti e documenti di varie organizzazioni sindacali.
della struttura di via Rafastia che è rimasta inutilizzata per lungo tempo e solo di recente sono stati ivi allocati gli uffici della procura della Repubblica, l'ufficio UNEP ed il CISIA.
Risposta. - Si comunica che le vicende relative alla società «Le Caravelle» sono tutte oggetto di relativo procedimento da parte della competente procura della Repubblica di Vallo della Lucania.
Nell'ambito dei lavori di tale commissione potrà essere esaminata anche la materia oggetto del presente atto di sindacato ispettivo.
della raccolta pubblicitaria in posizioni d'assoluta dominanza -:
Risposta. - Per quanto di competenza di questa amministrazione, si rappresenta che il ministero delle attività produttive, con circolare n. 3528/c del 28 dicembre 2001, al punto 2.6, ha precisato i termini di rilascio di diritto della autorizzazione, previsto dall'articolo 2, comma 4 del decreto legislativo n. 170 del 2001, agli esercenti che hanno partecipato alla sperimentazione di nuove forme di vendita di quotidiani e periodici ai sensi dell'articolo 1 della legge 13 aprile 1999, n. 108.
le condizioni di vendita sulla base dei principi enunciati. Tale impostazione salvaguarda sia le necessarie competenze statali sia le specifiche competenze regionali in materia di pianificazione della rete distributiva nel rispetto dei principi impartiti.
Risposta. - Si rappresenta che i decreti di attuazione della legge 193 del 2000, firmati dai Ministri competenti, sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale n. 107
del 9 maggio 2002 (regolamento recante sgravi fiscali alle imprese che assumono lavoratori detenuti) e sulla Gazzetta Ufficiale n. 119 del 23 maggio 2002 (sgravi contributivi a favore delle cooperative sociali, relativamente alla retribuzione corrisposta alle persone detenute o internate negli istituti penitenziari, agli ex degenti degli ospedali psichiatrici giudiziari e alle persone condannate e internate ammesse al lavoro all'esterno).
in data 20 luglio 2001 il dipartimento per il coordinamento amministrativo del Consiglio dei ministri ha inviato alla regione Piemonte una nota nella quale si legge che la localizzazione dell'opera di presa all'interno del Parco non può ritenersi elemento inibente la realizzazione dell'acquedotto stesso, invitando la regione Piemonte a dare corso agli ulteriori adempimenti di competenza per la realizzazione del progetto approvato;
Risposta. - Sulla scorta delle notizie avute dalla regione Piemonte, si rappresenta che, per quanto riguarda l'insistenza di un nuovo acquedotto sul proposto sito di importanza comunitaria, il progetto è stato sottoposto a procedura di «valutazione di compatibilità ambientale» ex articolo 12 legge regionale 40 del 1998 che, ai sensi dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 357 del 1997, assorbe quella di valutazione di incidenza richiesta dall'articolo 6 della direttiva 92/43/CEE «Habitat». Nell'ambito di detta procedura il progetto ha ricevuto parere favorevole condizionato però all'assolvimento di specifiche prescrizioni riferibili tra l'altro, alla presenza del proposto sito di importanza comunitaria.
naturalistica»; il progetto di raddoppio dell'impianto di trattamento dei rifiuti tossico-nocivi sito nel comune di Sannazzaro de' Burgondi, in un area dove insistono già altri importanti insediamenti industriali a rischio quali la raffineria Agip Petroli e lo stabilimento Oxon di Mezzana Bigli;
Risposta. - Sulla base delle informazioni trasmesse dai comuni di Tromello (Pavia) e di Semiana (Pavia), nonché dalla provincia di Pavia, si riferisce che, a seguito di autorizzazione regionale, giusta, deliberazione n. VI/7566 del 21 dicembre 2001, in data 29 aprile 2002 sono iniziati i lavori di sbancamento dell'area interessata all'impianto di trattamento e smaltimento di «fanghi industriali»; tale area è classificata nel vigente piano regolatore generale del comune di Tromello (Pavia) come zona E1: agricola normale, senza alcun particolare vincolo ambientale.
pervenuta a tale provincia. Risulta, inoltre, che il consiglio provinciale di Pavia nella seduta del 14 giugno 2002 ha votato un ordine del giorno col quale impegna la giunta provinciale ad esprimere parere contrario alla realizzazione di impianti non rispondenti ad una necessità di trattamento dei rifiuti prodotti nel territorio provinciale.
Risposta. - In merito a quanto lamentato dal comune di Coggiola (Biella) per il mancato pagamento delle somme dovute a saldo del contributo ordinario per l'anno 2001 e del contributo ordinario investimenti 2001, si fa presente che la base di pagamento a saldo di euro 42170,17 è stata erogata nel mese di luglio 2002.
Risposta. - La dotazione organica dell'ufficio notifiche, esecuzioni e protesti presso la Corte di appello di Milano prevede 268 unità; di queste 213 sono presenti, con una percentuale di scopertura dell'ufficio pari al 20,53 per cento a fronte di quella nazionale del 21,91 per cento.
personale di cancelleria nella chiamata delle cause, in occasione dei dibattimenti penali».
Risposta. - La malattia vescicolare del suino è una malattia virale che non provoca alta mortalità e gravi danni.
e ne impongono la macellazione differenziata.
Risposta. - Con l'interrogazione alla quale si risponde si chiede di sapere quali interventi il Governo italiano intenda porre in essere per bloccare sul nascere la proposta della Commissione europea di introdurre una aliquota minima di accisa sul vino, trattandosi di una iniziativa che
avrebbe ripercussioni su uno dei settori più dinamici e tradizionali dell'agricoltura italiana.
Risposta. - L'amministrazione è particolarmente attenta alla grave crisi che ha colpito il settore apistico.
Nel corso della riunione è emersa l'ipotesi di un intervento attraverso un contributo in conto capitale, fino al 30 per cento del danno subito, a favore degli apicoltori che nell'anno 2002 hanno subito danni alla produzione di miele, eccedenti l'ordinario rischio d'impresa.
Risposta. - Al riguardo si fa anzitutto presente che la società Poste Italiane - interessata in merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare cui si risponde - ha significato che l'esigenza di attivare un nuovo ufficio postale nella città di Orta Nova (Foggia) era effettivamente emersa nel corso dei monitoraggi effettuati nell'ambito del «piano di ottimizzazione della copertura territoriale di filiale».
Risposta. - L'interrogazione alla quale si risponde concerne l'acquisto, da parte di Pirelli S.p.A. e di Edizione Holding S.p.A., per il tramite di una new-company, da Bell S.A. di una quota del capitale Olivetti S.p.A..
da Bell ad Olimpia, la quale, alla data del 5 ottobre 2001, risultava possedere una partecipazione pari al 26,962 per cento del capitale Olivetti.
Risposta. - La progettazione, l'appalto e la realizzazione dei lavori riguardanti la nuova struttura penitenziaria di Caltagirone, seguiti attentamente dall'amministrazione penitenziaria, attesa la necessità di disporre, in tempi brevi, di un nuovo complesso per una razionale ed adeguata distribuzione della popolazione detenuta, sono stati curati e finanziati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - direzione generale dell'edilizia statale e servizi speciali.
ma si sono rivelati insufficienti ad assicurare un'ottimale funzionalità dell'istituto, in considerazione della necessità di eseguire adattamenti in relazione al progetto esecutivo e alle esigenze di carattere strettamente penitenziario.
le dotazioni organiche regionali che per la nuova casa circondariale di Caltagirone, all'epoca non attivata, sono state determinate prendendo a riferimento i parametri utilizzati per le strutture dedicate a detenuti comuni.
Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno far presente che a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di intervenire sulla gestione aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza propria degli organi statutari della società.
quali siano i criteri di riferimento per le assegnazioni e quali i controlli sugli studenti prescelti e sulla loro attività.
Risposta. - Le borse di studio in favore di stranieri sono erogate sulla base di intese bilaterali che derivano da accordi e relativi programmi esecutivi stipulati con numerosi paesi. In base a tali accordi, i nominativi dei beneficiari vengono preventivamente valutati dalle parti o sono comunque soggetti all'assenso da parte dell'ente che li accoglie. Inoltre, al momento dell'emissione del visto d'ingresso, vengono eseguiti accurati controlli di sicurezza, come sempre accade in tali circostanze.
Risposta. - Sulla base degli elementi forniti dal ministero della salute, si rappresenta che la regione Lazio, così come previsto dal decreto-legge 18 settembre 2001, n. 347, convertito nella legge n. 405 del 16 novembre 2001, ha comunicato la consistenza del proprio disavanzo relativamente all'anno 2001, per un importo di euro 856.801.996 (pari a 1.659 miliardi di lire).
Per quanto riguarda le cause che hanno prodotto tale disavanzo, sarebbe utile procedere all'analisi dei flussi di spesa nel corso dei vari anni alla luce delle disposizioni normative di contenimento della spesa stessa.
Risposta. - Il Consiglio dei Ministri ha approvato in data 6 settembre 2002 il decreto legge recante «Misure urgenti per razionalizzare l'amministrazione della giustizia», il quale, tra l'altro, introduce nell'ordinamento uno strumento preventivo di definizione amichevole delle controversie in materia di equa riparazione per la violazione del termine ragionevole del processo, delineato quale condizione di procedibilità al fine di deflazionare il sovraccarico di lavoro delle Corti di appello. Il decreto legge interviene anche sui procedimenti di nomina dei giudici di pace, in modo da semplificare e accelerare la procedura concorsuale, e sull'ordinamento giudiziario, individuando un criterio di designazione del presidente dei collegi delle sezioni semplici della Corte di cassazione che valorizzi la professionalità dei magistrati.
In data 14 marzo 2002 è poi stato presentato un disegno di legge, anch'esso di iniziativa governativa, recante «Modifiche urgenti al R.D. 16 marzo 1942, n. 267», recante disciplina del fallimento (AS 1243), assegnato alla Commissione giustizia del Senato in sede referente.
per quali motivi il Ministro abbia ritenuto di sospendere i benefici della legge Gozzini, nonostante l'esemplare condotta detentiva e il superamento delle motivazioni politiche che lo avevano determinato al crimine;
Risposta. - Per quanto concerne l'asserita sottoposizione del detenuto Mario Tuti ad un regime di isolamento nel corso del 1977, non si è in condizioni di fornire precise indicazioni, atteso che un provvedimento del genere non risulta essere mai stato emanato come implicitamente risulta confermato dal coinvolgimento dello stesso in una rissa avvenuta in carcere nel 1978.
È bensì vero che in concreto l'accesso alle varie opportunità offerte dall'ordinamento è condizionato alla previa proposta in tal senso da parte del Direttore dell'istituto di pena. Nel caso di cui al sesto paragrafo dell'interrogazione, il dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria - pur ribadendo che il provvedimento di - ammissione al lavoro all'esterno rientra fra le determinazioni esclusive del direttore dell'Istituto, oltre che del Magistrato di sorveglianza - espresse un motivato parere sfavorevole sul presupposto che l'avvenuta modificazione degli atteggiamenti del detenuto sembrava essersi verificata in tempi troppo stretti e recenti e necessitava, pertanto, di un ulteriore consolidamento e successive verifiche.
anche l'affermazione secondo la quale detto parere del ministero sia stato espresso «in termini così duri e perentori da escludere una possibilità anche per il futuro», come dimostrato anche dal parere favorevole successivamente espresso ad un progetto di collaborazione, proposto dalla direzione del carcere, fra il Tuti ed una associazione di disabili.
Risposta. - Si comunica che presso il distaccamento della sezione di polizia stradale di Borgomanero (Novara) prestano servizio tre ispettori, tre sovrintendenti (sui cinque previsti in organico) e otto tra assistenti e agenti (sui 14 previsti).
L'ultimazione dei lavori, appaltati dal provveditorato alle opere pubbliche, è prevista per il mese di ottobre 2002.
Risposta. - L'intervento e l'incidente occorso ad otto operatori dei vigili del fuoco presso alcune strutture industriali in località Galazzano ha di nuovo richiamato l'attenzione del Governo sull'assenza di uno
specifico atto diretto a disciplinare le modalità di intervento operativo del corpo nazionale dei Vigili del fuoco in località Sanmarinese.
Risposta. - Sulla scorta di quanto comunicato dal comune di Cassano (Cosenza) e dalla prefettura di Catanzaro, si riferisce che, nell'ottobre 2001 alcuni vagoni ferroviari contenenti amianto sono stati trasportati presso la stazione di Sibari (Cosenza);
Risposta. - Acquisiti i necessari elementi conoscitivi forniti dalla sezione lavoro della corte di appello di Napoli (sebbene l'interrogazione riguardi soprattutto le controversie di lavoro pendenti o decise nel primo grado del giudizio e innanzi alla sezione stralcio del tribunale di Napoli, è evidente la connessione con le difficoltà della giustizia del lavoro anche nel grado d'appello), è emerso quanto segue.
Per quel che concerne infine la durata dei processi, si evidenzia l'inadeguatezza dell'attuale organico della sezione lavoro della Corte di appello di Napoli.
Risposta. - Al riguardo, nel far presente che si risponde per incarico della Presidenza del Consiglio dei ministri, si ritiene opportuno precisare che a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di sindacarne l'operato per la parte riguardante la gestione aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza propria degli organi statutari della società.
per lo sviluppo di attività commerciali, culturali o altro ancora -:
Risposta. - Si rappresenta che la casa circondariale di Bari, sottoposta a vincoli naturalistici e storici, si presenta in condizioni discrete, che possono ritenersi accettabili, tenuto anche conto dei numerosi interventi di ristrutturazione realizzati per migliorarne le condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza.
con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 17 febbraio 1993, n. 33, è prevista da parte del Ministro del tesoro una relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della liquidazione dell'EFIM -:
Risposta. - Con riguardo alla liquidazione dell'EFIM e per quanto concerne l'obbligo di presentazione della relazione prevista dall'articolo 9 del decreto-legge 19 dicembre 1992, n. 487, convertito nella legge 17 febbraio 1993, n. 33, si fa presente che il programma di liquidazione presentato dal commissario liquidatore e approvato con decreto del ministro del tesoro di concerto con il Ministro dell'industria del commercio e dell'artigianato, in data 21 gennaio 1993, ha riguardato il periodo 18 luglio 1992-20 gennaio 1995. Di conseguenza, questa amministrazione ha ritenuto che la relazione sulla liquidazione del gruppo EFIM dovesse essere presentata dopo aver definitivamente concluso la liquidazione stessa.
Per quanto riguarda gli altri quesiti posti nell'interrogazione e riguardanti l'operazione di liquidazione stessa, sulla base degli elementi forniti dal commissario liquidatore dell'EFIM, anche nella sua qualità
di autorità di vigilanza sulle procedure di liquidazione coatta amministrativa delle società del gruppo, si fa presente quanto segue.
Sull'assegnazione complessiva, la somma rimasta ancora da utilizzare è di lire 2.427 miliardi.
Per quanto concerne i costi (per spese di personale, collaborazioni continuative, organi della procedura, locazioni anche finanziarie, eccetera) delle liquidazioni dell'EFIM e delle società del gruppo, il costo totale fornito dal commissario liquidatore dell'EFIM è di circa euro 92.488.460,00.
l'ente si avvale, per la gestione del processo liquidatorio e l'esercizio di vigilanza, di n. 10 unità (2 dipendenti, 4 collaboratori continuativi, 2 comandati dalla pubblica amministrazione, 1 consulente fisso, 1 distaccato da altra società dell'ex gruppo EFIM), per un costo complessivo annuo di euro 514.068,00; l'Alumix S.p.A. in l.c.a. (comprese le società ad essa trasferite ex articolo 156 legge 388/2000), dispone di n. 10 unità (1 dipendente e 9 collaboratori professionali), per un costo complessivo annuo di euro 184.590,12; Efimpianti S.p.A. in l.c.a. (e le società ad essa trasferite ex articolo 156 legge 388/2000) di n. 15 unità (1 distaccato dalla pubblica amministrazione, 10 collaboratori coordinati e continuativi, 4 professionisti) e di 3 società di prestazioni di servizi, per un costo complessivo annuo di euro 656.078,00; Nuova Breda Fucine S.p.A. in liquidazione coatta amministrativa (comprese le società ad essa trasferite ex articolo 156 legge 388/2000) di n. 5 unità (1 distaccato dalla pubblica amministrazione, 4 incarichi professionali), per un costo complessivo di euro 270.667,00.
Nel periodo 1o gennaio 2001-31 gennaio 2002 sono state ulteriormente pagate consulenze per un totale di L. 5.202.580.849 (al netto di IVA), per la gran parte consistenti in saldi di consulenze risalenti ad anni precedenti.
liquidatorio del gruppo EFIM, il commissario liquidatore stima un fabbisogno finanziario, al netto degli effetti del contenzioso, di circa euro 348.608.406,00 cui peraltro il gruppo potrà far fronte con le disponibilità residue, senza attingere ai citati 2.427 miliardi di lire non ancora utilizzati.
la loro funzione e i loro obiettivi; e si promuoverebbe una discriminazione odiosa contro le persone di orientamento omosessuale, in contrasto con la normativa europea e più in generale con il sentimento comune e diffuso dei cittadini italiani ed europei;
Risposta. - In base alla normativa in vigore (legge n. 401/90), i direttori dei 10 Istituti italiani di cultura diretti da personalità di «chiara fama» vengono designati dal Ministro degli affari esteri, su proposta del direttore generale per la promozione e la cooperazione culturale, in base a criteri di elevato prestigio culturale e particolare competenza, che esulano da qualsiasi discriminazione riconducibile sia a simpatie per particolari schieramenti politici, sia a particolari orientamenti sessuali.
Risposta. - Il tribunale di Pistoia è dotato di un organico di 17 magistrati, di cui 15 con funzioni di giudice; di questi, una unità è destinata alla sezione lavoro,
ove attualmente risulta un posto vacante che è stato pubblicato in data 21 febbraio 2002.
Risposta. - Al riguardo si ritiene precisare anzitutto che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di sindacarne l'operato in merito alla gestione aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza specifica degli organi statutari della società.
produttive. - Per sapere - premesso che:
Risposta. - Si comunica che l'esame dei dati statistici relativi agli attentati dinamitardi e incendiari perpetrati in Sardegna nel periodo 1999-2001 fa registrare un decremento delle denunce (206 nel 1999 contro le 197 nel 2001) e dei reati scoperti (dai 14 del 1991 agli 11 del 2001).
sono stati condizionati dalla difficoltà di corrispondere a esigenze probatorie, soprattutto a causa della tradizionale diffidenza della popolazione.
Risposta. - Nel mese di agosto dell'anno 2000, la soprintendenza per i beni archeologici della Basilicata, in uno spirito di proficua collaborazione con gli enti locali, ha contribuito fattivamente, mettendo a disposizione il proprio personale, all'inaugurazione di un museo civico a Ruvo del Monte, nonostante esistessero delle perplessità sull'ubicazione dello stesso e sulle misure di sicurezza adottate - tra le quali la mancanza di blindatura delle vetrine e il potenziamento dell'impianto di sicurezza - anche in relazione al pericolo del ripetersi di eventi criminali che hanno riguardato la regione Basilicata.
particolarmente elevato di furto, ma che, al contempo, avessero potuto consentire all'amministrazione comunale di Ruvo del Monte di costituire un luogo di aggregazione culturale per la comunità locale, per quelle dei comuni limitrofi e per i visitatori provenienti da altre aree.
Risposta. - Sulla scorta di quanto comunicato dalla prefettura di Reggio Calabria, dalla capitaneria di porto della stessa città e dal comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente, si rappresenta che i primi rinvenimenti di rifiuti speciali ospedalieri sono avvenuti il 23 maggio 2002 lungo il litorale del comune di Palizzi Marina (Reggio Calabria).
porto, l'analisi dei campioni di acqua marina atti a valutare la presenza di eventuale inquinamento e l'istituzione di un impianto di cartellonistica con l'indicazione del divieto di balneazione.
Risposta. - L'andamento delle importazioni di zucchero dai Balcani è stato esaminato dal comitato di gestione zucchero tenutosi a Bruxelles il 4 aprile 2002, su richiesta della delegazione italiana.
È opportuno osservare che le misure di salvaguardia appaiono di difficile accesso, sia per il connotato poco puntuale delle norme di riferimento, sia per la differenziata regolamentazione giuridica dei rapporti tra l'Unione europea ed i diversi paesi balcanici.
le riflessioni dei servizi giuridici della Commissione ed eventualmente del consiglio U.E.
Risposta. - Nel far presente che si risponde per incarico della Presidenza del Consiglio dei ministri si significa che il processo di liberalizzazione del servizio postale attuato in adesione alle indicazioni della direttiva 97/67/CE (recepita con decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261) pur se in maniera graduale e controllata ha imposto ai gestori privati ed al fornitore del servizio universale l'adozione di misure idonee al conseguimento dell'equilibrio gestionale.
delle pensioni - contribuendo, in tal modo a ridurre le attese agli sportelli che normalmente si verificano nei giorni di scadenza di inizio mese.
Risposta. - Il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio svolge, a cura del competente servizio per la difesa del mare, da alcuni anni ed in collaborazione con le regioni, specifici, programmi di monitoraggio degli ambienti marino-costieri italiani.
metodiche nuove cioè più laboratori, uniformemente distribuiti lungo le coste italiane, hanno utilizzato contemporaneamente le stesse metodologie analitiche per la valutazione della qualità dell'ambiente marino.
ricorsi, difficilmente sostenibili dall'organico attuale, pure se passato da 4 consiglieri nel 2000 a 8-9 consiglieri nel 2002;
lavoro per tutto il personale addetto, l'attività per la trattazione dei giudizi di primo e secondo grado.
Risposta. - Si rappresenta che il tribunale di Roma è dotato di un organico di 379 magistrati; attualmente risultano vacanti 7 posti di presidente di sezione di cui 2 pubblicati con telex del 21 febbraio 2002 e 2 posti di giudice non pubblicati.
indicati ed il cui trasferimento avverrà nel più breve tempo possibile.
Risposta. - Si rappresenta che il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, per onorare la memoria del vice brigadiere Antonino Burrafato, a venti anni dalla sua tragica scomparsa, in data 29 giugno 2002, ha organizzato presso il carcere di Termini Imerese, in collaborazione con la locale amministrazione comunale, una cerimonia commemorativa conclusasi con l'apposizione di una lapide intestata al sottufficiale barbaramente ucciso.
(22 unità), B3 Cancelliere (4 unità) ed è stato istituito l'organico delle posizioni economiche C3 Comunicatore (1 unità), C3 Contabile (1 unità), C3 Formatore (2 unità), C2 Formatore (4 unità), B3 Ausiliario (1 unità) e B3 Operatore giudiziario (16 unità).
della qualità di questo delicato e importante servizio.
Risposta. - Si comunica che per quanto riguarda la casa circondariale di Pesaro, a fronte di una dotazione organica del personale di polizia penitenziaria che prevede 147 unità maschili e 22 unità femminili, alla data del 23 luglio 2002 risultavano in servizio presso il citato istituto 138 unità maschili e 15 unità femminili.
Risposta. - Sulla scorta delle informazioni avute dalla regione Calabria, si rappresenta che l'impianto di trattamento RSU, da ubicarsi nel territorio del comune di Figline Vegliaturo (Cosenza) consiste in un semplice impianto industriale nel cui interno sono previste solo lavorazioni meccaniche sui rifiuti: selezione, vagliatura, triturazione, riduzione volumetrica, stabilizzazione, inertizzazione, con esclusione di qualsiasi processo chimico-fisico o di combustione.
Risposta. - La legge di riforma delle locazioni ad uso abitativo (legge n. 431 del 1998, articolo 8, comma 4) dispone che il Cipe - su proposta del Ministro dei lavori pubblici, di intesa con i Ministri dell'interno e di grazia e giustizia - provveda ad aggiornare l'elenco dei comuni caratterizzati da tensione abitativa (elenco previsto dall'articolo 1 del decreto-legge 30 dicembre 1988, n. 551, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 1989, n. 61). Tale elenco - definito oltre 13 anni fa in presenza di condizioni abitative ed urbane sostanzialmente diverse da quelle attuali - comprende le città metropolitane e i comuni con esse confinanti, i capoluoghi di provincia, i comuni definiti ad alta tensione abitativa ai sensi delle delibere Cipe del 30 maggio 1985 e dell'8 aprile 1987 e quelli terremotati della Campania e della Basilicata.
interessa, le fonti da cui desumere le informazioni coincidono di fatto con il censimento Istat del 1991. Sono stati individuati come criteri idonei a descrivere le condizioni del disagio abitativo, oltre che i consueti indicatori (numero degli sfratti, sovraffollamento, pendolarismo, ecc.), anche la densità territoriale, le condizioni del lavoro e di occupazione, la composizione del mercato abitativo, l'offerta di abitazioni in locazione nonché ulteriori elementi che tendono ad ampliare le modalità per rappresentare, con più aderenza possibile, i caratteri riconducibili a fattori di tensione abitativa quali un valore positivo del saldo migratorio e la presenza di immigrati stranieri.
unità. Qualora il valore risultante, in termini di popolazione interessata, sia inferiore al 36 per cento della popolazione complessivamente residente, l'elenco dei comuni può essere integrato fino al raggiungimento di tale valore percentuale.
Risposta. - Si rappresenta che effettivamente presso la casa circondariale di Gorizia si rileva una situazione di disagio
connessa alle strutture obsolete dell'istituto, la cui costruzione risale al 1918.
Risposta. - Al riguardo si ritiene necessario significare che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di sindacarne l'operato per la parte riguardante la gestione aziendale che, come è noto, rientra nella competenza propria degli organi statutari della società.
Tuttavia, allo scopo di poter disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, non si è mancato di interessare la società Poste la quale ha tenuto a precisare che, in linea generale, l'assegnazione delle unità da applicare nei diversi settori operativi non avviene più secondo il criterio degli organici prefissati, ma sulla base della valutazione delle effettive esigenze di ogni singola struttura verificate sulla base dell'andamento dei flussi di traffico.
inoltre, ferme restando le negative ripercussioni sull'utenza, tali scelte di gestione aziendale mettono seriamente a rischio i posti di lavoro degli addetti Telecom presenti in provincia di Viterbo, penalizzandone le professionalità;
Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno far presente che i problemi relativi alle attività aziendali ed all'organizzazione delle proprie strutture, nonché alle decisioni relative alle priorità strategiche aziendali, rientrano nella esclusiva competenza degli organi di gestione della società Telecom, nei confronti dei quali il Governo non ha alcuna possibilità di intervenire.
Tale organizzazione consente, secondo quanto riferito dalla società Telecom, l'esecuzione di tutti gli interventi di assistenza tecnica, manutenzione degli impianti e forniture di servizi alla clientela presente sul territorio interessato anche attraverso la capillare presenza di distaccamenti nei principali comuni della provincia (Ronciglione, Montefiascone, Orte, Civita Castellana, Tuscania).
Risposta. - Si forniscono i seguenti elementi di risposta sulla base delle notizie fornite dall'Ente nazionale per le strade - ANAS.
Risposta. - Si rappresenta che la regione Lazio ha autorizzato, con determinazione dirigenziale 120/90, la società «Tiburtina Gestione s.r.l.» ad intraprendere i necessari lavori di bonifica dello stabilimento ex Chimico sito nel Comune di Guidonia Montecelio (Roma).
disporrà i provvedimenti utili alla normalizzazione della situazione nel sito dello stabilimento ex Chimeco.
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in discorso, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in discorso, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Le proposte di modifica sono subordinate al raggiungimento di intesa in sede di conferenza Stato-regioni sentite le competenti Commissioni parlamentari.
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in discorso, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Risposta. - Sulla scorta di quanto comunicato dal Comune di Cerreto Guidi, si comunica che l'ampliamento della discarica di Corliano riguarda una superficie di 40.000 mq e non di 120.000 mq, di cui 25.000 mq circa interessata al deposito di rifiuti pretrattati e confezionati in balle.
Risposta. - Si fa presente che la società Poste italiane - interessata in merito a quanto rappresentato dall'interrogante - ha comunicato che, effettivamente, lo scorso 22 aprile 2002 per soccorrere l'operatore applicato presso l'ufficio postale di Pisticci Scalo che era stato colto da malore, è stato necessario fare ricorso all'intervento dei vigili del fuoco in quanto le porte di accesso all'ufficio stesso risultavano chiuse a chiave dall'interno.
delle varie problematiche poste dalle necessità conseguenti alla adozione della nuova moneta e all'adeguamento dei servizi pubblici alla nuova disciplina;
Risposta. - Si fa presente che la società Poste - interessata in merito a quanto rappresentato dall'interrogante - ha precisato che, effettivamente, per un breve lasso di tempo compreso tra la fine di maggio ed i primi giorni di giugno, nell'area torinese si sono verificati dei ritardi nell'approvvigionamento della modulistica agli uffici.
in cui sono stati effettuati già abbattimenti obbligatori e territori limitrofi individuati quali aree di sorveglianza;
Risposta. - La malattia vescicolare del suino è una malattia virale che non provoca alta mortalità e gravi danni.
11.4 degli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato, che consentono indennizzi per le perdite subite a seguito di interventi di prevenzione per evitare il diffondersi dell'infezione (legge n. 218 del 1988), mentre non sono ammessi indennizzi, per compensare gli allevatori delle perdite dirette, a compensazione del reddito.
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, premesso che le notizie di stampa citate dall'interrogante sono state immediatamente da me smentite, si fa presente che la situazione prospettata è destituita di fondamento.
delle istituzioni e dello Stato ai più alti livelli, costituisce un simbolo nella lotta alla mafia ed un punto di riferimento morale e culturale per tutte le forze democratiche che non intendono rinunziare ad un impegno contro ogni presenza ed infiltrazione mafiosa -:
Risposta. - L'Amministrazione comunale di Cetraro intende effettivamente rimuovere, in occasione della ristrutturazione della Piazza del Popolo in cui è locata, la statua del Cristo sofferente e, a tale scopo, ha già indetto apposita gara di appalto per l'affidamento dei lavori di riqualificazione di tutta la zona limitrofa.
in data 8 giugno 2001 l'ufficio delle entrate di Bologna 3, a seguito della regolarizzazione della nuova società, ha confermato il numero di partita IVA n. 02126701206 (richiesta il 22 dicembre 2000) già della comunione ereditaria;
Risposta. - Il signor Mainardi ha lasciato, con testamento, l'azienda ai figli Marco e Lorenzo che dovevano effettuare la successione, dal padre intestatario a favore di entrambi gli eredi, per quota-parte.
La Direzione Centrale del PRA, pur condividendo le preoccupazioni in ordine all'eccessiva onerosità degli aggiornamenti sulla proprietà dei veicoli, conferma le indicazioni fornite dall'ufficio locale ed osserva che le agevolazioni normative vigenti per altri tipi di imposte non sono estensibili mediante interpretazione analogica al caso in questione.
anagrafici del comune di Bologna, interfaccia fra le aziende e l'INAIL -:
Risposta. - Si fa anzitutto presente che a seguito della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni, il Governo, non ha il potere di sindacarne l'operato in merito alla gestione aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza specifica degli organi statutari della società.
intenda intraprendere al fine di verificare se il progetto di realizzazione sia o meno al passo con le nuove tecnologie;
Risposta. - Sulla scorta di quanto comunicato dalla Prefettura di Bologna, dalla regione Emilia Romagna, dalla provincia di Bologna e dal comune di Castello di Serravalle, si rappresenta che la costruzione di una discarica di rifiuti solidi urbani ed assimilabili, a servizio delle città di Bologna e Modena, è stata approvata con delibera del Consiglio Provinciale n. 24 del 12 febbraio 1991, che ne determinava la localizzazione tra i comuni di Castello di Serravalle e Savignano sul Panaro, al confine tra le province di Bologna e Modena.
cui purezza potrebbe venire pregiudicata, con grave danno per l'intero bacino idrico che interessa sia la regione Basilicata che la regione Puglia, dalle attività stesse;
Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, relativo alle attività di coltivazione di idrocarburi in Basilicata, si riferisce che questo Ministero - Direzione VIA, ai sensi dell'articolo 6 della legge 349/86 e del decreto del Presidente della Repubblica 526/94, ha effettuato la valutazione d'impatto ambientale per i progetti di coltivazione di idrocarburi interessanti la Val d'Agri.
possibili impatti sull'ambiente derivanti dalla messa in opera delle azioni in progetto.
Si deve evidenziare che l'istruttoria di VIA ha comportato, secondo gli indirizzi dettati dalle direttive comunitarie, approfondimenti relativi a tutti gli aspetti: ambientali, strategici, economici ed è stata particolarmente accurata tenuto conto del valore naturalistico delle aree che, peraltro, risultava confermato dalla circostanza che l'area era stata individuata per l'istituzione del parco nazionale della Val d'Agri e che nell'area erano stati individuati numerosi siti di importanza comunitaria, tre dei quali risultavano direttamente o indirettamente interessati dalle azioni di progetto. In particolare, i siti interessati dalle azioni in progetto sono risultati: «Serra di Calvello»; «Monte Volturino»; «Lago del Pertusillo». In sintesi, con riferimento agli interventi che interessano direttamente i siti, due nuove postazioni sono risultate all'interno del sito «Serra di Calvello», una all'interno del sito «Volturino».
di una nuova discarica 2B nelle campagne in comune di Semiana;
Risposta. - Si informa che in data 11 aprile 2002 il Comune di Semiana (Pavia), ha ricevuto comunicazione della Società Centro Raccolta Inerti S.r.l di Pero con la quale si manifestava l'intenzione di presentare istanza di autorizzazione alla regione Lombardia per la costruzione e la gestione di un giacimento controllato per i rifiuti speciali non pericolosi.
chiede conto della gestione dell'Ente Parco del Pollino, contestando sostanzialmente «che la gestione amministrativo-contabile dell'Ente è stata caratterizzata da una impennata delle giacenze di tesoreria, che sembra legata ad una carente programmazione ed una relativa gestione amministrativa»;
Risposta. - Si rappresenta che l'Ente parco nazionale del Pollino è stato oggetto di rilievi, oltre che da parte di questa Amministrazione, anche dallo stesso Ispettorato Generale di Finanza, nel corso della sua ispezione disposta nell'anno 1998 per il periodo 1994-1997.
Tale decisione non ha certo avviato un processo di destabilizzazione, quanto un'azione di risanamento dell'Ente, che questa Amministrazione ha ben inteso portare avanti in termini di massima concretezza ed efficacia.
dell'ordine durante la perquisizione, ripetute anche ai danni dei giornalisti e dei loro strumenti di lavoro durante la successiva perquisizione del centro stampa situato in altra parte dello stesso edificio, è stata, peraltro, ampiamente documentata sui mezzi d'informazione, tanto che nessuno oggi dubita, neanche il Ministro dell'epoca, stando alle sue dichiarazioni successive rese anche in sede di indagine conoscitiva, della assoluta sproporzione e quindi della illiceità dei comportamenti tenuti da molti funzionari di pubblica sicurezza durante l'operazione di cui trattasi;
se non reputi opportuno porgere le sue scuse a chi ingiustamente percosso e accusato di gravi responsabilità penali vede oggi, grazie all'indagine della magistratura genovese ed alle deposizioni di onesti funzionari di Polizia, di nuovo affiorare la possibilità di vivere in uno Stato giusto ed autorevole.
Risposta. - Nel sottolineare che la vicenda si inserisce nella ormai dibattutissima perquisizione effettuata all'interno della Scuola Pertini (già Diaz) di Genova in occasione del vertice G8 nel luglio dello scorso anno, debbo far presente che sulla vicenda in corso risultano pendenti le indagini dell'Autorità giudiziaria su eventuali ipotesi di reato a carico di personale della Polizia di Stato coinvolto.
Risposta. - Si rappresenta che la ratio che ha ispirato l'eliminazione dei collegi territoriali è intimamente legata a quella della eliminazione della candidatura di magistrati facenti riferimento alle cosiddette «correnti» nell'ambito dell'Associazione nazionale dei magistrati; l'eliminazione della candidatura nell'ambito correntizio rende possibile la candidatura libera di qualsiasi magistrato che sia presentato dal
numero minimo di presentatori previsto dalla legge, proprio nella prospettiva di rendere possibile la libera presentazione di candidature non collegate a logiche di spartizione.
turbamento dell'ordine pubblico derivante dall'esasperazione dei cittadini ed in particolare dei residenti nelle località limitrofe alle discariche ed al C.D.R.
Risposta. - Si rappresenta che, a causa del perdurare dello stato di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e della riscontrata impossibilità di realizzare nuove discariche, l'O.M. n. 3032 del 21 dicembre 1999 (articolo 3) aveva previsto la prosecuzione, per il tempo necessario, dell'esercizio delle discariche esistenti, attribuendo al Prefetto di Napoli delegato la potestà di disporre il massimo utilizzo delle discariche in esercizio previo parere di un apposito Gruppo Tecnico - anche oltre i limiti quantitativi già assentiti - al fine di poter assicurare lo smaltimento dei rifiuti fino all'entrata in esercizio degli impianti di produzione di C.D.R. (da realizzarsi a cura del Presidente della regione Campania nell'attuazione del Piano Regionale di smaltimento definitivo dei rifiuti).
Riguardo alla discarica «Schiavi» di Giugliano, si rappresenta che, venuta a scadere il 12 febbraio 2002 l'autorizzazione del Prefetto di Napoli, delegato all'esercizio di tale impianto, il Commissario di Governo per l'emergenza rifiuti ha disposto, per un limite temporale ristretto ed utile a consentire una risagomatura delle sponde ed un complessivo rimodellamento della discarica, l'utilizzo della volumetria residua dell'impianto per lo smaltimento della frazione secca dei rifiuti provenienti da impianti di triturazione-vagliatura della provincia di Napoli, nonché per il conferimento dei rifiuti dei Comuni attuanti la raccolta differenziata in misura maggiore del 30 per cento.
Venivano identificati dalla FIBE alcuni siti per lo stoccaggio provvisorio del C.D.R. in balle e per lo stoccaggio definitivo dei sovvalli e della frazione organica stabilizzata proveniente dagli impianti di produzione del C.D.R.
Nel Protocollo d'intesa veniva altresì stabilito che: «la Struttura Commissariale si impegna a definire che durante la fase gestionale dell'impianto di produzione del C.D.R. le aree di pertinenza dell'impianto dovranno essere utilizzate solo per lo stoccaggio provvisorio del C.D.R. prodotto e per i tempi strettamente necessari per il relativo trasporto verso i luoghi di destinazione».
risulta altresì all'interrogante che ripetutamente la polizia avrebbe spintonato ed apostrofato la piccola folla (composta anche di persone di oltre 65 anni) accorsa per impedire lo sfratto; le forze dell'ordine avrebbero impedito l'ingresso nella abitazione in questione degli assistenti sociali della Circoscrizione di Chiaia, di un Consigliere comunale, (Fucito - PRC), nonché di due giornalisti del Il Mattino e del Roma -:
Risposta. - Si comunica che il comportamento delle Forze dell'ordine inviate il 10 ottobre 2001 presso l'abitazione della signora Giuseppina Napolitano, dalla Questura di Napoli, su richiesta dell'Ufficiale giudiziario, incaricato dell'esecuzione dello sfratto, risulta essere stato pienamente legittimo e in alcun modo lesivo delle libertà individuali sancite costituzionalmente.
via Briuccia, più vecchi e fatiscenti, e sicuramente meno decorosi e funzionali;
Risposta. - Si fa presente che la proposta avanzata dalla società Poste Italiane intesa a trasferire gli uffici dell'ispettorato territoriale della Sicilia dalla sede di Palermo - via A. De Gasperi 103 - presso i locali di proprietà di Poste Italiane siti in via Briuccia, non è stata ritenuta accettabile da questo Ministero sulla base di considerazioni di carattere economico, di funzionalità della struttura nonché di sicurezza ed è stata, pertanto, respinta.
Risposta. - Si comunica che nel pomeriggio del 13 maggio 2002 in Via Castellana a Palermo, circa cinquanta persone hanno bloccato il traffico veicolare rovesciando cassonetti per la raccolta dei rifiuti, per protestare contro la sospensione dell'erogazione idrica disposta, a scopo cautelativo, dall'Azienda Municipalizzata degli acquedotti del capoluogo siciliano, per il sospetto inquinamento di uno dei pozzi di approvvigionamento.
Di conseguenza, preso atto che l'opera di persuasione condotta incessantemente fin dal pomeriggio non aveva sortito effetti, dopo l'ennesimo invito rituale a recedere dalla protesta, il funzionario responsabile del servizio di ordine pubblico dava ordine alla Forza Pubblica di avanzare lentamente verso i manifestanti per spingerli verso i marciapiedi. La reazione è stata tanto violenta, con aggressioni tanto al funzionario, quanto agli operatori di polizia, da rendere necessario l'arresto in flagranza di reato di tre persone e la denuncia in stato di libertà di altre quattro, tutte indagate per lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale.
Risposta. - Si rappresenta che il detenuto Mario Calabrò, nato a Roma 1o gennaio 1935, arrestato il 3 dicembre 1998, condannato per i reati di ricettazione, furto, bancarotta ed altro, con fine pena stabilito per la data del 4 settembre 2013, ha posto in essere nei mesi di aprile, maggio e giugno 2002, forme di protesta (sciopero della fame, minacce di autolesionismo), in quanto non si riteneva adeguatamente curato.
ed ha più volte affermato di non voler essere sottoposto ad interventi chirurgici.
Risposta. - Si rappresenta che in merito alla gestione del personale della Casa circondariale di Verona, il competente Provveditore regionale è recentemente intervenuto convocando il Direttore e lo stesso Comandante dell'istituto ed impartendo disposizioni affinché le problematiche evidenziate da alcune Organizzazioni sindacali si risolvano mediante il confronto con le stesse.
per poter dare risposte risolutive ai gravi problemi creatisi e coprire i danni materiali;
Risposta. - Si rappresenta che i comprensori del Bellunese e dell'Alpago fanno parte del Bacino idrografico del Fiume Piave e, pertanto, ai fini della difesa del suolo e del territorio la competenza è dell'Autorità di bacino dei Fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta Bacchiglione (Autorità di bacino dell'Alto Adriatico).
molteplici adempimenti di cancelleria, quali apposizioni di sigilli e repertoriare sentenze;
Risposta. - La dotazione organica del personale amministrativo del Giudice di Pace di Aversa prevede complessivamente 8 unità, di cui 5 presenti, con una percentuale di scopertura dell'Ufficio pari al 25 per cento, a fronte di quella nazionale del 12,01 per cento.
penale ordinario di Roma denuncia - querela in relazione ai noti fatti avvenuti il 1 agosto 1996 in occasione della lettura della sentenza con la quale il tribunale militare di Roma aveva disposto il suo proscioglimento in ordine al reato a lui ascritto;
Risposta. - La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma ha comunicato che, da ricerche effettuate presso l'archivio, è emerso che il fascicolo n. 10195/96 I, per mero errore, non era stato collocato nella giusta posizione.
ad essere accessibili ai minori o che addirittura favoriscano la prostituzione.
Risposta. - Si fa presente che questo Ministero svolge, ai sensi di quanto stabilito dagli articoli 20 e 21 del decreto ministeriale 13 luglio 1995, n. 385, funzioni di controllo e sanzionatorie nei confronti dei servizi in questione, in collaborazione con i compartimenti di polizia postale e delle comunicazioni.
dello stabilimento alle organizzazioni sindacali, alle istituzioni locali e soprattutto alle famiglie di tutti i dipendenti dello stabilimento.
Risposta. - Lo Stabilimento militare di munizionamento terrestre di Baiano di Spoleto sviluppa una serie di attività esplosivistiche quali il retrofit per i missili Tow, il ripristino ed allestimento di bombe a mano e bombe da mortaio, lo sconfezionamento di granate e spolette e la distruzione di detonatori.
Portovenere da uno stretto braccio di mare, è Parco naturale della regione Liguria dal 2001;
Risposta. - L'Arcipelago Ligure di Portovenere è situato tra il Golfo dei Poeti e le Cinque Terre e comprende tre piccole isole tra cui l'isola di Palmaria.
parte del Consiglio superiore della magistratura.
Risposta. - Il Tribunale di Benevento, con sentenza dell'8 gennaio 2002 dichiarativa della prescrizione del reato ex articolo 129 c.p.p., ha ritenuto che il reato di lesioni, come originariamente contestato dal pubblico ministero ed a prescindere dalla contestazione suppletiva avente ad oggetto l'aggravante dell'indebolimento permanente di un organo, fosse già prescritto prima ancora della prima udienza di fissazione dell'udienza preliminare (28 novembre 2000). Tale sentenza non è stata impugnata ed è quindi divenuta irrevocabile.
Risposta. - Il furto di fascicoli processuali presso il Tribunale di Cassino - Sezione distaccata di Sora ad opera di ignoti è avvenuto nella notte tra il 26 e 27 marzo 2002, mediante forzatura di una porta con sottrazione di circa 2.000 fascicoli di cause civili ordinarie, relativi al periodo 1990-2002.
Le indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Cassino risultano tuttora in corso e sono affidate alla Compagnia Carabinieri di Sora.
se, non consideri suo dovere intervenire per impedire il ripetersi di simili inaccettabili ritardi.
Risposta. - Nell'ambito del procedimento elettorale, la dichiarazione di presentazione delle candidature, pur nella libertà della formulazione, non ritualmente indicata dalla legge, deve contenere i requisiti sostanziali che la legge stessa prescrive per la relativa validità.
al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Risposta. - La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo - Direzione Distrettuale Antimafia ha comunicato che in esito alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Salvatore Lanzalaco all'udienza del 17 marzo 2001, nel dibattimento c.d. «Grande Oriente», ha disposto ulteriori indagini (nell'ambito del procedimento n. 5255/01 mod. 45) finalizzate ad accertare se effettivamente si fossero svolte riunioni mafiose all'interno di locali (la ICRE di Bagheria, già di pertinenza di Leonardo Greco) già sottoposti a sequestro e confisca. Le indagini, recentemente conclusesi, hanno consentito di escludere tale circostanza. Ed infatti, un sopralluogo condotto dalla Polizia Giudiziaria delegata dalla suddetta Procura, con il collaboratore di giustizia Salvatore Lanzalaco, ha portato all'indicazione precisa, da parte di quest'ultimo, del «deposito di materiale edile» teatro delle riunioni di mafia. Tale immobile, seppur territorialmente prossimo alla sede della ICRE, non coincideva con il predetto complesso aziendale e non era pertanto sottoposto ad alcun vincolo giudiziario.
ICRE s.n.c. al Patrimonio dello Stato per destinarli alla liquidazione.
Risposta. - Si rappresenta che ai sensi del decreto legislativo 30 ottobre 1992, n. 443, per poter essere promossi alla qualifica superiore per merito straordinario è necessario che gli ispettori, nell'esercizio delle loro funzioni, compiano operazioni di servizio di particolare importanza, dando prova di eccezionale capacità, o che corrano grave pericolo di vita per tutelare la sicurezza e l'incolumità pubblica, dimostrando di possedere le qualità necessarie per bene adempiere le funzioni della qualifica superiore: fermo restando che la proposta deve promanare dal Provveditore della Regione in cui sono avvenuti i fatti, sulla base del rapporto del dirigente dell'istituto o del servizio.
e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
Risposta. - Si comunica che la sorveglianza dell'oasi faunistica della Valle Averto, ai sensi del Decreto del Ministero dell'Ambiente 3 maggio 1993, è affidata al Corpo Forestale dello Stato che opera attraverso il Comando Stazione Forestale di Mestre.
Sono invece ancora in corso le indagini condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Venezia e dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Chioggia al fine di identificare i bracconieri autori del sequestro di una guardia venatoria, poi rintracciata dalle forze di polizia, avvenuto nel settembre 2001.
dopo pochi giorni però, il 17 luglio 1998, il comando di polizia municipale di Tombolo compiva un sopralluogo nella proprietà del signor Zorzo stilando un verbale nel quale si dice: «Si chiede all'Ufficio Regionale del Genio Civile di verificare l'esistenza e la veridicità della comunicazione di cui sopra [...] visto che l'attrezzatura per la trivellazione è sembrata ai sottoscritti sovradimensionata»;
di acqua contenuta in un dispenser della ditta Dora presente nei locali del centro estetico ove ella presta servizio;
Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in esame circa l'attività di attingimento acque avviata dal signor Giorgio Zorzo nei pressi del Sito di Importanza Comunitaria denominato IT3260001 «Palude di Onara», si evidenzia che, con la delibera n. 1085 del 6 maggio 2002, pubblicata sul Bollettino ufficiale della regione Veneto n. 59 dell'11 giugno 2002, la Giunta Regionale ha dichiarato la cessazione del permesso di ricerca rilasciato con DGR n. 1756 del 25 maggio 1999, nel rispetto della normativa regionale e statale in materia di acque di sorgente ed in considerazione delle caratteristiche idrogeologiche della «Palude di Onara», alimentata dall'emergenza di acque sotterranee provenienti dalla falda indifferenziata di alta Pianura, posta a nord della palude stessa.
la legge n. 68 del 1999 stabilisce che le imprese pubbliche e private con almeno quindici dipendenti siano tenute ad assumere una aliquota del 7 per cento di lavoratori disabili;
il comune di Milano risulta essere inadempiente per almeno 660 nuove assunzioni -:
se il Ministro interrogato non ritenga che la questione esposta rappresenti una grave e persistente violazione di legge e, in caso affermativo, se non intenda attivare la procedura di cui all'articolo 141, comma 1, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, recante il testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
(4-02682)
Tale convenzione, stipulata in data 26 marzo 2002, garantisce l'inserimento mirato al lavoro di persone con disabilità, avvalendosi della collaborazione del centro mediazione al lavoro del settore servizi sociali per adulti del comune di Milano.
La citata convenzione prevede la copertura totale delle quote d'obbligo fissate per legge in modo progressivo e graduale, nel quadro di un programma esteso nel tempo, secondo quanto indicato nel prospetto informativo che il comune di Milano ha trasmesso agli uffici provinciali il 31 gennaio 2002 e che prevede l'assunzione di 659 disabili.
Il programma, della durata di 10 anni decorrenti dalla data di stipulazione della convenzione, coinvolgerà, per l'anno 2002, n. 61 disabili da inserire in diversi profili professionali, attraverso le seguenti modalità: avviamento numerico a selezione dalle liste del collocamento obbligatorio provinciale e tirocinio finalizzato all'assunzione con possibilità di borsa lavoro per i candidati selezionati tra gli utenti in carico al settore servizi sociali del comune di Milano, comunque iscritti al collocamento obbligatorio.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
le disposizioni contenute nella legge finanziaria recentemente approvata prevedono un taglio dei finanziamenti al Fondo Unico per lo Spettacolo (F.U.S.) e mettono seriamente a rischio le attività del teatro
in particolare, si segnala la grave ricaduta sul Sistema Teatrale dell'Emilia-Romagna, riconosciuto a livello internazionale come uno dei più efficienti e diffusi sul nostro territorio, la cui complessità e originalità è costituita da tante e differenti realtà, sia musicali che teatrali, che producono e diffondono cultura in stretta relazione con gli enti locali e l'amministrazione regionale;
si tratta di imprese pubbliche, ma soprattutto private o miste, le cui finalità ed interessi pubblici sono riconosciuti ed indiscutibili - qualcuna di queste imprese è persino studiata da prestigiose università economiche, quali la Bocconi di Milano, per il modello di efficienza che rappresentano;
il Sistema Teatrale dell'Emilia-Romagna non è solo un fatto di grande spessore artistico, ma una grande realtà imprenditoriale e occupazionale, che occupa permanentemente alcune migliaia di lavoratori, soprattutto giovani, ed è in continua espansione -:
se e quali provvedimenti intende intraprendere per scongiurare un'involuzione del panorama artistico nazionale e regionale, così vivace, fecondo ed internazionalmente riconosciuto, soprattutto negli ultimi anni, e per evitare il drastico ridimensionamento delle attività, con grave nocumento dei livelli occupazionali.
(4-01800)
Si rende noto, infatti, che, ai sensi del decreto ministeriale n. 470 del 1999, i contributi a favore degli organismi teatrali, per il triennio in corso - 2000-2002 - sono stati già deliberati nell'anno 2000.
In merito all'entità dei finanziamenti relativi al sistema teatrale dell'Emilia-Romagna nel suo complesso, si segnala che, a fronte di lire 11.875.100.000 - pari a 6.132.977,32 euro - assegnate nell'anno 1999 a ventisette organismi, nell'anno 2000 sono state assegnate lire 11.159.000.000 - pari a 5.763.142,54 euro - a ventisei organismi.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Giuliano Urbani.
è stata decisa la chiusura o la riduzione degli orari di servizio di numerosi uffici postali in Basilicata e, in particolare, sono stati inclusi nel programma gli uffici postali siti nei comuni di Calvera e San Paolo A. in provincia di Potenza;
la chiusura o la riduzione di orario di un ufficio postale in area montana reca forti danni alle popolazioni ed elimina un servizio minimo essenziale;
il funzionamento del servizio postale è condizione per un'adeguata vita civile; non dovrebbero essere chiusi o ridotti gli orari in uffici postali nei comuni dove ne funziona uno soltanto;
non dovrebbero essere chiusi, o ridotti gli orari in uffici postali nelle località distanti oltre 5 chilometri dal più vicino ufficio postale;
non dovrebbero essere chiusi o ridotti gli orari in uffici postali nei comuni dai quali non è possibile raggiungere un altro ufficio postale nelle 5 ore di viaggio di andata e ritorno per carenza di servizio pubblico di trasporto -:
quali iniziative intenda assumere per evitare la chiusura o la riduzione di orari di
(4-02606)
Nondimeno, al fine di disporre gli elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dagli interroganti, nell'atto parlamentare in esame, non si è mancato di interessare la predetta società la quale ha precisato che, nell'ambito del processo di riorganizzazione previsto dal piano di impresa 1998-2002, e degli impegni assunti con il contratto di programma, è stato già attuato o è in corso di realizzazione un radicale cambiamento nell'organizzazione aziendale.
Occorre ricordare, ha proseguito Poste Italiane, che prima dell'attuazione del piano, nell'ambito della filiale di Potenza operavano 144 uffici postali di cui ben 34 presentavano flussi di traffico estremamente esigui che ne avrebbero giustificato la chiusura.
Tuttavia, per venire incontro alle esigenze della locale popolazione, la società Poste ha disposto la chiusura di due soli uffici: Montipicchio, nel comune di Rionero in Vulture, e Sterpito, nel comune di Filiano.
Tali provvedimenti - come del resto tutti quelli che sono stati attuali sul territorio nazionale - sono oggetto di valutazione da parte della società in considerazione del fatto che le amministrazioni comunali interessate si sono dimostrate disponibili a stipulare convenzioni che, se dovessero risultare idonee a modificare la precedente situazione di squilibrio gestionale, potrebbero determinare la riapertura dei due menzionati uffici.
Per quanto riguarda, in particolare, gli uffici di Caldera e di San Paolo Albanese, la società ha precisato che, in considerazione del ridotto numero di operazioni giornaliere svolte dagli stessi che di poco superano la decina, è stata introdotta, a partire dal mese di aprile 2002, la figura dell'operatore polivalente che nell'arco della stessa giornata lavorativa svolge sia mansioni di sportelleria, sia mansioni di recapito.
Tale soluzione, ha concluso la società Poste, appare in grado di assicurare uno svolgimento dei servizi soddisfacente ed adeguato alla domanda della comunità interessata.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
la casa circondariale di Messina a fronte di una capienza ottimale di circa 300 detenuti ne ospita, in media circa 400;
la sua popolazione è abbastanza variegata in quanto sono contestualmente presenti sia soggetti in attesa di giudizio che definitivi a fine pena variabile;
il target delle prestazioni erogate dall'Istituto è caratterizzato da una prevalente attività assistenziale-sanitaria ormai da tempo consolidata per la realizzazione di un Centro diagnostico terapeutico - CDT -, tra i pochi attivi nel Meridione, cui afferiscono pazienti/detenuti provenienti dai circuiti penitenziari della Sicilia, della Calabria e da varie altre parti d'Italia:
sebbene si cerchi di coniugare costruttivamente il binomio custodia/assistenza sanitaria è innegabile che il vissuto quotidiano sia costellato di difficoltà e problematiche tra le più disparate, probabile conseguenza di una programmazione non eccellente e di una distribuzione di fondi e di personale non adeguata per affrontare le reali necessità derivanti dagli oneri attribuiti;
la programmazione sanitaria annualmente richiesta, proposta e trasmessa è risultata essere stata costantemente inosservata ai punto che a nulla sono valse le proposte di ammodernamento strumentale, di messa a norma delle strutture già esistenti di adeguamento ai criteri diagnostici ed ai requisiti presenti nelle normali strutture sanitarie;
ne è conseguita, pertanto, una limitazione delle capacità operative alla quale, però, non si è contrapposta una corrispondente riduzione delle assegnazione di detenuti in particolari condizioni di salute;
un esempio eclatante delle superiori considerazioni è la condizione della sala operatoria:
risulta infatti incomprensibile che, nonostante il CDT di Messina si sia contraddistinto per la particolare versatilità chirurgica potendosi onorare di usufruire della professionalità di chirurghi di fama che davano lustro all'Istituto garantendo ed assicurando prestazioni di livello superiore, sta bastato chiedere una normale e doverosa messa a norma della struttura operatoria perché il reparto chirurgico - che riusciva ad effettuare circa centocinquanta interventi l'anno - venisse di fatto degradato ad un semplice ambulatorio chirurgico ove possono essere espletati solo interventi di piccola chirurgia che non necessitano di particolari cautele e di adeguata asepsi e in atto un progetto di ammodernamento è fermo, da tempo, presso i competenti Uffici dipartimentali;
la situazione degli altri ambulatori non è certamente più rosea:
il servizio di cardiologia si è visto limitare la propria potenzialità per il mancato rinnovo delle apparecchiature ormai vecchie, obsolete, guaste e non più riparabili (cicloergometro);
l'endoscopia digestiva non ha la possibilità d'interventi endoscopici per mancanza di un elettrobisturi;
la diagnostica per immagini è estremamente ridotta perché non si è potuto procedere all'acquisto (richiesto da circa quattro anni) di un apparecchio di tomografia assiale computerizzata (esame ormai divenuto comune e routinario per ogni struttura sanitaria);
l'ambulatorio neurologico non riesce ad effettuare dei semplici elettroencefalogrammi per la difficoltà a reperire sul mercato dei pezzi di ricambio;
l'ambulatorio oculistico è limitato alla semplice visita e al controllo del fondo oculare;
la patologia clinica andrebbe rinnovata e potenziata con strumentazione più idonea;
la farmacia non possiede un programma computerizzato di gestione del farmaco che può, in tempo reale, dare resoconto delle giacenze;
ne deriva, quale logica conseguenza, che sempre più frequentemente si deve ricorrere alle strutture sanitarie esterne (ospedali, Policlinico) per garantire un corretto iter diagnostico con ovvie liste d'attesa, resistenze e perdita di tempo;
è inoltre da considerare che in un'ottimale organizzazione di una qualsiasi struttura sanitaria il personale in organico - sia esso medico che paramedico - dovrebbe essere adeguatamente rapportato al numero d'utenti serviti ed alla tipologia delle patologie più frequentemente presenti;
il CDT di Messina possiede una capienza di 49 posti letti suddivisi in due
il CDT ha in organico - per tutto l'Istituto - quattro sanitari incaricati (di cui uno anche con mansioni di dirigente sanitario): un sanitario per i tossicodipendenti con impegno orario pari a tre ore giornaliere, 36 ore giornaliere di servizio integrativo assistenza sanitaria (SIAS) suddivise in due unità di personale dalle 08,00 alle 20,00 ed un'unità dalle 20,00 alle 08,00, mentre il personale infermieristico consta invece di sole quattro unità di ruolo e di 92 ore di guardia infermieristica a parcella;
se si dovesse tenere conto del parametro posto letto, considerato il numero, si potrebbe paragonare tale struttura ad una divisione ospedaliera: l'unica differenza è che la divisione ospedaliera è - come minimo - formata da un dirigente di 2 livello, quattro aiuti, otto assistenti, dieci infermieri (per turno) mentre, al CDT si pretende una corrispettiva attività con soltanto tre unità di personale medico (due sanitari incaricati ed un sanitario SIAS), sei infermieri (quattro di ruolo e due a parcella);
gli altri due medici incaricati supportati dal sanitario dei tossicodipendenti e da 12 ore SIAS garantiscono l'assistenza per la restante popolazione detenuta (circa 350 persone) tutt'altro che sana; basti pensare che sono presenti nelle cosiddette sezioni comuni circa quaranta detenuti (ammalati) assegnati dal Dipartimento per usufruire delle potenzialità del CDT;
in effetti, il Dipartimento con un «escamotage» fa afferire pazienti a prevalente patologia cronica - riuscendo così a scavalcare la lista d'attesa per il ricovero in CDT - nelle comuni sezioni ove si dovrebbe garantire un livello d'assistenza superiore alla media degli altri comuni Istituti;
la situazione è ancora più drammatica qualora si consideri come parametro la tipologia delle patologie: infatti, da quanto il reparto chirurgico ha avuto limitato il proprio spazio operativo, si è assistito ad una riconversione dell'Istituto (Sezioni e CDT) in struttura per ammalati cronici, lungodegenti, anziani e disabili;
è di tutta evidenza come siffatte patologie necessitino di un costante monitoraggio clinico e di particolari cautele assistenziali: il malato anziano - cronico - lungodegente - disabile non guarisce, sta costantemente male ed alterna periodi di remissione clinica con periodi di recrudescenza sintomatologica (cardiopatici - broncopatici - diabetici - vasculopatici - nefropatici - dializzati - trapiantati - paraplegici emiplegici rappresentano la tipologia dei ricoverati);
bisogna, poi, tenere nella dovuta considerazione le altre categorie di ammalati comunque presenti in Istituto quali: i disturbati psichici, gli HIV positivi, gli epatitici cronici;
un ulteriore problema deriva poi dal numero dei disabili presenti in Istituto in quanto la loro presenza è largamente superiore alla capienza disponibile nelle celle a barriere architettoniche abbattute;
accade quindi che alcuni detenuti portatori di handicap devono - per causa di forza maggiore - essere eufemisticamente «sistemati» in normali ed inadeguate celle e paradossalmente, quando devono usufruire dei servizi igienici, si spostano spesso nelle celle disabili ovviamente occupate da altri detenuti a capacità fisica ancora più limitata;
nei comuni Istituti penitenziari una qualsiasi di queste patologie è motivo sufficiente ad ottenere il trasferimento dell'ammalato in una struttura dotata di CDT: ne consegue che l'Istituto con CDT, qual è quello di Messina, è un concentrato di ammalati con risorse inadeguate per garantire un livello sufficiente di assistenza;
atteso, quindi, che la Casa Circondariale di Messina è un concentrato di ammalati e tenuto conto della situazione strutturale, della dotazione strumentale e dell'organico del personale in servizio, ci si
ma se malauguratamente dovessero sorgere dei problemi ed uno di questi ammalati dovesse improvvisamente morire detti sanitari sono sempre esposti al rischio di essere additati quali responsabili di quella morte;
è proprio in queste circostanze che il sanitario si sente solo, scaricato da tutti, anche da quella Amministrazione per cui giornalmente lavoro: nelle strutture penitenziarie infatti il servizio sanitario opera in assenza di autonomia, in nome e per conto dell'Amministrazione Penitenziaria, dovendo confrontarsi, barcamenare e subire le esigenze della custodia, dei regolamenti interni, dei problemi della sicurezza, con la naturale conseguenza che bisogna motivare ogni decisione, anche la più futile (ad esempio: la necessità che il detenuto faccia la doccia più frequentemente rispetto a quanto indicato dal regolamento; la possibilità dell'uso dell'ascensore; la possibilità di accedere in cella singola, etc.);
se dovesse poi risultare opportuno ricoverare qualche paziente all'esterno (anche per un semplice consulto) bisogna superare tutta una serie di ostacoli:
recettività delle strutture (è inutile far credere che in Ospedale un paziente detenuto è ben accetto quanto un altro non detenuto);
possibilità di stanza singola per problemi di sicurezza);
possibilità di piantonamento (per problemi di organico);
motivare la non procrastinabilità del ricovero;
certificare che versa in gravi condizioni di salute;
ne deriva che mentre in Ospedale il cardine centrale attorno al quale ruota tutta l'attività è l'ammalato negli Istituti penitenziari l'aspetto sanitario è solo un elemento di un sistema più complesso al quale spesso è asseverato -:
quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare perché si faccia al più presto fronte alla gravi condizioni in cui versa l'assistenza sanitaria nella Casa Circondariale di Messina e perché i medici che operano nella struttura siano messi effettivamente nelle condizioni di operare con serenità.
(4-02971)
Il centro diagnostico terapeutico (CDT) di Messina, così come tutta la casa circondariale, risente, nei livelli di conforts e nelle condizioni di accoglienza e di degenza, del tempo trascorso dalla data di costruzione, anche per quanto riguarda l'efficienza di impianti (idrico, di riscaldamento, di erogazione dell'acqua, eccetera).
Pur essendo stati realizzati, negli anni, numerosi interventi di manutenzione straordinaria e pur prestandosi sempre una particolare attenzione alla manutenzione ordinaria, rimangono evidenti i limiti e le incongruenze anche strutturali.
Per quanto concerne la sala operatoria, fino all'estate del 2000, vi si svolgeva una qualificata attività chirurgica, affidata ad un'équipe di professionisti di elevato livello. A seguito di sopralluogo da parte dei servizi sanitari territoriali (ASL), che hanno rilevato la non conformità della stessa ai più recenti parametri normativi, si è dovuta ridurre l'attività, limitandola a quei piccoli interventi per i quali non sono necessarie rigorose condizioni di asepsi.
Questa amministrazione ha comunque in programma, ove consentito dalle disponibilità di bilancio, di ristrutturare totalmente il CDT, per recuperarne la precedente funzionalità e, prioritariamente, sarà realizzata, in tempi brevi e a costi relativamente contenuti, la sala operatoria.
Per quanto riguarda gli altri ambulatori, talune attrezzature risultano ormai obsolete tanto che, in caso di guasti, è difficile reperire i relativi pezzi di ricambio.
D'altra parte, la continua riduzione delle risorse per l'assistenza sanitaria non ha consentito di dare attuazione ad un progetto globale di ammodernamento delle attrezzature, atteso che i fondi assegnati negli ultimi anni sono stati sufficienti appena per il pagamento delle spese correnti (sanitari, parasanitari, medicinali, convenzioni per smaltimento di rifiuti, eccetera).
Il personale sanitario e parasanitario in servizio presso la casa circondariale di Messina è stato, nel tempo, ridotto da trasferimenti del personale di ruolo e contrazioni del budget, con conseguenti, rilevanti rimodulazioni del monte ore previsto per guardia medica (passato da 36 ore giornaliere feriali e 48 ore festive alle attuali 30 ore feriali e 38 festive) e guardia infermieristica (passata da 92 ore giornaliere, peraltro inferiori a quelle previste a seguito dei trasferimenti, alle attuali 82 ore feriali e 72 festive).
Negli ultimi anni è stato assegnato al CDT un elevato numero di detenuti con patologie croniche gravi o gravissime provenienti da altri istituti. Tali detenuti dovevano avvalersi delle prestazioni del CDT ma molti di essi, per motivi di capienza, sono stati allocati nelle sezioni ordinarie.
Per far fronte a situazioni come quella sopra descritta, è attualmente in corso di realizzazione un programma di potenziamento di alcuni dei centri diagnostici terapeutici dell'amministrazione penitenziaria, allo scopo di accrescere l'efficienza di tali strutture e di dare risposte sempre più adeguate al bisogno di salute espresso dalla popolazione detenuta.
Inoltre è in corso la realizzazione di tali strutture anche presso altri istituti penitenziari, in ossequio ad una direttiva del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che ha previsto l'istituzione di uno o più reparti per disabili presso ogni regione.
Il predetto dipartimento è infatti orientato ad uniformare la propria azione, in linea di principio, ai modelli del servizio sanitario nazionale, laddove siano compatibili con le fondamentali esigenze di sicurezza che deve, per legge, assicurare. È comunque possibile che si determinino, talune volte, delle prassi di gestione - come nel caso del ricovero in luogo esterno di cura - apparentemente più complesse, ma sempre coerenti con il compito fondamentale dell'amministrazione, assegnato anche dalla Costituzione, di garantire la salute al detenuto.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
nella casa circondariale di Vercelli, la notte tra l'11 e il 12 novembre 2001, un giovane incensurato, arrestato durante un'indagine sulla droga nel vercellese, avrebbe subito un pestaggio ad opera di alcune guardie carcerarie che, dopo averlo colpito con pugni, gli avrebbero provocato con un calcio la frattura di un braccio;
la magistratura competente ha aperto un'inchiesta, ed il procuratore della Repubblica avrebbe già assegnato l'incartamento a chi di dovere per le indagini;
il Gip di Vercelli ha firmato in data 15 novembre, la revoca della custodia cautelare;
è stato denunciato lo stato degradato e le precarie condizioni in cui versa l'edificio del carcere per le infiltazioni d'acqua sia negli alloggi del personale di sorveglianza, sia nelle celle dei detenuti -:
quali provvedimenti si intenda assumere per evitare che si verifichino episodi gravi e cruenti all'interno della struttura carceraria, provvedendo alla carenza di persone di sorveglianza ed alla scarsità di mezzi più volte denunciata;
quali azioni si concretizzeranno per rendere di nuovo agibili tutti i locali del carcere dal degrado ora in atto;
se siano state realmente svolte indagini sui fatti accaduti e con quali risultati.
(4-01461)
In data 15 novembre 2001 la direzione dell'istituto ha trasmesso al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, alla procura della Repubblica di Novara e all'ufficio di sorveglianza di Vercelli la relazione di servizio riguardante una presunta aggressione, con frattura dello scafoide, che l'ex detenuto avrebbe subito in carcere ad opera di personale di polizia penitenziaria.
Peraltro, gli operatori in servizio nella sezione ove si trovava ristretto hanno dichiarato che il Virgilio si è provocato la lesione dopo avere sferrato un pugno sul muro, in un momento di nervosismo causato da un ritardo nella somministrazione della terapia prescrittagli.
Considerato, pertanto, che dalla lettura degli atti non è stato possibile individuare con esattezza eventuali responsabilità a carico di appartenenti al corpo di Polizia penitenziaria e che è attualmente pendente un procedimento penale presso la procura della Repubblica di Vercelli, il competente ufficio del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha ritenuto opportuno invitare la direzione della casa circondariale di Vercelli a seguirne gli sviluppi, per poi, se del caso, avviare le necessarie azioni disciplinari.
La predetta procura della Repubblica ha comunicato che all'esito dell'attività istruttoria sinora svolta, nell'ambito della quale si è proceduto all'individuazione fotografica ed all'interrogatorio degli indagati, si è profilata l'esigenza di chiedere la proroga dei termini delle indagini preliminari per lo svolgimento di ulteriori attività.
Per quanto concerne, poi, la lamentata carenza di personale, si rappresenta che nel mese di dicembre 2001, sono stati assegnati alla casa circondariale di Vercelli 4 agenti effettivi e 4 ausiliari: allo stato sono presenti n. 211 unità di polizia penitenziaria, con una carenza di 18, rispetto a quanto previsto dalla pianta organica dell'istituto.
Tale situazione, del resto comune a molti istituti penitenziari del nord Italia, sarà tenuta in debita considerazione in occasione delle prossime, eventuali, assegnazioni di personale.
In ordine alle condizioni strutturali dell'immobile, si rappresenta che è stato autorizzato l'espletamento della gara di appalto per la ristrutturazione della «nuova» caserma agenti. Nelle more, si sta procedendo all'esecuzione di lavori ritenuti urgenti ed indifferibili.
In un successivo momento si provvederà a ristrutturare la «vecchia» caserma agenti. La relativa perizia è al momento in fase di redazione a cura del servizio tecnico del provveditorato regionale di Torino.
La spesa complessiva per la ristrutturazione delle due caserme si aggira intorno all'importo di 516.000 euro.
Per il triennio 2002-2004 sono state programmate anche le seguenti opere:
a) adeguamento dell'istituto al nuovo regolamento, per una spesa pari a 2 milioni di euro;
b) ristrutturazione del reparto infermeria - padiglione detenuti, per una spesa pari a 154.000 euro;
e) sostituzione tubazioni interrate dell'acqua, per una spesa pari a 671.000 euro.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
nel territorio del comune di Saludecio, in provincia di Rimini, sono presenti
i ghetti, che nel 1500 erano abitati dai contadini sottomessi ai grandi proprietari terrieri, hanno un importante valore storico-architettonico e costituiscono un prezioso patrimonio da restaurare e valorizzare come testimonianza del periodo di dominio malatestiano sul territorio riminese;
i piccoli comuni della Valconca come Saludecio, nei quali si trovano questi antichi borghi autorizzano spesso, invece, lavori di demolizione e ristrutturazione che modificano irreparabilmente la struttura originaria degli edifici, non rispettando le caratteristiche ambientali e architettoniche dei fabbricati e compromettendo gravemente il valore paesistico dei paesini della provincia di Rimini -:
quali provvedimenti intenda adottare per tutelare il patrimonio storico-architettonico costituito dai borghi malatestiani della Valconca e se non ritenga opportuno inoltre promuoverne la valorizzazione culturale salvandoli dalla distruzione toccata invece a Pontia di Cerreto e Castelleale.
(4-01825)
La soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Ravenna, nel corso di questi anni, si è comunque attivamente interessata al territorio del comune di Saludecio.
In tempi recenti, la predetta soprintendenza ha effettuato una ricognizione dei predetti borghi durante la quale ha rilevato che:
a) Calbianco è un borgo formato da poche case, alcune parzialmente ristrutturate, all'interno della fascia collinare; interventi recenti hanno alterato in parte le caratteristiche espressive dell'insieme architettonico. Considerate le caratteristiche del borgo e il paesaggio circostante, la soprintendenza competente sta effettuando delle verifiche al fine di valutare l'ipotesi di convocare la «commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali» della provincia di Rimini;
b) Monteorciaro si distingue per il casale rurale, con torretta colombaia, risalente al XVIII secolo. L'edificio è stato ristrutturato nella seconda metà del ventesimo secolo, rispettando solo in parte le caratteristiche architettoniche originarie. Al momento, la Soprintendenza sta approfondendo le proprie verifiche per valutare i requisiti di interesse storico-artistico dell'immobile in questione;
c) per quanto concerne Montececcolino, Calmagno e la frazione di Sant'Ansovino, da una prima ricerca documentale, non sono emersi elementi di particolare interesse storico-artistico e comunque tali da ritenere opportuna una convocazione urgente della «commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali» della provincia di Rimini per accertare i requisiti di cui all'articolo 139 del decreto legislativo n. 490 del 1999.
A seguito di tale convocazione, è stato riconosciuto il rilevante interesse paesaggistico dell'immobile. Tuttavia, con deliberazione della giunta regiona1e emiliana del dicembre del 1999, non è stata accolta la proposta della citata commissione provinciale.
La soprintendenza ha comunicato, altresì, che sta effettuando delle verifiche e acquisendo della documentazione al fine di valutare l'opportunità di proporre un provvedimento di tutela dell'intero castello di Meleto, ai sensi dell'articolo 2 del citato decreto legislativo n. 490 del 1999.
Si fa presente che, per quanto riguarda il rispetto delle normative urbanistiche ed il rilascio delle approvazioni, da un punto di vista urbanistico, le competenze sono della regione e dell'amministrazione locale.
Si segnala, infine, che, con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali del 6 aprile 1999, è stato emanato un provvedimento di tutela per interesse storico-artistico, dell'oratorio della Madonna di Montepetrino, situato sempre nel comune di Saludecio.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Giuliano Urbani.
gli Istituti penitenziari di Venezia (Casa circondariale di Venezia, Casa circondariale di Santa Maria Maggiore e Casa di reclusione femminile della Giudecca) soffrono di una carenza di organico di Polizia Penitenziaria e che tale situazione rende problematica la vita del personale di servizio;
nell'ultimo rapporto sulla sicurezza nella provincia di Venezia il Prefetto dava la situazione dell'ordine pubblico evidenziando una diminuzione dei reati, ma un aumento della criminalità diffusa (la criminalità extracomunitaria si è radicata sul territorio controllando il traffico degli stupefacenti e lo sfruttamento della prostituzione);
in data 11 dicembre 2000, durante un esame congiunto tra le Rappresentanze sindacali e la parte Pubblica svoltosi presso il Provveditorato Regionale di Padova, venivano date assicurazioni relativamente ad un incremento dell'organico degli Istituti veneziani;
da allora il Nucleo Traduzioni e Piantonamenti della Casa circondariale di Venezia è stato ulteriormente privato di otto unità in missione dalla Casa di reclusione di Padova;
in data 9 gennaio 2002, è stata fatta richiesta di riconoscimento, ai sensi dell'articolo 55 del decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982 n. 355, di «sede disagiata» in virtù della posizione geografica e delle condizioni di difficoltà in cui opera il personale per il collegamento tra le strutture (istituti/tribunale in città e in terraferma) -:
quali misure intenda prendere affinché venga risolta la drammatica carenza di organico presso gli Istituti penitenziari di Venezia permettendo al personale di svolgere le proprie funzioni in una situazione di serenità operosa.
(4-02588)
Altre sei unità (2 ausiliari e 4 effettivi) erano state assegnate al medesimo istituto all'esito del 149o corso per effettivi e del 68o corso per ausiliari.
Per quanto riguarda il riconoscimento di «sede disagiata», si precisa che nei criteri e modalità di valutazione dei requisiti per la formazione delle graduatorie degli aspiranti ai trasferimenti a domanda del personale appartenente al Corpo di Polizia penitenziaria è previsto per il personale in
Ulteriori incrementi di organico di Polizia penitenziaria negli istituti penitenziari di Venezia si renderanno quindi possibili solo dopo lo svolgimento dei prossimi corsi di formazione.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
l'area industriale del comune di Agropoli (SA), non risulta essere servita da alcuna compagnia di telefonia mobile;
questa spiacevole circostanza provoca notevoli danni all'utenza ed agli addetti ai lavori presso le aziende che operano nel territorio;
da tempo gli industriali agropolesi hanno rappresentato la necessità di potenziare la rete di telefonia mobile per consentire un più largo usufrutto del servizio;
oltre alla carenza descritta si registra, nell'area industriale cilentana, anche la precarietà del servizio di elettricità;
l'intollerabile insufficienza della rete attualmente operante costituisce un serio problema per le aziende in attività;
nel quadro del rilancio della produzione industriale cilentana, non possono essere tollerate, oltre modo, le carenze descritte -:
quali utili interventi il Ministro intenda adottare per proporre alle compagnie nazionali, il potenziamento della rete di telefonia mobile e garantire, nel contempo, un più efficiente servizio di erogazione di energia elettrica.
(4-01303)
La società Wind ha comunicato di avere in corso contatti con le locali autorità comunali per individuare alcuni siti per l'installazione delle relative stazioni radio base (SRB), che potranno essere realizzate non appena la società avrà ottenuto i necessari permessi dalle autorità competenti.
Dal canto suo la società TIM - Telecom Italia Mobile - ha riferito di aver effettuato un'analisi volta a verificare la copertura radiomobile nell'area in parola, a seguito della quale la medesima società ha ritenuto opportuno programmare la realizzazione di una nuova stazione radio base da ubicare nel territorio comunale di Agropoli, in località Mattine varco Cimentano, per migliorare la ricezione del segnale sia nella zona sopraddetta, sia nella zona percorsa dalla strada statale 18.
La TIM ha, quindi, avviato l'iter previsto per ottenere tutti i permessi e le autorizzazioni necessarie per l'installazione del suddetto impianto, richiedendo al comune interessato il rilascio dei provvedimenti previsti dalla vigente normativa.
Se non interverranno difficoltà o impedimenti nel corso del rilascio delle autorizzazioni e tenuto conto dei tempi tecnici necessari per la definizione delle pratiche suddette, l'attivazione della stazione radio base potrà avvenire non prima della fine del corrente anno.
Per quanto riguarda la società Omnitel, la stessa ha comunicato che nel comune di Agropoli è a tutt'oggi in funzione una stazione radio base di sua proprietà denominata SA-5876, progettata ed installata allo scopo di garantire un adeguato livello di qualità del servizio nel centro urbano del comune e lungo il tratto di costa compreso fra Agropoli e Paestum; tale impianto dovrebbe essere sostituito da tre nuove strutture, attualmente in fase di progettazione, che verranno poste nelle immediate vicinanze del centro abitato di Agropoli al fine di migliorare la qualità del servizio anche nelle altre parti del territorio.
Atteso che le aree sulle quali dovranno essere costruiti i suddetti impianti sono di proprietà comunale, la società per poter procedere all'installazione delle nuove stazioni radio base dovrà ottenere l'approvazione in tal senso da parte del consiglio comunale.
Per quanto riguarda in particolare la copertura del segnale nella zona industriale di Agropoli, che è ricompresa nell'area di intersezione tra i comuni di Agropoli, Cicerale ed Ogliastro Marina, attualmente questa è garantita solo all'esterno degli edifici (copertura di tipo outdoor) ma esiste uno specifico progetto radio che prevede la realizzazione di un impianto ad hoc in località Mattine, per il potenziamento del servizio della suddetta area industriale, in modo da garantire la copertura del segnale anche all'interno dei capannoni e delle strutture presenti.
Quanto, infine, alla società Blu si significa che nei relativi piani di sviluppo è inserita la copertura della zona industriale del comune di Agropoli.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
nella notte tra il 20 ed il 21 luglio 2001 un'imponente azione di polizia è stata messa a segno nei locali della scuola «Diaz» di Genova, conclusasi con innumerevoli violenze e l'arresto od il fermo di moltissime persone;
a diversi giorni di distanza dall'azione di polizia molti aspetti della vicenda sono ancora oscuri e, a quanto risulta dal resoconto di molti testimoni e giornalisti, nella circostanza sono state violate, oltre al rispetto della dignità e dei diritti umani di molte persone sottoposte a provvedimento di arresto o di fermo, le procedure previste in queste circostanze;
in particolare sembra che gli operatori di pubblica sicurezza abbiano violato l'articolo 386 del Codice di procedura penale sull'obbligo di avvisare immediatamente il legale di fiducia dei fermati e sull'obbligo di mettere a disposizione del pubblico ministero i sottoposti a misura di fermo entro 24 ore;
risulta altresì che sia stato violato l'articolo 387 del Codice di procedura penale sull'obbligo di avvisare immediatamente i familiari dei fermati e degli arrestati;
dalle drammatiche giornate di Genova, di circa 350 persone dimostranti non si hanno notizie e questo induce a pensare a presunte repressioni poliziesche;
anche Amnesty International ha espresso una forte preoccupazione sulla violazione dei diritti umani da parte della polizia italiana ed ha segnalato la «scomparsa» di cittadini inglesi, belgi ed italiani presumibilmente arrestati dalla polizia, ma di cui non si hanno notizie da diversi giorni;
se il Ministro dell'interno non intenda fornire una dettagliata descrizione di quanto avvenuto la notte tra il 20 ed il 21 luglio nella scuola di Genova, specificando il numero delle persone sottoposte a violenze e dando chiare giustificazioni sulle ragioni che hanno indotto il personale della polizia ad agire in modo così violento ed efferato;
se i ministri interrogati non intendano fornire agli interroganti i nomi di tutte le persone coinvolte nell'operazione di polizia, specificando per ognuno di essi lo stato di salute attuale, le imputazioni a loro carico e su quali basi siano state formulate e se sia stato loro consentito di comunicare con le famiglie successivamente all'arresto;
se il Ministro dell'interno non ritenga di dover garantire ad Amnesty International ed ai consolati che ne facciano richiesta la massima collaborazione, fornendo tutte le informazioni attinenti
(4-00408)
Il ministero dell'interno attende gli esiti di tali accertamenti al termine dei quali fornirà una puntuale e circostanziata risposta alle richieste provenienti dall'interrogante.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
la nuova azienda nel campo delle Telecomunicazioni IPSE 2000 nasce il 2 agosto 2000 e prevede nel suo assetto azionario, oltre a Telefonica Moviles Espa
Atna e Sonera (operatore TLC finlandese), numerose altre aziende e imprese italiane tra cui Banca di Roma, Atlanet (ACEA, Fiat, Telefonica), Xera, Edison, Falck ed altri soci minori;
il 10 gennaio 2001 IPSE 2000 si aggiudica una delle cinque licenze UMTS per 4.730 miliardi di lire, cui si aggiungono 1.600 miliardi di lire per le frequenze aggiuntive;
l'Azienda programma il lancio dei servizi GSM/GPRS per dicembre 2001 in modalità roaming appoggiandosi alla rete di altri operatori che però alla fine di ottobre 2001 viene sospeso;
con un comunicato stampa del 30 gennaio 2002 l'azienda informa che rinuncia al lancio dei servizi GSM/GPRS per concentrarsi esclusivamente sul modello di business basato su UMTS;
il comunicato stampa del 25 febbraio 2002 specifica la modalità di finanziamento del budget 2002, basato sul nuovo modello di business all'ottimizzazione della società al fine di dare inizio all'operatività quando tecnologia e servizi UMTS saranno commercialmente disponibili in Italia. L'Assemblea degli azionisti di IPSE 2000 approva le caratteristiche dei prestiti con i quali gli azionisti finanzieranno l'operatività della società;
le attività aziendali sono di fatto ferme al 31 ottobre 2001 senza nessuna indicazione ufficiale sulla data del possibile lancio commerciale dei servizi UMTS e nemmeno dei piano operativo per il 2002;
da altre fonti si apprende che l'azienda prevede solo il mantenimento di una struttura finalizzata esclusivamente alla realizzazione degli impegni vincolanti al mantenimento della licenza UMTS;
la situazione aziendale crea molta preoccupazione per il futuro dei circa 600 dipendenti di cui 130 con contratti di formazione lavoro. Ulteriori 80 agenti mono-mandatari si ritrovano in una situazione di crisi occupazionale -:
quali iniziative di concertazione l'azienda e le organizzazioni sindacali intendano intraprendere affinché l'IPSE 2000 nei suoi piani di rilancio o riassetto possa tutelare il posto di lavoro dei numerosi dipendenti che già da ora si trovano senza alcuna attività da svolgere, garantendo almeno gli attuali livelli occupazionali;
se, ove le strategie dell'azienda dovessero includere la vendita delle frequenze, tale possibilità sia consentita dalle normative vigenti.
(4-02487)
D'altra parte è bene ricordare che il capitolato d'oneri associato alla licenza di IPSE non prevede specifici obblighi relativi all'avvio del servizio, ma soltanto obblighi di copertura in relazione ai quali la delibera n. 410 del 1999 dell'autorità per le garanzie nelle comunicazioni stabilisce, per tutti i gestori dei servizi UMTS, un obbligo di copertura dei capoluoghi di regione entro 30 mesi a partire dal 1o gennaio 2002 e dei capoluoghi di provincia entro i successivi 30 mesi.
Per ciò che attiene alla trasferibilità delle frequenze UMTS si fa presente che se si trattasse della cessione in blocco delle frequenze, essa sarebbe equiparabile ad una cessione della licenza e sarebbe, quindi, assoggettata alle disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica n. 318 del 1992 e dell'articolo 9 della delibera n. 388/00/CONS dell'autorità per le garanzie nelle comunicazioni (e sottoposto all'assenso del ministero delle comunicazioni e delle altre autorità competenti); la normativa vigente non contempla, invece, la possibilità di una cessione parziale di frequenze.
In merito, infine, ai risvolti occupazionali che il ritardo del lancio commerciale dei servizi UMTS potrebbe provocare si significa che, allo stato attuale, le parti sociali non hanno richiesto alcun incontro per l'esame della situazione lavorativa aziendale né sono pervenute segnalazioni in tal senso.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
alcuni giorni fa è stato apposto un cartello all'entrata dell'Archivio Storico del ministero degli affari esteri che segnalava la sua subitanea chiusura;
tale chiusura era prevista per il 1 luglio 2002 con tale motivazione: «mancanza di personale»;
in un rassicurante articolo apparso su La Stampa il 5 giugno scorso a firma del capo servizio stampa degli Esteri si dichiarava non essere prevista la chiusura, ma piuttosto interventi di miglioramento del servizio stesso;
nonostante tali dichiarazioni, il direttore dell'archivio ha annunciato l'interruzione del servizio, con una settimana di anticipo sui tempi previsti per mancanza di personale;
con un atto gravissimo e una motivazione assurda si sottrae a tutta la comunità scientifica e non, un bene inalienabile quale quello della conoscenza della storia -:
se i fatti corrispondano al vero;
quali provvedimenti intenda intraprendere, anche tramite l'immediata assunzione di nuovo personale, al fine di ripristinare il servizio che permette la consultazione di tutti i preziosi documenti storici contenuti nell'archivio in oggetto.
(4-03418)
A causa della temporanea carenza del personale addetto alla presa e alla ricollocazione del materiale documentario, il capo del servizio storico ha deciso l'anticipazione della chiusura estiva, annunciando tale provvedimento attraverso un avviso a firma del capo del servizio storico.
Il tempestivo rinforzo del personale addetto, con particolare riguardo al servizio di apertura al pubblico della sala di consultazione e l'impegno profuso da tutti i componenti dell'organico hanno tuttavia consentito la continuazione del servizio che è proseguito regolarmente nel mese di luglio 2002.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.
il signor Omar Anwar Ibraim, nato a Gaza (Palestina) il 15 marzo 1953, è detenuto presso la casa circondariale di Rebibbia nuovo complesso di Roma;
detto detenuto è affetto da «tubercolosi ossea» accertata da una risonanza magnetica effettuata il 25 maggio 2002;
la «tubercolosi ossea» se non curata adeguatamente degenera nella «osteomielite», malattia ancora più grave, non più curabile e che porta dolori fortissimi alle ossa;
attualmente il detenuto non è sottoposto a nessuna cura e addirittura è ancora sprovvisto di un busto ortopedico prescritto da tutti gli ortopedici che lo hanno visitato -:
se il ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero;
quali iniziative intenda intraprendere per la tutela della salute di questo detenuto.
(4-03594)
Finora, durante la carcerazione, il detenuto è sempre stato ristretto presso la casa circondariale di Roma Rebibbia N.C.
Per quanto concerne le sue condizioni di salute il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha assicurato che lo stesso è costantemente seguito e riceve le necessarie cure mediche nell'ambito della struttura penitenziaria e, ove occorra, presso le strutture ospedaliere.
Peraltro, si è in attesa della consegna, da parte della competente Azienda sanitaria locale, del «corsetto ortopedico».
La competente direzione generale del citato dipartimento ha invitato la direzione del carcere a tenere costantemente informata l'autorità giudiziaria sulle condizioni di salute del detenuto, per i provvedimenti che quest'ultima riterrà di adottare.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
occorrerebbe disporre un'ispezione alla procura di Lucca, alla luce di molti episodi avvenuti in questi anni, ma in primo luogo della incredibile vicenda, iniziata nel 1993, che ha coinvolto circa quattrocento persone, con 194 avvisi di garanzia e 193 arresti, riguardanti l'inchiesta aperta e sviluppata con grande fragore «mediatico» contro i medici e altri dipendenti dell'azienda sanitaria locale, andata sotto il nome di «pensioni facili»;
l'inchiesta sviluppatasi nel 1995 con una richiesta di rinvio a giudizio per 162 imputati (quindi con più della metà dei chiamati in causa nel 1993 e offerti al pubblico dileggio che sono stati prosciolti in istruttoria), ha avuto solo il 6 novembre 1997 la prima udienza preliminare. Il 4 marzo 1999 fu decisa la «rinnovazione del dibattito» per trasferimento di un giudice a Firenze. Questa circostanza, che comportava un ulteriore prolungamento a tempi indefiniti del dibattimento, provocò un tale sgomento e sconforto che 12 medici accettarono il patteggiamento per uscire da un processo che non finiva più e che comportava rilevanti oneri per le spese processuali. Finalmente, a 7 anni di distanza dal decollo del caso, c'è stata la sentenza di primo grado: tutti gli imputati sono stati assolti tranne quattro. Questi quattro sono poi stati assolti in appello il 13 dicembre 2001;
di conseguenza al termine di un processo gestito dalla Procura, guidata dal dottor Giuseppe Quattrocchi, caratterizzato da una permanente ricerca del clamore mediatico e da un ricorso assai elevato agli arresti nella fase iniziale, la vicenda si è conclusa con una secca sconfitta
la conclusione di tutto questo iter processuale segna uno smacco clamoroso per la locale procura e per chi la dirige, dottor Giuseppe Quattrocchi -:
se il Ministro interrogato non ritenga di dover disporre un'ispezione presso la procura di Lucca, al fine di esaminare i metodi, i comportamenti e la sistematica violazione del segreto istruttorio, allo scopo di accertare se non si siano create le condizioni dell'incompatibilità ambientale.
(4-02359)
Da qui l'intervento degli organi di polizia giudiziaria che procedevano all'arresto nella flagranza del protagonista del fatto, il quale ammetteva la propria responsabilità. Risultava che il danaro era destinato prevalentemente alla segretaria di una delle commissioni mediche dell'Unità sanitaria locale chiamate a deliberare in ordine alla ricorrenza delle condizioni utili al riconoscimento del diritto ai trattamenti connessi a stati di invalidità civile.
Gli organi di polizia giudiziaria accertavano che - in effetti - in moltissime delle procedure medico/amministrative in parola si verificavano domande e consegne di somme di danaro indebitamente versate dai richiedenti del beneficio o da loro congiunti e che dai verbali di visita e valutazione, predisposti dalle commissioni mediche, emergevano circostanze che concretamente indicavano fatti di alterazione documentale o altre condotte comunque riconducibili ad attività di sicura rilevanza penale.
Il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Lucca, ravvisate tutte le condizioni generali e specifiche di applicabilità delle misure custodiali, emetteva provvedimento restrittivo nei confronti della funzionaria identificata.
Costei si determinava ad ammettere le proprie responsabilità. In realtà «all'interno dell'ufficio vi era un diffuso metodo di illegalità consistente nella contraffazione di verbali di visita e dei registri, dietro pagamento di somme di danaro e di altre utilità» (così si esprimeva il tribunale di Lucca in sentenza 7 aprile 2000 passata in giudicato).
Ricorrendo, poi, le esigenze cautelari di cui all'articolo 274 del codice di procedura penale, il giudice emetteva ordinanze di custodia altresì nei confronti del responsabile del servizio sanità pubblica e tutela ambiente dell'Unità sanitaria locale 6 di Lucca, di medici, funzionari ed impiegati, per i delitti di falso ideologico e materiale, truffa in danno di ente pubblico, corruzione ed abuso di ufficio.
Il responsabile di cui sopra, medici e amministratori ammettevano le loro responsabilità a conferma di quanto rivelato (con ampiezza di riferimenti storicamente verificati) da parte della segretaria delle commissioni, e taluni di essi, peraltro a loro volta, precisavano indicazioni inerenti ulteriori e diverse condotte attribuibili ad altri soggetti operanti nelle strutture dedicate alle incombenze ed ai servizi in questione.
L'esame documentale rivelava che la pratica più diffusa consisteva nella correzione
Dall'ineludibile complesso di specifici obblighi che la legge impone agli organi di polizia giudiziaria e all'ufficio del pubblico ministero derivava la irrinunciabile attività di indagine operata nella rigorosa osservanza di ogni disposizione di rito.
Da qui l'esigenza di approfondire la verifica dei fatti delittuosi e pervenire alla identificazione dei protagonisti di ciascuno di essi.
La natura dei delitti e le occasioni, le sedi e le qualità personali di taluni dei soggetti che risultavano autori di condotte illecite, nonché la conseguente valutazione delle ragioni che avevano mosso le richieste di intervento dei pubblici ufficiali e/o degli incaricati di pubblico servizio, comportava la dovuta iscrizione al registro generale, giusta disposizione degli articoli 335 del codice di proceduta penale e 109 delle disposizioni attuative del codice di procedura penale.
I sanitari pubblici ufficiali, i funzionari, gli impiegati, individuati in virtù di puntuali ed incontestati referti documentali, chiamate in correità e spontanee ammissioni, i beneficiari e/o gli eventuali intermediari (quali interessati al conseguimento di indebiti vantaggi economici che le illecite condotte sollecitate o intervenute lasciavano conseguire) per ragioni che le norme di legge impongono, assumevano dunque la qualità di indagati.
In conseguenza della riconosciuta ricorrenza delle esigenze cautelari quali ravvisate dal giudice, venivano da questi pronunciate ordinanze di misure cautelari nei confronti di undici indagati: il responsabile del servizio sanità pubblica e tutela ambiente dell'Unità sanitaria locale 6 di Lucca; due medici quali presidenti della commissione per l'accertamento delle invalidità; due medici quali componenti di commissione; quattro segretari di commissione; un impiegato addetto, nell'ufficio di prefettura, alle pratiche di invalidità civile.
Un privato cittadino - come si ricorderà - era stato tratto in arresto nella flagranza l'8 giugno l993.
Non sono dunque attinenti al procedimento in questione i 193 arresti ai quali si fa espresso riferimento nell'atto di sindacato ispettivo.
I provvedimenti del giudice che disponevano le misure cautelari venivano - quando impugnati - confermati dagli organi giurisdizionali collegiali di ulteriore grado.
Giova ricordare che il responsabile del servizio sanità pubblica ed i medici tratti in arresto ammettevano le loro responsabilità, così come la gran parte degli altri raggiunti da misura cautelare.
Le indagini offrivano riscontri oggettivi, peraltro, a quanto la segretaria di commissione - innumerevoli volte sentita - aveva fin dal primo momento rivelato e successivamente ribadito con dettagliati e riscontrati riferimenti, specifici a fatti e persone.
Poiché nei loro confronti venivano svolte le indagini preliminari, erano dunque iscritte a vario titolo nel ruolo generale 238 persone; la gran parte di esse essendo rappresentate dai destinatari dei benefìci economici connessi allo stato di invalidità o altre che risultava avessero agito in concorso con loro.
La procura della Repubblica di Lucca richiese al giudice per le indagini preliminari di archiviare alcune posizioni per intervenuta morte degli indagati, di alcuni medici (indagati in relazione a falsi rilevati nei verbali che documentavano il loro intervento nelle attività delle commissioni), di due minorenni, di due impiegati e di due altri per mancanza di querela ed intervenuta prescrizione del reato; mentre per un congruo numero di invalidi si riteneva che non fosse provato il concorso nella consumazione dei delitti ipotizzati
Con richiesta 12 luglio 1995 la citata procura sollecitava al giudice per l'udienza preliminare il rinvio a giudizio - viceversa - per 162 indagati: 16 medici facenti parte di commissioni Unità sanitarie locali, ivi compreso il responsabile del servizio sanitario, 6 segretari di commissione e 140 destinatari dei benefìci richiesti e/o persone che risultava avessero agito a loro vantaggio o in concorso con essi.
Il giudice per l'udienza preliminare fissava l'udienza preliminare per il giorno 12 dicembre 1995.
Con provvedimento 11 dicembre 1995 il giudice disponeva l'archiviazione (in conformità alle richieste) delle restanti posizioni.
In sede di udienza preliminare celebrata nei confronti dei 162 indagati (i quali soltanto furono raggiunti da atti procedimentali formali quali - per esempio - l'invito a comparire) il giudice per l'udienza preliminare dichiarava non luogo a procedere per diversificate motivazioni nei confronti di numerosi imputati, disponendo (in virtù delle emergenze investigative acquisite, ritenute idonee a sostenere l'accusa in giudizio) il rinvio alla fase dibattimentale dei restanti 127.
Nel corso della fase processuale il tribunale pronunciava non doversi procedere per morte di sei imputati e per amnistia in ordine a taluni reati nei confronti di altri 28.
All'udienza del 27 novembre 1997, inoltre, 17 chiedevano ed ottenevano la definizione a mente dell'articolo 444 del codice di procedura penale (cosiddetto «patteggiamento»).
Il 18 marzo 1999, nove medici (e tra essi il responsabile del servizio sanitario) e tre segretari di commissione patteggiavano la pena come da loro richiesta.
La gran parte di questi imputati aveva ammesso le proprie responsabilità nel corso degli interrogatori resi precedentemente, ad ulteriore riscontro delle plurime circostanziate chiamate in correità formulate da coimputati (in particolare dai segretari di commissione e dal responsabile del servizio sanitario) e oggettivamente confortati da prove documentali costituite dai verbali di commissione composta - appunto - dai sanitari, assistiti da personale amministrativo.
I restanti imputati, salvi alcuni limitati casi rappresentati dagli invalidi (o da persone che per loro conto avevano agito), venivano giudicati in data 7 aprile 2000.
Il tribunale condannava quattro imputati e dichiarava non doversi procedere per prescrizione in ordine ai delitti di abuso di ufficio e truffa relativi ai vari episodi ascritti a 32 imputati (tra di questi compresi alcuni medici); stessa pronuncia perché estinti gli addebiti di truffa aggravata relativi ad altri episodi, per intervenuta prescrizione (di cui, dunque, beneficiavano alcuni medici).
Assolveva gli invalidi dal delitto di falso non essendo apparso provato il concorso di costoro con gli autori materiali dei reati: altri (ivi compresi alcuni medici) da talune soltanto delle imputazioni loro ascritte nel provvedimento di rinvio a giudizio.
Tale vicenda giudiziaria ha visto coinvolto anche il senatore Favilla, che è stato rinviato a giudizio dal giudice per le indagini preliminari in forza di circostanze di fatto acquisite in corso di indagini preliminari.
Tra l'altro ed in particolare merita ricordare che il 9 dicembre 1997 il responsabile del servizio sanità pubblica di Lucca così si esprimeva «...Prendo visione del fascicolo relativo a N.N. Anche in questo caso, come risulta dai miei appunti, l'interessamento proveniente dal senatore Favilla è avvenuto successivamente alla visita. Pertanto chi si è interessato sapeva benissimo che io per aiutare la persona avrei dovuto commettere un falso...».
Dopo rituale notifica di invito a presentarsi, Mauro Favilla compariva davanti
Nessuna iniziativa difensiva veniva più articolata.
Il Favilla riceveva dunque invito a comparire anteriormente all'11 marzo 1995, data in cui prendeva contatti con il pubblico ministero; riceveva notifica della richiesta di rinvio a giudizio del 12 luglio 1995 e l'udienza preliminare (definita con provvedimento anch'esso oggetto di notifica) si celebrava il 12 dicembre 1995.
Tutti quelli fin qui citati sono eventi procedimentali e processuali, e date sensibilmente risalenti rispetto «al momento della formazione del Governo» insediatosi nel 1996.
È forse utile ricordare che dal 1993 al 20 febbraio 2001, sono state revocate nella provincia di Lucca 1.751 pensioni di invalidità civile.
Alla luce di quanto precede e dall'esame della documentazione acquisita al riguardo, si rappresenta pertanto che nel caso di specie non appaiono emergere profili di rilievo disciplinare da parte di magistrati che hanno trattato la vicenda in questione.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
la Cementir SpA, ora Arquata Cementi, il 4 novembre 1986 richiedeva al Corpo delle Miniere di Torino la concessione mineraria per lo sfruttamento di una miniera di Marna Cementizia in località Monte Bruzeta - comune di Voltaggio (Alessandria);
la suddetta richiesta veniva motivata sostenendo che la concessione allora in uso, denominata Monte delle Rocche - comune di Voltaggio (Alessandria) fosse in via di esaurimento e che pertanto la nuova concessione diventava indispensabile per il proseguo dell'attività produttiva del cementificio di Arquata Scrivia (Alessandria);
all'interno dell'area di concessione della nuova miniera insistevano ed insistono le sorgenti dell'acquedotto del comune di Carrosio (Alessandria) ed in parte quelle del comune di Gavi;
la concessione, rilasciata dal Corpo delle miniere di Torino, venne subordinata alla costruzione di un nuovo acquedotto, in accordo con i comuni sopra citati, da realizzarsi a cura della Cementir;
la concessione non poteva pertanto essere operativa in assenza dell'accordo con i comuni Carrosio (Alessandria) e Gavi (Alessandria);
sia il comune di Carrosio, sia il comune di Gavi hanno espresso la propria contrarietà al nuovo insediamento, ritenendo utile, opportuno ed importante salvaguardare le proprie fonti di approvvigionamento idrico;
il 3 maggio del 1998 una consultazione popolare, che ha coinvolto tutti i cittadini, ha visto votare contro la cava il 90 per cento degli aventi diritto al voto;
nel 1997 la concessione scadde senza che fosse mai iniziata la coltivazione della miniera; il procedimento di rinnovo della concessione è stato dichiarato concluso, nonostante il dissenso ampliamente espresso dai comuni di Gavi e Carrosio, tramite apposito D.P.C.M. in data 4 agosto 1999;
tale D.P.C.M. vincolava a precise prescrizioni il rinnovo della concessione e che la verifica puntuale dell'adempimento delle suddette prescrizione spetta al Dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio;
tra le prescrizioni è previsto testualmente «che l'opera di presa dell'acquedotto alternativa deve essere posizionata all'esterno del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo»;
nell'attuale progettazione l'opera risulta posizionata all'interno del Parco naturale Capanne di Marcarolo, in evidente e palese violazione del citato D.P.C.M.;
ciononostante, la regione Piemonte, con propria deliberazione di giunta del 23 aprile 2001, ha autorizzato la costruzione dell'acquedotto, demandando alla Presidenza del Consiglio dei ministri la valutazione relativa al posizionamento delle opere di presa, senza alcuna considerazione delle posizioni nettamente contrarie ampiamente espresse dagli enti locali interessati;
la Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento per il coordinamento amministrativo, in data 20 luglio 2001, invitava la regione Piemonte a dare corso agli ulteriori adempimenti per la realizzazione dell'acquedotto in parola, con le opere di presa posizionate all'interno del Parco naturale Capanne di Marcarolo, attestando la mancanza del rispetto delle prescrizioni stabilite dal DPCM 4 agosto 1999 vincolanti per il rilascio delle concessioni;
secondo l'interrogante l'insediamento estrattivo in parola provocherebbe le seguenti conseguenze:
1. la distruzione di 195 ettari di bosco ceduo e d'alto fusto (cinque volte la superficie della Città del Vaticano) in località denominata Monte Bruzeta;
2. la distruzione irreversibile di 7 punti di captazione dell'acquedotto del comune di Carrosio (100 per cento del fabbisogno idrico) e di quelle del comune di Gavi che attinge in quel luogo parte dell'acqua per le proprie utenze, in violazione alla legge n. 36/1994 che tutela, prima di tutte le altre risorse e di tutti gli altri interessi, l'acqua destinata all'alimentazione umana;
3. l'azzeramento, nel periodo estivo, della sopravvivenza del torrente Lemme, che irrimediabilmente rimarrà a secco, con le ovvie conseguenze;
4. l'emergenza idrica per i due comuni, a causa della portata insufficiente del nuovo acquedotto, che non potrà quindi garantire l'approvvigionamento idrico per i comuni stessi -:
per quale motivo non sia stata predisposta una apposita perizia con opportuni carotaggi alla vecchia miniera di Monte delle Rocche per valutare se il minerale da estrarre sia effettivamente esaurito;
se l'attuale progettazione non configuri una palese violazione alle condizioni poste dal D.P.C.M. 4 agosto 1999, che prescriveva che l'acquedotto in parola dovesse essere realizzato all'esterno del Parco naturale capanne di Marcarolo;
se l'opera non violi la L. 36/1994 sulla tutela delle acque e le normative internazionali vigenti in materia di difesa delle risorse idriche;
per quale motivo la forte contrarietà ampliamente espressa dai comuni di Gavi (Alessandria) e Carrosio (Alessandria), dalla Comunità Montana Alta Val Lemme e Alto Ovadese, dal Parco naturale Capanne di Marcarolo e dall'Asl 22 di Novi Ligure sia stata completamente disattesa;
se non ritengano opportuno disporre l'immediato blocco della procedura amministrativa al fine di procedere ad una seria ed approfondita consultazione con le comunità locali interessate, con l'obbiettivo di addivenire ad una soluzione condivisa ed ambientalmente sostenibile.
(4-00624)
Per quanto riguarda l'insistenza dell'opera nel parco naturale regionale delle «Capanne di Marcarolo», la regione dà mostra di avere tenuto conto dell'esigenza di tutela dell'area protetta adottando le prescrizioni contenute nel giudizio di compatibilità ambientale di cui sopra, fermo restando che, come asseverato dagli organi tecnici regionali, l'opera di presa non è in contrasto con le prescrizioni dettate dal piano d'area e che, come ricordato dalla P.C.M., «la stessa legge istitutiva del parco (legge regionale 52/1979), all'articolo 12 (norme vincolistiche), nell'indicare i divieti per il territorio del parco alla lettera i), prevede un'eccezione proprio per gli acquedotti».
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 febbraio 2001 recante «determinazione per l'anno 2001, della consistenza massima degli obiettori in servizio e aspetti applicativi per la concessione della dispensa e...» stabilisce all'articolo 2, comma 1, lettera c) che causa di dispensa è il minore indice di idoneità somatico-funzionale o psico attitudinale riscontrata nel corso della visita di leva. Tale causa di dispensa, si legge nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, è «valutato d'ufficio» dall'Ufficio nazionale per il servizio civile e «non si applica agli obiettori di coscienza in servizio civile»;
risulta all'interrogante che nelle scorse settimane decine e decine di obiettori di coscienza in servizio civile e dipendenti dal distretto militare di Brescia abbiano ricevuto il «foglio di congedo illimitato» che nelle cause di dispensa riportava «articolo 7, comma 3/c, del decreto-legge n. 504 del 1997», ovverosia «minor indice di idoneità somatico-funzionale o psico-attitudinale attribuito in sede di visita di leva»;
si cita il caso del signor Giorgio Toccagni, nato a Calcinate il 31 dicembre 1980 e residente a Costa di Mezzate, in servizio civile dal 27 giugno 2001. Il signor Toccagni si vede pervenire dal proprio comune di residenza il foglio di congedo illimitato in data 20 dicembre 2001, dove risulta essere stato posto in congedo dal 2 novembre 2001;
solo dopo numerosi viaggi al distretto militare di Brescia riesce a far ritirare il foglio di congedo, rilasciato in modo per lo meno improprio, dal distretto militare di Brescia;
è evidente come il distretto militare abbia emesso fogli di congedo non avendone non solo l'autorità (gli obiettori di coscienza possono essere dispensati esclusivamente dall'Ufficio nazionale per il servizio civile) ma addirittura in disprezzo delle norme di legge (che indicano come gli obiettori in servizio civile non possano essere dispensati per minore indice di idoneità riscontrata nel corso della visita di leva) -:
quanti cittadini si siano ritrovati nelle condizioni del signor Toccagni e se per ognuno di essi si sia provveduto all'annullamento del foglio di congedo rilasciato irregolarmente;
se di quanto indicato in premessa sia a conoscenza dell'Ufficio nazionale per il
quali provvedimenti si intendano adottare nei confronti dei dipendenti pubblici responsabili di tali errori.
(4-02123)
In particolare, l'ipotesi del «minore indice di idoneità somatico funzionale o psico-funzionale» è una motivazione di dispensa o di LISAAC di carattere generale, applicata esclusivamente su iniziativa dell'ufficio nazionale per il servizio civile, al fine di ridurre il numero degli obiettori che devono partire per il servizio.
Peraltro, come precisato all'articolo 2, comma 1, lettera c) del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri datato 25 gennaio 2002, coloro che dovrebbero beneficiare della dispensa per minore indice di idoneità possono comunque presentare esplicita richiesta di avvio al servizio.
In tale quadro, i competenti organi di leva possono provvedere, ai sensi dell'articolo 12, comma 2, della legge 230/1998, a porre gli obiettori di coscienza in congedo illimitato, a seguito di comunicazione dell'ufficio nazionale per il servizio civile dell'avvenuto espletamento del servizio o dell'adozione del provvedimento di dispensa o LISAAC.
Ciò posto, quanto rappresentato dall'interrogante si è determinato per un disguido burocratico ed ha interessato 14 giovani, tra cui anche il signor Giorgio Toccagni, che era già stato avviato civile al servizio, il 27 giugno 2001, con una procedura automatica che esclude tutti i giovani che non risultano idonei in base al profilo sanitario acquisito in sede di visita di leva.
In particolare, il disguido si è verificato tra l'ufficio leva di Brescia, che riceve le istanze di obiezione di coscienza, e l'ufficio reclutamento del distretto militare che provvede al loro inserimento in banca dati.
Si è trattato di un inconveniente, ascrivibile soprattutto alla carenza di personale operante nel settore leva/reclutamento a fronte della mole di lavoro a cui detto personale deve far fronte, che ha comportato il mancato caricamento in banca dati delle istanze in argomento. Ciò ha fatto si che i 14 giovani di cui trattasi fossero iscritti nella formazione dei contingenti di leva ed al termine del periodo di disponibilità, essendo gli stessi risultati eccedenti ai fabbisogno ed in possesso di un minore indice di idoneità, sono stati collocati in congedo illimitato.
Accertato l'errore, a tutti i giovani interessati alla vicenda, incluso il Toccagni, sono stati ritirati i fogli di congedo e sono state apportate le dovute variazioni correttive nella banca dati.
L'amministrazione militare è consapevole di aver creato involontariamente un certo disagio ad alcuni cittadini e pertanto, per il futuro, sarà adottata ogni possibile iniziativa per garantire un puntuale e tempestivo scambio di informazioni tra gli organi della leva e reclutamento e tra questi e l'ufficio nazionale per il servizio civile, nel quadro consolidato di rapporti reciproci, improntati da sempre alla massima collaborazione.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
sulla base del decreto ministeriale del ministero dell'ambiente 25 ottobre 1999, n. 471, che stabilisce criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, la legge regionale della regione Piemonte 7
il decreto del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio 18 settembre 2001, n. 468, Regolamento recante: «Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale», viste le proposte presentate dalle regioni, ha ritenuto di identificare, tra gli interventi proposti quali ulteriori interventi di interesse nazionale quelli relativi ad alcuni siti tra cui quello di Basse di Stura (Torino);
il PRG della città di Torino prevede la realizzazione del Piano Esecutivo di recupero ambientale dell'area delle Basse di Stura;
l'area delle Basse di Stura, oltre alla discarica per rifiuti solidi urbani AMIAT, comprende numerose discariche abusive di macerie ed inerti di origine urbana, la discarica Deltasider, in cui sono stoccate scorie di acciaieria per oltre 1.000.000 di metri cubi, le vasche Deltasider contenenti morchie oleose e fanghi di depurazione, la discarica Rifometal, in cui sono presenti sali esausti, scorie di forni e fanghi di depurazione, la discarica Solfatara, che raccoglie scorie e materiali refrattari, per un volume di complessivi 70.000 metri cubi, l'inceneritore FIAT-Stureco nonché altre attività industriali attive a forte impatto ambientale;
nelle aree degli impianti attivi e dimessi di cui sopra alcuni materiali stoccati, in condizioni di tempo piovoso e umido, emettono vapori di ammoniaca; inoltre i materiali depositati a cielo aperto alimentano il trasporto eolico di polveri dalla superficie; ed è anche ipotizzabile un notevole flusso di percolati verso la falda acquifera -:
quale sia lo stato attuale della realizzazione del piano di bonifica e, in particolare, se risulta che tutte le Amministrazioni interessate abbiano svolto gli adempimenti previsti dalle norme vigenti;
se siano già stati avviati dei cantieri e quali siano i tempi previsti per la realizzazione dei lavori di bonifica dei siti;
se i progetti prevedano anche la bonifica, in particolare dall'amianto, dei fabbricati dimessi prima dell'intervento di demolizione, nonché la bonifica da amianto dei fabbricati ancora in uso;
se e quali aziende che operano o hanno operato nell'area di basse di Stura stanno provvedendo alla bonifica delle aree inquinate dalla loro attività anche a seguito di condanne da parte della magistratura;
quanti e quali procedimenti penali siano in corso a carico dei responsabili dell'inquinamento nell'area in questione;
se siano state avviate le procedure per la rilocalizzazione delle attività ancora in essere ed incompatibili con l'ambiente a causa del loro elevato impatto ambientale.
(4-02500)
Sulla base delle informazioni fornite dalla provincia di Torino, i procedimenti avviati relativi ad interventi di bonifica, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 22/1997, presso l'area Basse di Stura nel comune di Torino sono i seguenti:
a) discarica RIFOMETAL;
b) ex stabilimento RIFOMETAL, a carico della Teksid S.p.a.;
c) discarica SAP-ITALGAS («solfatara»);
d) vasche CIMI-MONTUBI («vasche morchie»);
e) area di proprietà ITALGAS.
Gli interventi di bonifica autorizzati in via definitiva dal comune di Torino ed in corso di attuazione riguardano unicamente la discarica RIFOMETAL e le vasche CIMI-MONTUBI, mentre quelli relativi agli altri procedimenti sopra indicati non sono stati ancora approvati nella loro fase definitiva da parte del comune di Torino secondo la procedura prevista dal decreto ministeriale 471/1999, articolo 10.
L'intervento relativo alla discarica RIFOMETAL, consistente in una cinturazione mediante diaframmi verticali della discarica e la sua copertura, è in fase conclusiva e la provincia è in attesa della trasmissione dalle relazioni di fine lavori e collaudo finale da parte del committente (il comune di Torino), al fine di poter procedere alla fase successiva di certificazione prevista dal decreto ministeriale 471/1999.
L'intervento relativo alle vasche CIMI-MONTUBI, consistente nello svuotamento e inertizzazione dei rifiuti ivi contenuti, ha avuto inizio nell'ottobre 2001 ed è tutt'ora in corso di svolgimento. La durata totale prevista dal progetto approvato per i lavori sulle vasche è di 14 mesi.
In merito alle problematiche inerenti la bonifica dell'amianto, la provincia di Torino comunica che i due progetti attualmente approvati dal comune ed in corso di svolgimento non riguardano aree interessate dalla presenza di fabbricati con presenza di materiali contenenti amianto.
Si ricorda, inoltre, che le aziende proprietarie dei siti oggetto degli interventi risultano coinvolte dal comune nelle attività di bonifica nell'ambito degli accordi stipulati con lo stesso, in quanto le aree interessate risultano inserite nel piano esecutivo di recupero ambientale (P.E.R.A.) per l'area Basse di Stura, che costituisce lo strumento urbanistico stabilito dal P.R.G.C. (piano regolatore generale comunale) di Torino avente come obiettivo la realizzazione del parco Basse di Stura.
Per quanto riguarda le attività di smaltimento dei rifiuti attualmente presenti presso l'area in oggetto e di competenza della provincia di Torino, non risultano attualmente avviati procedimenti volti ad ottenere la loro rilocalizzazione presso altri siti.
Il P.R.G.C. del comune di Torino prevede comunque, per l'area denominata parco Basse di Stura un piano esecutivo di recupero ambientale (P.E.R.A.) che tenga conto delle seguenti condizioni:
a) realizzazione di opere in condizioni di sicurezza nei confronti del rischio idraulico generato dal Torrente Stura;
b) cessazione delle attività inquinanti;
c) bonifica delle aree inquinate.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
da anni sono in crescita esponenziale le carenze organizzative e gestionali dell'amministrazione della giustizia nel Circondario di Salerno, come risulta da atti e documenti della sezione distrettuale dell'associazione magistrati, del sindacato provinciale avvocati, della camera civile, della camera penale, del consiglio dell'ordine degli avvocati e dell'associazione italiana giovani avvocati;
è in continuo aumento anche il contenzioso penale, il contenzioso civile ed, in particolare, le controversie previdenziali ed assistenziali, provocando rinvii di anni, tanto, per esempio, che dall'aprile del 1995 ancora non sono state assegnate dalla sezione stralcio cause iscritte a ruolo nel 1994;
attualmente, sono in corso, come risulta dalla cronaca locale, proteste per tali disservizi e soprattutto per la disorganizzazione degli uffici sia nella sede di Salerno sia nelle sezioni distaccate di Amalfi, Cava de' Tirreni, Eboli, Mercato San Severino e Montecorvino Rovella;
ancora una volta, associazioni ed ordine forense minacciano astensione dall'udienza soprattutto per l'insostenibile e disordinata gestione organizzativa. Per esempio, da anni alla sezione lavoro sono assegnate di soltanto tre stanze per circa dodici cancellieri e circa otto giudici e frequentate, quotidianamente, da centinaia di avvocati per circa 30 mila cause, per questo, in dette stanza, sono collocati migliaia di fascicoli, perfino sui pavimenti, tanto da impedire la circolazione, sia agli addetti amministrativi che agli utenti, come risulta anche da denunce ai competenti enti per la sicurezza sul lavoro;
vi sono state ripetute ispezioni ministeriali che non hanno provocato alcuna eliminazione dei disservizi denunciati, in particolare, dell'inadeguatezza degli spazi, ma soltanto l'aggravarsi di tutte le problematiche e soprattutto relative all'edilizia giudiziaria, con promesse dell'amministrazione comunale di Salerno della cittadella giudiziaria -:
se e quali provvedimenti intenda adottare per porre fine a questa grave situazione e per accertare qualora vi fossero, eventuali responsabilità dei dirigenti preposti.
(4-01204)
Per quanto riguarda in particolare la durata dei processi nel citato circondario, si osserva che, in considerazione dei noti problemi che affliggono in generale il nostro sistema giudiziario, la stessa rientra nella media.
Sotto tale profilo, non sono stati infatti segnalati - neanche in sede di ispezione ministeriale - elementi tali da suffragare quanto esposto. Se è vero, infatti, che sono stati riscontrati dei ritardi nella trattazione di alcuni procedimenti, è altrettanto vero che essi, per numero e «spessore», effettivamente non si discostano da quelli che, a livello nazionale, è dato rilevare anche presso altre sedi giudiziarie.
In relazione, poi alla situazione dell'edilizia giudiziaria si deve innanzitutto premettere che l'amministrazione comunale, la quale ai sensi della legge 392/1941 ha l'onere di provvedere alla sistemazione ed al reperimento di locali per gli uffici giudiziari, gode di piena autonomia in materia.
Pertanto è compito del comune dotare gli uffici giudiziari di sedi idonee e adeguarle alle vigenti normative in materia di sicurezza.
Peraltro la cassa depositi e prestiti, su autorizzazione di questo ministero, ha erogato consistenti finanziamenti statali per risolvere le problematiche di edilizia degli uffici giudiziari salernitani.
In particolare, in data 26 novembre 1992, fu concesso al comune di Salerno, ai sensi della legge 119/1981, un mutuo della cassa depositi e prestiti per un totale di lire 140.700.000.000. In data 4 febbraio 1998 il comune ha approvato il progetto di collocazione della cosiddetta «cittadella giudiziaria» nell'area dell'ex scalo merci delle Ferrovie dello Stato, e in data 26 maggio 2000 il consiglio comunale ha approvato il relativo progetto preliminare, fissando in un anno l'inizio dei lavori, con termine previsto nei successivi cinque anni.
Al fine di venire incontro alle esigenze contingenti degli uffici giudiziari e del personale che vi opera, è stato concesso all'amministrazione comunale un ulteriore finanziamento lire 996.000.000 per la ristrutturazione di un immobile sito in piazza Matteotti (ex tipografia Volpe).
Con un successivo finanziamento di lire 14.280.000.000 è stato consentito l'acquisto
Per ultimo è da sottolineare che il ministero dei lavori pubblici ha destinato una somma di circa 8 miliardi per l'adeguamento, ai sensi del decreto legislativo 626/1994, dell'edificio demaniale di corso Garibaldi, sede del palazzo di giustizia, predisponendo il progetto esecutivo per un primo lotto di 3 miliardi di vecchie lire.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
in varie riprese la società «Le Caravelle», con sede nel comune di San Giovanni a Piro (Salerno), ha denunciato alla competente autorità giudiziaria danneggiamenti da parte di ignoti alle proprie imbarcazioni;
nel solo anno 2000 «Le Caravelle» ha subito la manomissione di due imbarcazioni, il furto di 31 lettini da spiaggia e l'incendio di vario materiale:
nell'ultimo episodio, datato 24 gennaio 2002, ignoti hanno dato alle fiamme tre motobarche de «Le Caravelle», adibite nel periodo estivo al trasporto di bagnanti, e che il danno subìto e denunciato si aggira intorno ai 260 mila euro;
gli atti illustrati, di chiaro stampo intimidatorio, oltre ad un notevole danno economico alla società stanno mettendo in serio rischio il mantenimento dei dipendenti della stessa;
i procedimenti giudiziari per fatti del genere, dovrebbero, a giudizio dell'interrogante, avere un iter molto celere -:
se non ritenga di adottare iniziative di carattere normativo affinché l'iter dei procedimenti giudiziari contro la criminalità organizzata si svolgano con la massima celerità.
(4-02246)
La citata procura ha infatti comunicato di avere iscritto il procedimento n. 2922 del 2000 modello 44, nei confronti di ignoti, per il danneggiamento di una motobarca avvenuto in data 15 luglio 2000 ai danni di Cardin Roberta.
Le indagini svolte non hanno sortito esiti e ne è stata quindi chiesta l'archiviazione in data 11 ottobre 2000.
È stato inoltre iscritto il procedimento n. 2089 del 2001 modello 44 nei confronti di ignoti per il furto di lettini da spiaggia avvenuto in data 28 luglio 2001, ai danni di Cardin Roberta.
Anche in questo caso le indagini non hanno sortito esiti positivi ed il relativo procedimento è stato archiviato in data 4 dicembre 2001.
Risulta poi iscritto il procedimento n. 150 del 2002 modello 44, nei confronti di ignoti, relativo all'incendio di motobarche avvenuto in data 24 gennaio 2002 ai danni di Cardin Roberta, reiscritto a seguito di indagini nei confronti di Noti al n. 586 del 2002 per i reati di incendio e danneggiamento in data 27 marzo 2002.
La citata procura ha fatto presente che tutte le vicende che hanno riguardato la società Le Caravelle, di cui Cardin Roberta è amministratore delegato, hanno avuto ed hanno trattazione di massima celerità sia da parte della Polizia giudiziaria che della stessa procura e che non è al momento emerso alcun elemento che possa far pensare alla criminalità organizzata.
Si deve poi osservare che non risultano promosse iniziative legislative specificamente volte a prevedere una differenziata e più rapida procedura per la definizione dei soli processi di criminalità organizzata.
Si intende peraltro istituire in tempi brevi una commissione ministeriale incaricata di studiare possibili modifiche della procedura penale vigente, anche al fine di assicurare la massima possibile celerità di svolgimento dei processi, salvaguardandosi il rispetto dei diritti di difesa degli imputati.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
il decreto legislativo 170 del 2001 ha trasferito dallo Stato alle regioni le competenze sul riordino del sistema di diffusione della stampa quotidiana e periodica dettando, inoltre, i princìpi per la disciplina da parte delle regioni stesse delle modalità e condizioni di vendita;
detto decreto rappresenta un moderno strumento legislativo d'indubbia efficacia, poiché ha permesso di realizzare il giusto equilibrio tra l'articolo 21 della Costituzione e le legittime esigenze di mercato delle aziende editoriali. Peraltro, va rilevato come esso fu approvato all'unanimità dalle competenti Commissioni di Camera e Senato quale delega al Governo a seguito della fase di sperimentazione della vendita di giornali dettata dalla legge 108 del 1999;
doveva essere istituito un osservatorio per il monitoraggio dell'espansione del mercato editoriale, come previsto dall'articolo 8 del decreto legislativo 170 del 2001, e specificamente il Governo era delegato ad insediare la struttura preposta a tale importante compito, soprattutto in ordine all'individuazione di criteri ed indirizzi utili per l'emanazione delle leggi regionali d'obbligo;
il ministero per le attività produttive ha emanato in data 28 dicembre 2001 la circolare esplicativa n. 3538/e, avente per oggetto il suddetto decreto legislativo 170 del 2001;
tale circolare ha generato un diffuso stato d'allarme in tutto il settore dell'editoria, poiché con essa si è ritenuto che debbano esser rilasciate di diritto autorizzazioni alla vendita per quotidiani e periodici, a tutti quei soggetti che hanno unicamente comunicato ai comuni l'intenzione di voler partecipare alla sperimentazione di cui alla legge 108 del 1999, indipendentemente dal fatto di avervi effettivamente preso parte, e quindi in palese contrasto con l'articolo 1 secondo comma della legge 108 del 1999 oltreché con la nota confermativa della Presidenza del Consiglio - dipartimento informazione ed editoria - del 24 novembre 2000;
qualora tale automatismo di rilascio fosse confermato ed attuato per le oltre 24.000 comunicazioni a suo tempo avviate, sarebbe vanificato il riordino del sistema contenuto nel decreto legislativo 170 del 2001;
un organico riordinamento del sistema di diffusione della stampa sarebbe di fatto oggettivamente inattuabile, poiché senza dubbio si avrebbe un raddoppio della rete vendita (attualmente composta di 40.000 punti) prima ancora dell'emanazione da parte delle regioni e da parte dei comuni, rispettivamente per quanto attinente i piani di localizzazione dei punti esclusivi di vendita e per i criteri di rilascio delle autorizzazioni alla vendita per i punti non esclusivi;
conseguentemente i comuni non avrebbero a disposizione un'esatta mappatura della potenziale rete vendita dei giornali sul proprio territorio, dal momento che non sarebbero in grado di quantificare il numero delle suddette autorizzazioni che, di fatto, dovrebbero essere attivate;
oltre a quanto appena esposto, «l'obbligo di dare parità di trattamento alle testate» va incontro a definitiva sepoltura, ed è parimenti certo l'innalzamento del tasso di mortalità della piccola e media editoria poiché questa non potrebbe sostenere in alcun modo una simile diffusa distribuzione e, dunque, sconterebbe direttamente l'effetto del drenaggio pubblicitario verso i grandi gruppi editoriali che di fatto, già oggi, presidiano il mercato
come il ministro interrogato intenda agire, per evitare danni irreparabili all'editoria «minore», che sempre più viene a trovarsi in condizioni di non poter operare nel pieno rispetto dell'articolo 21 della Carta Costituzionale;
con quali strumenti normativi, e in che tempi, il Governo ritenga di dover operare per riaffermare il riordino del sistema, nel pieno rispetto del decreto legislativo 170 del 2001;
se non si ritenga utile - alla luce della descritta situazione - sospendere con effetto immediato la succitata circolare esplicativa n. 3538/e del 28 dicembre 2001;
in che tempi e modi realizzare - considerata l'innegabile urgenza del caso - l'osservatorio per il monitoraggio dell'espansione del mercato editoriale, come previsto dal richiamato articolo 8 del decreto legislativo 170 del 2001.
(4-02477)
Di fatto, il decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 170, all'articolo 2, comma 4, dispone che per gli esercizi che hanno effettuato la sperimentazione, l'autorizzazione è rilasciata di diritto.
Con la precisazione di cui al citato punto 2.6 viene considerato sufficiente, ai fini del possesso del presupposto richiesto, l'avere inviato al comune competente per territorio la comunicazione prevista dall'articolo 1, comma 2, della legge n. 108 del 1999, con la quale gli esercizi interessati alla partecipazione alla sperimentazione indicavano la tipologia di prodotto editoriale prescelta per la vendita.
La suddetta precisazione tiene altresì conto della normativa dettata dalla citata legge n. 108 che considerava praticabile la sperimentazione per tutte le tipologie di esercizi, espressamente elencate, a meno che il comune, entro i sessanta giorni prescritti, non ne avesse decretato l'esclusione.
Pertanto, la circolare in argomento, al medesimo punto 2.6, precisa che in assenza di un atto di esclusione da parte del comune, i soggetti in grado di dimostrare l'invio della comunicazione al comune devono essere considerati rientranti nella categoria degli aventi diritto al rilascio della relativa autorizzazione e che, per tali soggetti, il rilascio di diritto dell'autorizzazione non può essere pregiudicato dalle eventuali difficoltà ad iniziare o proseguire la vendita dovute ai rapporti con il settore della distribuzione, in quanto, detto ultimo aspetto attiene alla sfera contrattuale tra le parti.
L'interpretazione come sopra illustrata, assunta dal ministero delle attività produttive, è conseguente a quanto indicato al riguardo dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento per l'informazione e l'editoria con nota del 12 ottobre 2001.
Ciò precisato, con riferimento alle osservazioni contenute nell'interrogazione in esame sulle conseguenze di tale interpretazione e con riguardo soprattutto al ruolo di programmazione affidato dalla nuova disciplina agli enti territoriali, si fa presente, preliminarmente, che l'amministrazione centrale nell'assumere le posizioni interpretative contenute nella predetta circolare ha solo inteso rispondere ad esigenze di imparzialità ed omogeneità per l'applicazione della nuova disciplina in materia di quotidiani e periodici sul territorio nazionale anche, e soprattutto, in considerazione delle sollecitazioni pervenute dalle regioni stesse e del rilevante numero di quesiti giunti dai comuni chiamati a gestire, in tempi brevi, la programmazione territoriale in assenza degli indirizzi regionali.
Per quanto riguarda il ruolo delle regioni, del resto, il decreto legislativo n. 170 del 2001 riconosce alle medesime il potere di disciplinare con propri atti le modalità e
Infatti, i principi che sottendono al decreto legislativo n. 170 del 2001, infatti, sanciscono che la disciplina relativa alla commercializzazione affidata dallo stesso decreto alle regioni risponde all'esigenza che le medesime intervengano e incidano sul sistema di diffusione della stampa subordinatamente al rispetto delle linee quadro dettate dal legislatore nazionale, non solo al fine di incentivare la lettura dei prodotti editoriali, ma anche a difesa dei principi della tutela, del controllo e del pluralismo relativi ai mezzi di informazione.
Ciò significa che la competenza dei preposti organi statali è volta a garanzia della necessità di non ingenerare incertezze su ambiti di attività che la Costituzione tutela.
Circa quanto rilevato nell'atto in esame in merito alla «parità di trattamento alle testate», prevista dall'articolo 4, commi 1 e 2 del decreto legislativo n. 170 del 2001, si fa presente che il comma 1 del predetto articolo 4 obbliga i punti esclusivi di vendita a garantire la parità di trattamento di tutte le tipologie di giornali e periodici posti in vendita e che il comma 2 dello stesso articolo, invece, obbliga l'esercente ad assicurare la parità di trattamento «nell'ambito della tipologia di quotidiani e periodici dagli stessi prescelti per la vendita».
Ciò significa che la parità in argomento deve essere assicurata solo nell'ambito dei quotidiani e periodici distribuiti per la vendita.
In tal senso, il rispetto alla parità di trattamento è stato interpretato dal menzionato dipartimento per l'editoria con note dell'11 gennaio 2000.
Per quanto riguarda, infine, la realizzazione dell'osservatorio per il monitoraggio del mercato editoriale, si fa presente che l'articolo 8 del decreto legislativo n. 170 del 2001 stabilisce che «La Presidenza del Consiglio dei ministri, senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato, assicura il monitoraggio della rete di vendita dei giornali quotidiani e periodici per l'espansione del mercato editoriale» e che «A tal fine, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, è individuata la struttura preposta a detto monitoraggio, con la partecipazione dei soggetti del compatto distributivo editoriale e delle regioni di volta in volta interessate».
L'iniziativa per la istituzione del predetto osservatorio dovrà, pertanto, essere assunta dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Valducci.
tra le problematiche che investono la sfera dell'ordinamento penitenziario, particolare importanza è ricoperta dal problema del reinserimento del soggetto detenuto nella società civile;
il passo fondamentale per il reinserimento sociale del detenuto è rappresentato dal suo reingresso nel mondo del lavoro;
l'articolo 5 della legge 22 giugno 2000, n. 193, al comma 1 prevede che «le amministrazioni penitenziarie, centrali o periferiche, stipulano apposite convenzioni con soggetti pubblici o privati o cooperative sociali interessati a fornire a detenuti o internati opportunità di lavoro» -:
quali strumenti ritenga opportuno attivare ed in quali tempi, per dare piena attuazione ed applicabilità alla legge 22 giugno 2000, n. 193 e, in particolare, a quanto previsto nell'articolo 5 della stessa;
se intenda sostenere ed anzi ampliare ed amplificare l'indirizzo intrapreso dalla legge n. 193/2000 al fine di migliorare ulteriormente le procedure di ingresso nel mondo del lavoro dei soggetti detenuti.
(4-00411)
Il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, in data 19 luglio 2002, ha provveduto a diramare una lettera circolare a tutti i provveditorati, regionali e a tutte le direzioni degli istituti con le indicazioni per la corretta applicazione della nuova normativa.
Le notizie che perverranno dai provveditorati sull'attuazione delle predette disposizioni consentiranno successivamente al dipartimento di verificare l'impatto che le agevolazioni previste dalla legge 193 del 2000 potranno avere sulle possibilità occupazionali della popolazione detenuta.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
Legambiente è un'associazione di protezione ambientale riconosciuta con decreto 27 febbraio 1987 del ministero dell'ambiente;
Legambiente segnala il rischio di un grave danno ambientale ai danni del Sito d'importanza comunitaria IT1180015, denominato Sinistra idrografica Alto Lemme posto nella Val Lemme in provincia di Alessandria, in violazione della direttiva 92/43/CEE;
suddetto rischio deriva dall'imminente costruzione dell'acquedotto «Rio Acque Striate» posto in località Monte Bruzeta, la cui realizzazione è prevista come elemento sostanziale per l'attivazione della concessione mineraria;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 agosto 1999 rinnovava la concessione mineraria per lo sfruttamento della miniera di Marma cementizia denominata Monte Bruzeta, sita nel Comune di Voltaggio, rilasciata alla Cementir S.p.A., ora denominata Arquata Cementi;
la richiesta veniva motivata sostenendo che la concessione prima in uso, denominata «Monte delle Rocche» fosse in via di esaurimento: la nuova concessione diventava indispensabile per il proseguimento dell'attività produttiva del cementificio di Arquata Scrivia. La concessione era subordinata alla costruzione di un nuovo acquedotto, in accordo con i Comuni di Carrosio e Gavi;
nel 1997 la concessione decade, senza che fosse mai stata attivata la coltivazione della miniera, in virtù dell'opposizione, sempre espressa in tutte le sedi competenti, dei due suddetti comuni (Carrosio e Gavi) contrari al nuovo insediamento;
il Presidente del Consiglio dei ministri, in data 4 luglio 1999, emanava un decreto con il quale dichiarava concluso il procedimento di rinnovo della concessione e demandava la verifica puntuale dell'adempimento di precise prescrizioni riguardanti il rinnovo della concessione al dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio del ministri, prevedendo in particolare che l'opera di presa dell'acquedotto alternativo deve essere posizionato all'esterno del Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo;
la regione Piemonte con la Conferenza del servizi del 9 marzo 2001, pur registrando la posizione contraria dei comuni di Gavi e Carrosio, della Comunità montana Alta Val Lemme e Alto Ovadese, del Parco Naturale Capanne di Marcarolo e dell'ASL 22 di Novi Ligure, esprimeva parere favorevole per la realizzazione dell'opera e, con deliberazione di giunta del 23 aprile 2001, autorizzava quindi la costruzione dell'acquedotto all'interno del Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo, in evidente violazione del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;
la nota di un ufficio, quale il dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio dei ministri, non può derogare o modificare il dispositivo di un decreto del Presidente del Consiglio ma deve darne solo attuazione -:
se non ritenga opportuno effettuare un intervento per verificare le autorizzazioni concesse al fine di garantire la conservazione degli habitat e delle specie presenti nell'area in questione e la tutela delle acque in violazione delle normative nazionali ed internazionali vigenti in materia di difesa delle risorse idriche.
(4-01052)
Per quanto riguarda l'insistenza dell'opera nel parco naturale regionale delle «Capanne di Marcarolo», la regione dà mostra di avere tenuto conto dell'esigenza di tutela dell'area protetta adottando le prescrizioni contenute nel giudizio di compatibilità ambientale di cui sopra, fermo restando che, come asseverato dagli organi tecnici regionali, l'opera di presa non è in contrasto con le prescrizioni dettate dal piano d'area e che, come ricordato dalla P.C.M, «la stessa legge istitutiva del Parco (legge regionale 52/1979), all'articolo 12 (norme vincolistiche), nell'indicare i divieti per il territorio del Parco alla lettera i), prevede un'eccezione proprio per gli acquedotti».
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
in provincia di Pavia, e in particolare in Lomellina, sono stati presentati dei progetti per la realizzazione o l'ampliamento di impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti speciali e tossico-nocivi che hanno destato viva preoccupazione e accese proteste da parte della popolazione residente in considerazione degli alti rischi per la salute, l'ambiente e l'economia agricola locale;
più precisamente stanno suscitando forti polemiche la ventilata realizzazione di una discarica per lo smaltimento di rifiuti speciali, fra cui amianto, mercurio e residui della lavorazione delle pelli, nelle campagne fra Semiana e Valle Lomellina, progetto analogo ad altro presentato l'estate scorsa nel vicino comune di Suardi, poi tramontato; l'autorizzazione comunale, provinciale e regionale alla realizzazione di un impianto di trattamento e smaltimento di fanghi industriali nel Comune di Tromello, in un'area definita dal piano regolatore generale del comune «zona agricola ad indirizzo naturalistico-ambientale» e dal piano territoriale di coordinamento provinciale «area di consolidamento di caratteri naturalistici» confinante con un'«area di emergenza
i progettati impianti di stoccaggio, trattamento e recupero dei rifiuti, oltre a comportare notevoli rischi per l'ambiente e la salute dei cittadini con l'emissione di sostanze inquinanti nell'atmosfera, nel suolo e nelle acque e di gas serra derivanti dalla messa a discarica e dal trasporto, trovano oltretutto ubicazione in una zona tipicamente rurale come la Lomellina, prima zona risicola d'Europa con 40.000 ettari coltivati e la cui falda freatica è situata in alcuni punti a soli 3/4 metri dal piano di campagna;
in particolare gli impianti di Semiana e Tromello verrebbero ad insistere presso aziende faunistico-venatorie, con zone umide, fontanili e risorgive che conferiscono un particolare interesse naturalistico e paesaggistico alla zona e assumono un notevole significato ecologico-ambientale;
a norma dell'articolo 21 del decreto legislativo 228 del 2001 in materia di orientamento e modernizzazione del settore agricolo è prevista la tutela dei territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità mediante il divieto alla localizzazione degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti nelle aree non idonee -:
se non intendano prendere immediata visione della problematica suesposta;
quali iniziative intendano assumere al fine di assicurare la tutela dell'ambiente, dell'agricoltura e della salute umana in una zona spiccatamente rurale dove l'insistenza di certe pratiche inquinanti, debolmente osteggiata e denunciata più dai cittadini che dalle autorità locali, contraddice l'affermata esigenza di uno sviluppo sostenibile ed ecocompatibile, a garanzia di una migliore qualità della vita.
(4-02482)
Sulla base di quanto comunicato dalla provincia di Pavia con nota del 4 luglio 2002 n. 11400, i rifiuti che verrebbero ivi trattati sono idonei alla produzione di ammendanti organici. La stessa provincia ha espresso parere favorevole sull'impianto con D.G.P. n. 280 del 2001, sulla base di un approfondito esame da parte degli organismi competenti ed in particolare del comitato tecnico provinciale, il quale aveva espresso parere negativo sul primo progetto presentato in quanto ritenuto non soddisfacente, ma successivamente, verificato che il secondo progetto presentato rispondeva pienamente alle specifiche tecniche gestionali richieste, si esprimeva favorevolmente.
L'impianto in questione rientra tra quelli finalizzati al recupero, mediante stabilizzazione e igienizzazione, di rifiuti organici al fine di un loro utilizzo in agricoltura; proprio per la loro funzione trovano la loro collocazione ideale nelle aree agricole.
La società Evergreen s.r.l. ha comunicato l'inizio dei lavori per la realizzazione dell'impianto alla provincia di Pavia, il cui servizio rifiuti provvederà a verificarne la congruità con quanto previsto nell'atto autorizzativo al fine del rilascio del nulla-osta per l'attivazione e ad effettuare i successivi controlli sulla gestione.
Relativamente alla ipotizzata discarica in comune di Semiana, il settore ambiente della provincia di Pavia ha comunicato che, attualmente, nessuna istanza in merito è
Anche il consiglio comunale di Semiana nell'adunanza del 22 giugno 2002 ha espresso parere sfavorevole alla realizzazione di un giacimento controllato per i rifiuti speciali non pericolosi, tipo discarica 2B.
In data 1o marzo 2002 la regione Lombardia, con D.G.R. n.VII/8220, ha rinnovato l'autorizzazione alla ditta C.R. per l'esercizio delle operazioni di smaltimento e/o recupero di rifiuti speciali non pericolosi e speciali pericolosi svolte presso l'impianto di Sannazzaro De' Burgondi (Pavia). Nel corso dei controlli sull'impianto sinora effettuati dalla provincia non sono state riscontrate inosservanze a quanto previsto negli atti autorizzativi.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
il comune di Coggiola (Biella) lamenta il fatto di non avere ancora ricevuto la somma di euro 42.142,88 a saldo del contributo ordinario dovuto al comune per l'anno 2001;
il comune di Coggiola lamenta altresì il fatto di non avere ancora ricevuto la somma di euro 14.099,27 dal fondo contributo ordinario investimenti;
il mancato versamento di oltre 56.000,00 euro genera gravi difficoltà ad un piccolo comune montano come Coggiola;
le sollecitazioni al pagamento sono risultate tutte vane e lo Stato continua a comportarsi come un'impresa decotta -:
se non ritenga di dover disporre con urgenza il pagamento di oltre 56.000,00 euro dovuti al comune di Coggiola.
(4-02539)
I relativi fondi sono stati stanziati con l'assestamento di bilancio per l'anno 2001, a fine novembre. In conseguenza di ciò non è risultato possibile effettuare il pagamento nel corso del 2001 in quanto, come ogni anno, per ragioni contabili, i pagamenti vengono effettuati improrogabilmente entro il 5 dicembre.
Tra l'approvazione dell'assestamento di bilancio (29 novembre 2001 - Gazzetta Ufficiale 1o dicembre 2001) e la chiusura delle sessioni pagamenti (5 dicembre 2001), è intercorso infatti un breve lasso di tempo, insufficiente per completare le procedure previste. Inoltre, si consideri che per l'accredito e la effettiva disponibilità dei fondi a favore del ministero dell'economia e delle finanze occorrono mediamente ulteriori 3/4 giorni.
Per quanto riguarda, di contro, il mancato versamento della somma di euro 14099,27 (rectius euro 14140,72), quale spettanze a saldo del contributo ordinario investimenti, su un totale di contributo annuale di euro 58919,65, si rappresenta che non è previsto a breve termine l'erogazione di quanto dovuto, per carenza di cassa del competente capitolo.
La relativa attribuzione potrà essere disposta solo dopo l'avvenuta approvazione della legge di assestamento di bilancio per l'anno 2002.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
il Presidente della Corte d'Appello di Milano, dottor Giuseppe Grecchi, ha emesso una ordinanza, assunta a seguito di una visita ai locali dell'UNEP, coinvolgente gli avvocati nelle notificazioni degli atti;
la grave scarsità di personale e le vigenti disposizioni ministeriali che pongono divieto alle assunzioni a tempo determinato, hanno creato una condizione di collasso dell'ufficio, senza il cui funzionamento l'intera macchina processuale, civile e penale, è fatalmente destinata ad incepparsi;
è ormai praticamente possibile, in una siffatta condizione, parlare di vera e propria denegata giustizia;
non appare serio che un magistrato sia costretto a richiedere l'intervento degli avvocati così trasformandoli in occasionali aiutanti ufficiali giudiziari -:
quali urgentissimi provvedimenti intenda assumere per consentire il corretto funzionamento dell'UNEP presso la Corte d'Appello di Milano e per consentire al Presidente della Corte d'Appello di Milano la revoca di una ordinanza assunta in evidente «stato di necessità».
(4-02990)
Con decreto ministeriale 6 aprile 2001, a seguito del mutato assetto organizzativo e ordinamentale conseguente alla stipula del contratto integrativo di amministrazione, sono state rideterminate le dotazioni organiche dell'amministrazione giudiziaria. In particolare per quanto riguarda l'ufficio unico di Milano è stato aumentato di 14 unità l'organico di ufficiale giudiziario C1, mentre è stato istituito l'organico di ufficiale giudiziario C3 (2 unità) e di ufficiale giudiziario C2 (22 unità).
Per la copertura delle vacanze del personale amministrativo sono state bandite dell'amministrazione le relative procedure di riqualificazione, riservate al personale dipendente.
Tuttavia è recentemente intervenuta la Corte costituzionale, che, con sentenza n. 194 del 2002, emessa con riferimento diretto alla riqualificazione attuata nel ministero dell'economia e delle finanze, ha richiamato le regole fondamentali da osservare in materia di reclutamento per l'accesso ad un posto di lavoro nel pubblico impiego, con l'effetto di imporre a tutte le amministrazioni un momento di riflessione sul complesso delle procedure di riqualificazione comunque attivate.
Come appare del tutto evidente da quanto rappresentato, il superamento dello stato di impasse in cui versano le procedure di riqualificazione, che riguarda tutte le amministrazioni dello Stato, richiede decisioni adottate di concerto tra tutti i soggetti interessati, in particolare l'ARAN e il dipartimento per la funzione pubblica, con i quali sono stati avviati i necessari contatti.
Peraltro, come disposto dall'articolo 15, lettera B, punto C del contratto collettivo nazionale di lavoro, sottoscritto il 16 febbraio 1999, solo all'esito delle procedure di riqualificazione e nel caso di esito negativo delle selezioni, o in totale mancanza di professionalità da selezionare, potranno essere banditi concorsi pubblici per fronteggiare eventuali persistenti carenze di personale, mentre per esigenze urgenti di funzionalità degli uffici si potrà ricorrere all'istituto dell'applicazione.
Per quanto concerne l'ordine di servizio assunto dal Presidente della Corte di appello di Milano e - secondo quanto riportato nell'interrogazione alla quale si risponde - «coinvolgente gli avvocati nelle notificazioni degli atti», si comunica che la citata Presidenza, alla quale sono stati chiesti chiarimenti al riguardo, ha precisato che «non si tratta di "coinvolgimento" degli avvocati nella notificazione degli atti, bensì di "coinvolgimento" degli avvocati e del
Nella nota della presidenza si sottolinea, inoltre, che il provvedimento è stato emesso per far fronte alle carenze organizzative che si sono verificate nell'ufficio NEP e che si tratta di misura temporanea reclamata anche da una sigla sindacale.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
in Piemonte, e segnatamente in provincia di Cuneo, e più precisamente nella zona di Fossano, i Servizi veterinari hanno individuato un focolaio di «malattia vescicolare dei suini» e conseguentemente sono state attivate le procedure previste dalla vigente legislazione in materia sanitaria;
i danni subiti dalle aziende che allevano i suini sono particolarmente pesanti e sin dal mese di giugno sono stati evidenziati dall'Assessore all'ambiente-agricoltura della regione Piemonte Ugo Cavallera;
lo stesso assessorato regionale ha predisposto uno schema di provvedimento straordinario che dovrebbe prevedere il finanziamento delle spese per tutti i tipi di controllo sanitario che si renderanno necessari, dei costi imputabili all'abbattimento del bestiame ed alle procedure consequenziali di smaltimento e degli oneri relativi al fermo aziendale derivante dalla difficoltà di sostituzione dei capi, dalla «quarantena» e da altri periodi di sosta dell'attività eventualmente imposti dall'autorità;
la crisi provocata dalla individuata patologia è di grave entità per le numerose aziende che allevano suini -:
se, assunte le informazioni del caso, assunto ogni contatto con l'Assessorato all'ambiente-agricoltura della regione Piemonte, non ritengano di dover predisporre con la massima urgenza lo schema di un provvedimento straordinario per assicurare il sostegno ad una attività imprenditoriale letteralmente «messa in ginocchio» dalla patologia riscontrata sui suini.
(4-03504)
Tuttavia, il virus è estremamente persistente nell'ambiente e nelle carni.
Infatti, pur essendo stato da anni predisposto un programma di eradicazione di questa malattia, la stessa non è mai stata del tutto eradicata dalle regioni meridionali.
Negli ultimi anni si sono registrati diversi focolai sporadici.
Le regioni chiuse sono la Campania, la Calabria e la Sicilia. In data odierna le province chiuse sono numerose, tra cui la provincia di Cuneo.
Il commercio di suini vivi da parte di operatori che utilizzano stalle di sosta, dove inevitabilmente animali di diversa provenienza vengono a contatto, sono i maggiori responsabili della propagazione della malattia nelle zone indenni del paese.
Nel nord Italia, in particolare, è diffuso il commercio di scrofe a fine carriera che, provenienti da tutto il paese, sono destinate alla macellazione in Italia o all'estero per la produzione di salami cotti a basso prezzo.
La normativa nazionale prevede che lo Stato indennizzi gli allevatori i cui animali siano stati abbattuti in quanto colpiti dalla malattia. Gli indennizzi sono quelli stimati ogni settimana dall'ISMEA sulla base della rilevazione dei prezzi sui più importanti mercati nazionali per tutte le categorie di suini da macello e da vita.
I prezzi sono regolarmente pubblicati da tale istituto nella tabella intitolata: prezzi medi nazionali validi ai fini dei rimborsi per gli animali abbattuti.
La legge prevede indennizzi solamente per i danni diretti, subiti dall'allevatore, nei quali si verifica il focolaio di malattia. Nessun indennizzo è previsto per i danni subiti dagli allevatori interessati dai provvedimenti di polizia veterinaria che limitano severamente gli spostamenti degli animali
Da parte della Commissione europea la malattia è valutata come malattia ordinaria e conseguentemente è da escludersi che nel caso possano applicarsi le nozioni di calamità naturale e di evento eccezionale. Quindi, qualsiasi aiuto nazionale, inteso a compensare perdite provocate dall'epidemia in questione, va valutato a norma del punto 11.4 degli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato, che consentono indennizzi per le perdite subite a seguito di interventi di prevenzione per evitare il diffondersi dell'infezione (legge n. 218 del 1988), mentre non sono ammessi indennizzi, per compensare gli allevatori delle perdite dirette, a compensazione del reddito.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
la proposta elaborata dai servizi tecnici della Commissione europea di introdurre un'aliquota minima di accisa sul vino di 0,14 euro al litro dal 2003 e di 0,15 euro dal 2007 mentre oggi tra i Paesi produttori l'aliquota è pari a zero in Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Germania e a 3,4 euro per ettolitro in Francia ha destato allarme e preoccupazione;
l'accisa viene considerata dalle organizzazioni di categoria di forte ostacolo allo sviluppo di uno dei settori più avanzati dell'agricoltura, che comprometterebbe seriamente la solidità dell'intero comparto;
l'Italia, con 314 DOC e 24 DOCG, vanta ben 792.000 ettari di vigneto che offrono una produzione nazionale di 53 milioni di ettolitri di vino;
l'accisa rischia di cadere proprio nel momenti in cui si registra, anche fra le giovani generazioni, un rinnovato interesse verso il vino ed i valori culturali, ambientali e territoriali che esprime;
è fra l'altro bene ribadire e sottolineare che tutti i prodotti agricoli non dovrebbero essere colpiti da accise in quanto la caratteristica economica delle imposte di fabbricazione è quella di gravare su prodotti industriali e non sui frutti della terra;
è di tutta evidenza che l'imposizione dell'accisa sul vino si trasformerebbe in un onere assolutamente insostenibile atteso che, pur gravando sul produttore, inevitabilmente tende a colpire il consumatore, diventando «costo di produzione» e dunque trasferibile sulla platea del consumo;
non si può inoltre dimenticare che il settore vinicolo nel 1997 ha subito l'aumento dell'iva al 20 per cento;
l'imposta inciderebbe soprattutto sui prodotti vinicoli di fascia media;
inoltre sul comparto agricolo grava l'Ira dal 1998, che, nella cosiddette «province del vino», incide insostenibilmente sul prodotto trainante dell'economia locale;
il Governo, già in data 6 marzo 2002, ha giustamente affermato che un'accisa sui vini, ancorché minima, genererebbe un effetto negativo su un comparto assolutamente strategico del mercato agro-alimentare -:
quali iniziative abbia assunto, ed intenda assumere, anche di concerto con altri Paesi dell'Unione europea, per impedire che passi il pericolosissimo progetto di istituire l'accisa sul vino, ingiusta sul piano giuridico e perniciosa dal punto di vista delle conseguenze economiche per l'intero comparto vinicolo.
(4-03804)
In premessa, si fa presente che il ministero delle politiche agricole e forestali, consapevole delle inevitabili ripercussioni sull'intero settore produttivo, si è immediatamente attivato non appena hanno cominciato a circolare voci insistenti che paventavano tale ipotesi.
Infatti, già in data 22 febbraio 2002 avuta notizia delle intenzioni della Commissione europea, il ministero si è fatto promotore presso altre amministrazioni di iniziative atte ad impedire che una tale ipotesi potesse trovare accoglimento.
Iniziative che, altresì, ha continuato a portare avanti e sostenere anche di recente in occasione di nuove voci e tentativi di introdurre un'accisa sul vino.
Il Governo è consapevole che l'introduzione di un'accisa sul vino, anche minima, comporterebbe un effetto negativo su un comparto strategico del mercato agroalimentare qual'è quello vitivinicolo.
Per questo motivo, si assicura che l'esecutivo è impegnato a seguire l'operato degli organi comunitari sin dalla fase formativa di queste delicate decisioni ed a valutare, altresì, con appositi studi, l'impatto delle misure sui mercati.
Naturalmente, il problema è delicato e presenta aspetti di natura economica e sociale.
Il Governo, comunque, contrasterà eventuali soluzioni intese ad aumentare la sola tassazione sul vino che maturassero a livello comunitario.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
in tutta l'area piemontese ed aostana l'apicoltura ha subito grave danno in ragione delle particolarità e delle anomalie meteorologiche che hanno provocato la morte di milioni di api;
si calcola che la riduzione apistica sia di circa il 70 per cento;
già il Presidente dell'Associazione Agripiemonte Miele, Rodolfo Floreamo, ha scritto al Ministro per le politiche agricole e forestali ponendo la questione del risarcimento per le perdite;
in Piemonte vi sono circa 3.000 aziende con 90.000 alveari, che producono mediamente 25/30.000 quintali di miele l'anno, mentre nella piccola Valle d'Aosta vi sono ben 500 apicoltori con 6.200 alveari e con una produzione media di 700 quintali l'anno;
trattasi pertanto di un settore di tutto rilievo, e non soltanto per le dimensioni della produzione ma anche e soprattutto per la qualità del miele prodotto -:
quali iniziative intenda assumere per aiutare concretamente gli apicoltori del Nord-Ovest del Paese che hanno ritratto dalle avverse condizioni meteorologiche estive una riduzione apistica del 70 per cento compromettendo gravemente la produzione di miele per il corrente anno.
(4-03805)
Al fine di adottare idonee misure di salvaguardia del settore, il 2 settembre 2002, è stata convocata un'apposita riunione presso il ministero.
Nel corso della riunione, alla quale hanno partecipato le organizzazioni professionali di settore, è emerso come condizioni meteorologiche particolarmente sfavorevoli, dovute al protrarsi della siccità nelle regioni centro meridionali, alle piogge alluvionali ed alle grandinate particolarmente frequenti nel periodo primaverile-estivo nel restante territorio, abbiano procurato riflessi negativi sulle produzioni apistiche ed in particolare sulla produzione di miele.
La riduzione della produzione di miele è stata stimata mediamente intorno al 70 per cento.
Il danno subito complessivamente è stato valutato in 7.700 ton.
L'entità del danno deve essere calcolata ponendo a base di riferimento la fatturazione della produzione media del triennio precedente con l'analoga fatturazione della produzione dell'anno 2002.
In considerazione che la produzione fatturata dai produttori beneficiari è individuata nel 60 per cento nella produzione nazionale, pari quindi a 6.600 ton., la riduzione di produzione, a seguito del danno subito, è stimata in 4.500 ton..
Considerato il valore medio di mercato del miele di euro 2,84 al chilogrammo, l'ammontare complessivo del danno subito è di euro 12.780.000,00, mentre, l'intervento complessivo, calcolato al 30 per cento del danno, ammonta a euro 3.834.000,00.
In tal senso è stato già predisposto un apposito programma, che diverrà operativo a seguito dell'acquisizione nel bilancio di questa amministrazione delle risorse finanziare necessarie da trasferire all'A.G.E.A.
All'uopo, è stata richiesta l'istituzione, di un apposito capitolo di bilancio sul quale verranno trasferite le necessarie risorse finanziarie, tali da consentire all'A.G.E.A. di realizzare interventi straordinari in favore di settori in crisi per i quali non esiste una organizzazione comune di mercato, tra cui quello del miele; tale variazione dovrà essere approvata con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze.
Infine, si fa presente che, in ambito comunitario, sono state assunte iniziative presso l'esecutivo volte a rivedere il programma di miglioramento della produzione e commercializzazione del miele, cofinanziato ai sensi del regolamento comunitario n. 1221 del 1997.
I servizi comunitari hanno fornito ampie assicurazioni in tal senso.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
la città di Orta Nova, in provincia di Foggia, sta conoscendo, in contro tendenza con molte altre aree del nostro Paese, un notevole incremento demografico e già attualmente conta su una popolazione di oltre 20 mila abitanti;
la città è interessata da una importante espansione agricola e industriale e necessita, di conseguenza, di servizi adeguati al proprio sviluppo sia demografico che economico;
a tutt'oggi, nonostante le richieste più volte fatte, vi è un solo ufficio postale con tutte le difficoltà, facilmente immaginabili, che questo comporta per la popolazione locale -:
se non ritenga necessario intervenire, con rapidità, nei confronti di Poste Italiane affinché vengano prese nella giusta considerazione le richieste degli abitanti di Orta Nova e si avvii la realizzazione, all'interno del nuovo piano industriale della società nella regione Puglia, di un nuovo ufficio postale nella città, esaudendo così la più che legittima esigenza dei cittadini di avere servizi più efficienti.
(4-02716)
Tuttavia, il progetto di apertura dell'ufficio ha incontrato ed incontra difficoltà di natura tecnica ed organizzativa prevalentemente legate alla mancata disponibilità di locali idonei ad ospitare l'ufficio per l'apertura del quale, pertanto, la società non è in grado, al momento, di formulare previsioni attendibili.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
in data 30 luglio 2001 è stato sottoscritto un accordo tra Pirelli, Edizione Holding e Belle per l'acquisto da parte delle prime due società di 1.552.662.120 azioni ordinaria e 68.409.125 «Warrant azioni ordinarie» Olivetti dalla Bell Sa;
quanto sopra comporta l'acquisizione da parte di Pirelli ed Edizioni di una quota del 27 per cento della compagine azionaria di Olivetti, tramite una società appositamente costituita, la Newco (80 per cento a Pirelli e 20 per cento a Edizioni);
detta acquisizione è stata effettuata senza un preventivo lancio di Opa (Offerta Pubblica di Acquisto) di Olivetti sul mercato, ai sensi del comma 1 dell'articolo 106 del decreto-legge n. 58 del 1998, che prescrive tale obbligo (lancio di Opa) solo nel caso in cui l'operazione finanziaria comporti l'acquisto di una partecipazione superiore al 30 per cento;
l'operazione è stata annunciata prima ancora che l'Antitrust dell'Unione europea si pronunciasse sull'acquisizione (pronuncia che avverrà entro il 17 settembre);
sul Corriere della sera di lunedì 10 settembre è comparsa la notizia che martedì 4 settembre il consiglio di amministrazione di Olivetti avrebbe deliberato un piano di ricapitalizzazione quinquennale di 33 mila miliardi, senza aver provveduto prima alla presentazione di un piano industriale che dovrebbe precedere e giustificare gli interventi finanziari;
successivamente a tali accadimenti il titolo Olivetti ha subito un crollo in borsa a causa della corsa alla vendita dei suoi azionisti;
a questo punto, liberatisi un gran numero di diritti inoptati, la Newco potrebbe così agevolmente superare il 30 per cento del capitale di Olivetti, aggirando l'obbligo di Opa di cui sopra perché il caso rientrerebbe nelle esenzioni previste alla legge -:
se il ministro non ritenga che possa rendersi necessario intervenire per la tutela dei piccoli azionisti qualora questi subissero l'evidente e non indifferente disagio economico dalla manovra evidenziata in premessa.
(4-00686)
Al riguardo, sentita la commissione nazionale per le società e la borsa, si fa presente che, in data 28 luglio 2001, Pirelli ha annunciato la formalizzazione di accordi con la Bell S.A. per l'acquisto, d'intesa con Edizione Holding, di circa il 23 per cento del capitale Olivetti, al prezzo unitario di 4,17 euro per azione; la partecipazione sarebbe stata rilevata da una new-company, successivamente individuata nella Olimpia S.p.A., posseduta per il 60 per cento da Pirelli e per il 40 per cento da Edizione Holding.
Al perfezionamento dell'accordo, la partecipazione totale detenuta da Olimpia S.p.A., unitamente a quelle già detenute dai suddetti azionisti nella Olivetti al momento della stipulazione stessa, sarebbe stata pari a circa il 27 per cento del capitale Olivetti.
Il successivo 30 luglio 2002, è stato stipulato un accordo parasociale tra Pirelli ed Edizione Holding, contenente pattuizioni circa la gestione di Olimpia, di Olivetti e delle controllate strategiche di quest'ultima.
In data 14 settembre 2001, IntesaBci S.p.A. e Unicredito S.p.A. hanno annunciato il proprio ingresso nel capitale di Olimpia, con una quota del 10 per cento ciascuna. In pari data, è stato, inoltre, stipulato un accordo parasociale tra Pirelli e le suddette banche.
A seguito dell'autorizzazione ad effettuare l'operazione da parte dell'autorità Antitrust europea, in data 20 settembre 2001, il citato accordo si è perfezionato ed è intervenuto il trasferimento della partecipazione
Per quanto riguarda la mancata effettuazione dell'offerta pubblica di acquisto, si precisa che per l'operazione in questione non si è verificato il presupposto previsto dall'articolo 106, comma 1, del decreto legislativo n. 58 del 1998 (Testo Unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria), il quale stabilisce l'obbligo di OPA solo in caso di superamento della soglia del 30 per cento del capitale ordinario della società.
Relativamente all'operazione di aumento di capitale della Olivetti, si fa presente che la stessa è stata deliberata nell'ambito della ricapitalizzazione decisa dall'assemblea straordinaria della società in data 13 ottobre 2001.
Tale operazione si è conclusa il 5 dicembre 2001 con l'offerta in borsa dei diritti rimasti inoptati e l'aumento di capitale è stato interamente sottoscritto senza intervento da parte delle banche garanti. Nell'ambito di tale operazione, Olimpia ha integralmente sottoscritto i diritti di opzione ad essa spettanti nella misura di 504.825.563 azioni e 504.825.562 obbligazioni: di conseguenza, la quota detenuta da Olimpia nel capitale Olivetti è risultata pari al 28,7 per cento.
Si soggiunge, infine, che dalla documentazione trasmessa alla Consob da Olivetti relativamente alla situazione del capitale sociale sottoscritto e versato, aggiornata alla data dell'11 marzo 2002, risulta che il suddetto capitale è pari ad Euro 8.792.700.632 ed è composto da n. 8.792.700.632 azioni ordinarie da nominali Euro 1 ciascuna (n. 1.292.868 azioni sono state emesse a seguito della conversione di pari numero di obbligazioni del prestito «Olivetti» 1,5 per cento 2001-2010 emesso in occasione del citato aumento di capitale).
Il Ministro dell'economia e delle finanze: Giulio Tremonti.
Il ritardo dell'apertura della nuova casa circondariale di Contrada Noce a Caltagirone (Catania) penalizza fortemente numerosi agenti di polizia penitenziaria catanesi in servizio da molti anni al nord;
la struttura, che a regime potrà ospitare oltre 300 detenuti impiegando il lavoro di 350 poliziotti penitenziari, doveva essere ultimata nel giugno 2001 e a conferma di ciò l'amministrazione penitenziaria aveva comunicato agli agenti catanesi il provvedimento di trasferimento a Caltagirone;
in data 15 settembre 2001, questi ultimi si sono presentati nel vecchio istituto circondariale di Caltagirone e in tale occasione è stato loro addirittura concesso, a richiesta, il congedo straordinario per trasferimento;
tuttavia, è giunta alcuni giorni fa la comunicazione da parte dell'Amministrazione penitenziaria del provvedimento con cui si comandava il distacco, per due mesi, di venti agenti di polizia penitenziaria catanesi da destinare in missione nella casa circondariale di Milano-Bollate -:
se il ministro interrogato intenda adottare le opportune misure idonee ad una pronta e definitiva realizzazione della cassa circondariale di Contrada Noce di Caltagirone.
(4-01007)
I lavori di costruzione sono stati effettivamente ultimati nel mese di giugno 2001,
Per quanto concerne le problematiche riguardanti il personale di Polizia penitenziaria, si fa presente che l'organico che dovrà garantire la funzionalità della nuova struttura è stimato - tenendo conto dei criteri di cui al Decreto del Ministro della Giustizia 8 febbraio 2001 - in 158 unità, distinte nei ruoli degli ispettori, dei sovrintendenti, degli agenti e degli assistenti, in relazione ad una popolazione detenuta massima prevista di 220 detenuti comuni.
L'Ufficio centrale del personale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, sulla base del programmato limitato avvio della struttura per il mese di giugno 2002, ha provveduto a trasferire 51 unità di personale di Polizia penitenziaria, in aggiunta alle 72 unità già in servizio presso il vecchio istituto.
I relativi provvedimenti sono stati eseguiti nel mese di settembre del 2001.
Considerato che, al tempo, il nuovo complesso di Caltagirone non era stato ancora attivato, al fine di integrare l'organico di Polizia penitenziaria presso la casa di reclusione di Milano Bollate, era stata richiesta la disponibilità di 20 unità, da individuare tra quelle recentemente assegnate alla nuova struttura, da inviare a Milano in missione per tre mesi.
Tuttavia, a seguito di proteste sindacali e per la mancanza di fondi necessari da anticipare agli interessati per la missione, si dispose la sospensione del provvedimento.
In seguito, la direzione della casa circondariale di Caltagirone, avendo ricevuto l'ordine di accreditamento di \P. 50.000.000 sul capitolo 1708/01, ha comunicato i nominativi delle 20 unità da inviare a Milano Bollate, evidenziando che soltanto 5 avevano manifestato la propria disponibilità, mentre le altre erano state scelte in base al criterio della minore anzianità di servizio.
La nuova struttura di Caltagirone è stata presa in consegna provvisoria dalla direzione in data 6 giugno 2002.
Dopo l'inaugurazione del 12 giugno 2002, in data 6 luglio 2002 il nuovo istituto è stato attivato con l'inizio delle operazioni di trasferimento di tutti i detenuti (circa 90), del personale e dei beni mobili dalla vecchia alla nuova struttura penitenziaria.
Allo stato, è stato attivato - tenuto conto della limitata disponibilità di risorse umane e per dare modo di realizzare una progressiva ed efficace attivazione dei servizi e delle procedure di lavoro - unicamente il cosiddetto «Blocco 25», avente una capienza regolamentare di 50 posti ed una capienza di necessità di 100 posti. È stato, altresì, attivato il reparto accettazione.
In considerazione del nuovo carico di lavoro che ne deriva, e di tutti gli altri incombenti consequenziali, allo scopo di fronteggiare adeguatamente tutte le problematiche, la direzione è stata incaricata di procedere con sollecitudine ad impartire le opportune disposizioni al personale dipendente di ogni figura e qualifica che opera nell'istituto, con l'emissione dei necessari ordini di servizio e delle tabelle di consegna, al fine di rendere ogni procedura ed iniziativa puntuale, precisa ed appropriata per la garanzia del corretto funzionamento dell'istituto e realizzare un'efficace utilizzazione del patrimonio di risorse di cui si dispone.
Sono state fornite alle autorità giudiziarie e di polizia locali le necessarie informazioni ai fini della introduzione degli arrestati nel nuovo complesso.
Si rappresenta che, in questa fase iniziale, prevedibilmente non inferiore a sei mesi, sarà utilizzato il predetto «Blocco 25», esclusivamente destinandolo a detenuti comuni. Conseguentemente, la direzione generale dei detenuti e del trattamento per favorire la graduale attivazione della struttura si asterrà dall'assegnare detenuti eccedenti le 100 presenze ed appartenenti a circuiti diversi.
Il provveditorato regionale per la Sicilia si è riservato di formulare meditate e dettagliate proposte per l'attivazione dell'intero complesso e per la destinazione di parti di esso a più circuiti penitenziari.
In vista di tale ultimo obiettivo, infatti, dovranno essere verosimilmente riformulate
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
la qualità dei servizi postali della provincia di Catania accuserebbe notevoli disagi;
i malfunzionamenti di questi ultimi sembrerebbero infatti dipendere in primis da una evidente carenza di personale tale da bloccare notevolmente la fluidità del lavoro nelle agenzie succursali;
i soggetti principalmente colpiti da tale situazione sarebbero non solo i cittadini utenti, bensì anche gli stessi dipendenti dell'azienda, costretti ad un notevole aumento di mansioni al fine di coprire le lacune dell'organico attualmente a disposizione;
alcune agenzie succursali della provincia di Catania accuserebbero inoltre un insufficiente livello di sicurezza, fatto tra l'altro confermato dalle decine di rapine avvenute negli ultimi tempi -:
quali iniziative il Ministro interrogato ritenga opportuno adottare affinché sia colmata la mancanza di personale delle agenzie postali della provincia di Catania, assicurando al contempo una maggiore sicurezza.
(4-03068)
Tuttavia, al fine di disporre di elementi di valutazione in merito, a quanto rappresentato nell'atto parlamentare in esame, non si è mancato di interessare la medesima società Poste la quale ha riferito che nella regione Sicilia, al fine di consentire un miglior presidio dei diversi servizi, è previsto un incremento di personale tramite procedure di mobilità attualmente in corso.
Al termine di tale processo, ha precisato la società, potrà essere valutata l'opportunità di adottare, se necessario, ulteriori interventi di gestione nel quadro degli obiettivi fissati dal piano d'impresa.
Anche per il periodo estivo l'azienda ha provveduto all'assunzione di un congruo numero di unità con contratto di lavoro a tempo determinato, in parte per fronteggiare eventuali situazioni critiche ed in parte per consentire il godimento delle ferie al personale.
Per quanto concerne il livello di sicurezza degli uffici di Catania Poste italiane ha riferito che entro breve tempo si provvederà all'installazione di avanzati dispositivi tecnologici, idonei a contrastare in maniera più efficace eventuali episodi criminosi.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
Il Giornale di Milano ha pubblicato alcuni giorni addietro un articolo dal quale si evince che il Ministero degli affari esteri eroga borse di studio mensili di lire 5.000.000 (euro 2581,88) in favore di giovani islamici residenti in Italia per ragioni di studio;
da detto articolo risulta che tali erogazioni avverrebbero senza alcun tipo di indagine sulla identità e sulla attività svolta nel nostro Paese dai cittadini di cui trattasi -:
se tale notizia risponda a verità e, in caso affermativo, quante borse di studio di questa specie vengano annualmente erogate,
(4-03399)
La diaria corrisposta per brevi missioni (fino a 10 giorni) è di 93 Euro, mentre l'ammontare delle borse di studio per lunghi periodi è di 620 Euro mensili. In nessun caso vengono corrisposti 2.800 Euro mensili, secondo quanto citato nell'articolo apparso su il Giornale di Milano.
Nel corso del 2001 e nei primi mesi del 2002 sono stati ospitati, ai sensi dei programmi esecutivi culturali e scientifici stipulati con i paesi citati nell'articolo, solamente 3 docenti egiziani. Per quanto concerne le borse di studio di lungo periodo, sono state assegnate 64 mensilità a studenti iraniani, 176 a indonesiani e 6 a cittadini sauditi.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.
la legge 16 novembre 2001, n. 405, di conversione del decreto-legge 18 settembre 2001, n. 347, a sua volta derivante dall'accordo Stato-Regioni sancito l'8 agosto 2001 dalla Conferenza permanente, prevede che le regioni affrontino l'anno 2002 facendosi totalmente carico degli eventuali disavanzi determinatisi, nel corso dell'esercizio 2001, nei rispettivi Servizi sanitari regionali;
il ripiano degli eventuali disavanzi di gestione deve avvenire con le modalità stabilite da norme regionali che prevedano alternativamente o cumulativamente l'introduzione di:
a) misure di compartecipazione alla spesa sanitaria;
b) il ricorso a misure di fiscalità addizionale regionale (non potendosi più accendere mutui a ripiano dei disavanzi successivi all'anno 2000 da parte delle singole amministrazioni regionali); tale facoltà è stata, a tutt'oggi, preannunciata dalle regioni Lombardia, Piemonte, Veneto, Marche e Puglia;
vi sono notizie contraddittorie sul fatto che i dati relativi al disavanzo sanitario siano stati resi noti nella loro completezza;
a quanto risulta agli interroganti tale disavanzo avrebbe enormi proporzioni -:
se la regione Lazio abbia formalmente comunicato al Governo la reale consistenza del proprio disavanzo così come previsto dalla legge n. 405 del 2001 e, in caso affermativo, quale sia il disavanzo della regione Lazio per l'anno 2001;
quali siano le cause che l'hanno prodotto;
cosa si intenda fare per aggredirlo nel quadro della normativa sopra richiamata;
se e come tale disavanzo possa incidere nella futura, complessiva spesa sanitaria nazionale, con ciò danneggiando le altre regioni italiane nel futuro riparto delle risorse del F.S.N.
(4-02137)
Si rammenta, a questo proposito, che se con l'accordo dell'8 agosto 2001 il Governo si è impegnato ad incrementare il finanziamento del servizio sanitario nazionale per l'anno 2001, fino al raggiungimento di un livello di spesa di euro 71.271.052.074 (pari a 138.000 miliardi di lire), le regioni, dal canto loro, si sono impegnate ad adottare tutte le misure possibili per la corretta ed efficiente gestione del servizio, al fine di contenere le spese nell'ambito delle risorse disponibili ed a coprire, a proprio carico, gli eventuali disavanzi.
Al ripiano di questi ultimi, in base al citato decreto legge n. 347 del 2001, le regioni medesime dovranno provvedere, con l'emanazione di norme che alternativamente o cumulativamente, introducano la compartecipazione della spesa sanitaria, variazioni dell'aliquota dell'addizionale regionale dell'IRPEF, o altre misure idonee a contenere la spesa.
Infine, non sembra ipotizzabile che il disavanzo riferito a una singola regione possa danneggiare le altre.
Con l'attuazione delle norme sul federalismo, infatti, ciascuna regione finanzia il servizio sanitario regionale nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza, facendosi carico, con le modalità di cui si è già detto, degli eventuali disavanzi di gestione.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.
nel corso di un convegno organizzato dalla Confartigianato è emerso che i cittadini italiani devono attendere, in media, 6 anni e 5 mesi tra il primo e il secondo grado di un giudizio civile e che una causa di lavoro si conclude mediamente dopo 4 anni, mentre si sfiorano i 7 anni per una procedura fallimentare;
le disfunzioni della giustizia civile non sono più ulteriormente tollerabili -:
se e quali iniziative intenda assumere al fine di superare l'attuale situazione di denegata giustizia.
(4-03612)
Era comunque gia stato presentato, in data 25 gennaio 2002, il disegno di legge di iniziativa governativa recante «modifiche urgenti al codice di procedura civile» (AC 2229), attualmente in discussione presso la Commissione giustizia della Camera dei deputati. Esso tende a realizzare l'obiettivo dello snellimento di alcune fasi del processo civile mediante interventi mirati che, senza snaturare la struttura di riferimento, la adattano alle esigenze più diffusamente avvertite dagli operatori.
La proposta è diretta all'aumento della competenza per valore del giudice di pace, allo snellimento della fase iniziale del processo di cognizione, al rafforzamento dell'efficacia dei provvedimenti idonei a definire il giudizio (ordinanza ingiunzione ed ordinanza post istruttoria), alla semplificazione delle modalità di notifica degli atti giudiziari, alla potenziale stabilizzazione del provvedimento d'urgenza emanato ante causam, alla razionalizzazione del processo di esecuzione, ed alla deflazione del contenzioso con la previsione della inappellabilità dell'ordinanza ammissiva dell'azione di accertamento giudiziale di paternità.
Le modifiche riguardano l'aggiornamento della normativa alla luce sia delle abrogazioni intervenute che degli effetti caducatori delle pronunce della Corte costituzionale. Inoltre, la proposta mira a conformare le disposizioni ai nuovi principi in tema di giusto processo, introdotti dalla riforma dell'articolo 111 Costituzione, con particolare riferimento alle garanzie di terzietà del giudice ed all'accelerazione dei tempi delle procedure concorsuali.
Infine, anche il diritto di famiglia e dei minori è stato oggetto di proposte innovative. Il disegno di legge d'iniziativa governativa recante «Misure urgenti e delega al Governo in materia di diritto di famiglia e dei minori» (AC 2517), presentato il 14 marzo 2002 ed attualmente in discussione presso la Commissione giustizia della Camera dei deputati in sede referente, si propone di realizzare l'attribuzione ad un unico organo giudiziario della cognizione di tutte le tematiche inerenti la famiglia ed i minori (attualmente ripartite tra tribunale ordinario, tribunale per i minorenni e giudice tutelare). In tal modo si intende eliminare la parcellizzazione delle competenze, foriera di gravi ed inammissibili ritardi giudiziali. Vengono, inoltre, proposte significative modificazioni alla disciplina processuale che attualmente regola la crisi del rapporto tra i genitori, anche al fine di tutelare meglio i diritti dei soggetti coinvolti nella risoluzione giudiziale di tali controversie.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
Mario Tuti, 53 anni, in carcere dall'estate del 1975, da quando venne gravemente ferito e catturato in Francia con un'azione della Polizia italiana è detenuto nelle carceri speciali, nel 1977, costretto ad un regime di isolamento per oltre sei anni;
dall'apertura delle sezioni di isolamento (Braccetti) dell'articolo 90 aggravato, nel 1982 vi viene assegnato e vi resta fino alla loro soppressione, alla fine del 1986;
alla fine del 1986 gli vengono applicate le restrizioni di cui all'articolo 14-ter, revocate nella primavera del 1987 per l'accoglimento del suo ricorso da parte del Tribunale di Torino;
nel 1992 gli sono applicate per un anno le restrizioni di cui all'articolo 41-bis, con delle motivazioni che, ad avviso dell'interrogante, nulla avevano a che vedere con il suo comportamento e i suoi stessi trascorsi;
nel 1997 viene declassificato e assegnato alla sezione normale del carcere di Voghera, ma nel gennaio del 1998 una disposizione ministeriale lo riassegna senza dare alcuna motivazione alla sezione speciale, e più specificatamente di «elevato indice di vigilanza» dove gli sono di fatto precluse tutte le possibilità offerte dall'ordinamento penitenziario (permessi, semilibertà);
nel maggio 1999 sempre il Ministero della giustizia, dopo più di un anno di rinvii e richieste di nuove osservazioni, respinge la proposta, avanzata all'unanimità dalla direzione del carcere e da tutta l'equipe trattamentale, perché venga ammesso al lavoro esterno nel campo del volontariato egualmente senza dare alcuna valida motivazione, ma con termini così duri e perentori da escludere una possibilità anche per il futuro;
gli è stato infine comunicato che nell'ultima nota ministeriale sui detenuti ad elevato indice di vigilanza era stato escluso dall'elenco dei prigionieri politici, e messo coi «comuni», come a volergli precludere anche la speranza di una eventuale «soluzione politica» -:
se, nel caso in cui si considerassero non più sussistenti tali motivi, non ritenga di rivedere la propria posizione, anche per evitare un trattamento discriminatorio rispetto a quello invece riservato a tanti altri ex terroristi delle Brigate Rosse o dell'eversione di sinistra.
(4-03120)
Peraltro, il Tuti fu altresì protagonista della famosa rivolta avvenuta nel carcere di Porto Azzurro, nel corso della quale furono sequestrati il direttore dell'istituto e vari operatori penitenziari con l'ausilio di armi.
Tali precedenti, uniti all'efferetezza dei reati per i quali è stato condannato, alla pregressa latitanza, e alla condotta carceraria tenuta fino al 1994 (tale da non farlo ritenere meritevole della liberazione anticipata) ne hanno giustificato l'inserimento nel cosiddetto circuito ad elevato indice di vigilanza.
Tale inserimento è espressione del potere organizzativo dell'Amministrazione penitenziaria (articolo 14 dell'ordinamento penitenziario), esercitabile anche in modo differenziato per istituti o sezioni di istituto.
Concretamente, tale inserimento avviene in base a valutazioni connesse a pregresse condotte penitenziarie (che abbiano evidenziato particolari difficoltà nella gestione del soggetto) o allo spessore criminale del detenuto come desunto dalle informazioni fornite dagli organi investigativi.
Detto inserimento, contrariamente a quanto affermato dall'interrogante, non implica alcuna limitazione di principio sotto il profilo dell'accesso ai benefici concessi dall'ordinamento penitenziario (riservati alla competenza della magistratura e condizionati alla sussistenza di presupposti previsti da legge) o alle opportunità trattamentali riconosciute dall'ordinamento; da esso, infatti, derivano soltanto:
a) l'allocazione in sezioni presso alcuni istituti di pena specificamente ed esclusivamente destinati a tale categoria;
b) una gestione penitenziaria maggiormente riservata all'amministrazione centrale per esigenze di unitarietà ed efficienza del circuito;
c) l'adozione di maggiori cautele per la sicurezza delle traduzioni e dei trasferimenti.
Si ritenne, infatti, che un cambiamento non sufficientemente verificato nel tempo, avrebbe potuto rivelarsi non duraturo, e strumentale al raggiungimento esclusivo di benefici penitenziari, e di conseguenza poteva essere suscettibile di ulteriori mutamenti, non in linea con le aspettative di regolarità di vita che si hanno nei confronti di coloro che si stanno reinserendo nel contesto sociale.
È dunque priva di fondamento - oltre alla circostanza che il Ministro abbia sospeso «i benefici della Legge Gozzini» (la quale cosa non avrebbe potere di fare) -
Lo stesso discorso vale per il riferimento, contenuto nel settimo paragrafo dell'interrogazione, circa una ultima nota ministeriale che non si è in grado di identificare o una «soluzione politica» anch'essa ignota a questa amministrazione.
Pur confermandosi che è periodica la valutazione del percorso detentivo che sta svolgendo il Tuti, al fine di pervenire ad una eventuale estromissione dal circuito ad elevato indice di vigilanza nel momento in cui si riterrà sufficientemente consolidata l'inversione dell'atteggiamento caratterizzante la prima parte della sua esperienza detentiva, si deve anche sottolineare nuovamente come l'appartenenza a tale circuito non abbia impedito al detenuto di partecipare a corsi di studio, corsi di musica e a tutte le attività connesse al campo della multimedialità.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
sul territorio del comune di Borgomanero e specificatamente nella via per Cureggio negli anni passati il Provveditorato delle Opere Pubbliche ha realizzato uno stabile la cui destinazione d'uso, inizialmente prevista come sede di P.S., ha subìto notevoli variazioni, tale che detto immobile risulta attualmente semi utilizzato come sede del distaccamento della Polizia Stradale pur avendo, per caratteristiche strutturali e posizionamento rispetto agli assi viari cittadini, ampie caratteristiche per un totale e più funzionale utilizzo;
la conurbazione di Borgomanero è la seconda per importanza della provincia di Novara per capacità economica ed insediamenti industriali nonché per la popolazione residente e per la presenza di importanti infrastrutture viarie;
detta realtà necessita di servizi pubblici adeguati oltre che di interventi appropriati a supporto delle spiccate caratteristiche economiche imprenditoriali e commerciali presenti -:
se non ritenga opportuno potenziare la stazione di Polizia stradale di Borgomanero con personale numericamente adeguato e atto alla reale e tempestiva copertura del territorio assegnato, consentendo almeno il passaggio da 14 a 20 agenti in organico, verificato che la moderna struttura ove è insediata la stazione è perfettamente adattabile e disponibile ad accogliere i servizi per il personale aggiuntivo;
se non ritenga di consentire che gli uffici di P.S. con sede in Novara - unica sede in provincia - siano parzialmente decentrati in Borgomanero con sede nel predetto stabile, applicate le seguenti specifiche funzioni a supporto delle esigenze territoriali:
a)ufficio passaporti, ufficio porto d'armi, cessione fabbricati;
b)ufficio soggiorno (supporto al numerosissimo personale extracomunitario impiegato in loco);
c)polizia amministrativa, eccetera.
(4-03427)
L'immobile demaniale in cui ha sede il predetto ufficio, già parzialmente ristrutturato, è attualmente interessato da lavori di completamento della parte destinata all'alloggiamento del personale nonché dell'autorimessa e del distributore di carburante.
Una volta assicurata l'effettiva ricettività e funzionalità dell'intera struttura, potrà ipotizzarsi un ripianamento dell'organico del distaccamento, tenendo conto delle esigenze di altri uffici della specialità nel Piemonte.
Per quanto concerne il decentramento delle funzioni di polizia amministrativa, prospettato nell'atto parlamentare, si fa presente che vengono inoltrate alla questura di Novara tramite i comuni della provincia le richieste di rilascio o di rinnovo dei passaporti, mentre quelle relative ai porti d'arma e le comunicazioni delle cessioni di fabbricati per il tramite dei comandi stazione Carabinieri.
Sono trattate dalla citata questura solo le pratiche amministrative di particolare complessità, quali i permessi di soggiorno e i nulla-osta all'ingresso e ai ricongiungimenti familiari di extracomunitari.
Si comunica, inoltre, che è tuttora in corso di elaborazione presso il ministero dell'interno un piano di razionalizzazione dei presidi della polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri esistenti su tutto il territorio nazionale, al fine di ottimizzare la distribuzione delle risorse, anche a livello dei piccoli comuni, secondo una logica di integrazione ed armonizzazione delle forze dell'ordine.
Allo stato, pertanto, non è possibile procedere alla istituzione di singoli presidi.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
in data 8 agosto 2000, a Galazzano, zona industriale della Repubblica di San Marino, si è verificato un incendio di grandi proporzioni che ha distrutto diversi stabilimenti e, cosa ancora più grave, ha provocato il ferimento di nove persone, tra le quali, sette vigili del fuoco del comando provinciale di Rimini, che sono stati ricoverati con prognosi riservata nei centri grandi ustioni di Parma e Cesena;
le squadre del locale comando provinciale dei vigili del fuoco, appena giunto l'allarme dalla vicina Repubblica, si sono precipitate sul luogo dell'incendio, come è sempre stato fatto ogni qualvolta giungeva una richiesta di soccorso;
ancora oggi, i rapporti tra lo Stato italiano e la Repubblica di San Marino, sono regolati da una «Convenzione di amicizia e di buon vicinato» stipulata in Roma il 31 marzo 1939 e che ovviamente in essa nulla si dice degli aspetti relativi ai temi della vigilanza e dell'intervento contro gli incendi e della protezione civile più in generale, né d'altra parte risulta che in intese successive si sia disciplinata la materia;
alla luce delle trasformazioni avvenute sul territorio, lo sviluppo industriale e abitativo che si è verificato soprattutto negli ultimi anni sul suolo della vicina Repubblica di San Marino, appare del tutto inadeguata alla realtà attuale, la Convenzione stipulata 63 anni fa;
per quanto concerne la prevenzione e la sicurezza nel suo territorio, la Repubblica di San Marino non adotta le direttive comunitarie, ma una normativa interna sconosciuta ai vigili del fuoco italiani;
altro aspetto non secondario, è la situazione di grande confusione sulla responsabilità di direzione delle operazioni tra il personale italiano, chiamato ad intervenire dalle autorità della Repubblica di San Marino, e gli operatori del luogo -:
se questa situazione sia a conoscenza dei ministeri interessati e non si ritenga necessario promuovere le opportune iniziative bilaterali per rendere gli interventi dei vigili del fuoco italiani nel territorio della Repubblica di San Marino sicuri ed efficaci.
(4-03060)
Allo stato, i rapporti tra la Repubblica italiana e quella di San Marino sono disciplinati da una convenzione del 1939, che nulla prevede in materia di soccorso tecnico urgente, motivo per il quale - anche in seguito all'incidente cui fa riferimento l'interrogante - è stato avviato un negoziato per la firma di un accordo bilaterale in materia di protezione civile.
Tale accordo disciplina l'intervento del corpo Nazionale dei vigili del Fuoco nel territorio di quello Stato, a tutela della reciprocità degli obiettivi di sicurezza antincendi dei cittadini di San Marino e degli operatori appartenenti al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
L'intesa è in fase di definizione tramite contatti tenuti tra il ministero degli affari esteri, l'ufficio territoriale di Governo di Rimini, il dipartimento dei Vigili del fuoco del soccorso pubblico e della difesa civile del ministero dell'interno, il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Rimini e l'ambasciata d'Italia a San Marino.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Maurizio Balocchi.
all'interno della stazione ferroviaria di Sibari (Cassano Loano) sono stati trasportati da tempo 10 vagoni, tuttora giacenti, contenenti rifiuti speciali;
detti rifiuti si sospetta siano di natura fortemente nociva (amianto);
l'amministrazione comunale di Cassano disponeva nei giorni scorsi un sopralluogo sul posto senza poter controllare il contenuto di detti vagoni e senza ottenere informazioni certe e rassicuranti per l'incolumità pubblica;
successivamente, l'Assessorato all'Ambiente dello stesso comune informava la società Metropolis (mandataria di rete ferroviaria italiana Spa), che, dichiarando la propria incompetenza in merito, con nota del 24 ottobre 2001, comunicava i fatti alla Rfi Spa - Direzione Compartimentale e alla Rfi Spa - Direzione Movimento di Reggio Calabria;
allo stato attuale non risultano chiarimenti sullo stanzionamento dei vagoni ferroviari e sulla natura e pericolosità delle sostanze contenute -:
se non si ritenga opportuno adottare provvedimenti immediati per la salvaguardia dell'ambiente e per eliminare la situazione di allarme creatasi nella popolazione e tra gli utenti viaggiatori.
(4-01362)
Su richiesta dell'assessorato ambiente del comune di Cassano (Cosenza) veniva attivato il servizio igiene e sanità pubblica dell'A.S.L. n. 3 di Rossano (CS) che, in una relazione del 30 novembre 2001, invitava il direttore regionale del gruppo FS a voler provvedere per il trasferimento dei rotabili in altri siti meglio attrezzati.
La società Trenitalia Spa, informando sull'iter procedurale dalla stessa attivato per la dislocazione di detti rotabili presso lo scalo ferroviario di Sibari (Cosenza) si impegnava a trasferire i suddetti vagoni entro il mese di gennaio 2002.
Come comunicato dalla prefettura di Catanzaro in data 4 giugno 2002, sulla base di una nota della regione Calabria, risulta che i vagoni contenenti amianto sono stati rimossi, su iniziativa della società Trenitalia Spa, dalla stazione di Sibari (Cosenza) in data 8 gennaio 2002.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
la situazione del processo del lavoro a Napoli è diventata ormai insostenibile per la durata dei processi che mediamente si concludono in primo grado dopo oltre tre anni ed in grado di appello, soprattutto per la sezione stralcio, dopo oltre quattro anni;
nessun provvedimento è stato adottato dagli uffici competenti, malgrado il grave disagio sia stato sempre più frequentemente evidenziato dagli operatori della giustizia;
le uniche soluzioni individuate, anche con relazioni depositate agli atti di convegni, sono state quelle volte a disincentivare la domanda di giustizia da parte dei lavoratori ricorrendo, ad esempio, ad assegnazioni delle cosiddette cause «seriali» allo stesso giudice, meglio ancora se si è già pronunciato;
la medesima regola deve applicarsi nel caso un magistrato dell'ufficio abbia deciso in ordine a questioni simili anche se tra parti differenti, il che presuppone un monitoraggio delle decisioni che sicuramente inquieta perché rende prevedibile l'esito del giudizio già prima che lo stesso inizi;
sempre al fine di disincentivare la domanda di giustizia e al fine di ridurre i carichi di lavoro degli uffici, si ricorre, sempre più frequentemente, alla condanna alle spese del ricorrente (lavoratore) nel caso di rigetto della domanda, ed alla compensazione delle spese di lite nel caso di vittoria;
di fatto è ormai impossibile ricorrere a procedure di urgenza o monitorie atteso l'esito ormai scontato, tranne qualche eccezione, con conseguente impossibilità di assicurare una tutela efficace a casi di particolare gravità, anche in considerazione della natura dei diritti azionabili con tali particolari procedure;
tutto quanto fin qui premesso viene aggravato dalla assenza di criteri tabellati o almeno pubblicati in ordine alla assegnazione delle cause ai singoli magistrati dell'ufficio -:
quali interventi il Ministro interrogato intenda assumere per garantire il normale funzionamento della giustizia a Napoli con particolare riguardo allo svolgimento dei processi del lavoro.
(4-00937)
In primo luogo, con riguardo alle specifiche doglianze sui criteri di assegnazione dei procedimenti, siano essi o meno «seriali», i presidenti della suddetta sezione hanno fatto presente di aver puntualmente regolato, «in termini di assoluta trasparenza ed obiettività», il tema delle assegnazioni degli affari, precisando, poi, «sempre in piena aderenza alle circolari del Consiglio superiore della magistratura C.S.M. che i ricorsi che implicano la soluzione di questioni identiche o analoghe sono assegnati a tutti i componenti dei collegi e, quando sia possibile, alla stessa udienza, anche al fine di realizzare una più avvertita collegialità».
In ogni caso, la trattazione di affari analoghi e talora identici deve rispondere a criteri di univocità al fine di garantire una più sollecita definizione della causa nonché una imprescindibile uniformità di giudizio.
Con riferimento poi alle doglianze relative al carico delle spese di lite, trattasi di valutazioni che attengono al merito dell'attività giurisdizionale non sindacabile in sede disciplinare, non ravvisandosi comunque profili di abnormità ovvero di macroscopica violazione della legge o di strumentalizzazione della funzione giudiziaria in vista del perseguimento di finalità contrarie a quelle di giustizia.
Tale Sezione deve occuparsi di tutti i giudizi di appello proposti successivamente al 31 dicembre 1999 con un organico di 12 unità, 10 magistrati e 2 presidenti (anche essi con un proprio ruolo).
Tale organico è addirittura inferiore a quello della vecchia sezione lavoro del tribunale che era competente sui soli gravami del più ristretto territorio napoletano.
Il distretto annovera uffici storicamente afflitti da un contenzioso previdenziale e assistenziale annoso e dilagante, soprattutto nei tribunali di Benevento, Avellino, Nola e Santa Maria Capua Vetere.
Oltre agli effetti connessi al nuovo riparto della giurisdizione del pubblico impiego, già manifestatisi in grado di appello, le cause del primato della Campania in Italia nel contenzioso lavoristico, previdenziale ed assistenziale non sembrano ascrivibili soltanto a ragioni d'ordine economico e sociale (essendovi Regioni non meno svantaggiate della Campania), ma anche di costume. Come nel caso delle «relazioni industriali» nella regione che, fors'anche per la loro fragilità o inconsistenza, profittano di un foro numeroso e agguerrito e «scaricano» sul giudiziario anche le più modeste e opinabili questioni, sottraendole al campo della mediazione sindacale, e così aggravando i tempi e i costi della giustizia, e quel che è peggio, il conseguimento del proprio buon diritto da parte di coloro che, più d'ogni altro, avrebbero necessità di una risposta giudiziaria rapida ed efficace (anziani in attesa dell'indennità di accompagnamento, invalidi, eccetera).
Pertanto questo ministero, a fronte della situazione sopra descritta, si riserva di provvedere agli opportuni adeguamenti di organico secondo i meccanismi di graduazione di cui all'articolo 38 del decreto legislativo 19 febbraio 1998, n. 51.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
a Bergamo, l'azienda delle poste ha ventilato ai sindacati la possibilità di tagliare 13 posti di portalettere, riducendo inoltre le zone in cui è divisa la città;
tale eventuale taglio, in una situazione tra l'altro di sott'organico dei portalettere, oltre a colpire l'occupazione, determinerebbe un ulteriore peggioramento della situazione delle poste di Bergamo, da tempo in situazione di forte difficoltà a garantire un adeguato servizio alla cittadinanza;
in particolare in città e in alcuni paesi della provincia (per esempio Dalmine, Seriate, Albino, Torre Boldone, Costa Volpino, Lovere) si verificano da tempo ritardi e problemi nella distribuzione con notevoli disagi per l'utenza;
una quantità enorme di posta arretrata rimane in giacenza negli uffici postali;
secondo i sindacati tali disservizi sono causati dal numero ridotto di portalettere in città e provincia;
i dipendenti in ferie, malattia o in aspettativa spesso non vengono sostituiti dall'azienda con personale a tempo determinato e di conseguenza chi è in servizio non riesce, in queste condizioni, a garantire il recapito puntuale della posta;
al posto di ventilare la diminuzione degli organici l'azienda dovrebbe potenziare il numero dei portalettere, così come richiesto dai sindacati -:
se non intenda intervenire sull'azienda per evitare il suddetto ventilato taglio di 13 posti di portalettere a Bergamo ed adoperarsi affinché vengano risolti i notevoli disservizi nella distribuzione delle lettere verificatisi a Bergamo città, attraverso una migliore organizzazione del servizio e un adeguato potenziamento dell'organico.
(4-03102)
Ciò premesso si significa che in merito a quanto rappresentato dall'interrogante non si è mancato di interessare la società Poste, la quale ha significato di aver proceduto ad un attento esame di tutti gli elementi utili a quantificare le prestazioni dei portalettere anche in considerazione del fatto che i compiti di tali operatori sono stati alquanto ridimensionati atteso che gli stessi non debbono più provvedere alla consegna delle corrispondenze tassate, nè al recapito dei pacchi.
Ne è derivata una nuova organizzazione del lavoro nel settore del recapito della corrispondenza a livello nazionale che ha determinato una generale riduzione delle zone di recapito.
Quanto alla specifica situazione di Bergamo la predetta società ha precisato che effettivamente a decorrere dal 1o settembre 2002, sono state soppresse 13 zone di recapito, ma che da tale circostanza non è derivata alcuna riduzione di addetti in quanto le unità ivi applicate sono state utilizzate per lo svolgimento di altri servizi.
La medesima società Poste ha comunicato, altresì, che un incremento delle unità applicate sarà attuato con l'assunzione di 90 unità con contratto a tempo determinato, attraverso le procedure di mobilità, nonché le assunzioni di personale con contratto di apprendistato, previste dall'accordo dell'ottobre 2001, che sono ancora in corso.
Solo al termine di tale processo potrà essere valutata l'opportunità di adottare, se necessario, ulteriori interventi gestionali, che dovranno, comunque, risultare in linea con gli obiettivi fissati dal piano d'impresa.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
attualmente l'istituto penitenziario di Bari è in preda al degrado ed all'invivibilità dovuta alla fatiscenza della struttura ed al cronico sovraffollamento di popolazione detenuta, costretta a vivere in condizioni di promiscuità allucinante ed in ambienti non idonei;
a causa di ciò anche il personale di polizia penitenziaria è costretto a vivere in condizioni igienico-sanitarie drammatiche;
tale struttura ubicata in zona centrale della città di Bari crea gravi disagi sia ai familiari dei detenuti (bambini, donne anziane) costretti a sostare per ore al freddo o al sole, sia alla cittadinanza barese, che vive sulla propria pelle i disagi e il pericolo che un istituto penitenziario pronto ad esplodere in qualsiasi momento comporta;
il carcere deve essere luogo di espiazione di pena e non di degrado o tortura psicologica, con episodi giornalieri di autolesionismo;
la città di Bari non risulta essere inserita nell'attuale piano triennale relativo alla costruzione di nuovi istituti penitenziari;
a seguito di questa drammatica situazione il S.A.P.Pe. (sindacato autonomo polizia penitenziaria), guardando a quanto avvenuto in altre regioni, ha richiesto alla regione Puglia, alla provincia di Bari, all'Associazione costruttori edili baresi di esprimere valutazioni sulla possibile costruzione di un nuovo istituto penitenziario da dislocare, preferibilmente, in zona limitrofa alla prevista cittadella giudiziaria, da offrire quale contropartita al ministero della giustizia per la dismissione della struttura e dell'area penitenziaria che si estende da corso A. De Gasperi a via G.Petroni che, una volta libera, potrebbe essere riutilizzata da codesti enti
quale sia l'opinione del Ministro in merito alla suddetta proposta, e quali altri iniziative siano in corso o si intendano adottare per risolvere, comunque, il grave problema della struttura penitenziaria barese che non può più essere rinviato.
(4-03131)
Allo stato, sono in fase di ultimazione i lavori di rifacimento dei cornicioni dei muri di cinta per una spesa di circa 30 mila euro, mentre sono in fase di appalto i lavori di ristrutturazione del centro diagnostico terapeutico per una spesa di circa 840 mila euro.
È peraltro in corso di valutazione la realizzazione di un nuovo reparto colloqui con annessa sala di attesa per i familiari dei detenuti, così come la creazione di una nuova centrale idrica e rete di distribuzione di acqua potabile per una spesa di 237 mila euro.
Si rappresenta, infine, che nel programma triennale 2002/2004 è stato inserito l'adeguamento dell'istituto al nuovo regolamento di esecuzione per una spesa di circa 1.500.000,00 euro nell'anno 2003.
Per quanto concerne la proposta di costruire un nuovo istituto in sostituzione del vecchio, si fa presente che nel corso della riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica tenutasi nel mese di febbraio u.s., è stata discussa la rispondenza dell'esistente struttura alle esigenze attuali ed è stata auspicata la costruzione di un nuovo istituto da realizzare nell'ambito della progettata «Cittadella della Giustizia».
Della questione, sia il prefetto che il provveditorato regionale hanno interessato questa amministrazione Centrale.
Tuttavia non vi è stato ulteriore seguito in quanto per la città di Bari non è prevista la dismissione della vecchia casa circondariale nell'ambito del decreto ministeriale 30 gennaio 2001, né il Comitato Paritetico per l'edilizia penitenziaria, nella seduta del 27 febbraio 2002, ha programmato la realizzazione di tale opera.
Si evidenzia, inoltre, che i dati di affollamento della casa circondariale di Bari rientrano nella media nazionale.
Costante è comunque l'impegno di questa amministrazione nell'individuare tutti gli accorgimenti possibili per garantire una distribuzione equa e pressoché corretta della popolazione detenuta tra gli istituti della costiera pugliese.
A tal fine sono state attivate complesse procedure di carattere deflattivo nell'ambito del medesimo distretto che hanno portato a spostare le unità in soprannumero verso istituti con capacità ricettive migliori.
A conferma di ciò si rappresenta che rispetto alla rilevazione statistica del mese di luglio 2002, il numero dei reclusi a Bari è sceso passando da 500 a 457 unità.
Più in generale, il problema del sovraffollamento è al centro di una continua ed intensa attività di monitoraggio da parte della competente direzione generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, impegnata a contenere i potenziali effetti distorsivi che un fenomeno del genere può sortire, specie negli istituti ubicati nei grossi centri metropolitani.
Per quanto concerne, infine, i segnalati «episodi giornalieri di autolesionismo», si comunica che nel primo semestre dell'anno in corso, sono stati registrati 28 atti di autolesionismo da parte dei detenuti ristretti presso il citato istituto senza conseguenze sulla salute degli stessi.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
ai sensi dell'articolo 9 del decreto-legge 19 dicembre 1992, n. 487, convertito,
se il Ministro interrogato intenda presentare al Parlamento la relazione di cui all'articolo 9 del decreto-legge predetto con particolare riferimento alle operazioni di cessione e conferimento di aziende e partecipazioni, alle operazioni di fusione e di scissione, alla loro sequenza, nonché ai risultati in termini di razionalizzazione e di ristrutturazione, nonché di impatto sui livelli occupazionali che esse hanno determinato;
se sia a conoscenza che l'EFIM e le società ex controllate sono sottoposte - come da decreto-legge 18 luglio 1992 - a procedure di liquidazione coatta amministrativa;
dal momento che la gestione di tale liquidazione risulterebbero impegnate ingenti risorse, per queste ragioni gli interroganti chiedono di sapere: quali e quanti siano i costi fissi per tale liquidazione, nei vari anni; quanti lavoratori siano impiegati e con quali mansioni; quali e quante consulenze siano state poste in essere e se non si configurino posizioni di incompatibilità in particolare creando situazioni di confusione fra la posizione di controllori e quella di controllati.
(4-03397)
Giova, comunque, segnalare che dal 1995 fino alla fine del 2000, il Parlamento è stato informato sulla situazione dell'EFIM attraverso le risposte ad interrogazioni, interpellanze, nonché mediante interventi dei Ministri e dei Sottosegretari di Stato protempore.
Si precisa, inoltre, che è stata presentata una documentazione articolata sullo stato di liquidazione del gruppo in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria per l'anno 2001 (legge 23 dicembre 2000, n. 388), ed in particolare dell'articolo 156 concernente «Razionalizzazione e accelerazione delle procedure di liquidazione delle società del gruppo EFIM», il quale ha disposto l'accorpamento delle 36 procedure di liquidazione coatta in tre società in liquidazione coatta amministrativa (Efimpianti, Alumix, Nuova Breda Fucine).
L'emanazione di tali disposizioni ha consentito:
a) l'eliminazione di una pluralità di gestioni liquidatorie (ridotte da 36 a 3);
b) il conseguente vantaggio della unificazione delle legittimazioni processuali attive e passive, e della gestione dei contenziosi in capo ad un numero ridotto di soggetti;
c) la concentrazione della gestione complessiva dell'attività liquidatoria dell'ex gruppo EFIM;
d) una drastica riduzione degli organi delle liquidazioni, con un risparmio di circa lire 2,5 miliardi all'anno, nonché una riduzione di consulenti;
e) un afflusso in tesoreria centrale di circa 1.044 miliardi, costituito dalle disponibilità finanziarie delle società interamente possedute da EFIM.
La liquidazione dell'EFIM è iniziata nel luglio del 1992; per tale operazione con provvedimenti legislativi è stata messa a disposizione la somma complessiva di 14.300 miliardi di lire.
Gli impieghi più significativi effettuati dal commissario liquidatore fino alla data del 31 dicembre 2001 hanno riguardato:
a) la ricapitalizzazione delle società della difesa trasferite a Finmeccanica, per L. 4.068 miliardi, di cui L. 3.832 miliardi per il pagamento dei debiti pregressi;
b) L. 2.819 miliardi per il pagamento dello stato passivo al 17 luglio 1992 di EFIM e delle società possedute al 100 per cento in liquidazione (Nuova Safim, Nuova Sopal e Comsal);
c) L. 2.862 miliardi, per il pagamento di banche estere, sempre nell'ambito prevalente dello stato passivo delle sopra citate società;
d) L. 1.154 miliardi per accordi transattivi propedeutici alla cessione del settore dell'alluminio;
e) L. 594 miliardi per il pagamento dei fornitori aventi i requisiti previsti dalla c.d. legge Prodi e successive modificazioni;
f) L. 323 miliardi per pagamenti, ex articolo 4 del decreto-legge n. 516, di oneri di prepensionamento.
Sono state vendute 114 tra società e aziende. Le società non vendute, ma separate dalle aziende, sono state assoggettate alla liquidazione coatta amministrativa, come lo stesso EFIM a decorrere dal 20 gennaio 1995.
Tutte le società controllate da EFIM in liquidazione coatta amministrativa hanno già realizzato quasi tutte le attività del loro patrimonio, fatte salve le posizioni in contenzioso. Le società interamente controllate da EFIM hanno, altresì, provveduto al deposito dei propri stati passivi e dopo l'approvazione da parte del tesoro hanno proceduto al pagamento dei creditori. Tali pagamenti sono avvenuti sia attingendo a disponibilità proprie derivanti dalla realizzazione dell'attivo, sia a mezzo delle risorse finanziarie stanziate dalle citate leggi speciali.
Per quanto concerne le problematiche attinenti il personale, si precisa che l'organico al 31 dicembre 1991 era di 35.332 unità e al 30 settembre 1992 di 31.031 unità.
L'articolo 3, comma 2, del citato decreto-legge n. 487 del 1992 ha stabilito che il programma della liquidazione dovesse contenere elementi circa i riflessi occupazionali delle operazioni stesse. L'articolo 4, comma 14 ha previsto la cessazione ex lege di tutti i rapporti di lavoro entro il termine di sei mesi dall'approvazione del programma del commissario liquidatore, salvo il mantenimento in servizio di 40 dipendenti da ridurre progressivamente. Successivamente, l'articolo 10 del decreto-legge n. 643 del 1994, convertito nella legge n. 738 del 1994, ha previsto la possibilità per il personale cessato dal rapporto d'impiego di presentare domanda per la riassunzione nelle Pubbliche amministrazioni.
Pertanto, dei 35.332 dipendenti:
a) 2.940 sono stati posti in prepensionamento, in forza delle disposizioni della legislazione speciale EFIM;
b) 410 sono stati riassunti dalla pubblica amministrazione;
c) a tutti gli altri è stata garantita l'occupazione mediante l'obbligo di riassunzione a carico degli acquirenti delle società (o aziende o cespiti) vendute.
Con riferimento ai lavoratori impiegati nella liquidazione EFIM, si fa presente che
Per quanto concerne le consulenze esterne affidate dall'Efim nel periodo 18 luglio 1992-31 dicembre 2000, va premesso che l'ente mediante il ricorso alle citate consulenze, avvalendosi di un limitato gruppo di collaboratori interni, ha impostato e seguito l'intero programma di liquidazione e singoli progetti esecutivi di ristrutturazione aziendale. In merito alle spese legali, si precisa che non è prevista nella normativa vigente per l'EFIM e sue controllate di usufruire del patrocinio dell'avvocatura di Stato. In particolare, il costo complessivo, al netto dell'IVA, è stato di L. 54.608.968.926, così ripartite:
a) per consulenze economiche, contabili, aziendali, L. 11.513.202.119;
b) per consulenze nella predisposizione dei programmi della liquidazione, perizie per vendite, advisors nelle vendite, Lit. 5.843.598.610;
c) per consulenza e assistenza legale (pareri e assistenza in procedimenti giurisdizionali di varia natura), L. 12.149.194.439;
d) per consulenza e assistenza, legale e non, in arbitrati, L. 8.603.070.000;
e) per assistenza nella stipula di contratti, trattative e accordi sindacali, transazioni con banche estere, L. 16.499.903.758.
Il totale complessivo delle spese per consulenze al 31 gennaio 2002 è, dunque, di L. 59.811.549.775 pari a euro 30.890.087,53.
I costi per consulenze delle liquidazioni coatte amministrative delle 36 società del gruppo EFIM in l.c.a., secondo quanto riferito dall'autorità di vigilanza, ammontano a circa euro 14.459.000,00.
Per quanto riguarda eventuali situazioni di incompatibilità fra la posizione di controllori e quella di controllati, si precisa che i rapporti tra il ministero dell'economia e delle finanze, EFIM in liquidazione coatta amministrativa e società controllate in liquidazione coatta amministrativa, sono regolati dalla legge («Per le liquidazioni coatte delle società controllate dall'EFIM, i poteri dell'autorità di vigilanza sono attribuiti al Commissario liquidatore dell'EFIM, ovvero al Commissario che sarà preposto alla liquidazione coatta del soppresso Ente, i quali riferiscono al Ministro del tesoro in merito all'andamento delle procedure liquidatorie delle menzionate società. Nel caso di liquidazione coatta dell'EFIM i poteri di vigilanza sono esercitati dal Ministro del tesoro» articolo 4, comma 3 del decreto-legge n. 487 del 1992 convertito dalla legge n. 33 del 1993 e successive modificazioni). Le limitate specifiche situazioni nelle quali poteva manifestarsi una possibile confusione e/o conflitto di interessi sono state risolte con la nomina da parte del ministero di un commissario ad acta.
Si soggiunge, infine, che per la prosecuzione e il completamento del processo
Allo stato è difficile formulare previsioni sui tempi della chiusura delle liquidazioni EFIM e società in liquidazione coatta amministrativa. Infatti, terminata l'attività di dismissione ed essendo in via di esaurimento il residuo pagamento dei creditori, la definizione delle procedure di liquidazione dipende soprattutto da provvedimenti giurisdizionali pendenti.
Il Ministro dell'economia e delle finanze: Giulio Tremonti.
gli organi di stampa hanno dato notizia un appello di intellettuali, scrittori e artisti britannici al Governo italiano nel quale si esprime preoccupazione per la paventata sostituzione di Mario Fortunato alla direzione dell'istituto di cultura italiano a Londra;
fra i firmatari, Salman Rushdie, Ian McEwan, Nick Hornby, Michael Nyman, Haneif Kureishi, Harold Pinter;
nell'appello si sottolinea con toni fortemente elogiativi l'eccezionale livello del lavoro svolto da Mario Fortunato, individuando nella sua capacità di conciliare tradizione e modernità e nel suo sforzo di rendere l'istituto italiano un luogo aperto e vivace dove le voci più innovative del panorama culturale britannico e italiano possono conoscersi e vicendevolmente arricchirsi, i meriti principali del direttore in carica;
in data 24 febbraio è inoltre apparso su The Observer un lungo articolo nel quale con grande chiarezza si riportano umori e retroscena della vicenda. Si apprende così che il Governo italiano si sarebbe espresso in termini estremamente franchi con lo stesso Fortunato, elogiandone il lavoro, ma avvertendolo che il mutato quadro politico a Roma rende incompatibile la sua permanenza alla direzione dell'Istituto di cultura italiana a Londra. Sempre secondo The Observer, che riporta le opinioni degli illustri sostenitori di Fortunato, egli pagherebbe una doppia discriminazione riconducibile alla sua simpatia per lo schieramento di centro sinistra e alla sua dichiarata omosessualità;
mancano ancora due anni alla fine del suo mandato di Mario Fortunato e nella storia ormai cinquantennale dell'istituto non è mai accaduto che un direttore fosse sostituito prima della fine del suo mandato -:
se non crede che la sostituzione anticipata di Mario Fortunato alla direzione dell'istituto culturale italiano privi innanzitutto l'istituto medesimo di energie e competenze di altissimo livello e già felicemente sperimentate; impedisce, inoltre, allo stesso Fortunato di concludere e consolidare un lavoro cominciato due anni fa, e universalmente riconosciuto per il suo alto valore culturale e organizzativo, penalizzando così la stessa presenza dell'Istituto nella vita culturale della città nonché paradossalmente il lavoro del futuro successore;
se non crede altresì che la sostituzione anticipata si configura come stravagante precedente nella storia dell'istituto, a fronte tra l'altro dei risultati estremamente positivi raggiunti da questa stessa direzione, suscitando legittimi sospetti sulle reali motivazioni della sostituzione medesima, non ultime, la sua simpatia per lo schieramento di centrosinistra, nonché la sua dichiarata omosessualità. Se così fosse, si legittimerebbe innanzitutto metodi di nomina che contraddicono correttezza e buon senso, prefigurando un uso strumentale degli istituti inconciliabili con
se non crede, infine, che la mobilitazione di artisti e intellettuali britannici così significativi, non politicamente riconducibili ad alcuno schieramento o area politico-culturale, meriti particolare attenzione, pena l'addensarsi sul nostro istituto di nuovi e consolidati scetticismi, nonché il crearsi un più generale danno per l'immagine del nostro paese e delle sue istituzioni.
(4-02301)
Nell'ambito della loro attività di promozione culturale, i direttori degli istituti italiani di cultura, rispondono, al di là della loro ampia autonomia culturale ed artistica, alle indicazioni della direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale del ministero degli affari esteri e a quelle delle ambasciate d'Italia nei rispettivi paesi di accreditamento. Tali indicazioni tengono conto delle raccomandazioni elaborate dalla commissione nazionale per la cultura italiana all'estero ai sensi dell'articolo 4, comma 2, lett. A) della legge n. 401 del 1990 che definiscono metodi, obiettivi e contenuti della promozione della cultura italiana all'estero, nonché il ruolo ed i compiti dei direttori degli istituti italiani di cultura, sia su un piano generale che in relazione alle singole aree geografiche.
Il decreto del Presidente della Repubblica n. 18 prevede che gli incarichi conferiti ai direttori di «chiara fama» - come quelli di altri esperti estranei alla pubblica amministrazione inviati a prestare servizio all'estero - siano biennali, eventualmente rinnovabili per un ulteriore biennio e comunque revocabili in qualsiasi momento a giudizio del Ministro degli affari esteri.
Per quanto attiene in particolare l'istituto di cultura di Londra, la commissione nazionale per la promozione della cultura italiana all'estero ha già approvato il rinnovo dell'incarico al direttore Mario Fortunato per un ulteriore biennio.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.
dall'ottobre 2001 in provincia di Pistoia non opera più alcun giudice del lavoro;
ad oggi il numero delle cause pendenti ha raggiunto la quota di 1.356;
il rinvio delle udienze fissate per maggio 2002 è previsto per febbraio 2003;
tale situazione si configura come una vera emergenza che crea danno ai cittadini per lunghi tempi di attesa e forte disagio negli operatori del settore;
risulta all'interrogante che il sottosegretario onorevole Vietti in occasione di un incontro pubblico svoltosi a Pistoia il 20 maggio 2002 ha dato ampie assicurazioni circa iniziative ed interessamento del Governo per una celere soluzione del problema -:
a quali iniziative intenda riferirsi il Ministro competente per ripristinare le normali condizioni di funzionamento in un settore così delicato come quello delle cause di lavoro.
(4-03052)
Il consiglio Superiore della magistratura, nella seduta plenaria del 10 luglio 2002, ha deliberato la nomina del dottor Giuseppe Di Marzo, quale giudice del lavoro a Pistoia.
Si segnala, inoltre, che è in entrata, con funzioni di giudice, il dottor Alessandro Buzzegoli, proveniente dal tribunale di Palmi.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
i cittadini della frazione di S. Oliva-Pontecorvo a seguito della decisione presa dalle Poste italiane, di interrompere il servizio presso la medesima frazione, riducendo l'apertura degli uffici a n. 2 giorni settimanali (martedì e venerdì) causando così un disservizio alla collettività, soprattutto anziana, hanno raccolto n. 500 firme;
considerato che la frazione dista circa 6 chilometri dall'ufficio postale più vicino;
tenuto conto che per i servizi sempre più diversificati e numerosi, resi dalle Poste, l'ufficio era divenuto il riferimento di un'area ben più vasta, richiamando fette di utenza da zone limitrofe (Tordoni, Monticelli, Selvi, Badia, eccetera);
visto, inoltre, che l'ente comunale assicura con la struttura ogni altra esigenza dell'ufficio -:
se, alla luce di quanto sopra evidenziato, non ritenga di intervenire, e quali azioni intenda porre in essere, per la restituzione della funzionalità dell'ufficio postale che garantisce, sul piano dell'efficienza e della convenienza il pieno soddisfacimento delle esigenze dei cittadini.
(4-02444)
Nondimeno, al fine di disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante, non si è mancato di interessare la predetta società la quale ha precisato che, nell'ambito del processo di riorganizzazione previsto dal piano di impresa 1998-2002, e degli impegni assunti con il contratto di programma, è stato già attuato o è in corso di realizzazione un radicale cambiamento nelle strutture aziendali, finalizzato a realizzare il risanamento ed il rilancio della società.
Nel contesto delle iniziative adottate a tali fini, la società ha proceduto all'analisi e alla valutazione delle proprie realtà operative per individuare quelle più rispondenti agli obiettivi fissati.
È stato, pertanto, adottato un nuovo modello di organizzazione della rete, nonché la revisione e la semplificazione delle attività svolte attuando alcuni progetti che hanno determinato. positivi risultati nelle modalità di lavorazione a livello nazionale.
In tale ottica va inquadrata la riduzione delle giornate di apertura (martedì e venerdì) dell'ufficio postale della frazione di S. Oliva nel comune di Pontecorvo, attuata nel settembre 2001, in considerazione dell'esiguo volume di traffico fatto registrare.
Successivamente la medesima società per venire incontro alle richieste della popolazione e delle autorità locali - pur se il monitoraggio del flusso di traffico non aveva fatto registrare incrementi - ha riconsiderato la propria decisione e, a partire dall'aprile 2002, ha provveduto ad aumentare il numero dei giorni di apertura dell'ufficio in parola che sono passati a tre: martedì, venerdì e sabato.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
la crisi dell'ordine pubblico in alcune zone della Sardegna centrale sta assumendo - per gravità, frequenza e specificità degli episodi - caratteristiche strutturali, configurandosi ormai per un crescente numero di cittadini ed ambienti non come devianza dalle norme, ma come «modalità» di rapportarsi con le amministrazioni e gli amministratori pubblici, assumendo il metodo dell'intimidazione come strumento di «partecipazione»;
questa cultura della forza e della violenza denuncia una progressiva e radicale perdita del senso dell'identità civile e della cittadinanza politica, che sta mettendo seriamente a rischio la stessa agibilità delle istituzioni democratiche locali;
la messa in discussione delle forme di partecipazione democratica denunciano sul piano culturale una devastante assenza del «senso» dello Stato e dello Stato come tale sul piano istituzionale, e una assenza sempre più preoccupante di strategie attive e condivise di sviluppo sul piano economico -:
se il Governo sia davvero consapevole della gravità della situazione e del senso di impotenza che sta progressivamente attanagliando gli amministratori locali e le istituzioni;
se il Governo non ritenga di dover promuovere in tempi ravvicinati - e prima che la situazione precipiti - una Conferenza regionale sull'ordine pubblico, coinvolgendo tutte le istituzioni locali, per aggiornare modalità di indagine, di interventi e di presenza sul territorio soprattutto nelle ore di maggiore rischio, rompendo inveterate pigrizie con comportamenti efficaci e coerenti;
se il Governo, soprattutto - per dare una risposta più completa e coinvolgente - non ritenga di dover ripristinare e rilanciare con tempestività tutti gli strumenti di programmazione negoziata e di politiche attive per lo sviluppo già avviate nella precedente legislatura per rimettere in moto meccanismi di crescita economica e per ridare valore alla presenza dello Stato e delle istituzioni e fiducia e speranza alla maggioranza dei cittadini onesti.
(4-02273)
Il fenomeno degli attentati dinamitardi e degli atti intimidatori - che si manifesta da tempo non solo nei confronti di amministratori locali, ma anche di edifici e strutture che ospitano gli uffici dei comuni e delle forze di polizia - non sembra rientrare in un piano preordinato di «intelligenza criminale». È costituito, infatti, da episodi slegati fra loro, attuati da singoli individui, che spesso reagiscono in tal modo a decisioni sgradite delle amministrazioni comunali, all'attività di contrasto delle forze di polizia, ovvero a dissidi privati.
I fatti che si sono verificati appaiono comunque di basso livello e limitati ad avvertimenti più o meno minacciosi che, pur da non sottovalutare, non sembrano tali da determinare allarme sociale o costituire pericolo per l'incolumità personale dei soggetti destinatari delle minacce.
Inoltre, i moventi di tali azioni criminose non sembrano avere una valenza «politica» in senso stretto, ossia legata all'appartenenza delle vittime a schieramenti politici contrapposti.
A riprova di tale assunto vi è infatti la circostanza che di frequente, specie nei centri più piccoli, le amministrazioni sono espressione di liste civiche senza una chiara caratterizzazione e, in alcuni casi, addirittura «trasversali» ai grossi schieramenti nazionali di centro destra-centro sinistra.
Le forze di polizia e le autorità provinciali di pubblica sicurezza hanno sempre fornito risposte istituzionali immediate e puntuali, sebbene talvolta i risultati processuali
Nel mese di aprile si è tenuta a Cagliari una riunione a carattere tecnico-operativo, a livello regionale, nel corso della quale è stato adottato un piano straordinario di intervento sul territorio di natura preventiva ed investigativa. Il piano prevede l'impiego dei nuclei dei reparti prevenzione crimine e delle squadriglie per assicurare mirati servizi di controllo del territorio - flessibili e dinamici - per periodi prestabiliti ed alternati in tutte le province della Sardegna e, in particolare, in quelle aree dove si è registrata una recrudescenza delle rapine in danno di istituti di credito ed uffici postali e degli attentati in danno di amministratori locali.
Inoltre, l'8 di maggio 2002 si è svolta una conferenza regionale sull'ordine pubblico, alla quale hanno partecipato anche il Ministro dell'interno e i massimi rappresentanti delle forze dell'ordine, che ha coinvolto tutte le istituzioni locali.
Obiettivo di tale iniziativa, è stato proprio quello di rafforzare il valore della presenza delle istituzioni. Nel corso di tale riunione è stato condotto un approfondito esame della situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica in Sardegna, che ha fatto registrare dati sostanzialmente positivi, con una diminuzione dei reati analoga a quella dell'8 per cento rilevato in campo nazionale, sebbene perduri il fenomeno in controtendenza degli attentati dinamitardi contro gli amministratori pubblici. Fenomeno sul quale il governo intende esercitare il massimo controllo e compiere ogni sforzo per debellarlo. In tale ottica, è previsto che lo sforzo sia rivolto, in collaborazione con la regione Sardegna e con il coinvolgimento anche delle province e delle amministrazioni locali, alla realizzazione della videosorveglianza e dell'interconnessione delle sale operative delle forze di polizia, talché possa operarsi una ridistribuzione appropriata delle forze sul territorio, riducendo il personale bloccato negli uffici e coinvolgendo sempre di più le polizie municipali.
Inoltre, in un accordo con la regione è stata prevista anche la creazione di un «osservatorio» a supporto dell'azione delle amministrazioni locali.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
il comune di Ruvo del Monte, in provincia di Potenza, lamenta, con una forte presa di posizione nei confronti della Soprintendenza della Basilicata, la mancata assegnazione al Museo civico comunale di un serie di nuovi reperti a suo tempo, dopo il sisma del 1980, depositati altrove, ma non esposti. La richiesta del comune è più che legittima. Gli amministratori dichiarano la completa disponibilità e responsabilità di gestire adeguatamente il Museo civico, che viene ritenuto anche occasione per attrarre visitatori nel piccolo comune di una tra le aree più interessanti della Basilicata -:
se e in quali tempi saranno adottati i provvedimenti del caso per rispondere positivamente alla richiesta del comune succitato.
(4-01437)
L'apertura del museo civico in questione è stata consentita solo a seguito di una puntuale selezione di reperti archeologici che non avessero presentato un rischio
Per i motivi sopra esposti e anche a seguito di verifiche effettuate dalla soprintendenza circa le misure di sicurezza presenti presso il museo, non appare, al momento, ipotizzabile l'esposizione di ulteriori reperti appartenenti, come quelli esposti, al patrimonio indisponibile dello Stato con conseguenti dirette responsabilità del ministero in merito ad una loro adeguata tutela.
L'amministrazione comunale di Ruvo del Monte è stata pienamente informata in merito alle problematiche sopra richiamate.
La soprintendenza competente ha, comunque, offerto la propria disponibilità a collaborare a tutte le iniziative che possano consentire al museo civico di eliminare gli inconvenienti riscontrati affinché il medesimo possa diventare un effettivo polo culturale di rilievo regionale. In un momento successivo, la medesima potrà prendere in concreta considerazione la richiesta di deposito di ulteriori reperti.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Giuliano Urbani.
negli ultimi giorni di maggio lungo un tratto di spiaggia del Basso Jonio a nord di Reggio Calabria sono stati rinvenuti rifiuti ospedalieri, in quantità incredibilmente elevata;
lungo tutta la zona i comuni interessati, tra cui Brancaleone, Condofuri, San Lorenzo e Bova Marina, hanno emesso immediatamente ordinanze per vietare l'accesso al litorale;
il materiale rinvenuto consistente in garze, siringhe, scatole di medicinali, sacche per trasfusioni e cateteri, presenta un pericolo gravissimo per l'incolumità dei cittadini;
il Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti della regione Calabria ha predisposto un immediato intervento per ripulire e bonificare l'area in questione;
la presenza di questi rifiuti rischia di compromettere la stagione turistica ormai avviata con gravi ripercussioni sulla debolissima economia della zona -:
quali misure urgenti i ministeri di indirizzo intendano porre in atto per sostenere l'azione di bonifica e il recupero dei rifiuti, consentendo il regolare avvio della stagione turistica nella massima sicurezza;
quali iniziative intendano assumere per accertare le cause di questo fatto allarmante e pericoloso e per impedirne il ripetersi.
(4-03431)
Il giorno successivo, analogo materiale veniva rinvenuto anche lungo le spiagge dei comuni di S. Lorenzo (Reggio Calabria), Condofuri (Reggio Calabria), Bova Marina (Reggio Calabria) e Brancaleone (Reggio Calabria).
Al fine di concordare le misure da adottare per la bonifica dei siti inquinati, si è subito tenuto un incontro presso la delegazione di Palizzi Marina (Reggio Calabria) con la presenza del delegato del commissario per l'emergenza rifiuti nella regione Calabria, di funzionari dell'ASL e dei sindaci dei comuni interessati.
Veniva quindi disposta la raccolta immediata dei rifiuti in questione e la pulizia della spiaggia, il monitoraggio delle acque con il coinvolgimento della capitaneria di
In data 10 giugno 2002, il commissario delegato per l'emergenza rifiuti nella regione Calabria emetteva l'ordinanza n. 1880 con la quale affidava alla ditta IMPEC srl di Pozzuoli (Napoli) l'attività di recupero, selezione, trasporto e smaltimento di rifiuti, nonché la pulizia ed il ripristino ambientale dell'arenile del tratto di costa interessata prescrivendo l'inizio dei lavori entro 3 giorni dalla notifica dell'ordinanza nonché l'esecuzione degli stessi in 25 giorni solari.
Dalle indagini eseguite risulterebbe che tali rifiuti siano stati scaricati in mare e successivamente si sarebbero spiaggiati su un tratto abbastanza ampio del litorale a seguito delle mareggiate e delle correnti presenti in zona.
Le indagini per risalire ai responsabili dell'abuso e al luogo di origine dei materiali è ancora in corso.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
secondo le denunce che vengono da varie fonti agricole, l'Italia è invasa dallo zucchero proveniente dall'area dei Balcani. Secondo la Confagricoltura negli ultimi nove mesi le importazioni provenienti da Albania, Kosovo, Bosnia Erzegovina e Montenegro hanno raggiunto le 116 mila tonnellate che rappresentano un quantitativo equivalente al 10 per cento della produzione italiana;
praticamente i Balcani esportano nell'Unione ed in particolare nel nostro Paese data la vicinanza geografica, ben il 30 per cento della propria produzione saccarifera. Se le cifre riportate rispondono al vero, stante la nota insufficienza della produzione di zucchero nei Balcani rispetto al consumo locale, tale massiccia esportazione non appare chiara e fa supporre inammissibili triangolazioni -:
se non sia il caso che il Governo italiano richieda a Bruxelles l'applicazione della clausola di salvaguardia tra l'altro prevista dagli accordi sottoscritti con i Balcani.
(4-03265)
Il comitato, nell'ambito delle specifiche competenze, ha espresso le proprie preoccupazioni in ordine agli effetti sui mercati comunitari di flussi di importazione considerevole ed ha invitato la Commissione ad effettuare un idoneo monitoraggio attraverso i certificati rilasciati nella Unione europea.
La Commissione si è impegnata:
a considerare la possibilità di modificare le modalità di rilascio dei certificati per inserire la indicazione dello specifico Paese esportatore;
a mantenere lo stato di allerta doganale, onde acquisire tempestivamente i dati doganali;
a sollecitare i servizi giuridici, al fine di individuare la possibile attivazione di misure di salvaguardia.
Il problema delle importazioni di zucchero dai Balcani pur ritornando periodicamente all'attenzione del comitato di gestione zucchero per l'aggiornamento dei dati quantitativi, sarà oggetto di esame in istanze diverse, soprattutto una volta completate
Si fa presente, inoltre, che l'amministrazione, in collaborazione con la Commissione europea e con il ministero degli affari esteri, è impegnata ad individuare le misure di salvaguardia più efficaci.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
l'Ente poste, di proprietà dello Stato, sta proseguendo nella sua politica inaccettabile di chiusura di uffici postali, soprattutto nei piccoli centri;
sta di fatto che la gente è costretta a recarsi nei grossi centri per potere effettuare una operazione postale e tutto questo è grottesco;
anche nelle città gli uffici postali sono privi di personale ed occorre fare lunghe code per una operazione postale;
questa condotta dell'ente di Stato non può assolutamente essere accettata, non si può risparmiare solo sui dipendenti eliminando uffici postali;
risulta all'interrogane che siano molto elevate le spese di rappresentanza e i rimborsi spese erogati dall'ente, su cui sarebbe opportuno approfondire -:
se i Ministri interrogati non ritengano che la politica di chiusura degli uffici postali attuata da Poste italiane non metta a rischio il servizio universale.
(4-02368)
Del generale programma di risanamento previsto ed, in parte attuato, fanno parte la riorganizzazione aziendale ed il ridimensionamento della rete degli uffici postali, problema in merito al quale il vigente contratto di programma - stipulato fra il Ministero delle comunicazioni e la società - prevede, all'articolo 5, comma 3, che la predetta società indichi una serie di uffici non in grado di garantire condizioni di operatività compatibili con il raggiungimento dell'equilibrio economico di gestione; da parte della società devono, altresì, essere rappresentate le iniziative e gli interventi adottati per il miglioramento della gestione di tali uffici, al fine di arrivare ad una progressiva riduzione delle relative perdite.
In tale ottica, pertanto, è stata attuata una serie di interventi volti a rendere più razionale la presenza degli uffici sul territorio senza dimenticare - ha tenuto a precisare la società Poste - che tutti i provvedimenti adottati potranno essere riconsiderati qualora si dovessero modificare in positivo le situazioni di squilibrio che li hanno determinati, come dimostrano alcuni esempi già verificatisi in alcune zone del territorio nazionale.
Quanto al problema delle file agli sportelli degli uffici, la società ha significato di aver realizzato una serie di interventi articolati in uno specifico piano denominato «rete 2000» che va dalla «coda unica» - che è stato possibile rendere operativa a seguito della conseguita polifunzionalità di tutti gli sportelli - al servizio «pensionati e accreditati» - che consente l'accreditamento dei ratei di pensione in c/c postale o libretto di risparmio fin dal primo giorno del mese ed evita agli interessati i rischi ed i disagi connessi al maneggio di valori oltre che, ovviamente, delle attese allo sportello - al cosiddetto «pomeriggio del pensionato» - destinato a tale particolare categoria di utenti, che consiste nell'apertura pomeridiana di alcuni uffici cui possono accedere solo i pensionati nei giorni di pagamento
Relativamente, infine, alle spese di rappresentanza ed ai rimborsi erogati, la ripetuta società ha fatto presente che la genericità di quanto prospettato, senza alcun riferimento a fatti o persone ben individuabili, non ha consentito l'effettuazione di accertamenti mirati.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
ogni anno si dichiarano le zone di mare pulito o meno e si assegnano le cosiddette «bandierine»;
alla Sicilia non viene mai concessa alcuna «bandierina», nonostante goda di un mare pulito;
sarebbe opportuno fare chiarezza circa le modalità attraverso le quali si stilano classifiche di balneabilità, anche per fugare ogni sospetto in ordine a eventuali iniziative fraudolente tese a indirizzare le masse turistiche sempre verso i soliti lidi, in particolare a danno della Sicilia -:
quali iniziative intenda adottare per garantire modalità di rilevazione della balneabilità fondate su criteri univoci, trasparenti e al di sopra di ogni sospetto.
(4-03153)
Si tratta di un complesso e lungo lavoro necessario a verificare lo stato di qualità delle acque marine italiane essenzialmente da un punto di vista ambientale, che è propedeutico alla diffusione di dati corretti e attendibili a beneficio dei cittadini e degli studiosi della materia.
A partire dal 19 giugno 2002, i dati sono fruibili su Internet (http://www.minambiente.it/Sito/settori-azione/sdm/Home-SDM.asp) e vengono costantemente aggiornati.
Per una immediata fruizione dell'informazione è stato utilizzato un sistema di visualizzazione che, in base ad elaborazioni statistiche, trasforma il complesso dei risultati delle analisi effettuate in un giudizio sintetico sullo stato di qualità del mare.
Tale monitoraggio si articola su programmi triennali e ad esso partecipano tutte le regioni costiere italiane; dai primi di giugno, infatti, si è inserita anche la regione Siciliana che, nel 2001, per problemi amministrativi, non aveva potuto stipulare la convenzione con il ministero.
Con ciò si intende rassicurare l'interrogante sulla preoccupazione espressa circa l'esclusione della regione Sicilia e, nel contempo, si può affermare che il monitoraggio ha raggiunto la completezza di indagine.
Le regioni, attraverso specifiche collaborazioni con i laboratori pubblici periferici, controllano 73 aree marine dislocate lungo le coste italiane: 57 di queste aree sono da considerarsi, in base alle loro caratteristiche, come aree critiche, mentre altre 16 sono state selezionate per il controllo. A queste ultime, da oggi, vanno aggiunte le 8 (6 aree critiche e 2 di controllo) che la regione siciliana controllerà a partire dai primi di luglio.
In ciascuna delle aree identificate, mediante stazioni di campionamento, vengono raccolti, con cadenza quindicinale, campioni di acqua e di plancton e, con cadenza semestrale, vengono effettuate analisi sui sedimenti e sui molluschi. Sedimenti e molluschi, infatti, al contrario dell'acqua, conservano per mesi, talvolta per anni, la «memoria» di tutte le sostanze con cui sono venuti in contatto. Annualmente, infine, vengono indagate le comunità dei fondali, valutando anche ecosistemi particolarmente rilevanti dal punto di vista ambientale, come le praterie di Posidonia Oceanica.
In occasione di questa operazione sono state applicate e valutate su scala nazionale
Ciò rende possibile valutare con grande precisione l'attendibilità dei diversi metodi di indagine e, quindi, contribuire alla definizione dei metodi per la rilevazione e la valutazione degli elementi biologici e morfologici delle acque marine e costiere.
I risultati delle analisi ed il giudizio di qualità emerso dalla loro elaborazione vengono infine semplificati e resi fruibili attraverso una facile iconografia, immessi sul sito e costantemente aggiornati.
È opportuno segnalare, in ultimo, che il sistema messo a punto non risulta avere confronti nel contesto dell'Unione europea.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
il numero delle cause di lavoro pendenti avanti al tribunale di Roma è cresciuto in modo considerevole, passando dalle 5.000 del 1974 alle 20.000 circa del 1987 fino alle oltre 79.000 odierne;
dalla riforma del processo del lavoro il numero dei magistrati applicati a queste cause è stato sostanzialmente lo stesso - 40 previsti dall'organico, da 32 a 38 effettivamente operanti - non sufficiente, nonostante lo sforzo di produttività, per fronteggiare nel tempo l'aumento delle iscrizioni e la formazione dell'arretrato;
questa situazione si è inevitabilmente riflessa sui tempi della definizione dei giudizi che hanno subito una dilatazione;
il consistente gravame ha comportato conseguente aumento di carico per la fase di appello, facendo venir meno il rapporto di cambio, fino a portare l'arretrato, negli anni 1995-1996 a circa 30.000 cause. Solo a decorrere dal 1996, epoca in cui è stato coperto l'organico ampliando a 20 il numero di magistrati divisi in tre collegi con un presidente ciascuno si è verificata una inversione di tendenza consentendo di avviare un'opera di definizione maggiore dei giudizi;
la consistente quantità di domande giudiziali trova giustificazione oltre che in cause incidenti su tutte le sedi giurisdizionali del lavoro, in cause proprie alla realtà di Roma: in particolare, la concentrazione nella capitale della maggioranza degli enti pubblici, privatizzati e previdenziali, la forte presenza di piccoli datori di lavoro del settore terziario poco propensi alla conciliazione, la competenza esclusiva di Roma per le controversie previdenziali dei residenti all'estero; la conseguente specializzazione degli studi legali propensi anche a domande di giustizia «esplorativa»; l'esplosione del contenzioso previdenziale;
questa rilevante consistenza delle questioni trattate evidenzia anche la ricaduta che la giustizia del lavoro ha nell'assetto economico e sociale, fortemente condizionata dalle attese e dagli esiti che i lavoratori e le parti datoriali consegnano alla decisione dei giudici;
la situazione si è aggravata con la riforma del giudice unico in ragione della devoluzione al tribunale di Roma dei giudizi in precedenza trattati dalle ex sezioni distaccate della pretura lavoro;
la istituzione della sezione lavoro della Corte d'appello di Roma, ha assorbito i magistrati impegnati nella definizione a stralcio degli appelli pendenti al 31 dicembre 1999 - circa 25.000 - riducendo l'organico dagli ordinari 20 giudici e 3 Presidenti a 12 giudici e 2 Presidenti;
nella stessa sezione lavoro della Corte d'appello sono confluiti i gravami di tutto il territorio regionale, con conseguente iscrizione a ruolo, ogni mese, di circa 800
l'oggettiva mole di lavoro ha trovato un forte impegno dei magistrati addetti che ha mantenuto l'indice della loro produttività e laboriosità tra i più alti d'Italia;
la tendenza del numero delle sopravvenienze degli ultimi anni è crescente e dimostra quanto i cittadini continuino a riporre la loro fiducia primaria, in una materia che tocca le loro possibilità concrete di miglioramento economico o di tutela delle condizioni di lavoro o di impresa, nel sistema giurisdizionale di composizione dei conflitti;
in primo grado, infatti, sono sopravvenute 39.060 cause nel 1996, 52.074 nel 1997, 51.406 nel 1998, 48.961 nel 1999 e 49.507 nel 2000; in Corte d'Appello Lavoro sono sopravvenute 6853 cause nel 2000 e 8770 nel 2001, al mese di marzo 2002 sono pervenuti 981 appelli, potendo, così, prefigurare il superamento di 10.000 nuove controversie per la fine del 2002;
questi numeri chiedono una adeguata presenza di magistrati, cancellieri e altri impiegati, aule e un numero di postazioni di lavoro pari al numero degli addetti;
diversamente, il numero dei magistrati in organico non è adeguato. Infatti, l'organico del tribunale, seppure di recente incrementato, è diviso tra primo grado e sezioni stralcio e l'organico della Corte d'appello è sottodimensionato, con una insufficienza della produttività dei singoli a smaltire i processi pendenti e le sopravvenienze;
il personale di cancelleria è numericamente insufficiente. In primo grado le udienze sono svolte senza assistenza e in secondo grado a fronte di 4914 dispositivi letti alla pubblica udienza sono state pubblicate 3152 sentenze: i giudici di appello hanno deciso 1772 sentenze in più di quelle che la loro cancelleria ha potuto sostenere;
né i giudici né gli addetti di cancelleria dispongono di adeguate postazioni di lavoro pari al loro numero e alla quantità dei documenti complessi da trattare. Perfino gli archivi che raccolgono le cause in trattazione sono saturi e non raccolgono più cause;
il tribunale del lavoro (primo grado e appello-stralcio) non dispone di una sede adeguata al numero delle cause e dei giudici; la Corte d'appello del lavoro è provvisoriamente collocata in poche stanze di via Lepanto, 4, mentre la nota sede di via Varisco non è ancora in uso ed è contesa con altri uffici giudiziari;
dalla rappresentazione di questa realtà si ricava il rischio di una sempre più inefficace laboriosità, insufficiente ad assicurare i tempi di una ragionevole durata dei processi e di attuazione concreta del principio di legalità;
è dimostrato quanto per costruire una giustizia efficiente serva prima che indagare l'attività del singolo magistrato avere capacità politica di organizzare e migliorare il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia, anche prevedendo maggiori risorse umane - giudici, addetti alle cancellerie, commessi - ed economiche e logistiche -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione esposta dagli interroganti e quali siano le sue valutazioni e intendimenti a riguardo;
se il Ministro intenda agire per migliorare, nell'ambito delle proprie competenze, le condizioni per lo svolgimento delle cause di lavoro nelle sedi giurisdizionali italiane e, in particolare, nella città di Roma;
se, con riferimento al tribunale e alla Corte d'appello di Roma, anche in ragione delle specificità che queste sedi devono assolvere in materia giuslavorativa, il Ministro intenda favorire una migliore organizzazione del servizio, quanto ai giudici e al personale da impegnare e quanto all'individuazione di una unica sede utile a contenere, mediante apposite postazioni di
(4-02991)
Nella sezione lavoro sono presenti 59 giudici e 4 consiglieri e al momento non si rilevano vacanze.
Sono peraltro in entrata 7 unità di magistrati e 5 sono in uscita; una unità è applicata in altra sede.
La Corte di appello di Roma è dotata di un organico di 138 magistrati: attualmente risultano vacanti 5 posti di presidente di sezione di cui uno della sezione lavoro pubblicato con fax del 21 febbraio 2002 e 17 posti di consigliere di cui 3 pubblicati con fax dell'11 gennaio 2001 e fax del 21 dicembre 2001 e 3 della sezione lavoro pubblicati con fax del 21 dicembre 2001 e fax del 21 febbraio 2002.
Risultano in entrata 9 unità di magistrati e 2 in uscita.
La dotazione organica del personale amministrativo in servizio presso la Corte d'appello di Roma prevede 377 unità, di cui sono presenti 320.
Tuttavia è recentemente intervenuta la Corte costituzionale, che, con sentenza n. 194 del 2002, emessa con riferimento diretto alla riqualificazione attuata nel ministero delle finanze, ha richiamato le regole fondamentali da osservare in materia di reclutamento per l'accesso ad un posto di lavoro nel pubblico impiego, con l'effetto di imporre a tutte le amministrazioni un momento di riflessione sul complesso delle procedure di riqualificazione comunque attivate.
Come appare del tutto evidente da quanto rappresentato, il superamento dello stato di impasse in cui versano le procedure di riqualificazione, che riguarda tutte le amministrazioni dello Stato, richiede decisioni adottate di concerto tra tutti i soggetti interessati, in particolare l'ARAN e il dipartimento per la funzione pubblica, con i quali sono stati avviati i necessari contatti.
Peraltro, come disposto dall'articolo 15, lettera B, punto C del contratto collettivo nazionale di lavoro, sottoscritto il 16 febbraio 1999, solo all'esito delle procedure di riqualificazione e nel caso di esito negativo delle selezioni, o in totale mancanza di professionalità da selezionare, potranno essere banditi concorsi pubblici per fronteggiare eventuali persistenti carenze di personale, mentre per esigenze urgenti di funzionalità degli uffici si potrà ricorrere all'istituto dell'applicazione.
È indubitabile che la sezione lavoro della Corte d'appello di Roma, istituita a far data dal 2 gennaio 2000, affronta un carico di cause di notevole entità e che immediatamente si è presentata la necessità di mettere a disposizione, per la stessa, nuovi spazi che consentissero, nell'immediato, la funzionalità dell'ufficio in attesa di poter disporre della nuova struttura in via Rossetti, ubicata nelle immediate vicinanze della città giudiziaria, ed acquistata dall'amministrazione nell'intento, da sempre perseguito, di ampliare i poli giudiziari ormai consolidati nell'ambito del contesto urbano della città di Roma, non appena questo si renda possibile.
Pertanto la sezione lavoro della Corte d'appello è stata nell'immediato sistemata in alcuni locali messi a disposizione dalla presidenza del tribunale nell'edificio di via Lepanto n. 4, in uso alle sezioni civili del tribunale stesso.
La commissione di manutenzione della città giudiziaria di piazzale Clodio, cui è demandata ogni decisione in materia di utilizzo dei locali da parte degli uffici rappresentati in seno alla stessa, ha stabilito di assegnare due piani dell'edificio in via Rossetti alla sezione lavoro della Corte d'appello - oltre ai locali che saranno destinati ad archivi - mentre il piano terra ed il primo piano sono stati destinati al casellario giudiziale.
Al riguardo, i competenti uffici ministeriali stanno operando per l'allestimento strutturale (i locali sono stati consegnati open space) e per la fornitura di mobili e di quanto altro si renda necessario per assicurare la funzionalità degli uffici sopra
Ogni altra problematica prospettata dal presidente della Corte d'appello, quale il reperimento di nuovi spazi necessari per gli archivi, è all'esame dell'amministrazione centrale per addivenire ad una conveniente e rapida soluzione nelle direttive già individuate.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
il corpo di Polizia penitenziaria ha pagato negli anni un elevatissimo tributo di sangue;
diversi uomini appartenenti al sopracitato corpo sono stati uccisi perchè non si sono piegati alle minacce mafiose e tra questi il vicebrigadiere Antonino Burrafato, assassinato il 29 giugno 1982 a Termini Imerese;
dopo tanti anni di indagine e di richiesta di verità e giustizia si è riusciti a fare chiarezza evitando che questo, come altri delitti perpetrati, rimanesse impunito;
le Istituzioni, in particolare il Ministro della giustizia, dovrebbero sostenere il corso di verità e giustizia;
la tragica vicenda del vicebrigadiere Antonino Burrafato avrebbe dovuto vedere la Presidenza del Consiglio dei ministri ed in particolare il Ministero della giustizia costituirsi parte civile, ciò a difesa di tutto il corpo della polizia penitenziaria ed a salvaguardia della convivenza civile e democratica;
nel passato al vicebrigadiere Antonino Burrafato sono stati riconosciuti i meriti di «vittima del dovere» nonché la promozione a maresciallo ordinario -:
quali siano i gravi motivi che hanno determinato la mancata costituzione di parte civile del Ministero della giustizia nell'udienza preliminare celebratasi a Palermo in data 15 ottobre 2001 nel processo che vede imputati mafiosi del calibro di Bagarella;
se siano ravvisabili le responsabilità e come si intenda procedere in merito;
quali iniziative intenda promuovere al fine di onorare e difendere la memoria del vicebrigadiere Antonino Burrafato e di tutto il corpo della polizia penitenziaria.
(4-01051)
Il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria è venuto a conoscenza dello svolgimento del procedimento penale nei confronti dei presunti esecutori e mandanti dell'omicidio del vice brigadiere Antonino Burrafato, a seguito di un appunto del responsabile del gruppo operativo mobile del corpo di Polizia penitenziaria datato 21 novembre 2001. È mancata infatti la comunicazione formale della Procura della Repubblica di Palermo al Ministero della Giustizia quale persona offesa dal reato.
Prestano servizio, non conteggiate nell'organico, 18 unità di personale impegnate nei progetti regionali di lavoro socialmente utili, ai sensi della legge 448 del 2002.
Pertanto le presenze effettive sono 338 su 377.
Si fa inoltre presente che con decreto ministeriale 6 aprile 2002, a seguito del mutato assetto organizzativo e ordinamentale conseguente alla stipula del contratto integrativo di amministrazione, sono state rideterminate le dotazioni organiche dell'Amministrazione giudiziaria.
Nel suddetto ufficio l'organico complessivo è stato aumentato di 52 unità e, in particolare, è stato aumentato l'organico delle posizioni economiche C2 cancelliere
La dotazione organica del personale amministrativo in servizio presso il tribunale di Roma prevede complessivamente 1374 unità, di cui sono presenti 1253.
Prestano servizio non contemplate nell'organico 28 unità di personale già impegnate nei progetti regionali di lavori socialmente utili, ai sensi della legge 448 del 2002 e 5 unità di personale distaccate da altri distretti.
Pertanto le presenze effettive sono 1286 su 1374.
Con il predetto decreto ministeriale sono state rideterminate le dotazioni organiche anche del tribunale. L'organico complessivo è stato aumentato di 132 unità, ed in particolare sono state aumentate le posizioni economiche C3 Direttore di cancelleria (1 unità), C2 Cancelliere (51 unità) B3 Cancelliere (40 unità) e B2 Ausiliario (2 unità) e sono state istituite le posizioni economiche C1 Contabile (1 unità), B3 Operatore giudiziario (28 unità), B3 Contabile (1 unità) e B 1 Ausiliario (8 unità).
Per la copertura delle vacanze del personale amministrativo sono state bandite dall'amministrazione le relative procedure di riqualificazione, riservate al personale dipendente.
Venivano quindi richieste determinazioni in merito alla costituzione di parte civile dell'amministrazione all'avvocatura distrettuale dello Stato di Palermo, la quale, attesa la gravità dei fatti e la sussistenza del danno (tanto patrimoniale che morale), esprimeva parere favorevole, chiedendo contestualmente alla Presidenza del Consiglio dei ministri l'autorizzazione di cui all'articolo 1, comma 4 della legge n. 3 del 3 gennaio 1991.
A seguito del rilascio di tale autorizzazione, la predetta avvocatura provvedeva a formalizzare la costituzione di parte civile del ministero della giustizia e del ministero dell'interno all'udienza dibattimentale del 17 gennaio 2002.
La mancata costituzione di parte civile in udienza preliminare, che comunque non ha precluso la successiva formalizzazione di essa nel corso del dibattimento, è stata causata dalla mancata notificazione da parte della procura della Repubblica di Palermo e quindi della conoscenza dell'instaurazione del procedimento penale successiva al 15 ottobre 2001 sia da parte del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, come sopra riferito, che dell'avvocatura distrettuale dello Stato di Palermo, venuta a conoscenza per la prima volta del rinvio a giudizio degli imputati dell'omicidio in questione solo a seguito di notizie di stampa.
Le competenti articolazioni ministeriali seguono comunque l'iter giudiziario per assicurare la salvaguardia dell'onorabilità del vice brigadiere Burrafato che ha sacrificato la vita per le istituzioni dello Stato.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
l'organizzazione all'interno della casa circondariale di Pesaro registra forti difficoltà;
la situazione è peggiorata negli anni in quanto alla necessità di espletare nuovi servizi e di custodia di un numero crescente di detenuti non è corrisposto un sufficiente adeguamento dell'organico del personale;
nell'attuale organico di 156 unità, 67 non sono adibite a compiti di istituto per diverse ragioni: distacchi, aspettative, legge 104, maternità eccetera;
per le ragioni sopra elencate i diritti più elementari dei lavoratori - come anche denunciato dai sindacati FP CGIL e FPS CISL - rischiano di non essere rispettati, a cominciare dal godimento delle ferie -:
se il Ministro non intenda intervenire per migliorare una situazione che rischia di degenerare a scapito della sicurezza e
(4-03165)
Alla stessa data 53 unità di personale risultavano assenti a vario titolo e 5 erano i distacchi nella sede a fronte di 4 quelli disposti fuori sede.
Si rappresenta peraltro che l'organico del predetto istituto, nello scorso mese di aprile, è stato incrementato di tre unità ausiliarie; inoltre, nel mese di luglio 2002, al termine delle attività formative relative ai corsi 70o e 71o ausiliari, all'istituto pesarese sono state assegnate altre sette unità.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
con l'ordinanza del 27 novembre 2001, n. 1644, il Commissario delegato per l'emergenza ambientale nel territorio della regione Calabria, onorevole Giuseppe Chiaravalloti, ed il responsabile unico del procedimento, dott. ing. Giovanni Battista Papello, disponevano la realizzazione «di un impianto di trattamento RSU per la selezione meccanica dei rifiuti indifferenziati con una sezione per la produzione di combustibile derivato da rifiuti in balle» da ubicare nel territorio del comune di Figline Vegliaturo;
tale decisione, presa senza nessuna preventiva consultazione con i rappresentanti istituzionali del territorio interessato, è stata accolta con preoccupazione dalla stragrande maggioranza della popolazione del Savuto;
contro di essa si sono mobilitati consiglieri comunali, sindaci, consiglieri provinciali e regionali che attraverso le forme istituzionali hanno espresso la loro contrarietà nei confronti di un intervento inconciliabile con una realtà territoriale con vocazioni e peculiarità paesaggistiche, ambientali e sociali che la rendono incompatibile con la realizzazione di un impianto di trattamento RSU -:
se tale decisione risponda alle condizioni ed ai criteri tecnici per la localizzazione degli impianti, per la gestione dei rifiuti, fissati dal piano regionale di gestione dei rifiuti e in caso negativo, se non ritenga opportuno revocare il Commissario delegato per l'emergenza ambientale della regione Calabria al fine di scongiurare la realizzazione di un intervento fortemente contestato dalla popolazione del Savuto e che va in senso opposto rispetto alle direttrici di sviluppo dell'intera zona.
(4-01803)
La realizzazione di tale impianto è in perfetta coerenza con il piano di gestione rifiuti che ha recepito il piano di emergenza per lo smaltimento dei RSU nella regione Calabria previsto dall'ordinanza Presidenza del Consiglio dei ministri n. 2696 del 21 ottobre 1997, sul quale gli organismi comunitari hanno espresso parere favorevole.
Tale struttura risulta essere l'unica che verrà realizzata e non già un primo nucleo soggetto a successive integrazioni ed ampliamenti.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
le leggi n. 61/89 e n. 431/98 prevedono la classificazione di «comune ad alta tensione abitativa» e una particolare disciplina normativa per quanto riguarda gli sfratti, riduzioni fiscali e maggiorazioni dell'ICI sugli immobili non locati;
nella città di Monfalcone (Gorizia) vivono oltre seimila persone senza risultarvi residenti, essendo lavoratori trasferitisi (stabilimenti navalmeccanici Fincantieri) o familiari di questi provenienti nella maggioranza dei casi dal Sud del Paese;
è rilevante il numero degli sfratti esecutivi;
il punteggio necessario per acquisire un alloggio di edilizia pubblica è notevolmente più alto a Monfalcone rispetto agli altri comuni della provincia;
i canoni d'affitto comunemente praticati risentono della scarsa disponibilità del mercato e sono inaccessibili per la stragrande maggioranza dei richiedenti;
l'elenco dei comuni ad alta tensione abitativa non è ancora pronto e che la proposta dovrà essere sottoposta alla conferenza Stato/regioni -:
se non ritenga che la città di Monfalcone (Gorizia), sussistendo elementi di particolare gravità e urgenza, riscontrati anche dal prefetto di Gorizia, debba venire inclusa nell'elenco dei Comuni ad alta tensione abitativa in modo da consentire procedure più rapide e facilitate nella risoluzione della locale emergenza alloggi.
(4-00950)
L'importanza di procedere all'aggiornamento deriva, essenzialmente, dalla necessità di rendere disponibile un nuovo elenco in grado di restituire - in termini più aggiornati possibili - le mutate condizioni abitative presenti nelle diverse aree territoriali del paese anche ai fini della efficace attuazione della legge di riforma delle locazioni. In relazione a quest'ultimo aspetto occorre tenere conto della previsione contenuta nella legge 431 che consente di applicare unicamente ai comuni compresi nell'elenco gli incentivi fiscali in favore dei proprietari che stipulano o rinnovano il contratto di locazione secondo la modalità cosiddetta «concertata» che, come è noto, fa riferimento, ai fini della determinazione del canone, ad accordi sottoscritti in sede locale tra le organizzazioni sindacali degli inquilini e dei proprietari.
Va poi considerato che la sospensione delle procedure nei confronti di particolari categorie sociali (inquilini che hanno nel nucleo familiare ultrassentacinquenni o handicappati gravi e che non dispongono di altra abitazione o di redditi sufficienti per accedere all'affitto di una nuova casa), prorogata fino al 30 giugno 2002 dal decreto-legge 27 dicembre 2001, n. 450, convertito con legge con legge 27 febbraio 2002, n. 14 e ulteriormente prorogato dal decreto-legge 122 del 20 giugno 2002, trova applicazione esclusivamente nei comuni compresi nell'elenco in argomento.
Al fine di poter formulare la proposta di aggiornamento sono stati svolti specifici approfondimenti ed elaborazioni per compensare la riscontrata scarsa significatività dei dati tradizionalmente utilizzati. In effetti, con riferimento alla tematica che
Sulla proposta di aggiornamento - scaturita da indicatori comunque elaborati sulla base dei dati statistici e quindi con le inevitabili approssimazioni conseguenti alla parzialità dei dati disponibili - si sono riscontrate difficoltà oggettive in quanto la stessa è risultata in qualche caso, a parere di alcune regioni, non pienamente rispondente a descrivere le specificità delle singole realtà territoriali. È stato registrato, altresì, un orientamento non favorevole del ministero dell'economia e delle finanze ad un'ipotesi - formulata in assenza di dati da parte del dipartimento per le politiche fiscali dello stesso ministero sull'entità delle agevolazioni fiscali effettivamente fruite - che prevedesse un allargamento del potenziale numero dei comuni con conseguente aumento dei beneficiari delle agevolazioni fiscali previste dalla legge 431 del 1998.
Al fine pertanto di recepire le osservazioni formulate dal ministero dell'economia e delle finanze e dalle regioni, sono stati individuati criteri, condivisi dalle regioni e dai comuni nel corso di numerose riunioni a livello tecnico svoltesi presso la conferenza Stato-regioni presso la conferenza unificata, che permettono sia di effettuare l'aggiornamento dell'elenco in modo da non incrementare la popolazione precedentemente interessata sia di consentire alle regioni e alle province autonome di tenere conto delle particolari specificità territoriali, non rilevabili mediante l'elaborazione di indicatori e dati statistici a livello nazionale.
Tali criteri avrebbero dovuto formare oggetto di una intesa, da ratificare in sede di conferenza Stato-regioni, tra il ministero delle infrastrutture e dei trasporti e le regioni, che avrebbe quindi assunto il significato di documento propedeutico all'aggiornamento di che trattasi. Sulla base di successivi contatti intercorsi tra questa direzione generale ed il dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione del ministero dell'economia e delle finanze è stata ravvisata, invece, l'opportunità di sottoporre fin da subito la questione al Cipe trasferendo integralmente i contenuti dell'intesa in una deliberazione dello stesso comitato.
Ciò posto, si riportano di seguito i criteri assunti a riferimento per l'aggiornamento dell'elenco dei comuni a tensione abitativa e deliberati formalmente dal Cipe nella seduta del 12 febbraio 2002 previo parere favorevole della conferenza unificata e acquisita l'intesa dei Ministri dell'interno e della giustizia:
ai fini della predisposizione dell'elenco dei comuni a tensione abitativa, a ciascuna regione e provincia autonoma è attribuita una soglia massima, in termini di popolazione interessata, conseguente all'inclusione dei comuni capoluoghi di provincia e dei comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti;
ferma restando la soglia massima attribuita nonché l'inclusione, in ogni caso, nell'elenco dei comuni capoluogo di provincia, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano possono procedere ad individuare, qualora opportuno, altri comuni in sostituzione di quelli con popolazione superiore a 30.000 abitanti;
per ciascuna regione e provincia autonoma la popolazione complessiva ricadente all'interno dei comuni da definire a tensione abitativa, con riferimento ai dati Istat 2000, dovrà risultare non superiore al 20 per cento del peso attribuito relativamente ai comuni capoluogo e ai comuni con popolazione superiore alle 30.000
Sulla base dei criteri individuati, le regioni e le province autonome, entro novanta giorni (a decorrere dalla data di pubblicazione della deliberazione Cipe nella Gazzetta ufficiale) trasmettono al ministero delle infrastrutture e trasporti - direzione generale per l'edilizia residenziale e le politiche abitative - osservatorio della condizione abitativa, l'elenco integrale dei comuni a tensione abitativa. Verificata la rispondenza degli elenchi trasmessi ai criteri enunciati, l'elenco complessivo dei comuni a tensione abitativa viene predisposto e inviato al Cipe per la formale approvazione ai sensi dell'articolo 8, comma 4, della legge 431 del 1998.
La richiamata deliberazione Cipe del 12 febbraio 2002, da un lato, risponde alla disposizione normativa contenuta nella legge 431 di procedere all'aggiornamento dell'elenco dei comuni a tensione abitativa anche articolando ed ampliando i criteri precedentemente adottati e, dall'altro, tiene conto del nuovo assetto istituzionale delineato dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 e dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, lasciando ambiti di autonomia decisionale alle singole regioni sulla base, comunque, di criteri definiti a livello generale.
Da tali premesse, pertanto, deriva che l'inclusione o meno del comune di Monfalcone nell'elenco dei comuni a tensione abitativa è demandata alla regione Friuli-Venezia Giulia.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Pietro Lunardi.
la situazione di disagio in cui versa la casa circondariale di Gorizia è determinata in primo luogo da una emergenza-spazi, sia per il personale sia per i detenuti in quanto l'atrio e gli stessi uffici di direzione sono inadeguati alle esigenze degli impiegati e dei familiari dei detenuti in visita, costretti a lunghe attese all'esterno del carcere per l'assenza di anticamere e zone di accoglienza;
le celle, che in teoria dovrebbero essere strutturate per tre al massimo quattro detenuti, sono occupate da sei-sette persone con la necessità di dover fare i turni anche per sedersi al tavolino e consumare i pasti;
l'attuale ristrutturazione dell'ala dell'edificio posta al terzo piano riduce ulteriormente gli spazi a disposizione per le attività, mentre è difficilmente prevedibile la fine dei lavori che si stanno protraendo ormai da anni per ritardi burocratici negli appalti e nell'esecuzione degli interventi, costretti a continue modifiche in corso d'opera dovuti al cattivo stato generale dell'edificio;
l'organico della polizia carceraria nell'istituto è attualmente di 47 agenti contro i 54 in organico e contro i 70 che sarebbero necessari per un ottimale utilizzo delle risorse umane, posto che il personale è infatti impiegato in turni per far fronte alla vigilanza nell'arco delle 24 ore e inoltre deve provvedere all'accompagnamento e alla custodia nei trasferimenti dei detenuti;
il disagio degli operatori è acuito dalla mancanza di servizi elementari quali la mensa che spetterebbe per legge e che invece, a causa dell'indisponibilità di ditte a fornire i pasti, sono completamente a carico del singolo, anche quando si tratta di personale di leva -:
come si intenda far fronte a queste essenziali necessità che dovrebbero essere garantite in un Paese civile al personale del ministero e ai detenuti in attesa di giudizio.
(4-02950)
Le celle ed i locali adibiti ad uffici non dispongono, infatti, di ampi spazi.
Il Provveditorato regionale competente ha provveduto a fare installare un sistema di sorveglianza esterna a mezzo telecamera fissa (anno 2001) ed ha autorizzato l'esecuzione dei lavori di ripristino strutturale dell'intradosso del solaio di copertura del corridoio presso la terza sezione detentiva.
Inoltre, entro i limiti dei fondi disponibili, il Provveditorato cura, secondo le priorità di volta in volta valutate, l'esecuzione dei necessari lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Per quanto concerne il personale di polizia penitenziaria, si comunica che l'organico ammonta attualmente a 49 unità e che, al termine delle attività formative in corso, sarà valutata la possibilità di incrementarlo.
Si evidenzia, infine, che per quanto concerne la popolazione detenuta, la situazione dell'istituto di Gorizia non si discosta da quella di altri istituti del territorio: infatti, a fronte di una recettività tollerabile di 73 posti, le presenze variano da 70 a 90 con una frequente mobilità dovuta a continui ingressi ed uscite di arrestati.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
la filiale delle Poste di Locri nasce nel 1999 dalla preesistente direzione provinciale di Reggio Calabria ed è una delle due filiali calabresi di nuova istituzione con sede non capoluogo di provincia;
detta filiale comprende 51 comuni e si estende nelle sue competenze sul 60 per cento dell'intero territorio provinciale;
ad oggi, nel processo di riorganizzazione degli uffici si sono registrate lentezze nei processi di trasferimento di unità verso Locri e le disponibilità della filiale non vengono coperte in attesa dell'arrivo di unità da Reggio Calabria;
purtroppo nei piccoli comuni del comprensorio si stanno registrando una serie di difficoltà, in parte legate anche ai nuovi carichi di lavoro legati all'avvento dell'euro;
il personale in servizio si trova a dover gestire situazioni di enorme disagio nel normale svolgimento delle ordinarie funzioni a causa delle carenze presenti;
il problema della necessità degli uffici avrebbe potuto risolversi con la mobilità verso Locri di una quindicina di unità che dall'assunzione svolgono la propria attività nelle province di Catanzaro e Crotone e chiedono da anni di avvicinarsi alla propria residenza senza risultato;
le istanze dei pendolari della Locride hanno trovato uno sbarramento non condivisibile per far parte della stessa provincia quale quella di Reggio Calabria, il cui esubero impedisce loro di accedere alla categoria dei pendolari con la conseguente impossibilità di essere, dopo 15-20 anni di pendolarismo reale, avvicinati a casa;
la filiale di Locri deve attendere i dipendenti in esubero da Reggio Calabria, attesa vana che rischia di accrescere i disservizi che si stanno verificando, nonostante l'impegno e l'abnegazione del personale in servizio -:
quali iniziative intenda promuovere il Governo in considerazione del suo ruolo di azionista di maggioranza delle Poste affinché si provveda al potenziamento delle unità di personale della filiale di Locri, con l'obiettivo di superare le attuali difficoltà fatte registrare dalle carenze presenti che penalizzano gli utenti e mortificano la professionalità delle unità attualmente in servizio.
(4-02586)
In tale ottica, ha proseguito la società, l'opportunità di un incremento delle unità da applicare nell'ambito della filiale di Locri, potrà essere valutata dopo aver accertato gli effetti prodotti dalla procedura di mobilità attuata ai sensi di quanto previsto dall'accordo stipulato nell'ottobre 2001 con le organizzazioni sindacali di categoria.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
in data 28 marzo 2000 presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, tra il gruppo Telecom Italia e le Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilte Uil, si è sottoscritto un verbale di accordo avente ad oggetto il Piano Telecom di Sviluppo e Riorganizzazione;
in sede di illustrazione del dettagliatissimo Piano, l'azienda ha fissato, quali propri obiettivi specifici, per i servivi di rete fissa, l'efficienza interna «la garanzia e lo sviluppo di un'elevata qualità di servizi di assistenza e manutenzione, valorizzando le competenze e il presidio tecnologico e territoriale, lo sviluppo di strutture di vendita e progettazione specializzate», la continua espansione degli accessi in funzione delle previsioni di mercato;
in tale accordo, particolare attenzione allo sviluppo veniva posta dall'azienda sulla garanzia della fruizione di servizi essenziali e sulla conferma del proprio impegno relativo al Servizio Universale, effettuando tutti gli investimenti a tal fine necessari;
anche nel campo di Servizi di Rete mobile, detto Piano prevede la necessità «di attivare iniziative strategiche sull'attenzione al cliente e sul continuo orientamento all'efficienza», nonché l'implementazione di nuove tipologie di offerta;
in particolar modo, in detto accordo, l'azienda, a conferma del proprio impegno a rafforzare la qualità della struttura delle risorse umane... dichiara di prevedere la realizzazione di 6.200 assunzioni nell'arco temporale di piano;
quindi specifica strategia dell'azienda è quella di potenziare il servizio offerto, al fine di mantenere e rafforzare il proprio ambito di estrema competitività sul mercato;
a fronte di un esplicito impegno del Gruppo Telecom, volto a rafforzare l'efficienza e la gamma di servizi offerti, conseguentemente mantenendo la qualità dei medesimi, attraverso il potenziamento e l'ulteriore qualificazione dei presidi territoriali, di fatto l'Azienda sta perseguendo una politica di smantellamento degli stessi;
a tale proposito anche la struttura Telecom attualmente presente in provincia di Viterbo è oggetto di una ulteriore politica di ridimensionamento aziendale, che vedrebbe i suoi residui addetti, a breve trasferiti presso sedi diverse in ambito regionale;
tale scelta gestionale certamente non risulta rispettosa degli impegni sottoscritti con il citato accordo del 28 marzo 2000, in quanto la cancellazione di una struttura «periferica» di fatto espande i tempi di risposta alla domanda della clientela, rende meno efficace ed efficiente il servizio offerto, collide con le strategie di sviluppo poste dal Gruppo Telecom a fondamento della propria «posizione competitiva rilevante»;
anche la prevista modalità interaziendale, tra l'altro finalizzata «alla creazione di nuove competenze adeguate al rapido mutare del contesto organizzativo, tecnologico e di mercato», prevede «un preventivo esame con i rispettivi organismi sindacali territorialmente competenti, in ordine alle situazioni di lavoratori collettivamente interessati al distacco», ... «ricercandone il consenso nei casi individuali» -:
quali iniziative intenda intraprendere il Governo per tutelare, oltre che i numerosi posti di lavoro degli addetti Telecom in Provincia di Viterbo, anche l'efficienza del servizio all'utenza che risentirebbe pesantemente della chiusura di un presidio territoriale ancor più necessario oggi, se rispondente a verità la proclamata politica di sviluppo del gruppo Telecom.
(4-02047)
Tuttavia, allo scopo di disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, non si è mancato di interessare la società Telecom la quale ha confermato di avere in corso di realizzazione un progetto di ristrutturazione organizzativa a livello nazionale in ambito fonia residenziale e telefonia pubblica, allo scopo di recuperare efficienza e di migliorare gli standard qualitativi di assistenza tecnica, con la conseguente riduzione dei tempi di risoluzione dei guasti e di rilascio di nuovi servizi.
Per raggiungere tali obiettivi la Telecom ha comunicato di ricorrere, grazie alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie, all'accentramento del governo delle attività della rete (diagnosi dei guasti, dispacciamento delle attività del personale tecnico e coordinamento della fornitura dei servizi) nelle sedi maggiori (44 aree operative rete) ed al rafforzamento delle competenze del personale operativo sul territorio sempre più orientato al presidio delle attività di assistenza tecnica ed alla fornitura dei servizi alla clientela.
In tale quadro la provincia di Viterbo è la sede del centro di lavoro unico in cui operano oltre 200 unità con professionalità differenziate per lo svolgimento delle seguenti attività:
progettazione/realizzazione della rete di accesso; supporto specialistico per l'esercizio e la manutenzione degli impianti di telecomunicazioni; presidio tecnico/operativo per l'assistenza alla clientela business; presidio tecnico/operativo del territorio.
La società Telecom, nel precisare che nel corso del 2002 sono state interessate al trasferimento 11 unità e che al momento non sono previsti ulteriori provvedimenti del genere ha significato che gli stessi rientrano nelle linee operative di gestione del personale definite fra la società stessa e le organizzazioni sindacali nazionali Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilte-Uil il giorno 28 marzo 2000, negli incontri con tali organizzazioni intervenuti in sede nazionale nei giorni 8 novembre, 8 e 16 gennaio 2002 e a livello regionale nei giorni 8 e 18 gennaio 2002, nonché con la segreteria nazionale Ugl in data 12 novembre 2001 e 18 gennaio 2002.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
se non ritenga che le recenti perturbazioni atmosferiche abbiano evidenziato l'impreparazione di molte regioni e province a gestire le ex strade statali gestite dall'Anas;
se non ritenga opportuno ridisegnare una nuova rete nazionale che, salvaguardando l'obiettivo del federalismo statale, riporti sotto la gestione dell'Anas le arterie più importanti regionalizzate.
(4-01964)
Il problema rappresentato investe il tema della razionalizzazione della rete viaria, stradale e autostradale, definita di interesse nazionale.
In attuazione del decreto legislativo n. 112 del 1998, sono stati emanati il decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 461 che individua la rete nazionale, ed il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 21 febbraio 2000 per l'individuazione ed il trasferimento alle regioni ed agli enti locali delle strade non di interesse nazionale.
Successivamente, con il procedimento semplificato previsto dalla legge 340/2000, sono state adottate modifiche alla rete viaria di interesse nazionale e, di conseguenza, anche alle strade di interesse regionale.
La citata legge n. 340 del 2000 ha introdotto uno schema procedimentale che rende possibile, a regime, modifiche per via amministrativa delle tabelle di individuazione delle strade di interesse nazionale.
Le proposte di modifica sono subordinate al raggiungimento di intesa in sede di conferenza Stato-regioni sentite le competenti Commissioni parlamentari.
L'Anas comunica di essere da subito disponibile al dialogo con le regioni in un'ottica di miglioramento della sicurezza e del servizio all'utenza.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
gli organi di stampa regionali e locali (Il Tempo Roma, Nord Est, Tiburno) hanno evidenziato, con particolare rilevanza, la pericolosità dei liquami tossici presenti nei silos dell'ex stabilimento industriale «Chimeco», al chilometro 18,300 della via Tiburtina (comune di Guidonia Montecelio);
stando alle indiscrezioni giornalistiche, nei serbatoi e nelle vasche sarebbero contenuti circa 2.500 metri cubi di rifiuti;
i liquami risultano essere stati abbandonati in queste condizioni precarie da dieci anni;
il deterioramento dei silos può portare alla fuoriuscita dei liquami determinando un notevole rischio ambientale -:
quali iniziative intenda assumere per verificare i possibili e prospettati rischi ambientali, anche ai fini dell'eventuale bonifica del sito.
(4-02122)
Con successiva nota del 29 gennaio 2002, il Direttore del Dipartimento Ambiente e Protezione Civile ha chiesto alla «Tiburtina Gestione s.r.l.» di trasmettere le risultanze dell'attività di bonifica, invitando nel contempo gli organi di vigilanza a verificare lo stato di avanzamento dei lavori di bonifica.
Si ricorda, inoltre, che la regione Lazio, con nota 00587 del 25 febbraio 2002, ha incaricato l'ARPA di effettuare le indagini necessarie per la classificazione e quantificazione dei rifiuti presenti nel sito.
Sulla base degli esiti delle attività svolte dagli enti sollecitati dalla Regione, la stessa
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
se corrisponda al vero che in alcuni compartimenti regionali l'ANAS abbia affidato a ditte private la gestione della manutenzione delle strade di propria competenza;
se in caso di risposta affermativa, l'esternalizzazione del servizio corrisponda ad una logica aziendale finalizzata alla dismissione di tale compito istituzionale e se sarà, prossimamente, estesa a tutte le strutture periferiche dell'ente -:
quali siano i costi che tale operazione comporta e le valutazioni rispetto ai presunti ai benefici;
l'iniziativa comporti l'esubero del personale ANAS impegnato nel settore dell'esercizio.
(4-02828)
L'Ente nazionale per le strade - ANAS ha fatto conoscere di procedere alla manutenzione delle strade statali mediante affidamento in appalto ad imprese del settore in osservanza della legge quadro sui lavori pubblici.
L'importo complessivo impegnato nel corso del 2001 per lavori di manutenzione ordinaria da parte degli uffici periferici dell'ente ammonta a 1.359 miliardi di lire circa.
La gestione e la manutenzione della rete stradale di competenza rientrano tra i compiti istituzionali dell'ente che li assolve per mezzo della propria organizzazione e le risorse finanziarie disponibili nel rispetto della normativa in essere.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
se la trasformazione dell'Anas in società per azioni comporterà una situazione di esubero, in prospettiva, del personale dipendente;
se alla società per azioni sarà preposto un nuovo vertice aziendale;
se l'Anas sia intenzionata a dismettere i propri dipartimenti regionali delegando, nei prossimi anni, le funzioni di gestore della viabilità stradale nazionale alle regioni ed alle province.
(4-03091)
La trasformazione dell'Ente nazionale per le strade - ANAS in società per azioni non induce riduzioni di personale. Tale modifica potrebbe portare, piuttosto, ad una ricostituzione dei quadri necessari per l'espletamento dei nuovi fini societari che verranno richiesti.
Il vertice aziendale è stato nominato di recente e non sono prevedibili cambiamenti a breve termine.
Relativamente, infine, al trasferimento alle regioni dei propri compiti di gestione della viabilità, si ricorda che detto trasferimento, ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998, è già avvenuto e non sono quindi configurabili ulteriori passaggi di competenze fatto salvo quanto previsto dalla legge n. 340 del 2000 che ha introdotto uno schema procedimentale che rende possibile, a regime, modifiche per via amministrativa delle tabelle di individuazione delle strade di interesse nazionale.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
se, oltre all'ipotizzato pedaggiamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, l'Anas sia intenzionata ad introdurre un sistema di esazione anche sulle autostrade del grande raccordo anulare e Roma-Fiumicino.
(4-03224)
L'ente nazionale per le strade - Anas, interessato in merito, ha fatto conoscere che non risulta in essere alcuno studio relativo alla introduzione di un sistema di esazione del pedaggio sul Grande Raccordo Anulare di Roma e sulla autostrada Roma-Fiumicino.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
nel dicembre del 1993 fu chiusa la discarica di Corliano in comune di Cerreto Guidi (Firenze);
secondo un progetto della società Publiser spa e con il consenso del comune di Cerreto Guidi è stato presentato il 12 settembre 1997 all'ufficio ambiente della provincia di Firenze una proposta di bonifica e ampliamento di tale discarica;
tale progetto consiste di fatto in una realizzazione di una discarica per contenere circa 120.000 tonnellate di rifiuti pre-trattati confezionati in presse, per una superficie complessiva di 120.000 metri quadri, rispetto ai 16.000 della precedente discarica;
la porzione di territorio in oggetto, identifica un ambiente collinare con valenze paesistiche e con importanti testimonianze architettoniche, l'articolo 153 del decreto legislativo del 29 ottobre 1999 sulle disposizioni legislative in materia di beni culturali in quanto pregiudicano il bene;
inoltre il progetto è privo di indagini sullo stato delle falde acquifere come sul possibile inquinamento causato dalla precedente discarica, non si prevede impermeabilizzazione del suolo, si disconoscono i vincoli idrogeologici dell'area ad alto tasso di franosità, non si valutano gli effetti derivanti dalle attività di trasporto -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere, avvalendosi delle normative di leggi in merito onde verificare la grave difficoltà ambientale di siffatta localizzazione.
(4-02339)
I lavori di risanamento ed ampliamento della suddetta discarica, il cui progetto fu approvato con atto dirigenziale n. 151 del 25 maggio 1998 della Provincia di Firenze, con una previsione di spesa complessiva di circa 5 miliardi di lire, sono in corso di avanzata esecuzione.
L'area suddetta non risulta, inoltre, vincolata ai sensi del decreto legislativo n. 490 del 1999. È stata, comunque, notificata una proposta di vincolo da parte della locale Soprintendenza per i beni architettonici e ambientali che allo stato attuale non è sfociata in alcun provvedimento di vincolo.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
in data 22 aprile 2002 il signor Benedetto Tartamo impiegato dell'ufficio postale di Pisticci Scalo (Matera) è stato colto da malore mentre svolgeva da solo il proprio turno di lavoro;
il signor Tartamo è stato colto da malore ed è rimasto chiuso all'interno dell'ufficio e gli utenti che erano presenti non sono potuti intervenire per i primi soccorsi in quanto impossibilitati ad aprire le due porte dell'ufficio chiuse a chiave dallo stesso impiegato;
sono dovuti intervenire i vigili del fuoco di Ferrandina per aprire la porta dell'ufficio e ricoverare il signor Tartamo presso l'ospedale di Policoro;
l'ufficio postale di Pisticci Scalo serve oltre alla frazione di circa 1000 abitanti anche l'intera area industriale, quasi 2000 addetti, con una utenza significativa;
la presenza di un solo impiegato comporta disagi e rischi per il lavoratore come dimostra l'episodio accaduto nell'ufficio di Pisticci nonché disservizi per l'utenza;
poche settimane fa lo stesso ufficio postale era stato oggetto di un tentativo di rapina;
sono ben 52 gli uffici postali con un solo impiegato -:
quali misure intenda promuovere il Governo, in qualità di principale azionista, affinchè le Poste Spa potenzino il personale dell'ufficio postale di Pisticci Scalo così da consentire l'erogazione di servizi designati all'utenza e vengano adottati criteri generali affinchè quanto verificatosi, fortunatamente senza conseguenze, all'impiegato in servizio colto da malore non abbia a ripetersi come fattore centrale della sicurezza del lavoratore.
(4-02766)
In proposito la medesima società ha precisato che presso l'ufficio in esame è applicato un solo operatore e che, a seguito di un furto con scasso subito dall'ufficio nel mese di marzo 2002 si era provveduto alla sostituzione delle serrature della porta di accesso.
I competenti organi aziendali locali avevano esplicitamente disposto che, per motivi di sicurezza, le chiavi dell'ufficio dovevano essere in possesso oltre che dell'operatore dell'ufficio di Pisticci Scalo, anche del direttore del vicino ufficio di Pisticci: la consegna delle chiavi, che doveva avvenire a cura dell'impiegato dell'ufficio di Pisticci Scalo, tuttavia, non era ancora avvenuta alla data del 22 aprile in cui l'interessato è stato colto da malore.
In tale frangente è stato, pertanto, impossibile per il direttore dell'ufficio di Pisticci - peraltro tempestivamente accorso - entrare nell'ufficio avendo egli a disposizione soltanto le vecchie chiavi.
A completamento di informazione la società ha significato che recentemente è stato messo a punto un sistema che consente ai soccorritori di accedere senza difficoltà all'interno delle strutture blindate ma che, nel contempo, garantisce una protezione totale alle persone ed ai valori presenti all'interno degli uffici postali.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
alla data del 1o gennaio 2002 momento di adozione della moneta Euro in Italia sono trascorsi quasi sei mesi;
questo periodo di tempo comprensibilmente è stato dedicato alla soluzione
il nostro Paese indubbiamente si vuole porre e si pone nella fascia degli Stati modernamente organizzati e di avanzata applicazione tecnologica sia nell'ambito dell'Unione Europea che nel contesto internazionale;
pertanto sono logiche e giustificate le attese dei cittadini per fruire di un contesto di servizi pubblici di livello adeguato a questa realtà avanzata -:
se sia a conoscenza come a tutt'oggi, nella stragrande maggioranza degli uffici postali della cintura di Torino ancora non siano in dotazione i moduli di versamento in conto corrente postale aggiornati all'Euro con la conseguente necessità per i cittadini di dover utilizzare i moduli desueti con l'obbligo di apportare a mano le relative correzioni;
se non ritenga che questo stato di cose oltre al disagio oggettivo che procura a molti utenti e soprattutto alle persone anziane, e a causare tempi morti e ritardi agli sportelli, risulti assolutamente incomprensibile ed inammissibile per un Paese tecnologicamente e organizzativamente avanzato qual è l'Italia;
quali siano le ragioni di questa carenza organizzativa; se tali ritardi dipendano da disfunzioni dell'Agenzia delle Poste Italiane o da altri e quali siano le cause, se di natura economica o organizzativa;
quali siano i tempi previsti per porre rimedio a tale situazione e consentire aicittadini interessati la possibilità di effettuare i versamenti di conto corrente postali senza i disagi che l'attuale situazione comporta. A meno che non ritenga debbano essere gli stessi cittadini a farsi stampare a propria cura e spese nuovi modelli di versamenti finalmente in linea con l'Euro.
(4-03169)
Il disguido è stato determinato dall'entrata in funzione di un nuovo sistema informatico per il coordinamento delle richieste di approvvigionamento provenienti dai diversi uffici postali del territorio alla società fornitrice: i tempi tecnici necessari all'installazione del sistema hanno causato una sovrapposizione degli ordinativi comportando una temporanea difficoltà, per la società incaricata, di provvedere all'evasione delle richieste.
Il flusso del rifornimento degli stampati, ha concluso la società, è rapidamente tornato alla normalità non appena risolto il suddetto problema tecnico.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
in Piemonte ed in particolare in provincia di Cuneo, nella zona di Fossano, i servizi veterinari hanno riscontrato un focolaio di «malattia vescicolare dei suini» e sono in applicazione le disposizioni sanitarie previste dalla legislazione vigente;
i danni si palesano pesanti, svariati milioni di euro, come già indicato nella comunicazione della regione Piemonte prot. 8525 del 19 giugno 2002 -:
quali misure i Ministri interrogati intendano adottare per fronteggiare l'emergenza causata dalla malattia vescicolare e per porre rimedio ai gravi danni provocati dalla stessa alle aziende;
se i Ministri interrogati non ritengano necessario intervenire con urgenza nei territori in cui sono state riscontrate le infezioni, individuati quali aree di protezione,
se i suddetti Ministri non considerino quali interventi finanziabili i seguenti:
a) spese per controlli sanitari, test ed altre indagini;
b) costi imputabili all'abbattimento del bestiame ed al relativo smaltimento;
c) oneri relativi al fermo aziendale derivante dalla difficoltà di sostituzione del bestiame, dalla quarantena o da altri periodi di attesa imposti o raccomandati dalle autorità competenti, con priorità alle aziende ricadenti in zona di protezione;
se i Ministri interrogati non ritengano che l'entità del contributo da destinare alle aziende dei territori colpiti dalla malattia vescicolare debba essere pari al 100 per cento delle spese sostenute per gli interventi suddetti;
se i Ministri interrogati non ritengano utile, al fine di assicurare la realizzazione di interventi urgenti diretti a fronteggiare la suddetta emergenza, di supportare le aziende colpite avvalendosi dell'autorizzazione di spesa prevista dall'articolo 52, comma 85 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, atteso che un importo di 15 milioni di euro è destinato al finanziamento di interventi, in conformità dell'articolo 87, paragrafo 2, lettera b), del trattato istitutivo della Comunità europea, e successive modificazioni, a sostegno delle imprese soggette a misure di profilassi per l'eradicazione e la prevenzione delle infezioni da virus della malattia vescicolare dei suini;
se i Ministri interrogati non ritengano di trasferire alle regioni colpite dalla malattia vescicolare dei suini gli importi necessari all'attivazione degli interventi.
(4-03415)
Tuttavia, il virus è estremamente persistente nell'ambiente e nelle carni.
Infatti, pur essendo stato da anni predisposto un programma di eradicazione di questa malattia non è mai stata del tutto eradicata dalle regioni meridionali.
Negli ultimi anni si sono registrati diversi focolai sporadici.
Le regioni chiuse sono la Campania, la Calabria e la Sicilia. In data odierna le province chiuse sono numerose, tra cui la provincia di Cuneo.
Il commercio di suini vivi da parte di operatori che utilizzano stalle di sosta, dove inevitabilmente animali di diversa provenienza vengono a contatto, sono i maggior responsabili della propagazione della malattia nelle zone indenni del paese.
Nel nord Italia, in particolare, è diffuso il commercio di scrofe a fine carriera che, provenienti da tutto il paese, sono destinate alla macellazione in Italia o all'estero per la produzione di salami cotti a basso prezzo.
La normativa nazionale prevede che lo Stato indennizzi gli allevatori i cui animali siano stati abbattuti in quanto colpiti dalla malattia. Gli indennizzi sono quelli stimati ogni settimana dall'Ismea sulla base della rilevazione dei prezzi sui più importanti mercati nazionali per tutte le categorie di suini da macello e da vita.
I prezzi sono regolarmente pubblicati da tale Istituto nella tabella intitolata: prezzi medi nazionali validi ai fini dei rimborsi per gli animali abbattuti.
La legge prevede indennizzi solamente per i danni diretti, subiti dall'allevatore, nei quali si verifica il focolaio di malattia. Nessun indennizzo è previsto per i danni subiti dagli allevatori interessati dai provvedimenti di polizia veterinaria che limitano severamente gli spostamenti degli animali e ne impongono la macellazione differenziata.
Da parte della Commissione europea la malattia è valutata come malattia ordinaria e conseguentemente è da escludersi che nel caso possano applicarsi le nozioni di calamità naturale e di evento eccezionale. Quindi, qualsiasi aiuto nazionale, inteso a compensare perdite provocate dall'epidemia in questione, va valutato a norma del punto
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
il ministro della giustizia Castelli, da notizie di stampa, avrebbe avanzato l'idea di «ospitare» all'Asinara due pericolosissimi terroristi palestinesi reduci dall'assedio israeliano alla basilica della natività a Betlemme;
l'Asinara, in base a una legge della Repubblica tuttora vigente, costituisce parco a tutti gli effetti proprio in virtù della dismissione di un super carcere nell'isola frutto della volontà pressoché unanime del Parlamento italiano -:
se corrisponda al vero il progetto del Ministro della giustizia di trasferire all'Asinara i palestinesi di cui in premessa e se lo stesso Ministro sia consapevole dell'enorme pericolo che correrebbe la popolazione del nord ovest della Sardegna in particolare di Porto Torres per i possibili attentati terroristici dei gruppi cui essi fanno capo;
se sia informato della legge istitutiva del Parco dell'Asinara;
se, quindi, non ritenga, come all'interrogante appare, di abbandonare la sua idea di alloggiare all'Asinara pericolosi terroristi palestinesi e comunque di riutilizzare come carcere quest'isola in ciò contravvenendo, oltre che alla legge, a un diffuso sentimento della popolazione che dà per acquisita alla fruizione del territorio l'isola dell'Asinara, anche in considerazione del fatto che l'alternativa per i palestinesi potrebbe essere il carcere di San Vittore a Milano.
(4-02936)
Peraltro, i tre palestinesi ospitati in territorio italiano non rivestono lo status di detenuti.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
nei giorni scorsi, a mezzo stampa locale, è stata divulgata la notizia secondo la quale l'amministrazione comunale di Cetraro (Cosenza) avrebbe intenzione di rimuovere, in occasione della ristrutturazione della piazza in cui è locato, il monumento dedicato alla figura di Giannino Losardo ed alle vittime della violenza mafiosa;
Giannino Losardo, la cui vita è stata tragicamente stroncata dalla criminalità organizzata, ha rappresentato un punto di riferimento certo nella lotta contro la violenza e per l'affermazione di una cultura della legalità in una regione come la Calabria fortemente esposta alle prepotenze della mafia;
togliere il monumento assumerebbe, oggettivamente, il senso di una rimozione della memoria, dell'insegnamento e dell'esempio di Giannino Losardo ed una caduta di tensione nella lotta contro tutte quelle forze mafiose sempre pronte a rialzare la testa per continuare a soffocare la vita democratica e la convivenza civile di Cetraro e di una vasta area della provincia di Cosenza;
infatti, Giannino Losardo, a 22 anni dalla sua morte più volte ricordata attraverso iniziative che hanno visto la partecipazione di autorevoli rappresentanti
e non ritenga di dover assumere una iniziativa che, nel rispetto delle prerogative proprie dell'amministrazione locale, possa contribuire ad evitare una grave offesa ai valori comuni e condivisi da tutte le forze democratiche che animano l'impegno civile e morale contro ogni illegalità ed infiltrazione criminale e mafiosa.
(4-02112)
Gli amministratori hanno infatti deciso di collocare nella Piazza un monumento dedicato ai caduti in guerra, a sostituzione dell'originario monumento che era stato rimosso da tempo.
Tale decisione era già stata presa in data 31 marzo 1980 dalla Giunta Comunale, di cui faceva parte anche Giovanni Losardo, la quale aveva approvato il progetto relativo alla costruzione di un monumento ai caduti in guerra.
Successivamente, in data 30 gennaio 1981, ossia dopo la tragica morte del Losardo, la Giunta Comunale perfezionava tale decisione affidando, dopo aver esperito un pubblico concorso, all'artista Marcello Ciampa il completamento del monumento ai caduti in guerra con la realizzazione di una statua di rame.
L'amministrazione comunale di Cetraro ha precisato, comunque, che la statua del Cristo sofferente non è dedicata alla memoria di Giovanni Losardo né di altre vittime della mafia, ma è un monumento dedicato ai caduti in guerra che ha sostituito, per un periodo di tempo limitato, il precedente monumento e che, comunque, l'Ente ha deciso di spostare in un'altra area del territorio comunale.
Si rappresenta, infine, che Giovanni Losardo - alla cui memoria è dedicata una importante piazza del centro storico di Cetraro - continua ad essere considerato un simbolo nella lotta alla mafia ed un sicuro punto di riferimento per tutte le locali forze democratiche.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
in data 13 dicembre 2000 è deceduto il signor Mainardi Luciano titolare della omonima impresa individuale esercente l'autotrasporto di merci per conto di terzi iscritta in via definitiva all'Albo degli autotrasportatori di cose per conto di terzi della provincia di Bologna al n. BOT 3703728K;
con testamento olografo il signor Mainardi Luciano ha lasciato l'azienda ai figli Mainardi Marco e Mainardi Lorenzo già collaboratori familiari;
fra gli eredi si è creata una comunione ereditaria avente ad oggetto l'azienda sopra citata, azienda utilizzata dagli stessi per l'esercizio dell'attività imprenditoriale di autotrasporto di merci per conto di terzi;
con atto a rogito notaio Marco Corradi di Imola in data 7 giugno 2001 i signori Mainardi Marco e Lorenzo hanno convenuto di regolarizzare la comunione ereditaria fra loro esistente in Società in nome collettivo che agirà sotto la ragione sociale «Autotrasporti Mainardi snc di Marco e Lorenzo Mainardi con sede in Budrio (Bologna), via Zenzalino Nord n. 19»;
con delibera del 6 settembre 2001 il comitato provinciale albo autotrasportatori di Bologna ha deliberato il mantenimento dell'iscrizione al numero BOT 3703728K e la medesima anzianità;
in sede di presentazione delle pratiche di trasferimento di proprietà degli autoveicoli adibiti al trasporto merci conto terzi il PRA (Pubblico Registro Automobilistico) ha richiesto l'espletamento di una doppia formalità a tariffa piena (si allega parere della direzione centrale pra) -:
quali iniziative si intenda intraprendere al fine di evitare un doppio esborso essendo di fatto in presenza della stessa e unica azienda;
se non sia opportuno dirimere la problematica in oggetto, al fine di evitare in futuro che altri soggetti si trovino, a seguito di un lutto familiare a dover sostenere - lascito di azienda - doppi importi per le pratiche di trasferimento.
(4-01542)
Successivamente, gli eredi hanno regolarizzato la comunione ereditaria costituendo una società in nome collettivo denominata «Autotrasporti Mainardi snc».
In tali casi le formalità da registrare al PRA per ogni veicolo sono due:
1) trasferimento di proprietà dei veicoli dal padre intestatario ai figli per successione;
2) costituzione di società in nome collettivo con trasferimento dei veicoli dal patrimonio dei due eredi, persone fisiche, a quello della società.
Infatti, nell'impresa individuale, i veicoli sono intestati alle persone fisiche e, in questo caso, il primo trasferimento è a causa di morte; successivamente, con la costituzione di società di persone, la proprietà si trasferisce dal patrimonio degli intestatari a quello del nuovo soggetto giuridico. Non si configura, pertanto, alcuna continuità tra i soggetti contraenti e non è quindi possibile evitare la doppia corresponsione della tariffa piena.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
all'inizio di febbraio 2002 il servizio telegrafo di Bologna chiuderà per decisione unilaterale dell'azienda Poste Italiana spa;
successivamente, gli utenti di Bologna e di tutta l'Emilia Romagna che si serviranno del servizio 186 (dettatura telegrammi) verranno deviati ad operatori di altre regioni italiane;
le stesse organizzazioni sindacali affermano che, da quando la decisione è stata resa nota, all'ufficio telegrafico giungono proteste e richieste di interessamento perché l'ufficio venga mantenuto attivo anche in Emilia Romagna, così come accade in altre regioni (Toscana, Veneto, Liguria), con bacini nettamente inferiori alla regione Emilia Romagna;
il telegrafo di Bologna ha 150 anni di vita e costituisce da sempre uno dei maggiori nodi italiani nel settore delle comunicazioni;
attualmente il telegrafo di Bologna è a disposizione tramite il numero telefonico 186 e fornisce molteplici servizi, oltre la dettatura telegrammi: richieste certificazioni delle camere di commercio, documenti
se sia a conoscenza della chiusura del servizio telegrafico di Bologna;
se non ritenga che la decisione di chiudere un ingente patrimonio storico e di grande valore tecnico appare immotivata e penalizzante per i cittadini emiliano romagnoli che andrebbero a pesare su altri uffici telegrafici già impegnati a soddisfare le richieste del loro bacini regionale, con un inevitabile peggioramento nella loro qualità del servizio.
(4-01957)
Tuttavia, allo scopo di disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame non si è mancato di interessare la predetta società, la quale ha precisato che nell'ambito del processo di riorganizzazione previsto dal piano di impresa 1998-2002, e degli impegni assunti con il contratto di programma, è stato già attuato o è in corso di realizzazione un radicale cambiamento nelle strutture aziendali, finalizzato a realizzare il risanamento ed il rilancio della società.
Nel contesto delle iniziative adottate a tali fini, la società ha proceduto all'analisi e alla valutazione delle proprie realtà operative per individuare quelle più rispondenti agli obiettivi fissati e per ottimizzarne l'utilizzo, allo scopo di favorire la crescita professionale del personale interessato e di migliorare la qualità dei servizi erogati che ha registrato un continuo progresso.
È stato, pertanto, attuato un nuovo modello di organizzazione della rete, sia territoriale che logistico, nonché la revisione e la semplificazione delle attività svolte, progetti che hanno consentito, senza comportare conseguenze negative per la clientela, di avviare nuove modalità di lavorazione presso le strutture aziendali dislocate su tutto il territorio nazionale.
Rientra in tale processo di razionalizzazione - ha proseguito la società Poste - anche la chiusura del centro di trasmissione dei telegrammi di Bologna che è stata attuata a partire dal mese di giugno 2002.
A completamento di informazione Poste italiane ha precisato che nel corso del corrente anno verranno chiusi anche tutti gli altri centri di trasmissione telegrammi ancora presenti.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
all'inizio degli anni novanta si inizia a progettare la costruzione di una discarica di rifiuti a servizio delle città di Modena e Bologna, previa utilizzazione di una piccola vallata laterale del Rio d'Orzo, al confine tra il comune di Serravalle (Bologna) e quello di Savignano (Bologna);
la realizzazione di una discarica nella zona di Castello di Serravalle verrebbe a vanificare gli sforzi che i comuni della comunità montana della Valle del Samoggia stanno compiendo in materia di rilancio del turismo;
successivamente, stante la preoccupazione dei cittadini è sorto un comitato spontaneo volto a protestare per la realizzazione di una discarica in una zona ribattezzata «strada dei vini e dei sapori» proprio per conferirle una sensibilità eno-gastronomica, e che fra l'altro è parte integrante del Progetto comunitario LIFE;
la discarica di Serravalle risulterebbe a livello progettuale oramai vetusta, epoca in cui non si conoscevano alcune soluzioni tipo i termoconvettori, facendo si che l'opera abbia un progetto già vecchio prima del nascere -:
se sia a conoscenza della situazione ambientale e turistica in cui si vuole realizzare la discarica e quali iniziative
se non sia opportuno inviare una commissione di tecnici del ministero al fine di valutare l'opportunità che tale discarica sia insediata in tale zona.
(4-02381)
Tale localizzazione veniva successivamente confermata dalla delibera del Consiglio Provinciale n. 13 del 3 marzo 1998.
Con Delibera del Consiglio Regionale n. 349 del 23 marzo 1999 si approvava il Piano Infraregionale di Smaltimento di rifiuti urbani e Speciali della Provincia di Bologna, con il quale veniva indicato come soggetto realizzatore ed attuatore della suddetta discarica, la Società SEABO Spa.
Successivamente, si costituiva la Società «Rio d'Orzo Srl» tra SEABO Spa, META Spa, COSEA (Consorzio Servizi Ambientali) ed i Comuni di Castello di Serravalle e Savignano sul Panaro, con il compito di provvedere alla progettazione della discarica prevista dal Piano.
Nell'ambito dell'istruttoria condotta per l'approvazione del suddetto Piano Infraregionale, è stata valutata la compatibilità della localizzazione di tale impianto con le indicazioni e i vincoli previsti dal Piano Territoriale Paesistico Regionale. Da tale valutazione non è emerso alcun elemento di contrasto con tali norme.
È stato, anzi, rilevato che il sito su cui si realizzerà la discarica non presenta le caratteristiche di luogo vocato al turismo o a coltivazioni agricole pregiate. Esso, infatti, si trova nelle vicinanze delle cave di argilla Buscatello e Monteoro, dell'industria Italcementi e dell'ex fabbrica Italcalce site nel Comune di Savignano sul Panaro.
Allo stato attuale non risulta essere stato proposto né effettivamente presentato nessun progetto relativo alla realizzazione della discarica. Sono, invece, stati eseguiti alcuni studi per la valutazione di impatto ambientale di cui si attende l'esito.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
il programma delle attività petrolifere nella Val d'Agri, in Basilicata, così come è stato configurato e si è sviluppato sino ad oggi, ha determinato diffusa insoddisfazione sia per la scarsa ricaduta sul territorio dell'operato petrolio, sia perché il risultato economico dell'intera operazione continua ad ignorare i costi, compresi quelli sociali ed ambientali legati al programma di ricerca ed estrazione;
per tale motivo il completamento del programma suddetto dovrebbe essere subordinato all'approfondimento dell'analisi costi-benefici, al termine della quale operare i necessari cambi di tendenza nell'uso della risorsa petrolio, non escludendo a priori, assieme alla riduzione o rilocazione dei pozzi anche l'opzione zero, vale a dire l'eventualità di bloccare allo stato attuale il quadro delle attività petrolifere;
le attività di estrazione, infatti, insistono in aree che, in quanto parte di sistemi locali caratterizzati proprio nelle loro peculiarità storico-ambientali e naturalistiche, verrebbero a perdere progressivamente quella potenziale forza competitiva sui mercati, agricolo e turistico in particolare, che, molto più del petrolio, e per un tempo molto più lungo, rappresentano il vero valore aggiunto di questi territori;
le attività di estrazione, inoltre, insistono su aree ricche di falde acquifere la
lo stesso Ministero dell'ambiente, in un documento del febbraio 1997 a proposito delle attività petrolifere in Basilicata ha affermato che, essendo il marchio di qualità di molte produzioni agricole di mercato «ormai indissolubilmente legato alla qualità ambientale del territorio ospitante, (...) è difficile pensare ad un marchio di qualità legato ad un territorio marcatamente segnato da estesa attività industriale»;
a ciò si aggiungono ritardi nella predisposizione delle misure necessarie alla realizzazione e gestione di un sistema di monitoraggio, di programmi di sviluppo sostenibile per la compensazione ambientale, per l'adozione di un protocollo tecnico per la gestione delle situazioni di emergenza legate al rischio petrolifero, il programma regionale di completamento di distribuzione del metano, l'istituzione di un Osservatorio ambientale a garanzia di un'azione di tutela e valorizzazione ambientale -:
se possa essere scongiurata l'autorizzazione di nuovi pozzi fino alla avvenuta perimetrazione del Parco della Val d'Agri, così come deciso dal consiglio regionale della Basilicata e per riconoscere all'Ente Parco della Val d'Agri quelle finalità di tutela e conservazione della natura del territorio, non assoggettabile ad interventi che possano metterne a rischio la qualità ambientale e l'immagine dell'ente di tutela.
(4-02522)
La valutazione ha riguardato le modifiche dei programmi di sviluppo (pozzi e allacciamenti al Centro Olio), richieste successivamente all'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica 526/94 (Regolamentazione della VIA per le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi).
La procedura di VIA ha preso in esame, quindi, le attività in Val d'Agri e, più precisamente, il progetto di coltivazione del giacimento «Monte Alpi».
Per quanto invece riguarda le attività in progetto e/o in corso in Val Camastra per la messa in produzione del giacimento «Tempa Rossa», si deve far riferimento esclusivamente alla regione Basilicata, per quanto riguarda procedura di valutazione d'impatto ambientale e, per quanto riguarda l'autorizzazione alla realizzazione delle attività, al Ministero delle attività produttive e ancora alla Regione.
In merito a quest'ultimo punto, si evidenzia che con decreto legislativo 28.5.2001, n. 112, sono state trasferite alle regioni le competenze relative alla procedura di valutazione d'impatto ambientale per le attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi in terraferma e, nello specifico caso, la regione Basilicata ha pienamente recepito detti trasferimenti con propria legge regionale 47/98.
Tutto ciò premesso, si precisa che il progetto di coltivazione di idrocarburi denominato «Progetto Val D'Agri» che, come evidenziato, è stato assoggettato a VIA statale, in quanto l'istanza è stata effettuata prima dell'entrata in vigore del detto trasferimento della competenza alle regioni, è articolato in tre progetti relativi alle tre concessioni di coltivazione «Grumento Nova», «Volturino», «Caldarosa»; del progetto complessivo fa inoltre parte il Centro Olio Monte Alpi, localizzato nell'area industriale di Viaggiano, anch'esso assoggettato a valutazione d'impatto ambientale.
Sebbene il progetto fosse formalmente articolato in tre progetti (più il Centro Olio di Viggiano), questo Ministero ha chiesto ed ottenuto di poter considerare contestualmente tutte le attività previste al fine di poter valutare in modo unitario tutti i
Il procedimento di valutazione si è concluso con un generale giudizio positivo di compatibilità ambientale (DEC/VIA/3804 del 16 giugno 1999; DEC/VIA/3871 dell'11 agosto 1999; DEC/VIA/3805 del 16 giugno 1999), condizionato tuttavia al rispetto di specifiche prescrizioni, alla messa in opera di specifiche azioni di mitigazione e/o compensazione ambientale.
In sintesi, le condizioni poste per il giudizio positivo di compatibilità ambientale riguardano:
corretto inserimento ambientale degli impianti;
le operazioni di rinaturazione delle postazioni di perforazione e dei tracciati delle condotte (opere a verde);
le misure di sicurezza;
i monitoraggi ambientali;
le misure compensative.
Con riferimento a tale situazione di sensibilità ambientale, al fine della valutazione, sono stati utilizzati degli approfondimenti relativi al valore naturalistico delle aree, con attenzione ovviamente alle specie vegetali e animali di interesse comunitario riscontrati nei SIC citati. Gli elementi di analisi considerati fanno riferimento ad uno «Studio naturalistico relativo ai valori naturalistici del territorio dell'alto bacino del fiume Agri e Lagonegrese» curato da alcuni tra i più accreditati esperti del settore.
Oltre che alle valenze dei SIC, ovviamente, sono state ampiamente considerate tutte le interferenze del progetto con le diverse componenti ambientali, compresa quella idrica, intesa sia come acque superficiali che sotterranee.
Nonostante le garanzie fornite dal proponente nello studio d'impatto ambientale, il relativo giudizio è stato comunque condizionato, per le situazioni più a rischio, ad alcune più restrittive prescrizioni a maggiore garanzia di tutela.
In riferimento alle attività previste nell'ambito della concessione «Grumento Nova» è stato previsto, nel caso di pozzi in «presenza di falde e in vicinanza di corpi idrici», l'adozione in fase di perforazione dell'adozione di misure di emergenza di massimo livello, anche in presenza di situazioni non particolarmente preoccupanti (temperatura e pressione del giacimento di livello normale). In riferimento alla realizzazione delle condotte collocate su strati permeabili ed in presenza di falde freatiche (es. fondo valle Agri e Lago del Pertusillo) è stato richiesto un sezionamento delle condotte con valvole di chiusura automatica a distanza ravvicinata (circa 1.000 m.) e l'adozione di speciali sistemi di impermeabilizzazione delle pareti del fondo scavo dove sono alloggiate le condotte.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
in Lomellina, in provincia di Pavia, è stato presentato un progetto per la realizzazione
questo progetto di discarica è l'ultimo presentato in ordine di tempo, dopo quelli analoghi presentati a Mortara, Albonese e Suardi e segue le richieste di ampliamento di impianti di trattamento rifiuti come l'inceneritore di Parona (raddoppio della potenzialità) e impianto della ditta CR (nuovi impianti di incenerimento e impianto di inertizzazione);
sono previste tre centrali di produzione di energia elettrica per complessivi 2.400MW, a Casei Gerola, a Sannazzaro de Burgundi e a Voghera, localizzate in un territorio di circa 5 chilometri di raggio;
insistono e sono già attivi importanti insediamenti industriali a rischio come la raffineria Agip Petroli di Sannazzaro e la Oxon di Mezzana Bigli;
la provincia di Pavia è completamente autosufficiente per quanto riguarda il trattamento e lo smaltimento dei propri rifiuti, che addirittura ha impianti già autorizzati con potenzialità di gran lunga superiore al proprio fabbisogno e che nuove autorizzazioni di impianti per rifiuti sono assolutamente non necessarie;
la Lomellina è una zona tipicamente rurale (prima zona risicola d'Europa) e i suoi comuni, in maggioranza piccoli comuni con una popolazione al disotto dei 5.000 abitanti, sono ricchi di bellezze naturali e artistiche;
il progetto di una nuova discarica a Semiana non è previsto nella pianificazione provinciale, ha creato grande preoccupazione nei cittadini, negli agricoltori e nelle categorie produttive, non solo nel comune sede della discarica, ma in tutti i comuni della zona;
in Lomellina è in atto, da ormai troppi anni e a volte nella indifferenza da parte degli enti locali, la trasformazione della zona da «terra di riso a terra di rudo» come denunciato da tempo dalla Legambiente nella sua campagna in difesa della zona, della sua vocazione agricola e delle sue bellezze naturalistiche, artistiche e paesaggistiche -:
se i Ministri siano a conoscenza del progetto di una nuova discarica a Semiana e quali iniziative intendano adottare a tutela delle bellezze naturali e monumentali della zona.
(4-03029)
I terreni interessati dagli impianti sono destinati dal P.R.G. a zona agricola ed in parte a zona di rispetto S.P.5. (Strada provinciale 5).
Il 22 giugno 2002, il Consiglio comunale del su citato comune ha deliberato all'unanimità, parere contrario alla realizzazione del giacimento, oggetto dell'interrogazione.
La regione Lombardia e l'amministrazione provinciale di Pavia hanno comunicato di non aver ricevuto nessuna istanza relativa a discarica da ubicarsi nel comune di Semina e che il Consiglio provinciale, nella seduta del 14 giugno 2002, ha votato un ordine del giorno in cui si impegna la Giunta provinciale a esprimere parere contrario alla realizzazione di impianti che non rispondono ad una necessità di trattamento di rifiuti prodotti nel territorio provinciale.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha notificato al presidente, al direttore ed ai componenti del Consiglio direttivo dell'Ente Parco nazionale del Pollino una nota, nell'ambito della sua azione di vigilanza, con la quale si
tale nota, alla quale in risposta si chiede la ricognizione della situazione amministrativo contabile, sarebbe partecipata anche ai sensi dell'articolo 7 e seguenti della legge n. 24 del 1990, quale atto prodomico ai fini dell'eventuale esercizio del potere sostitutivo da parte del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio;
alle richieste della suddetta nota il Presidente, il Direttore e i componenti del Consiglio direttivo dell'Ente Parco stanno già assolvendo;
in attesa delle controdeduzioni degli interessati e, pertanto, nel periodo di moratoria indispensabile per acquisire gli elementi di conoscenza richiesti, alcuni organi di stampa locale hanno diffuso la notizia della già avvenuta nomina di un Commissario per l'Ente Parco nazionale del Pollino;
a conferma di queste indiscrezioni in data 7 ottobre 2001 il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio ha effettivamente commissariato l'Ente Parco nazionale del Pollino;
questo metodo dimostra l'assoluta pretestuosità del procedimento amministrativo avviato, come mero atto procedurale, ai fini di rendere inattaccabile dal punto di vista procedimentale, un atto che si sostanzierebbe di assoluto contenuto politico;
tale decisione destabilizza l'Ente Parco nazionale del Pollino avviato a concretizzare la programmazione prodotta, interrompendo processi di sviluppo importanti, frutto di azione interattiva e di concertazione con le realtà locali. Tali azioni, che vedono attori dello sviluppo territoriale le comunità locali, le università, gli imprenditori locali, i lavoratori socialmente utili, le associazioni ambientaliste e sono inerenti ad azioni di tutela e conservazione delle biodiversità, alle emergenze antropologiche, allo sviluppo culturale, storico, monumentale e imprenditoriale del territorio, all'educazione ambientale e alla formazione e ricerca;
ancora più grave per il Parco nazionale del Pollino, in un momento cruciale come quello della programmazione dei fondi strutturali comunitari 2000-2006 che vedono il parco destinatario e responsabile di ingenti risorse da utilizzare per la conservazione e lo sviluppo locale, la nomina di un Commissario -:
quali siano stati i motivi che hanno indotto il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio a nominare un Commissario anche a fronte delle scadenze naturali degli organi direttivi dell'Ente Parco nazionale del Pollino, alcune delle quali prossime come quella del Presidente.
(4-03200)
Peraltro, questa Amministrazione, nel denunciare una incapacità a spendere e ad attuare le scelte di programmazione, finalizzate ad un razionale ed economico utilizzo delle risorse, ha ripetutamente invitato l'Ente vigilato ad assumere ogni utile iniziativa volta a rimediare alle anomalie derivanti dagli elevati avanzi di amministrazione ed a produrre risultati tali da ricondurre l'azione amministrativa ai principi di efficienza, efficacia ed economicità.
Del resto, un'elevata giacenza di cassa, un consistente avanzo di amministrazione, la già citata scarsa capacità di programmazione e pianificazione sono da considerare dati oggettivi di evidente rilevanza, per i quali si è imposto l'intervento sostitutivo di questo Dicastero e, quindi, l'avvenuto commissariamento del Parco.
Tutto ciò è avvalorato dalle azioni di questo stesso Dicastero, orientate alla ricostituzione degli organi di governo, Presidente e Consiglio Direttivo.
In particolare, è stata richiesta la necessaria intesa per la nomina del Presidente dell'Ente, a norma dell'articolo 9 della legge n. 394 del 1991, alle Regioni Calabria e Basilicata e, per quanto attiene il Consiglio Direttivo, sono state inviate le richieste di designazione ai soggetti individuati dall'articolo 9, comma 4, lettere a), b), c), d) della legge n. 394 del 1991.
Quanto esposto non può che confermare l'impegno di questa Amministrazione teso ad assumere le iniziative necessarie a ricondurre l'Ente ai canoni della correttezza gestionale ed a consentire il perseguimento degli obiettivi a tutela dei quali il Parco è stato istituito.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
il giorno 21 luglio 2001 durante il vertice G8 di Genova, all'apice della lunga e tristemente nota sequenza di incidenti e disordini culminati nella tragica morte del giovane manifestante Carlo Giuliani, diversi reparti delle forze di pubblica sicurezza impegnati in quei giorni nella tutela dell'ordine pubblico, hanno fatto irruzione nei locali della scuola Pertini (già Diaz) allo scopo di effettuare la perquisizione dei locali, che ospitavano il Genoa Social Forum, e delle persone in quel momento presenti nell'edificio;
presupposto della perquisizione sarebbe stato, come il predecessore del Ministro interrogato ha dichiarato il 23 luglio 2001, in occasione dell'informativa urgente del Governo sui gravi incidenti avvenuti a Genova in occasione del vertice dei G8, quello di «impedire ulteriori episodi di violenza connessi alle manifestazioni», preoccupazione giustificata da almeno due gravi episodi, avvenuti prima dell'operazione di polizia, ricordati dallo stesso Ministro Scajola: la «violenta aggressione operata da centinaia di giovani nei pressi dell'Istituto Diaz con un serrato lancio di corpi contundenti all'indirizzo degli equipaggi di alcune autovetture della polizia» e il «tentativo di accoltellare al torace un ragazzo, un poliziotto, il quale è rimasto illeso soltanto grazie alla protezione che indossava»;
come l'ex Ministro dell'interno ha ricordato nell'intervento suddetto, durante la perquisizione sono stati operati numerosi fermi ed arresti di persone di diversa nazionalità, molti dei quali appartenenti ad «organizzazioni anarchiche di grande efficienza», e «sono stati rinvenuti e sequestrati all'interno dell'edificio bottiglie molotov, numerose tute, cappucci e magliette di colore nero, mazze di legno, catene da moto, chiodi, cinture ferrate, coltelli, martelli, maschere antigas» ed altro materiale considerato pericoloso o comunque riconducibile ad attività illecite o provocatorie;
a seguito della perquisizione sono state tratte in arresto 93 persone, 81 delle quali sono state immediatamente scarcerate, in quanto illegittimamente arrestate, mentre per le altre 12, nonostante la convalida dell'arresto si è provveduto alla immediata scarcerazione perché non vi erano sufficienti indizi di colpevolezza. Pesante il bilancio dei feriti: 62 persone hanno dovuto ricorrere all'intervento dei sanitari in diversi ospedali della città, alcune ferite in modo molto grave. I medici del servizio 118, che hanno portato i primi soccorsi, riscontrano nei loro certificati e nella richiesta di smistamento dei feriti verso gli ospedali numerose ferite lacero contuse e traumi cranici, con almeno due ricoverati in codice rosso. L'entità delle violenze perpetrate ai danni degli occupanti della scuola Diaz dalle forze
sui fatti in questione si è immediatamente aperta una inchiesta della magistratura genovese nei confronti degli arrestati e fermati, ma anche di numerosi funzionari di polizia accusati dai primi, nelle udienze di convalida degli arresti, di aver operato durante la perquisizione con inaudita ed ingiustificata violenza. Nella relazione presentata dai Parlamentari dei gruppi dell'Ulivo al termine dell'indagine parlamentare sui fatti di Genova, infatti, si legge: «tutti gli arrestati hanno riferito di essere stati colpiti da manganellate, calci, di aver ricevuto mobilia addosso, nonostante si fossero gettati a terra con le mani protese per dimostrare che non intendevano opporre resistenza, e risulta che abbiano riportato lesioni, fratture, suture, ematomi vistosi, medicazioni sul capo»;
anche il predecessore del Ministro interrogato a seguito del clamore suscitato dalle immagini delle violenze subite dalle persone che si trovavano all'interno della scuola Diaz durante la perquisizione, ma anche dei dubbi espressi da alcuni funzionari e agenti di Polizia, ha avviato una «inchiesta ispettiva sull'episodio»;
da notizie apparse nel mese di giugno 2002 su tutti i più importanti mezzi d'informazione nazionali, riguardo gli episodi riferiti dal Ministro dell'interno dell'epoca che avrebbero giustificato la perquisizione e gli arresti nella scuola Diaz, si apprende che: l'accoltellamento subito dal poliziotto romano nei pressi dell'edificio scolastico poco prima che avvenisse l'irruzione della polizia nella scuola medesima, stando anche agli esiti di una perizia eseguita dai Carabinieri del Ris, sarebbe frutto di una clamorosa messa in scena; il «serrato lancio di oggetti contundenti» operato da centinaia di manifestanti ai danni delle volanti della Polizia, secondo un funzionario della questura di Roma, sentito dai magistrati genovesi, si ridurrebbe al «volo» di una bottiglia di birra sopra una delle quattro auto della polizia e ad «una persona che si aggrappava allo specchietto retrovisore di una vettura»; le molotov e il materiale sospetto rinvenuto all'esito della perquisizione, ed è questo l'aspetto più grave della vicenda, sarebbe stato acquisito molte ore prima della perquisizione in luoghi diversi della città e comunque distanti dalla scuola Diaz;
se quanto riferito dai giornali, in merito alle risultanze delle indagini della magistratura sull'operazione di polizia alla scuola Diaz, fosse vero, ci troveremmo in presenza di un comportamento gravissimo ed inaccettabile, diretto da una parte a giustificare le ingiustificabili violenze subite dagli ospiti del Genoa Social Forum da parte di funzionari di pubblica sicurezza, dall'altra ad attribuire a carico di persone percosse e sottoposte a misure di restrizione della libertà personale pesanti responsabilità penali, che aggiungerebbero a quanto già illecitamente subito l'oltraggio di una ingiusta condanna -:
quali provvedimenti il Ministro interrogato abbia assunto nei confronti dei funzionari di Polizia che hanno indotto il suo predecessore a fare dichiarazioni in Parlamento che alla luce delle notizie apparse sulla stampa in merito all'inchiesta della magistratura, non corrispondono al vero in relazione ai motivi ed agli esiti della perquisizione alla scuola Diaz, e se non ritenga di dover rendere pubblici gli esiti dell'inchiesta ispettiva ordinata dall'ex Ministro Scajola;
se non reputi di dover chiarire quando il Presidente del Consiglio sia stato informato dei gravi fatti narrati in premessa;
(4-03433)
Il Ministero dell'interno attende gli esiti di tali accertamenti al termine dei quali fornirà una puntuale e circostanziata risposta alle richieste provenienti dall'onorevole interrogante.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
nei prossimi giorni (30 giugno-1 luglio 2002) si svolgeranno le elezioni dei componenti magistrati del Consiglio superiore della magistratura;
prima della recente riforma del CSM, attuata da questo Governo con legge 28 marzo 2002, n. 44, esistevano vari collegi elettorali per l'elezione dei componenti magistrati del CSM;
con la nuova normativa, che prevede i collegi unici nazionali, i tribunali di grandi dimensioni (come Roma, Napoli, Palermo, Milano) riescono sicuramente ad eleggere un proprio candidato, quelli medio piccoli (la stragrande maggioranza del Nord Est) non ne hanno più la possibilità;
nella situazione precedente alla riforma, in particolare, il Veneto veniva sorteggiato assieme ad altre regioni, e riusciva sempre ad eleggere un proprio componente, cosa che permetteva che i problemi giudiziari del Veneto potessero essere rappresentati a Roma;
con l'attuale riforma si ha invece una situazione paradossale: nel Collegio unico nazionale per le elezioni di due magistrati che esercitano le funzioni di legittimità presso la Corte suprema di cassazione e la procura generale presso la stessa Corte non vi è alcun candidato del Nord Est;
stessa situazione suesposta si ha nel Collegio unico nazionale per l'elezione di quattro magistrati che esercitano le funzioni di pubblico ministero presso gli uffici di merito e presso la Direzione nazionale antimafia, ovvero che sono destinati alla procura generale presso la Corte suprema di cassazione;
ancora la stessa situazione si ha nel Collegio unico nazionale per l'elezione di dieci magistrati che esercitano le funzioni di giudice presso gli uffici di merito, ovvero che sono destinati alla Corte suprema di cassazione, tra i cui candidati figura un solo giudice del tribunale di Venezia -:
se la riforma del CSM introdotta dal Governo in carica con legge n. 44 del 2002 non contraddica i principi fondamentali del federalismo, proclamati durante la campagna elettorale;
quali iniziative s'intendano adottare affinché sia data rappresentanza a tutte le realtà giudiziarie del territorio nazionale, in particolare alle realtà dei Tribunali medio piccoli.
(4-03312)
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
la città di Giugliano in Campania - Napoli - (oltre 100.000 abitanti) allo stato, vive in maniera preoccupante, un gravissimo momento dovuto all'emergenza ambiente, con ripercussioni sulla tensione sociale, preoccupante per l'ordine pubblico, nonché sulla salute pubblica;
in particolare, nella discarica in località «Tre Ponti» nonché in altre discariche circostanti a nome «resit», «impregeco» ed altre, in nome dell'emergenza rifiuti della regione Campania, sono scaricati rifiuti solidi urbani in portata ampiamente superiore alla naturale capacità, in ossequio ad autorizzazioni ad hoc che, ove fossero emanate in violazione di legge, risulterebbero essere oltre che nulle anche perseguibili nelle sedi competenti;
in dette discariche sono stati depositati, da oltre sei anni, i rifiuti solidi urbani dei comuni del Bacino Napoli 1 oltre quelli prodotti dalla città di Napoli, con gravissimi ed irreparabili danni all'agricoltura, all'ambiente, al turismo nonché alla salute pubblica;
allo stato, sempre sul territorio di Giugliano è stato installato un impianto di C.D.R. (combustibile derivazione rifiuti) nel quale sono trattati i rifiuti di trentuno dei maggiori comuni della provincia di Napoli e quelli della città di Napoli (per circa 2 milioni d'abitanti) ed inoltre, in una discarica localizzata sempre in Giugliano sono depositate le scorie di scarto prodotte da tutti i C.D.R. della Campania;
nel contratto di programma tra il commissariato straordinario per l'emergenza rifiuti della regione Campania e la F.I.B.E. (consorzio d'imprese) è previsto che una città ospitante un impianto di C.D.R. non può ospitare un successivo impianto sia esso di termodistruttore o di stoccaggio; sta di fatto che per la città di Giugliano, sede di C.D.R., in palese violazione di tale disposizione, è stato autorizzato ed è in fase di costruzione un sito di stoccaggio (con pattugliamento permanente delle forze dell'ordine per timore di proteste dei cittadini) con la distruzione di diverse migliaia di metri quadri di pescheti e con la bruciatura di pini secolari;
la società F.I.B.E, è stata destinataria, sul territorio di Giugliano, in contrasto con il contratto di programma, di autorizzazione (per sessanta giorni) per lo stoccaggio delle ecoballe prodotte dal C.D.R. e, decorso il termine dell'autorizzazione dovrà avviare ai termodistruttori le ecoballe depositate; sta di fatto che i termodistruttori non sono ancora stati costruiti e, quindi, risulta pacifico, che quanto previsto in autorizzazione a tempo, non potrà essere rispettato;
il territorio della città di Giugliano, a vocazione agricola e turistica, ha subito e subisce danni irreparabili alle naturali attività, nonché danni alla salute, che sono ampiamente documentati dall'irrespirabilità dell'aria, dall'aumento delle malattie neoplastiche, allergiche e respiratorie, fenomeni di cui si rende necessario avviare un monitoraggio che, per norma, dovrebbe essere, in via ordinaria e preventiva, effettuato dall'A.S.L. Napoli 2 e dall'A.R.P.A.C. (ente a ciò preposto dalla regione Campania). Sull'argomento si sono convocati in via urgente e straordinaria i quattro consigli circoscrizionali ed il consiglio comunale -:
quali provvedimenti urgenti i Ministri interrogati intendano adottare affinché sia restituito alla normale vivibilità un territorio gravemente stravolto da un inquinamento imposto; anche al fine di evitare il
(4-03033)
In quest'ottica veniva individuata l'area ASI del Comune di Giugliano per la localizzazione di un impianto di produzione di C.D.R., sottoposto al parere della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale che, con nota prot. n. 11025/VIA/A.O.13 definiva «soddisfacenti le condizioni degli impianti di produzione C.D.R. di Tufino, Caivano, Giugliano».
In seguito e conseguentemente alla grave situazione ingeneratasi a causa della dismissione della quasi totalità delle discariche sull'intero territorio regionale, veniva predisposto - in stretta collaborazione fra la Struttura del Presidente della Regione Commissario ed i Prefetti delle province - un piano di gestione transitoria dei rifiuti, in linea con l'Ordinanza del Ministero dell'interno n. 3100/2000, attraverso la realizzazione nelle province di Salerno e di Napoli:
di linee di vagliatura dei rifiuti al fine di separare la frazione secca da quella umida;
di impianti di stabilizzazione della frazione umida;
di impianti di stoccaggio della frazione secca o di messa in riserva della stessa, per il trattamento finalizzato alla produzione del C.D.R.
A seguito dell'intervenuto esaurimento delle volumetrie disponibili della discarica in parola, il predetto Commissario di Governo per l'emergenza rifiuti, con Ordinanza del 22 febbraio 2002 ha definitivamente interdetto l'utilizzo dell'impianto.
Per ciò che riguarda l'impianto di C.D.R. di Giugliano, viene evidenziato che lo stesso è stato realizzato dalla Società affidataria FIBE nell'area di sviluppo industriale dello stesso comune ed avviato all'esercizio in concomitanza con la dismissione della discarica in località «Schiavi» del predetto Comune.
Nel Protocollo d'intesa firmato il 15 marzo 2002 dal Commissario Delegato e dal Sindaco del Comune di Giugliano, al punto 6, veniva stabilito che: «la Struttura Commissariale si impegna a non realizzare nell'area interessata altri impianti di trattamento dei rifiuti (termovalorizzazione o C.D.R.) fatto salvo la realizzazione di impianti di trattamento delle frazioni raccolte separatamente ed a servizio della raccolta differenziata».
In ottemperanza a tali impegni nessun impianto di termovalorizzazione o C.D.R. è stato localizzato nel territorio del Comune di Giugliano.
I criteri progettuali adottati per la realizzazione dello stoccaggio del C.D.R. in balle nel Comune di Giugliano venivano approvati da un Comitato Tecnico appositamente costituito e composto da:
un coordinatore designato dal Commissario Delegato;
un referente dell'ANPA;
un referente del Servizio Geologico Nazionale;
un referente dell'ENEA;
un referente dell'Università degli studi di Napoli, Facoltà di Ingegneria;
un referente di Legambiente;
un referente dell'Amm.ne Prov.le di volta in volta interessata.
In attuazione a quanto concordato tutti i siti individuati risultano esterni alle aree di pertinenza dell'impianto di produzione del C.D.R.
Visto anche il parere favorevole del Comitato Tecnico, la Struttura Commissariale approvava i progetti presentati dalla FIBE per stoccaggio definitivo della frazione organica stabilizzata e dei sovvalli proveniente dagli impianti di produzione del C.D.R. oltre che per lo stoccaggio provvisorio del C.D.R. in balle.
Comunque, al fine di superare le preoccupazioni sullo stato dell'ambiente che hanno determinato la protesta degli abitanti della zona, il Commissario delegato per l'emergenza rifiuti ha assicurato il sistematico monitoraggio dell'area a cura dell'ANPA, ARPAC, dell'Amm.ne Prov.le, della SOGIN e dell'A.S.L.
Consta inoltre, come da nota prot. n. P/50282/DIS del 14 giugno 2002, inviata a questo Ministero dalla Prefettura di Napoli, che tra il Commissario Regionale e l'Amministrazione Comunale di Giugliano verrà avviato un confronto per valutare tempi e modalità per disimpegnare, progressivamente, il territorio del Comune dalle attività di trattamento dei rifiuti attualmente in essere.
Quanto al contiguo sito di stoccaggio definitivo della frazione organica stabilizzata e dei sovvalli provenienti dagli altri impianti di produzione del C.D.R., risulta che il relativo progetto abbia anch'esso favorevolmente superato la procedura di valutazione di impatto ambientale.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
il giorno 10 ottobre 2001 in via Chiaia 197, Napoli, un folto gruppo di agenti della polizia di Stato, si recava presso l'indirizzo sopracitato per eseguire lo sfratto della signora Giuseppina Napolitano, di anni 60, portatrice di handicap e della figlia, che è interessata da una gravidanza,
fin dalle ore 9,30 presso la casa della signora si erano portate le famiglie del Comitato Anti-sfratti (movimento costituito da cittadini con lo sfratto imminente) e militanti di Rifondazione Comunista, tra i quali il consigliere comunale Fucito, il segretario del Circolo di Chiaia Ruotolo, il consigliere di circoscrizione Giordano;
risulta all'interrogante che man mano che le ore passavano l'atteggiamento della polizia presagiva al fatto che lo sfratto sarebbe stato eseguito con l'uso della forza;
se l'atteggiamento delle forze dell'ordine, in occasione dell'episodio menzionato, sia stato legittimo;
se non ritenga che l'atteggiamento delle forze dell'ordine sia stato lesivo delle libertà individuali, sancite dalla Costituzione
se risponda al vero l'intenzione del Governo di non volere più concedere la proroga degli sfratti a quelle famiglie investite da misure di sfratto esecutivo e che non siano in possesso di reddito sufficiente per locare un'altra abitazione o che all'interno del proprio nucleo familiare abbiano un componente handicappato o un malato cronico.
(4-01125)
Gli operatori della Polizia di Stato si sono, infatti, limitati ad evitare che persone estranee entrassero nell'appartamento, intralciando le operazioni in corso anche se l'Ufficiale giudiziario, d'intesa con i rappresentanti legali delle parti, in considerazione delle gravi condizioni di salute della signora Napolitano, decideva di rinviare l'esecuzione del provvedimento al 24 novembre 2001 e, successivamente al 4 dicembre 2001.
In quest'ultima circostanza, comunque, la Questura non ha potuto fornire la richiesta assistenza della forza pubblica, per altri concomitanti impegni.
Il 15 maggio 2002 e, da ultimo, il successivo 13 luglio 2002 l'ufficiale giudiziario, incaricato dell'esecuzione del provvedimento di sfratto, non ha proceduto alle operazioni a causa della presenza, presso l'abitazione della signora Napolitano, di un notevole numero di giovani appartenenti ad un sedicente sodalizio denominato «Comitato antisfratto», guidati da un Consigliere circoscrizionale del Partito della Rifondazione Comunista.
Nella circostanza i manifestanti hanno distribuito volantini relativi all'emergenza sfratti nel capoluogo partenopeo.
Con specifico riferimento alla situazione di Napoli, da notizie acquisite dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali risulta che l'Amministrazione comunale in alternativa alla locazione di alloggi da destinare ai nuclei familiari aventi diritto ai sensi dell'articolo 80 della legge 388/2000, sta predisponendo un bando per corrispondere un contributo in forma anticipata per la locazione di immobili privati.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
da almeno un decennio l'attività dell'ispettorato territoriale Sicilia del ministero delle comunicazioni si svolge presso la sede di Palermo di via Alcide De Gasperi, 103;
in ottemperanza di quanto disposto dalla legge 29 gennaio 1994, n. 71, l'immobile destinato alla sede è già di proprietà del Ministro dell'economia e delle finanze;
in tale arco temporale sono state spese ingenti risorse pubbliche per rendere decorosa e funzionale la sede -:
se corrisponda a verità la richiesta avanzata dalla società Poste italiane di scambio di tali locali con propri locali siti in
nell'eventualità che tale notizia non fosse priva di fondamento, quali siano le reali finalità di una tale decisione che sa di mera operazione finanziaria a vantaggio della società Poste italiane, che niente ha a che vedere con l'erogazione dei servizi per cui è stata istituita, e che, di contro, creerebbe gravi difficoltà logistiche ed operative alla struttura periferica del ministero interrogato, creando disagi sia agli utenti che ai lavoratori.
(4-02884)
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
i cittadini residenti nel quartiere Borgo Nuovo a Palermo, nel pomeriggio di lunedì 13 maggio 2002, hanno manifestato contro il blocco dell'erogazione idrica imposto in tutta la zona a causa dell'inquinamento della falda acquifera interessata;
la manifestazione di protesta, continuata nella notte, si è conclusa con una violenta carica della polizia che ha portato a tre arresti e ad una quindicina di feriti;
la crisi idrica siciliana è una grave vicenda sociale ma non può essere considerata una questione di ordine pubblico, pertanto è inaccettabile che le forze dell'ordine usino violenza sui manifestanti che chiedono solo di potere usufruire di acqua potabile per le necessità essenziali;
le ragioni di tale crisi sono prioritariamente riconducibili ad una pessima gestione delle risorse idriche esistenti e l'assenza di adeguate misure rischia di aggravare ancor più la situazione -:
quali siano le ragioni che hanno determinato la necessità di caricare i cittadini che manifestavano contro la mancata erogazione idrica, ormai protrattasi da giorni;
se non ritenga necessario accertare i fatti sin qui enunciati e verificare le eventuali responsabilità di chi, ad avviso dell'interrogante ingiustificatamente, ha causato lesioni e ferite.
(4-02942)
La sospensione dell'erogazione idrica ha riguardato solo i nuclei familiari serviti dal pozzo sospettato di inquinamento (una settantina) e non l'intero quartiere.
Benché il Comune avesse attivato un rapido servizio di approvvigionamento idrico tramite autobotti e l'Azienda Municipalizzata avesse inviato un proprio funzionario per spiegare che la sospensione si era resa necessaria per la tutela della salute degli utenti, il comportamento dei dimostranti diveniva sempre più aggressivo, provocando, fino a notte inoltrata, la paralisi del traffico veicolare, in cui rimanevano coinvolti, oltre a molte automobili e ad alcuni autocompattatori, anche un'autocolonna dell'Esercito al rientro da un'esercitazione.
Tale blocco stradale determinava, tra l'altro, l'interruzione del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti, data l'impossibilità per i mezzi dell'azienda municipalizzata di transitare.
Nella circostanza, dieci dipendenti della Polizia di Stato hanno riportato lesioni, con prognosi comprese fra i tre ed i dieci giorni, mentre un solo manifestante è stato giudicato guaribile in otto giorni per escoriazioni.
Gli arresti sono stati convalidati dalla competente Autorità giudiziaria nel corso di un'udienza con «rito direttissimo» il giorno successivo.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
il detenuto, Mario Calabrò, di sessantaquattro anni, che vive con stampelle e carrozzina per precedenti malattie, ha iniziato il 10 giugno 2002, nel reparto G8 del carcere di Rebibbia, lo sciopero della fame, della sete e della terapia;
egli è esasperato perché ritiene di aver subito l'ennesimo torto aggiuntivo alla pena che sta scontando;
Calabrò sostiene che un infermiere incapace gli ha lasciato, facendo una puntura, un ago ipodermico nel gluteo sinistro; l'ago, muovendosi, è andato a finire nello scavo pelvico; in seguito ad una caduta del Calabrò, che è ridotto in stato fisico e psichico penoso, che appare, a prima vista, incompatibile con la condizione carceraria, l'ago si è spezzato in due parti, come risulta dall'ultima lastra. Lo stesso neurologo, in data 8 marzo 2002 annota, in cartella clinica, che l'ago verosimilmente provoca intensa sintomatologia dolorosa al paziente (per la vicinanza del nervo sciatico e della vescica);
quanto sostenuto dal Calabrò è ampiamente documentato da referti medici -:
se siano a conoscenza di questo emblematico, ennesimo caso di «mala-sanità» in carcere;
se non ritengano necessario avviare un'indagine conoscitiva sull'effettivo funzionamento della sanità nelle carceri;
quali iniziative intendano intraprendere affinché casi come quello esposto in premessa non abbiano più a verificarsi.
(4-03403)
La Direzione della Casa circondariale di Roma-Rebibbia ha invece smentito tale situazione.
Tra l'altro, il Calabrò, nel mese di aprile 2002, ha rifiutato il ricovero presso il Centro Diagnostico Terapeutico annesso alla Casa Circondariale di Perugia, dove era stato assegnato per disposizione ministeriale per l'effettuazione di un intervento chirurgico.
Inoltre, dalla certificazione medica redatta dal Dirigente sanitario in data 24 aprile 2002, si evince che il detenuto «è da anni portatore di corpo estraneo al gluteo sinistro (frammento ago metallico), il cui evento iniziale è indefinibile». Lo stesso risulta altresì affetto da «epatopatia cronica H.C.V. correlata», presenta difficoltà di deambulazione, per cui fa uso di due bastoni canadesi ed è aiutato da un piantone,
La predetta Direzione ha anche comunicato che al detenuto è assicurata una attenta e continua assistenza sanitaria, che lo stesso è seguito dall'angiologo, dall'urologo, dall'endocrinologo, dall'oculista, dal dermatologo, dal neurologo e dal cardiologo e che, ove necessario, viene attivata la procedura del ricovero in luogo esterno di cura secondo la vigente normativa.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
il personale di polizia penitenziaria della casa circondariale di Verona - Montorio, appartenente alle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, ha denunciato a più riprese un grave malcontento tra il personale addetto ai settori detentivi;
all'origine di tale malcontento vi è una gestione del personale, da parte dell'attuale comandante, che privilegia gli appartenenti ad una organizzazione sindacale autonoma (SAPPE) creando «nicchie» di privilegio per una parte del personale a danno principalmente del personale addetto ai settori detentivi;
in ragione di tali criteri gestionali i posti di servizio più ambiti (come quelli a carattere fisso) e l'aumento dei punteggi di fine anno sono divenuti esclusiva prerogativa di quel personale appartenente alla organizzazione sindacale autonoma in questione;
tale gestione del personale, che sfocia in un impegno meramente burocratico dei Poliziotti penitenziari nei settori detentivi, finisce per togliere ogni spazio all'applicazione dei fondamentali compiti istituzionali attinenti al trattamento e alla rieducazione del detenuto -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto sta avvenendo presso la casa circondariale di Verona per quanto riguarda la gestione del personale di polizia penitenziaria;
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire per porre fine a questa grave situazione di discriminazione di natura sindacale del personale di polizia penitenziaria, al fine di evitare delle ricadute sulla qualità del rapporto con l'utenza detenuta.
(4-03149)
A tal fine la Direzione ha convocato una riunione sindacale in data 12 luglio 2002, per definire la sostituzione del Comandante nel periodo di ferie, all'esito della quale è stato sospeso lo stato di agitazione.
Peraltro, lo stesso Provveditore regionale ha rappresentato di avere appurato che presso l'istituto veronese non risultano privilegi a favore di una determinata sigla sindacale, quali illegittime assegnazioni a cariche fisse o punteggi di classifica eccezionalmente elevati.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
nelle scorse settimane la provincia di Belluno è stata interessata da forti precipitazioni che hanno determinato danni ingenti, frane, smottamenti in molti comuni, specialmente nella zona dell'Alpago e nel comune di Belluno;
alcuni comuni hanno chiesto il riconoscimento dello stato di calamità naturale
la provincia di Belluno vive come emergenza strutturale le condizioni di dissesto idrogeologico in cui vengono a trovarsi ampie parti del territorio;
i cittadini sentono di conseguenza il bisogno di una sensibilità da parte anche delle istituzioni centrali rispetto al ripetersi di eventi calamitosi -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione venutasi a creare nelle ultime settimane nella provincia di Belluno;
se intenda dare risposta positiva alle esigenze manifestate dagli amministratori dei comuni danneggiati.
(4-03320)
Il Piano straordinario, approvato il 10 novembre 1999 dall'Autorità di bacino dell'Alto Adriatico ai sensi dell'articolo 1-bis del decreto-legge 180/1998, individua in detti comprensori soltanto una situazione di rischio idrogeologico, differenziata in aree a rischio da frana molto elevato (R4) ed altre a rischi da frana minori (R3 e R2). L'area in dissesto, ricadente nel comune di Chies d'Alpago, in località Funes, Lamosano e Tessina, è perimetrata e soggetta a misure di salvaguardia.
Gli studi avviati per la redazione del Piano stralcio per l'Assetto idrogeologico, il cui Progetto di Piano è attualmente in corso di adozione da parte della medesima Autorità di bacino, hanno individuato negli ambiti territoriali sopra citati, oltre alla menzionata area a rischio da frana, anche due ulteriori aree a pericolosità idraulica: una a ridosso dell'alveo del Fiume Piave, in corrispondenza della città di Belluno a pericolosità elevata P3, l'altra a valle del Lago di Santa Croce, ricadente nei comuni di Ponte delle Alpi, Puos d'Alpago e Pieve d'Alpago, a pericolosità media P2.
Il Programma degli interventi urgenti della Regione del Veneto per le annualità 1999 e 2000, approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 dicembre 1999 ai sensi dell'articolo 1, comma 2 del decreto-legge 180/1998, comprende, tra gli altri, un intervento per la messa in sicurezza dal dissesto di Chies d'Alpago sopra descritto, per un importo di 2,2 miliardi di lire, già trasferito dal Ministero dell'Ambiente alle casse della Regione.
Secondo i dati del monitoraggio degli interventi urgenti condotto dal Ministero, in collaborazione con l'ANPA, i lavori attualmente non sono stati ancora avviati, risultando ancora l'intervento allo stato di progettazione.
La Regione del Veneto a tutt'oggi non ha ancora programmato gli interventi urgenti a valersi sui fondi residui ex decreto-legge 180/1998 delle annualità 1999/2000.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
l'ufficio del giudice di pace di Aversa (Caserta), a fronte di circa 13.000 fascicoli civili pendenti, dispone di 7 giudici in servizio e del seguente personale amministrativo: 1 cancelliere C1, 2 cancellieri B3, 1 operatore B2, 1 operatore B1 e 2 ausiliari A1;
alla data odierna risultano vacanti i seguenti posti in organico: n. 2 cancellieri C2, n. 1 cancelliere B3 e n. 1 operatore B2;
innumerevoli segnalazioni sono state inoltrate al Ministero della Giustizia, alla Presidenza della Corte di Appello di Napoli ed al Presidente del Tribunale di S. Maria Capua Vetere, al fine di sopperire alla carenza di organico che ha determinato, allo stato attuale, la sospensione di
nell'anno 2001 sono state iscritte a ruolo n. 8293 cause civili, sono stati emessi n. 3103 sentenze e n. 700 decreti ingiuntivi, e n. 1165 cause sono state cancellate dal ruolo;
il giudice coordinatore ha richiesto al comune di utilizzare personale obiettori di coscienza al fine di adibirlo a lavori di cancelleria;
non possono essere tenute udienze penali per la mancanza di assistenti giudiziari che sono obbligatori in tali udienze;
dal 3 giugno 2002 un cancelliere B3 ha richiesto astensione facoltativa senza retribuzione per n. 3 mesi ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 53 del 2000; pertanto, a partire dalla suddetta data, il personale sarà ridotto di un'ulteriore unità -:
quali urgenti provvedimenti si intendano adottare per evitare il rischio di una paralisi completa degli uffici del giudice di pace di Aversa;
se non si ritenga opportuno sopperire con sollecitudine a tali carenze di personale amministrativo del suddetto ufficio.
(4-03064)
Prestano servizio non conteggiate nell'organico 2 unità di personale comandate ai sensi della legge 468/1999.
Pertanto, le presenze salgono a 7, riducendo la scopertura al 12,5 per cento.
Si fa presente, inoltre, che con decreto ministeriale 6 aprile 2001, a seguito del mutato assetto organizzativo e ordinamentale conseguente alla stipula del contratto integrativo di amministrazione, sono state rideterminate le dotazioni organiche dell'Amministrazione giudiziaria ed in particolare è stato aumentato l'organico dell'Ufficio in questione della posizione economica C2 Cancelliere (1 unità) e B3 Cancelliere (1 unità).
Per la copertura delle vacanze del personale amministrativo sono state bandite dall'Amministrazione le relative procedure di riqualificazione, riservate al personale dipendente.
Tuttavia è recentemente intervenuta la Corte costituzionale, che, con sentenza n. 194/2002, emessa con riferimento diretto alla riqualificazione attuata nel Ministero delle Finanze, ha richiamato le regole fondamentali da osservare in materia di reclutamento per l'accesso ad un posto di lavoro nel pubblico impiego, con l'effetto di imporre a tutte le Amministrazioni un momento di riflessione sul complesso delle procedure di riqualificazione comunque attivate.
Come appare del tutto evidente da quanto rappresentato, il superamento dello stato di impasse in cui versano le procedure di riqualificazione, che riguarda tutte le Amministrazioni dello Stato, richiede decisioni adottate di concerto tra tutti i soggetti interessati, in particolare l'ARAN e il Dipartimento per la Funzione Pubblica, con i quali sono stati avviati i necessari contatti.
Peraltro, come disposto dall'articolo 15, lettera B, punto C del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, sottoscritto il 16 febbraio 1999, solo all'esito delle procedure di riqualificazione e nel caso di esito negativo delle selezioni, o in totale mancanza di professionalità da selezionare, potranno essere banditi concorsi pubblici per fronteggiare eventuali persistenti carenze di personale.
In ogni caso, per esigenze urgenti di funzionalità dell'Ufficio, il Giudice di Pace coordinatore potrà richiedere al Presidente della Corte d'Appello di Napoli l'applicazione di personale.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
nell'agosto 1996 il signor Erich Priebke ha depositato presso il tribunale
in tale circostanza, la sede del tribunale militare di Roma venne posta in stato d'assedio da un nutrito gruppo di facinorosi, la cui ferma intenzione risultò essere quella di non consentire al signor Erich Priebke di allontanarsi, come era invece suo pieno diritto, da uomo diventato libero;
in data 18 gennaio 1999 è stata chiesta dal pubblico ministero dottor Cusano l'archiviazione di detto procedimento (proc. penale n. 10195/96 I R.G.P.M. e n. 10613/96 al Gip I);
il giudice per le indagini preliminari dottor Tannini, in data 12 agosto 1999, ha disposto l'archiviazione del procedimento;
l'avvocato difensore del signor Erich Priebke si è trovato nell'assoluta impossibilità di venire a conoscenza delle ragioni per le quali è stata disposta l'archiviazione, atteso che il fascicolo de quo, pur essendo stato trasmesso all'archivio, risulterebbe di fatto smarrito -:
se corrisponda al vero che il fascicolo sia stato smarrito e, in caso affermativo, se non intenda promuovere indagini necessarie per appurare le circostanze della violazione dell'obbligo di custodia nonché della sottrazione del fascicolo in questione.
(4-02620)
Ciò ha comportato il mancato rinvenimento del fascicolo medesimo.
Il personale addetto all'archivio ha provveduto ad inserire il fascicolo nella giusta posizione e lo stesso sarà messo a disposizione dell'avvocato difensore di Erich Priebke qualora ne faccia richiesta.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
l'interrogante ha presentato sin dalla XII legislatura presso il Senato della Repubblica diverse interrogazioni (XII legislatura: 4-07832, 4-02250, 4-01251; XIII legislatura: 4-05825, 4-16369) aventi per oggetto le linee telefoniche erotiche, pubblicizzate anche su televisioni, quotidiani e riviste;
inizialmente le linee erano riconoscibili perché i prefissi cominciavano con l'166, ora iniziano con i prefissi più svariati persino con l'8..., con altri numeri o prefissi internazionali;
nonostante le risposte «di protocollo» fornite dal ministero, il problema principale continua ad essere quello che le linee erotiche rimangono ancora accessibili ai minori;
va aggiunta l'aggravante che, ora, alle linee erotiche rispondono anche ragazze residenti in città italiane che, durante la conversazione, rilasciano il proprio telefonino per incontri a pagamento;
si tratterebbe, quindi, di un vero e proprio favoreggiamento della prostituzione;
si presenta inoltre il rischio concreto che persino un minore possa essere adescato da ragazze che esercitano la prostituzione, fattispecie penale che va ad aggiungersi a quella di circovenzione di persone incapaci o corruzione di minorenni -:
il Ministro in indirizzo al fine di dare definitiva soluzione al problema, non intenda operare specifici controlli con un nucleo ad hoc del ministero volto ad individuare le linee erotiche che continuino
(4-03201)
Per ciò che concerne il problema delle modalità di accesso alle numerazioni audiotex, si significa che, a tutela degli utenti, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - competente in materia ai sensi dell'articolo 1, comma 6, lettera b), punto 3 e lettera c) punto 2 della legge n. 249/1997 - ha adottato la delibera n. 78 del 13 marzo 2002 con la quale è stato stabilito che gli operatori che forniscono accesso alle reti telefoniche pubbliche fisse devono offrire, a richiesta degli abbonati, almeno l'opzione del blocco selettivo di chiamata che consenta, nella modalità controllata dall'utente, di bloccare i tipi di chiamate verso numerazioni internazionali per le quali è premesso il codice «00» e delle numerazioni quali: 144, 166, 892, 899, 178, 163, 164, nonché di quelle indicate nell'allegato alla delibera stessa.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
è in via di definizione il ruolo dello stabilimento militare di munizionamento terrestre di Baiano di Spoleto all'interno dell'Agenzia Industrie Difesa anche in conseguenza della convenzione da stipularsi tra l'Agenzia stessa e il Ministero della difesa che si vuole contenga compiti e obiettivi tali da affidare allo stabilimento di Baiano di Spoleto un ruolo strategico che ne consenta il potenziamento sia in termini di organico che di tecnologie;
pur tuttavia si sta notando una lenta e progressiva diminuzione delle lavorazioni già affidate allo stabilimento militare di munizionamento terrestre di Baiano che mette in pericolo il futuro ruolo dello stabilimento;
è stata infatti sospesa la trasformazione delle bombe da 60 HE in bombe da 60 CST, ci si appresta a demilitarizzare grossissimi quantitativi di questo colpo da mortaio che oggi sembra, invece, essere ripescato e rimesso in servizio, mentre viene completamente dimesso il colpo da 81;
questa decisione risulta incomprensibile da un punto di vista economico, atteso che in passato il colpo da 60 HE veniva recuperato e trasformato presso lo stabilimento militare di munizionamento terrestre di Baiano con il concorso degli stabilimenti di Fontana Liri e di Torre Annunziata senza ricorrere all'industria privata che del resto non si è interessata a questo tipo di lavorazione tenuto conto che la gara indetta per la fornitura di tale colpo risulta essere andata deserta -:
quali siano i motivi che hanno indotto alla sospensione della trasformazione presso lo stabilimento di Baiano delle bombe da 60 HE in bombe da 60 CST;
quali ragioni spingano ad una esternalizzazione di tale lavorazione in un momento in cui si sta definendo il ruolo e la consistenza organica degli stabilimenti industriali della Difesa;
quali siano i motivi che hanno impedito la realizzazione del nuovo reparto di collaudo, essenziale per attivare il settore dei controlli di efficienza per il munizionamento di artiglieria delle diverse Forze Armate;
quali siano in particolare le reali intenzioni del Ministero della difesa in ordine al ruolo, alla dotazione di organico e di tecnologie dello stabilimento militare di munizionamento terrestre di Baiano di Spoleto anche per offrire una risposta conclusiva e tranquillizzante sul futuro
(4-02858)
Su tali basi, sono stati elaborati i piani industriali per il corrente anno e quelli per il triennio 2003-2005, in considerazione delle esigenze di Forza armata e tenuto conto delle commesse già assegnate e di prevedibile assegnazione.
Dall'esame dei suindicati piani industriali, si evince che lo stabilimento in questione non appare soffrire di carenze di commesse, avendo pianificato la saturazione della manodopera necessaria per il periodo in esame.
In particolare, per il corrente anno è previsto il completamento della commessa per l'allestimento di 15.400 bombe da 60 CST per scuola tiro.
Al riguardo, si precisa che, ad eccezione di 3.000 bombe trattate in precedenza, lo Stabilimento ha tradizionalmente allestito i soli componenti meccanici, mentre le cariche di lancio sono state prodotte dallo stabilimento di Fontana Liri ed il caricamento è stato effettuato da quello di Noceto di Parma. Analoga soluzione sarà adottata per la commessa in espletamento, fatta salva la possibilità di effettuare anche il caricamento a Baiano.
Inoltre, allo stato non è prevista alcuna esternalizzazione di commessa e, per il futuro, ulteriori commesse sono legate strettamente all'esigenze di approvvigionamento dello Stato maggiore dell'Esercito, al momento soddisfatte con la produzione programmata.
Per quanto riguarda il Reparto collaudo, la sua costruzione era stata finanziata nel 1996 e, poi, temporaneamente accantonata, anche in attesa di verificare, in ambito Agenzia, l'adattabilità del progetto alle nuove strategie industriali della stessa.
Tuttavia, sulla base del carico di lavoro attuale e delle conseguenti valutazioni di tipo economico impostate dall'Agenzia industrie difesa, la mancanza del reparto non è ritenuta critica per lo sviluppo dello Stabilimento.
Peraltro, gli auspicati incrementi produttivi, connessi all'aumento delle competenze, in particolare la produzione della bomba a mano «post 2000» renderà in futuro necessario il riavvio del reparto in questione.
Per quanto riguarda, infine, la dotazione organica dello Stabilimento, si precisa che in questa fase sono previste attività di riqualificazione e di riconversione per il personale, per meglio adattare le risorse umane e lavorative ai nuovi piani industriali.
Si sottolinea, altresì, che eventuali eccedenze, cioè personale non riqualificabile o riconvertibile (che, peraltro, si stima in misura assai esigua), verranno restituite alla Difesa per le opportune, conseguenti attività di ricollocazione.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
l'UNESCO, su indicazione del Governo italiano, inserì nel 1997 l'Arcipelago Ligure di Portovenere nella lista dei siti Patrimonio dell'Umanità. Infatti, il preposto comitato dell'organizzazione ritenne, come giustificazione della decisione, che la riviera ligure di Levante tra le Cinque Terre e Portovenere è «un'area culturale di eccezionale valore, che mostra l'armonioso rapporto tra uomo e natura cui si deve un paesaggio di straordinaria bellezza scenica dimostrazione di un tradizionale modo di vivere che si è conservato per mille anni e che continua a svolgere un'importante funzione socio economica nella vita della comunità»;
l'isola di Palmaria, compresa nell'arcipelago e separata dal borgo medievale di
il comune di Portovenere, la sovrintendenza e la regione Liguria hanno di recente concordato sulla necessità di espropriare in Palmaria i terreni di 23 proprietari, sui quali sorge una costruzione di cemento incompiuta nota come Scheletrone, progettata quale struttura alberghiera e residence;
l'abbattimento della costruzione, voluto non solo dalle menzionate amministrazioni ma anche dalla società civile, è necessario per permettere l'avvio del progetto di valorizzazione e di rilancio dell'isola attraverso un turismo ecocompatibile -:
quali iniziative intenda porre in essere, per quanto di propria competenza, affinché siano ridotti eventuali tempi burocratici e si giunga all'abbattimento dell'immobile in tempi brevi.
(4-03572)
La protezione dell'area dell'estremo Levante ligure interamente ricompresa nel Comune di Portovenere, riconosciuta come Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, viene attuata con l'istituzione del Parco Naturale Regionale di Portovenere da parte della Regione Liguria con la legge regionale 30/2001.
Per quanto sopra esposto, si precisa che il controllo e la vigilanza di detta area è di competenza della Regione Liguria e delle Amministrazioni locali interessate.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
a fine gennaio 2002 un giornalista della provincia di Benevento ha reso pubblico un pamphlet dal titolo «Breve storia di un processo negato»;
il pamphlet è stato pubblicato in seguito a vicende giudiziarie scaturenti dal fatto che lo stesso giornalista è stato vittima di un agguato da parte di malavitosi riconducibili a cosche camorristiche locali nel dicembre 1990 davanti alla propria abitazione;
il citato pamphlet denuncia l'operato della magistratura sannita evidenziando indagini carenti e superficiali come dimostrano i numerosi errori commessi nel corso delle indagini stesse;
dopo lunga attesa il processo in questione iniziava per puro caso, in quanto i responsabili del già citato attentato venivano menzionati in una conversazione tra malavitosi raccolta nell'ambito di intercettazioni ambientali relative ad altro procedimento;
in detto processo non veniva celebrato il dibattimento a causa di una affrettata, quanto discutibile, sentenza pre-dibattimentale con la quale il collegio giudicante, presieduto dal dottor Paolo Picciali, dichiarava la prescrizione del reato accogliendo una strumentale eccezione difensiva che era già stata presentata dalla difesa nella udienza preliminare e rigettata dal giudice per l'udienza preliminare;
il pamphlet denuncia altri casi di parzialità verificatisi nel contesto della procura di Benevento;
analoga lentezza ed inefficienza non si riscontra in altri procedimenti in cui il giornalista autore del pamphlet è imputato per reati d'opinione connessi alla sua attività giornalistica tesa in molti casi alla denuncia di un anomalo sistema creditizio posto in essere da diversi istituti di credito locali -:
se il Ministro interrogato, alla luce di quanto evidenziato, non intenda attivare misure ispettive per accertare l'esistenza dei fatti in oggetto, anche al fine dell'eventuale adozione di misure disciplinari da
(4-02353)
Il processo, previo stralcio, proseguiva per la parte non prescritta - detenzione e porto illegale di arma - a carico di un solo imputato, Carraro Pasquale, che veniva condannato, con sentenza del 30 aprile 2002, alla pena di anni quattro di reclusione e 1.500 euro di multa.
Non ravvisandosi, pertanto, elementi che inducono ad ipotizzare la sussistenza dell'inerzia della Procura o del tribunale di Benevento e, dunque, non violazione di carattere disciplinare, non si ritengono sussistenti le condizioni ed i presupposti per promuovere qualsivoglia iniziativa di competenza di questo Ministero.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
nella notte tra il 26 e il 27 marzo 2002, è stato consumato presso il tribunale di Sora il furto di oltre duemila fascicoli processuali dalla cancelleria civile;
l'attività giudiziaria è sostanzialmente paralizzata visto che per la ricostruzione dei fascicoli, li dove possibile, oltre all'apporto indispensabile dell'intera classe forense, occorrerà almeno un anno;
recentemente anche presso il vicino tribunale di Anagni (sezione staccata del tribunale di Frosinone) si è verificato per ben due volte lo stesso evento;
un paese civile deve riuscire a garantire un servizio vitale quale quello dell'amministrazione della giustizia;
i carabinieri della Compagnia di Sora hanno già iniziato le indagini del caso -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali provvedimenti e direttive intendano adottare al fine di garantire l'efficienza di un servizio come quello della giustizia che, oltre ad essere espressamente garantito da trattati e dichiarazioni internazionali e dalla nostra Carta Costituzionale, è indispensabile per il grado di civiltà di un paese;
se, nel merito, non ritengano opportuno dotare le citate strutture giudiziarie di mezzi e strutture idonei ad evitare il ripetersi di eventi così lesivi dell'amministrazione della giustizia in Italia.
(4-02619)
In data 2 aprile 2002, personale del Commissariato della Polizia di Stato di Napoli ha ritrovato i suddetti fascicoli, parzialmente distrutti, all'interno di un furgone Fiat Ducato, risultato rubato nella notte del 27 marzo 2002 in Sora, che era stato dato alle fiamme. Una parte dei fascicoli è stata recuperata.
Il 28 maggio 2002 è stato installato presso il suddetto Tribunale, da parte del Comune di Sora, su richiesta del Presidente facente funzioni del Tribunale di Cassino, un impianto di allarme ed antincendio, comprensivo di un sistema di telesorveglianza a circuito chiuso, ed è stata prevista l'attivazione di un collegamento telefonico con il 112.
Il Tribunale di Anagni - Sezione staccata di Frosinone dal mese di agosto 2000 è stato trasferito in una nuova sede situata in periferia, priva di qualsiasi sistema di allarme.
I furti, ad opera di ignoti, sono avvenuti in orari notturni, il 7 ottobre 2000, il 7 settembre 2001 e il 14 marzo 2002 con rottura di porte e finestre, e con sottrazione di numerosi fascicoli relativi a cause civili.
Analoga e numerosa documentazione, sempre in orario notturno, è stata data alle fiamme in data 22 marzo 2001.
La suddetta Sezione del Tribunale ha richiesto, in data 18 settembre 2001, al Sindaco di Anagni l'installazione, presso la struttura interessata, di idonei sistemi di sicurezza e allarme.
L'Ufficio tecnico del Comune, in data 22 ottobre 2001, ha però rappresentato difficoltà, da parte dell'Amministrazione Comunale, di effettuare i lavori richiesti a causa della momentanea mancanza di fondi in bilancio.
In ogni caso è stato richiesto al Procuratore Generale di Roma, in qualità di responsabile della sicurezza ai sensi del DM 28 ottobre 1993, il parere in ordine ad eventuali misure di sicurezza che ritenga necessario installare presso l'anzidetta sede giudiziaria.
Si fa presente che le suddette strutture giudiziarie sono inserite tra gli obiettivi sensibili del territorio da vigilare a cura dei servizi preventivi di zona.
Le Compagnie dei Carabinieri di Sora e Anagni hanno opportunamente intensificato i controlli, soprattutto nelle ore notturne, predisponendo, altresì, lunghe soste.
Gli elementi raccolti finora dalle Forze dell'ordine lasciano ipotizzare che tali furti siano stati commessi al fine di riciclare le marche da bollo apposte sulla documentazione.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
l'ufficio elettorale di Ladispoli ha consegnato a tutte le liste i moduli per raccogliere le firme degli elettori sottoscrittori, che tra questi moduli ne era presente uno senza posto per il simbolo né per la convalida delle firme e che, nonostante le perplessità manifestate dagli Amministratori, il funzionario dell'Ufficio elettorale - dopo aver telefonato alla Prefettura e al fornitore della modulistica, - confermava la validità di tali moduli;
in conseguenza, le liste locali, tra cui la lista DS, la lista Ladispoli Futura per Ciogli - la lista per Gino Ciogli, raccolte le firme dei presentatori si recavano alla commissione elettorale circondariale di Civitavecchia per la consegna dei plichi, e che gli incaricati della Commissione eccepivano che i moduli adoperati per la raccolta della firme non erano validi, in quanto dovevano essere spillati all'interno di altro modulo recante il simbolo e che, quindi, le liste così presentate sarebbero state annullate;
a questo punto, mentre localmente le 3 liste si attrezzavano per raccogliere nuovamente le firme su moduli ritenuti formalmente esatti, così come stavano già facendo anche le altre, nel frattempo informate, la commissione circondariale si rifiutava di restituire ai 3 delegati delle liste: DS Ladispoli Futura per Ciogli, Ladispoli per Gino Ciogli, i primi plichi per essere sostituiti dai nuovi, lasciando trascorrere tempo prezioso e, a quanto risulta all'interrogante, solo dopo aver esercitato forti sollecitazioni finalmente poteva avvenire la restituzione dei vecchi plichi e l'accettazione dei nuovi -:
se non ritenga l'atteggiamento degli incaricati della commissione elettorale circondariale contrario alla doverosa disponibilità che va manifestata per agevolare, entro i termini previsti dalla legge, il rispetto della normativa, finalizzata all'esercizio fondamentale del diritto di voto;
(4-02830)
L'articolo 28, quarto comma, e l'articolo 32, quarto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570 recante «Testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle Amministrazioni comunali», e successive modificazioni, prescrivono, tra l'altro, che la firma degli elettori che presentano le candidature deve essere apposta su appositi moduli riportanti il contrassegno di lista e che le firme devono essere autenticate da uno dei soggetti di cui all'articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53.
L'Amministrazione dell'Interno, al fine di assicurare la regolarità e uniformità del procedimento elettorale, provvede, in occasione di tutte le consultazioni elettorali a curare la predisposizione e la successiva distribuzione di apposite pubblicazioni contenenti sia la normativa di riferimento, sia le istruzioni inerenti le attività di ciascuna fase del procedimento elettorale e, in particolare, la fase di presentazione delle candidature e quella relativa alle operazioni dei seggi elettorali.
In occasione delle recenti elezioni amministrative, il comune di Ladispoli ha ricevuto tempestivamente dall'Ufficio Territoriale del Governo di Roma la pubblicazione del Ministero dell'Interno, recante «Istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature», che riporta i fac-simili dei modelli da utilizzare per la presentazione delle liste e dei candidati. Pertanto, i competenti uffici comunali erano perfettamente in grado di verificare la conformità e la regolarità della modulistica distribuita.
Premesso quanto sopra, risulta che nell'ambito dell'attività di ricezione degli atti di presentazione delle candidature inerenti il comune di Ladispoli presso la competente Commissione elettorale circondariale di Civitavecchia, nella giornata di sabato 27 aprile 2002, il segretario della Commissione, anticipando le eventuali valutazioni comunque rimesse all'organo collegiale nell'apposita seduta convocata per il giorno 28 maggio 2002, segnalava ai delegati della lista «DS2» alcune irregolarità nel contenuto della lista stessa suscettibili di inficiarne la validità.
Peraltro la Commissione medesima, sebbene non fosse scaduto il termine di presentazione delle candidature, riteneva di non poter aderire alla richiesta dei delegati intesa a ottenere la restituzione della lista per la successiva ripresentazione della stessa entro i termini di legge alla segreteria del Comune di Ladispoli, considerando tale procedura non consentita dalla legge.
In ordine a tale questione il segretario della Commissione elettorale circondariale acquisiva per le vie brevi l'avviso dell'Ufficio Territoriale del Governo di Roma, che esprimeva parere favorevole all'ammissibilità della richiesta dei delegati di lista, consentendo così la soluzione della problematica.
Si soggiunge che, al di fuori di un'opera di mera consulenza, che viene sempre fornita ove richiesta, e di un'attività di indirizzo interpretativo della normativa vigente, che si realizza tramite la diffusione delle pubblicazioni e di specifiche circolari in materia, l'Amministrazione dell'Interno non dispone di un potere di controllo nei confronti delle Commissioni elettorali circondariali. Esse infatti costituiscono organi amministrativi collegiali in posizione di terzietà, la cui azione è vincolata solo al rispetto della legge e i cui atti peraltro sono ricorribili, con i normali mezzi di impugnativa, in sede giurisdizionale avanti ai competenti Tribunali amministrativi regionali.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
alcuni organi di stampa, in data 28 luglio 2001, riportavano la notizia di vertici di mafia che si sarebbero svolti in strutture confiscate dallo Stato ai clan mafiosi;
ci si riferisce, in particolare, a quanto riferito all'autorità giudiziaria dal collaboratore di giustizia Salvatore Lanzalaco, il quale ha raccontato dei riservatissimi summit tra capimafia che si svolgevano presso la prima impresa confiscata alla mafia dallo Stato, la Icre, una ditta appartenuta al boss di Bagheria (Palermo) Leonardo Greco;
Cosa Nostra per anni si sarebbe servita della struttura, nonostante i sigilli apposti nell'azienda del capomafia di Bagheria, oggi appartenente al patrimonio dello Stato;
la Icre sarebbe stata scelta dalle cosche per i propri riservatissimi vertici, perché considerato un posto sicuro, in cui nessuno avrebbe pensato di cercare i latitanti;
il capomafia Leonardo Greco, già condannato con sentenza definitiva al processo «maxi quarter», è attualmente sotto processo per associazione mafiosa insieme a cinque presunti favoreggiatori del superlatitante Bernardo Provenzano -:
%
qualora i fatti suddescritti corrispondano a verità, quali interventi si intenda porre in essere per tutelare e garantire i beni che lo Stato ha confiscato a «Cosa Nostra», e precisamente per porre in essere il loro utilizzo a scopi sociali;
quali azioni di controllo vengono utilizzate dagli organismi preposti per impedire che le organizzazioni mafiose possano continuare a fruire dei beni confiscati;
se esista un osservatorio centralizzato che possa in tempi reali monitorare il difficile percorso che porta dal sequestro alla confisca e dalla confisca all'utilizzo sociale dei patrimoni immobiliari, aziendali e finanziari delle organizzazioni mafiose.
(4-00488)
Per quanto riguarda il patrimonio aziendale della ICRE s.n.c., la citata Procura ha riferito che lo stesso era stato sequestrato in data 24 dicembre 1982 e poi confiscato con decreto divenuto definitivo fin dal 7 giugno 1989; da tale data la gestione dei beni confiscati è stata di competenza dell'Amministrazione finanziaria.
Al riguardo è stato rappresentato che i beni aziendali confiscati alla società ICRE s.n.c. seguono, in ordine alla loro destinazione definitiva, la procedura prevista dall'articolo 3 della legge 7 marzo 1996, n. 109, secondo cui «i beni aziendali sono mantenuti al Patrimonio dello Stato e destinati all'affitto, alla vendita o alla liquidazione ...».
Pertanto, nella fattispecie, i cespiti in parola non possono essere destinati a scopi sociali. Infatti il Ministero delle finanze, con decreto del 26 luglio 2000, ha disposto il mantenimento dei beni aziendali della
A tal proposito, l'Agenzia del Demanio, filiale di Palermo, ha comunicato che il Tribunale di Palermo ha nominato un liquidatore.
In via generale, si rileva come, ai sensi della circolare del Ministero delle finanze del 9 settembre 1999, gli organi preposti alla vigilanza dei cespiti confiscati siano da individuare negli Uffici Finanziari periferici che si avvalgono dell'ausilio della Guardia di Finanza.
In merito, infine, all'esistenza di un osservatorio centralizzato per i beni confiscati alle organizzazioni mafiose, il Ministro delle finanze, con decreto del 3 febbraio 1999, ha istituito «l'Osservatorio permanente sui beni confiscati».
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
l'attuale responsabile della sicurezza del Centro servizio sociale per adulti di Cuneo è ispettore di polizia penitenziaria con matricola n. 101319 che, è nato il 17 febbraio 1969, ha soltanto 33 anni ed è il più giovane cavaliere nella storia del corpo di polizia penitenziaria;
in data 18 febbraio 2000, dopo aver ampiamente descritto il sistema penitenziario italiano in un intervento al convegno internazionale di Parigi, ha ricevuto una prestigiosa onorificienza francese;
in data 9 aprile 2000 il responsabile della sicurezza del Centro servizio sociale di Cuneo ha ricevuto il diploma di benemerenza per l'opera svolta a favore dell'associazione volontari italiani del sangue;
il giovane ispettore, a dispetto delle condizioni generali in cui versa il Corpo polizia penitenziaria, costituisce esempio di spirito di servizio e di elevate capacità professionali -:
se non ritenga di dover attivare una procedura, sentendo il Capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria consigliere Giovanni Tinebra, per favorire la promozione straordinaria del suddetto ispettore al grado di ispettore superiore, tenendo conto sia della professionalità quotidianamente manifestata nello svolgimento del proprio lavoro, sia delle benemerenze, sia del riconoscimento internazionale acquisito, del tutto straordinari in ragione soprattutto della sua giovane età.
(4-03442)
Situazioni, quelle sopra delineate, che non sembrano ricorrere nella fattispecie in esame, dove - pur in presenza dei riconoscimenti conseguiti dall'ispettore citato nell'interrogazione, sia per il contributo offerto all'interno di un convegno internazionale sul sistema penitenziario francese, sia per la continua partecipazione ai problemi del sociale attraverso le numerose donazioni di sangue compiute a favore dell'AVIS - le doti di preparazione culturale e di spiccata sensibilità verso situazioni di sofferenza, per quanto apprezzabili, non integrano i requisiti richiesti dalla normativa sopra citata, presupposto indefettibile per il conferimento della promozione per merito straordinario.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
la riserva naturale statale di Valle Averto, istituita con decreto del Ministero dell'ambiente del 3 maggio 1993, è costituita da una zona umida di importanza internazionale, riconosciuta come meritevole di tutela dalla Convenzione di Ramsar del 2 febbraio 1971, che si estende su 500 ettari nella laguna di Venezia;
la tutela di questo territorio di eccezionale valore ambientale, che è anche una Zona di Protezione Speciale (Z.P.S.) ed un Sito di Importanza Comunitario (S.I.C.), attualmente è affidata al WWF che la gestisce attraverso un'oasi che, lo scorso anno, dopo una serie di minacce e di pesanti intimidazioni subite nel tempo dai volontari che vi lavorano, è stata distrutta da un incendio doloso;
nei giorni scorsi il responsabile dell'oasi di Valle Averto ed il prosindaco di Venezia-Mestre, che avevano denunciato la matrice criminale dell'incendio e delle precedenti intimidazioni ed annunciato l'imminente ricostruzione delle opere e delle zone distrutte dall'incendio, hanno ricevuto ulteriori lettere contenenti fiammiferi ed esplicite minacce di morte, che dimostrano il pesante clima di intimidazione criminale che circonda l'azione delle istituzioni pubbliche a difesa di uno dei più preziosi luoghi di studio scientifico, di osservazione naturalistica e di educazione ambientale in Italia;
poche settimane fa una guardia provinciale è stata sequestrata da bracconieri armati, mentre sono sempre più frequenti i casi in cui pescatori di frodo violano impunemente le norme a tutela della flora e delle fauna della riserva;
il pesante clima di violenta intimidazione nei confronti delle istituzioni pubbliche e delle associazioni ambientaliste che quotidianamente si battono per il rispetto e l'applicazione delle norme a tutela dell'ambiente in Veneto dimostra l'inadeguatezza dell'azione politica in materia di rispetto della legalità e d'incolumità pubblica a dispetto delle roboanti dichiarazioni del Governo nazionale e regionale sulla lotta alla criminalità e sull'impegno di risorse in materia di sicurezza per i cittadini e gli amministratori locali -:
quali provvedimenti urgenti il Ministro dell'interno intenda adottare per consentire agli amministratori locali del Veneto di conseguire risultati proficui nella difficile lotta quotidiana contro la criminalità organizzata che viola prepotentemente le regole a tutela dell'ambiente lagunare di Venezia;
se il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio non intenda reagire in modo fermo e deciso alle minacce della criminalità, responsabile dell'incendio della riserva, assicurando ogni mezzo necessario in grado di contribuire alla piena rinascita di Valle Averto, tutelando e valorizzando questa straordinaria porzione di ambiente per salvarla dalla distruzione e dal degrado ambientale.
(4-01203)
Poiché il relativo territorio insiste su aree private gestite dal W.W.F., quest'ultimo si avvale, per la vigilanza, di guardie particolari giurate.
L'area, completamente recintata, è protetta da fossati nella parte prospiciente la terraferma mentre, lungo la fascia lagunare, è raggiungibile esclusivamente con imbarcazioni.
Il Comando Provinciale Carabinieri di Venezia, che vi dispone quotidiani servizi esterni di controllo, sta svolgendo indagini per identificare i responsabili dell'incendio doloso che nel luglio 2000 distrusse quattro torrette di avvistamento ed un canneto mentre non risulta sia stata formalizzata alcuna denuncia in merito alle intimidazioni perpetrate in danno del prosindaco di Venezia-Mestre e del responsabile dell'oasi faunistica.
Per un più incisivo controllo del territorio della provincia di Venezia, gli organici delle Forze di Polizia, al 31 dicembre 2001 (1.388 appartenenti ai ruoli della Polizia di Stato e 1.018 militari dell'Arma dei Carabinieri), sono stati potenziati con l'invio di 3 unità alla locale Questura mentre 27 Carabinieri sono stati così ripartiti: 5 al Nucleo Natanti, 3 a quella di Mira, 6 a Polo, 2 a Scorzè, 3 a Favaro Veneto, 3 alla Stazione di Viganovo e, infine, alla Stazione di Dolo, elevata a Tenenza, 2 unità.
Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, dal canto suo, non ha rilevato, dalle relazioni inviate dal W.W.F., la situazione di degrado ambientale evidenziata nel documento parlamentare.
Si precisa che la Valle Averto, pur non essendo una riserva naturale dello Stato, è stata dichiarata zona di protezione speciale ai sensi della direttiva 79/409/CEE, sito di importanza comunitaria ai sensi della Direttiva 92/43/CEE, nonché zona umida di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar.
Al fine di assicurare una completa tutela e valorizzazione dell'oasi, il suddetto Dicastero sta procedendo all'istituzione di una riserva naturale statale ai sensi della legge quadro sulle aree naturali protette n. 394/91.
È stata inoltre concordata, in un tavolo tecnico con la Regione Veneto, la proposta di una perimetrazione ricomprendente tutta la zona umida.
Tale proposta, unitamente alla bozza di decreto istitutivo, è attualmente all'esame delle Amministrazioni interessate.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
la regione Veneto nel 1983 approvava il primo vincolo istitutivo della Palude di Onara (22 luglio 1983) e, nel 1986 (23 dicembre 1986), la inseriva nel piano territoriale regionale di coordinamento (PTRC) come area a «riserva naturale». Successivamente, in data 23 dicembre 1994, il consiglio comunale di Tombolo istituiva la «riserva regionale di interesse locale della Palude di Onara» (delibera n. 66);
il Consiglio regionale, con deliberazione del 27 luglio 2000 n. 30, approvava il piano ambientale della Palude di Onara (pubblicazione nel Bollettino ufficiale della regione Veneto n. 82 del 15 settembre 2000), riconoscendone con tale atto l'importanza ambientale e storica;
con decreto ministeriale 3 aprile 2000, n. 65, «Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE» la Palude di Onara veniva inserita nei siti protetti di importanza comunitaria (codice del sito IT3260001);
nonostante ciò, il 7 ottobre 1993, il signor Giorgio Zorzo chiedeva alla regione Veneto il permesso di ricerca di acque minerali in un'area prospiciente i confini del Parco, area che evidentemente consente di prelevare acqua da una falda che interessa la Palude stessa. La Commissione tecnica regionale attività estrattive, dopo un sopralluogo, dava parere contrario alla richiesta, la quale veniva, però, ripresentata sotto nuova forma dalla società sorgenti Dora s.r.l., di cui è titolare lo stesso signor Zorzo, il 27 gennaio 1998, non ricevendo in merito risposta. Nel giugno dello stesso anno la sorgente Dora s.r.l. inoltrava una nuova richiesta di «autorizzazione a ricerca acqua sotterranea per uso irrigazione di Ha.01.30.00» e questa volta la segreteria regionale per il territorio dava, in data 9 luglio 1998, l'autorizzazione;
ciononostante, il 3 novembre 1998 la Commissione tecnica regionale attività estrattive dava parere favorevole alla richiesta presentata dalla società sorgenti Dora s.r.l. per la ricerca di acque minerali e nel 1999 (25 maggio 1999), con delibera n. 17546 (pubblicazione nel Bollettino ufficiale della regione Veneto n. 61 del 13 luglio 1999), la giunta regionale rilasciava alla ditta il permesso di ricerca con una durata di tre anni, senza attendere il responso dell'unico studio super partes sulla questione, commissionato dal Comune di Tombolo, che arrivava in regione l'8 giugno 1999, il quale, in piena contraddizione con la documentazione fornita dalla Ditta, recitava: «I dati analizzati evidenziano un continuo calo dei livelli di falda. È quindi possibile prevedere di conseguenza un'ulteriore riduzione dell'area umida. È ipotizzabile inoltre il progressivo scadimento della qualità delle acque di risorgiva, soprattutto per quanto i nutrienti, se non verranno prese adeguate misure di merito. L'oasi naturalistica, attualmente valorizzata dagli interventi approntati dalla pubblica amministrazione, potrebbe subire delle modificazioni sostanziali con la scomparsa delle specie botaniche e faunistiche tipiche. Va sottolineato che, al fine di evitare questo processo (conseguenza di fenomeni sia naturali sia antropici) diventi irreversibile, occorre definire e razionalizzare i prelievi d'acqua dal sottosuolo, soprattutto contenendo o eliminando gli sprechi». Indagine idrogeologica Palude di Onara Parte C - Analisi delle serie storiche;
la società sorgenti Dora s.r.l., inoltre, presentava in data 31 dicembre 1998 un progetto di costruzione di un capannone di circa 400 mq nell'area, ricevendo parere negativo dalla commissione edilizia comunale di Tombolo il 10 marzo 1999 in quanto zona di tutela. La stessa commissione edilizia rilasciava però in data 17 agosto 1999 una concessione edilizia (n. 14/99) alla Sorgenti Dora s.r.l. per la costruzione di un capannone a uso agricolo di mq 280 ma, solo pochi mesi dopo (13 novembre 1999), il Comando Polizia Municipale rilevava in un sopralluogo un abuso edilizio sul nuovo capannone, consistente in mq. 164 in più di quelli concessi. Il Comune di Tombolo il 19 febbraio 2000 emetteva una ordinanza di demolizione delle opere eseguite e, il 16 marzo 2000, su ennesimo sopralluogo, rilevava un ulteriore abuso edilizio - una pavimentazione in cemento armato senza concessione edilizia e all'interno del parco, da cui nuova ordinanza di sospensione dei lavori (10 aprile 2000), ricorso al TAR da parte del titolare della Ditta e, il 13 maggio 2000 risposta del TAR che respingeva la domanda di sospensione della demolizione;
nel dicembre 2001 la Guardia di finanza di Cittadella effettuava un blitz negli stabilimenti della Societa Sorgenti Dora, in seguito al quale emergevano alcuni sconcertanti fatti: il signor Zorzo aveva prelevato dal sottosuolo 6 milioni e mezzo di metri cubi d'acqua con la motivazione di dover compiere analisi quando, a questo fine, sono normalmente necessari 6-700 litri; negli stabilimenti venivano rinvenuti 500 bottiglioni d'acqua che il signor Zorzo, commercializzava, senza averne autorizzazione, come dispenser di 25 litri distribuendoli ad autosaloni, centri commerciali e uffici; in seguito alle analisi effettuate dalla Guardia di Finanza l'acqua contenuta nelle confezioni sequestrate risultava non potabile per la presenza di un'alta concentrazione di «coliformi totali e streptococchi fecali oltre a una carica batterica superiore ai valori guida del decreto del Presidente della Repubblica n. 268 del 1988»;
in data 19 gennaio 2002, infine, la stampa (Il Mattino di Padova) riportava il caso di un'estetista di Cittadella ricoverata presso l'ospedale locale con febbre alta, dissenteria e vomito in seguito all'ingestione
la delibera della giunta regionale del Veneto n. 15 del 15 febbraio 2002 che, dopo approvazione del Consiglio regionale, disciplina le estrazioni e così recita «È vietata ogni nuova concessione per estrazione di acqua in generale dal sottosuolo all'interno del sito stesso ed entro una fascia planimetrica avente profondità di 500 metri, misurati dal perimetro esterno dell'area come individuato nella tavola di progetto n. 5 "Piano ambientale" -:
quali misure i ministri intendano adottare per salvaguardare l'area del Parco di Onara in quanto sito protetto di importanza comunitaria;
se non ritenga che ricorrano gli estremi per la promozione dell'azione di risarcimento del danno ambientale nei confronti dell'attività del signor Zorzo caratterizzata negli anni da continui abusi e violazioni delle leggi, ai sensi dell'articolo 18, comma 3, della legge n. 349 del 1986.
(4-02331)
Pertanto, da quanto sopra esposto risulta terminata ogni attività di ricerca mineraria.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.