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La seduta, sospesa alle 16,55, è ripresa alle 17,05.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. L'onorevole Chiaromonte ha facoltà di FRANCA CHIAROMONTE. L'interpellanza è volta a conoscere le ragioni, e soprattutto il mandato, in base al quale il Governo italiano, isolato dal resto dell'Europa, ha chiesto di bloccare la ricerca sulle cellule staminali derivanti da embrioni sovrannumerari. Sottolineo sovrannumerari, perché si tratta di embrioni il cui destino è, in qualche modo, segnato.
PRESIDENTE. Il viceministro per l'istruzione, l'università e la ricerca, onorevole Guido Possa, ha facoltà di GUIDO POSSA, Viceministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, comincio con il ricordare un fatto: lo scorso 30 settembre, il Consiglio competitività dell'Unione europea ha adottato le regole di partecipazione al VI programma quadro della ricerca, che può quindi partire secondo i tempi previsti; quindi, non vi è stato alcun ritardo causato dalla posizione assunta dall'Italia su questo particolare tema (come, invece, viene asserito nel testo dell'interpellanza).
staminali derivate da embrioni umani a condizione, tra le tante, che la loro produzione sia antecedente al 30 gennaio 2002. Come si vede alla base vi è uno stesso concetto, uno stesso principio: la volontà di spezzare ogni rapporto tra causa effetto tra la ricerca e la morte dell'embrione per produrre le cellule staminali. In conclusione, non c'è, assolutamente, alcun bavaglio alla ricerca, assolutamente. La nostra posizione non bloccherebbe, in alcun modo i ricercatori, né italiani né europei, anche se venisse mantenuta come tale dopo la sospensiva. Ho parlato prima di sospensiva ma non ho detto che tale sospensiva avrà termine il dicembre 2003. Cosa accadrà dopo è una domanda cui deve rispondere la Commissione. La Commissione ha preso molto a cuore questa vicenda ed ha in animo di impegnare questo tempo di sospensione in studi particolareggiati, sia sulle continue evoluzioni scientifiche del settore, sia su studi sulle regolamentazioni e legislazioni che, pian piano, si stanno introducendo nei vari paesi al riguardo di questo tema sia, in particolare studierà un approfondimento mediante l'apposito convegno riguardante proprio le cellule staminali derivanti da embrioni umani, entro la primavera del 2003. La Commissione stessa si è impegnata nei confronti del Parlamento e del Consiglio di ricerca a presentare, in tempo utile per il Consiglio di ricerca del settembre 2003, che dovrà definire la questione, un approfondito rapporto in merito.
PRESIDENTE. L'onorevole Labate, cofirmataria dell'interpellanza, ha facoltà di GRAZIA LABATE. Signor Presidente, vorrei ringraziare il viceministro Possa per questa ultima precisazione relativamente al lavoro di indagine sul terreno scientifico ed anche su quello della costruzione di regole comunemente condivise in ambito europeo. In questo senso, da questa moratoria, raggiunta come modalità compromissoria all'interno dell'Unione, se dovesse essere utilizzata a questo fine, ne deriverebbe un vantaggio a fare chiarezza sul futuro anche della discussione scientifica in questo ambito.
della scienza, correttezza delle finalità cui la libertà del pensiero scientifico, nell'indagare, deve sottoporsi, soprattutto rispettando i codici etici (codici etici che, come diceva già la collega Chiaromonte, sono da tutti condivisi; tutti, infatti, sottoscriviamo la convenzione di Oviedo).
parlamentari non ci consentono di fare una disquisizione scientifica sull'uso e i tempi delle cellule totipotenti o meno potenti. In questo caso, la risposta da parte del Governo non è soddisfacente.
Si tratta, a mio avviso, di una decisione grave per molti motivi. Il primo attiene alla speranza di vita di milioni di persone, affette da patologie curabili, se - e solo se - questa ricerca va avanti; persone, peraltro, che, diversamente dal passato, sono persone in carne ed ossa - qui ed ora -, nel senso che, molto spesso, non si parla più dei nostri figli o dei nostri nipoti, ma di persone malate oggi, per cui bloccare la ricerca per uno o due anni può significare - come ricorda spesso, per esempio, il radicale Luca Coscioni - non solo la vita o la morte, ma anche una certa qualità della vita o un'altra qualità della vita.
Il secondo motivo - più politico, se vogliamo - riguarda (ed è questo il senso della nostra interpellanza) la questione del mandato, perché, come forse si sa - dico forse perché le conclusioni della commissione Dulbecco non sono più presenti sul sito del Ministero -, la cosiddetta commissione Dulbecco, istituita nel 2000, era pervenuta ad una risoluzione maggioritaria nella quale - cito il testo - si scriveva che la scelta di destinare una parte di questi embrioni sovrannumerari a ricerche dalle quali possano derivare notevoli benefici per l'umanità, non comporta - io sottolineo questa posizione, perché è la nostra - una concezione strumentale dell'embrione - nel senso che noi non abbiamo alcuna concezione strumentale di quel progetto di vita, cui l'umanità deve rispetto - né costituisce un atto di mancanza di rispetto nei confronti della vita umana, in specie se si considera che l'alternativa è lasciare che questi embrioni periscano.
Conclude la risoluzione maggioritaria, facendo propria una pratica che nel dibattito bioetico è frequente, che quando ci si trova di fronte a soluzioni dilemmatiche - come quella in cui ci si trova - se si esclude l'inazione, bisogna bilanciare i valori in gioco. E la bilancia pende, a nostro avviso, così come secondo la risoluzione maggioritaria di quella commissione, a favore della destinazione di tali embrioni per una ricerca suscettibile di salvare la vita di milioni di esseri umani. Ecco, noi chiediamo perché, ed in base a quali considerazioni, questa risoluzione è stata considerata inutile.
Infine, vorrei svolgere rapidamente alcune considerazioni generali. In primo luogo, sappiamo bene che la questione della sperimentazione sugli embrioni è questione complessa, che chiama in causa interrogativi profondi in ciascuno di noi, legati all'etica; per questo, necessariamente, si deve procedere con cautela, così come, del resto, ha scelto di fare l'Europa, vietando - e questa scelta non era scontata - la produzione di embrioni ad hoc a scopo di ricerca. Del resto, se mi si consente una battuta, la contraddittorietà di tali questioni, interna a ciascuna posizione, che necessita di attenzione per le evoluzioni della scienza e della tecnica, si potrebbe perfino rilevare nell'evidente contraddizione esistente tra il principio, alla base di posizioni ostili alla ricerca (e che è stata anche la risoluzione di una seduta del comitato di bioetica, presieduto dal professor D'Agostino), di considerare l'embrione «uno di noi», ed il divieto, contenuto nell'ordinanza del ministro Sirchia del 13 agosto 2001, di importazione - cito - di gameti ed embrioni umani.
Evidentemente, non si sta parlando di persone per le quali varrebbe il trattato di Schengen... Questa è solo una battuta, ovviamente, ma serve a dire che è bene procedere con cautela politica e normativa e valorizzando l'ascolto reciproco, evitando, così, che l'assolutezza delle convinzioni che ciascuno di noi ha e che, in democrazia, sono sempre opinabili e discutibili si traduca in un danno certo per la salute di tante persone.
Tutto ciò non ha nulla a che fare con l'indifferenza nei confronti della necessità di tutelare quel progetto di vita che è l'embrione umano; ha molto a che fare, invece, con la prudenza che tutte e tutti dovremmo avere quando maneggiamo questioni siffatte e con il coraggio della verità che la politica deve avere (siamo in un'aula parlamentare!): la verità è, appunto, che gli embrioni soprannumerari sono destinati a morte certa. Dunque, perché preferire quest'esito alla possibilità di destinare quegli stessi embrioni ad una ricerca volta a salvare vite e qualità della vita umana? Questa è la fondamentale domanda sottesa alla nostra interpellanza.
Il Consiglio competitività ha stabilito che le ricerche partono con una sospensiva, riguardante le ricerche che utilizzano embrioni umani e quelle su cellule staminali derivate da embrioni umani, che sono una piccola porzione - sottolineo: una piccola porzione - delle cellule staminali attualmente utilizzate nella ricerca e che sono ricavate dall'embrione umano in data successiva a quella odierna. Questa, almeno, è l'interpretazione che noi diamo al testo del compromesso proposto dalla Presidenza danese che costituisce la premessa del voto che è stato espresso. Esistono altre interpretazioni, ma questa è la nostra.
In ogni caso, sottolineo che anche noi abbiamo approvato che si parta subito con ricerche utilizzanti cellule staminali derivate da embrioni umani purché la data di produzione delle cellule staminali stesse sia antecedente a quella del 30 settembre ultimo scorso. Non si pone, ripeto, alcun bavaglio alla ricerca scientifica perché linee di cellule staminali derivate da embrioni umani sono attualmente disponibili presso i principali centri di ricerca di tutto il mondo, per cui i nostri ricercatori, i ricercatori europei che vogliono fare ricerche su cellule staminali derivate da embrioni umani non hanno da fare altro che approvvigionarsene presso tali istituti, che sono ben disponibili a fornirle.
Quanto alla qualità di queste linee di cellule staminali derivate da embrioni umani, esistenti presso i predetti centri di ricerca, prima di assumere una posizione, il Governo ha disposto un'indagine molto accurata, all'esito della quale si è riscontrato che, in effetti, la qualità è assolutamente quella necessaria per le ricerche.
Quindi, il primo punto che bisogna sottolineare è il seguente: non c'è alcun blocco della ricerca sulle cellule staminali derivate da embrioni umani, si chiede solamente che queste cellule staminali derivate da embrioni umani siano state prodotte in data antecedente al 30 settembre del 2002. Non vedo perciò assolutamente come si possa asserire - come si asserisce nell'interpellanza urgente - che in qualche modo si blocca l'avanzamento del progresso scientifico; non vedo quale sia il motivo di questo blocco.
A piè di pagina, mi permetto di osservare che le ricerche più produttive per le malattie degenerative cerebrali sono quelle riguardanti le cellule staminali derivate non da embrioni umani ma da cervelli di cadaveri; queste ricerche sono di grande interesse e stanno producendo interessanti risultati per malattie degenerative importanti come l'Alzheimer, eccetera, e non sono in alcun modo toccate. È una nota a piè di pagina visto che stiamo parlando di cellule staminali derivate da embrioni umani.
Andiamo adesso a vedere l'argomentazione razionale che vi è dietro a questa presa di posizione del Governo italiano che il sottoscritto ha curato nella presentazione ai vari Consigli della ricerca e adesso al Consiglio della competitività dell'Unione europea. La posizione è la seguente. Ogni embrione umano è un essere potenzialmente capace di svilupparsi in uomo, quindi non vi è giustificazione scientifica che tenga e regga di fronte al fatto della sua distruzione. Perciò, in nessun modo noi vogliamo che ci siano ricerche che comportino la distruzione, per il fatto stesso della ricerca, di embrioni umani vitali. Non vogliamo nemmeno che ci sia una relazione di causa ed effetto tra lo studio di derivati - come sono appunto le cellule staminali derivate da embrioni umani - da embrioni umani e la produzione di questi derivati, da cui la richiesta che la data della produzione delle cellule staminali derivate da embrioni umani sia certa e ben antecedente alla data della richiesta del contratto di ricerca, quindi, sia antecedente al 30 settembre 2002.
Questo è un quadro che risulta molto coerente con la convenzione di Oviedo, citata dall'onorevole Chiaromonte un attimo fa, per l'articolo 18, comma 2; convenzione che esclude la possibilità di produzione di embrioni umani a fini di ricerca. La stessa Convenzione, al comma 1 dell'articolo 18, chiede che le ricerche sugli embrioni umani in vitro siano fatte con la tutela dell'embrione stesso, cioè non possano comportare nella ricerca stessa la distruzione dell'embrione, essendo di grandissima importanza etica che non ci sia questo rapporto tra la ricerca e la morte dell'embrione. Quella assunta dal Governo italiano è una posizione che trova importante riscontro sul piano internazionale. Il Presidente Bush il 9 agosto 2001 ha emanato una regolamentazione del finanziamento federale delle ricerche utilizzanti cellule staminali derivate da embrioni umani; queste ricerche sono consentite - sto parlando del finanziamento federale - a condizione che la data di produzione della cellula staminale o delle linee di cellule staminali sia antecedente alla data del 9 agosto 2001.
Il presidente ha addirittura riscontrato che negli Stati Uniti a quella data erano presenti 60 o 70, non ricordo bene, linee di cellule staminali derivate da embrioni umani disponibili per la ricerca. Una posizione assolutamente identica a quella assunta dal Governo italiano per le cellule staminali.
Per quanto riguarda l'Europa, ricordo a me stesso una legge che il Governo tedesco (SPD insieme ai Verdi) ha votato a maggioranza circa un anno fa, che, in primo luogo, esclude la produzione all'interno del territorio della Repubblica federale di Germania di cellule staminali derivate da embrioni umani; in secondo luogo consente l'importazione di queste stesse cellule
Dunque la posizione italiana non è affatto una posizione isolata e retrograda ma è una posizione che difende principi importantissimi che hanno una vasta presenza nella legislazione europea attuale (come mi sono permesso di ricordare) e godono di ampia attenzione in tutto il mondo e non blocca in alcun modo la ricerca. In ogni caso, vi sono linee di ricerca riguardanti le cellule staminali di altra derivazione che sono addirittura più interessanti e molto più importanti di quelle derivate da embrioni umani per quanto riguarda le malattie degenerative cerebrali cui faceva cenno, un attimo fa, l'onorevole interpellante.
In conclusione, mi sembra di aver delineato un quadro in cui l'Italia ha preso una posizione di opportuna sintesi tra le esigenze di salvaguardia di fondamentali principi etici e le esigenze di non porre alcun divieto all'effettivo avanzamento del progresso scientifico.
Onorevole Possa, mi permetterei di dirle che le motivazioni da lei addotte non ci soddisfano, e non certo - la prego di credermi, ci conosciamo da anni - per pregiudizio ideologico. Non ci soddisfano perché come ella sa, e come sa anche l'Unione europea, le linee staminali esistenti, una parte protette dalle regole della FDA americana, una parte - non conosciamo le regole fino in fondo - da quelle del Giappone, sono linee che avevano e che tuttora hanno bisogno, per essere utilizzate anche dai ricercatori europei, oltre che da quelli italiani, di finanziamenti. Il Governo Bush, al contrario, ha bloccato i finanziamenti federali nella misura di 17,6 milioni di dollari. Ciò compromette anche la garanzia, data dal finanziamento pubblico, di esercitare una forma di indirizzo sulla ricerca nonché di garantire il rispetto delle finalità perseguibili; a volte, infatti, è la correttezza delle finalità che costituisce, ancora oggi, il grande problema che si pone alla libertà
Il secondo quesito che non ha trovato soddisfazione nella sua risposta - e in ordine al quale le avevamo domandato di adoperarsi comunque come Governo italiano - deriva dalle seguenti considerazioni; senza voler sminuire il suo ruolo di viceministro per l'istruzione, l'università e la ricerca e la sua piena delega nell'ambito dell'attuale compagine di Governo, la collega Chiaromonte le ha domandato quale mandato ampio da parte del Governo italiano ella abbia ricevuto se in questi giorni il ministro della salute Sirchia sta attivando una commissione per l'utilizzo delle cellule staminali, tutt'affatto diversa dalla commissione Dulbecco (qui, evidentemente, sta ai poteri della maggioranza nominare i propri rappresentanti). I risultati scientifici di quella commissione, non oggettivamente confutabili, costituivano una via italiana alla ricerca sull'uso delle cellule staminali su embrioni sovrannumerari (sia chiaro che nessuno adisce ad un codice di produzione di embrioni a fini di ricerca scientifica su di essi).
Trovo, quindi, contraddittorio che, pur partendo dai risultati di quel livello così scientificamente elevato di rappresentatività, si istituisca una commissione sulle cellule staminali, la quale deve lavorare in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità perché comunque la moratoria, il problema rimane. Non vorrei infatti tediarla con gli ampi studi scientifici, pur conoscendo la sua passione di tecnologo e la sua attenzione ai progressi della scienza e della tecnica, e pertanto non enumero in questa sede tutti i problemi che derivano dalla strumentazione tecnologica utilizzata, ad oggi, nella crioconservazione, problemi che, comunque, impongono all'Unione europea, ed al nostro paese che degnamente ne fa parte, di esprimere una parola di coerenza. Se così non fosse, al danno si aggiungerebbe la beffa.
La nostra preoccupazione nasce da tutti questi elementi, ed è per questo che le chiedevamo, innanzitutto, in quale modo, assieme all'Unione europea, si possa consentire ai ricercatori di accedere a quelle linee, verificando che siano ad oggi potenzialmente finanziate (altrimenti esse rappresentano linee di ricerca bloccate) e, in secondo luogo, in quale modo, nel nostro paese, si possa sviluppare un originale e scientificamente corretto procedimento di utilizzo degli embrioni sovrannumerari che non intacchi quella possibilità o potenzialità di progetto futuro, che la scienza ci dice avere tempi ed ore di sviluppo. Il progetto italiano, attraverso la tecnica del TNSA, aveva individuato anche il limite etico invalicabile perché, appunto, non si trascendesse il rispetto della potenzialità futura di un progetto. È in questo senso che la sua risposta non è soddisfacente. Sappiamo che il VI programma quadro ha avuto la sua distribuzione complessiva nei paesi dell'Unione, ma sappiamo anche che, probabilmente, il blocco del finanziamento in relazione a queste linee di ricerca, con la possibilità di usarne oltreoceano, produrrà oggettivamente un ritardo in tutto questo.
Concludo dicendo che non è un caso che la dottoressa Nesta, presidente dell'associazione malattie rare, abbia sollevato molte preoccupazioni e non è un caso che Nancy Reagan, di fronte al devastante problema dell'Alzheimer che ha colpito il marito, abbia convocato un grande convegno scientifico per fare in modo che in alcuni Stati degli Stati Uniti si possa far sentire la necessaria protesta per il blocco dei finanziamenti sul bilancio federale. Ciò significa che i nostri dubbi e le nostre perplessità non erano una vocazione in qualche modo ideologica o di prevaricazione di una posizione scientifica sull'altra, ma coglievano una fortissima preoccupazione.
L'argomento è, infatti, molto rilevante e credo che l'onorevole Possa converrà con me che ormai il futuro nella soluzione di malattie croniche degenerative soprattutto in campo neuronale è tutto legato all'applicazione delle cellule staminali. Le aule