Allegato B
Seduta n. 209 del 23/10/2002


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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta orale:

ORICCHIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'evasione di tre detenuti albanesi dal carcere di Vallo della Lucania (Salerno) avvenuta nella scorsa settimana con modalità del tutte rocambolesche (sfondamento di un muro dell'istituto penitenziario


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e conseguente allontanamento degli stessi reclusi) impone oggi una doverosa riflessione;
al di là di ogni commento e/o interferenza con eventuali responsabilità individuali in corso di accertamento da parte delle competenti autorità ed, in primo luogo, della procura della Repubblica del luogo, deve avviarsi un serio esame sulla situazione odierna e sul futuro della presenza di un insediamento penitenziario nella medesima città di Vallo della Lucania;
una volta, infatti, superato il clamore suscitato nell'opinione pubblica nell'immediatezza della rocambolesca fuga dei tre albanesi detenuti per gravi reati (rapina, violenza carnale, sfruttamento della prostituzione e sequestro di persona) pare ora maturato il tempo per l'esame doveroso di quanto non è stato fatto negli ultimi lustri per rendere efficiente l'istituto carcerario in oggetto ovvero per realizzare in Vallo della Lucania un nuovo e più adeguato complesso penitenziario;
deve, a tal proposito, rammentarsi come fin dagli scorsi anni settanta-ottanta la sede della casa circondariale di Vallo della Lucania sia sempre stata inserita fra quelle per le quali era necessario intervenire con incisivi programmi di ristrutturazione e/o realizzazione di nuovo edificio carcerario; invero già con decreto ministeriale 30 marzo 1972 la suddetta sede veniva individuata fra quelle per le quali era prevista la realizzazione di un nuovo edificio carcerario alla stregua ed in attuazione del primo programma di edilizia penitenziaria a norma della legge 12 dicembre 1971, n. 1133 (programma di seguito rifinanziato con vari successivi provvedimenti legislativi); nel 1985, ancora una volta, la sede di Vallo della Lucania veniva individuata nell'apposito studio predisposto dal ministero di grazia e giustizia fra quelle con istituto in condizioni non rispondenti agli standard richiesti (tabella n. 8) ed al primo punto della tabella n. 18 relativa alle sedi per le quali era programmata la costruzione di nuovo edificio carcerano, ma ancora sprovviste di finanziamento; nonostante tutto ciò la stessa sede di Vallo della Lucania non ha mai beneficiato di un apposito intervento per la costruzione di un nuovo istituto, risultando sempre la prima non beneficiaria di fondi nelle graduatorie previste da vari susseguenti programmi di intervento di edilizia carceraria;
da ultimo anche nel 2001, in attuazione del programma di edilizia penitenziaria di cui alla legge 23 dicembre 1999, n. 488 disponente la rimodulazione degli stanziamenti in precedenza assentiti, altre dodici diverse sedi sono state individuate a livello nazionale al fine della realizzazione di nuovi istituti penitenziari, nonostante che il carcere di Vallo della Lucania sia inserito nel progetto cosiddetto Wolfe, di previsione comunitaria, che individua su disposizione dell'Unione europea in sole tre sedi italiane appositi luoghi di detenzione con i relativi progetti sperimentali per soggetti reclusi per reati di carattere sessuale -:
quali siano le determinazioni che intenda adottare al fine dell'immediato adeguamento e messa in sicurezza dell'istituto in oggetto, che deve in ogni caso essere salvaguardato anche in relazione all'importante funzione cui è adibito per il tipo di detenuti ivi destinati, nonché allo scopo di giungere alla individuazione della città di Vallo della Lucania non come «prima sede non beneficiaria», ma come una se non come la prima delle sedi ove destinare (finalmente) nuovi interventi di edilizia penitenziaria per la realizzazione, direttamente da parte del ministero, ovvero nell'ambito di una promossa intesa per un progetto di finanza ai sensi dell'articolo 34 della legge 23 dicembre 2000, n. 383, di un nuovo complesso penitenziario più adeguato ai tempi odierni.
(3-01511)

LUCIDI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
dalla stampa continuiamo ad apprendere notizie che non fanno che confermare


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il fatto che il diritto alla salute dei detenuti nelle carceri italiane continua, purtroppo, a rimanere «lettera morta»;
un articolo di questi giorni riferisce, infatti, di una denuncia proveniente dalla consulta penitenziaria del comune di Roma che riguarda due casi, tra i tanti, particolarmente gravi;
si tratta di due detenuti nel carcere romano di Rebibbia, Nicola S., quarantuno anni, affetto da una forma di sclerosi multipla in stadio avanzato, e Massimiliano T., quarantadue anni, affetto da «epatopatia cronica HCV e AIDS per pregressa tubercolosi», condizione alla quale va aggiunta una «lussazione artoprotesi all'anca sinistra»;
Nicola S. che, oltre a non camminare a causa della sclerosi ha una lesione tumorale situata vicino al cervelletto scoperta da pochi mesi, arriva da una ventennale storia, iniziata poco dopo il suo arresto, di depressione e di disturbi neurologici trascurati o quantomeno mal curati, poiché sempre considerati come forme di pseudo simulazione;
dopo che il mese scorso i volontari sono finalmente riusciti a farlo ricoverare in ospedale, Nicola S. è stato quasi immediatamente dimesso dal S. Giovanni per motivi legati alla difficoltà dell'istituto di pena di reperire personale per la sicurezza, così come è stato dimesso dall'Umberto I Massimiliano T., che vive costretto a letto, con una gamba rigirata su se stessa e in condizioni di assoluta non-autosufficienza, con la seguente motivazione: «dimesso perché privo di deficit che giustifichino un intervento in regime di urgenza»;
per entrambi un'ulteriore permanenza in carcere potrebbe compromettere seriamente la loro stessa sopravvivenza, data l'impossibilità di effettuare all'interno dell'istituto le terapie minime necessarie alla cura delle loro patologie;
l'articolo 5 («Riordino della medicina penitenziaria») della legge 419 del 1998, oltre a prevedere «specifiche modalità per garantire il diritto alla salute delle persone detenute o internate, mediante forme progressive di inserimento, con opportune sperimentazioni di modelli organizzativi anche eventualmente differenziati in relazione alle esigenze ed alle realtà del territorio, del servizio sanitario nazionale e di strutture sanitarie dell'amministrazione penitenziaria» specifica che «i servizi di assistenza sanitaria sia affidato alle Regioni ed alle Aziende Unità sanitarie locali»;
nella regione Lazio però questa normativa non ha fino a questo momento trovato applicazione, e, ad esempio, il reparto dell'ospedale Sandro Pertini, nato proprio per curare i detenuti, non è stato ancora reso operativo;
casi disperati come quelli descritti sono, allo stato attuale, all'ordine del giorno negli istituti penitenziari di tutta Italia -:
quali iniziative intendano adottare per far sì che la salute dei detenuti nelle carceri nazionali riceva finalmente una tutela adeguata alle regole di un paese civile, e che le riforme già adottate trovino, finalmente, effettiva applicazione.
(3-01514)

Interrogazioni a risposta scritta:

MASTELLA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi il quotidiano Il Mattino del 18 e 19 settembre 2002 nella cronaca di Avellino si è interessato alla questione giustizia afferente gli uffici giudiziari della procura della Repubblica di Sant'Angelo dei Lombardi;
per quanto riportato in epigrafe dal giornale la situazione sarebbe gravissima al punto tale da titolare «La giustizia negata»;
il procuratore della Repubblica di Sant'Angelo dei Lombardi dottor Mario Pezza dovrebbe essere coadiuvato da due sostituti procuratori, organico già insufficiente alla mole di lavoro esistente presso la sede di cui è a capo;


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attualmente non è coperto un posto di sostituto presso la sua sede;
la situazione sarebbe ulteriormente aggravata dal fatto che la dottoressa Auferio sta per andare in permesso per maternità, per cui il procuratore capo resterebbe solo nell'ufficio;
il dottor Pezza ha evidenziato l'impossibilità di svolgere indagini;
tale lamentata carenza influirebbe su inchieste importanti;
anche gli avvocati del foro di Sant'Angelo dei Lombardi per tale situazione hanno deliberato, in data 10 settembre 2002, di proclamare l'astensione dalle udienze civili e penali dal 23 settembre 2002 al 15 ottobre 2002 con le dovute eccezioni previste dal codice di autoregolamentazione;
non è consentito che l'amministrazione della giustizia sia paralizzata da simili questioni -:
quale sia la reale situazione di organico negli uffici giudiziari del tribunale di Sant'Angelo dei Lombardi ed in particolare della procura della Repubblica;
per quale motivo non sia possibile coprire il posto dichiarando che la sede è «copertura necessaria»;
quale iniziativa intenda adottare, nell'immediato, il Ministro interrogato.
(4-04235)

CARDIELLO e FASANO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella notte di lunedì 14 e martedì 15 ottobre 2002, si è registrata un'evasione di tre extracomunitari di origine albanese dalla casa di reclusione di Vallo della Lucania (Salerno);
si tratta di persone detenute per reati legati a violenze sessuali e, pertanto, vanno considerati come soggetti socialmente pericolosi;
ad accorgersi della fuga sono stati gli agenti della polizia penitenziaria, che hanno dato l'allarme, facendo scattare immediatamente le ricerche;
la struttura di Vallo della Lucania, si presenta in uno stato fatiscente e, malgrado gli sforzi profusi dalla direzione e dal personale di custodia, evidentemente la struttura non è in grado di garantire le misure di sicurezza necessarie;
andrebbe, pertanto, incrementato il numero degli agenti in servizio presso quell'Istituto di pena, per evitare il ripetersi di fatti così gravi e incresciosi -:
quali utili interventi il Ministro intenda adottare per assicurare tutte le misure di sicurezza necessarie alla casa di reclusione di Vallo della Lucania;
se il Governo intenda prendere in considerazione un piano di incremento del personale di guardia penitenziaria al fine di destinare unità aggiuntive alla struttura carceraria in oggetto.
(4-04236)

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il sindaco della città di Biella, avvocato Gianluca Susta, rivendica con forza la liquidazione di un credito che il comune di Biella vanterebbe nei confronti del Ministero della giustizia per una serie di opere eseguite all'interno del palazzo di giustizia e comunque destinate al servizio della giustizia;
il credito che in origine ammontava a quattro miliardi di vecchie lire, si sarebbe ridotto ora a tre miliardi a seguito del versamento di un acconto di un miliardo;
il sindaco di Biella ha altresì affermato di aver incaricato un noto avvocato per la messa in mora formale del Ministero della giustizia e per il promuovimento dei successivi atti giudiziali -:
a quando risalga il debito vantato dal comune di Biella nei confronti del Ministero della giustizia;


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quali siano le opere eseguite dal comune di Biella per le quali si rivendica il pagamento da parte del sindaco;
quando sia avvenuto il pagamento dell'acconto di un miliardo di vecchie lire;
se il credito vantato dal comune di Biella sia certo, liquido ed esigibile;
quali siano le ragioni che giustificano il ritardo nel pagamento della residua di tre miliardi di vecchie lire, se dovuta;
se non si ritenga di dover provvedere al pagamento del debito, se ed in quanto esistente, atteso che, ad avviso dell'interrogante non può giungersi al paradosso che il comune di Biella possa essere considerato quasi come una sorta di cassa depositi e prestiti del ministero della giustizia.
(4-04239)

BRUSCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con i decreti ministeriali 30 gennaio 2001, 26 ottobre 2001 e 3 giugno 2002 sono stati individuati ed elencati gli istituti penitenziari da costruire o ristrutturare;
gli interventi prevedono tempi lunghi ed incerti a fronte di una grande emergenza carceraria;
i predetti elenchi non esauriscono il fabbisogno, come è dimostrato dallo stato di vetustà e fatiscenza nel quale versa la casa circondariale di Vallo della Lucania, dalla quale sono evasi tre pericolosi pregiudicati, per cui il sindaco di quel comune ha avanzato richiesta di una nuova costruzione -:
se non sia opportuno per tutti gli istituti penitenziari da costruire o ristrutturare di coinvolgere il capitale privato (leasing - finanza di progetto);
se sia possibile inserire tra le priorità anche la costruzione della casa circondariale di Vallo della Lucania.
(4-04241)