Allegato A
Seduta n. 203 dell'11/10/2002


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(Sezione 4 - Crisi industriale della Fiat)

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro delle attività produttive, per sapere - premesso che:
è di dominio pubblico la notizia secondo la quale la Fiat starebbe per operare tagli strutturali in alcuni stabilimenti di produzione del Meridione e dell'Italia settentrionale, in particolare in quelli di Termini Imerese e di Arese, nei quali sono occupati 2.900 lavoratori;
la notizia ha creato vivo allarme e preoccupazione nel Paese, ma soprattutto in Sicilia ed in provincia di Palermo, a Torino e ad Arese, in provincia di Milano, per i minacciati licenziamenti di migliaia di lavoratori e per i danni irreversibili che deriverebbero all'economia di diverse province;
la Fiat nei decenni ha sempre usufruito di provvidenze ed agevolazioni da parte dello Stato, finalizzate a sostenerne l'attività e lo sviluppo, nonché di centinaia di migliaia di ore di cassa integrazione, durante i ciclici periodi di crisi, vera o presunta, che hanno interessato il mercato dell'auto;
nell'ultimo triennio, la Fiat ha pure beneficiato degli interventi indiretti di sostegno, previsti dalla cosiddetta legge sulle rottamazioni e da quelle sugli ecoincentivi;
la crisi denunciata dall'azienda torinese è apparsa a numerosi esperti economici e commentatori politici, compresi gli interpellanti, inaspettata ed eccessivamente accentuata rispetto alle condizioni di mercato ed agli indicatori economico-finanziari, che nel recente passato sembravano confermare una certa stabilità nel settore e non una crisi che oggi appare in rapida evoluzione e che non sembra toccare con la stessa gravità le industrie concorrenti europee e d'oltreoceano;
le regole dell'Unione europea non consentono agli Stati membri di intervenire per sostenere, in particolare, settori in difficoltà, ma è altrettanto chiaro che la chiusura di alcuni stabilimenti Fiat e la prospettiva di cessioni di rami fondamentali dell'azienda nel settore di produzione delle autovetture e delle componenti meccaniche a produttori stranieri comporterà, in prospettiva, un vero e proprio cedimento della politica industriale del Paese sul fronte della produzione di beni di consumo nei più svariati settori -:
quali iniziative intenda adottare il Governo per il mantenimento o lo sviluppo dell'attività industriale in un settore della produzione dei beni così fondamentale, con specifico riferimento alla crisi denunciata dall'industria trainante e leader, qual è la Fiat;
quali siano le effettive prospettive di mantenimento di attività industriali legate


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alla produzione automobilistica nell'area di Arese e quelle di diverso riutilizzo degli impianti e delle infrastrutture della stessa area, anche in riferimento alla realizzazione del vicino nuovo polo fieristico di Rho-Pero;
quali siano le prospettive di riconversione dei lavoratori attualmente occupati nel settore automobilistico nelle aree interessate del Piemonte, del Sud e della Sicilia.
(2-00492)
«La Russa, Lo Presti, Gamba, Cannella, Ghiglia, Fragalà, Briguglio».
(8 ottobre 2002)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro delle attività produttive, per sapere - premesso che:
è stata data ampia diffusione alla notizia di un piano di ridimensionamento della Fiat che colpirebbe, in particolare modo ed in maniera definitiva, lo stabilimento di Termini Imerese;
nella fabbrica di Termini Imerese sono impiegate circa duemila unità e diverse centinaia trovano occupazione in altre imprese collegate all'attività della Fiat;
tale situazione occupazionale interessa un vasto territorio che riguarda numerosi comuni limitrofi a Termini Imerese;
la chiusura o lo stesso ridimensionamento dello stabilimento creerebbero drammatiche conseguenze all'economia del territorio, a suo tempo destinato all'insediamento industriale, con grave pregiudizio per attività economiche cui esso era naturalmente vocato per la particolare attrazione e la fertilità dell'ambiente naturale, sottratto ad iniziative agricole e turistiche che avrebbero assicurato uno sviluppo alternativo certamente stabile e duraturo;
alla realizzazione dello stabilimento vennero all'origine destinate ingenti risorse pubbliche per creare una compartecipazione con l'azienda automobilistica (Sicil Fiat), la quale assorbì poi, interamente e senza adeguati ritorni finanziari, la titolarità dell'impresa;
le prospettive citate hanno creato una forte tensione nella popolazione che determina anche seri pericoli per la sicurezza pubblica -:
quali iniziative intenda intraprendere il Governo per salvaguardare i vasti e sensibili interessi che sarebbero colpiti dalle prospettive annunciate, determinando un nuovo e grave pregiudizio per l'economia di una zona già in grande sofferenza e una nuova manifestazione di insensibilità per i problemi del Sud del paese.
(2-00493)
«Mormino, Fallica, Stagno D'Alcontres, Lucchese, La Grua, Trantino, Giudice, Grimaldi, Cristaldi, Cannella, Giuseppe Gianni, Marinello, Misuraca, Gazzara, Mauro, D'Alia, Romano, Baiamonte, Amato, Sterpa, Zanettin, Verdini, Santulli, Garagnani, Zorzato, Blasi, Crosetto, Verro, Romoli, Fontana, Oricchio, Palma, Angelino Alfano, Nicolosi».
(8 ottobre 2002)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle attività produttive, per sapere - premesso che:
la Fiat auto nel luglio 2002 ha raggiunto un accordo con Cisl e Uil, non sottoscritto dalla Cgil, sull'utilizzo dei prepensionamenti per razionalizzazioni di personale, relativamente a 2.800 lavoratori, finalizzati al rilancio dell'azienda;
l'azienda torinese, tramite l'amministratore delegato Paolo Fresco, aveva annunciato un piano di rilancio concordato


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con diversi istituti di credito e la definizione di 20 nuovi modelli da mandare in produzione;
il Governo varò degli incentivi, modesti, per sostenere la domanda, rispetto ad un mercato che faceva registrare un trend negativo, rivelatisi del tutto ininfluenti rispetto alla crisi profonda del gruppo torinese;
ad oggi, il mercato fa segnare qualche segnale di ripresa, ma non per la Fiat che, pochi giorni fa, nell'incontrare in maniera informale il Governo, ha ipotizzato la necessità di nuovi tagli, pari a quasi 8.000 dipendenti, concentrati negli stabilimenti di Termini Imerese, Arese e Mirafiori;
i numeri parlano chiaramente di una crisi al buio senza prospettive;
tra i lavoratori sta crescendo la tensione e si sono registrate proteste spontanee, in particolare in Sicilia, dove la realtà Fiat costituisce un insediamento produttivo centrale per l'economia;
la Fiat auto è in Italia il più grande gruppo industriale e la sua crisi colpisce profondamente l'economia, che sta attraversando una difficile fase congiunturale;
la X Commissione attività produttive della Camera dei deputati, nel mese di luglio 2002, ha condotto un'approfondita riflessione sul tema, mediante un'indagine conoscitiva conclusasi con un documento importante ed attuale;
il Governo non può assistere in maniera inerte al declino, alla possibile scomparsa della Fiat e magari alla sua colonizzazione da parte della General Motors, la quale potrebbe procedere ad ulteriori tagli, destrutturando il gruppo automobilistico -:
quali iniziative il Governo, di concerto con gli enti locali e le regioni interessate, intenda adottare con la massima urgenza in merito alla crisi industriale della Fiat auto, al fine di salvaguardare i livelli produttivi ed occupazionali del gruppo automobilistico, con particolare riferimento agli stabilimenti localizzati nel Mezzogiorno;
quali iniziative intenda adottare per rilanciare un comparto fondamentale per l'economia industriale italiana.
(2-00495) «Burtone, Cardinale, Giovanni Bianchi, Enzo Bianco, Gerardo Bianco, Carbonella, Acquarone, Colasio, De Mita, Delbono, Duilio, Fanfani, Franceschini, Gentiloni Silveri, Ladu, Letta, Santino Adamo Loddo, Loiero, Maccanico, Marini, Mattarella, Micheli, Mosella, Parisi, Pinza, Piscitello, Pistelli, Soro, Squeglia, Volpini, Lusetti».
(8 ottobre 2002)