Allegato B
Seduta n. 203 dell'11/10/2002


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BATTAGLIA. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Ministro dell'istruzione, università e ricerca del 18 ottobre 2001 ha istituito un gruppo di lavoro per esaminare il problema del curriculum e degli sbocchi occupazionali dell'educatore professionale, la cui formazione è prevista nei decreti ministeriali del 4 agosto 2000 e del 2 aprile 2001;
a tutt'oggi rimane irrisolto il problema della doppia laurea per la formazione degli educatori professionali, con grave danno per quei giovani che vogliono intraprendere questa professione, per cui sia la facoltà di scienze dell'educazione che il settore sanitario, per l'anno accademico in corso, hanno istituito corsi di laurea di primo livello, ed in particolare le facoltà di scienze dell'educazione hanno avviato 28 corsi di laurea, mentre il settore sanitario ha istituito un solo corso con 100 posti presso l'università cattolica di Milano;
risultano altresì corsi regionali in deroga all'attuale normativa;
non è stata ancora adeguatamente definita l'equivalenza dei titoli acquisiti, come previsto dalla legge n. 42 del 1999;
non è stato ancora emanato il profilo di educatore socio-sanitario, in attuazione all'articolo 3 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per risolvere il problema dell'iter formativo degli educatori professionali e del loro sbocco professionale;
quali iniziative intendano assumere, in relazione alla legge n. 229 del 1999, che dispone l'emanazione di un decreto per la definizione dei profili delle figure professionali socio-sanitarie, affinché la figura dell'educatore non venga frammentata in mille sottofigure con percorsi formativi diversi per i diversi sbocchi professionali;
quali iniziative intendano assumere in relazione alla legge n. 42 del 1999, articolo 4, comma 2, per l'equiparazione dei titoli di studio a quello di educatore professionale.
(4-02148)

Risposta. - La figura dell'educatore professionale è stata introdotta nell'ordinamento normativo italiano con il decreto del Ministro della sanità del 10 febbraio 1984, che ha individuato il relativo profilo professionale, identificandolo come «operatore professionale collaboratore», in quanto il citato decreto ministeriale prevedeva l'applicazione degli articoli 81, 82, 83 e 84 del decreto ministeriale 30 gennaio 1982, recante la normativa concorsuale del personale delle unità sanitarie locali, in applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1979, n. 761.


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Nel 1998 fu emanato il decreto del Ministro della sanità n. 520, che ha riconosciuto quella dell'educatore professionale come una professione sanitaria, individuando il relativo profilo professionale ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive modifiche, portando la formazione del personale al livello universitario, previo conseguimento del diploma universitario (DU).
La legge n. 42 del 26 febbraio 1999, all'articolo 4, comma 1, prevede l'equipollenza dei titoli conseguiti in base alla precedente normativa ai diplomi universitari di cui all'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive modifiche.
Il ministero della sanità, di concerto con il ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, il 27 luglio 2000 ha emanato un decreto ministeriale, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 195 del 22 agosto 2000, che attua la citata norma di legge individuando i titoli equipollenti al diploma universitario di educatore professionale.
Il titolo di educatore professionale di cui al decreto ministeriale n. 520 del 1998, è un titolo abilitante all'esercizio di una professione sanitaria.
L'articolo 1 della legge 26 febbraio 1999, n. 42, al comma 1 prevede che «il campo proprio di attività e di responsabilità» di tutte le professioni sanitarie di cui all'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive modificazioni è determinato da tre fattori:
a) dai contenuti dei decreti ministeriali istitutivi dei relativi profili professionali;
b) dai contenuti degli ordinamenti didattici dei rispettivi corsi di DU e di formazione post-base;
c) dai contenuti degli specifici codici deontologici, ove esistenti.

Quanto contenuto nella legge n. 42 del 1999, articolo 1, è stato ribadito e ampliato dalla legge 10 agosto 2000, n. 251. Detta legge divide le professioni sanitarie ex decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive modificazioni, in quattro fattispecie diverse, puntualizzando nei commi 1 degli articoli 1, 2, 3, 4 che «gli operatori delle professioni sanitarie» espletano le competenze proprie e le relative funzioni riferendosi alle norme istitutive dei profili professionali, riconoscendo esplicitamente ai decreti del Ministro della sanità, concernenti l'individuazione della figura sanitaria ed il relativo profilo professionale, il rango di norma di riferimento per i contenuti operativi attinenti l'esercizio professionale.
Successivamente, in attuazione dell'articolo 6 della legge n. 251 del 2000, il ministero della sanità, di concerto con il ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica ha emanato il decreto 29 marzo 2001, recante la definizione delle figure professionali di cui all'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo n. 502 del 1992, da includere nelle fattispecie previste dagli articoli 1, 2, 3 e 4 della stessa legge n. 251 del 2000. L'educatore professionale è stato inserito nella fattispecie delle «professioni sanitarie riabilitative».
In seguito, il 2 aprile 2001 il ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica di concerto con il ministero della sanità, ha emanato due decreti ministeriali recanti, rispettivamente, la «Determinazione delle classi delle lauree universitarie delle professioni sanitarie» e la «Determinazione delle classi delle lauree specialistiche universitarie delle professioni sanitarie», nei quali sono stati esplicitati, tra le altre cose, gli obiettivi formativi qualificanti e le attività formative indispensabili dei corsi di laurea. L'educatore professionale è stato inserito nella classe n. 3 «classe delle lauree in professioni sanitarie della riabilitazione».
Relativamente allo schema di regolamento predisposto in attuazione dell'articolo 4, comma 2, della legge 26 febbraio 1999, n. 42, recante i criteri e le modalità per il riconoscimento dell'equivalenza ai diplomi universitari dell'area sanitaria dei titoli del pregresso ordinamento, si comunica che il procedimento di cui trattasi al


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momento non ha avuto un ulteriore seguito per i motivi che sinteticamente si espongono.
Sullo schema di decreto a suo tempo predisposto, si sono pronunziati il consiglio superiore di sanità nella seduta del 25 ottobre 2000, il consiglio di Stato (parere n. 213 del 2000 sezione consultiva atti normativi), nonché, nella passata legislatura, le competenti commissioni parlamentari della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Queste ultime hanno proposto alcune modifiche i cui contenuti innovano sostanzialmente il testo in alcuni aspetti fondamentali rispetto alla elaborazione originaria.
In particolare, veniva ampliato l'ambito di applicazione del regolamento stesso, in violazione del vincolo posto dal comma 3, dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive modificazioni.
Al fine di evitare, per questo aspetto, un eventuale contenzioso in merito al decreto in esame, si è ritenuto opportuno richiedere un nuovo parere al consiglio di Stato sulla legittimità dello schema integrato dai contenuti dei pareri delle Commissioni parlamentari, prima di dare corso alla adozione formale del regolamento.
Il Consiglio di Stato, in data 28 giugno 2001, «pur concordando, in astratto, con l'amministrazione sul punto che una sanatoria dei titoli conseguiti in corsi iniziati dopo il termine ultimo previsto dalla legge, non può certamente essere disposta con regolamento, ma deve essere prevista con una disposizione di rango pari a quello che ha posto la norma violata», ha rilevato l'opportunità «di un accertamento sulla effettiva entità del fenomeno e degli effetti che discenderebbero dall'accettazione della condizione apposta dal Parlamento».
A tal fine, l'alto consesso ha chiesto che vengano acquisite, per il tramite degli organi governativi che curano i rapporti con le regioni, notizie sulle eventuali situazioni di fatto esistenti presso ciascuna Regione, investendo successivamente della questione anche la conferenza Stato-regioni.
Nel frattempo, al fine di dare concreta attuazione a quanto richiesto dal Consiglio di Stato, il ministero della salute - direzione generale delle risorse umane e delle professioni sanitarie ha inviato una nota agli uffici territoriali di Governo per avere notizie sulle eventuali situazioni di fatto esistenti presso ciascuna regione, in ordine ai corsi di formazione in ambito sanitario.
Non appena saranno pervenute le risposte da parte di tutti gli uffici territoriali di Governo, questo ministero provvederà all'espletamento dei conseguenti atti di propria competenza.

Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

BATTAGLIA e LUCIDI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
circa 200 mila famiglie italiane sono vittime di fallimenti immobiliari e per responsabilità altrui vedono sfumare anni di sacrifici, perdendo pressoché definitivamente la possibilità di acquistare una casa;
né lo Stato né le regioni dispongono di norme e di risorse idonee ad affrontare il problema;
sono state presentate in Parlamento numerose proposte di legge dalle diverse parti politiche tese ad affrontare la drammatica questione;
la Commissione giustizia della Camera ha recentemente avviato la discussione delle stesse e che ciò dovrebbe presto portare ad una maggiorè tutela degli acquirenti;
molti degli stabili interessati vengono però nel frattempo posti all'asta a prezzi inaccessibili per chi ha già dato fondo a tutte le sue risorse familiari e che pertanto nella quasi totalità dei casi le famiglie vengono irreparabilmente danneggiate senza avere alcuna possibilità ulteriore di acquistare un alloggio -:
se non ritenga urgente e doveroso, nelle more della discussione delle proposte


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di legge, emanare un decreto urgente per la sospensione delle aste relative ai fallimenti immobiliari.
(4-02666)

Risposta. - Il Governo ha già risposto in occasione dello svolgimento dinanzi all'Assemblea della Camera dei deputati in data 17 aprile 2002 dell'interrogazione a risposta immediata n. 3-00844 dell'On. Buemi e in data 15 maggio 2002 delle interrogazioni a risposta immediata n. 3-00961 dell'On. Nigra e n. 3-00962 dell'On. Pittelli, di analogo contenuto.
All'intervento svolto nelle citate occasioni dal Ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, si rinvia allegandosi, ad ogni buon fine, stralcio dei relativi resoconti parlamentari.

(vedi allegato n. 1 in calce)
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

BELLILLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i pendolari che ogni giorno si muovono dall'Umbria verso la capitale per motivi di lavoro, utilizzando i treni della tratta Firenze-Roma, devono fare fronte quotidianamente - oltre al grave disagio derivante dalle pessime condizioni igienico-sanitarie in cui versa l'interno delle carrozze viaggiatori - anche a dei comportamenti di parte del personale viaggiante a dir poco sprezzanti ed irrispettosi della semplice dignità di persona e di cittadino;
si è verificato già in varie occasioni che, a lamentele dei pendolari sulle condizioni del servizio il personale di bordo abbia risposto, in alcuni casi, in maniera sgarbata ed arrogante aggiungendo quasi sempre la minaccia del ritiro del titolo di viaggio, sempre rappresentato da abbonamenti mensili od annuali;
si vuole ricordare e rimarcare che il titolo di viaggio rappresenta niente altro che un contratto sottoscritto tra il pendolare e l'azienda ferroviaria per avere un servizio di trasporto in cambio di un corrispettivo in moneta, peraltro sempre pagato in anticipo;
il cittadino-utente ha un doppio diritto ad essere rispettato, in primo luogo in quanto persona, in secondo luogo in quanto utente del servizio offerto dall'azienda ferroviaria -:
se ritenga opportuno intervenire, per quanto di propria competenza, presso l'azienda Trenitalia al fine di ottenere la redazione e distribuzione di una carta dei diritti e doveri del viaggiatore e di avere garanzie certe circa l'istituzione di corso di educazione civica e di deontologia professionale riferite al rapporto tra il personale viaggiante dell'azienda ferroviaria e l'utenza dell'azienda stessa.
(4-00337)

Risposta. - Si rappresenta che questa amministrazione segue con attenzione la qualità dei servizi ferroviari a media e lunga percorrenza anche in relazione alla delibera CIPE n. 173/99, che prevede la facoltà per Trenitalia di praticare un aumento annuale medio delle tariffe di tali servizi, nei limiti della somma del tasso programmato di inflazione e di un ulteriore percentuale pari al 3,5 per cento, condizionato al raggiungimento di predefiniti «standard di qualità».
Tali standard sono stati fissati, rispettivamente per gli anni 2000 e 2001 dai decreti ministeriali n. 88T/2000 del 4 luglio e n. 146T/2000 del 7 dicembre 2000.
Per quanto attiene agli aspetti relazionali con il personale di bordo, ferrovie dello Stato ha comunicato che il relativo grado di soddisfazione dell'utenza raggiunge la percentuale dell'83 per cento sottolineando, comunque, che anche tale aspetto può essere oggetto di ulteriori miglioramenti, ma non della completa sparizione di isolati episodi di disservizio, che saranno affrontati, se del caso, con sanzioni disciplinari.
Tenuto conto della rilevanza degli aspetti relazionali, questa Amministrazione ha invitato Trenitalia alla predisposizione di un piano di interventi tesi alla sensibilizzazione


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del personale interessato e sta attivando il monitoraggio di tali aspetti, nell'ambito della verifica degli standard di qualità per il 2002.
Per quanto concerne la possibilità di redigere e distribuire da parte di Trenitalia S.p.A una carta di diritti e di doveri del viaggiatore, la società delle ferrovie dello Stato precisa di aver posto già in essere una carta dei servizi sia nell'anno 2000 che nell'anno 2001 a cui i dipendenti del proprio gruppo si attengono scrupolosamente e a cui possono far riferimento tutti i viaggiatori.
A tal riguardo, questa amministrazione ritiene che, proprio per la rilevanza che la stessa carta dei servizi riveste, vada maggiormente curata la sua capillare diffusione entro i primi mesi dell'anno cui si riferisce. Tale obiettivo, non totalmente raggiunto nell'anno in corso, dovrà costituire un preciso adempimento per il prossimo anno.
Allo stato attuale, gli standard di qualità dei servizi di trasporto ferroviario a media e lunga percorrenza, dopo un complesso iter che ha dovuto tener conto delle esigenze connesse all'entrata in vigore della nuova moneta, sono stati favorevolmente verificati dal NARS (nucleo per l'attuazione delle linee guida per la regolazione dei servizi di pubblica utilità), il che consentirà l'emanazione del relativo decreto.
Pertanto, alla luce di quanto suesposto, questa amministrazione provvederà ad emanare il relativo decreto sugli standard di qualità relativi al 2002.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

BELLILLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
gli incidenti stradali sono 380.000 l'anno e la mortalità media/annua sulle strade italiane è di 9.000 morti;
tali incidenti sono imputabili, in moltissimi casi, a comportamenti individuali non corretti, ma molti incidenti sono collegabili ad oggettive situazioni strutturali della rete stradale;
in particolare nella rete autostradale risultano poco sicuri i viadotti che in numerosi casi sono privi di corsia di emergenza;
tutti i viadotti sono privi di sistemi di sicurezza per gli utenti coinvolti in incidenti;
come il recente caso di Ilaria Chini, precipitata dal viadotto Fiumicello sull'autostrada A1, nelle vicinanze di Barberino di Mugello, in seguito ad un incidente avvenuto di notte, nella corsia di sorpasso, sono da annoverare numerosi casi di morti causate dall'impossibilità delle persone coinvolte in incidenti di trovare un settore di sicurezza sul viadotto -:
se risultino pienamente realizzate ed applicate, sulla rete stradale e autostradale italiana, le normative stabilite dall'Unione europea in termini di sicurezza degli utenti;
se il problema sia stato o sia attualmente oggetto di studi approfonditi da parte del Ministero e quali siano le proposte emerse in merito;
quali iniziative siano state attuate o siano in fase di attuazione per consentire una maggiore tutela degli utenti sui viadotti sull'intera rete viaria italiana;
quali mezzi e strumenti di sicurezza sono stati e saranno in futuro applicati ai viadotti, soprattutto ai bordi esterni.
(4-01741)

Risposta. - Si fa preliminarmente presente che la normativa vigente non prevede particolari interventi per evitare lo scavalcamento delle barriere di protezione dei viadotti.
I viadotti sono evidenziati dalla relativa segnaletica e, pertanto, gli utenti sono tenuti ad utilizzare tutte le precauzioni del caso se, per qualsiasi motivo, si trovano fermi su tali strutture.
Tuttavia, si rappresenta che il «collegato infrastrutture» alla legge finanziaria 2002,


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ad oggi in fase di pubblicazione, prevede un programma per il miglioramento della sicurezza stradale sulla rete nazionale con particolare attenzione alla installazione di adeguate reti di protezione sui viadotti autostradali e stradali. A tale fine, viene autorizzato un impegno di 20 milioni di euro per l'anno 2002 quale concorso dello Stato agli oneri derivanti da mutui o altre operazioni finanziarie che l'Ente nazionale per le strade - ANAS o gli enti destinatari delle competenze trasferite, sono autorizzati ad effettuare.
Nell'ambito del programma in questione, si dovrà procedere all'obbligatoria installazione nelle autostrade di reti di protezione sui viadotti e sui cavalcavia. Tale disposizione, tuttavia, non si applica ai lavori per i quali l'individuazione del soggetto affidatario sia già intervenuta alla data di entrata in vigore della legge.
Ad ulteriore informazione, l'ente nazionale per le strade - ANAS, interessato in merito, ha fatto conoscere di avere già richiesto alle società autostradali concessionarie di adottare con ogni urgenza le opportune misure di sicurezza.
Attualmente, molte tratte della rete autostradale italiana risultano dotate di idonei dispositivi di protezione.
Circa la specifica situazione della rete autostradale gestita dalla società Autostrade s.p.a., l'ANAS fa conoscere che su un totale di 385,5 chilometri di carreggiata su ponti e viadotti, 112 chilometri sono dotati di parapetto di altezza pari a 100 centimetri di cui 37 chilometri con reti o dispositivi di protezione. Altri 152 chilometri risultano muniti di spartitraffico o barriera riqualificata di tipo New Jersey alta dai 140 ai 160 centimetri di cui 60 chilometri dotati di reti o dispositivi di protezione.
Da tempo, fa conoscere l'ANAS, sono stati programmati ed avviati gli interventi sui viadotti con piattaforme separate contigue dell'intera rete della società autostrade a partire dal tratto appenninico dell'autostrada A1 tra Rioveggio e Firenze.
La società autostradale ha inoltre in esame un provvedimento particolareggiato per installare dispositivi di protezione anticaduta sullo spartitraffico centrale dei viadotti e dei ponti con piattaforme separate.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Paolo Mammola.

BELLILLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto interministeriale 24 novembre 1998, n. 460 prevedeva, all'articolo 1, il carattere preferenziale del titolo abilitante SSIS (Scuole di specializzazione per l'insegnamento alle scuole secondarie superiori) per i concorsi ordinari banditi dal ministero dell'istruzione in data successiva al 1 maggio 2002;
il medesimo decreto interministeriale, nei successivi articoli 2 e 3 prevede la possibilità di partecipare ai concorsi anche per coloro che non siano in possesso del titolo rilasciato dal SSIS, purché laureati al massimo entro l'anno accademico 2002-2004, prevedendo però un punteggio aggiuntivo per coloro che sono in possesso del titolo SSIS;
le procedure dell'ultimo concorso a cattedre per titoli ed esami per l'insegnamento nelle scuole secondarie sono terminate nel 2000;
il 19 febbraio 2002 è stato pubblicato un decreto direttoriale che nei fatti modifica completamente le norme previste dal citato decreto interministeriale apportando sostanziali modifiche alla tabella di valutazione dei titoli che nei fatti discrimina i vincitori di concorso ordinario;
la nuova tabella prevede la cumulabilità dei punti per l'abilitazione, ulteriori 30 punti per coloro che frequentano corsi SSIS e altri punti per l'eventuale servizio prestato in concomitanza con la frequenza di scuole di specializzazione, norme sulle quali il Consiglio nazionale della pubblica istruzione ha espresso parere contrario considerando il punteggio aggiuntivo di trenta


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punti superiore a quello effettivamente spettante;
il citato decreto direttoriale prevede, al comma 1, lettera b) la possibilità di presentare domanda di inserimento nella III fascia delle graduatorie permanenti nella sola provincia anche per coloro che stanno frequentando i corsi per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento presso i SSIS, se i corsi prevedono lo svolgimento dell'esame finale entro il 31 maggio 2002;
le modifiche apportate dal citato decreto garantiscono vantaggi anche ai corsisti di primo ciclo, avviato prima del giugno 2001 che hanno superato le prove di ammissione semplificate e non conformi al vigente dettato normativo (avendo superato una sola e non due) ed hanno ottenuto un'abbreviazione del corso, la cui durata è stata inferiore ai due anni prevista dalla normativa vigente -:
se non ritenga di dover ritirare il decreto direttoriale pubblicato in data 19 febbraio 2002 che favorisce in modo arbitrario una determinata categoria di lavoratori deludendo le aspettative degli esclusi che peraltro hanno superato prove pubbliche bandite dal ministero dell'istruzione, università e ricerca;
se non ritenga di dover annullare la previsione prevista dal citato decreto in ordine al cumulo di punteggio in relazione agli anni di frequenza della scuola di specializzazione con il punteggio derivante dal servizio prestato in quanto viola il principio di parità di trattamento tra diverse categorie di persone.
(4-02683)

Risposta. - Relativamente all'attribuzione di un ulteriore punteggio di 30 punti per l'abilitazione conseguita presso Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (S.S.I.S.), secondo quanto previsto dalla tabella di valutazione dei titoli approvata con decreto ministeriale n. 11 del 12 febbraio 2002, ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti per l'immissione in ruolo, di cui all'articolo 1, comma 6, della legge 3 maggio 1999, n. 124, si fa presente quanto segue.
La legge 19 novembre 1990 n. 341, recante riforma degli ordinamenti didattici universitari, nell'istituire le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario finalizzate alla formazione degli insegnanti di scuola secondaria ha anche previsto che l'esame finale sostenuto al termine dei corsi ha valore di esame di Stato ed abilita all'insegnamento per le aree disciplinari cui si riferiscono i relativi diplomi.
Il decreto interministeriale 24 novembre 1998, recante norme transitorie per il passaggio al sistema universitario di abilitazione all'insegnamento nelle scuole ed istituti di istruzione secondaria ed artistica, ha successivamente specificato che nei concorsi a cattedre per titoli ed esami nella scuola secondaria e in quelli per soli titoli, a coloro che abbiano concluso positivamente la specifica scuola di specializzazione, i bandi di concorso attribuiscono un punteggio aggiuntivo rispetto a quello spettante per l'abilitazione conseguita secondo le norme previgenti all'istituzione alle scuole di specializzazione all'insegnamento secondario e più elevato rispetto a quello attribuito per la frequenza ad altre scuole e corsi di specializzazione e perfezionamento universitari.
Il decreto legge 28 agosto 2000 n. 240 convertito nella legge 27 ottobre 2000 n. 306, recante disposizioni urgenti per l'avvio dell'anno scolastico 2000/2001, ha inoltre stabilito che l'esame di Stato che si sostiene al termine del corso svolto da dette scuole di specializzazione ha valore di prova concorsuale ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti previste dalla legge 124 del 1999 e ha demandato ad un decreto interministeriale i criteri e le modalità di costituzione delle commissioni, sia di ammissione alla scuola di specializzazione sia di esami finali, e il punteggio da attribuire al risultato finale sia ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti sia ai fini dell'esito del concorso per esami e titoli, precisando che detto punteggio fosse coerente con quanto previsto dall'articolo 3 del decreto del ministro della pubblica istruzione del 24 novembre 1998 suindicato.


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Il regolamento adottato con decreto interministeriale n. 268 del 4 giugno 2001 ha quindi previsto, all'articolo 8, che ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti al candidato abilitato presso le scuole di specializzazione all'insegnamento viene attribuito un punteggio aggiuntivo rispetto a quello spettante per l'abilitazione conseguita pari a 30 punti.
Tale punteggio è del tutto congruo in relazione al livello del percorso seguito dagli specializzati (2 anni di corso intensivo, verifiche intermedie, tirocinio esami finali) e la preparazione di alto profilo sia a livello teorico che pratico che i corsisti acquisiscono.
Quanto poi alla decisione di consentire agli abilitati SISS il cumulo dei 30 punti predetti con il punteggio previsto per il servizio di insegnamento prestato durante la frequenza dei corsi, essa era motivata in relazione al principio giuridico consolidato per cui i servizi effettivamente prestati, a prescindere dalle variabili legate alla natura, alle caratteristiche ed alla durata del rapporto di lavoro, debbano essere valutabili.
Il TAR del Lazio sezione III bis con sentenza del 20 maggio u.s. pubblicata il 28 maggio ha ritenuto del tutto legittima e congrua l'attribuzione del punteggio aggiuntivo di 30 punti, rispetto a quello dell'abilitazione, per gli specializzati.
Lo stesso TAR ha invece ritenuto illegittima la tabella di valutazione dei titoli approvata con decreto ministeriale n. 11 del 12 febbraio 2002, nella parte in cui consente il cumulo, oltre al punteggio aggiuntivo predetto, anche dei punti per i servizi di insegnamento prestati durante lo svolgimento del corso di specializzazione all' insegnamento secondario.
Va sottolineato che il TAR, con la sentenza sopra richiamata, ha esaminato l'intera materia dell'inserimento nelle graduatorie permanenti degli specializzati SSIS, affermando la piena legittimità di tutti i relativi provvedimenti del MIUR, con la sola eccezione dell'aspetto relativo alla cumulabilità del servizio prestato durante i corsi.
Pertanto, l'amministrazione non interporrà appello, e sta provvedendo a modificare in senso conforme alla pronuncia le graduatorie permanenti. A tal fine sono state fornite istruzioni agli Uffici Scolastici Regionali con Circolare n. 69 del 14 giugno 2002.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

BERTUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti - Per sapere - premesso che:
i collegamenti aerei fra Ancona e Milano sono obiettivamente carenti ed articolati in modo tale da non favorire soprattutto brevi viaggi d'affari;
le tariffe praticate sono eccessivamente onerose;
la consistenza economica della Regione Marche giustifica ampiamente un miglior collegamento aereo con i principali aeroporti lombardi -:
se non ritenga assolutamente necessario ed urgente sensibilizzare la Compagnia di bandiera Alitalia, peraltro largamente finanziata con denaro pubblico, affinché provveda a migliorare i collegamenti citati in premessa, per quanto riguarda sia la frequenza, sia gli orari, ed a riportare le tariffe a livelli ragionevoli.
(4-02680)

Risposta. - In linea generale, che l'ente nazionale per l'aviazione civile non ha il potere di intervenire incisivamente sulle compagnie di navigazione aeree e sulla loro facoltà di determinare liberamente tariffe, rotte e frequenze di collegamenti aerei che sono sempre improntate a logiche di organizzazione e marketing aziendale.
Pertanto, le informazioni pervenute a questa Amministrazione dalla società Alitalia, tramite l'ENAC, rappresentano la situazione aggiornata al mese di giugno 2002 delle frequenze e degli orari e dei collegamenti


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attivati sulla tratta Ancona-Milano/Malpensa e su quella Ancona-Milano/Linate.
A causa della crisi del traffico di linea conseguente all'11 settembre 2001 e, al fine di adeguare il livello dell'offerta a quello della domanda la società Alitalia è stata costretta a ridurre le frequenze su alcuni collegamenti tra il centro ed il nord Italia, tra questi anche quello tra Ancona e Milano/Malpensa che oggi è servito da tre frequenze giornaliere assolutamente in linea con la domanda prevista.
In merito agli orari considerati non ottimali, si segnala che a partire dal 31 marzo 2002 il volo pomeridiano da Ancona è stato posticipato dalle 15.00 alle 17.15 per consentire un più comodo rientro a chi si sposta da Milano per affari e la possibilità di usufruire di ottime coincidenze internazionali a chi invece parte da Ancona.
Dal 1o maggio 2002, inoltre, è stato anticipato alle 07.00 il primo volo da Ancona, per essere a Milano entro le ore 08.35 e poter usufruire così della fascia oraria prioritaria in partenza da Milano per il nord-Europa.
È stata, inoltre, potenziata la capacità offerta con l'introduzione dei più capienti aeromobili AT7 (al posto dei Dornier 328) che hanno consentito di incrementare il numero dei posti passando da 260 agli attuali 396.
Per quanto riguarda invece il collegamento con l'aeroporto di Linate, l'attuale direttiva U.E. che regola la distribuzione dei collegamenti sugli scali milanesi non consente di effettuare voli tra Ancona e Linate.
La direttiva stabilisce, infatti, che per poter operare collegamenti sull'aeroporto di Linate è necessario che il volume di traffico sia superiore ai 350.000 passeggeri annui (nel 2001 il collegamento con Ancona ha sviluppato un traffico di 90.000 passeggeri).
A proposito invece delle tariffe, si sottolinea che la struttura tariffaria nazionale Alitalia costruisce i livelli di prezzo in base alle distanze ed ai tempi di volo, per cui a parità di miglia le tariffe sono sempre coerenti. Ne deriva che per una corretta comparazione è necessario confrontare tariffe con uguale regolamentazione.
Il prezzo della tratta Ancona-Milano pari a 308 euro andata/ritorno è una tariffa normale di classe economica, mentre il prezzo di 320 euro per un biglietto Ancona- Parigi andata/ritorno è una tariffa promozionale (apex), la cui normativa prevede condizioni particolarmente restrittive (acquisto anticipato di 10 gg.; minimo di permanenza che includa la domenica; massimo di permanenza di 14 gg.; più ulteriori restrizioni relative a rimborsi, cancellazioni).
La tariffa normale di classe economica Ancona-Parigi andata/ritorno senza alcuna restrizione è pari a 1.324 euro.
Infine, per ciò che concerne i collegamenti con Roma, si evidenzia che nel primo trimestre del 2002 si registrava un coefficiente di occupazione pari al 52 per cento che non garantiva un ritorno adeguato di redditività.
Alla luce di tali prestazioni ed a causa della razionalizzazione della propria flotta di breve-medio raggio Alitalia è stata costretta a sospendere il servizio di una coppia di voli giornalieri (AZ 1127 da Roma delle 13.30 e AZ 1128 da Ancona delle 15.05) che avevano consuntivato dei volumi di traffico insoddisfacenti con circa 30 passeggeri in media a volo.
Nello stesso tempo, però, il volo AZ 1125 da Roma ed il volo AZ 1126 da Ancona hanno beneficiato di un notevole incremento di capacità grazie all'impiego di un aeromobile MD82 a 163 posti, al posto di un Dornier 38 a 32 posti.
La capacità complessivamente offerta su questo collegamento su base giornaliera risulta così aumentata più del 30 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
Inoltre, il cadenzamento orario dei voli è stato studiato per consentire alla clientela di entrambe le città di effettuare un viaggio di andata e ritorno nell'arco della stessa giornata, con evidente beneficio per chi si sposta per motivi di lavoro.
Dal giugno 2002, inoltre, la partenza del primo volo da Ancona per Roma è posticipata alle 07.10 con arrivo alle ore 08.05, in perfetta coincidenza con le prosecuzioni per altre destinazioni nazionali e con le


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principali fasce di partenza dei voli internazionali ed intercontinentali.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

BIELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni, su gran parte della stampa italiana, vengono ricordati i dieci anni dall'inizio di «mani pulite», ossia dell'azione della magistratura prima di Milano, poi di gran parte del paese, che ha portato all'individuazione di decine e decine di casi di corruzione e malaffare.
In taluni casi - è emerso anche a seguito di ulteriori indagini - i singoli magistrati che si sono occupati di detti processi sono stati minacciati, ovvero sono stati orchestrati tentativi di delegittimare alcune procure della Repubblica, sono stati raccolti dossier di tipo spionistico e sono state alimentate campagne di stampa.
In particolare, nonostante le scrupolose indagini della procura della Repubblica presso il tribunale di Brescia e del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti presieduto prima dal senatore Brutti poi dall'onorevole Frattini, molte ombre sono rimaste sul famoso caso del cosiddetto «dossier Achille» del Sisde, realizzato ad opera di un misterioso informatore la cui esistenza è stata segnalata dal capitano dei carabinieri Roberto Napoli, ex agente del Sisde;
in questi giorni è stato pubblicato il libro del giornalista Gianni Cipriani «Lo stato invisibile - Storia dello spionaggio in Italia dal dopoguerra ad oggi» nel quale si parla anche della «fonte Tallone» che ha operato tra il 1970 e il 1977 alle dipendenze del centro di Controspionaggio del Sid di Milano diretto dal colonnello dei carabinieri Giorgio Parisi.
La «fonte Tallone» viene identificata in Achille Maria Rinieri, ex giornalista di cronaca giudiziaria della sede Rai di Milano, successivamente diventato direttore della sede di Trento nonché responsabile del settimanale del Tg1, Tv7 e curatore di una delle rubriche di Enzo Biagi. Achille Rinieri era un giornalista di area cattolica (proveniva dall'Avvenire) con agganci nel mondo della Chiesa e della Democrazia Cristiana; ovviamente molto informato sulle dinamiche interne alla Rai, che all'epoca di «mani pulite» era stato trasferito alla Rai di Roma; che aveva una buona seppur vecchia conoscenza del mondo giudiziario milanese; che era particolarmente legato all'Arma dei carabinieri o, meglio, ad alcuni suoi settori.
Tra i compiti della «fonte Tallone» c'era quello di individuare le simpatie politiche dei magistrati di Milano, nonché di svelare gli eventuali o presunti retroscena di alcune indagini sul terrorismo;
nello stesso libro - pur senza propone alcuna identificazione - Cipriani ha notato una serie di somiglianze tra la «fonte Tallone» del Sid e la «fonte Achille» del Sisde. Di quest'ultimo, infatti, attraverso le varie inchieste abbiamo saputo: 1) che si trattava di una vecchia fonte riattivata a Milano; 2) che si trattava di una fonte in grado di raccogliere indiscrezioni all'interno della procura di Milano; 3) che si trattava di un giornalista ovvero di un personaggio assai bene introdotto nel mondo giornalistico; 4) che si trattava di una fonte assai bene informata sulle vicende interne alla Rai; 5) che si trattava di un confidente in grado di raccogliere notizie dalla Conferenza episcopale italiana e, più in generale, concernenti la Chiesa cattolica; che era introdotta negli ambienti della Dc romana; 6) che pur operando all'interno del Sisde veniva gestito da ufficiali dell'Arma in servizio presso il servizio informazioni per la sicurezza democratica;
poiché, a giudizio dell'interrogante, dieci anni dopo l'inizio di «mani pulite», la verità storico-politica su quella stagione è più importante delle pur comprensibili ragioni di riserbo che tradizionalmente impongono il segreto sull'identità delle


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fonti dei servizi di informazione e sicurezza; poiché esiste il concreto sospetto che all'epoca il Sisde si avvalse della collaborazione di un giornalista professionista, in chiara violazione con quanto previsto dalla legge n. 801 del 1977; poiché infine è del tutto evidente che vicende così ambigue potrebbero ancora oggi essere fonte di eventuali pressioni o «avvelenamenti» del clima politico -:
se la «fonte Achille» del Sisde abbia svolto come professione quella di giornalista e sia stata regolarmente iscritta all'Albo;
se la «fonte Achille» del Sisde si identifichi in Achille Maria Rinieri;
se la «fonte Tallone» del Sid, ossia Achille Maria Rinieri, che agli atti risulta cessata nel 1977 abbia poi, dopo la riforma di quell'anno, continuato sotto qualsiasi forma la sua attività informativa per conto del Sismi, del Sisde, ovvero di altri organismi di polizia giudiziaria;
se non ritenga il Governo utile e doveroso inviare copia integrale del fascicolo della «fonte Achille» del Sisde al Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, affinché accerti le eventuali violazioni alla legge n. 801 che si verificarono in quel periodo e accerti altre eventuali analoghe violazioni.
(4-02139)

Risposta. - I quesiti posti dall'interrogante coinvolgono problematiche concernenti la tutela del «modus operandi» dei servizi ed il rispetto della privacy degli individui, argomenti la cui peculiarità fa ritenere che la sede idonea per l'esame e l'approfondimento sia, secondo i principi della legge n. 801 del 1977, il comitato per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato che, come sottolineato nel corso della seduta della Camera dell'11 aprile 2002 dal Ministro per i rapporti con il Parlamento, On.le Giovanardi, è il luogo deputato a valutare ed approfondire «questioni specifiche» concernenti l'attività informativa dei servizi.
D'altra parte, già nella passata legislatura il suddetto organo è stata la «sede parlamentare» che ha proceduto alla disamina dell'intera produzione informativa della «fonte Achille», visionando i carteggi presso la sede del SISDE e rassegnando al Parlamento le valutazioni conclusive - Doc. XXXIV n. 1 - che furono, anche, oggetto di dibattito nel corso delle sedute del 9 e del 10 marzo 1998 alla Camera dei Deputati e del 13 marzo 1998 al Senato della Repubblica.
Il Ministro per la funzione pubblica e il coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza: Franco Frattini.

BIELLI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
gli operatori che svolgono attività di installazione (altoparlanti, luci, effetti, palco, eccetera) ed assistenza ai concerti ed agli spettacoli da vivo - sia all'aperto che all'interno di strutture adeguate - durante la loro attività di vigilanza ed assistenza nel corso della manifestazione utilizzano apparecchi radio portatili per comunicare tra loro: tali apparecchi, normalmente in commercio, utilizzano delle frequenze radio tra i 450.000 e gli 870.000 MHz, mentre la potenza di uscita si colloca tra i 10 ed i 120 mW;
attualmente, nel nostro paese non risulta l'esistenza di norme che consentano un regolare utilizzo di questi apparecchi che, pur essendo indispensabili per il lavoro che svolgono, espongono le imprese che se ne avvalgono - tutte - al rischio di pesanti sanzioni dalla polizia postale;
sono molto frequenti, infatti, i verbali che vengono elevati nel corso dei controlli effettuati dagli organi di vigilanza, ai sensi dell'articolo 195 del decreto del Presidente della Repubblica n. 156 del 1973, ed il sequestro delle apparecchiature, con immediato ed evidente danno alle imprese oltre che alla sicurezza ed alla funzionalità della manifestazione in corso;


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le stesse apparecchiature sono normalmente in uso alla emittenti radiotelevisive pubbliche e private per lo stesso genere di manifestazioni;
le direttive europee consentono l'utilizzo di apparati radio a bassa frequenza operanti da 433.050 a 434.790 MHz, con potenza di uscita a 10 mW, ritenute insufficienti per l'attività delle imprese citate, in quanto: gli apparati radio in uso nel settore dello spettacolo sono caratterizzati da una risposta audio estesa che implica una larghezza di banda anche di 200 KHz; le frequenze consentite in ambito europeo sono di fatto liberalizzate ed è immaginabile il conseguente affollamento di trasmissioni;
proprio per questi motivi, numerosi Paesi europei hanno regolamentato l'utilizzo degli apparati radio destinati al pubblico spettacolo, assegnando agli operatori frequenze compatibili con le reali necessità di lavoro, previa corresponsione di un canone equamente calcolato ed in ogni caso a costi sostenibili e rapportati alle esigenze delle imprese -:
se il Ministro interrogato non ritenga di intervenire al fine di regolarizzare l'utilizzo di tali apparecchi radio, limitatamente agli usi citati;
se non intenda intervenire con le stesse modalità e procedure già attivate in altri Paesi europei.
(4-02702)

Risposta. - La disciplina regolamentare riguardante gli apparati radio portatili di cui è cenno nell'atto parlamentare in esame è stata modificata a seguito della direttiva 1995/5/CE - recepita dal decreto legislativo 9 maggio 2001, n. 269 relativo alle apparecchiature radio e terminali di telecomunicazioni - e da decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2001, n. 447 riguardante le licenze individuali e le autorizzazioni generali per i servizi di telecomunicazioni ad uso privato.
Tali provvedimenti, unitamente alle modifiche apportate al piano nazionale di ripartizione delle frequenze - approvato con decreto del Ministro delle comunicazioni 8 luglio 2002 - consentono agli apparecchi del tipo in questione di essere utilizzati anche in ausilio alle imprese di spettacolo e di radiodiffusione, in regime di libero uso (radiomicrofoni a banda stretta e non professionali) o di autorizzazione generale (radiomicrofoni professionali) sulla base di quanto previsto dalla decisione CEPT ERC/DEC/(98)25 e della Raccomandazioni CEPT REC 70-03.
Si ritiene, pertanto, che tali innovazioni vengano incontro alle esigenze manifestate dall'interrogante.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

BIELLI, SEDIOLI, SCIACCA, ALBONETTI, AMICI e DE BRASI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Cesena nelle prime ore del mattino del 1o luglio 2002 la sede della Camera del lavoro è stata oggetto di un episodio inquietante e pericoloso che non può essere considerato in alcun modo un atto vandalistico;
ignoti sono penetrati dopo aver inciso, con uno strumento adatto, il vetro antiproiettile dell'ingresso principale, negli uffici della CGIL;
hanno cercato di entrare nel sistema del computer a disposizione dei dirigenti sindacali, hanno aperto fascicoli e cassetti e hanno poi tentato di appiccare il fuoco alla sede. Non pare che si siano appropriati di denaro o di oggetti di valore;
l'«attentato» avviene dopo che a Savignano sul Rubicone la CGIL all'epoca dell'assassinio Biagi ricevette un messaggio minatorio nei confronti dell'organizzazione;
i due episodi avvengono in un quadro inquietante e oscuro -:
quale sia l'opinione del Governo e quale sia lo stato delle indagini e quali iniziative siano state intraprese per prevenire eventuali rischi e pericoli.
(4-03385)


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Risposta. - In data 1o luglio 2002, nelle prime ore del mattino, ignoti, dopo avere infranto la porta a vetri, si sono introdotti all'interno della sede della C.G.I.L. di Cesena, ubicata in Via Tito Maccio Plauto n. 90 e, nella stanza riservata ai pensionati (S.P.I. - C.G.I.L.) hanno bruciato alcuni documenti, dal contenuto non riservato, presenti in quel momento su una scrivania.
I malviventi sarebbero penetrati anche in altri uffici - senza peraltro danneggiare o asportare alcunché - come del resto gli stessi dirigenti della C.G.I.L. hanno dichiarato in sede di denuncia.
Ugualmente gli ignoti sono entrati anche nell'ufficio del segretario generale della camera del lavoro di Cesena: qui hanno messo in funzione il suo
computer, ma non sono riusciti ad accedervi, in quanto sprovvisti della necessaria password.
D'altronde, tutti i
computer della C.G.I.L. di Cesena sono collegati in rete, ma non vi sono archiviati documenti segreti. Il collegamento con la sede centrale di Roma avviene inoltre solo a mezzo di posta elettronica, per cui nessun tipo di verifica può essere compiuta con la sede nazionale.
La prima ad accorgersi dei danneggiamenti e dell'intrusione nella sede sindacale è stata una dipendente della ditta «Formula Servizi», incaricata della pulizia della sede. Quest'ultima ha immediatamente informato dell'accaduto il vice segretario locale, responsabile dell'organizzazione, il quale, intervenuto prontamente, ha provveduto anche a spegnere il modesto incendio sviluppatosi.
Si precisa che non sono stati rinvenuti né attrezzi atti allo scasso, né pietre, né altri oggetti idonei ad infrangere il vetro della porta d'ingresso, così come non sono state rinvenute scritte o simboli, né è giunta alcuna rivendicazione.
Il segretario generale della camera del lavoro di Cesena, in sede di denuncia, ha specificato che né lui, né altri rappresentanti sindacali della C.G.I.L. di Cesena hanno mai ricevuto minacce, né si sono verificati episodi in qualche modo riconducibili all'accaduto.
L'episodio citato dagli interroganti è stato comunque già oggetto di analisi in sede di riunione di coordinamento delle forze di polizia, convocata dal prefetto di Forlì-Cesena, e tenutasi nella mattinata del 2 luglio 2002.
A conclusione di tale riunione è stata disposta l'intensificazione dei servizi di prevenzione generale e di controllo del territorio, in modo particolare nei confronti delle sedi sindacali e dei partiti politici.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BIMBI, LULLI, MAGNOLFI, COLASIO e CARRA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 59 del 1997, ai fini dell'attuazione dell'autonomia organizzativa e didattica, ha introdotto la definizione dei criteri per la determinazione degli organici d'istituto;
successivamente il decreto ministeriale 29 maggio 1998, n. 251, prorogato, modificato ed integrato con decreto ministeriale n. 179 del 1999, ha autorizzato, in via transitoria, un programma nazionale di sperimentazione per consentire lo sviluppo di capacità di autorganizzazione delle scuole in attesa della futura attuazione dell'autonomia scolastica a decorrere dall'anno scolastico 2000-2001;
il decreto ministeriale n. 105 del 3 aprile 2000, ha disciplinato la sperimentazione dell'istituto dell'organico funzionale, presso le scuole di cui all'elenco allegato al decreto, per l'anno scolastico 1999/2000;
l'organico funzionale è uno strumento che consente alle scuole di dare effettiva attuazione all'autonomia scolastica in quanto, svincolando risorse dall'attività frontale d'insegnamento, permette di utilizzarle per dare concreta realizzazione alla progettualità delle scuole;
in una prima fase di sperimentazione l'organico funzionale è stato assegnato alle scuole che stavano sperimentando il progetto 2002;


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gli istituti che sperimentano il progetto 2002, sul territorio nazionale, sono 166 (di cui 88 professionali), tra cui l'Istituto Professionale Datini di Prato;
il progetto 2002 prevede la diminuzione dell'orario settimanale da 40 a 34 ore di lezione, con attuazione di docenze in compresenza, allo scopo di avvicinare la struttura oraria degli istituti tecnici e professionali a quella dei licei;
ai fini della realizzazione del suddetto progetto si riteneva ineludibile l'adozione dell'organico funzionale d'istituto, per cui la prima fase di sperimentazione è stata, ovviamente, affidata alle stesse scuole che attuavano il progetto 2002;
nell'anno scolastico 2000/2001 è stato ampliato, di circa 50 unità, il numero delle scuole che sperimentavano l'adozione dell'organico funzionale, con la prospettiva di mandarlo in ordinamento dall'anno scolastico successivo;
la legge n. 448 del 2001 all'articolo 22, comma 1, ridefinisce i criteri per l'individuazione delle dotazioni organiche del personale docente, facendo riferimento nel comma 2 dello stesso articolo, ad un successivo decreto emanato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere delle commissioni parlamentari competenti, che specificherà «i parametri per l'attuazione di quanto previsto nel comma 1\u";
con la circolare n. 16 del 19 febbraio 2002 si indicano tali parametri in relazione alle «dotazioni organiche del personale docente per l'anno scolastico 2002/2003», specificando anche che da detto anno scolastico cesserà di trovare applicazione il decreto n. 105 del 2000 che prevede l'istituto dell'organico funzionale per un certo numero d'istituzioni scolastiche dell'istruzione secondaria;
alla circolare ministeriale n. 16 del 2002 è allegato uno schema di decreto interministeriale nel quale sono indicate le tabelle per la definizione della «consistenza delle dotazioni organiche regionali per l'anno scolastico 2002/2003»;
l'adozione delle Tabelle, indicate nello schema di decreto allegato alla circolare ministeriale n. 16 del 2002, definendo la consistenza delle dotazioni organiche regionali per l'anno scolastico 2002/2003, nell'attuale quantificazione cancellerebbe l'organico funzionale per le 166 scuole che sperimentano il Progetto 2002;
in modo particolare negli istituti professionali, e in maniera specifica nell'Istituto Professionale Datini di Prato, l'adozione dell'organico funzionale ha consentito di attuare una più efficace integrazione con le agenzie formative del territorio, di aggredire il fenomeno della dispersione scolastica e di fronteggiare il disagio giovanile sia con un'azione mirata dei CIC che con la proposta d'attività extracurricolari;
la circolare ministeriale n. 16 del 2002 non ha carattere precettivo, e quindi l'annunciata disapplicazione del decreto ministeriale n. 105 del 3 aprile 2000 non può essere operante, nemmeno previsionalmente, sinché il decreto interministeriale, di cui si trasmette bozza con la citata circolare ministeriale, non sarà sottoposto all'esame delle competenti commissioni parlamentari -:
se non ritenga di valutare l'opportunità di prorogare per l'anno 2002/2003, e comunque fino all'attuazione a regime di una riforma complessiva del sistema scolastico, l'adozione dell'organico funzionale d'istituto per le scuole che attuano il progetto 2002, al fine di non disperdere e vanificare il patrimonio di positive esperienze costruito in questi anni, valutabile e assumibile nella prospettiva più ampia della ridefinizione del rapporto tra istruzione e formazione professionale.
(4-02538)

Risposta. - Si precisa che la legge 28 dicembre 2001 n. 448 (legge finanziaria 2002) all'articolo 2 ha adottato nuovi criteri per la determinazione delle dotazioni organiche del personale docente prevedendo, contestualmente, nella relazione tecnica allegata alla legge stessa un contenimento


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delle dotazioni stesse nelle consistenze indicate nella relazione medesima.
L'entità dell'organico dei docenti e la distribuzione dei posti tra le regioni e tra i diversi gradi d'istruzione è stata effettuata, nel rispetto di dette disposizioni in relazione all'andamento delle scolarità, ma anche tenendo presenti le specificità dei diversi contesti territoriali ed il disagio scolastico presente negli stessi.
La sperimentazione dell'organico funzionale secondo le previsioni formulate con il decreto ministeriale 3 aprile 2000 n. 105 in un numero limitato di scuole medie e superiori, non risulta, quindi, compatibile con le esigenze del contenimento degli organici imposto dalla legge finanziaria.
Infatti, pur rimanendo invariato nell'organico funzionale rispetto a quello tradizionale il rapporto alunni/classi varia invece il rapporto alunni/posti che risulta essere negli istituti d'istruzione secondaria di I grado dell'11,1 per cento se calcolato con l'organico funzionale e dell'11,6 per cento se calcolato con l'organico tradizionale mentre, per quanto riguarda le scuole secondarie di secondo grado del 9,72 per cento se calcolato con l'organico funzionale e del 10,39 per cento se calcolato con l'organico tradizionale.
La dotazione organica delle scuole interessate va quindi gradualmente ricondotta nell'ambito della dimensione ordinaria, in relazione alla disponibilità di posti non coperti da titolari sia per effetto di pensionamenti o mobilità che per riassorbimento negli organici delle medesime istituzioni. È infatti prevista la graduale soppressione dei relativi posti a mano a mano che i docenti in servizio sui posti attivati per la sperimentazione dell'organico funzionale lasceranno le attuali sedi.
È stata, comunque, introdotta una clausola di salvaguardia al fine di consentire il mantenimento della sede a favore di quel numero di docenti titolari corrispondente all'entità di posti attivati, nelle scuole interessate, per effetto della sperimentazione.
I direttori regionali ai quali per la prima volta sono state assegnate dotazioni organiche a livello regionale non mancheranno comunque di ripartire a livello provinciale le dotazioni organiche in modo tale da assicurare non solo i servizi essenziali nel rispetto delle diverse situazioni sociali e geografiche, ma anche la prosecuzione di progetti di particolare rilevanza didattica e/o sociale.
I dirigenti scolastici da parte loro, con gli strumenti che l'autonomia consente potranno adottare le opportune iniziative atte a garantire la prosecuzione di quei progetti innovativi che migliorano la qualità del servizio scolastico.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

BOCCHINO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che sono circa 48.000 le intercettazioni autorizzate in Italia ogni anno; si tratta di un numero immane, di gran lunga superiore anche a quello che si registra negli USA;
numerosi sembrano essere anche i giornalisti intercettati, tra i quali un professionista de il Giornale;
infatti, secondo quanto denunciato da quest'ultimo, per ben tre anni, dal 1998 al 2001, il giornalista in questione sarebbe stato oggetto di un'attività di intercettazione disposta a seguito della pubblicazione di alcune notizie;
sembra che le intercettazioni siano state effettuate per individuare le fonti informative del giornalista;
la vicenda è certamente molto grave perché va ad incidere sul diritto di informazione e sulla tutela del segreto professionale -:
quali iniziative normative intenda intraprendere affinché sia garantito ai giornalisti l'esercizio dell'attività professionale in piena libertà e nel rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione;


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quali dati abbia in merito al numero complessivo delle intercettazioni telefoniche disposte dall'autorità giudiziaria;
se, più in generale, risultino casi di abuso o di un uso troppo disinvolto dello strumento delle intercettazioni, e, in caso affermativo, quali iniziative di propria competenza intenda adottare.
(4-03167)

Risposta. - È stato recentemente evidenziato da alcuni onorevoli Deputati il massiccio - forse eccessivo - ricorso alle intercettazioni telefoniche disposto dalla magistratura inquirente.
Il tema è stato in particolare affrontato nella seduta della Camera del 27 giugno 2002 ed in quella sede il Governo ha avuto modo di intervenire esprimendo la propria valutazione.
Si allega il resoconto stenografico della risposta fornita nell'occasione all'interpellanza urgente n. 2-00368 dell'On. Volontè.

(vedi allegato n. 2 in calce)
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

BORNACIN. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 22 maggio 2000 alle ore 17.00 circa, due agenti di P.G. appartenenti alla 3 Sezione locale del Reparto Volanti di Roma (Commissariato di Polizia di Stato Flaminio Nuovo), in servizio a bordo della volante n. 12, sosterrebbero, in un proprio verbale di servizio redatto alle 20.15 del medesimo giorno, di aver tratto in arresto il signor Caviglia Michele nato a Genova il 15 giugno 1974 e residente a Cogoleto (Genova) in Via Molino della Rocca n. 4/A/8 in seguito ad una presunta colluttazione avvenuta in Via Ischia di Castro (Roma) tra le persone sopra indicate;
in particolare gli agenti di P.G. avrebbero notato il Caviglia in atteggiamento sospetto a ridosso della sua vettura (Volksvagen Polo tg. GEB50571) e, insospettiti dal comportamento si sarebbero fermati col fine di identificarlo. Lo stesso, secondo quanto si evince dallo stesso verbale, avrebbe prima rifiutato di esibire i documenti, poi inveito contro gli agenti ed infine opposto resistenza al punto di ferire, sebbene in modo lieve, uno di loro;
infine, il signor Caviglia sarebbe stato tratto in arresto per «resistenza e lesioni a P.U. e denunciato in stato di libertà per rifiuto di generalità e minacce a P.U.», identificato a mezzo polizia Scientifica, trattenuto per una notte presso le camere di sicurezza della Questura di Roma, processato per direttissima alle 09.00 del giorno seguente (23 maggio 2000) nel Tribunale di Roma XII Sezione penale Dibattimentale;
per contro, il signor Caviglia domiciliato in Via Ischia di Castro al civico 25 (luogo in cui si è svolta la vicenda), sosterebbe di essere stato oltremodo maltrattato dagli agenti in questione, probabilmente per averlo scambiato con altra persona, e quindi vittima inconsapevole di un equivoco;
secondo quanto dichiarato dal signor Caviglia, infatti, avrebbe esibito i documenti richiesti dagli agenti senza opporre alcuna resistenza, mostrarsi insofferente o maleducato, nonostante uno di essi lo avesse aggredito verbalmente fin da subito in modo spropositato ed ingiustificato;
successivamente al controllo di tutti i documenti di identità personali, nonché quelli dell'auto, il signor Caviglia sarebbe stato invitato a salire sulla volante senza ricevere nessuna spiegazione. Preoccupato di tale comportamento avrebbe chiamato il padre dal telefono portatile per informarlo di cosa stesse accadendo il quale avrebbe sentito in buona parte le urla indirizzate al figlio, al punto di chiedere di poter parlare con uno degli agenti per capire meglio cosa stesse accadendo;
a quel punto il telefono cellulare sarebbe stato strappato via dalle mani del ragazzo e gettato sul cruscotto della volante. In seguito il signor Caviglia sarebbe stato fatto salire sull'auto della Polizia alla volta dell'Ospedale S. Pietro, sulla Cassia,


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per ricevere, a detta degli agenti, l'autorizzazione a recarsi dalla Polizia Scientifica (al contrario, la visita all'Ospedale S. Pietro sembrerebbe corrispondere con l'emanazione del certificato medico attestante le condizioni di salute dell'agente);
durante la permanenza al Commissariato avrebbe inoltre chiesto spiegazioni senza però ricevere alcuna risposta;
gli sarebbe stato chiesto di lasciare gli effetti personali al piantone di turno e, solo allora, fatto notare che il display del telefono cellulare era rotto nonostante al momento del presunto sequestro fosse stato preso in custodia perfettamente funzionante ed integro;
il mattino seguente il signor Caviglia sarebbe stato accompagnato in tribunale e processato per direttissima con le accuse di lesioni, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale;
al signor Caviglia Michele non sarebbe più stato permesso di parlare con il padre o con altri familiari fino al giorno del processo se non per pochi minuti (come precisato al punto 7 e 8 della presente premessa) prima essere prelevato da Via Ischia di Castro il giorno 22 maggio 2000;
il signor Caviglia Angelo (padre del ragazzo) dopo quella telefonata, preoccupato di ciò che aveva sentito e per non essere più riuscito a mettersi in contatto con il figlio, si sarebbe recato alla Sottostazione della Polizia di Stato di Ovada per denunciare l'accaduto e per poter capire dove fosse il figlio Michele;
solamente alle ore 21,25 del medesimo giorno il signor Caviglia Michele avrebbe ricevuto una comunicazione telefonica da un commissariato della Polizia di Stato di Roma per informarlo dell'arresto del figlio e dei capi d'accusa a suo carico;
al processo svoltosi il giorno 23 maggio 2000 presso il tribunale di Roma (Sez. XII) al signor Caviglia Michele vennero confermati i capi di accusa per lesioni, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale mentre non venne convalidato l'arresto;
l'arresto del signor Caviglia, tra l'altro, sembrerebbe essere stato convalidato solamente nella tarda serata del giorno 22 maggio 2000, prima cioé di essere rinchiuso nelle celle di sicurezza del commissariato;
a prova di ciò vi sarebbero alcune telefonate effettuate dalla Polizia di Stato dell'Aeroporto Internazionale di Milano Malpensa ai quali il padre del ragazzo si sarebbe rivolto ulteriormente per sapere cosa fosse successo al figlio;
agli agenti di Malpensa, infatti, sarebbe stata negata, dal Commissariato Flaminio e dalla Questura di Roma, qualunque ipotesi di arresto a nome Caviglia Michele non risultando quel nominativo nell'elenco degli arrestati;
in seguito a questa vicenda il signor Caviglia Michele avrebbe perduto il proprio impiego presso la compagnia aerea «Air One»;
il signor Caviglia Michele risultava essere incensurato;
nel periodo del Vertice internazionale dei G8 il signor Caviglia Michele ha prestato servizio presso la Croce Rossa Italiana - Corpo Militare Ausiliario delle FF.AA. con il grado di caporale maggiore di istanza a Genova;
se corrisponda al vero che uno degli agenti operanti l'arresto del signor Caviglia sarebbe stato sanzionato (procedimento disciplinare) proprio in seguito alla vicenda in premessa;
se non si reputi altresì doveroso in caso di accertate gravi irregolarità, così come è sostenuto in premessa dalle dichiarazioni dei signori Caviglia, procedere con fermezza a procedimenti disciplinari nei confronti dei responsabili ai diversi livelli.
(4-01943)

Risposta. - Dalla ricostruzione dell'episodio ivi evocato, effettuata sulla base degli elementi forniti dal prefetto di Roma, risulta


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che effettivamente il signor Michele Caviglia, nella serata del 22 maggio 2000, è stato tratto in arresto dagli agenti di una «volante» della questura di Roma per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale ed è stato denunciato per rifiuto di fornire le proprie generalità e per minacce agli agenti stessi.
Il signor Caviglia, durante un normale controllo di polizia, si è rifiutato di esibire la patente di guida e i documenti di circolazione della propria autovettura.
Allorché veniva reso edotto che tale rifiuto avrebbe comportato una denuncia all'autorità giudiziaria, ai sensi dell'articolo 650 (in osservanza di un ordine legalmente dato) e dell'articolo 651 (rifiuto di fornire indicazioni sulla propria identità) del codice penale, nonché l'elevazione di un verbale di contestazione amministrativa ai sensi dell'articolo 192 del codice della strada (violazione dell'obbligo di esibire i documenti di circolazione e la patente di guida) il Caviglia cominciava ad insultare gli agenti, minacciandoli di denunciarli ai Carabinieri, per abuso di potere.
Pertanto, il personale di polizia invitava il signor Caviglia a salire a bordo della vettura di servizio al fine di procedere all'identificazione, in considerazione del fatto che il comportamento assunto dal predetto aveva configurato i reati previsti dagli articoli 336 (minaccia a pubblico ufficiale), 337 (resistenza a pubblico ufficiale), 650 (inosservanza ad un ordine legalmente dato) e 651 (rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale) del codice penale.
A questo punto, il Caviglia, perso ogni controllo di sé, opponeva vigorosa resistenza agli agenti che tentavano di farlo salire a bordo della «volante», procurando lesioni ad uno degli operatori, giudicato guaribile in quattro giorni.
Nel corso della colluttazione, l'uomo scagliava a terra il proprio cellulare, determinandone la rottura, affermando che avrebbe poi accusato gli agenti di aver causato loro il danno.
Gli operatori riuscivano, tuttavia, a far salire il Caviglia a bordo dell'auto di servizio e, dopo essersi recati presso il nosocomio «Villa San Pietro» per i necessari accertamenti medici, lo conducevano in questura per i previsti rilievi di Polizia Scientifica.
Alle ore 20.15 il Caviglia veniva dichiarato in stato di arresto per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, e denunciato per rifiuto di fornire le proprie generalità e minacce.
Alle 21.20, terminata la stesura degli atti di polizia giudiziaria, veniva data notizia alla procura della Repubblica dell'arresto del Caviglia e, su richiesta di quest'ultimo, al proprio padre.
Alla questura di Roma risulta pendente il relativo procedimento penale presso il locale tribunale, la cui prossima udienza è stata fissata per il 25 settembre 2002.
Non è stato avviato alcun procedimento disciplinare nei confronti degli operatori che hanno tratto in arresto il Caviglia, perché l'operato degli stessi è stato ritenuto legittimo.
Si soggiunge, infine, che da accertamenti esperiti dal dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell'interno, agli atti dell'ufficio della Polizia di frontiera presso lo scalo aereo di Malpensa non risulta effettuata alcuna telefonata dal personale ivi in servizio su richiesta del genitore del Caviglia.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BRIGUGLIO, ARRIGHI e CIRIELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le Ferrovie dello Stato, nei giorni scorsi, hanno pubblicato sui principali quotidiani nazionali una «informazione alla clientela»;
a giudizio degli interroganti con tale informazione, si fa marketing, in modo surrettizio, delle ragioni che hanno introdotto l'ente ad indire le gare per l'affidamento del servizio di pulizia e manutenzione dei treni, stazioni e uffici, con il conseguente licenziamento di 13.000 lavoratori


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da parte dei consorzi in precedenza affidatari di detti servizi -:
se sia al corrente del costo complessivo per l'ente Ferrovie dello Stato di dette inserzioni pubblicitarie.
(4-00866)

Risposta. - La necessità di pubblicizzare l'avvio delle gare per l'affidamento dei servizi di pulizia, si configuri come espressione di autonomia gestionale e, come tale, costituisca una scelta aziendale motivata dall'intento di offrire una informativa all'utenza interessata, diretta a giustificare i possibili disagi e disservizi dovuti all'avvio delle procedure di gara.
D'altro canto, occorre evidenziare che, per quanto attiene alle imprese ferroviarie a totale capitale pubblico, la delibera CIPE del 12 agosto 1992, la quale ha sancito la trasformazione dell'ente ferrovie dello Stato in società per azioni, all'articolo 2 attribuisce l'esercizio dei diritti dell'azionista ai Ministri del bilancio e della programmazione economica, del tesoro (oggi ministero dell'economia e delle finanze) d'intesa con questo dicastero.
Tanto premesso, si rappresenta che, come comunicato dalla società Ferrovie dello Stato, le inserzioni pubblicitarie cui si fa riferimento, sono state pubblicate in quanto la stessa Società ha ritenuto doveroso informare la clientela dei disagi che sarebbero derivati a seguito delle reazioni di protesta dei dipendenti delle ditte appaltatrici dei servizi di pulizia sui treni e nelle stazioni.
Il costo complessivo della pubblicità, riferisce sempre Ferrovie dello Stato, è ammontato a 896.000.000 di lire (ora 462.750 euro).
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

BULGARELLI. - Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Bologna numerosi impianti di telefonia mobile sono stati ritenuti non idonei dalle autorità responsabili, tra questi si evidenziano tre casi:
a) la stazione Omnitel sita in prossimità delle scuole del parco della Lunetta Gamberini;
b) la stazione radio base Tim sita presso l'istituto per non vedenti di via Castiglione 71, zona classificata dal Prg vigente come Gs (scuole speciali), il termine previsto per la delocalizzazione della quale è scaduto il 18 maggio 2001;
c) le antenne che svettano sulla casa di cura Villa Laura in via Emilia Levante;
tutti i non isolati casi menzionati sono in palese contrasto con la legge regionale 31 ottobre 2000 n. 30 in quanto installati in zone classificate «aree sensibili» come scuole, ospedali, case di cura, edifici storico-monumentali, eccetera -:
se i ministri siano a conoscenza di casi analoghi a quelli di cui si è dato notizia nel territorio comunale di Bologna e se possano fornirne indicazione;
se esistano valide ragioni che giustifichino i ritardi negli adempimenti delle dovute delocalizzazioni in tutti i casi ritenuti dalle autorità competenti comunque non idonei.
(4-00998)

Risposta. - Si ritiene opportuno premettere che le stazioni radio base (SRB) per la telefonia cellulare rientrano fra le «sorgenti» di campi elettromagnetici ad alta frequenza (come pure i ripetitori radiotelevisivi e le apparecchiature radar, anch'essi in grado di generare campi elettromagnetici e radiofrequenza a microonde) e sono costituite da antenne direzionali installate su tralicci e/o pali metallici, spesso situati su edifici.
Gli attuali sistemi di telefonia mobile funzionano a frequenze tra 800 e 1.800 MHz, che cadono nell'intervallo tra 1 mHz e 10 gHz; in particolare, la banda di frequenza attualmente utilizzata per la telefonia cellulare nel nostro Paese, è attorno ai 900 mHz.


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A tutte le distanze, i livelli al suolo dei campi RF generati dalle stazioni radio base sono largamente entro le linee guida internazionali per l'esposizione della popolazione a RF ed al di sotto dei limiti stabiliti dal d.m. 10 settembre 1998, n. 381 che fissa tetti di emissione particolarmente severi.
Ciò premesso, si fa presente di aver interessato in merito agli impianti citati dall'interroganti i gestori del servizio radiomobile (Tim e Omnitel), i quali hanno rappresentato quanto segue.
La SRB situata presso l'istituto per non vedenti di via Castiglione 71, di proprietà della Tim, risulta ubicato ai sensi di quanto stabilito dalla legge regionale 31 ottobre 2000, n. 30, in area vietata, per cui in adempimento a quanto previsto dalla richiamata legge, la Tim, in data 30 aprile 2001, ha presentato al comune di Bologna il piano di risanamento per tale impianto.
Non avendo il comune assunto alcuna determinazione al riguardo, in data 3 agosto 2001, la società ha richiesto un incontro con i soggetti pubblici interessati al fine di concordare tempi e modi per la delocalizzazione della stazione radio base. L'incontro ha avuto luogo nell'ottobre del medesimo anno e dallo stesso è emersa la necessità di attendere l'approvazione, da parte del comune in parola, di un regolamento in materia, al fine di consentire una migliore individuazione dei siti alternativi.
Atteso che il comune citato deve fissare la data di delocalizzazione degli impianti da risanare, la Tim ritiene non imputabile ad un proprio presunto comportamento omissivo il mancato trasferimento dell'impianto in parola.
Per ciò che concerne gli impianti di proprietà della società Omnitel, situati nell'area del parco Gamberini e su villa Laura, la stessa società ha fatto presente che il primo impianto sarà a breve spostato a causa del mancato rinnovo della convenzione con il comune di Bologna.
Per tale impianto la Tim ha già presentato al comune la domanda per installare un impianto provvisorio in un sito alternativo: la realizzazione della nuova stazione consentirà di spegnere o demolire quella situata sul parco Lunetta Gamberini in tempi brevi.
In merito all'impianto ubicato presso la casa di cura Villa Laura, sebbene la sua installazione sia a suo tempo avvenuta nel rispetto delle disposizioni contenute nel decreto interministeriale n. 381 del 1998, tuttavia risulta ora situato in area vietata in quanto la legge regionale n. 30/2000 ha stabilito i «divieti localizzativi» di stazioni radio base in alcune aree «sensibili», tra le quali è ricompresa anche quella in esame, disponendo nel contempo che i gestori degli impianti esistenti e localizzati nelle aree sensibili presentino il programma degli interventi di risanamento per gli impianti da delocalizzare, programma che deve essere approvato dal comune che fissa anche il termine entro il quale deve avvenire la delocalizzazione.
In ottemperanza di quanto previsto dalla norma citata la società ha proposto al comune un piano di risanamento per l'impianto in questione ma, dal momento che la richiesta di autorizzazione per il singolo impianto è legata alla valutazione delle aree di ricerca previste nel piano annuale 2002, in assenza di determinazioni di competenza comunale non si è ancora potuto provvedere allo spostamento dell'impianto.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

BULGARELLI, PECORARO SCANIO, CIMA e ZANELLA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
i docenti e il personale A.T.A. delle scuole statali italiane «M. Montessori e E. Amaldi» di Barcellona (Spagna), con contratto locale, lamentano l'incresciosa situazione in cui versano: da oltre due anni attendono il pagamento dell'adeguamento all'I.P.C. degli stipendi previsto annualmente dalle autorità locali e contemplato nel contratto collettivo dei lavoratori locali delle scuole;
i lavoratori citati vengono a tutt'oggi remunerati con le tabelle salariali del


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1999, mentre le autorità consolari continuano a individuare nel ministro interrogato le eventuali responsabilità per quanto sta accadendo; infatti, lo scatto triennale maturato da alcuni lavoratori nel marzo 2001 e nel giugno 2001 da altri non è stato ancora percepito; inoltre, come sembra sia già avvenuto in anni precedenti, anche nell'anno corrente gli stessi lavoratori si troverebbero nella condizione di percepire solo il 75 per cento dello stipendio, e pare addirittura nessun emolumento per il mese di febbraio; anche in questo caso le autorità consolari individuano in tale ritardo una responsabilità del ministero interrogato;
si ha notizia che, invece, i lavoratori delle scuole statali italiane di Madrid percepirebbero regolarmente i rispettivi adeguamenti citati;
in virtù di tale situazione, l'assemblea dei lavoratori delle due scuole summenzionate, riunitasi il 26 febbraio 2002, ha decretato lo stato di agitazione e dato mandato alle organizzazioni sindacali che li rappresentano di valutare la possibilità di adire le vie legali;
appare evidente che, qualora si procedesse in tale intento, si potrebbero avere ripercussioni negative sull'immagine delle due scuole e delle istituzioni italiane all'estero -:
se sia a conoscenza della situazione in cui versano i citati lavoratori delle due scuole italiane a Barcellona e se risulti vero che, invece, i lavoratori di quelle presenti a Madrid godano di regolare adeguamento stipendiale;
quali eventuali provvedimenti intenda adottare per consentire che la situazione che si è venuta a creare possa essere risolta al più presto.
(4-02842)

Risposta. - Il personale contrattista locale docente e non docente, delle scuole statali di Barcellona, ha ricevuto gli adeguamenti retributivi previsti annualmente dalle revisioni salariali dei contratti collettivi del lavoro relativi al settore dell'insegnamento privato della Catalogna, fino al 31 dicembre 2000.
Per quanto riguarda gli adeguamenti retributivi per l'anno 2001, si fa presente che i relativi importi sono stati pubblicati nella Gazzetta ufficiale della Generalitat della Catalogna, numero 3546 del 4 gennaio 2002. A seguito della predetta pubblicazione, il consolato generale di Barcellona ha provveduto a chiedere l'autorizzazione al ministero degli affari esteri, per la stipula dei necessari atti aggiuntivi dei contratti del personale in questione. Ricevuta l'autorizzazione, il consolato ha predisposto e inviato gli atti aggiuntivi di tutto il personale interessato, che sono pervenuti al ministero degli esteri in data 15 maggio 2002.
Si assicura, pertanto, che si è già provveduto alla decretazione dei suddetti atti che sono stati trasmessi all'ufficio centrale del bilancio del ministero degli esteri per la dovuta approvazione.
In merito ai ritardi del finanziamento per il pagamento degli stipendi al personale suddetto, legati alle procedure di assestamento di bilancio, si assicura che sono state effettuate tutte le rimesse valutarie all'estero per l'anno 2001 e per il primo semestre del 2002.
Non risultano siano altresì pervenute a questo ministero richieste di adeguamento retributivo da parte del personale a contratto della sede di Madrid.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

BULGARELLI e ALFONSO GIANNI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a seguito della comunicazione del comitato direttivo dell'Aran si è provveduto ad accertare che la RdB-rappresentanza sindacale di base del pubblico impiego risulta tra le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
le relazioni sindacali dei pubblici dipendenti, sono disciplinati, in via generale dal decreto legislativo n. 165 del 2001, dal


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decreto del Presidente della Repubblica n. 269 del 1987 e decreto del Presidente della Repubblica n. 335 del 1990, nonché dal contratto collettivo nazionale di lavoro, che prevedono una serie di prerogative tra cui l'informazione, la concertazione, la consultazione e i tavoli bilaterali;
alle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative di categoria deve essere assicurata una preventiva e costante informazione sui provvedimenti di carattere generale riguardanti il personale del corpo nazionale dei vigili del fuoco;
il modello di contrattazione collettiva nazionale e decentrata indica tra i soggetti sindacali titolari della contrattazione le organizzazioni sindacali firmatarie di contratto e maggiormente rappresentative;
il mantenimento di un sistema stabile di relazioni sindacali costituisce indispensabile premessa tra le parti impegnate nel proseguimento di obiettivi di maggiore efficienza ed efficacia dell'azione del dipartimento dei vigili del fuoco e di conseguente trasparenza dell'amministrazione stessa;
risulta all'interrogante che in data 29 maggio 2002 il capo dipartimento dei vigili del fuoco, prefetto Mario Morcone, avrebbe avviato, con le organizzazioni sindacali di categoria CGIL, CISL e UIL, un «tavolo negoziale» per approfondire un documento ufficiale emanato dal Ministro dell'interno, da presentare al Consiglio dei ministri in merito alla collocazione contrattuale dei vigili del fuoco;
il tavolo sarebbe stato dichiarato a margine della riunione, come testimonia una lettera della CISL ai componenti del Comitato esecutivo del Si.Na,L.Co.VV.F.CISL., deve restare a «carattere riservato» al fine di evitare contestazioni formali delle altre organizzazioni sindacali -:
se quanto premesso corrisponda al vero e, in caso affermativo, quali iniziative intende intraprendere nei confronti del Capo dipartimento dei vigili del fuoco, che in violazione alle norme che regolano le relazioni sindacali, ha avviato un tavolo negoziale con una parte delle organizzazioni sindacali, mettendole in una posizione di privilegio;
quali iniziative intende mettere in atto al fine di ristabilire corrette relazioni sindacali convocando immediatamente la RdB del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per avviare un confronto sulla materia in oggetto assicurando così la corretta informazione sui possibili cambiamenti che interessano il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
(4-03185)

Risposta. - In via preliminare si precisa che in data 29 maggio 2002 non si è avuta alcuna formale attivazione di un tavolo negoziale per approfondire la problematica connessa alla «collocazione contrattuale» dei vigili del fuoco, né sono stati presentati documenti. L'amministrazione ha semplicemente sentito le opinioni delle organizzazioni sindacali citate nell'interrogazione, al di fuori di qualsiasi tipologia di relazione formalizzata e, dunque, senza alcun obbligo di estensione ad altre sigle sindacali, seppure rappresentative.
Si rammenta che le disposizioni normative regolanti la materia delle relazioni sindacali formalizzate (contrattazioni, procedure partecipative ex articolo 9 decreto legislativo n. 165 del 2001, eccetera) non impediscono alle amministrazioni dello Stato di mantenere rapporti informali con le organizzazioni sindacali, purché tali relazioni non assumano carattere decisionale o propositivo proprio degli incontri formalizzati e rimangano inquadrati nell'ambito di un normale scambio di opinioni e informazioni, come appunto nel caso di specie.
L'assoluta correttezza del comportamento dell'amministrazione trova riscontro nel fatto che in data 19 giugno 2002 si è tenuto, presso il dipartimento della funzione pubblica, un incontro formale, sul medesimo argomento, a cui hanno partecipato tutte le organizzazioni sindacali di categoria rappresentative del corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, compresa la stessa R.d.B.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Maurizio Balocchi.


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CALZOLAIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la compagnia Alitalia effettua collegamenti aerei tra l'aeroporto di AnconaFalconara e gli aeroporti di Roma-Fiumicino e Milano-Malpensa;
il numero dei passeggeri è da anni in costante aumento ed è stata premiata la scelta di garantire vari collegamenti al giorno anche con aerei di piccole dimensioni;
dovrebbe essere terminato il periodo di sperimentazione che ha fatto concentrare i voli per Milano tutti su Malpensa;
le frequenze giornaliere sono state ridotte a tre (invece di quattro) sia per Roma che per Milano;
l'orario entrato recentemente in vigore lascia lunghissimi intervalli senza voli e, per almeno due mesi (5 aprile-31 maggio), prevede il collegamento per Roma addirittura alle 6.25 del mattino;
i prezzi dei biglietti risultano simili per le sole tratte italiane e per i collegamenti tra Ancona-Falconara e varie città europee;
l'intera comunità marchigiana è interessata al consolidamento e al potenziamento dell'aeroporto di Ancona-Falconara, essenziale per finalità individuali, commerciali, sociali, turistiche, postali -:
se e come intenda sollecitare una revisione delle politiche sul numero, la frequenza, le tariffe dei voli dell'Alitalia da e per Ancona-Falconara;
se ritenga possibile ripristinare collegamenti per Linate, anche un solo volo giornaliero, anche solo da Pisa, Trieste, Falconara-Ancona.
(4-02601)

Risposta. - L'ente nazionale per l'aviazione civile non ha il potere di intervenire incisivamente sulle compagnie di navigazione aeree e sulla loro facoltà di determinare liberamente tariffe, rotte e frequenze di collegamenti aerei che sono sempre improntate a logiche di organizzazione e marketing aziendale.
Pertanto, le informazioni pervenute a questa amministrazione dalla società Alitalia, tramite l'ENAC, rappresentano la Situazione aggiornata al mese di giugno c.a. delle frequenze e degli orari e dei collegamenti attivati sulla tratta Ancona-Milano/Malpensa e su quella Ancona-Milano/Linate.
A causa della crisi del traffico di linea conseguente all'11 settembre 2001 e, al fine di adeguare il livello dell'offerta a quello della domanda la Società Alitalia è stata costretta a ridurre le frequenze su alcuni collegamenti tra il centro ed il nord Italia, tra questi anche quello tra Ancona e Milano/Malpensa che oggi è servito da tre frequenze giornaliere assolutamente in linea con la domanda prevista.
In merito agli orari considerati non ottimali, si segnala che a partire dal 31 marzo 2002 il volo pomeridiano da Ancona è stato posticipato dalle 15.00 alle 17.15 per consentire un più comodo rientro a chi si sposta da Milano per affari e la possibilità di usufruire di Ottime coincidenze internazionali a chi invece parte da Ancona.
Dal 1o maggio 2002, inoltre, è stato anticipato alle 07.00 il primo volo da Ancona, per essere a Milano entro le ore 08.35 e poter usufruire così della fascia oraria prioritaria in partenza da Milano per il nord-Europa.
È stata, inoltre, potenziata la capacità offerta con l'introduzione dei più capienti aeromobili AT7 (al posto dei Dornier 328) che hanno consentito di incrementare il numero dei posti passando da 260 agli attuali 396.
Per quanto riguarda invece il collegamento con l'aeroporto di Linate, l'attuale direttiva dell'Unione europea che regola la distribuzione dei collegamenti sugli scali milanesi non consente di effettuare voli tra Ancona e Linate.
La direttiva stabilisce, infatti, che per poter operare collegamenti sull'aeroporto di Linate è necessario che il volume di traffico sia superiore ai 350.000 passeggeri annui (nel 2001 il collegamento con Ancona ha sviluppato un traffico di 90.000 passeggeri).


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A proposito invece delle tariffe, si sottolinea che la struttura tariffaria nazionale Alitalia costruisce i livelli di prezzo in base alle distanze ed ai tempi di volo, per cui a parità di miglia le tariffe sono sempre coerenti. Ne deriva che per una corretta comparazione è necessario confrontare tariffe con uguale regolamentazione.
Il prezzo della tratta Ancona-Milano pari a 308 euro a/r è una tariffa normale di classe economica, mentre il prezzo di 320 euro per un biglietto Ancona-Parigi a/r è una tariffa promozionale (apex), la cui normativa prevede condizioni particolarmente restrittive (acquisto anticipato di 10 gg.; minimo di permanenza che includa la domenica; massimo di permanenza di 14 gg.; più ulteriori restrizioni relative a rimborsi, cancellazioni).
La tariffa normale di classe economica Ancona-Parigi a/r senza alcuna restrizione è pari a 1.324 euro.
Infine, per ciò che concerne i collegamenti con Roma, si evidenzia che nel primo trimestre del 2002 si registrava un coefficiente di occupazione pari al 52 per cento che non garantiva un ritorno adeguato di redditività.
Alla luce di tali prestazioni ed a causa della razionalizzazione della propria flotta di breve-medio raggio Alitalia è stata costretta a sospendere il servizio di una coppia di voli giornalieri (AZ 1127 da Roma delle 13.30 e AZ 1128 da Ancona delle 15.05) che avevano consuntivato dei volumi di traffico insoddisfacenti con circa 30 passeggeri in media a volo.
Nello stesso tempo, però, il volo AZ 1125 da Roma ed il volo AZ 1126 da Ancona hanno beneficiato di un notevole incremento di capacità grazie all'impiego di un aeromobile MD82 a 163 posti, al posto di un Dornier 38 a 32 posti.
La capacità complessivamente offerta su questo collegamento su base giornaliera risulta così aumentata più del 36 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
Inoltre, il cadenzamento orario dei voli è stato studiato per consentire alla clientela di entrambe le città di effettuare un viaggio di andata e ritorno nell'arco della stessa giornata, con evidente beneficio per chi si sposta per motivi di lavoro.
Dal giugno 2002, inoltre, la partenza del primo volo da Ancona per Roma è posticipata alle 07.10 con arrivo alle ore 08.05, in perfetta coincidenza con le prosecuzioni per altre destinazioni nazionali e con le principali fasce di partenza dei voli internazionali ed intercontinentali.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

CAMPA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito dell'organizzazione e della gestione dell'aviazione civile italiana intervengono molteplici enti con diverse funzioni e competenze quali l'Enav (Ente nazionale assistenza al volo), l'Enac (Ente nazionale aviazione civile) e l'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo;
per quanto concerne l'attività di assistenza tecnica al volo, i tecnici addetti si occupano di varie apparecchiature di primaria importanza riguardanti impianti radar, radioassistenze, sistemi ILS (indispensabili per l'avvicinamento finale e l'atterraggio automatico in condizioni meteorologiche avverse), apparecchiature per la meteorologica aeronautica ed altre;
le apparecchiature citate costituiscono tutte un elemento cruciale per la sicurezza ed hanno la necessità di essere monitorate ed ottimizzate ventiquattro ore su ventiquattro, sulla base delle mutevoli condizioni esterne, nonché di essere mantenute efficienti ed affidabili attraverso una adeguata manutenzione preventiva ed, all'occorrenza, correttiva;
l'Enav ha provveduto, nel corso degli ultimi 20 anni, a concedere in appalto tale servizio alla Vitrociset spa;
nel dicembre 2000 la Commissione trasporti del Parlamento ha espresso parere che impone all'Enav, nell'ambito del


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suo processo di trasformazione in società per azioni, di eseguire l'attività di manutenzione al suo interno, istituendo la divisione tecnica per la gestione e manutenzione degli impianti;
il ministero dell'economia e delle finanze è l'azionista di maggioranza dell'Enav -:
se il processo di trasformazione in spa dell'Enav sia stato avviato, ovvero se sia stata istituita al suo interno la divisione tecnica per la gestione e la manutenzione degli impianti;
se non ritengano i Ministri interrogati che debbano comunque essere espletate ipotesi di non dispersione e valorizzazione di risorse tecniche altamente qualificate e difficilmente sostituibili.
(4-02603)

Risposta. - L'ente nazionale assistenza al volo riferisce che l'attività manutentiva globale degli impianti di assistenza al volo di proprietà dello stesso viene svolta attraverso un regolare contratto di conduzione/manutenzione della durata di 30 mesi a decorrere dal 1o gennaio 2002 e fino al 30 giugno 2004, stipulato con la società Vitrociset S.p.A.
Relativamente al problema dell'internalizzazione, la Società, in linea con le indicazioni date dalle Commissioni parlamentari in sede di parere sulla propria trasformazione, ha istituito al suo interno sia l'unità servizi tecnici che l'unità servizio traffico aereo/gestione manutenzione, per realizzare un maggiore affrancamento dei settori tecnici da supporti esterni che, peraltro, afferma l'ente medesimo, hanno sempre dimostrato la necessaria professionalità per garantire l'affidabilità e la continuità del funzionamento degli impianti, in modo particolare ai fini della sicurezza della navigazione aerea.
Detto processo di internalizzazione, la cui realizzazione è prevista per giugno 2004, è stato avviato con la contrattualizzazione del sistema di telesorveglianza nazionale il cui obiettivo finale è il coordinamento dei programmi di telegestione nazionale degli impianti di assistenza al volo, manutenzione globale e logistica integrata, con conseguente riduzione degli attuali costi sostenuti.
L'ENAV fa infine conoscere che la società Vitrociset, nell'ambito di una politica aziendale volta alla non dispersione delle risorse tecniche e alla loro valorizzazione, ha dichiarato il proprio intendimento per un'attiva partecipazione al processo di trasformazione dei sistemi di assistenza al volo, sia con investimenti in proprio che con partner anche a livello europeo.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

CANNELLA e ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni 25, 26, 27 aprile 2002 nel parco delle cascine in Firenze i centri sociali del capoluogo toscano hanno organizzato un rave party dal titolo «Antiprobizionismo antifascista - 72 ore di resistenza», collegando così la ricorrenza della Liberazione con un tema che nulla ha a che vedere con il reale significato del 25 aprile;
nei volantini, nei comunicati e nella pubblicizzazione dell'evento da parte degli organizzatori si farebbe esplicito riferimento all'uso di sostanze stupefacenti e si invita, nell'ambito della tre giorni, al consumo pubblico di droghe come manifestazione di dissenso nei confronti della normativa vigente infrangendo quindi la legge;
nessuna richiesta di autorizzazione all'occupazione del suolo pubblico sarebbe stata inviata al comune di Firenze. La questura avrebbe ricevuto soltanto un fax di preavviso e la prefettura risulta, come dichiarato su vari organi di stampa formalmente all'oscuro dell'evento;
il parco delle cascine, inoltre, è sottoposto a vincoli di tutela ambientale dalla soprintendenza, autorità che in passato ha negato l'area per manifestazioni artistiche e culturali di rilievo internazionale, e che


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non risulta abbia concesso alcuna autorizzazione per la manifestazione del 25, 26 e 27 aprile 2002 -:
se sia a conoscenza della manifestazione in oggetto;
quali iniziative o provvedimenti si intendano adottare per accertare se nella fase organizzativa della stessa ci siano stati comportamenti omissivi da parte delle autorità che avrebbero dovuto vigilare e concedere eventuali autorizzazioni;
come si intenda procedere per impedire che vengano pubblicamente consumate sostanze stupefacenti in spregio alla normativa vigente.
(4-02823)

Risposta. - La manifestazione tenutasi dal 25 al 27 aprile 2002 presso l'anfiteatro delle Cascine di Firenze, era stata preannunciata alla locale questura con una lettera datata 19 aprile 2002, nella quale, tra l'altro, si faceva riferimento alla volontà di avviare una «trattativa con il governo comunale».
Pertanto, il questore ha provveduto a pianificare i servizi di ordine pubblico e vigilanza, informando anche il comando di Polizia municipale.
La manifestazione, consistente in concerti e rappresentazioni teatrali, si è svolta nei giorni indicati, con la partecipazione di alcune migliaia di giovani, senza che si registrassero turbative dell'ordine pubblico né violazioni della normativa in materia di stupefacenti.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

CARBONELLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da circa due mesi l'aeroporto di Brindisi deve fare a meno di un'importante antenna radar, abbattuta dal forte vento nella prima decade di dicembre;
nonostante non vi siano dirette ripercussioni sulla sicurezza dei voli, essendo comunque attivabili procedure alternative per garantirla, ciò determina rilevanti ritardi per gli aerei in partenza ed in arrivo;
ad essere nuovamente penalizzato è l'aeroporto «Papola», già ridimensionato da alcuni provvedimenti di recente adottati da Enav e Seap, quali l'accorpamento della direzione aeroportuale e quella di Bari Palese e il massiccio trasferimento di personale presso lo scalo del capoluogo di regione;
la sostituzione dell'antenna in esame è attualmente di competenza dell'Aeronautica militare che, come è noto, è in procinto di cedere tutti i servizi assistenza al volo all'Enav;
risulta all'interrogante che, vi sarebbe l'intenzione da parte dell'Aeronautica militare di attendere tale trasferimento di funzioni, affinché l'onere della sostituzione dell'antenna in questione possa ricadere sulla suddetta azienda autonoma di assistenza autonoma di assistenza al volo;
il trasferimento di funzioni e di servizi all'Enav, sarà operativo entro 4-5 mesi, un'attesa troppo lunga e penalizzante per lo scalo brindisino che necessita dell'immediata sostituzione dell'antenna radar;
l'Aeronautica militare potrebbe utilizzare a tal uopo un'antenna non ancora istallata destinata all'aeroporto Verona Villafranca, considerato che lo scalo veneto già dispone di un analogo sistema di controllo del traffico aereo e vista l'emergenza verificatisi all'aeroporto Papola di Brindisi -:
se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;
se e come intendano intervenire affinchè sia ripristinata la suddetta antenna in tempi brevi o, in alternativa, quali procedure ritengano di dover attivare per sopperire all'assenza di tale importante dispositivo.
(4-02080)

Risposta. - Si forniscono i seguenti elementi di risposta premettendo che


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l'inconveniente segnalato nell'atto cui si risponde rientra nelle competenze del Ministero della difesa.
Il passaggio di alcuni scali aeroportuali dall'amministrazione militare a quella civile, tra cui quello di Brindisi, è già stato concordato a livello tecnico con la predisposizione di una bozza di protocollo di intesa, attualmente all'esame delle Amministrazioni interessate.
Il ministero della difesa, competente per lo scalo in questione, ha fatto conoscere di avere provveduto alla sostituzione dell'antenna radar dell'impianto per il controllo del traffico aereo di Brindisi. Le conseguenti attività hanno avuto inizio il 25 febbraio 2002 e, attualmente, l'impianto radar in questione risulta nuovamente operativo.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

CARDIELLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Campagna (Salerno), i lavori di costruzione della terza corsia sull'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, provocano notevoli disagi ai residenti;
in particolare i problemi maggiori sono collegati all'abbattimento di un cavalcavia posto, originariamente, a ridosso della località Casarsa, zona nevralgica di collegamento;
questa circostanza, unita al rifacimento degli svincoli autostradali, ha costretto l'utenza a servirsi di vie interpoderali per raggiungere i luoghi di lavoro o il capoluogo comunale;
le arterie interne, le quali servono per lo più zone agricole, non essendo idonee ad ospitare il considerevole volume di traffico, sono esposte ai danni maggiori che andrebbero a vanificare gli sforzi economici prodotti, dopo il sisma dell'ottanta, che hanno reso agibili proprio quelle vie;
i lavori di rifacimento pare abbiano compromesso anche l'usufrutto, da parte degli agricoltori della zona, dell'acquedotto del Consorzio Tenza, a causa della rottura delle condotte sotterranee;
i problemi sono stati segnalati agli organismi istituzionali competenti -:
quali utili interventi il Ministro intenda adottare per regolamentare in maniera più idonea il traffico, onde scongiurare, per i motivi esposti in premessa, ogni possibile danno alle arterie interpoderali del comune di Campagna.
(4-01184)

Risposta. - L'ente nazionale per le strade - ANAS, interessato in merito, ha fatto conoscere che i lavori di costruzione del nuovo cavalcavia sulla strada statale n. 19 in località Casarsa, comune di Campagna, sono stati ultimati nel mese di aprile 2002 e la statale è stata, pertanto, riaperta al traffico.
In merito al sistema di viabilità alternativo predisposto dall'ente stradale nel corso dei lavori, l'ANAS fa conoscere che risultavano disponibili all'utenza la strada statale n. 9, la strada provinciale n. 38. In data 26 ottobre 2001 si erano conclusi, inoltre, i lavori di costruzione dello svincolo di Campagna sulla autostrada A3 mentre lo svincolo di Eboli sulla stessa arteria era rimasto in ogni momento funzionale.
Circa il sistema irriguo del consorzio Tenza, l'ANAS informa che sono stati consegnati i lavori di ripristino dei sifoni attraversanti l'autostrada A3 e di prolungamento delle condotte di irrigazione all'impresa aggiudicataria.
I lavori sono stati ultimati per tre attraversamenti mentre è tuttora in corso il completamento di quelli relativi all'ultima condotta.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

CATANOSO e FATUZZO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (SSIS) sono scuole


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universitarie a numero chiuso, articolate in indirizzi, a cui si accede mediante un esame preliminare e si consegue l'abilitazione dopo due anni di corso a pagamento per una durata complessiva di 1000 ore;
istituite con la legge 19 novembre 1990, n. 341 presso ciascuna regione, la prima attivazione delle SSIS è stata resa possibile solo a partire dall'anno accademico 1999-2000, in base al decreto del Ministro della pubblica istruzione 27 luglio (Modalità di accesso alla scuola di specializzazione per l'insegnamento nella scuola secondaria);
essendo a numero chiuso, il numero massimo di allievi ammissibili viene stabilito annualmente da un comitato regionale di coordinamento, su proposta del consiglio della SSIS, che peraltro deve uniformarsi ad una (sia pure approssimativa) previsione del ministero circa il futuro fabbisogno regionale di insegnanti per i singoli indirizzi;
il ministero dell'istruzione, università e ricerca - con decreto direttoriale 12 febbraio 2002 - ha dettato disposizioni per l'integrazione e l'aggiornamento delle graduatorie permanenti del personale docente ed educativo e, contemporaneamente, con decreto ministeriale 12 febbraio 2002, n. 11, ha approvato la relativa tabella di valutazione dei titoli;
da una attenta lettura dei decreti risulta che le abilitazioni conseguite tramite concorso e corso abilitante - indetti con ordinanze ministeriali - in quanto a punteggio valgono di meno rispetto a quelle conseguite mediante corsi universitari;
per coloro che hanno conseguito l'abilitazione presso le SSIS, secondo la tabella di valutazione, vengono infatti attribuiti - oltre al punteggio di abilitazione (fino a un massimo di 36 punti) - ulteriori 30 punti, senza tener conto del punteggio per ogni anno di insegnamento nella scuola privata (6 punti) o nella scuola pubblica o paritaria (12 punti), oltre ai titoli culturali;
un abilitato per concorso o per corso abilitante, pertanto, potrà raggiungere il punteggio di un abilitato SSIS (il quale pur non avendo mai insegnato si troverà con un punteggio di 66 punti) solo dopo aver insegnato almeno 3 anni nella scuola pubblica;
nella legge di istituzione delle SSIS non esiste alcuna norma che preveda un punteggio aggiuntivo e in essa casomai si parla solo di abilitazione nelle varie classi di insegnamento secondario: in tal senso, l'articolo 4, comma 2, della legge 341/90 così recita: «L'esame finale per il conseguimento del diploma ha valore di esame di Stato ed abilita all'insegnamento per le aree disciplinari cui si riferiscono i relativi diplomi di laurea»;
solo nel decreto ministeriale del 24 novembre 1998, n. 460 si definisce l'esistenza del punteggio aggiuntivo che, nel successivo decreto ministeriale del 4 giugno 2001, n. 268, è stabilito in 30 punti (articolo 8, comma 1);
questa norma è stata ripresa nel parere 4 gennaio 2002 del Consiglio nazionale della pubblica istruzione nel quale si suggeriva al Ministero l'attribuzione dei punti indicati nell'articolo 8, senza tuttavia far seguito all'attribuzione, negli anni del corso SSIS, del punteggio riferito al servizio di insegnamento;
lo stesso Ministero, in passato, non aveva considerato che nel frattempo si erano abilitati la maggior parte dei precari mediante concorso e due corsi abilitanti, istituiti con ordinanze ministeriali, e inseriti nella graduatoria permanente provinciale suddivisa in fasce (I, II e III);
nessuno dei governi precedenti, tra l'altro, aveva riferito agli insegnanti precari che la frequentazione di un corso universitario sarebbe stata più utile in quanto veniva attribuito un punteggio ulteriore che avrebbe permesso ad essi di entrare immediatamente nell'assegnazione di supplenze annuali (nel caso di qualche anno di punteggio di servizio) se non


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addirittura di avere la stessa cattedra di insegnamento (nel caso di immissioni in ruolo);
al contrario, gli insegnanti già abilitati nelle varie classi di concorso non potrebbero oggi concorrere per entrare in un corso SSIS dal momento che sono già abilitati nelle proprie classi di insegnamento definite in relazione al tipo di laurea, né possono partecipare ai corsi di sostegno riservati solo agli abilitati SSIS;
tale situazione crea una notevole disparità di trattamento nei confronti di una moltitudine persone qualificate e idonee all'insegnamento, che sino ad oggi hanno retto le sorti della scuola pubblica e a cui sono state assegnate cattedre e supplenze secondo un criterio meritocratico e di anzianità di servizio -:
se non ritenga opportuno intervenire allo scopo di porre fine a tale situazione discriminatoria nei confronti degli insegnanti già abilitati e lesiva del principio costituzionale di eguaglianza, adottando, qualora lo ritenga necessario, le seguenti misure: l'azzeramento dei 30 punti aggiuntivi per gli abilitati SSIS, la rimodulazione dei corsi SSIS affinché siano abilitanti all'insegnamento per i neolaureati o per chi voglia parteciparvi sprovvisto di abilitazione; l'apertura dei corsi abilitanti al sostegno anche agli abilitati del concorso ordinario e dei corsi abilitanti; l'applicazione di quanto previsto dal decreto ministeriale 27 marzo 2000, n. 123, all'articolo 4 (integrazioni successive); la modifica del decreto direttoriale e del decreto ministeriale n. 11, entrambi datati 12 febbraio 2002, alla luce di quanto esposto.
(4-02341)

Risposta. - La legge 19 novembre 1990 n. 341, recante riforma degli ordinamenti didattici universitari, nell'istituire le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario finalizzate alla formazione degli insegnanti di scuola secondaria ha anche previsto che l'esame finale sostenuto al termine dei corsi ha valore di esame di Stato ed abilita all'insegnamento per le aree disciplinari cui si riferiscono i relativi diplomi.
Il decreto interministeriale 24 novembre 1998, recante norme transitorie per il passaggio al sistema universitario di abilitazione all'insegnamento nelle scuole ed istituti di istruzione secondaria ed artistica, ha successivamente specificato che nei concorsi a cattedre per titoli ed esami nella scuola secondaria e in quelli per soli titoli, a coloro che abbiano concluso positivamente la specifica scuola di specializzazione, i bandi di concorso attribuiscono un punteggio aggiuntivo rispetto a quello spettante per l'abilitazione conseguita secondo le norme previgenti all'istituzione delle scuole di specializzazione all'insegnamento secondario e più elevato rispetto a quello attribuito per la frequenza ad altre scuole e corsi di specializzazione e perfezionamento universitari.
Il decreto legge 28 agosto 2000 n. 240 convertito nella legge 27 ottobre 2000 n. 306, recante disposizioni urgenti per l'avvio dell'anno scolastico 2000/2001, ha inoltre stabilito che l'esame di Stato che si sostiene al termine del corso svolto da dette scuole di specializzazione ha valore di prova concorsuale ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti previste dalla legge n. 124 del 1999 e ha demandato ad un decreto interministeriale i criteri e le modalità di costituzione delle commissioni, sia di ammissione alla scuola di specializzazione sia di esami finali, e il punteggio da attribuire al risultato finale sia ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti sia ai fini dell'esito del concorso per esami e titoli, precisando che detto punteggio fosse coerente con quanto previsto dall'articolo 3 del decreto del Ministro della pubblica istruzione del 24 novembre 1998 suindicato.
Il regolamento adottato con decreto interministeriale n. 268 del 4 giugno 2001 ha quindi previsto, all'articolo 8, che ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti al candidato abilitato presso le scuole di specializzazione all'insegnamento viene attribuito un punteggio aggiuntivo rispetto a quello spettante per l'abilitazione conseguita pari a 30 punti.


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Tale punteggio è del tutto congruo in relazione al livello del percorso seguito dagli specializzati (2 anni di corso intensivo, verifiche intermedie, tirocinio esami finali) e alla preparazione di alto profilo sia a livello teorico che pratico che i corsisti acquisiscono.
Quanto poi alla decisione di consentire agli abilitati SISS il cumulo dei 30 punti predetti con il punteggio previsto per il servizio di insegnamento prestato durante la frequenza dei corsi, essa era motivata in relazione al principio giuridico consolidato per cui i servizi effettivamente prestati, a prescindere dalle variabili legate alla natura, alle caratteristiche ed alla durata del rapporto di lavoro, debbano essere valutabili.
Il TAR del Lazio sezione III-bis con sentenza del 20 maggio 2002 pubblicata il 28 maggio, ha ritenuto del tutto legittima e congrua l'attribuzione del punteggio aggiuntivo di 30 punti, rispetto a quello dell'abilitazione, per gli specializzati;
Lo stesso TAR ha invece ritenuto illegittima la tabella di valutazione dei titoli, approvata con decreto ministeriale n. 11 del 12 febbraio 2002, nella parte in cui consente il suddetto cumulo;
Va sottolineato che il TAR, con la sentenza sopra richiamata, ha esaminato l'intera materia dell'inserimento nelle graduatorie permanenti degli specializzati SSIS, affermando la piena legittimità di tutti i relativi provvedimenti del MIUR, con la sola eccezione dell'aspetto relativo alla cumulabilità del servizio prestato durante i corsi.
Pertanto, l'amministrazione non interporrà appello, e sta provvedendo a modificare in senso conforme alla pronuncia le graduatorie permanenti. A tal fine sono state fornite istruzioni agli uffici scolastici periferici con circolare n. 69 in data 14 giugno 2002 e con nota Prot. n. 317/RM/2002 del 1o luglio 2002.
Per ciò che concerne l'affermazione secondo cui «gli insegnanti già abilitati nelle varie classi di concorso non potrebbero oggi concorrere per entrare in un corso SSIS...», si precisa che alle scuole di specializzazione per gli insegnanti possono essere iscritti anche coloro i quali sono in possesso di abilitazione conseguita attraverso canali diversi dalle SSIS, tenuto conto che la stessa non è stata conseguita a seguito di percorso formativo universitario e pertanto non si identifica la fattispecie vietata dall'ordinamento universitario nazionale ovvero la doppia iscrizione a corsi universitari per il conseguimento di un medesimo titolo.
Quanto, poi, alla possibilità di conseguimento del titolo di specializzazione per il sostegno da parte dei docenti abilitati attraverso canali diversi dalle SSIS, si fa presente che, con decreto ministeriale del 20 febbraio 2002, è stato disposto che, a decorrere dall'anno scolastico 2002/2003, anche detti docenti possano integrare la loro formazione mediante un percorso formativo di almeno 800 ore volto ad acquisire il titolo di specializzazione di cui trattasi.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

CATANOSO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è con vivo apprezzamento che l'interrogante ha appreso da notizie di stampa le recenti iniziative intraprese dal Governo sul fronte della sicurezza stradale;
la prima edizione delle «Giornate della Sicurezza Stradale» (dal 5 al 12 maggio), promossa dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per sensibilizzare gli italiani sul rischio dei comportamenti di guida irresponsabili, rappresenta sicuramente un primo e serio tentativo per creare nel nostro paese una vera e propria cultura della sicurezza stradale;
del resto, dalle intenzioni degli stessi promotori, risulta che tale appuntamento costituisce solo «uno degli strumenti operativi del nuovo piano nazionale della sicurezza stradale, che in linea con l'Europa si pone l'obiettivo di ridurre del 40


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per cento il numero dei morti e dei feriti entro il 2010» -:
se, tra le varie iniziative in programma, non si intenda far seguito all'ordine del giorno n. 9/2032/6 presentato dall'interrogante e accolto come raccomandazione in data 13 marzo 2002, nel quale si chiedeva al Governo di presentare alla Commissione europea la proposta di istituire il 2003 quale «Anno europeo della sicurezza stradale»
(4-02805)

Risposta. - Si conferma che questa amministrazione sta procedendo alla concreta attuazione della direttiva 200/30/CE che prevede l'obbligatorietà dei controlli tecnici su strada dei veicoli commerciali, utilizzando autoarticolati appositamente allestiti come «stazioni mobili» di verifica e prova dislocati o in fase di dislocazione presso taluni Uffici periferici.
Tali controlli, che saranno svolti congiuntamente da tecnici dell'amministrazione e da funzionari della polizia stradale, oltre a verificare lo stato di sicurezza dei veicoli circolanti, anche di quelli immatricolati non in Italia, saranno mirati anche a prevenire e reprimere le infrazioni alle norme del codice della strada.
Inoltre, con l'entrata in vigore delle modifiche recate al codice della strada, saranno rivisitate le norme relative alle competizioni sportive su strada, alla circolazione dei ciclomotori ed alla loro manomissione; inoltre saranno introdotti il patentino per i ciclomotori, la patente a punti e si darà impulso a maggiori ed efficaci campagne di prevenzione ed educazione stradale.
Nella stesura del «piano nazionale della sicurezza stradale» è stato definito un sistema multisettoriale di azioni che saranno realizzate nella massima parte dagli enti proprietari delle strade (regioni, province, comuni) per ridurre il numero delle vittime degli incidenti stradali.
Con le leggi finanziarie degli ultimi anni è stata aumentata la quota dei proventi contravvenzionali ricavati da destinare ad interventi di sicurezza stradale; inoltre, circa l'80 per cento delle risorse saranno destinate a co-finanziare ed incentivare progetti ed interventi per la sicurezza stradale di province e comuni, cui spetta la competenza diretta sul 75 per cento della mobilità stradale e della rete urbana, sulla quale si registra l'80 per cento delle vittime.
Quanto sopra premesso, si conferma l'intendimento dell'amministrazione di proseguire con ulteriori e sempre più incisive iniziative che portino gli utenti della strada ad acquisire una maggiore consapevolezza dei rischi e della necessità di adottare comportamenti responsabili. Il raggiungimento di tale obiettivo sarà l'espressione di un radicamento di vera e propria cultura della sicurezza stradale, intesa quale segno basilare di civiltà reale.
I primi esiti delle «Giornate della sicurezza stradale» costituiscono un segnale positivo per proseguire nella strada intrapresa e, in tal senso, si provvederà senz'altro a formulare relative proposte atte ad istituire il 2003 quale «Anno europeo della sicurezza stradale».
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

CATANOSO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
in occasione del II bando ritiro agrumi campagna 1999-2000 da parte dell'AIMA, oggi AGEA, fu previsto un ritiro iniziale calcolato in base alla superficie coltivata;
secondo quanto stabilito nel bando, la ditta della signora Agata Bonaccorso consegnava circa 80.000 kg.;
successivamente al bando, una circolare dell'AGEA disponeva che era possibile raddoppiare automaticamente il quantitativo già consegnato senza bisogno d'ulteriore specifica richiesta;
sono stati quindi consegnati 156.720 kg. di arance tipo Valencia presso diversi centri di raccolta;


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in fase di pagamento dei ritiri, l'AGEA, non tenendo in alcun conto la sua stessa circolare, pagava i quantitativi originariamente dichiarati, appropriandosi indebitamente del rimanente prodotto che ad oggi, nonostante innumerevoli richieste, non ha pagato;
ilcaso della signora Bonaccorso è solamente uno dei tanti verificatosi durante il ritiro del II bando, e tutti non sono stati pagati -:
quali provvedimenti intenda assumere il ministro interrogato per risarcire gli agrumicoltori siciliani che ormai da due anni attendono il pagamento degli agrumi ritirati.
(4-02905)

Risposta. - La signora Bonaccorso aveva presentato richiesta di offerta all'A.I.M.A. per il conferimento di Kg. 80.000 di arance rosse.
In base al programma operativo A.I.M.A./regione Siciliana, alla signora Bonaccorso era stata concessa la possibilità di conferire Kg. 5.543,52 di agrumi.
Successivamente, la nota A.I.M.A. n. 325/OFS del 2 giugno 2000, nel confermare la possibilità di poter conferire ulteriore prodotto nei limiti del quantitativo massimo determinato sulla base di 80 quintali per ettaro, ha preannunciato l'invio di ulteriori appositi elenchi indicanti, per ciascun produttore o per ciascuna associazione, gli ulteriori quantitativi potenzialmente consegnabili.
Con successiva comunicazione del 6 giugno 2000, inviata come da programma operativo alle aziende di trasformazione ed alla regione siciliana, sono stati notificati gli ulteriori quantitativi massimi consegnabili da ciascun produttore.
In tale comunicazione risulta chiaramente assegnata alla signora Agata Bonaccorso una quota aggiuntiva differenziale di Kg. 74.456,48 che, sommata alla quota già ammessa, porta ad un quantitativo massimo liquidabile di Kg. 80.000, che risultano effettivamente pagati nel dicembre 2000.
Nel rammentare che «l'A.I.M.A. non risponde degli eventuali quantitativi consegnati in eccedenza rispetto a quelli indicati negli elenchi di conferimento», come specificato nell'allegato alla nota A.I.M.A. n. 56/0FS del 13 aprile 2000 inviata alle aziende di trasformazione, si fa presente che in nessun caso i quantitativi globali assegnati a ciascun produttore ed immediatamente comunicati dall'A.I.M.A. risultano eccedere i quantitativi indicati a suo tempo nella domanda e nessun produttore, una volta conosciuti i quantitativi massimi conferibili, ha espresso dubbi o perplessità.
Il beneficio concesso di poter consegnare ulteriori quantitativi nei limiti di 80 quintali per ettaro serviva a ridurre il divario tra il quantitativo richiesto in domanda ed il minor quantitativo precedentemente ammesso a conferimento dall'A.I.M.A.
Nessun documento agli atti dell'A.I.M.A. prevede la possibilità di poter consegnare o ammettere a finanziamento quantitativi eccedenti rispetto a quelli indicati nella domanda.
D'altra parte, una ipotetica ammissione a conferimento di quantitativi oltre il limite di quelli domandati, avrebbe addirittura prevaricato la volontà del produttore.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

CENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
molti detenuti della casa circondariale di Novara lamentano ormai da mesi alcune violazioni del regolamento dell'ordinamento penitenziario messe in atto dalla direzione e dalla polizia penitenziaria;
in particolare lamentano che la direzione non si confronta mai con i detenuti nonostante le numerose richieste di udienza;
la polizia penitenziaria restituisce all'ufficio postale le copie di giornali di detenuti abbonati con la precisa indicazione «al mittente» quando invece i destinatari sono regolarmente in istituto; a chi è iscritto ad un corso di formazione


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professionale a volte viene impedita la regolare frequentazione o addirittura non vengono evitati i trasferimenti degli iscritti ai corsi nonostante l'articolo 42 del regolamento dell'ordinamento penitenziario lo preveda; durante le «perquisizioni generali» vengono sequestrati agli stessi detenuti, senza spiegazioni, oggetti che rientrano nelle norme vigenti -:
se il ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e quali provvedimenti intenda intraprendere affinché in detta casa circondariale venga osservato il regolamento dell'ordinamento penitenziario nel pieno rispetto della dignità umana dei detenuti, e non applicato secondo il libero arbitrio della direzione o della polizia penitenziaria.
(4-02612)

Risposta. - Si rappresenta, preliminarmente, che la direzione del carcere di Novara negli ultimi mesi non ha potuto confrontarsi con i detenuti quanto auspicato per cause indipendenti dalla volontà del direttore, impegnato a far fronte, da solo, a tutte le più minute incombenze per la destinazione ad altro incarico del funzionario C1 a suo tempo delegato ad espletare varie mansioni, tra le quali le udienze con i detenuti.
È stato poi riferito che la corrispondenza indirizzata ai detenuti viene regolarmente consegnata agli interessati; all'ufficio postale viene restituita solo quella i cui destinatari non siano più presenti in istituto.
Non risulta, peraltro, che gli operatori «dimentichino» di autorizzare i detenuti a partecipare ai corsi professionali organizzati in istituto.
Per il corrente anno scolastico è stato attivato un corso di ragioneria: a seguito delle difficoltà manifestate dai frequentatori non più adusi allo studio, la direzione ha provveduto ad organizzare, per il prossimo anno, un corso modulato in modo diverso.
Risulta che, degli iscritti al primo anno, due sono stati successivamente scarcerati, uno è stato ammesso al regime di semilibertà, un altro detenuto è stato trasferito a domanda in un istituto prossimo al luogo di residenza della famiglia ed un altro è stato trasferito per motivi di sicurezza.
Quanto all'asserito sequestro di oggetti, non risulta che negli ultimi mesi la direzione dell'istituto abbia disposto alcunché; le forbici tipo «chicco» vengono consegnate ai detenuti per il tempo strettamente necessario all'uso, trattandosi di oggetti che potrebbero rivelarsi lesivi per l'incolumità personale.
Per quanto concerne le perquisizioni generali, dopo le ultime, effettuate nel dicembre 2001 ed aprile 2002, non è pervenuta alcuna lagnanza circa eventuali eccessi del personale impiegato né risulta siano stati sequestrati oggetti e/o generi regolarmente acquistati al sopravvitto.
Si evidenzia, infine, che il sovraffollamento della casa circondariale di Novara è purtroppo comune alla maggior parte degli istituti dell'Italia settentrionale; in ogni caso, alla data del 23 maggio 2002, erano presenti 223 detenuti a fronte di una capienza tollerabile di 223 posti.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

CENTO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la croce rossa è una storica organizzazione che si occupa di volontariato a favore di persone bisognose a livello italiano ed internazionale;
il comitato della croce rossa italiana di Capranica, in provincia di Viterbo, in particolare si occupa di numerose attività sociali fin dal giugno 1999, in collaborazione con lo SFOR di Sarajevo, accogliendo bambini e bambine bisognose di cure mediche, interventi chirurgici ed altre prestazioni sanitarie che non possono ricevere nel loro Paese;
le modalità di accoglienza in Italia prevedono che le forze armate italiane distaccate a Sarajevo provvedano al trasporto aereo dei bambini in Italia con scalo a Pisa e a Roma, mentre il comitato croce rossa italiana provvede al trasporto


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dall'aeroporto a Capranica e da Capranica all'aeroporto al momento del rientro, al vitto e al soggiorno, ai medicinali ed al vestiario, trattandosi sempre di persone molto bisognose;
recentemente il comitato ha ospitato anche bambini provenienti dal Kossovo, sempre in collaborazione con il personale dell'esercito Italiano distaccato in quella regione;
dall'ottobre 2000 la croce rossa italiana di Capranica ha reso disponibile una casa per ospitare i bambini e le loro mamme nei periodi di intervallo tra un ricovero ospedaliero e l'altro, cosi da rendere meno penoso il loro soggiorno in Italia;
complessivamente sono circa 20 i bambini che hanno potuto ricevere in Italia adeguate cure per patologie molto gravi quali leucemie, tumori, malformazioni congenite, eccetera grazie alla croce rossa italiana di Capranica;
nel giugno 2001 al comitato di Capranica è stato comunicato da Sarajevo che l'ambasciata Italiana non avrebbe più concesso il visto di ingresso in Italia ad altri bambini malati cui offrire cure nel nostro Paese, giacché secondo la legge n. 449 del 1997, la cui applicazione veniva sollecitata da una circolare del 14 giugno 2001, i soggetti malati extracomunitari possono essere ospitati in Italia solo in quelle regioni che hanno predisposto un piano che preveda una copertura finanziaria per le spese che il servizio sanitario nazionale deve sostenere;
fino ad oggi solo, la Toscana, l'Umbria e la Lombardia hanno provveduto ad inviare questo piano al ministero competente;
poiché la regione Lazio sembra che non abbia ancora predisposto alcun piano per curare nelle strutture pubbliche malati extracomunitari, il comitato di Capranica è impossibilitato a far ritornare in Italia una bambina kossovara, già operata presso il reparto di chirurgia pediatrica dell'università degli studi La Sapienza di Roma per una grave malformazione epatica che necessita urgentemente di controlli clinici -:
se i ministri interrogati non ritengano che le attività di volontariato della croce rossa italiana, ed in particolare del comitato di Capranica, risultino gravemente penalizzate dall'attuale assetto normativo che di fatto permette solo ai cittadini di alcune regioni italiane, quelle che hanno predisposto i piani, di svolgere attività benefiche a favore di bambini malati provenienti da altri paesi, creando una ingiusta discriminazione in ordine ai diritti costituzionalmente garantiti al cittadino, riconosciuti dall'articolo 2 della Costituzione sia al singolo che alle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e violando anche i principi di libertà ed uguaglianza assicurati dalla Repubblica ad ogni cittadino dal successivo articolo 3 della Costituzione;
quali provvedimenti intendano intraprendere, ognuno per la propria competenza, affinché in ogni regione italiana si possano curare nelle strutture pubbliche almeno i bambini malati extracomunitari che sono già stati curati in Italia prima del mese di giugno 2001 che necessitino di ritornare per urgenti controlli (come nel caso della suddetta bambina kossovara), non vanificando così vano l'importante lavoro umanitario di anni e anni dei tanti comitati della croce rossa italiana come quello appunto di Capranica.
(4-03079)

Risposta. - La disciplina normativa attualmente in vigore nel nostro Paese in materia di ingresso per cure sanitarie di cittadini stranieri, è fondata sul decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, recante «Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero», nonché sul decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, che ne costituisce il regolamento di attuazione.
In particolare, l'articolo 36 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e l'articolo 44, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999,


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n. 394, disciplinano l'ingresso per cure in Italia di cittadini stranieri provenienti da Paesi extracomunitari nei quali non esistono, o non sono facilmente accessibili, competenze medico-specialistiche per il trattamento di specifiche patologie.
L'articolo 44, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999 prevede un provvedimento autorizzatorio, da parte della regione interessata d'intesa con il ministero della salute, di programmi assistenziali, ai sensi dell'articolo 32, comma 15, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 («Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica»).
Le istruzioni diramate dal ministero degli affari esteri con circolare del 14 giugno 2001 precisano che le ASL non possono autorizzare direttamente prestazioni sanitarie a titolo gratuito, in quanto l'erogazione di prestazioni sanitarie comporta necessariamente un costo con conseguente ricaduta sul fondo sanitario nazionale.
Per quanto sopra esposto ed in base alla normativa vigente, per le cure mediche da prestarsi nell'ambito dei programmi d'intervento umanitario delle regioni, le rappresentanze diplomatiche e consolari all'estero provvedono a rilasciare il visto d'ingresso in Italia per cure mediche solo in presenza di specifica delibera regionale, trasmessa al competente centro visti del ministero degli affari esteri dal ministero della salute, il quale ha il compito di concordare con le regioni in merito agli interventi sanitari di alta specializzazione rappresentati nella delibera stessa.
Di conseguenza, le rappresentanze diplomatiche e consolari all'estero non possono prendere in considerazione, ai fini del rilascio del visto per cure mediche, la semplice dichiarazione rilasciata a titolo proprio dalle aziende sanitarie locali circa la disponibilità ad erogare gratuitamente prestazioni sanitarie a cittadini stranieri.
La regione Lazio, in data 15 gennaio 2002, ha trasmesso a questo ministero la deliberazione di giunta n. 2032 del 21 dicembre 2001, relativa all'ottenimento di un parere d'intesa sul «programma umanitario per prestazioni sanitarie di alta specializzazione a favore di cittadini extracomunitari».
Nella citata deliberazione è stato previsto, per l'anno 2002, un finanziamento di 1.100.000,00 euro (un milione e centomila euro), al fine di garantire una copertura finanziaria per l'assistenza di circa 150/200 pazienti provenienti da paesi africani, dall'Europa dell'est e dal Medio Oriente, affetti da patologie oncologiche, ematologiche, traumatologiche e cardiache.
La deliberazione n. 2032 del 2001 ha individuato, altresì, le strutture erogatrici delle prestazioni sanitarie: l'ospedale pediatrico Bambino Gesù, il Policlinico A. Gemelli, il Policlinico Umberto I, l'Azienda ospedaliera S. Camillo-Forlanini e gli Istituti Fisioterapici Ospedalieri («IFO»).
Il ministero della salute, in data 18 gennaio 2002, ha tempestivamente fornito alla regione Lazio la prescritta intesa, dandone contestualmente comunicazione, per il prosieguo di competenza, all'amministrazione degli affari esteri.
Infine, occorre precisare che oltre alla regione Lazio, sino ad oggi, questo ministero ha fornito le intese per i rispettivi programmi umanitari anche alle regioni Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria e che, nel corso degli ultimi anni, numerose strutture sanitarie sono state autorizzate per il ricovero in Italia di cittadini stranieri provenienti da paesi privi di strutture sanitarie idonee ed adeguate, con oneri a carico del ministero della salute, nell'ambito delle disponibilità finanziarie di competenza.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

CIMA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sono state presentate al Presidente del Consiglio della Circoscrizione 8 del Comune di Milano da parte dei Consiglieri della minoranza numerosissime mozioni su svariati argomenti;
alcune delle suddette mozioni, in particolare, necessitavano di una rapida


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discussione in Consiglio, e di un'eventuale approvazione, entro un breve lasso di tempo, a causa della contingenza degli argomenti in oggetto;
il comma 3 dell'articolo 13 del Titolo III del Regolamento del Consiglio di Circoscrizione 8 approvato ex articolo 6 del Regolamento del decentramento Territoriale approvato dal Consiglio Comunale nella seduta del 13 marzo 1997, con deliberazione n. 26 del 1997, entrato in vigore il 24 aprile 1997, stabilisce che «Le mozioni vengono iscritte nell'ordine del giorno di una successiva seduta del Consiglio, sentita la Conferenza dei Capigruppo, entro il terzo Consiglio convocato»;
tale disposizione, nonostante i ripetuti e reiterati reclami della minoranza, viene continuamente e sistematicamente disattesa;
anche per quanto attiene gli orari e le convocazioni della Conferenza dei Capigruppo le norme ed i regolamenti vengono disattesi, non venendo talvolta la riunione convocata, o venendo spesso annullata senza preavviso, o il giorno stesso, o poco prima, e quand'anche venendo convocata regolarmente e non disdetta, trovandosi nell'impossibilità di svolgersi a causa dell'indisponibilità del Presidente e dei componenti della maggioranza per il prolungarsi dell'Ufficio di Presidenza;
a giudizio dell'interrogante si ravvisa in tale comportamento l'ipotesi di cui agli articoli 323 e 328 codice penale da parte del Presidente del Consiglio di Zona 8, essendo le sue funzioni di Ufficiale di Governo definite dall'articolo 18 del Regolamento del decentramento Territoriale approvato dal Consiglio Comunale nella seduta del 13 marzo 1997, con deliberazione n. 26 del 1997 entrato in vigore il 24 aprile 1997, ai sensi dell'articolo 38 comma IV della legge 8 giugno 1990, n. 142 -:
se non si ritenga che la situazione descritta integri la fattispecie dell'articolo 142 del Testo Unico sugli enti locali ossia la rimozione del Presidente del Consiglio circoscrizionale per gravi e persistenti violazioni di legge.
(4-01847)

Risposta. - In merito alle presunte irritualità verificatesi nelle convocazioni delle sedute consiliari presso il comune di Milano, il presidente del consiglio di zona 8 ha fatto conoscere - tramite il competente ufficio territoriale del governo - che l'iscrizione all'ordine del giorno delle mozioni presentate nelle precedenti sedute consiliari ha subito leggeri ritardi nel periodo immediatamente precedente le vacanze natalizie, durante il quale sono state approvate numerose iniziative urgenti, i cui costi dovevano essere inseriti a bilancio entro la chiusura dell'anno 2001.
Lo stesso presidente ha comunicato di aver provveduto, con l'inizio del nuovo anno, ad iscrivere tutte le mozioni che risultavano ancora non trattate e che sono state, successivamente, discusse.
In relazione alle contestazioni relative all'attività della conferenza dei capigruppo, il presidente ha comunicato che le relative sedute sono sempre state regolarmente convocate. Inoltre, per facilitare la partecipazione, è stata predisposta per tempo la calendarizzazione degli incontri. In qualche occasione l'inizio dei lavori è stato ritardato di qualche minuto a causa del protrarsi dell'attività dell'Ufficio di Presidenza.
In tale circostanza il presidente ha assicurato che è stata comunque sempre data esauriente motivazione ai partecipanti della richiamata conferenza.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

COSSA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
risulta essere in corso un processo di razionalizzazione della distribuzione delle forze dell'ordine nel territorio nazionale con conseguente soppressione di alcune caserme dell'arma dei carabinieri situate in piccoli comuni;


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è sempre più insistente la voce che tra questi comuni sia compreso anche il comune di Barrali;
la particolare posizione del comune di Barrali, posto tra le zone geografiche del Gerrei, della Trexenta e del Parteolla, lo espone ad essere uno strategico crocevia per la criminalità locale;
nel comune di Barrali recentemente è stata fatta una rapina all'ufficio postale, una bomba è stata fatta esplodere in pieno centro, vi sono state alcune sparatorie lungo le vie principali: tutti palesi segnali di forme criminali pronte a prendere il sopravvento;
manifestazioni criminose di maggiori dimensioni sono state finora fortemente scoraggiate proprio dal continuo lavoro di controllo effettuato dalla locale caserma dei carabinieri;
a Barrali è presente uno dei pochi centri in Italia della C.A.S. (Comunità Anarchica di Solidarietà), centro di accoglienza per tantissime persone che si riconoscono in quegli ideali e che continuamente giungono a Barrali anche per brevi periodi da ogni parte del mondo;
l'assenza di un distaccamento di forze dell'ordine darebbe luogo al manifestarsi senza alcuna limitazione di fenomeni criminosi portando il comune di Barrali ai livelli di pericolo per l'ordine pubblico tristemente presenti in molti altri comuni della Sardegna;
si priverebbe, inoltre, la popolazione di Barrali del controllo su un gran numero di persone sconosciute che annualmente si avvicendano alla Comunità anarchica di solidarietà;
la soppressione della caserma costituisce quindi un fondato motivo di preoccupazione e di forte allarme sociale in tutta la popolazione -:
quali siano gli intendimenti del ministero della difesa in ordine al mantenimento dell'operatività della caserma dei carabinieri di Barrali (Cagliari).
(4-02464)

Risposta. - Il territorio di pertinenza della stazione Carabinieri di Barrali (Cagliari) non risulta interessato da particolari fenomenologie criminose che possano destare preoccupazione per la tranquillità pubblica: è significativo che nel corso dell'anno 2001 si sono registrati complessivamente 14 reati.
Gli unici episodi delittuosi di un certo spessore verificatisi negli ultimi anni, sono stati un attentato dinamitardo e una rapina all'ufficio postale, perpetrati, rispettivamente, in data 13 settembre e 2 ottobre 2000.
Inoltre, a Barrali ha sede una «comunità anarchica di solidarietà», ma né il gestore di tale struttura né il ridotto numero di persone che quella di tanto in tanto accoglie - provenienti da altre regioni d'Italia e dall'estero - hanno mai creato problemi di ordine pubblico.
Ciò premesso, la notizia relativa alla soppressione della caserma dell'arma dei Carabinieri di Barrali, è destituita di ogni fondamento.
Si soggiunge che è in corso di elaborazione, presso il ministero dell'interno, un piano di razionalizzazione su tutto il territorio nazionale dei presidi della polizia di Stato e dell'arma dei carabinieri.
Si tratta di un progetto ad ampio respiro, che si propone di ottimizzare la distribuzione del personale e dei presidi territoriali, anche attraverso la chiusura di quelli esistenti o l'apertura di nuovi, nonché di recuperare operatori da destinare al controllo del territorio, superando le disarmonie e le sovrapposizioni esistenti, secondo una logica di integrazione ed armonizzazione delle forze dell'ordine. La verifica è svolta, per la prima volta, anche a livello dei piccoli comuni.
La realizzazione del progetto, che prevede anche una fase di sperimentazione preventiva in ambiti territoriali delimitati, richiederà comunque tempi adeguati e cadenzati, nonché il coinvolgimento dei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica ai quali, com'è noto, partecipano anche le realtà locali.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.


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COSSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a Cagliari ha sede il convitto nazionale Vittorio Emanuele II, unico istituto statale di educazione che garantisce la residenzialità ed offre agli studenti un servizio di permanenza, assicurando loro l'assistenza continuativa ventiquattro ore su ventiquattro per l'intero anno scolastico;
il convitto nazionale Vittorio Emanuele II consente a studenti dell'intera regione Sardegna di frequentare gli istituti di istruzione superiore che hanno sede a Cagliari;
in tutta l'Italia sono presenti tali istituzioni;
tali istituzioni sono state recentemente interessate da ristrutturazioni e conseguenti riduzioni di organico;
nell'anno scolastico 1999-2000 il numero dei semiconvittori per ogni unità di personale educativo era stato elevato da 12 a 14;
l'articolo 8 della circolare ministeriale n. 16 del 19 febbraio 2002 prevede che venga ulteriormente innalzata tale soglia, portando da 14 a 16 il numero dei semiconvittori per ogni unità di personale educativo in servizio;
in conseguenza di tale proporzione, ed il conseguente taglio all'organico, il convitto nazionale Vittorio Emanuele II e tutti gli istituti di identica natura su base nazionale, sarebbero posti in condizione di non poter garantire un servizio qualitativamente valido, in quanto si renderebbe estremamente difficoltosa la gestione del gruppo e praticamente impossibile il rapporto personalizzato con il singolo allievo -:
se non ritenga opportuno sospendere la modifica della dotazione organica prevista dall'articolo 8 della circolare ministeriale n. 16 del 19 febbraio 2002.
(4-02901)

Risposta. - L'aumento da 14 a 16 del numero di semiconvittori richiesto per l'attribuzione di una unità di personale educativo, secondo i parametri stabiliti dall'articolo 8 dello schema di decreto interministeriale allegato alla circolare ministeriale n. 16 del 19 febbraio 2002, deriva dall'attuazione delle norme dettate dalla legge finanziaria del 2002 (legge n. 448 del 2001) che, all'articolo 22, ha indicato i criteri per la determinazione degli organici.
L'applicazione di tali criteri ha comportato la ridefinizione del rapporto alunni/docenti e ciò ha determinato un decremento complessivo di posti, peraltro estremamente contenuto, come risulta dalla relazione tecnica relativa al suddetto articolo 22.
Le economie in tal modo realizzate verranno reimpiegate per la valorizzazione del personale della scuola, secondo quanto previsto dalla stessa legge finanziaria.
Per ciò che concerne in particolare il convitto nazionale di Cagliari, l'applicazione dei parametri indicati nella suddetta normativa ha comportato l'attribuzione al convitto medesimo di una dotazione organica di 35 unità di personale educativo per l'anno scolastico 2002/2003, essendo stata prevista la frequenza di 433 semiconvittori e semiconvittrici.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

COSSIGA, RIVOLTA e AIRAGHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il22 luglio 2002 si è tenuta la cerimonia di apertura del Salone aeronautico internazionale di Farnborough (Regno Unito), una delle più importanti e significative manifestazioni del settore a livello mondiale;
al salone hanno partecipato tutte le aziende italiane del settore, a conferma dell'importanza e del significato attribuiti dall'industria a questo evento;
alla manifestazione, di cadenza biennale, hanno presenziato, come programmato da tempo, distinte delegazioni governative


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italiane, guidate dai Ministri Marzano (attività produttive) ed Alemanno (politiche agricole) e dal Sottosegretario Berselli (difesa) -:
quali inderogabili impegni abbiano costretto l'ambasciatore d'Italia nel Regno Unito ad assentarsi dalla propria sede nei giorni di arrivo a Londra e di presenza al Salone delle autorità di Governo citate, impedendogli quindi di offrire il suo contributo in particolare nel corso degli incontri con partner industriali britannici.
(4-03611)

Risposta. - Nell'ambito delle attività di assistenza e di sostegno che regolarmente l'Ambasciata d'Italia a Londra svolge in occasione di visite a livello governativo e parlamentare nonché di manifestazioni a carattere economico e culturale, l'ambasciatore Luigi Amaduzzi ha fornito sia personalmente che avvalendosi dei suoi collaboratori un contributo significativo per assistere le delegazioni italiane ad altissimo livello e i numerosi imprenditori che hanno partecipato al Salone Aeronautico di Farnborough (Londra, 22-26 luglio 2002).
L'Ambasciatore Amaduzzi, proprio per essere presente alla manifestazione del Salone Aeronautico, è rientrato appositamente in Sede il 19 luglio da Roma, dove era stato convocato per presiedere la Commissione d'Avanzamento della carriera diplomatica e dove è dovuto nuovamente rientrare il 23 luglio, su istruzione del ministero degli esteri, per partecipare alla IV conferenza degli ambasciatori.
Nel periodo in cui era presente a Londra l'ambasciatore Amaduzzi:
ha ricevuto al suo arrivo il Ministro per le politiche agrico1e e forestali, onorevole Giovanni Alemanno, il quale è stato poi assistito nel corso della sua visita dal consigliere Miraglia e dal primo consigliere Cerboni della nostra ambasciata a Londra;
ha salutato il Ministro delle attività produttive, onorevole Antonio Marzano al termine della sua visita, nel corso della quale è stato assistito dal primo consigliere Cerboni;
ha offerto un pranzo per tutti i partecipanti al salone aeronautico; il sottosegretario alla difesa, onorevole Berselli e la sua delegazione, assistiti nel corso della visita dal Min. Plen. Capitani e dall'addetto per la difesa C.A. Bettini della nostra ambasciata, hanno declinato l'invito al predetto pranzo per potere partecipare al contemporaneo ricevimento offerto da parte britannica.

Per completezza di informazione si segnala che durante i cinque giorni della manifestazione di Farnborough, sempre nell'ambito delle consuete attività di assistenza alle numerose delegazioni in visita nel Regno Unito, l'ambasciatore Amaduzzi, coadiuvato da tutti i collaboratori dell'Ambasciata, è stato altresì impegnato a ricevere ed assistere altre delegazioni in visita, fra le quali in particolare: la delegazione della Commissione difesa e tecnica aerospaziale dell'Assemblea dell'UEO, la delegazione guidata dal Sindaco di Milano Gabriele Albertini e la delegazione guidata dal Ministro dei Trasporti ed Infrastrutture, professor Pietro Lunardi.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

MAURA COSSUTTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione comunale di Lucca nel corso della campagna elettorale per le elezioni comunali installava davanti la stazione ferroviaria e più precisamente in Piazzale Ricasoli, alcuni lampioni in ghisa che riportano sullo stelo, oltre allo stemma del comune di Lucca, anche quello del fascio littorio;
le giustificazioni addotte da parte degli amministratori lucchesi secondo i quali si tratterebbe solo del recupero di vecchi lampioni e che il gesto non ha significato politico, appaiono del tutto inopportune e insufficienti;
la Costituzione Repubblicana si fonda sui valori della lotta di Liberazione


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e della Resistenza, che unificando una vasta pluralità di movimenti politici liberarono dal nazifascismo il nostro Paese, restituendogli dignità, pace e democrazia;
la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione Repubblicana recita: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista»;
la provincia di Lucca è stata oggetto di gravissime stragi di civili e deportazioni di massa durante il periodo di occupazione nazifascista e per questo trova sede, sul territorio provinciale, il Parco della Pace di S. Anna di Stazzema;
da molto tempo il sindaco di Lucca, Fazzi, continua ad alimentare, concedendo «dignità democratica», movimenti xenofobi, razzisti e di chiara ispirazione fascista come il movimento Forza Nuova, autorizzato lo scorso anno per i festeggiamenti del XXV aprile a tenere un convegno denigratorio e offensivo dei valori della Resistenza, in cui si verificò una situazione paradossale con la città completamente blindata;
questo è solo l'ultimo di una grave serie di atti che varie amministrazioni di centro destra della provincia di Lucca, tra l'altro già recentemente segnalate, stanno portando avanti, tutte con la finalità di rendere «democratiche» ed attuali le vecchie simbologie fasciste -:
quali valutazioni il Governo esprima in merito all'azione promossa dall'amministrazione comunale di Lucca, tesa a screditare la memoria storica del Paese e del disconoscimento delle radici antifasciste della nostra Costituzione della Repubblica;
se il Governo non ritenga che i fatti di cui sopra costituiscano violazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione e della legge 20 giugno 1952, n. 645, in particolare dell'articolo 4, così come modificato dalla «legge Mancino» n. 205 del 1993, e, in caso affermativo, quali iniziative intenda adottare.
(4-03056)

Risposta. - La situazione verificatasi nel comune di Lucca, alla quale si fa cenno, è stato attribuito un valore politico di un rilievo che la realtà dei fatti non sembra confermare.
Risulta infatti che nel quadro degli interventi di riqualificazione di varie vie e piazze di Lucca effettuati dall'Amministrazione comunale nel precedente mandato, rientrava anche il restauro di Piazza Ricasoli, situata davanti alla stazione ferroviaria.
L'ufficio tecnico municipale aveva a tal proposito fatto presente all'amministrazione che nei magazzini comunali giacevano da molti anni gli originali lampioni in ghisa - assai suggestivi e di notevole valore artistico - che fino agli anni Sessanta erano collocati ai quattro angoli della suddetta piazza.
Ne proponeva, quindi, il recupero previo un necessario restauro.
In quella sede, non risulta essere stata sottolineata, la presenza, sui lampioni, dello stemma comunale precedente, contenente fasci littòri, stemma impresso nella ghisa, di piccole dimensioni e monocromatico.
Effettuato l'intervento e ricollocati i lampioni al loro posto, la presenza dei fasci littòri è stata segnalata da una televisione locale proprio durante la campagna elettorale che ha preceduto la rielezione del Sindaco.
Il sindaco, appena informato del fatto, si è recato sul posto ed ha disposto che tali simboli fossero ricoperti con placche metalliche, proprio per rispettare la sensibilità di chi si fosse sentito offeso dagli stemmi littòri.
Ad ulteriore integrazione della sua azione, il sindaco ha inviato una formale richiesta alla competente soprintendenza per i beni ambientali per verificare la possibilità di eliminare dai lampioni lo stemma con i fasci, non ricevendo, a tutt'oggi, una risposta ufficiale.
L'entità del fatto appare quindi più modesta di quella prospettata e, soprattutto, dallo svolgersi degli eventi traspare un chiaro intento pacificatore del Sindaco che ha concretamente operato affinché i simboli di un passato per alcuni volutamente e polemicamente sentito come presente potessero


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essere tolti dalla vista di persone particolarmente sensibili, e ciò anche a detrimento del valore artistico della piazza, nel cui interesse l'operazione di restauro era stata condotta.
Non si ravvisa pertanto alcuna violazione delle norme costituzionali.
Per quanto riguarda, inoltre, il convegno del 25 aprile del 2001, cui parteciparono circa cinquanta aderenti al movimento «Forza Nuova», risulta che la manifestazione avesse come oggetto esclusivamente la presentazione di un libro sulla antiglobalizzazione vista da posizioni politiche di destra.
In quell'occasione circa trecento appartenenti ai centri sociali toscani - appositamente venuti a Lucca da Pisa, Firenze e Pistoia - si sono indirizzati verso il medesimo luogo ove era in corso la manifestazione citata e, a seguito del loro passaggio, sono stati riscontrati danneggiamenti alla saracinesca e alla vetrata d'ingresso delle sedi di Forza Italia e del movimento «Forza Nuova», provocati da oggetti contundenti: cosa ancor più grave, per la rilevanza morale del danno, più che le sedi medesime, sono altresì state imbrattate con vernice spray riproducente la stella a cinque punte, simbolo delle Brigate Rosse.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

CRAXI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
è stato presentato presso il Senato della Repubblica un ordine del giorno con il quale si propone l'estensione delle aree marine protette anche all'isola d'Elba;
anche il comune dell'isola Capoliveri ha approvato l'inserimento di uno specchio d'acqua di 4200 ettari nell'area protetta;
i pescatori toscani che esercitano la loro attività intorno all'isola d'Elba saranno penalizzati ulteriormente dai vincoli che porranno le perimetrazioni sopra descritte;
tale ordine del giorno permetterebbe ai soli residenti di pescare nell'area delimitata, e ciò servirebbe soltanto a dividere la categoria dei pescatori dell'arcipelago e probabilmente, con il tempo, tale agevolazione potrebbe essere tolta, come già accaduto in altri Parchi naturali -:
quali provvedimenti si intendano adottare affinché si tuteli la categoria dei pescatori dell'arcipelago che fa impresa con i propri mezzi e che non vogliono subire controlli da parte di ipotetici guardaparco.
(4-01781)

Risposta. - Per quanto riguarda le preoccupazioni espresse dall'onorevole interrogante in merito ai vincoli derivanti dall'istituzione dell'area marina protetta che penalizzerebbero i pescatori, va precisato che la segreteria tecnica per le aree protette marine, organo tecnico-scientifico cui viene affidata la «progettazione», oltre al delicatissimo compito di accertare, mediante accurati studi preliminari, l'effettiva esistenza di caratteristiche naturali che giustifichino l'imposizione di vincoli e misure di protezione, deve anche rispondere all'esigenza di non penalizzare la situazione economica e sociale della comunità coinvolta nel progetto.
Infatti, nel procedimento che prelude all'istituzione è obbligatoria la consultazione della regione è degli enti locali il cui territorio sarà interessato dall'istituzione, in modo da aver presenti le problematiche della comunità di cui essi costituiscono gli enti rappresentativi per eccellenza.
Le ultime disposizioni in materia di istituzione e gestione di aree protette marine, inoltre, hanno reso obbligatorio l'affidamento in gestione dell'area protetta ad enti pubblici, istituzioni scientifiche o associazioni ambientaliste riconosciute, con l'evidente intento, da parte del legislatore, di fare in modo che il diritto delle popolazioni interessate dall'istituzione di un'area marina protetta ad uno sviluppo pieno e dignitoso, oltre che compatibile con la salvaguardia del patrimonio ambientale, venga rispettato.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.


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CRISCI, MARIOTTI e LOLLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la funzione pubblica e il coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza. - Per sapere - premesso che:
circa 500 segretari comunali e provinciali si trovano nella condizione di disponibilità dell'Agenzia nazionale per la gestione dell'Albo dei segretari comunali e provinciali;
alcuni segretari comunali e provinciali, nonostante abbiano chiesto l'attivazione della mobilità volontaria ai sensi dell'articolo 19, comma 11, del decreto del Presidente della Repubblica n. 465 del 1997, non hanno avuto risposta per cui continuano a restare nella condizione di «disponibili»;
circa 60, dei 500, già dal prossimo mese di aprile matureranno i termini previsti dall'articolo 101, comma 4, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per cui dovrebbero essere «collocati d'ufficio in mobilità presso altre pubbliche amministrazioni nella piena salvaguardia della posizione giuridica ed economica»;
si teme che scaduto il periodo di disponibilità ed in attesa dell'attivazione della procedura di mobilità d'ufficio verrebbero privati del trattamento economico, ancorché garantito dalla legge e dal contratto di lavoro a tempo indeterminato;
tale situazione di incertezza comincia a preoccupare notevolmente i soggetti interessati e le loro famiglie;
fra i 60 segretari vi sono alcuni prossimi all'età minima richiesta per la pensione con possibile pregiudizio del trattamento pensionistico -:
se e quali iniziative si ritenga opportuno adottare per dare concrete risposte alle attese dei segretari comunali e provinciali in disponibilità, le cui richieste non hanno avuto nessun esito;
se è da considerarsi fondata la preoccupazione di una sospensione dei trattamenti economici nella fase della mobilità d'ufficio e, in tale ipotesi, quali provvedimenti si intenda assumere.
(4-02119)

Risposta. - In merito alla situazione di incertezza in cui si sono venuti a trovare i Segretari comunali e provinciali in condizione di disponibilità si rappresenta quanto segue.
Al momento i quattrocentoquaranta segretari comunali e provinciali, di cui circa sessanta hanno maturato ad aprile i quattro anni di cui all'articolo 101, comma 4 del decreto legislativo 267/2000 e che, in parte, hanno presentato nei termini formale istanza di trasferimento ex articolo 19, comma 11 del decreto del Presidente della Repubblica 465 del 1997, si trovano attualmente in posizione di disponibilità, non avendo ricevuto ad oggi alcun provvedimento da parte del competente dipartimento della funzione pubblica.
Stante la problematicità della situazione in ordine alla condizione dei segretari comunali e provinciali in disponibilità, l'agenzia ha inteso fornire una risposta a tutela della posizione di tali segretari mediante la delibera del consiglio nazionale di amministrazione n. 212 del 9 maggio 2002.
In riferimento al periodo di collocamento in disponibilità dei segretari comunali e provinciali, il consiglio nazionale di amministrazione ha ribadito quanto già disposto nell'articolo 19, comma 12, del decreto del Presidente della Repubblica 465 del 1997, affermando in proposito che il periodo di collocamento in disponibilità dei segretari resta sospeso limitatamente ai periodi in cui gli stessi sono collocati 1) in aspettativa per maternità, 2) in aspettativa per mandato elettorale, 3) in aspettativa per mandato sindacale, 4) in aspettativa per malattia; confermando, pertanto, che il collocamento in disponibilità deve presupporre che il segretario rimanga privo di incarichi per un periodo ininterrotto di quattro anni.
In relazione ai segretari comunali e provinciali che si trovano nella situazione di cui all'articolo 19, comma 15, del decreto del Presidente della Repubblica 465 del 1997 - segretari comunali e provinciali prossimi alla scadenza del periodo di quattro anni senza aver preso servizio in qualità


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di titolare presso sedi di segreteria - sulla base delle disposizioni previste dal decreto legislativo 165 del 2001 relative alla gestione delle eccedenze di personale dipendente delle pubbliche amministrazioni, si deve ritenere che al datore di lavoro, che nel caso di specie deve individuarsi nell'agenzia (ai sensi dell'articolo 97 del decreto legislativo 267 del 2000) spetti l'onere di corrispondere il trattamento economico al personale in attesa di essere collocato in mobilità e sino al collocamento stesso; salvo rivalersi nei confronti dell'amministrazione «ad quem», previo concorde formale avviso della medesima.
Pertanto, al segretario comunale che si trovi nella posizione di cui all'articolo 19, comma 15, del decreto legislativo 267 del 2000, deve essere erogata la retribuzione spettante in attesa di collocamento in mobilità.
A tale proposito, il consiglio nazionale di amministrazione ha autorizzato il responsabile dell'area operativo contabile all'erogazione degli emolumenti in argomento ai segretari comunali e provinciali in attesa di essere collocati in mobilità e sino al collocamento stesso, disponendo al contempo che vengano espletati tutti gli adempimenti necessari affinché tale collocamento in mobilità venga realizzato nella piena salvaguardia della posizione giuridica ed economica dei segretari stessi, così come disposto non solamente dall'articolo 19, comma 15, del decreto del Presidente della Repubblica 465 del 1997, ma anche dall'articolo 101, comma 4, del decreto legislativo 267 del 2000.
Inoltre, la preoccupazione di una perdita della posizione giuridica da parte dei segretari, cui fa riferimento la S.V., non potrebbe essere nemmeno in ipotesi configurabile, anche perché tale situazione verrebbe a verificarsi in palese violazione delle previsioni normative dei succitati articoli 19 decreto del Presidente della Repubblica 465 del 1997 e 101 decreto legislativo 267 del 2000, che prescrivono che la procedura di mobilità d'ufficio dei segretari che non abbiano preso servizio in qualità di titolari per quattro anni debba avvenire nella piena salvaguardia della posizione giuridica, oltre che economica, degli stessi.
Al riguardo occorre poi evidenziare come il nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro dei segretari comunali e provinciali, sottoscritto in data 16 maggio 2001, ha inteso tutelare ulteriormente la categoria assicurando agli stessi uno «status» equiparabile a quello dei dirigenti anche in relazione alle procedure di mobilità, prevedendo, in particolare, che i segretari comunali e provinciali di fascia professionale A e B debbano essere equiparati al personale delle pubbliche amministrazioni con qualifica dirigenziale, mentre i segretari iscritti nella fascia C vengono comunque equiparati alla categoria o area professionale più elevata prevista dal sistema di classificazione vigente presso l'amministrazione di destinazione.
All'atto del collocamento nei ruoli di altre pubbliche amministrazioni tramite le procedure di mobilità, il segretario comunale e provinciale continuerebbe pertanto a beneficiare della posizione acquisita in ordine alla propria situazione giuridica ed economica, pienamente tutelata dalle succitate disposizioni normative e contrattuali.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

CRISTALDI e FRAGALÀ. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere:
se sia a conoscenza dell'atto subito dal coordinatore comunale di Alleanza Nazionale in Campobello di Mazara (Trapani) - Tommaso Vaccarello - che ha provocato danni alla propria azienda agricola ubicata nel territorio dello stesso comune;
se sia noto al Ministro che il dirigente politico ha assunto posizioni critiche nei confronti dell'attuale Amministrazione comunale esternate pubblicamente e riportate dalla stampa locale con grande risalto;
se siano a conoscenza del Governo iniziative atte ad accertare se il grave gesto subito dal coordinatore di AN sia in


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qualche modo collegabile alla sua attività politica.
(4-01712)

Risposta. - Il 21 novembre 2001 i Carabinieri della stazione di Campobello di Mazara (Trapani) hanno eseguito un sopralluogo presso l'abitazione rurale della madre del signor Tommaso Vaccarello, coordinatore di Alleanza nazionale.
Dagli accertamenti è emerso che due giorni prima ignoti si erano introdotti nella suddetta abitazione dopo aver forzato il cancello e la porta di ingresso, appiccando il fuoco ad alcuni mobili della cucina.
Gli elementi investigativi finora raccolti inducono a ritenere che il danneggiamento non sia riconducibile all'attività politica del signor Vaccarello.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

CUSUMANO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da oltre 10 anni si continua a parlare dell'istituzione di una sezione di Corte d'appello ad Agrigento;
la predetta istituzione interessa l'intera categoria forense ma anche e soprattutto gli utenti della provincia di Agrigento;
il problema è stato recentemente dibattuto in un convegno organizzato dalla Camera penale e dall'ordine degli avvocati del capoluogo;
nel corso del predetto convegno il professor Giovanni Conso, presidente emerito della Corte costituzionale, ha sottolineato come «sia molto oneroso lo svolgimento del processo di appello a Palermo dei meno abbienti»;
i costi e disagi per il processo di appello a Palermo si sono accresciuti anche a seguito di una recente normativa che impone l'obbligo di recarsi in città per le cause civili di poco conto, privando molto spesso l'assistito di una diretta e più puntuale difesa e costringendo - per eccessivo carico di lavoro - il difensore titolare a delegare ad un corrispondente palermitano il seguito del procedimento creando così un'oggettiva carenza nella conoscenza della causa -:
se non ritenga indifferibile e urgente prevedere all'interno di un prossimo provvedimento d'iniziativa governativa l'istituzione di una sezione di Corte di Appello ad Agrigento come ulteriore segnale di attenzione del Governo ad una provincia corrosa dalla piaga di una criminalità violenta e come segnale forte di riordino dell'amministrazione giudiziaria con nuovi presidi giudicanti che accrescano la fiducia dei cittadini verso la giustizia e accorcino i tempi di processi di appello interminabili.
(4-03407)

Risposta. - Si comunica che il Consiglio dei ministri ha di recente approvato uno schema di disegno di legge avente ad oggetto la riforma dell'ordinamento giudiziario finalizzata alla razionalizzazione della distribuzione degli uffici giudiziari e del carico di lavoro tra gli stessi. Nell'ambito della riforma saranno tenuti in debita considerazione, tra gli altri, elementi quali l'estensione del territorio, il numero degli abitanti e le caratteristiche dei collegamenti esistenti.
In considerazione del fatto che la previsione di sezioni distaccate di corte di appello è questione complessa e si ritiene non possa prescindere da fattori quali le dimensioni del territorio, le caratteristiche del bacino di utenza e l'entità dei carichi di lavoro, appare opportuno affrontare il problema rappresentato dall'interrogante in sede di revisione complessiva degli uffici giudiziari dislocati sull'intero territorio nazionale.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

D'ALIA. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la direzione provinciale delle Poste di Messina in data 20 gennaio 2001 aveva anticipato la chiusura dell'Ufficio postale


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esistente nella frazione Zappa del comune di Raccuja (Messina);
il consiglio comunale di Raccuja nella seduta del 23 ottobre 2001 ha richiesto il mantenimento costante del servizio nella predetta frazione per evitare disagi agli abitanti di Zappa, molti dei quali sono anziani in precarie condizioni di salute;
in subordine, è stata richiesta l'apertura dell'ufficio postale almeno nei primi tre giorni lavorativi di ciascun mese, affinché siano pagate le pensioni ai residenti nella frazione Zappa, e lo svolgimento del servizio a giorni alterni per il restante periodo, nonché l'utilizzazione, nei giorni di chiusura, del personale dell'Ufficio postale di Zappa presso l'ufficio postale di Raccuja;
l'amministrazione delle poste, senza dare riscontro e senza tenere in considerazione quanto richiesto dal consiglio comunale, ha disposto la chiusura dell'ufficio di Zappa a partire dal 1 dicembre 2001, obbligando i cittadini della predetta frazione a recarsi presso l'ufficio di Raccuja, con tutti i disagi che ne sono derivati;
presso l'ufficio postale di Raccuja attualmente opera un solo dipendente, in quanto l'altra unità, da sempre presente, è stata trasferita in un altro Comune;
tale carenza di personale crea giornalmente interminabili file presso l'Ufficio postale di Raccuja e questa inefficienza dà luogo a continue lamentele da parte dei cittadini -:
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire presso la direzione provinciale delle Poste di Messina affinché sia riaperto l'ufficio postale della frazione di Zappa o almeno che siano al più presto ripristinate le due unità lavorative presso l'ufficio postale di Raccuja, anche in considerazione dell'aggiuntivo carico di lavoro prima svolto dall'ufficio della frazione, al fine di evitare interminabili file e notevoli disagi e disservizi per i residenti.
(4-02533)

Risposta. - Al riguardo si ritiene necessario significare che a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di sindacarne l'operato per la parte riguardante la gestione aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza propria degli organi statutari della società.
Ciò premesso, si fa presente che Poste Italiane s.p.a. - interessata in merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame - ha riferito che, in ottemperanza a quanto stabilito con il piano di impresa 1998-2002, è stato da tempo avviato un processo di complessa riorganizzazione finalizzato ad un concreto recupero di produttività allo scopo di raggiungere livelli più adeguati di efficienza ed affidabilità, nonché la competitività ed il risanamento economico-finanziario della società.
In tale ottica, come precisato dalla società Poste, va inquadrata la chiusura dell'ufficio postale sito nella frazione di Zappa nel comune di Raccuja, avvenuta a decorrere dal 1o dicembre 2001, in considerazione del bassissimo volume di traffico svolto da tale ufficio che faceva registrare una media giornaliera di 7 operazioni.
L'ufficio di Raccuja, del resto, anche dopo la chiusura del limitrofo ufficio di Zappa, presenta una richiesta di servizi piuttosto modesta (35 operazioni quotidiane) e, pertanto, ad avviso della società Poste, l'assegno di personale - consistente in due unità - appare idoneo a soddisfare le esigenze della clientela.
A completamento di informazione la ripetuta società ha comunicato di avere in corso contatti con la locale autorità comunale al fine di valutare la possibilità di una eventuale riapertura dell'ufficio di Zappa, sia pure con orario ridotto.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

DE LAURENTIIS. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la linea ferroviaria Roma-Avezzano-Pescara, utilizzata ogni giorno da numerosissimi passeggeri per motivi di studio e


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di lavoro, presenta, lungo il suo percorso, notevoli disagi e lascia molto a desiderare sia per le generali condizioni del servizio sia per i tempi di percorrenza da e per la capitale;
le Ferrovie hanno fatto sapere che la data del trasferimento della fermata dalla stazione Termini alla stazione Tiburtina è stata rinviata al 9 febbraio 2002;
la stazione Termini, rispetto alla stazione Tiburtina, risulta essere, per il tipo di esigenza manifestata dai passeggeri, più centrale e meglio collegata con le altre zone della città, dove, di preferenza si dirigono i flussi dei pendolari della linea;
lo stato di maggiore disagio che andrebbe a gravare sulle spalle dei numerosi lavoratori e studenti pendolari risulterebbe di gran lunga maggiore dei benefici che ne potrebbero ricavare le Ferrovie;
il disagio sopportato direttamente dagli utenti della linea potrebbe tradursi in un incentivo all'utilizzo dell'auto privata o di mezzi di trasporto alternativi al treno, con conseguenti ulteriori aggravi sia sul traffico cittadino sia sulle capacità degli altri mezzi di trasporto collettivo -:
quali interventi intenda adottare il Ministro interrogato per assicurare agli utenti della linea ferroviaria Roma-Avezzano-Pescara accettabili condizioni di trasporto e per ovviare ai disagi che il trasferimento del capolinea della presso la stazione Tiburtina inevitabilmente comporterà non solamente al traffico pendolare, ma a tutta la cittadinanza romana.
(4-01961)

Risposta. - Ferrovie dello stato S.p.a. ha riferito che l'inizio dei lavori per l'innesto nel nodo di Roma della linea ad alta capacità Roma-Napoli, nel tratto compreso fra le stazioni di Roma Prenestina e Roma Termini, ha reso necessaria l'interruzione del collegamento a doppio binario fra le due stazioni citate.
Gli interventi in programma sono relativi al raddoppio della linea Roma-Pescara in fase di realizzazione tra Prenestina e Lunghezza ed in fase di progettazione nella tratta Lunghezza-Guidonia.
Nella tratta Prenestina-Salone è già stata realizzata la sede del raddoppio ed è stata indetta la gara per la realizzazione dell'attrezzaggio tecnologico con regime di blocco automatico banalizzato (BAB).
Nella tratta Salone-Lunghezza è in fase di affidamento l'appalto per la realizzazione del raddoppio con relativo attrezzaggio tecnologico.
Infine, per la tratta Lunghezza-Guidonia, sulla base del progetto preliminare già disponibile, è previsto, a breve, un confronto con tutti i soggetti interessati.
A guadagno di tempo, è già stata avviata la progettazione definitiva con l'obiettivo di indire, entro il mese di luglio 2002, la conferenza di servizi.
A lavori conclusi, previsti per la fine del 2004, sarà possibile ottenere il decongestionamento della linea, l'aumento della capacità di trasporto e la riduzione dei tempi di percorrenza.
Il progetto prevede anche l'apertura di nuove fermate della FM2 a Togliatti, La Rustica, e Serenissima, oltre ad una serie di interventi di mitigazione ambientale e di riqualificazione urbanistica dell'area interessata.
Con l'interruzione del collegamento tra Roma Prenestina e Roma Termini, l'unico itinerario fisicamente possibile per i treni provenienti da Pescara-Guidonia è stato individuato nel collegamento fra Roma Prenestina e Roma Tiburtina; conseguentemente è stato programmato, a partire dal 23 febbraio 2002, l'attestamento a Roma Tiburtina dei seguenti 23 treni che, prima di tale data, venivano attestati a Roma Termini: 4 intercity da/per Pescara; 7 Regionali da/per Pescara; 7 Regionali da/per Avezzano e 5 regionali da/per Tivoli/Guidonia.
Tale soluzione, comunque priva di alternative e già da tempo attuata per i 42 treni giornalieri della relazione FM2 da Tivoli/Guidonia, garantisce la continuità del collegamento con Roma, non comporta aumento dei tempi di percorso e assicura un agevole interscambio con la linea B


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della metropolitana di Roma e con numerose linee urbane di superficie.
L'attestamento a Tiburtina di tutti i servizi della relazione suddetta è, fra l'altro, coerente con l'assetto a regime dei servizi nel nodo di Roma, di cui costituisce una sostanziale anticipazione e attraverso il quale viene realizzato un complessivo miglioramento del servizio a favore della mobilità in ambito locale, in termini di frequenze, fruibilità e qualità dei servizi ferroviari.
La soluzione di utilizzare da Prenestina a Termini i binari interni al Parco Prenestino non è risultata praticabile, in quanto l'operatività del Parco ne sarebbe stata ridotta circa del 60 per cento pregiudicando l'effettuazione di numerosi servizi passeggeri.
Ciò in quanto il transito avrebbe richiesto tempi lunghi, necessari a manovrare manualmente gli scambi (che non sono telecomandati) ed a percorrere l'itinerario a 10 chilometri orari (sui binari plateali e poggianti su blocchetti in calcestruzzo), durante i quali, per motivi di sicurezza, si sarebbero dovuti sospendere anche su numerosi binari adiacenti, comunicanti e non dipendenti rispetto a quelli che avrebbero percorso i treni, tutti i movimenti di manovra e le operazioni accessorie sui materiali in sosta (pulizie, rifornimenti, manutenzione).
L'ipotesi di utilizzare la via Prenestina-Tiburtina (inversione del senso di marcia) - Termini, che avrebbe richiesto un aumento medio dei tempi di percorrenza di circa 20 minuti, non è risultata invece praticabile per motivi tecnici sia di circolazione che di turno dei materiali. Fra Tiburtina e Termini i treni avrebbero dovuto, infatti, percorrere, interferendo con i relativi servizi, i binari della Firenze/Ancona-Roma, asse portante dei collegamenti nazionali sui quali nelle ore di punta le tracce orarie sono già impegnate al limite della disponibilità; la maggior percorrenza avrebbe infine richiesto un maggiore impegno di materiale rotabile ad oggi non disponibile.
Da sabato 23 febbraio 2002, pertanto, tutti i treni hanno origine e termine corsa a Tiburtina, come peraltro già da tempo attuato per i 42 treni giornalieri della relativa clientela. L'attestamento a Tiburtina garantisce sempre, infatti, la continuità del collegamento con Roma (non sono quindi necessari autoservizi sostitutivi), non comporta aumenti dei tempi di percorso ed assicura un interscambio con la linea B della metropolitana di Roma e con numerose linee urbane di superficie.
Peraltro, da Tiburtina è possibile raggiungere Roma Termini anche con i treni della relazione Firenze/Ancona-Roma. Al fine di agevolare il trasbordo su questi treni per i viaggiatori provenienti dall'Abruzzo, dal 23 febbraio 2002, con opportuni provvedimenti, i treni della Firenze/Ancona-Roma vengono ricevuti in binari vicini quanto più possibile a quelli utilizzati per i treni della relazione Roma-Pescara; si è realizzata inoltre, una nuova opportunità di coincidenze nella fascia pendolare del mattino.
Per l'orario che andrà in vigore il 16 giugno 2002, infine, è programmata una completa rivisitazione degli orari della linea Roma-Avezzano-Pescara che, ferma restando a Tiburtina l'origine ed il termine corsa dei relativi servizi (permarranno infatti tutte le condizioni ostative al ripristino del capolinea a Termini), miglioreranno sensibilmente il numero e la qualità delle coincidenze.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

TITTI DE SIMONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'istituto commerciale G. Rosati di Foggia presentava, alla data del 1 settembre 2001, 875 iscritti, un corpo docente di 73 unità e un organico di non docenti in continua riduzione per l'esternalizzazione dei servizi;
l'istituto, di recente costruzione, è composto da un plesso scolastico di oltre 50 aule, laboratori d'informatica multimediali,


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laboratori audiovisivi, laboratori di scienze, biblioteca (l'istituto è stato designato scuola polo per lo sviluppo e l'ampliamento delle biblioteche scolastiche), una palestra coperta con annessa una pista di atletica leggera con 8 corsie unica nell'Italia meridionale pari solo all'olimpico di Roma, auditorium e uffici;
una supposta gestione errata, che ha determinato prese di posizioni da parte di tutte le componenti della scuola e di cui hanno documentato articoli della stampa locale, avrebbe determinato un crollo delle frequenze e delle nuove iscrizioni, abbandono da parte degli studenti e nelle preiscrizioni;
alla data del 1 novembre 2002 ci saranno infatti soltanto 588 iscritti con la conseguente rilevante riduzione delle classi che passano da 38 a 27 e una riduzione del corpo docente del 38 per cento circa;
sotto accusa vi sarebbero le scelte operate dal dirigente scolastico che, a detta delle componenti della scuola, porteranno decisamente ad una riduzione della presenza della scuola pubblica nella città di Foggia con inevitabile trasferimento degli alunni alle scuole private e agevolazione alla privatizzazione delle strutture di cui è dotato l'istituto Rosati;
da notizie stampa si apprende che numerose voci indicherebbero nell'istituto Rosati una nuova sede universitaria;
la mancata possibilità di interagire con il dirigente scolastico avrebbe portato molte famiglie a ritirare i propri figli dall'istituto e altre a mettere in atto forme in attesa di un segnale positivo -:
quali provvedimenti intende adottare per garantire il funzionamento dell'Itc Rosati nell'interesse degli studenti, dei docenti e delle famiglie interessate;
quali garanzie intende dare per mantenere i livelli occupazionali attualmente messi in crisi dalla situazione deteriorata dell'istituto.
(4-03028)

Risposta. - Presso l'istituto tecnico commerciale «G. Rosati» di Foggia è effettivamente in atto un processo di progressiva contrazione delle iscrizioni che ha determinato dall'anno scolastico 2001/2002 all'anno scolastico 2002/2003 una riduzione di n. 3 classi prime (da n. 5 a n. 2) ed una flessione di allievi iscritti da n. 114 a n. 48.
Per individuare le cause del fenomeno, oggetto di lamentele da parte dei genitori e di esposti, il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale della Puglia ha disposto in data 16 gennaio 2002 accertamenti ispettivi che, confermando la situazione, hanno attribuito detta contrazione alla circostanza che attualmente insistono nel raggio di cento metri tre istituti superiori e ciò è causa di esasperata concorrenza.
Al fine di ovviare a questa situazione per l'anno scolastico 2002/2003 sono stati autorizzati due nuovi indirizzi: l'iter (indirizzo sperimentale turistico) e il mercurio (indirizzo sperimentale programmatore); sarà confermato, inoltre il corso sirio (indirizzo igea a funzionamento serale).
Queste nuove opportunità potranno produrre effetto nell'organico di fatto, dovendosi ipotizzare che da parte dell'istituto non sia stata data sufficiente pubblicità all'attivazione dei nuovi corsi.
Potrà essere determinante, comunque, per la soluzione del problema tener conto dell'attuale sovrapposizione dell'offerta formativa nella medesima zona della città di Foggia in occasione della prossima fase di riorganizzazione della rete scolastica, da predisporsi con l'inizio dell'anno scolastico 2002/2003 con le procedure e le competenze previste dal decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 112 e da attuarsi a decorrere dall'anno scolastico 2003/2004.
Quanto infine al dirigente scolastico, si fa presente che il medesimo cesserà dal servizio a decorrere dal 1o settembre 2002 per dimissioni volontarie.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.


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DEIANA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 20 aprile 2001 il maresciallo capo Gianluca Tettoni e il maresciallo ordinario Antonio Di Noia, appartenenti al reparto operativo del comando provinciale carabinieri di Lucca hanno eseguito una perquisizione nell'abitazione e nello studio del signor Rinaldo Lucchesi, investigatore privato regolarmente autorizzato dalla prefettura di Lucca, più volte utilizzato dagli stessi uffici giudiziari per lo svolgimento di accertamenti e per la collaborazione ad indagini di alto contenuto tecnico;
la perquisizione era stata ordinata dal sostituto procuratore di Lucca, Antonio Del Forno, nell'ambito di indagini relative al ritrovamento di microspie negli uffici del sindaco del comune di Capannori e all'interno della sede del Clap, consorzio delle autolinee pubbliche di Lucca;
le due microspie erano state ritrovate dal signor Lucchesi, la prima in data 19 settembre 1999, la seconda quasi un anno più tardi, l'8 agosto 2000; in entrambi i casi l'intervento del Lucchesi, considerato un esperto di bonifica ambientale e telefonica, era stato richiesto dalle amministrazioni interessate, che sospettavano la presenza di apparati di sorveglianza all'interno degli edifici direzionali;
a seguito delle denunce presentate dalle due amministrazioni, la procura della Repubblica apriva un'inchiesta il cui esito fu, inaspettatamente, un'indagine a carico del Lucchesi per i reati di cui agli articoli 367 e 617-bis del codice penale, in quanto sospettato di aver piazzato egli stesso le microspie nei luoghi dove poi furono effettivamente ritrovate;
il 23 maggio 2001, quasi un mese dopo la perquisizione dei carabinieri, i quotidiani La Nazione e Il Tirreno pubblicavano ampi resoconti dell'operazione, sotto i titoli, rispettivamente di «Esperto nei guai per le microspie. Trovato il mago delle cimici» e «Microspie, un indagato. Per i CC la stessa mano a Capannori e al Clap»;
entrambi gli articoli, sia pure senza fare il nome, facilmente identificavano l'accusato con il signor Lucchesi considerando la piccola realtà provinciale alla quale si riferiscono, e qualificando il presunto responsabile quale «investigatore», «esperto di elettronica», «esperto della zona»;
l'identificazione del Lucchesi era pressoché inevitabile, inoltre, poiché veniva indicato anche come «il tecnico che aveva scoperto le cimici» al comune e alla sede del consorzio, fatto a suo tempo ampiamente riportato dalla stampa locale;
al di là del merito dell'indagine, la pubblicazione degli articoli ha creato immense difficoltà al signor Lucchesi, additato all'opinione pubblica quale responsabile di un reato particolarmente grave per una persona la cui professione presuppone l'esistenza di un rapporto fiduciario assolutamente trasparente con i clienti attuali e potenziali. Come conseguenza il signor Lucchesi ha avuto moltissimi problemi in campo professionale, difficoltà che perdurano tutt'ora non essendo mai stata conclusa l'inchiesta, né in senso favorevole, né in senso negativo per il Lucchesi stesso che, allo stato, è soltanto un indagato, anche se di fatto già condannato dalla stampa;
la simultaneità della pubblicazione (il 23 maggio 2001) e la notevole distanza di tempo dai fatti riportati, fa ritenere all'interrogante, al di là di ogni ragionevole dubbio, che le informazioni sulla indagine, coperta dal segreto istruttorio, siano state fornite ai giornalisti da persone impegnate nelle indagini, e probabilmente da persone gravitanti sul comando provinciale carabinieri, essendo l'Arma più volte citata negli articoli come artefice delle indagini, certo clamorose per un ambiente piccolo quale può essere quello di una città di provincia;
in relazione alla pubblicità negativa, estremamente sfavorevole, ricevuta dal


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Lucchesi, lo stesso ha più volte chiesto di essere sentito dal procuratore della Repubblica per poter esporre la propria versione dei fatti, anche alla luce degli elementi di prova, considerati dagli avvocati del Lucchesi assolutamente insussistenti in relazione agli addebiti contestati; a tal fine è da segnalare come la prefettura di Lucca, in assenza di elementi probanti di una qualche consistenza, non abbia ritenuto di dover sospendere la licenza di investigatore al Lucchesi, nonostante una richiesta in tal senso sia stata sollecitata dagli organi di polizia, sospensione che sarebbe stata doverosa in presenza di un reato così grave per un investigatore autorizzato;
nonostante le richieste, l'indagine sul Lucchesi resta aperta, con l'immaginabile gravissimo danno non solo per la reputazione e l'immagine del medesimo, ma anche per il grave pregiudizio portato alla sua professione, in assenza di elementi certi di accusa -:
se non ritenga di disporre un'inchiesta per verificare se vi sia stata una fuga di notizie nell'ambito degli organi inquirenti.
(4-01635)

Risposta. - Il procedimento penale n. 5608 del 2000 a carico del signor Rinaldo Lucchesi è stato definito con decreto di archiviazione del G.I.P. del tribunale di Lucca il 6 aprile 2002 giusta conforme richiesta della locale procura della Repubblica.
Si precisa altresì che le indagini, coordinate da tale Procura, sono state svolte dal nucleo operativo del comando provinciale dei Carabinieri di Lucca e dalla stazione Carabinieri di Capannori, con la collaborazione del reparto investigazioni scientifiche carabinieri di Roma e che il personale dell'Arma non ha inoltrato alla prefettura di Lucca alcuna proposta di sospensione o revoca della licenza di investigatore privato in possesso dell'interessato.
Riguardo alla presunta fuga di notizie, si rappresenta che in data 11 giugno 2001 veniva iscritto presso la procura della Repubblica di Lucca procedimento penale a carico di ignoti per il reato di cui all'articolo 684 codice penale in conseguenza della pubblicazione sui quotidiani «Il Tirreno» e «La Nazione» del 23 maggio 2001 di servizi giornalistici sulla vicenda, che davano notizie dell'esistenza di una persona indagata senza riportare indicazioni nominative.
La stessa procura, nel rispetto delle disposizioni codicistiche imposte all'ufficio del Pubblico Ministero ha serbato il rigoroso segreto in ordine ai fatti ed agli atti d'indagine. Tali attività hanno interessato vari ambienti (il comune di Capannori, il consorzio CLAP di Lucca, etc.) e vi è un numero indeterminato di persone entrate in contatto con i fatti, i loro protagonisti e gli interventi investigativi. Ciò può, quindi, aver costituito il presupposto della diffusione di notizie delle quali gli organi di informazione si sono agevolmente impadroniti.
Per quanto riguarda l'Arma dei Carabinieri, il comandante provinciale di Lucca ha comunicato che nessuna indicazione sull'identità dell'indagato, o quant'altro potesse far ricondurre alla sua identità, è stata fornita alla stampa o a chicchessia.
Lo stesso, inoltre, ritiene verosimile che le vaghe indicazioni contenute nelle suddette due note di stampa siano il frutto di deduzioni od inchieste personali degli stessi giornalisti, anche perché, sin dal ritrovamento della prima microspia, il comandante della compagnia dei Carabinieri di Lucca si premurava, nell'ambito delle comunicazioni interne all'Arma, di aggiungere la frase «notizie da non divulgare agli organi di stampa».
Pertanto, essendo emerso che nessuna indicazione in grado di ricondurre all'identità del denunciato è stata fornita dalla procura della Repubblica di Lucca o da personale dell'Arma dei Carabinieri agli organi d'informazione, si ritiene di poter escludere che vi sia stata una fuga di notizie nell'ambito degli organi inquirenti.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.


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DEIANA e CENTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in un articolo apparso su Liberazione del 17 febbraio 2002 si dà notizia della chiusura della locanda atlantide sita nella zona di San Lorenzo poiché nelle giornate in cui si svolgeva il Carnevale si stava svolgendo nei locali una festa danzante, attività che un'associazione culturale non può svolgere;
l'11 febbraio 2002, il quotidiano de La Repubblica - si legge sempre sull'articolo - pubblica un'intervista al presidente del municipio, Orlando Corsetti, che dà una descrizione di San Lorenzo assolutamente allarmista e che inneggia alla repressione;
nella programmazione dell'associazione sono inserite diverse manifestazioni culturali, come corsi di teatro per bambini, seminari, laboratori teatrali, serate di musica etnica, jazz, rock, tango argentino, percussioni africane, recital di canzoni della tradizione ebraica, serate di solidarietà con associazioni quali emergency, amnesty international, Ics, greenpeace e altre;
l'attività culturale che ha come fine la conoscenza, lo scambio, la crescita attraverso il mezzo musicale, teatrale, cinematografico, artistico, è uno dei mezzi migliori per contrastare il degrado delle città, delle periferie, dei giovani;
nell'articolo si cita un'ordinanza del questore di Roma che definisce anche il quartiere di San Lorenzo una zona da tenere sotto sorveglianza, puntando particolare attenzione agli «indigenti», ai «senza fissa dimora», agli «stranieri», ai «giovani che fanno rumore» -:
se non ritenga utile proporre la riformulazione dell'ordinanza del Questore di Roma in modo da affrontare in maniera efficace gli eventuali fenomeni di criminalità, garantendo integralmente l'esercizio dei diritti di cittadinanza di singoli e dei soggetti collettivi (come ad esempio la locanda atlantide);
se non ritenga di dover disporre la riapertura dei locali dell'associazione culturale «locanda atlantide» visto anche il rispetto da parte dei soci di tutte le norme di sicurezza;
se non ritenga che la citata ordinanza contenga o rappresenti un attacco alla vita culturale, artistica di questa città che rischia di creare un clima di tensione immotivato e un clima di repressione verso immigrati e senza fissa dimora, anch'essi menzionati nell'ordinanza.
(4-02416)

Risposta. - Nel corso della riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Roma, tenutasi il 29 novembre 2001, il presidente del III municipio ha evidenziato alcune problematiche inerenti il quartiere San Lorenzo, quali la congestione del traffico e il disturbo della quiete pubblica, strettamente connesse alla forte espansione commerciale del quartiere.
Il questore di Roma, pertanto, ha predisposto un piano integrato di controllo del territorio, con il coinvolgimento anche della Polizia municipale.
In tale contesto, il 3 febbraio 2002, operatori del commissariato di pubblica sicurezza «San Lorenzo», nel corso di controlli amministrativi presso gli esercizi pubblici del quartiere, hanno denunciato il responsabile dell'associazione culturale «Arangara», nei cui locali, denominati «Locali Atlantide», si erano svolti trattenimenti danzanti senza la preventiva dichiarazione di agibilità prescritta dall'articolo 80 del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza e senza l'autorizzazione prevista dalla legge n. 287 del 1991 sui pubblici esercizi.
Da successivi controlli, espletati il 10 febbraio e 3 aprile 2002, è emerso che nei locali suddetti sono continuate le attività di trattenimento del pubblico senza le necessarie autorizzazioni, per cui gli agenti del commissariato «San Lorenzo» hanno nuovamente denunciato il responsabile dell'associazione diffidandolo formalmente ad esercitare un maggior controllo sull'attività di quest'ultima.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.


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DELL'ANNA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la tabella A del decreto ministeriale n. 11 del 12 febbraio 2002 prevede un punteggio aggiuntivo di 30 punti per le abilitazioni conseguite presso le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario;
a seguito di ciò risultano fortemente danneggiati tutti coloro che hanno conseguito l'abilitazione con concorso ordinario o riservato prima che i corsi tenuti dalle Ssis avessero titolo abilitante;
con tale disposizione a parità di titoli e di merito si produce una disparità di trattamento nei confronti del personale docente ed educativo ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti (ex legge n. 124 del 1999);
il Consiglio nazionale della pubblica istruzione ha espresso parere contrario su quanto disposto in merito dalla citata tabella del decreto ministeriale n. 11 del 2002 -:
quali provvedimenti intenda assumere per eliminare le condizioni di disparità di trattamento previste dalla Tabella A del decreto ministeriale n. 11 del 12 febbraio 2002 nei confronti del personaledocente ed educativo ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti (ex legge n. 124 del 1999).
(4-02852)

Risposta. - Relativamente all'attribuzione di un ulteriore punteggio di 30 punti per l'abilitazione conseguita presso scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (S.S.I.S.), secondo quanto previsto dalla tabella di valutazione dei titoli approvata con decreto ministeriale n. 11 del 12 febbraio 2002, ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti per l'immissione in ruolo, di cui all'articolo 1, comma 6, della legge 3 maggio 1999, n. 124 si fa presente quanto segue.
La legge 19 novembre 1990, n. 341, recante riforma degli ordinamenti didattici universitari, nell'istituire le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario finalizzate alla formazione degli insegnanti di scuola secondaria ha anche previsto che l'esame finale sostenuto al termine dei corsi ha valore di esame di Stato ed abilita all'insegnamento per le aree disciplinari cui si riferiscono i relativi diplomi.
Il decreto interministeriale 24 novembre 1998, recante norme transitorie per il passaggio al sistema universitario di abilitazione all'insegnamento nelle scuole ed istituti di istruzione secondaria ed artistica, ha successivamente specificato che nei concorsi a cattedre per titoli ed esami nella scuola secondaria e in quelli per soli titoli, a coloro che abbiano concluso positivamente la specifica scuola di specializzazione, i bandi di concorso attribuiscono un punteggio aggiuntivo rispetto a quello spettante per l'abilitazione conseguita secondo le norme previgenti all'istituzione alle scuole di specializzazione all'insegnamento secondario e più elevato rispetto a quello attribuito per la frequenza ad altre scuole e corsi di specializzazione e perfezionamento universitari.
Il decreto-legge 28 agosto 2000, n. 240 convertito nella legge 27 ottobre 2000, n. 306, recante disposizioni urgenti per l'avvio dell'anno scolastico 2000/2001, ha inoltre stabilito che l'esame di Stato che si sostiene al termine del corso svolto da dette scuole di specializzazione ha valore di prova concorsuale ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti previste dalla legge n. 124 del 1999 e ha demandato ad un decreto interministeriale i criteri e le modalità di costituzione delle commissioni, sia di ammissione alla scuola di specializzazione sia di esami finali, e il punteggio da attribuire al risultato finale sia ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti sia ai fini dell'esito del concorso per esami e titoli, precisando che detto punteggio fosse coerente con quanto previsto dall'articolo 3 del decreto del ministro della pubblica istruzione del 24 novembre 1998 suindicato.
Il regolamento adottato con decreto interministeriale n. 268 del 4 giugno 2001 ha quindi previsto, all'articolo 8, che ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti al candidato abilitato presso le scuole


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di specializzazione all'insegnamento viene attribuito un punteggio aggiuntivo rispetto a quello spettante per l'abilitazione conseguita pari a 30 punti.
Tale punteggio è del tutto congruo in relazione al livello del percorso seguito dagli specializzati (2 anni di corso intensivo, verifiche intermedie, tirocinio esami finali) e la preparazione di alto profilo sia a livello teorico che pratico che i corsisti acquisiscono.
Quanto poi alla decisione di consentire agli abilitati SISS il cumulo dei 30 punti predetti con il punteggio previsto per il servizio di insegnamento prestato durante la frequenza dei corsi, essa era motivata in relazione al principio giuridico consolidato per cui i servizi effettivamente prestati, a prescindere dalle variabili legate alla natura, alle caratteristiche ed alla durata del rapporto di lavoro, debbano essere valutabili.
Il TAR del Lazio sezione III-
bis con sentenza del 20 maggio 2002 pubblicata il 28 maggio ha ritenuto del tutto legittima e congrua l'attribuzione del punteggio aggiuntivo di 30 punti, rispetto a quello dell'abilitazione, per gli specializzati.
Lo stesso TAR ha invece ritenuto illegittima la tabella di valutazione dei titoli approvata con decreto ministeriale n. 11 del 12 febbraio 2002, nella parte in cui consente il cumulo, oltre al punteggio aggiuntivo predetto, anche dei punti per i servizi di insegnamento prestati durante lo svolgimento del corso di specializzazione all'insegnamento secondario.
Va sottolineato che il TAR, con la sentenza sopra richiamata, ha esaminato l'intera materia dell'inserimento nelle graduatorie permanenti degli specializzati SSIS, affermando la piena legittimità di tutti i relativi provvedimenti del MIUR, con la sola eccezione dell'aspetto relativo alla cumulabilità del servizio prestato durante i corsi.
Pertanto, l'amministrazione non interporrà appello, e sta provvedendo a modificare in senso conforme alla pronuncia le graduatorie permanenti. A tal fine sono state fornite istruzioni agli uffici scolastici regionali con circolare n. 69 del 14 giugno 2002.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

DELMASTRO DELLE VEDOVE, CIRIELLI, FOTI e AIRAGHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il confine italo-francese di Ventimiglia sta destando grandi preoccupazioni atteso che, ancora pochi giorni orsono, sono stati fermati dalla polizia di frontiera due cittadini afghani trovati in possesso di fotografie e mappe di provenienza sospetta;
tra il 2000 e i primi mesi del 2001 al valico di Ventimiglia si è registrato un forte aumento del traffico di profughi afghani e mediorientali;
l'attuale situazione geo-politica induce a organizzare controlli più accurati e rigorosi alla frontiera italo-francese, da anni uno dei punti più strategici del sud-Europa;
desta infatti allarme l'aumento del transito di sedicenti profughi afghani soprattutto alla luce degli ultimi tragici eventi nuovayorchesi legati al terrorismo internazionale;
occorre, nel quadro del generale e già programmato rafforzamento dei controlli, prestare particolare attenzione al valico di Ventimiglia -:
quali iniziative intenda assumere per rafforzare, sia dal punto di vista delle strutture sia dal punto di vista delle risorse umane, il sistema dei controlli alla frontiera italo-francese di Ventimiglia, con particolare riferimento al transito di profughi afghani e mediorientali.
(4-00710)

Risposta. - In attuazione dell'accordo di Schengen (che, come è noto, ha sancito il diritto alla libera circolazione nel territorio


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dei Paesi aderenti), sono stati soppressi tutti i presidi fissi di polizia di frontiera presso i valichi a confine con gli Stati dell'Unione europea.
Peraltro, contestualmente all'abolizione dei controlli alle frontiere interne, è stata rafforzata la cooperazione tra le forze di polizia degli Stati confinanti, in base a specifici accordi di riammissione e cooperazione, prevedendo tra l'altro, appositi servizi di controllo lungo le fasce confinarie.
L'ufficio polizia di frontiera di Ventimiglia - che alla data del 1o giugno 2002 presenta complessivamente una forza effettiva di 110 unità a fronte di una dotazione organica di 37 unità - svolge un'attività di vigilanza lungo il confine italo-francese, svolgendo, tra l'altro, controlli a campione alla barriera autostradale e a bordo dei treni sulla tratta Ventimiglia-Mentone.
Detto ufficio è dotato di un posto di fotosegnalamento che consente più immediati ed approfonditi riscontri di polizia.
Per gli stranieri in transito, appartenenti alle aree nordorientali e presunti profughi, viene verificata l'identità, l'eventuale possesso di armi, la loro posizione nei confronti dei regimi politici nei loro paesi di origine, allo scopo di escludere ogni loro appartenenza ad organizzazioni di stampo terroristico.
L'attività di controllo e di prevenzione ha consentito un considerevole incremento, nel corso del 2001, delle riammissioni di cittadini extracomunitari irregolari (4.875 a fronte delle 2.467 dello scorso anno).
Dal 1o gennaio al 15 giugno 2002 sono state effettuate 1.563 riammissioni.
A causa della chiusura delle frontiere tra l'Afganistan ed il Pakistan, a seguito della nota crisi internazionale, si è sensibilmente ridotto il numero dei cittadini afghani in transito alla frontiera in questione.
In merito all'episodio menzionato nell'atto parlamentare, il 13 settembre 2001 il settore Polizia di frontiera di Ventimiglia, nel corso di controlli, ha sottoposto a fermo di polizia giudiziaria per possesso di documenti falsi due stranieri asseritamente di origine afghana, che avevano con sé, tra l'altro, fotografie raffiguranti massacri di popolazione civile.
Il 28 settembre 2001 detti stranieri sono stati trasferiti presso il centro di permanenza temporanea di Torino per l'accertamento della loro identità e nazionalità. I medesimi, peraltro, sono stati dimessi dal centro il 28 ottobre successivo per decorrenza dei termini prescritti dalla legge sull'immigrazione.
È tuttora pendente il procedimento penale istruito a loro carico per i reati di ricettazione, falsità materiale commessa da privato, nonché di contraffazione di pubblico sigillo.
Sempre il 13 settembre 2001, sono stati fermati a Nizza altri due sedicenti cittadini afghani, in possesso di analogo materiale documentale e fotografico. Costoro, molto probabilmente erano in procinto di trovare rifugio in Francia o in Inghilterra, in quanto appartenenti all'etnia afghana «Hazara» che, negli ultimi anni, è stata violentemente perseguitata dal regime talebano.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel corso dell'anno 2000, gli ispettori del tesoro hanno effettuato verifiche presso quattro distretti minerari, registrando ritardi nel rinnovo delle concessioni minerarie con la conseguente ritardata riscossione dei canoni accessori, il mancato aggiornamento dei canoni minerari e la mancata determinazione, da parte del Ministero, dei costi da porre a carico dei richiedenti concessionari per le missioni effettuate per loro conto;
è evidente che debbono essere rinvenute, di concerto con il Ministero dell'industria, soluzioni che eliminino tali forme di superficiale e colposa gestione delle risorse e che, dunque, debbono essere prefigurati chiaramente provvedimenti sanzionatori nei confronti dei responsabili -:
quali siano i distretti minerari nei confronti dei quali sono state evidenziate le citate anomalie;


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quali giustificazioni siano state addotte;
quali siano le ragioni dei ritardi ministeriali nella determinazione dei costi da porre a carico dei richiedenti concessionari;
se vi sia un danno erariale e, in caso affermativo, a quanto ammonti;
quali iniziative si intendano assumere per evitare il ripetersi di fatti e di comportamenti dannosi per l'erario come quelli evidenziati;
se si ritenga doveroso prefigurare provvedimenti disciplinari nei confronti dei responsabili.
(4-00802)

Risposta. - In merito all'interrogazione in oggetto si fa presente, in via preliminare, che la competenza sulla determinazione delle entrate per canoni derivanti dalla utilizzazione del patrimonio indisponibile dello Stato e la relativa riscossione sono attribuite agli uffici del dipartimento del territorio del ministero dell'economia e delle finanze.
Non rientrano, pertanto, nei compiti d'istituto del ministero delle attività produttive, e nel caso di specie dei distretti minerari, la riscossione dei canoni (o diritti proporzionali) riguardanti concessioni minerarie e permessi di ricerca, il recupero di canoni pregressi non riscossi dagli uffici periferici del ministero dell'economia e delle finanze, né la determinazione degli eventuali aggiornamenti dei canoni in argomento.
Per completezza si precisa, inoltre, che i distretti minerari, ad eccezione di Iglesias, sono stati soppressi e pertanto gli stessi non sono più organi periferici del ministero delle attività produttive.
Dalla stessa data le competenze in materia di rilascio di concessioni minerarie e permessi di ricerca sono state attribuite in via definitiva ai competenti organi regionali ai quali pertanto in futuro si dovrà fare esclusivo riferimento.
In ordine poi alla specifica questione relativa alle verifiche amministrativo-contabili effettuate dall'ispettorato generale di finanza del ministero del tesoro (ora ministero dell'economia e delle finanze) presso i distretti minerari si fa presente che il predetto ispettorato, a partire dal 1997, ha effettuato otto verifiche amministrativo-contabili presso i distretti minerari di Iglesias, Carrara, Grosseto, Padova, Torino, Bergamo, Trieste e Bologna e in sede di tali verifiche sono stati formulati alcuni rilievi in ordine alla corretta determinazione del diritto annuo di superficie da applicare alle concessioni minerarie.
Secondo l'I.G.F., al momento delle verifiche in argomento, emergeva un danno all'Erario ammontante presumibilmente a circa quattro miliardi di lire.
Nella fattispecie, gli ispettori dell'I.G.F. hanno ritenuto applicabili anche alle miniere le leggi di finanza pubblica n. 537 del 1993 e n. 724 del 1994 in tema di aumento dei canoni dei beni patrimoniali e demaniali dello Stato.
Il ministero delle attività produttive, ritenuto che i criteri applicati dessero adito a dubbi interpretativi, ha interpellato il ministero delle finanze - direzione centrale del demanio, al fine di ottenere un parere univoco sull'argomento.
La prima delle suddette richieste, formulata fin dal 1997, rimasta inevasa, è stata reiterata in più riprese, l'ultima delle quali in data 16 maggio 2000, ma la corrispondenza posta in essere non ha fornito concrete risposte risolutrici.
Successivamente, la delegazione, regionale della Corte dei conti per il Piemonte, alla quale era pervenuto un decreto di approvazione a firma dell'ingegnere capo del distretto minerario di Torino di una concessione mineraria sita nel comune di Vercelli, attivava la sezione del controllo - Collegio I - della Corte stessa che, con la deliberazione n. 61 del 2000, del 1o giugno 2000, chiariva i dubbi interpretativi su tale materia.
Tale deliberazione ha infatti esplicitamente confermato che per la determinazione del diritto proporzionale di superficie (canone) per le concessioni minerarie si debbano applicare:
1) il disposto dell'articolo 4 del decreto del Ministero delle finanze 2 marzo 1998, n. 258;
2) il disposto dell'articolo 10, comma 2, della legge 24 dicembre 1993, n. 537;


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3) il disposto dell'articolo 32, comma 1, della legge 23 dicembre 1994, n. 724.

Con nota della competente direzione generale del ministero dell'industria (ora delle attività produttive del 28 settembre 2000 si è provveduto, pertanto, ad informare tutti gli ingegneri capo dei distretti minerari affinché compilassero, per ogni concessione mineraria ascritta al territorio di competenza distrettuale, un prospetto esplicativo a beneficio degli uffici del territorio del ministero delle finanze preposti alla riscossione dei tributi a favore dell'erario dello Stato, in cui fosse indicato, per ciascun anno, a decorrere dal 1994, l'importo unitario del canone in \P/ha derivante dall'applicazione delle leggi di finanza pubblica sopra citate, nonché l'importo risultante in funzione degli ettari di superficie della concessione.
La direzione centrale del demanio, cui la suddetta nota è stata inviata, per opportuna conoscenza, è stata invitata a fornire le necessarie istruzioni ai propri uffici del territorio - direzioni compartimentali che, pertanto, sono stati messi in grado di dare pratica attuazione a quanto disposto.
Si rappresenta, inoltre, che sulla base delle risposte date all'I.G.F. dai distretti minerari verificati, lo stesso I.G.F., come pure le procure regionali della Corte dei conti della Toscana e del Piemonte, hanno già archiviato diverse verifiche.
Per quanto attiene i ritardi nei rinnovi delle concessioni minerarie si fa presente che tali rinnovi si perfezionano dopo un iter procedimentale complesso e laborioso. Infatti, in sede istruttoria, vi è l'esigenza di richiedere numerosi pareri, sulle istanze presentate ad uffici ed enti locali coinvolti principalmente nella valutazione degli aspetti paesistico-ambientali che le istanze medesime coinvolgono. Va rilevato, inoltre, che il procedimento suindicato è risultato appesantito dall'introduzione della conferenza di servizi che concorre alla valutazione sulle istanze di rinnovi, per motivi legati alla rappresentatività dei funzionari delegati dai vari enti.
Con riferimento ai costi da porre a carico dei richiedenti concessionari per le missioni compiute dai funzionari in conto privati, si rappresenta che il ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica non ha dato seguito alla richiesta del ministero dell'industria del 1997 di istituire un apposito capitolo di bilancio per i pagamenti delle missioni dei funzionari del corpo delle miniere in conto privati.
Per quanto concerne, poi, il riferimento al ripetersi di fatti o comportamenti dannosi per l'erario si segnala che, come indicato nelle premesse, con l'avvenuto definitivo trasferimento alle regioni delle competenze in materia di permessi di ricerca e di concessioni minerarie anche la materia della riscossione dei canoni (o diritti proporzionali) è integralmente attribuita alle regioni le quali dovranno provvedere d'intesa con gli uffici esattoriali regionali.
In ordine, infine, all'eventuale adozione di provvedimenti disciplinari nei confronti dei presunti responsabili, si evidenzia che, come emerso anche dalle pronunce delle procure regionali della Corte dei conti della Toscana e del Piemonte, nessuna responsabilità può essere addebitata agli ex distretti minerari, agli uffici del territorio del ministero dell'economia e delle finanze, preposti alla riscossione dei suddetti canoni, né tantomeno al ministero delle attività produttive.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Valducci.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 9 del decreto-legge 5 ottobre 1996 convertito, con modificazioni, nella legge n. 610 del 1996, prevede che i contratti a tempo determinato stipulati dall'Ente Poste Italiane a decorrere dalla sua costituzione e comunque non oltre il 30 giugno 1997 «non possono dar luogo» a rapporti di lavoro a tempo indeterminato;
l'espressione, certamente atecnica, «non possono dar luogo» ha determinato un forte contenzioso;


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la legge è passata anche al vaglio della Corte Costituzionale che, con sentenza 13 ottobre 2000 n. 419, ha ravvisato la «ratio» della norma «nella esigenza avvertita, avvertita come prioritaria, di salvaguardare l'interesse generale al buon esito del processo di privatizzazione del servizio postale»;
tuttavia appare fuori da ogni logica e da ogni principio giuridico consentire la prosecuzione di «funzioni giuridiche» che, se messe in atto da privati, porterebbero immancabilmente a pronunce giudiziali costitutive o dichiarative di rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato;
vi sono giovani che, sul libretto di lavoro, portano una serie impressionante di timbri delle Poste Italiane per una durata complessiva e ripetitiva ultradecennale, senza riuscire ad allontanarsi dalla poco gratificante condizione di un precariato che genera incertezze e che impedisce di fare progetti -:
quali iniziative ritenga che l'Ente Poste Italiane possa e debba assumere per far cessare al più presto una condizione di precariato che crea gravi problemi ai giovani che da anni vengono reiteratamente, e senza soluzione di continuità, assunti a tempo determinato e per conferire serietà aziendale e piena correttezza giuridica alla politica del personale.
(4-01306)

Risposta. - Al riguardo nel ribadire che a seguito della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni, il Governo, non ha il potere di sindacarne l'operato in merito alla gestione aziendale che, come è noto, rientra nella competenza specifica degli organi statutari della società, si fa presente che l'articolo 9 del decreto-legge 1o ottobre 1996, n. 510 convertito dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, ha dettato una disciplina transitoria relativamente ai contratti a termine stipulati dall'allora ente Poste italiane, al fine di agevolare il passaggio dalla disciplina pubblicistica a quella privatistica, nell'ambito degli interventi di riordino adottati nel corso del processo di privatizzazione di settori dell'apparato pubblico.
La sentenza della Corte costituzionale n. 419 del 2000 che ha riconosciuto la legittimità del citato articolo 9 della legge n. 608 del 1996, esplica, come è noto, i suoi effetti nei confronti dei giudizi pendenti e, quindi, anche di quelli risoltisi in primo grado con sentenza favorevole ai ricorrenti.
La società Poste - interessata al riguardo - ha comunicato di aver sottoscritto, in data 18 gennaio 2001, con le organizzazioni sindacali di categoria, un accordo che ha regolato le modalità di assunzione di circa 700 lavoratori che avevano ottenuto - in via cautelare o con sentenza di merito provvisoriamente esecutiva - l'accoglimento della domanda giudiziale volta alla conversione del contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato e che, a seguito della citata sentenza della Corte costituzionale avrebbe dovuto veder risolto il loro rapporto di lavoro.
Quanto al più generale problema delle assunzioni a tempo determinato è noto che la società Poste ricorre con frequenza sempre minore a tale tipologia di contratti e soltanto in relazione ai processi di ristrutturazione e riorganizzazione ancora in corso.
Per fronteggiare le esigenze di carattere più generalizzato, come ad esempio nel settore del recapito, la società ha previsto - a seguito dell'accordo stipulato con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative nell'ottobre 2001 - l'assunzione di personale fino ad un massimo di 3.000 unità, con contratto di apprendistato; di tale modalità di assunzione, tuttavia, non potranno avvalersi coloro che hanno già svolto attività lavorative per Poste italiane con contratto a tempo determinato, poiché gli stessi già possiedono quella qualificazione professionale che coloro che sono stati assunti con contratto di apprendistato dovranno conseguire al termine del tirocinio.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

DELMASTRO DELLE VEDOVE e GIANNI MANCUSO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il documentario televisivo dal titolo «Gli uomini di Mussolini», recentemente


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trasmesso, ha preso in esame la figura di Achille Starace;
secondo i commentatori, il documento di 11 minuti circa dell'Istituto Luce sull'esecuzione di Piazzale Loreto sarebbe stato sequestrato dagli alleati e ci sarebbe stato restituito nel dopoguerra;
sempre secondo i commentatori ci sarebbe una parte mancante, presumibilmente la fucilazione di Achille Starace;
in ogni caso non si comprende la ragione per cui sia stata sottratta una sia pur piccola parte di storia del nostro Paese, custodita dagli archivi degli Stati Uniti -:
se non ritenga di dover intervenire presso il governo alleato degli Stati Uniti d'America per ottenere il filmato integrale dell'Istituto Luce dell'esecuzione di Piazzale Loreto dell'aprile 1945.
(4-02536)

Risposta. - I prelevamenti di materiale documentario di qualsiasi tipo da parte degli alleati avvenne in applicazione dell'articolo 35 dello strumento di resa incondizionata, firmato a Malta il 29 settembre 1943 dal generale Eisenhower e dal maresciallo Badoglio.
In particolare, per quanto riguarda il materiale documentario del ministero degli affari esteri, si precisa che furono prelevate dagli Stati Uniti in due occasioni, nel 1945 e nel 1946, alcune serie dell'archivio del gabinetto e l'intero archivio di Salò, puntualmente restituite alcuni mesi dopo.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

DIANA e LUMIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
martedì 19 febbraio 2002, sono stati arrestati Raffaele Scala, Sindaco del comune di San Tammaro (CE), nonché Presidente del Consiglio provinciale di Caserta, Salvatore Ventriglia, assessore alle finanze, e Domenico Russo, dipendente del Comune di San Tammaro. Mentre risultava ineseguito il provvedimento di arresto nei confronti di Carlo Del Vecchio, già latitante per omicidio;
il suddetto Sindaco, l'Assessore e il dipendente sono stati arrestati con l'accusa di concussione in corruzione, confermata anche dal GIP, gli arrestati sono accusati di avere imposto tangenti ad un imprenditore, al quale veniva richiesto di pagare contemporaneamente «mazzette» ad amministratori e a camorristi;
il Sindaco Scala, tenente colonnello dell'Aeronautica in aspettativa, aveva già avuto in passato altri problemi con la giustizia -:
quali valutazioni diano i Ministri interrogati in merito alla vicenda esposta;
quali provvedimenti il Ministro dell'interno intenda assumere affinché siano rimossi il Sindaco e l'Assessore dalle loro funzioni di amministratori o se ritenga di provvedere allo scioglimento del consiglio comunale;
quali iniziative intendano assumere per contrastare il sistema di corruzione, di illegalità e gli episodi di favoreggiamento della camorra negli Enti Locali nella provincia di Caserta, nella quale sono stati assunti ben 19 decreti di scioglimento di consigli comunali per condizionamenti camorristici.
(4-02335)

Risposta. - In merito alla delicata situazione politico-amministrativa venutasi a determinare nel comune di San Tammaro (Caserta), a causa delle vicende processuali legate ad ipotesi di corruzione, cui fa riferimento l'interrogante, si rende noto quanto segue.
Con decreto del Presidente della Repubblica del 24 aprile 2002 è stato disposto per il suddetto comune lo scioglimento del consiglio ai sensi dell'articolo 141, comma 1, lettera
b), n. 2 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, con la conseguente nomina di un commissario per la provvisoria gestione dell'ente fino al rinnovo degli organi.


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Nelle recenti consultazioni elettorali del 26 maggio 2002 sono stati eletti gli organi di governo del sopracitato comune.
Il competente ufficio territoriale del Governo con l'attenzione consueta avvierà, nei confronti del comune di San Tammaro, una costante attività di monitoraggio non trascurando di porre in essere, al contempo, azioni collaborative nel rispetto dell'autonomia dell'ente, che possano valere a sostegno della correttezza e dell'efficienza amministrativa.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

DILIBERTO e RIZZO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a norma dell'articolo 1 comma 3, della legge 246 del 2000, «Potenziamento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco», al fine di fronteggiare le più urgenti esigenze di servizio, la dotazione organica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco avrebbe dovuto essere incrementata di 1.301 unità;
al successivo comma 11 dello stesso articolo 1, si precisa che le assunzioni del personale avrebbero dovuto aver luogo in deroga alle procedure di programmazione delle assunzioni di personale previste dall'articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni;
risulta agli interroganti che a tutt'oggi, malgrado sia stato recentemente espletato un concorso per 184 vigili del fuoco nel corpo nazionale, gli aspiranti allo stesso giudicati idonei non sono stati ancora assunti, né tantomeno è stata data loro alcuna comunicazione in proposito -:
quali siano i motivi che stanno comportando il ritardo all'assunzione, che, come recita la citata legge n. 246 dei 2000, dev'essere svincolata dalla programmazione che vige per gli altri settori della pubblica amministrazione;
quali saranno i tempi di attesa per questi 184 ragazzi che, anche a costo di sacrifici economici, hanno dignitosamente affrontato e superato un concorso pubblico e, dunque, meritano di vedere realizzate le loro aspettative.
(4-02893)

Risposta. - Il dipartimento dei vigili del fuoco, soccorso pubblico e difesa civile relativamente al concorso a 184 posti di vigile nel corpo nazionale dei vigili del fuoco ha sinora assunto sia i vincitori che diversi contingenti di idonei, per un totale di 1.568 unità.
Si rappresenta che, entro la fine del corrente anno, si procederà all'assunzione di un ulteriore contingente di idonei, di circa 300 unità, al fine di completare la copertura delle vacanze determinate dall'incremento di organico previsto dalla legge n. 246 del 2000 e dalla successiva legge n. 75 del 2001 nonché quelle derivanti dal
turn over del personale operativo del corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Si precisa che per le assunzioni effettuate e da effettuare si è proceduto e si procederà come previsto dall'articolo 1, comma 3, della legge n. 246 del 2000, nonché dall'articolo 19, comma 4, della legge 28 dicembre 2001, n. 448 in deroga alle procedure di programmazione delle assunzioni previste dall'articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, mentre per quelle derivanti dal
turn over (cessazioni dal servizio a vario titolo al 31 dicembre 2001) le assunzioni potranno avvenire previa approvazione da parte del Consiglio dei ministri - non ancora pervenuta - del piano annuale di cui al predetto articolo 19, comma 4, lettera c), della sopracitata legge n. 448 del 2001.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Maurizio Balocchi.

FILIPPO MARIA DRAGO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che l'inizio dei lavori per la realizzazione della Licodia Eubea-Libertinia in provincia di Catania, uno dei più importanti progetti per la viabilità del Mezzogiorno, potrà subire un pesante ritardo di circa due anni;


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la principale causa del rinvio al 2004 di tale opera, attesa da oltre 20 anni, sarebbe legata alla progettazione esecutiva da parte dell'Anas regionale, per la quale si profila una nuova stesura -:
se il Ministro interrogato intenda adottare urgenti provvedimenti volti a risolvere i problemi di natura tecnica, improvvisamente insorti, i quali impediscono a tutt'oggi l'inizio dei lavori della Licodia Lubea-Libertinia, anche al fine di fare chiarezza su una querelle la cui risoluzione è particolarmente attesa dalla popolazione locale;
se il Ministro interrogato intenda eventualmente adottare misure idonee a coadiuvare l'operato dell'Anas siciliana per rimuovere le difficoltà che ostacolano l'inizio dei lavori della Licodia Eubea-Libertinia.
(4-02509)

Risposta. - Si forniscono i seguenti elementi di risposta trasmessi dall'ente nazionale per le strade-ANAS. I lavori relativi alla strada a scorrimento veloce Licodia Eubea-Libertinia, già precedentemente appaltati, non sono stati avviati in quanto l'ente ANAS, a seguito di norme regolamentari sopravvenute, si è trovato nella necessità di acquisire ulteriori pareri presso gli enti locali. Ciò ha comportato l'esigenza di aggiornare il progetto esecutivo in ottemperanza alle prescrizioni contenute nei pareri espressi dai predetti enti locali.
L'ente stradale ritiene che entro il mese di settembre 2002 si potrà disporre del progetto esecutivo aggiornato e, quindi, dare inizio ai lavori.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

ERCOLE e CÈ. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il testo degli Accordi della Conferenza Stato-Regioni relativi alla seduta del 22 novembre 2001 affronta il tema dei livelli di assistenza sanitaria (L.E.A.) ai sensi dell'articolo 1 del decreto legislativo 30 dicembre 1992 n. 502 con successive modificazioni;
tale accordo conveniva che entro il 30 novembre 2001, data della loro adozione da parte del Governo, sarebbero stati definiti i Livelli Essenziali di Assistenza;
al punto 2 dell'accordo i L.E.A. avrebbero garantito tutti i cittadini, a decorrere dalla data di entrata in vigore del provvedimento come definito nell'allegato 1 dell'Accordo;
al punto 3.1 si conferma che le prestazioni comprese nei L.E.A. sono garantite dal Servizio Sanitario Nazionale a titolo gratuito o con partecipazione alla spesa in base alle modalità partecipative individuate dalle disposizioni legislative statali e da quelle regionali;
nella lista delle prestazioni essenziali erogabili o delle tipologie assistenziali essenziali da garantire, sono presenti aree in cui l'elemento dell'essenzialità si riferisce a segmenti molto specifici di bisogno sanitario e socio sanitario da coprire che richiedono precisazioni a livello di programmazione sia regionale che nazionale;
si prevede la necessità di opportune specificazioni delle condizioni di erogabilità per assicurare a tutti un più completo rispetto del principio dell'appropriatezza considerando che i criteri più volte ricordati nel documento sono quelli della urgenza/complessità, della fragilità sociale e della accessibilità territoriale;
le categorie escluse dai L.E.A. sanitari comprendono anche una fascia di popolazione che dalla idroterapia potrebbero ricavare importanti benefici -:
quali interventi intenda assumere il Ministro per fornire una risposta adeguata alle istanze di questa particolare categoria di malati (portatori di handicap e politraumatizzati) che risultano rimanere esclusi dai Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria.
(4-02037)


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Risposta. - Nella interrogazione parlamentare si afferma che l'esclusione della «idroterapia», dal nomenclatore delle prestazioni specialistiche ambulatoriali, comporta il diniego di assistenza adeguata alle necessità dei portatori di handicap e ai politraumatizzati, i quali «risultano rimanere esclusi dai livelli essenziali di assistenza sanitaria».
In effetti, si precisa che non esiste una prestazione di medicina fisica e riabilitazione denominata «idroterapia» e, supponendosi che gli interroganti si riferiscano alle prestazioni di «esercizio assistito in acqua», «idromassoterapia» e «ginnastica vascolare in acqua», si rileva che:
a) le prestazioni indicate sono solo una minima parte di quelle afferenti alla branca della medicina fisica e riabilitativa, rivolte alla cura dei malati portatori di handicap gravi e politraumatizzati, elencate nel nomenclatore delle prestazioni specialistiche ambulatoriali;
b) le suddette prestazioni sono escluse dai L.E.A., solamente nel caso in cui siano erogate in regime ambulatoriale, quando siano cioè dirette al trattamento di disabilità transeunti e/o minimali; mentre vi rientrano nei casi in cui siano rivolte al recupero di disabilità importanti, ove siano inserite in un progetto riabilitativo individuale a lungo termine. Pertanto, le necessità dei suddetti soggetti sono pienamente tutelate.

Inoltre, si rileva che le prestazioni di cui trattasi sono frequentemente oggetto di iper prescrizione o di prescrizione inappropriata, rispetto alle reali necessità cliniche degli assistiti, con conseguente lievitazione dei costi sostenuti dal servizio sanitario nazionale a fronte di scarsi benefici tratti dai pazienti.
Alla luce delle attuali misure contenute nella vigente normativa si può ritenere che i fabbisogni assistenziali e terapeutici dei portatori di
handicap e dei politraumatizzati, relativamente alla prestazione specialistica segnalata nell'interrogazione, siano pienamente tutelati senza pertanto doversi ricorrere al momento, da parte del ministero, all'adozione di nuovi e diversi interventi di tutela per le patologie di cui all'interrogazione.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

FASANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la viabilità ordinaria e autostradale dell'area salernitana costituisce, nell'ambito del sistema viario nazionale, un nodo nevralgico che da troppi anni attende le necessarie soluzioni, sottoponendo le popolazioni, locali e non, ad oneri troppo elevati, non più sopportabili in termini di costi sociali ed economici, a causa della carenza di infrastrutture o per il mancato ammodernamento e potenziamento delle poche ed insufficienti opere infrastrutturali di trasporto e stradali esistenti;
in tale ambito, il tronco compreso tra gli svincoli di Salerno e di Mercato San Severino-Fisciano del raccordo autostradale Salerno-Avellino è sottoposto a un traffico enormemente duplicato rispetto a quello previsto all'epoca della sua costruzione, a causa della funzione sia di bretella di collegamento tra le autostrade A30 e Salerno-Reggio Calabria con una rilevante mobilità lungo la direttrice nord-sud, che di principale arteria di comunicazione interurbana con l'insediamento universitario di Salerno, dislocato nei comuni di Baronissi e Fisciano;
il tratto di raccordo in questione è soggetto a spostamenti per motivi diversi da quelli di lavoro o di studio lungo la direttrice nord-sud, oltre che a fenomeni di pendolarismo quotidiano infracomunale, da e per l'università degli studi di Salerno, registrando alti valori di congestione del traffico, anche al di fuori delle ore di punta tradizionale, fino alla paralisi totale che, in presenza di eventi incidentali, determina effetti di crisi in larghe parti dei territori comunali limitrofi;


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l'imponente domanda di mobilità, in costante evoluzione, comporta volumi di traffico inaccettabili rispetto alle caratteristiche geometriche e funzionali del tronco, con la conseguente determinazione di spostamenti insicuri, lenti ed in costante equilibrio precario;
tale situazione è gravemente pregiudizievole per l'utenza stradale, come si evince anche dall'avviso al pubblico apparso sulla stampa nazionale (Il Giornale del 22 luglio 2001) a cura dell'ente Anas, che informa gli utenti, in occasione dell'esodo estivo sulla possibilità di utilizzare i percorsi alternativi al tratto dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, maggiormente interessato all'incremento del traffico, ovvero il tronco Salerno-Contursi ed il tratto di raccordo che ad esso si innesta, Mercato S. Severino-Salerno -:
se non ritenga di assumere provvedimenti urgenti e significativi (con esclusione degli insufficienti suggerimenti dell'Anas a scegliere percorsi alternativi per la soluzione appropriata ad una qualità di circolazione stradale scadente e pericolosa), capaci di dare soluzioni ai problemi della congestione ed idonei a garantire all'utenza stradale i normali standard di sicurezza e di percorribilità, attraverso il potenziamento della importante direttrice autostradale rappresentata dal tronco Mercato S. Severino-Salerno;
se, per elevare la qualità della circolazione e il livello di sicurezza sul tronco autostradale Salerno-Mercato S. Severino-Fisciano del raccordo Salerno-Avellino allo stato sono in atto o allo studio provvedimenti da parte dell'Anas;
se non ritenga che per migliorare le condizioni di esercizio dell'arteria, oltre ai programmi ed agli insufficienti interventi di adeguamento alle norme Cnr da parte dell'Anas, occorrano opere di potenziamento quali il quadruplicamento, almeno delle attuali due corsie per ogni senso di marcia, per sostenere senza congestione, i crescenti volumi di traffico che transitano in misura già così rilevante e di gran lunga superiori alle portate transitanti su ciascun tratto autostradale della A30 e della Salerno-Reggio Calabria tra i quali la bretella si innesta;
se non ritenga in alternativa all'ipotesi di cui sopra, che, la soluzione più logica e razionale, sia la separazione delle correnti di traffico della mobilità nazionale nord-sud da quella infracomunale, attraverso la costruzione di una nuova infrastruttura, in prosecuzione dell'A30 che, canalizzando il traffico nazionale, s'innesti sulla Salerno-Reggio Calabria a monte dello svincolo di Pontecagnano, alleggerendo l'uscita di Salerno, costantemente congestionata con veicoli in coda che invadono la corsia di marcia in tal modo ostacolando il movimento degli utenti diretti altrove;
il potenziamento della rete autostradale con la costruzione di una nuova infrastruttura, integrato al potenziando delle reti stradali Anas dei comuni sul tratto interessato dal raddoppio, determinerebbe il riequilibrio dei flussi di traffico, con l'alleggerimento dei transiti sul tronco Salerno-Mercato S. Severino-Fisciano, il quale sarebbe interessato solo dagli spostamenti infracomunali e dal pendolarismo da lavoro e da studio, producendo un significativo miglioramento delle condizioni di esercizio del vecchio raccordo;
se non ritenga ormai inevitabile lo sdoppiamento dello svincolo di Fisciano, permanentemente congestionato nelle ore di punta, con l'occupazione dei veicoli in coda della corsia di marcia in direzione Avellino, con costanti pericoli d'incidenti. L'orografia del territorio impone la separazione dei flussi in uscita tra gli spostamenti urbani e i pendolari di lavoro o studio diretti all'insediamento universitario. Questi ultimi potrebbero essere canalizzati in uno svincolo ad hoc, da realizzare a monte dell'esistente, nella zona adiacente le aree di parcheggio pertinenziale all'università;
se non ritenga, infine, che gli annosi problemi sollevati e le possibili ipotesi di soluzioni evidenziate trovino motivi di un utile approfondimento da parte delle amministrazioni


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competenti, per un efficace azione di programmazione degli interventi risolutivi, da considerare scelte prioritarie ed inseriti nella prossima legge finanziaria per il 2002 che dovrebbe indicare anche il capitolo di spesa e i fondi necessari da reperire tra le risorse finanziarie e/o comunitarie.
(4-01172)

Risposta. - L'ente nazionale per le strade, interessato al riguardo, ha comunicato che è in corso l'appalto di servizi per la progettazione definitiva, esecutiva, di studio di impatto ambientale, nonché di elaborazione del piano di sicurezza, del collegamento fra le autostrade A3 ed A30.
I tempi tecnici imposti dalla vigente normativa sugli appalti di servizi sono stati contenuti nei valori minimi. Attualmente si è conclusa la fase concorsuale di aggiudicazione dell'incarico di progettazione. Si procederà, poi, alla redazione dei progetti e all'avvio della procedura di VIA, nonché all'acquisizione dei pareri di rito attraverso lo strumento della conferenza dei servizi.
L'ente stradale fa presente che l'ipotesi progettuale rimasta attualmente praticabile - a causa delle difficoltà ambientali legate all'altra dell'adeguamento in variante - è quella dell'adeguamento in sede a quattro corsie per senso di marcia dell'attuale tracciato. Tale adeguamento consente di assicurare la penetrazione delle aree urbane, oltre che il collegamento fra A3 e A30 in condizioni di sicurezza e scorrevolezza.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

FERRO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la realizzazione della variante alla strada statale 12 in territorio del comune di Isola della Scala (Verona) iniziò nel lontanissimo 1974 quando venne approvato il progetto esecutivo con decreto ministeriale;
l'opera consisteva di due lotti ed era seguita dall'ANAS Compartimento della viabilità per il Veneto;
nel 1980 fu appaltato il primo lotto, terminato nel 1984. Il secondo lotto diviso in due stralci venne progettato nel 1992 per un importo di 19 miliardi di lire e fu appaltato nel 1994: esso non ha avuto mai concreto inizio. Le cause del mancato inizio dei lavori sono riconducibili ad inadempienze e ritardi da parte dell'impresa prova ne sia il fatto che venne nominato un commissario ad acta nella persona dell'avvocato Mandò che dispose la risoluzione del contratto di appalto;
lo stesso commissario ad acta invitò l'ANAS a procedere all'adeguamento del progetto esecutivo;
i lavori del secondo stralcio sono stati aggiudicati e consegnati all'impresa SACIC spa in data 8 marzo 1996 ed hanno avuto svolgimento regolare fino al settembre del 1996 data in cui vennero sospesi per redigere una perizia di variante tecnica giuste prescrizioni raccomandate dal Consiglio di amministrazione dell'ANAS in fase di approvazione del progetto; la pratica dopo i necessari approfondimenti è stata trasmessa alla direzione generale dell'ANAS che ha invitato il Compartimento Veneto a ridurre la suddetta perizia entro il quinto dell'importo contrattuale; in data 9 marzo 1998 il Compartimento Veneto ha fatto presente alla direzione generale che tale riduzione avrebbe comportato alcuni problemi tecnici per la buona riuscita dei lavori; attualmente il Compartimento Veneto dell'ANAS è ancora in attesa del parere da parte della direzione generale; frattanto è in corso di risoluzione il contratto d'appalto con l'impresa SACCIC;
con decreto-legge n. 67 del 26 marzo 1997 il progetto è stato inserito nel decreto sblocca cantieri;
ciò nonostante ancor oggi non sono stati individuati e determinati i tempi per il completamento dell'opera, mentre non sono più procrastinabili le esigenze di


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assicurare una arteria viaria alternativa alla menzionata strada statale 12 vitale per l'economia ed anche per la mobilità ordinaria del territorio di questa parte importante della provincia di Verona -:
quali iniziative intenda assumere per assicurare una rapida conclusione dell'opera e quali eventuali interventi urgenti il Governo abbia in animo di intraprendere per definire quest'opera iniziata nel 1974.
(4-02875)

Risposta. - Si comunicano i seguenti elementi di risposta forniti dall'Ente nazionale per le strade - ANAS.
A seguito della risoluzione del contratto con l'impresa Sacic a causa del fallimento della stessa, lo scorso 2 luglio 2002 è stato approvato il progetto esecutivo dei lavori di completamento della variante di Isola della Scala, II Lotto 2o Stralcio dal Km. 3+770 al Km. 6+107 per cui si sta, attualmente, procedendo alla disposizione dell'appalto.
L'ANAS rappresenta, inoltre, che i lavori di costruzione del II Lotto, 1o Stralcio sono stati inseriti tra le opere del piano triennale 2002/2004 approvato il 14 giugno 2002 da questo ministero a seguito del parere positivo espresso in sede di conferenza dei servizi.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

FIORI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
la società Ryanair è una compagnia aerea irlandese definita low cost che opera dal 1985 e che dal 1986 pratica politiche commerciali turbative del mercato;
nel nostro Paese la Ryanair collega dodici città italiane (Milano, Roma, Pescara, Forlì, Trieste, Ancona, Genova, Brescia, Alghero, Treviso, Pisa e Torino), con tre destinazioni europee (Londra, Bruxelles e Francoforte);
l'esiguità delle tariffe offerte è, peraltro, tale da indurre a ritenere che le stesse non possano essere ragionevolmente remunerative (a titolo esemplificativo Italia-Londra 10 Euro);
in questo quadro, anche sulla base di articoli apparsi sulla stampa e di rilievi effettuati da organismi di controllo societari, vi è motivo di ritenere che tale livello tariffario sia reso possibile, non già per effetto di un efficiente utilizzo delle risorse aziendali, ma per una serie di vantaggi che la Ryanair verrebbe a ottenere in base a pratiche che presentano diversi profili di illegittimità perché attengono in particolare ai rapporti tra la suddetta Compagnia e i gestori aeroportuali;
più specificamente, sembra che la Ryanair venga a beneficiare di riduzioni estremamente consistenti sugli importi dei diritti aeroportuali, nonché sugli altri corrispettivi per l'utilizzo dei beni e sulle tariffe per l'assistenza di handling;
a ciò si aggiunga che, in diversi casi, gli enti di gestione aeroportuale arriverebbero addirittura a finanziare direttamente Ryanair con importi significativi per la compensazione dei costi di gestione dell'attività;
da notizie di stampa emerge che tali pratiche si sarebbero verificate all'aeroporto di Rimini, Alghero e Pescara;
i comportamenti sopra descritti configurano gravi violazioni della normativa nazionale e comunitaria, con particolare riferimento alle disposizioni che disciplinano la gestione e l'amministrazione di beni e fondi pubblici, che impongono alle pubbliche autorità preposte al controllo degli aeroporti e degli enti di gestione aeroportuale, oltre al rispetto dei doveri di corretto espletamento dei servizi di scalo, quelli di esatta esazione degli introiti aeronautici e commerciali, nonché l'adempimento degli obblighi di non discriminazione e di parità di trattamento che incombono nei confronti dei vettori e degli operatori aeroportuali -:


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se il Ministro delle attività produttive non intenda segnalare all'Autorità della concorrenza e del mercato la vicenda sopra esposta, affinché sia valutato se sussista una distorsione della concorrenza, aggravata dall'incidenza sugli scambi tra Stati membri anche alla luce degli articoli 81, 82 e 86 del Trattato dell'Unione europea;
se, nel caso di specie, si possa configurare un intervento del Governo ai sensi dell'articolo 6 del regolamento comunitario n. 2409 del 23 luglio 1992, volto a bloccare una tariffa fortemente tendente al ribasso, che si discosta significativamente dagli abituali movimenti stagionali dei prezzi;
se, più in generale, il comportamento degli enti gestori degli aeroporti non debba essere oggetto di attenta verifica, anche in relazione all'evoluzione normativa in itinere, relativamente alla concessione della gestione totale degli aeroporti ed ai vincoli già esistenti sulla destinazione dei fondi devoluti dallo Stato.
(4-02681)

Risposta. - Occorre premettere, in linea generale, che l'articolo 6 del regolamento comunitario 2709 del 1992 prevede che lo Stato intervenga per bloccare riduzioni tariffarie determinate da «forze di mercato che hanno prodotto una determinante tendenza al ribasso delle tariffe aree che si discosta significativamente dagli abituali movimenti stagionali dei prezzi» e che il caso della Ryanair non può inquadrarsi in tale fattispecie.
Infatti, sulle rotte sulle quali la società medesima opera (Alghero-Londra, Pescara-Londra, Rimini-Londra) non risultano presenti altri vettori nazionali o comunitari e, pertanto, l'attività aerea da essa esplicata non riveste carattere concorrenziale con gli altri operatori del settore.
Viene, quindi, a mancare quell'elemento di turbativa del mercato cui la normativa sopraccitata condiziona l'intervento statale.
Per ciò che concerne eventuali tariffe
handling scontate che il gestore aeroportuale potrebbe praticare, l'ente nazionale per l'aviazione civile fa presente che la questione riguarda la società aeroporti di Roma per attività sullo scalo di Roma Ciampino dove verrebbero praticate non solo nei confronti di Ryanair ma di tutti quei vettori che si trovassero ad operare nelle stesse condizioni.
In merito è stata interessata, comunque, l'autorità della concorrenza e del mercato e si è ancora in attesa di conoscere il richiesto parere.
All'ENAC non risulta che la Ryanair benefici di alcuna riduzione nel pagamento dei diritti aeroportuali operata in suo favore dai gestori degli aeroporti sui quali opera.
L'impiego delle somme percepite a titolo di diritti aeroportuali dai gestori aeroportuali, ai sensi dell'articolo 17 della legge 135 del 1997 è sottoposto, infatti, ad un rigido sistema di controlli finalizzati a che le medesime siano effettivamente destinate ad «interventi urgenti ed indifferibili necessari all'attività di gestione», in ossequio al comma 1 del menzionato articolo.
Con delibera del consiglio di amministrazione del 19 luglio 1999, l'ENAC ha definito le procedure di attuazione della normativa suddetta le quali prevedono:
a) versamento mensile, a titolo di cauzione, da parte dei gestori del 10 per cento dei diritti introitati;
b) presentazione di una perizia giurata resa da un professionista terzo attestante a consuntivo l'ammontare dei diritti aeroportuali e le spese sostenute o impegnate dalla società, la conformità degli interventi a quelli riportati in un piano approvato dall'Ente, nonché la regolarità delle procedure adottate.

Con successivo provvedimento del 3 dicembre 1999, inoltre, l'ente ha dato disposizioni ai titolari delle direzioni di aeroporto di verificare, in contraddittorio con le società che gestiscono gli aeroporti di rispettiva pertinenza, le modalità di impiego delle somme introitate, indicando eventuali importi da recuperare anche in maniera coattiva.
L'ENAC ha, per un corretto utilizzo dei fondi pubblici, richiamato l'attenzione an


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che del collegio dei sindaci affinché vigilino sulle spese riportate nei conti economici delle società di gestione perché non vi siano distorsioni di denaro pubblico di alcun genere.
Per quanto riguarda l'aeroporto di Alghero, si chiarisce che, proprio in relazione ad un rilievo mosso dal collegio dei sindaci della società di gestione e su segnalazione della locale direzione di aeroporto, l'ente ha richiamato il gestore che ha successivamente rivisto, a quanto risulta, la propria posizione, ad un corretto utilizzo delle proprie entrate.
Tuttavia, nei confronti di Ryanair, non figurava nessun impiego di risorse provenienti dalla riscossione dei diritti aeroportuali nel senso indicato nell'interrogazione in oggetto.
In merito all'aeroporto di Rimini, risulta che lo stesso consiglio di amministrazione della società abbia annullato ogni rapporto con la compagnia a seguito di rilievi mossigli per un non corretto utilizzo delle proprie entrate che erano state impiegate in attività promozionali e non, come prescritto, in attività gestionali.
Si segnala che, in entrambi i casi, sono in corso indagini da parte della magistratura.
Infine, si conferma che non risulta siano stati erogati finanziamenti ad alcuna società di gestione per ripianare i bilanci a copertura di perdite o carenze di gestione.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

FIORONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nell'ultima ricorrenza dell'anniversario della liberazione dal nazifascismo, celebrata nella festa nazionale del 25 aprile, il comune di Sulmona non ha provveduto ad indire alcuna manifestazione pubblica, né alcuna forma di commemorazione dell'evento, né ha depositato la tradizionale corona d'alloro presso il monumento ai caduti di tutte le guerre sito in Piazza Carlo Tresca;
la città di Sulmona è insignita della medaglia d'oro alla resistenza e della medaglia d'argento al valor civile, per i lutti e le sofferenze patiti e per gli atti di eroismo della popolazione locale durante l'occupazione nazifascista, in special modo agevolando le azioni della brigata partigiana «Majella» di cui numerosi e valorosi combattenti sono oggi ancora in vita e salvando dall'eccidio numerosi prigionieri di guerra detenuti nel Campo 58 sito in Fonte d'Amore tra cui il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi;
la città di Sulmona è capoluogo di un comprensorio che è stato vittima di atti efferati delle truppe naziste, come l'eccidio di Pietransieri, più volte commemorati con la presenza delle più alte cariche dello Stato nel corso di tutta la storia dell'Italia Repubblicana;
da ultimo, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha personalmente ricordato la Liberazione e la Resistenza a Sulmona, a conclusione della Manifestazione «Freedom trail - Percorso della libertà», che si ripeterà anche quest'anno -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di ulteriori accadimenti analoghi sul territorio nazionale e quali atti intenda mettere in opera al fine di tutelare le feste nazionali del 25 aprile.
(4-02839)

Risposta. - In merito alla vicenda della mancata commemorazione del 25 aprile 2002 da parte dell'amministrazione comunale di Sulmona (L'Aquila) - evidenziata anche dalla stampa locale secondo quanto riferito dall'ufficio territoriale del Governo di L'Aquila - il sindaco della città, signor Pietro Centofanti, ha precisato di non aver dimenticato la ricorrenza, per la quale aveva fatto affiggere appositi manifesti.
Tuttavia lo stesso sindaco, a seguito delle reazioni suscitate dalla mancata organizzazione di manifestazioni celebrative, ha provveduto a porgere le proprie scuse e quelle dell'amministrazione comunale ai cittadini, dichiarando di aver sbagliato per inesperienza e non per scelta politica,


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avendo ritenuto «erroneamente che ad organizzare la manifestazione dovessero essere le istituzioni militari o le associazioni di partigiani».
Si soggiunge, infine, che la vicenda non ha avuto ulteriori seguiti degni di una qualsiasi nota.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

FOTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la signora Jelmoni Eugenia è assistente capo del Corpo di polizia penitenziaria presso la casa circondariale di Piacenza;
la predetta è stata riconosciuta inidonea ad effettuare il turno notturno per motivi di salute, così come risulta dalla certificazione rilasciata in data 29 settembre 2000 dal medico del lavoro delegato dall'istituto, dottor Giorgio Campana;
in ragione di ciò la signora Jelmoni è stata impegnata a tutto il 4 gennaio 2002 in idonei servizi -:
quali siano i motivi per i quali, a far data dal 4 gennaio 2002, alla signora Jelmoni è stato demandato lo svolgimento dei turni notturni, costringendo la stessa a richiedere un periodo di malattia;
se e quali verifiche intenda disporre presso la casa circondariale di Piacenza, in ragione di quanto sopra esposto.
(4-02196)

Risposta. - L'assistente capo di Polizia penitenziaria Eugenia Jelmoni, in servizio presso la casa circondariale di Piacenza, in data 20 settembre 2000, a seguito di una istanza della stessa di esonero dai turni notturni e dal lavoro straordinario, per precarie condizioni di salute, veniva inviata presso la commissione medica ospedaliera di Bologna al fine di accertare l'idoneità o meno al servizio d'istituto.
La commissione dichiarava la dipendente idonea al servizio d'istituto, riscontrando una patologia relativa agli arti inferiori, comunque non inabilitante, ma segnalava anche l'opportunità di una valutazione «in ambito di medicina del lavoro per eventuale limitazione dei carichi d'attività».
In data 27 settembre 2000 il direttore reggente della casa circondariale inviava la dipendente presso il medico del lavoro competente ai sensi del decreto legislativo 626 del 1994, dottor Giorgio Campana. Quest'ultimo in data 29 settembre 2000 rilasciava certificazione di idoneità con riserva, specificando che la dipendente non svolgesse turni notturni, non movimentasse carichi superiori a kg 10 e non facesse particolari movimenti. A seguito di tale certificazione la dipendente continuò ad essere adibita al centralino, dove già prestava servizio a seguito della patologia precedentemente diagnosticata.
L'attuale direttore del citato istituto penitenziario, dottoressa Caterina Zurlo, rivedendo la situazione della sezione femminile e del suo personale, rilevando numerose esenzioni dal turno notturno per vari motivi e dovendo far fronte ad una oggettiva carenza d'organico, adibiva nuovamente l'assistente capo Jelmoni al normale servizio di sorveglianza sezione.
Tale determinazione nasceva da perplessità sulla potestà del medico competente ai sensi del decreto legislativo 626 del 1994 ad inficiare una idoneità certificata dalla commissione medica ospedaliera al servizio d'istituto, che per la polizia penitenziaria è tipicamente quello di sorveglianza a turno h 24.
Lo stesso direttore, in data 27 marzo 2002, a seguito di ulteriore certificazione del dottor Campana dell'11 marzo 2002, nella quale veniva ampiamente motivata l'esclusione della dipendente dai turni notturni, chiedeva chiarimenti al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, precisando che comunque l'assistente capo Jelmoni prestava servizio a turno con esclusione delle notti, in ottemperanza al tenore della predetta certificazione.
Il citato Dipartimento, in data 29 aprile 2002, in riferimento ai dubbi interpretativi ed al presunto contrasto tra l'articolo 17 del decreto legislativo 626 del 1994 (relativo ai giudizi del medico competente sull'idoneità


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a mansioni specifiche) e l'articolo 129 del decreto legislativo 443 del 1992 (in materia di idoneità psico-fisica al servizio d'istituto), nel confermare la competenza esclusiva ed obbligatoria della commissione medica ospedaliera sull'idoneità psico-fisica al servizio nel corpo di Polizia penitenziaria, affermava che i giudizi espressi dal medico del lavoro si sostanziano in una valutazione dello stato di salute del lavoratore in rapporto al suo posto di lavoro ed alle mansioni svolte, adattando, qualora necessario ed anche in presenza di un giudizio di idoneità al servizio da parte della commissione medica ospedaliera, con prescrizioni e condizioni, lo stato di servizio del dipendente al posto di lavoro.
Lo stesso dipartimento, quindi, concludeva per l'impiego della dipendente in servizi compatibili con le disposizioni del medico del lavoro. Si evidenzia, peraltro, che, allo stato, l'assistente capo Jelmoni svolge normale servizio d'istituto presso la sezione femminile, ma non è adibita al turno notturno.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

GAMBALE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
numerosi farmacisti della provincia di Napoli lamentano il fatto che diverse specialità medicinali da qualche tempo risultano irreperibili nel ciclo distributivo;
trattasi di prodotti di uso comune e talvolta insostituibili la cui mancanza potrebbe arrecare gravi danni e serie conseguenze sulla salute dei pazienti che ne hanno bisogno;
tra essi si citano a titolo d'esempio, Maalox compresse e sciroppo, Locoidonlipocrema, Flubason emulsione, Diaminocillina 1.200.000, Aprovel capsule, Ascriptin compresse, Avocin iniettabile 1gr., Legederm crema, Tildiem 200 capsule, Tri-wycillina 1200, Veclam RM 500 capsule e vari altri;
si ignora se la loro mancanza sia causata da problemi contingenti o, ipotesi ben più grave, da incondivisibili scelte aziendali o da oscure manovre concorrenziali o di boicottaggio -:
quali misure ritenga di adottare per verificare quanto descritto e giungere, con l'urgenza dovuta, alla risoluzione del problema.
(4-02062)

Risposta. - Il problema sollevato nell'atto ispettivo non può trovare adeguata soluzione da un intervento del Ministro della salute, attesa la competenza regionale nella materia de qua.
In ogni caso nell'eventualità di un calo temporaneo della distribuzione al dettaglio, può applicarsi la normativa vigente (articolo 6, decreto del Presidente della Repubblica 371 del 1998 così come integrato dall'articolo 6, legge 362 del 1993, e articolo 7, legge 405 del 2001) secondo la quale, qualora il medicinale prescritto sia irreperibile nel normale ciclo di distribuzione o la farmacia ne risulti sprovvista, il farmacista può consegnare altro medicinale di uguale composizione e forma farmaceutica, avente pari indicazione terapeutica, dandone comunicazione al medico prescrittore, purché la sostituibilità non sia esclusa nella ricetta.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

GHEDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante intende porre all'attenzione del Governo la questione della concreta attuazione delle garanzie processuali, con particolare riferimento al diritto di difesa;
al riguardo richiama quanto da ultimo verificatosi nel corso di una udienza dibattimentale svoltasi nei giorni scorsi avanti al Tribunale di Milano. In tale occasione altro imputato ha ritenuto di dover revocare i propri difensori;
il Tribunale, preso atto della revoca e che non vi era intenzione di nominare un


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nuovo difensore di fiducia, consultava il Centro distrettuale per i difensori d'ufficio e designava un avvocato;
questi, giunto in udienza, chiedeva termine a difesa che gli veniva concesso, ancorché in misura assai ridotta, ovvero circa 20 giorni, a fronte di un materiale in atti che consta di circa 400 faldoni correlato ad un complesso e delicato capo di imputazione;
il Tribunale preso atto della non presenza in aula dei difensori revocati rinviava al giorno successivo;
in tale occasione il Tribunale invitava i difensori revocati a permanere in udienza al fine di consentire l'escussione di numerosi testimoni, alcuni dei quali di assoluto rilievo sia sotto il profilo accusatorio sia sotto quello defensionale;
i difensori revocati depositavano un parere pro-veritate di un docente in deontologia professionale e forense, nel quale si spiegava come la possibilità di permanere nell'attività defensionale dell'avvocato revocato fosse assolutamente preclusa salvo gli atti urgenti, ossia quelli dal cui mancato compimento potrebbe derivare un pregiudizio irreparabile;
di talché i difensori revocati affermavano di non poter espletare l'escussione testimoniale non trattandosi né di atti urgenti né di un processo con termini di prescrizione vicini;
a questo punto il Tribunale nominava un sostituto processuale ai difensori revocati anch'esso individuato tramite il centro distrettuale. Tale difensore che era già in udienza, poiché come risulta a verbale già preavvertito dal Tribunale della necessità della sua presenza, eccepiva l'irritualità della propria nomina e in via subordinata chiedeva termine a difesa;
il Tribunale confermava la nomina e non concedeva neppure un minuto al difensore per compulsare il capo di imputazione e procedeva all'escussione di numerosi e importanti testimoni;
il Tribunale prospettava quindi una interpretazione degli articoli 97 e 107 codice di procedura penale che è da ritenere assolutamente contrastante con gli articoli 24 e 111 della Costituzione, assumendo che non avendo effetto la rinuncia fino allo scadere del termine concesso al nuovo difensore, quello revocato doveva continuare a svolgere il suo mandato e, in mancanza, ai sensi dell'articolo 97, quarto comma del codice di procedura penale, vi era la possibilità di nominare un sostituto che non aveva alcun diritto al termine;
tale interpretazione appare in contrasto non solo con la ratio delle norme citate ma anche con due specifiche decisioni della Corte costituzionale. La sentenza n. 450 del 1997 ha stabilito in via interpretativa che non è concedibile un termine al difensore sostituto nei casi in cui si verta in ipotesi diversa dalla rinuncia, revoca, incompatibilità e di abbandono e si tratti di mera assenza del difensore che potrebbe in tal modo strumentalmente paralizzare il processo. Nel caso di specie è assolutamente evidente che non trattavasi di assenza bensì di revoca;
con decisione n. 480 del 1991, la Corte ha altresì esplicitato che l'articolo 97 non è applicabile in casi consimili dovendo invece trovare utilizzo il primo comma dello stesso articolo, con evidente concessione di termine a difesa;
del resto a parte le norme citate anche il buon senso fa comprendere come una difesa assolutamente disinformata non costituisca nessuna garanzia per il cittadino e vanifichi il contraddittorio;
si osservi che il nostro ordinamento non consente l'autodifesa, ritenendo indispensabile e irrinunciabile l'apporto di una difesa tecnica, ovviamente consapevole del processo (così Corte costituzionale n. 421/1977) -:
indipendentemente dalle vicende processuali - che avranno il loro corso nelle sedi opportune - si chiede di conoscere gli intendimenti del Ministro della giustizia


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circa l'eventualità che il Governo si faccia promotore di modifiche di tipo legislativo all'attuale disciplina di attuazione del diritto di difesa, al fine di evitare una limitazione così pregnante della presenza di una difesa tecnica informata (e ciò indipendentemente dai comportamenti dell'imputato), al fine di garantire, nell'interesse della giustizia, il pieno rispetto dei valori costituzionali;
si chiede altresì, in questo quadro, di conoscere come il Governo intenda evitare che, una volta riaffermata la necessità di una difesa informata, reiterati comportamenti dell'imputato di revoca del difensore possano eventualmente paralizzare il processo.
(4-01984)

Risposta. - L'interpretazione fornita dal tribunale di Milano poggia sulla premessa che il difensore revocato debba continuare ad espletare il proprio mandato finché non sia sostituito da un nuovo difensore, di fiducia o di ufficio, e non sia decorso il termine a difesa eventualmente concesso al nuovo difensore.
Qualora a seguito della revoca rifiuti di prestare la propria assistenza, ad avviso del tribunale, può farsi luogo alla nomina di un sostituto processuale al quale non spetta, comunque, il termine a difesa. In sostanza, secondo questa interpretazione, finché non sia decorso il termine a difesa chiesto dal nuovo difensore, nel caso in cui il difensore revocato rifiuti di continuare a presenziare all'attività di udienza, si verserebbe in un caso di «assenza» del difensore medesimo.
Sul piano astratto, impregiudicata ogni valutazione di merito sul caso specifico menzionato, in relazione al quale nessun giudizio può essere formulato, potendo costituire indebita interferenza nell'attività giudiziaria, si osserva che l'interpretazione fornita dal tribunale di Milano, che indubbiamente può comportare talune delle conseguenze evidenziate dall'interrogante, sembrerebbe muovere da un'interpretazione strettamente letterale dei commi tre e quattro dell'articolo 107 del codice di procedura penale.
Per quanto concerne eventuali iniziative di carattere legislativo, premesso che recentemente il termine a difesa da accordare ai sensi dell'articolo 108 del codice di procedura penale è stato sensibilmente elevato e, in particolare, lo stesso deve essere congruo (ossia adeguato in relazione alla complessità del procedimento) e comunque non inferiore a sette giorni, salvo che intervenga il consenso dell'imputato o del difensore alla sua abbreviazione o sussistano specifiche esigenze processuali che possano determinare la scarcerazione dell'imputato o la prescrizione del reato, nei quali casi il termine comunque non deve essere inferiore alle ventiquattro ore (articolo 5 legge 6 marzo 2001, n. 60), si rappresenta che le tematiche relative all'adeguamento delle disposizioni vigenti nel senso di garantire l'effettività del diritto di difesa dell'imputato sono, almeno in parte, già all'esame del Parlamento.
È in corso, in particolare, l'esame di disegni di legge finalizzati ad introdurre modifiche al codice penale e di procedura penale in attuazione del giusto processo (AC 1255, Anedda; AC 1234 Cola; AC 2247 Pecorella; AC 2248 Russo).
Alcune disposizioni sono direttamente finalizzate a modificare la disciplina del termine a difesa.
Appare quindi opportuno allo stato seguire attentamente gli sviluppi delle iniziative parlamentari citate, verificando in quella sede la possibilità di indicare nuovi ambiti di intervento, e di riservare all'esito ogni valutazione circa la necessità di ulteriori adeguamenti normativi.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

GIACCO, CALZOLAIO e PAOLA MARIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il giorno 2 aprile 2002 alle ore 12.30 circa in località «Fonte della Jiumenta», alle pendici del Monte Porche, nel comune


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di Castelsantangelo sul Nera - Macerata -, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, un escursionista scivolava mentre percorreva il sentiero che lo portava in vetta;
i compagni del gruppo, resisi immediatamente conto della gravità dell'incidente e della difficoltà a recuperare l'infortunato, provvedevano a chiamare immediatamente la centrale operativa del 118;
vista la particolarità della zona, la chiamata veniva captata dal ponte telefonico della centrale operativa di Foligno, anche se l'area di competenza dell'accaduto ricadeva in quella di Macerata;
il 118 di Foligno, non conoscendo la zona di pertinenza e non sapendo a quale centrale operativa competesse, provvedeva immediatamente a inoltrare la chiamata sia alla centrale operativa di Macerata che a quella di Ascoli Piceno;
nel contempo la centrale operativa di Foligno portava a conoscenza dell'accaduto, riferendo dati e numero di cellulare di chi aveva inoltrato la chiamata di soccorso, alle forze dell'ordine e al comando provinciale dei Vigili del fuoco di Perugia, informandoli anche delle attività di soccorso attivate;
le centrali del 118 di Macerata e Ascoli Piceno si coordinavano tra loro per attivare le operazioni di soccorso interessando immediatamente le squadre del Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico della provincia di Macerata e di Ascoli Piceno che, vista la gravità del paziente (trauma cranico, trauma toracico, e sospette fratture), di concerto alla Centrale 118 di Ascoli, decidevano di far intervenire l'eliambulanza della regione Abruzzo in quanto provvista di verricello, necessario per il soccorso;
un tecnico del Corpo nazionale soccorso alpino speleologico veniva imbarcato a bordo dell'elicottero per essere trasportato sul luogo dell'incidente insieme ad un medico e ad un infermiere mentre una squadra del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico tentava di arrivare sul posto a piedi da altro versante;
un elicottero dei Vigili del fuoco proveniente dal nucleo elicotteri dei Vigili del fuoco di Arezzo, intervenuto sul luogo dell'incidente, dopo aver recuperato l'infortunato, partiva con il paziente, senza nessuna assistenza medica a bordo, per l'ospedale di Foligno;
l'eliambulanza, raggiunto il luogo dell'incidente immediatamente dopo la partenza dell'elicottero dei Vigili del fuoco, constatato che il recupero era stato già effettuato fece rientro alla sede di partenza;
la legge 21 marzo 2001, n. 74 «Disposizioni per favorire l'attività svolta dal Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico» tramite le due fondamentali norme che attribuiscono, da un lato, le funzioni di coordinamento al responsabile del CNSAS in caso di intervento nel soccorso anche di altre organizzazioni (articolo 1 comma 2) e dall'altro, il principio della competenza esclusiva nell'attuazione dei servizi di elisoccorso sanitario gestiti dalle Regioni e dalle Provincie autonome nell'ambito dei servizi di urgenza medica (articolo 2 comma 2) sancisce compiti primari di intervento in caso di incidenti nel territorio montano al CNSAS -:
quali provvedimenti intenda intraprendere per fare chiarezza sul caso specifico e sulle competenze in materia di soccorso sanitario nel territorio montano ed ipogeo;
quale sia la competenza per il coordinamento delle operazioni di soccorso e di ricerca quando, oltre alle squadre del CNSAS, intervengano le forze dell'ordine e le squadre dei Vigili del fuoco.
(4-02678)

Risposta. - L'incidente cui si riferisce l'atto di sindacato ispettivo è avvenuto nel territorio della provincia di Perugia. Sul posto è intervenuta, con esito risolutivo, una squadra del locale comando provinciale


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dei vigili del fuoco, supportata da un elicottero del nucleo dei vigili del fuoco di Arezzo.
L'intervento è stato condotto in adempimento ai compiti istituzionali affidati al corpo nazionale dei vigili del fuoco dalla normativa vigente (legge 27 dicembre 1941, n. 1570, legge 13 maggio 1961, n. 469 e decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300) che configura il soccorso pubblico, di cui l'intervento in ambienti montani è una
species, come una delle missioni istituzionali del ministero dell'interno.
Alla luce di tale quadro normativo va interpretato ed applicato l'articolo 1, comma 2, della legge n. 74 del 2001, che, con riferimento al soccorso alpino, riconosce al corpo nazionale soccorso alpino e speleologico un ruolo preminente rispetto alle altre organizzazioni similari, ma non intacca affatto le prerogative delle pubbliche amministrazioni, tanto meno quelle del corpo nazionale dei vigili del fuoco, che conserva la funzione di coordinamento tecnico nello specifico settore, quale parte integrante dei poteri che gli sono riconosciuti dalla normativa vigente nell'ambito del soccorso pubblico.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Maurizio Balocchi.

ALFONSO GIANNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
65 lavoratori del consorzio Ecrto, impiegati nella manutenzione degli impianti di assistenza al volo dell'Enav da dodici anni con sub appalto di Vitrociset, saranno licenziati;
nonostante le gravi problematiche evidenziate in riferimento alla sicurezza queste persone, altamente qualificate, vengono sostituite da un ulteriore sub appalto;
il Parlamento in sede di parere al tempo della trasformazione dell'Enav in spa era orientato all'internalizzazione dei servizi di manutenzione;
della necessità di implementare la sicurezza nel trasporto aereo -:
se non ritenga di intervenire al fine di dare continuità lavorativa ai lavoratori altamente qualificati.
(4-01408)

ALFONSO GIANNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
65 lavoratori del consorzio Ecrto, impiegati nella manutenzione degli impianti di assistenza al volo dell'Enav da dodici anni con sub appalto di Vitrociset, saranno licenziati;
nonostante le gravi problematiche evidenziate in riferimento alla sicurezza queste persone, altamente qualificate, vengono sostituite da un ulteriore sub appalto;
il Parlamento, in sede di parere al tempo trasformazione dell'Enav in spa, era orientato all'internalizzazione dei servizi di manutenzione;
in considerazione della necessità di implementare la sicurezza nel trasporto aereo -:
se non ritenga di intervenire affinché sia data continuità lavorativa ai lavoratori altamente qualificati.
(4-01515)

Risposta. - L'ente nazionale di assistenza al volo riferisce che la società ECTRO ha operato in regime di subappalto con la società Vitrociset, nell'ambito di un ordinativo stipulato nel 1996 relativo alla manutenzione globale degli impianti di assistenza al volo, effettuando prestazioni prevalentemente volte alla manutenzione dell'impiantistica (impianti di GGEE e condizionamento) e di supporto alla gestione di magazzini periferici. Con l'avvio del nuovo contratto, stipulato nel 2001 per la gestione e manutenzione degli impianti di assistenza al volo, la società Vitrociset, previa autorizzazione dell'ENAV, ha affidato alla società Gemmo le attività della sola manutenzione dell'impiantistica afferente quota parte dei sistemi di assistenza al volo.


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Per quanto riguarda gli impatti occupazionali conseguenti la cessazione delle attività da parte di ECTRO si precisa che la suddetta società impiegava nelle attività precedentemente citate circa 60 unità lavorative. La società Gemmo, subentrata alla ECTRO nella manutenzione dell'impiantistica, ha assorbito circa 35 delle 60 unità lavorative della ECTRO, dedicandole allo svolgimento delle attività di cui all'attuale contratto.
Per le restanti 25 unità lavorative, risulta che quota parte delle stesse è rimasta alle dipendenze della società Gemmo che le ha utilizzate per altre attività della società stessa, mentre l'altra quota parte è stata gestita con l'ausilio delle procedure di legge mediante ricorso agli ammortizzatori sociali (mobilità-prepensionamento).
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

ALFONSO GIANNI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
a Bergamo, in via Cenisio, è presente un Centro islamico di preghiera, in uno stabile attualmente destinato ad attività artigianale;
questo stabile presenta tutte le caratteristiche per essere utilizzato anche come centro di preghiera;
nel lontano mese d'aprile 2001 i responsabili del Centro avevano presentato al comune di Bergamo regolare domanda di cambio di destinazione d'uso dello stabile da artigianale a luogo di culto;
nel frattempo i responsabili del Centro avevano provveduto a fare le opere di manutenzione ordinaria (rifacimento del pavimento, rifacimento dei bagni, eccetera) per adeguare lo stabile (lavori che non richiedono concessione edilizia ma solo una comunicazione in Comune);
solo dopo sei mesi, in data 30 ottobre 2001, la Giunta di Bergamo si è fatta viva dando, inspiegabilmente, una prima risposta negativa al cambio di destinazione d'uso;
in data 11 dicembre 2001 la Giunta Comunale ha ordinato la demolizione dei lavori nel frattempo realizzati nel centro islamico, costati ai fedeli fatica e denaro;
la Giunta Comunale non si è posta nemmeno il problema di reperire uno spazio alternativo;
giustamente, i responsabili del Centro sono ricorsi alle vie legali per vedere rispettato il loro diritto a professare liberamente il proprio culto (diritto sancito dalla Costituzione Repubblicana);
a giudizio dell'interrogante tale comportamento della Giunta comunale di Bergamo viola apertamente il dettato costituzionale sulla libertà di religione, negando ai cittadini musulmani di ritrovarsi per professare liberamente il proprio credo; inoltre questo comportamento alimenta il pregiudizio, il razzismo e la xenofobia;
viceversa una Giunta e un Sindaco, in qualità di capo dell'amministrazione comunale e ufficiale di Governo, sono tenuti ad assicurare il diritto di tutte le persone a professare liberamente il loro credo; la presenza di tale Centro favorisce l'integrazione dei cittadini extracomunitari e assicura il rispetto del dettato costituzionale sulla libertà di culto; ciò è necessario se si vuole costruire una reale convivenza multietnica e multiculturale -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere per assicurare alla comunità islamica di Bergamo il diritto alla libertà di culto sancito dalla Costituzione della Repubblica italiana, e garantire sul territorio le condizioni di dialogo e civile convivenza tra diverse culture e fedi religiose.
(4-01769)

Risposta. - Le problematiche sollevate dall'interrogante hanno una specifica connessione con quelle delle politiche sociali in materia di immigrazione.
L'articolo 42 del testo unico sull'immigrazione prevede, infatti, che lo Stato, le


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regioni, le province ed i comuni, nell'ambito delle proprie competenze - anche in collaborazione con le associazioni di stranieri e con le organizzazioni stabilmente operanti in loro favore, nonché con le autorità e con gli enti pubblici e privati dei loro paesi di origine - favoriscano la conoscenza e la valorizzazione delle espressioni culturali, ricreative, sociali economiche e religiose degli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia.
Inoltre la stessa regione Lombardia, con la legge 9 maggio 1992, n. 20, stabilisce che la regione ed i comuni concorrono alla realizzazione di attrezzature di interesse comune destinate al servizio di culto, individuate sulla base delle esigenze locali e delle istanze avanzate dalle confessioni religiose.
Le esigenze e le aspettative degli stranieri soggiornanti in Italia devono tuttavia osservare tutte le norme già vigenti nell'ordinamento, ivi comprese quelle poste a tutela dello sviluppo urbanistico che, come si vedrà nello specifico, risultano invece essere state arbitrariamente violate dall'associazione richiedente nell'individuazione del sito da destinare a sede di culto.
In merito ai fatti, si riferisce che il cittadino giordano El Joulani Imad, nella veste di legale rappresentante del «centro culturale islamico di Bergamo», il 3 aprile 2001 ha comunicato al settore edilizia privata del comune di Bergamo di avere eseguito il mutamento di destinazione d'uso, senza l'esecuzione di opere, dell'ex capannone artigianale sito in via Monte Cenisio, rendendolo, di fatto, luogo di culto islamico.
A seguito della richiesta di verifica della compatibilità del manufatto, nella sua nuova destinazione, con il piano regolatore generale, notificata dall'ufficio tecnico comunale di Bergamo il 27 aprile 2002, i responsabili del centro islamico trasmettevano l'estratto del piano regolatore generale stesso e la planimetria dell'immobile, dichiarando che la destinazione d'uso richiesta non era tra quelle vietate dalla strumentazione urbanistica generale la quale consentiva una destinazione d'uso diversa dal residenziale nella misura del 30 per cento.
L'ufficio tecnico comunale ha accertato che l'area oggetto dell'intervento è inserita dal piano regolatore generale nel sistema della residenza «R», ambito R3 «città per aggiunta», nel quale, ai sensi dell'articolo 85 delle norme tecniche di attuazione, la destinazione d'uso residenziale deve essere sempre garantita in misura superiore al 25 per cento della superficie lorda di pavimentazione. A seguito di tale accertamento l'ufficio tecnico comunale ha richiesto all'agenzia del territorio di Bergamo, il 7 agosto 2001, la determinazione dell'aumento venale dell'immobile ai sensi dell'articolo 3 della legge regionale n. 1 del 2001.
Il 23 ottobre 2001 i tecnici comunali, nel corso di un sopralluogo, hanno riscontrato che erano in corso, senza la prescritta autorizzazione, lavori inerenti al disfacimento di pareti mobili e porzioni di soppalco, chiusura in cartongesso di una porta finestra e di una finestra, sistemazione di servizi igienici, realizzazione di un impianto di riscaldamento/condizionamento, opere finalizzate all'utilizzo dell'edificio secondo la destinazione comunicata il 3 aprile 2001 dal signor El Joulani Imad.
Per questi motivi, il 30 ottobre successivo, la giunta comunale di Bergamo ha rifiutato la richiesta di mutazione della destinazione d'uso dell'immobile, contestando l'esecuzione di opere in difformità dalle previsioni del piano regolatore generale e senza il prescritto assenso.
In un successivo sopralluogo, effettuato l'8 novembre 2001, l'ufficio tecnico comunale rilevava l'esecuzione di nuovi tavolati, controsoffittatura dei locali, chiusura con cartongesso della parte rimanente di soppalco, tinteggiatura e posa di un nuovo pavimento in marmo sul cemento esistente.
Nella stessa giornata veniva adottata un'ordinanza di sospensione immediata dei lavori, notificata agli interessati il giorno successivo, con la contestuale imposizione della presentazione, entro trenta giorni dalla notifica, di elaborati grafici riflettenti l'esatta situazione delle opere realizzate e da realizzare, oltre alla richiesta di cambio d'uso in conformità al Piano Regolatore Generale.


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Decorso inutilmente tale termine, l'11 novembre 2001 il predetto Ufficio comunale emetteva un'ordinanza di ripristino ai sensi e per gli effetti dell'articolo 7 della legge n. 47 del 1985.
A tutt'oggi non risulta che gli intimati abbiano provveduto ad ottemperare alla citata ordinanza di demolizione, anzi l'ordinanza del T.A.R., che aveva rigettato la richiesta di sospensione del provvedimento di ripristino, è stata impugnata davanti al consiglio di Stato.
Inoltre, con ricorso separato, gli interessati hanno chiesto l'annullamento dell'articolo 85 delle norme tecniche di attuazione del vigente piano regolatore generale comunale.
Si fa presente, infine, che i responsabili del «Centro Culturale Islamico» hanno di recente presentato al competente ufficio del comune di Bergamo un'istanza di sanatoria per le opere eseguite nel capannone di Via Monte Cenisio.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

GIORDANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 10 aprile 2002 durante lo svolgimento di un pranzo sociale organizzato nella facoltà di lettere dal social forum di Roma 3, si è assistito ad una aggressione da parte di militanti di Gioventù Universitaria e Alleanza Universitaria;
i protagonisti di suddetta aggressione in primis hanno proceduto con l'affissione di manifesti razzisti ed offensivi che invocavano la pulizia etnica nei Balcani e nel Medio Oriente;
reagendo con indignazione l'esponente del social forum ha immediatamente rimosso detto manifesto;
in quel momento gli «studenti» di Gioventù Universitaria e Alleanza Universitaria che sono presenti a livello istituzionale nell'Ateneo di Roma 3, hanno cominciato a dare vita ad una discussione dai toni molto accesi con offese verbali;
subito dopo si è passati ad aggressioni fisiche nei confronti di uno dei ragazzi del social forum, prima a mani nude;
notizia di questi fatti è stata riportata nei giornali Liberazione e Il Tempo di giovedì 11 aprile 2002;
risulta all'interrogante che, con le stesse dinamiche, atti di violenza e razzismo si siano ripetuti l'11 aprile 2002 nella facoltà di economia a Roma. A seguito di tali episodi è stata inoltrata denuncia -:
che iniziative intenda intraprendere affinché eventi come quelli descritti non abbiano a ripetersi e sia salvaguardata la crescita culturale e democratica della vita universitaria e del Paese.
(4-02686)

Risposta. - Il 10 aprile 2002 presso la facoltà di lettere e filosofia dell'Ateneo 3 di Roma, un gruppo di studenti del «Roma Tre Social Forum» ha tentato di impedire ad alcuni giovani del «Movimento Destra Gioventù Universitaria» di affiggere manifesti che pubblicizzavano una tavola rotonda organizzata da questi ultimi.
Nella circostanza è sorta una lite, a seguito della quale entrambe le parti hanno affermato di essere state aggredite, anche se soltanto uno studente della lista di «Destra Gioventù Universitaria» ha presentato formale denuncia.
Il giorno successivo, sempre all'interno della facoltà di lettere e filosofia, mentre alcuni studenti del «Roma Tre Social Forum» erano intenti ad affiggere manifesti, si è verificato un nuovo acceso diverbio tra studenti di opposto orientamento politico, nel corso del quale un aderente alla lista di sinistra «Ricomincio da Tre» è stato colpito al volto, riportando lesioni guaribili in due giorni.
Dopo tali episodi, funzionari della questura di Roma hanno avuto un incontro con il vertice accademico, al quale è stata ribadita la piena disponibilità delle forze dell'ordine a collaborare per assicurare il normale svolgimento della vita universitaria.


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Tuttavia, il rettore, nel ringraziare per la collaborazione offerta, ha espresso il convincimento che la situazione di tensione fosse, al momento, completamente rientrata.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

GIORDANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
al signor Cofano Giuseppe, legale rappresentante del Bar-Ristorante «Al Molo da Peppe» nella città di Pesaro, viene riscontrata una occupazione abusiva su suolo dell'area demaniale marittima per metri quadri 10,58;
lo stesso Cofano Giuseppe non ha mai contestato l'infrazione il cui calcolo dell'indennizzo viene quantificato dalla Capitaneria di porto di Pesaro in lire 31.740;
il periodo di abuso decorre dal 1 gennaio 1991 al 21 gennaio 1999;
il signor Cofano ha saldato sistematicamente tutti gli anni una cifra superiore di gran lunga al canone minimo applicabile in virtù del suolo occupato;
nell'anno 1999 ha saldato una somma pari a circa lire 3.500.000 quando il canone minimo è di lire 500.000;
per la sola eccedenza di lire 31.740 all'anno gli viene contestato un indennizzo aggiuntivo di lire 9.000.000 -:
se indipendentemente dal caso in esame sia credibile un calcolo della multa tale da far lievitare la cifra di lire 31.740 a lire 9.000.000;
se sia lecito in questo calcolo aggiungere annualmente la tassa minima quando l'eccedenza è solo di metri quadri 10,58;
se non ritenga opportuno dare indicazioni di calcolo diverse alle capitanerie di porto.
(4-02754)

Risposta. - Il Comando generale del corpo delle capitanerie di porto ha riferito che, stanti i fatti citati nell'atto, gli indennizzi a titolo risarcitorio per l'occupazione abusiva sono stati quantificati, ai sensi della circolare del ministero dei trasporti e navigazione n. 84 del 12 dicembre 1998, per il periodo 1o gennaio 1991-21 gennaio 2001 in complessive lire 9.000.000= (novemilioni), applicando il moltiplicatore 2 con riferimento al canone teorico che sarebbe stato applicato se la fattispecie in questione fosse stata regolamentata con concessione.
In tale computo si è tenuto conto dei seguenti fattori:
1. natura permanente del reato di abusiva occupazione demaniale marittima risalente al 1o gennaio 1991 e venuta meno al 21 gennaio 1999, ovvero alla data del rilascio del provvedimento autorizzativo in sanatoria;
2. tipologia costruttiva degli abusi classificati di facile rimozione;
3. relativa consistenza degli stessi (mq 10,58);
4. prescritto indice tabellare di lire 3000 (rivalutato annualmente secondo gli indici ISTAT);
5. riconducibilità del canone teorico annuale derivante dall'applicazione dei summenzionati parametri (pari a lire 35.966 per l'annualità 1991) al canone minimo di lire 500.000 previsto dall'articolo 9 del decreto ministeriale 19 luglio 1989;
6. applicazione della maggiorazione del 100 per cento prevista dall'articolo 8 della legge 4 dicembre 1993, n. 494, trattandosi di utilizzazione difforme dal titolo concessorio.

Si informa, inoltre, che l'agenzia del demanio di Pesaro, in considerazione del mancato pagamento degli indennizzi, ha invitato in data 23 aprile 2002 l'avvocatura distrettuale dello Stato di Ancona ad attivare il giudizio ordinario di cognizione al fine di conseguire il risarcimento delle


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somme di che trattasi comprensive degli interessi maturati e maturandi.
L'autorità marittima rileva che l'occupazione
sine titulo configura, pur nel caso di una modesta entità, un illecito penale di natura contravvenzionale.
Nella stretta osservanza delle vigenti disposizioni normoregolamentari in materia, l'autorità marittima ha pertanto dato concreta esecuzione alla fase determinativa degli indennizzi, la cui natura risarcitorio/afflittiva li distingue in maniera sostanziale dal canone demaniale inteso quale corrispettivo del bene concessionato, non rinvenendosi nell'attività determinativa dell'Amministrazione marittima margine di discrezionalità alcuno tale da consentire deroghe al disposto normativo.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Paolo Mammola.

GRANDI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sono apparsi sulla stampa cittadina di Bologna diversi articoli, nei quali sembra essere stato messo in discussione, perché avrebbe invaso una sfera di competenze non proprie, il ruolo del giudice Bruno Ciccone, al quale alcuni cittadini hanno chiesto di occuparsi di problemi relativi alla salute dei cittadini ed in particolare dei danni derivanti dall'assenza o non attuazione nella città di misure adatte a tutelare la salute;
inoltre, come risulta anche da diversi atti parlamentari, allo stesso ministro della giustizia sarebbe stato chiesto di intervenire, tramite la promozione dell'azione disciplinare, nei confronti del dottor Ciccone;
si tratta a giudizio dell'interrogante, di pressioni indebite esercitate verso un magistrato che si sta occupando, adempiendo i suoi compiti, di una denuncia avanzata da cittadini i quali, esercitando un loro diritto garantito dalla Costituzione, hanno chiesto alla magistratura di essere tutelati, sulla base della normativa vigente, nel loro diritto alla salute, in particolare a fronte di inadempienze dell'amministrazione comunale. Basti pensare ai sistemi di controllo mai fatti entrare in funzione o all'assenza evidente di controlli sulle auto che entrano nelle zone a traffico limitato disattendendo in questo modo regolamenti del Comune tuttora in vigore e che non hanno subito variazioni;
come è noto il Ministro della giustizia non è sovraordinato al potere giudiziario, perché la Costituzione Italiana garantisce l'autonomia dei magistrati nell'esercizio delle proprie funzioni. Recita infatti la Costituzione, all'articolo 101 «I giudici sono soggetti soltanto alla legge», e all'articolo 104 «la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da qualsiasi altro potere». Può essere, inoltre, utile ricordare che l'articolo 113 della Costituzione prevede espressamente che «contro gli atti della pubblica amministrazione è sempre ammessa la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria o amministrativa»;
a giudizio dell'interrogante sarebbe auspicabile che, grazie anche alla magistratura, emergesse una nuova consapevolezza da parte di tutti i protagonisti istituzionali, volta ad adottare misure tali da tutelare la salute dei cittadini, e che il Governo desse piena attuazione al recepimento della direttiva comunitaria in materia di inquinanti -:
se, in relazione alle suddette considerazioni, il Ministro interrogato non ritenga opportuno chiarire esplicitamente che non intende in alcun modo procedere nei confronti di un magistrato che sta svolgendo il suo lavoro con grande coscienziosità ed equilibrio, occupandosi di una materia che riguarda un problema di tutela della salute di tutti i cittadini di Bologna.
(4-00453)

Risposta. - In merito alla procedura instaurata ex articolo 700 del codice di procedura civile, a seguito di ricorso proposto da alcune persone, in rappresentanza


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dei «comitati antismog», avverso ordinanze adottate dal comune di Bologna in materia di traffico urbano, si comunica quanto segue.
Il procedimento fu assegnato al dottor Bruno Ciccone, il quale, con provvedimento in data 12 luglio 2001, ritenuta la propria giurisdizione e l'ammissibilità del ricorso, dichiarava l'illegittimità di varie ordinanze comunali in quanto non contenenti prescrizioni e divieti in materia di traffico urbano con conseguente inibitoria. Ciò posto, attengono al merito, e quindi non possono essere valutate in sede disciplinare, le doglianze espresse in ordine ad asserite indebite ingerenze da parte del predetto magistrato su scelte proprie dell'amministrazione comunale. Ed invero, premesso che in ogni caso è stato proposto reclamo avverso il provvedimento cautelare del 12 luglio 2001, deve rilevarsi che l'eccezione preliminare di improponibilità ed inammissibilità del ricorso risulta essere stata ritualmente respinta dal dottor Ciccone sin dal 16 marzo 2000. Inoltre, il magistrato ha chiarito che nella fattispecie non si richiedeva al giudice ordinario di sostituirsi alla pubblica amministrazione, nella regolamentazione del traffico, ma di tutelare il diritto alla salute, diritto soggettivo perfetto, costituzionalmente garantito, anche se non si poteva escludere a priori un'interferenza in tale settore. Senza contare, poi, che proprio in merito al suddetto reclamo il presidente della III sezione civile del tribunale di Bologna ha rigettato l'istanza di sospensione del provvedimento reclamato e ha, altresì, con ordinanza collegiale depositata il 6 dicembre 2001, rimesso gli atti alla Corte Costituzionale perché fornisca l'interpretazione più autorevole nella complessa materia. Il che consente di escludere la configurabilità di violazioni di legge macroscopiche ovvero di errori abnormi di interpretazione ascrivibili al dottor Ciccone. Quest'ultimo ha, tra l'altro, recisamente smentito la circostanza secondo cui egli avrebbe preventivamente steso il suddetto provvedimento di natura cautelare, senza attendere le controdeduzioni del comune resistente, né è stato al riguardo addotto alcun oggettivo elemento di riscontro che consenta di provare il contrario. Il magistrato ha, d'altro canto, ammesso di aver redatto delle minute consistenti, peraltro, in semplici annotazioni di quanto ritenuto utile in vista della successiva decisione di merito, con specifico riguardo allo stato della dottrina e giurisprudenza: annotazioni dettate unicamente dall'esigenza di provvedere tempestivamente allo studio del rilevante incartamento processuale, tenuto conto della estrema complessità della materia.
Con riguardo infine all'asserita prospettazione da parte del dottor Ciccone di alcune delle possibili soluzioni della vicenda, si ritiene che il medesimo non sia incorso in alcuna anticipazione di giudizio, avendo il suddetto magistrato risposto in via del tutto astratta e teorica, e per mere ragioni di cortesia, alle domande di un gruppo numeroso di giornalisti che si presentava nel corridoio del tribunale nei giorni di udienza, sulle possibili soluzioni alternative della controversia in corso.
Alla luce di quanto precede, si rappresenta che non appaiono emergere nel caso di specie profili disciplinarmente valutabili a carico del suddetto magistrato, in quanto la condotta del medesimo risulta comunque inquadrabile nell'alveo dell'attività giurisdizionale, non sindacabile nel merito.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

LO PRESTI, FRAGALÀ e SCALIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'organico della corporazione dei piloti del porto di Palermo è composto da cinque unità compreso il capo pilota;
attualmente prestano servizio solo quattro unità: un capo pilota; 2 piloti effettivi; 1 aspirante pilota nominato a seguito del concorso autorizzato in data 21 aprile 2000 con decreto ministeriale n. DEM 3/1991;
il quinto posto dovrebbe essere coperto, a seguito della rinuncia degli idonei


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di citato concorso, dall'ultimo in graduatoria il quale, interpellato, non ha ancora accettato;
il capo pilota in carica, Leonardo Porretto, nato a Palermo il 5 luglio 1937, sarà collocato in pensione nel mese di luglio 2002, per il raggiungimento del limite di età, così determinato ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 29 maggio 1976, n. 952;
ciò determinerà che il carico di lavoro sarà distribuito sui due piloti effettivi della corporazione;
a seguito di tale evento, a partire del 6 luglio 2002 il Porto di Palermo sarà privo del capo pilota, considerato che i due piloti effettivi non posseggono i requisiti di anzianità previsti dall'articolo 113 del Regolamento CN per la nomina a capo pilota (cinque anni di anzianità di servizio);
a seguito di tale evento, a partire dal 6 luglio 2002 il porto di Palermo non potrà avere un capo pilota in possesso dei requisiti di anzianità previsti dall'articolo 113 Reg. CN per la nomina a capo pilota (cinque anni di anzianità di servizio), considerato che i due piloti effettivi non posseggono tale anzianità;
l'ipotesi adombrata dal ministero (ufficio gestione infrastrutture per la navigazione) di derogare al requisito minimo di anzianità nel servizio, previsto dal 4 comma dell'articolo 113 Reg. CN, per farsi comunque luogo alla nomina del nuovo capo pilota in sostituzione del pensionando capo Porretto, risolverebbe la questione solo da un punto di vista formale;
non vi è chi non veda, infatti, come una riduzione a soli due anni e qualche mese del periodo di servizio previsto dalla norma (tanti infatti sarebbero gli anni maturati dai due piloti rimasti) non offrirebbe condizioni di professionalità e affidabilità e sufficienti garanzie per la sicurezza della navigazione portuale e la necessaria capacità direttiva della corporazione;
inoltre, una deroga così estesa esporrebbe ad una eccessiva responsabilità la Capitaneria di Porto di Palermo cui è demandata la scelta, la quale potrebbe anche esprimere un giudizio non positivo sulla capacità dei piloti rimasti, paralizzando di fatto l'attività portuale, ovvero azzardare, comunque, una valutazione, pur di non lasciare il Porto di Palermo senza capo pilota; valutazione che si potrebbe in futuro rivelare sbagliata allorquando, però, si saranno già verificati effetti pregiudizievoli per il naviglio e per le persone;
invero, la ratio della norma, confortata anche da un orientamento giurisprudenziale consolidato (Consiglio di Stato 30 settembre 1964, n. 630) trova applicazione «nell'approssimarsi del raggiungimento della anzianità minima prevista per la nomina a capo pilota» e non, come per il caso di Palermo, per periodi lunghi che addirittura superano i due anni;
risulta agli interroganti che la Capitaneria di porto di Palermo ha chiesto ripetutamente al ministero che venga mantenuto in servizio il capo pilota, previa verifica dei requisiti di idoneità fisica e psichica, attraverso la concessione di una deroga al requisito dell'anzianità previsto dall'articolo 118 Rg codice della navigazione; deroga che può trovare fondamento giuridico nello status del capo pilota che non è dipendente ma socio della corporazione -:
quali determinazioni e provvedimenti intenda assumere per garantire al porto di Palermo le condizioni di sicurezza che la problematica dedotta potrebbe pregiudicare nell'immediato futuro;
se, al fine di garantire la sicurezza della navigazione, non sia più rispondente a criteri di legittimità e di opportunità operare una deroga al requisito dell'anzianità previsto dall'articolo 118 Rg codice della navigazione, mantenendo in servizio per i prossimi due anni il capo pilota prossimo alla pensione.
(4-03289)

Risposta. - La corporazione dei piloti del porto di Palermo è attualmente costituita da due piloti effettivi, due aspiranti


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pilota ed un capo pilota che dovrà essere prossimamente collocato a riposo avendo raggiunto il limite del 65o anno di età.
Per il capo pilota ha già trovato applicazione la disposizione transitoria di deroga al limite di anzianità, stabilito al 60o anno di età, previsto dall'articolo 118 del regolamento del codice della navigazione. La norma in questione è strettamente connessa ai requisiti fisici dei piloti ed alla loro idoneità all'espletamento del servizio e, quindi, alla sicurezza della navigazione.
Parimenti, l'articolo 113 del predetto regolamento disciplina le modalità di nomina del capo pilota stabilendo che questo debba essere scelto elettivamente tra i piloti effettivi che abbiano almeno cinque anni di anzianità pur consentendo di derogare al requisito di anzianità «per comprovate esigenze di servizio».
Nel caso in questione, i piloti effettivi che operano nel porto di Palermo non posseggono tale requisito.
Per fronteggiare la situazione che si verrà a creare con la messa a riposo dell'attuale capo pilota, la locale capitaneria di porto aveva quindi richiesto l'autorizzazione al mantenimento in servizio dello stesso.
Su tale richiesta, l'amministrazione centrale si è pronunciata rilevando che il vigente sistema normativo non consente di derogare al limite massimo di età previsto dall'articolo 118 del regolamento del codice di navigazione in quanto la stessa legge ha specificamente previsto la fattispecie verificatasi per il porto di Palermo, individuando la citata procedura sancita dall'articolo 113 di deroga ai requisiti di anzianità per la nomina del capo pilota.
Difatti, la cura degli interessi sottesi all'articolo 118, cioè la sicurezza della navigazione, è da ritenersi, comunque, prevalente rispetto a quella, sia pure rilevante ma da considerarsi secondaria, della gestione della corporazione dei piloti.
Per fare fronte alla situazione di carenza di organico della corporazione, la capitaneria di porto di Palermo ha assunto le seguenti iniziative che appaiono risolutive della problematica in questione:
1. con decreto n. 111 del 13 giugno 2002 è stata decretata la cancellazione dal registro piloti effettivi del porto di Palermo del capo pilota Leonardo Porretto con decorrenza 29 giugno 2002;
2. con decreto n. 112 datato 17 giugno 2002 è stato nominato capo pilota il pilota effettivo Giuseppe Olivieri con decorrenza 29 giugno 2002 giusta deroga al requisito di anzianità di cui all'articolo 113, comma 4, del regolamento del codice di navigazione;
3. con decreto n. 58 del 30 aprile 2002 è stato nominato aspirante pilota il signor Andrea Carrino, 4o ed ultimo classificato al concorso bandito dalla capitaneria di Palermo, con decorrenza 1o maggio 2002.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

LUCCHESE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
se sia a conoscenza che il cittadino che si rivolge al 187 dopo attese di circa mezz'ora viene invitato dal disco a comporre il numero di telefono, quindi si chiede a quale servizio ci si voglia rivolgere ed infine una voce registrata afferma di passare l'operatore, ma si interrompe la comunicazione;
la stessa cosa se si ripete l'operazione;
se si chiamano gli uffici amministrativi dei vari distretti, dopo vari tentativi ed estenuanti attese non si riesce a parlare con alcuno;
si verifica anche che la Telecom non risponde neanche a delle richieste scritte di chiarimento delle bollette da parte degli utenti -:
quali iniziative ritenga di poter adottare, nell'ambito delle proprie competenze, per garantire che servizi pubblici di grande importanza, quale è quello delle comunicazioni, si svolgano, sebbene affidati a soggetti privati, ad un livello adeguato alle esigenze dei cittadini.
(4-01325)


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Risposta. - Al riguardo si fa presente che ai sensi di quanto stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica 19 settembre 1997, n. 318 (articolo 10) e dal capitolato d'oneri associato alla licenza rilasciata alla società Telecom Italia con delibera dell'autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 820/00/CONS del 22 novembre 2000, la predetta Telecom ha adottato la «carta dei servizi» che contiene l'indicazione degli standard minimi garantiti per ogni comparto di attività, fra i quali vi è quello relativo ai tempi di risposta dei servizi con operatore.
Per quanto riguarda il servizio «187», che come è noto è un servizio gratuito messo a disposizione della clientela «residenziale» per informazioni sia di natura commerciale che amministrativa ed è accessibile tutti i giorni per 24 ore, la medesima società nella relazione presentata all'autorità contenente i dati consuntivi sulla qualità dei servizi resi, ha rappresentato che il cliente che contatta il 187 è invitato a selezionare il proprio numero telefonico solo se la chiamata è effettuata da un numero telefonico diverso da quello per il quale si richiede l'informazione: in tale caso il cliente viene invitato a digitare sulla tastiera il numero corrispondente al servizio che richiede.
Nonostante il fatto che le chiamate al numero 187 siano notevolmente aumentate, secondo quanto riferito dalla ripetuta Telecom, la percentuale di chiamate evase nel mese di ottobre 2001 è stata dell'84,33 per cento, nel mese di novembre dell'86,21 per cento ed in dicembre dell'84,38 per cento.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

LUCCHESE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha più volte fatto presente la situazione di carenza cronica di personale e la mancanza di mezzi e di strutture della Polizia di Stato in provincia di Alcamo;
anche il quotidiano L'Unità del 25 gennaio 2002 afferma: «nella provincia di Trapani un pugno di validi investigatori cerca di sopperire alle gravi carenze di mezzi e di organico»; parlando poi dei mezzi a disposizione della locale polizia, ancora L'Unità dice: «vecchi i computer, nessuna radio criptata per le conversazioni riservate, una fotocopiatrice in disuso da tempo»;
questa è la tragica situazione della Polizia nel trapanese, manca il personale ed anche i mezzi necessari per operare;
l'ultima operazione di polizia culminata con otto arresti si deve solo ed unicamente al sacrificio ed all'alta professionalità e senso di dovere degli uomini di polizia, che riescono a fare l'impossibile, anche se privi di tutto;
tale situazione non è più tollerabile -:
se e quando verrà potenziato l'organico di polizia del trapanese e dell'alcamese in particolare e quando arriveranno le forniture dei mezzi necessari per potere lavorare con tranquillità;
se corrisponda al vero la notizia di una possibile chiusura della caserma dei carabinieri di Balata di Baida (Castellammare del Golfo) costruita da poco tempo, che si spera sia infondata, visto le necessità della zona, soprattutto nel periodo estivo;
se il Ministro ritenga plausibile che il Commissariato di Alcamo e di Castellammare del Golfo debba essere gestito da un solo dirigente.
(4-02125)

Risposta. - Gli organici degli uffici della polizia di Stato operanti sul territorio della provincia di Trapani sono stati da ultimo integrati, nello scorso mese di febbraio 2002, con l'invio di otto unità di personale appartenenti al ruolo degli assistenti ed agenti (cinque alla questura, una al commissariato di Alcamo e due agli uffici della polizia di frontiera).
Le disponibilità del momento, tenuto conto delle esigenze di personale dei presidi


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di altre realtà territoriali, non consentivano l'invio di quote maggiori.
Complessivamente, comunque, alla data del 10 giugno 2002, sono in servizio, in quella provincia, 848 unità della Polizia di Stato rispetto alle 818 previste in organico, con una eccedenza complessiva di 30 unità, corrispondente, in termini percentuali, al 4 per cento.
In particolare, presso il commissariato di Alcamo sono in servizio 46 unità di personale a fronte delle 42 previste in organico.
Presso tale commissariato e presso quello di Castellammare del Golfo presta servizio un solo funzionario di pubblica sicurezza per ciascuno dei due uffici (conformemente alla previsione della pianta organica per quanto riguarda il primo ufficio, mentre la pianta organica di Alcamo ne prevede due); tale situazione sarà riesaminata in occasione dei futuri movimenti di funzionari previsti nel prossimo mese di novembre.
Si segnala, inoltre, che la polizia di Stato dispone, nell'area, di una squadra Nautica cui sono assegnate 13 unità di personale, non previste in organico.
Nella provincia operano, inoltre, un comando provinciale dell'arma dei carabinieri, cinque compagnie e 33 stazioni, per un totale di 741 uomini, a fronte di una previsione in organico di 737.
Con riguardo alla stazione dei carabinieri di Balata Di Baita, si comunica che non è stato avviato, né è in programma alcun provvedimento di soppressione.
Sommando il personale della polizia di Stato e dell'arma dei carabinieri preposto a servizi di controllo del territorio, con esclusione del personale impiegato in servizi tecnico-logistici, amministrativi e di addestramento, si ha, nella provincia, un rapporto di 361 operatori per 100 mila abitanti, migliore di quello nazionale (304 operatori per 100 mila abitanti).
Indubbiamente, le nuove esigenze del contrasto della criminalità comune ed organizzata, nonché dell'immigrazione illegale, che, ad esempio, richiedono l'impiego di 30 unità della polizia di Stato e 20 carabinieri per la vigilanza del centro di permanenza temporanea ed assistenza «Serraino Vulpitta», rendono plausibile riconsiderare, peraltro non limitatamente alla provincia di Trapani, l'adeguatezza attuale delle stesse piante organiche, risalenti al 1989 e rispondenti ad un contesto criminale in parte modificato.
Al riguardo, si coglie l'occasione per informare che è in corso di elaborazione presso il ministero dell'interno, un piano di razionalizzazione di tutti i presidi della polizia di Stato e dell'arma dei carabinieri sul territorio nazionale.
Si tratta di un progetto ad ampio respiro, che si propone di ottimizzare la distribuzione del personale e dei presidi territoriali, nonché di recuperare operatori da destinare al controllo del territorio.
La realizzazione del progetto, che prevede anche una fase di sperimentazione preventiva in ambiti territoriali delimitati, richiederà comunque tempi adeguati e cadenzati, nonché il coinvolgimento dei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica ai quali, com'è noto, partecipano anche le realtà locali.
In ogni caso, il ministero dell'interno ha ben presente l'esigenza di assegnare ulteriori quote di personale agli uffici della polizia di Stato in discorso e ne terrà conto in occasione delle future immissioni in ruolo degli assistenti ed agenti.
Per quanto concerne le attrezzature tecnologiche, lo scorso anno sono stati consegnati alla questura di Trapani 41
personal computer, 37 stampanti, 2 server e sofware operativi che consentiranno una gestione più avanzata dei seguenti settori: passaporti, stranieri, Digos, gestione del personale, protocollo, denunce di reato, sala medica, nonché l'avvio del nuovo sistema di collegamento con gli schedari del CED della polizia di Stato.
A ciascuno dei cinque commissariati della provincia sono stati distribuiti due
personal computer con relative stampanti, di cui uno dotato di software specifico per la gestione del personale e l'altro per l'informatizzazione del protocollo e delle denunce di reato.
Un
personal computer completo di stampante è stato assegnato alla sezione


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della polizia postale e delle telecomunicazioni ed altri 4 sono stati assegnati agli uffici di Polizia marittima ed aerea del capoluogo.
Sono, inoltre, in corso di distribuzione ulteriori apparecchiature per l'informatizzazione degli uffici amministrativi e contabili della questura (5
personal computer, 2 stampanti ed un server) e del gabinetto di polizia scientifica (2 personal computer e 2 stampanti), nonché di un personal computer con stampante per ciascuno degli uffici di polizia ferroviaria di Trapani, Marsala e Castelvetrano, di un personal computer per la sezione della polizia stradale di Trapani e di nuove stampanti per i distaccamenti di Alcamo, Castelvetrano e Marsala.
La stessa questura dispone, inoltre, di 53 autovetture in colore di serie e di 78 in colore di istituto, a fronte dei 30 e 45 mezzi rispettivamente previsti dai decreti istitutivi; ulteriori potenziamenti del parco veicolare saranno effettuati sulla base di un piano generale in via di definizione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

LUCCHESE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale - IV serie speciale n. 14 del 19 febbraio 2002 il decreto per l'integrazione ed aggiornamento delle graduatorie permanenti per il personale docente ed educativo con annessa tabella di valutazione dei titoli;
appare non condivisibile l'attribuzione di ulteriori 30 (trenta) punti per l'abilitazione conseguita presso le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (Ssis) aggiuntivo al punteggio per l'abilitazione conseguita per il superamento di un concorso o esame di abilitazione o idoneità;
l'esame di stato sostenuto al termine del corso Ssis dovrebbe avere solo valore di prova concorsuale per ottenere l'abilitazione e quindi l'inserimento nelle graduatorie permanenti con l'attribuzione del punteggio concesso per il superamento di un concorso o esame di abilitazione o di idoneità con attribuzione massima di 36 (trentasei) punti;
il Cnpi ha espresso avviso contrario alla valutazione di titoli accademici, specializzazione e di perfezionamento unitamente alla valutazione del servizio di insegnamento prestato durante la frequenza delle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario;
tale criterio di valutazione dei titoli penalizza i docenti precari inseriti nelle graduatorie permanenti provinciali ai quali è stato dato incarico annuale nell'auspicio di una eventuale immissione in ruolo in base ai posti disponibili;
con particolare solerzia si è trovata la soluzione auspicata da tempo con la immissione in ruolo degli insegnanti di religione e con medesima determinazione, sino ad oggi, non si è cercata la risoluzione definitiva alla problematica dei precari della scuola, affrontando solo in maniera superficiale ed epidermica la questione, sottovalutando la ricchezza e la professionalità acquisita da tanti docenti che, da anni, in maniera precaria e quasi senza prospettiva positiva per il loro futuro, hanno dato il meglio per l'esperienza acquisita nel campo della didattica;
il decreto interministeriale sulla pianificazione degli organici prevede 8.500 posti in meno e ciò vanificherà le aspettative di chi sperava nelle supplenze annuali, molti dei quali da anni, con non pochi sacrifici, sono stati al servizio dello Stato e adesso si vedranno superati nelle graduatorie permanenti da colleghi, molti dei quali insegnanti presso Istituti paritari che per loro fortuna sono stati ammessi al Ssis -:
quali provvedimenti si intendano adottare per ridare serenità a tanti docenti ed allontanare i timori e le preoccupazioni di tanti insegnanti che in materia lodevole hanno contribuito a dare prestigio alla


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scuola italiana, nell'auspicio che possano dal precariato transitare nei ruoli del personale statale e come in maniera concreta si voglia, dopo le ampie assicurazioni e promesse elargite, risolvere le annose problematiche legate alla sistemazione definitiva del precariato della scuola.
(4-02244)

Risposta. - Relativamente all'attribuzione di un ulteriore punteggio di 30 punti per l'abilitazione conseguita presso le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (S.S.I.S.), secondo quanto previsto dalla tabella di valutazione dei titoli allegata al decreto direttoriale n. 12 del 12 febbraio 2002, approvata con decreto ministeriale n. 11 emanato nella stessa data, ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti per l'immissione in ruolo, di cui all'articolo 1, comma 6, della legge 3 maggio 1999, n. 124, si fa presente quanto segue.
La legge 19 novembre 1990 n. 341, recante riforma degli ordinamenti didattici universitari, nell'istituire le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario finalizzate alla formazione degli insegnanti di scuola secondaria ha anche previsto che l'esame finale sostenuto al termine dei corsi ha valore di esame di Stato ed abilita all'insegnamento per le aree disciplinari cui si riferiscono i relativi diplomi.
Il decreto interministeriale 24 novembre 1998, recante norme transitorie per il passaggio al sistema universitario di abilitazione all'insegnamento nelle scuole ed istituti di istruzione secondaria ed artistica, ha successivamente specificato che nei concorsi a cattedre per titoli ed esami nella scuola secondaria e in quelli per soli titoli, a coloro che abbiano concluso positivamente la specifica scuola di specializzazione, i bandi di concorso attribuiscono un punteggio aggiuntivo rispetto a quello spettante per l'abilitazione conseguita secondo le norme previgenti all'istituzione delle scuole di specializzazione all'insegnamento secondario e più elevato rispetto a quello attribuito per la frequenza di altre scuole e corsi di specializzazione e perfezionamento universitari.
Il decreto-legge 28 agosto 2000 n. 240 convertito nella legge 27 ottobre 2000 n. 306, recante disposizioni urgenti per l'avvio dell'anno scolastico 2000/2001, ha inoltre stabilito che l'esame di Stato che si sostiene al termine del corso svolto da dette scuole di specializzazione ha valore di prova concorsuale ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti previste dalla legge 124 del 1999 e ha demandato ad un decreto interministeriale i criteri e le modalità di costituzione delle commissioni, sia di ammissione alla scuola di specializzazione sia di esami finali, e il punteggio da attribuire al risultato finale sia ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti sia ai fini dell'esito del concorso per esami e titoli, precisando che detto punteggio fosse coerente con quanto previsto dall'articolo 3 del decreto del Ministro della Pubblica Istruzione del 24 novembre 1998 suindicato.
Il regolamento adottato con decreto interministeriale n. 268 del 4 giugno 2001 ha quindi previsto, all'articolo 8, che ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti al candidato abilitato presso le scuole di specializzazione all'insegnamento viene attribuito un punteggio aggiuntivo rispetto a quello spettante per l'abilitazione conseguita pari a 30 punti.
Tale punteggio è del tutto congruo in relazione al livello del percorso seguito dagli specializzati (2 anni di corso intensivo, verifiche intermedie, tirocinio esami finali) e alla preparazione di alto profilo sia a livello teorico che pratico che i corsisti acquisiscono.
Quanto poi alla decisione di consentire agli abilitati SISS il cumulo dei 30 punti predetti con il punteggio previsto per il servizio di insegnamento prestato durante la frequenza dei corsi, essa era motivata in relazione al principio giuridico consolidato per cui i servizi effettivamente prestati, a prescindere dalle variabili legate alla natura, alle caratteristiche ed alla durata del rapporto di lavoro, debbano essere valutabili.
Il TAR del Lazio sezione III bis con sentenza del 20 maggio 2002 pubblicata il 28 maggio ha ritenuto del tutto legittima e congrua l'attribuzione del punteggio ag


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giuntivo di 30 punti, rispetto a quello dell'abilitazione, per gli specializzati.
Lo stesso TAR ha invece ritenuto illegittima la tabella di valutazione dei titoli, approvata con decreto ministeriale n. 11 del 12 febbraio 2002, nella parte in cui consente il suddetto cumulo.
Va sottolineato che il TAR, con la sentenza sopra richiamata, ha esaminato l'intera materia dell'inserimento nelle graduatorie permanenti degli specializzati SSIS, affermando la piena legittimità di tutti i relativi provvedimenti del MIUR, con la sola eccezione dell'aspetto relativo alla cumulabilità del servizio prestato durante i corsi.
Pertanto, l'Amministrazione non interporrà appello, e sta provvedendo a modificare in senso conforme alla pronuncia le graduatorie permanenti. A tal fine sono state fornite istruzioni agli uffici scolastici periferici con Circolare n. 69 in data 14 giugno 2002 e con nota Prot. n. 317/RM/2002 del 1o luglio 2002.
L'interrogante ha poi posto il problema della razionalizzazione degli organici, nonché quello della sistemazione del personale precario, correlativamente alla suddetta questione dei 30 punti aggiuntivi previsti per gli abilitati SSIS.
Per ciò che si riferisce agli organici, si fa presente che la razionalizzazione degli stessi, così come risulta dallo schema di decreto interministeriale allegato alla circolare n. 16 del 19 febbraio 2002, è stata operata in applicazione dei criteri dettati dall'articolo 22 della legge finanziaria del 2002 (legge n. 448 del 2001).
L'applicazione di detti criteri ha comportato la ridefinizione del rapporto alunni/docenti e ciò ha determinato un decremento complessivo di posti, peraltro estremamente contenuto, come risulta dalla relazione tecnica riferita al sopra citato articolo 22. Le economie in tal modo realizzate verranno reimpiegate per la valorizzazione del personale della scuola, secondo quanto previsto dalla stessa legge finanziaria.
In merito al problema del personale docente precario, la sistemazione del personale medesimo potrà avvenire gradualmente secondo la vigente normativa che, come è noto, per l'accesso ai relativi ruoli destina ai docenti precari iscritti nelle graduatorie permanenti il 50 per cento dei posti assegnabili a tal fine.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

LUCCHESE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere:
quale risposte intenda dare alle legittime richieste dei sindacati di polizia - Sap, Siulp, Anip - che hanno posto con forza il problema della esiguità degli organici nel trapanese;
se non ritenga ingiusto, ed oltre tutto illegittimo, pagare lo straordinario solo per alcune ore e non per quello effettivamente prestato;
quando ritenga di dare risposte concrete ai sindacati che hanno raccolto le legittime proteste degli operatori di polizia.
(4-02284)

Risposta. - Gli organici degli uffici della Polizia di Stato operanti sul territorio della provincia di Trapani sono stati da ultimo integrati nel mese di febbraio 2002 con l'invio di otto unità di personale appartenenti al ruolo degli assistenti ed agenti (cinque alla questura, una al commissariato di Alcamo e due agli uffici della polizia di frontiera).
Le disponibilità del momento, tenuto conto delle esigenze di personale dei presidi di altre realtà territoriali, non consentivano l'invio di quote maggiori.
Complessivamente, comunque, sono in servizio, in quella provincia, 848 unità della Polizia di Stato rispetto alle 818 previste in organico, con una eccedenza complessiva di 30 unità, corrispondente, in termini percentuali, al 4 per cento.
Si segnala, inoltre, che la Polizia di Stato dispone, nell'area, di una squadra nautica cui sono assegnate 13 unità di personale, non previste in organico.


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Indubbiamente, le nuove esigenze del contrasto della criminalità comune ed organizzata, nonché dell'immigrazione illegale, che, ad esempio, richiedono l'impiego di 30 unità della polizia di Stato e 20 carabinieri per la vigilanza del centro di permanenza temporanea ed assistenza «Serraino Vulpitta», rendono plausibile riconsiderare, peraltro non limitatamente alla provincia di Trapani, l'adeguatezza attuale delle stesse piante organiche, risalenti al 1989 e rispondenti ad un contesto criminale in parte modificato.
Al riguardo, si coglie l'occasione per informare che è in corso di elaborazione presso il ministero dell'interno, un piano di razionalizzazione di tutti i presidi della polizia di Stato e dell'arma dei carabinieri sul territorio nazionale.
Si tratta di un progetto ad ampio respiro, che si propone di ottimizzare la distribuzione del personale e dei presidi territoriali, nonché di recuperare operatori da destinare al controllo del territorio.
La realizzazione del progetto, che prevede anche una fase di sperimentazione preventiva in ambiti territoriali delimitati, richiederà comunque tempi adeguati e cadenzati, nonché il coinvolgimento dei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica ai quali, com'è noto, partecipano anche le realtà locali.
In ogni caso, il ministero dell'interno ha ben presente l'esigenza di assegnare ulteriori quote di personale agli uffici della polizia di Stato in discorso e ne terrà conto in occasione delle future immissioni in ruolo degli assistenti ed agenti.
Per quanto riguarda i compensi per il lavoro straordinario, si comunica che nel mese di marzo 2002 è stato possibile elevare il monte ore mensile previsto per il personale della polizia di Stato in servizio presso la questura di Trapani da 8.472 a 8.666 ore, mentre ad aprile è stato autorizzato il pagamento di 5.765 ore di lavoro straordinario prestato negli anni 2000 e 2001, in esubero rispetto ai limiti fissati, in servizi connessi allo sbarco di clandestini e al contrasto della criminalità.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

LUCCHESE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la criminalità a portato a termine un'altra azione malavitosa, distruggendo - nella notte tra sabato 11 maggio e domenica 12 maggio 2002 - il cinema-teatro Euro di Alcamo;
che la gente è sfiduciata in quanto vorrebbe risposte certe e maggiore impegno da parte dello Stato -:
se intenda da subito porre le forze di polizia locali, dotandole di un adeguato numero di personale, nonché dei mezzi e strumenti necessari, in condizione da potere lottare e vincere l'organizzazione malavitosa, che tuttora impera ad Alcamo, come in tutto il trapanese;
se non ritenga che le sole promesse governative non servano più e che occorrono fatti concreti per ridare fiducia alla gente, ormai sempre più sfiduciata e depressa.
(4-02913)

Risposta. - Il 13 maggio 2002, giorno successivo a quello dell'incendio appiccato da ignoti all'interno del teatro comunale Euro di Alcamo, si è tenuta presso la prefettura di Trapani una riunione della commissione tecnico operativa del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, per un esame approfondito dell'episodio e per rafforzare il dispositivo di controllo del territorio ad Alcamo, con l'invio di ulteriori pattuglie del reparto prevenzione crimine «Sicilia».
L'incendio fa seguito a numerosi episodi analoghi verificatisi negli anni precedenti (33 nell'anno 2000, 32 nel 2001) e nei primi mesi dell'anno in corso (10 episodi) e che hanno colpito beni di amministratori pubblici e di commercianti del luogo.
L'ondata di attentati incendiari verificatisi in questo periodo non ha sempre avuto una matrice estorsiva, poiché tali episodi sono stati talora utilizzati anche come metodo di risoluzione di vertenze private o di riconquista del territorio da parte di gruppi criminali o anche, semplicemente, hanno avuto natura di atti di mero vandalismo.


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Più in generale, il fenomeno criminoso che maggiormente ricorre nell'area di Alcamo è rappresentato dai furti (266 nel 2001 e 11 nel primo quadrimestre del 2002), con particolare riguardo a quelli perpetrati in abitazioni (127 nel 2001 e 27 nel primo quadrimestre del 2002), a quelli di autovetture (rispettivamente, nei due periodi, 66 e 20) e su autovetture (rispettivamente, 32 e 12).
Le rapine risultano in flessione, essendo state 14 lo scorso anno e solo una nel primo quadrimestre 2002.
Nel 2001 vi sono stati due omicidi volontari ed un tentato omicidio; nei primi quattro mesi del 2002, invece, un solo omicidio.
Risulta in crescita, infine, la diffusione di sostanze stupefacenti tra i giovani.
Per quanto concerne la criminalità organizzata, la zona di Alcamo è dominata dalla cosca «Melodia», dedita al traffico di droga, al racket delle estorsioni, alle infiltrazioni nel settore degli appalti, al condizionamento delle strutture amministrative pubbliche, in stretti rapporti operativi con la cosca «Calabrò» del vicino centro di Castellammare del Golfo.
Le cosche locali, tuttavia, hanno nel tempo perso progressivamente autorità, anche a causa degli arresti che le hanno colpite, e subiscono sempre più l'influenza delle cosche di Trapani e Castelvetrano (in particolare delle «famiglie» locali dei Corleonesi), nonché di San Giuseppe Jato, che considerano il territorio di Alcamo come strategico per i loro traffici, specie nel settore degli stupefacenti.
In considerazione degli attentati incendiari cui si è fatto cenno e di una più generale recrudescenza dei fenomeni di criminalità diffusa registrata lo scorso anno, il 10 gennaio 2002 si è tenuta, presso il municipio di Alcamo, una seduta straordinaria del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, nel corso della quale sono stati disposti l'impiego di pattuglie del reparto prevenzione crimine «Sicilia» della Polizia di Stato per servizi straordinari nelle ore serali e notturne, nonché l'intensificazione delle attività di prevenzione e controllo del territorio con servizi coordinati tra forze di Polizia e Polizia municipale.
Sono state concordate inoltre, tra il prefetto ed il sindaco di quel comune, iniziative per sollecitare la collaborazione dei cittadini e per promuovere la costituzione di associazioni antiracket.
Il prefetto di Trapani, inoltre, al fine di favorire una maggiore percezione della presenza delle Istituzioni nella comunità alcamese, ha promosso, tra l'altro, la rapida attuazione dei protocolli di legalità, per garantire un attento controllo sul corretto impiego dei flussi finanziari, in via di erogazione, per le opere pubbliche.
Quanto all'attività di contrasto delle fenomenologie criminose posta in essere dalle Forze dell'ordine, si comunica che nel 2001 sono state denunciate all'autorità giudiziaria, per vari reati, 100 persone ed arrestate 25; nei primi quattro mesi dell'anno 2002 le persone denunciate sono state 55 e quelle arrestate 9.
Tra le operazioni di polizia rivolte contro esponenti della mafia locale si segnala, in particolare, quella del 3 agosto 2001, allorché personale della D.I.A., eseguendo un provvedimento del tribunale di Trapani, ha sequestrato beni del valore di circa 3 miliardi, appartenenti ad un noto imprenditore indiziato di appartenere alla «famiglia» mafiosa di Alcamo.
Ad Alcamo sono presenti, per la Polizia di Stato, un commissariato distaccato di pubblica sicurezza, con 47 unità, a fronte delle 42 previste dall'organico e un distaccamento della Polizia stradale, con 19 operatori; per l'Arma dei Carabinieri, una compagnia e una stazione, con complessivi 58 militari, corrispondenti alle previsioni organiche.
Pur in considerazione della circostanza che non si rilevano carenze di organico per gli uffici ed i comandi territoriali, potrà procedersi ad ulteriori incrementi di personale, compatibilmente con le disponibilità e le esigenze delle altre sedi, in occasione delle prossime immissioni in servizio.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.


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LUCCHESE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la realizzazione delle infrastrutture sta alla base del piano di «rivoluzione» che il Governo ha promesso agli elettori - osserva il notiziario L'Informatore nell'articolo «Cantieri mai aperti» - oltre a risultare fondamentale per lo sviluppo economico italiano;
si è parlato - sostiene l'articolista - di acquedotti nuovi o da ristrutturare, di linee ferroviarie da ingrandire dove ancora esistono binari a senso alternato, di nuove realizzazioni nell'ambito del progetto alta velocità, si è parlato di ponti, ampliamento di strade e autostrade, varianti, porti e snodi per il traffico commerciale, ma ad oggi ancora non si è visto neppure un cantiere aperto;
la legge delega sulle grandi opere è stata approvata già nel 2001 all'interno dei provvedimenti dei 100 giorni, ma da allora i contribuenti non ne hanno avuto più notizia. Ci farebbe piacere conoscere - conclude L'Informatore - le tappe previste per l'inizio delle opere già in programma, nonché l'elenco delle stesse opere con la data di apertura dei cantieri e quella prevista di chiusura, oltre a capire con quali soldi verranno finanziati i progetti, perché se l'idea è che il project financing sia lo strumento da utilizzare allora i cittadini italiani possono dire addio ai sogni di gloria -:
se il contenuto dell'articolo riportato in premessa corrisponda a verità.
(4-02933)

Risposta. - L'articolo di stampa citato nell'interrogazione non pare tenere conto del completo quadro normativo cresciuto intorno alla legge 443 del 21 dicembre 2001, la cosiddetta «legge obiettivo».
In tale contesto si inquadra la delibera CIPE 21 dicembre 2001 n. 21 la quale elenca dettagliatamente tutte le «opere strategiche di importanza nazionale» regolate dalla legge obiettivo e ne stabilisce le priorità.
La medesima delibera, inoltre, indica le disponibilità aggiuntive stanziate per il triennio 2002/2004 per la realizzazione concreta del programma, mentre sono in corso le approvazioni del collegato alla finanziaria in materia di infrastrutture e del decreto delegato relativo alla legge obiettivo.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

LUCIDI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il delegato sindacale presso la Casa circondariale di Rovigo, Gianpietro Pegoraro, ha posto alcune questioni per la tutela dei lavoratori e per l'organizzazione del lavoro della Polizia penitenziaria quali la sicurezza sul lavoro; l'effettiva partecipazione all'attività di osservazione e trattamento del personale di Polizia penitenziaria (articolo 5 della legge n. 395 del 1990); la protezione dal mobbing e dallo stress da lavoro anche in riferimento al triste evento del suicidio di un agente di Polizia penitenziaria in servizio a Padova;
il direttore dell'istituto, anziché affrontare nel merito il confronto sindacale, ha emanato successivi atti con i quali incaricava formalmente Gian Pietro Pegoraro, in qualità di vice ispettore alle proprie dipendenze, di: predisporre il piano anti-incendio per l'istituto; partecipare a tutte le riunioni del SERT (servizio tossicodipendenze dell'azienda USL) e di istituire un archivio con nuovi fascicoli individuali dei detenuti in cui fossero raccolti le indicazioni «osservazionali» formulate dal personale di Polizia penitenziaria; individuare eventuali problemi di ordine relazionale, affettivo e quant'altro che possano travagliare gli operatori di Polizia penitenziaria e comprometterne così l'attività in servizio o la vita esterna;
si tratterebbe, in realtà, di un diffuso espediente di alcuni Direttori che, anziché porre in discussione le proprie responsabilità e i propri metodi di gestione del servizio istituzionale loro affidato e della


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struttura e dell'organizzazione del lavoro da loro diretta, scaricano sul rappresentante sindacale il compito di risolvere i problemi sollevati dai lavoratori;
la legge n. 626 del 1992 individua con precisione i compiti e le responsabilità del datore di lavoro, del rappresentante della sicurezza e dei diversi organi tecnici che devono concorrere alla sicurezza dei luoghi di lavoro;
l'Amministrazione penitenziaria ha messo a disposizione dei Direttori di istituto le risorse per ricorrere ad organi tecnici ed agenzie specializzate per affrontare i problemi della sicurezza;
la ASL di Rovigo ha giudicato il carcere pressoché inagibile e richiederebbe radicali interventi di ripristino delle condizioni di salubrità, di igiene e sicurezza degli ambienti di vita e di lavoro;
l'ordinamento penitenziario prevede che la segreteria tecnica del gruppo di osservazione e trattamento sia affidata ad un educatore e che i dati sull'osservazione e sul trattamento individualizzato siano raccolti nella cartella biografica personale e che pertanto la costituzione di separate gestioni di archivi e di cartelle dei detenuti ai fini della attività di osservazione e di trattamento dei detenuti risulterebbe scorretta e priva di quella organicità propria del lavoro d'èquipe richiesto espressamente dalla normativa;
l'attività del SERT richiede anche il raccordo e il confronto con gli operatori penitenziari, ma, fondamentalmente, è attività terapeutica e riabilitativa tutelata dal riserbo professionale proprio degli operatori sanitari;
la vita affettiva e di relazione delle persone è protetta dalle norme sulla privacy e perciò la disposizione del direttore dell'istituto di indagare sulla vita privata e di relazione degli agenti di polizia penitenziaria risulterebbe illegittima;
in riferimento alle malattie da stress da lavoro, il Direttore del carcere di Rovigo ha deciso di trasmettere acriticamente tutti i certificati medici del personale alla Procura della Repubblica;
sono costantemente segnalati episodi gravi di ostilità e contrapposizione da parte di alcuni direttori di istituti penitenziari nei confronti del personale del Corpo di polizia penitenziaria e delle rivendicazioni di tutela dei diritti e della innovazione nell'organizzazione del lavoro, derivanti da Accordi sindacali nazionali sottoscritti dal Ministero e dalle organizzazioni sindacali del personale;
ad esempio, il Tar dell'Emilia-Romagna ha dovuto dichiarare la nullità dei giudizi di insufficiente rendimento in servizio attestati dal Direttore della casa circondariale di Reggio Emilia con l'apposizione di un timbro sulle schede valutative di cui è prevista la compilazione analitica;
con interrogazione a risposta scritta presentata dal senatore Iovine ed altri sono stati segnalati abusi ed atti vessatori nei confronti del personale penitenziario in servizio presso la Casa circondariale di Vibo Valentia da parte del Direttore dell'istituto;
risulterebbe in atto una recrudescenza di conflittualità, con l'avvio di procedimenti disciplinari nei confronti di agenti di polizia penitenziaria, che attengono all'esercizio dei diritti individuali o a critiche di natura sindacale che verrebbero configurate come indebite censure dell'operato degli organi superiori -:
quali provvedimenti e quali direttive intenda adottare il Ministro della giustizia per ripristinare corrette relazioni con il personale secondo lo spirito democratico e di apertura alla soluzione dei gravi problemi, così come previsto dalla legge di riforma del Corpo di polizia penitenziaria e dagli accordi sindacali di comparto e di amministrazione a livello nazionale;
se non ritenga superati o abbisognevoli di rivisitazione il sistema classificatorio del rendimento individuale degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria ed il sistema disciplinare che si presta


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ad abusi, a distorte interpretazioni e a carenti tutele del personale;
quali misure intenda promuovere per ristabilire trasparenti criteri di responsabilità da parte di chi è chiamato a dirigere importanti e delicate strutture penitenziarie, secondo le regole definite dagli ordinamenti, superando anacronistici e deleteri atteggiamenti personalistici che privilegiano l'affermazione del potere gerarchico a scapito dell'efficienza dei servizi e del necessario clima di collaborazione che investe tutte le professionalità impegnate nel settore penitenziario.
(4-02431)

Risposta. - Si rappresenta, preliminarmente che non risulta che il direttore della casa circondariale di Rovigo abbia formalmente incaricato il Vice Ispettore Pegoraro di predisporre il piano antincendio dell'istituto.
Per quanto concerne in particolare il problema dei procedimenti disciplinari, si evidenzia che il decreto legislativo n. 449 del 1992, in materia di procedimenti disciplinari nei confronti del personale di Polizia penitenziaria, non consente all'amministrazione centrale una valutazione ex ante dell'operato gestionale delle direzioni degli istituti penitenziari che sono dotate di un autonomo potere disciplinare.
L'intervento si può porre solo in termini di legittimità in sede di riesame delle sanzioni inflitte dai consigli regionali di disciplina, ai sensi dell'articolo 20 del citato decreto.
L'amministrazione è doverosamente intervenuta con l'emanazione di una lettera circolare per richiamare l'attenzione degli operatori penitenziari preposti su alcune regole che presiedono alla correttezza del procedimento disciplinare. Si ritiene comunque opportuno segnalare che il numero dei procedimenti disciplinari concluso nell'ultimo triennio è andato diminuendo, come dimostrano i dati di seguito indicati: anno 1999 n. proc. disc. 2.957, anno 2000 n. 2.894, anno 2001 n. 2.250.
Analogamente per quanto riguarda il sistema classificatorio del rendimento individuale del personale di Polizia penitenziaria è stata recentemente emanata una circolare con cui si sensibilizzano gli organi competenti alla redazione dei rapporti informativi a prestare grande attenzione in fase di loro predisposizione, al fine di evitare inutili contenziosi.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

LUPI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
si verificano spesso disservizi sulla linea Milano-Lecco-Sondrio-Tirano, legati sia alla riduzione della composizione programmata dei treni diretti negli orari di maggiore affluenza, sia ai persistenti ritardi, a volta anche di entità rilevante;
i ritardi sono quasi sempre imputabili a guasti delle motrici e al funzionamento difettoso di impianti o mezzi rotabili;
nel dicembre 2000 è stato aperto il nuovo binario del raddoppio tra Airuno e Calolziocorte (prima tranche del raddoppio tra Carnate e Calolziocorte), ma il tratto realizzato non è ancora pienamente operativo a causa del mancato adeguamento delle stazioni di Airuno e Calolziocorte, con grave pregiudizio alla circolazione dei treni;
il completamento del raddoppio Carnate-Airuno è previsto solo per il 2007-2008;
è stato chiesto il frazionamento dell'opera in lotti, in modo da realizzare prioritariamente la tratta Carnate-Airuno;
tale frazionamento, presentando indubbiamente minori difficoltà di realizzazione, consentirebbe di approntare la tratta in 1-2 anni;
le trattative tra la regione Lombardia e Trenitalia per il potenziamento del servizio sulla linea Milano-Carnate-Lecco (con nuovi treni diretti) sono ad un punto morto, principalmente perché il vincolo imposto da Trenitalia di attestare i nuovi treni


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a Porta Garibaldi anziché a Milano centrale non consente di ottenere orari e tempi di percorrenza accettabili;
nelle ore di punta nel sottopasso della stazione di Lecco si verifica un affollamento al limite dell'accettabilità, anche ai fini della sicurezza;
la linea Monza-Molteno-Oggiono-Lecco ha le corse da/per Milano attestate su ben cinque capolinea, anziché su Milano Porta Garibaldi, come previsto dal «Protocollo per i Trasporti su ferro in Brianza», siglato il 13 febbraio 2001 -:
se non ritenga di impegnarsi attivamente affinché le linee ferroviarie suddette vengano gestite in modo da svolgere un servizio al territorio con sempre maggiore efficacia ed efficienza, in particolare per chi utilizza il treno per recarsi al proprio luogo di lavoro e di studio;
se non intenda compiere con urgenza azioni positive e tempestive per porre rimedio alle disfunzioni presenti nel sistema su ferro del lecchese e della Brianza che ricade sotto la provincia di Lecco.
(4-00843)

Risposta. - In risposta all'interrogazione Ferrovie delle Stato S.p.a. rappresenta quanto segue.
Nel corso degli ultimi mesi del 2000 e nei primi mesi del 2002, l'andamento dei treni sulla relazione Milano-Carnate-Lecco è stato, in parte, condizionato da rallentamenti nella tratta da Carnate a Calolziocorte, dovuti a cause diverse.
Infatti, si sono sovrapposte l'esigenza di una manutenzione straordinaria alla sede ferroviaria nella tratta da Carnate ad Airuno ed il completamento dei lavori di raddoppio e consolidamento del nuovo binario fra Airuno e Calolziocorte.
A seguito degli interventi realizzati, l'indice di puntualità dei treni, dal mese di maggio 2001, è risultato in continuo miglioramento ed in linea con gli obiettivi.
Inoltre, la puntualità dei treni relativa alla tratta ferroviaria Milano-Carnate, ha subito una lieve diminuzione a fine 2001 e nei primi mesi del 2002 sia a causa di un rallentamento attivato presso la fermata Delebio, per la costruzione di due sottovia necessari per la soppressione di altrettanti passaggi a livello, sia per il rallentamento attivato nella tratta Dervio-Colico, per lavori di rinnovamento della linea.
Allo stato attuale, essendo stati ultimati i lavori citati, i rallentamenti sono terminati e l'indice di puntualità relativo alla tratta in argomento risulta essere in netto miglioramento.
Per quanto attiene al potenziamento del servizio fra Lecco e Milano, si evidenzia che l'aumento del numero dei treni ha comportato la necessità di tener conto della potenzialità statica e dinamica delle stazioni terminali nonché dei tratti di linea del nodo di Milano. Per tale motivo si è addivenuti alla decisione di attestare i treni della linea Monza-Molteno-Lecco in più stazioni, tra le quali, ad eccezione di quella di Milano Greco, esiste anche un servizio metropolitano.
Si evidenzia che i vari attestamenti hanno, comunque, consentito di rispondere, in termini quantitativi, alla domanda di trasporto.
Con riferimento agli investimenti previsti, si rileva che nel contratto di programma 1994-2000 è inserito l'intervento «potenziamento infrastrutturale Milano-Lecco» che prevede il completamento del raddoppio da Airuno a Calolziocorte e raddoppio, parte in affiancamento (Carnate Usmate-Cernusco) e parte in variante (Cernusco-Airuno), per una spesa di euro 150 M interamente finanziati. L'ultimazione è prevista per il terzo trimestre 2006.
Per quanto concerne lo stato di attuazione dell'intervento:
a) il raddoppio della tratta Carnate Usmate-Calolziocorte è stato attivato e verrà completato con la sistemazione a piano regolatore generale della stazione di Calolziocorte (interventi da ultimare per il primo trimestre 2004);
b) per il raddoppio della tratta Carnate Usmate-Airuno si è conclusa la conferenza dei servizi, con prescrizioni, il 25 novembre 2001. È stato altresì emesso parere regionale di compatibilità ambientale


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(VIA) con decreto n. 12394 del 2001. È in corso l'adeguamento degli strumenti urbanistici in forza della procedura di Conferenza dei servizi. Deve essere avviata la progettazione esecutiva.

Il raddoppio della tratta Carnate Usmate-Airuno è previsto altresì da:
a) intesa istituzionale di programma Governo-regione Lombardia del 3 marzo 1999 - accordo di programma quadro «Malpensa 2000»;
b) PRS VII Legislatura regione Lombardia;
c) Piano decennale degli interventi (DPFER 2000-2004) regione Lombardia.

L'intero intervento rientra tra quelli inseriti nel 1o programma delle infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale di cui alla legge n. 443 del 2001 (legge obiettivo), approvato dal CIPE nella seduta del 21 dicembre 2001, all'interno del programma di interventi per l'accessibilità ferroviaria a Malpensa.
Sempre all'interno del primo programma delle infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale di cui alla citata legge è inserito anche un programma di interventi per l'accessibilità ferroviaria della Valtellina (linee Colico-Chiavenna e Lecco-Tirano). Tali investimenti mirano all'ammodernamento, al potenziamento ed alla messa in sicurezza di tali linee, anche in occasione dei campionati mondiali di sci.
Gli interventi sono previsti anche nei seguenti documenti:
a) convenzione del luglio 1997 tra ministero dei trasporti e della navigazione, regione Lombardia e ferrovie dello Stato S.p.a.;
b) PRS VII legislatura regione Lombardia;
c) piano decennale degli interventi (DPFER 2000-2004) regione Lombardia.

Uno dei progetti definitivi è già stato approvato, mentre l'altro è in fase di approvazione.
Il contratto di programma 2001-2005 prevede studi di fattibilità per il tratto Lecco-Molteno-Como, completamente finanziati.
Per quanto concerne il sottopassaggio della stazione di Lecco, in considerazione delle criticità che si vengono a verificare, sono stati avviati accordi preliminari con il comune per esaminare un'ipotesi di prolungamento dello stesso, con uscita sul lato opposto del fabbricato di stazione.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

LUSETTI e CARRA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in due occasioni consecutive, l'una durante la notte tra il 4 ed il 5 aprile, l'altra nella notte tra il 5 ed il 6 aprile, si è verificato l'ennesimo black-out totale del sistema di controllo radar delle frequenze operative utilizzate per le comunicazioni T/B/T (terra, bordo, terra) nei settori dell'ACC di Roma Ciampino;
i black-out sono durati rispettivamente 180 e 90 minuti;
l'ACC di Roma Ciampino controlla tutti i velivoli in sorvolo nel N.O. nel Centro e la quasi totalità del Sud d'Italia;
si sono evitate pericolose conseguenze solo grazie alla grande professionalità dei Controllori del Traffico Aereo di Roma Ciampino e non meno di quelli dell'ACC di Milano Linate che sono riusciti a gestire, oltre al traffico di propria competenza, anche quello di Roma Ciampino;
se i black-out non fossero avvenuti di notte le conseguenze sarebbero potute essere catastrofiche sotto il profilo della sicurezza;
in data 20 marzo 2002 è stata presentata la interrogazione n. 3/00823


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avente lo stesso oggetto, alla quale specificamente si richiama -:
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sia a conoscenza di queste continue avarie;
cosa intenda fare per garantire la sicurezza del Trasporto aereo in Italia;
se sia a conoscenza che i Controllori del Traffico Aereo, che, pur operando al massimo livello delle proprie capacità professionali, riuscendo a garantire il non verificarsi di sottoseparazioni e tanto meno di eventi ben più gravi, non sono stati dotati dall'ENAV SpA di un manuale operativo che specifichi, in armonia con il SAFETY MANAGEMENT SYSTEM, le procedure da adottare in casi di emergenza o in situazioni di crisi;
se sia a conoscenza che il sistema di elaborazione e presentazione dati, con cui si effettuano le operazioni di controllo, è privo di impianti/sistemi di riserva e di pronto intervento (back-up), elemento essenziale per la sicurezza delle operazioni di assistenza al volo e di navigazione aerea;
se non ritenga che la sicurezza del sistema «Trasporto Aereo» debba essere garantita dallo Stato e da chi lo amministra e non dalle indiscusse capacità individuali dei lavoratori.
(4-02623)

Risposta. - L'ENAV riferisce che il giorno 17 marzo 2002, alle ore 14,30, presso il centro di controllo d'area di Roma-Ciampino, a causa di una avaria hardware si sono spenti gli schemi radar di due settori operativi, mentre il sistema Flight Data Processing - FDP - di presentazione dei dati di volo ha continuato regolarmente a funzionare.
Utilizzando le procedure di
«recovery», disposte con ordine di servizio, i controllori dei due settori interessati hanno continuato ad osservare l'evolversi dei voli sugli schermi adiacenti che, attivati dal secondo sistema operativo «open», hanno sempre regolarmente funzionato.
Si è trattato, pertanto, di una avaria risolta in breve tempo, alla quale si è fatto fronte con il sistema operativo di riserva che ha consentito di garantire il previsto controllo di tutti gli aerei.
ENAV rappresenta che i sistemi tecnologici di proprietà, inclusi quelli del centro di Roma-Ciampino, sono stati tutti opportunamente dotati di sistema di
back up e di emergenza e rispondono a specifici standard tecnici, sviluppati sulla base dei requisiti operativi fissati a livello ICAO, Eurocontrol e nazionale.
L'avaria delle frequenze indicata non è da imputarsi ai sistemi di ENAV, ma agli apparati di rete della società Telecom che forniscono i servizi di telecomunicazioni dell'ente.
A tale riguardo, si è svolta in data 8 aprile 2002 una riunione presso il centro di controllo Roma-Ciampino per analizzare la situazione ed adottare le adeguate e conseguenti misure. Dalla stessa è scaturita la pianificazione delle attività, peraltro già in atto, necessarie per identificare la soluzione tecnica idonea a garantire la massima continuità ed affidabilità degli impianti nonché ad evitare il ripetersi di tali inconvenienti.
Per ciò che concerne la manualistica tecnico operativa, l'ENAV riferisce che ad ogni controllore è stata consegnata la normativa di riferimento internazionale che deve essere seguita nell'esercizio del controllo del traffico aereo.
La normativa applicabile in caso di emergenza ed in situazioni di crisi contempla «procedure interne» e «procedure di interfaccia» con ciascun impianto limitrofo appartenente allo stesso ente. Inoltre, per l'espletamento dell'attività quotidiana, sono disponibili presso ogni impianto gli ordini di servizio elaborati dal responsabile dell'ente stesso, in relazione alle particolari realtà che si manifestano. Nell'ambito della direzione generale, l'ENAV svolge il costante monitoraggio delle disposizioni operative locali e verifica che le stesse siano coerenti alle norme generali e conformi alle esigenze operative per le quali sono state adottate.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.


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LUSETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
gli orari, riguardanti il collegamento dispensato dalla società Alitalia Spa tra gli aeroporti di Ancona e Milano Malpensa, hanno subito delle variazioni in peius, rendendo peraltro enormemente più disagevole il traffico aereo per l'utenza;
più precisamente, da due anni l'Alitalia spa ha ridotto le frequenza giornaliere dei collegamenti aerei tra Ancona e Milano Malpensa da quattro a tre e soprattutto che rispetto allo scorso anno la predetta società ha notevolmente peggiorato gli orari di partenze e di arrivo degli aeromobili anticipando alle ore 15,10 il volo che in precedenza partiva da Milano intorno alle ore 18 e fissando per le ore 17,15 l'ultimo volo disponibile per rientrare a Milano;
il prezzo del biglietto per la predetta tratta è particolarmente oneroso;
Ancona è senza dubbio lo scalo aeroportuale a cui ricorrono gli abitanti dell'intera regione Marche;
la tratta in questione è d'importanza vitale per la gestione e lo sviluppo dell'imprenditoria marchigiana -:
se alla luce di quanto sopra esposto non ritenga di verificare se esista la possibilità di ridurre il costo del biglietto ed al contempo di individuare orari di collegamento più consoni a tutta l'utenza ed in particolare a quella d'affari.
(4-02801)

Risposta. - Si premette, in linea generale, che l'ente nazionale per l'aviazione civile non ha il potere di intervenire incisivamente sulle compagnie di navigazione aeree e sulla loro facoltà di determinare liberamente tariffe, rotte e frequenze di collegamenti aerei che sono sempre improntate a logiche di organizzazione e marketing aziendale.
Pertanto, le informazioni pervenute a questa amministrazione dalla società Alitalia, tramite l'Enac, rappresentano la situazione aggiornata al mese di giugno 2002 delle frequenze e degli orari e dei collegamenti attivati sulla tratta Ancona-Milano/Malpensa e su quella Ancona-Milano/Linate.
A causa della crisi del traffico di linea conseguente all'11 settembre 2001 e, al fine di adeguare il livello dell'offerta a quello della domanda la società Alitalia è stata costretta a ridurre le frequenze su alcuni collegamenti tra il centro ed il nord Italia, tra questi anche quello tra Ancona e Milano/Malpensa che oggi è servito da tre frequenze giornaliere assolutamente in linea con la domanda prevista.
In merito agli orari considerati non ottimali, si segnala che a partire dal 31 marzo 2002 il volo pomeridiano da Ancona è stato posticipato dalle 15.00 alle 17.15 per consentire un più comodo rientro a chi si sposta da Milano per affari e la possibilità di usufruire di ottime coincidenze internazionali a chi invece parte da Ancona.
Dal 1o maggio 2002, inoltre, è stato anticipato alle 07.00 il primo volo da Ancona, per essere a Milano entro le ore 08.35 e poter usufruire così della fascia oraria prioritaria in partenza da Milano per il nord-Europa.
È stata, inoltre, potenziata la capacità offerta con l'introduzione dei più capienti aeromobili AT7 (al posto dei Dornier 328) che hanno consentito di incrementare il numero dei posti passando da 260 agli attuali 396.
Per quanto riguarda invece il collegamento con l'aeroporto di Linate, l'attuale direttiva comunitaria che regola la distribuzione dei collegamenti sugli scali milanesi non consente di effettuare voli tra Ancona e Linate.
La direttiva stabilisce, infatti, che per poter operare collegamenti sull'aeroporto di Linate è necessario che il volume di traffico sia superiore ai 350.000 passeggeri annui (nel 2001 il collegamento con Ancona ha sviluppato un traffico di 90.000 passeggeri).
A proposito invece delle tariffe, si sottolinea che la struttura tariffaria nazionale Alitalia costruisce i livelli di prezzo in base alle distanze ed ai tempi di volo, per cui a parità di miglia le tariffe sono sempre coerenti. Ne deriva che per una corretta


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comparazione è necessario confrontare tariffe con uguale regolamentazione.
Il prezzo della tratta Ancona-Milano pari a 308 euro a/r è una tariffa normale di classe economica, mentre il prezzo di 320 euro per un biglietto Ancona-Parigi a/r è una tariffa promozionale (apex), la cui normativa prevede condizioni particolarmente restrittive (acquisto anticipato di 10 giorni, minimo di permanenza che includa la domenica; massimo di permanenza di 14 giorni; più ulteriori restrizioni relative a rimborsi, cancellazioni).
La tariffa normale di classe economica Ancona-Parigi a/r senza alcuna restrizione e pari a 1.324 euro.
Infine, per ciò che concerne i collegamenti con Roma, si evidenzia che nel primo trimestre del 2002 si registrava un coefficiente di occupazione pari al 52 per cento che non garantiva un ritorno adeguato di redditività.
Alla luce di tali prestazioni ed a causa della razionalizzazione della propria flotta di breve-medio raggio Alitalia è stata costretta a sospendere il servizio di una coppia di voli giornalieri (AZ 1127 da Roma delle 13.30 e AZ 1128 da Ancona delle 15.05) che avevano consuntivato dei volumi di traffico insoddisfacenti con circa 30 passeggeri in media a volo.
Nello stesso tempo, però, il volo AZ 1125 da Roma ed il volo AZ 1126 da Ancona hanno beneficiato di un notevole incremento di capacità grazie all'impiego di un aeromobile MD82 a 163 posti, al posto di un Dornier 38 a 32 posti.
La capacità complessivamente offerta su questo collegamento su base giornaliera risulta così aumentata più del 30 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
Inoltre, il cadenzamento orario dei voli è stato studiato per consentire alla clientela di entrambe le città di effettuare un viaggio di andata e ritorno nell'arco della stessa giornata, con evidente beneficio per chi si sposta per motivi di lavoro.
Dal giugno 2002, inoltre, la partenza del primo volo da Ancona per Roma è posticipata alle 07.10 con arrivo alle ore 08.05, in perfetta coincidenza con le prosecuzioni per altre destinazioni nazionali e con le principali fasce di partenza dei voli internazionali ed intercontinentali.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

LUSETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con decreto legislativo n. 66 del 1999 è stata istituita «l'Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo» con competenza in materia di investigazioni su incidenti aeronautici;
lo stesso decreto istitutivo dell'Agenzia prevede specificamente ed in modo inequivocabile sia la dotazione organica del neo istituito ente, che le modalità di composizione della stessa;
nel rispetto della normativa vigente ed in un'ottica di razionalizzazione della pubblica amministrazione, si prevede, in sede di prima applicazione, la composizione del predetto organico con i quadri provenienti dalla pubblica amministrazione aventi titoli idonei ed esperienze pregresse nel campo della sicurezza del volo e delle investigazioni;
ciò nonostante i responsabili dell'Agenzia dopo tre anni dalla sua costituzione ed a due anni dalla scadenza del mandato non hanno ancora provveduto a ricoprire più della metà dei posti disponibili, avendo peraltro collocato nei propri ruoli esclusivamente personale amministrativo, in un ente dalle evidenti specificità tecniche;
nonostante il permanere di uno stato embrionale della struttura operativa e il limitatissimo numero di inchieste concluse, l'agenzia emette giudizi di inefficienza nei confronti di enti ed istituzioni operanti nel settore dell'aviazione civile, senza peraltro fornire oggettivi elementi di riscontro;


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a tutt'oggi le uniche assunzioni effettuate di «personale specializzato in investigazioni», che, a quanto risulta all'interrogante, hanno spesso visto il reclutamento di soggetti senza alcuna pregressa esperienza a scapito di altri concorrenti di chiara fama e consolidata esperienza nel campo delle investigazioni, hanno riguardato esclusivamente contratti «a termine» annuali rinnovabili fino ad un massimo di tre anni;
siffatto stato di precarietà del personale chiamato a svolgere funzioni di tale delicatezza certamente non concorre a porre il personale stesso nelle condizioni di serenità ma soprattutto di indipendenza di giudizio; indipendenza prevista specificamente dalla stessa legge istitutiva dell'agenzia -:
quali siano i criteri di selezione che l'agenzia segue per il reclutamento dei propri addetti e perché non si sia ancora provveduto a ricoprire più della metà dei posti disponibili.
(4-02815)

Risposta. - L'agenzia nazionale per la sicurezza del volo riferisce che il reclutamento del personale presso l'ente medesimo avviene, per espressa previsione normativa, attraverso procedure di selezione.
In particolare, al fine di garantire l'individuazione di personale tecnico investigativo con le caratteristiche professionali necessarie per l'espletamento dei compiti demandati dal decreto istitutivo n. 66 del 1999 e di conformarsi a quanto disposto dall'articolo 8 dello stesso, l'Agenzia ha richiesto indicazioni alla funzione pubblica ed ha proceduto alla stipula di una intesa con le organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL trasporti.
Il dilazionamento delle assunzioni del personale selezionato è stato determinato dai tempi tecnici incomprimibili necessari per l'espletamento delle selezioni pubbliche.
Con l'acquisizione dell'attuale sede definitiva, l'agenzia sta completando le assunzioni del personale già selezionato ed a breve procederà a bandire ulteriori concorsi pubblici.
Infine, non può sottacersi la circostanza che la legge 28 dicembre 2001, n. 448 (legge finanziaria 2002) ha inciso in maniera notevole sull'agenzia in quanto, da un lato ha stabilito il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego (fatta eccezione per i contratti a tempo determinato), dall'altro lato, e soprattutto, ha ridotto lo stanziamento finanziario a favore dell'agenzia per il prossimo triennio, costringendo, conseguentemente, la medesima a rivedere la pianificazione delle assunzioni previste.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

MANCINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 19 febbraio 2001 ha avuto luogo la prova scritta per il concorso per titoli ed esami per personale educativo negli educandati;
a tutt'oggi, dopo quasi un anno, la correzione degli elaborati non è stata completata e tantomeno è stata comunicata data precisa in cui sarà effettuata;
il perdurare di questo stato di cose provoca uno stato psicologico di frustrazioni nell'attesa di una risposta positiva che per molti candidati significherebbe la risoluzione definitiva al problema della disoccupazione -:
se e quali iniziative intenda prendere per sbloccare tale ingiusta situazione così da pervenire alla pubblicazione dei risultati di tale concorso.
(4-01804)

Risposta. - Si fa presente che ritardi nella correzione degli elaborati riguardanti il concorso per titoli ed esami per personale educativo, si sono verificati soltanto in alcune regioni (Sicilia, Calabria, Toscana e Campania) a causa dell'elevato numero dei partecipanti e delle difficoltà nel reperimento e nella sostituzione dei commissari.
Le operazioni concorsuali in parola si concluderanno, comunque, su tutto il territorio


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nazionale entro il gennaio 2003, in tempo utile per l'inserimento degli interessati nelle graduatorie permanenti.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

MANINETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con l'entrata in vigore dell'orario 2002, sono stati attivati quattro nuovi collegamenti Eurostar sulla linea Milano-Venezia;
lungo la tratta le fermate previste sono Verona, Vicenza e Padova, con l'inspiegabile esclusione della stazione di Brescia;
il tempo di percorrenza dell'Eurostar sulla linea è stimato in 2 ore e 38 minuti, mentre un normale treno Intercity, con fermata anche a Brescia, impiega 2 ore e 52 minuti;
la pretesa esigenza di velocizzazione cui sono improntate le linee di collegamento effettuate con gli Eurostar, con conseguente riduzione del numero delle fermate, non sembra sussistere nel caso prospettato. Risulta evidente, infatti, che un risparmio di tempo di appena 14 minuti in meno impiegati dall'Eurostar senza fermata a Brescia, non costituisce un risparmio di tempo tale da tagliare fiori dalle nuove linee di collegamento tra Lombardia e Triveneto la città di Brescia con il suo ampio e importante bacino d'utenza;
l'esistenza treni Intercity lungo la linea presa in considerazione, non può essere, inoltre, considerata sostitutiva, vista la diversità qualitativa, assolutamente imparagonabile se posta a confronto con i collegamenti effettuati con treni Eurostar -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati;
se non ritenga che i motivi posti alla base dell'esclusione della fermata a Brescia dei nuovi collegamenti effettuati con treni Eurostar, siano privi di reale fondamento;
quali opportuni provvedimenti si intendono adottare in merito onde evitare ingiuste penalizzazioni nei confronti del bacino d'utenza interessato.
(4-02476)

Risposta. - Ferrovie dello Stato S.p.a ha riferito che la programmazione dell'offerta della lunga percorrenza, regolata sulla base della domanda di trasporto espressa dalla clientela nazionale, comprende i collegamenti cosiddetti veloci e di qualità effettuati con il materiale rotabile Eurostar Italia che rappresenta quasi il 22 per cento dei treni/chilometro prodotti e dei viaggiatori/chilometro trasportati.
Tali collegamenti, quindi, privilegiando la velocizzazione come elemento di qualità, fermano principalmente nei capoluoghi di regione e, quotidianamente, 108 Eurostar collegano una rete di 117 stazioni e 107 città localizzate su tutta la rete nazionale.
In tale ottica rientra l'offerta della linea Milano-Venezia che è improntata soprattutto ad una maggiore velocizzazione delle lunghe percorrenze, ottenuta anche mediante la riduzione del numero delle fermate.
Relativamente alla stazione di Brescia, l'offerta dell'orario di gennaio 2002 - fa conoscere Ferrovie dello Stato S.p.a. - risulta in sintonia con la strategia commerciale di Trenitalia prevista con i collegamenti
Intercity.
Sulla linea Milano-Venezia e viceversa, infatti, è operante un cadenzamento orario di treni
Intercity (17 coppie) che coprono le esigenze della clientela bresciana nell'arco dell'intera giornata.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

MANTOVANI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per gli italiani nel mondo. - Per sapere - premesso che:
alcuni cittadini italiani, residenti in Germania e precisamente a Norimberga, si sono presentati presso gli uffici del locale consolato italiano per chiedere informazioni relative alla procedura di raccolta firme per il referendum per l'estensione


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dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e per gli altri referendum (ambiente e scuola) per i quali è in corso su tutto il territorio nazionale la raccolta di adesioni;
dopo ore di attesa e dopo aver parlato con diversi funzionari del consolato, i suddetti cittadini avrebbero ricevuto l'assicurazione che la questione sarà presa in esame e quanto prima verrà data loro risposta;
stupisce che essendo approvata dal 1970 la legge che rende applicativa l'articolo 75 della Costituzione, ovvero il ricorso al referendum popolare, le nostre sedi consolari siano sprovviste di informazioni su tale questione -:
se gli Uffici consolari siano stati informati delle procedure da seguire per la raccolta di firme per i referendum e cosa prevedano le circolari in materia per rendere effettivo il diritto dei cittadini residenti all'estero di esercitare il proprio status di elettorato attivo.
(4-03639)

Risposta. - Si fa presente che le rappresentanze diplomatico-consolari sono a conoscenza delle disposizioni della legge 25 marzo 1970, n. 352, in materia di referendum abrogativi e che da parte del ministero degli esteri vengono regolarmente forniti indicazioni e chiarimenti operativi per tutta la rete consolare e gli uffici all'estero.
Per quanto poi concerne l'emanazione di circolari per rendere effettivo il diritto dei cittadini residenti all'estero di esercitare il proprio «status» di elettorato attivo, questa amministrazione è in attesa dell'approvazione del regolamento di attuazione della legge 27 dicembre 2001, n. 459, recante le norme per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

MARAN. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
i viticoltori del Friuli-Venezia Giulia incontrerebbero un grave danno economico se dopo il 2007 non fosse più loro consentito utilizzare la denominazione «Tocai» diventando tale denominazione esclusiva prerogativa dell'Ungheria come previsto nel 1992, in sede di preadesione alla Comunità europea, in un accordo tra la CEE e la Repubblica magiara;
ogni anno il Tocai alimenta nella regione Friuli-Venezia Giulia un volume di affari di circa 200 miliardi l'anno;
le affermazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, rese alla stampa, dopo l'incontro con il premier ungherese Viktor Orban, non hanno evidenziato la volontà di operare a sostegno del mantenimento della denominazione «Tocai friulano» -:
in che modo il Governo intenda tutelare la sopravvivenza di un vitigno che viene coltivato nelle terre friulane fin dal 1216 e che rappresenta un tradizionale punto di riferimento per i viticoltori e i consumatori in Italia e all'estero.
(4-02404)

Risposta. - Nel contesto dell'accordo di associazione tra l'Unione europea e l'Ungheria del 23 novembre 1993, con uno scambio di lettere allegate all'accordo, si era accettato da parte italiana l'impegno a rinunciare alla denominazione «Tocai Friulano» o «Tocai Italico» per la designazione di vini DOC italiani, al termine di un periodo transitorio di 13 anni dalla data in vigore dell'accordo, che verrà a scadenza nel 2007.
Le motivazioni che avevano all'epoca indotto a concludere un accordo di questo tipo, vanno probabilmente ricercate nel rigoroso rispetto del principio della protezione delle denominazioni geografiche di origine. Lo scambio di note contestato altro non fa che prendere atto, in maniera a dire il vero meccanica, del fatto che il termine «Tocai» in Italia non designa una zona geografica di produzione, mentre in Ungheria il termine «Tokay» individua una precisa regione di produzione vinicola.
A fronte di questa situazione, il Governo ha provveduto a prendere contatto con le Autorità ungheresi e con la commissione


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europea per tentare di individuare una soluzione che consenta in qualche modo di garantire l'utilizzo del termine Tocai per il vino prodotto nella regione Friuli anche oltre la scadenza del 2007.
Nel dicembre 2001, una missione tecnica di funzionari del ministero degli esteri, delle politiche agricole e della regione Friuli si era recata a Budapest per cercare di ottenere dalle autorità ungheresi un consenso di principio su una soluzione di compromesso. Si era partiti infatti dalla convinzione che la deroga richiesta alla Commissione per l'utilizzo della denominazione «Tocai» riferito alla vite o al vitigno anziché al vino difficilmente avrebbe potuto essere accolta dalla Commissione stessa in assenza di un previo accordo delle autorità ungheresi, considerato che con lo scambio di lettere del 1993 queste ultime si erano già garantite la rinuncia da parte nostra all'utilizzo del termine «Tocai» a partire dal 2007. Avevamo fatto presente che la nostra richiesta di deroga ai principi generali in materia di tutela delle denominazioni geografiche si fonda sulla applicazione dei principi di tipicità e tradizionalità di talune produzioni, anch'essi protetti in sede internazionale, ricordando che l'uso di una denominazione geografica come indicazione complementare volta ad indicare una varietà di vitigno era già stato consentito in passato nell'ordinamento comunitario, ad esempio nel caso del «Barbera». La risposta delle autorità ungheresi era stata allora molto cauta e prudente.
Da ultimo, il 9 luglio 2002 si è tenuta a Budapest una consultazione bilaterale sulla questione del Tocai. Malgrado i segnali incoraggianti emersi il 19 giugno 2002 dai miei colloqui con il vice ministro degli esteri ungherese, Barsony, e successivamente tra il Presidente del Consiglio e il Primo Ministro ungherese Medgiessy, la risposta ungherese alla proposta italiana di compromesso, relativa all'utilizzo della denominazione Tocai friulano dopo il 2007, è stata negativa, determinata nel difendere l'uso esclusivo della denominazione Tokai per i vini prodotti nella omonima regione ungherese e convinta di poter contare a tal fine non solo sul contenuto delle intese del 1993, ma anche sul sostegno implicito della Commissione e degli altri partners europei.
Il Governo italiano continua comunque, pur nel rispetto del principio
pacta sunt servanda evocato dal Presidente del Consiglio nella sua recente visita a Budapest, a ricercare una positiva soluzione della questione, sulla base di una intesa bilaterale con le autorità ungheresi che dovrebbe fondarsi sulla differenza fra la denominazione ungherese, che indica la regione di produzione, e quella friulana, riferita invece al vitigno, con l'obiettivo di poter ottenere una deroga al fine di utilizzare il nome della varietà di vite «Tocai Friulano» per vini di qualità italiani, senza danneggiare la denominazione di origine controllata «Tokay», riferita a vini prodotti nell'omonima regione ungherese.
In tali circostanze, alla luce dei recenti segnali di chiusura da parte ungherese, la regione Friuli-Venezia Giulia ha confermato l'intenzione già espressa di procedere rapidamente in via giurisdizionale con l'obiettivo di sollevare di fronte alla Corte di giustizia di Lussemburgo la questione della compatibilità degli accordi del 1993 con il successivo «Accordo TRIPs» (Stipulato in ambito Organizzazione Mondiale del Commercio, dove agli articoli 22 e seguenti si permette il pacifico possesso di denominazioni anche identiche, quando, come nel caso del vino «Tocai friulano» sia chiaro al consumatore che si tratta di vini derivati da vitigni di località diverse a denominazione similare) e più in generale con la normativa vigente in materia di omonimie nella protezione di denominazione di origine.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

MARTELLA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 124 del 1999, «Disposizioni urgenti in materia di personale scolastico», con l'articolo 6 ha stabilito il passaggio della gestione del personale


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A.T.A. (ausiliario-tecnico-amministrativo) dagli enti locali al ministero della pubblica istruzione;
tale trasferimento di competenze ha messo seriamente in discussione la realtà, che negli anni ha trovato nelle province italiane profondo radicamento, della «terziarizzazione» del servizio di pulizie nelle scuole, gestito da sempre dagli enti locali;
solo nella provincia di Venezia i lavoratori impiegati nei servizi sono circa 400, per la maggior parte inquadrati con contratti part-time (per una media di 18 ore settimanali), retribuiti con salari minimi che si aggirano intorno alle 700.000-800.000 lire mensili, e che molto spesso costituiscono l'unico reddito dell'intero nucleo familiare;
alle iniziative delle organizzazioni sindacali di categoria che chiedevano una gestione dello stato di incertezza legato alla transizione, il Ministero ha risposto emanando una circolare che conteneva delle garanzie per la continuità del servizio e per il mantenimento dei posti di lavoro (essa infatti prevedeva una proroga di tutti gli appalti in corso, con i relativi finanziamenti), assumendosi in questo modo, nei fatti, il ruolo di soggetto preposto allo stanziamento e all'erogazione dei finanziamenti necessari ai Capi d'istituto per garantire la continuità del servizio di pulizie nei plessi scolastici;
mentre però per il 2000-2001 il ministero si era impegnato ad assicurare dei finanziamenti che consentissero la proroga annuale degli appalti in corso, per l'anno scolastico 2001-2002 le risorse stanziate fino ad ora sono realisticamente appena sufficienti a garantire la copertura dei primi due mesi dell'anno, e anche la proroga prevista dall'ultima circolare ministeriale riguardante il subentro dello Stato nei contratti di appalto in precedenza stipulati dagli enti locali, la n. 446, appare destinata a tamponare la situazione solo fino al mese di dicembre;
la circolare di cui sopra, inoltre, assicura che con la prossima legge finanziaria verranno iscritte nel bilancio del ministero le risorse occorrenti sia per provvedere al pagamento degli arretrati che per assicurare la prosecuzione dei contratti in essere per tutto l'anno scolastico;
a partire dal gennaio del 2002, poi, i dirigenti scolastici dovranno assumere il ruolo di «manager», il che comporterà, tra l'altro, che diverranno titolari di una gestione diretta delle risorse erogate dal ministero dell'istruzione, e quindi anche della possibilità di indire singole gare d'appalto per il proprio istituto, con il rischio di arrivare ad un'eccessiva frammentazione degli appalti sul territorio (solo nel comune di Venezia il numero dei dirigenti scolastici e dei relativi istituti arriva a 63 unità) -:
se i ministri competenti non considerino opportuno intervenire presso i provveditorati agli studi per far sì che, nell'ambito del nuovo quadro normativo, essi assumano al più presto un effettivo ruolo di coordinamento tra le diverse istituzioni scolastiche e dunque di garanzia (seppure nei limiti delle proprie funzioni) rispetto al mantenimento degli impegni del ministero dell'istruzione nei confronti dei dirigenti scolastici riguardo alle procedure d'appalto;
se non ritengano di doversi immediatamente attivare per erogare in tempo utile i finanziamenti necessari a garantire la continuità del servizio di pulizie nella scuola, nonché il mantenimento dei posti di lavoro almeno fino al termine dell'anno scolastico in corso;
in che modo intendano reperire nella prossima legge finanziaria le risorse necessarie alla copertura dei finanziamenti che occorrono per la prosecuzione dei contratti di appalto, e quali iniziative abbiano intenzione di adottare per fare in modo che la situazione trovi in futuro una soluzione definitiva.
(4-00752)

Risposta. - In merito alla questione riguardante il subentro dello Stato dei contratti di appalto stipulati dagli enti locali, in applicazione di quanto disposto dalla legge n. 124 del 1999, si fa presente che nel dicembre 2001 a seguito di quesiti pervenuti


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sulla materia, con lettera circolare n. 722 è stato ribadito quanto già comunicato con la precedente circolare n. 446 del 17 settembre 2001, alla quale fa riferimento l'interrogante, ed in particolare, che in attesa di indire nuove gare di appalto secondo la vigente normativa, i succitati contratti di appalto dovevano essere ulteriormente prorogati, a costi invariati, fino al termine dell'anno scolastico 2001-2002.
Successivamente, la legge finanziaria n. 448 del 28 dicembre 2001 ha previsto la possibilità di attribuire a soggetti esterni alcuni servizi svolti al proprio interno, anche in deroga a disposizioni vigenti, previa emanazione di un apposito regolamento. Poiché detto provvedimento non può essere emanato in tempo utile per l'anno scolastico 2002-2003, il Ministero, con nota circolare del 13 giugno 2002 prot. n. 371, ha fornito ulteriori comunicazioni in merito, confermando l'opportunità, limitatamente alle istituzioni scolastiche finora coinvolte, di continuare ad avvalersi dei contratti di appalto in essere per l'espletamento dei servizi ausiliari fino al termine dell'anno scolastico 2002-2003 alle condizioni precedentemente stabilite, purché economicamente vantaggiose, e con la garanzia del mantenimento dell'occupazione esistente.
È stato successivamente precisato che detta proroga riguarda i contratti già prorogati nel settembre 2001 alle stesse condizioni e con lo stesso oggetto, sempre che nel corso del corrente anno non siano intervenute circostanze ostative alla prosecuzione del contratto stesso, ed a costi invariati.
Saranno gli uffici scolastici regionali ad autorizzare le istituzioni scolastiche ad effettuare l'ulteriore proroga e, con il contributo dei competenti centri amministrativi scolastici, a fornire alle istituzioni scolastiche interessate orientamento, assistenza e indicazioni in merito.
Con riguardo alle scuole ove siano maturate le condizioni o siano avviate le procedure per nuove gare di appalto, saranno gli stessi uffici scolastici regionali ad agevolare tutti gli adempimenti relativi ed in particolare la formale costituzione di contratti di consorzio tra istituzioni scolastiche.
I medesimi uffici provvederanno anche ad approvare eventuali gare di appalto già svolte da alcune istituzioni scolastiche, purché le procedure siano concretizzate nel rispetto della vigente normativa e nella capienza delle risorse finanziarie disponibili; a tal fine potrà essere anche richiesta la consulenza delle avvocature distrettuali e, se necessaria, la diretta collaborazione degli enti locali interessati all'affidamento a ditte esterne di alcuni servizi riguardanti la scuola.
Le modifiche alle situazioni in essere devono essere effettuate, comunque, con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali.
Riguardo, infine alle risorse per le esigenze dei servizi di pulizia in appalto, si ritiene opportuno premettere che l'articolo 8 della legge n. 124 del 1999 aveva previsto il trasferimento del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario senza alcun onere per lo Stato.
L'applicazione di detta norma e delle successive disposizioni riguardanti il subentro da parte dello Stato nei contratti stipulati dagli enti locali per i servizi di pulizia ha comportato invece un rilevante onere al quale non è stata data adeguata copertura finanziaria.
Questo Governo pertanto si è trovato nella necessità di reperire le relative risorse finanziarie; a tal fine è stato presentato un emendamento al disegno di legge recante disposizioni ordinamentali in materia di pubblica amministrazione, attualmente in discussione al Senato della Repubblica, che consentirà all'amministrazione l'attivazione nel triennio 2002-2004 delle risorse disponibili sul fondo globale, per integrare parzialmente le somme già stanziate in bilancio; sono, inoltre, tuttora in corso le procedure per incrementare le cifre necessarie a finanziare sia il saldo del debito che la copertura finanziaria dei contratti in essere.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.


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MARTELLA e CAZZARO. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 21 ottobre 1998 è stato sottoscritto l'accordo di programma per la chimica di Porto Marghera, che ha, come primo firmatario il ministero delle attività produttive, con l'obiettivo di mantenere a Porto Marghera condizioni ottimali di coesistenza tra la tutela dell'ambiente e lo sviluppo produttivo del settore chimico, in un quadro di certezze gestionali;
l'attuale Governo ha fatto proprio tale accordo recependo il 15 novembre 2001 con decreto del Presidente del Consiglio l'atto integrativo dell'accordo, che ha lo scopo di coordinare le nuove norme di legge in materia di bonifiche e le procedure previste dall'accordo di programma;
alcune notizie di stampa, confermate dallo stesso Ministro in un recente convegno a Venezia, sembrano accreditare l'intenzione dell'ENI di uscire dal settore della chimica -:
quali impegni intenda assumere il ministero delle attività produttive per garantire il rispetto ed il mantenimento dei suddetti accordi che l'eventuale uscita di ENI dalla chimica rischierebbe invece di mettere seriamente in crisi;
quali azioni il ministero dell'economia e delle finanze, come azionista di riferimento, intenda compiere affinché ENI non receda dagli impegni presi con l'accordo;
quali iniziative si intendano produrre, perché eventuali cessioni, non pregiudichino l'accordo e affinché l'ENI garantisca che eventuali acquirenti mantengano gli impegni sottoscritti con la firma dell'accordo.
(4-03380)

Risposta. - Come già rappresentato in sede di risposta ad una interpellanza urgente di analogo contenuto l'11 luglio 2002, svolta presso la Camera dei Deputati, si fa presente che l'accordo di programma per la chimica di Porto Marghera ha rappresentato un risultato di grande rilevanza per le forze politiche, sociali e produttive del nostro Paese e rappresenta, inoltre, ancora oggi, un caso d'eccellenza, un modello su cui costruire in altre aree del paese una serie di esperienze di successo.
Tale accordo di programma, fondato sulla considerazione peculiare delle caratteristiche ambientali della laguna veneta, è il risultato di una mediazione che tiene conto delle istanze di tutti i soggetti interessati. Esso individua le iniziative dei soggetti pubblici e privati, tra i quali anche l'Enichem, sulla base di un calendario che prevede interventi di monitoraggio del sistema ambientale e significativi investimenti sia di bonifica dei siti, sia interventi tecnologici sugli impianti, fissando i tempi e le necessarie risorse finanziarie, al fine di permettere uno sviluppo eco-compatibile dell'area.
L'attuazione delle iniziative individuate per la riqualificazione della chimica a Porto Marghera, è stata assicurata con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 novembre 2001 che ha reso esecutivo l'atto integrativo all'accordo, firmato il 15 dicembre 2000 dagli stessi firmatari dell'accordo di programma.
Ciò premesso, per quanto concerne le questioni sollevate nell'atto medesimo si fa presente, anche sulla base delle notizie assunte presso l'ENI S.p.A., che tale società, nell'ambito del processo di riorganizzazione dell'Enichem, ha manifestato da tempo l'intendimento di uscire dal settore petrolchimico, al fine di concentrare la propria attività nel settore energetico considerato anche che il settore della petrolchimica risulta caratterizzato da un processo di razionalizzazione e di concentrazioni di imprese che vedrà nell'arco di dieci anni la presenza di pochissimi operatori a livello globale.
Per tali motivi, l'Enichem aveva iniziato un negoziato per una
joint-venture con la Sabic che si è interrotto per cause dovute, tra l'altro, alla situazione del sito di Gela con la nota vicenda del pet-coke che ha avuto riflessi su tutte le attività del petrolchimico, ivi comprese quelle della Polimeri Europa; alla forte diversificazione produttiva


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dell'Enichem unita alla dispersione geografica in Italia e all'estero, nonché all'acquisizione delle attività petrolchimiche (politilene e polipropilene) di due siti del Nord Europa della DSM da parte di Sabic che potrebbe aver indotto la Sabic stessa a riconsiderare l'acquisizione della Polimeri Europa, anche in relazione a possibili problematiche antitrust a livello europeo.
Già durante la fase negoziale, tuttavia, l'ENI ha considerato le possibili alternative da seguire in caso di interruzione della trattativa.
La società sta ora valutando tali alternative al fine di cogliere le migliori opportunità offerte dal mercato anche in relazione all'atteso miglioramento della congiuntura del settore chimico.
Per quanto riguarda in particolare il sito di Porto Marghera, l'Enichem, per il caprolattame, aveva concluso un negoziato per la cessione dell'attività ad un primario utilizzatore italiano che ha disdetto le intese raggiunte a causa della recessione in corso e delle notevoli criticità di cui soffre tale produzione dovute sia alla obsoleta tecnologia sia, come detto, all'andamento del mercato.
In relazione alla mancata vendita si è deciso di procedere alla fermata graduale del ciclo caprolattame a partire dal 1o gennaio 2003. I tempi di fermata delle varie sezioni dell'impianto copriranno tutto il 2003.
L'organico attuale è di 407 addetti diretti e 90 indiretti (laboratori, manutenzione,
staff) a ruolo Enichem. La gestione delle ricadute occupazionali avverrà ricorrendo alla mobilità intergruppo e all'impiego degli strumenti usuali.
Relativamente alla realizzazione del nuovo impianto «a celle a membrana» per la produzione di cloro in sostituzione di quello attuale, nonché alla realizzazione dell'impianto per il «bilanciamento» delle produzioni EVC1, l'ENI ha precisato che Enichem ha avviato le pratiche per l'ottenimento della valutazione di impatto ambientale (VIA) e che la relativa procedura, come confermato anche dal mistero dell'ambiente e della tutela del territorio, è in corso di istruttoria.
In relazione a tali iniziative l'ENI ha, tuttavia, precisato che le stesse non possono prescindere dalla partecipazione degli utilizzatori all'investimento, così come previsto dall'accordo di programma, nonché dalla garanzia di continuità nel tempo da parte delle produzioni che utilizzano il cloro.
Per quanto riguarda gli impegni previsti dall'accordo di programma sulla chimica a Porto Marghera, sottoscritti dall'Enichem, l'ENI, nel precisare che l'Enichem conferma gli impegni assunti ha, altresì fatto presente che la società ha già realizzato consistenti interventi sia di bonifica e messa in sicurezza, sia di demolizione. Dei 1095 miliardi di lire inizialmente previsti a carico dell'Enichem, ad oggi, sono state, infatti, avviate iniziative per circa 700 miliardi di lire.
Riguardo agli impegni assunti dalla predetta società, firmataria dell'accordo di programma di cui trattasi, si precisa che con l'atto integrativo, citato in precedenza, oltre alla ulteriore definizione degli adempimenti inerenti l'approvazione dei progetti ed alla predisposizione ed adozione di un
master plan, è stato precisato che l'accordo medesimo si applica alle aree in disponibilità delle aziende firmatarie e di quelle eventualmente subentranti.
Già sul piano negoziale risulta, pertanto, disciplinato il trasferimento degli adempimenti ed obblighi anche a carico dei soggetti che: dovessero subentrare nella titolarità di aree ed impianti dell'Enichem.
Anche l'ordinamento giuridico garantisce che suddetti adempimenti ed obblighi continuino a far carico ad Enichem e coinvolgano anche la società che dovesse subentrare ad essa.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Valducci.

FRANCESCA MARTINI. - Al Ministro della salute, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 46 del 1997 concernente l'«Attuazione della direttiva 93/42/CEE, concernente i dispositivi medici»,


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all'articolo 20, prevede che ... «con decreto del Ministro della sanità, di concerto con il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, possono essere, anche per singole tipologie di dispositivi, individuati i soggetti autorizzati alla vendita nonché stabilite le prescrizioni che devono essere osservate per assicurare che la conservazione e la distribuzione dei dispositivi stessi siano conformi agli interessi sanitari»;
fino ad oggi le suddette disposizioni sono state attuate limitatamente al commercio dei dispositivi medici rientranti nella competenza professionale degli esercenti l'arte sanitaria ausiliaria di ottico, di cui al decreto ministeriale 23 luglio 1998 «Disposizioni relative al commercio degli occhiali in attuazione dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 46 del 1997»;
il decreto ministeriale n. 332 del 1999 «Regolamento recante norme per le prestazioni di assistenza protesica erogabili nell'ambito del Servizio sanitario nazionale: modalità di erogazione e tariffe», a differenza di quanto veniva regolamentato in passato, si limita a stabilire che: «... Per l'erogazione dei dispositivi definiti "su misura" ai sensi dell'articolo 1, comma 2, lettera d), del decreto legislativo 24 febbraio 1997 n. 46, inclusi nell'elenco 1 del nomenclatore di cui all'allegato 1, le regioni e le aziende Usl si rivolgono ai soggetti iscritti presso il Ministero della sanità ai sensi dell'articolo 11, comma 7, del citato decreto legislativo 24 febbraio 1997 n. 46...»;
per l'iscrizione nel suddetto elenco, tenuto a cura del Ministero della sanità, non è richiesto alcun titolo abilitante. Pertanto ad oggi chiunque può registrarsi in qualità di fabbricante di un dispositivo ortopedico su misura pur non essendo abilitato alla professione sanitaria di tecnico ortopedico;
la previsione di cui all'articolo 20 del decreto legislativo n. 46 del 1997 è finalizzata principalmente alla tutela della salute della collettività, riservando solo ai soggetti in possesso del titolo abilitante la vendita al pubblico di determinati dispositivi medici;
la progettazione, nonché la fabbricazione e la immissione in commercio dei dispositivi ortopedici su misura sono di competenza esclusiva del tecnico ortopedico, così come regolamentato dal decreto ministeriale n. 665 del 1994 -:
quali iniziative si intendano adottare affinché sia data attuazione alle disposizioni di cui all'articolo 20 del decreto legislativo n. 46 del 1997 al fine di evitare il verificarsi di fenomeni di abusivismo nell'esercizio della professione sanitaria di tecnico ortopedico e a tutela degli utenti fruitori delle prestazioni assistenziali protesiche.
(4-02028)

Risposta. - I fabbricanti di dispositivi medici su misura (odontotecnici, tecnici ortopedici, podologi, ottici, ecc.) vengono iscritti, ai sensi del comma 7 dell'articolo 11 del decreto legislativo n. 46 del 1997, in un elenco tenuto dal ministero della salute - direzione generale del sistema informativo e statistico e degli investimenti strutturali e tecnologici, in base alla presentazione di una dichiarazione contenente i dati personali, il possesso del diploma professionale, le tipologie di dispositivi medici immessi in commercio, i materiali usati, ecc.
I dubbi interpretativi che potevano sorgere per la distinzione delle competenze tra la figura del tecnico ortopedico e la figura del podologo sono stati chiariti con la sentenza del T.A.R. - regione Lazio, Sezione I-
bis, 26 gennaio 1998.
Infatti, per la progettazione, la fabbricazione e la immissione in commercio viene evidenziato che la norma individuante il profilo professionale e le relative mansioni del podologo (decreto ministeriale n. 666 del 1994: «tratta direttamente, nel rispetto della normativa vigente... con metodi incruenti, ortesici il piede doloroso») correttamente interpretata, non consente in alcun modo al podologo di invadere il campo specifico riservato alle competenze di altre


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figure professionali, fra cui, in particolare, quella del tecnico ortopedico.
I «metodi ortesici»... infatti si distinguono chiaramente dalle operazioni di «costruzione e/o adattamento, applicazione e fornitura di protesi, ortesi e di ausili sostitutivi, correttivi e di sostegno dell'apparato locomotore, di natura funzionale ed estetica, di tipo meccanico, o che utilizzano l'energia esterna o energia mista corporea esterna, mediante rilevamento diretto sul paziente di misure o modelli, operazioni che sono di competenza del tecnico ortopedico e che sono «effettuabili» su prescrizione medica e successivo collaudo a norma dell'articolo 1 del decreto ministeriale sanità n. 665 del 1994 (Individuazione della figura e relativo profilo professionale del tecnico ortopedico).
Inoltre, la sentenza chiarisce che i «metodi ortesici» - effettuati dai podologi - sono applicabili solo «nel rispetto della normativa vigente» nell'ambito di un trattamento diretto del piede doloroso e, quindi, non possono comprendere... le attività proprie di altre figure professionali e, in particolare, quelle dei tecnici ortopedici che comportano, fra l'altro, la realizzazione, l'adattamento, l'applicazione e la fornitura di ortesi ortopediche podaliche... che «sono ortesi annesse alla calzatura».
L'applicazione di ortesi digitali podaliche rappresenta uno degli interventi tipici del podologo sul piede e ... che simili ortesi (digitali o avampodaliche) «si distinguono dalle ortesi ortopediche in quanto sono applicate direttamente al piede».
Infine, il T.A.R.-Lazio ritiene che la formulazione normativa non si presta ad equivoci ed è idonea a delimitare in modo congruo la sfera di competenza professionale della figura del podologo rispetto a quella del tecnico ortopedico.
Alla luce di quanto esposto e, in base all'articolo 20 del decreto legislativo n. 46 del 1997 che rende possibile, ma non obbligatoria, l'adozione di uno specifico decreto interministeriale per l'individuazione dei soggetti autorizzati alla vendita di singole tipologie di dispositivi medici, non è stato ad oggi elaborato un decreto riguardante i dispositivi immessi in commercio da tecnici ortopedici o podologi.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

FRANCESCA MARTINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 47 (Adeguamento alla normativa europea di disposizioni del codice della navigazione concernenti le licenze di volo) della legge 1 marzo 2002, n. 39 (Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2001) modifica l'articolo 731 del codice della navigazione e il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 18 novembre 1988, n. 566;
a seguito di detta modifica, per il conseguimento delle licenze di volo, non è più necessario il possesso di un diploma di scuola media superiore, né alcun altro titolo di studio -:
se risponda al vero che, nonostante la modifica normativa di cui sopra, i funzionari preposti all'istruzione delle pratiche per le licenze di volo continuino a richiedere il non più necessario diploma;
e se, in caso affermativo il Ministro interrogato non ritenga opportuno far predisporre una circolare che informi i suddetti funzionari.
(4-02635)

Risposta. - L'Ente nazionale aviazione civile riferisce che il possesso del titolo di studio non è più richiesto tra i requisiti necessari per ottenere le licenze aeronautiche e che in questo senso, in data 2 maggio 2002, ha dato istruzioni agli uffici competenti al rilascio delle suddette licenze sia centrali che periferici.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.


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MEDURI, OLIVERIO e BOVA. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
il prossimo mese di giugno la Commissione europea avvierà l'esame della revisione di medio termine della politica agricola comune (PAC);
risulta agli interroganti che fra le proposte in discussione ci sia la consistente riduzione (30 per cento) dell'importo relativo agli aiuti per la coltivazione del grano duro nelle regioni meridionali. Tale riduzione, ove dovesse essere approvata, determinerebbe un taglio complessivo intorno ai 170 milioni di euro 25 milioni dei quali per la sola regione Calabria;
per la regione Calabria, che destina alla coltivazione del grano duro oltre 65 mila ettari, il taglio in discorso non sarebbe tollerabile, anche perché probabilmente si sommerebbe ad altri interventi in tale direzione che, sempre a quanto risulta agli interroganti, sarebbero all'ordine del giorno della Commissione europea -:
quali siano le valutazioni del Ministro interrogato e se non ritenga, in particolare, di dover verificare se quanto esposto corrisponda alla reale intenzione della Commissione europea ed eventualmente opporsi con forza, nella sede appropriata, a tale sciagurata ipotesi.
(4-02948)

Risposta. - In via preliminare, si assicura che l'amministrazione è fortemente impegnata a tutelare la produzione del grano duro ed i redditi degli agricoltori interessati contro le preannunciate proposte di riduzione delle misure di sostegno al grano duro nel quadro della revisione di medio termine.
Il tutto è stato ingenerato da uno studio, commissionato dalla Commissione europea ad un centro di ricerche economiche belga, che mette in discussione la sostenibilità economica dell'attuale regime comunitario di sostegno alla produzione di grano duro ed in particolare l'aiuto supplementare alle Regioni tradizionali.
L'amministrazione, al fine di contrastare le ipotesi avanzate in tale studio e per motivare l'erogazione dell'aiuto supplementare al grano duro, ha presentato recentemente al Commissario Fischler uno studio condotto dalla Ernest Young.
Tale studio ha permesso di mettere in luce che:
a) il comparto del grano duro può essere considerato come un successo della politica agricola comune, in quanto gli aiuti erogati al comparto, in modo particolare il supplemento grano duro, hanno consentito di raggiungere importanti obiettivi quali l'equilibrio e la stabilità del mercato interno, l'allineamento del prezzo interno rispetto ai corsi mondiali, il mantenimento della coltura del grano duro nelle aree tradizionali, il raggiungimento di un reddito equo per i produttori;
b) il sistema degli aiuti comunitari per il grano duro, nel caso specifico dell'Italia (che da sola rappresenta il 46 per cento della produzione europea), senza generare sovracompensazioni, ha favorito la creazione di importanti sinergie tra settori produttivi, favorendo l'integrazione, in aree tipicamente svantaggiate, tra imprese produttrici orientate al mercato ed insediamenti industriali per la produzione di pasta, generatori di importanti effetti occupazionali;
c) le aziende italiane specializzate nel grano duro, si troverebbero al limite della convenienza economica della produzione. Infatti, l'analisi condotta, tenendo conto delle differenze esistenti in termini di livello del costo della vita, mette chiaramente in evidenza come, nel caso dell'Italia, primo Paese produttore comunitario, il risultato netto aziendale, al lordo di tutti gli aiuti, permetta a malapena la remunerazione del fattore lavoro, con un ulteriore margine del 30 per cento circa per la remunerazione degli altri fattori produttivi, incluso il capitale proprio e, quindi, l'utile.
Tali conclusioni rappresentano le basi sulle quali l'amministrazione fonda la propria azione in difesa delle misure di sostegno alla produzione di grano duro.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.


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MENIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sono stati segnalati all'interrogante diversi casi in cui le sedi della motorizzazione civile hanno rilasciato patenti di guida a cittadini nati in territori al tempo italiani, indicandoli come nati in stati stranieri;
si fa presente che esiste una legge della Repubblica, la n. 54 del 15 febbraio 1989, la quale prevede che sia indicato il solo comune di nascita, nella dizione, italiana, senza ulteriori riferimenti all'attuale o comunque posteriore appartenenza statuale;
si cita ad esempio il caso del signor Alberto Fratantaro, nato a Cittanova d'Istria, indicato come «Yugoslavo» sulla patente di guida, nonostante abbia scelto come molti altri italiani la via dell'esodo proprio per conservare la sua italianità -:
se il sistema computerizzato di emissione delle patenti sia centralizzato o meno: in tale caso se si voglia immediatamente provvedere ad adeguare il sistema stesso a quanto previsto dalle norme di legge; ovvero in altro caso se si vogliano impartire disposizioni alle sedi periferiche tese a fare applicare senza indugio ed esitazioni le prescrizioni della legge 54 del 1989;
se si voglia provvedere a fare sostituire a carico della struttura della MCTC di Treviso, la patente di guida del signor Fratantaro.
(4-02670)

Risposta. - Si fa presente che con file-avvisi 01.1986 il centro elaborazione dati di questa amministrazione - dipartimento per i trasporti terrestri e i sistemi informativi e statistici - ha indicato, ancor prima della pubblicazione della legge n. 54 del 1989, la procedura informatica da adottare quando ricorre il caso del rilascio della patente di guida o del documento di circolazione a cittadini italiani nati in comuni ceduti dall'Italia ad altri Stati, in base al trattato di pace.
Pertanto, si ritiene che il caso segnalato nell'atto ispettivo sia imputabile a mero errore dell'ufficio che sarà opportunamente informato per i provvedimenti di competenza.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

MEREU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i collegamenti marittimi tra i comuni di Carloforte e Portovesme sono garantiti dalla società di navigazione Saremar che utilizza le motonavi «Sibilla» e «Vesta» con un capacità di trasporto di oltre 80 macchine;
tale collegamento, risulta di fondamentale importanza perché trasporta pendolari e, al momento, camion e mezzi pesanti impegnati nei lavori portuali che interessano il comune di Carloforte;
si stanno registrando notevoli disagi per la collettività a causa della momentanea indisponibilità della motonave «Sibilla», già da alcune settimane, a causa dei lavori di manutenzione programmati;
la società di navigazione Saremar ha provveduto a sostituire la motonave con un traghetto molto più piccolo che non riesce, però, nonostante sia stato mantenuto il numero delle corse, a smaltire la mole di traffico presente sulla corsa tra i comuni di Carloforte e Portovesme;
analoghi problemi si erano presentati nei collegamenti tra i comuni di S. Teresa di Gallura e Bonifacio, cui la Saremar ha provveduto sostituendo la nave in manutenzione con un'altra avente le stesse caratteristiche e capacità di trasporto -:
se non ritenga opportuno intervenire in tempi rapidi presso la Saremar al fine di consentire che il servizio di trasporto tra i due comuni citati ritorni ad essere svolto in condizioni che non risultino disagiate per la collettività e soprattutto in


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condizioni di massima sicurezza, sollecitando la società di navigazione, come richiesto, peraltro, anche dalle autorità cittadine e dagli stessi marittimi della Saremar, a sostituire la motonave «Sibilla» con altra dalle stesse caratteristiche o ad impiegare la motonave «Vesta» con un doppio equipaggio.
(4-02747)

Risposta. - Si riferisce che la motonave «Sibilla» è rientrata in esercizio il giorno 18 maggio 2002, con la conseguenza che i collegamenti con Carloforte sono tornati ad essere assicurati con due navi tipo Sibilla e due traghetti tipo Arbatax.
La scelta di sostituire la M/t Sibilla con il M/t Arbatax, utilizzando doppio equipaggio è stata determinata dalla necessità, a parità di attività, di non avere costi aggiuntivi per la sovvenzione.
Per evitare, tuttavia, che possano ripetersi i disagi oggetto dell'interrogazione, la società Saremar è stata impegnata, ove possibile, a programmare le future soste in periodi di minor traffico.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

MEREU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di domenica 28 aprile nella pista principale dello scalo aeroportuale di Cagliari-Elmas si è creata una buca su un tratto di asfalto dell'ampiezza di un paio di metri quadrati, che ha provocato la chiusura al traffico dell'aeroporto;
l'inagibilità della pista principale ha causato la cancellazione di ben otto voli determinando gravissimi disagi per gli oltre 750 passeggeri proprio nella domenica del ponte più lungo ed in previsione del week-end del 1 maggio;
i passeggeri in attesa hanno lamentato l'assoluta mancanza di informazioni riguardo ai tempi di sistemazione della pista e di ripresa del servizio, che è avvenuto nelle prime ore del 29, anche se i problemi di traffico si sono protratti per tutta la mattinata;
la società Sogaer ha declinato ogni responsabilità in quanto le competenze sulla pista sono dell'aeronautica militare mentre la riapertura dello scalo deve essere disposta dall'ENAC -:
quali iniziative intenda adottare al fine di evitare nel futuro il verificarsi di analoghi disservizi, tenuto conto altresì che lo scalo di Cagliari-Elmas non è nuovo a tali episodi e che in particolare la pista è soggetta periodicamente ad episodi simili che comportano un fortissimo disagio per l'utenza;
se non intenda accertare le eventuali responsabilità degli enti competenti, che non hanno saputo far fronte a tale emergenza in tempi rapidi.
(4-02840)

Risposta. - L'ente nazionale per l'aviazione civile fa presente che, successivamente all'inconveniente occorso sulla pista di volo dell'aeroporto di Cagliari Elmas il giorno 28 aprile 2002, ha rappresentato all'ente gestore le dovute contestazioni in merito ai lavori da questi realizzati ed ha ottenuto che lo stesso ponesse sotto costante controllo la gestione della pista medesima.
In particolare, a seguito di una riunione, promossa dall'ENAC, con tutti i soggetti interessati (direzione aeroportuale, gestore aeroportuale e l'aeronautica militare che ha in consegna la suddetta pista), sono state assunte le seguenti determinazioni:
1. i lavori di riqualificazione della pista saranno eseguiti dall'aeronautica militare entro il 2004;
2. nel frattempo l'aeronautica militare, reperiti i fondi necessari e redatto apposito progetto, eseguirà un intervento straordinario;
3. il gestore, in attesa dei lavori di riqualificazione, attiverà un sistema di vigilanza e manutenzione tattica attraverso i quali


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la pista sarà tenuta costantemente sotto monitoraggio stretto.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere:
quanti siano i dirigenti in servizio presso la Direzione generale Anas;
quanti siano in posizione di comando, o distacco, presso altri enti e quali siano questi ultimi;
se tutti i dirigenti della direzione generale occupino incarichi corrispondenti alla qualifica rivestita;
quanti siano i dirigenti in servizio presso i compartimenti regionali della viabilità;
quale sia la retribuzione media di un dirigente Anas.
(4-01498)

Risposta. - L'ente nazionale per le strade, interessato al riguardo, rappresenta che al 31 dicembre 2001, su un contingente di 6.482 dipendenti dell'ente, risultavano n. 100 unità con qualifica dirigenziale, in servizio tanto presso la direzione generale quanto presso gli uffici periferici, con un'età media di 56 anni.
L'ente stradale precisa in proposito che, in relazione al processo di decentramento della rete stradale, alla data suddetta data risultavano in mobilità 3 unità dirigenziali e che nel corso del 2001 erano cessati rapporti con 19 dirigenti.
Pur rimandando a fine anno il consuntivo del bilancio sui movimenti del personale cessato ed assunto, al 15 giugno 2002, il totale dei dirigenti in servizio risultava di 107 unità, con età media di 54 anni.
Attualmente, riferisce l'ANAS, il costo medio
pro capite del personale dirigente è pari a circa 87.797 Euro al lordo delle ritenute previdenziali ed assistenziali.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere:
se corrisponda al vero che da gennaio 2002 i treni della linea Roma-Avezzano non saranno più attestati alla stazione Termini bensì presso la stazione di Roma-Tiburtina;
in caso di risposta affermativa, se sia al corrente delle ragioni che ne determinano il trasferimento;
se lo stesso abbia carattere definitivo o provvisorio;
se sia possibile prendere in esame provvedimenti alternativi, meno penalizzanti per l'utenza;
se sia possibile istituire servizi di trasporto diversi, quale l'impiego di pullman da mettere a disposizione dei pendolari residenti nei comuni di Guidonia Montecelio e Tivoli;
se sia a conoscenza che la decisione comporterà un grave stato di disagio alle migliaia di utenti dell'area tiburtina, con il rischio che molti di questi ritorneranno all'utilizzo della propria automobile andando a congestionare ulteriormente l'ex strada statale Tiburtina.
(4-01609)

Risposta. - Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che l'inizio dei lavori per l'innesto nel nodo di Roma della linea ad alta capacità Roma-Napoli, nel tratto compreso fra le stazioni di Roma Prenestina e Roma Termini, ha reso necessaria l'interruzione del collegamento a doppio binario fra le due stazioni citate.
Gli interventi in programma sono relativi al raddoppio della linea Roma-Pescara in fase di realizzazione tra Prenestina e Lunghezza ed in fase di progettazione nella tratta Lunghezza-Guidonia.
Nella tratta Prenestina-Salone è già stata realizzata la sede del raddoppio ed è stata indetta la gara per la realizzazione dell'attrezzaggio tecnologico con regime di blocco automatico banalizzato (BAB).


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Nella tratta Salone-Lunghezza è in fase di affidamento l'appalto per la realizzazione del raddoppio con relativo attrezzaggio tecnologico.
Infine, per la tratta Lunghezza-Guidonia, sulla base del progetto preliminare già disponibile, è previsto, a breve, un confronto con tutti i soggetti interessati.
A guadagno di tempo, è già stata avviata la progettazione definitiva con l'obiettivo di indire, entro il prossimo mese di luglio, la conferenza di servizi.
A lavori conclusi, previsti per la fine del 2004, sarà possibile ottenere il decongestionamento della linea, l'aumento della capacità di trasporto e la riduzione dei tempi di percorrenza.
Il progetto prevede anche l'apertura di nuove fermate della FM2 a Togliatti, La Rustica, e Serenissima, oltre ad una serie di interventi di mitigazione ambientale e di riqualificazione urbanistica dell'area interessata.
Con l'interruzione del collegamento tra Roma Prenestina e Roma Termini, l'unico itinerario fisicamente possibile per i treni provenienti da Pescara-Guidonia è stato individuato nel collegamento fra Roma Prenestina e Roma Tiburtina; conseguentemente, è stato programmato, a partire dal 23 febbraio 2002, l'attestamento a Roma Tiburtina dei seguenti 23 treni che, prima di tale data, venivano attestati a Roma Termini: 4 intercity da/per Pescara; 7 regionali da/per Pescara; 7 regionali da/per Avezzano e 5 regionali da/per Tivoli/Guidonia.
Tale soluzione, comunque priva di alternative e già da tempo attuata per i 42 treni giornalieri della relazione FM2 da Tivoli/Guidonia, garantisce la continuità del collegamento con Roma, non comporta aumento dei tempi di percorso e assicura un agevole interscambio con la linea B della metropolitana di Roma e con numerose linee urbane di superficie.
L'attestamento a Tiburtina di tutti i servizi della relazione suddetta è, fra l'altro, coerente con l'assetto a regime dei servizi nel nodo di Roma, di cui costituisce una sostanziale anticipazione e attraverso il quale viene realizzato un complessivo miglioramento del servizio a favore della mobilità in ambito locale, in termini di frequenze, fruibilità e qualità dei servizi ferroviari.
La soluzione di utilizzare da Prenestina a Termini i binari interni al Parco Prenestino non è risultata praticabile, in quanto l'operatività del Parco ne sarebbe stata ridotta circa del 60 per cento pregiudicando l'effettuazione di numerosi servizi passeggeri.
Ciò in quanto il transito avrebbe richiesto tempi lunghi, necessari a manovrare manualmente gli scambi (che non sono telecomandati) ed a percorrere l'itinerario a 10 km/h (sui binari plateali e poggianti su blocchetti in calcestruzzo), durante i quali, per motivi di sicurezza, si sarebbero dovuti sospendere anche su numerosi binari adiacenti, comunicanti e non dipendenti rispetto a quelli che avrebbero percorso i treni, tutti i movimenti di manovra e le operazioni accessorie sui materiali in sosta (pulizie, rifornimenti, manutenzione).
L'ipotesi di utilizzare la via Prenestina-Tiburtina (inversione del senso di marcia)-Termini, che avrebbe richiesto un aumento medio dei tempi di percorrenza di circa 20 minuti, non è risultata invece praticabile per motivi tecnici sia di circolazione che di turno dei materiali. Fra Tiburtina e Termini i treni avrebbero dovuto, infatti, percorrere, interferendo con i relativi servizi, i binari della Firenze/Ancona-Roma, asse portante dei collegamenti nazionali sui quali nelle ore di punta le tracce orarie sono già impegnate al limite della disponibilità; la maggior percorrenza avrebbe infine richiesto un maggiore impegno di materiale rotabile ad oggi non disponibile.
Da sabato 23 febbraio 2002, pertanto, tutti i treni hanno origine e termine corsa a Tiburtina, come peraltro già da tempo attuato per i 42 treni giornalieri della relativa clientela. L'attestamento a Tiburtina garantisce sempre, infatti, la continuità del collegamento con Roma (non sono quindi necessari autoservizi sostitutivi), non comporta aumenti dei tempi di percorso ed assicura un interscambio con la linea B della metropolitana di Roma e con numerose linee urbane di superficie.


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Peraltro, da Tiburtina è possibile raggiungere Roma Termini anche con i treni della relazione Firenze/Ancona-Roma. Al fine di agevolare il trasbordo su questi treni per i viaggiatori provenienti dall'Abruzzo, dal 23 febbraio 2002, con opportuni provvedimenti, i treni della Firenze/Ancona-Roma vengono ricevuti in binari vicini quanto più possibile a quelli utilizzati per i treni della relazione Roma-Pescara; si è realizzata, inoltre, una nuova opportunità di coincidenze nella fascia pendolare del mattino.
Per l'orario che andrà in vigore il 16 giugno 2002, infine, è programmata una completa rivisitazione degli orari della linea Roma-Avezzano-Pescara che, ferma restando a Tiburtina l'origine ed il termine corsa dei relativi servizi (permarranno infatti tutte le condizioni ostative al ripristino del capolinea a Termini), miglioreranno sensibilmente il numero e la qualità delle coincidenze.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere:
se sia al corrente del motivo per il quale non siano ancora iniziati i lavori di raddoppio dei binari lungo la linea ferroviaria Roma-Avezzano, nel tratto compreso tra Roma e Guidonia Montecelio;
quali iniziative urgenti intenda assumere affinché sia accelerata l'esecuzione di questo indispensabile intervento considerato anche che il transito dei treni su un solo binario pone delle perplessità rispetto alla sicurezza del sistema di trasporto.
(4-01616)

Risposta. - Ferrovie dello Stato s.p.a. ha
riferito che gli interventi relativi al raddoppio della linea Roma-Pescara sono in fase di realizzazione tra Prenestina e Lunghezza ed in fase di progettazione nella tratta Lunghezza-Guidonia.
Nella tratta Prenestina-Salone è già stata realizzata la sede del raddoppio ed è stata indetta la gara per la realizzazione dell'attrezzaggio tecnologico con regime di blocco automatico banalizzato (BAB).
Nella tratta Salone-Lunghezza è in fase di affidamento l'appalto per la realizzazione del raddoppio con relativo attrezzaggio tecnologico.
Infine, per la tratta Lunghezza-Guidonia, sulla base del progetto preliminare già disponibile, è previsto, a breve, un confronto con tutti i soggetti interessati.
Ferrovie dello Stato S.p.a. ha, infine, rappresentato di aver già avviata la progettazione definitiva con l'obiettivo di indire, entro il mese di luglio 2002, la conferenza di servizi.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere quali iniziative urgenti intenda assumere per imporre agli enti ed alle società interessate l'immediata installazione delle reti di protezione lungo i viadotti della rete autostradale le cui carreggiate siano separate.
(4-01623)

Risposta. - Si fa preliminarmente presente che la normativa vigente non prevede particolari interventi per evitare lo scavalcamento delle barriere di protezione dei viadotti.
I viadotti sono evidenziati dalla relativa segnaletica e, pertanto, gli utenti sono tenuti ad utilizzare tutte le precauzioni del caso se, per qualsiasi motivo, si trovano fermi su tali strutture.
Tuttavia, si rappresenta che il «collegato infrastrutture» alla legge finanziaria 2002, ad oggi in fase di pubblicazione, prevede un programma per il miglioramento della sicurezza stradale sulla rete nazionale con particolare attenzione alla installazione di adeguate reti di protezione sui viadotti autostradali e stradali. A tale fine, viene autorizzato un impegno di 20 milioni di


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euro per l'anno 2002 quale concorso dello Stato agli oneri derivanti da mutui o altre operazioni finanziarie che l'ente nazionale per le strade-Anas o gli enti destinatari delle competenze trasferite, sono autorizzati ad effettuare.
Nell'ambito del programma in questione, si dovrà procedere all'obbligatoria installazione nelle autostrade di reti di protezione sui viadotti e sui cavalcavia. Tale disposizione, tuttavia, non si applica ai lavori per i quali l'individuazione del soggetto affidatario sia già intervenuta alla data di entrata in vigore della legge.
Ad ulteriore informazione, l'ente nazionale per le strade-Anas, interessato in merito, ha fatto conoscere di avere già richiesto alle società autostradali concessionarie di adottare con ogni urgenza le opportune misure di sicurezza.
Attualmente, molte tratte della rete autostradale italiana risultano dotate di idonei dispositivi di protezione.
Circa la specifica situazione della rete autostradale gestita dalla società autostrade s.p.a., l'Anas fa conoscere che su un totale di 385,5 chilometri di carreggiata su ponti e viadotti, 112 chilometri sono dotati di parapetto di altezza pari a 100 centimetri di cui 37 chilometri con reti o dispositivi di protezione. Altri 152 chilometri risultano muniti di spartitraffico o barriera riqualificata di tipo New Jersey alta dai 140 ai 160 centimetri di cui 60 chilometri dotati di reti o dispositivi di protezione.
Da tempo, fa conoscere l'Anas, sono stati programmati ed avviati gli interventi sui viadotti con piattaforme separate contigue dell'intera rete della società Autostrade a partire dal tratto appenninico dell'autostrada A1 tra Rioveggio e Firenze.
La società autostradale ha inoltre in esame un provvedimento particolareggiato per installare dispositivi di protezione anticaduta sullo spartitraffico centrale dei viadotti e dei ponti con piattaforme separate.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Paolo Mammola.

MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dal 27 gennaio 2002 i treni della linea Roma-Pescara saranno attestati alla stazione tiburtina invece che a Roma-Termini;
il cambio della stazione di riferimento, per gli arrivi e le partenze, comporterà evidenti disagi alle migliaia di pendolari dell'area tiburtina, oltre che dell'abruzzo, che utilizzano la tratta ferroviaria in questione -:
quali iniziative intenda intraprendere affinché i treni, una volta arrivati alla stazione tiburtina, siano dirottati alla stazione termini.
(4-01881)

Risposta. - Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che l'inizio dei lavori per l'innesto nel nodo di Roma della linea ad alta capacità Roma-Napoli, nel tratto compreso fra le stazioni di Roma Prenestina e Roma Termini, ha reso necessaria l'interruzione del collegamento a doppio binario fra le due stazioni citate.
Gli interventi in programma sono relativi al raddoppio della linea Roma-Pescara in fase di realizzazione tra Prenestina e Lunghezza ed in fase di progettazione nella tratta Lunghezza-Guidonia.
Nella tratta Prenestina-Salone è già stata realizzata la sede del raddoppio ed è stata indetta la gara per la realizzazione dell'attrezzaggio tecnologico con regime di blocco automatico banalizzato (BAB).
Nella tratta Salone-Lunghezza è in fase di affidamento l'appalto per la realizzazione del raddoppio con relativo attrezzaggio tecnologico.
Infine, per la tratta Lunghezza-Guidonia, sulla base del progetto preliminare già disponibile, è previsto, a breve, un confronto con tutti i soggetti interessati.
A guadagno di tempo, è già stata avviata la progettazione definitiva con l'obiettivo di indire, entro il prossimo mese di luglio, la conferenza di servizi.
A lavori conclusi, previsti per la fine del 2004, sarà possibile ottenere il decongestionamento


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della linea, l'aumento della capacità di trasporto e la riduzione dei tempi di percorrenza.
Il progetto prevede anche l'apertura di nuove fermate della FM2 a Togliatti, La Rustica, e Serenissima, oltre ad una serie di interventi di mitigazione ambientale e di riqualificazione urbanistica dell'area interessata.
Con l'interruzione del collegamento tra Roma Prenestina e Roma Termini, l'unico itinerario fisicamente possibile per i treni provenienti da Pescara-Guidonia è stato individuato nel collegamento fra Roma Prenestina e Roma Tiburtina; conseguentemente, è stato programmato, a partire dal 23 febbraio 2002, l'attestamento a Roma Tiburtina dei seguenti 23 treni che, prima di tale data, venivano attestati a Roma Termini: 4 intercity da/per Pescara; 7 regionali da/per Pescara; 7 regionali da/per Avezzano; 5 regionali da/per Tivoli/Guidonia.
Tale soluzione, comunque priva di alternative e già da tempo attuata per i 42 treni giornalieri della relazione FM2 da Tivoli/Guidonia, garantisce la continuità del collegamento con Roma, non comporta aumento dei tempi di percorso e assicura un agevole interscambio con la linea B della metropolitana di Roma e con numerose linee urbane di superficie.
L'attestamento a Tiburtina di tutti i servizi della relazione suddetta è, fra l'altro, coerente con l'assetto a regime dei servizi nel nodo di Roma, di cui costituisce una sostanziale anticipazione e attraverso il quale viene realizzato un complessivo miglioramento del servizio a favore della mobilità in ambito locale, in termini di frequenze, fruibilità e qualità dei servizi ferroviari.
La soluzione di utilizzare da Prenestina a Termini i binari interni al Parco Prenestino non è risultata praticabile, in quanto l'operatività del Parco ne sarebbe stata ridotta circa del 60 per cento, pregiudicando l'effettuazione di numerosi servizi passeggeri.
Ciò in quanto il transito avrebbe richiesto tempi lunghi, necessari a manovrare manualmente gli scambi (che non sono telecomandati) ed a percorrere l'itinerario a 10 km/h (sui binari plateali e poggianti su blocchetti in calcestruzzo), durante i quali, per motivi di sicurezza, si sarebbero dovuti sospendere anche su numerosi binari adiacenti, comunicanti e non dipendenti rispetto a quelli che avrebbero percorso i treni, tutti i movimenti di manovra e le operazioni accessorie sui materiali in sosta (pulizie, rifornimenti, manutenzione).
L'ipotesi di utilizzare la via Prenestina-Tiburtina (inversione del senso di marcia)-Termini, che avrebbe richiesto un aumento medio dei tempi di percorrenza di circa 20 minuti, non è risultata invece praticabile per motivi tecnici sia di circolazione che di turno dei materiali. Fra Tiburtina e Termini i treni avrebbero dovuto, infatti, percorrere, interferendo con i relativi servizi, i binari della Firenze/Ancona-Roma, asse portante dei collegamenti nazionali sui quali nelle ore di punta le tracce orarie sono già impegnate al limite della disponibilità; la maggior percorrenza avrebbe infine richiesto un maggiore impegno di materiale rotabile ad oggi non disponibile.
Da sabato 23 febbraio 2002, pertanto, tutti i treni hanno origine e termine corsa a Tiburtina, come peraltro già da tempo attuato per i 42 treni giornalieri della relativa clientela. L'attestamento a Tiburtina garantisce sempre, infatti, la continuità del collegamento con Roma (non sono quindi necessari autoservizi sostitutivi), non comporta aumenti dei tempi di percorso ed assicura un interscambio con la linea B della metropolitana di Roma e con numerose linee urbane di superficie.
Peraltro, da Tiburtina è possibile raggiungere Roma Termini anche con i treni della relazione Firenze/Ancona-Roma. Al fine di agevolare il trasbordo su questi treni per i viaggiatori provenienti dall'Abruzzo, dal 23 febbraio 2002, con opportuni provvedimenti, i treni della Firenze/Ancona-Roma vengono ricevuti in binari vicini quanto più possibile a quelli utilizzati per i treni della relazione Roma-Pescara; si è realizzata, inoltre, una nuova opportunità di coincidenze nella fascia pendolare del mattino.


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Per l'orario che andrà in vigore il 16 giugno 2002, infine, è programmata una completa rivisitazione degli orari della linea Roma-Avezzano-Pescara che, fermi restando a Tiburtina l'origine ed il termine corsa dei relativi servizi (permarranno infatti tutte le condizioni ostative al ripristino del capolinea a Termini), miglioreranno sensibilmente il numero e la qualità delle coincidenze.
Infine, si fa presente che questa amministrazione, nell'ambito delle proprie competenze, ha richiesto a Ferrovie dello Stato S.p.a. di fornire continui aggiornamenti circa qualsiasi ipotesi di modifica dell'assetto dei collegamenti ferroviari Abruzzo-Roma, giustificato dai lavori in corso per la realizzazione della linea AV/AC Roma-Napoli.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere:
quante e quali siano, e per quale importo, le opere stradali avviate dall'Anas, nel corso degli ultimi dieci anni, ad oggi incompiute;
quali siano i motivi che abbiano impedito la loro regolare esecuzione;
quali iniziative urgenti siano state poste in essere per determinare la conclusione dei lavori;
quali provvedimenti siano stati adottati, o si intendano adottare, per accertare le cause degli inadempimenti contrattuali e le eventuali responsabilità interne all'ente nazionale per le strade.
(4-02833)

Risposta. - Si comunicano i seguenti elementi di risposta forniti dall'ente nazionale per le strade-ANAS.
Al riguardo, l'ente stradale ritiene di precisare che la locuzione «opere incompiute» debba intendersi come riferita ad opere il cui
iter di affidamento e di esecuzione non ha avuto l'andamento previsto per ragioni ostative varie, in dipendenza per lo più di problematiche di contenzioso. Ma anche le stesse procedure concorsuali scontano spesso tempi lunghi, in dipendenza delle operazioni di verifica delle offerte anomale.
L'ANAS, nell'intento di imprimere la massima correntezza e celerità alle procedure in essere, ha costituito apposita commissione per la verifica delle offerte anomale delle gare di appalto, con l'obiettivo di accelerare le procedure in funzione dei rilevanti programmi realizzativi perseguiti. Uguale impegno e attenzione sono stati rivolti all'individuazione ed eliminazione delle cause ingenerative di contenzioso, attraverso la revisione delle procedure interne e l'emanazione di apposite disposizioni.
Da gennaio ad aprile 2002 l'ente stradale, grazie alle procedure avviate per un attento controllo dei cantieri e per l'accelerazione dell'andamento dei lavori, ha raggiunto l'obiettivo di sbloccare 23 appalti (definitivamente aggiudicati) e 30 cantieri in precedenza bloccati o sospesi.
L'ente riferisce, inoltre, che l'importo dei bandi di gara (544 bandi) è stato più che triplicato rispetto allo stesso periodo del 2001, con un progressivo di oltre 962 milioni di Euro sui 298 milioni di Euro del 2001. Anche per gli appalti aggiudicati l'ANAS ha quasi raddoppiato l'importo degli stessi (649), con un progressivo di oltre 473 milioni di Euro sui 276 milioni di Euro del primo trimestre 2001.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

MIGLIORI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il torrente Vincio, a valle dell'abitato di Stabbia (Cerreto Guidi), ha determinato numerose inondazioni dal 1991 in poi;
tali inondazioni sarebbero determinate da alcune gravi violazioni dell'assetto idraulico dell'area del torrente, ancor più gravi se si considera che tale area


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rappresenta una importante oasi ambientale del Padule di Fucecchio;
fino agli anni ottanta il torrente Vincio dopo il centro abitato di Stabbia s'immetteva in una ampia cassa con un invaso pari a metri cubi 2.000, salvaguardando così il territorio circostante;
senza alcun motivo il consorzio di bonifica del Padule di Fucecchio ha deviato il torrente Vincio con il risultato che i proprietari dell'area, già adibita a colmata, procedono a realizzare arginature artificiali con ciò provocando una grave alterazione ambientale con ovvi rischi alluvionali;
nonostante l'evidenza e ordinanze sindacali, il consorzio di bonifica del Padule di Fucecchio ha solo parzialmente ripristinato lo stato precedente non modificando lo stato di rischio per l'abitato di Stabbia con consequenziali esigenze di allerta del sistema della protezione civile -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere al fine di tutelare la sicurezza della frazione di Stabbia.
(4-02054)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare di cui all'oggetto, si informa che il consorzio di bonifica del Padule di Fucecchio, interessato sul tema, ha fatto presente che la rettifica del tratto terminale del torrente Vincio allo sbocco nella cassa di colmata venne realizzata in base al progetto di «Sistemazione del torrente Vincio dallo sbocco nel canale Usciana al guado di Santa Lucia», approvato e finanziato dall'allora Ministero dell'agricoltura e foreste, con decreto n. 8/1791 del 19 dicembre 1974.
Tali lavori, nel loro complesso, furono iniziati in data 24 febbraio 1975 ed ultimati in data 23 febbraio 1976.
Non vi è alcuna relazione tra la cassa di colmata e il rischio di esondazione del torrente Vincio nell'abitato di Stabbia in quanto la cassa di colmata, ubicata a circa 2,700 chilometri a valle di Stabbia, non interferisce con il regime idraulico del torrente nel tratto in cui questo attraversa il centro abitato.
Il predetto rischio idraulico è da attribuire, invece, all'insufficienza portata della sezione del ponte di Masino sulla statale 436 Francesca all'interno dell'abitato. Infatti, le esondazioni degli inizi anni '90 sono avvenute per tracimazione proprio immediatamente a monte del ponte.
A seguito di detti eventi alluvionali sono stati effettuati vari interventi, quali il rialzamento dei muri e delle spallette di monte e di valle del ponte, in modo da far funzionare la sezione a pressione e aumentarne così, per quanto possibile, la portata.
A causa della particolare conformazione urbanistica, la sezione del ponte di Masino può essere solo parzialmente ampliata mediante un contenuto rialzamento della soletta superiore. Tale opera, pur apportando un sicuro beneficio idraulico, non garantisce la messa in sicurezza della zona.
Come più volte riferito, si ritiene che gli interventi strutturali per la definitiva messa in sicurezza dell'abitato di Stabbia possono essere individuati nella realizzazione di una cassa di espansione a monte che consenta, in caso di piena, l'afflusso nel torrente di una portata tale da essere smaltita dalla sezione del ponte di Masino, oppure nella costruzione di diversivo che aggiri l'abitato di Stabbia.
In data 8 marzo 2002 è stata assunta al protocollo dell'autorità di bacino dell'Arno una nota del comune di Cerreto Guidi alla quale era allegato, in vista della conferenza di servizi, convocata dal comune medesimo in data 20 marzo 2002, il progetto relativo ad un intervento sul torrente Vincio, a valle del centro abitato della frazione di Stabbia, intervento finanziato con ordinanza del ministero dell'interno delegato per il coordinamento della protezione civile n. 3056 del 2000.
L'autorità di bacino del fiume Arno, esaminata la documentazione tecnica trasmessa dal citato comune, nell'esprimere il proprio parere al riguardo, ha ritenuto che:
a) gli interventi previsti per la riduzione del rischio idraulico non tengono conto di eventi di piena con tempo di ritorno duecentennale;


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b) non è stato modellato il funzionamento dello sfioratore sul torrente Vincio, in relazione anche alle condizioni idrauliche del canale terzo e della cassa di colmata. Molte delle considerazioni sull'efficacia delle opere hanno un carattere prevalentemente qualitativo, senza riscontri di tipo quantitativo che dimostrino il reale abbattimento del livello di rischio;
c) non è stata effettuata alcuna verifica idraulica sul canale terzo al fine di dimostrare che non sussiste incremento del rischio di esondazione in seguito allo sversamento delle acque del torrente Vincio in quest'ultimo;
d) alcuni degli elaborati, costituenti parte integrante del progetto, sono di qualità scadente tanto che, talvolta, ne è impossibile la lettura.

Pertanto, data l'estrema importanza, anche da un punto di vista ambientale, della zona interessata dall'intervento e la complessità della problematica relativa alla cassa di colmata ed alla deviazione del corso del torrente Vincio, l'autorità di bacino, per poter esprimere un nuovo parere, ha richiesto al comune di Cerreto Guidi una integrazione del progetto che tenga conto delle osservazioni fatte e precedentemente esposte.
Con verbale del 20 marzo 2002 la conferenza di servizi concludeva con la presa d'atto che, non essendoci parere positivo dell'autorità di bacino e data l'assenza dell'ufficio regionale per la tutela del territorio di Pisa, il progetto trasmesso e redatto dal consorzio di bonifìca del Padule di Fucecchio non poteva essere approvato in via definitiva. Al tempo stesso, in tale sede, veniva però concordato di procedere alla messa in opera di due scatolari per migliorare il deflusso delle acque della cassa di colmata.
In riferimento a questo specifico intervento l'autorità di bacino nella nota n. 883 del 14 marzo 2002, diretta al comune di Cerreto Guidi, osservava come nel progetto proposto, dove già esisteva la previsione della sistemazione di due scatolari, non fosse stata effettuata alcuna verifica idraulica sul canale terzo per dimostrare il non incremento del rischio idraulico di esondazione a seguito dello sversamento delle acque del torrente Vincio in tale canale.
L'autorità di bacino del fiume Arno, riguardo alla messa in opera degli scatolari al fine di migliorare il deflusso delle acque della cassa di colmata del Vincio nel canale terzo, è in attesa di un approfondimento tecnico del progetto in modo da poter esprimere un parere in merito.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

MILANESE, ANNUNZIATA, CARDIELLO, FASANO e ORICCHIO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
nella riunione del 15 maggio 2002 presso il ministero delle politiche agricole e forestali, avente per oggetto la consultazione sullo schema di regolamento di organizzazione dell'ispettorato centrale repressione frodi e la proposta di regolamento prevede all'articolo 2 la soppressione degli Uffici periferici di Salerno e Modena, all'articolo 3 l'istituzione di cinque laboratori tra cui Salerno, e all'articolo 4 si riserva, con provvedimenti successivi, la determinazione delle dotazioni organiche delle singole sedi;
dalla lettura della proposta di regolamento, si evince che solo Salerno e Modena, già sedi di uffici periferici, non sono neanche sedi distaccate;
quanto sopra è causa di forte tensione tra il personale amministrativo ed ispettivo che non avrebbero più la certezza della sede ed è motivo di forte preoccupazione di questa struttura sia per le «delicate» prospettive per i lavoratori interessati sia per le importanti funzioni di vigilanza delle quali questa provincia verrebbe espropriata -:
se non ritenga di assumere le adeguate iniziative affinché a Salerno venga istituita almeno una sede distaccata dell'ispettorato


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centrale repressione frodi e vengano, quindi, salvaguardate sia le legittime aspettative dei lavoratori sia la sempre crescente esigenza di ogni forma di tutela del territorio di questa provincia.
(4-02951)

Risposta. - Si premette che la proposta di razionalizzazione dell'ispettorato centrale repressione frodi nasce dalla necessità di rendere più efficiente ed efficace lo svolgimento dell'attività istituzionale della struttura.
I punti essenziali sui quali si fonda tale razionalizzazione sono di seguito elencati:
a) necessità di assicurare una più diffusa presenza dell'I.C.R.F. sul territorio a livello ispettivo, contestualmente ad una migliore collaborazione con le strutture regionali, titolari delle competenze in agricoltura a livello di produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli;
b) necessità di poter disporre all'interno dell'ispettorato di laboratori, separati funzionalmente dagli uffici ispettivi per garantirne la terzietà, con adeguate dotazioni organiche e strumentali, qualificati scientificamente e quindi capaci da un lato di conseguire le necessarie specializzazioni nei diversi settori merceologici e dall'altro lato di mettere in atto studi volti alla messa a punto di metodi di analisi utili per individuare le sempre più sofisticate frodi nel settore agroalimentare e dei mezzi tecnici di produzione;
c) necessità di garantire più efficaci azioni di programmazione e di coordinamento delle attività ispettive e di laboratorio in concorso con le altre forze di polizia operanti nel settore delle frodi agroalimentari;
d) necessità di assicurare una più incisiva gestione, formazione ed aggiornamento del personale nonché più adeguate relazioni sindacali.

Inoltre, la predetta legge n. 3 del 2001 obbliga il Ministro delle politiche agricole e forestali ad effettuare la riorganizzazione dell'ispettorato senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato, il che costituisce un grande limite soprattutto per quanto riguarda la possibilità di adeguare le dotazioni organiche del personale alle effettive necessità del settore.
Su tali presupposti è stato originariamente impostato lo schema di regolamento.
Tuttavia, anche a seguito delle osservazioni formulate dalle organizzazioni sindacali in sede di consultazione, l'amministrazione ha rivisto tale schema originario e ne ha predisposto uno nuovo, che individua:
a) 11 uffici ispettivi di livello dirigenziale con 16 sezioni distaccate, assicurando in tal modo circoscrizioni omogenee e una presenza dell'ispettorato in tutte le regioni;
b) 5 laboratori di livello dirigenziale con 7 sezioni distaccate, distribuiti su tutto l'arco della penisola con aree di servizio pluriregionali, in considerazione del fatto che le analisi di laboratorio possono essere «delocalizzate» senza minimamente inficiare la loro attendibilità;
c) 6 uffici centrali di livello dirigenziale per la programmazione, il coordinamento delle attività ispettive e di laboratorio, la gestione e la formazione del personale, l'attività sanzionatoria.

Con tale proposta di riorganizzazione vengono di fatto mantenute tutte le attuali 22 sedi periferiche dell'ispettorato, anche se ne vengono diversificate le funzioni.
Infine, per quanto riguarda lo specifico problema della sede di Salerno, nel rilevare che l'assenza nella provincia di uffici ispettivi non avrebbe affatto significato una mancanza di copertura ispettiva in quanto essa sarebbe stata comunque assicurata dagli uffici dirigenziali di Napoli, si evidenzia che nel nuovo schema di regolamento proposto è stata espressamente prevista a Salerno una sede distaccata dell'ufficio di Napoli con funzioni ispettive, attesa l'importanza del territorio ed il consistente numero di ispettori presenti in tale sede (n. 18).
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.


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MOLINARI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da 4 mesi la prefettura di Potenza è senza prefetto a seguito dell'andata in pensione del dottor Benedetto Fusco;
nonostante l'egregio lavoro svolto dal vicario facente funzioni si avverte la necessità sempre più urgente della nomina del prefetto in considerazione del ruolo che riveste in una regione come la Basilicata la città capoluogo;
il ruolo ricoperto dalla figura del prefetto alla luce anche della riforma delle strutture prefettizie sul territorio rende improcrastinabile la sua nomina -:
quali siano i tempi entro i quali il Governo intende nominare il nuovo prefetto di Potenza.
(4-02846)

Risposta. - Sul problema sollevato dall'interrogante il 4 luglio 2002 scorso ho ampiamente riferito all'Assemblea della Camera dei Deputati in occasione della risposta all'interpellanza urgente n. 2-00396 sul medesimo argomento.

ALLEGATO

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Necessità di nominare il nuovo prefetto a Potenza - n. 2-00396)

PRESIDENTE. L'onorevole Molinari ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00396 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).

GIUSEPPE MOLINARI. Signor Presidente, ho presentato assieme ad altri colleghi parlamentari del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo e lucani questa interpellanza, che fa seguito a un altro mio atto presentato nel mese di aprile.
Da circa sei mesi vi è una situazione insolita, che non si era mai verificata nel passato (siamo andati anche a vedere quanto è avvenuto in questi ultimi 45 anni): la prefettura di Potenza è senza prefetto. Il prefetto dottor Fusco è andato in pensione il 1o gennaio 2002 e il Ministero dell'interno non ha ancora provveduto a nominare il nuovo prefetto. Fermi restando gli attestati per il buon lavoro che ha svolto non solo il vicario, ma anche tutta la struttura prefettizia di Potenza, ritengo un fatto molto grave aver lasciato la prefettura senza il proprio titolare. Si tratta di un capoluogo di regione, che ha importanti compiti a livello regionale per quanto riguarda l'ordine pubblico e che svolge anche funzioni di controllo. Quindi, ritengo che questa sia una lacuna da colmare. Anche l'ex ministro dell'interno, onorevole Scajola, intervistato qualche tempo fa, disse che avrebbe provveduto a nominarlo subito dopo le elezioni amministrative del 26 maggio. È passato un altro mese e questo non è avvenuto.
Credo che questo sia un ritardo molto grave. Proprio ieri sera, l'ex ministro Enzo Bianco mi diceva che quando si trovava di fronte a casi di prefetti che andavano in pensione, lui provvedeva addirittura con un mese di anticipo a nominare il nuovo prefetto. Tenga conto che il prefetto Fusco è andato in pensione il 1o gennaio e l'ultima nomina di prefetti è stata fatta a metà dicembre: quindi, si poteva prevedere tutto questo con largo anticipo.
Non c'è dubbio che nella città di Potenza, e in generale in Basilicata, tutto questo viene visto come uno stato di abbandono da parte del ministero rispetto al capoluogo di regione. Ecco perché vorrei sapere dal sottosegretario quando questa nomina avverrà - certamente l'entrata in carica del nuovo ministro dell'interno procrastinerà di qualche tempo anche questa nomina - e quali iniziative intenda porre in essere il Ministero dell'interno per colmare questo vuoto.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, senatore D'Alì, ha facoltà di rispondere.


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ANTONIO D'ALÌ, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interpellanza urgente in svolgimento si sollecita la nomina del prefetto della città di Potenza da sei mesi priva di tale figura, anche se, come gli stessi interpellanti riconoscono, l'attività di quell'ufficio territoriale del Governo è proseguita e prosegue in modo assolutamente efficiente.
Il Governo pone particolare attenzione alla nomina dei prefetti dei capoluoghi di regione, altresì futuri titolari delle competenze residuali incardinate nella disciolta figura dei commissari del Governo, competenza che il recente disegno di legge di attuazione della riforma del titolo V della Costituzione sta sensibilmente arricchendo e sta loro affidando. A ciò va aggiunto che la città di Potenza è tenuta nella dovuta considerazione, sia per l'importanza nel panorama economico e turistico del Mezzogiorno, sia per il delicato momento che la città sta vivendo. Proprio per questi motivi, la scelta del prefetto di Potenza, come del resto quella relativa ad altre città capoluogo di regione che si trovano nelle medesime condizioni, quali Genova e Campobasso, ricadrà naturalmente su funzionari di elevate qualità e di attenta sensibilità, nonché di spiccata consonanza con le particolarità del territorio e con le nuove competenze in corso di definizione da parte del Parlamento.
Voglio quindi assicurare gli onorevoli interpellanti che in tempi molto brevi si procederà alla designazione delle alte personalità che dovranno ricoprire gli incarichi di vertice dei citati uffici territoriali del Governo.

PRESIDENTE. L'onorevole Molinari ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE MOLINARI. Signor Presidente, avrà sentito anche lei la risposta del sottosegretario, che ringrazio. Si tratta però di una risposta generica anche se mi rendo conto che stamattina sparare contro il Ministero dell'interno è come sparare sulla Croce rossa della quale, da qui a poco, si occuperà il mio collega, onorevole Castagnetti.
Il ministero sta studiando la situazione, ma ciò avviene da oltre sei mesi; si hanno a disposizione tante figure, tanti prefetti di indubbie qualità. D'altronde, la scelta di ogni prefetto, anche della più piccola provincia, deve rispondere ad esigenze di qualità e di professionalità. Ritengo, quindi, che questo studio andava effettuato in tempi molto ristretti. Noi, signor sottosegretario, continueremo a seguire questo problema e lo faremo entro la fine del mese - prima dell'estate - anche perché, per il ruolo svolto dalla regione Basilicata, per la presenza di importanti arterie e per il problema della protezione civile, bisogna provvedere a questa nomina.
Indubbiamente la struttura è andata avanti, ha funzionato - guai se non fosse stato così - però credo che un senso dello Stato più forte imporrebbe in tempi ristrettissimi, da parte del ministero, la soluzione del problema. Dico questo anche se capisco che il nuovo ministro nel prendere possesso della struttura del ministero ha bisogno di un certo lasso di tempo. Comunque, ritengo che entro questo mese, improcrastinabilmente, debba essere nominato il prefetto della città di Potenza e noi del gruppo della Margherita vigileremo in questa direzione e presenteremo una nuova interpellanza urgente se ciò non avverrà.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella scorsa legislatura l'interrogante ed altri parlamentari, oggi esponenti dell'attuale Governo, hanno denunziato attraverso la presentazione di un adeguato atto ispettivo, la sottoscrizione, da parte del ministero dell'istruzione di un protocollo d'intesa con la compagnia San Paolo-Fondazione della Scuola;
il protocollo d'intesa presentata, ad avviso dell'interrogante, aveva diversi lati oscuri


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ed appariva contrario ai principi di decentramento e di autonomia;
l'attività della Compagnia San Paolo-Fondazione della Scuola si avvaleva tra l'altro, di consulenze di esperti scolastici orientati politicamente verso l'area di sinistra;
nei giorni scorsi il ministero dell'istruzione ha promesso un seminario internazionale su «Esperienze europee di valutazione del sistema scolastico» in collaborazione con l'Associazione Treelle, le cui attività sono rese possibili dalle erogazioni di alcune Fondazioni Bancarie, tra queste proprio la Compagnia San Paolo -:
quali siano i motivi che hanno portato l'attuale gestione del ministero dell'istruzione a mantenere il protocollo d'intesa con la Compagnia San Paolo, sottoscritto dal precedente Ministro, pur in presente permanenza degli stessi lati oscuri a suo tempo denunziati dall'interrogante.
(4-00991)

Risposta. - In relazione all'interrogazione, concernente il protocollo d'intesa a suo tempo sottoscritto dal Ministero della pubblica istruzione e dalla «Fondazione per la scuola» della Compagnia di S. Paolo.
Si ritiene opportuno premettere il contesto in cui maturò il suddetto protocollo d'intesa.
Come è noto, nelle more della definizione del regolamento di organizzazione dell'amministrazione scolastica, da adottare ai sensi del decreto legislativo n. 300/1999 (poi perfezionato nel decreto del Presidente della Repubblica n. 347/2000), furono avviati in varie regioni, con lo strumento del decreto ministeriale, modelli sperimentali di direzioni generali regionali. Tali modelli organizzativi presentavano anche delle articolazioni territoriali (centri di servizi amministrativi e centri integrati intermedi di servizio), che dovevano operare a supporto del nuovo profilo e delle connesse nuove esigenze degli istituti scolastici autonomi.
Con specifico riferimento ai centri integrati intermedi di servizio, considerato che nell'ambito della sperimentazione tali organismi si concretizzavano in strutture di livello provinciale o subprovinciale, furono previsti, nella prima fase di attuazione e di funzionamento, una serie di interventi di sostegno e di consulenza.
In tale ottica va inquadrata, per la parte relativa all'attivazione dei centri integrati intermedi di esercizio, la collaborazione della fondazione in argomento. A tal fine, venne sottoscritto il protocollo d'intesa di cui trattasi, in forza del quale la fondazione medesima metteva a disposizione risorse tecnico-scientifiche e di consulenza e sosteneva, con i propri fondi, le spese per la formazione dei dirigenti scolastici e dei docenti della scuola dei territori interessati alla sperimentazione.
Tutta l'attività svolta in attuazione del protocollo ha formato oggetto di monitoraggio da parte di un apposito comitato di coordinamento al tempo istituito presso il ministero.
Per quanto concerne, in particolare, l'affermazione secondo cui l'attuale gestione del Ministero avrebbe mantenuto il protocollo d'intesa a suo tempo sottoscritto, si fa presente che il protocollo stesso aveva durata limitata all'anno scolastico 2000/2001; non è stato rinnovato né contiene clausole di rinnovo automatico.
Quanto al seminario internazionale su «Esperienze europee di valutazione del sistema scolastico», si fa presente che, nell'ambito delle iniziative di verifica della valutazione del sistema scolastico, è stato organizzato un incontro di studio e di riflessione sull'argomento, con la partecipazione di associazioni pubbliche e private, tra cui l'Associazione Treelle citata nell'interrogazione, allo scopo di acquisire elementi di valutazione da parte di soggetti particolarmente competenti ed impegnati nel settore.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 12 febbraio 2002 è stato emanato il decreto ministeriale n. 11 relativo


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all'aggiornamento delle graduatorie permanenti per il conferimento delle supplenze annuali e per la stipula di contratti a tempo indeterminato del personale docente delle scuole italiane;
il citato decreto è stato accompagnato dalla tabella di valutazione dei titoli per il personale docente ed educativo, ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti di cui all'articolo 1, comma 6, della legge 3 maggio 1999, n. 124;
la tabella di valutazione in questione prevede, al punto A, l'attribuzione di un punteggio aggiuntivo di punti 30 agli abilitati presso le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (SSIS);
il citato punteggio aggiuntivo, non previsto per i docenti abilitati con l'ultimo concorso ordinario, comporterà gravi discriminazioni per le immissioni in ruolo ed il conferimento delle supplenze dei precari storici abilitati, già inseriti nelle graduatorie, ed anche per gli abilitati dell'ultimo concorso ordinario;
il contenuto dell'articolo 1 del decreto ministeriale 460 del 1998 ha stabilito un regime transitorio a tutela dei docenti che hanno conseguito l'abilitazione con percorsi diversi prima del maggio 2002;
le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario sono state attivate solo a partire dall'anno accademico 1999-2000 e l'accesso ai relativi corsi sono stati molto limitati, secondo le previsioni del ministero circa la necessità dei docenti per i singoli indirizzi, fabbisogno, invece, non indicato per i concorsi ordinari;
ed ancora sempre in base alla tabella A del decreto ministeriale n. 11 del 2002, agli abilitati scuole di specializzazione all'insegnamento secondario viene consentito il cumulo del punteggio aggiuntivo con quello del servizio svolto contemporaneamente alla frequenza delle scuole, nonostante il parere contrario espresso dal CNPI;
non v'è dubbio che si debba tener conto del sacrificio biennale da parte di chi ha conseguito l'abilitazione frequentando i corsi delle scuole di specializzazione all'insegnamento secondario, ma la disparità di trattamento appare a parere dell'interrogante, decisamente anticostituzionale ed iniqua -:
se non ritenga necessario ed urgente, pur senza pregiudicare le legittime aspettative degli abilitati scuole di specializzazione all'insegnamento secondario, modificare i punteggi previsti nella tabella di valutazione allegata al decreto ministeriale n. 11 del 2002 al fine di individuare criteri tali da stemperare l'iniquità nata per i docenti precari storici.
(4-02478)

Risposta. - Relativamente all'attribuzione di un ulteriore punteggio di 30 punti per l'abilitazione conseguita presso Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (S.S.I.S.), secondo quanto previsto dalla tabella di valutazione dei titoli approvata con decreto ministeriale n. 11 del 12 febbraio 2002, ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti per l'immissione in ruolo, di cui all'articolo 1, comma 6, della legge 3 maggio 1999, n. 124, si fa presente quanto segue.
La legge 19 novembre 1990 n. 341, recante riforma degli ordinamenti didattici universitari, nell'istituire le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario finalizzate alla formazione degli insegnanti di scuola secondaria ha anche previsto che l'esame finale sostenuto al termine dei corsi ha valore di esame di Stato ed abilita all'insegnamento per le aree disciplinari cui si riferiscono i relativi diplomi.
Il decreto intermisteriale 24 novembre 1998, recante norme transitorie per il passaggio al sistema universitario di abilitazione all'insegnamento nelle scuole ed istituti di istruzione secondaria ed artistica, ha successivamente specificato che nei concorsi a cattedre per titoli ed esami nella scuola secondaria e in quelli per soli titoli, a coloro che abbiano concluso positivamente la specifica scuola di specializzazione, i bandi di concorso attribuiscono un punteggio aggiuntivo rispetto a quello spettante per l'abilitazione conseguita secondo


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le norme previgenti all'istituzione alle scuole di specializzazione all'insegnamento secondario e più elevato rispetto a quello attribuito per la frequenza ad altre scuole e corsi di specializzazione e perfezionamento universitari.
Il decreto-legge 28 agosto 2000 n. 240 convertito nella legge 27 ottobre 2000 n. 306, recante disposizioni urgenti per l'avvio dell'anno scolastico 2000/2001, ha inoltre stabilito che l'esame di Stato che si sostiene al termine del corso svolto da dette scuole di specializzazione ha valore di prova concorsuale ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti previste dalla legge 124 del 1999 e ha demandato ad un decreto interministeriale i criteri e le modalità di costituzione delle commissioni, sia di ammissione alla scuola di specializzazione sia di esami finali, e il punteggio da attribuire al risultato finale sia ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti sia ai fini dell'esito del concorso per esami e titoli, precisando che detto punteggio fosse coerente con quanto previsto dall'articolo 3 del decreto del ministro della pubblica istruzione del 24 novembre 1998 suindicato.
Il regolamento adottato con decreto interministeriale n. 268 del 4 giugno 2001 ha quindi previsto, all'articolo 8, che ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti al candidato abilitato presso le scuole di specializzazione all'insegnamento viene attribuito un punteggio aggiuntivo rispetto a quello spettante per l'abilitazione conseguita pari a 30 punti.
Tale punteggio è del tutto congruo in relazione al livello del percorso seguito dagli specializzati (2 anni di corso intensivo, verifiche intermedie, tirocinio esami finali) e la preparazione di alto profilo sia a livello teorico che pratico che i corsisti acquisiscono.
Quanto poi alla decisione di consentire agli abilitati SISS il cumulo dei 30 punti predetti con il punteggio previsto per il servizio di insegnamento prestato durante la frequenza dei corsi, essa era motivata in relazione al principio giuridico consolidato per cui i servizi effettivamente prestati, a prescindere dalle variabili legate alla natura, alle caratteristiche ed alla durata del rapporto di lavoro, debbano essere valutabili.
Il TAR del Lazio sezione III-
bis con sentenza del 20 maggio 2002, pubblicata il 28 maggio 2000 ha ritenuto del tutto legittima e congrua l'attribuzione del punteggio aggiuntivo di 30 punti, rispetto a quello dell'abilitazione, per gli specializzati.
Lo stesso TAR ha invece ritenuto illegittima la tabella di valutazione dei titoli approvata con decreto ministeriale n. 11 del 12 febbraio 2002, nella parte in cui consente il cumulo, oltre al punteggio aggiuntivo predetto, anche dei punti per i servizi di insegnamento prestati durante lo svolgimento del corso di specializzazione all'insegnamento secondario.
Va sottolineato che il TAR, con la sentenza sopra richiamata, ha esaminato l'intera materia dell'inserimento nelle graduatorie permanenti degli specializzati SSIS, affermando la piena legittimità di tutti i relativi provvedimenti del MIUR, con la sola eccezione dell'aspetto relativo alla cumulabilità del servizio prestato durante i corsi.
Pertanto, l'Amministrazione non interporrà appello, e sta provvedendo a modificare in senso conforme alla pronuncia le graduatorie permanenti. A tal fine sono state fornite istruzioni agli uffici scolastici regionali con circolare n. 69 del 14 giugno 2002.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
fin dalla passata legislatura l'interrogante ha provveduto a denunziare il caso del signor Paolo Franco di Ardore (Reggio Calabria);
dopo numerosi anni di vessazioni varie, oggi il signor Paolo Franco si vede


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costretto a chiedere l'elemosina nella piazza della città di Ardore a causa delle inderogabili difficoltà finanziarie nelle quali versa insieme all'intera famiglia;
il signor Franco ha svolto l'attività di venditore ambulante fin dal 1966, ma nel 1980 è stato truffato da una banda di malfattori per un danno di ben 300 milioni di lire;
dopo dieci anni dalla regolare denunzia da parte del signor Franco, la procura di Catanzaro ne ha disposto l'archiviazione e la richiesta del fascicolo contenente l'intera documentazione non è stata evasa causa lo smarrimento dello stesso;
la regolare denunzia del signor Franco contro i giudici di Catanzaro è stata archiviata dalla competente procura di Reggio Calabria;
da tutte queste vicende sono proseguite altre denunzie in varie procure calabresi da parte del signor Franco, il quale ha persino subito l'arresto per gravi accuse, ma poi è stato assolto con formula ampia in sentenza di primo grado;
oltre quanto sopra descritto, il signor Paolo Franco nel 1993 ha acquistato una motobarca da pesca e dopo aver ottenuto, in attesa della licenza, un'autorizzazione temporanea, la stessa non gli è stata più rinnovata a causa di un periodo di disarmo inferiore ai tre anni previsti dalla vigente normativa in materia;
nonostante la gravità della situazione finanziaria del signor Paolo Franco, il ministero per le risorse agricole, fin dal 1997, non ha dato la concessione lasciando il cittadino in questione nell'assoluta possibilità di espletare un lavoro, anche a sostentamento della famiglia;
del problema si è occupata, alcuni giorni fa, la locale amministrazione comunale con la discussione in un consiglio comunale aperto, cosa già avvenuta circa due anni fa, da parte dell'amministrazione del tempo -:
quali urgenti iniziative intendano assumere per una valutazione della situazione ed una conseguente soluzione della giusta rivendicazione del signor Paolo Franco.
(4-03084)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione relativa alle precarie condizioni in cui versa il signor Paolo Franco ed, in particolare, la vicenda legata al mancato rilascio della licenza di pesca, si precisa quanto segue:
l'ultima attestazione provvisoria n. 18/94 che autorizzava l'esercizio dell'attività di pesca con il sistema «reti a strascico, reti a circuizione, parangali, reti da posta circuizione» è stata rilasciata il 24 novembre 1994 con scadenza il 5 agosto 1995;
cessata la validità dell'attestazione provvisoria di cui sopra, il signor Franco Paolo ha presentato istanza di rinnovo solo in data 27 giugno l997;
contestualmente il signor Franco ha chiesto il riconoscimento dell'indennità di riconversione ai sensi del decreto ministeriale 23 maggio 1997.
Premesso che la suddetta disciplina si applica alle sole unità abilitate alla pesca cosiddetta con reti da posta derivante comunemente denominate «spadare», si precisa che la relativa autorizzazione a tale sistema di pesca non è stata mai formalmente concessa all'interessato a causa dell'incompletezza della documentazione trasmessa.
In merito, si precisa, altresì, che l'originale autorizzazione temporanea non includeva il sistema della spadaia, che risulta, invece, imprudentemente aggiunto a penna dal signor Franco con tutte le conseguenze previste dalla legge.
L'amministrazione, tuttavia, proprio in considerazione del caso umano, ha richiesto sulla vicenda un parere all'avvocatura distrettuale dello Stato di Reggio Calabria.
In data 7 ottobre 1998 l'avvocatura ha espresso parere negativo relativamente alla validità della licenza di pesca ed alla sussistenza dei requisiti di legge per il riconoscimento dell'indennità di riconversione ai sensi del decreto ministeriale 23 maggio 1997.


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Infatti, l'articolo 6 del decreto ministeriale 23 maggio 1997 è norma di carattere perentorio non mitigata da disposizioni che consentono di prendere in considerazione, quale motivo del ritardo nella richiesta di rinnovo, la giustificazione addotta e documentata dal signor Franco della malattia che ha colpito la moglie.
Per quanto sopra, l'istanza datata 27 giugno 1997 era da considerarsi a tutti gli effetti intesa ad ottenere una nuova licenza ma non è stata accolta in quanto la disponibilità del relativo
plafond (in ottemperanza alle norme comunitarie) è stata esaurita alla data del 31 marzo 1996.
Infine, si osserva che l'unità di pesca in oggetto risulta essere stata posta «in disarmo» dal 1994 con conseguente inattività per tutto il 1995.
L'articolo 2 del decreto ministeriale 23 maggio 1997 ritiene legittimante, ai fini del percepimento dell'indennità di riconversione, l'esercizio del tipo di pesca richiesto; quindi, nel caso di specie la non attività del M/p «Maria Grazia» per l'intero anno 1995 rappresenta un ostacolo insuperabile.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

OSVALDO NAPOLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il consiglio delle comunità europee ha emanato il 13 settembre 1993 la direttiva 93/76/CEE intesa a limitare le emissioni di biossido di carbonio migliorando l'efficienza energetica (programma SAVE);
gli Stati membri sono chiamati a realizzare tale obiettivo, particolarmente mediante l'elaborazione e l'attuazione di programmi nei seguenti settori:
certificazione energetica degli edifici;
fatturazione delle spese di riscaldamento, climatizzazione ed acqua calda per usi igienici sulla base del consumo effettivo;
isolamento termico degli edifici nuovi;
controllo periodico delle caldaie;
diagnosi energetiche presso imprese ad elevato consumo di energia;
l'articolo 3 della direttiva 93/76/CEE pone in capo agli Stati membri l'obbligo di predisporre ed attuare programmi concernenti la fatturazione delle spese di riscaldamento, climatizzazione ed acqua calda calcolata in proporzione appropriata sulla base del consumo effettivo in modo da permettere di ripartire i costi tra gli utenti di un edificio o di una sua parte tenendo conto dei consumi di calore, d'acqua calda e fredda di ogni occupante. Le misure adottate devono, altresì, permettere agli occupanti di un edificio di poter regolare essi stessi i loro consumi di energia in materia di riscaldamento e d'acqua fredda e calda;
la suddetta metodologia di calcolo dei consumi e delle relative spese rappresenta indubbiamente un sistema efficace di controllo e contenimento dei consumi stessi e in particolare è fattore di grande rilevanza nel contenimento delle emissioni di biossido di carbonio e quindi di tutela della salute dell'ambiente in generale;
l'Italia è ben consapevole dell'importanza di ridurre le emissioni di gas nocivi nell'atmosfera per la salvaguardia dell'ambiente e ha sempre profuso un impegno sensibile ed attento per il raggiungimento di questo obiettivo come conferma l'azione condotta per promuovere il protocollo di Kyoto e la relativa ratifica;
tuttavia, i contenuti della direttiva 93/76/CEE ed in particolare dell'articolo 3 non risultano aver ricevuto un'applicazione effettiva e puntuale nel nostro paese e nello specifico si continua a computare il costo del riscaldamento non in rapporto all'effettivo consumo di ogni utente bensì in base ad altri criteri fra i quali il riparto millesimale relativo alla superficie dell'alloggio;


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risulta, pertanto, urgente procedere all'applicazione concreta di quanto disposto dalla direttiva 93/76/CEE al duplice scopo di ottemperare agli obblighi posti dalla normativa comunitaria e di portare su di un piano di concretezza l'impegno per la salvaguardia dell'ambiente -:
quale sia attualmente lo stato di applicazione sul territorio nazionale della direttiva 93/76/CEE in merito a misure finalizzate a limitare l'emissione di biossido di carbonio migliorando l'efficienza energetica;
quando ed in che modo il Governo intenda dare attuazione all'articolo 3 della direttiva, in particolare per quanto riguarda l'obbligo di fatturare le spese di riscaldamento, climatizzazione ed acqua calda in base al consumo effettivo di ogni utente;
quali misure e quali tempi il Governo propone per pervenire in termini rapidi all'applicazione completa dei contenuti della direttiva 93/76/CEE e quali misure - inoltre - intenda predisporre per avviare la realizzazione degli impegni in materia di salvaguardia dell'ambiente assunti con la sottoscrizione del protocollo di Kyoto.
(4-02722)

Risposta. - In merito a quanto richiesto dall'interrogante si rappresenta che la direttiva 93/76/CEE, intesa a limitare le emissioni di biossido di carbonio migliorando l'efficienza energetica, prevedeva che gli Stati membri elaborassero programmi nei seguenti settori:
a) fatturazione delle spese di riscaldamento, climatizzazione ed acqua calda per usi igienici sulla base del consumo effettivo per meglio ripartire i costi tra gli utenti di un edificio;
b) finanziamento tramite terzi degli investimenti di efficienza energetica; isolamento termico degli edifici nuovi;
c) controllo periodico delle caldaie di potenza utile superiore a 15 Kilowatt;
d) diagnosi energetiche presso imprese ad elevato consumo di energia.

La sua applicazione non è di competenza della scrivente amministrazione ma del Ministero delle attività produttive e, nell'ambito del decentramento legislativo e amministrativo, degli enti autonomi territoriali (comuni, province).
L'Italia, compatibilmente con la situazione oggettiva del nostro ordinamento e con il tipo di impianti utilizzati per il riscaldamento e per l'approvvigionamento di acqua calda per degli appartamenti, ha recepito la direttiva 93/76/CEE.
Infatti, regolarmente il Governo italiano ha adempiuto all'obbligo imposto dall'articolo 9 della direttiva, trasmettendo alla Commissione il pacchetto di misure di volta in volta adottate per uniformarsi alle disposizioni della stessa direttiva.
Appare comunque importante ricordare che l'emanazione della direttiva 76/93/CEE sia precedente non solo alla ratifica del Protocollo di Kyoto, ma anche alla ratifica della Convenzione UNFCCC. Essa rientrava nel più ampio programma SAVE collegandosi ai provvedimenti sulle caldaie (direttiva 92/42/CEE) e sui prodotti per le costruzioni (direttiva 89/106/CEE). Con l'approvazione dell'accordo di Kyoto, il contesto internazionale è differente rispetto a quando fu emanata la direttiva.
L'applicazione della direttiva presuppone un impianto centralizzato, sia per il riscaldamento che per la produzione di acqua calda, circostanza che nei condomini italiani si riscontra in pochissime abitazioni in cui l'acqua calda dipende effettivamente dal singolo impianto dell'alloggio. Per quanto riguarda il consumo energetico del singolo appartamento, si ricorda che, in Italia, si basa sul riparto millesimale relativo alla superficie dell'alloggio. Tuttavia è il caso di ricordare che la cubatura degli appartamenti spesso si equivale e il calcolo effettuato con questi criteri non dovrebbe discostarsi sostanzialmente dal reale consumo di energia per il riscaldamento di ogni appartamento. Alla luce di quanto appena esposto, si può affermare che la direttiva 93/76/CEE non costituisce una


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norma particolarmente incisiva per limitare le emissioni di biossido di carbonio dal settore residenziale.
Viceversa, nel contesto della politica comunitaria, acquista una certa rilevanza per il raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto, la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 maggio 2001 sul rendimento energetico dell'edilizia. Tale provvedimento affronta il tema dell'efficienza energetica dell'edilizia, proponendo interventi più concreti per colmare le lacune riscontrate nelle precedenti disposizioni. Infatti la nuova proposta prevede:
a) un metodo comune di calcolo integrato del rendimento energetico degli edifici;
b) norme minime sul rendimento energetico sugli edifici di nuova costruzione;
c) un sistema di certificazione sugli edifici di nuova costruzione per valutare il rendimento energetico;
d) l'ispezione regolare delle caldaie e degli impianti di area condizionata negli edifici che hanno caldaie con più di 15 anni.

Appare evidente come la nuova proposta del Parlamento europeo e del Consiglio affronti in modo più incisivo il problema dell'efficienza degli edifici rispetto alla direttiva 93/76/CEE, inserendosi, tra l'altro in un vasto programma di adempimento degli impegni fissati dal Protocollo di Kyoto. Pertanto, si ritiene di dare tempestiva attuazione alle disposizioni delle nuove proposte e non concentrarsi per implementare direttive inadeguate e ormai superate dal contesto internazionale e comunitario.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

NARO, GAZZARA, BRIGUGLIO, CARRARA, CRIMI, D'ALIA, GERMANÀ e STAGNO D'ALCONTRES. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 20 luglio 2002 nella tratta Messina-Palermo, a circa 200 metri dalla stazione di Rometta (Messina), un disastro ferroviario ha causato otto morti e quaranta feriti e l'interruzione totale della circolazione ferroviaria tra Messina e Milazzo, tuttora in atto;
è stato registrato grande allarme anche per la generale inquietudine che avvenimenti come quello occorso, producono in una grande regione del Sud;
nell'isola si rafforza il convincimento, per nulla infondato, che il settore dei trasporti ferroviari, come altri di fondamentale importanza per la Sicilia, sia stato, negli anni, relegato negli ultimi comparti degli investimenti sociali;
gli interventi per risolvere i problemi sopra menzionati sono stati e sono ancora peraltro marginalmente contenuti in programmi di Governo, ma la loro realizzazione, fino ad oggi, ha subito incomprensibili sospensioni, pause, discontinuità, in particolar modo per quanto attiene il comparto ferroviario;
oggi si prospetta una agenda di infrastrutture nel settore dei lavori pubblici e l'aggiornamento del piano generale dei trasporti sulla scorta delle innovative disposizioni di legge contenute nel collegato Infrastrutture alla finanziaria 2002;
il Coordinamento dei sindaci dei comuni della fascia tirrenica siciliana, costituito da anni proprio per sollecitare il raddoppio della linea ferroviaria che collega il capoluogo dell'isola a Messina ed al futuro ponte sullo stretto ha chiesto alla regione e allo Stato di assumere impegni precisi, soprattutto finanziari, per realizzare il secondo binario sulla tratta -:
se il Ministro interrogato non ritenga di approfondire il tema delle infrastrutture stesse programmate nell'isola, verificare le disponibilità finanziarie, stabilire come prioritario il raddoppio ferroviario


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dell'intera tratta Messina-Palermo e diffondere le risultanze al fine di rasserenare le ansie e le preoccupazioni dei siciliani;
se non convenga, con la maggioranza del cittadini isolani, che le grandi opere debbano essere contestuali a quelle più modeste, ma non meno essenziali, dell'ammodernamento delle infrastrutture varie, ferroviarie e marittime al servizio di una grande comunità e, conseguentemente, non ritenga di fare conoscere quali proposte conteranno i progetti per la soluzione dei problemi nuovi e antichi appena prospettati e la relativa agenda di realizzazione;
se, in rapporto alle opere programmate o da programmare, si sia tenuto conto o si terrà conto di quelle sinergie politiche, sociali ed economiche che renderanno tollerabili i cantieri, tenuto conto che la realizzazione comporterà per l'isola innegabili futuri vantaggi, ma altrettanti prolungati disagi, soprattutto per le aree interessate;
se, infine, non ritenga opportuno di attivare una commissione tecnica che verifichi se una rete ferroviaria antiquata, come la Messina-Palermo, abbia potuto sopportare e possa continuare a sopportare adeguamenti manutentivi e tempi di percorrenza uguali a quelli applicati o applicabili al resto della rete nazionale, predisponendo conseguentemente ogni necessario intervento.
(4-03614)

Risposta. - Si rappresenta che le problematiche poste dagli interroganti sono state illustrate il 24 luglio 2002 davanti l'Assemblea del Senato della Repubblica e il 25 luglio presso l'Aula della Camera dei deputati in occasione dell'informativa resa al Parlamento sull'incidente ferroviario accaduto in Sicilia.
Si rinvia pertanto a quanto pubblicato nel resoconto stenografico del 24 luglio 2002 dei lavori delle Aule del Parlamento.

(Vedi allegato n. 3 in calce)
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Paolo Mammola.

OLIVERIO, MEDURI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il servizio postale nella regione Calabria presenta un quadro di gravi carenze che determinano disagi notevoli per l'utenza;
in particolare, in provincia di Cosenza la filiale di Castrovillari, che comprende i territori del Pollino, della costa ionica, della Sibaride e dell'alto Tirreno, registra una carenza del 50 per cento del personale impiegatizio previsto in organico, mentre la filiale di Cosenza, che comprende il resto del territorio, registra carenze altrettanto gravi, con circa 200 unità impiegatizie in meno rispetto a quelle previste in organico e con oltre 50 zone di recapito prive di portalettere;
numerosi sono gli uffici che giornalmente rimangono chiusi per assenza di personale, come è successo all'ufficio postale dell'università della Calabria, che, ammalatosi il responsabile, è rimasto chiuso, o come è successo nel comune di Trebisacce dove è stato soppresso il turno pomeridiano per carenza di personale;
numerosi sono i piccoli comuni o frazioni popolose, centri turistici, rurali e montani, dove sono stati soppressi o è stata annunciata la soppressione degli uffici postali;
nei grossi centri urbani i pensionati sono costretti ad ore di fila davanti agli sportelli, in molti casi dimezzati nel numero per carenza di personale;
infatti da un anno, in Calabria, non si procede all'assunzione di personale straordinario, mentre non vengono rimpiazzate le centinaia di dipendenti che sono andati in pensione, in molti casi privando l'azienda di competenze e di professionalità indispensabili all'organizzazione ed alla funzionalità di un servizio adeguato ed efficiente;
tale situazione grave ha raggiunto, in alcuni casi, uno stato di intollerabilità e forti tensioni sociali -:
se non ritenga di dover assumere iniziative urgenti per far fronte alla grave


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situazione che si è determinata nei numerosi uffici postali della Calabria ed in particolare della provincia di Cosenza.
(4-02097)

Risposta. - Si ritiene opportuno ribadire che a seguito della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di sindacarne l'operato per la parte riguardante la gestione aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza propria degli organi statutari della società.
Ciò premesso, si fa presente che Poste Italiane spa - interessata in merito a quanto rappresentato dall'interrogante - ha confermato che da tempo, su tutto il territorio nazionale, l'assegnazione delle unità da applicare nei diversi settori operativi non avviene secondo il criterio degli organici prefissati, ma sulla base della valutazione delle effettive esigenze di ogni singola struttura, allo scopo sia di offrire un livello di prestazioni commisurato alle esigenze della clientela locale, sia di ricondurre i costi del personale entro livelli compatibili con gli obiettivi aziendali.
Un eventuale incremento delle unità applicate nei diversi uffici, in modo da attuare un miglior presidio dei servizi nella regione in esame che, comunque, stando a quanto comunicato dalla società Poste, presentano esigenze notevolmente inferiori rispetto alla percentuale indicata nell'atto parlamentare in esame, potrà essere valutato e attuato a seguito dell'esito della procedura di mobilità prevista dall'accordo stipulato con le organizzazioni sindacali di categoria nell'ottobre 2001.
In merito alla chiusura degli uffici citati, Poste italiane ha precisato che l'ufficio di Arcavata - università, appartenente all'ambito della filiale di Cosenza, è rimasto chiuso per il breve periodo necessario a reperire l'unità che avrebbe sostituito l'operatore ivi applicato che si era dovuto improvvisamente assentare.
Nell'ufficio di Trebisacce - rientrante nell'area della filiale di Castrovillari - è stata disposta la chiusura del turno pomeridiano nei periodi dal 14 al 30 gennaio 2002 e dal 14 al 30 marzo dell'anno in corso, per motivi tecnici; dal 1o aprile 2002 è stato ripristinato il consueto orario di apertura modulato su due turni: antimeridiano e pomeridiano.
Quanto, infine, alla paventata chiusura di uffici postali ubicati in piccoli comuni o frazioni rurali e montane, la ripetuta società ha significato che, al momento non sono stati approvati interventi di chiusura relativamente all'anno in corso.
Poste italiane ha, tuttavia, voluto sottolineare che, nonostante il 43 per cento degli uffici presenti nella provincia di Cosenza (pari a 115 uffici) faccia registrare un volume inidoneo a coprire i relativi costi di gestione, si è fatto ricorso al provvedimento di chiusura solo in 16 casi.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

PAPPATERRA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le modifiche apportate dal decreto direttoriale «Moratti» n. 12 del 12 febbraio 2002 sul rinnovo delle graduatorie permanenti degli insegnanti, suscitano parecchi dubbi;
sono stati presentati ricorsi al Tar del Lazio, sponsorizzati da Cgil e Uil contro tale decreto;
il Ministero ha deciso unilateralmente di consentire il cumulo tra il punteggio di 30 punti, attribuito all'abilitazione conseguita presso le Ssis (Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario) e la contemporanea prestazione di servizio come supplenti nel corso del biennio di frequenza delle stesse;
in pratica vi è la fondata preoccupazione che alcuni insegnanti vengano scavalcati nelle graduatorie permanenti da chi possiede meno titoli sia di studio che di servizio e di vedere allontanarsi il momento dell'immissione in ruolo o addirittura di un incarico a tempo indeterminato;


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inoltre verrebbero attribuiti 12 punti in più nelle graduatorie per coloro che prestano servizio nelle scuole paritarie, ottenendo così la parificazione del punteggio tra scuola pubblica e privata;
il Ministro ha rifiutato la proposta formulata dal consiglio nazionale della pubblica istruzione e condivisa da tutte le organizzazioni sindacali, di non cumulare il punteggio aggiuntivo con quello spettante per il servizio scolastico prestato durante i due anni di frequenza della scuola di specializzazione -:
se il Ministro non ritenga opportuno estendere l'equiparazione anche alle scuole legalmente riconosciute;
se il Ministro intenda far sì che gli insegnanti che hanno lavorato in istituti privati non vengano penalizzati ingiustamente dal decreto suddetto;
se il Ministro intenda quindi congelare l'aggiornamento delle graduatorie chiarendo nel contempo gli aspetti di tale decreto che, ad avviso dell'interrogante, risultano illegittimi.
(4-03564)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione, concernente la tabella di valutazione dei titoli allegata al decreto direttoriale n. 12 del 12 febbraio 2002, approvata con decreto ministeriale n. 11 emanato nella stessa data, ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti per l'immissione in ruolo, di cui all'articolo 1, comma 6, della legge 3 maggio 1999, n. 124, la prima questione sollevata è quella relativa all'ulteriore punteggio di trenta punti previsto dalla suddetta tabella per l'abilitazione conseguita presso le Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (S.S.I.S.).
In proposito si fa presente quanto segue.
La legge 19 novembre 1990 n. 341, recante riforma degli ordinamenti didattici universitari, nell'istituire le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario finalizzate alla formazione degli insegnanti di scuola secondaria ha anche previsto che l'esame finale sostenuto al termine dei corsi ha valore di esame di Stato ed abilita all'insegnamento per le aree disciplinari cui si riferiscono i relativi diplomi.
Il decreto interministeriale 24 novembre 1998, recante norme transitorie per il passaggio al sistema universitario di abilitazione all'insegnamento nelle scuole ed istituti di istruzione secondaria ed artistica, ha successivamente specificato che nei concorsi a cattedre per titoli ed esami nella scuola secondaria e in quelli per soli titoli, a coloro che abbiano concluso positivamente la specifica scuola di specializzazione, i bandi di concorso attribuiscono un punteggio aggiuntivo rispetto a quello spettante per l'abilitazione conseguita secondo le norme previgenti all'istituzione delle scuole di specializzazione all'insegnamento secondario e più elevato rispetto a quello attribuito per la frequenza ad altre scuole e corsi di specializzazione e perfezionamento universitari.
Il decreto-legge 28 agosto 2000 n. 240, convertito nella legge 27 ottobre 2000 n. 306, recante disposizioni urgenti per l'avvio dell'anno scolastico 2000/2001, ha inoltre stabilito che l'esame di Stato che si sostiene al termine del corso svolto da dette scuole di specializzazione ha valore di prova concorsuale ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti previste dalla legge 124 del 1999 e ha demandato ad un decreto interministeriale i criteri e le modalità di costituzione delle commissioni, sia di ammissione alla scuola di specializzazione sia di esami finali, e il punteggio da attribuire al risultato finale sia ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti sia ai fini dell'esito del concorso per esami e titoli, precisando che detto punteggio fosse coerente con quanto previsto dall'articolo 3 del decreto del ministro della pubblica istruzione del 24 novembre 1998 suindicato.
Il regolamento adottato con decreto interministeriale n. 268 del 4 giugno 2001 ha quindi previsto, all'articolo 8, che ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti al candidato abilitato presso le scuole di specializzazione all'insegnamento viene attribuito un punteggio aggiuntivo rispetto a quello spettante per l'abilitazione conseguita pari a 30 punti.


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Tale punteggio è del tutto congruo in relazione al livello del percorso seguito dagli specializzati (2 anni di corso intensivo, verifiche intermedie, tirocinio esami finali) e alla preparazione di alto profilo sia a livello teorico che pratico che i corsisti acquisiscono.
Quanto poi alla decisione di consentire agli abilitati SSIS il cumulo dei 30 punti predetti con il punteggio previsto per il servizio di insegnamento prestato durante la frequenza dei corsi, essa era motivata in relazione al principio giuridico consolidato per cui i servizi effettivamente prestati, a prescindere dalle variabili legate alla natura, alle caratteristiche ed alla durata del rapporto di lavoro, debbano essere valutabili.
Il TAR del Lazio sezione III-
bis con sentenza del 20 maggio ultimo scorso pubblicata il 28 maggio ha ritenuto del tutto legittima e congrua l'attribuzione del punteggio aggiuntivo di 30 punti, rispetto a quello dell'abilitazione, per gli specializzati.
Lo stesso TAR ha invece ritenuto illegittima la tabella di valutazione dei titoli, approvata con decreto ministeriale n. 11 del 12 febbraio 2002, nella parte in cui consente il suddetto cumulo.
Va sottolineato che il TAR, con la sentenza sopra richiamata, ha esaminato l'intera materia dell'inserimento nelle graduatorie permanenti degli specializzati SSIS, affermando la piena legittimità di tutti i relativi provvedimenti del Ministro dell'istruzione, università e ricerca, con la sola eccezione dell'aspetto relativo alla cumulabilità del servizio prestato durante i corsi.
Pertanto, l'amministrazione non interporrà appello, e sta provvedendo a modificare in senso conforme alla pronuncia le graduatorie permanenti. A tal fine sono state fornite istruzioni agli uffici scolastici periferici con circolare n. 69 in data 14 giugno 2002 e con nota Protocollo n. 317/RM/2002 del 1o luglio 2002 ultimo scorso.
In merito alla seconda questione sollevata, concernente la richiesta di equiparazione del punteggio a favore dei servizi prestati presso le scuole legalmente riconosciute, si fa presente che l'equiparazione, dal 1o settembre 2000, tra servizi prestati nelle scuole statali e quelli prestati nelle scuole paritarie è prevista esplicitamente dall'articolo 2, comma 2, del decreto-legge 3 luglio 2001, n. 255, convertito con modificazioni dalla legge 20 agosto 2001, n. 333, ed è logicamente agganciata agli effetti del riconoscimento della parità scolastica disposto ai sensi della legge n. 62 del 10 marzo 2000.
L'equiparazione del punteggio stabilita dalla suddetta legge n. 333 del 2001 costituisce la naturale conseguenza della parità con le scuole statali riconosciuta alle istituzioni scolastiche non statali che abbiano i requisiti di qualità ed efficacia previsti dalla legge n. 62 del 2000.
Al di fuori dell'ambito previsionale della legge non è possibile valutare il servizio prestato nelle scuole private legalmente riconosciute che non abbiano lo
status di scuole paritarie.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

PASETTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da quanto si apprende dagli organi di stampa e da fonti sindacali l'incidente ferroviario avvenuto in data 20 luglio 2002 sulla linea Palermo-Messina risulterebbe, con molta probabilità, causato da quelle gravi carenze strutturali della linea che da tempo e da più parti erano state denunciate e segnalate;
la politica dei trasporti non può essere limitata al lungo periodo e alle nuove infrastrutture, ma deve, al contrario, tener conto delle esigenze presenti e del fatto che in attesa di investimenti di ammodernamento della rete ferroviaria, nel mezzogiorno così come in tutto il territorio


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nazionale, gli interventi di manutenzione della rete esistente risultano di prioritaria necessità -:
quali impegni di spesa siano stati presi da parte del Governo per far fronte ad una adeguata manutenzione delle linee ferroviarie, specialmente le più vecchie e quelle situate nel Mezzogiorno italiano, e per garantire che la sicurezza diventi la caratteristica comune a tutti i comparti del sistema nazionale di trasporti.
(4-03599)

Risposta. - Si rappresenta che le problematiche poste dagli interroganti sono state illustrate il 24 luglio 2002 davanti l'Assemblea del Senato della Repubblica e il 25 luglio presso l'Aula della Camera dei Deputati in occasione dell'informativa resa al Parlamento sull'incidente ferroviario accaduto in Sicilia.
Si rinvia pertanto a quanto pubblicato nei resoconti stenografici dei lavori delle Aule del Parlamento relativi alle date citate.
(Vedi allegato n. 4 in calce).

Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Paolo Mammola.

PECORARO SCANIO, LION e ZANELLA. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
il regolamento CE n. 2081/92 del 14 luglio 1992 (Gazzetta Ufficiale n. L 163 del 2 luglio 1996 pagine 0019-0021) prevede la protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari;
i prodotti «radicchio rosso di Chioggia» e «radicchio rosso di Chioggia precoce» godono di una vasta territorialità di produzione comprendente le tre province venete di Venezia, Padova e Rovigo, avendo quindi un valore molto alto in termini economici e occupazionali;
il 2 marzo 1999 è stata formalmente presentata la Domanda di Registrazione per il riconoscimento dell'indicazione geografica protetta (IGP) del «radicchio rosso di Chioggia» e del «radicchio rosso di Chioggia precoce», presso il ministero delle politiche agricole e forestali -:
quali iniziative il Governo intenda adottare a sostegno del riconoscimento del «radicchio rosso di Chioggia» e del «radicchio rosso di Chioggia precoce» quali prodotti di indicazione geografica protetta (IGP) e quindi tutelati dalla Comunità Europea.
(4-02981)

Risposta. - Inizialmente, la domanda di registrazione per i prodotti «Radicchio Rosso di Chioggia» e «Radicchio di Chioggia precoce» era stata presentata da soggetti non legittimati ai sensi del regolamento (CE) n. 2081 del 1992.
Successivamente, con rogito notarile del 15 giugno 2001, si è costituito un comitato avente lo scopo di presentare l'istanza di registrazione per il prodotto recante la denominazione «Radicchio Rosso di Chioggia».
Tale comitato promotore, una volta predisposto il disciplinare di produzione, ha inoltrato la relativa documentazione tramite la regione Veneto con nota di trasmissione del 6 marzo 2002.
Con nota del 18 marzo 2002, il ministero, ritenendo giustificata la domanda e completa la documentazione probatoria, ha fissato per il 18 aprile 2002 la data per lo svolgimento dei lavori di pubblico accertamento; lavori che si sono svolti puntualmente in tale data.
Nel corso della riunione è emersa la necessità di adeguare la disciplina di produzione così come proposta; pertanto, il comitato promotore si è impegnato ad integrare il disciplinare di produzione ed a trasmetterlo in via definitiva.
Una volta soddisfatto tale adempimento, sarà cura dell'amministrazione provvedere alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana della domanda di riconoscimento, operazione che conclude la fase istruttoria nazionale, propedeutica a quella concernente la notifica alla Commissione europea.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.


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PECORARO SCANIO. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
è cronaca di questi giorni, riportata abbondantemente dai principali mezzi di comunicazione, l'inchiesta giudiziaria condotta dal pubblico ministero Henry John Woodcock, per una presunta costituzione di fondi neri e il pagamento di tangenti, e che vede coinvolti a diverso titolo varie personalità, tra cui imprenditori e uomini politici;
l'inchiesta riguarda i rapporti tra questi soggetti e l'Eni-Agip, che in Basilicata sta estraendo milioni di barili di petrolio, sta già realizzando un centro oli e un oleodotto per trasferire greggio a Taranto, e deve costruire altre importanti strutture;
in questa regione dette attività estrattive mettono evidentemente a serio rischio la valenza ambientale e naturalistica propria di questa regione, pregiudicando fortemente tutte quelle potenzialità di sviluppo che sono invece legate ad una rispettosa utilizzazione e valorizzazione del territorio stesso;
le estrazioni petrolifere in Val D'Agri sono inscindibilmente connesse al potenziale verificarsi di incidenti rilevanti, ed è sempre più diffusa la sensazione che i rischi, tutti già attuali, siano ben superiori ai guadagni, per la maggior parte futuri;
il 50 per cento del territorio regionale della Basilicata è coinvolto dal progetto di estrazione che vede l'Agip/Eni come partner principale. Una trentina le concessioni ottenute dal Ministro per l'ambiente per le estrazioni, una sessantina i pozzi dichiarati dall'Agip per un totale di 622 milioni di barili di petrolio all'anno;
il T.A.R. (Tribunale amministrativo regionale) della Basilicata con la sentenza n. 144 del 13 maggio 1998 aveva già ritenuto le «ricerche geofisiche» dell'E.N.I. incompatibili con l'esistenza del Parco nazionale del Pollino, per ragioni legate al rischio di danneggiamento e/o di disturbo della flora, della fauna e dell'ambiente naturale esistenti -:
se, alla luce di quanto esposto in premessa, non si ritenga opportuno sospendere cautelativamente le attività di estrazione del petrolio in Basilicata.
(4-03086)

Risposta. - Nella Val d'Agri sono attualmente ubicate n. 2 concessioni di coltivazione di olio greggio e gas metano associato, conferite a partire dai primi anni '90 dal soppresso Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato (ora ministero delle attività produttive), dove è operatore l'ENI, in associazione con la Società Enterprise oil italiana (filiale italiana della Enterprise inglese). In esse sono in corso di accertamento e sviluppo alcuni giacimenti di olio leggero scoperti fin dalla seconda metà degli anni '80, di ragguardevole entità dai quali, una volta completato lo sviluppo, dovrebbe, secondo stime cautelative, ed in assenza di limitazioni al progetto, provenire una produzione di circa 5 milioni di tonnellate/anno di olio greggio, superiore all'attuale produzione del resto d'Italia.
Nelle concessioni sono stati perforati sinora numerosi pozzi, di cui, fino al settembre 2001, è stato possibile metterne in produzione soltanto 4 mediante collegamento all'esistente centro olio di Viggiano, date le sue limitate potenzialità di trattamento e la necessità di completare l'oleodotto per il trasporto dell'olio greggio fino alla raffineria di Taranto, la cui realizzazione ha subìto notevoli ritardi a causa, fra l'altro, delle opposizioni sollevate in sede locale per il tratto pugliese. Tale oleodotto è indispensabile per ridurre al minimo il trasporto mediante autobotti che, fino ad oggi è stato possibile solo per limitati quantitativi e non senza qualche difficoltà connessa alla limitata disponibilità della rete viaria.
I lavori di ampliamento del predetto centro olio, resisi necessari per i motivi sopra esposti, sono iniziati nel 1999 utilizzando l'area industriale esistente ad esso adiacente e in parte dismessa e saranno


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terminati successivamente al 2003, mentre nell'ottobre 2002 è stata ultimata la realizzazione dell'oleodotto, per cui, nel corso dell'ultimo trimestre del corrente anno la produzione è potuta aumentare dai 9000 barili/giorno fino a circa 45.000 barili/giorno. Con il procedere dei lavori in programma la produzione potrà progressivamente aumentare, con una produzione a regime prevista di circa 104.000 barili/giorno, pari a circa il 6 per cento dell'attuale fabbisogno nazionale.
È dunque non esatto il dato riportato nell'interrogazione in oggetto sulla entità delle estrazioni petrolifere laddove si legge, in particolare, che «i pozzi dichiarati dall'Agip per un totale di 622 milioni di barili di petrolio all'anno». Basti osservare in proposito che se questo ultimo dato fosse rispondente al vero l'Italia potrebbe considerarsi praticamente autosufficiente per quanto concerne il fabbisogno nazionale di greggio, mentre invece, purtroppo, lo è soltanto per una quota piuttosto modesta, di circa il 5 per cento, che potrà essere mantenuta o anche leggermente incrementata proprio con l'entrata a regime delle produzioni della Val d'Agri per realizzare le quali è prevista una intensa attività di perforazione.
Dei 42 pozzi previsti complessivamente, 24 sono stati già completati e 18 lo saranno entro il 2005. Sono inoltre in fase di posa, con interramento di almeno 2 metri, circa 200 km di condotte necessarie per il collegamento di detti pozzi al centro olio.
L'investimento totale previsto per il «progetto Val d'Agri», ammonta a circa 1.600 milioni di Euro, di cui circa 1.050 già spesi, mentre i rimanenti 550 milioni di Euro saranno spesi entro i prossimi quattro anni.
Il personale direttamente impiegato dall'ENI in ruoli permanenti ammonta a 90 unità, mentre la ricaduta occupazionale in Basilicata, connessa all'indotto dell'attività petrolifera, ha già superato le 1.500 unità, di cui oltre il 60 per cento lucane.
Oltre ai vantaggi per l'economia nazionale derivanti dalla riduzione dell'import petrolifero, sia economici che ambientali (minore import via navi petroliere), verranno versate dalle compagnie interessate royalties per un ammontare totale, nell'arco dei 20 anni della vita produttiva, di circa 700 milioni di euro che, in base alle norme emanate dall'ex Ministero dell'industria, andranno per l'85 per cento alla Basilicata e per il restante 15 per cento ai Comuni nel cui ambito territoriale ricadono il centro di trattamento e raccolta ed i pozzi di coltivazione.
Lo sviluppo delle risorse petrolifere dell'area costituisce una occasione di sviluppo economico non solo della Val d'Agri, ma dell'intera Basilicata, fungendo da volano per la crescita soprattutto dell'indotto e dell'imprenditoria locale, utilizzando a tale scopo le entrate di regione e comuni derivanti dalle royalties, unitamente a finanziamenti statali e comunitari.
Per consentire lo svolgimento delle attività petrolifere la regione Basilicata ha, a suo tempo, richiesto una serie di precisi impegni sia al Governo che all'ENI, ritenendo di dover utilizzare lo sviluppo di tali risorse ubicate sul suo territorio per rilanciare la propria economia locale. Gli accordi hanno avuto un lungo e complesso iter di trattative, vedendo da una parte il Governo interessato all'aspetto strategico ed economico della coltivazione (i giacimenti appartengono allo Stato, che li dà in concessione di coltivazione nell'interesse pubblico), dall'altra l'ENI, interessato al rientro degli ingenti investimenti effettuati in ricerche, e dall'altro ancora il Ministero dell'ambiente, impegnato nella perimetrazione del Parco nazionale della Val d'Agri e nelle pronunce di compatibilità ambientale delle attività stesse, che all'epoca rientravano nella competenza di quel Ministero.
L'ENI, a seguito di un accordo quadro del giugno 1998, ha sottoscritto una serie di accordi diretti con la regione Basilicata, con i quali, oltre ovviamente al versamento delle royalties secondo modalità concordate con la regione, si è impegnata a contribuire all'occupazione locale, alla formazione del personale, alla messa a disposizione nell'area industriale del gas associato all'olio a condizioni vantaggiose, a sostenere l'utilizzo del gas per la produzione di energia elettrica, ad interventi di compensazione ambientale


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oltre ai ripristini già previsti per legge, a piani e programmi per il monitoraggio ambientale, la costituzione di un osservatorio ambientale.
Il Governo, nell'ottobre 1998, ha sottoscritto uno specifico protocollo d'intesa con la Regione con il quale è stata prevista una serie di impegni consistenti nella realizzazione di infrastrutture viarie e di una aviosuperficie a Grumento Nova, con compiti di protezione civile ed antincendio per i parchi naturali nel sostenere l'attribuzione della residua quota del 30 per cento di royalties di spettanza statale alle regioni del Mezzogiorno (impegno già attuato con la legge n. 140 dell'11 maggio 1999 e nell'incentivazione degli strumenti della programmazione negoziata.
Infine, nel dicembre 1999 il CIPE ha approvato una intesa istituzionale di programma tra il Governo e la giunta regionale della Basilicata che ha lo scopo di rilanciare lo sviluppo economico e sociale dell'intera regione attraverso accordi di programma quadro in tutta una serie di aree di intervento (viabilità stradale, rete ferroviaria, sistemi di mobilità e di scambio, sanità, risorse idriche, difesa del suolo eccetera).
Per l'attuazione del progetto Val d'Agri si illustrano, di seguito, gli iter procedurali seguiti precisando, tuttavia, che tutte le attività, progettuali e di approvvigionamento, sono state rallentate (con sensibile aggravio di costi) in attesa della conclusione degli iter autorizzativi del Ministero dell'ambiente e della regione Basilicata.
In particolare, è stata completata la pronuncia di compatibilità ambientale, in base alle specifiche norme sulla attività di ricerca e produzione idrocarburi (decreto del Presidente della Repubblica n. 526 del 1994), da parte del ministero dell'ambiente per la perforazione dei pozzi di sviluppo e per l'ampliamento del centro olio di Viggiano.
Per quanto concerne l'oleodotto è stato espresso giudizio favorevole di compatibilità ambientale da parte della regione Basilicata (con delibera del luglio 1999), mentre la regione Puglia, solo nell'ottobre 2000, ha deliberato l'esclusione del relativo tratto di oleodotto dalla applicazione della procedura di VIA. Infine, per quanto concerne la compatibilità urbanistica dell'oleodotto, soltanto nel dicembre 2000 il Ministero dei lavori pubblici ha autorizzato la realizzazione dell'opera, al termine di una lunga e complessa Conferenza di servizi.
Nel febbraio 2001 il ministero dell'industria ha, quindi, potuto autorizzare, per la parte di propria competenza, la realizzazione dell'oleodotto quale opera accessoria dell'impianto di raffinazione di Taranto ed emanare il decreto di approvazione dell'intero programma dei lavori da eseguire nell'ambito delle concessioni minerarie della Val d'Agri che nel contempo, con lo stesso decreto, sono state più razionalmente accorpate e riperimetrate.
Per quanto riguarda il protocollo d'intesa Governo-Regione Basilicata per lo sviluppo delle risorse petrolifere della Val d'Agri, il ministero dell'industria ha assolto gli impegni sottoscritti, promuovendo nella legge n. 140 del 1999 l'integrale assegnazione delle royalties statali a tutte le regioni del Mezzogiorno e ottenendo nella legge finanziaria 2001 l'assegnazione dei fondi per il completamento del programma di metanizzazione del Mezzogiorno.
Il Ministero delle attività produttive, comunque, segue tuttora costantemente e con grande attenzione l'evolversi della situazione autorizzativa e lo stato di avanzamento del progetto Val d'Agri, al fine di consentire nel più breve tempo possibile il pieno sviluppo delle attività petrolifere nell'area, nel più scrupoloso rispetto delle garanzie relative alla sicurezza delle lavorazioni ed alla tutela ambientale.
A tale riguardo si ha motivo di ritenere che le Compagnie impegnate e, in particolare, l'ENI che è operatore del progetto, offrano sufficienti garanzie, anche perché detengono ed utilizzano da tempo, in Italia ed in varie altre aree geografiche a livello mondiale, tecnologie di avanguardia per la protezione ambientale. Nella realizzazione dei pozzi della Val d'Agri sono state infatti utilizzate le più avanzate tecniche di perforazione del know-how internazionale, alcune delle quali sviluppate proprio da ENI-Div. AGIP.


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A tutela, poi, dei siti di interesse archeologico che avrebbero potuto dar luogo ad importanti ritrovamenti, i lavori di scavo, necessari per la posa sia delle condotte di collegamento che dello stesso oleodotto, sono stati effettuati secondo rigide modalità di conduzione preventivamente concordate con la competente Soprintendenza e trasfuse in un apposito «protocollo operativo».
Occorre inoltre considerare che le apposite valutazioni di impatto ambientale, a suo tempo effettuate dal Ministero dell'ambiente e dalla Regione Basilicata sulla base della vigente normativa, nel dar luogo a pronunciamenti favorevoli, hanno previsto l'imposizione di tutta una serie di condizioni, vincoli operativi, controlli e monitoraggi che l'operatore è tenuto a rispettare. Il sistema di monitoraggio ambientale previsto dall'accordo tra ENI e Regione Basilicata interesserà l'intero territorio oggetto delle attività petrolifere e sarà integrato con le reti di rilevamento esistenti ed il supporto logistico ed organizzativo di un Osservatorio Ambientale istituito dalla Regione.
Inoltre, sotto l'aspetto più generale della sicurezza delle operazioni, le attività in questione sono tenute sotto assidua e scrupolosa vigilanza da parte degli ingegneri e dei tecnici del competente Ufficio minerario per gli idrocarburi di Napoli che, per compito istituzionale, effettua controlli ispettivi sul rispetto delle specifiche norme di polizia mineraria.
Per quanto riguarda la sentenza del T.A.R. della Basilicata n. 144 del 13 maggio 1998 citata nell'interrogazione in esame, si deve fare presente che, a seguito di ricorsi in appello proposti dalla Soc. ENI Spa e dalla Società Enterprise oil italiana Spa, con l'intervento ad
opponendum dell'Associazione italiana per il Word Wide Found of Nature - Onlus, il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (sezione Sesta) ha accolto in via definitiva i ricorsi stessi e, conseguentemente, ha totalmente riformato la predetta sentenza ed ha annullato i provvedimenti impugnati dalle predette Società, con i quali l'Ente Parco del Pollino aveva negato l'autorizzazione allo svolgimento di attività di ricerca geofisica di idrocarburi nei Parco stesso.
Infine, per quanto concerne il riferimento all'inchiesta giudiziaria in corso presso la Procura della Repubblica di Potenza ed al coinvolgimento dell'ENI in connessione con le attività petrolifere in Val d'Agri, tenuto peraltro conto che l'Amministrazione non ha alcuna competenza di legge per quanto riguarda gli appalti dei lavori conferiti dalle Società titolari delle concessioni minerarie alle imprese di servizi, si osserva che in situazioni del genere deve essere pienamente garantito il rispetto delle indagini in corso.
Alla luce degli elementi e delle considerazioni sopra esposti non si possono condividere le preoccupazioni espresse nell'atto in argomento relativamente al fatto che le attività petrolifere in Val d'Agri metterebbero a serio rischio la valenza ambientale e naturalistica propria della regione Basilicata, pregiudicando fortemente tutte le potenzialità di sviluppo del territorio.
Conseguentemente non si ritiene necessario né opportuno sospendere cautelativamente le attività estrattive tenuto conto - oltre a quanto già esposto - che a seguito dei lunghi e onerosi iter procedurali previsti dalla vigente legislazione mineraria e ambientale in materia, la Società ENI Spa e la contitolare Società inglese Enterprise oil hanno già dispiegato sia ingenti investimenti che notevole impegno tecnico.
Si osserva, in proposito, che l'attuale connotazione societaria dell'ENI impone alla stessa, come a tutte le Società petrolifere operanti su base azionaria e su mercati ormai globalizzati, di conseguire adeguate remunerazioni dei capitali messi in campo sia per effettuare le ricerche minerarie che portano alla scoperta dei giacimenti petroliferi, sia per lo sviluppo e la messa in produzione degli stessi, tenuto conto che trattasi di capitali di rischio e che la percentuale di ritrovamento di grossi giacimenti è sempre più bassa.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Valducci.


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ANTONIO PEPE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale n. 11 del 12 febbraio 2002, diversamente da come previsto dall'articolo 8 del precedente decreto ministeriale 10 marzo 2001, non prevede più l'assegnazione di punteggio aggiuntivo di trenta punti per il superamento di concorso per titoli ed esami, nella formazione delle graduatorie permanenti previste dalla legge n. 333 del 20 agosto 2001 di conversione del decreto-legge n. 255 del 3 luglio 2001;
tale disposizione penalizza gli idonei ai concorsi rispetto ai corsisti delle S.s.i.s. per i quali tale punteggio aggiuntivo è riconosciuto -:
se non ritenga opportuno porre rimedio alla situazione sopra descritta, e se a tal fine non pensi di ripristinare integralmente il precedente sistema di formazione delle graduatorie o in subordine se non prenda in considerazione, alla luce del parere espresso dal C.n.p.i. il 14 gennaio 2002, la possibilità di esplicitare che il punteggio aggiuntivo, previsto nel decreto n. 11 del 12 febbraio 2002 per i corsisti Ssis, spetti solo per classi di concorso relative al titolo Ssis, il tutto in analogia con il servizio scolastico che viene valutato per la sola classe di servizio.
(4-02634)

Risposta. - Relativamente all'ulteriore punteggio di 30 punti attribuito per l'abilitazione conseguita presso scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (S.S.I.S.), secondo quanto previsto dalla tabella di valutazione dei titoli approvata con Decreto Ministeriale n. 11 del 12 febbraio 2002, ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti per l'immissione in ruolo, di cui all'articolo 1, comma 6, della legge 3 maggio 1999, n. 124 e alla legge 20 agosto 2001 n. 333, si fa presente quanto segue.
La legge 19 novembre 1990, n. 341, recante riforma degli ordinamenti didattici universitari, nell'istituire le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario finalizzate alla formazione degli insegnanti di scuola secondaria ha anche previsto che l'esame finale sostenuto al termine dei corsi ha valore di esame di Stato ed abilita all'insegnamento per le aree disciplinari cui si riferiscono i relativi diplomi.
Il decreto interministeriale 24 novembre 1998, recante norme transitorie per il passaggio al sistema universitario di abilitazione all'insegnamento nelle scuole ed istituti di istruzione secondaria ed artistica, ha successivamente specificato che nei concorsi a cattedre per titoli ed esami nella scuola secondaria e in quelli per soli titoli, a coloro che abbiano concluso positivamente la specifica scuola di specializzazione, i bandi di concorso attribuiscono un punteggio aggiuntivo rispetto a quello spettante per l'abilitazione conseguita secondo le norme previgenti all'istituzione alle scuole di specializzazione all'insegnamento secondario e più elevato rispetto a quello attribuito per la frequenza ad altre scuole e corsi di specializzazione e perfezionamento universitari.
Il decreto legge 28 agosto 2000, n. 240 convertito nella legge 27 ottobre 2000 n. 306, recante disposizioni urgenti per l'avvio dell'anno scolastico 2000/2001, ha inoltre stabilito che l'esame di Stato che si sostiene al termine del corso svolto da dette scuole di specializzazione ha valore di prova concorsuale ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti previste dalla legge 124 del 1999 e ha demandato ad un decreto interministeriale i criteri e le modalità di costituzione delle commissioni, sia di ammissione alla scuola di specializzazione sia di esami finali, e il punteggio da attribuire al risultato finale sia ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti sia ai fini dell'esito del concorso per esami e titoli, precisando che detto punteggio fosse coerente con quanto previsto dall'articolo 3 del decreto del Ministro della Pubblica Istruzione del 24 novembre 1998 suindicato.
Il regolamento adottato con decreto interministeriale n. 268 del 4 giugno 2001 ha quindi previsto, all'articolo 8, che ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti al candidato abilitato presso le scuole


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di specializzazione all'insegnamento viene attribuito un punteggio aggiuntivo rispetto a quello spettante per l'abilitazione conseguita pari a 30 punti.
Tale punteggio è del tutto congruo in relazione al livello del percorso seguito dagli specializzati (2 anni di corso intensivo, verifiche intermedie, tirocinio esami finali) e la preparazione di alto profilo sia a livello teorico che pratico che i corsisti acquisiscono.
Il TAR del Lazio sezione III-
bis con sentenza del 20 maggio 2002 pubblicata il 28 maggio ha ritenuto del tutto legittima e congrua l'attribuzione del punteggio aggiuntivo di 30 punti, rispetto a quello dell'abilitazione, per gli specializzati.
Lo stesso TAR ha invece ritenuto illegittima la tabella di valutazione dei titoli, approvata con decreto ministeriale n. 11 del 12 febbraio 2002, nella parte in cui consente il cumulo, oltre al punteggio aggiuntivo predetto, anche dei punti per i servizi di insegnamento prestati durante lo svolgimento del corso di specializzazione all'insegnamento secondario.
Va sottolineato che il TAR, con la sentenza sopra richiamata, ha esaminato l'intera materia dell'inserimento nelle graduatorie permanenti degli specializzati SSIS, affermando la piena legittimità di tutti i relativi provvedimenti del MIUR, con la sola eccezione dell'aspetto relativo alla cumulabilità del servizio prestato durante i corsi.
Pertanto, l'Amministrazione non interporrà appello, e sta provvedendo a modificare in senso conforme alla pronuncia le graduatorie permanenti. Al fine sono state fornite istruzioni agli uffici scolastici regionali con circolare n. 69 del 14 giugno 2002.
Relativamente alla richiesta di «ripristinare integralmente il precedente sistema di formazione delle graduatorie» che, secondo quanto scritto nell'interrogazione, prevedeva «l'assegnazione di punteggio aggiuntivo di trenta punti per il superamento di concorso per titoli ed esami, nella formazione delle graduatorie permanenti...», si precisa che l'attribuzione del punteggio aggiuntivo di 30 punti per il superamento di concorso per esami e titoli, come pure per l'abilitazione conseguita presso le S.S.I.S., è prevista nella tabella di valutazione dei titoli allegata al decreto ministeriale 25 maggio 2000, n. 201, con il quale è stato adottato il Regolamento recante norme sulle modalità di conferimento delle supplenze al personale docente ed educativo ai sensi dell'articolo 4 della Legge n. 124 del 3 maggio 1999.
Trattasi, quindi, di provvedimento che disciplina procedure (conferimento supplenze) distinte da quelle disciplinate dal decreto ministeriale n. 11 del 2002 che riguarda, invece, la valutazione dei titoli ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti da utilizzare per le immissioni in ruolo.
Infine, relativamente alla richiesta di esplicitare che il punteggio aggiuntivo, previsto dal decreto n. 11 del 2002 per i corsisti S.S.I.S., spetti solo per classi di concorso relative al titolo S.S.I.S., si fa presente che nella nota (2) della tabella di valutazione dei titoli allegata allo stesso decreto è precisato che «Il punteggio aggiuntivo va assegnato solo alla/e abilitazione/i conseguita/e e certificata/e dalla S.S.I.S. e non alle abilitazioni dichiarate corrispondenti, ai sensi della tabella allegata al decreto ministeriale n. 39 del 30 gennaio 1998».
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

PEZZELLA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi come riportato da numerosi organi di stampa, il liceo classico Umberto I di Napoli, è balzato agli onori della cronaca per l'arresto di due studenti acciuffati dopo lo scippo di un telefonino strappato dalle mani di una ragazzina nei pressi dell'istituto;
un fatto gravissimo che ha leso gravemente l'immagine dell'antico istituto, il più ambito della città ove, come si è appreso da numerose testimonianze rilasciate dagli studenti, agiscono indisturbati insospettabili «piccoli boss», dediti ai furti di telefonini, giacconi, occhiali da sole,


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sottratti con destrezza ai compagni, e utilizzati in cambio di due stecche di hashish;
un vero e proprio accordo sancito, da alcuni studenti dell'istituto e giovani malavitosi, che si aggirano nei pressi della scuola;
tali episodi si sono verificati in un edificio scolastico, ove i ragazzi dovrebbero recarsi per apprendere nozioni e per formarsi sotto il profilo umano;
come confermato dagli studenti, tale stato di fatto era stato segnalato dagli alunni stessi, al Preside e ai docenti che, riguardo all'episodio, hanno preferito trincerarsi dietro il silenzio -:
quali iniziative i signori Ministri intendano intraprendere per evitare il verificarsi di fatti del genere, che si distinguono per loro gravità, in quanto commessi da adolescenti, nel corso dell'attività studentesca;
in che modo si intenda garantire il rispetto della legalità, nell'ambito delle strutture scolastiche dove i predetti valori dovrebbero essere insegnati e non trasgrediti.
(4-01880)

Risposta. - Le azioni di violenza in alcuni istituti scolastici di Napoli, ed in particolare quelle nei pressi del Liceo «Umberto I», sono state poste in essere durante le agitazioni studentesche di contestazione della riforma presentata dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che si sono concretizzate anche in «autogestioni» e occupazioni delle scuole stesse.
A tale periodo risalgono sia l'esplosione della «bomba carta» avvenuta all'ingresso del citato Liceo la sera del 18 dicembre 2001, che non ha causato danni a persone o a cose, sia l'accoltellamento, all'esterno della struttura, di uno studente minorenne durante l'ultima notte di occupazione del liceo medesimo, il 23 dicembre 2001, a seguito di una lite con un giovane pregiudicato.
La questura di Napoli ha intensificato i servizi di vigilanza e l'attività investigativa ha portato all'arresto di due studenti resisi responsabili di rapina impropria ai danni di un minore.
Per il caso in questione l'ispezione appositamente disposta dal centro servizi amministrativi di Napoli del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca non ha evidenziato comportamenti omissivi o situazioni di responsabilità a carico degli organi competenti per gli atti vandalici compiuti.
Non è neppure emersa la denuncia di una situazione logistica difficile da gestire, né alcun accenno è stato riservato ad un clima intimidatorio o di complicità criminosa all'interno dell'istituto scolastico, tale da far pensare al persistere di una situazione di illegalità diffusa, attuata con la complicità degli organi interni all'edificio scolastico medesimo.
È, invece, stata pienamente manifestata dalle autorità scolastiche la volontà di intervenire per ridurre il disagio rappresentato dagli studenti.
Dalla vicenda sopracitata e da altre simili verificatesi nei pressi di istituti scolastici situati nel territorio napoletano, risulta comunque la necessità di tutelare gli studenti e gli edifici scolastici contro ogni atto vandalico e violento, anche provvedendo a completare e perfezionare il sistema elettronico d'allarme delle scuole, per garantire altresì la custodia notturna degli edifici scolastici.
A tal proposito, a seguito di una riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica appositamente convocata, cui hanno partecipato rappresentanti del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il procuratore della Repubblica presso tribunale dei Minori, oltre a definire le misure per la messa in sicurezza degli edifici anche con sistemi antintrusione direttamente collegati con la questura, è stato deciso di intensificare i servizi di vigilanza preventiva da parte delle forze di polizia per la protezione degli istituti scolastici ritenuti più a rischio, intendendo come tali quelli ove comunque si è verificato un episodio riprovevole.
È stata infine promossa l'attività di «sinergia istituzionale» fra gli organi periferici del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, gli enti locali e


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le forze dell'ordine, tramite incontri e intese fra i dirigenti scolastici, gli assessori alla cultura e le locali forze di polizia, tesi a promuovere un clima di reciproca integrazione culturale e umana fra gli studenti e a garantire il perdurare di una politica di fattiva collaborazione con le istituzioni scolastiche. Ciò come presupposto per evitare, all'origine, il possibile svilupparsi di fenomeni contrari alla missione educativa che la scuola deve svolgere.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

PEZZELLA, RONCHI, MALGIERI, MAGNOLFI e BRIGUGLIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale n. 103 del 4 giugno 2001, riguardante la formazione di circolo e di istituto per le attribuzioni delle supplenze nei casi previstidegli articoli 1 e 7 dello stesso decreto, all'articolo 5, comma 3, recita testualmente «in deroga al termine di cui al precedente comma 2 (fissato al 31 luglio), gli aspiranti che hanno in corso procedure per il conseguimento dell'abilitazione o idoneità anche a seguito del superamento dell'esame finale sostenuto nelle SISS, hanno a titolo a richiedere per i corrispondenti insegnamenti l'inclusione in graduatoria di circolo e d'istituto di seconda fascia e tale indicazione sarà ritenuta valida purché entro il 31 agosto 2001 la relativa procedura sia completata e l'aspirante abbia conseguito l'abilitazione o idoneità»;
il decreto direttoriale del 12 febbraio 2002, riguardante l'integrazione e aggiornamento delle graduatorie permanenti per il personale docente recita testualmente (articolo 5, comma 7) «per coloro, riferito esclusivamente all'insegnamento di sostegno che conseguono il titolo successivamente al 31 maggio 2002 sarà consentita, entro quest'ultima data e comunque entro il 20 luglio 2002, sarà consentita entro quest'ultima data, l'iscrizione di coda agli elenchi di sostegno tratti dalle rispettive graduatorie»;
il predetto decreto direttoriale all'articolo 3, comma 2, afferma «possono presentare domanda di inserimento anche coloro che alla data di scadenza dei termini previsti dall'articolo 10 del presente decreto stiano frequentando orsi per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento o presso le SISS o le sessioni riservate di abilitazione di cui all'ordinanza ministeriale 1/2001, purché i corsi si concludano con lo svolgimento degli esami finali entro il 31 maggio 2002»;
nell'anno 2001 per gli specializzandi SISS del primo ciclo è stata concessa una proroga al 31 agosto per il conseguimento del titolo e l'inserimento nelle graduatorie;
lo stesso decreto che fissa al 31 maggio 2002 il termine per il conseguimento del titolo SISS per l'inserimento in graduatoria permanente per l'anno scolastico 2002/2003, consente agli insegnanti di sostegno di potersi inserire nelle predette graduatorie entro il 20 luglio 2002 -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per sanare la palese disparità di trattamento tra gli insegnanti di sostegno a cui è permesso di inserirsi in graduatoria entro il 20 luglio 2002 e gli specializzandi SISS per i quali è previsto l'inserimento in graduatoria entro il 31 maggio 2002.
(4-02292)

Risposta. - Con decreto direttoriale in data 29 maggio 2002, a coloro che stavano ancora frequentando i corsi per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento presso la scuola di specializzazione all'insegnamento secondario (S.S.I.S) è stato consentito di presentare, entro il 20 giugno 2002, domanda di inserimento in coda alla terza fascia delle graduatorie permanenti costituite in applicazione del decreto direttoriale 12 febbraio 2002, purché i corsi stessi si siano conclusi con lo svolgimento degli esami finali tra il 1o giugno 2002 e il 20 luglio 2002.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.


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PEZZELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 7 marzo 2002, a Frattamaggiore, la signora Matilde Franco, è stata brutalmente aggredita, da dei balordi, che l'hanno sbattuta in terra, nel tentativo di strapparle la borsa;
a seguito della grave aggressione, la donna, soccorsa da dei passanti, è stata ricoverata d'urgenza in gravissime condizioni nella sala di rianimazione dell'ospedale Lorcio Mare di Napoli, dove i medici hanno dovuto eseguire un doppio intervento chirurgico al cranio;
un fatto gravissimo, avvenuto nel tardo pomeriggio in una delle zone più centrali della cittadina;
l'ennesima testimonianza dello stato di barbarie con cui attualmente si è costretti a convivere in quelle zone;
l'interrogante, in più occasioni, ha sottolineato al Ministro la necessità di adottare misure urgenti atte a salvaguardare l'incolumità ed il benessere di quanti vivono nel territorio in cui si è verificato il citato episodio -:
quali iniziative urgenti intenda adottare il Ministro per garantire l'ordine pubblico e così porre fine al verificarsi di episodi come quello descritti che pregiudicano gravemente la vivibilità delle zone interessate da tali fenomeni.
(4-02556)

Risposta. - Si fa presente che a Frattamaggiore (Napoli), nella serata del 7 marzo 2002, due giovani, a bordo di un ciclomotore, hanno aggredito una donna del posto e, nel tentativo di strapparle la borsa, l'hanno fatta cadere strattonandola, procurandole delle lesioni.
Immediatamente soccorsa da una pattuglia di vigili urbani, la donna è stata trasportata presso il locale ospedale e successivamente trasferita presso quello di Napoli, dove veniva dimessa dopo due giorni.
Migliorate le condizioni di salute, personale della polizia di Stato ha raccolto la formale denuncia dell'accaduto ed ogni elemento utile per le indagini, tuttora in corso.
La problematica della diffusione della microcriminalità sul territorio del comune in parola è stata approfondita in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Napoli.
In tale contesto, oltre all'intensificazione delle misure di controllo, si è proceduto anche a sensibilizzare l'amministrazione comunale per gli interventi di propria competenza, volti ad arginare condizioni di degrado di alcune zone ove sono carenti l'illuminazione stradale ed i servizi di vigilanza da parte della locale polizia urbana.
L'intensificazione delle attività di prevenzione e di controllo dell'area ha reso possibile, dall'inizio del corrente anno, l'arresto di sette persone responsabili di «scippi».
Per quanto concerne il potenziamento degli organici delle Forze dell'ordine operanti sull'area comunale in argomento, si rappresenta che presso il ministero dell'interno è in corso di elaborazione un piano di razionalizzazione dei presidi della polizia di Stato e dell'arma dei carabinieri su tutto il territorio nazionale, al fine di ottimizzare la distribuzione del personale e dei presidi territoriali, per la prima volta anche a livello dei piccoli comuni, nonché di recuperare operatori da destinare al controllo del territorio.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

PISTELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di domenica 10 febbraio 2002, il giovane Emanuele Cicchetti di 22 anni, ha perso la vita, precipitando da un viadotto autostradale fra Arezzo e Valdarno dopo aver scavalcato un guard rail non protetto dalle necessarie recinzioni;
si tratta dell'ennesima vittima di una catena di oltre una ventina di morti negli ultimi anni che potrebbero essere stati evitati con opportuni dispositivi di sicurezza;


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l'interrogante aveva già sollecitato il governo nella precedente legislatura, a seguito di un caso analogo, ricevendo una ponderosa risposta sui programmi predisposti dalla società autostrade in merito alla messa in sicurezza dei guard rail di viadotti, sia della carreggiata esterna che dello spazio vuoto che sovente separa le diverse corsie di marcia -:
quali iniziative abbia intrapreso e stia realizzando la società autostrade per risolvere questo drammatico problema;
quale iniziativa intenda adottare il Governo per evitare il ripetersi di simili sciagure.
(4-02098)

Risposta. - Si fa preliminarmente presente che la normativa vigente non prevede particolari interventi per evitare lo scavalcamento delle barriere di protezione dei viadotti.
I viadotti sono evidenziati dalla relativa segnaletica e, pertanto, gli utenti sono tenuti ad utilizzare tutte le precauzioni del caso se, per qualsiasi motivo, si trovano fermi su tali strutture.
Tuttavia, si rappresenta che il «collegato infrastrutture» alla legge finanziaria 2002, ad oggi in fase di pubblicazione, prevede un programma per il miglioramento della sicurezza stradale sulla rete nazionale con particolare attenzione alla installazione di adeguate reti di protezione sui viadotti autostradali e stradali. A tale fine, viene autorizzato un impegno di 20 milioni di euro per l'anno 2002 quale concorso dello Stato agli oneri derivanti da mutui o altre operazioni finanziarie che l'Ente nazionale per le strade - ANAS o gli enti destinatari delle competenze trasferite, sono autorizzati ad effettuare.
Nell'ambito del programma in questione, si dovrà procedere all'obbligatoria installazione nelle autostrade di reti di protezione sui viadotti e sui cavalcavia. Tale disposizione, tuttavia, non si applica ai lavori per i quali l'individuazione del soggetto affidatario sia già intervenuta alla data di entrata in vigore della legge.
Ad ulteriore informazione, l'ente nazionale per le strade - ANAS, interessato in merito, ha fatto conoscere di avere già richiesto alle società autostradali concessionarie di adottare con ogni urgenza le opportune misure di sicurezza.
Attualmente, molte tratte della rete autostradale italiana risultano dotate di idonei dispositivi di protezione.
Circa la specifica situazione della rete autostradale gestita dalla società autostrade s.p.a., l'ANAS fa conoscere che su un totale di 385,5 chilometri di carreggiata su ponti e viadotti, 112 chilometri sono dotati di parapetto di altezza pari a 100 cm. di cui 37 Km con reti o dispositivi di protezione. Altri 152 chilometri risultano muniti di spartitraffico o barriera riqualificata di tipo New Jersey alta dai 140 ai 160 centimetri di cui 60 chilometri dotati di reti o dispositivi di protezione.
Da tempo, fa conoscere l'ANAS, sono stati programmati ed avviati gli interventi sui viadotti con piattaforme separate contigue dell'intera rete della società autostrade a partire dal tratto appenninico dell'autostrada A1 tra Rioveggio e Firenze.
La società autostradale ha inoltre in esame un provvedimento particolareggiato per installare dispositivi di protezione anticaduta sullo spartitraffico centrale dei viadotti e dei ponti con piattaforme separate.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Paolo Mammola.

PISTELLI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per gli italiani nel mondo, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
negli anni quaranta, centinaia di migliaia di italiani emigrarono fuori dal nostro Paese in cerca di migliori condizioni di vita per sé e per le proprie famiglie;
negli anni novanta è iniziato un consistente flusso migratorio di ritorno di coloro che si erano costruiti un percorso di vita alternativo, ma che non avevano mai abbandonato la speranza di tornare nel nostro Paese; una porzione consistente


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dei rientri riguarda nostri connazionali a suo tempo espatriati in Argentina;
la drammatica crisi economica di quel Paese e la fluttuazione del pesos rispetto al dollaro ha annientato il valore dei trattamenti pensionistici di coloro che, rientrati in Italia, si mantengono solo con quella fonte di reddito;
l'istituto di previdenza argentina «Anses» si dichiara irresponsabile rispetto a questa situazione di nuova povertà;
l'Inps ha dichiarato la propria incompetenza a subentrare nel pagamento delle pensioni suddette o nella integrazione di quanto mancante a seguito della crisi argentina;
i nostri connazionali si sono rivolti, per segnalare la loro situazione, alle rappresentanze diplomatiche argentine, alla Commissione europea, al Governo italiano e, da ultimo, al Presidente della Repubblica del nostro Paese -:
quali iniziative intenda adottare il Governo per rimediare ad una situazione che vedrebbe, altrimenti, i nostri connazionali pagare, due volte nella loro vita, il prezzo di una emigrazione dovuta alla miseria del passato e quello causato dalla crisi dell'Argentina e dalla «irrilevanza» della loro posizione per l'ordinamento italiano.
(4-02768)

Risposta. - La questione dei connazionali italiani percettori di pensione argentina, rientrati in Patria in questi ultimi tempi a seguito della crisi sviluppatasi nel Paese latinoamericano, è stata oggetto di particolare attenzione da parte del Governo.
Oltre agli interventi di assistenza consolare programmati in occasione del rientro, i pensionati, potranno usufruire in Italia delle iniziative di assistenza predisposte dalle singole regioni e delle prestazioni erogate dal servizio sanitario nazionale alle stesse condizioni previste per i cittadini residenti.
Tenuto conto delle precarie condizioni economiche dei soggetti in questione, a causa degli esigui importi delle pensioni argentine pagate in pesos, e quindi oggetto di forte svalutazione, gli interessati hanno facoltà in presenza dei requisiti di legge, di richiedere all'Inps un assegno sociale ai sensi della legge 335 del 1995 articolo 3, comma 6.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

PISTONE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
nella frazione di San Fantino e Lanzena nel comune di San Lorenzo (Reggio Calabria) l'avvenuta chiusura del locale ufficio postale sta creando diversi e numerosi problemi ai cittadini della zona che, adesso, per usufruire del servizio devono spostarsi nel paesino di Chorio;
l'ufficio postale di San Fantino e Lanzena serviva circa 30 attività commerciali, 20 attività agricole, pagava 123 tra mandati pensione e stipendi, custodiva 110 libretti di risparmio e 40 banco posta, più tanti depositi fruttiferi;
l'Ente poste s.p.a., con una logica tutta improntata al risparmio aziendale, ha provveduto alla chiusura dell'ufficio, che risultava essere sempre in attivo, per di più calato in una realtà socio-culturale in cui il risparmio postale rappresenta ancora la forma più usata per impiegare i risparmi e dove la situazione territoriale, geografica e dei servizi non aiuta certo lo scambio con i centri vicini;
l'ufficio di Chorio risulta del tutto inadeguato, non capiente per accogliere i cittadini di San Fantino e Lanzena e non rispondente a nessuna garanzia di privacy e di riservatezza, come stabilisce la legge n. 675 del 1996 -:
se non ritenga opportuno intervenire presso l'Ente poste s.p.a. al fine di rivedere la decisione assunta, nell'interesse dei cittadini coinvolti, soprattutto anziani e malati, privati di un punto di riferimento importante per la loro vita quotidiana e se non ritenga inopportuna la politica adottata dall'Ente poste s.p.a. che, in nome di


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un sempre più abusato concetto di risparmio, scarica sui cittadini proprie incomprensibili decisioni gestionali.
(4-02078)

Risposta. - Nel premettere che a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di sindacarne l'operato per la parte riguardante la gestione aziendale, che rientra nella competenza propria degli organi statutari della società, si significa che non si è mancato di richiedere specifiche informazioni alla stessa, in merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame.
In proposito Poste Italiane ha riferito di avere attuato - in ottemperanza a quanto stabilito con il piano di impresa, che impegnava la società al raggiungimento di livelli di efficienza e affidabilità paragonabili a quelli degli altri paesi europei, nonché al conseguimento di un sostanziale equilibrio economico-finanziario - un processo di complessa riorganizzazione che ha comportato una diversa distribuzione delle risorse sul territorio e la chiusura di alcuni uffici postali, provvedimenti che, in considerazione dei bassissimi livelli di traffico che tali uffici facevano registrare, la società ha ritenuto non particolarmente penalizzanti per l'utenza.
Ciò chiarito in linea generale, per quanto riguarda la situazione rappresentata dall'interrogante, la ripetuta società ha precisato che l'ufficio sito nella frazione di San Fantino e Lanzena, nel comune di S. Lorenzo (RC) presentava, da tempo, volumi di traffico esigui, con circa 6 operazioni quotidiane e, pertanto, il provvedimento di chiusura è apparso come l'unica soluzione praticabile.
L'ufficio postale di Chiorio - sito anch'esso nell'ambito del comune di San Lorenzo - invece, è in grado di soddisfare le esigenze della locale clientela ed è ubicato in locali ritenuti adeguati; allo scopo, tuttavia, di ottimizzare l'utilizzazione degli spazi a disposizione e di rendere le sale destinate al pubblico più funzionali, la società sta procedendo alla sostituzione degli arredi esistenti, in attuazione del noto programma «lay out» che è in corso di realizzazione su tutto il territorio nazionale.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

QUARTIANI, POLLASTRINI, FUMAGALLI, RAFFALDINI, CAPITELLI e TOLOTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
giovedì 13 dicembre 2001 nell'area metropolitana milanese, in particolare nelle vicinanze e nel territorio della città di Milano si è manifestato un fenomeno atmosferico, largamente previsto con dovuto anticipo, che ha prodotto precipitazioni nevose accompagnate da un forte vento e da temperature abbondantemente al di sotto dello zero;
nonostante le previsioni fossero note da tempo, gravi manchevolezze si sono verificate relativamente alla capacità di fare fronte adeguatamente all'emergenza con precise misure da parte di strutture pubbliche ed enti gestori di servizi di pubblica utilità e di trasporto;
l'impreparazione e il ritardo nell'intervento di numerosi soggetti preposti alla gestione dell'emergenza hanno causato gravi disagi per i cittadini ed i lavoratori pendolari, costringendoli a lunghissime attese nelle stazioni ferroviarie (sono state chiuse quelle di Lambrate e la stazione centrale di Milano) senza alcuna adeguata informazione sui disservizi, senza alcuna assistenza da parte delle FS e dei gestori dei servizi di stazione medesimi, senza sufficienti misure di accoglienza (data la limitata capienza delle sale d'aspetto), provocando l'esposizione all'addiaccio di migliaia di cittadini in balia della disorganizzazione e delle avversità atmosferiche;
contemporaneamente al blocco ferroviario, anche il sistema autostradale e delle tangenziali ha costretto gli automobilisti a code e blocchi durati oltre le cinque ore;
alle 20.30 di giovedì sera è stato chiuso anche l'aeroporto di Linate, co


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stringendo i passeggeri a lunghe attese notturne, dato l'isolamento dell'aerostazione dalla città dovuto all'assenza di mezzi pubblici e di taxi;
è entrata in saturazione l'intera rete dei gestori telefonici, dovuta all'eccesso di utilizzo di telefoni cellulari, unico mezzo per informare e informarsi nella disponibilità dei cittadini, comportando un black out che ha interessato Milano ed altri tredici comuni della provincia;
un evento atmosferico di questo tipo, non annoverandosi tra quelli relativi a calamità naturali quali alluvioni, terremoti, smottamenti e frane, ha pur tuttavia comportato la totale paralisi di Milano, mettendo in ginocchio la più importante area metropolitana del paese, patendo ritardi di ore ed errori grossolani, nonché omissioni di misure precauzionali e preventive (spargimento di sale nelle strade e sui marciapiedi, presenza di personale di vigilanza urbana e di polizia in misura adeguata alla portata dell'evento) tutte finalizzabili al superamento dell'emergenza;
la stessa amministrazione civica della città di Milano, nonostante il sollecito interessamento della prefettura non è apparsa all'altezza della situazione, con ciò aggravando lo stato generale di stress del sistema trasportistico, del traffico e delle comunicazioni registratosi a causa dei già citati disservizi -:
se i Ministri e le competenti autorità di governo non ritengano di verificare quali provvedimenti e piani siano stati adottati per evitare che si ripetano nei prossimi giorni e nei mesi invernali situazioni simili di paralisi che creerebbero gravi danni ai singoli cittadini e all'economia del nostro paese;
quali disposizioni siano state, a riguardo, impartite alle prefetture, alle autorità regionali e comunali per realizzare il più ampio coordinamento nell'intervento;
quali modalità di coordinamento delle autorità statali, regionali e locali con i gestori delle società e reti ferroviarie, aeroportuali e autostradali, siano state attivate al fine di una adeguata prevenzione di interventi coordinati con le autorità ed il sistema diffuso di Protezione civile.
(4-01716)

Risposta. - Relativamente alla circolazione ferroviaria, Trenitalia SpA si è attivata per consentire ai viaggiatori a bordo dei treni del trasporto regionale di arrivare a destinazione. In particolare sono stati istituiti, come previsto dalle norme organizzative del gruppo FS, un comitato di crisi territoriale ed un centro operativo presso gli uffici del palazzo B di Milano Porta Garibaldi con le seguenti iniziative:
a) programmazione di servizi sostitutivi con bus, ove possibile per le difficoltà registrate anche nella viabilità stradale ed autostradale;
b) autorizzazione all'utilizzo di altri mezzi (taxi) che, nell'eventualità di treni bloccati sulla linea, potessero portare a casa i viaggiatori rimasti a bordo degli stessi;
c) disponibilità, nella sera del 13 dicembre 2001 a Milano centrale, di un treno riscaldato per tutti i viaggiatori forzatamente in sosta in detta stazione;
d) richiesta ad alcuni titolari di bar ubicati in stazioni medio-piccole di prolungare l'orario di apertura per poter ospitare al caldo ed eventualmente rifocillare i viaggiatori momentaneamente rimasti bloccati sui treni;
e) invito e continua sollecitazione al personale di bordo dipendente (munito di telefono cellulare di servizio) per trasmettere le informazioni necessarie ai viaggiatori sui treni;
f) verifica, a notte fonda, delle disponibilità di personale e di materiale rotabile soprattutto di quelli utilizzati in prima mattinata dai pendolari;
g) rapporto costante con l'ATM (Azienda trasporto municipale) e le FNME (Ferrovie nord Milano) per avere il quadro della


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mobilità nell'area metropolitana nella serata e nella nottata critica del 13 dicembre 2001.

Per quanto riguarda i disagi alla viabilità stradale, l'ente nazionale per le strade, sentita la competente Società concessionaria, riferisce che il blocco autostradale milanese, nonostante fosse interessato dall'evento nevoso, è rimasto sempre sgombro dalle neve poiché la Società concessionaria aveva provveduto ai necessari interventi per la transitabilità del traffico. Il disagio lamentato va ricondotto a problemi di deflusso del traffico verso la viabilità ordinaria.
La stessa società riferisce di aver allo studio possibili soluzioni per limitare i disagi per la circolazione in simili frangenti.
Per gli aspetti relativi al sistema aeroportuale, l'ente nazionale dell'aviazione civile conferma che, effettivamente, nel giorno 13 dicembre l'aerostazione dell'aeroporto di Milano Linate è rimasta a lungo isolata a causa delle avverse condizioni meteorologiche che impedivano ai mezzi pubblici e ai taxi di raggiungere da Milano, totalmente bloccata, l'aeroporto stesso.
Le medesime ragioni, peraltro contingenti ed eccezionali, hanno determinato numerosi ritardi e cancellazione dei voli, penalizzando l'operatività dello scalo nel suo complesso ed ostacolando la sollecita riapertura della pista.
Il dipartimento della protezione civile da parte sua ha riferito quanto segue.
Gran parte del territorio nazionale, fin dal 12 dicembre 2001, è stato investito da una corrente di aria fredda proveniente dalla penisola balcanica che ha generato una diminuzione della temperatura, con venti forti e precipitazioni, anche a carattere nevoso. Il dipartimento della protezione civile, a seguito di contatti con il servizio meteorologico dell'aeronautica militare e con i servizi meteo delle regioni, ha emesso un primo avviso meteo che segnalava il verificarsi di nevicate, anche a basse quote, a partire dalla giornata di giovedì 13 dicembre 2001, soprattutto nelle regioni Emilia Romagma, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise e nelle ore immediatamente seguenti con presumibile estensione alle regioni Campania, Basilicata e Calabria.
Per quanto attiene in particolare al disagio vissuto nella giornata del 13 dicembre 2001 dai cittadini dell'area metropolitana milanese, il dipartimento della protezione civile fa presente di aver seguito il fenomeno nevoso fornendo indicazioni e suggerendo iniziative da adottare alle autorità territoriali di protezione civile.
Infatti, poiché la precipitazioni nevose hanno causato il rallentamento e la relativa congestione di trasporto ferroviario, circa 30 convogli sono rimasti in attesa di entrare in stazione, il dipartimento della protezione civile ha suggerito agli enti territoriali, tra cui la prefettura e il comune, di mantenere aperta per tutto l'arco della nottata la metropolitana. La misura adottata, seguita costantemente dalla sala operativa della protezione civile, ha permesso così di agevolare il rientro dei viaggiatori che via via affollavano le stazioni ferroviarie.
Il dipartimento precisa, infine, che l'evento nevoso, nonostante abbia creato gravi disagi alla città, non ha assunto proporzioni tali da poter essere classificato tra quelli (di cui all'articolo 2, comma 1, lettera
c), della legge 225 del 1992) che per intensità ed estensione devono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.
Il dipartimento della protezione civile riferisce, inoltre, di aver operato in sinergia con le regioni e nessuna responsabilità può essere ad esso attribuita, poiché, trattavasi di situazioni di emergenza da ricomprendere all'alveo previsionale, di cui all'articolo 2, comma 1, lettere
a) e b) della legge n. 225 del 1992.
Tuttavia, il dipartimento comunica di aver dato tempestiva informazione dell'evolversi degli eventi, fornito suggerimenti sulle attività da intraprendere ed affiancato gli enti territoriali competenti in via ordinaria sulla valutazione delle possibili strategie da adottare, attuando così il disposto dell'articolo 5, comma 4, della legge n. 401/2001.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.


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RAFFALDINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
venerdì 23 novembre tre malviventi, a viso scoperto, hanno rapinato una gioielleria a Viadana, in provincia di Mantova;
i malviventi hanno minacciato con un coltello e con la pistola la moglie del titolare. Poi l'hanno picchiata e costretta ad aprire la cassaforte. Quindi l'hanno legata alle mani e ai piedi. La stessa violenza è stata rivolta al marito titolare della gioielleria;
i malviventi hanno inoltre derubato la gioielleria per un valore di 300 milioni;
i commercianti e i cittadini di Viadana e della provincia sono rimasti impauriti e scossi e temono il ripetersi di tali atti violenti -:
come intenda intervenire perché siano rafforzate le forze dell'ordine sul territorio, perché siano ben coordinate, per individuare e punire i colpevoli e per prevenire il ripetersi di atti violenti contro i commercianti, i cittadini di Viadana e del Mantovano.
(4-01497)

Risposta. - Sono tuttora in corso le indagini sulla rapina perpetrata il 23 novembre 2001, ai danni di un gioielliere di Viadana secondo le modalità riferite nell'atto di sindacato ispettivo parlamentare.
Quanto alle condizioni della sicurezza pubblica nel predetto comune, negli ultimi anni si è registrata una tendenziale stabilità degli indici di delittuosità.
L'attività di contrasto ha consentito di ottenere risultati apprezzabili: nel gennaio-marzo del 2002 è stato scoperto il 18,29 per cento dei delitti denunciati (11,11 per cento nel 2001) e sono state deferite all'autorità giudiziaria nove persone in stato di arresto (3 nel 2001) ed undici in stato di libertà (6 nel 2001).
A Viadana hanno sede una compagnia dell'Arma dei Carabinieri e la dipendente stazione; tale presidio è ritenuto adeguato dal prefetto.
Quanto alle condizioni della sicurezza pubblica nella provincia di Mantova, la delittuosità, sostanzialmente stabile nel biennio 1999-2000, ha fatto registrare, alla luce degli ultimi dati disponibili, relativi al 2001, una flessione del 15,79 per cento rispetto all'anno precedente; in particolare le rapine sono diminuite del 33,62 per cento e i furti del 25,28 per cento.
Nel 2001, inoltre, le forze di polizia hanno deferito all'autorità giudiziaria complessivamente 1695 persone, di cui 247 in stato di arresto.
È stata potenziata l'attività di prevenzione anche attraverso posti di controllo su tutto il territorio provinciale, intensificando altresì i contatti con gli operatori economici ed i commercianti per una più efficace tutela di tali categorie dalle specifiche fenomenologie delittuose perpetrate in loro danno.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

RAISI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel 1999 il tribunale di Rimini aderiva ad un progetto pilota del Ministero della giustizia per la sperimentazione di innovazioni informatiche nel settore dei servizi di cancelleria;
dall'adesione a tale progetto pilota di informatizzazione dei servizi, si ipotizzava una destinazione di maggiori risorse per lo stesso tribunale di Rimini;
nonostante gli impegni del Ministero, il tribunale di Rimini continua a risentire di vari problemi strutturali ed organizzativi, in quanto non è mai stata ampliata la pianta organica dei magistrati e del personale ausiliario, ma che anzi la stessa è in parte diminuita;
tale mancanza di intervento ha prodotto notevoli disagi a tutti gli operatori del settore, in quanto l'introduzione stessa dello «sportello unico» di cancelleria provoca, causa il ridotto numero di personale, oltre a lunghi tempi d'attesa e alla scarsa funzionalità del sistema di accesso, un rischio di limitazione delle garanzie processuali, quali ritardi, nonché riduzioni di


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fatto dei termini di presentazione e scadenza degli atti processuali;
lo stesso Consiglio dell'ordine degli avvocati di Rimini ha sollevato presso tutti gli organi competenti tale situazione di disagio -:
se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione in cui versa il tribunale di Rimini e quali provvedimenti vorrà assumere per risolvere tale questione.
(4-01294)

Risposta. - Il tribunale di Rimini, come gli altri uffici del territorio del distretto dell'Emilia Romagna, è stato collegato alla rete unitaria della pubblica amministrazione. La connessione dell'edificio giudiziario alla R.U.P.A. che, com'è noto, costituisce la struttura portante per l'utilizzazione delle diverse applicazioni, consente a detto Tribunale di fruire delle nuove tecnologie dell'informazione in modo più efficiente allo scopo di soddisfare le esigenze degli utenti del servizio giustizia.
A seguito del sopra richiamato collegamento, il tribunale di Rimini fruisce attualmente dei servizi d'interoperabilità che consentono il trasferimento di documenti e dati informatici su una rete interna riservata per far pervenire e ricevere in tempo reale comunicazioni tra uffici, personale e soggetti, anche esterni alla amministrazione. In particolare, sono stati attivati i servizi di posta elettronica e di accesso ai siti www, tutti i magistrati addetti sono dotati di una casella di posta elettronica e possono utilizzare la casella di posta elettronica attivata per l'ufficio.
Inoltre, tutti i magistrati sono dotati della possibilità di accedere dalle singole postazioni di lavoro fisse, loro individualmente assegnate, ad Internet sia relativamente ai siti istituzionali, sia relativamente ai siti pubblici.
Anche alcuni dipendenti, scelti dal capo dell'ufficio, sono stati dotati di un indirizzo di posta elettronica, di accesso alla Intranet e ad Internet, mentre altri, sempre scelti dal capo dell'ufficio, possono utilizzare la casella di posta elettronica dell'ufficio e tutti possono accedere alla casella di posta attivata per il proprio settore di competenza.
Nell'ambito del contratto di integrazione della rete giustizia nella rete unitaria della pubblica amministrazione tutto il personale togato e non togato che ne ha fatto richiesta è stato avviato ai corsi di addestramento sui servizi di interoperabilità che si sono svolti presso la vicina sede di Forlì.
Il palazzo di giustizia di Rimini, attuale sede del tribunale e della procura di Rimini, è stato dotato di un impianto di trasmissione fonia/dati e rete lan. In particolare, nell'edificio (dotato di
Router per il collegamento con la R.U.P.A. e di Firewall) è stata installata una unica infrastruttura di trasmissione dati per un totale di 141 punti rete, ampliati nel corso dell'anno 2001, per far fronte alle sopravvenute esigenze informatiche, a 170 punti rete.
Inoltre, recentemente, sono state effettuate alcune migliorie sull'infrastruttura, adeguando le potenzialità dei
server di rete ai computer degli utenti, ed aumentando l'affidabilità e la velocità della rete locale.
L'avvio dei lavori di costruzione del nuovo palazzo di giustizia, con la conseguente necessità di dotare anche la nuova sede di un adeguato impianto di cablaggio, ha comportato la necessità di progettazione di un nuovo impianto di trasmissione fonia-dati. Pertanto, si è predisposto il progetto ed il relativo capitolato e successivamente, dopo l'esplorativa di mercato ed attraverso il parere dell'autorità per l'informatica nella pubblica amministrazione, si è individuata l'offerta tecnicamente ed economicamente più conveniente.
Il tribunale di Rimini ha recentemente reso noto che, in attesa di approvazione di un accordo bonario tra l'amministrazione comunale e la Società appaltatrice dei lavori di costruzione, si rende necessario soprassedere alla realizzazione dell'impianto di cablaggio al fine di evitare l'installazione di attrezzature costose, delicate e di rapida obsolescenza tecnica in un edificio ancora in fase di ultimazione e privo di custodia.
Al tribunale di Rimini, nel corso dell'anno 2001, sono state assegnati n. 39


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nuovi personal computer che si sono aggiunti a quelli presenti portando il numero delle postazioni di lavoro fisse ad un valore che rasenta le cento unità, pari ad una postazione per ciascun dipendente.
Inoltre, tutti i magistrati che hanno fatto richiesta di essere dotati di un personal computer portatile lo hanno ricevuto.
Nel tribunale di Rimini sono stati installati e risultano regolarmente utilizzati alcuni programmi presenti anche in altri uffici giudiziari, che hanno consentito la quasi totale informatizzazione di molti settori.
In particolare, per il settore penale, è stato adottato e risulta ben funzionante il programma Re.Ge., (che consiste nella gestione del registro generale penale, giudice per le indagini preliminari e dibattimento) nella versione 2.2. che è stato installato in 66 postazioni di lavoro.
Per il settore civile è stato installato ed avviato in esercizio il sistema contenzioso civile (SICC applicativo standard nazionale) che, allo stato, risulta funzionante e a regime.
Attualmente l'applicativo, che gestisce il registro generale ed il ruolo delle udienze, risulta installato e ben funzionante su 28 postazioni di lavoro (comprese le 2 assegnate al personale tecnico).
Inoltre, poiché il tribunale di cui trattasi utilizzava da tempo un applicativo sviluppato «artigianalmente» al suo interno, si è reso necessario procedere ad una attività di migrazione dei dati da detti applicativi «artigianali» al SICC. Per lo svolgimento di tale ultima attività nel febbraio scorso sono stati richiesti i relativi fondi.
È stato reso operativo negli uffici che possiedono il SICC e quindi anche al tribunale di Rimini dopo essere stato collaudato, installato, configurato e posto sotto
test il prodotto Polis, inteso come sistema di redazione dei provvedimenti.
Il numero delle postazioni di lavoro ove è stato installato tale prodotto Polis è pari a 15 unità (di cui 4 per il personale tecnico); su altre 17 postazioni (di cui n. 3 per i tecnici) è stato installato il prodotto Polis per la consultazione delle sentenze emesse nell'ufficio.
Il sistema Polis Web, inteso come consultazione dei dati di fascicolo e ricerca giurisprudenziale via
Web è in corso di installazione presso il citato tribunale dopo essere stato collaudato, installato, configurato e posto sotto test presso alcune sedi sperimentali.
Per quanto riguarda il settore del diritto del lavoro, il software dell'amministrazione - denominato MAC III DL -, che gestisce il registro generale ed i ruoli delle udienze, è stato installato in 9 postazioni di lavoro (di cui 2 destinate al personale tecnico) realizzando in tal modo la completa informatizzazione dei servizi relativi alla sezione lavoro.
Per la volontaria giurisdizione, il software del ministero - denominato MAC III VL - che gestisce il registro generale, i ruoli di udienza ed il registro delle tutele è stato installato in 6 postazioni di lavoro (di cui 2 destinate al personale tecnico) raggiungendo in tal modo la completa informatizzazione dei servizi relativi alla sezione.
Tutti i programmi sopra indicati, sono attualmente a regime e funzionanti e, a mezzo di qualche piccolo accorgimento rilasciato dalle rispettive case di sviluppo software, vengono perfezionati, risolvendo i problemi di adattamento alle diverse casistiche che si presentano. Inoltre, gli utenti vengono costantemente seguiti al fine di raccogliere le difficoltà di funzionamento registrate, che, raccolte, vengono poi sottoposte, unitamente alle criticità riscontrate in altri uffici, alla valutazione della competente direzione generale per i sistemi informativi automatizzati del ministero per richiedere eventuali modifiche dei programmi.
Inoltre, il tribunale di Rimini è stato scelto come sede del collaudo del software denominato MAC III statistiche, relativo alla produzione di statistiche periodiche del settore volontaria giurisdizione. Dette operazioni verranno compiute da una commissione composta da personale togato e non togato appartenente al tribunale di Rimini supportato da personale dell'area tecnico-informatica di questa Amministrazione.


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Per quanto concerne la situazione degli organici del personale amministrativo del tribunale di Rimini, si fa presente che la relativa dotazione organica è stata fissata, da ultimo, con il decreto ministeriale 6 aprile 2000, pubblicato sul bollettino ufficiale n. 15 del 15 agosto 2001 e prevede, complessivamente, 77 unità di personale.
La situazione dettagliata delle varie figure professionali è illustrata nella tabella seguente.

CANCELLERIE E SEGRETERIE GIUDIZIARIE

QUALIFICADOTAZIONE ORGANICAPERSONALE PRESENTE
Dirigente1 1
Direttore di cancelleria3 2 (di cui part-time 1)
Cancelliere C210 5
Cancelliere C120 19 (di cui part-time1)
Cancelliere B314 14 (di cui part-time 1)
Operatore giudiziario B31 0
Operatore giudiziario B216 19 (di cui part-time 1)
Operatore B13 6 (di cui part-time 1)
Ausiliario B1 (autista)2 4 (di cui part-time 1)
Ausiliario B13 0
Ausiliario A14 5
TOTALE77 75

La percentuale di «scopertura» rispetto al personale previsto nelle dotazioni organiche è, complessivamente, del 5,19 per cento, inferiore a quella media del distretto di Bologna, pari al 12,43 per cento.
Quanto alla possibilità di un ampliamento dell'organico, si rappresenta che è tra gli obiettivi di questo ministero la revisione, nel più breve tempo possibile, delle dotazioni organiche degli uffici giudiziari. Tale revisione, tuttavia, dovrà essere condotta attraverso un esame complessivo e sistematico della situazione di tutti gli uffici e non può procedere attraverso singoli interventi attuati al di fuori di una organica strategia.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

REALACCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è stato proposto dalla giunta comunale del comune di Pietrasanta, diretta dal sindaco Massimo Mallegni, un atto diretto a modificare l'assetto toponomastico della città modificando il nome di una strada oggi chiamata via delle Brigate partigiane;
tale decisione, voluta dal gruppo consiliare di Alleanza nazionale e dallo stesso sindaco, viene ad essere presa da un comune sito a pochi chilometri dal paese di Sant'Anna di Stazzema, luogo dove durante la Seconda Guerra mondiale si realizzò uno degli episodi più bui della nostra storia, l'eccidio di centinaia di persone, uomini, donne e bambini, per mano dei nazifascisti;
inoltre è stato rinvenuto nei magazzini comunali un busto di Benito Mussolini che il sindaco, seppure provvisoriamente, ha collocato nel suo ufficio in municipio;
tale decisione si configura come un tentativo di azzeramento della memoria collettiva, delle nostre radici antifasciste e democratiche -:
quali valutazioni il Ministro interrogato esprima in ordine a tale paventata iniziativa che all'interrogante appare come una inutile ed inaccettabile provocazione.
(4-02370)


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Risposta. - Occorre innanzitutto precisare che le questioni prospettate investono materie che sfuggono, per la loro natura, a un sindacato di legittimità, potendo essere valutate esclusivamente sotto il profilo del sindacato politico.
L'autonomia costituzionalmente riconosciuta agli enti locali rende, infatti, gli stessi liberi di formulare il proprio indirizzo politico ed amministrativo attraverso gli atti del governo locale.
I comportamenti posti in essere dal sindaco e dall'amministrazione comunale di Pietrasanta costituiscono espressione di quella spiccata forma di autonomia che, tutelata in modo specifico dalla Costituzione, finisce per assumere aspetti significativi proprio e soprattutto nel settore del confronto e del dibattito politico locale.
Eventuali censure nei confronti dei rappresentanti democraticamente eletti devono essere adottate con estrema cautela e, in ogni caso, tali iniziative sono oggetto di successivo giudizio politico da parte dei cittadini.
Ciò premesso, dagli accertamenti effettuati tramite l'autorità di Governo è emerso che nei magazzini del comune di Pietrasanta sono stati rinvenuti un busto di Benito Mussolini ed uno di Vittorio Emanuale II che, solo per alcune ore, sono rimasti coperti, a terra, nell'ufficio del sindaco, in attesa di essere trasportati in un laboratorio per le operazioni di pulizia e la successiva sistemazione degli stessi nel museo dei Bozzetti di quel centro, ove sono stati raccolti i pezzi storici di proprietà del comune di Pietrasanta.
Risulta invece confermata la rimozione della statua «I pugni» di Carlo Alberto Cortina. Tale iniziativa ha suscitato vive polemiche anche in ragione dell'evidente e forte rappresentatività dell'opera.
In merito poi alla supposta intenzione dell'amministrazione comunale di cambiare la denominazione di alcune strade cittadine che fanno riferimento ai caduti della resistenza, il sindaco ha, più volte, escluso tale ipotesi. Il problema è sorto perché un esponente politico locale, che non ricopre alcun incarico in seno all'amministrazione comunale, aveva, a titolo esclusivamente personale, lanciato tale idea, subito negativamente commentata dai mezzi di informazione sollecitati da opposto schieramento politico.
Per completezza d'informazione occorre tuttavia precisare che le iniziative in materia di toponomastica, si muovono nell'alveo delle competenze attribuite al comune.
Ne deriva che la disposizione, stabilita dalla legge 23 giugno 1927, n. 1188, che prevede l'autorizzazione del Prefetto per il cambio di denominazione di vie e di piazze pubbliche, è da considerarsi ormai largamente superata dalla piena attuazione dell'ordinamento regionale, del decentramento amministrativo e dalla modifica del titolo V della Costituzione, disposta dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3.
La normativa in materia di toponomastica stradale deve essere quindi interpretata non nell'ordinamento in cui è nata ma in quello in cui vive, nel senso che spetterà sempre allo Stato intervenire, nei modi e nelle forme ritenuti più opportuni, qualora le iniziative delle amministrazioni comunali possano danneggiare i valori nei quali si riconosce la Repubblica e che si riassumono nell'identità e nell'unitarietà dello Stato.
Nel caso specifico, ove eventuali comportamenti dell'amministrazione comunale - al momento peraltro solo paventati - dovessero realizzarsi spetterà all'autorità giudiziaria verificare la sussistenza di ipotesi di reato sulla base di denunce che possono essere sempre presentate da qualsiasi appartenente al consiglio comunale, oltre che da semplici cittadini.
In conclusione, le situazioni riferite dall'onorevole interrogante e che negli ultimi tempi hanno trovato ampio e ripetuto risalto sugli organi di stampa sono da ricondurre all'acceso scontro politico che esiste nel comune di Pietrasanta, a seguito del risultato elettorale delle ultime elezioni amministrative.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

RICCIOTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il condominio di Via Richelmy n. 30 in Roma ha subito gravi danni e lesioni


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alle proprie strutture a causa delle vibrazioni prodotte dal passaggio dei treni nella galleria sotterranea nel tratto tra le stazioni di Roma San Pietro e Roma Aurelia;
i danni causati non possono considerarsi limitati alle strutture del palazzo, ma vanno altresì ad incidere sulla sfera personale dei condomini stessi a causa dei rumori e degli scuotimenti continuamente causati dalle vibrazioni;
i sopralluoghi compiuti dagli addetti tecnici delle ferrovie non hanno ancora portato ad una soluzione dei problemi -:
quali iniziative il Ministro intenda assumere affinché sia eliminata la situazione di disagio causata dai rumori prodotti dal continuo transito dei treni nonché per accertare in maniera definitiva le responsabilità delle Ferrovie sui danni cagionati al palazzo, ed, eventualmente, le misure da porre in essere per un soddisfacente ripristino della situazione.
(4-01851)

Risposta. - Le Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che rete ferroviaria italiana (RFI) ha concordato con il municipio XVIII di Roma di acquisire l'elenco dei condomini che lamentano danni o lesioni attribuibili a vibrazioni da traffico ferroviario, al fine di attivare a mezzo dell'istituto sperimentale della società una idonea campagna di rilievi, analoga a quella gia eseguita nella zona di via dei Quattro Venti, onde determinare le caratteristiche del fenomeno e le eventuali misure da adottare.
Al momento la società ferroviaria è in attesa di ricevere l'elenco sopra cennato.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Paolo Mammola.

RICCIOTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la direzione di Rebibbia N.C. - Nucleo traduzioni e piantonamenti non ha pagato al personale di polizia penitenziaria ivi operante le competenze di cui all'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica 254 del 1999 riguardante il lavoro straordinario svolto dallo stesso personale sopra citato;
la stessa direzione dal mese di ottobre 2001 non provvede alla liquidazione delle competenze di cui all'articolo 6, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica n. 254;
la stessa direzione di Rebibbia N.C. anche per il corrente mese non effettuerà il pagamento del lavoro straordinario e delle indennità accessorie, e che le competenze relative ai mesi di novembre e dicembre 2001 e di gennaio e febbraio 2002 non si sa quando saranno pagate al personale di polizia penitenziaria;
tra l'altro che gli inserimenti debitori del mese corrente, saranno effettuati presumibilmente nel mese di marzo 2002 così che il personale di polizia penitenziaria ivi operante si troverà a pagare debiti doppi in una sola volta -:
se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se non riscontri l'esistenza di forme di responsabilità in relazione alla mancata corresponsione degli emolumenti a vario titolo spettanti al personale di polizia penitenziaria.
(4-02427)

Risposta. - La mancanza di disponibilità di risorse economiche sui capitoli di bilancio per la corresponsione del compenso spettante in ordine alle prestazioni di lavoro straordinario e delle indennità accessorie, ed il conseguente mancato pagamento di tali compensi al personale di polizia penitenziaria ha determinato numerose proteste sindacali.
In proposito è stato riferito che, eccettuate circoscritte realtà locali, sono stati liquidati tutti i compensi dovuti al personale per il lavoro straordinario. Per quanto riguarda le indennità accessorie è stato comunicato che risulta esaurito l'intero stanziamento di cassa sul pertinente capitolo di bilancio per il pagamento di dette indennità fino alla data del 31 dicembre 2002.
Detta deficienza di cassa è stata determinata dalla impellente necessità di procedere


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al pagamento dei residui relativi al decorso esercizio finanziario, nonché per consentire il pagamento delle indennità accessorie relative al primo semestre del corrente anno.
Si è quindi provveduto a richiedere al competente ministero dell'economia e delle finanze una integrazione del pertinente capitolo di bilancio, per corrispondere alle esigenze fino al 31 dicembre 2002.
Per quanto concerne in particolare la situazione della casa circondariale di Roma Rebibbia N.C., si comunica che il pagamento delle spettanze dovute al personale di polizia penitenziaria è stato effettuato in concomitanza a quello degli stipendi del mese di marzo 2002.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

RIZZO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dal dopoguerra ad oggi sono morti in Italia circa 400.000 persone a causa di incidenti stradali. È come se fossero scomparsi gli abitanti di Varese, Mantova, Reggio Emilia, Siena e Cosenza messi insieme;
in Italia ogni anno gli incidenti stradali causano 9.000 morti, 20.000 disabili gravi, 300.000 feriti e 42.000 miliardi vanno in fumo. Un costo umano e sociale troppo alto;
gli incidenti sono la prima causa di morte per i giovani compresi tra i 15 ed i 29 anni. Nei centri abitati avvengono il 70 per cento degli incidenti e si contano il 40 per cento dei morti;
ogni anno sulle strade del Paese perdono la vita 2.200 donne, 100 bambini sotto i 10 anni, 1000 pedoni, 2.700 sono i morti per infortuni sul lavoro «in itinera» (sulle strade da e per il lavoro);
la velocità è la prima causa di morte (circa il 24 per cento) come rilevato dai dati Aci-Istat;
da indiscrezioni apparse sulla stampa dei giorni si evince che il Governo è intenzionato ad elevare i limiti di velocità a 150 km/h e di voler cancellare dal nuovo codice della strada la dotazione per le auto di nuova costruzione, a partire dal 1 luglio 2002, di Abs e doppio Air bag di serie. Ciò sarebbe, se corrispondesse a volontà politica, un fatto gravissimo vista anche la poca sicurezza delle nostre strade urbane, extraurbane, superstrade e autostrade;
la difesa del diritto alla salute, previsto dall'articolo 32 della Carta Costituzionale, e il rispetto della persona come valore essenziale sono principi minacciati da provvedimenti come quelli annunciati dal Governo se confermati -:
se non intenda smentire le indiscrezioni apparse sulla stampa nei giorni scorsi;
se non ritenga giunto il momento di cercare di ridurre in maniera drastica il numero dei morti per incidente stradale attraverso la sensibilizzazione sulla sicurezza stradale e il rafforzamento delle campagne pubblicitarie nelle scuole elementari, medie e superiori;
se non ritenga necessario l'utilizzo di sistemi elettronici che siano di supporto alla guida nei casi di nebbia, di incidente, di traffico elevato e/o di velocità superiori ai limiti previsti dal codice della strada.
(4-01115)

Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate dall'interrogante, si fa presente che l'elevatissimo numero di incidenti stradali e quindi di morti e di feriti che si registra annualmente nel nostro Paese è un argomento sul quale questa amministrazione intende intervenire attraverso un'articolata gamma di iniziative al fine anche di essere in linea con gli indirizzi comunitari tendenti a ridurre l'attuale livello di incidentalità del 40 per cento entro il 2010.
Un fenomeno intenso e complesso quale è la circolazione stradale nel nostro Paese (un veicolo ogni 1,7 abitante, circa 40 milioni di veicoli ed altrettanti conducenti)


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richiede una serie di azioni mirate, volte ad incidere sui tre componenti la circolazione: uomo, strada, veicolo.
Un'attenta analisi sia delle statistiche, sia dei rapporti redatti degli incidenti dagli addetti al controllo dimostra che nel 90 per cento degli stessi, pur spesso congiuntamente ad altre cause, il «fattore umano» cioè il comportamento dell'utente della strada ha una rilevanza determinante.
Tali dati statistici trovano del resto ampia conferma nel quotidiano ripetersi sulle strade di condotte di guida improntate ad arroganza, prepotenza, superficialità, diffusa noncuranza delle regole di comportamenti esistenti.
In questo quadro pur non escludendo che norme più incisive quali quelle già adottate o in corso di adozione nell'ambito della rivisitazione del codice della strada (ad es. «la patente a punti») possano - purché supportate da un'attività di controllo e repressione più intensa - ottenere effetti apprezzabili, è da considerare che risultati davvero decisivi potranno ottenersi, come del resto sottolineato dall'interrogante, soprattutto attraverso un'intensa opera di educazione stradale.
Un'educazione stradale deve essere impartita sin dai primissimi anni di scuola e deve proseguire - con programmi mirati e con ore dedicate - nello sviluppo degli studi scolastici.
Ciò al fine di ottenere il risultato che il ragazzo che si appresta a conseguire il patentino per il ciclomotore (14 anni) o la patente per motoveicoli (16 anni) o per autoveicoli (18 anni), sia persona consapevole dei rischi della circolazione e quindi persuaso che la strada sia un bene di tutti che deve essere usato con rispetto per sé e per gli altri.
Pertanto, con la modifica dell'articolo 208 dell'attuale codice della strada è stato disposto di destinare il 7,5 per cento del totale annuo dei proventi contravvenzionali al ministero dell'istruzione per una più incisiva attività di educazione.
Non v'è dubbio che la velocità sia un fattore cui il conducente di un veicolo deve porre la massima attenzione. Però ciò che determina gli incidenti non è la velocità in sé per sé ma il tenere una velocità non adeguata alle circostanze, quali le condizioni del fondo stradale, quelle meteorologiche, le caratteristiche del tracciato che si percorre, l'intensità del traffico, lo stato di stanchezza del conducente, l'assunzione di bevande alcoliche ecc.
Ne deriva che un elevato numero di incidenti può verificarsi pur nel pieno rispetto da parte del conducente dei limiti massimi consentiti, che vengono, infatti, fissati tenendo conto di condizioni che, al momento dell'incidente, possono non essere presenti.
Il consentire la velocità massima di 150 chilometri orari, su tracciato a tre corsie più corsia di emergenza, con curve a largo raggio e minime pendenze, non può essere considerata un'iniziativa in controtendenza con la tutela della sicurezza, in quanto l'attuale tecnica costruttiva dei veicoli prevede oggi dispositivi di sicurezza in pressoché generale dotazione. È evidente che, anche in questo caso, il conducente dovrà valutare con il suo buon senso se sussistano le condizioni complessive per raggiungere tale velocità.
La circostanza che il 50 per cento circa degli incidenti stradali nonché dei morti e dei feriti avvenga nella viabilità urbana, dimostra che quella fatale imprudenza, che spinge il conducente a non tener conto o a sottovalutare le condizioni esistenti, si realizza purtroppo anche in ambiti ove, sia i limiti fissati per legge sia il contesto viario, non consentono velocità particolarmente elevate.
Quanto all'utilizzo di supporti elettronici e di dispositivi che assistano il conducente in particolari condizioni si precisa che questa amministrazione - nel rispetto delle norme e degli indirizzi comunitari - è senz'altro favorevole alla loro introduzione.
A tale riguardo si segnala che le stesse case costruttrici, dimostrandosi sensibili ad un incremento della tutela della sicurezza, hanno presentato in sede comunitaria una proposta con la quale si impegnano entro il 2010 ad un pacchetto di misure comprendenti:
la fornitura di serie dell'ABS;
la fornitura di serie dell'airbag;


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a ridisegnare il frontale dei veicoli per rendere meno letali le conseguenze dell'investimento di pedoni e ciclisti.
Tale proposta giudicata positivamente dal Consiglio Europeo sarà quanto prima sottoposta al Parlamento della Comunità.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

ROCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
con ordinanza ministeriale n. 3035 del 7 febbraio 2000, attingendo a fondi della Protezione Civile, il commissario nominato Giambattista Bufardeci, sindaco di Siracusa, ha proceduto al consolidamento e restauro del cosiddetto Ponte Umbertino, principale collegamento fra Ortigia e la terraferma;
con ordinanza ministeriale n. 3082 del 15 settembre 2000, in revoca di una precedente ordinanza n. 2561 del 21 maggio 1997, relativa al completamento delle opere di collegamento fra l'isola di Ortigia in Siracusa e la terraferma ugualmente iniziate e finanziate con fondi della protezione civile, la quale prevedeva un ponte lungo l'asse Riva Nazario Sauro-Calafatari, è stato individuato quale nuovo sito per il suddetto collegamento il tratto Via Malta-Via Chindemi e nuovamente nominato commissario il sindaco;
dopo un periodo di sospensione del procedimento durato diversi mesi, con nota del 17 ottobre 2001, il dipartimento della protezione civile ha autorizzato il commissario a tenere la conferenza dei servizi per la realizzazione dell'opera, la quale ultimamente è stata appaltata;
nessun parere tecnico o studio di protezione civile è richiamato a supporto della predetta ordinanza n. 3082, ma due soli pareri di merito: uno della locale Soprintendenza, la quale respinge un determinato progetto di attraversamento lungo l'asse Riva Nazario Sauro-Calafatari, dichiarando però la disponibilità dell'ufficio ad approvare altre soluzioni nella medesima area, e l'altro del Consiglio regionale per l'urbanistica, il quale prende atto del parere della Soprintendenza e, attesa la particolare incidenza sull'ambiente del progetto presentato, suggerisce una localizzazione alternativa;
a sua volta, in coerenza con precedenti suoi voti, il Consiglio regionale per i beni culturali, nella sua seduta del 12 febbraio 2001, ha espresso la necessità di non accrescere l'attuale numero di vie di accesso ad Ortigia, ed ha condizionato la sua approvazione del progetto di attraversamento lungo la direttrice, via Malta-via Chindemi alla comprovata impossibilità di utilizzare in via alternativa «dopo approfondito studio (...) il percorso del ponte esistente in zona Calafatari ristrutturandone e razionalizzandone la direzione in modo da renderlo idoneo a soddisfare anche le esigenze e finalità della protezione civile»;
successivamente, nella sua seduta del 22 febbraio 2001, in seguito ad apposito sopralluogo e con voto unanime, il Consiglio regionale per l'urbanistica ha espresso parere contrario alla costruzione del ponte sull'asse via Malta-via Chindemi e ha ritenuto che «l'intervento di demolizione e ricostruzione dell'attraversamento in zona "Calafatari" debba avvenire tenendo conto delle esigenze di tutela urbanistica ed ambientale attraverso un progetto di alto profilo di riqualificazione urbana»;
su richiesta dell'allora Capo del dipartimento della protezione civile, professor Franco Barberi, il Servizio sismico nazionale, nel marzo 2001, in data quindi posteriore a quella dell'ordinanza n. 3082, ha redatto una lunga e articolata relazione («valutazioni in ordine alle condizioni di rischio e agli scenari di evento sismico nell'isola di Ortigia»), nella quale, alle domande: «a) se dal punto di vista della Protezione civile due ponti sono sufficienti


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o ne occorrono tre; b) se l'ubicazione del nuovo ponte è ottimale», si risponde, quanto al primo punto, che un solo ponte, purché affidabile, sarebbe sufficiente (pagine 10-11), e, quanto al secondo punto, essere «assolutamente riduttiva» una trattazione del problema al di fuori «della strutturazione di un piano di emergenza di nuova concezione» (di cui il comune di Siracusa non dispone) (pagina 10); e ancora che «la eventuale necessità della realizzazione di un nuovo ponte dovrebbe, quindi, scaturire da una valutazione globale di scenario inserita nel contesto di un Piano di emergenza comunale (...). Il confronto, poi, di tale piano con altri momenti di pianificazione, urbanistica, di settore o territoriale e con le esigenze che tali piani esprimono non può che essere demandata agli istituti direttamente presenti sul territorio» (pagina 12);
i massimi organi consultivi di tali istituti hanno espresso, come si è detto, parere negativo in merito all'ubicazione proposta, con la precisazione:
a) che il voto con cui il Consiglio regionale per l'urbanistica, in data 8 novembre 2001, ha revocato tale negativo parere, è stato emesso non sulla base di valutazioni di merito attinenti alla materia urbanistica di propria competenza, ma bensì di un'asserita impellente emergenza di protezione civile e facendo esclusivo riferimento proprio alla suddetta relazione del Servizio sismico, la quale, come sopra esposto, ben diversamente si esprime, e della quale il Consiglio non era in possesso al momento del voto, conoscendola esclusivamente sulla base di quanto riferito dal commissario e, forse, di altri documenti da lui prodotti;
lo stesso Servizio sismico, con sua nota del 19 novembre 2001, è intervenuto a rettifica di tale erronea interpretazione;
riguardo ad eventuali affermazioni fuorvianti, o non veritiere, contenute nei documenti prodotti dal commissario - se pure questi esistono - è stato presentato dettagliato esposto-denuncia alla procura della Repubblica di Siracusa;
il Consiglio, successivamente, è stato convocato più volte per riesaminare la questione, e che tale riesame, per ragioni non ancora note, è stato da ultimo rinviato sine die;
per quanto riguarda il voto del Consiglio regionale dei beni culturali e ambientali, le condizioni da questo poste, e prima fra tutte l'«approfondito studio» che provasse l'inidoneità ai fini della protezione civile di un collegamento nell'area dei Calafatari, non sono state rispettate;
nessuno studio al riguardo esiste o è mai stato prodotto e che il voto con cui il soprintendente di Siracusa nella conferenza dei servizi dell'11 novembre 2001 ha approvato il progetto è stato oggetto di ricorso gerarchico presso l'Assessorato competente, sul quale lo stesso Consiglio dovrà pronunciarsi fra breve;
sulla scelta del nuovo sito autorevoli esponenti della cultura, ed in particolare urbanisti (ivi incluso l'autore del primo piano regolatore cittadino), nonché esperti di protezione civile, hanno espresso fortissime perplessità e riserve, quando non esplicito dissenso, con riferimento non solo alle incongruenze urbanistiche del progetto, ma anche e soprattutto alla sua inutilità ai fini della stessa protezione civile;
un congresso organizzato dall'Istituto nazionale di urbanistica sul tema «Urbanistica e rischio sismico a Ortigia» (19 gennaio 2002), al quale sono intervenuti alcuni fra i maggiori specialisti nel campo e i cui atti sono in stampa, ha ribadito tali preoccupazioni e ha inoltre evidenziato l'assurdità e, su un piano generale, la pericolosità, di concentrare le pochissime risorse disponibili in materia di protezione civile per il centro storico sul problema del collegamento, restaurando due ponti e costruendone uno nuovo (quando un solo collegamento sarebbe sufficiente), e trascurando contestualmente del tutto gli altri punti di gravissima criticità che sono stati messi in luce (diversi dei quali sanabili con poca spesa);


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il rilievo contenuto (pagina 10) nella citata relazione secondo cui l'esigenza di un affidabile collegamento «non appare assolta dai due ponti esistenti nelle attuali condizioni di esercizio», capziosamente addotto dal Commissario a giustificazione del nuovo progetto, non prova affatto tale necessità, non implicando in nessun modo che il nuovo collegamento debba essere aggiuntivo e non piuttosto sostitutivo di uno dei due esistenti; e che esso, al contrario, da un lato pone gravi interrogativi in merito ai criteri seguiti in occasione del recentissimo consolidamento del Ponte Umbertino, costato - commissario lo stesso sindaco - 4 miliardi di lire (stornati da fondi già stanziati per l'urgentissima opera di restauro dei lungomare), e dall'altro lato solleva interrogativi circa la reale utilità del nuovo collegamento, posto che per il rifacimento del secondo ponte dei Calafatari è pronto il progetto definitivo, presentato dal commissario quale «opera complementare» al nuovo collegamento, all'interno del medesimo capitolo di spesa, e solo momentaneamente stralciato in sede di conferenza dei servizi;
il progetto di massima di P.r.g., approvato dal consiglio comunale di Siracusa il 29 gennaio 2001, e quindi in data successiva all'emissione dell'ordinanza e con implicita valutazione di diniego, ha escluso tale tipo di collegamento indicandone espressamente altri;
lo stesso progetto è in variante allo strumento urbanistico vigente ed in contrasto con le prescrizioni del Piano particolareggiato per Ortigia, le quali devono dirsi, ai sensi dell'articolo 17 della Legge urbanistica, valide ed efficaci nonostante la decadenza dello strumento esecutivo;
la predetta ordinanza n. 3082 del 15 settembre 2000, a differenza della precedente ordinanza n. 2561 del 21 maggio 1997, non è in deroga alle disposizioni in materia urbanistica previste dall'ordinamento, e quindi vanno osservate tutte le procedure previste in caso di variante (approvazione in Consiglio comunale, pubblicazione, esame da parte degli organi regionali), e che il voto del Consiglio regionale per l'urbanistica dell'8 novembre ora ricordato (per altro, come detto, non attinente la materia urbanistica), non può considerarsi surrogatorio di tali adempimenti;
la mancata pubblicazione del progetto, ai sensi della legislazione urbanistica, l'opacità dell'intero procedimento e il conseguente venir meno dell'indispensabile momento partecipativo, nonché i tempi ristretti previsti dall'ordinanza, hanno avuto conseguenze assai serie, fra le quali si ricorda:
a) la mancata predisposizione di approfonditi studi di carattere geologico, raccomandati pressantemente (pagine 11-12) nella citata relazione del Servizio sismico e indicati quale condizione preliminare ad ogni nuovo intervento nell'area, considerata di particolare criticità;
b) l'altrettanto carente approfondimento, in sede progettuale, della situazione strutturale delle banchine, ugualmente raccomandata dalla citata relazione, con la prevedibile conseguenza, quanto al progetto presentato, di modifiche in corso d'opera e di consistenti lievitazioni dei costi;
c) il mancato approfondimento degli effetti negativi, sulla dinamica delle correnti, della struttura a due piloni del ponte previsto, con conseguente progressivo interramento dell'intera area portuale: problema sul quale adesso, ad iniziativa di un'associazione locale, è in corso di redazione una perizia;
di quanto esposto, contestualmente alla presente interrogazione, risulta essere stata inviata documentata relazione alla Corte dei conti perché accerti le eventuali responsabilità sotto il profilo di sua competenza;
lo stesso sindaco, nell'esercitare la funzione di commissario della quale è stato investito ha del tutto omesso di scindere la propria posizione amministrativa e politica da quella esclusivamente


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esecutiva che il dettato dell'ordinanza gli imponeva, mancando della serenità, obiettività e indipendenza necessarie -:
in base a quali elementi si giustifichi ancora una scelta per un'eventuale via di accesso dei soccorsi quale quella di via Malta-via Chindemi indicata nella predetta ordinanza n. 3082, tenuto conto che a suo tempo un solo parere negativo espresso dalla locale Soprintendenza su di un particolare progetto presentato fu ritenuto sufficiente a giustificare la revoca della precedente ordinanza n. 2561;
se sia giustificato, sul piano della legittimità, oltre che su quello della coerenza, presentare il rifacimento del Ponte dei Calafatari (il cui progetto definitivo è già pronto), perché venga eseguito quale «opera complementare» rispetto al terzo ponte di cui all'ordinanza n. 3082 del 15 settembre 2001 e se il suo rifacimento non sia sufficiente ad ottemperare alle esigenze di protezione civile, considerato che tale veniva considerato dalla precedente ordinanza n. 2561 del 21 maggio 1997 e che gli istituti che avevano espresso parere negativo in merito al progetto si sono rideterminati, atteso inoltre che, anche sul piano economico, la realizzazione di tale collegamento appare nettamente più vantaggiosa;
se presso i competenti uffici della Protezione Civile esistano documentati pareri attestanti e motivanti l'impossibilità di rendere compiutamente affidabile sul piano della protezione civile il ponte Umbertino in occasione dei recentissimi lavori di consolidamento svoltisi, sotto la responsabilità del medesimo Commissario, giusta la ricordata ordinanza n. 3035 del 7 febbraio 2000;
se sia possibile che l'ordinanza sopra ricordata n. 3082 venga revocata in autotutela e che venga avviata, come raccomandato dal Servizio sismico, una fase di studi la quale individui e precisi, col dovuto rigore, tutti i punti di criticità esistenti dal punto di vista della protezione civile, predisponendo, secondo la loro gravità e alla luce del redigendo piano di emergenza, una precisa scala di priorità che guidi ogni futuro intervento dell'amministrazione;
se i fondi destinati alla copertura finanziaria del progetto possano essere nel frattempo impiegati in interventi urgenti per la messa in sicurezza del patrimonio abitativo dell'isola, come suggerito da autorevoli esperti di protezione civile e come del resto disponeva la legge n. 433 del 31 dicembre 1991, in base alla quale detti fondi erano stati originariamente erogati;
se sia possibile che ogni intervento che verrà effettuato sul problema del collegamento fra Ortigia e la terraferma non prescinda da tutti gli indispensabili studi preliminari, nel quadro di un organico piano di protezione civile e, contestualmente, delle esigenze della coerenza urbanistica e della tutela paesistica e monumentale;
attesa l'ormai provata inadeguatezza dello strumento amministrativo dell'ordinanza ex articolo 5 della legge n. 225 ad operare efficacemente in un contesto della delicatezza di quello in questione, e senza che i suoi termini temporali ristretti e perentori portino a trascurare questioni anche essenziali sul piano tecnico-progettuale (termini, per altro, che sono stati ampiamente disattesi), se si possa procedere per i futuri interventi, eventualmente sotto il coordinamento di un commissario, ai sensi degli strumenti legislativi ordinari;
quali provvedimenti il Governo intenda adottare per consentire il totale rispetto del patrimonio paesaggistico e monumentale.
(4-03018)

Risposta. - L'ente nazionale per le strade - ANAS ha fatto conoscere che il consolidamento ed il restauro del ponte Umbertino in territorio comunale di Ortigia non rientra tra la viabilità di competenza statale.
Eventuali informazioni dovranno, pertanto, essere richieste agli enti locali.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.


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ROTUNDO, SASSO, FOLENA e LUMIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 9 maggio 2002 sulle cronache pugliesi del quotidiano La Repubblica è apparsa la notizia che il preside del liceo classico «Palmieri» di Lecce abbia vietato lo svolgimento di un'assemblea studentesca pomeridiana, dedicata alla lotta alla criminalità organizzata in occasione dell'anniversario dell'uccisione di Peppino Impastato;
«i rappresentanti dell'unione degli studenti avevano - sempre secondo le notizie di stampa - chiesto il 30 aprile 2002 la possibilità di utilizzare l'aula magna dell'istituto scolastico per poter svolgere l'iniziativa a cui gli studenti avrebbero invitato dei magistrati impegnati nella lotta alla mafia, un professore universitario di sociologia, per analizzare le ripercussioni della criminalità nella vita di ogni giorno. L'incontro si sarebbe concluso con un dibattito»;
«quando siamo tornati dal preside Umberto Mazzotta - continuano i rappresentanti dell'associazione studentesca - per concordare la data dell'assemblea ed illustrargli il programma ci ha detto: La nostra scuola non c'entra con queste cose. Voi come studenti del liceo Palmieri non siete autorizzati ad organizzare questa iniziativa. Come liberi cittadini italiani fate quello che volete. Negandoci di fatto la possibilità di utilizzare gli spazi della scuola»;
in questi giorni, in tutta Italia, si stanno svolgendo manifestazioni, convegni e dibattiti a ventiquattro anni dall'uccisione del giovane Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978 e per il cui assassinio un mese fa il boss Gaetano Badalamenti è stato condannato all'ergastolo;
per gli interroganti la decisione del preside - se confermata - appare gravissima: la lotta contro la criminalità organizzata non può non essere condotta con forza da parte di tutti: forze dell'ordine, magistratura, istituzioni della Repubblica italiana, forze politiche, sociali e culturali, dai cittadini;
un ruolo particolare e determinante c'è l'ha la scuola: nella formazione delle coscienze e nella trasmissione delle informazioni ai giovani. La decisione del preside di negare l'iniziativa appare in tutta la sua assurdità e pericolosità: viene mandato un messaggio, sbagliato, di sottovalutazione di un fenomeno criminale che ha colpito pesantemente lo sviluppo del Mezzogiorno d'Italia, ha spezzato le vite di decine di coraggiosi difensori dello Stato, e nuoce tuttora alla legalità in ampie zone del Paese -:
se il Ministro interrogato ed il Governo condividano la decisione del preside del Liceo «Palmieri» di Lecce di vietare un dibattito sulla mafia;
se questa decisione del preside del liceo «Palmieri» di Lecce non sia in aperto contrasto con lo statuto degli studenti che garantisce la possibilità per gli studenti di poter realizzare attività complementari ed integrative nelle ore pomeridiane;
quali iniziative intenda assumere il ministero interrogato, affinché nel liceo classico «Palmieri» si possano svolgere iniziative - come quella richiamata - che vanno ad accrescere il senso civico dei ragazzi in una battaglia civile che deve coinvolgere tutte le Istituzioni, ed ancor più la scuola, nella lotta per la legalità.
(4-02904)

Risposta. - In merito alla questione evidenziata relativa alla mancata autorizzazione da parte del dirigente scolastico del Liceo «Palmieri» di Lecce allo svolgimento di un dibattito sulla criminalità organizzata si fa presente al riguardo che il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per la Puglia ha disposto apposita visita ispettiva.
Le risultanze di detti accertamenti hanno rilevato che non può essere mosso alcun rilievo all'operato del dirigente scolastico.


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Ciò in quanto il regolamento d'istituto consente la partecipazione alle assemblee d'istituto di esperti su problemi sociali, culturali, artistici e scientifici per l'approfondimento dei problemi delle scuole e della società in funzione della formazione culturale e civile degli studenti; i nominativi degli esperti devono essere indicati insieme agli argomenti da inserire nell'ordine del giorno; la loro partecipazione deve essere autorizzata dal consiglio d'istituto e il comitato studentesco deve aver cura di far pervenire la richiesta con congruo anticipo.
Agli atti della scuola non vi è alcuna richiesta per lo svolgimento dell'iniziativa in parola mentre per tutte le altre attività, regolarmente programmate ed effettuate sono state avanzate formali richieste da parte del Comitato studentesco.
Nel mese di maggio, inoltre, non vengono autorizzate assemblee degli studenti.
È risultato inoltre che il dirigente scolastico ha subito smentito quanto pubblicato sulla pagina riservata alla cronaca pugliese del quotidiano «la Repubblica».
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

PAOLO RUSSO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
gli specialisti pediatri nell'ambito della terapia del deficit della concentrazione ed iperattività (turba che interessa dal 4 al 10 per cento circa dei bambini in età scolare comportando gravi problemi emozionali, di inserimento sociale e di apprendimento, con rischio di pesanti conseguenze a distanza quali alcolismo e tossicodipendenza) sono soliti prescrivere farmaci psicostimolanti in particolare il metilfenidato (Ritalin) del quale era stato disposto il ritiro dal mercato;
la Commissione unica del farmaco (Cuf), dopo la petizione indirizzatale dai pediatri di famiglia per iniziativa della Fimp-Napoli nella persona del dottor V. Nuzzo e R. D'Errico, allo scopo di riammettere sul mercato il metilfenidato, accoglieva tale richiesta, decidendo però di riservarne la prescrivibilità ai centri specialistici;
per la grande diffusione del disturbo sopra citato, invece, non è possibile trattare tutti i pazienti che ne siano affetti senza una diagnostica capillare e senza l'ampia e facile disponibilità del farmaco, possibili solo facendo affidamento sulla rete nazionale dei pediatri e dei pediatri di famiglia;
per unanime consenso della letteratura medica internazionale senza l'utilizzo di tali farmaci non è possibile un trattamento efficace della turba;
tali farmaci non si configurano affatto tra i farmaci psicotropi che, per numero e gravità di effetti collaterali, possono e debbono essere gestiti solo da psichiatri e/o da neuropsichiatri infantili;
i farmaci psicostimolanti di cui trattasi, invece, non danno luogo a gravi effetti collaterali risultando assai tollerabili richiedendo un non difficile monitoraggio acquisibile con opportuna formazione nell'ambito della ormai istituzionale Educazione continua medica (Ecm) dei pediatri di famiglia;
questi farmaci vengono, con pochissime eccezioni, normalmente prescritti dagli specialisti in pediatria in quasi tutti i Paesi del mondo senza alcun noto effetto collaterale e con enorme vantaggio per i bambini colpiti dal disturbo e per le loro famiglie -:
se non ritenga opportuno intervenire nell'ambito dei suoi poteri di indirizzo e di controllo accioché quest'assurda situazione - che pone inspiegabilmente l'Italia in una condizione di retroguardia rispetto alle tendenze della moderna psichiatria e pediatria mondiali e rispetto alla pratica medica acquisita nei principali paesi europei di cultura occidentale - venga rapidamente risolta attraverso la modifica del provvedimento della Cuf, e per consentire finalmente la prescrivibilità dei farmaci psicostimolanti da parte degli


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specialisti in pediatria e pediatri di famiglia, sia pure nell'ambito e nel rispetto delle regole di qualità del processo diagnostico terapeutico, garantite da parte delle associazioni di categoria, mediante attività di controllo e formazione specifica;
quali ulteriori iniziative intenda intraprendere ai fini e per gli effetti di cui sopra.
(4-01136)

Risposta. - L'istruttoria relativa alla reimmissione in commercio del farmaco Ritalin (Metilfenidato), prodotto dalla ditta Novartis, è stata completata.
Tuttavia, ad oggi, non è stata ancora concessa l'autorizzazione all'immissione in commercio del metilfenidato a causa della delicatezza delle implicazioni e del rischio di uso improprio e allargato del farmaco, problemi che la commissione unica del farmaco (Cuf) ha ben presente: in particolare, non risulta ancora ben definita l'epidemiologia dei bisogni di intervento per l'Adhd.
Inoltre, la creazione di condizioni organizzative e culturali che garantiscano l'affidabilità diagnostica, efficacia terapeutica e la presa in carico condivisa tra specialisti e pediatri di famiglia è imprescindibile dalla commercializzazione del farmaco.
A riguardo, si fa presente che è stato richiesto alla conferenza Stato-regioni di contribuire a garantire queste condizioni.
Si segnala, infine, che il prezzo del farmaco è ancora da definire e così la sua collocazione nelle diverse fasce e le modalità prescrittive e distributive.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

RUSSO SPENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a distanza di sei anni dall'affondamento della motonave «Achille Lauro», i contorni della vicenda sono dolorosamente oscuri;
a giudizio dell'interrogante, le conclusioni della Commissione di inchiesta sono lacunose, imprecise, e potrebbero coprire volutamente responsabilità precise;
nessun accertamento è stato compiuto sull'armatore svizzero Aponte che nessuna autorità ha mai interrogato, nonostante tre passeggeri abbiano perso la vita nel disastro ed uno sia risultato disperso;
è stata più volte denunciata la circostanza che riferisce di un perito intento, presso l'Hotel Terminus di Napoli, ad istruire alcuni marittimi (reduci dal naufragio) come rispondere alle eventuali domande dei commissari;
secondo quanto risulta all'interrogante, il commissario di bordo Costantino Miletti, per aver fatto pubblicamente, dichiarazioni scomode su possibili incendi all'estremità della poppa, i quali potrebbero essere stati dolosi, è senza lavoro -:
quali interventi il Governo voglia porre in essere affinché, dopo sei anni dal disastro, nuove più complete indagini possano alfine portare all'accertamento della verità.
(4-00128)

RUSSO SPENA. - Al Ministro della giustizia, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 30 novembre 1994, mentre navigava al largo delle coste somale, un incendio divampato nelle sale macchine, causò l'affondamento della motonave Achille Lauro (della flotta Starlauro, rilevata dall'armatore svizzero Gianluigi Aponte nel 1990), dove persero la vita quattro persone;
l'incendio si sviluppò il 30 novembre 1994, ma l'agonia del transatlantico durò a lungo - per quarantotto ore - prima che il mare inghiottisse per sempre la nave;
l'affondamento della Achille Lauro fu oggetto di indagini amministrative. Il 23 dicembre del 1996, la Commissione speciale


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di inchiesta voluta dal Ministero dei trasporti e della navigazione consegnò la propria relazione finale «La Commissione - si legge a pag. 24 - rappresenta che in sede d'indagine sommaria non è stato possibile individuare le cause dell'incendio al motore principale numero uno, né è stato possibile accertare con sicurezza la reale disponibilità dei mezzi di protezione attiva esistente a bordo»;
oggi, a otto anni da quei fatti, al termine di lunghe indagini, la Procura di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio di tre persone - due ufficiali e un sottufficiale - accusati di incendio colposo e naufragio colposo;
i tre compariranno davanti al giudice per le udienze preliminari, il 5 aprile 2002;
gli imputati devono rispondere solo a titolo di colpa e non di dolo, ed esclusivamente in relazione all'incendio e al successivo naufragio del natante;
il 15 marzo 2002, davanti allo stesso giudice era fissato l'incidente probatorio per l'affidamento di un incarico di perizia sulla documentazione acquista dagli inquirenti e relativa alle cause del naufragio;
in una precedente interrogazione, la n. 4-00128 del 27 giugno 2001, l'interrogante sottolineava il fatto che nessun accertamento è stato compiuto sull'armatore svizzero Aponte che nessuna autorità ha mai interrogato, nonostante tre passeggeri abbiano perso la vita nel disastro ed uno sia risultato disperso -:
se non ritengano di dover procedere ad ulteriori indagini amministrative, in seguito anche agli accertamenti compiuti dalla procura di Napoli, visto che la precedente Commissione speciale d'inchiesta non ha individuato le cause dell'incendio al motore numero uno, né ha accertato con sicurezza la reale disponibilità dei mezzi di protezione attiva esistente a bordo.
(4-02514)

Risposta. - Si rappresenta che a seguito dell'affondamento della motonave Achille Lauro, avvenuto nel dicembre del 1994, mentre navigava nell'oceano Indiano alla volta del Sud Africa con a bordo 577 crocieristi appartenenti prevalentemente a paesi del Nord Europa, fu istituita, ai sensi dell'articolo 580 del codice della navigazione, una commissione d'inchiesta dal Ministro pro tempore.
Subito dopo l'evento, la procura della Repubblica di Napoli ha aperto un fascicolo per l'accertamento di eventuali connesse responsabilità.
Occorre premettere che le commissioni di inchiesta previste dal codice della navigazione hanno natura, compiti e poteri strettamente amministrativi.
Loro compito è una ricostruzione degli eventi e la individuazione delle possibili cause e responsabilità, al fine di migliorare il grado di sicurezza della navigazione, fornendo al ministro ed agli organismi competenti, nazionali ed internazionali, elementi tratti dalla esperienza concreta per direttive e norme idonee a scongiurare il possibile ripetersi dell'evento.
Dall'esame della relazione finale redatta il 23 dicembre 1996 dalla suddetta commissione si rileva che la commissione medesima ha dichiarato di operare non prescindendo dagli accertamenti che erano già stati compiuti dalle competenti autorità consolari nel corso delle prime immediate indagini e di raccolta di elementi ed in particolare da quelli svolti dalla Commissione di inchiesta sommaria istituita presso la capitaneria di Porto di Napoli, compartimento di iscrizione della nave.
Tali atti sono stati oggetto di verifica ed integrazione considerando che il metodo di indagine seguito dalla Commissione, nella impossibilità di riscontri obiettivi sul relitto e sui documenti di bordo inabissatisi nell'oceano, è stato quello di procedere ad una ricostruzione ed analisi degli scenari sulla base degli elementi disponibili, dei racconti e delle testimonianze; si è in particolare proceduto ad una ampia interpretazione dell'oggetto dell'inchiesta non limitandosi a mere valutazioni di tipo giuridico-formale.
Di conseguenza, le investigazioni hanno analizzato non solo le circostanze e le modalità secondo le quali l'evento si è manifestato, ma anche le cause e gli effetti


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della propagazione dell'incendio, lo svolgimento delle operazioni di estinzione e quelle di salvataggio dei passeggeri e della nave.
Come risulta dalla relazione, la Commissione ha, quindi, operato in condizioni tali da non poter pervenire all'accertamento di circostanze sulla base di elementi oggettivi di comprovata inoppugnabilità, ma ha provveduto, in omaggio ad un ovvio principio di completezza, alla ricostruzione dei fatti ritenuta la più attendibile alla luce delle risultanze e delle cognizioni tecniche, pur menzionando le diverse eventualità scaturite in sede di inchiesta.
Per quanto sopra non si è ritenuto sussistere le condizioni per una riapertura dell'inchiesta amministrativa.
Con riguardo al rinvio a giudizio di due ufficiali ed un sottufficiale della M/N «Achille Lauro», questa amministrazione ha provveduto ad inviare la relazione finale del 23 dicembre 1996 della Commissione di inchiesta formale alla procura di Napoli, ai sensi dell'articolo 1241 del codice della navigazione.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

RUSSO SPENA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il sindacato italiano unitario lavoratori di polizia (Siulp) segreteria provinciale di Roma ha sollevato il problema della non puntuale applicazione deontologica e giuridica da parte di alcuni medici della polizia di Stato in relazione alla corretta applicazione delle visite fiscali, rilevando che:
innumerevoli note giurisprudenziali prodotte dalla Corte di Cassazione, l'articolo 5 della legge n. 300 del 20 maggio 1970 dello statuto dei lavoratori e singoli contratti collettivi di lavoro riguardanti l'insorgenza di contrasti fra medico di fiducia e medico fiscale, affermano la tesi che la diagnosi rilasciata dal medico di famiglia sia quella che effettivamente fa testo;
la Suprema Corte ha sostenuto e ribadito che la visita fiscale ha il solo scopo di accertare «l'esistenza della malattia denunciata dal lavoratore» e non quello di stabilire l'esatto periodo di convalescenza, anche perché il medico fiscale interviene dopo l'inizio della malattia per cui potrebbe risultare che la sintomatologia risulti meno grave di quella evidenziata dal medico di famiglia;
la Cassazione con altra sentenza (7167), ha sancito che «l'unico ad essere in possesso dell'esperienza specifica intesa come conoscenza del soggetto visitato è solo e soltanto il medico di famiglia»;
qualunque azione, quindi, portata in giudizio ha visto il giudice di merito esprimersi a favore della diagnosi emessa dal medico di famiglia (Cassazione 20 aprile 1984, n. 2620, Cassazione 24 gennaio 1992, Cassazione penale 4 maggio 1994 che ha introdotto il criterio di riconoscimento di maggior rilevanza del certificato del medico curante, Cassazione 6 maggio 1995, n. 4938);
l'esposizione delle suesposte note giurisprudenziali e di merito è stata motivata dal fatto che qualche medico della polizia di Stato è oggi come non mai sempre più propenso a decurtare i giorni di riposo medico assegnati ai lavoratori da parte dei loro medici di famiglia;
per i medici della polizia di Stato, in esecuzione della delega, il Governo, in data 5 ottobre 2000, emanava il decreto-legge n. 334 prevedendo all'articolo 44 le attribuzioni del personale medico della polizia di Stato ed in relazione all'articolo 2, secondo comma, lettera d) del decreto-legge n. 626 del 1994 venivano anche attribuite le funzioni di «medico competente» pur non essendo, i medici della polizia di Stato, in possesso dei titoli specifici previsti come: la specializzazione in medicina preventiva del lavoro, o in medicina preventiva dei lavoratori, o in tossicologia industriale la libera docenza in medico del lavoro, l'autorizzazione di cui all'articolo 55 del decreto-legge 15 agosto 1991, n. 227. Il citato articolo 44 è decisamente


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in netto contrasto non solo con la previsione dell'articolo 2 del decreto-legge n. 626 del 1994 ma anche con il decreto ministeriale n. 450 del 14 giugno 1999 del Ministro dell'interno che stabiliva che le funzioni di medico competente nelle strutture centrali e periferiche della polizia di Stato potessero essere svolte solo dai medici della polizia di Stato in possesso dei requisiti sopra citati, ampliando di fatto le funzioni di detti sanitari senza alcuna concertazione con il Ministro della sanità e ponendo gli stessi in una situazione economico-normativa peggiorativa rispetto agli, altri medici dipendenti dalla pubblica amministrazione ad ordinamento civile;
con decreto 13 agosto 1998, n. 325 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 211 Serie generale parte prima del 10 settembre 1998 veniva pubblicato il «regolamento recante norme per l'applicazione al Corpo della guardia di finanza - e con provvedimento di concertazione del 20 luglio 1995 anche all'Arma dei carabinieri - delle disposizioni in materia di sicurezza e salute dei lavoratori nel luogo di lavoro», demandando, all'articolo 23, comma 1, la vigilanza in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, all'Unità sanitaria locale e per quanto di specifica competenza, al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, mentre, al successivo comma 2, demanda la vigilanza sulle attività lavorative comportanti rischi all'Ispettorato del lavoro;
in strutture militari, accedono medici competenti della Asl, vigili del fuoco ed Ispettorato del lavoro deputati e preparati per legge alla puntuale attuazione del decreto-legge n. 626 del 1994, mentre in una struttura civile com'è la polizia di Stato il tutto viene demandato, solo ed esclusivamente, ai sanitari di quella amministrazione che vengono nominati «medici competenti» con decreto ministeriale -:
se non ritengano opportuno verificare quanto detto in premessa e se non ravvisino l'opportunità di diramare una circolare che consenta di sospendere provvisoriamente l'attuazione della nomina a «medico competente» ai medici della polizia di Stato, in attesa di una disposizione correttiva che dipani le attuali contraddizioni, a garanzia della salute è della sicurezza dei dipendenti dell'amministrazione e della serena operosità dei sanitari della polizia di Stato, facendo subentrare gli organismi già operanti sul territorio, sia nelle aziende sia nelle strutture militari, che sono le Asl, vigili del fuoco ed ispettorati del lavoro competenti per zona.
(4-01890)

Risposta. - Le sentenze della corte di cassazione, citate in detto atto di sindacato ispettivo parlamentare, si riferiscono alla legge n. 300 del 1970 (c.d. statuto dei lavoratori), che non trova applicazione al personale della polizia di Stato, che ha, come è noto, un ordinamento speciale.
L'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982, n. 339, in attuazione della riforma dell'amministrazione della pubblica sicurezza del 1981, prevede, tra i diversi compiti dei medici della polizia di Stato, anche quelli di assistenza sanitaria e medicina preventiva e di accertamento tecnico-sanitario del personale in servizio.
Si tratta di funzioni di indubbia specificità che trovano precipuo fondamento nella peculiarità dei compiti degli operatori di polizia.
Inoltre, la giurisprudenza della corte costituzionale (vedasi sentenza n. 176 del 1996) considera i servizi sanitari delle forze di Polizia e delle forze armate sostitutivi, sotto ogni profilo, del servizio sanitario nazionale.
Ne consegue che il medico della polizia di Stato ha la facoltà di modificare i giorni di prognosi indicati dal medico curante, in quanto non solo può essere diversa la estrinsecazione clinica di una malattia, ma diversi possono essere anche i tempi di recupero stabiliti nel primo momento della diagnosi. La determinazione non può che tenere conto delle peculiari mansioni dell'operatore di polizia sottoposto a visita fiscale, la cui idoneità lavorativa viene quindi valutata sulla base della conoscenza delle varie tipologie del servizio.


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Riguardo alla problematica attinente all'attribuzione della qualifica di «medico competente», si osserva che l'articolo 44, lettera
d), del decreto legislativo n. 334 del 2000, (di riordino dei ruoli direttivi e dirigenti della polizia di Stato), nel conferire al servizio sanitario della polizia di Stato sia le attribuzioni in materia di sorveglianza e di vigilanza che quelle in materia di igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro, ha tenuto conto delle competenze già riconosciute al predetto servizio dal decreto legislativo n. 626 del 1994.
Infatti, la specialità della polizia di Stato (nonché del corpo nazionale dei vigili del fuoco e delle sedi di servizio del ministero dell'interno), ha trovato apposita ed unitaria disciplina nel decreto interministeriale n. 450 del 14 giugno 1999, che, all'articolo 2, riconosce all'amministrazione la potestà di individuare i medici della polizia di Stato e del corpo nazionale dei vigili del fuoco che, avendo svolto compiti di medicina del lavoro per almeno quattro anni, possono concorrere allo svolgimento delle attività di «medico competente» con i colleghi in possesso delle specializzazioni richieste dal citato decreto legislativo n. 626 del 1994.
Rimane, pertanto, sostanzialmente immutato il regime giuridico dei medici privi delle specifiche specializzazioni e conseguentemente il quadriennio maturato al servizio dell'amministrazione della pubblica sicurezza continuerà ad abilitare allo svolgimento delle funzioni di medico competente nell'ambito delle attività di istituto.
Alla luce di quanto precede, la previsione dell'articolo 44, comma 1, lettera
d), del decreto legislativo n. 334 del 2000 (emanato previo doppio esame del Consiglio dei ministri e parere delle Camere), appare del tutto coerente con il complesso delle attribuzioni dei medici della polizia di Stato risultante dall'ordinamento previgente.
Per assicurare la piena funzionalità del servizio sanitario della polizia di Stato in relazione alle esigenze emerse nel corso degli anni, il medesimo decreto legislativo n. 334 ha previsto l'aumento della dotazione organica dei direttivi medici, elevata a 355 unità rispetto alle originarie 269.
Per tali motivi non si ritiene accoglibile la richiesta di diramare una circolare interpretativa volta a sospendere l'attuazione del citato articolo 44.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

RUSSO SPENA e VENDOLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 17 febbraio 2002, sulla superstrada tirrenica cosentina, al bivio di Belvedere Marittimo, due Tir investono ed uccidono Elena Comito;
questo è solo l'ultimo dei tanti omicidi bianchi che avvengono sulla superstrada tirrenica cosentina a causa del traffico di mezzi pesanti -:
se non ritenga necessario dover interrompere il traffico dei mezzi pesanti (ben due hanno causato la morte di Elena Comito) sulla superstrada tirrenica cosentina, rilanciando, invece, il trasporto su rotaia, potenziando e riammodernando la rete ferroviaria calabrese, abbandonata praticamente a se stessa e con materiale usurante.
(4-02259)

Risposta. - Si comunicano i seguenti elementi di risposta forniti dall'ente nazionale per le strade - ANAS e da ferrovie dello Stato SpA. La strada statale n. 18 «Tirrena Inferiore» attraversa il territorio della provincia di Cosenza per una tratta di poco superiore ai 100 km.
Detta tratta ha una sezione stradale di tipo IV delle norme CNR/80 e pertanto è caratterizzata da corsie di metri 3,75 affiancate da banchine pavimentate. La predetta sezione è continua anche nel territorio che attraversa il comune di Belvedere Marittimo.
L'ANAS fa presente che le condizioni della strada in quest'ultima tratta, che tra l'altro interessa un centro abitato, risultano buone, tant'è che l'incidente richiamato non è avvenuto per cause imputabili ad anomalie del piano viabile.


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L'ente stradale riferisce, inoltre, che il transito dei mezzi pesanti con massa superiore a 35 quintali lungo la strada in argomento è stato regolamentato dagli enti locali competenti per territorio con ordinanze che vietano il transito, ad eccezione del traffico locale e/o con comprovate esigenze di carico e scarico merce.
La segnaletica informativa del divieto è presente agli svincoli autostradali di Lagonegro e Falerna che collegano l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria con la strada statale n. 18, sui tratti di strade di competenza della sezione staccata ANAS di Cosenza che si immettono sulla predetta statale 18 nonché su quest'ultima.
L'ANAS informa, infine, che la predetta segnaletica è stata altresì installata su tratte della strada statale 585 «Valle del Noce» e della strada statale 18 di competenza della sezione staccata di Potenza.
Per quanto attiene, in particolare, al potenziamento e riammodernamento della rete ferroviaria calabrese la società ferrovie dello Stato, interessata al riguardo, ha comunicato che RFI (Rete Ferroviaria Italiana) ha in corso sulla rete calabra interventi di rilievo, tra i quali si evidenziano:
a) il «Potenziamento infrastrutturale e tecnologico della linea Lametia Terme-Catanzaro Lido», per un importo di Euro 136,34 milioni, finanziato per Euro 116,203 milioni, con attivazione programmata entro il 2008;
b) il «Raddoppio Reggio Calabria C.le-Melito P.S.», con stima dei lavori di Euro 127,3 milioni interamente finanziati di cui, entro il 2002, è prevista l'elettrificazione tra Reggio Calabria centrale e Pellaro, il cui raddoppio è già stato attivato in trazione diesel dal dicembre 1999, ed entro il 2007 il completamento del raddoppio;
c) la «Velocizzazione Battipaglia-Reggio Calabria», per un importo di oltre Euro 50 milioni di cui Euro 27 milioni ancora da finanziare, la cui realizzazione è programmata, con graduali attivazioni, entro il 2005.

Circa la necessità di riequilibrare il trasporto merci, oggi prevalentemente su gomma, così come rappresentato dall'interrogante le Ferrovie dello Stato ha riferito che RFI ha in corso in Calabria un programma d'investimento, denominato «Potenziamento dell'itinerario merci Gioia Tauro-Metaponto-Taranto», che si colloca nell'ambito di quelli previsti per la realizzazione di itinerari alternativi finalizzati allo sviluppo dei traffici merci sulle medie-lunghe distanze.
Tale progetto prevede l'adeguamento della sagoma e del peso assiale della linea tra Rosarno e Taranto, la velocizzazione delle tratte Sibari-Cosenza e Sibari-Metaponto e si coniuga con quelli in corso di esecuzione lungo la direttrice Adriatica.
Lo scopo è quello di mettere a disposizione degli operatori del settore un'infrastruttura con notevoli margini di potenzialità, in grado di captare, oltre che il traffico del porto di Gioia Tauro, anche parte del traffico attualmente gravante su strada lungo la direttrice Tirrenica.
Nel novembre 2001 è stata attivata una prima parte dei lavori relativi all'adeguamento della sagoma tra Sibari e Metaponto che consente la circolazione di
containers denominati «High Cube» e, nell'aprile 2001, è stato elettrificato il tratto Sibari-Cosenza con contestuale attivazione, in località San Marco Roggiano, di una variante di circa 5 chilometri prevalentemente in galleria.
La Società Ferrovie dello Stato rappresenta, infine, che attualmente sono in corso le progettazioni esecutive per l'elevamento del peso assiale e per la velocizzazione della linea tra Cosenza e Metaponto.
Il costo dell'intervento è di Euro 42,87 milioni di cui Euro 17,04 milioni finanziati dal contratto di programma e Euro 25,83 milioni dalla legge 341 del 1995.
La conclusione dei lavori sulla tratta Sibari-Metaponto è prevista entro agosto 2003, mentre sulla Cosenza-Sibari, interessata da sei varianti di tracciato e dalla sistemazione di alcune stazioni, l'ultimazione dei lavori è programmata entro il 2005.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.


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SCIACCA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 10 febbraio 2002 un giovane ventiduenne romano, Emanuele Cicchetti, moriva precipitando da un viadotto, alto una ventina di metri, sulla A/1 in località Terranuova Bracciolini;
dagli accertamenti della polizia stradale si evince che la tragedia sia avvenuta a causa di un incidente che avrebbe coinvolto più autovetture e che il giovane per mettersi in salvo precipitava dal viadotto, a causa dell'assenza di un terrapieno di protezione;
tale incidente ripropone il problema della sicurezza dei viadotti sulla A/1, infatti più volte si sono verificate tragedie simili, recentemente nel tratto appenninico della stessa autostrada trovava la morte una giovane donna fiorentina anch'essa precipitata da un viadotto -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato al fine di porre in sicurezza quanto prima i viadotti della A/1, e se non ritenga opportuno avviare un indagine allo scopo di accertare se sussistano responsabilità in relazione all'errata progettazione degli stessi.
(4-02265)

Risposta. - Si fa preliminarmente presente che la normativa vigente non prevede particolari interventi per evitare lo scavalcamento delle barriere di protezione dei viadotti.
I viadotti sono evidenziati dalla relativa segnaletica e, pertanto, gli utenti sono tenuti ad utilizzare tutte le precauzioni del caso se, per qualsiasi motivo, si trovano fermi su tali strutture.
Tuttavia, si rappresenta che il «collegato infrastrutture» alla legge finanziaria 2002, ad oggi in fase di pubblicazione, prevede un programma per il miglioramento della sicurezza stradale sulla rete nazionale con particolare attenzione alla installazione di adeguate reti di protezione sui viadotti autostradali e stradali. A tale fine, viene autorizzato un impegno di 20 milioni di euro per l'anno 2002 quale concorso dello Stato agli oneri derivanti da mutui o altre operazioni finanziarie che l'ente nazionale per le strade-ANAS o gli enti destinatari delle competenze trasferite, sono autorizzati ad effettuare.
Nell'ambito del programma in questione, si dovrà procedere all'obbligatoria installazione nelle autostrade di reti di protezione sui viadotti e sui cavalcavia. Tale disposizione, tuttavia, non si applica ai lavori per i quali l'individuazione del soggetto affidatario sia già intervenuta alla data di entrata in vigore della legge.
Ad ulteriore informazione, l'ente nazionale per le strade-ANAS, interessato in merito, ha fatto conoscere di avere già richiesto alle società autostradali concessionarie di adottare con ogni urgenza le opportune misure di sicurezza.
Attualmente, molte tratte della rete autostradale italiana risultano dotate di idonei dispositivi di protezione.
Circa la specifica situazione della rete autostradale gestita dalla società autostrade s.p.a., l'ANAS fa conoscere che su un totale di 385,5 chilometri di carreggiata su ponti e viadotti, 112 chilometri sono dotati di parapetto di altezza pari a 100 cm. di cui 37 chilometri con reti o dispositivi di protezione. Altri 152 chilometri risultano muniti di spartitraffico o barriera riqualificata di tipo New Jersey alta dai 140 ai 160 centimetri di cui 60 chilometri dotati di reti o dispositivi di protezione.
Da tempo, fa conoscere l'ANAS, sono stati programmati ed avviati gli interventi sui viadotti con piattaforme separate contigue dell'intera rete della società autostrade a partire dal tratto appenninico dell'autostrada A1 tra Rioveggio e Firenze.
La società autostradale ha inoltre in esame un provvedimento particolareggiato per installare dispositivi di protezione anticaduta sullo spartitraffico centrale dei viadotti e dei ponti con piattaforme separate.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Paolo Mammola.

SERENA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere se il ministro interrogato non


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intenda al più presto promuovere indagini per verificare se corrisponda al vero che da taluni paesi dell'Est Europa giungano settimanalmente in Italia degli autobus di turisti con regolari visti per motivi di turismo, che trasportano spesso persone a cui è stato invece negato il visto individuale, e se risulti che tra questi vi siano veri e propri delinquenti usciti dalle patrie galere che una volta giunti in Italia fanno perdere le proprie tracce dedicandosi ad attività criminose.
(4-01098)

Risposta. - Nell'ambito delle indagini tese al contrasto del fenomeno dell'immigrazione clandestina dall'Est Europa è emerso che, tra le diverse modalità operative cui ricorrono le organizzazioni criminali operanti nel settore del favoreggiamento dell'ingresso illegale di stranieri nel territorio nazionale, vi è effettivamente l'impiego di autolinee che collegano settimanalmente quelle nazioni con varie città italiane.
Più in generale, dette organizzazioni utilizzano, a tal fine, pullman, roulotte, caravan e soprattutto veicoli commerciali al cui interno gli stranieri vengono accuratamente occultati.
Le forze di Polizia hanno, pertanto, da tempo predisposto un capillare sistema di controllo della zona interessata dal fenomeno e sono tuttora in corso specifiche indagini, sia in ordine al traffico di clandestini, sia su molteplici fattispecie di reato commesse ad opera di organizzazioni criminali operanti nei paesi dell'Est europeo.
L'intensa attività di contrasto ha consentito di operare numerosi arresti e procedere al sequestro dei veicoli utilizzati per dette attività illecite.
Si segnala, al riguardo, l'operazione condotta nel gennaio scorso dal servizio centrale operativo della polizia di Stato, sotto il coordinamento della direzione distrettuale antimafia di Trieste, che ha portato all'individuazione in Liguria della cellula operativa di una organizzazione transnazionale che gestiva l'ingresso clandestino di cittadini di etnia curda dalla Turchia verso l'Europa occidentale, attraverso il confine sloveno.
Inoltre, nell'ambito del piano regionale di vigilanza coordinata in Friuli-Venezia Giulia e del connesso piano interprovinciale delle città di Gorizia e Trieste, già dal 1o agosto 2001, è stata avviata una specifica azione di contrasto dell'immigrazione clandestina attraverso il confine in questione.
Le misure poste in essere consistono nella vigilanza, nell'intero arco delle 24 ore, della frontiera comune con pattuglie miste; nell'assunzione delle impronte digitali già all'atto del rintraccio, nel trasferimento dei clandestini presso il centro di permanenza temporanea ed assistenza di Bari per l'accertamento delle generalità e della nazionalità, ai fini del successivo rimpatrio. Per l'individuazione di clandestini occultati all'interno di automezzi, sono impiegate risorse tecnologiche di ultima generazione, quali camper attrezzati con termocamere ad infrarossi, telecamere a colori e visori notturni, rilevatori di biossido di carbonio.
È stato altresì messo a disposizione delle autorità provinciali di pubblica sicurezza di Gorizia e di Trieste un contingente dei reparti mobili della polizia di Stato inizialmente di 215 elementi.
Il dispositivo è stato di volta in volta rimodulato secondo le effettive esigenze.
A decorrere dal 1o febbraio 2002, sono stati attivati servizi di pattugliamento congiunto, alternativamente in territorio italiano e sloveno, lungo tratti di frontiera verde, già individuati dai dirigenti dei competenti uffici di polizia di frontiera (Trieste e Capodistria) dei due Paesi.
È stata altresì stipulata un'apposita convenzione tra la regione Friuli-Venezia Giulia e il ministero dell'interno, che prevede un quotidiano monitoraggio del fenomeno dell'immigrazione clandestina, anche attraverso l'utilizzo di apparecchiature ad alta tecnologia, fornite in comodato gratuito dall'Amministrazione regionale, al dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell'interno.
Il bilancio delle iniziative in discorso si è rivelato ampiamente positivo. Non solo, infatti, il rafforzato dispositivo di controllo ha prodotto un chiaro effetto deterrente con la conseguente diminuzione del numero dei clandestini, ma ha consentito anche un


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notevole aumento del numero delle domande di riammissione accolte dalle autorità slovene, passate da 1048 del primo semestre del 2001 a 1929 del secondo semestre, con un incremento pari all'84 per cento.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

SINISCALCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 26 novembre 2001 a causa di una manifestazione sindacale di protesta che ha coinvolto i lavoratori in servizio presso le ditte di pulizia e manutenzione dei treni, i binari ferroviari, in località Gianturco, alle porte di Napoli, sono stati occupati per diverse ore;
a seguito della manifestazione di protesta si è registrata la paralisi dello scalo ferroviario napoletano che ha causato notevoli ritardi e numerosi disagi agli utenti del servizio;
moltissimi cittadini, già allocati sui convogli ferroviari in partenza, sono stati costretti a rimanere per ore all'interno delle carrozze senza avere alcuna notizia relativa alla consistenza temporale del ritardo;
il disagio ha causato finanche la soppressione di treni locali con la conseguente impossibilità per i cittadini di raggiungere le destinazioni;
la protesta, cessata solo grazie ad una mediazione tra il responsabile dei trasporti regionali ed una delegazione sindacale, stando a quanto si è appreso dalle cronache dei quotidiani, potrebbe riprendere con le stesse forme e modalità nei prossimi giorni -:
se il Ministro interrogato, accertati i fatti esposti, ritenga opportuno adottare un piano di emergenza in grado di consentire ai viaggiatori, anche in situazioni di analogo disagio, la fruizione di servizi di assistenza, informazione e trasporto alternativo, idoneo a non penalizzare gli utenti che, quotidianamente, viaggiano a bordo dei treni.
(4-01485)

Risposta. - La società Ferrovie dello Stato rappresenta che i disagi dei viaggiatori, presso lo scalo ferroviario napoletano, sono stati causati dalla protesta di alcuni dipendenti della ditta di pulizie Italtecno che hanno occupato i binari all'altezza della fermata di Napoli Gianturco della linea metropolitana Villa Literno-Pozzuoli-Napoli Gianturco, causando il blocco della circolazione dei treni dalle ore 11,18 alle ore 14,25.
A seguito di tale circostanza Ferrovie dello Stato, per far fronte all'improvviso blocco del traffico, ha adottato le relative misure di emergenza e le iniziative tese ad informare la clientela.
Difatti, gli altoparlanti hanno informato costantemente la clientela sulle cause dell'occupazione, nonché sulle possibilità di proseguire verso le varie destinazioni.
Tuttavia, non è stato possibile alle Ferrovie dello Stato dare comunicazione circa la durata dell'occupazione stessa, in quanto scaturita da una protesta improvvisa e non organizzata.
Per quanto riguarda i provvedimenti adottati dall'assistenza alla clientela, la società Ferrovie dello Stato pone in evidenza che:
nella stazione di Napoli Centrale è stata istituita immediatamente una task-force con il responsabile IFQ ed alcuni controllori viaggianti insieme alle risorse disponibili presso l'impianto RSAA, al fine di indirizzare la clientela verso i bus sostitutivi e dare le adeguate informazioni;
il capo treno dell'ES 9440, unico convoglio a rimanere bloccato al binario 16 con la clientela a bordo, ha provveduto egli stesso più volte ad effettuare annunci alla clientela per informarla di quanto stava accadendo; infatti, a seguito di ciò molti viaggiatori o hanno rinunciato al viaggio o hanno raggiunto Roma collegandosi a Villa Literno con treni metropolitani o bus sostitutivi, Da controlli effettuati dal responsabile di stazione, è risultato che pochi


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viaggiatori sono rimasti seduti all'interno del treno, mentre la maggior parte ne è discesa.
La situazione di disagio per i viaggiatori è risultata aggravata dal verificarsi, nella stessa mattina, dell'interruzione della tratta Caserta-Benevento per la caduta della linea aerea causata dal pantografo del treno 9349 nella stazione di Ponte Casalduni. Tale interruzione ha avuto luogo dalle ore 10,25 alle ore 16,40 aggiungendo, come detto, altri disagi alla clientela che, però, è stata prontamente soccorsa e trasbordata su bus sostitutivi.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

SINISCALCHI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da molti giorni sulla stampa napoletana viene segnalato il crescente allarme dell'opinione pubblica per il moltiplicarsi di gravissimi episodi di violenza che si verificano negli istituti scolastici di Napoli, in particolare in quelli del centralissimo quartiere Chiaia;
si tratta di atti di violenza che vengono commessi da alcuni studenti - autentici teppisti - in danno di altri colleghi e che sono culminati in accoltellamenti, in rapine sistematiche, in furti, in violenze di ogni genere spesso consumate sotto gli occhi dei dipendenti degli istituti;
l'allarme è reso ancora più acuto, come descrivono inchieste a tutta pagina che appaiono sulla stampa cittadina, dal collegamento frequente di questi crimini anche a vendette connesse al pauroso intensificarsi dei traffici di stupefacenti intorno alle scuole;
di recente è stato denunziato anche da molti studenti, atterriti ed indignati per quanto accade, il fenomeno di una diffusa omertà che fa pensare ad infiltrazioni camorristiche per incutere terrore ed evitare così la denunzia dei traffici illeciti che determinano le violenze segnalate dalla presente interrogazione;
le scuole che sono alla ribalta di queste cronache allarmanti sono tra le più antiche della città ed hanno espresso sempre grandi valori culturali e civili. Si tratta in particolare, secondo quanto denunziato dalla stampa, dai rappresentanti dei genitori e degli studenti, del liceo «Umberto», del VII scientifico «Tito Lucrezio Caro», della scuola media «Fiorelli» e di altre dislocate nella zona di Chiaia e del Vomero;
più volte l'interrogante ha posto il problema di un intervento organico delle autorità scolastiche, d'intesa con le forze dell'ordine, per mettere in opera un'azione di intelligence che vada oltre il servizio di presidio della polizia per l'ordine pubblico e produca una documentazione ad una informativa per l'autorità giudiziaria diretta ad offrire una visione d'insieme del gravissimo fenomeno ed a smascherare tutti i complici delle attività criminali -:
quali urgenti iniziative, d'intesa con le autorità locali, vorranno adottare per contribuire alla individuazione delle responsabilità a tutti i livelli della situazione denunciata e, conseguentemente, ristabilire condizioni di vivibilità all'interno delle comunità scolastiche menzionate procedendo anche, con inchieste mirate, a verificare in quanti altri istituti scolastici della città di Napoli si lamentano questi fenomeni.
(4-01834)

Risposta. - Le azioni di violenza in alcuni istituti scolastici di Napoli, ed in particolare quelle nei pressi del Liceo «Umberto I», sono state poste in essere durante le agitazioni studentesche di contestazione della riforma presentata dal Ministro dell'istruzione, che si sono concretizzate anche in «autogestioni» e occupazioni delle scuole stesse.
A tale periodo risalgono sia l'esplosione della «bomba carta» avvenuta all'ingresso del citato Liceo la sera del 18 dicembre 2001, che non ha causato danni a persone


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o a cose, sia l'accoltellamento, all'esterno della struttura, di uno studente minorenne durante l'ultima notte di occupazione del liceo medesimo, il 23 dicembre 2001, a seguito di una lite con un giovane pregiudicato.
La questura di Napoli ha intensificato i servizi di vigilanza e l'attività investigativa che ha portato all'arresto di due studenti resisi responsabili di rapina impropria ai danni di un minore.
Per il caso in questione l'ispezione appositamente disposta dal centro servizi amministrativi di Napoli del ministero dell'istruzione non ha evidenziato comportamenti omissivi o situazioni di responsabilità a carico degli organi competenti per gli atti vandalici compiuti.
Non è neppure emersa la denuncia di una situazione logistica difficile da gestire, né alcun accenno è stato riservato ad un clima intimidatorio o di complicità criminosa all'interno dell'istituto scolastico, tale da far pensare al persistere di una situazione di illegalità diffusa, attuata con la complicità degli organi interni all'edificio scolastico medesimo.
È, invece, stata pienamente manifestata dalle autorità scolastiche la volontà di intervenire per ridurre il disagio rappresentato dagli studenti.
Dalla vicenda sopracitata e da altre simili verificatesi nei pressi di istituti scolastici situati nel territorio napoletano, risulta comunque la necessità di tutelare gli studenti e gli edifici scolastici contro ogni atto vandalico e violento, anche provvedendo a completare e perfezionare il sistema elettronico d'allarme delle scuole, per garantire altresì la custodia notturna degli edifici scolastici.
A tal proposito, a seguito di una riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica appositamente convocata, cui hanno partecipato rappresentanti del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, e il procuratore della Repubblica presso il tribunale dei Minori, oltre a definire le misure per la messa in sicurezza degli edifici anche con sistemi antintrusione direttamente collegati con la questura, è stato deciso di intensificare i servizi di vigilanza preventiva da parte delle forze di polizia per la protezione degli istituti scolastici ritenuti più a rischio, intendendo come tali quelli ove comunque si è verificato un episodio riprovevole.
È stata infine promossa l'attività di «sinergia istituzionale» fra gli organi periferici del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, gli enti locali e le forze dell'ordine, tramite incontri e intese fra i dirigenti scolastici, gli assessori alla cultura e le locali forze di Polizia, tesi a promuovere un clima di reciproca integrazione culturale e umana fra gli studenti e a garantire il perdurare di una politica di fattiva collaborazione con le istituzioni scolastiche. Ciò come presupposto per evitare, all'origine, il possibile svilupparsi di fenomeni contrari alla missione educativa che la scuola deve svolgere.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

SINISCALCHI e LUCIDI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il sottopassaggio pedonale di Largo Chigi in Roma, è stato per anni abbandonato ad una manutenzione carente ed approssimativa dalle competenti amministrazioni e la conseguente incuria lo ha reso non fruibile ai cittadini, impossibilitati ad attraversarlo;
nel 1989, un volenteroso cittadino, il signor Botnini, ottenne una concessione comunale (n. 4345/1989) e, attraverso un cospicuo investimento per la realizzazione dei lavori di cui si fece carico, decise di provvedere alla completa ristrutturazione dei locali rendendo fruibile il sottopassaggio con la conseguente realizzazione di una attività di libreria;
all'interno dello stesso locale, infatti, oltre al ripristino della piena fruibilità del passaggio pedonale, venne iniziata l'attività commerciale afferente la vendita di libri;


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anche grazie alla ammirevole partecipazione solidale di alcune note case editrici, venne allestita una struttura commerciale in grado di offrire al pubblico, spesso fruitore occasionale del sottopassaggio, una vasta scelta di libri collocati nella struttura, in modo da consentire ai visitatori, lungo i «camminamenti», una agevole consultazione per autori, generi ed editori;
la libreria si specializzò nella vendita di volumi editi da case librarie che praticavano prezzi particolarmente promozionali anche attraverso la commercializzazione di scritti caratterizzati da una veste grafica semplice e più economica;
grazie alla entusiastica partecipazione di pubblico, alla utilizzazione sempre più frequente del sottopassaggio da parte dei pedoni, l'iniziativa commerciale e culturale decollò ed il gestore della libreria riuscì ad impiegare nella attività ben dodici dipendenti;
in ragione della iniziativa, cominciata nel 1989, si è oggettivamente registrato un recupero effettivo di un'area, colpita per anni da degrado ed abbandono, attraverso una completa riqualificazione del sottopassaggio idonea a consentire la nascita ed il conseguente sviluppo di un «polo culturale»;
dopo circa dieci anni dalla riqualificazione dell'area e dall'inizio della citata attività commerciale e culturale, nel 1999 la Presidenza del Consiglio dei ministri, a seguito di un programma di riqualificazione di piazza Colonna, impose la chiusura di due rampe d'acceso del sottopassaggio adiacenti la medesima piazza e, conseguentemente, richiese la riconsegna di un'area interna alla libreria di circa centocinquanta metri quadrati;
la libreria riconsegnò la suddetta area richiesta al demanio comunale con il conseguente ridimensionamento della iniziativa commerciale che registrò, inevitabilmente, la contrazione dell'impiego di personale precedentemente occupato e la conseguente compressione della attività;
attualmente si sarebbero ipotizzate future iniziative da parte della Presidenza del Consiglio, di concerto con l'ente locale competente, finalizzate a ridisegnare l'originario progetto di completamento del collegamento tra Palazzo Chigi e Galleria Colonna, iniziative che non prevederebbero la inclusione della attività libraria, già penalizzata dalla riduzione dell'area;
il rischio della soppressione di una iniziativa culturale e commerciale caratterizzata da oltre un decennio di proficua e gratificante attività ha determinato sconcerto e preoccupazione non solo nei gestori della libreria ma in numerosi fruitori del sottopassaggio -:
se risponda al vero la paventata ipotesi di soppressione della attività libraria collocata nel sottopassaggio di Largo Chigi, con conseguente abbandono della decennale iniziativa culturale ad essa connessa;
se il Ministro interrogato non ritenga di intervenire con l'adozione degli eventuali provvedimenti di sua competenza, allo scopo di tutelare una iniziativa che da anni ha riqualificato l'intera area investita ed ha contribuito alla crescita culturale dell'intera zona;
se il Ministro interrogato non ritenga necessario salvaguardare la destinazione culturale che per anni ha riguardato i locali del sottopassaggio, intraprendendo, eventualmente le opportune iniziative rivolte a tutelare il polo culturale librario individuato in premessa.
(4-02584)

Risposta. - Attualmente, sono in corso, da parte dell'Agenzia del demanio, le attività istruttorie propedeutiche alla acquisizione, al demanio dello Stato, di parte (uffici) del compendio denominato «Galleria Colonna» dalla proprietaria Immobiliare Colonna 92 S.r.l., eccettuati i locali commerciali (negozi, sotto e sopra negozi).
Tale porzione immobiliare verrà acquistata completamente ristrutturata da parte dell'alienante che ha curato la elaborazione progettuale sulla base delle indicazioni di massima fornite dalla Presidenza.


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Il progetto in questione non prevede, attualmente, la realizzazione del sottopasso di collegamento tra Palazzo Chigi e la Galleria Colonna.
Si precisa, altresì, che - nell'ambito dei previsti lavori, con riferimento alla scala di accesso all'ex sottopassaggio pedonale, lato angolo piazza Colonna-Largo Chigi - saranno effettuati gli interventi finalizzati a consentire le vie di fuga, previste
ex lege, per i locali commerciali e per il garage.
Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Gianni Letta.

STRANO e FATUZZO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato ha inviato al ministero delle attività produttive, al presidente della Giunta regionale siciliana, alla Procura regionale della Corte dei conti e, per conoscenza, alla Camera di commercio di Catania una relazione in merito ad «irregolarità» riscontrate nella verifica amministrativa-contabile delle società Asac, per le gestioni degli anni passati, e Sac che gestiscono i servizi aeroportuali dello scalo Fontanarossa di Catania;
in base ad una datata normativa, tra gli altri, fanno parte del Consiglio d'amministrazione dell'Asac, oltre ai rappresentanti della Camera di commercio etnea, anche quelli della Camera di commercio di Siracusa e di Ragusa, del Consorzio Asi, della regione e dei sindacati;
sono stati avanzati dubbi anche sulla costituzione della società di capitali Sac spa e in particolare: sulla modifica dello statuto che trasforma la natura giuridica dell'ente da pubblica a privata; sull'errata quantificazione del fondo di dotazione dell'azienda Asac; sulla mancata approvazione dei bilanci Asac, presentati in costante ritardo e senza il rispetto delle forme previste; sulla mancata presentazione del conto economico del 1998 e del 2000 e dello stato patrimoniale del 2000; e ancora: sulla mancata approvazione da parte del collegio dei revisori e della vigilante regione Siciliana; sul mancato utilizzo per la riscossione delle entrate degli ordinativi d'incasso; sul mancato utilizzo per la riscossione delle entrate degli ordinativi d'incasso; sui conferimenti di incarichi e di consulenze a professionisti senza l'obbligatoria predeterminazione del compenso relativo; sull'insufficiente motivazione dell'aumento degli emolumenti degli amministratori Sac da 200 a 720 milioni di lire annue e sull'incompatibilità di quest'ultimi con le capacità finanziarie della società; sull'ipotesi di danno erariale per cessione a cauzione del mutuo di 20 miliardi di lire di 40 per cento del pacchetto azionario, per l'utilizzo a favore della gestione Asac degli utili della gestione Sac;
altro buco nero nella gestione tecnico-amministrativa sembra essere quello delle assunzioni del personale operate da Asac e Sac, ed in particolare nelle ultime, che riguardano la sicurezza dei voli e dei passeggeri, dove pare che non tutti gli elementi assunti abbiano i requisiti previsti dalla legge n. 595;
altra irregolarità sembra essere quella relativa alle mancate assunzioni, come la legge impone, degli appartenenti delle categorie privilegiate;
non si possono non citare pure i disservizi che, purtroppo, chi transita a Fontanarossa può constatare di persona: la consegna dei bagagli che costringe a snervanti attese, a volte di ore; l'incuria nella gestione del turista, lasciato senza la minima assistenza o possibilità di informazioni sui servizi eventualmente disponibili; i parcheggi insufficienti; il caos cronico; i servizi igienici carenti nel numero e nella pulizia;
i suddetti disservizi non sono certo da imputare al personale aeroportuale, che fa quel che può e non ha responsabilità nella gestione aeroporto;
di detta relazione si è venuti a conoscenza perché la suddetta Camera di


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commercio di Catania ha ritenuto di renderla pubblica;
il modo di operare della Camera di commercio etnea è encomiabile e, secondo gli interroganti, dovrebbe servire da spunto anche per altri enti, locali e non, che concorrono alla formazione dei consigli d'amministrazione di Asac e Sac -:
se non ritengano che l'elenco delle irregolarità e deficienze di maggior rilevanza, emerse dalla verifica amministrativa-contabile degli anni passati, non possano non allarmare, anche in considerazione del fatto che la Sac dovrebbe gestire appalti per centinaia di miliardi di lire per la realizzazione e la gestione del nuovo aeroporto di Catania;
se non ritengano necessario accertare urgentemente come stiano effettivamente le cose e, qualora fosse confermata la suddetta relazione, intervenire se possibile anche con una revoca della concessione dei servizi aeroportuali alla società Sac spa.
(4-01523)

Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in oggetto, l'ente nazionale per l'aviazione civile fa presente che la relazione del dipartimento della ragioneria generale dello Stato, cui interroganti fanno riferimento è la risultanza di una verifica ispettiva presso la SAC srl chiesta dallo stesso ente, con nota 00-485/CPA del 22 settembre 2000, ai servizi ispettivi di finanza pubblica, dipendenti dal predetto dipartimento, in relazione a quanto previsto dal «protocollo d'intesa» per l'esecuzione di verifiche ispettive delle gestioni aeroportuali del 6 marzo, a seguito di alcune contestazioni di natura penale nei confronti degli amministratori di ASAC e di SAC.
Alla verifica, eseguita nel periodo 7 ottobre-23 novembre 2001, ha partecipato anche un funzionario dell'ENAC.
Per quanto riguarda le richiamate problematiche di natura giuridico-statutaria, di quantificazione del fondo di dotazione, dei tempi di presentazione e mancata approvazione dei bilanci, afferenti l'ASAC, le stesse, dopo il subentro nella concessione della gestione aeroportuale da parte della SAC spa, non ricadono nell'area sottoposta a vigilanza dell'ENAC poiché si riferiscono ad un socio di una società di capitali, anche se detentore dell'intero capitale di quest'ultima. Tale vigilanza, spetta, infatti, agli enti locali che partecipano al capitale dell'ASAC e che hanno loro rappresentanti nel consiglio d'amministrazione nonché agli organi a ciò preposti dalle vigenti norme in materia. Peraltro, la relazione sulla verifica effettuata è stata agli stessi trasmessa dal dipartimento della ragioneria generale dello Stato ed è in corso un procedimento penale su alcune delle situazioni negative rappresentate.
Si ritiene, comunque opportuno, rappresentare che l'ASAC, a conclusione di un complesso iter procedimentale svoltosi presso la regione Sicilia, ha mutato il proprio assetto organizzativo, essendosi trasformata, con approvazione della regione stessa, da azienda speciale della camera di commercio ad associazione senza fine di lucro.
Per i reati contestati, invece, agli amministratori della allora SAC s.r.l., ora SAC spa, l'ENAC è consapevole che l'eventuale accertamento in sede penale degli stessi poteva comportare, tra l'altro, la perdita di alcuni requisiti richiesti dal regolamento 521 del 1997 per essere affidatari della gestione totale dell'aeroporto. La successiva sostituzione di tutti questi ultimi, per cui alla data odierna nessuno di loro risulta essere più, contemporaneamente, nei consigli di amministrazione di SAC spa ed ASAC, dovrebbe aver eliminato tali possibilità. In ogni caso, al momento della valutazione finale, prima di procedere al rilascio della concessione di gestione totale, si dà assicurazione che la verifica istruttoria da parte della competente struttura dell'ente terrà conto anche di eventuali risultanze di fatto del procedimento penale a carico degli inquisiti.
Il rilevante aumento del traffico aereo sull'aeroporto di Catania manifestatosi negli ultimi anni, a fronte del quale l'attuale intero sistema aeroportuale ha mostrato le proprie limitazioni, ha comportato la ne


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cessità di lavori di ampliamento, ammodernamento e riqualificazione dello scalo.
Per fronteggiare tale necessità, con decreto ministeriale trasporti 68/T del 25 maggio 1999, in attuazione di quanto disposto dall'articolo 5 della legge 135 del 1997, è stato concesso alla società di gestione un finanziamento, tramite mutuo con ammortamento a carico dello Stato, pari a lire 175 miliardi, comprensivo di quota capitali ed interessi.
La relativa convenzione di concessione del mutuo, stipulata tra la SAC S.p.A. e l'ENAC, è stata sottoscritta in data 11 febbraio 2000. In proposito si rappresenta che la stipula della suddetta convenzione fu preceduta da una compiuta relazione al ministero vigilante in ordine alla definizione dell'assetto societario della allora società di gestione SAC s.r.l., sulla quale il Ministro
pro tempore comunicò di non avere osservazioni da formulare e di dare ulteriore corso al decreto ministeriale 68/T per la parte di competenza dell'ente, e da una esplicita comunicazione al dipartimento della ragioneria generale dello Stato.
I lavori così finanziati, consistenti in particolare nell'ampliamento e ristrutturazione funzionale dell'aerostazione, in interventi sulla viabilità di accesso all'area terminale ed in un ampliamento del piazzale sosta velivoli, sono stati appaltati per un importo netto di circa 99 miliardi di lire. Come da cronoprogramma essi dovrebbero essere completati in 974 giorni naturali e consecutivi, con quattro fasi esecutive sovrapposte, a partire dall'ultimo verbale di consegna parziale delle aree.
Le lamentate problematiche di allungamento dei tempi nella esecuzione delle opere sono da attribuirsi soprattutto a ritardi nella consegna delle aree alla ditta appaltatrice, non riconducibili alla società di gestione se non in minima parte ed a problematiche di natura giudiziaria inerenti a dei ricorsi presentati al TAR da una delle imprese concorrenti che hanno tenuto sospeso l'appalto stesso per lungo tempo.
In ogni caso le opere propedeutiche sono state portate a termine e l'esecuzione dei lavori è iniziata. Allo stato dei fatti si ritiene che quelli inerenti il piazzale sosta velivoli e la viabilità di accesso possano essere terminati entro la fine del prossimo mese di agosto. Quanto all'aerostazione sono state portate a termine le opere di cantierizzazione e quelle preliminari di fondazione.
La questione viene seguita con particolare attenzione dalla competente struttura dell'ENAC che mantiene stretti contatti con la stazione appaltante per eliminare ogni motivo di ulteriore ritardo e di riflesso negativo sulla operatività dello scalo.
Dato, appunto, il consistente aumento del numero dei passeggeri e la manifesta insufficienza delle infrastrutture dedicate, nell'attesa dell'esecuzione dei sopradetti lavori, la società di gestione, sotto la supervisione dell'ENAC, ha esperito opere provvisionali agli stessi volte ad alleggerire la pesante situazione e quantomeno a consentire, seppure con notevoli disagi, l'operatività dello scalo. L'operazione è stata resa possibile mediante l'utilizzo dei fondi di cui all'articolo 17 della legge 135 del 1997 cui la medesima società è stata autorizzata dall'ente con decreto del direttore generale n. 6/DG/14 del 19 aprile 1999. È opportuno chiarire che detto provvedimento amministrativo fu all'epoca adottato unicamente per garantire i necessari interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nonché le attività di gestione dell'aeroporto nell'attesa sia dell'affidamento della gestione totale che per gli scopi di cui innanzi.
Ad evitare discrasie connesse a ritardi nella presentazione delle dovute documentazioni che hanno determinato la mancata utilizzazione di somme anche consistenti (con conseguente restituzione delle medesime all'erario dello Stato) e nello stesso tempo la mancata esecuzione di opere e manutenzioni utili, l'ENAC ha attivato con la SAC spa un tavolo di consultazione periodica con lo scopo di evitare ulteriori situazioni.
Quanto alla lamentata carenza dei servizi offerti al passeggero in ambito aeroportuale, si deve effettivamente rilevare che, nonostante l'impegno sopra descritto, una fatiscenza strutturale di alcuni settori, in parte dovuta al sovraccarico di utilizzo ed in parte a mancati interventi sostitutivi essendo programmati lavori che, come visto,


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presentano però, un qualche ritardo, può avere inciso sul livello dei servizi offerti.
Per il servizio di pulizia non sono finora pervenute né lamentele da parte dell'utenza né segnalazioni da parte degli organi posti localmente al controllo, il che lascia pensare che la situazione dovrebbe rientrare nella normalità, tenuto conto però del particolare stato di stress in cui tutta la struttura opera. In ogni caso della questione è stata edotta la locale direzione aeroportuale perché accentui le verifiche in tale settore.
In merito alle mancate assunzioni di personale delle categorie privilegiate, si rileva che la materia non rientra nella competenza del ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Il documento della verifica ispettiva, pervenuto all'ENAC in data 22 marzo 2002, è stato portato all'attenzione delle strutture interessate che hanno immediatamente attivato le dovute azioni volte a monitorare le situazioni rientranti nella competenza dell'ente stesso. Tali azioni di verifica, ancora in corso, hanno portato, come detto, alla apertura di un tavolo di lavoro mediante incontri periodici con i responsabili della società volti a risolvere gli stati di crisi ove esistenti, in particolare modo per quanto attiene i servizi aeroportuali ed il coordinamento delle attività gestionali di scalo.
Si dà assicurazione che le strutture del ministero delle infrastrutture e dei trasporti stanno seguendo la questione con particolare attenzione monitorando costantemente la vicenda con l'ENAC.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

TANZILLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Motorizzazione civile di Frosinone soddisfa i bisogni di tutti i cittadini dell'intera provincia;
all'interrogante è giunta notizia che i suoi uffici non funzionano rispettando i principi di trasparenza, efficienza, efficacia ed economicità, principi che, invero, hanno ispirato le riforme amministrative degli ultimi anni. In particolare all'odierno interrogante risulta che in quegli uffici è vietato, di fatto, qualsiasi contatto fisico tra i dipendenti di detta Mctm e l'utente mentre, al contrario, è pratica diffusa che qualsiasi atto diretto alla segreteria e al direttore sia consegnato, senza alcun protocollo o ricevuta documentante l'avvenuto deposito, all'interno di un'urna;
i tempi per il disbrigo delle pratiche degli uffici della Mctm di Frosinone è notevolmente più lungo della media degli altri uffici pubblici e che, di conseguenza, i disagi e talora i danni per gli utenti in generale e le imprese in particolare sono, ovviamente, indicibili;
anche l'ufficio collaudi di detta Mctm è inefficiente visto che le pratiche vengono completate, in media, non prima di trenta giorni;
oltre le inefficienze e i disservizi dell'ufficio collaudi e della direzione anche la gestione dell'ufficio competente al rilascio delle patenti di guida non è di certo satisfatoria degli interessi dell'utenza visto che il termine assegnato per espletare le prove è, troppo spesso, molto distante dal momento in cui le richieste vengono acclarate al protocollo di quell'ente;
l'esercizio concreto del potere amministrativo non soddisfa affatto le esigenze di efficacia e trasparenza dell'azione amministrativa -:
se questo Ministro conosca il modus operandi degli uffici della Mctm di Frosinone;
se questo Ministro non intenda prendere provvedimenti volti a rendere l'operato degli uffici della Motorizzazione civile di Frosinone improntati a tutti i principi che la riforma del diritto amministrativo ha definitivamente sancito negli ultimi dieci anni di cultura giuridica del nostro paese.
(4-03012)


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Risposta. - Si comunica che la competente Direzione generale della motorizzazione e della sicurezza del trasporto terrestre del ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha avviato l'iter per una visita ispettiva presso l'ufficio provinciale della motorizzazione di Frosinone i cui esiti forniranno gli elementi per fare luce, tra l'altro, sui fatti esposti nell'interrogazione cui si risponde.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

TARANTINO. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
numerosi operatori del settore legato alle imprese di gestione dei rifiuti segnalano da diverso tempo, gravi disfunzioni e anomalie di funzionamento presso la sezione regionale Puglia della camera di commercio di Bari, che provocano gravissimi ritardi alle loro attività;
per definire una normale pratica di iscrizione ordinaria o eseguire procedure semplificate nelle categorie dei trasporti rifiuti nella predetta sezione regionale, occorrono molti mesi e, a volte, addirittura anni, quando normalmente i tempi di istruttoria previsti sono 90 giorni (come indicato all'articolo 12, comma 4 del decreto ministeriale 28 aprile 1998, n. 406) decorsi i quali la Sezione deve concludere l'istruttoria e deliberare l'accoglimento o il rigetto della domanda d'iscrizione;
a queste carenze esposte si aggiunge anche la sistematica violazione delle norme in materia di semplificazione amministrativa e di autocertificazione, previste dal decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000 -:
se ritengano opportuno disporre una verifica ispettiva al fine di accertare eventuali responsabilità e porre in essere i dovuti correttivi alle mancanze organizzative, al fine di eliminare le difficoltà operative delle imprese del settore della gestione e smaltimento dei rifiuti.
(4-02906)

Risposta. - La rilevante produzione legislativa degli ultimi anni, derivante dalla necessità di apprestare un sistema normativo valido a tutelare l'ambiente in ambito europeo, unitamente alla scoperta da parte di numerosissimi imprenditori di un campo di attività particolarmente appetibile per redditività, anche se vincolato a notevoli investimenti fissi in strutture e mezzi con notevoli rischi d'impresa, ha generato una obiettiva difficoltà di compatibilità tra le norme volte al controllo delle attività sempre più vincolistiche e la necessità di libero mercato nella conduzione economica delle imprese del settore.
Alla sezione dell'albo regionale della Puglia delle imprese esercenti lo smaltimento dei rifiuti sono iscritte circa mille imprese, complessivamente, in forma di procedura ordinaria e di semplificata.
La sezione ha sempre ottemperato alle procedure di iscrizione con particolare attenzione ai termini procedurali, in ciò non agevolata né dalla mole delle domande, né dalla forma incompleta o errata della documentazione presentata.
Tali errori procedimentali costringono la sezione ad avanzare richieste di sanatoria agli interessati, al fine di evitare il rigetto delle istanze, attenendosi a quanto prescritto dall'articolo 12, comma 5 del decreto ministeriale n. 406 del 1998 che prevede l'interruzione del termine di 90 giorni per le iscrizioni in procedura ordinaria, a decorrere dalla ricezione della domanda, per non più di una volta» se risulti necessario acquisire ulteriori elementi.
Per quanto attiene alle procedure semplificate, il ritardo nelle iscrizioni si sta verificando in conseguenza dell'entrata in vigore della decisione 2000/532/CE, modificata dalle Decisioni 2001/118/CE e 2001/573/CE, ancora prive del regolamento di attuazione.
La sezione ha potuto applicare le direttive trasmesse dal comitato nazionale solo in febbraio, dopo che il predetto comitato nazionale ha riunito i segretari delle sezioni regionali per chiarire le procedure ed uni


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formare l'applicazione della legge «Lunari» n. 443 del 2001 ed i conseguenti riflessi del regolamento di attuazione, non ancora entrato in vigore, ma la cui applicazione è di fatto avvenuta per le sole parti attinenti ai codici europei contenuti negli allegati A e B. Non è stata data applicazione ai codici contenuti nell'allegato C, in quanto, si deve ritenere valido il decreto ministeriale 5 febbraio 1998 per la procedura di iscrizione semplificata (categoria 2), non interessata dalla citata legge.
Ciò, ha comportato il ritardo nell'istruttoria delle istanze di iscrizione, fino ad allora evase puntualmente entro i termini prescritti. In data 9 aprile 2002 è stata emanata la direttiva del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio che ha stabilito, tra l'altro, la piena validità dei codici contenuti nell'allegato C della decisione comunitaria sopra menzionata. Quindi, ancora una volta occorrerà sanare le istruttorie delle iscrizioni in corso per la procedura semplificata o in attesa di provvedimento, dando applicazione alla nuova direttiva.
Attualmente la sezione, che nei primi cinque mesi di quest'anno ha già tenuto 24 riunioni in considerazione dell'elevato numero di pratiche, si è impegnata a ridurre il numero delle pratiche ancora da esaminare entro sei mesi. La sezione ha già provveduto ad esaminare gli arretrati delle istanze in procedura ordinaria dal 1999 fino a giugno 2000 e tutte le istanze esistenti in procedura semplificata fino all'agosto del 2001.
Gli arretrati predetti si riferiscono esclusivamente a istanze di variazioni e modificazioni quali: integrazioni automezzi, cambi targa, variazioni sede legali e passaggi di categoria o classe. Le domande di iscrizione nelle due procedure seguono un iter preferenziale per non ledere il diritto al lavoro di nuove imprese. Per quanto attiene le variazioni ed integrazioni del parco mezzi, la Sezione, al fine di consentire il pronto impiego degli stessi nel processo produttivo rilascia la vidimazione della ricevuta dell'avvenuta richiesta di variazioni, secondo le direttive della circolare n. 7933/albo del 3 luglio 1996, trasmessa dal comitato nazionale.
Tutte le istanze di iscrizione, modificazione e variazione fanno riferimento al possesso di numerosi requisiti e condizioni richiesti dalle leggi e regolamentati dal Comitato Nazionale, attestati dal legale rappresentante o dal responsabile tecnico esclusivamente nelle forme previste dal decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, in materia di semplificazione amministrativa ed, in proposito, fin dal 29 marzo 2001 è stata predisposta la nuova modulistica.
La situazione dell'albo non è, tuttavia, da ritenersi ottimale, in quanto, la rapida evoluzione normativa comporta continui adeguamenti con l'aggravio del lavoro istruttorio i cui criteri sono spesso modificati.
Oltre alla sezione, che è impegnata bi-settimanalmente in sedute di due o tre ore, opera la segreteria che predispone gli atti per le sedute ed inoltre, con i suoi otto istruttori, affronta ogni giorno una molteplicità di compiti amministrativi. Inoltre, se si tiene conto che un numero sempre maggiore di imprese raggiunge dimensioni ragguardevoli sia per categorie di attività, sia per automezzi e relativi codici di rifiuti da autorizzare, nonché dell'aggravio apportato dai codici europei modificati dalla citata decisione europea, si può comprendere il tempo occorrente per ogni elaborazione.
Dallo scorso mese di ottobre, la sezione è impegnata ad attuare l'informatizzazione dell'Albo in gestione locale. La camera di commercio di Bari, interessata al riguardo, ha proceduto ad affidare l'incarico all'impresa informatica EcoCerved s.r.l, che opera d'intesa con l'Unioncamere, per cui lo snellimento delle procedure dovrebbe produrre, sin dai prossimi mesi, apprezzabili effetti.
Per quanto concerne l'opportunità di disporre una verifica ispettiva si fa presente quanto segue:
la disciplina e l'organizzazione in materia di gestione dei rifiuti sono demandate all'Albo nazionale delle imprese del settore, costituito presso il ministero dell'ambiente;


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le camere di commercio apprestano solamente le sedi delle sezioni regionali dell'albo;
ogni sezione regionale è composta dal Presidente della Camera di commercio, da un funzionario regionale e da un funzionario designato dalla provincia e da un esperto del ministero dell'ambiente;
spetta al comitato nazionale dell'Albo, ai sensi dell'articolo 6, comma 1, lettera
e) del decreto ministeriale 28 aprile 1998, n. 406 «Regolamento recante norme di attuazione di direttive dell'Unione europea, avente ad oggetto la disciplina dell'albo nazionale delle imprese che effettuano la gestione dei rifiuti» coordinare l'attività delle sezioni regionali e provinciali e vigilare sulle stesse, esercitando anche poteri sostitutivi.

Pertanto, allo stato della legislazione vigente, non appaiono possibili interventi del Ministero delle attività produttive sulla camera di commercio in questione, che, come si è detto, offre solamente la sede alla sezione regionale dell'albo.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Valducci.

TIDEI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il regolamento internazionale delle telecomunicazioni (I.T.U. 99) stabilisce che le frequenze internazionali di chiamata, soccorso, urgenza e sicurezza, utilizzate nel servizio mobile marittimo sono:
a) frequenza radiotelegrafica onde medie 500 Khz;
b) frequenza radiotelefonica onde medio corte 2182 Khz;
c) frequenza radiotelefonica onde V.H.F. CH 16;
sulle navi mercantili passeggeri, traghetti e merci costruite prima del 1995, sia nelle stazioni radioelettriche previste dai piani costruttivi delle navi, sia sulle lance di salvataggio sono installati apparati ricetrasmettitori che utilizzano le frequenze sopra citate per le radiocomunicazioni effettuate tra navi-stazioni costiere e nave-nave (collegamenti per le comunicazioni riguardanti la sicurezza della navigazione e per la salvaguardia della vita umana in mare);
per quanto attiene gli apparati radiotelegrafici onde medie 500 Khz, in ottemperanza con quanto prescritto nella convenzione internazionale Solas 74 del 1983 e nel regolamento di sicurezza decreto del Presidente della Repubblica 435 del 1991, su ogni nave sono installati due apparati ricetrasmettitori, uno di riserva all'altro;
nello spirito di migliorare la sicurezza della navigazione, con direttiva 98/18/CE del 17 marzo 1998, è fatto obbligo di installare sulle navi passeggeri gli apparati di sicurezza denominati GMDSS per la copertura delle Aree A1+A2+A3;
con l'installazione di detti apparati, il comando generale capitanerie di porto ufficio sicurezza rilascia formale direttiva, nel rispetto dell'articolo 156 del decreto del Presidente della Repubblica 435/95, di deroga dalla stazione radio dell'apparato radiotelegrafico 500 Khz -:
se risulti che alcuni ispettorati delle telecomunicazioni, con l'avallo degli uffici sicurezza delle locali capitanerie di porto, in totale spregio dei regolamenti e delle direttive impartite dall'Ufficio sicurezza del comando generale capitanerie di porto, in modo arbitrario e illegittimo, stiano disattivando gli apparati installati nella stazione radio elettrica e altresì quelli installati sulle lance di salvataggio;
se possano confermare che, in caso di avaria dell'unico R.T.F. 2182 Khz del sistema GMDSS, come è avvenuto sulle navi della flotta ferrovie dello Stato della Tirrenia e dei privati, le navi si trovano impossibilitate ad effettuare le comunicazioni di soccorso, urgenza e sicurezza, in


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quanto l'apparato della stazione radio è stato disalimentato o addirittura tolto e posto nel sistema GMDSS sul ponte di comando delle navi;
se non ritengano, pertanto, necessario e urgente intervenire per ripristinare la sicurezza della navigazione, nel rispetto dei regolamenti vigenti in materia e delle direttive del comando generale capitanerie di porto.
(4-02696)

Risposta. - Le norme in vigore che disciplinano la consistenza ed il tipo di apparecchiature radioelettriche da installare a bordo di unità mercantili in navigazione internazionale, da passeggeri e/o da carico ed assimilate di stazza lorda uguale o superiore a 300 tonnellate, sono quelle contenute nel capitolo IV della convenzione internazionale SOLAS 74, resa esecutiva in Italia con legge 23 maggio 1980, n. 313, e successivi emendamenti.
La predetta convenzione fa obbligo alle navi costruite successivamente al 1o febbraio 1995 di essere dotate di apparati radio conformi al sistema di comunicazioni GMDSS
(Global Maritime Distress and Safety System) che non prevede l'uso di apparati radiotelegrafici, bensì l'utilizzo di apparati per comunicazioni radiotelefoniche e digitali (DSC) sia in VHF che in MF/HF e di apparati per comunicazioni satellitari INMARSAT e COSPAS-SARSAT.
La convenzione prevede, inoltre, che le navi costruite prima del 1o febbraio 1995 si adeguino entro il 1o febbraio 1999.
Per le navi in navigazione nazionale, la situazione è analoga. Infatti, il decreto legislativo 4 febbraio 2000, n. 45, con il quale è stata data attuazione alla direttiva europea 98/18/CE relativa alle navi passeggeri in navigazione nazionale di lunghezza superiore ai 24 metri, ha stabilito all'articolo 4, comma 2.
b), che le navi passeggeri in navigazione nazionale debbano essere dotate degli apparati radio previsti dal Capitolo IV della Convenzione SOLAS 74.
Simile obbligo è stato imposto alle unità da pesca con il decreto legislativo 18 dicembre 1999, n. 541 con il quale è stata data attuazione alle direttive 97/70/CE e 99/19/CE circa l'istituzione del regime di sicurezza armonizzato per le navi da pesca di lunghezza uguale o superiore a 24 metri.
Con l'entrata in vigore dei decreti legislativi suddetti, le navi sopraindicate sono obbligate a conformarsi ai requisiti dettati da tali disposizione e, pertanto, ad esse non sono più applicabili le norme contenute nel Regolamento di sicurezza approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 435 del 1991.
Ciò premesso, si fa presente che tutte le navi da passeggeri nazionali sono soggette esclusivamente all'obbligo di essere dotate di apparati GMDSS e, pertanto, non necessitano di alcuna autorizzazione o deroga così come confermato da apposite circolari impartite alle autorità marittime periferiche dal comando generale del corpo delle capitanerie di porto in data 30 agosto 2000 e 28 maggio 2001.
Si assicura, infine, che le garanzie di sicurezza fornite dagli apparati del sistema GMDSS sono notevolmente superiori rispetto agli apparati tradizionali. È infatti possibile lanciare un «distress» (allarme) con una varietà notevole di apparati, in particolare modo con quelli in dotazione alle navi passeggeri che, spesso, anche non avendone l'obbligo, sono state dotate di apparati per le aree A1+A2+A3 (navigazione oceanica).
Una nave così attrezzata può emettere l'allarme di pericolo con i seguenti apparati:
1. con l'EPIRB 406 Mhz (due epirb in dotazione);
2. con il VHF in radiotelefonia canale 16 ed in digitale con il DSC (due VHF in dotazione);
3. con l'MF/HF in radiotelefonia ed in digitale DSC e con il radiotelex;
4. con l'apparato INMARSAT satellitare;
5. con l'apparato obbligatoriamente duplicato analogo ad uno di quelli di cui ai punti 3) e 4).
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.


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TOLOTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a Gorlago, paese dell'hinterland di Bergamo, in data 13 gennaio 2002 è stata perpetrata una rapina contro una famiglia di sei persone;
già da molto tempo nella provincia di Bergamo si ripetono atti criminosi che fanno crescere allarme e una diffusa sensazione di insicurezza tra i cittadini;
le ripetute rapine nelle abitazioni private, rappresentano la punta dell'iceberg di una situazione della sicurezza a livello provinciale che sembra progressivamente peggiorare: nell'apposita classifica redatta annualmente da Il Sole 24 Ore la provincia di Bergamo è scesa, in materia di sicurezza, dal 26 al 63 posto tra il 1999 e il 2001;
destano allarme tra le varie fattispecie, lo sfruttamento della prostituzione ed i connessi delitti di sangue, tra cui un aumento dei tentati omicidi, delle estorsioni, della violenza sessuale e della pedofilia -:
se i Ministri interrogati abbiano la consapevolezza della gravità della situazione bergamasca anche in relazione alla carenza di organico della Forza di Pubblica Sicurezza e del personale giudiziario (sia di magistrati che di personale amministrativo);
quali iniziative e in quale tempo, si intendono assumere per sopperire alle predette carenze;
quali iniziative, e in quali tempi, si intendono assumere per garantire un efficace coordinamento dell'azione delle diverse forze dell'ordine, volto a dare risposte adeguate al bisogno di sicurezza che rappresenta una priorità per il territorio bergamasco.
(4-01797)

Risposta. - L'episodio segnalato dall'interrogante, e per il quale sono ancora in corso le indagini da parte del comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri di Bergamo, si inquadra nel più ampio fenomeno delle rapine in abitazioni, ville e cascine isolate che in Lombardia e in Veneto sono state perpetrate da piccoli gruppi di criminali, soprattutto albanesi e slavi, operanti ciascuno in modo isolato senza confluire in un'unica organizzazione a delinquere.
Per quanto riguarda l'incidenza quantitativa delle rapine in abitazione, nell'arco del 2000 ne sono state perpetrate 29, mentre nel 2001 ne sono state perpetrate 15, con una diminuzione pari al 48 per cento.
È il risultato di un piano di contrasto della criminalità predisposto dai comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica delle province del nord-est attuato dalle locali forze dell'ordine e che ha portato, in termini di più generale lotta alla criminalità, ad un incremento dei delitti scoperti pari a circa il 22 per cento e un aumento delle persone deferite all'autorità giudiziaria di circa il 20 per cento.
È stata notevolmente incrementata l'azione investigativa, sia inviando sul posto ulteriori contingenti di forze, sia realizzando specifiche forme di coordinamento tra il servizio centrale operativo della polizia di Stato, il raggruppamento operativo speciale dei carabinieri e il servizio centrale investigativo criminalità organizzata della guardia di finanza con il coinvolgimento degli uffici investigativi delle province del nord Italia.
Contemporaneamente, attesa la frequente presenza nelle rapine, di malviventi soprattutto di origine albanese, sono stati rafforzati gli interventi di localizzazione degli scafi utilizzati per gli sbarchi dei clandestini ed è stata intensificata l'azione di cooperazione con le autorità albanesi per l'individuazione dei soggetti sospettati di appartenere ad organizzazioni criminali operanti in Italia.
L'azione preventiva è comunque stata affiancata da operazioni repressive che hanno coinvolto massicciamente le Forze dell'ordine operanti nelle province del Nord est: basti ricordare le due operazioni denominate «Giove» e «Giove-
bis» che hanno permesso il rimpatrio in Albania di numerosi individui pericolosi.


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Anche nel corso del 2002 sono state ulteriormente potenziate le azioni volte da un lato ad individuare e aggredire i potenziali «serbatoi» di manodopera criminale, costituiti da extracomunitari sforniti di regolare permesso di soggiorno, dall'altro a porre in atto piani di intervento per rintracciare e allontanare dal territorio nazionale pregiudicati o immigrati clandestini collegati alla criminalità.
Nei primi quattro mesi di quest'anno, le squadre mobili di varie città del nord hanno tratto in arresto o sottoposto a fermo o deferito all'autorità giudiziaria quaranta persone di nazionalità albanese, responsabili di numerose rapine in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia e Marche.
Per quanto concerne la provincia di Bergamo in particolare, è stato predisposto un apposito piano di controllo integrato del territorio, con il coinvolgimento anche della polizia municipale, non solo nel capoluogo, ma anche in altre aree, quali la bassa bergamasca considerata particolarmente a rischio.
Il risultato di tale incisivo impegno si riscontra nei citati dati statistici.
Oltre alla diminuzione delle rapine in villa, passate dalle 29 del 2000 alle 15 del 2001 per le quali sono state arrestate 15 persone, mentre 9 sono state denunciate in stato di libertà, vi è stata una diminuzione degli omicidi consumati del 37 per cento e tentati del 19 per cento nonché dei borseggi (meno 2 e mezzo per cento), degli scippi (meno circa il 25 per cento), dei furti in appartamento (meno 16 per cento) e dei furti di autoveicoli (meno 3 e mezzo per cento).
Sono stati scoperti gli autori dei cinque omicidi commessi nel 2001 e dei due perpetrati nell'anno precedente, nonché i responsabili dei tredici tentati omicidi del 2001.
Per quanto concerne il fenomeno della prostituzione, anch'esso risulta legato all'immigrazione clandestina di giovani donne, sfruttate da gruppi organizzati di etnia slava e albanese.
L'azione delle forze dell'ordine ha permesso nel biennio 2000-2001 di denunciare per reati connessi al favoreggiamento, allo sfruttamento della prostituzione e all'ingresso clandestino nel territorio nazionale complessivamente 109 persone.
Nello stesso periodo sono state accompagnate presso la questura di Bergamo ben 1503 prostitute, di cui 685 allontanate con foglio di via obbligatorio. Inoltre, per vicende collegate ai citati reati, sono stati chiusi, nel 2001, sei locali notturni.
Con riferimento infine al reato di pedofilia, i casi sono stati 9 nel 2000 e 6 nel 2001. Le indagini condotte hanno permesso di identificarne gli autori in otto casi nel 2000, in quattro casi nel 2001.
In conclusione, a seguito delle numerose operazioni effettuate nell'ultimo anno, le forze dell'ordine hanno compiuto in provincia di Bergamo 1444 arresti (26 per cento in più dell'anno precedente) e denunciato 9691 persone con un incremento del 46 per cento rispetto al 2001.
In occasione di posti di blocco, poi, sono stati controllati oltre 190 mila automezzi e identificate circa 270 mila persone.
Per quanto concerne l'ulteriore questione posta circa la situazione dell'organico del personale giudiziario presente sul territorio bergamasco, il ministero della giustizia ha fatto sapere che, per quanto riguarda il personale della magistratura, il tribunale di Bergamo è dotato di un organico di 40 magistrati di cui attualmente risultano vacanti 4 posti di giudice di cui 2 pubblicati.
A pianta organica della procura della Repubblica è composta di 16 magistrati; risulta vacante il posto di procuratore e un posto di sostituto. Un'unità risulta trasferita al tribunale di Roma, mentre un'altra, trasferita temporalmente alla procura distrettuale di Catanzaro, è in fase di rientro in sede.
Le dotazioni organiche del personale amministrativo del circondario di Bergamo risultano recentemente rideterminate in 245 unità di cui ne risultano presenti 221, con una carenza corrispondente in generale a circa il dieci per cento e che si riduce all'otto per quanto riguarda il tribunale di Bergamo e al cinque per quanto concerne la procura della Repubblica.


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Tali vacanze saranno peraltro colmate attraverso le procedure di riqualificazione, attualmente in corso di svolgimento.
Quanto alla possibilità di un ampliamento dell'organico il ministero della giustizia procederà, quanto prima, alla revisione delle dotazioni organiche degli uffici giudiziari, nell'ottica di un esame complessivo e sistematico delle molteplici realtà locali.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

TRANTINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la recente relazione del dipartimento dell'Aviazione civile ha denunciato che alcuni aeroporti italiani presentano un evidente stato di degrado;
i giudizi della suddetta relazione sono severi in particolare per l'aeroporto civile di Fontanarossa di Catania, dotato di strumenti obsoleti, privo di rivelatori di vento, carenza assai grave, considerata la presenza dell'Etna e quindi del pericolo delle sempre più frequenti ceneri vulcaniche;
l'aeroporto è dotato di una sola pista che oltretutto non è a norma con le misure di sicurezza perchè più corta rispetto ai minimi stabiliti -:
se non ritenga opportuno intervenire con la massima urgenza, anche alla luce del gravissimo incidente accaduto all'Aeroporto Linate di Milano, al fine di provvedere affinché le gravi disfunzioni rilevate vengano risolte nel più breve tempo possibile, per garantire a tutti gli utenti il diritto alla massima sicurezza.
(4-00929)

Risposta. - L'ente nazionale per l'aviazione civile fa presente che la relazione del dipartimento della ragioneria generale dello Stato, cui gli Interroganti fanno riferimento è la risultanza di una verifica ispettiva presso la SAC srl chiesta dallo stesso ente, con nota 00-485/CPA del 22 settembre 2000, ai servizi ispettivi di finanza pubblica, dipendenti dal predetto dipartimento, in relazione a quanto previsto dal «protocollo d'intesa per l'esecuzione di verifiche ispettive delle gestioni aeroportuali del 6 marzo 2000», a seguito di alcune contestazioni di natura penale nei confronti degli amministratori di ASAC e di SAC.
Alla verifica, eseguita nel periodo 7 ottobre-23 novembre 2001, ha partecipato anche un funzionario dell'ENAC.
Per quanto riguarda le richiamate problematiche di natura giuridico-statutaria, di quantificazione del fondo di dotazione, dei tempi di presentazione e mancata approvazione dei bilanci, afferenti l'ASAC, le stesse, dopo il subentro nella concessione della gestione aeroportuale da parte della SAC S.p.A., non ricadono nell'area sottoposta a vigilanza dell'ENAC poiché si riferiscono ad un socio di una società di capitali, anche se detentore dell'intero capitale di quest'ultima. Tale vigilanza spetta, infatti, agli enti locali che partecipano al capitale dell'ASAC e che hanno loro rappresentanti nel consiglio d'amministrazione nonché agli organi a ciò preposti dalle vigenti norme in materia. Peraltro, la relazione sulla verifica effettuata è stata agli stessi trasmessa dal dipartimento della ragioneria generale dello Stato ed è in corso un procedimento penale su alcune delle situazioni negative rappresentate.
Si ritiene, comunque opportuno, rappresentare che l'ASAC, a conclusione di un complesso iter procedimentale svoltosi presso la regione Sicilia, ha mutato il proprio assetto organizzativo, essendosi trasformata, con approvazione della regione stessa, da azienda speciale della camera di commercio ad associazione senza fine di lucro.
Per i reati contestati, invece, agli amministratori della allora SAC s.r.l., ora SAC S.p.A., l'ENAC è consapevole che l'eventuale accertamento in sede penale degli stessi poteva comportare, tra l'altro, la perdita di alcuni requisiti richiesti dal regolamento 521 del 1997 per essere affidatari della gestione totale dell'aeroporto. La successiva sostituzione di tutti questi ultimi, per cui alla data odierna nessuno di loro risulta essere più, contemporaneamente, nei consigli


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di amministrazione di SAC S.p.A. ed ASAC, dovrebbe aver eliminato tali possibilità. In ogni caso, al momento della valutazione finale, prima di procedere al rilascio della concessione di gestione totale, si dà assicurazione che la verifica istruttoria da parte della competente struttura dell'Ente terrà conto anche di eventuali risultanze di fatto del procedimento penale a carico degli inquisiti.
Il rilevante aumento del traffico aereo sull'aeroporto di Catania manifestatosi negli ultimi anni, a fronte del quale l'attuale intero sistema aeroportuale ha mostrato le proprie limitazioni, ha comportato la necessità di lavori di ampliamento, ammodernamento e riqualificazione dello scalo.
Per fronteggiare tale necessità, con decreto ministeriale Trasporti 68/T del 25 maggio 1999, in attuazione di quanto disposto dall'articolo 5 della legge 135 del 1997, è stato concesso alla società di gestione un finanziamento, tramite mutuo con ammortamento a carico dello Stato, pari a lire 175 miliardi, comprensivo di quota capitali ed interessi.
La relativa convenzione di concessione del mutuo, stipulata tra la SAC S.p.A. e l'ENAC, è stata sottoscritta in data 11 febbraio 2000. In proposito si rappresenta che la stipula della suddetta convenzione fu preceduta da una compiuta relazione al ministero vigilante in ordine alla definizione dell'assetto societario della allora società di gestione SAC s.r.l., sulla quale il Ministro
pro tempore comunicò di non avere osservazioni da formulare e di dare ulteriore corso al decreto ministeriale 68/T per la parte di competenza dell'ente, e da una esplicita comunicazione al dipartimento della ragioneria generale dello Stato.
I lavori così finanziati, consistenti in particolare nell'ampliamento e ristrutturazione funzionale dell'aerostazione, in interventi sulla viabilità di accesso all'area terminale ed in un ampliamento del piazzale sosta velivoli, sono stati appaltati per un importo netto di circa 99 miliardi di lire. Come da cronoprogramma essi dovrebbero essere completati in 974 giorni naturali e consecutivi, con quattro fasi esecutive sovrapposte, a partire dall'ultimo verbale di consegna parziale delle aree.
Le lamentate problematiche di allungamento dei tempi nella esecuzione delle opere sono da attribuirsi soprattutto a ritardi nella consegna delle aree alla ditta appaltatrice, non riconducibili alla società di gestione se non in minima parte ed a problematiche di natura giudiziaria inerenti a dei ricorsi presentati al TAR da una delle imprese concorrenti che hanno tenuto sospeso l'appalto stesso per lungo tempo.
In ogni caso le opere propedeutiche sono state portate a termine e l'esecuzione dei lavori è iniziata. Allo stato dei fatti si ritiene che quelli inerenti il piazzale sosta velivoli e la viabilità di accesso possano essere terminati entro la fine del prossimo mese di agosto. Quanto all'aerostazione sono state portate a termine le opere di cantierizzazione e quelle preliminari di fondazione.
La questione viene seguita con particolare attenzione dalla competente struttura dell'ENAC che mantiene stretti contatti con la stazione appaltante per eliminare ogni motivo di ulteriore ritardo e di riflesso negativo sulla operatività dello scalo.
Dato, appunto, il consistente aumento del numero dei passeggeri e la manifesta insufficienza delle infrastrutture dedicate, nell'attesa dell'esecuzione dei sopradetti lavori, la società di gestione, sotto la supervisione dell'ENAC, ha esperito opere provvisionali agli stessi volte ad alleggerire la pesante situazione e quantomeno a consentire, seppure con notevoli disagi, l'operatività dello scalo. L'operazione è stata resa possibile mediante l'utilizzo dei fondi di cui all'articolo 17 della legge 135 del 1997 cui la medesima società è stata autorizzata dall'ente con decreto del direttore generale n. 6/DG/14 del 19 aprile 1999. È opportuno chiarire che detto provvedimento amministrativo fu all'epoca adottato unicamente per garantire i necessari interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nonché le attività di gestione dell'aeroporto nell'attesa sia dell'affidamento della gestione totale che per gli scopi di cui innanzi.
Ad evitare discrasie connesse a ritardi nella presentazione delle dovute documentazioni che hanno determinato la mancata


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utilizzazione di somme anche consistenti (con conseguente restituzione delle medesime all'erario dello Stato) e nello stesso tempo la mancata esecuzione di opere e manutenzioni utili, l'ENAC ha attivato con la SAC S.p.A. un tavolo di consultazione periodica con lo scopo di evitare ulteriori situazioni.
Quanto alla lamentata carenza dei servizi offerti al passeggero in ambito aeroportuale, si deve effettivamente rilevare che, nonostante l'impegno sopra descritto, una fatiscenza strutturale di alcuni settori, in parte dovuta al sovraccarico di utilizzo ed in parte a mancati interventi sostitutivi essendo programmati lavori che, come visto, presentano però, un qualche ritardo, può avere inciso sul livello dei servizi offerti.
Per il servizio di pulizia non sono finora pervenute né lamentele da parte dell'utenza né segnalazioni da parte degli organi posti localmente al controllo, il che lascia pensare che la situazione dovrebbe rientrare nella normalità, tenuto conto però del particolare stato di stress in cui tutta la struttura opera. In ogni caso della questione è stata edotta la locale Direzione aeroportuale perché accentui le verifiche in tale settore.
In merito alle mancate assunzioni di personale delle categorie privilegiate, si rileva che la materia non rientra nella competenza del ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Il documento della verifica ispettiva, pervenuto all'ENAC in data 22 marzo 2002, è stato portato all'attenzione delle strutture interessate che hanno immediatamente attivato le dovute azioni volte a monitorare le situazioni rientranti nella competenza dell'ente stesso. Tali azioni di verifica, ancora in corso, hanno portato, come detto, alla apertura di un tavolo di lavoro mediante incontri periodici con i responsabili della società volti a risolvere gli stati di crisi ove esistenti, in particolare modo per quanto attiene i servizi aeroportuali ed il coordinamento delle attività gestionali di scalo.
Si dà assicurazione che le strutture del ministero delle infrastrutture e dei trasporti stanno seguendo la questione con particolare attenzione monitorando costantemente la vicenda con l'ENAC.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

VENDOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il giorno 7 febbraio 2002, nella città di Telese - in provincia di Benevento - si verificava lo sprofondamento della superficie di un suolo limitrofo a via Udine: si trattava di una autentica voragine larga circa 20 metri e profonda circa 10 metri;
l'evento ha riguardato una zona non ancora asfaltata e in via di urbanizzazione, rendendo necessario lo sgombero di taluni edifici di recente costruzione;
il dissesto urbanistico della città di Telese è da tempo al centro della polemica politica e dell'attività di denuncia delle associazioni ambientalistiche;
il 25 agosto 2001, con una nota inviata alla locale stazione dei carabinieri e alla autorità municipale si paventava, persino fornendo indicazioni catastali dettagliate, il verificarsi di quello sprofondamento che poi si è verificato il 7 febbraio 2002;
siamo dunque in presenza di eventi che rappresentano la «cronaca di una morte annunciata»: morte dei valori dell'ambiente e della difesa del territorio; e sovente morte della legalità;
ora chiunque abbia ruoli di responsabilita politica e tecnica, nell'ambito della città di Telese, dovrebbe fornire spiegazioni convincenti su come sia possibile consentire edificazioni anche intensive su territori ricchi di falde, non monitorati, senza alcuna seria ricognizione idrogeologica;
siamo dinanzi ad un modello edificatorio che potremmo denominare «le mani sulla città», che non solo alimenta i


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canali della speculazione edilizia e della devastazione ambientale, ma che potrebbe anche intersecarsi con i circuiti imprenditoriali della criminalità organizzata -:
se le clamorose omissioni del sindaco di Telese, persino dinanzi a denunce dettagliate che rappresentavano l'imminenza di pericoli per la comunità, rappresentano a giudizio dell'interrogante un sostanziale pregiudizio al pieno esercizio della sindacatura;
se risulti che il ministro interrogato abbia invitato il Prefetto di Benevento ad una verifica degli atti;
se la Protezione Civile abbia avviato un monitoraggio complessivo sul territorio di Telese;
se risulti che si siano verificate possibili infiltrazioni camorristiche nel percorso di urbanizzazione selvaggia del territorio di Telese.
(4-02094)

Risposta. - Il 7 febbraio 2002, alle ore 19.00 circa, nel comune di Telese Terme (Benevento) nei pressi della via Udine, in località Sorgente «Voccola», si è aperta una voragine del diametro di circa 21,23 metri e della profondità massima di circa 6,36 metri, che subito si è riempita d'acqua.
L'area collassata è ubicata tra tre edifici (dei quali due sono abitati) ed è lambita da una strada comunale.
Come risulta dalle carte topografiche e catastali e dalle foto aeree, l'area in esame era situata in corrispondenza di una zona sorgentizia, caratterizzata da una forma ad imbuto con l'apice verso il basso in corrispondenza delle risalite dell'acqua sorgiva. Nelle ultime decine di anni la sorgente denominata Voccola è stata progressivamente colmata con accumulo di terreno di riporto.
Nell'immediatezza, a seguito del sopralluogo eseguito dai vigili del fuoco e dai tecnici comunali, venivano fatti evacuare, a scopo cautelativo, due edifici abitati da quattro nuclei familiari per un totale di 19 persone. Il giorno successivo (8 febbraio 2002) il sindaco emetteva ordinanze di sgombero
ad horas dei predetti fabbricati e di due cantieri siti in aree limitrofe alla voragine, nonché di divieto di transito veicolare e pedonale alla predetta via Udine.
In concomitanza dei predetti provvedimenti, subito dopo l'evento, il comune nominava un gruppo di consulenti coordinati dal professor Franco Ortolani dell'università degli studi di Napoli Federico II.
La mattina del 9 febbraio 2002 iniziavano le indagini geognostiche, i rilievi diretti sulle altre aree sorgive del territorio di Telese Terme, la raccolta ed elaborazione dei dati stratigrafici delle precedenti indagini.
In relazione ai risultati dei rilievi geologici, verificato che il collasso è risultato circoscritto alla zona interessata dallo sprofondamento e che la situazione al contorno è risultata stabilizzata e attivatosi, inoltre, un continuo monitoraggio del luogo 24 ore su 24; il sindaco, in data 13 febbraio 2002 e 7 marzo 2002, provvedeva a revocare le pregresse ordinanze di sgombero.
Veniva, invece, confermato il divieto di transito agli automezzi lungo le strade all'interno dell'area attualmente transennata ed è inoltre continuato il monitoraggio topografico delle lesioni.
L'autorità di bacino nazionale dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno, a seguito di incontri presso l'ufficio tecnico del comune di Telese, ha commissionato una relazione idrogeologica preliminare finalizzata ad accertare le cause che hanno determinato lo sprofondamento e/o il collasso geostrutturale dei terreni ubicati in via Udine in seguito alle operazioni di accumulo di terreno nei pressi della sorgente Voccola; ciò anche al fine di individuare e prevenire il ripetersi di fenomeni analoghi sul territorio di Telese.
Dall'esame della relazione emergono diverse ipotesi che tuttavia collegano indistintamente il fenomeno a processi di erosione nei terreni, affioranti nei primi 25-30 metri al di sotto del piano campagna, con caratteristiche geomeccaniche piuttosto scadenti ed interessati dalla risalita di acque in pressione. Inoltre, non si escludono conseguenze legate a fattori antropici e, nello specifico, si suggerisce la necessità di verificare gli effetti delle colmate effettuate


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nella zona con materiale di riporto che potrebbero indurre assestamenti e/o innescare fenomeni di subsidenza.
Con riferimento alle attività di pianificazione relative all'assetto idrogeologico, l'autorità di bacino ha approvato, con delibera di comitato istituzionale n. 1 e 2 del 27 ottobre 1999, il piano straordinario per la rimozione delle situazioni a rischio idrogeologico più alto - di cui all'articolo 1, comma 1-
bis del decreto-legge n. 180 del 1998, convertito, con modificazioni, nella legge 3 agosto 1998, n. 267 - recante l'individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico molto elevato e le relative misure di salvaguardia.
Il piano recepisce per la parte relativa al rischio idraulico, nel territorio in oggetto, quanto contenuto nel piano stralcio difesa alluvioni, adottato con delibera di comitato istituzionale n. 1 del 1999 e approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 novembre 2001. Nel comune di Telese risulta individuata un'area a rischio idraulico molto elevato che, però, non comprende la zona interessata dalla voragine.
L'autorità di bacino ha successivamente approvato in sede tecnica il progetto di piano stralcio per l'assetto idrogeologico ai sensi dell'articolo 1, comma 1 del decreto-legge 180 del 1998.
In riferimento alle ulteriori problematiche sollevate dall'interrogante, si forniscono le seguenti notizie.
A seguito dell'accaduto, la stazione dei carabinieri di Telese Terme ha avviato una mirata attività info-investigativa dalla quale è emerso che il terreno interessato è stato acquistato il 28 febbraio 1983. I proprietari, in data 20 ottobre 2001, hanno presentato domanda di rilascio di concessione edilizia per la realizzazione
in loco di un fabbricato. Dall'esame della documentazione fornita a corredo della suddetta istanza, si è rilevata una variazione dello stato dei luoghi, in quanto, al posto della sorgente Voccola, che insisteva su quel terreno defluendo nel collettore sinistro del torrente Grassano, si rilevava un pozzo.
Per questa ragione i suddetti proprietari sono stati deferiti, in stato di libertà, alla procura della Repubblica di Benevento il 14 febbraio 2002 per violazione degli articoli 632 e 635 del codice penale - «Deviazione di acque e modificazioni dello stato dei luoghi nonché danneggiamento», nonché della legge 8 ottobre 1997, n. 352, recante disposizioni sui beni culturali.
A ciò va aggiunto che in data 27 agosto 2001, una guardia del WWF, ha consegnato alla stazione Carabinieri di Telese Terme un esposto della delegazione WWF Campania - Nucleo provinciale di Benevento - con il quale veniva segnalata la modifica dell'area circostante la sorgente Voccola, ubicata alla contrada Lagni, località Nave, per l'interramento della stessa, a seguito di un'urbanizzazione intensiva.
L'esposto in questione è stato rimesso alla procura della Repubblica di Benevento il 5 settembre 2001.
Comunque, già in data 10 maggio 2001, la stazione dei Carabinieri di Telese, a seguito di un analogo esposto inviato al comando vigili urbani di Telese Terme ed al consorzio di bonifica della Valle Telesina, aveva effettuato un apposito sopralluogo presso il cantiere edile ubicato in via Udine, e, nella circostanza, il proprietario del cantiere veniva deferito alla competente autorità giudiziaria per inosservanza delle norme relative alla sicurezza sul posto di lavoro.
La citata stazione dei carabinieri acquisiva altresì la nota del responsabile dell'ufficio tecnico del comune di Telese Terme relativa al sopralluogo effettuato il 10 maggio 2001, e finalizzato ad accertare lo stato dell'interramento della sorgente. Dalla citata nota non si rilevavano illeciti. Al riguardo è stata informata la locale procura della Repubblica.
In data 26 settembre 2001, infine, a seguito dell'esposto presentato dalla citata guardia del WWF, l'ufficio tecnico comunale eseguiva un ulteriore sopralluogo, dal quale si confermava il medesimo stato dei luoghi verificato nell'ispezione del 10 maggio 2001.
A conclusione degli accertamenti effettuati, il 9 marzo 2002 i carabinieri di Telese Terme deferivano all'Autorità Giudiziaria tre funzionari dell'ufficio tecnico comunale


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per violazione dell'articolo 323 del codice penale - omissione d'atti d'ufficio - in quanto costoro non avevano effettuato gli accertamenti volti alla conservazione ed al recupero della sorgente «Voccola» nonché per non aver rilevato, a seguito delle ispezioni eseguite, le irregolarità connesse con l'intubamento della sorgente «Broccoli».
In ordine all'ultimo punto sollevato dall'interrogante, non sussistono, allo stato, elementi di riscontro tali da far ritenere che vi siano collegamenti tra costruttori, amministratori comunali o tecnici ed esponenti della criminalità comune o organizzata.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Maurizio Balocchi.

VENDOLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 27 giugno 2001 l'interrogante presentò una interrogazione parlamentare in merito alla soppressione delle fermate nella stazione di Barletta (Bari) dei seguenti treni Eurostar: direttrice adriatica n. 9416, n. 9418, n. 9404, n. 9420;
in data 9 ottobre 2001, con nota 36/ICS prot. n. 1339, il ministero competente rispose impegnandosi a prendere in considerazione la richiesta di fermate nella stazione di Barletta in occasione della stesura del nuovo orario;
in data 27 gennaio 2002 è entrato in vigore il nuovo orario redatto dalla Trenitalia spa da cui si evince il mantenimento delle soppressioni delle direttrici Eurostar;
l'eliminazione delle predette fermate ha causato e continua a causare notevoli disagi non solo all'utenza che lavora nelle città ed in realtà geografiche ubicate lungo la riviera adriatica, oltre a coloro che devono spostarsi nelle direzioni di Milano e Torino. I disagi si avvertono sia per le attività turistiche ricadenti nelle aree federiciane e sia per coloro che intendono servirsi delle cure presso le Terme di Margherita di Savoia (Foggia);
la stazione di Barletta ha un bacino di utenza di oltre quattrocentomila abitanti che va dall'area del nord-barese a quella del sud-foggiano e di una consistente parte della Basilicata;
il persistere di una situazione che non tiene conto delle reali esigenze lavorative e non delle realtà geografiche su richiamate - si tenga conto dell'eliminazione degli Espressi e della riduzione degli Intercity nelle fasce di maggiore frequenza - sta creando gravissimi disagi a migliaia di pendolari -:
quali siano i criteri adoperati dalla società Trenitalia per la preparazione e l'adozione dei nuovi orari;
quali siano i motivi che hanno indotto la predetta società a mantenere la soppressione della fermata dei suddetti Eurostar, nonostante l'impegno assunto dal Ministro interrogato;
quali iniziative si intendano porre in essere per il superamento della suddescritta condizione di disagio.
(4-02110)

Risposta. - I criteri che hanno indotto la società Trenitalia S.p.a a sopprimere le fermate nella stazione di Barletta possono essere ricondotti alla strategia commerciale della divisione passeggeri della medesima società, improntata a differenziare i servizi di media e lunga percorrenza e a garantire elevate caratteristiche qualitative del prodotto Eurostar.
Tale differenziazione ha comportato l'assegnazione dei servizi Eurostar principalmente ai capoluoghi di regione, mentre ha previsto il traffico Intercity per gli altri importanti centri regionali.
Tuttavia a seguito degli ulteriori approfondimenti promossi da Ferrovie dello Stato s.p.a. circa le problematiche connesse alla questione rappresentata, con l'attuale orario in vigore dal 16 giugno 2002 è stata prevista la fermata nella stazione di Barletta per una coppia di Eurostar: direttrice


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adriatica 9414 diretta a Milano e 9417 proveniente da Milano.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

VENDOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nella serata di ieri è stato arrestato il presidente del consiglio provinciale di Caserta, Raffaele Scala;
il presidente del consiglio provinciale di Caserta è anche sindaco del comune di San Tammaro (Caserta);
contestualmente all'arresto del signor Raffaele Scala, è stato arrestato l'assessore alle Finanze del comune di San Tammaro, Salvatore Ventriglia, ed un dipendente comunale, Domenico Russo;
i succitati tre sono stati arrestati nella giornata di ieri dalla squadra mobile con l'accusa di concussione aggravata, tangenti e favoreggiamento dell'associazione mafiosa. I reati ipotizzati per il signor Scala si ascriverebbero nel comportamento di richiesta ed ottenimento di tangenti per agevolare il pagamento di opere già completate o per liquidare compensi per progettazioni o consulenze, risultate, sulla base dell'inchiesta avviata dalla magistratura, gonfiate;
il signor Scala aveva già avuto dei precedenti con la giustizia. Difatti nel 1977 fu arrestato dalla Dda (Direzione Distrettuale Antimafia) di Napoli con l'accusa di estorsione aggravata. Fu accusato in particolare di aver operato forti pressioni nei confronti di una ditta, la Cir, che controllava il cantiere della Tav (treno ad alta velocità) di Carditello, per far assumere alcune persone della zona. Nello stesso contesto furono arrestati anche i quattro titolari di imprese dell'agro aversano coinvolti nella stessa inchiesta;
il signor Scala è tenente colonnello dell'Aeronautica in aspettativa -:
quali valutazioni diano i Ministri interrogati in merito alla vicenda suddescritta e se non si ritenga opportuno e doveroso, da parte del Ministro dell'interno, procedere allo scioglimento del consiglio provinciale di Caserta e del consiglio comunale di San Tammaro, dal momento che i reati contestati ai due amministratori si ascrivono in un circuito di illegalità e non trasparenza della vita democratica delle due citate comunità;
quali iniziative il Ministro della difesa intenda porre in essere per tutelare l'immagine dell'Istituzione militare su richiamata.
(4-02232)

Risposta. - In merito alla delicata situazione politico-amministrativa venutasi a determinare nel comune di San Tammaro (Caserta), a causa delle vicende processuali, legate ad ipotesi di corruzione, si rende noto quanto segue.
Con decreto del Presidente della Repubblica del 24 aprile 2002 è stato disposto per il suddetto comune lo scioglimento del consiglio ai sensi dell'articolo 141, comma 1, lettera
b), n. 2 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, con la conseguente nomina di un commissario per la provvisoria gestione dell'ente fino al rinnovo degli organi.
Nelle recenti consultazioni elettorali del 26 maggio 2002 sono stati eletti gli organi di governo del sopracitato comune.
Il competente ufficio territoriale del Governo con l'attenzione consueta avvierà, nei confronti del comune di San Tammaro, una costante attività di monitoraggio, non trascurando di porre in essere, al contempo, azioni collaborative nel rispetto dell'autonomia dell'ente, che possano valere a sostegno della correttezza e dell'efficienza amministrativa.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

VIANELLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del


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l'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
recenti notizie di stampa riportano come il Magistrato alle Acque di Venezia abbia realizzato in località Cà Roman una darsena per il ricovero di natanti;
risulta all'interrogante che tale darsena è in difformità rispetto gli strumenti urbanistici in vigore nel comune di Venezia e che non è stato richiesto, allo stesso comune, alcun parere, né autorizzazione;
il Magistrato alle Acque di Venezia rivendica una propria autonomia rispetto ai poteri del comune di Venezia, poiché l'opera è di competenza dello Stato in base alla legislazione speciale per Venezia;
tale procedimento è stato analogamente usato per quanto attiene l'intervento nell'Isola di Torcello; intervento che ha sollevato notevoli perplessità a tutti i livelli istituzionali, nonché l'intervento della magistratura -:
se non ritengano opportuno intervenire per chiarire le competenze in materia urbanistica ed edilizia, per quanto attiene le opere di competenza dello Stato sulla Laguna di Venezia;
se non ritengano necessario assumere le adeguate iniziative anche di carattere normativo volte nello spirito del decentramento amministrativo e del federalismo, a porre il Magistrato alle Acque di Venezia alle dipendenze degli Enti Locali veneziani.
(4-00806)

Risposta. - La singolarità del caso Venezia, il governo della laguna, la difesa fisica della città hanno determinato, negli ultimi trenta anni, a partire dalla legge speciale n. 171 del 1973 un quadro di legislazione ordinaria e speciale del tutta eccezionale che ha posto la salvaguardia di Venezia come questione di «preminente interesse nazionale» (articolo 1, comma 1 della legge 171 del 1973).
Il principio ordinatore che ispira l'intero quadro normativo, aggiornato e integrato negli anni, è quello dell'unitarietà e della continuità fisica tra Venezia e bacino lagunare, fra difesa della città e riequilibrio della laguna.
Le leggi nel tempo emanate hanno anche definito e compiutamente disegnato le singole competenze di tutti i soggetti coinvolti: lo Stato opera per la salvaguardia fisica e il riequilibrio ambientale del bacino lagunare; la regione Veneto per il disinquinamento delle acque del bacino scolante; la provincia di Venezia per il restauro e il risanamento conservativo del patrimonio di pertinenza; i comuni di Venezia e di Chioggia per lo sviluppo economico e sociale e la manutenzione delle strutture urbane.
L'indirizzo, il coordinamento e il controllo della globalità delle attività sono esercitati da un comitato, istituito ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 798 del 1984 presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri e composto dagli organi di vertice delle amministrazioni centrali e locali competenti.
Inoltre, l'articolo 5 della citata legge n. 171 del 1973, ha istituita la commissione per la salvaguardia di Venezia, la cui componente è stata integrata ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 360 del 1991.
Tra i componenti di tale Commissione, oltre alla presenza del presidente della regione Veneto con funzioni di presidenza e del presidente del magistrato alle acque, sono previsti anche tre rappresentanti della regione Veneto, un rappresentante della provincia di Venezia, tre rappresentanti del comune di Venezia e due dei Comuni di cui all'ultimo comma della legge n. 171 del 1973 (Chioggia, Codevigo, Campagna Lupia, Mira, Quarto d'Altino, Jesolo, Musile di Piave).
Dalla composizione della predetta commissione si evince come la partecipazione dei rappresentanti delle amministrazioni regionali e comunali sia assicurata, in modo sostanziale ed in una forma sicuramente molto incisiva in relazione alle rilevanti competenze che il legislatore ha inteso attribuirle. In particolare, l'articolo 6, comma 1 della legge n. 171 del 1973, come sostituito dall'articolo 1-
bis del decreto-legge n. 96 del 1995 convertito con modificazione nella legge n. 206 del 1995, prevede


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che tale commissione esprima parere vincolante su tutti gli interventi di trasformazione e di modifica del territorio per la realizzazione di opere sia private sia pubbliche (fatta eccezione per gli interventi edilizi di cui all'articolo 31, primo comma, lettere b) e c), della legge 457 del 1978), che comportino modifiche esterne dell'immobile e le opere interne alle costruzioni che non comportino modifiche della sagoma e dei prospetti e non rechino pregiudizio alla statica dell'immobile, nonché le opere di arredo urbano e le concessioni di plateatico, (ferme restando le competenze della commissione sui relativi piani, programmi e progetti complessivi), da eseguirsi nella vigente conterminazione lagunare nel territorio dei centri storici di Chioggia e di Sottomarina e nelle isole di Pellestrina, Lido e Sant'Erasmo. La medesima disposizione legislativa prevede che il parere della commissione sostituisce ogni altro parere, visto, autorizzazione, nulla osta, intesa o assenso, comunque denominati, che siano obbligatori ai sensi delle vigenti disposizioni normative statali e regionali, ivi compresi il parere delle commissioni edilizie, dei comuni di volta in volta interessati ed il parere della commissione provinciale per i beni ambientali. Inoltre, il successivo comma 5-bis del medesimo articolo 6 della legge n. 171 del 1973, introdotto dal citato articolo 1-bis della legge n. 206 del 1995 dispone che la commissione in parola esprima pareri sui progetti delle opere dello Stato nell'ambito territoriale di propria competenza.
È opportuno, infine, rammentare che il menzionato articolo 5 della legge n. 17 del 1973 prevede che la commissione esplichi le sue funzioni per territorio di ciascun comune fino all'entrata in vigore dello strumento urbanistico generale redatto o modificato secondo le direttive del piano comprensoriale. Fino al termine così stabilito, l'articolo 14 della legge n. 798 del 1984 come sostituito dal succitato articolo 1-
bis della legge 206 del 1995, prevede che la commissione esprima il proprio parere sui progetti degli strumenti urbanistici dei comuni situati all'interno della conterminazione lagunare.
Nella sua evoluzione storica, il magistrato alle acque di Venezia ha avuto il compito di promuovere e sovrintendere a tutte le attività di salvaguardia della laguna. Nella sua qualità di organo decentrato di magistratura tecnica di questa amministrazione, il magistrato alle acque ha la responsabilità diretta e primaria in tema di salvaguardia, sicurezza e tutela dell'assetto idraulico della laguna e dei corsi d'acqua con competenze generali di difesa dell'integrità dell'ambiente lagunare e fluviale.
Pur avendo il legislatore così chiaramente individuato le competenze di tutti gli attori principali nella materia della salvaguardia di Venezia, per quanto riguarda, in particolare, la commissione per la quale sono state richiamate le fondamentali norme di disciplina, l'istituto, nel tempo, ha manifestato problemi di operatività in termini di composizione dei vari interessi coinvolti, che, in effetti, sembrano evidenziare la necessità di una rivisitazione dell'istituto medesimo. A tal fine, per gli interventi attualmente ricadenti nella sfera di attribuzione della succitata commissione e che richiedono l'acquisizione di intese, concerti, nulla osta o assensi comunque denominati di competenza di varie amministrazioni pubbliche, potrebbe essere prevista l'approvazione previa indizione, da parte dell'amministrazione competente, di una conferenza di servizi ai sensi degli articoli 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni. Ciò in linea con i consolidati orientamenti legislativi in materia di semplificazione dell'azione amministrativa. Peraltro, tale impostazione risulta già essere all'attenzione delle assemblee parlamentari (confrontare A.S. 711 «Salvaguardia di Venezia e della sua Laguna», articolo 17).
Al fine di garantire il conseguimento degli obiettivi che l'intero
corpus delle leggi nel tempo emanate ha attribuito alla competenza dello Stato (riequilibrio idrogeologico della laguna; arresto e inversione del processo di degrado del bacino lagunare ed eliminazione delle cause che l'hanno provocato; attenuazione dei livelli delle maree in laguna; difesa, con interventi localizzati dei centri abitati e difesa dalle acque alte


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eccezionali anche mediante opere mobili alle bocche di porto per la regolazione delle maree), il magistrato alle acque di Venezia agisce, attraverso la società di cui al decreto legislativo n. 62 del 1994, costituita d'intesa tra lo Stato e la regione Veneto, in base a un piano generale degli interventi, articolato secondo linee di azioni distinte ma in reciproca interrelazione. Si tratta della difesa dalle acque alte, della difesa dalle mareggiate, del recupero della morfologia lagunare, del riequilibrio ambientale.
Il piano generale degli interventi, integrato dal piano generale degli studi, è stato definito dal comitato istituito dal citato articolo 4 della legge 798 del 1984, adeguato alle indicazioni delle istituzioni rappresentate nel comitato stesso, approvato dagli organismi preposti di controllo e indirizzo, richiamato dalla legge speciale per Venezia n. 139 del 1992 come riferimento per lo sviluppo e il finanziamento delle attività.
La necessità della permanenza del magistrato alle acque di Venezia nell'ambito dell'amministrazione dello Stato discende, pertanto, dalla necessità di rendere operativo un così grande e complesso piano di interventi in modo da ricomporre l'equilibrio di tutte le componenti dell'ecosistema lagunare e da ricondurre ad un quadro unitario di piena razionalità tutti gli interventi per la salvaguardia della laguna. A questo proposito si rammenta che l'articolo 54 del decreto legislativo n. 112 del 1998 ha sancito il mantenimento in capo allo Stato delle funzioni relative, tra l'altro alla salvaguardia di Venezia, della zona lagunare e al mantenimento del regime idraulico lagunare, nei limiti e con le modalità di cui alle leggi speciali vigenti nonché alla legge n. 366 del 1963. Inoltre, è d'obbligo il richiamo all'articolo 3 della legge costituzionale n. 3 del 2001, recante «Modifiche al titolo V parte seconda della Costituzione», che nel sostituire l'articolo 117 della carta costituzionale, ha sottoposto alla legislazione esclusiva dello Stato, tra l'altro, la materia relativa alla tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali.
Per completezza di informazione, si evidenzia che, nel quadro del processo afferente il federalismo amministrativo, ai sensi del combinato disposto dell'articolo 92 del citato decreto legislativo n. 112 del 1998 e dell'articolo 55, comma 7 del decreto legislativo 300 del 1999, è stato previsto il riordino, tra l'altro delle strutture del magistrato alle acque di Venezia - definendone le funzioni in materia di salvaguardia di Venezia e della sua laguna - con i decreti di cui all'articolo 11, comma 3 della legge n. 59 del 1997.
A tale proposito si segnala che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 dicembre 2000, recante criteri di ripartizione tra le regioni delle risorse per l'esercizio delle funzioni conferite dal decreto legislativo n. 112 del 1998 in materia di opere pubbliche, all'articolo 5 individua le unità di personale del magistrato alle acque da trasferire in materia di difesa del suolo, edilizia demaniale e opere idrauliche del genio civile di Udine, Gorizia e Pordenone, non decretando, tuttavia, la soppressione dell'organo.
Inoltre le funzioni di coordinamento degli uffici del predetto magistrato, fino al loro riordino, sono state attribuite alla direzione generale per gli organi decentrati, inquadrata nell'ambito del dipartimento per il coordinamento dello sviluppo del territorio, per le politiche del personale e gli affari generali di questa amministrazione, ai sensi dell'articolo 4, comma 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 177 del 2001.
La rilevanza del magistrato alle acque di Venezia, nell'ambito delle attività di studio finalizzate alla raccolta di informazioni per la definizione degli interventi da eseguirsi per la salvaguardia di Venezia, ha permesso l'avvio di un centro di raccolta e collegamento alla sede operativa della protezione civile per l'interscambio delle informazioni, di concerto con il dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio, le cui competenze sono state recentemente disciplinate dal decreto-legge n. 343 del 2001, convertito nella legge n. 401 del 2001.
Per quanto concerne il progetto di «Interventi di difesa del litorale di Pellestrina - banchinamento in località Caroman» redatto nel giugno 1998, il magistrato alle


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acque - provveditorato regionale alle OO.PP. per il Veneto e la provincia di Mantova - interessato al riguardo, fa presente che lo stesso prevede, tra le altre opere, la realizzazione di una darsena per il ricovero di imbarcazioni minori in avaria o sorprese da fortunale.
Il progetto ha ottenuto parere favorevole dalle varie Amministrazioni locali.
In particolare, il progetto è stato approvato dalla regione Veneto - commissione per la salvaguardia di Venezia, nella seduta n. 16 del 1998. Tale commissione, istituita dalla legge n. 171 del 1973 - articolo 5, riunisce gli esponenti di diversi enti, tra cui tre rappresentanti del comune di Venezia, e consente l'espressione di un parere unitario. Difatti, di recente è valsa la prassi di richiedere all'amministrazione comunale esplicita approvazione in merito alla verifica di conformità di un progetto al vigente piano regolatore generale.
Il consiglio di quartiere n. 4 (Pellestrina-San Pietro in Volta) con nota n. 998 del 17 settembre 1999 ha espresso parere favorevole in merito alla realizzazione della darsena, anche se ne suggeriva l'ubicazione in una zona diversa da quella indicata nel progetto (di fronte al centro abitato e non nella zona «Pastorello»).
In tale prospettiva, il magistrato ha ritenuto di mantenerla nella posizione prevista dal progetto perché più razionale e meno soggetta a possibili speculazioni.
Si precisa, infine, che la costruzione della darsena non implica alcuna variante allo strumento urbanistico poiché si tratta di un manufatto per il ricovero di piccole imbarcazioni.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

ALFREDO VITO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da oltre un secolo esiste tratta di collegamento ferroviario tra il comune di Gragnano e quelli di Castellammare di Stabia e Napoli;
la strada ferrata succitata è il principale mezzo di trasporto e collegamento per i lavoratori delle industrie gragnanesi e dei Monti Lattari, in specie i noti pastifici, con le realtà economiche degli altri paesi della provincia partenopea;
col passare degli anni le molteplici corse in direzione Castellammare di Stabia e Napoli sono state ridotte oltre ad essere stati allungati i tempi di percorrenza delle tratte stesse;
il Comune di Gragnano ha dichiarato la sua disponibilità a trasformare l'attuale collegamento in linea Metropolitana leggera con incremento degli orari;
dal mese di febbraio 2002 la società Trenitalia Spa, d'intesa con la regione Campania assessorato ai trasporti, ha soppresso le corse del primo mattino creando grave nocumento per i numerosissimi studenti universitari e lavoratori pendolari residenti nel comprensorio;
che tale riduzione delle corse è avvenuta su esplicita richiesta del comune di Castellammare di Stabia che lamentava l'intasarsi del traffico cittadino per l'esistenza dei passaggi a livello e che la regione Campania aveva assicurato un servizio alternativo per sopperire alla citata riduzione di corse;
tale servizio di trasporto alternativo non è stato realizzato con conseguenti notevoli disagi per i pendolari dell'intero comprensorio gragnanese -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda prendere, nelle sedi che riterrà più opportune, affinché si affronti la questione sollevata per risolvere in modo organico il problema del collegamento ferroviario tra il Comune di Gragnano e quelli di Castellammare di Stabia e Napoli e se, nel frattempo, non intenda intervenire affinché la società Trenitalia spa ripristini le corse di collegamento del primo mattino tra la città di Gragnano, Castellammare di Stabia e Napoli.
(4-02657)


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Risposta. - Ferrovie dello Stato ha riferito che dai periodici rilevamenti della frequentazione effettuati sulla tratta Gragnano-Castellammare di Stabia-Napoli risulta che il vettore ferroviario è scarsamente utilizzato.
Tuttavia, con l'orario in vigore, Trenitalia S.p.a ha assicurato comunque il collegamento sulla relazione Torre Annunziata-Gragnano con 8 coppie di treni e sulla relazione Torre Annunziata-Castellammare di Stabia con 6 coppie.
In tal modo, Torre Annunziata viene a costituire il punto di interscambio, con brevi tempi di attesa per i viaggiatori provenienti o diretti a Gragnano, via Castellammare, che abbiano necessità di collegarsi con Salerno e Napoli.
La società ha, inoltre, programmato coincidenze con i treni della società Metronapoli s.p.a. che normalmente garantiscono i collegamenti con Pozzuoli, i quali effettueranno fermate anche sul percorso fino a Napoli Porta Garibaldi.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

ZACCHERA e MALGIERI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la «Commissione Europea contro il Razzismo e l'intolleranza» del Consiglio d'Europa ha adottato in data 22 giugno 2001 un «Secondo Rapporto sull'Italia» (di cui si è però avuta conoscenza solo nei giorni scorsi) nel quale - soprattutto nei punti n. 39 e 73 - vengono lanciate gravissime accuse nei confronti della Lega Nord e di membri di altri partiti politici riportando valutazioni del tutto pretestuose e francamente inverosimili in merito a presunti episodi di razzismo e xenofobia;
in numerosi altri punti del rapporto vengono formulate gravi accuse all'Italia dando un quadro molto grave quanto assolutamente pretestuoso della situazione nel nostro paese, con speciale riguardo presunti indebiti atteggiamenti delle forze dell'ordine (punti 51 e seguenti);
reiteratamente vengono inoltre lanciate accuse gravi - anche se molto generiche - facendo riferimento a «certe personalità pubbliche compresi dei sindaci ed altri rappresentanti eletti» (punto 72) senza peraltro esplicitare situazioni precise o concrete;
non risulta che il Governo abbia in merito preso delle posizioni o proteste pubbliche, forse anche perché il rapporto non era stato sufficientemente sottolineato da parte dei nostri servizi diplomatici o degli uffici preposti all'interno dell'amministrazione -:
quali fossero i rappresentanti italiani nella commissione e quali iniziative essi abbiano intrapreso nella stesura, controllo e commento del predetto rapporto e se abbiano adeguatamente e tempestivamente informato il Governo e specificatamente i ministri interessati sul tenore del rapporto;
cosa si intenda fare per tutelare il buon nome del nostro paese in Europa e respingere nella maniera più netta le insinuazioni contenute nel documento.
(4-02879)

Risposta. - L'ECRI (Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza) è stata costituita nel 1993 a seguito del vertice dei capi di Stato e di Governo del Consiglio d'Europa dedicato ai diritti umani. La Commissione è composta da un rappresentante per ogni Paese membro del Consiglio d'Europa. Le designazioni sono fatte dai Governi dei rispettivi Paesi sulla base delle specifiche professionalità dei candidati, ma questi una volta designati agiscono nell'ambito della Commissione come esperti indipendenti, secondo una prassi invalsa anche nei comitati creati in ambito ONU sulla base di alcune Convenzioni relative a tematiche sui diritti umani.
I rapporti-Paese (CBC Reports) sono redatti dai relatori dell'ECRI a seguito di una visita nel Paese interessato durante la quale essi incontrano rappresentanti delle


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Amministrazioni, delle ONG, della società civile, di giornalisti e di ogni altra categoria di interlocutori di loro scelta.
La visita a Roma dei due relatori della Commissione, incaricati di procedere alla redazione del 2o Rapporto sulla situazione della lotta contro il razzismo e l'intolleranza in Italia, ha avuto luogo nei giorni dal 28 al 30 maggio del 2001.
In previsione della visita, le amministrazioni interessate hanno proceduto ad apposite riunioni di coordinamento organizzate presso il ministero degli affari esteri, nel corso delle quali è stato stabilito il calendario degli incontri con la delegazione dell'ECRI e la documentazione di rilievo da mettere a disposizione dei due Relatori, in lingua inglese, già prima dell'inizio della visita.
Sulla base della documentazione ricevuta e degli incontri avuti a Roma, i Relatori hanno predisposto nel giugno 2001 una prima stesura del Rapporto chiedendo all'Italia, secondo le regole dell'ECRI, eventuali commenti, precisazioni e/o richieste di correzioni fattuali.
Tenuto conto del contenuto in numerose parti insoddisfacente di tale prima bozza, tempestivamente distribuita alle Amministrazioni interessate, il ministero degli affari esteri ha avviato un'intensa attività di consultazione con le amministrazioni ed ha organizzato nuove riunioni interministeriali di coordinamento, allo scopo di mettere a punto la documentazione per illustrare in modo trasparente la situazione realmente esistente nel Paese per correggere le valutazioni dei relatori, quando formulate in maniera troppo generica o non suffragate da elementi controllabili.
La documentazione in parola è stata trasmessa ufficialmente all'ECRI nel corso dell'estate 2001.
Ciò premesso, in relazione ai punti specifici sollevati dall'interrogante, si forniscono i seguenti elementi:
l'adozione dei rapporti avviene a maggioranza dei membri dell'ECRI e non vi è possibilità per il membro nazionale di opporsi a tale adozione.

Malgrado ciò, il rappresentante italiano in seno all'ECRI (l'Ambasciatore Claudio Moreno fino al dicembre 2001 e successivamente il consigliere di cassazione Vitaliano Esposito, esperto giuridico della rappresentanza permanente d'Italia presso il consiglio d'Europa) non ha mancato di far presente a più riprese nelle riunioni ufficiali e nei contatti informali con gli altri membri della Commissione il carattere inaccettabile ed inesatto di alcune formulazioni del Rapporto.
Nel mettere a punto le proprie osservazioni, le autorità italiane hanno sollecitato i relatori dell'ECRI a fornire indicazioni fattuali, atte ad individuare e circoscrivere gli episodi citati in maniera solo generica, allo scopo di raccogliere e fornire informazioni del caso. Nessuna risposta è mai stata ricevuta al riguardo.
Nel documento contenente le osservazioni inviato all'ECRI veniva chiaramente rilevato, tra l'altro, che non era legittimo che i relatori citassero alcuni episodi senza indicarne la fonte e traendone conclusioni che non trovavano alcun riscontro nella realtà o nei programmi politici di alcun partito.
Queste specifiche considerazioni sono state formalmente ribadite dalla Delegazione Italiana anche nel corso della riunione di consultazione degli agenti nazionali di collegamento dell'ECRI, svoltasi a Strasburgo il 17 ottobre 2001. La riunione era specificamente stata convocata dalla stessa Commissione al fine di procedere a una valutazione del modo in cui si era svolto fino a quel momento il secondo ciclo dei rapporti-Paese (che comprendeva anche la visita in Italia) e di discutere l'adozione di possibili misure migliorative in vista del programma del terzo ciclo. In quella occasione era stata in particolare rappresentata la necessità che fonti e circostanze dei fatti riportati e le valutazioni formulate al riguardo dagli Stati visitati venissero riportati nel corpo stesso del rapporto. Nella stessa occasione era stato parimenti sottolineato che le Autorità Nazionali erano interessate non solo ad ottenere che venissero corretti gli eventuali «errori fattuali», come al momento prevede lo statuto della Commissione,


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ma anche che venisse tenuto conto degli elementi chiarificatori apportati sui singoli episodi dagli Stati visitati. Ambedue queste osservazioni erano state recepite nel resoconto della riunione del 17 ottobre 2001 redatto dal segretariato dell'ECRI.
Malgrado i puntuali e documentati commenti formulati, la seconda versione del Rapporto accoglieva in misura solo parziale le osservazioni italiane. Anche tale seconda versione è stata fatta debitamente circolare fra le altre amministrazioni italiane competenti.
Secondo le procedure dell'ECRI, l'Italia avrebbe potuto porre il veto alla pubblicazione del rapporto, che comunque veniva adottato a maggioranza.
Tale misura estrema non è stata presa in considerazione poiché nessun Paese vi ha mai fatto ricorso e nella consapevolezza che essa avrebbe avuto pesantissimi effetti controproducenti e negativi sull'immagine del nostro Paese. Opporsi alla pubblicazione, infatti, non significa segretare i contenuti del Rapporto che sarebbero stati comunque conosciuti all'esterno.
Ci si è avvalsi, invece, della procedura, diffusamente seguita dai membri dell'ECRI, di far pervenire ufficialmente alla Commissione di Strasburgo il testo completo con le osservazioni nazionali che non erano state accolte dai relatori, con la richiesta che esse figurassero formalmente in appendice al rapporto stesso.
Al fine di sottolineare ancora una volta la posizione italiana nei riguardi delle affermazioni e delle illazioni contenute nel rapporto, va segnalato che il nostro rappresentante permanente presso il consiglio d'Europa ha avuto modo di ribadire formalmente al Presidente dell'ECRI, Michael Head, in occasione di una audizione che questi ha avuto presso il Comitato dei Ministri il 29 maggio 2002, l'insoddisfazione del Governo per il fatto che le precisazioni e i chiarimenti forniti dall'Italia, nonché la puntuale documentazione messa a disposizione dalle amministrazioni italiane siano stati tenuti in conto in modo del tutto insoddisfacente dai relatori. Nella stessa occasione è stato anche ribadito il carattere inaccettabile di alcuni contenuti del rapporto, che spesso non tengono conto delle tradizioni di democrazia e di pacifica convivenza interetnica del nostro Paese. È anche stato ricordato all'ECRI che l'Italia non ha mai ricevuto le informazioni e precisazioni richieste su fatti citati solo genericamente e che è stato del tutto ingiustificato generalizzare la portata di episodi solo marginali e comunque attribuibili a singole realtà locali, oppure esprimere giudizi politici su Partiti di un Governo democraticamente eletto solo pochi giorni prima della visita in Italia.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

ZANELLA e BULGARELLI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 25 marzo 2002 sessanta poliziotti delle forze speciali del gruppo di intervento della polizia nazionale ecuadoriana hanno fatto irruzione nell'accampamento ecologista di Mindo, Amazzonia, arrestando diciassette persone, quattordici stranieri e tre ecuadoriani, tra cui un minorenne. Tra loro erano presenti due italiani: Paola Colleoni e Matteo Giacometti;
durante l'irruzione all'interno del campo, particolarmente violenta, sono stati ripetutamente violati numerosi diritti degli ecologisti presenti, arrestati nonostante si trovassero in un terreno privato con l'autorizzazione del proprietario, che ad essi non sia stato contestato nessun reato specifico e, cosa ancora più grave, negando ai quattordici stranieri presenti la possibilità di avvisare le rispettive Ambasciate;
il campo ecologista era stato allestito per proteggere pacificamente il territorio ecuadoriano dalla devastazione ambientale che si determinerà nell'area interessata dall'imminente costruzione del faraonico oleodotto di greggio pesante (OCP), progetto che rischia di causare un danno


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senza precedenti non solo all'ecosistema, ma anche alla vita degli abitanti ed alle loro economie, inasprendo la violenza e la militarizzazione della zona, distruggendo le ultime foreste vergini dell'Ecuador, danneggiando irrimediabilmente le economie locali e rurali, violando la cultura e la identità dei popoli indigeni ed estinguendo buona parte della biodiversità del paese, visto che la maggior parte del greggio trasportato proverrà dal parco nazionale Yasuni, ultimo angolo vergine del parco nazionale più importante dell'Ecuador continentale, che è al tempo stesso il territorio del popolo indigeno Huaorani;
il tragitto dell'oleodotto è stato approvato senza un reale processo di consultazione delle popolazioni coinvolte, nonostante sia obbligatorio secondo la costituzione della Repubblica ecuadoriana;
la ditta consulente Entrix ha avuto a disposizione solamente due mesi per elaborare lo studio di impatto ambientale di un tragitto di 500 km; vari vulcani attivi si trovano lungo il tragitto dell'oleodotto, inclusi il Reventador, l'Antisana, il complesso vulcanico di Chacama, il Pululahua e il Guagua Pichincua, alla cui base si situa la capitale Quito e che è recentemente entrato in un processo di eruzione, esponendo l'oleodotto, in una eventuale eruzione violenta, alla caduta di ceneri, di flussi piroclastici e ad importanti spostamenti di terra;
l'oleodotto passerà per altre zone fragili e d'importanza ecologica, di fatto toccherà tutti i piani ecologici del paese ed inoltre passerà per 40 centri abitati caratterizzati da un'alta concentrazione di scuole;
le proteste locali ed internazionali e le campagne organizzate per impedire la costruzione dell'oleodotto hanno inasprito ulteriormente la repressione del Governo ecuadoriano nei confronti di qualsiasi lotta o protesta da parte delle migliaia e migliaia di cittadini ecuadoriani contrari all'ennesimo progetto invasivo e distruttivo, come testimonia l'utilizzo delle stesse Forze speciali per sequestrare cittadini inermi e pacifici e l'invio, solo poche settimane fa, di 14.000 soldati nelle province di Orellana e Sucumbios, località da dove partirà l'oleodotto, per reprimere uno sciopero generale;
nel consorzio di multinazionali petrolifere che sta procedendo alla costruzione dell'oleodotto in oggetto, lungo ben cinquecento chilometri, vi è anche l'italiana ENI-Agip, già responsabile di numerosi, gravi danni ambientali in Ecuador -:
quali misure siano state intraprese per tutelare i diritti dei cittadini italiani arrestati in Eucador;
se il Ministro degli affari esteri non ritenga necessario intervenire presso le autorità ecuadoriane con la massima sollecitudine, al fine di ottenere l'immediata scarcerazione dei connazionali detenuti;
se il Ministro delle attività produttive ritenga siano stati garantiti nelle sedi internazionali opportune, in particolare dalle aziende italiane finanziatrici, l'autentico rispetto della legislazione a salvaguardia dell'ambiente ed il principio dell'inalienabilità dei territori indigeni.
(4-02597)

Risposta. - Il 25 marzo 2002, a seguito della denuncia sporta dal direttore del progetto per la costruzione del nuovo oleodotto «OCP», i connazionali Paola Colleoni e Matteo Giacometti venivano posti in stato di fermo dalle Autorità ecuadoriane in località Mindo (provincia del Pichincha), accusati di invasione di proprietà privata, danni al cantiere ed impedimento alla realizzazione dell'oleodotto.
Nelle prime ore del 26 marzo 2002, giorno successivo al loro arresto, la Polizia ecuadoriana ha informato l'ambasciata italiana a Quito della detenzione dei due ecologisti italiani Paola Colleoni e Matteo Giacometti.
Nella stessa mattinata un funzionario della rappresentanza italiana ha provveduto a verificare le condizioni dei due connazionali recandosi nel «Centro di detenzione provvisoria» di Quito.


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Nel corso della giornata, mentre l'ambasciatore italiano prendeva contatti al più alto livello politico con le autorità ecuadoriane per giungere alla liberazione dei due ecologisti detenuti, il nostro delegato consolare interveniva, a fianco dell'avvocato difensore dei connazionali, all'udienza presso la locale «Intendencia», per presentare domanda scritta e verbale di scarcerazione sulla base di talune irregolarità che sarebbero state commesse durante l'arresto.
In data 27 marzo 2002, le autorità ecuadoriane decretavano l'espulsione dal Paese dei Signori Colleoni e Giacometti, accusati di «uso improprio del permesso di soggiorno» e prosciolti dagli altri reati contestati.
Il 28 marzo 2002, l'Ambasciata si attivava per accelerare la partenza dei connazionali, che hanno lasciato il Paese con volo diretto a Bogotà. L'ambasciata provvedeva inoltre a contattare le competenti autorità colombiane per evitare eventuali ostacoli all'ingresso e concedere ai signori Colleoni e Giacometti un prestito consolare di 400 dollari USA, necessario per l'acquisto dei biglietti aerei.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.


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ALLEGATO N. 1

(Interventi per bloccare la messa all'asta di immobili interessati da fallimenti e già pagati - n. 3-00884)

PRESIDENTE. L'onorevole Buemi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00884 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, signor ministro, sempre più spesso famiglie che hanno investito i loro risparmi nell'acquisto della prima casa si ritrovano, loro malgrado, coinvolte in fallimenti delle imprese costruttrici, con il risultato, spesso, di perdere i soldi investiti e la casa che avevano acquistato o cominciato ad acquistare.
Si chiede, pertanto, se il Governo intenda - tenuto conto degli effetti devastanti che queste situazioni determinano nelle famiglie coinvolte e in attesa dell'altrettanta necessaria ed urgente modifica della legge sui fallimenti -, anche attraverso una decretazione d'urgenza, intervenire per bloccare la messa all'asta degli immobili interessati da fallimenti, già pagati, in tutto o in parte, dai promissari acquirenti.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Con riferimento all'interrogazione presentata dall'onorevole Buemi, comunico che si è insediata presso il Ministero della giustizia la commissione di studio incaricata di redigere un progetto organico di riforma delle procedure concorsuali.
L'ufficio legislativo ha, inoltre, provveduto ad inviare al presidente della commissione copia delle iniziative parlamentari e popolari, relative alla tutela degli acquirenti degli immobili da costruire, nonché i progetti di legge attualmente in discussione alla Camera dei deputati, per sollecitare una soluzione compatibile con i principi che regolano il settore e realizzare, quindi, gli opportuni coordinamenti della materia.
Riconosciuta l'esigenza di una riforma organica della materia fallimentare, l'intervento normativo prospettato dall'onorevole interrogante, inserendosi in un contesto normativo immutato, rischierebbe, infatti, di determinare inammissibili squilibri nel trattamento di soggetti coinvolti nella procedura fallimentare, pregiudicando l'assetto complessivo attuale che, seppur bisognoso di adeguamenti, mantiene una sua coerenza e, quindi, ha bisogno di una riforma strutturale complessiva.
Quanto, poi, alla richiesta di sospensione delle aste fallimentari in corso, pur con notevole disagio per la grave situazione nella quale alcune famiglie vengono a trovarsi, si precisa che tale istanza non trova alcun riferimento nella normativa vigente, né appare consentito un intervento per decreto-legge, non ravvisandosi nella fattispecie gli elementi straordinari di necessità e urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Buemi ha facoltà di replicare.

ENRICO BUEMI. Signor ministro, signor Presidente, il più importante quotidiano nazionale, il Corriere della Sera, oggi dedica a questo problema un'intera pagina. Quindi, pur riconoscendo a lei particolare sensibilità e cortesia, mi sarei aspettato da parte del Governo che, nel giorno in cui si è posta la questione di fiducia per un provvedimento di sanatoria di capitali illegalmente portati all'estero, si fosse assunto come problema di particolare importanza e di interesse nazionale quello che ho evidenziato nella mia interrogazione.


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La questione è particolarmente delicata; infatti, sappiamo che la nostra Costituzione prevede, all'articolo 47, comma 2, che la Repubblica favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione. Dunque, tale questione, che ha addirittura una rilevanza costituzionale, oggi viene messa a dura prova in quanto, nel nostro ordinamento, esiste un buco legislativo che consente, che attraverso una discrepanza di tempi tra il momento dell'acquisto vero e proprio ed il trasferimento della proprietà mediante atto notarile, si possano inserire - attraverso le procedure concorsuali - soggetti terzi, venendo meno, in tal modo, la tutela fondamentale di cui parla la Costituzione.
In questo senso, signor ministro, mi aspetto nelle prossime settimane un'assunzione di responsabilità che dimostri che questo Governo, al di là della tutela di interessi forti che in questo Parlamento vedono una notevole rappresentanza, si occupa anche degli interessi del paese e, in particolare, di quella fascia debole rappresentata da queste famiglie - il quotidiano parla di 82 famiglie - che, ogni giorno, si trovano coinvolte in questa gravissima situazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani).

(Interventi per sospendere le aste di immobili interessati da fallimenti - n. 3-00961)

PRESIDENTE. L'onorevole Magnolfi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Nigra n. 3-00961 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmataria.

BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Signor ministro, oggi intendiamo sollevare in quest'aula un problema che riguarda moltissime famiglie italiane, circa 250 mila; queste famiglie hanno deciso di comprarsi la casa, magari investendo i risparmi di una vita, ma, a causa del fallimento dell'impresa costruttrice, sono rimaste senza risparmi e senza casa. Tutto ciò avviene a causa di una grave lacuna nel nostro diritto fallimentare che deve essere riformato al più presto.
Vi sono, al riguardo, molte proposte, anche da parte del gruppo dei Democratici di sinistra, che la Commissione giustizia ha già cominciato a discutere. Per tale motivo, chiediamo al Governo di valutare la possibilità di una sospensione temporanea, anche 60 giorni, delle procedure fallimentari con un apposito decreto-legge, per consentire al Parlamento di varare una riforma equa che tuteli gli acquirenti.
Per tutti quei casi in cui le aste degli immobili sono già avvenute, chiediamo la costituzione di un fondo di solidarietà per alleviare la situazione drammatica di queste famiglie; signor ministro, si tratta di famiglie giovani che si trovano ingiustamente private del diritto alla casa e che stanno cercando di far sentire la loro voce in molti modi, ivi compreso lo sciopero della fame.
Che cosa risponde il Governo?

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Il quesito è stato già sollevato in una precedente occasione e, poiché l'onorevole Magnolfi chiede nuovamente al Governo se stia predisponendo un decreto-legge al fine di sospendere le aste in corso, in attesa di una soluzione legislativa volta a modificare il diritto fallimentare e a indennizzare gli acquirenti del danno subito, l'approfondimento del Governo è stato particolarmente doveroso, anche per l'importanza delle questioni poste e per il loro rilievo sociale.
Si deve, ancora una volta, sottolineare che il problema sollevato, con riferimento alla tutela degli acquirenti degli immobili, ha, in realtà, numerosissime varianti che, sotto il profilo tecnico-giuridico, presentano aspetti diversi e richiedono, dunque, soluzioni conformi alle diversità degli interessi in gioco. Mi riferisco alle cooperative,


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all'acquisto della prima casa, all'acquisto da imprese, a cooperative che hanno cominciato a costruire o a quelle che non lo hanno fatto, pur avendo ricevuto gli anticipi; le situazioni sono multiformi.
Non v'è dubbio che molte delle situazioni sottoposte all'attenzione delle forze politiche meritano la più ampia considerazione, atteso che si tratta effettivamente di acquirenti di prima casa, in condizioni economiche disagiate, il cui impegno finanziario è diretto a soddisfare un bisogno primario, di rilievo costituzionale, della casa d'abitazione.
Questo dato, tuttavia, non corrisponde alla totalità dei casi. Non mancano, infatti, situazioni assai differenti nelle quali non si possono ritenere gli interessi coinvolti dotati di pari rango costituzionale.
Anche a volere considerare solo il primo caso, si deve osservare che un provvedimento di blocco immediato delle aste inciderebbe sulla tutela di altri valori, pure di rilievo costituzionale, quali il diritto di difesa dei diritti patrimoniali di coloro che vantano crediti e che, proprio attraverso il meccanismo processuale, attendono la soddisfazione dei propri interessi.
Il sacrificio di questi interessi non si potrebbe compiere in conseguenza di una decretazione d'urgenza, perché ne mancherebbero proprio i necessari presupposti costituzionali e l'effetto del decreto-legge sarebbe quello di paralizzare ogni attività di soddisfazione dei creditori, aprendo una fase contenziosa all'interno del procedimento o di procedimenti che, ormai, molte volte sono giunti al loro epilogo esecutivo, in perfetta aderenza all'assetto della disciplina vigente.

PRESIDENTE. L'onorevole Nigra ha facoltà di replicare.

ALBERTO NIGRA. Signor ministro, le manifesto l'insoddisfazione del gruppo dei Democratici di sinistra per la risposta da lei fornita, perché, in relazione al problema che abbiamo sollevato, emergono tre questioni tra loro strettamente correlate; la prima - come abbiamo già ricordato - è riferita alle situazioni accadute nel passato. Queste sono le persone più colpite da tale dramma per la perdita dei risparmi di una vita, della casa di proprietà, tanto faticosamente ottenuta. Occorre, quindi, con urgenza attivare un fondo di solidarietà che aiuti queste persone.
La seconda questione riguarda quei soggetti, vittime incolpevoli (va sottolineato), nei confronti dei quali sono in corso procedure fallimentari, vale a dire coloro che si ritroveranno rapidamente, in assenza di interventi urgenti da parte di questo Governo, nella stessa situazione di quelli che hanno perso tutto.
Per queste persone noi chiediamo che il Governo, mostrando sensibilità ed attenzione, adotti un decreto-legge per sospendere le aste giudiziarie in corso, al fine di consentire al Parlamento di legiferare (ovvero di approvare una legge) o meglio di modificare l'attuale normativa consentendo a queste persone, - ripeto vittime incolpevoli - di essere ricomprese tra i creditori privilegiati.
Infine la nostra attenzione si concentra anche sul futuro, ovvero su una politica di prevenzione. Dobbiamo inserire nella normativa in materia strumenti, come ad esempio la fideiussione obbligatoria per le imprese edili, che garantirebbero e tutelerebbero coloro che acquistano appartamenti e case da questi soggetti.
Vogliamo evitare che queste situazioni si ripetano. Il Governo è stato sollecitato su questo argomento: nessuno oggi, sia maggioranza sia opposizione, può portare come scusa l'ignoranza sul problema. Dovete agire e farlo velocemente: non gettiamo nel dramma altre migliaia di famiglie.
Ecco perché ribadiamo la necessità di un decreto-legge che sospenda gli effetti e consenta al Parlamento, sollecitando le Commissioni competenti, di completare la modifica delle norme oggi vigenti nella direzione indicata (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).


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(Tutela degli acquirenti di immobili in caso di fallimento dell'impresa costruttrice - n. 3-00962)

PRESIDENTE. L'onorevole Pittelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00962 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

GIANCARLO PITTELLI. Signor Presidente, l'interrogazione verte sugli stessi argomenti trattati poc'anzi dalla collega del centrosinistra. Sono circa 250 mila le famiglie nel nostro paese vittime di un fenomeno che ha assunto proporzioni significative e di allarmante diffusione. Esse hanno avuto in più la ventura di procedere alla stipula di compromessi per l'acquisto della loro prima residenza con imprese costruttrici successivamente sottoposte a procedura fallimentare.
Oggi rischiano di vedersi private della casa acquistata a prezzo di grandi sacrifici, casa non trasferita con atto pubblico e non più soggetta ad azione revocatoria in sede fallimentare.
In sede fallimentare i cittadini assumono la veste di creditori chirografari e, come si segnalava, con le ben note prospettive che tale status comporta, ovvero il non vedersi riconosciuto alcunché in sede di eventuale riparto, in sede fallimentare, di attivo.
Chiedo di conoscere quali provvedimenti il Governo intenda adottare, anche in via d'urgenza, per attuare una forma di tutela efficace in favore dei cittadini italiani, che vada anche nel senso di un provvedimento che possa condurre alla previsione di una tutela, anche di tipo fidejussorio, rispetto a queste evenienze.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, non vi è dubbio che, come già osservato a proposito della risposta all'interrogazione dell'onorevole Nigra - l'onorevole Pittelli ha infatti presentato un'interrogazione su analoga materia -, l'articolo 47 della nostra Costituzione tuteli il risparmio in tutte le sue forme e favorisca l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione. Né si può dubitare che vi sia la necessità di tutelare i cittadini che si sono fortemente impegnati nell'acquisto dell'abitazione e che non riescono a vedere realizzato e perfezionato l'acquisto dell'immobile, perdendo rilevanti somme di denaro in dipendenza delle difficoltà delle società alle quali si sono rivolte.
Per consentire la realizzazione di questi interessi, occorre, però, contemperarli con la necessità di non violare il principio, anch'esso di rilievo primario, della par condicio creditorum nelle procedure a carattere concorsuale.
Occorre, in particolare, sfruttare a questo fine tutte le potenzialità già presenti nell'ordinamento ed incentivare il ricorso agli strumenti che possono offrire tutela agli acquirenti degli immobili specie se destinati ad abitazione primaria.
A questo riguardo, va ricordato che l'ordinamento, in seguito all'intervento del decreto-legge 31 dicembre 1996, n. 669, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1997, n. 30, prevede per gli acquirenti di immobili da costruire la possibilità di trascrivere il contratto di acquisto e tale previsione già consente di avere a disposizione uno strumento di tutela efficace.
È anche vero peraltro che la tutela già offerta da tale strumento viene, nella pratica, limitata dalla scarsa frequenza del ricorso alla trascrizione: per tale ragione sarebbe opportuno promuovere e diffondere, oltre che incentivare, il ricorso a tale strumento, anche attraverso adeguate campagne informative.
Né, per vero, si può escludere l'allargamento degli istituti di carattere civilistico che, soli, possono essere idonei a soddisfare l'interesse primario all'abitazione in vicende quali quelle considerate, che sono tutte di carattere privatistico e non di carattere pubblicistico.
Tuttavia, tale opera di riforma ordinamentale non può che essere inserita in un


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quadro più generale di riforma del diritto fallimentare e delle altre procedure concorsuali.
Solo in una prospettiva più generale, infatti, possono essere adottate quelle soluzioni che consentano il contemperamento degli interessi coinvolti, in un equilibrato e corretto rapporto delle diverse esigenze.
In tale opera il Governo è attivamente impegnato: è attiva presso il Ministero della giustizia e terminerà i propri lavori in breve tempo la commissione presieduta dall'avvocato Trevisanato, che ha il compito di definire una nuova disciplina del diritto fallimentare, anche alla luce del quadro costituzionale di cui la legge in vigore - che è del 1942 - non ha potuto tenere conto per il tempo in cui fu formulata. Quella è la sede più opportuna per l'adozione di interventi di carattere legislativo che possono consentire di risolvere, per il futuro, situazioni quali quelle cui l'interrogante si riferisce.
Aggiungo, in qualità di ministro per i rapporti con il Parlamento, che mentre il decreto-legge è improponibile - perché nessun Governo può disciplinare con decreto-legge una materia così complessa e articolata - il Parlamento può farlo. Il Parlamento, attraverso un progetto di legge di iniziativa parlamentare, magari discusso in Commissione, in sede legislativa, può ottenere, in un mese di tempo - se vuole modificare la legislazione - un risultato che con il decreto-legge non è ottenibile. Quindi, il Governo è rispettoso dell'autonomia del Parlamento e, se il Parlamento intenderà muoversi in questa direzione, darà il suo contributo ai lavori parlamentari.

PRESIDENTE. L'onorevole Pittelli ha facoltà di replicare.

GIANCARLO PITTELLI. La ringrazio, signor Presidente. Signor ministro, mi ritengo soddisfatto della sua risposta, soprattutto per le indicazioni che ha voluto individuare e segnalare. Mi permetta di fare una sola considerazione.
Lei, signor ministro, faceva riferimento alla possibilità di procedere alla trascrizione del compromesso di acquisto, ma io vorrei segnalare alla sua attenzione - che il Governo ne tenga conto, eventualmente, nell'ambito delle decisioni che intenderà assumere - che il più delle volte si tratta di trascrizioni che hanno il valore molto più debole dal punto di vista giuridico rispetto ad iscrizioni ipotecarie di primo grado che si ritrovano sia sui terreni sui quali vengono costruiti immobili, sia sulle abitazioni come accessioni dei terreni stessi. Terremo conto della sua indicazione, anche in relazione alla possibilità che il Parlamento proponga l'adozione di un provvedimento legislativo, senza sottrarre dunque la potestà legislativa al Parlamento stesso.


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ALLEGATO N. 2

(Abuso delle intercettazioni telefoniche e ambientali - n. 2-00368)

PRESIDENTE. L'onorevole Tanzilli ha facoltà di illustrare l'interpellanza Volontè n. 2-00368 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6), di cui è cofirmatario.

FLAVIO TANZILLI. Signor Presidente, l'interpellanza ha per oggetto il fenomeno delle intercettazioni telefoniche ed ambientali.
Si chiede, in particolare, se risultino casi di abuso o di un uso troppo disinvolto dello strumento delle intercettazioni telefoniche o ambientali, quale sia l'esatta entità del numero delle intercettazioni svolte dalle procure italiane nell'anno 2001, a quanto ammonti il costo totale di tali intercettazioni e, soprattutto, il rapporto tra tale costo e l'utilità delle intercettazioni, con riferimento, ovviamente, ai risultati ottenuti nelle indagini e, infine, se tutto ciò sia giustificabile rispetto alla situazione del paese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, onorevole Santelli, ha facoltà di rispondere.

JOLE SANTELLI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, rispondo all'interpellanza urgente Volonté n. 2-00368 premettendo che i dati che mi accingo a comunicarvi sono necessariamente incompleti in quanto, allo stato, non esistono disposizioni normative che prevedano rilevazioni periodiche sui singoli capitoli di spesa.
I dati in nostro possesso, per quanto incompleti relativamente a varie voci, sono già di per sé allarmanti. Essi si riferiscono alle spese straordinarie di giustizia sostenute nel primo semestre del 2001 da 14 distretti di corte d'appello su un totale di 26.
Va subito detto che, da una prima analisi dei costi sostenuti dagli uffici giudiziari, emerge con chiarezza l'uso eccessivo delle intercettazioni. Si pensi, ad esempio, che, come riferito dallo stesso procuratore generale della Corte di cassazione nel discorso di inaugurazione dell'anno giudiziario in corso, nell'ultimo semestre del 2001, la sola procura di Trieste ha richiesto ed ottenuto 18.000 decreti autorizzativi di intercettazioni telefoniche ed ambientali.
L'utilizzo di tale strumento di ricerca della prova ha avuto, negli anni scorsi, una crescita esponenziale. Si è passati, infatti, dai 15.000 decreti emessi nel 1992, per un costo pari a 18 miliardi di lire, ai 48.000 decreti autorizzati nel 1996, per un ammontare di spesa superiore ai 73 miliardi. Nel quinquennio 1992-1996, si è registrata l'emissione di ben 115.000 decreti autorizzativi di intercettazioni telefoniche ed ambientali, per un costo pari a 181 miliardi di lire. Si badi che questi dati si riferiscono ad un monitoraggio degli uffici giudiziari di maggiori dimensioni promosso nel 1997 dal ministro della giustizia del tempo, Giovanni Maria Flick (parliamo, quindi, degli uffici delle città di Milano, Roma, Napoli e Palermo).
Nell'interpellanza Volontè, testé illustrata dall'onorevole Tanzilli, si chiede di sapere a quanto ammonti il costo totale delle intercettazioni disposte dalle procure italiane nell'anno 2001. Come ho già detto, i dati in nostro possesso si riferiscono esclusivamente al primo semestre del 2001. In questo lasso temporale, abbiamo rilevato che i 14 distretti di corte d'appello analizzati hanno speso, per intercettazioni telefoniche ed ambientali e per altre spese straordinarie di giustizia, una somma pari a 72 miliardi di lire, ossia lo stesso importo delle spese sostenute nell'intero anno 1996.
A questa cifra, che è solo indicativa, bisognerà aggiungere, tuttavia, in un secondo momento, quelle risultanti dai prospetti delle spese per attività di intercettazione


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affrontate da uffici giudiziari di grandi dimensioni, quali i distretti di corte d'appello di Roma, Milano e Napoli. A tale proposito, bisogna considerare che, nell'esercizio 2000, i distretti di corte d'appello di Milano (per 80 miliardi) e di Napoli (per 20 miliardi e 800 milioni) hanno sostenuto spese straordinarie di giustizia per un importo di lire 100.541.170.847, ovverosia quasi il doppio della spesa complessiva sostenuta dai 14 distretti di corte d'appello in relazione ai quali disponiamo dei dati che vi sto riferendo.
Bisogna considerare, altresì, che ai costi sostenuti dal Ministero della giustizia per eseguire le operazioni di intercettazione vanno aggiunti quelli di acquisto e di manutenzione delle necessarie apparecchiature, che gravano sul bilancio del Ministero dell'interno. Attualmente, sul territorio nazionale, risultano in manutenzione, quindi in uso presso gli uffici di polizia giudiziaria di tutta Italia, 2.445 apparecchiature di intercettazione telefonica e decodificatori di fax. I costi di tali apparecchi vanno dai 9 milioni di un recente modello per le intercettazioni telefoniche analogiche ai 18 milioni dei più recenti apparecchi digitali. Il costo complessivo medio delle apparecchiature, escludendo la spesa relativa alla manutenzione, si aggira intorno ai 72 miliardi.
A quanto appena detto, va aggiunta un'ulteriore annotazione non meno importante: le spese per le intercettazioni telefoniche ed ambientali quali spese straordinarie di giustizia gravano sul capitolo di bilancio n. 1589 del Ministero di giustizia. La procedura di liquidazione delle stesse è curata dall'autorità giudiziaria che le ha disposte e autorizzate. Il pagamento avviene tramite annotazione nel modello 12, registro delle tariffe penali, con la contestuale predisposizione dell'apposito ordine di trasmissione al locale ufficio del registro. L'ufficio predetto provvede all'anticipazione delle spese sostenute per le operazioni di intercettazioni telefoniche. Tali spese dovrebbero essere recuperate in un secondo momento. È però noto che le procedure di recupero delle spese di giustizia, quand'anche indicate in sentenza, sono assolutamente ritenute inidonee: conseguentemente le anticipazioni di spesa fatte dall'ufficio del registro successivamente non recuperate vanno direttamente a gravare sul debito pubblico.
Oltre a questo voglio sottolineare un punto: quello che chiamiamo il modello 12, cioè le spese straordinarie di giustizia, rappresenta una voce assolutamente generica in cui devono essere ricomprese le intercettazioni telefoniche, le consulenze e altri tipi di spese eventuali. Quindi, noi non abbiamo uno strumento oggi per quantificare direttamente, se non in maniera assolutamente indicativa, le spese reali per le intercettazioni.
Per quel che riguarda il rapporto tra costi dell'intercettazione e risultati ottenuti dalle indagini, è evidente che l'esecutivo non può sindacare l'adozione di questi mezzi di indagine da parte delle procure nazionali. È opportuno però ricordare che questi strumenti sono estremamente lesivi della sfera dei diritti di libertà della persona. Pertanto (e ciò dovrebbe essere indicato tramite il codice) non possono costituire strumento generale di un'indagine generica, ma direttamente un prezioso ed utilissimo strumento di approfondimento e di eventuale riscontro delle prove raccolte. Un utilizzo di questo genere dello strumento delle intercettazioni telefoniche, ovviamente, comporterebbe, necessariamente, una limitazione di queste all'effettiva extrema ratio, così come viene delineato dal codice di rito.
Io allegherò a questa risposta il prospetto delle indicazioni di spesa, dati che sono già in possesso del ministero nei 14 distretti, di cui prima davo indicazione. In ogni caso il ministero ha deciso, in seguito all'interpellanza, di disporre un monitoraggio in cui verrà richiesto agli uffici giudiziari il numero dei decreti emessi per intercettazioni telefoniche, il numero delle utenze registrate, anche al fine di verificare quante utenze, più o meno in termini medi, vengono indicate in ciascun decreto ed, infine, i costi di spesa relativi per ciascuna corte d'appello. È anche intenzione di questo Governo modificare la


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disciplina del modello 12, una disciplina molto antiquata, e quindi far sì che le indicazioni di spesa relative al modello 12 siano specificate nelle varie voci.
In ultima analisi, per dare una risposta definitiva, anche politica, alla domanda dell'interpellanza, occorre dire che questo sicuramente è uno dei temi più scottanti; c'è la consapevolezza che le intercettazioni telefoniche ambientali sono uno strumento importante di conoscenza e di approfondimento di indagine; sarebbe comunque opportuna una valutazione anche del Parlamento (il Governo si dichiara assolutamente disponibile) per una eventuale modifica della materia e per individuare degli strumenti che ci consentano di limitarne l'uso, salvaguardandone però la necessità di utilizzo.

PRESIDENTE. La Presidenza autorizza la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del prospetto da lei indicato.
L'onorevole Tanzilli, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

FLAVIO TANZILLI. Signor Presidente, mi ritengo certamente soddisfatto della risposta del Governo perché è una risposta finalmente chiara, precisa ed esaustiva. Sono evidentemente molto meno soddisfatto della reale situazione esistente nel nostro paese relativamente alle intercettazioni telefoniche e ambientali. Sto parlando di uno strumento certamente di grossa utilità in quanto è uno strumento di raccolta delle prove, sicuramente utile, ma ci sono alcuni dati fortemente preoccupanti, come ad esempio il dato della procura di Trieste dove c'è una richiesta, nel primo semestre di quest'anno, pari a 18 mila decreti di intercettazione telefonica. Signor Presidente, anche lei è avvocato, per cui....

PRESIDENTE. Ammetto l'addebito.

FLAVIO TANZILLI. Credo che questo non sia il solo dato a preoccupare. C'è anche un dato di carattere economico, che è stato esposto dal Governo, da cui si rileva che vengono spese somme enormi per le intercettazioni telefoniche ed ambientali. Vi è poi un dato di carattere politico, come diceva prima l'onorevole Santelli, perché si sono avuti casi di intercettazioni telefoniche che hanno avuto per oggetto giornalisti del quotidiano la Repubblica, che hanno denunciato l'abuso di intercettazione telefonica, e vi sono stati casi, ultimamente (mi riferisco alla procura di Potenza), di intercettazioni telefoniche, seppure indirette, riguardanti parlamentari. Dunque, c'è una situazione certamente preoccupante.
Di fronte a tutto ciò, oltre a ringraziare il Governo non solo per la risposta che ha fornito, ma anche per l'impegno sul monitoraggio che effettuerà, credo, in tempi abbastanza brevi (poi ci fornirà i dati finali), ci impegniamo a modificare la disciplina relativa alle intercettazioni telefoniche ed ambientali. Prendiamo atto dell'impegno riferito dall'onorevole Santelli ed anche noi ci impegniamo a modificare la disciplina della materia per migliorarla, perché, così com'è, ci sembra che le cose non possano essere viste in maniera positiva.
Dunque, noi ci impegniamo in questo senso e restiamo in attesa dei dati finali che il Governo ci fornirà, speriamo in tempi molto brevi.


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PROSPETTO DEI COSTI DI INTERCETTAZIONI TELEFONICHE ED ALTRE SPESE STRAORDINARIE DI GIUSTIZIA SOSTENUTI DAI QUATTORDICI DISTRETTI DI CORTE D'APPELLO ANALIZZATI RELATIVI ALL'ANNO 2000 ED AL PRIMO SEMESTRE 2001 CITATO DAL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER LA GIUSTIZIA, JOLE SANTELLI, IN RISPOSTA ALL'INTERPELLANZA VOLONTÈ N. 2-00368


I SEMESTRE 2000
II SEMESTRE 2000
TOTALE 2000
I SEMESTRE 2001
ANCONA
1.267.049.229
ANCONA
1.576.574.993

2.843.621.222
ANCONA
2.981.891.889
BOLOGNA
6.770.900.821
BOLOGNA
7.602.823.067

14.373.723.888
BOLOGNA
5.048.506.829
NON PERVENUTONON PERVENUTONON PERVENUTOBARI
9.519.808.390
CAMPOBASSO
636.836.314
CAMPOBASSO
694.320.530

1.331.183.344
CAMPOBASSO
731.690.220
CATANIA
6.846.167.221
CATANIA
5.331.136.534

12.177.303.755
CATANIA
8.685.638.630
CATANZARO
7.900.450.772
CATANZARO
5.359.772.863

13.260.223.635
CATANZARO
4.546.523.031
LECCE
5.637.095.820
LECCE
5.182.453.072

10.819.548.892
LECCE
6.158.744.240
MILANO
37.673.025.354
MILANO
42.052.717.853

79.725.743.207
NON PERVENUTO
NAPOLI
10.968.430.083
NAPOLI
9.846.997.557
20.815.427.640
NON PERVENUTO
PALERMO
14.362.889.018
PALERMO
16.001.310.849

30.364.199.867
PALERMO
11.940.636.662
PERUGIA
1.163.295.820
PERUGIA
1.553.243.487

2.716.539.307
PERUGIA
1.779.887.167
POTENZA
588.349.637
POTENZA
586.160.708

1.174.510.345
NON PERVENUTO


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Segue Prospetto:

I SEMESTRE 2000
II SEMESTRE 2000
TOTALE 2000
I SEMESTRE 2001
REGGIO C.
8.498.804.798
REGGIO C.
10.099.137.853

18.597.942.651
NON PERVENUTO
TORINO
8.149.431.273
TORINO
6.634.395.524

14.783.826.797
TORINO
8.828.545.675
TRENTO
1.041.736.625
TRENTO
1.476.043.599

2.517.780.224
TRENTO
2.385.746.441
D.N.A. ROMA
235.020.800
D.N.A. ROMA
235.020.800
D.N.A. ROMA
140.296.752
TOT. I SEM. 2000
111.739.507.585
TOT. II SEM. 2000
108.637.315.626
TOTALE 2000
220.376.823.211
TOT. I SEM. 2001
71.464.642.788


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ALLEGATO N. 3

LUNARDI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevoli senatori, desidero innanzitutto esprimere il profondo cordoglio del Governo e mio personale alle famiglie delle vittime di questo tragico incidente che, come a voi tutti è noto, si è verificato alle ore 19 del 20 luglio 2002 nei pressi della stazione di Rometta Marea, sulla linea ferroviaria Palermo-Messina.
L'incidente ha coinvolto il treno espresso «Freccia della Laguna», partito da Palermo e diretto a Venezia. Il locomotore e le prime quattro carrozze del treno sono stati sviati ed alcune carrozze sono andate a urtare violentemente contro il casello ferroviario adiacente ad un passaggio a livello. Nell'evento sono deceduti un macchinista e sette viaggiatori che si trovavano sulla prima carrozza; 47 viaggiatori sono rimasti feriti, fra cui, gravemente, anche il secondo macchinista.
I soccorsi sono stati rapidi ed incisivi, compatibilmente con le difficoltà di accesso ai luoghi da parte delle strade più vicine, e sono stati subito attivati servizi di trasporto sostitutivo a mezzo di autobus.
Nella serata del 20 luglio ho nominato una commissione d'inchiesta, che nelle prime ore successive all'incidente si è recata sul posto. Altre tre commissioni tecniche sono state costituite, rispettivamente dalla magistratura, da RFI S.p.a. e da Trenitalia S.p.a. Sull'intera zona è stato disposto il sequestro cautelativo da parte dell'autorità giudiziaria e per il momento nessuna ipotesi sull'accaduto può essere scartata, ma dai documenti tecnici acquisiti e da alcuni rilievi effettuati, e fatti salvi ovviamente gli esiti degli accertamenti, risulta quanto segue.
Dai documenti tecnici acquisiti e da alcuni rilievi effettuati, fatti salvi ovviamente gli esiti degli accertamenti, risulta che: il locomotore è stato sottoposto all'ultima revisione di turno in data 11 luglio 2002; nel periodo compreso tra tale data ed il giorno dell'incidente la locomotiva ha percorso 6.196 chilometri ed il successivo intervento di manutenzione, consistente nella visita intermedia, era previsto dopo 15.000 chilometri; l'ultimo intervento di grande riparazione, che contempla, fra l'altro, il cambio degli assali, è stato effettuato il 19 giugno 2001 dall'Officina Grandi Riparazioni di Verona, secondo gli standard previsti; i turni di impiego e di riposo dei macchinisti sono risultati conformi alle norme previste. Sembra anche di poter escludere l'errore umano, fatti salvi - si ripete - gli esiti degli accertamenti in corso, specialmente sulla zona tachigrafica.
Per il tratto di linea all'interno del quale è avvenuto l'incidente, di estesa pari a 2,5 chilometri, l'armamento è stato recentemente oggetto di lavori di risanamento della massicciata (dal 27 maggio al 7 giugno 2002), di sostituzione di circa il 70 per cento delle traversine (dal 10 al 13 luglio 2002), e di livellamento del binario con apposita attrezzatura tecnica. Dopo tali interventi sono state compiute anche le regolari operazioni di revisione e controllo da parte dei tecnici della RFI.
È certo che, al di là dei fatti come documentati, bisognerà accertare se le attività svolte sono state effettuate a regola d'arte. Dalle commissioni d'inchiesta ci si attende una risposta rapida e che faccia luce, come già detto, anche sulle cause remote dell'incidente. Mi auguro che per gli accertamenti di competenza del mio Ministero al più presto possibile vengano messi a disposizione i documenti ed i mezzi attualmente sotto sequestro, per poter basare il giudizio su tutti i dati disponibili.
Per quanto riguarda le prime ipotesi sulla dinamica dell'incidente, occorre innanzitutto fare presente che i lavori della commissione ministeriale in questa fase sono soggetti alle disposizioni dell'autorità giudiziaria che ha consentito, dal giorno 22, l'accesso al luogo del disastro. Le prime tracce, che denotano l'inizio del fenomeno incidentale, sono state ritrovate circa sei metri dopo un giunto di rotaia


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provvisorio, dove si presume che il primo assile del primo carrello del locomotore possa avere sormontato la rotaia, uscendo dai binari. In questo punto, che si trova a circa 70-90 metri prima del ponticello (progressiva 210+0,45) si sono trovati all'esterno della rotaia, sul lato sinistro, bulloni tranciati, o comunque deformati dalle ruote, che ormai non poggiavano più sulla rotaia.
Il locomotore, ormai uscito dai binari, proseguiva la sua corsa e, con una dinamica ancora da accertare, dopo aver ruotato di circa 180 gradi, si andava a posizionare in bilico in corrispondenza del ponte sul torrente Formica, dopo aver divelto un blocco di un tirante della trazione elettrica e demolito la spalla sinistra del ponte. Le seguenti tre carrozze del convoglio, composto da sette carrozze, si disponevano trasversalmente al binario, interferendo con gli ostacoli adiacenti la linea. Uno, o più, di questi rotabili urtava violentemente contro il casello ferroviario adiacente al passaggio al livello, al chilometro 210+0,49, demolendolo parzialmente.
Circa la localizzazione del luogo dell'incidente, può essere importante notare che questo si trova in una zona dove sono in corso una serie di lavori di manutenzione. In particolare, l'incidente si può localizzare alla progressiva 209+950, in una zona compresa tra le progressive 209+800 e 210+0,42, che è stata interessata da lavori di risanamento per 500 metri e da lavori di revisione binario per 240 metri.
Nella tratta interessata allo svio e nella stazione di Rometta Marea la velocità massima consentita è di 105 chilometri orari. Durante il periodo dei lavori, questa era stata portata a 60 chilometri orari, per essere poi nuovamente riportata a 105 qualche giorno prima dell'incidente.
Uno degli accertamenti su cui verterà l'attenzione dei tecnici ministeriali sarà quello di verificare se i lavori fossero stati effettivamente ultimati e collaudati tecnicamente e se ci fossero le condizioni per autorizzare il ripristino della velocità normale.
Per quanto riguarda lo stato di sicurezza ferroviaria, non voglio essere irriverente nei confronti delle vittime, ma credo che per determinare correttamente i livelli di sicurezza di un modo di trasporto non si possa che ricorrere alle statistiche di incidentalità, ragionando sia in termini di comparazione internazionale sia in termini di comparazione con le statistiche relative agli altri modi di trasporto.
Il confronto con gli anni passati conferma una tendenziale riduzione di alcune particolare tipologie di incidente, quali quelli ai passaggi a livello e i deragliamenti. Se il confronto viene riportato ad un periodo di osservazione più lungo, si può affermare che il numero di incidenti tipici rispetto al 1993 si è più che dimezzato. Sempre da quanto emerge dai dati statistici, sia nel settore degli incidenti tipici sia nel settore degli incidenti atipici, pur con dati alternanti, il numero delle vittime, morti e feriti, risulta in costante riduzione.
Proprio in tale ottica di comparazione il drammatico evento su cui riferisco oggi non deve distoglierci dalla consapevolezza della realtà oggettiva, che vede il trasporto ferroviario in Italia essere tra i più sicuri in Europa, oltre che uno dei più sicuri tra i modi di trasporto. In particolare, l'indice di mortalità dei passeggeri trasportati è stato nel 2001 pari a 0,19 morti per miliardo di passeggeri-chilometro; rispetto ad una media europea calcolata su 15 reti dell'Unione europea, più quelle di Svizzera e Norvegia, è pari a 0,27.
Il bilancio, pur nella consapevolezza della inaccettabilità della perdita anche di una sola vita umana, è realisticamente esiguo in raffronto a quello dell'incidentalità stradale che vede puntualmente un diverso ordine di grandezza degli eventi incidentali, diverse migliaia di morti all'anno in Italia, una media non dissimile rispetto al traffico veicolare negli altri Paesi europei.
Le consolidate aspettative di estrema sicurezza del mezzo ferroviario non consentono, comunque, di tollerare l'innescarsi anche del minimo processo involutivo nel settore.
La gestione operativa della sicurezza ferroviaria è affidata in Italia, per mezzo dell'atto di concessione, a Rete ferroviaria italiana S.p.a., controllata da FS Holding, da cui è stata scorporata nel luglio 2001 nel quadro del recepimento delle direttive


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comunitarie sulla liberalizzazione del trasporto ferroviario.
Il concessionario della gestione dell'Infrastruttura è incaricato della costruzione e della manutenzione della infrastruttura ferroviaria, nonché della gestione dei sistemi di controllo e di sicurezza connessi alla circolazione dei convogli.
Da un punto di vista organizzativo il gestore della Infrastruttura RFI, sulla base delle recenti norme ministeriali, ha imposto a ciascuna impresa ferroviaria l'adozione di un apposito sistema di gestione della sicurezza e la predisposizione, su base annuale, di specifici piani della sicurezza. A sua volta il gestore della Infrastruttura si è dovuto dotare, per un decreto ministeriale, di un proprio sistema di gestione della sicurezza ed è tenuto a sottoporre alle valutazioni del Ministero un piano annuale integrato della sicurezza, contenente i suoi piani di sicurezza e quelli dell'impresa ferroviaria.
I piani di sicurezza afferenti direttamente al gestore sono due e sono relativi rispettivamente alla circolazione dei treni e alla manutenzione dell'infrastruttura. Sono stati presentati dalla società Rete ferroviaria italiana al Ministero, alla fine dello scorso mese di giugno, unitamente ai piani di sicurezza delle quattro imprese ferroviarie alle quali è stato finora riconosciuto, tramite il certificato di sicurezza, l'accesso alla infrastruttura ferroviaria e sono tuttora in corso di valutazione.
Si evidenzia come il piano di sicurezza relativo alla manutenzione della infrastruttura preveda al suo interno una specifica sezione dedicata alla sicurezza dell'esercizio, per la quale sono previste tre tipologie di interventi: organizzativi, tecnico-realizzativi e formativi.
In generale, è utile sottolineare che il monitoraggio delle condizioni di piena efficienza della rete, delle apparecchiature di sicurezza nonché gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria costituiscono attività effettuate con precisa pianificazione temporale.
Nel 2002 circa 1,8 miliardi di euro sono destinati alla manutenzione ordinaria e straordinaria della rete ed è in attuazione un piano straordinario di revisione per un investimento complessivo di circa 3 miliardi di euro.
Per effettuare le operazioni di verifica delle condizioni delle infrastrutture, il gestore dispone di 20 mezzi diagnostici che rilevano istante per istante i parametri di efficienza al fine di prevedere e anticipare possibili inconvenienti.
L'attività di vigilanza da parte del Ministero sull'intero sistema si esplica nell'analisi delle disposizioni e delle prescrizioni di dettaglio emesse dal gestore dell'Infrastruttura, nell'analisi dei contenuti del suddetto piano integrato, nell'analisi delle risultanze dei report di monitoraggio e di audit eseguiti dal gestore al suo interno e presso le imprese ferroviarie. Pertanto, a fronte della liberalizzazione del sistema ferroviario e in considerazione dell'aumento del numero dei soggetti coinvolti nel processo di trasporto, è stato impostato un nuovo modello di presidio della sicurezza che adotta una visione sistemica delle attività di trasporto ferroviario per cui il Ministero compie la sua azione di controllo, in primo luogo, sulla validità ed efficacia dei processi primari di autostrutturazione del gestore dell'Infrastruttura e, in secondo luogo, sulla continuità della sua azione di presidio operativo. La vigilanza ministeriale ha come obiettivo quello di poter valutare compiutamente, attraverso le opportune risorse, soprattutto i processi primari di autostrutturazione adottati dal gestore dell'Infrastruttura, valutando l'attività di quest'ultimo nel campo strettamente operativo, nel campo organizzativo e normativo di secondo livello e verificando l'assoluta continuità dell'azione di presidio della sicurezza.
Quanto alle criticità nel campo della sicurezza si osserva quanto segue. Il sistema ferroviario italiano, come quello di altri Paesi europei, ha subìto e sta subendo profonde trasformazioni strutturali mirate all'introduzione di maggiori stimoli all'efficienza ed alla concorrenzialità nelle attività produttive del sistema ferroviario nel suo complesso. In tale contesto evolutivo, l'implementazione del modello di presidio della sicurezza che ho esposto sopra comporta la risoluzione di alcune criticità con tempi di transizione e modalità adeguati.
Storicamente, l'unitarietà interna, che ha da sempre caratterizzato le Ferrovie per la gestione degli impianti e l'erogazione


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del trasporto, ha reso il sistema ferroviario un mondo separato nella sua strutturazione e nella sua normativa interna, oltre che caratterizzato da una cultura tecnica specifica essenzialmente autoreferenziale, con minime interazioni con il sistema esterno, se non nell'ambito di linee generali di normazione. Oggi, la presenza di una pluralità di soggetti (gestore dell'Infrastruttura, imprese ferroviarie e eventuali soggetti erogatori di soli servizi) comporta una maggiore complessità dei processi che deve necessariamente portare ad una continua evoluzione e ad un continuo adeguamento delle norme di primo livello emanate dal Ministero e delle norme operative di esercizio emanate dal gestore dell'Infrastruttura.
È in corso di completamento l'organizzazione del gestore dell'Infrastruttura relativamente all'attuazione del sistema di safety management system iniziato a seguito degli obblighi dell'atto di concessione, dell'indicazione delle prescrizioni del Ministero e della ristrutturazione del gruppo FS. In questa fase di implementazione di tecnologie finalizzate alla sicurezza, il gestore dell'Infrastruttura è di fatto il depositario della diretta competenza tecnica per le scelte nell'adduzione dei componenti e dei sistemi tecnologici attraverso processi interni al gestore stesso, di omologazione e di autorizzazione all'esercizio dei suddetti componenti dei sistemi integrati.
Il processo di liberalizzazione del sistema ferroviario comporterà un'adeguata strutturazione degli organi di regolazione che dovranno essere dotati di agilità operativa e di risorse professionali e strumentali adeguate alla missione istituzionale e compatibili a quelle dei soggetti vigilati.
Le attuali strutture ministeriali ereditate dall'ultima riforma dei Ministeri necessitano di significativi potenziamenti - come peraltro è stato recentemente segnalato anche dall'8a Commissione del Senato - in termini sia di risorse, che di agilità operativa, al fine di poter effettuare non solo la vigilanza del sistema, ma anche verifiche puntuali e sistematiche della correttezza ed efficacia dei processi relativi alla sicurezza della circolazione ferroviaria, nonché del rispetto dei tempi per la realizzazione delle opere e della tecnologia.
In tal senso sono state orientate, sia le proposte normative di modifica dell'assetto del Ministero sia le azioni di potenziamento da me promosse all'interno del Ministero stesso nell'attuale configurazione, anche al fine di rendere compatibile la struttura della Direzione generale del trasporto ferroviario a quella degli analoghi organismi presenti negli altri Paese europei.
Per quanto riguarda l'efficienza del sistema trasporti ferroviari, considero mia precisa missione istituzionale il perseguimento continuo dell'obiettivo generale dell'efficienza del sistema dei trasporti ferroviari e sono assolutamente certo della dipendenza diretta di tale efficienza dal raggiungimento di due obiettivi specifici, posti a base del programma di Governo: il potenziamento della dotazione infrastrutturale e il miglioramento della sicurezza.
La rete ferroviaria italiana si è caratterizzata nel tempo per disomogeneità di livello tecnologico e sviluppo territoriale e ciò rende indispensabile un deciso intervento di potenziamento infrastrutturale localizzato soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno. Lo sviluppo infrastrutturale del Paese costituisce uno degli obiettivi principali del programma del Governo e la necessità del potenziamento infrastrutturale ferroviario è chiaramente rappresentato negli atti di programmazione del Governo, quali il primo programma delle infrastrutture strategiche di interesse nazionale, approvato dal CIPE il 21 dicembre dello scorso anno, e il primo addendum al contratto di programma.
In considerazione della lentezza nella realizzazione degli investimenti che ha caratterizzato il nostro Paese finora, risulterà fondamentale, per lo snellimento procedurale e l'accelerazione dello sviluppo infrastrutturale, l'applicazione della legge obiettivo, che riporta la variabile tempo al centro dei processi di realizzazione degli investimenti, così importanti nel settore ferroviario, sia per i riflessi sui livelli di sicurezza della circolazione sia per lo sviluppo organico delle realtà meridionali, ancora così distanti dai livelli di


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infrastrutturazione presenti nelle altre parti del Paese e dell'Europa.
Va dato atto a questo Governo che sin dal dicembre dello scorso anno, nell'identificare il primo piano degli investimenti di preminente interesse nazionale, aveva destinato oltre il 47 per cento degli investimenti al Mezzogiorno del Paese. Tuttavia, non possiamo non sottolineare quanto negli ultimi venti anni poco si sia fatto, non solo nell'infrastrutturazione del Mezzogiorno, non solo nell'infrastrutturazione della Sicilia, ma soprattutto nel raddoppio della linea Palermo-Messina.
Purtroppo, dobbiamo andare molto lontano nel tempo e, in particolare, nel 1981: con la legge n. 17 venne finalmente deciso il raddoppio della linea Palermo-Messina, attraverso un apposito piano integrativo previsto dalla legge stessa. Con i finanziamenti di tale piano, sempre nel 1981, furono appaltate, con concessione di prestazioni integrate, le tratte ferroviarie Messina-San Filippo del Mela, San Filippo del Mela-Sant'Agata Militello e Sant'Agata Militello-Fiumetorto.
Con un'apposita nota informativa, fornirò al Parlamento lo stato dettagliato dei lavori; tuttavia, sin da ora posso fornire sinteticamente i seguenti dati, prodotti da RFI: tratta Messina-Villafranca Tirrenia, in realizzazione, prevista attivazione nell'ottobre del 2002; tratta Villafranca Tirrenia-Rometta, in realizzazione, prevista attivazione nel giugno 2004; tratta Rometta-San Filippo del Mela, in realizzazione, prevista attivazione nel luglio 2005; tratta Terme di Vigliatore-Patti, in realizzazione, prevista attivazione nel settembre 2004; tratta Patti-Castelbuono, in studio, ambito di interventi legge obiettivo; tratta Castelbuono-Cefalù, in progettazione definitiva, attivazione entro il 2008; tratta Cefalù-Lascari; studio varianti parco dell'Imera, attivazione entro il 2009; tratta Lascari-Fiumetorto, in progettazione definitiva, attivazione entro il 2006.
Purtroppo, stando a questi dati, la funzionalità completa della linea Palermo-Messina sarebbe possibile solo nel 2009. Questo testimonia come il nostro Paese, con la logica dei lotti funzionali, con il continuo e perdurante sistema di autorizzazioni frantumate, con l'assenza di soggetti responsabili del processo realizzativo, non è in grado di offrire reti compiute, soprattutto in tempi certi.
In questi mesi stiamo cercando di annullare questa triste eredità, vuoi attraverso l'adozione di nuovi strumenti legislativi, quale la legge obiettivo sopra richiamata, vuoi attraverso una rivisitazione capillare dell'attuale stato di avanzamento progettuale di ogni tratta ferroviaria. Sin dal novembre dello scorso anno con il presidente della Regione Sicilia, proprio in occasione della definizione degli interventi di cui alla delibera del CIPE del 21 dicembre 2001, ci impegnammo a dare certezza sulla realizzazione del raddoppio della tratta Palermo-Messina.
Nell'audizione svolta oggi alla Camera mi è stato chiesto quali risorse sono previste per dare attuazione organica e concreta agli interventi nel Mezzogiorno e quali, in particolare, le risorse destinate alla Sicilia e all'asse ferroviario Palermo-Messina.
Ritengo utile riportare nelle linee generali questi importi. Per gli interventi ferroviari nel Mezzogiorno del Paese sono previsti 13.215 milioni di euro; per interventi nella rete siciliana 2.680 milioni di euro, di cui 2.102 milioni già disponibili; per gli interventi lungo l'asse ferroviario Palermo-Messina 1.068 milioni di euro, di cui 1.024 milioni già disponibili.
Purtroppo, questi dati si confrontano con due indicatori patologici, sia quelli relativi alla capacità di spesa prevista sia quelli relativi alla spesa storica. La capacità di spesa prevista per l'anno 2002 in Sicilia è di 114 milioni di euro di cui 83 milioni per l'asse Messina-Palermo; per l'anno 2003 è di 165 milioni di euro, di cui 110 milioni per l'asse Messina-Palermo; per l'anno 2004 è di 193 milioni di euro di cui 93 milioni per l'asse Messina-Palermo.
Negli ultimi 20 anni la spesa storica sulla linea Messina-Palermo è stata di 341 milioni di euro, mentre per l'intera Regione Sicilia è ammontata a 443 milioni di euro.
Tengo altresì a ricordare che la certezza dell'accesso alle risorse non solo è prospettata nel quadro economico allegato alla delibera del CIPE del 21 dicembre 2001, ma anche in un articolato quadro di strumenti, quali il contratto di programma 2001-2005, il primo addendum del contratto


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stesso, il piano di priorità degli investimenti in corso di rivisitazione, il collegato sulle infrastrutture, la finanziaria 2002, il DPEF per l'anno 2002 e quello per il 2003.
Ritengo però opportuno a questo punto, per dimostrare la vera soluzione di continuità fra le passate legislature e l'attuale, ricordare che per la prima volta il mio Dicastero e il CIPE hanno ritenuto opportuno restituire alle Ferrovie dello Stato Spa il piano di priorità degli investimenti per adeguarlo in modo sostanziale alle linee strategiche, definite nella più volta richiamata delibera del CIPE del 21 dicembre dello scorso anno.
La motivazione di tale restituzione va ricercata proprio nella volontà del Governo di garantire al Mezzogiorno due distinti risultati: un aumento rilevante di risorse da destinare all'ammodernamento della rete ferroviaria del Mezzogiorno; un contenimento dei tempi di attuazione dei lavori programmati dalle Ferrovie dello Stato Spa.
Per quanto riguarda il tema della sicurezza, fin dall'atto dell'insediamento del Governo, lo abbiamo considerato in modo molto concreto, individuando gli interventi cui destinare le risorse finanziarie del 2002. Infatti, nel primo addendum al contratto di programma 2001-2005, che sarà sottoposto al CIPE il 1o agosto prossimo, sono previsti per l'intera rete 630 milioni di euro, pari a 1.221 miliardi di vecchie lire, per il piano straordinario della revisione della rete; 555 milioni di euro, corrispondenti a 1.075 miliardi di vecchie lire, per interventi di miglioramento delle tecnologie asservite alla sicurezza della circolazione; 370 milioni di euro, pari a 729 miliardi di vecchie lire, per interventi di manutenzione straordinaria.
Questa informativa testimonia l'impegno che sin dal primo momento ha caratterizzato l'azione del Governo; un impegno supportato dal Parlamento in quanto sul tema della sicurezza non sono ammissibili né sottovalutazioni, né polemiche, né posizioni precostituite. (Applausi dai Gruppi FI, AN e UDC:CCD-CDU-DE e del senatore Peterlini).

Informativa urgente del Governo sul disastro ferroviario avvenuto a Rometta Marea.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul disastro ferroviario avvenuto a Rometta Marea.
Avverto che, dopo l'intervento del ministro delle infrastrutture e dei trasporti, professor Lunardi, potrà intervenire un oratore per ciascun gruppo ed un oratore per ciascuna delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha facoltà di parlare il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, professor Lunardi.

PIETRO LUNARDI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero in primo luogo esprimere il profondo cordoglio del Governo, e quello mio personale, alle famiglie delle vittime di questo tragico incidente che, come a voi tutti noto, si è verificato alle ore 19 del 20 luglio del 2002, nei pressi della stazione di Rometta Marea, sulla linea ferroviaria Palermo-Messina. L'incidente ha coinvolto il treno espresso «Freccia della Laguna», partito da Palermo e diretto a Venezia. Il locomotore e le prime quattro carrozze del treno sono sviate ed alcune carrozze sono andate ad urtare violentemente contro il casello ferroviario adiacente ad un passaggio a livello.
Nell'evento sono deceduti un macchinista e sette viaggiatori, che si trovavano sulla prima carrozza; quarantasette viaggiatori sono rimasti feriti, tra i quali, gravemente, anche il secondo macchinista. I soccorsi sono stati rapidi e incisivi, compatibilmente con le difficoltà di accesso ai luoghi. Sono stati poi subito attivati i servizi di trasporto sostitutivi, a mezzo di autobus. Nella serata del 20 luglio ho nominato una commissione di inchiesta che, nelle prime ore successive all'incidente, si è recata sul posto. Altre tre commissioni tecniche sono state costituite rispettivamente dalla magistratura, dalla RFI Spa e da Trenitalia Spa.


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Sull'intera zona è stato disposto il sequestro cautelativo da parte dell'autorità giudiziaria. Per il momento nessuna ipotesi sull'accaduto può essere scartata, ma dai documenti tecnici acquisiti e da alcuni rilievi effettuati, e fatti salvi ovviamente gli esiti degli accertamenti, risulta che il locomotore è stato sottoposto all'ultima revisione di turno in data 11 luglio 2002. Nel periodo compreso tra tale data e il giorno dell'incidente, la locomotiva ha percorso 6.196 chilometri ed il successivo intervento di manutenzione, consistente nella visita intermedia, era previsto dopo 15 mila chilometri. L'ultimo intervento di grande riparazione, che contempla fra l'altro il cambio degli assali, è stato effettuato il 19 giugno 2001 dall'Officina grandi riparazioni di Verona, secondo gli standard previsti, che prevedono un intervallo di quattro anni tra i due interventi. I turni di impiego e di riposo dei macchinisti sono risultati conformi alle norme previste e sembra anche di poter escludere l'errore umano, fatti salvi - si ripete - gli esiti degli accertamenti in corso, specialmente nella zona tachigrafica.
Per il tratto di linea all'interno del quale è avvenuto l'incidente, di estesa pari a 2,5 chilometri, l'armamento è stato recentemente oggetto di lavori di risanamento della massicciata, dal 27 maggio al 7 giugno 2002, di lavori di sostituzione di circa il 70 per cento delle traversine, dal 10 al 13 giugno 2002, e di lavori di livellamento del binario con apposita attrezzatura tecnica. Dopo tali interventi sono state compiute anche le regolari operazioni di revisione e controllo da parte dei tecnici di RFI Spa. È certo che, al di là dei fatti (come documentati), bisognerà accertare se le attività svolte sono state effettuate a regola d'arte. Dalle commissioni di inchiesta ci si attende una risposta rapida e che faccia luce, come già detto, anche sulle cause remote dell'incidente. Mi auguro che, per gli accertamenti di competenza del ministero che presiedo, al più presto possibile vengano messi a disposizione i documenti e i mezzi attualmente sotto sequestro, per poter basare il giudizio su tutti i dati disponibili.
Per quanto riguarda una prima ipotesi sulla dinamica dell'incidente, occorre, innanzitutto, far presente che i lavori della commissione ministeriale, in questa fase, sono soggetti alle disposizioni dell'autorità giudiziaria, che ha consentito, dal giorno 22, l'accesso al luogo del disastro.
Le prime tracce, che denotano l'inizio del fenomeno incidentale, sono state ritrovate circa sei metri dopo un giunto di rotaia provvisorio, dove si presume che il primo assile del primo carrello del locomotore possa aver sormontato la rotaia, uscendo dai binari. In questo punto, che si trova a circa 70-90 metri prima del ponticello - progressiva 210+0,45 -, si sono trovati all'esterno della rotaia, sul lato sinistro, bulloni tranciati o, comunque, deformati dalle ruote che ormai non poggiavano più sulla rotaia.
Il locomotore, ormai uscito dai binari, proseguiva la sua corsa e, con una dinamica ancora da accertare, dopo aver ruotato di circa 180 gradi, si andava a posizionare in bilico in corrispondenza del ponte sul torrente Formica, dopo aver divelto un blocco di un tirante della trazione elettrica e demolito la spalla sinistra del ponte.
Le seguenti tre carrozze del convoglio, composto da sette carrozze, si disponevano trasversalmente al binario, interferendo con gli ostacoli adiacenti la linea; uno o più di questi rotabili urtava violentemente contro il casello ferroviario adiacente al passaggio a livello, al chilometro 210+0,49, demolendolo parzialmente.
Circa la localizzazione del luogo dell'incidente, può essere importante notare che questo si trova in una zona dove sono in corso una serie di lavori di manutenzione. In particolare, l'incidente si può localizzare alla progressiva chilometri 209 più 950, in una zona compresa fra le progressive chilometri 209 più 800 e 210 più 0,42, che è stata interessata da lavori di risanamento per metri 500 e da lavori di revisione binario per metri 240.
Nella tratta interessata allo svio e nella stazione di Rometta Marea, la velocità massima consentita è di 105 chilometri orari. Durante il periodo dei lavori tale


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velocità era stata portata a 60 chilometri orari, per essere poi nuovamente riportata a 105 chilometri orari qualche giorno prima dell'incidente.
Uno degli accertamenti su cui verterà l'attenzione dei tecnici ministeriali sarà quello di verificare se i lavori fossero stati effettivamente ultimati e collaudati tecnicamente e se ci fossero le condizioni per autorizzare il ripristino della velocità normale.
Per quanto riguarda lo stato di sicurezza ferroviaria, non voglio essere irriverente nei confronti delle vittime, ma credo che per determinare correttamente i livelli di sicurezza di un modo di trasporto, non si possa che ricorrere alle statistiche di incidentalità ragionando sia in termini di comparazione internazionale sia in termini di comparazione con le statistiche relative agli altri modi di trasporto.
Il confronto con gli anni passati conferma una tendenziale riduzione di alcune particolari tipologie di incidenti, quali quelle ai passaggi a livello e ai deragliamenti. Se il confronto viene riportato ad un periodo di osservazione più lungo, si può affermare che il numero di incidenti tipici, rispetto al 1993, si è ad oggi più che dimezzato. Sempre da quanto emerge dai dati statistici, sia nel settore degli incidenti tipici sia in quello degli incidenti atipici, pur con dati altalenanti, il numero delle vittime, morti e feriti, risulta in costante diminuzione.
Proprio in tale ottica di comparazione, il drammatico evento sul quale oggi riferisco al Parlamento non deve distoglierci dalla consapevolezza della realtà oggettiva, che vede il trasporto ferroviario italiano tra i più sicuri d'Europa oltre che uno dei più sicuri tra i modi di trasporto.
In particolare, l'indice di mortalità dei passeggeri trasportati è stato, nel 2001, pari a 0,19 morti per miliardo di passeggeri/chilometro rispetto ad una media europea, calcolata su 15 reti dell'Unione europea, più quelle di Svizzera e Norvegia, pari a 0,27 morti per miliardo di passeggeri/chilometro.
Il bilancio, pur nella consapevolezza dell'inaccettabilità della perdita anche solo di una vita umana, è realisticamente esiguo rispetto a quello dell'incidentalità stradale, che vede puntualmente un diverso ordine di grandezza degli eventi incidentali, con diverse migliaia di morti all'anno in Italia ed una media non dissimile rispetto al traffico veicolare negli altri paesi europei.
Le consolidate aspettative di estrema sicurezza del mezzo ferroviario non consentono di tollerare, comunque, l'innescarsi anche del minimo processo involutivo del settore. La gestione operativa della sicurezza ferroviaria è affidata, attraverso l'atto di concessione, alla società Rete ferroviaria italiana. Il concessionario della gestione delle infrastrutture è incaricato della costruzione e della manutenzione delle infrastrutture ferroviarie, nonché della gestione dei sistemi di controllo e di sicurezza connessi alla circolazione dei convogli. Nel 2002 circa 1,8 miliardi di euro sono destinati alla manutenzione ordinaria e straordinaria della rete ed è in attuazione un piano straordinario di revisione, per un investimento complessivo di circa 3 mila miliardi di euro.
Quanto al presidio della sicurezza del trasporto ferroviario in Italia, la normativa vigente prevede una distinzione di ruoli e di responsabilità, relativamente alle attività del gestore delle infrastrutture e del ministero. In questa sede non mi soffermo sulla specificità delle attività del gestore dell'infrastruttura, tema che metto a disposizione del Parlamento, con un documento a parte; piuttosto, desidero parlare dell'attività di vigilanza sul sistema da parte del ministero. Quest'attività si esplica attraverso: l'analisi delle disposizioni e delle prescrizioni emesse dal gestore dell'infrastruttura; l'analisi e il monitoraggio del piano annuale integrato della sicurezza; l'analisi delle risultanze dei report e degli audit di monitoraggio, eseguite dal gestore dell'infrastruttura presso le proprie strutture e presso le imprese ferroviarie. La vigilanza ministeriale ha come obiettivo poter valutare compiutamente, attraverso le opportune risorse, soprattutto i processi primari di autostrutturazione adottati dal gestore del


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l'infrastruttura, valutando l'attività di quest'ultimo nel campo strettamente operativo, organizzativo e normativo di secondo livello e verificando l'assoluta continuità dell'azione di presidio della sicurezza.
Quanto alle criticità nel campo della sicurezza, il sistema ferroviario italiano, come quello di altri paesi europei, ha subito e sta subendo profonde trasformazioni strutturali, mirate all'introduzione di maggiori stimoli all'efficienza ed alla concorrenzialità nelle attività produttive del sistema ferroviario nel suo complesso. In tale contesto evolutivo, l'implementazione del modello di presidio della sicurezza che ho sopra esposto comporta la risoluzione di alcune criticità con tempi di transizione e con modalità adeguate. Storicamente l'unitarietà interna, che ha da sempre caratterizzato le ferrovie per la gestione degli impianti e per l'erogazione del trasporto, ha reso il sistema ferroviario un mondo separato nella sua strutturazione e nella sua normativa interna, oltre che caratterizzato da una cultura tecnica specifica, essenzialmente autoreferenziale, con minime interazioni con il sistema esterno, se non nell'ambito di linee generali di normazione. Oggi, la presenza di una pluralità di soggetti - gestore dell'infrastruttura, imprese ferroviarie e eventuali soggetti erogatori di soli servizi - determina una maggiore complessità dei processi che deve necessariamente portare ad una continua evoluzione e ad un continuo adeguamento delle norme di primo livello, emanate dal ministero, e delle norme operative di esercizio, emanate dal gestore dell'infrastruttura.
È in corso di completamento l'organizzazione del gestore dell'infrastruttura relativamente all'attuazione del sistema di safety management system, iniziata a seguito degli obblighi dell'atto di concessione, delle indicazione e delle prescrizioni del ministero e della ristrutturazione del gruppo delle FS. In questa fase di implementazione di tecnologie finalizzate alla sicurezza, il gestore dell'infrastruttura è di fatto il depositario della diretta competenza tecnica per le scelte nell'adozione dei componenti e dei sistemi tecnologici, attraverso processi - interni al gestore stesso - di omologazione e di autorizzazione all'esercizio dei suddetti componenti dei sistemi integrati. Il processo di liberalizzazione del sistema ferroviario comporterà un'adeguata strutturazione degli organi di regolazione, che dovranno essere dotati di agilità operativa e di risorse professionali e strumentali adeguate alla missione istituzionale e comparabili a quelle dei soggetti vigilati.
Le attuali strutture ministeriali, ereditate dall'ultima riforma dei ministeri, necessitano di significativi potenziamenti, come peraltro recentemente segnalato anche dalla VIII Commissione del Senato, sia in termini di risorse, sia in termini di agilità operativa, al fine di poter effettuare, non solo vigilanza di sistema, ma anche verifiche puntuali e sistematiche della correttezza e dell'efficacia dei processi relativi alla sicurezza della circolazione ferroviaria, nonché del rispetto dei tempi per la realizzazione delle opere e delle tecnologie. In tal senso, sono state orientate sia le proposte normative di modifica dell'assetto del ministero, sia le azioni di potenziamento da me promosse all'interno del ministero stesso nell'attuale configurazione, anche al fine di rendere comparabile la struttura della direzione generale del trasporto ferroviario a quella degli analoghi organismi presenti negli altri paesi europei.
Sull'efficienza del sistema dei trasporti ferroviari, considero mia precisa missione istituzionale il perseguimento continuo dell'obiettivo generale dell'efficienza nel sistema dei trasporti ferroviari e sono assolutamente certo della dipendenza diretta di tale efficienza dal raggiungimento di due obiettivi specifici posti a base del programma di Governo: potenziamento della dotazione infrastrutturale e miglioramento della sicurezza. In particolare, la sicurezza ha la precedenza su tutto, anche sulla realizzazione del ponte sullo stretto. La rete ferroviaria italiana si è caratterizzata nel tempo per disomogeneità di livello tecnologico e sviluppo territoriale e ciò rende indispensabile un deciso intervento di potenziamento infrastrutturale localizzato


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soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Lo sviluppo infrastrutturale del paese costituisce uno degli obiettivi principali del programma del Governo e la necessità del potenziamento infrastrutturale ferroviario è chiaramente rappresentata negli atti di programmazione del Governo, quali il primo programma delle infrastrutture strategiche di interesse nazionale approvato dal CIPE il 21 dicembre dello scorso anno ed il primo addendum al contratto di programma.
In considerazione della lentezza nella realizzazione di investimenti, che ha caratterizzato finora il nostro paese, risulterà fondamentale per lo snellimento procedurale e l'accelerazione dello sviluppo infrastrutturale l'applicazione della legge obbiettivo che riporta la variabile tempo al centro dei processi di realizzazione degli investimenti così importanti nel settore ferroviario, sia per i riflessi sui livelli di sicurezza della circolazione, sia per lo sviluppo organico delle realtà meridionali, ancora così distanti dai livelli di infrastrutturazione presenti nelle altre parti del paese e dell'Europa.
Va dato atto a questo Governo che fin dal dicembre dello scorso anno, nell'identificare il primo piano degli investimenti di preminente interesse nazionale, aveva destinato oltre il 47 per cento degli investimenti al Mezzogiorno del paese. Tuttavia, non possiamo non sottolineare quanto negli ultimi vent'anni poco si sia fatto, non solo nell'infrastrutturazione del Mezzogiorno, non solo nell'infrastrutturazione della Sicilia, ma soprattutto nel raddoppio della linea Palermo-Messina. Purtroppo, dobbiamo andare molto lontano nel tempo, in particolare, nel 1981: con la legge n. 17, venne finalmente deciso il raddoppio della linea Palermo-Messina, attraverso un apposito piano integrativo previsto dalla legge stessa. Con i finanziamenti di tale piano, sempre nel 1981, furono appaltate con concessione di prestazioni integrate le tratte ferroviarie Messina-San Filippo del Mela, San Filippo del Mela-Sant'Agata di Militello e Sant'Agata di Militello-Fiumetorto. Con apposita nota informativa fornirò a questo Parlamento lo stato dettagliato dei lavori. Tuttavia, sin da ora posso fornire sinteticamente i seguenti dati prodotti da RFI.
Per la tratta Messina-Villafranca Tirrena, lo stato è in fase di realizzazione e l'attivazione è prevista nel ottobre 2002. La tratta Villafranca Tirrena-Rometta è in fase di realizzazione e sarà attivata nel giugno del 2004. La tratta Rometta-San Filippo di Mela, in fase di realizzazione, sarà attivata nel luglio 2005. La tratta Terme Vigliatore-Patti, in fase di realizzazione, sarà attivata nel settembre 2004. La tratta Patti-Castelbuono è in studio nell'ambito degli interventi della legge obiettivo. La tratta Castelbuono-Cefalù è in progettazione definitiva e sarà attivata entro il 2008. La tratta Cefalù-Lascari, studio varianti Parco Imera, sarà attivata entro il 2009.
La tratta Lascari-Fiumetorto, in progettazione definitiva, sarà attivata entro il 2006. Purtroppo, stando a questi dati, la funzionalità completa della linea Palermo-Messina sarebbe possibile solo nel 2009. Questo testimonia come il nostro paese, con la logica dei lotti funzionali, con il continuo e perdurante sistema di autorizzazioni frantumate con l'assenza di soggetti responsabili nel processo realizzativo, non è in grado di offrire reti compiute, soprattutto in tempi certi. In questi mesi stiamo cercando di annullare questa triste eredità, vuoi attraverso l'adozione di nuovi strumenti legislativi - quali la legge obiettivo sopra richiamata -, vuoi attraverso una rivisitazione capillare dell'attuale stato di avanzamento progettuale di ogni tratta ferroviaria.
Sin dal novembre dello scorso anno, con il presidente della regione Sicilia, proprio in occasione della definizione degli interventi - di cui alla delibera del CIPE del 21 dicembre 2001 - ci impegnammo a dare certezze sulla realizzazione del raddoppio della Palermo-Messina. In occasione dello svolgimento del question time di ieri alla Camera, mi è stato chiesto quali risorse sono previste per dare attuazione organica e concreta agli interventi nel Mezzogiorno e quali, in particolare, destinati alla Sicilia e a questo asse ferroviario


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Messina-Palermo. Ritengo utile riportare nelle linee generali tali importi. Per gli interventi ferroviari nel Mezzogiorno del paese si prevedono 13 mila 215 milioni di euro contenuti nel documento del CIPE; interventi per la rete siciliana per 2.680 milioni di euro, di cui 2.102 già disponibili; interventi lungo l'asse ferroviario Palermo-Messina per 1.068 milioni di euro, di cui 1.024 già disponibili. Purtroppo, questi dati si confrontano con due indicatori patologici: sia quelli relativi alla capacità di spesa prevista sia quelli relativi alla spesa storica. Con riferimento alla capacità di spesa prevista per i prossimi anni, nell'anno 2002 per la Sicilia la previsione è di 114 milioni di euro di cui, per l'asse Messina-Palermo, 83 milioni di euro; nel 2003 sono previsti per la Sicilia 165 milioni di euro, di cui 110 milioni di euro per la Messina-Palermo; nell'anno 2004 sono previsti 193 milioni di euro da spendere, di cui 93 milioni sull'asse Messina-Palermo.
Ricordo che la spesa storica negli ultimi vent'anni per la Palermo-Messina è stata di 341 milioni di euro e per l'intera regione siciliana di 443 milioni di euro. Ritengo, altresì, ricordare che le certezze dell'accesso alle risorse, non solo sono prospettate nel quadro economico allegato alla delibera del CIPE del 21 dicembre 2001, ma anche in un articolato quadro di strumenti quali: il contratto di programma 2001-2005, il primo addendum al contratto stesso, il piano di priorità degli investimenti in corso di rivisitazione, il collegato sulla infrastrutture alla finanziaria 2002, il DPEF del 2002 e del 2003.
Ritengo, però, opportuno, a questo punto - per dimostrare la vera soluzione di continuità tra le passate legislature e l'attuale - ricordare che, per la prima volta, il mio dicastero e il CIPE hanno ritenuto opportuno restituire alle Ferrovie dello Stato Spa il piano di priorità degli investimenti per adeguarlo in modo sostanziale alle linee strategiche definite nella più volte richiamata delibera del CIPE del 21 dicembre dello scorso anno. La motivazione di tale restituzione va ricercata proprio nella volontà del Governo di garantire al Mezzogiorno due distinti risultati: un aumento rilevante di risorse da destinare all'ammodernamento della rete ferroviaria del Mezzogiorno e un contenimento dei tempi di attuazione dei lavori programmati delle Ferrovie dello Stato Spa.
Per quanto riguarda il tema della sicurezza, fin dall'atto dell'insediamento l'abbiamo considerato in modo molto concreto individuando gli interventi cui destinare le risorse della legge finanziaria 2002. Infatti, nel primo addendum al contratto di programma 2001-2005 - che sarà sottoposto al CIPE il 1o agosto prossimo -, sono previsti per l'intera rete 630 milioni di euro per il piano straordinario di revisione della rete, 555 milioni di euro per interventi di miglioramento delle tecnologie asservite alla sicurezza della circolazione, 370 milioni di euro per interventi di manutenzione straordinaria.
Questa informativa testimonia l'impegno che, sin dal primo momento, ha caratterizzato l'azione del Governo. Si tratta di un impegno supportato dal Parlamento in quanto, sul tema della sicurezza, non sono ammissibili né sottovalutazioni né polemiche né posizioni precostituite (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna dei prospetti sull'andamento annuale dell'incidentalità.


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ALLEGATO N. 4

Informativa urgente del Governo sul disastro ferroviario avvenuto a Rometta Marea.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul disastro ferroviario avvenuto a Rometta Marea.
Avverto che, dopo l'intervento del ministro delle infrastrutture e dei trasporti, professor Lunardi, potrà intervenire un oratore per ciascun gruppo ed un oratore per ciascuna delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha facoltà di parlare il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, professor Lunardi.

PIETRO LUNARDI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero in primo luogo esprimere il profondo cordoglio del Governo, e quello mio personale, alle famiglie delle vittime di questo tragico incidente che, come a voi tutti noto, si è verificato alle ore 19 del 20 luglio del 2002, nei pressi della stazione di Rometta Marea, sulla linea ferroviaria Palermo-Messina. L'incidente ha coinvolto il treno espresso «Freccia della Laguna», partito da Palermo e diretto a Venezia. Il locomotore e le prime quattro carrozze del treno sono sviate ed alcune carrozze sono andate ad urtare violentemente contro il casello ferroviario adiacente ad un passaggio a livello.
Nell'evento sono deceduti un macchinista e sette viaggiatori, che si trovavano sulla prima carrozza; quarantasette viaggiatori sono rimasti feriti, tra i quali, gravemente, anche il secondo macchinista. I soccorsi sono stati rapidi e incisivi, compatibilmente con le difficoltà di accesso ai luoghi. Sono stati poi subito attivati i servizi di trasporto sostitutivi, a mezzo di autobus. Nella serata del 20 luglio ho nominato una commissione di inchiesta che, nelle prime ore successive all'incidente, si è recata sul posto. Altre tre commissioni tecniche sono state costituite rispettivamente dalla magistratura, dalla RFI Spa e da Trenitalia Spa.
Sull'intera zona è stato disposto il sequestro cautelativo da parte dell'autorità giudiziaria. Per il momento nessuna ipotesi sull'accaduto può essere scartata, ma dai documenti tecnici acquisiti e da alcuni rilievi effettuati, e fatti salvi ovviamente gli esiti degli accertamenti, risulta che il locomotore è stato sottoposto all'ultima revisione di turno in data 11 luglio 2002. Nel periodo compreso tra tale data e il giorno dell'incidente, la locomotiva ha percorso 6.196 chilometri ed il successivo intervento di manutenzione, consistente nella visita intermedia, era previsto dopo 15 mila chilometri. L'ultimo intervento di grande riparazione, che contempla fra l'altro il cambio degli assali, è stato effettuato il 19 giugno 2001 dall'Officina grandi riparazioni di Verona, secondo gli standard previsti, che prevedono un intervallo di quattro anni tra i due interventi. I turni di impiego e di riposo dei macchinisti sono risultati conformi alle norme previste e sembra anche di poter escludere l'errore umano, fatti salvi - si ripete - gli esiti degli accertamenti in corso, specialmente nella zona tachigrafica.
Per il tratto di linea all'interno del quale è avvenuto l'incidente, di estesa pari a 2,5 chilometri, l'armamento è stato recentemente oggetto di lavori di risanamento della massicciata, dal 27 maggio al 7 giugno 2002, di lavori di sostituzione di circa il 70 per cento delle traversine, dal 10 al 13 giugno 2002, e di lavori di livellamento del binario con apposita attrezzatura tecnica. Dopo tali interventi sono state compiute anche le regolari operazioni di revisione e controllo da parte dei tecnici di RFI Spa. È certo che, al di là dei fatti (come documentati), bisognerà accertare se le attività svolte sono state effettuate a regola d'arte. Dalle


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commissioni di inchiesta ci si attende una risposta rapida e che faccia luce, come già detto, anche sulle cause remote dell'incidente. Mi auguro che, per gli accertamenti di competenza del ministero che presiedo, al più presto possibile vengano messi a disposizione i documenti e i mezzi attualmente sotto sequestro, per poter basare il giudizio su tutti i dati disponibili.
Per quanto riguarda una prima ipotesi sulla dinamica dell'incidente, occorre, innanzitutto, far presente che i lavori della commissione ministeriale, in questa fase, sono soggetti alle disposizioni dell'autorità giudiziaria, che ha consentito, dal giorno 22, l'accesso al luogo del disastro.
Le prime tracce, che denotano l'inizio del fenomeno incidentale, sono state ritrovate circa sei metri dopo un giunto di rotaia provvisorio, dove si presume che il primo assile del primo carrello del locomotore possa aver sormontato la rotaia, uscendo dai binari. In questo punto, che si trova a circa 70-90 metri prima del ponticello - progressiva 210+0,45 -, si sono trovati all'esterno della rotaia, sul lato sinistro, bulloni tranciati o, comunque, deformati dalle ruote che ormai non poggiavano più sulla rotaia.
Il locomotore, ormai uscito dai binari, proseguiva la sua corsa e, con una dinamica ancora da accertare, dopo aver ruotato di circa 180 gradi, si andava a posizionare in bilico in corrispondenza del ponte sul torrente Formica, dopo aver divelto un blocco di un tirante della trazione elettrica e demolito la spalla sinistra del ponte.
Le seguenti tre carrozze del convoglio, composto da sette carrozze, si disponevano trasversalmente al binario, interferendo con gli ostacoli adiacenti la linea; uno o più di questi rotabili urtava violentemente contro il casello ferroviario adiacente al passaggio a livello, al chilometro 210+0,49, demolendolo parzialmente.
Circa la localizzazione del luogo dell'incidente, può essere importante notare che questo si trova in una zona dove sono in corso una serie di lavori di manutenzione. In particolare, l'incidente si può localizzare alla progressiva chilometri 209 più 950, in una zona compresa fra le progressive chilometri 209 più 800 e 210 più 0,42, che è stata interessata da lavori di risanamento per metri 500 e da lavori di revisione binario per metri 240.
Nella tratta interessata allo svio e nella stazione di Rometta Marea, la velocità massima consentita è di 105 chilometri orari. Durante il periodo dei lavori tale velocità era stata portata a 60 chilometri orari, per essere poi nuovamente riportata a 105 chilometri orari qualche giorno prima dell'incidente.
Uno degli accertamenti su cui verterà l'attenzione dei tecnici ministeriali sarà quello di verificare se i lavori fossero stati effettivamente ultimati e collaudati tecnicamente e se ci fossero le condizioni per autorizzare il ripristino della velocità normale.
Per quanto riguarda lo stato di sicurezza ferroviaria, non voglio essere irriverente nei confronti delle vittime, ma credo che per determinare correttamente i livelli di sicurezza di un modo di trasporto, non si possa che ricorrere alle statistiche di incidentalità ragionando sia in termini di comparazione internazionale sia in termini di comparazione con le statistiche relative agli altri modi di trasporto.
Il confronto con gli anni passati conferma una tendenziale riduzione di alcune particolari tipologie di incidenti, quali quelle ai passaggi a livello e ai deragliamenti. Se il confronto viene riportato ad un periodo di osservazione più lungo, si può affermare che il numero di incidenti tipici, rispetto al 1993, si è ad oggi più che dimezzato. Sempre da quanto emerge dai dati statistici, sia nel settore degli incidenti tipici sia in quello degli incidenti atipici, pur con dati altalenanti, il numero delle vittime, morti e feriti, risulta in costante diminuzione.
Proprio in tale ottica di comparazione, il drammatico evento sul quale oggi riferisco al Parlamento non deve distoglierci dalla consapevolezza della realtà oggettiva, che vede il trasporto ferroviario italiano tra i più sicuri d'Europa oltre che uno dei più sicuri tra i modi di trasporto.


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In particolare, l'indice di mortalità dei passeggeri trasportati è stato, nel 2001, pari a 0,19 morti per miliardo di passeggeri/chilometro rispetto ad una media europea, calcolata su 15 reti dell'Unione europea, più quelle di Svizzera e Norvegia, pari a 0,27 morti per miliardo di passeggeri/chilometro.
Il bilancio, pur nella consapevolezza dell'inaccettabilità della perdita anche solo di una vita umana, è realisticamente esiguo rispetto a quello dell'incidentalità stradale, che vede puntualmente un diverso ordine di grandezza degli eventi incidentali, con diverse migliaia di morti all'anno in Italia ed una media non dissimile rispetto al traffico veicolare negli altri paesi europei.
Le consolidate aspettative di estrema sicurezza del mezzo ferroviario non consentono di tollerare, comunque, l'innescarsi anche del minimo processo involutivo del settore. La gestione operativa della sicurezza ferroviaria è affidata, attraverso l'atto di concessione, alla società Rete ferroviaria italiana. Il concessionario della gestione delle infrastrutture è incaricato della costruzione e della manutenzione delle infrastrutture ferroviarie, nonché della gestione dei sistemi di controllo e di sicurezza connessi alla circolazione dei convogli. Nel 2002 circa 1,8 miliardi di euro sono destinati alla manutenzione ordinaria e straordinaria della rete ed è in attuazione un piano straordinario di revisione, per un investimento complessivo di circa 3 mila miliardi di euro.
Quanto al presidio della sicurezza del trasporto ferroviario in Italia, la normativa vigente prevede una distinzione di ruoli e di responsabilità, relativamente alle attività del gestore delle infrastrutture e del ministero. In questa sede non mi soffermo sulla specificità delle attività del gestore dell'infrastruttura, tema che metto a disposizione del Parlamento, con un documento a parte; piuttosto, desidero parlare dell'attività di vigilanza sul sistema da parte del ministero. Quest'attività si esplica attraverso: l'analisi delle disposizioni e delle prescrizioni emesse dal gestore dell'infrastruttura; l'analisi e il monitoraggio del piano annuale integrato della sicurezza; l'analisi delle risultanze dei report e degli audit di monitoraggio, eseguite dal gestore dell'infrastruttura presso le proprie strutture e presso le imprese ferroviarie. La vigilanza ministeriale ha come obiettivo poter valutare compiutamente, attraverso le opportune risorse, soprattutto i processi primari di autostrutturazione adottati dal gestore dell'infrastruttura, valutando l'attività di quest'ultimo nel campo strettamente operativo, organizzativo e normativo di secondo livello e verificando l'assoluta continuità dell'azione di presidio della sicurezza.
Quanto alle criticità nel campo della sicurezza, il sistema ferroviario italiano, come quello di altri paesi europei, ha subito e sta subendo profonde trasformazioni strutturali, mirate all'introduzione di maggiori stimoli all'efficienza ed alla concorrenzialità nelle attività produttive del sistema ferroviario nel suo complesso. In tale contesto evolutivo, l'implementazione del modello di presidio della sicurezza che ho sopra esposto comporta la risoluzione di alcune criticità con tempi di transizione e con modalità adeguate. Storicamente l'unitarietà interna, che ha da sempre caratterizzato le ferrovie per la gestione degli impianti e per l'erogazione del trasporto, ha reso il sistema ferroviario un mondo separato nella sua strutturazione e nella sua normativa interna, oltre che caratterizzato da una cultura tecnica specifica, essenzialmente autoreferenziale, con minime interazioni con il sistema esterno, se non nell'ambito di linee generali di normazione. Oggi, la presenza di una pluralità di soggetti - gestore dell'infrastruttura, imprese ferroviarie e eventuali soggetti erogatori di soli servizi - determina una maggiore complessità dei processi che deve necessariamente portare ad una continua evoluzione e ad un continuo adeguamento delle norme di primo livello, emanate dal ministero, e delle norme operative di esercizio, emanate dal gestore dell'infrastruttura.
È in corso di completamento l'organizzazione del gestore dell'infrastruttura relativamente all'attuazione del sistema di


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safety management system, iniziata a seguito degli obblighi dell'atto di concessione, delle indicazione e delle prescrizioni del ministero e della ristrutturazione del gruppo delle FS. In questa fase di implementazione di tecnologie finalizzate alla sicurezza, il gestore dell'infrastruttura è di fatto il depositario della diretta competenza tecnica per le scelte nell'adozione dei componenti e dei sistemi tecnologici, attraverso processi - interni al gestore stesso - di omologazione e di autorizzazione all'esercizio dei suddetti componenti dei sistemi integrati. Il processo di liberalizzazione del sistema ferroviario comporterà un'adeguata strutturazione degli organi di regolazione, che dovranno essere dotati di agilità operativa e di risorse professionali e strumentali adeguate alla missione istituzionale e comparabili a quelle dei soggetti vigilati.
Le attuali strutture ministeriali, ereditate dall'ultima riforma dei ministeri, necessitano di significativi potenziamenti, come peraltro recentemente segnalato anche dalla VIII Commissione del Senato, sia in termini di risorse, sia in termini di agilità operativa, al fine di poter effettuare, non solo vigilanza di sistema, ma anche verifiche puntuali e sistematiche della correttezza e dell'efficacia dei processi relativi alla sicurezza della circolazione ferroviaria, nonché del rispetto dei tempi per la realizzazione delle opere e delle tecnologie. In tal senso, sono state orientate sia le proposte normative di modifica dell'assetto del ministero, sia le azioni di potenziamento da me promosse all'interno del ministero stesso nell'attuale configurazione, anche al fine di rendere comparabile la struttura della direzione generale del trasporto ferroviario a quella degli analoghi organismi presenti negli altri paesi europei.
Sull'efficienza del sistema dei trasporti ferroviari, considero mia precisa missione istituzionale il perseguimento continuo dell'obiettivo generale dell'efficienza nel sistema dei trasporti ferroviari e sono assolutamente certo della dipendenza diretta di tale efficienza dal raggiungimento di due obiettivi specifici posti a base del programma di Governo: potenziamento della dotazione infrastrutturale e miglioramento della sicurezza. In particolare, la sicurezza ha la precedenza su tutto, anche sulla realizzazione del ponte sullo stretto. La rete ferroviaria italiana si è caratterizzata nel tempo per disomogeneità di livello tecnologico e sviluppo territoriale e ciò rende indispensabile un deciso intervento di potenziamento infrastrutturale localizzato soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Lo sviluppo infrastrutturale del paese costituisce uno degli obiettivi principali del programma del Governo e la necessità del potenziamento infrastrutturale ferroviario è chiaramente rappresentata negli atti di programmazione del Governo, quali il primo programma delle infrastrutture strategiche di interesse nazionale approvato dal CIPE il 21 dicembre dello scorso anno ed il primo addendum al contratto di programma.
In considerazione della lentezza nella realizzazione di investimenti, che ha caratterizzato finora il nostro paese, risulterà fondamentale per lo snellimento procedurale e l'accelerazione dello sviluppo infrastrutturale l'applicazione della legge obbiettivo che riporta la variabile tempo al centro dei processi di realizzazione degli investimenti così importanti nel settore ferroviario, sia per i riflessi sui livelli di sicurezza della circolazione, sia per lo sviluppo organico delle realtà meridionali, ancora così distanti dai livelli di infrastrutturazione presenti nelle altre parti del paese e dell'Europa.
Va dato atto a questo Governo che fin dal dicembre dello scorso anno, nell'identificare il primo piano degli investimenti di preminente interesse nazionale, aveva destinato oltre il 47 per cento degli investimenti al Mezzogiorno del paese. Tuttavia, non possiamo non sottolineare quanto negli ultimi vent'anni poco si sia fatto, non solo nell'infrastrutturazione del Mezzogiorno, non solo nell'infrastrutturazione della Sicilia, ma soprattutto nel raddoppio della linea Palermo-Messina. Purtroppo, dobbiamo andare molto lontano nel tempo, in particolare, nel 1981: con la legge n. 17, venne finalmente deciso il


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raddoppio della linea Palermo-Messina, attraverso un apposito piano integrativo previsto dalla legge stessa. Con i finanziamenti di tale piano, sempre nel 1981, furono appaltate con concessione di prestazioni integrate le tratte ferroviarie Messina-San Filippo del Mela, San Filippo del Mela-Sant'Agata di Militello e Sant'Agata di Militello-Fiumetorto. Con apposita nota informativa fornirò a questo Parlamento lo stato dettagliato dei lavori. Tuttavia, sin da ora posso fornire sinteticamente i seguenti dati prodotti da RFI.
Per la tratta Messina-Villafranca Tirrena, lo stato è in fase di realizzazione e l'attivazione è prevista nel ottobre 2002. La tratta Villafranca Tirrena-Rometta è in fase di realizzazione e sarà attivata nel giugno del 2004. La tratta Rometta-San Filippo di Mela, in fase di realizzazione, sarà attivata nel luglio 2005. La tratta Terme Vigliatore-Patti, in fase di realizzazione, sarà attivata nel settembre 2004. La tratta Patti-Castelbuono è in studio nell'ambito degli interventi della legge obiettivo. La tratta Castelbuono-Cefalù è in progettazione definitiva e sarà attivata entro il 2008. La tratta Cefalù-Lascari, studio varianti Parco Imera, sarà attivata entro il 2009.
La tratta Lascari-Fiumetorto, in progettazione definitiva, sarà attivata entro il 2006. Purtroppo, stando a questi dati, la funzionalità completa della linea Palermo-Messina sarebbe possibile solo nel 2009. Questo testimonia come il nostro paese, con la logica dei lotti funzionali, con il continuo e perdurante sistema di autorizzazioni frantumate con l'assenza di soggetti responsabili nel processo realizzativo, non è in grado di offrire reti compiute, soprattutto in tempi certi. In questi mesi stiamo cercando di annullare questa triste eredità, vuoi attraverso l'adozione di nuovi strumenti legislativi - quali la legge obiettivo sopra richiamata -, vuoi attraverso una rivisitazione capillare dell'attuale stato di avanzamento progettuale di ogni tratta ferroviaria.
Sin dal novembre dello scorso anno, con il presidente della regione Sicilia, proprio in occasione della definizione degli interventi - di cui alla delibera del CIPE del 21 dicembre 2001 - ci impegnammo a dare certezze sulla realizzazione del raddoppio della Palermo-Messina. In occasione dello svolgimento del question time di ieri alla Camera, mi è stato chiesto quali risorse sono previste per dare attuazione organica e concreta agli interventi nel Mezzogiorno e quali, in particolare, destinati alla Sicilia e a questo asse ferroviario Messina-Palermo. Ritengo utile riportare nelle linee generali tali importi. Per gli interventi ferroviari nel Mezzogiorno del paese si prevedono 13 mila 215 milioni di euro contenuti nel documento del CIPE; interventi per la rete siciliana per 2.680 milioni di euro, di cui 2.102 già disponibili; interventi lungo l'asse ferroviario Palermo-Messina per 1.068 milioni di euro, di cui 1.024 già disponibili. Purtroppo, questi dati si confrontano con due indicatori patologici: sia quelli relativi alla capacità di spesa prevista sia quelli relativi alla spesa storica. Con riferimento alla capacità di spesa prevista per i prossimi anni, nell'anno 2002 per la Sicilia la previsione è di 114 milioni di euro di cui, per l'asse Messina-Palermo, 83 milioni di euro; nel 2003 sono previsti per la Sicilia 165 milioni di euro, di cui 110 milioni di euro per la Messina-Palermo; nell'anno 2004 sono previsti 193 milioni di euro da spendere, di cui 93 milioni sull'asse Messina-Palermo.
Ricordo che la spesa storica negli ultimi vent'anni per la Palermo-Messina è stata di 341 milioni di euro e per l'intera regione siciliana di 443 milioni di euro. Ritengo, altresì, ricordare che le certezze dell'accesso alle risorse, non solo sono prospettate nel quadro economico allegato alla delibera del CIPE del 21 dicembre 2001, ma anche in un articolato quadro di strumenti quali: il contratto di programma 2001-2005, il primo addendum al contratto stesso, il piano di priorità degli investimenti in corso di rivisitazione, il collegato sulla infrastrutture alla finanziaria 2002, il DPEF del 2002 e del 2003.
Ritengo, però, opportuno, a questo punto - per dimostrare la vera soluzione di continuità tra le passate legislature e


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l'attuale - ricordare che, per la prima volta, il mio dicastero e il CIPE hanno ritenuto opportuno restituire alle Ferrovie dello Stato Spa il piano di priorità degli investimenti per adeguarlo in modo sostanziale alle linee strategiche definite nella più volte richiamata delibera del CIPE del 21 dicembre dello scorso anno. La motivazione di tale restituzione va ricercata proprio nella volontà del Governo di garantire al Mezzogiorno due distinti risultati: un aumento rilevante di risorse da destinare all'ammodernamento della rete ferroviaria del Mezzogiorno e un contenimento dei tempi di attuazione dei lavori programmati delle Ferrovie dello Stato Spa.
Per quanto riguarda il tema della sicurezza, fin dall'atto dell'insediamento l'abbiamo considerato in modo molto concreto individuando gli interventi cui destinare le risorse della legge finanziaria 2002. Infatti, nel primo addendum al contratto di programma 2001-2005 - che sarà sottoposto al CIPE il 1o agosto prossimo -, sono previsti per l'intera rete 630 milioni di euro per il piano straordinario di revisione della rete, 555 milioni di euro per interventi di miglioramento delle tecnologie asservite alla sicurezza della circolazione, 370 milioni di euro per interventi di manutenzione straordinaria.
Questa informativa testimonia l'impegno che, sin dal primo momento, ha caratterizzato l'azione del Governo. Si tratta di un impegno supportato dal Parlamento in quanto, sul tema della sicurezza, non sono ammissibili né sottovalutazioni né polemiche né posizioni precostituite (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna dei prospetti sull'andamento annuale dell'incidentalità.